Scacchi: Bianco -vs- Noir

di _CreepyAlis_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Menta e cioccolato ***
Capitolo 2: *** Misteri... ***
Capitolo 3: *** If I Die Young - Nightcore ***
Capitolo 4: *** Sarcasm - Nightcore (GetScared) ***
Capitolo 5: *** But darling... Stay with me - Sam Smith ***
Capitolo 6: *** Messaggio, pensieri e numeri ***
Capitolo 7: *** Occhio e Croce ***
Capitolo 8: *** Tabelle... ***



Capitolo 1
*** Menta e cioccolato ***


Menta e Cioccolato

Mint era morta.
Era ovvio che avrei dovuto cercarmi un altro partner.
Questa missione l'avrei portata ugualmente a termine.

Poi ne avrei iniziata un'altra.

Logico, funzionale e semplice.

Non aveva senso rimanere in lutto più del dovuto.
Non era né logico né funzionale.

Ma smettere non era semplice.

"Choco, vieni qui" sentii dire, e tolti i piedi dalla scrivania, mi diressi all'ufficio quasi speranzosa. Volevo una nuova missione.

Volevo uccidere. Sentire l'urlo della prima vittima, e soffocarne quello di quelle dopo.

"Abbassa lo stilo, Choco...". Mi riscossi al suono dell'ammonimento e feci come mi suggeriva il capo del dipartimento.

"Sei fortunata. Abbiamo trovato chi ha preso Mint la scorsa volta. Vacci tu, chiudi la faccenda e trovati un nuovo partner.". Jeko non era freddo. Anzi.

Era una persona aperta, calda e affezionata a tutti noi cento...quindici (esclusa ovviamente Mint) assassini.

E per essere il capo della nostra organizzazione omicida ‹Raghnarock›, era piuttosto emotivo, cosa impensabile per un assassino.

"Sissignore." risposi quasi riconoscente.
Dopotutto, mi stava dando la possibilità di vendicare Mint. La sua apparente freddezza significava invece la sua voglia di distogliermi dal ricordo di lei attraverso un nuovo compagno.

Uscii dall'ufficio e mi diressi agli armadietti nella sala dietro la palestra.

"Ehi! Dove ti ha spedita il capo questo giro?" sentii dire alle mie spalle mentre recuperavo la mia 'divisa' dall'armadietto.

"Dove non batte il sole" risposi calma e lievemente sarcastica.

Burn s'infuriò. Odiava il mio sarcasmo, ma soprattutto detestava che lo prendessi in giro con così tanta calma nella voce, come se non intendessi istigarlo.

Il che era vero: detestavo i conflitti, ma soprattutto i drama. Non li potevo gestire, quindi li evitavo. Lui era un pro nel crearli, ed essendo una persona si muoveva rendendomi difficile l'evitarli.

"Ciao Tulipano, io vado a uccidere chi ha preso Mint. Poi mi troverò un altro partner. A più tardi." dissi neutra salutandolo, e lui mi guardò stupito.

Eravamo in dispari data la morte della ragazza dagli occhi verdi, quindi non avrei mai trovato un nuovo compagno all'interno...

Mi sarei adattata.

Indossai i lunghi ma leggerissimi pantaloni marrone cuoio, il corpetto comodo che non impediva i movimenti anche estremi e i guanti a mezzo dito in pelle.

Infilai gli stili, i miei finissimi e lunghi aghi in acciaio, nelle altrettanto finissime e numerose tasche incorporate a metà coscia, il coltello nella fodera sinistra della cintura e infine la pistola, ultima risorsa a cui ricorrevo solo in necessità, nella tasca opposta.

La suola delle scarpe scure da ginnastica mi permetteva di correre senza sentire, alla lunga, alcun dolore alla pianta dei piedi, e non facevo rumore per il fatto che era in gomma.

Faceva caldo, ma fortunatamente il completo era fatto di materiali freschi e traspiranti.

Decisi di uscire subito, e dopo aver coperto i miei stili con una bandana ed essermi messa una felpa da basket lunga e senza maniche, mi diressi fuori.

Mancavano ancora delle ore alla notte sebbene fossero già le sei, dato che era estate.

Presi un gelato e mi sedetti a guardare la gente attraverso un paio di occhiali da sole.
Non la capivo.

Certo, percepivo qualcosa dal linguaggio corporeo.
Come ad esempio se qualcuno (in genere una vittima) era in preda all'adrenalina, o verso quale via d'uscita avrebbe cercato di gettarsi per il semplice fatto che inconsciamente i suoi muscoli si tendevano pronti all'azione e si poneva, anche impercettibilmente, verso quella direzione.

Ma le persone normali...

Perché ridevano se un bambino, inconsapevole di tutto, sorrideva loro?
Perché piangevano se uno dei due se ne andava senza più voltarsi?

Un parco pieno di gente era pieno pure di sorprese.


L'ago trafisse l'aria e poi il corpo.

Come al solito, nessuno riusciva a vedere l'arma in quanto piccola e sottile, e il lievissimo suono del lancio veniva scambiato di un insetto.
Il risultato: morte sicura e per cause ignote.

Rimuovere l'ago dalle vittime era diventata un'abitudine ormai, e i minuscoli fori rimanenti erano sempre scambiati per punture.

L'arma perfetta.

Quando vidi il corpo esanime di Mint crocifisso sulle intelaiature del soffitto mi bloccai.

Provavo... Rabbia.

Se fossero stati ancora vivi, si sarebbero pentiti di ciò che le avevano fatto.
Io mi pentii di averli uccisi così velocemente, senza torturarli.

Avrei voluto ucciderne uno e poi aspettare.
Gli altri sarebbero andati a vedere, si sarebbero allarmati, e poi ne avrei ucciso un altro.
Dall'essere allarmati sarebbero andati in panico.
Avrei riso dal mio nascondiglio, dalle tenebre, e loro l'avrebbero sentito. Il riso di morte.
Mi sarei poi mostrata a loro, camminando con calma, lentamente, per poi ucciderli uno a uno in modo che l'ultimo impazzisse, chiedesse pietà. Non mi avrebbero sparato, sarebbero stati troppo sotto shock.

Avrei dovuto usare questa tecnica, quella di Mint.

Mi ricordo di quanto amasse giocare con le sue future vittime... Era stupendo vedere dei sicari tremare di paura.

E l'ultima cosa che vedevano era sempre stato il suo sorriso sadico e poi i suoi occhi verde menta, da cui il soprannome.

Sbuffai, non c'era niente da fare ormai, quindi mi concentrai s'un modo per far scendere Mint.

Giunta all'ultimo piano, cercai di arrivare a lei arrampicandomi sulle travi di acciaio. Avevo visto giusto: se reggevano la crocifissione di Mint, avrebbero retto anche i miei dieci chili in meno di lei.
Era utile avere una figura minuta, ma non bassa, in certi casi.

Ero a un soffio da lei quando per poco non caddi a causa di un urlo improvviso.

"Non vedi che è già morta?! Non toccare Arawn-san! Lasciala in pace! Le avete già fatto abbastanza! Mi senti! Non toccarla!!".

Mi girai di scatto, e da quella prospettiva potei vedere un ragazzo legato a una sedia in una delle stanze senza soffitto del piano terra.

Aveva capelli verdi raccolti in un'alta coda, e la pelle, benché sporca e graffiata da qualcosa che sembravano frustate da interrogatorio, era indubbiamente ambrata.
Non potei distinguere gli occhi da quell'altezza, ma non sembrava pericoloso.

"Sta’ zitto ragazzino. Non mi costringere a ucciderti." dissi con un tono normale. Lui però sembrò sentirmi nonostante la distanza perché ammutolì, lasciandomi il tempo di arrivare al controller e far calare Mint fino a terra.

Per fortuna la 'croce' era stata issata tramite un gancio e le catene, e quindi fu facile tirarla giù.

Memorizzai dov'era la stanza con Pistacchio, e poi scesi sentendo gli occhi di lui puntati su di me.

Perché mai lo avevano legato? Perché chiamava Mint ‹Arawn›?

Avrebbe potuto essere il suo nome... Dopotutto, chi faceva parte di Raghnarock usava solo soprannomi: io ‹Choco› per i miei capelli cioccolato, ‹Mint› per i suoi occhi verdi, ‹Burn› perché finiva il lavoro incendiando i corpi come sua firma.

E ‹Jeko›... Perché nonostante fosse solare, uccideva a sangue freddo. Come un rettile, per l'appunto.

Tolsi i chiodi dalle mani di Mint e slegai la corda che le cingeva la vita, e con... tristezza osservai le mani pallide. Non usciva alcun sangue dai buchi lasciati dai chiodi.

Mi riscossi e andai a cercare il ragazzo, estraendo uno dei miei stili.

Aprii la porta e lo trovai sorpreso di vedermi.

"Cosa... Cosa volete farmi ancora? Non vi dirò niente, l'ho già provato!" mi sbraitò contro.
Che carino, pensava fossi uno di quei perdenti andati ko al primo round. Davvero carino.

"Primo, io non sono una di quegli idioti; secondo smettila di urlarmi contro, o invece di tagliere queste corde faccio a pezzi te." risposi.
Mi davano sui nervi le persone che urlavano sempre... Ad esempio Burn.

"Non sei una di... Ok... Scusa, non urlerò.". Potevo quasi vedergli gli ingranaggi della testa girare per incuccarsi che non ero 'cattiva'.

"Chi sei?" gli chiesi, sedendomi sul pavimento a gambe incrociate di fronte a lui.

"Mi chiamo Midorikawa… Ryuuji. Senti, non potresti slegarmi?" disse, e per poco non risi.
Mi diceva il suo nome così, e poi mi chiedeva di slegarlo? Era stupido o solamente ignaro a tal punto?

"E chi mi dice che non mi ucciderai?" dissi, tastando le acque.

"Io ucc- cosa?! Non lo potrei mai fare!! Sono solo un segretario!" disse, e a quel punto lo osservai meglio.

Gli occhi marroni avevano un bel taglio, ed erano così scuri da parere neri. Pozzi di alabastro scuro... Mi piacevano.

L'abbigliamento era in effetti uno da lavoro. Grigio, semplice, anche se dal tessuto e dal taglio pareva molto costoso...
"Sei più di un segretario, vero?" chiesi con noncuranza.

Lui, ancora legato, sobbalzò.

"N-non sono affari tuoi!" disse arrossendo.

'O-ho... Si fa interessante.' pensai.

"Senti, dimmi di che gruppo sei, io ti libero, e vado a dare sepoltura a Mint. Così non perdiamo tempo entrambi."

"‹Mint›... ! Sei tu Choco? L'amica di Arawn-san? Quella che di sicuro sarebbe venuta a salvarla?" disse quasi con le lacrime agli occhi. Cosa diavolo gli aveva detto Mint?

Mi venne la nausea.


.

.

.

"Mint, dannazione, smettila di giocare! Dobbiamo finire!" le urlai. Ridendo.

"Oh sta’ zitta, Choco. Non ti diverti a vedere me giocare con il fuoco e loro bruciarsi ogni volta?" rispose lei con un ghigno.

Sì, l'amavo quando faceva così.

"Beh... Direi che abbiamo finito qui" dissi poi, uccidendo l'ultimo della sala.

"Già... Tieni, questi sono tuoi." disse mentre si avvicinava a me tenendo in mano gli stili che aveva recuperato dai miei cadaveri.

Tese la mano e prima che potessi sfiorare il cumulo di acciaio, dal suo sorriso scivolò lentamente una striscia rossa.

Io guardai come bloccata, mentre i suoi bellissimi occhi verde menta sgranavano di sorpresa.

Ancora stringendo i miei aghi, cadde sulle ginocchia continuando a guardarmi.
Il sangue continuava a colare in un unico rivolo scuro.

‹Scappa› disse. Non aveva prodotto alcun suono, ma le labbra si erano mosse.
Stava ancora sorridendo. Il sorriso era forzato.

Mentre cadeva faccia a terra sfruttò lo slancio per allungare il braccio e passarmi le mie armi. Una volta riversa, potei vedere che una stella era impiantata nella sua schiena.
Era azzurra, e la forma ricordava un fiocco di neve a causa di tutti i minuscoli aghi su ognuno dei bracci. Era quasi trasparente e sembrava vetro, ma dubitavo che lo fosse.

Il sangue colava dalla schiena di Mint e s'insediava nei minuscoli tubicini all'interno del fiocco.
L'arma era stata progettata e realizzata in modo che il sangue venisse costretto a passare da forellini sulla superficie esterna e scorrere all'interno dei minuscoli tubi che, come vasi sanguigni, coloravano l'azzurro tenue di un cremisi intenso.

Era magnifica, e terribile.

Mint respirava ancora, e volevo soccorrerla.

Dovetti fermarmi quando sentii un lievissimo suono a pochi metri da me, e mi gettai a terra.

Un altro fiocco s'impiantò sul muro dietro di me.

Quasi sorrisi. Nonostante fossero necessari alla macabra bellezza dell'arma, i forellini funzionavano quasi da fischietto: l'aria passando li faceva sibilare e io, abituata a sentire il lievissimo soffio dei miei stili, li sentivo forte come una chitarra elettrica.

Rimasi a terra ancora per pochi secondi in posizione da flessioni, in attesa, dandomi la spinta scattando di lato due secondi dopo finendo dietro un mobile. Guardai.

Altri tre erano conficcati dove un attimo prima c'era il mio corpo.

Da lì sentivo il respiro di Mint, e potevo vedere il suo volto.

Mi stava guardando, e nei suoi occhi c'era terrore... Per me.

Voleva che me andassi, che mi salvassi. Che la lasciassi lì.

Ero io la più grande tra le due, ma a volte sembrava lei una sorella maggiore.

"Avanti... Vieni fuori... Rouge non si muoverà... È a pochi passi da te, tesoro. Soccorrila…".

I miei occhi scattarono verso la voce, come se potessi vederne la provenienza anche attraverso il mobile.

Era dolce, s'insinuava nella mia testa come l'acqua in una brocca, riempiendone ogni scalfitura, angolo, imperfezione. Era ovunque.

"Com'è che l'hai chiamata prima? Mint, no?" disse.

Appiattendomi sotto la scrivania, riuscii a vedere un corpo accucciato sui talloni e una candida mano sollevare la testa di Mint tramite i suoi capelli ramati.
Nonostante fosse una mano priva di imperfezioni, avrei voluto massacrarla per come formava un pugno tirando la chioma rosso volpe della mia partner.

Tirai uno stilo. Non se ne accorse minimamente.

Oh la gioia quando sentii il suo urlo.

Era uno degli aghi speciali.

Al suo interno era incavo, e riempito di un veleno che Mint stessa aveva creato e mi aveva poi insegnato a fare. Alle estremità era sigillato dallo stesso veleno ghiacciato che, una volta entrato nel corpo, si sarebbe sciolto a causa del calore corporeo.

Mint era un genio in queste cose: i veleni che inventava erano sia liquidi che gassosi, e il suo preferito era quello che causava paura.
Era un potente allucinogeno, che si legava alle cariche di adrenalina.
Una volta in circolazione, causava stimoli che provocavano visioni, e a lungo termine portavano alla pazzia.
Da lì... C'era l'omicidio, causato dal fatto che la vittima scambiava la sua vittima per una propria paura. O in alternativa il suicidio.
A volte anche entrambi, a seconda… Oh se l’amavo, quella ragazza.

Speravo che lui avesse una famiglia e la uccidesse, poi si accorgesse e si suicidasse.

Oh che scena sarebbe stata...


Vidi la sua mano perdere la presa su Mint, tremare sia per il dolore che per il veleno, e poi l'altra mano guantata di lattice, come un medico, strappare lo stilo e gettarlo a terra.

Cretino, io l'avrei tenuto per analizzarlo, ma... Heh, caro il veleno di Mint...

Ma forse non era così scemo, dato che vidi la mano di un suo subordinato (a giudicare dalla manica da smoking) raccogliere l'ago.

"Oh, te ne pentirai... Tesoro." concluse.
Percepii la rabbia nella sua voce melliflua mentre mi chiamava, e ci godei.

Decisi di rompere il mio silenzio. La mia voce l'aveva già sentita nel pronunciare il nome di Mint, quindi... Sarcasmo in azione.
"Oh no, ho così paura. Cosa farà una povera abile assassina con un capo di un'organizzazione scadente alle costole?
Ho paura delle nuove vittime mie che ingaggerai." finii, dando alla mia voce una nota di tremore.

Lo sentii sbuffare, chiaramente annoiato dalla verità che gli avevo appena praticamente sputato in faccia: aveva perso i suoi sicari migliori, a giudicare dalla reazione.

"Oh beh... Mi accontenterò di tenermi questo orsacchiotto rosso con gli occhi verdi." concluse, e potei sentire il ghigno di trionfo nella sua voce.

Si sarebbe preso Mint...

In quel momento un fiocco atterrò a un millimetro dalla scrivania, e istintivamente mi ritirassi.

Non sapevo cosa fare... Lanciare le mie armi no, ne avevo già persa una.

La pistola era fuori questione, non vedevo quante persone ci fossero, e i puntini rossi instabili che vedevo girare sul pavimento non promettevano nulla di buono se non una cecchinata... No grazie.

Poi... come non detto spararono.

Mi rifugiai dietro la parete del corridoio, e lo sentii ridere sadicamente.

"Oh, allora non ci tieni a Rouge... Me ne occuperò io per bene, tranquilla..." e sentii un tonfo seguito da un gemito.

Usando la lama del coltello come uno specchio, vidi cos'era stato.
Aveva calciato Mint sullo stomaco, che ora lei si stava stringendo con le braccia.

Rinfoderando l'arma, mi sporsi a un'angolatura tale che Mint potesse scorgermi senza che la sottoscritta fosse bucherellata da proiettili calibro 22.

Quando mi vide sorrise, e formulò con le labbra una frase sorridendomi dolcemente...
‹Vai via, nee-chan›.

Mi aveva chiamata sorella minore... Sapeva che lo odiavo, quell'appellativo.
Ora volevo che fosse possibile ascoltarla dirlo altre mille volte ancora...

Sentii gli occhi bruciare, ma ricacciai indietro l'acqua che li avrebbe raffreddati.

Lei stava facendo lo stesso, anche se la vedevo temere per il mio futuro senza lei...
Perché, perché doveva sempre preoccuparsi di tutti fuorché di sé stessa?

Io le risposi ‹No›.

‹So che tornerai a prendermi, Choco. Vai. Ora.›. Un altro sorriso…

Mi scivolò una lacrima dopo aver decifrato quello che lentamente mi aveva scandito senza emettete suono.
Chiusi gli occhi, li riaprii e la guardai con uno sguardo il quale significava che sì, sarei tornata a prenderla. L'avrei rivista... Di sicuro.

Lei sorrise di nuovo, e girandosi tirò poi un calcio al misterioso capo di cui non avevo ancora visto la faccia, dandomi la possibilità di girarmi e correre via per salvarmi... No, fuggire.

.

.

.


Mi venne la nausea.

Lei credeva che sarei arrivata, ma era stato troppo tardi.
L'avevo tradita due volte nel giro di un mese neanche... Bella partner ero.

"Choco? Tutto be-". Ryuuji fu interrotto da un urlo agghiacciante.
"No, ti prego no, non lo fa... Aah!".

Veniva da quattro stanze alla mia destra.

Mi precipitai lì con Ryuuji che mi seguiva stravolto, e appostandomi alla porta, vidi un uomo che conficcava il mio ago nella mano di un ragazzo legato a una sedia.

A differenza di Ryuuji, le cui mani erano state legate dietro lo schienale, le sue erano fissate ai braccioli, in modo da poterle ferire.

Portava altri segni sul dorso dell’altra mano, probabilmente accoltellate. Erano già rimarginate... Da quanto era sotto questa stupida banda?

Mostrandomi sulla soglia sparai a sangue freddo all'uomo mentre il ragazzo mi guardava strabiliato.

Aveva i capelli albini, e occhi di un azzurro così opaco da sembrare grigi.

Mi avvicinai a lui ed estrassi l'ago dalla sua mano, mentre lui gemeva.

Poi lo guardai con occhi di ghiaccio.

Trasalì.

"Chi sei? Perché sei con loro?" chiesi.

Sentivo la tensione crescere e lo sguardo di Pistacchio passare preoccupato da me al ragazzo legato.

"Io... Mi chiamo Suzuno, e sono qui da quando è cominciata la Aliea, l'organizzazione... Ti prego, portami via da qui... Arriveranno di nuovo! Ti prego!" finì.


Eeeee buona sera!!! ^^

Vi è piaciuta?~

Il corsivetto tra le linee e i tre punti a capo era un flashback, se non fosse stato chiaro. :)
[Se trovate errori ditemelo, vedrò di rimediare! ;) ]
[Corretto alcuni errori che mi sono stati fatti notare da HabbyandTsukiakari e Rey-ya; modificata la frase con: "...e poi l'altra mano guantata di lattice,come un medico, strappare lo stilo e gettarlo a terra."
;), se ne trovate altri ditemelo!
Nel mio dizionario Italiano-AllIncircaGiapponese Nee-chan è sorellina, mentre Onee-san è sorellona… poi bho… comunque, se sapete il termine esatto ditemelo, e io vedrò di sistemare! ^^]

[Raghnarock nella mitologia Nordica è l'equivalente dell'Apocalisse, bytheway~]

Rey-ya non mi scannare, c'è un perché a tutto ciò... Ehehe... ¬͜¬

Quindi... Vado a scrivere il prossimo, dato che sennò mi scanni di sicuro nonostante ti abbia detto di non farlo… Ehehe… He... He... ^^"

E così ciaociao~ ^^*  

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Capitolo 2
*** Misteri... ***


Misteri...

Mostrandomi sulla soglia sparai a sangue freddo all'uomo mentre il ragazzo mi guardava strabiliato.

Aveva i capelli albini, e occhi di un azzurro così opaco da sembrare grigi.

Mi avvicinai a lui ed estrassi l'ago dalla sua mano, mentre lui gemeva.

Poi lo guardai con occhi di ghiaccio.

Trasalì.

"Chi sei? Perché sei con loro?" chiesi.

Sentivo la tensione crescere e lo sguardo di Pistacchio passare preoccupato da me al ragazzo legato.

"Io... Mi chiamo Suzuno, e sono qui da quando è cominciata la Aliea, l'organizzazione... Ti prego, portami via da qui... Arriveranno di nuovo! Ti prego!" finì.


Vidi uscire dalla ferita e dall'ago un liquido oltre al sangue, e immaginai che allora non tutto il veleno era stato assorbito dal bastardo...

Ryuuji mi guardò e cominciò a parlare, distogliendomi dai miei pensieri.
"Credimi, è terribile stare qui... Io ci sono stato solo per cinque giorni, ma mi è bastato... Non immagino lui. Io lo slegherei, d'altronde hai fatto così con me, no?"

Non mi convinceva... Presi il coltello e squarciai la camicia del ragazzo tra l'incredulità di entrambi.

Aveva cicatrici vecchie, come quelle sulle mani.

Controllai la sua schiena... Segni anche lì, più una ferita da pallottola non particolarmente recente, a giudicare dallo stadio di ricrescita della pelle.

Sì, coincideva con quanto sapevo... Era stato ferito sia da che per molti anni.

"D'accordo, ma fate attenzione tutti e due... Suzuno, tu davanti, poi Ryuuji. Non fate scherzi." dissi tagliando le corde che legavano Suzuno.

Poco dopo eravamo fuori dall'edificio, con altre cinque morti per 'punture'.

Entrambi i ragazzi erano strabiliati, ma non ci feci caso.

Ripresa la felpa e la fascia coprii le mie indicazioni di assassina, mentre Ryuuji dava a Suzuno la sua giacca grigia dato che i suoi vestiti erano... In cattive condizioni.

Poi li condussi al centro s'una macchina a nolo, e li lasciai al parco.

Stavo per andarmene quando Suzuno mi chiamò.

"Scusami, ma... Io non so dove andare... Posso venire con te? Ti prego. Se mi ritrovassero, Shirō mi... -"

"Shirō? Hai detto... Shirō?". Ora Ryuuji stava tremando, pallido in volto.

"Sì...". Tutti e due si guardarono a lungo, per poi rabbrividire.

"Chi é?" chiesi, quasi curiosa.

"Shirō é il fratello del capo della Aliea... Il capo si è ferito con uno dei tuoi aghi, e in preda al dolore ha ordinato questo." disse, mostrandomi la ferita alla mano causata dal mio ago.

"Tranquillo, non ti servirà un posto... Quanto tempo fa ti è stato dato il primo colpo?" chiesi con nonchalance.

Lui mi guardò. Sembrava stupito del fatto che avessi notato anche una ferita più vecchia sotto quella nuova. Poi il suo volto si contrasse in un'espressione di dolore al ricordo.
"Ah... Eh... Lo stesso giorno in cui hai ferito il fratello di Shirō..."

"Hm... Circa due settimane fa, eh... Tranquillo, sì e no ne hai ancora per qualche giorno, una settimana massimo. Và a cercare posto sotto un portico o che so io, vedrai che non ci vorrà molto. E poi... Sono stati idioti a legarti, se il loro scopo era farti morire..." conclusi.

Ryuuji mi guardava allibito.
"Choco! Non puoi dire così! Ha già sofferto abbastanza, non peggiorare la situazione!"

"Veramente era per torturarmi..." disse intanto lui piano.

Oh poverino.
"Oh, Pistacchio si scalda... Bene, perché non lo prendi tu, questo povero cucciolo smarrito?" finii, sarcastica.

"Cos... Io...". Non sapeva cosa ribattere.

Sbuffai.
"Sentite, più mi fate perdere tempo, più Mint si decomporrà. Già non è il massimo averla nascosta nella macchina a nolo, quindi per favore, lasciatemi seppellirla in pace " conclusi.

Ryuuji sembrò capire perché abbassò il capo e mormorò flebilmente uno ‹Scusami›, mentre Suzuno sembrava esterefatto dalle mie risposte.

"D'accordo, Choco. Se posso darti una mano..." finì Pistacchio.

Suzuno intanto era andato a guardare i pesci della fontana con fare da vittima, e automaticamente pensai in quanti modi avrei potuto ucciderlo, dal solo annegamento al soffocamento con i suoi stessi denti rotti per una casuale 'testata' al marmo del bordo...
Mint avrebbe detto la seconda, probabilmente. Ma pure qualcuna delle variabili in mezzo...

Ci pensai un attimo, continuando a osservare il ragazzo.
"Cosa sai di lei? Della ragazza che hai chiamato Arawn-san"

Lui s'illuminò per il fatto di poter essere utile.
"Beh, mi ha detto che le piaceva il numero otto, amava guardare film, e soprattutto pattinare... Sì, ha detto che i roller erano la sua vita, a parte te e la vostra organizzazione." finì, e cercai d'immaginarmi una Mint normale.

I numeri pari non erano una novità, dato che era quasi maniaca nel voler sempre venire alle missioni con quattro tipi di armi: i suoi veleni in fiaschette contenute nella cintura; cerbottana e munizioni per trasmettere i fluidi (a volte maschere anti-gas per entrambe se i veleni erano da trasmettersi per via aerea); infine coltello e pistola, d'obbligo.
Anche se dubitavo che qualcuno avesse mai cambiato il pugnale con un coltello da cucina... Più specificatamente a lama triangolare, da carne.

Per quanto riguardava i pattini era nuovamente facile.
Più di una volta l'avevo vista uccidere usandoli, fratturando i crani degli 'avversari' o distruggendo i loro occhi con il freno del Rollerblade destro. Nel secondo caso, colpiva i bulbi e, massacrandoli, la vittima moriva più di dolore che di un 'colpo mortale'.
Ma probabilmente, non li usava così di solito...

Poi un dubbio mi assalì.
"Ti ha mai detto di avere una famiglia?"

Di solito chi lavorava per Jeko non aveva 'distrazioni' come famiglia, parenti, amici...

"Non me l'ha detto... Riuscivamo di rado ad avere conversazioni, ed era un po' complicato parlare con tre piani in mezzo." disse mentre guardava i lampioni accesi a rischiarare la notte.

M'immaginai la scena: Mint che dall'alto della croce parlava al ragazzo del piano terra, sorridendo mentre tenevano una conversazione normale su hobby e nomi. Normale a parte il fatto di avere le mani letteralmente inchiodate.
"Ti ha detto altro?"

"No... a eccezione del suo nome e queste cose, mi ha solamente detto che sapeva di essere stata vicina alla fine da quando avete varcato quella soglia..." finì, e il suo sguardo si raddolcì mentre mi guardava, comprendendo cos'aveva appena detto.

Perché lo faceva?

Io stavo bene... Benissimo.

Quando mi voltai a osservare nuovamente Suzuno alla fontana, lo vidi sorridermi apertamente.

Mi vennero quasi i brividi.

Da quanto era così? Aveva sentito?
Perché avrebbe dovuto importarmi però... ?


Midorikawa si girò pure, e sorrise ad Albino in rimando.

Poi quest'ultimo abbassò lo sguardo, e io rimasi a fissarlo.

Non sapevo cosa ci fosse di strano.

Era solamente un ragazzo che era stato torturato e io avevo salvato, punto.

Una vittima.

Mi leccai inconsciamente le labbra al pensiero ‹vittima›, e poi quasi non scoppiai a ridere: stavo proprio diventando come Mint.

Ma rimaneva il fatto (e quasi una vocina nella testa) che sentivo la voglia- no, necessità di ucciderlo...

"Ascoltate, io vi mollo da qualche parte, poi addio, chiaro? Ora, se principino orfano mi dicesse dove vuole essere lasciato, sarebbe meglio, grazie." mi decisi alla fine rivolgendomi a Suzuno.

Ryuuji mi guardò, e sentii che stava lottando per non rimproverarmi nuovamente. Sembrava un fratello... Possibile che tra lui e Mint non potessi essere una 'figlia unica'...

Poi Pistacchio sbuffò, e misi in moto la macchina dopo che anche Suzuno fu salito.

Chiusi la porta del mio appartamento, e dopo aver sistemato Mint nella vasca senza tante cerimonie, aprii uno dei cassetti della madia della camera da letto, alzandone il doppio fondo all'apparenza inesistente. Da sotto tirai fuori una scatola piatta di mogano semplice, senza intagli.

Mint non l'aveva mai vista.

Apertala, presi una delle boccette di vetro e feci scivolare dal freddo contenitore due delle pillole.
Per fortuna avevo retto con i due ragazzi prima, anche se stavo praticamente andando con i fumi.

Grazie alla dose, ogni volta che ingoiavo i farmaci potevo percepire chiaramente la mia mente schiarirsi e annebbiare le funzioni dell'amigdala, parte del cervello che gestiva le emozioni.
Fortunatamente, non mi sarei fatta guidare da impulsi com'era quasi successo al vedere Mint appesa.
L'altro effetto era che le flebili allucinazioni che vedevo dalla morte di Mint venivano scacciate.
Due pillole duravano all'incirca una settimana, ma a volte avevo delle 'fitte', e ricominciavo a sentire voci e a vedere cose nonostante fossi ancora sotto effetto.

Voci come oggi alla fontana... Voci che mi cantilenavano ‹Uccidilo, massacralo...›.

Con lo stesso tono di Mint.


Mi sembrava quasi di essere in preda a uno dei fluidi della mia partner, e quando mi resi conto dell'esempio che mi ero appena proposta rimisi velocemente le pillole nel vetro, riposi tutto e decisi di andare a esaminare il suo 'laboratorio'.

Come tutti a Raghnarock, i partner in genere vivevano insieme per ottenere più coordinazione sul campo attraverso il convivere: conoscere abitudini e tendenze dell'altro facilitava i movimenti di entrambi.

Così entrai nello studio che avevo inlucchettato due settimane prima, e accesi la luce, dato che non c'erano finestre a illuminare. E poi, era ancora notte.

Osservai i mobili-teca con le ante di vetro che ospitavano provette e materiali chimici, da quelli naturali come il cianuro a quelli chimici di cui non potevo praticamente pronunciarne il nome.

In fondo c'era il tavolo degli esperimenti e alla destra la sala 'prove'.
Con l'aiuto di Jeko, Mint era riuscita a rendere ermetica la porta adiacente allo studio che s'apriva su una piccola stanza, denominata da lei delle ‘prove’. La ragazza l'aveva trasformata praticamente in una sala da interrogatorio, ridipingendo ogni parete di bianco uniforme e ponendo al centro una sedia inchiodata al pavimento con restrizioni per torso, collo e arti.

Da una ventola Mint faceva arrivare alla vittima i veleni gassosi, mentre per quelli liquidi o in pillole li somministrava lei stessa.

A parte la polvere, era proprio come lo avevo lasciato prima di chiuderlo.

E a parte un barattolino trasparente che stava in mezzo al banco contenente una delle dosi del veleno usato su Bastardo. A differenza delle mie pillole, questo stimolava invece l'amigdala a produrre adrenalina e paura. Per non parlare poi della quantità minima di veleno che lentamente distruggeva i neuroni, rendendo il cervello prima più lento e poi... Morto.
Suzuno non ne avrebbe avuto per molto in ogni caso, che fosse suicidio o morte neuronale.

Ma il fatto era... Quel barattolo era in mezzo al tavolo.


Dove non lo avevo visto l'ultima volta.

Mi avvicinai cauta, mentre i miei occhi saettavano ovunque in cerca di possibili intrusi o minacce.

Non avrebbe dovuto esserci stato nessuno: non c'erano stati segni di scasso o d'intrusione, e solo io possedevo la chiave.
Dalla stanza ‘prove’ non si poteva accedere, era senza finestre o porte tranne quella comunicante col laboratorio...

Quando fui abbastanza vicina, vidi che sotto il vaso c'era un pezzo di carta scritto in modo confuso.

Sollevato il barattolo osservai distrattamente come il liquido velenoso all'interno si muoveva, poi lo riappoggiai per prendere il foglio.

Erano numeri.

415131126123115212=3181723172:
52126243:


Non capii.

Cosa cavolo poteva essere?

"Jeko, sai cosa possa essere?" gli chiesi sventolando il foglio per poi appoggiarlo sulla sua scrivania.

Non avevo chiuso occhio per il resto della notte, e quando avevo ‘sentito’ la mia suoneria interna svegliarmi mi ero precipitata alla Sede per fargli quella domanda.

Lui guardò prima me, poi il suo caffè mattutino non ancora finito, poi il pezzo di carta.

"Oh buongiorno, Choco, sì sto bene anch'io, che piacere vederti di nuovo. Non si usa più?" chiese per poi dare un altro sorso.

Sbuffai divertita, per poi porgli con ironia le domande a cui si era già dato risposta.

Quando fu soddisfatto, si decise a parlare.
"Choco, mi stai veramente chiedendo cosa sia questo groviglio di cifre che potrebbe solamente essere un codice?" chiese lui, divertito.

Grazie tante.
"Fin lì ci sono arrivata anch'io, grazie. Ma hai idea di cosa potrebbe significare?"

"No, ma metterò tutti i miei cervelli a lavorar-… Aspetta, dove l'hai trovato?" chiese nuovamente, con una scintilla negli occhi.

"Sotto il barattolo di Mint…?" chiesi, insicura.
Perché diamine si stava divertendo?

Sorrise semplicemente.

Lo guardai.
"O Dio no... Non penserai seriamente...?"

Continuò a sorridere.

"Jeko, non è possibile. Come avrebbe fatto qualcuno ad entrare?" dissi, ridendo.
Si notava molto il cambiamento di carattere quando ero sotto effetto delle pillole o meno…
Almeno, io lo percepivo perfettamente. Un’indicazione era il mio essere praticamente un Burn che ride: ironica, drammatica e (a mio parere) insopportabile.

"Qualcuno?" finì lui.

O qualcosa...

‹Ucci~di...› cantilenò.

Uuuuuuuuuh~ Sento le vooooociiii...

Ehm sì, mi è capitato, vi giuro! •.•
E non i semplici ‹Ho sentito il mio nome›, nooooo... Qualcuno (o cosa) che mi diceva proprio ‹Ucciiiii-diiiii~♪› x.x
E quindi... Ehehe...

Comunque... Che ne pensate del codice? ¬͜¬

Scrivetemi cosa vi è venuto in mente e cosa pensate che sia, e nel prossimo metterò i vostri tentativi... Ho già la soluzione
(Alis: Eh beh, io sono il meglio u.u
Gouenji: Sfido io, l'hai creato tu... ¬¬
A: Cooomunque... ^^" *guarda da un'altra parte fischiettando dopo aver steso temporaneamente Gouenji*)
ma sarà bello vedere i vostri pareri! =D

[Per errori contattatemi! :) ]

Premetto che sarò via per un (bel) po' e quindi non so se riuscirò a pubblicare (Non linciatemi plz! ^^") e accedere/vedere eventuali messaggi, ma sappiate che ci proverò! >.<

Grazie a Habby&Tsukiakari e Rey-ya per aver seguito la mia storia!! *occhioni da cucciolo felice scodinzolante*

Detto questo... Scrivete! ^^

E noi ci rivediamo nel prossimo capitolo u.u
(#Reference pessima -.- ma amen~ xD)
Sciaosciao ''*

I numeri ^^

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Capitolo 3
*** If I Die Young - Nightcore ***


If I Die Young - Nightcore



415131126123115212=3181723172:
52126243:

Questi numeri mi stavano facendo diventare pazza.

Non sapevo cosa potessero significare, e Jeko non mi era stato di grande aiuto.

Ero sicura che il messaggio non potesse essere di Mint, dato che... .

Forse erano coordinate...

Mi alzai dalla poltrona del salotto da cui stavo guardando il foglio e mi diressi verso lo studio, decisa a scoprire il significato dei numeri.

Avevo fotocopiato e ingrandito le cifre, attaccando copie in tutto l'appartamento, dal frigo allo specchio in entrata.

E lasciato perdere le pastiglie, tanto non mi sarebbero servite a molto se non a offuscare con le emozioni pure l'intuito.
Non me lo potevo permettere con un puzzle da solvere a caso.

Mi sedetti nuovamente, questa volta alla scrivania, aspettando che il computer si accendesse.

Inserii i numeri sulla pagina di ricerca, ma non trovai alcun risultato.
Proprio come pensavo, ma tanto valeva averci provato.

Ridigitai la sequenza sul generatore di coordinate, ma non portavano a nessun luogo.

Aprii il programma di scrittura Java e html, sperando che mi portassero almeno a una sequenza inerente a un sito o qualcosa di simile.

Ovviamente no, e stavo già perdendo la pazienza dopo solo il terzo tentativo.
Grandioso.

Chiunque mi avesse lasciato quei numeri, o era un gran bastardo o ci godeva nel sapermi frustrata dai miei insuccessi nel capirli.

Probabilmente entrambi.

Rilessi il notes vicino al telefono che mostrava la mia scrittura con l'ora in cui avrei dovuto chiamare Jeko per la bara di Mint, per poi riportare la mia attenzione su quei maledetti numeri.

Ma nooooo, quella sensazione che era nata nel petto mi premeva, sembrava che le costole stessero implodendo verso l'interno, schiacciandomi.

Forse avrei dovuto davvero prendere almeno metà dose, dopotutto.

E quindi le mie gambe mi trascinarono verso la vasca.

Verso un corpo esanime.
Privo di sangue per la morte, che comportava l'assenza di produzione della linfa rossa da parte del midollo osseo.
Verso il volto quasi grigio, eppure così candido in cui le labbra, una volta come una rosa, ora spiccavano purpuree ancora immobili nel suo ultimo dolce sorriso, quasi la rossa fosse stata felice al suo ultimo battito.

Gli occhi, che non avevo avuto tempo di chiudere, guardavano il mondo con un'espressione indescrivibile...
Vitrea, inesistente e dolorosa... Per me.

Provavo dolore per il fatto che fosse stata presa, crocifissa e uccisa lentamente da ciò.

Avevo studiato tempo addietro che crocifissi non si muore per mancanza di cibo, acqua, o dissanguamento.

No.

Si muore perché tutto il peso del corpo viene concentrato su spalle e braccia soffocando perché, a causa della cassa toracica estesa, i polmoni non riescono a seguire il normale processo di respirazione, e l'ossigeno, non inspirato regolarmente, non basta per l'intero corpo...

Inoltre, più si scivola giù perché il peso è troppo e già affatica polmoni e braccia, più articolazioni, muscoli, ossa si stirano e si strappano, fino a facilitare la morte anche perché i nervi...

Saltano.

Non si sente più dolore, niente, tranne il vuoto nei polmoni e poi... .

Oh l'avrebbero pagata.

Cara.

Ma per il momento mi concessi di guardare nei suoi occhi.

Sembrava che gli smeraldi mi stessero fissando.

Le giurai vendetta

"Perdonami Mint. Perdonami per aver tradito la tua fiducia, per non essere stata lì quando invece tu credevi che-" cominciai, anche se non avrei mai ricevuto la risposta.

Abbassai la testa incapace di continuare, mentre ancora la mia mano accarezzava i suoi capelli trascurati dalla prigionia, un tempo sempre soffici e rossi come il sangue fresco.

Ora erano scuri come sangue coagulato...
Sorrisi amara.
L'ironia dell'essere esangue...

Ora che avevo più tempo per osservarla, delle ferite comparirono ai miei occhi come per magia, sparse per tutto il corpo fuorché sul volto.

D'altronde, la fustigazione prima della crocifissione era da procedura...

La misi a sedere (per quanto possibile in una vasca) per controllare l'estensione dei colpi, e sollevata la maglia che indossava dall'ultima volta che l'avevo vista, un reticolo di segni sovrapposti mi si presentò.
Avevo intuito che erano ferite non da poco già da attraverso i vestiti grazie alle lacerazioni sul tessuto, ma non immaginavo...

Guardandole le mani che una volta congiunte mostravano strisce continue, le avvicinai alla schiena, su cui i segni proseguivano perfettamente... Aveva le mani legate dietro la schiena quando era stata torturata... Bastardi.



Strinse i denti, tentando di non permettere a quel grido di lasciare la sua gola.
No, non avrebbe dato la soddisfazione a quei signori che continuavano a ferirla da dietro.

Un gesto da una mano guantata li fermò, e lei sospirò di sollievo.



A giudicare dai segni di sfregatura su entrambi i polsi, non mi era difficile immaginare come fossero stati legati tra loro.

Quello che mi colpì però era il fatto che avesse segni di unghie sull'addome...
E un proiettile le aveva trapassato la gamba, uscendo dall'altra parte... Un colpo quasi a bruciapelo, sì e no a massimo una decina di centimetri.

Non pensavo che i miei 'amici' l'avessero graffiata; no, era molto improbabile...



Poi lui sparò.

Lei urlò di dolore quando percepì i muscoli e ogni parte della gamba lacerarsi sotto la pressione del proiettile.

Mano-Guantata riuscì quindi ad atterrarla, per poi prenderla a calci sullo stomaco mentre lei cercava di proteggersi. Di nuovo.

Lo sentì chiederle cinicamente se le faceva ancora male dalla volta che l'aveva strappata alla sua partner nello stesso modo, incurante delle unghie di lei che laceravano la propria carne a causa dei suoi stessi calci.



Era riuscita a passare le mani davanti a lei, ma non a fuggire... Cristo, se neanche la mia insana e sadica Mint c'era riuscita, voleva dire che il fratello di Shirō era un grande problema...

O un grande idiota, a mettersi contro noi due per la vita di Mint.

Mi decisi a pulire Mint al meglio, non volendo che il suo corpo recasse tracce della prigionia nella bara.

Le ferite non le potevo eliminare, ma almeno lavarla dallo sporco della ghiaia e terra sì.

Così le tolsi gli abiti, mentre l'acqua scorreva, riempiendo la vasca, tiepida sul suo corpo freddo.

No, non stavo piangendo... Mi era semplicemente entrato qualcosa nell'occhio... Ricordi.

Cominciarono infatti a bruciarmi gli occhi quando presi il suo shampoo preferito alla vaniglia e glielo passai sui capelli bagnati...
Non mi avrebbe mai più chiesto se ne sentivo il profumo particolare emanare dalle sue ciocche.

Le sue vittime erano terrorizzate quando sentivano odore di vaniglia, perché voleva dire «Hey, girati... Ops, troppo tardi! Scusa ma ciao ciao~» e un colpo mortale subito dopo.

La lavai e quando fu asciutta dalla testa ai piedi, le ferite non erano più cosi minacciose.

La sua schiena assomigliava ancora a un reticolo scomposto, ma verso il basso c'erano tre linee troppo continue per essere frustate...

E a giudicare dallo stato delle unghie, era stata Mint a tracciarle a sangue sul proprio corpo.

Assomigliavano a una enne inclinata o a una zeta, ma la prima linea era troppo corta rispetto alle altre, e non era minimamente parallela alla terza... D'accordo, aveva sempre avuto una pessima scrittura, ma...-

Capii.

Perché Mint se l'era inciso sulla pelle?

Quel due...



Lettori/trici: Oh, è risorta. ¬¬

Aliz: Komennasai... T︿T *abbassa subito la testa mortificata mentre strisce nere verticali e una nuvola blu di depressione le fluttuano sulla testa #BepoStyle (OnePiece)*

Ehm ssì...
Scusate il ritardo, ma come avevo detto (?), sono stata via e poi via (nuovamente) in un posto sperduto, senza connessione fuorché raramente, chiamato...

*Suspance*







 

«MONTAAAAAGNA»
*muove il braccio orizzontalmente con la mano aperta per dare enfasi e mistero (?) scandendo le vocali lentamente*

Ma almeno sono riuscita a darvi questo! ^^

(Abbassa quell'ascia, Choco? ":D Hai il tuo capitolo!)

Grazie a chi ha commentato, preferito, recensito o/e letto la mia umile
-*tossisce*/e sadica/*tossisce*-
storia~

Davvero, grazie!! ≧﹏≦

per farmi perdonare metto anche il 4°, e sarà una visuale sulla prigionia di Mint... Prevalentemente un approfondimento su ciò che avevo scritto in corsivo u.u
(Diciamo che questo era una specie di CSI, in cui dopo che sono stati trovati dei dettagli, appaiono flashback che mostrano la scena, 90% delle volte coerente con le supposizioni ^^)

Quindi... Al prossimo! ;*

[Per eventuali errori, non esitate a recensire-criticare-negativizzare (?) o mandarmi un messaggio! ^^]

Il video non è mio.
Il titolo è della canzone che ho ascoltato per scrivere, e penso che ogni verso sia coerente con il contenuto (?)... E poi è bella! ^^


Nightcore - If I Die Young (Youtube.com)


Immaginate che il simbolo sia così :)



I numeri, se non avete voglia di tornare a guardare il 2o ^^

 

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Capitolo 4
*** Sarcasm - Nightcore (GetScared) ***


Sarcasm - Nightcore (GetScared)

Strinse i denti, tentando di non permettere a quel grido di lasciare la sua gola.
No, non avrebbe dato la soddisfazione a quei signori che continuavano a ferirla da dietro.

Un gesto da una mano guantata li fermò, e lei sospirò di sollievo.
Era stufa di venire spinta da una parte all'altra da quelle noiose fruste... Le facevano girare la testa!

Smeraldi infuocati di rabbia poi fissarono un ghigno sinistro, che poco dopo si schiuse in una risata sadica mentre lui le si avvicinava.

Era meglio la propria, ma ora la rossa non aveva niente per cui compiacersi.

"Lo sai, Mint, è tutto così... Comico... Credi davvero che la tua partner verrà prima che io abbia finito con te?" disse lui, la mano bendata, a causa dell'ago di Choco, che stringeva la presa sul suo mento, costringendola a guardarlo.

Mint ghignò.
Ecco, ora poteva ridere.

"Oh, hai paura che possa ven- Choco!" urlò, interrompendosi per guardare alle spalle del fratello di Shirō dopo aver sentito un tonfo in quella direzione.

Il ragazzo sbiancò lievemente, lasciandole subito il volto per girarsi a guardare verso il suono, aspettandosi una ragazza irata e un cadavere a terra.

Come aveva fatto a trovarli e ad entrare in così pochi giorni?!

La mano bendata ricominciò a bruciare, sebbene avesse preso da poco un potente farmaco che doveva diminuire il dolore...
L'antidoto non erano ancora riusciti a trovarlo, i suoi scienziati... Cretini.

Quando realizzò che la causa del rumore era solamente una delle due fruste gettate a terra da uno dei suoi, era troppo tardi.

Una risata continua e penetrante, colma di pazzia, echeggiava nella stanza, e per la prima volta da anni, il ragazzo ebbe davvero paura.

Il suono non mostrava alcun segno di sanità, e riempiva i suoi sensi, agitandolo. Insana: imprevedibile, quindi pericoloso...

Durò solo un momento però.

L'aveva ingannato.

La sua vittima l'aveva ingannato, la vittima che fino a pochi minuti fa stava guardando con un sorriso di trionfo mentre veniva frustata.

Il suo viso si pietrificò, mentre si dirigeva verso la frusta gettata.

La risata continuava a echeggiare, alimentata da nuove risa della rossa.

Il ragazzo si chinò, raccolse l'arma e tornò al centro della sala, da lei.

Colpì.

Una volta.

Due.

Tre, quattro, cinque...

Gli abiti sulla schiena della ragazza s'imporporarono di un color cremisi intenso, anche se già scuri, sotto i colpi che le infliggeva, causando da solo più danno di quello prodotto dai suoi due carnefici.

I suoi tentativi di sommergere la voce della ragazza con gli schiocchi delle fruste erano vani.

La risata insana continuava.



Qualche ora dopo, la sua schiena andò a sbattere contro la dura parete della piccola stanza, le sue spalle graffiate a sangue da ghiaia e terra sul suolo.

Come se non bastassero le frustate...
Nooo, doveva esserci anche l'infezione.

Aspettò che il gorilla cretino che l'aveva portata di peso lì chiudesse la porta (dopo un ghigno malefico che probabilmente credeva lo rendesse all'apparenza più intelligente), per poi guardarsi attorno nello spazio in semi-penombra.

Non c'erano telecamere...

Aveva imparato a sopravvalutare la Aliea, ed era sicurissima che non ci fossero trucchi sotto l'assenza di controllo.

Così si sistemò meglio sul fianco, e inarcando all'indietro la schiena, portò i polsi all'altezza del bacino.

Poi, allargando i gomiti, fece scivolare le braccia lungo le cosce, portando così le mani davanti a lei dove le erano sicuramente più utili.

Si portò a sedere, cercando di liberarsi i polsi da quelle corde bastarde.

Stava riuscendo a sciogliere un nodo poco a poco, ma ovviamente il Fato le era avverso: erano due corde distinte, di cui una era intorno ai polsi, mentre l'altra era legata sulla corda stessa, creando una specie di otto tra le sue mani.

Decise di provare a sciogliere prima l'ultima, sperando che quella sotto si allargasse quanto bastava a sfilare una mano.

Riuscì effettivamente a liberarsi della corda, ma poi sentì dei passi avvicinarsi, e ovviamente l'altra corda non si era allentata.

Scattò in piedi e si appostò vicino alla porta, con la corda in mano pronta da usare come cappio.
Certo, avere i polsi legati non garantiva il risultato migliore, ma applicando leva al gomito e tirando con le mani, lo strangolamento era comunque efficace.

E chi entrò, seguito dal gorilla, ebbe una spiacevole sorpresa.
Alla gola.

"Aww, ti sono mancata, chèrie?" chiese sorridendo maniacalmente, il suo respiro sfiorava l'orecchio di...
Capo-della-Scadente-Aliea.

Il gorilla era immobile, e osservava con terrore mentre il suo capo tentava di staccare la corda dal collo con gesti frenetici delle mani, la bocca inutilmente spalancata in cerca di ossigeno.

Mint rideva, e di nuovo il ragazzo ebbe i brividi.

Poteva essere lui la vittima, questa volta...

Riuscì a estrarre la pistola, ma già a metà petto lei tirò il cappio più forte, intimandogli così a bloccarsi. Anzi, le sentì la bocca prendere la forma di un sorriso maniacale attraverso il respiro che percepiva.

"Senti bello, quel gran cattivone mi ha fatto male prima... Perché non vendichi questa povera fanciulla indifesa?" gli sussurrò all'orecchio Mint guardando la 'guardia' da sotto le ciglia, tirando lievemente la corda alle parole «vendichi» e «indifesa».

La sua voce s'insinuava sotto la sua pelle, facendolo rabbrividire lievemente.
Rimase immobile.

Gli stava ordinando di uccidere il suo probabile unico aiuto, mettendo in risalto il fatto che non era per niente indifesa... Prova i suoi polmoni che a mala pena si riempivano e svuotavano.
Mica scema.

Si concesse un mezzo sorriso, apprezzando azioni e personalità della ragazza.
Se non fosse stata da un'altra organizzazione e la situazione un po' meno letteralmente soffocante e scomoda, non gli sarebbe dispiaciuto affatto conoscerla meglio... Dopotutto, tra sadici ci si intendeva.

Lui portò la pistola in avanti dopo una nuova lieve stretta di ammonimento, capendo di dover fare come voleva lei.

Gorilla ora tremava arretrando, mentre Mint faceva avanzare la sua vittima spingendolo avanti con i gomiti.

E brava: era riuscita a portarsi fuori dalla cella, osservò lui distrattamente.

Poi lui sparò.

Lei urlò di dolore quando percepì i muscoli e ogni parte della gamba lacerarsi sotto la pressione del proiettile.

Mano-Guantata riuscì quindi ad atterrarla, per poi prenderla a calci sullo stomaco mentre lei cercava di proteggersi. Di nuovo.

Lo sentì chiederle cinicamente se le faceva ancora male dalla volta che l'aveva strappata alla sua partner nello stesso modo, incurante delle unghie di lei che laceravano la propria carne a causa dei suoi stessi calci.

Le carte erano cambiate.

In meglio... per lui.

Ghignò, e ordinò al suo subordinato di rilegarle le mani dietro la schiena, cosa che s'affrettò a fare per poi spostarsi velocemente da quell'essere pericolo e insano.

Ghignò, e rise all'aggiunta di un'ulteriore corda che passava per il collo: se la rossa avesse provato a liberarsi nello stesso modo di prima, si sarebbe strangolata da sé.

Ghignò, e non vide che dietro allo sguardo di rabbia e dolore della rossa c'era una soddisfazione sarcastica nei suoi confronti.

Non avevano visto il due che si era incisa a sangue sulla schiena, e non l'avrebbero mai visto, dato che una volta crocifissa, la schiena sarebbe stata 'inaccessibile'.

Tutto sommato, non era poi così male la sua situazione... Si era divertita, specialmente quando le avevano detto quale sarebbe stata la sua fine per 'intimorirla'.

Nah, più che altro le aveva suscitato interesse: era molto pittoresco morire crocifissi, più che smembrati da cani. Quello le faceva schifo, troppi pezzi ovunque per i suoi gusti.

Anche se... .

Sorrise pensando al divertimento che avrebbe provato Choco nel distruggere quell'organizzazione.

D'altronde, entrambe avevano sempre provato gusto nel ridurre la stupidità presente nel mondo.

Nei modi più creativi possibile.

La sua risata riuscì a scappare dalle sue labbra prima che avesse tempo di fermarla, e si abbandonò quindi al momento.

E al ragazzo si rizzarono nuovamente i peli sul collo.

Non vedeva l'ora di vederla esanime, ormai incapace di infestare la sua mente con quella terribile, insana risata che lo tormentava ovunque andasse.



Hehe, sono sadica~

Lo so che non vi aspettavate che la situazione fosse così, ma d'altronde... A me non piace essere vittima! u.u

Il prossimo sarà normale (?), giuro~

Quindi... Vado a finirlo!

Il video non è mio.
Il titolo è da una canzone dei Get Scared, e credo che i lyrics siano coerenti con il capitolo.
Quella che ho ascoltato è una versione Nightcore :)

►Nightcore - Sarcasm (Youtube.com)

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Capitolo 5
*** But darling... Stay with me - Sam Smith ***


Avevo deciso di darci un taglio, almeno per un po'.

E Jeko mi aveva regalato qualche giorno di ferie. Come facesse un'assassino a ottenerle rimaneva un mistero.

Decisi di fare un salto al parco, il mio mondo di scoperte.

Mi sedetti sulla panchina vicino a una delle tre fontane, guardando con un sorriso i bambini che correvano ovunque.

Non li capivo molto, ma era ugualmente bello guardarli.

Era una giornata calda, e la maggioranza di loro esprimeva praticamente due parole, articolate all'interno di una frase o meno: «voglio» e «gelato».

Decisi di seguire le loro domande, dirigendomi verso il bar più vicino, alzandomi così dalla mia postazione. ...

Era difficile non entrare in Choco e usare quella terminologia, dato che lo ero la maggior parte del tempo e che ero abituata a quelle parole! Sorrisi.

No, oggi ero Ràja, e lo sarei stata per qualche altro giorno.

Arrivata, mi misi in fila, per poi notare che proprio prima di me, c'era una coda verde e un paio di braccia ambrate.

Indossava una maglietta bianca a stampe multicolori, e la sua mano stringeva quella di un bambino dai capelli acquamarina scuro.

Quando gli toccai la spalla, si girò subito, e i miei occhi nocciola incontrarono un paio ambra scuro.

Sorrisi quando lo vidi riconoscermi, per poi sorridermi apertamente.

"Choco! Che ci fai qui?"

"Giorno, Ryuuji. Sono in ferie!" gli risposi allegra.
Forse potevo tenermi il nome, in linea di massima.

Ero felice di averlo rivisto, anche perché mi sentivo un po' in colpa per come lo avevo trattato prima a causa delle pastiglie.

Ma potevo rimediare, sì sì.

Dopo che mi ebbe presentato il fratellino Kariya, gli chiesi cos'avevano intenzione di mangiare, l'idea già fissa nella mia mente.

Ryuuji ordinò una coppa con vaniglia, pistacchio (ovviamente) e panna montata, Kariya variegato ai mirtilli, Crème Caramel e sciroppo all'amarena, e io cioccolato, BubbleGum e vaniglia.

Pagai per tutti, con Ryuuji che protestava per la mia azione e Kariya che si gustava gelato e scena con un ghigno.

Aveva un bel caratterino il piccolo, notai divertita.

Ci mettemmo seduti a uno dei tavolini sotto i gazebi bianchi della gelateria, e vidi che sulle guance di Ryuuji era affiorato un tenue rossore soffuso. Stava torturando il suo gelato, l'espressione persa da qualche parte tra panna e pistacchio.

"Ryuuji, che c'è?" chiesi, e quando lo vidi sorridermi mentre allontanava Kariya con una scusa, capii che c'era davvero qualcosa.

"Choco... Mi hanno licenziato, e non so cosa fare... Vedi, il principale della sede in cui lavoravo, Desarm-sama della Epsilon, ha detto che non avrei dovuto farmi prendere, e che anche se non avevo rivelato nulla alla Aliea, non poteva averne la certezza. Non so davvero come farò ora a mantenere me Kariya."

Stavo per dire qualcosa, quando lui ricominciò a parlare, questa volta più lentamente, come a convincersi che ciò che mi stava per raccontare era davvero successo.

"Stavo tornando dall'ufficio con lo scatolone delle mie cose in mano, e un attimo dopo mi sono trovato tra le braccia di un ragazzo che teneva me con una mano e la scatola nell'altra. Mi era venuto addosso lui, ma era ugualmente riuscito a evitarmi la caduta..."



Vide una sfocatura di nero che gli arrivava addosso, e un attimo dopo sentì, pure attraverso la sua giacca, un contatto caldo sulla schiena.

Il peso dello scatolone era svanito, e quando lo vide distrattamente in una mano candida a poca distanza, si sentì sollevato.

E letteralmente pochi secondi dopo, mentre un paio di occhi verde acqua lo fissavano.

"Mi scusi! N-non l'avevo vista..." disse il verde, cercando di mantenersi in equilibrio per potersi staccare dall'altro.
Il braccio che lo reggeva però non dava segni di volerlo lasciare andare.

"Oh no, scusami tu... Come ti chiami?" rispose l'altro.

Midorikawa rimase allibito. Gli era venuto addosso e ora gli chiedeva con noncuranza il nome?!

"Ehm... Midorikawa...?"

"No, il tuo nome!" rise l'altro.

Il verde si concesse un paio di secondi per studiarlo: aveva capelli cremisi con sfumature più scure, intensi occhi verde acqua e carnagione chiara.
Indossava un abbigliamento da lavoro scuro, e potè notare un paio di occhiali posti sul collo della camicia, di cui i primi due bottoni erano liberi.

"Ryuuji" rispose finalmente.

"Oh... Io sono Hiroto, ma per gli amici solo Jeko. Decidi tu cosa preferisci!" fini con un sorriso aperto.

"Comunque devo scappare, ci sentiamo! Se cerchi un nuovo lavoro, a giudicare dalla scatola, mi trovi qui, ok? A dopo!" finì, dandogli un biglietto e correndo via con un'agilità inaspettata.

Poco dopo, quando il verde aveva fatto qualche metro, dall'angolo da cui era comparso Hiroto vide che due uomini si facevano strada. Erano chiaramente smarriti da come si guardavano intorno, ma si rincamminarono subito a passo svelto.
Nella direzione che Hiroto non aveva preso.


Il verde era senza parole e confuso.



Midorikawa era senza parole, e io pure.

Lui... Hiroto... Jeko?! Che diavolo?!

Rimanemmo entrambi in silenzio per un po', fino a quando Kariya tornò trafelato.

"Fratellone, c'è uno che ti cerca... Ho sentito che chiedeva indicazioni su uno dai capelli verdi... Aveva capelli bianchi e una voce strana, lo conosci?" disse tutto d'un fiato.

"Suzuno!" e "Biancaneve!" furono esclamati contemporaneamente, senza dubbi su chi dei due avesse detto cosa.

Ryuuji sbuffò divertito al mio soprannome per il ragazzo, e c'incamminammo seguendo Kariya verso il luogo dove l'albino era atato visto.

Quando ci vide ci salutò, e venendoci incontro sorrise.

"Hey! Vi ho trovati finalmente!" disse radioso, per poi guardarmi e farsi serio.

"Choco... Devo dirti una cosa..."

Ero confusa ma attenta, mentre sentivo gli occhi di Mido fissarmi preoccupati.
Non era una sensazione estranea, da quando l'avevo incontrato era già oltre la quinta, santissima volta che lo faceva.

Annuii impercettibilmente, e Suzuno continuò.

"Ecco... Ricordi che sono stato con la Aliea per anni?"

"Hm-hm"

"Bene... Io ero lì, prima che fossimo traaferiti al capanno di Ryuuji... Choco, ho un messaggio... È di Mint." finì.



Hehe... Mi odierete ora, ne...?~

Ma a me piace la Suspance!! Quindi vi attaccate u.u ♡

Tsuki-ya, spero di non aver fatto peggio, dandoti questo capitolo... Ehehe... Buone vacanze, comunque! ^^"

Choco... Scommetto che stai sclerando ora... ¬͜¬

Beh, io vado a fare il prossimo... Bye~ ;*

[Vi prego, ditemi che ho scritto giusto il Crème Caramel! >.<
Detto ciò... Errori, fatevi avanti se ci siete! Grazie~ :)
E scusate se l'html è strano, ma ho... Imporovvisato^^]

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Capitolo 6
*** Messaggio, pensieri e numeri ***


"Choco, ho un messaggio... È di Mint." finì.

Per un attimo mi sembrò che l'intero parco si fosse immobilizzato.

Non sentivo alcun suono, se non l'eco del cuore che mi martellava nelle tempie.

"Choco devi credermi!" riprese Suzuno, agitato.

Io lo guardai semplicemente, e lui rabbrividì, ammutolendo.
Mi sembrava di essere tornata sotto l'influsso delle pillole apatiche, anche se sapevo che l'apparente vuoto di ora mi sarebbe tornato più tardi sotto forma di tempesta.

"Cos'ha detto?" dissi finalmente, e lo vidi rilassarsi, a giudicare dal movimento delle sue spalle.

"Ha detto che che avrebbe fatto di tutto perché il veleno smettesse di tormentarmi... E che sarebbe tornata a prendermi" sussurrò.

Midorikawa sgranò gli occhi.
"Ha detto la stessa cosa a me... Ha detto che doveva fuggire dal capanno e ritrovare un ragazzo a cui aveva promesso una cosa, le costasse la vita... Ma era amara, sapeva che non sarebbe riuscita a scappare dalla sua croce... Letteralmente" finì mormorando amaramente.

L'affetto che provava per quella ragazza, conosciuta così stranamente e per così poco, era talmente evidente che la mia mano sfiorò la sua spalla, per poi poggiarsi leggera ma ferma.
Mi sorrise, ritrovando la calma.

Sospirai, e rivolsi la mia attenzione a Suzuno, dando voce ai pensieri che si erano appena fatti strada nella mia mente.

"Dato che Mint ha insistito, vorrai l'antidoto, vero? Te lo darò solo se mi darai informazioni sul fratello di Shirō. Ho non un solo conto in sospeso, ma oltre al mio quello di Mint. E forse anche un altro...".

"Qualunque cosa, ti prego! Non voglio morire!" esclamò appena ebbi finito di parlare.

Il mio cervello si bloccò, processando solamente quelle parole.

Ryuuji lo stava rassicurando con un sorriso e parole d'incoraggiamento.

"Suzuno." lo chiamai.

"Sì?"

Lo squadrai.
"Cosa ha trovato di tanto speciale in te Mint da volerti salvare?" gli chiesi fredda.

I suoi occhi si gelarono, mentre il suo volto rimaneva fisso nell'espressione di confusione che aveva da prima.
Abbassò lo sguardo, e sorrise sarcastico a sé stesso.

"Non lo so neanch'io, sinceramente. Io aspettavo solo che tornasse a cercarmi." finì, guardandomi negli occhi senza vacillare.

"Non ha detto nulla per me?" chiesi poi a entrambi.

Suzuno scosse la testa, mentre lievi rughe di confusione e sprovvista gli si formarono sulla fronte.
Ryuuji chiuse gli occhi in diniego, e al riaprirli dimostrarono un'espressione di dolcezza.

Osservai ancora un po' l'albino, poi sospirai e sorrisi.
"In ogni caso, perché non vieni con noi, Suzuno? Stavamo passando la giornata a fare cose normali e felici!" finii ridendo, e Ryuuji mi guardo, il suo sopracciglio alzato e un ghigno ironico impressi sul suo volto.

Suzuno rise nel vedere la scena, e accettò di lasciare le cose "importanti e tristi" per un'altra volta.



Sbattei la porta dietro di me, sospirando in un sorriso.

Sentivo le mie guance calde, colorate di rosa per la felicità che ancora sentivo.
Era da Mint che non passavo un pomeriggio «alla cavolo», come li aveva definiti lei.

Quando riaprii gli occhi dopo essermi immersa nei ricordi del giorno con i due Midorikawa e Suzuno, il mio sguardo si posò automaticamente sul 2 di Mint, aggiunto sotto ogni copia dei numeri.

Mint... Cosa era stato mai Suzuno, perché Mint volesse salvarlo dagli effetti del suo stesso veleno?

Ryuuji era un conto, capivo perché la rossa avesse rivelato cose della sua vita a quell'adorabile essere, ma Suzuno...

Non gli aveva nemmeno detto del due... Ma del resto, neanche a Mido.
In ogni caso, era tempo di rimettersi al lavoro su quei maledetti numeri.

E grazie a dio, il due era solamente un'indicazione, non un messaggio... Altrimenti avrei dovuto appendermi in casa l'immagine della schiena di Mint, squarciata dalle cicatrici di fiocco, fruste e unghie sue... No grazie.

Sospirai mentre mi distendevo sul divano, i miei occhi che osservavano la copia che tenevo in mano.

Il due però continuava ad attirare la mia attenzione.

Guardai i numeri, contando quante volte compariva, cercando uno schema.

E se avevo fatto i conti giusti, non c'era alcuno schema nella ripetizione dei numeri, tantomeno nella sequenza.

Ma allora perché ero attirata dal 2, perché Mint si era assicurata che lo trovassi?

415131126123115212=3181723172:
52126243:

E perché erano tre blocchi di numeri, se lei detestava così tanto quelli dispari?

Quantomeno l'ultima era di otto cifre... .

Otto.

E un 2 come indizio.

Sbarrai gli occhi, cominciando a contare le cifre di ogni blocco.

18, 10, 8.

Ora capivo... Il due non era un numero in sé, ma rappresentava i pari...
Il codice era formato da coppie di numeri.

La coppia era come le coordinate per un punto, solo che in questo caso erano...

Per una lettera.



Hola tesori miei u.u

Scusate se è venuto così corto, ma non sapevo davvero cosa darvi! Quindi... .
Coooomunque, vi affibbio un incarico: provate a decifrare, ora che ne sapete un po' di più (?)!
Poi mi dite se avete trovato lo schema :3
Eddai, sarà divertente! :D
Poi giuro che nel prossimo metto la soluzione ^^

Comunque adesso ho un trampolino, non ne potevo più di tenermi la soluzione! Stava diventando tutto così noioooosoooo... Almeno per me u.u

Gouenji (che non so perché ma me lo vedo sarcastico contro me •︿•): guarda che hanno sofferto più loro di te, Alis... -.-
Alis: ...
G: cosa? ¬,¬
A: se me la metti così... Io... Io...
G: dio, parla!
A: MUAHAHAHAHAHAHAAAA- ehm ssì, vi amo anch'io :3
G: dio mio perché... T︿T

Detto ciò (?)...
Al prossimo~ ;*
[Se ci sono errori ditemi :)]

 

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Capitolo 7
*** Occhio e Croce ***



NdA: in questo capitolo ci sarà una parte leeeeggermente forte, sempre che riesca a renderla. Potrebbe (e lo sottolineo) avere effetto su alcune menti dolci/deboli/unicorni-rosa.
Quindi... A vostro rischio d'insonnia! (e mio di derisione~) ;*
ps: Vi consiglio di non leggere intorno ai pasti
~
[Nel prossimo capitolo metterò comunque due righe soft all'inizio, così se lo saltate sapete un po' cosa è accaduto :) ]


Strinse le mani sui braccioli della sedia imbottita dell'ufficio, le sue dita affondate nel materiale.
Non era abbastanza.

Si afferrò la mano e se la portò al petto, chinandosi in avanti, incurante della sua fronte che andava a sbattere contro il mogano della scrivania.

Sapeva che non era la sua mano il problema e che non avrebbe cambiato nulla stringerla, ma l'impulso era troppo forte.

"Nii-san, tutto bene?" chiese suo fratello, accorrendo al suo fianco.

Lui lo guardò con la coda degli occhi, uccidendolo con lo sguardo.

"Chiama... Chiama i medic-!" e s'interruppe, stringendo gli occhi e cacciando un grido straziante che gli morì in gola.

Doveva smettere. Doveva farlo smettere!

"Ma Nii-san, non posso lasciarti solo! Lo sai cos'è successo l'ultima volta!" protestò Shirō, i suoi occhi atterriti dall'aspetto del fratello e dalla propria impotenza.

"Hai ragione, ma dimentichi cosa è successo l'altra volta. Non voglio perdere altri uomini, specialmente se sono io a sparare loro perche hanno tentato di bloccarmi..."

"Ma tu ti volevi uccidere con le tue stesse mani!" urlò in rimando.

"Shirō, ho cercato di soffocarti con il mio stesso pugno ficcato nella tua gola! Se non ci sono uomini e io ho un attacco, ti voglio minimo a tre piani da dove sono io!" ribatté tra i denti stretti.

Shirō lo guardò tristemente, sospirò e dopo aver calato la gabbia di vetro antiproiettile sul fratello che aspettava impaziente con un'espressione fredda, andò a cercare i medici per il loro nuovo tentativo di antidoto al veleno che scorreva ormai in tutto il corpo del suo capo.

Quando il ragazzo sentì la porta sbattere e i passi di Shirō allontanarsi, si strinse le tempie e, come un pazzo, si gettò sulla parete di freddo vetro che lo proteggeva da oggetti che avrebbe altrimenti utilizzato per il suicidio o l'assassinio.
Ma non lo proteggeva né da sé stesso, né dalle allucinazioni, che si stavano intensificando.
Dannato veleno... E poi, il buio.


*
*
*
Stava correndo.

Era inseguito o inseguiva qualcuno? Non ricordava...

Si guardò intorno, senza smettere di correre, senza smettere di sentire un bruciore alle gambe per lo sforzo fisico. E alla mano, che gli sembrava immersa in una polla di lava incandescente.

Si prese un secondo per guardarsi intorno, ma avrebbe rimpianto amaramente la sua decisione.

La strada su cui i suoi piedi si posavano freneticamente era grigio chiaro, e l'erba intorno quasi nera.

Non c'era praticamente nulla, solo qualche alta e fitta sequoia che costeggiava di rado la strada.

Ma a ogni singolo ramo, per tutta l'altezza degli alberi, c'erano delle persone.

Persone con collane di corda...

Ora ricordava, non si poteva fermare, lo avrebbero raggiunto! Era inseguito...

Da cosa, da cosa stava fuggendo? Lui, assassino spietato, freddo, sadico.
Di cosa poteva aver paura?

Gli alberi intanto aumentavano di numero, e gli appesi pure.

No, non era paura... Era rabbia, impotenza!

Perché ogni volto prima sconosciuto stava mutando e i corpi in balia della gravità stavano assumendo l'aspetto di suo fratello e lui non riusciva a salire e liberarne almeno uno perché a ogni albero cui si fermava esplodeva in fiamme al suo tocco!

E allora doveva ricominciare a correre, ma guardando indietro la strada si stava agretolando, e al suo posto comparivano altri alberi e altri Shirō impiccati.
La foresta si stava chiudendo su di lui da dietro e dai lati, costringendolo a proseguire in avanti.

Le urla di aiuto ogni fratello piangente che gridava prima di essere spinto giù dal ramo da una mano invisibile, lo scricchiolio seguente del legno per l'improvviso peso e quel rumore secco del collo che pareva appositamente amplificato, lo costringevano a chiudere gli occhi quasi a bloccare il rumore, mentre l'aria si riempiva della cacofonia che annunciava solamente la morte.
Una cacofonia che copriva un suono distinto, che non riconosceva né sentiva, sopraffatto dai suoi sensi.

Ogni albero che passava ormai s'incendiava solamente per la sua presenza, e i corpi avviluppati dalle fiamme ricominciarono a gridare.
Avrebbero dovuto essere già morti!
Eppure il grido lacerante che proveniva dal rogo apparteneva alle bocche ormai deformi degli impiccati...

Richiuse gli occhi, accellerando nell'illusa speranza di poter fuggire dall'inferno che stava attraversando.

Poi si sentì cadere, laddove la strada del terrore era finita improvvisamente, sgretolata come un ponte crollato, distrutta da una forza unvisibile.

Aveva lasciato così il posto a un abisso nero, di cui l'unica luce era l'apertura da cui era caduto; spaccatura verso la quale continuava stupidamente ad allungare la mano nel tentativo di tornare alla luce, alla foresta persino, temendo gli ignoti terrori che gli riservava il fondo verso cui stava precipitando, inesorabilmente...
*
*
*



Si sentiva il cuore martellare nelle tempie, mentre nella testa le urla degl'impiccati si riproducevano, sovrapponendo ogni eco fino a creare un macabro concerto che risuonava solo per lui.
Dentro di lui.

Si concentrò su ciò che gli stava intorno in quel momento, e la prima cosa che percepì fu un freddo conforto alla fronte.

Aprì gli occhi, e fu accolto da una piacevole oscurità.
E poi da una voce...

"Oh, sei sveglio! Ho pensato che avresti preferito un po' di buio dopo il risveglio, più che un'accecante luce qualsiasi" finì, e lui s'immobilizzò.

Conosceva quella voce…

Dove l’aveva sentita?

Richiuse gli occhi, mentre il suono di uno sbuffo di esasperata noia lo lasciava.

"Ma stai bene?" riprese la voce, mentre le mani sconosciute rimmergevano il panno nell'acqua e lo riposavano sulla sua fronte, placando con un fresco sollievo il martellare della sua testa.

Un altro lamento gli vibrò dal petto alla gola.

Cristo, era terribile svegliarsi al suono di una voce familiare eppure così dimenticata. E per la penombra non riusciva a distinguerne il volto.

Chi cavolo era?...

Cominciò a sollevarsi puntando i gomiti nel tentativo di mettersi seduto, la convinzione che avrebbe potuto così distinguere meglio chi gli stava di fianco viva e accesa.


"Wowowo! Stai giù! Shirō arriverà tra poco, intanto stai calmo. Sei svenuto, ricordi?" riprese, mentre le braccia della persona ignota lo spingevano giù, riportando la sua schiena a contatto con il tessuto familiare del divano nel suo studio.

Alzarsi era fuori questione quindi, a occhio e croce.

"Concordo, a occhio e... Croce." riprese la voce.
L'aveva davvero appena detto ad alta voce?


Poi spalancò nuovamente gli occhi.

Fissò davanti a sé senza sforzarsi di vedere realmente, il fuoco del tocco di cinque dita che si serravano lentamente sul suo collo.

Lentamente, ma in una salda presa.
Altre due dita sfioravano le ciglia del suo occhio destro, che fu costretto per impulso a chiudere.

Fissò a occhi sbarrati il volto che lo fissava a pochi centimetri, e per la seconda volta provò una concreta paura.

Due smeraldi infuocati lo fissavano, la loro perversa luce nera incorniciata dal rosso dei capelli.
Anche con la penombra, riusciva perfettamente a visualizzarla.
E sotto quelle iridi verdi che annunciavano morte, un sorriso.

Un sorriso che rievocò tutti i lamenti dei destinati a morire che aveva appena visto, il rumore del legno che quasi cedeva, e il suono.
Quel suono quasi impercettibile, che aveva scordato lì nella foresta, ma ora...

I suoi pensieri- no, ricordi- furono interrotti, mentre un urlo riempiva le pareti; l'eco in risposta era la risata, quella risata che arrivava persino a seguirlo sia nelle allucinazioni sia nella realtà.

Urlò, mentre le dita di Mint s'immergevano senza fretta nella sua cornea, lacerandogli il bulbo oculare.

Urlò, mentre un dolore penetrante si ramificava dal suo occhio e dense rosse lacrime scaturivano da sotto le falangi della ragazza.

Urlò, mentre lei estraeva il suo occhio dall'orbita, cavità ormai scura e cremisi a causa del sangue colato.

Urlò, mentre la rossa sussurrava cantilenando, quasi fosse una dolce ninna nanna, «occhio e croce, occhio e croce...», come un mantra.

Si lasciò pervadere da quelle parole, unica cosa che ormai percepiva attraverso l'oceano di dolore.
Occhio e croce,
Occhio e croce
Occhio,
Croce
Occhio,
Croce
Occhio,
Croce
Occhio,
Croce
Occhio,

Croce
Occhio,

Croce
Occhio,

Croce
Occhio
Croce
Croce
Croce.
Croce...

L'improvviso «No!» furioso della ragazza si trasformò in quella risata isterica, per poi finire in un sussuro - attraverso un sorriso distorto - che lui non riuscì a comprendere, mentre veniva investito da migliaia di frammenti taglienti.

Riaprì gli occhi, venendo accolto da una pallida luce.
La sua schiena era a contatto con una delle pareti del vetro di protezione, mentre il suo fianco giaceva sul pavimento.

Si mise seduto, i suoi gomiti poggiati sulle ginocchia sollevate e la testa china tra le braccia.
Sospirò mentre il suo cervello finalmente elaborava quell'ultima parola.

«Tornerò...»

Heylà bellezze!~

Innanzitutto... Perché picchio l'avete letto?!
Non linciatemi, e se vi vengono incubi io non centro! ^^

Comunque, a chi è piaciuto: per fortuna!
E spero di avervi confuso (
O:) ) con la visione nella visione ^^
Sembrava reale, ne? ΦωΦ #
Inception(CheÈUnFilmEpico)
L'ultima scena è vera comunque~



Questa è la canzone che ho ascoltato nello scrivere. Di contenuto centra un po' più di 'na mazza ma non poi tanto! :D

Emily Browning - Sweet Dreems [Alice Liddell] (YouTube.com)
Emily Browning - Sweet Dreems [Lyrics] (YouTube.com)

(Io la collego agli AMV di YouTube del videogioco dark () chiamato
«Alice Madness Returns».
Parla di Alice Liddell che ha ricordi e visioni di Wonderland anche se sono un po' diversi da dolci memorie... Ma vabbè :3)


Scusate se la faccio breve, ma non ho molta ispirazione con cui disturbarvi, avendola esaurita in Gran parte nel capitolo u.u
(Gouenji: no ok, questa era pessima •…•
Aliz: oh, scusa :'(
G: -.- … )


Quindi ci vediamo al prossimo, bye~ ;*
[Solito: Se trovate errori non esitate a farmelo notare! :) (Purchè in modo da non indurmi a pianificare un omicidio, hehe~) ]

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Capitolo 8
*** Tabelle... ***


"Jeko, ti prego uccidimi...".
 
Lui sospirò chiudendo gli occhi, per poi posarli su di me.
 
"Se non togli quei piedi dalla mia scrivania è probabile, Choco." finì, pronunciando il mio nome attraverso un sorriso.
 
Tolsi i piedi immediatamente, ricomponendomi sulla sedia di fronte a quella del capo.
 
"Comunque, davvero... Non ci capisco nulla! Non sono riuscita a trovare come affrontare le coordinate... E io che pensavo di esserci vicina..." finii borbottando, imbronciata con me stessa.
 
"E allora vieni a lamentarti con me? Non avevi nessun altro? Ad esempio... Burn?" disse ridendo, e al pronunciare quel nome alla fine mi lanciò una delle sue occhiate.
 
"Senti dolcezza, primo è un bastardo, secondo è negato, terzo è un maso-kamikaze! Toglili i fiammiferi che mette nei bulbi oculari delle vittime a cui poi da fuoco, cos'è?!" sbottai, mentre Jeko continuava a sorridermi con un sopracciglio alzato, per poi parlare.
 
"Stai cominciando a parlare come Mint... Hai presente le sue scelte lessicali che non mi permettevano di comprare il pranzo se sapevo di avere un incontro con lei poi?" disse lui, e mentre ridevamo entrambi, la porta si aprì, facendo apparire un ragazzo sorridente e abbronzato con i capelli rosa.
 
"Hey, scusate... Jeko, sono venuto a dirti che Burn è di nuovo-" non riuscì a finire, causa il mio sbuffo che era un patetico tentativo di mascherare una risata.
 
Jeko tornò da me con il sopracciglio.
 
"Bhe dai, non posso farci nulla se è stupido! Ricordi il mio punto 3?" gli chiesi, mentre Mizu mi guardava stranito, non essendo stato presente al mio discorso.
 
Era il partner di Burn, e il suo esatto contrario... A partire dal nome, 'acqua'.
 
E a quanto pare, aveva un hobby che includeva onde e tavole.
 
"Va bene, grazie Mizu. Il solito?" finì Jeko, passandosi la mano tra i suoi ciuffi rossi.
 
Il rosa annuì, e congedandosi con un sorriso uscì chiudendosi la porta alle spalle.
 
Sospirai, rivedendo nei miei ricordi il giorno in cui avevo annunciato a tutti la morte di Mint.
Era stato terribile per tutti, d'altronde avevamo perso una 'sorella'.
Ma era stato peggio quando avevo dovuto dire di averla persa...
L'occhiata che mi aveva lanciato era pari alla sua espressione sorridente che aveva mantenuto, ma la missione dopo era andato da solo, senza neanche avvertire nemmeno Burn.
 
Probabilmente desiderava il suicidio... Ma era tornato.
Distrutto dentro, ma ritornato.
 
Fui richiamata al presente dalla voce calda di Jeko, e alla sua domanda sui numeri.
Cosa ne avrei fatto?
 
"Non lo so... Proverò a trovare un altro schema..." finii, palesemente... insicura.
 
Jeko sospirò chiudendo gli occhi, portando la testa all'indietro a poggiare sulla testata della poltrona-sedia.
"Cerca di non impazzirci sopra, Choco, non mi serve un'altra pazza nelle missioni... E poi non credo che Mint ne sarebbe felice. Dopotutto, è vero che amava prenderti in giro, ma se avesse voluto lasciarti un messaggio, te l'avrebbe dato risolvibile, almeno da te" finì, guardandomi da un occhio acquamarina mentre l'altro rimaneva celato sotto le palpebre.
 
"Grazie Jeko...-" mi bloccai, un'idea che si faceva strada nella mia mente.
 
Lo vidi richiudere gli occhi e formare un sorriso di vittoria, sicuro del risultato.
E aveva ragione.
 
Corsi via, il mio "Graziegraziegrazietistimograzie" che rimbombava per la Raghnarock mentre mi dirigevo a casa.
 
Arrivata, staccai uno dei fogli con i numeri appesi, e mi gettai sul tavolo.
 
415131126123115212=3181723172:
52126243:
 
Il numero più grande era l'otto, e se erano coordinate...
 
Era una tabella.
Massalve gente ^^
Mi scuso per ciò, ma essendo ricominciata la scuola (*fa una danza voodoo con le bambole dei Prof&co*) non ho avuto molto temp- sse.
Cioè, oltre che tempo... l'ISPIRAZIONE.
DOVE. CRIBBIO(LINOBELLOSANTO). È. FINITA.
 
Quindi ssì,almeno ho prodotto sta cosa~
 
(Lyanna, contenta? Hai un'indizio :3)
 
Okk! DOMANDA u.u
(in cui il parere di #TimeStrangerRey — AKA — Rey-ya — AKA — Choco — AKA — Bebe# non conta~)
Vorrei aggiungere un aspetto romantico (o comunque giù di lì) perché sì, ma non so se vi vada bene...
Magari siete venuti per leggere di sangue (BRAVI MINIONS MIEI *lancia biscottino*), non per altro.
 
Quindi vi chiedo: posso? [Non aspettatevi Titanic-unicorni perche NNO. Tipo: no.]
 
(Paring: Hiroto/Jeko×Ràja/Choco, può cambiare)
Detto ciò... Ringrazio in anticipo Tsuki che so mi impazzirà nuovamente con il codice e mi sclererà cucciolosamente dietro :3
 
E... Vado a produrre qualcosa di sensato XD
 
Bye~ ;*
[Scusate per errori ;)]

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