What about us?

di MargaretMadison
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What about us? - Prologo ***
Capitolo 2: *** What about us? - Neighbour ***
Capitolo 3: *** What about us? - Sophie ***
Capitolo 4: *** What about us? - baby-sitting ***
Capitolo 5: *** What about us? - Not Yours ***
Capitolo 6: *** What about us? - Love me like you do ***
Capitolo 7: *** What about us? - Morning ***



Capitolo 1
*** What about us? - Prologo ***


What about us? - Prologo
 

 A Sara, Alessandra e Letizia. Ragazze conosciute su EFP che sono diventate amiche fidate.
Grazie di tutti, siete i miei cuori!

 




 
Avere un figlio non è facile, soprattutto quando si è un padre single.
Michael ha le occhiaie che toccano terra da quanto è stanco. Si sveglia presto e dorme poco perché Elizabeth la sera fa sempre i capricci e va a letto dopo aver giocato con il suo papà e aver sentito la storia della buona notte.
La mattina, poi, prima di andare in ufficio deve portare la piccola dai nonni che la tengono fino all'ora di cena.
Ma adesso Karen, la madre di Michael, deve ricominciare a lavorare e allora bisogna trovare al più presto una soluzione.
Avevano provato a portare Elizabeth all'asilo nido ma non le piaceva l'ambiente e il costo era assai salato. Chiamarono le migliori babysitter ma nessuna di loro aveva fatto una buona impressione alla
piccola.
Michael spegne il computer con un sospiro. Lavora come pubblicitario in un'azienda di prodotti farmaceutici e questa non era mai stata la sua ispirazione.
Guadagna bene e l'ambiente di lavoro è ottimo solo che, se potesse tornare indietro, vorrebbe fare l'insegnante di musica.
Tira un sospiro di sollievo e si lascia abbandonare sullo schienale della sedia girevole. Sono le 6.07pm, il sole a Sidney è ancora alto e la temperatura segna 27 gradi, fuori.
Raccoglie chiavi, telefono e portafoglio riponendoli nelle tasche della sua giacca e passa la mano sulle pieghe del pantalone.
Quando chiude la porta dell'ufficio tira un altro sospiro di sollievo e s'avvia verso l'ascensore.
Passa davanti la postazione di alcuni colleghi e li saluta con un cenno della mano.
«Ciao, Michael» lo saluta Gemma, sporgendo il viso dalla sua postazione «torni dalla tua Beth?»
Michael chiama l'ascensore e poi si volta a guardare la collega.
Gemma è una bella donna vicino alla trentina, capelli corvini e occhi scuri come la pece. Non ha dei lineamenti delicati come piacciono a lui, ma la trova lo stesso attraente con delle gambe più lunghe di un'autostrada.
Oramai non ci fa più caso al suo sguardo pieno di malizia e al tono melenso che usa con lui, alle sue gonne sempre più corte e camice dalla profonda scollatura.
In un'altra situazione avrebbe ricambiato le attenzioni, ma quando hai una bambina piccola a cui badare non ti permetti tante distrazioni.
«Si, prima mi fermo al bar a bere qualcosa con amici e poi torno da lei.»
Gemma annuisce «Salutamela.»
In quel momento l'ascensore raggiunge il piano e le porte si aprono davanti a Michael che risponde un frettoloso «Sarà fatto» per poi entrare in ascensore, fortunatamente vuoto.
Preme il tasto -1 e si slaccia la cravatta osservando il suo riflesso allo specchio.
Non è più il ragazzo dai capelli sempre colorati, gli orecchini, magliette di rock band e i tatuaggi in bella vista.
I capelli sono tornati al suo biondo cenere naturale, gli orecchini sono stati tolti e le magliette sostituite da camice bianche a maniche lunghe così da coprire i suoi tatuaggi.
È un uomo, adesso. Un uomo che, però, non ha la vita che aveva sognato.
 
 

***





Arriva all'appuntamento in ritardo perché sperare di trovare un parcheggio a Sidney dopo le 6pm è solo un'utopia.
Quando entra nel bar viene subito accolto da un forte odore di tabacco e birra. Nota immediatamente la testa bionda di Luke al bancone e sia avvia a grandi passi verso l'amico.
Il "Blue" a quell'ora è sempre pieno di gente appena uscita dal lavoro e Calum storce il naso perché «Questo è un locale per gente come noi, non impiegati vestiti di tutto punto.»
E Michael ride sempre a quell'affermazione, ricordandogli che il liceo è finito e non sono più tre scapestrati che passavano i pomeriggi a suonare o bere birra.
Saluta Luke con una pacca sulla spalla e «Calum?»
«Adesso arriva, è andato a prendere qualcosa in magazzino.»
Michael annuisce e resta in silenzio ad osservare la gente nel locale.
Luke e Calum, alla fine, non sono cambiati molto col passare degli anni. Luke ha sempre lo stesso sorriso sghembo - ma senza piercing - e i capelli tirati su col gel. Lavora come architetto nello studio del padre, convive e vorrebbe tanto mettere su famiglia.
Calum, invece, non e mai riuscito a togliersi l'etichetta da "sciupa femmine". Ha i lineamenti duri, le braccia muscolose piene di tatuaggi e uno sguardo magnetico. Con la sorella s'occupa del locale e non ha nessuna voglia di mettere la testa a posto e cercare una donna per più di una settimana.
«Senti Michael, io so che a te non piace parlare di quest'argomento ma, ecco, tu come hai chiesto a Georgia di sposarti?»
Michael si gira di scatto «Cosa? Stai seriamente pensando di sposarti?»
«Non è seria come cosa, ma, insomma, sto con Dianna da quasi cinque anni. Ora abbiamo entrambi un lavoro, una casa e abbiamo raggiunto i trent'anni. Se non lo faccio ora, quando lo faccio?»
Michael si morde l'interno della guancia per non fare il suo solito discorso su quanto sia contrario ai matrimoni quando Calum li raggiunge, accogliendo l'ultimo arrivato con un sorriso stanco.
«L'ha detto anche a te?» Chiede Calum allungando a Michael una birra.
Luke sbuffa, borbottando qualcosa di incomprensibile rivolto agli amici.
Passano un'oretta in compagnia, fino a quando Luke non deve andare a ritirare un vestito di Dianna in tintoria e Michael tornare da sua madre a prendere Beth.
Quando rientra in macchina, ha lo sguardo spento di chi è pienamente insoddisfatto della sua vita.





















MY LITTLE TALK
hey there! come state? io sono distrutta da questa scuola e dopo aver visto l'orario definitivo ho voglia di piangere e ritirarmi ahahah.

so che ho in corso anche un'altra Fan Fiction, Teach Me (per chi non la conoscesse: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3230373) ma non ho potuto resistere altro tempo e paaam, pubblicata :)
che ne dite? Michael che fa il padre single mi fa piangere il cuoricino perché lo sapete quanto sia innamorata di questo ragazzo!
Spero che vi sia piaciuta almeno un pochino perché scrivere questa fan fiction è stata un parto podalico, apprezzate i miei sforzi!
bacissimi e alla prossima settimana!
megghy

P.S. date un'occhiata dalla mia amica: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3204930&i=1

 

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Capitolo 2
*** What about us? - Neighbour ***


 
Neighbour


 
 
 
 

La parte migliore della giornata, secondo Michael, è quando torna a casa dai genitori per riprendere la sua piccola.
Beth ha tre anni, i suoi lineamenti e gli occhi verdi ma ha il sorriso e i capelli castani della madre.
Quando parcheggia nel viale di casa, osserva il suo riflesso nello specchietto retrovisore e si ripete mentalmente di non far capire a sua madre quanto sia stufo e stanco di tutto - tranne Beth, ovvio - altrimenti avrebbe ricominciato il suo monologo sul trovarsi una donna che lo faccia stare bene.
«Tipo la tua collega, quella alta e mora... Jessica. No, aspetta. Come si chiamava? Comunque si, hai capito. Quella che ti fa gli occhioni dolci quando passi. È bella, no? E ti chiede sempre di Elizabeth, magari potrebbe essere una buona madre e moglie, non trovi?»
Scuote la testa ed esce dalla macchina, cercando di scacciare quel pensiero.
Lui non ha bisogno di una donna, sa che può cavarsela benissimo da solo con Beth. L'ha cresciuta da solo, Elizabeth, e sa di aver fatto un ottimo lavoro con lei, sa di essere un buon padre per la figlia e va bene così. Nulla deve cambiare.
Appena suona il campanello, sente la vocina di Elizabeth urlare «è papà» e i passi pesanti del nonno, Daryl, avvicinarsi.
Non appena vede la sua piccola, in braccio al padre, tutte le cose che brutte al mondo sembrano sparire. Beth sorride e allunga le manine verso di lui per essere presa in braccio.
Sono passati tre anni dalla prima volta che l’ha presa in braccio e stretta al suo petto, ma ogni volta è un po’ come la prima.
«Ciao pulce» la sorride prendendola in braccio.
Elizabeth stringe le braccina introno al collo del padre e gli lascia un sonoro bacio sulla guancia, lamentandosi poi della sua barba che le pizzica il viso.
«Ha fatto la brava?» chiede al padre.
Daryl annuisce, strizzando una guancia a Elizabeth che nasconde il viso nell’incavo del collo di Michael.
«Vuoi fermarti a cena?»
«No, grazie. Voglio evitare il discorso di mamma sul trovarmi una nuova compagna.»
L’uomo annuisce poco convinto «Tua madre però non ha tutti i torti. Solo perché con Georgia è andata male non significa ch-»
«Papà» lo interrompe bruscamente «Va bene così, è la cosa migliore.»
Daryl scuote la testa e «Fa come ti pare, basta che tu faccia il meglio per Beth e non per te.»
«Ed è così» risponde mettendo a terra la piccola, prendendola per mano.
Sospira «Va bene, ci vediamo domani. Fammi sapere se hai trovato una babysitter.»
«Va bene, ci vediamo domani. Ciao papà»
Aspetta che Elizabeth saluti il nonno con un bacio sulla guancia e poi la riprende in braccio, portandola verso la macchina.
«Ti è mancato papà, oggi?»
 
 
 
 
***
 
 
 
Arrivato a casa, non fa altro che pensare a quello che ha detto suo padre.
E in effetti un po’ gli manca, arrivare a casa e non trovare nessuno che lo attende, nessuno con cui restare sveglio fino a tardi a parlare del più e del meno, abbracciati sotto le coperte. Gli manca una donna che gira per casa, che sistema il disordine che lasciano lui e Beth e che si prenda cura di entrambi in ogni cosa. Gli manca amare, sentire le labbra di qualcuno sulle sue, gli manca i contatto, perdersi in occhi diversi dai suoi.
Se ne rende conto adesso, che la sua tristezza è dovuta anche alla solitudine.
Ma come può fidarsi delle donne dopo quello che è successo?
Beth è seduta sul pavimento che gioca con una Barbie, le pettina i capelli e canta una delle canzoni di Frozen, storpiando le parole che non conosce.
Quando guarda la figlia, sa che non può fare ameno che fissarla con un sorriso dolce dipinto sul viso. Elizabeth è bella e questo lo preoccupa.
«Beth?» la richiama.
La piccola si alza in piedi e raggiunge il papà sul divano, abbracciandolo forte.
Michael la tira su di sé, facendola sdraiare sulla sua pancia.
«Tu sei felice di stare con me, con papà?»
Beth appoggia la testa sul petto del padre, giusto dove c’è il cuore ed annuisce.
«E coi nonni, sei felice di stare con loro?»
Annuisce ancora.
«Ti manca la mamma?»
Annuisce una terza volta.
Michael chiude gli occhi e stringe Beth al suo petto.
Non riesce a credere come una madre possa abbandonare la propria figlia. Non riesce a capire con quale coraggio si possa lasciare una creaturina del genere così piccola ed indifesa.
 E soprattutto, non sa dove ha sbagliato lui per perdere la moglie.
«Dai, andiamo a preparare la pappa» esclama prendendola in braccio e portandola in cucina.
 
 
 
***
 


«Avanti, Beth. Mangia la pasta» dice Michael, sull’orlo della disperazione. Di solito Elizabeth non è così capricciosa, pensa.
Osserva la figlia, seduta su una sedia troppo grande per lei, continuare a giocare con la sua bambola pettinandole i capelli.
«Beth…» la richiama «Ti prego. Mangia almeno metà del piatto e poi torni a giocare»
Elizabeth, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, scuote la testa e «Non la voglio la pasta»
«Ma se non mangi la pasta non diventi grande» insiste, avvicinandole la forchetta con le penne «Prima mangi, prima guardiamo Frozen sul divano, ci stai?»
«No, no»
Michael sospira rassegnato, si alza da tavola e butta la pasta, ormai fredda, nel cestino.
«Vedi di cambiare atteggiamento, signorina» dice in tono severo.
Elizabeth alza lo sguardo e punta i suoi occhioni verdi in quelli del padre. Beth sarà anche piccola, ma dicerto la furbizia non le manca. Lascia la bambola sulla sedia e corre verso il papà, abbracciandogli le gambe.
«Sei proprio una ruffiana» borbotta prendendola in braccio.
La piccola ridacchia stringendo forte il suo papà «Ti voglio bene»
«Anche io, pulce, anche se mi fai disperare»
Michael esce dalla cucina e ritorna in soggiorno, fa sedere Elizabeth sul divano e mette su il DVD di Frozen, visto così tante volte che ora sa le battute a memoria.
Mentre Elizabeth guarda la TV, Michael messaggia con Luke e Calum sul loro gruppo di Whastapp chiamato“The Rockers” dove parlano dei “bei vecchi tempi” quando erano ancora giovani, spensierati  il loro sogno era creare una band.
Generalmente Michael evita questi discorsi nostalgici che non sono altro che promemoria che gli ricordano tutte le scelte sbagliate che ha preso. Ma oggi si sente particolarmente ispirato e continua a digitare.
 
Michael: Secondo voi dovrei trovarmi una nuova donna?
Calum: Finalmente ci sei arrivato, iniziavo a sospettare che avessi cambiato sponda.
Luke: Cosa? Chi sei tu? E che ne hai fatto del misogino Michael Clifford?
Michael: Non siete simpatici. E poi era solo un’idea.
Calum: Per me devi solo scopare, non lo fai da così tanto tempo che per me non ti ricordi come si fa.
 
Michael sbuffa e blocca il telefono, convinto che, per la prossima mezz’ora, Luke e Calum continueranno a fare battute sulla sua astinenza, poi il moro avrebbe scritto che c’è una cliente molto bella e che sarebbe andato a provarci. Prevedibili.
Riporta l’attenzione sulla piccola che adesso sta ballando con un peluche a forma di polpo che le aveva regalato Luke per il compleanno.
Non po’ fare a meno che pensare a quanto sia uguale alla madre. Bella, spontanea, determinata e sempre piena di energie. Quel tipo di ragazza che non passa inosservato e che tutti vorrebbero.
Si perde così a immaginare la figlia da grande - coi capelli lunghi e gli occhi truccati di nero come faceva Georgia prima di uscire – che il campanello lo risveglia bruscamente dai suoi pensieri.
«Arrivo» urla alzandosi di scatto dal divano e poi si affretta ad aprire la porta di casa.
L’orologio segna le 9.03pm, e non ha la più pallida idea di chi possa suonare a quest’ora.
Oramai i suoi unici amici sono Luke e Calum – che molto probabilmente lo staranno ancora prendendo in giro su Whastapp –, i suoi genitori sono a casa e i suoi colleghi non lo cercano, soprattutto non la sera. Per un attimo ha pensato che fosse Gemma ma dalla porta a vetri è riuscito a individuare una chioma bionda.
Apre la porta trovandosi davanti a sé una ragazza sui vent’anni, lunghi capelli biondi e un sorriso bellissimo che lo contagia subito. Ha gli occhi azzurri poco truccati e indossa dei vestiti semplici che la sfilano. In mano, poi, tiene una scatola marrone dal profumo invitante.
«Salve» lo saluta «Io sono Sophie e mi sono appena trasferita nella casa difronte»
















MY LITTLE TALK
hey there :)
come state?
eccomi ancora in giro a pubbliccare cacca sul fandom. che dire? finalmente arriva Sophie (aka quella gnocca di Sasha) e bho, non so voi ma li shippo già.
non ho molto da dire sul capitolo, vi ringrazio per aver letto il capitolo e il mio angolino.
se vi è piaciuto e avete consigli da darmi, lasciate una recensioncina-ina-ina
bacissimi
Megghy

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Capitolo 3
*** What about us? - Sophie ***


What about us? - Sophie
 
 
 
 
 
Michael rimane interdetto ad osservare la mano della ragazza che aspetta di essere stretta.
«Oh, certo. La nuova vicina, che stupido. Erano giorni che vedevo il camion traslochi in giro. Comunque io sono Michael, benvenuta nel quartiere» dice Michael grattandosi la testa imbarazzato e poi si affretta a stringere la mano alla giovane che abbassa lo sguardo.
«E questa principessa chi è?» chiede osservando Elizabeth che cerca di nascondersi dietro le gambe del padre.
«Oh, lei è Elizabeth» dice prendendola in braccio «Mia figlia»
«È molto bella» dice alla bimba accarezzandole i capelli, mossi come i suoi.
Michael passa lo sguardo dalla figlia alla giovane «Vuoi entrare? Posso offrirti qualcosa?»
«In realtà ho portato una torta fatta da me cos-»
«Bene» la interrompe lui «Allora entra così la mangiamo tutti assieme, che ne dici?»
Sophie sorride felice e «Mi farebbe molto piacere.»
Michael si fa di lato e Sophie entra borbottando un imbarazzato “permesso”.
«Perdona il disordine» dice imbarazzato chiudendo la porta «Non siamo abituati ad avere ospiti»
Elizabeth inizia ad agitarsi, come se volesse dire che vuole scendere, così Michael la rimette a terra e vede la piccola schizzare verso la ragazza. Sophie le scompiglia i capelli e Beth ridacchia prendendola per mano. Michael rimane un po’ sorpreso da quel gesto: di solito Elizabeth non dà molta confidenza alle donne perché le vede come delle potenziali rivali per le attenzioni del padre.
«Lascia pure a me» Michael prende la scatola dalle mani della giovane e la guida in cucina invitandola a prendere posto.
Sophie ringrazia con un sorriso e, una volta seduta, Elizabeth cerca di arrampicarsi sulle gambe di lei. La ragazza ridacchia nel vedere i movimenti goffi della piccola a la aiuta a posizionarsi in braccio a lei.
«Sai, di solito non fa così con chi conosce» parla Michael mentre prende tre piatti dalla credenza «ci devi saper fare coi bambini»
«Ho due fratelli più piccoli e poi uno dei miei tanti lavori è stato fare la baby-sitter quindi sì, me la cavo»
Michael si gira coi piatti in mano, trovando Beth a giocare coi capelli lunghi di Sophie che le sorride dolcemente. E allora pensa che gli piacerebbe se la figlia, una volta grande, diventasse come Sophie: bella, dolce e anche generosa, così che porti al suo vecchio padre delle torte dall’odore invitante.
«Dove vivevi prima?»
«Vivevo poco fuori Adelaide e il posto non mi è mai piaciuto. Volevo trasferirmi a Melbourne ma a Sidney c’è la migliore Università d’Economia quindi ho deciso di venire qui» spiega Sophie che, tra una parola e l’altra, stringe a sé Beth.
Bella e intelligente, pensa Michael che nel frattempo ha tirato fuori la torta dalla scatola.
«L’ho fatta al cioccolato perché di solito piace a tutti» dice Sophie come se si volesse scusare di qualcosa.
«Oh, non ti preoccupare, in fatto di dolci non facciamo tanto gli schizzinosi» scherzò lui, facendola tranquillizzare.
Michael le fa le solite domande di routine quando si conosce una persona nuova e, stranamente, Beth è gelosa di lei invece che di lui. Pazzesco.
«Sembri una delle mie barbie, le vuoi vedere?» le chiede Beth girando tra le sue piccola dita un boccolo biondo di Sophie che annuisce alla proposta delle piccola.
Michael probabilmente ha perso il conto delle volte in cui si è spalancata la mascella dalla sorpresa, nel corso della serata. Non solo una splendida ragazza si è presentata a casa sua (portandogli una torta fantastica) sembra quasi che la sua bambina si sia innamorata della loro quasi-perfetta-vicina-di-casa.
Sparecchia la tavola e incomincia a lavare i piatti quando sente dei passi leggeri al suo fianco e Chanel N°5 invadergli le narici.
«Posso aiutarti?» domanda educatamente Sophie.
Michael si gira per osservarla. Indossa una canottiera bianca che la scopriva di pochi centimetri il ventre piatto e dei pantaloncini della tuta color rosa chiaro.
«No, tranquilla. Torna pure da Beth, ora ti vorrà mostrare la collezione di peluche o la nuova decappottabile di barbie. »
Sophie sorride «Va bene, grazie.»
Guarda Sophie uscire dalla stanza – negando a se stesso di aver sbirciato il fondoschiena – e poi sospira «Grazie a te»
 
 
 
***
 
 

Michael si chiede cosa possa pensare un estraneo osservando la scena. Alla fine Elizabeth aveva deciso di continuare a vedere il film e aveva fatto di tutto per potersi sedere in centro al divano in modo da avere il papà sulla sinistra e Sophie alla sua destra che le faceva le treccine.
«Così domani avrai i capelli mossi come me» le aveva detto.
Sembrano quasi una famiglia.
E per un attimo pensa che forse i suoi genitori, soprattutto sua madre, hanno ragione a pensare che abbia bisogno di una donna e, come dicevano Luke e Calum, è solo da troppo tempo.
«Sei così dolce, ho sempre voluto avere una sorellina, sai?» sussurra Sophie a Beth che si è accoccolata al suo grembo.
«Bene, adesso è l’ora della storia e poi si va a nanna che è tardi» esclama Michael dopo aver visto l’ora.
Che è impensabile che una bambina così piccola sia sveglia a quell’ora.
«Può raccontarmela Sophie la storia?» chiede Elizabeth, la vocina stanca e gli occhi socchiusi.
Sophie la guarda intenerita pensando che non si sia nulla di più bello di quella bambina.
«Beth, Sophie sarà anche stanca non puoi costrin-»
«Molto volentieri» lo interrompe lei, accompagnando la frase con un sorriso.
Sophie si alza dal divano e prende per mano la bambina che si avvia verso la sua cameretta, al piano di sopra.
«Roba da pazzi» borbotta Michael sempre più sorpreso.
Michael si affretta a raggiungere le due al piano di sopra, una volta entrato nella stanza di Beth nota Sophie seduta sul letto che infila la maglia del pigiama alla piccola. La cameretta di Elizabeth è piccole a piena di giochi sparsi sul pavimento e rigorosamente, rosa.
«Allora, che storia vuoi sentire oggi? Va bene Cenerentola? Oppure preferisci Biancaneve?»
Beth storce il naso e stringe a sé un altro peluche, questo a forma di gatto.
«Vuole storie inventate» spiega Michael entrando nella stanza.
«Fai la storia delle principessa Sophie che incontra il Principe Michael» dice Elizabeth entusiasta della sua trovata.
Sophie arrossisce e dietro di lei, Michael si schiarisce la gola imbarazzato.
«Va bene» sospira raccogliendo le idee «C’era una volta, tanto tempo fa, una principessa di nome Sophie che veniva da un piccolo paesino molto lontano. Un giorno raggiunse finalmente il suo nuovo palazzo che, ahimè, era protetto da un terribile drago»
Sophie è presa dal racconto e cerca di arricchire la storia con tanti particolari, seguendo le richieste di Beth.
«E poi?»
«Poi…» Sophie annaspa e Michael corre in soccorso.
«La principessa Sophie era disperata perché non sapeva come fare a riavere il proprio castello. Fortunatamente per lei, in quel momento arrivò un principe forte e valoroso che si offrì di aiutare la bella principessa in cambio di un bacio. Ci fu un duro scontro, poi. Il drago era molto feroce e non voleva cedere il castello alla principessa, ma il principe Michael era più forte e così riuscì a sconfiggere il mostro. Dopodiché, il principe andò dalla bella principessa per darle la buona notizia. La principessa era così felice che ringraziò il principe mille volte prima di baciarlo»
«E tutti vissero felici e contenti.» conclude Beth con un sorriso.
«Esatto pulce, ora vai a nanna» parla Michael che si alza dal letto e sistema le coperte.
«Notte Beth.» la saluta con un bacio sulla fronte.
«Notte papà, notte Sophie»
«Buona notte, piccola» dice Sophie lanciandole un bacio.
 
 
 
***
 
 
 
«Forse è meglio se m’incammino» dice Sophie in imbarazzo, le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans.
«Sei sicura che non vuoi fermarti ancora un po’?»
«Ma sono le dieci di sera e io-»
Michael scuote la testa «Ti offro un succo all’ace. Non puoi dire di no a un succo all’ace.»
Sophie sorrise e accetta, anche se, in realtà, non può dire di no a lui.
Rimangono seduti sul divano a chiacchierare ancora un po’, parlano del passato, dei loro sogni e poi tornano a parlare di Beth.
«È proprio una splendida bambina» afferma Sophie appoggiando il cartone del succo sul tavolino.
 «Già. Agli inizi è stato dura crescerla da sola ma credo di aver fatto un buon lavoro.»
«Assolutamente.»
Le conversazioni sono sciolte e fluide, non ci sono accenni di imbarazzo, ridono e scherzano come se fossero vecchi amici.
«Ma, se posso sapere, che fine ha fatto la madre?»
Michael sospira e si passa una mano tra i capelli «Non ne ho idea. Io e Georgia non ci sentiamo da almeno un anno.»
«M-Mi dispiace, Michael.»
Alza le spalle «Non eravamo ancora pronti a fare i genitori, senza casa, senza un lavoro fisso e lei ha preferito andarsene.»
Nella stanza cala il silenzio. Sophie tortura una pellicina della mano alla ricerca di parole di conforto, mentre Michael vorrebbe dirle che non passava una serata così piacevole da tempo.
«Forse è meglio che vada» dice Sophie con un accenno di tristezza nella voce che maschera male.
«Ti accompagno a casa» si affretta Michael e si alza in piedi assieme a Sophie.
Si accorgono in quel momento di essere molto vicini. Michael la sovrasta di almeno dieci centimetri e Sophie si accorge che la barba sta ricrescendo sul viso ancora giovane dell’uomo.
«Non ti scomodare, ti ho già disturbato abbastanza» Sophie deglutisce a fatica, era rimasta incantata dagli occhi verdi di Michael da quando le aveva aperto la porta di casa ma vederli così da vicino le faceva uno strano effetto.
«Insisto» soffia lui con un sorriso.
L’orologio segna le 11.26pm quando Michael rientra in casa e si massaggia incredulo la guancia nel punto in cui Sophie gli aveva dato un bacio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
























MY LITTLE TALK
Heyhey, come state?
Non ho molto da dire sul capitolo a parte che Sophie/Sasha è stupenda e vorrei essere come lei, sigh. Inoltre Elizabeth è una cucciola e Michael lo amo come sempre quinti tutto regolare direi.
Se vi è piaciuto il capitolo spero di ricevere un commentino e vi lascio altri link dove potete trovarmi:
- No sounds without silence (che ho deciso di finire visto che mancano pochi capitoli):
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3105743&i=1
- Teach me (conclusa):  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3230373&i=1
- Fix it (conclusa): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3126821&i=1
putroppo ho avuto problemi con l'editor e il testo è privo di banner e non centrato, spero che ERika mi risposa al più presto in modo da sapere cosa (cazzo) non funziona.
bacissimi
Megghy

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Capitolo 4
*** What about us? - baby-sitting ***


What about us? - Baby-sitting
 
 
 
 
 
Quel giorno è iniziato male e non può che proseguire nello stesso modo.
Per iniziare, la sveglia ha interrotto un sogno bellissimo (ora non ricorda bene ma è sicuro che ci fosse anche Sophie), era inciampato nel paio di pantaloni che aveva lasciato a terra la sera prima e scoprì con orrore di aver finito il caffè.
Beth, ancora assonnata, mangia lentamente il suo latte e cereali e Michael è quasi sicuro che le si chiuderanno gli occhi e la faccia finirà nella tazza.
Lancia uno sguardo veloce all’orologio Sa di essere in ritardo ma, sinceramente, non gli interessa nemmeno più di tanto.
Si alza da tavola per sciacquare la sua tazza quando, improvvisamente, sente il cellulare squillare sul tavolo. Si asciuga le mani malamente e risponde.
«Pronto?»
«Michael, ciao. Scusa per l’ora ma Karen ha la febbre molto alta e non riesce a tenere Beth oggi, non vorrebbe attaccarle qualcosa»
Michael serra le mani fino a quando le nocche non diventano bianche e cerca di non mandare a quel paese suo padre. Non poteva chiamarlo prima?
«Va bene, adesso vedo di trovare una soluzione per Beth, hai bisogno di qualche medicina?»
Sente alcuni rumori di sottofondo e poi Daryl risponde nuovamente «No, no. Tranquillo, dai un bacione a Beth da parte nostra. Ciao Mike»
«Sarà fatto, e dì a mamma di curarsi»
Attacca il telefono e si gratta la testa nervoso. Non può portare Beth a lavoro, sarebbe una continua distrazione per lui tenerla d’occhio e non poteva rischiare che il capo la vedesse nel suo ufficio.
Poi gli viene un’illuminazione.
 
 
 
***
 
 
 
Michael osserva il suo riflesso nella porta a vetri e si sistema i capelli – oggi più indomabili del solito – e infine si decide a suonare il campanello.
Aspetta qualche minuto quando sente dei passi farsi sempre più vicini alla porta. Sophie appare sull’uscio con addosso una maglietta larga che le arriva alle ginocchia, il viso pulito senza trucco e i capelli raccolti in uno chignon disordinato.
«Mi-Michael?» esclama sorpresa strofinandosi gli occhi. Qualcosa le diceva che stava ancora sognando «Ma che ore sono?»
«Purtroppo per me sono le 8.09 e sono in un ritardo pazzesco. Mia mamma ha chiamato adesso dicendo che è ammalata e non può tenere Beth ed Elizabeth ha insistito tanto per stare con te qui. È un problema se te la lascio, oggi? Sono davvero imbarazzato a darti questa responsabilità ma non ho altre soluzioni. Riesci a farmi sto favore?»
Sophie sta ancora metabolizzando le parole e sbadiglia ogni due parole poi annuisce per fargli capire che lo sta seguendo.
«Certo, dalla pure a me. Oggi non avevo niente da fare a parte riposare ma quanto può essere difficile starle dietro?»
Michael si apre in un sorriso «Bene, allora: questa è la borsa dei giochi, Beth mangia sempre alle 11 una barretta al cioccolato, cercherà in tutti i modi di averne due, tu rifiuta» e intanto le mostra la barretta di cui parlava «Poi pranza per le 12.30, dopo dorme qualche ora e quando si sveglia vuole giocare e fa merenda con un frutto, la TV è concessa solo mezz’oretta mentre mangia e le piacciono i cartoni su Channel 6, ho appuntato tutto su una foglietto»
Sophie prende in mano il foglio e ride tra sé e sé «Eri sicuro che avrei accettato?»
«In caso contrario avrei sfoggiato il mio fascino» scherza lui facendola ridacchiare.
«È in buone mani, puoi stare tranquillo» lo rassicura Sophie lanciando un’occhiata a Beth che le sorride, anche lei assonnata.
«Grazie mille, non so davvero come ringraziarti Soph. Ti devo un favore» dice imbarazzato.
E poi, da dove gli è uscito Soph?
Vede Sophie arrossire e approfitta per salutare Beth e si piega per essere – bene o male – all’altezza della figlia. «Vedi di fare la brava con Sophie, non farla disperare e niente capricci. Intesi? Torno a casa per l’ora di cena. Ciao amore.»
Elizabeth annuisce e lo abbraccia «Ciao papà.»
Sophie osserva la scena intenerita, pensando che Michael sia il padre migliore del mondo e che sia fortunato ad avere una bambina come Elizabeth.
«Grazie ancora, Sophie.» ripete Michael.
«Smettila di ringraziarmi, lo sai che pe me è un piacere badare a Beth, adesso va’ a lavoro che sei in ritardo»
«Va bene, a stasera» le sorride.
«Buon lavoro»
Michael si avvia verso la macchina e giura che, se chiude gli occhi, riesce a rivedere il sorriso di Sophie.
 
 
 
***
 


Arriva in ufficio con quaranta minuti di ritardo e, con sorpresa, nota che il suo cartellino è già stato timbrato.
Sospira e ringrazia Gemma mentalmente per poi dirigersi verso la macchinetta del caffè. Prende due cappuccini e due twix, non è del tutto certo che a Gemma mangi quel genere di cose, ma il twix piace a tutti, questo poco ma sicuro.
Arriva alla sua postazione che Gemma sta parlando al telefono.
«Sì, certo. Me ne rendo conto ma… come dice? Giovedì? Uhm, va bene. La richiamo più tardi per confermare. Arrivederci»
Una cosa che non sopporta di gemma, è che, sul lavoro, non guarda in faccia nessuno. È una persona determinata, quando vuole qualcosa la ottiene di sicuro correndo qualsiasi rischio.
«Guarda chi ti ha portato la colazione» esclama Michael da dietro, facendola sobbalzare sulla sedia.
«Mi hai messo paura» esclama Gemma ridacchiando.
Michael non bada molto alle sue parole, entra nel suo piccolo ufficio e poggia sulla scrivania i cappuccini e le barrette, poi appoggia la schiena contro lo spigolo della porta «Questo perché sei stata gentile a timbrarmi il cartellino oggi»
«Ho visto che non arrivavi e ho pensato fosse successo qualcosa»
«Sì, ho avuto problemi con Beth. Mia mamma è ammalata e non sapevo a chi lasciarla»
«Potevi portarla in ufficio come l’altra volta. Io e lei ci siamo divertite assieme» lo interrompe lei.
E qui Michael si trattiene dal ridere perché Beth ha sempre classificato Gemma come “la strega cattiva delle storie” quindi no, non si erano divertite assieme. E, per di più, sa che Gemma mente perché lei i bambini li odia.
«Per fortuna la mia vicina di casa riesce a tenerla oggi. Si è appena trasferita e Beth sembra adorarla. È molto giovane, ha un bel sorriso e ci sa fare coi bambini. Insomma, è una baby-sitter mancata e…» Michael interrompe il suo flusso di parole per due motivi: 1. Gli è venuta in mente un’idea strabiliante e 2. Gemma lo sta osservando con uno sguardo inquisitore.
«Non lo mangi il twix?» cambia argomento lui notando che gemma ha quasi finito il caffè ma non ha toccato il cioccolato.
E, per di più, non capisce perché le abbia detto tutte quelle cose su Sophie, nemmeno sono amici loro.
«Non mi piace il cioccolato e sono allergica al caramello» spiega inclinando la testa di lato, scoprendo il collo lungo e ancora giovane.
Michael si porta una mano al cuore con fare teatrale «Allora ne mangerò due io» dice prendendo in mano le due barrette.
Gemma fa schioccare le labbra e si sposta una mano tra i capelli, come a volerlo provocare «Senti, mi chiedevo se questo weeken-» la sua voce viene interrotta dal suono del telefono.
Borbotta un «scusa» e si affretta a rispondere al telefono.
Michael annuisce e alza la mano in segno di saluto lasciando l’ufficio. Fa finta di non aver notato lo sguardo triste nei suoi occhi e pensa a tutto il lavoro che deve fare oggi.
 
 
 
***
 
 
Durante la pausa pranzo, Michael cerca in tutti i modi di evitare Gemma e corre al “Blue”.
Ha già avvisato Calum del suo arrivo e non vede l’ora di sedersi al bancone, sorseggiare una birra e raccontare all’amico dell’incontro di ieri.
Quando mette piede nel locale, trova Calum intento a parlare con una ragazza dai capelli scuri che ride e lancia la testa all’indietro ogni volta che il moro apre la bocca.
«Mike!» saluta Calum alzando una mano verso l’amico.
Michael si avvicina al bancone e prende posto ricambiando poi il saluto.
Cal dice qualcosa all’orecchio della ragazza che arrossisce e poi raggiunge Michael.
«Non voglio immaginare la porcata che le hai detto» scherza Michael fingendosi disgustato.
«Fai bene, probabilmente non riesci nemmeno a pensarle»
Michael alza gli occhi al cielo e ordina un banino con una mezza birra.
«Ho scoperto chi si è trasferito difronte a me» esordisce mentre Calum riscalda il panino per lui.
«Ah sì?»
«Una ragazza fantastica. Sì, insomma, stavo riflettendo sulle cose che dici sempre tu o i miei genitori di trovare una compagna e poi BUUM» esclama di colpo facendo sobbalzare Calum che lo manda a quel paese dallo spavento «Bussa alla mia porta Sophie»
«Sophie?»
«Esatto, hai capito bene. Capelli biondi, occhi azzurri e un sorriso stupendo. Siamo stati assieme tutta la sera a parlare e stare dietro a Beth e allora… allora ho capito! Ho capito che io e soprattutto Beth, abbiamo bisogno di una figura femminile al nostro fianco»
«E quindi “Michael-sono-misogino-lasciatemi-stare-Clifford” ha avuto un bel colpo di fulmine, eh?»
«Sì, ed è una cosa spaventosa» dice disperato, passandosi una mano tra i capelli.
Calum sorride e scuote la testa. Il panino è pronto e lo toglie dal microonde, poggiandolo su un piatto.
«Perché?»
«Perché… tu hai ragione! Sono rimasto solo per tre lunghi anni che non mi ricordavo come fosse stare in compagnia di qualcuno e ora che ho provato questa sensazione di appartenere a qualcosa non ne posso più fare a meno. Non voglio più stare da solo e una figura femminile è importante per Beth, soprattutto per quando sarà più grande. E nonostante adesso abbia voglia di… “rimettermi sul mercato” ho paura di essere lasciato da solo. Quando è successo con Georgia, Beth era appena nata, adesso inizierebbe a farsi domande e non vo-» Michael parla veloce come una mitraglietta, dice cose e poi si contraddice. È confuso, ha paura. Si sente un ragazzino alla prima cotta, peccato che sia un uomo adulto con una bambina a carico.
«Tu stai partendo in quarta. Frena un attimo, amico. Questa Sophie ti ha fatto uno strano incantesimo» scherza Calum e Michael alza gli occhi al cielo addentando il panino «Hai finalmente afferrato che hai fatto la vita da zitello per tre lunghi anni ma non devi recuperare tutto subito! E da come la descrivi, Sophie sembra una brava ragazza. Non pensi che sia uno spreco non rischiare per paura di soffrire? Sei molto prevenuto»
Michael rimane in silenzio domandandosi quando Calum si sia fatto così saggio.
 
 
 
***
 
 
 
Parcheggia la macchina nel viale che sono le 6 in punto. Si slaccia la cravatta e la lascia sul cruscotto e prima di uscire, prende la rosa che aveva comprato per Sophie in una bancarella che ha trovato lungo il tragitto.
È un bel modo per sdebitarsi, no?
Nasconde la rosa dietro la schiena il campanello.
«Arrivo» canticchia Sophie correndo ad aprirgli «Michael, sei in anticipo. Entra pure. Beth è in camera mia. Abbiamo… abbiamo provato a fare i muffin ma è successo un bel casino e ci siamo sporcate. Le ho fatto un bagnetto veloce e ora la sto aiutando a rivestirsi»
Michel cerca di non ridere e stringe tra i denti le labbra carnose notando come Sophie sia ancora più bella quando in imbarazzo.
«Hai finito?» chiede, ed aspetta che Sophie annuisca per proseguire e mostrarle la rosa che le ha comprato «Questa è per te» esclama arrossendo sulle gote.
«Michael ma… ma è bellissima! Grazie mille» esclama prendendo in mano la rosa bianca e portandola al viso per annusare il suo dolce profumo «Entra pure e scusa il disordina ma non sono ancora riuscita a svuotare tutti gli scatoloni» spiega velocemente.
Michael si fa largo e si accorge di come il soggiorno sia ancora spoglio.
«Non dovevi proprio. Mi sono trovata bene con Beth»
«È tutta una tattica per un complotto che ho programmato in ufficio» scherza passandosi le mani tra i capelli «Non è che ti andrebbe di fare la bby-sitter a tempo pieno?»
Il sorriso che Sophie gli regala è ancora più grande di quanto si aspettasse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
MY LITTLE TALK.
Sinceramente questo capitolo non mi fa schifo, di più.
È stata una settimana infinita, piena di compiti e interrogazioni quindi la mia mente non è riuscita a farmi venire in mente idee miglio ma, lato positivo, questo capitolo è mooolto lungo! (2000 parole precise precise!)
Non ho molto da aggiungere, al porssimo capitolo!
Bacissimi
Megghy


p.s. passate di qui se volete!
- No sounds without silence (che ho deciso di finire visto che mancano pochi capitoli): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3105743&i=1
- Teach me (conclusa):  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3230373&i=1
- Fix it (conclusa): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3126821&i=1

 

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Capitolo 5
*** What about us? - Not Yours ***








What about us? - Not yours

 
 
 
 
 
“Quando ti vidi mi innamorai e tu sorridesti perché lo sapevi.”
Michael ha capito a pieno il significato di quella frase, non gli era mai piaciuta la letteratura, era uno studente molto superficiale all’epoca.
È passato un mese dal primo incontro con Sophie, da quando ha deciso di andare avanti con la propria vita e cercare una nuova compagna. Una nuova compagna che non avesse vent’anni.
Aveva conosciuto alcune ragazze al “Blues”, ma nessuna aveva quel sorriso.
Ne parlò con sua mamma – evento più unico che caro – e lei aveva alzato le spalle.
«Sophie mi sembra una brava ragazza, molto matura per la sua età e non vedo perché non le hai ancora chiesto di uscire se ti fa questo effetto» disse Karen
«È questo il punto, mamma. “Per la sua età”. Lei ha vent’anni e io vado per i trentadue, sono troppo vecchio per lei.»
Michael si ricorda di aver morso la propria lingua, non aveva mai esternato questa sua paura e gli aveva fatto senso usare il termine “vecchio”.
«Non farti sentire da tuo padre, lui ha otto anni più di me. Vedi? Io e tuo padre abbiamo otto anni di differenza eppure stiamo bene.» insistette Karen che sbatteva le mani sul tavolo, l’ultima parola doveva essere sua. Sempre.
«Erano altri tempi, mamma. E papà non aveva una figlia di tre anni avuta con un'altra donna.»
Karen sospirò e si alzò da tavola «Hai ragione, Mikey. Erano altri tempi, tempi migliori. E tu sei un vero sciocco a non provarci con quella povera ragazza che stravede per te.»
Michael ha appena fatto la spesa, Elizabeth passa il weekend dai nonni così da avere il sabato sera tutto per lui e Caroline, una ragazza che gli ha presentato Calum.
È piacevole stare con Caroline, è molto intelligente, simpatica con una risata contagiosa. Peccato che non sia il suo tipo esteticamente. Ha un fisico che Michael definisce “secco”, la pelle rovinata dall’eccessivo fumare e non gli piace il sorriso che ricorda quello di Gemma, un sorriso malizioso privo di innocenza.
Parcheggia nel vialetto di casa e, come da copione, lancia un’occhiata alla casa di Sophie.
Scuote la testa perché lui non può essere così. Nemmeno quando al liceo era innamorato di Connie Brown era così maniacale.
Inizia a scaricare le borse dalla spesa dal bagagliaio quando delle risate in lontananza lo incuriosiscono.
Alza lo sguardo e nel vialetto della casa di Sophie la trova a scherzare con un ragazzo alto, capelli ricci e un sorriso che Michael etichetta “da scemo”.
Osserva la scena: i due continuano a ridere e scherzare, Sophie passa una mano tra i ricci del ragazzo per fargli dispetto. Il riccio poi cerca la mano di Sophie - incastrandola con la sua – e la tira a sé facendola ridere ancora più forte. Vede i loro visi farsi sempre più vicini e poi lui le lascia un bacio sulla guancia.
Sposta immediatamente lo sguardo, per non farsi sorprendere a spiarli e perché è avvolto da un velo di gelosia. La sua mente torna al loro primo incontro quando Sophie l’aveva salutato sull’uscio della porta.
Cosa si aspettava? Che una ragazza come lei (bella, giovane, intelligente) potesse invaghirsi di un uomo con una figlia a carico?
Osserva il ragazzo sfrecciare via sulla sua moto e rialza lo sguardo su Sophie che si è accorta della sua presenza e si sta avvicinando verso di lui.
«Ciao Michael» lo saluta con un abbraccio veloce che Michael non fa in tempo a ricambiare.
L’avrebbe voluta prendere come aveva fatto il ragazzo prima, avvicinarla a sé e stringerla forte, perdendosi nel suo dolce profumo. Alcune volte è una sofferenza vederla tutti i giorni giocare con Beth. Alcune volte è una sofferenza sapere che non sarà sua.
«Hey» la saluta cercando di apparire felice.
«Come stai? Beth è dai nonni?»
Michael non la guarda negli occhi, ha la schiena dritta e i muscoli tesi «Sì, sta da loro tutto il weekend» scarica anche l’ultima borsa e chiude il bagagliaio.
«Che fai stasera?» continua Sophie seguendolo.
«Niente» mente «E tu?»
«Vado in un locale con alcune amiche dell’università»
Michael stringe la presa sui sacchetti di plastica e le nocche diventano bianche al pensiero di vederla assieme a quell’altro ragazzo.
«Ci sarà anche lui?» si lascia scappare quel pensiero mentre cerca le chiavi nella tasca dei jeans.
«L-Lui chi?» balbetta Sophie accigliata.
«Il ricciolino con cui parlavi prima» spiega sbrigativo entrando in casa.
Sophie lo segue trotterellando come se fosse la sua ombra e ci pensa lei a chiudere la porta di casa.
Michael poggia le buste sul tavolo della cucina e inizia a svuotare il contenuto.
«Il ricciolino si chiama Ashton» specifica Sophie incrociando le braccia al petto «E comunque non ci sarà, è un’uscita tra donne»
Nessuno parla più, gli unici rumori che si sentono sono i passi di Michael che si muove per la stanza e le ante della credenza che si aprono e chiudono.
«È il tuo ragazzo?» chiede cauto, timoroso della risposta.
Scorce il naso «Siamo amici»
Michael non risponde, le dà le spalle e sistema lo zucchero e il caffè.
Dietro di sé, Sophie si avvicina di soppiatto e si alza sulle punte per raggiungere l’orecchio di Michael.
«Non è lui chi mi interessa» soffia facendolo rabbrividire.
Si volta lentamente cercando gli occhi di lei. Si accorge in quel momento che Sophie indossa una maglietta scollata e degli shorts di jeans che non gli piacciono per niente, troppo corti.
Cerca di sorvolare l’improvviso cambiamento di Sophie e si ricorda della busta sul tavolo del soggiorno.
Esce dalla stanza borbottando un frettoloso “aspetta” e si dirige in soggiorno sotto lo sguardo vigile di Sophie che non capisce cosa stia succedendo.
Torna in cucina che si rigira tra le mani una busta bianca e gliela porge.
«Che cos’è?» chiede Sophie curiosa.
«Apri.»
Sophie sorride come una bambina e apre la busta attenta a non romperla. È pur sempre qualcosa di Michael, l’avrebbe custodito assieme alle altre cose che le aveva dato quel mese.
Michael osserva la bocca di Sophie aprirsi e chiudersi all’improvviso. Deglutisce a fatica e scuote la testa.
«Non… non posso accettare» borbotta richiudendo la busta come se ci fosse dentro qualcosa di pericoloso e gliela porge.
«Te li sei meritata. Pensavi davvero che avresti fatto la baby-sitter gratis?» scherza Michael.
«Sono troppi soldi. Non posso, davvero. Lo sai che è un piacere che ti faccio»
Michael sbuffa e si passa una mano tra i capelli.
«Oppure…» sussurra Sophie «Potresti usare questi soldi e portarmi fuori a cena. Che ne dici?»
Michael perde il respiro per un attimo. Gli sta chiedendo di uscire?
 
 
 
 
***
 
 
 
Michael esce di casa per le 8.30pm. Indossa un paio di jeans e una camicia bianca che usa anche per andare a lavoro e le sue vecchie converse alte perché è riuscito a togliersi i piercing e a non tingersi i capelli ma non potrebbe mai rinunciare alle sue amate converse.
Nel viale, vede tre macchine parcheggiate vicino a casa di Sophie.
Immagina come sarà la sua serata. Gli ha detto che sarebbe andata in un locale con le amiche ed era più che certo che una decina di ragazzi ci avrebbe provato con lei. Stringe i pugni al pensiero e si concentra sulla cena con Caroline.
In realtà gli è anche passata la fame.
Dopo mezz’ora di macchina, Michael raggiunge il ristorante cinese che ha prenotato Caroline.
È un ristorante enorme e molto costoso, uno tra i più famosi di Sidney e si sente un po’ a disagio a entrare in un posto come quello, non era decisamente nel suo stile.
Il locale è poco illuminato e disposto di un palco dove ci sono delle ballerine che intrattengono i clienti danzando canzoni tipiche del Paese.
Vede il braccio di Caroline agitarsi per farsi notare e Michael la raggiunge, alza la mano in segno di saluto e lei gli sorride.
Indossa un vestito verde con un’ampia scollatura sulla schiena che mette in risalto i suoi capelli rossicci.
«Ciao» lo saluta senza smettere di sorridergli e lo accoglie con un bacio sulla guancia.
«Wow, Caroline, sei uno schianto» dice e non sta mentendo. Sebbene non fosse il suo tipo, è certo che metà sala abbia lanciato uno sguardo nella sua direzione almeno una volta.
Caroline è una donna forte e molto sicura di sé e queste sue qualità non fanno altro che alimentare il suo charm.
Iniziano a parlare della loro giornata, del lavoro e del college finendo in un lampo gli involtini primavera e il riso cantonese.
Una volta finito il pollo alle mandorle, Caroline inizia a fare domande su Elizabeth.
Di solito a Michael non piace parlare di sua figlia perché poi iniziano anche le domande sulla madre, ma questa volta non sembra essere turbato e inizia a raccontarle di Beth, di quanto sia sveglia e buffa la sua bimba e le fa vedere anche delle foto sul telefono.
«È proprio una bella bambina» commenta Caroline «Io ho un nipote di cinque anni, è una peste»
Michael vorrebbe chiederle qualcosa sopra il nipote quando il suo cellulare inizia a squillare.
«Scusami» dice a caroline prima di rispondere al telefono «Pronto?»
«Mike, sono Cal. Non voglio rovinare il tuo appuntamento ma qui al locale c’è Sophie con un gruppo di amiche e…»
«Sophie è al Blues?» lo interrompe preoccupato.
«Sì, ma non è questo il vero problema. Lei… ha bevut-»
«Non dire altro, tra venti minuti sono da te.»











































MY LITTLE TALK
BUONA DOMENICA, GIOVANI MARMOTTE!
come state?
questo capitolo non è molto lungo ma ho avuto una settimana così merdosa che What abous us è passsata in secondo piano :(
Maaaaaaaaa qui ci sono delle belle svolte, non credete?
intanto c'è l'arrivo di AshyAShy <3 e poi abbiamo Caroline che, sono più che
certa, riceverà tutto l'odio del mondo perché si sta mettendo tra Michael e Sophie ma lasciamole il beneficiio del dubbio, che dite?
In settimana ho anche concluos ua Fan Fiction che si intitola "No sounds without silence" se avete voglia passate, sono appena 13 capitoli :)
ora mi dileguo e grazie della vostra attenzione,
bacissimi
Megghy

 

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Capitolo 6
*** What about us? - Love me like you do ***


What about us? - Love me like you do
 
 









 
 
«Ci sono problemi?» chiede Caroline preoccupata.
«Io… mi dispiace Caroline ma è meglio se vado»
Caroline gli sorride comprensiva e allunga la mano sul tavolo fino a trovare quella di Michael «Tranquillo, va tutto bene»
Michael è certo che, se non fosse stato così preso da Sophie, sarebbe stato più che felice con Caroline. Insomma, altre donne si sarebbero offese invece lei si era dimostrata molto comprensiva.
«Lascia che ti accompagni a casa» le propone e poi ferma un cameriere per avere il conto.
Inizialmente Caroline non voleva nemmeno il passaggio di Michael ma era il minimo che potesse fare.
Durante il tragitto in macchina, Caroline gli chiede chi fosse Sophie e Michael inizia a sudare.
«Michael, guarda che l’ho capito che non ti interesso in quel senso. Possiamo sempre provare ad essere amici, non trovi?»
Michael la guarda velocemente prima di riportare lo sguardo sulla strada «Tu… come l’hai capito?»
Caroline alza le spalle con un sorrisetto «Certe cose noi donne le sentiamo e poi ho visto com’eri agitato al telefono per quella Sophie. Ti piace tanto?»
Sbuffa ed annuisce.
«E come mai sei uscito con me anziché con lei?»
Michael osserva attentamente il paesaggio fuori dal finestrino in attesa del verde.
Sono le 23.38 e inizia ad avere paura per Sophie, e se qualcuno le si fosse avvicinato con cattive intenzioni?
«È complicato»
Caroline annuisce comprensiva «Adesso devi girare e andare dove c’è il portone nero» spiega quando la luce verde del semaforo si accende.
Parcheggia sotto casa di lei e si slaccia la cintura. Caroline è messa di lato che lo osserva attentamente.
«È stata una bella serata, mi ha fatto piacere parlare con te»
«Mi sono divertito, mi dispiace solo per l’imprevisto»
Caroline scuote la testa «Non pensarci» sussurra.
Michael sente le braccia delle donna circondargli il collo e le sue labbra sulla guancia.
«’Notte, Michael»
 
 
 
***
 

 
Michael percorre le strade di Sidney a tutta velocità, fregandosene dei limiti imposti dalla legge.
La sua unica preoccupazione al momento è Sophie.
Continua a pensare a tutti i ragazzi presenti in sala, degli occhi e delle mani sul suo corpo giovane.
Scaccia quei pensieri malsani e si concentra sulla strada, attento a non investire nessuno.
Sa che il locale è controllato e che Calum la starà osservando attentamente.
Approfitta del semaforo rosso per prendere il telefono e chiamare Calum.
«Michael, ma dove sei?» risponde il moro scocciato.
«Sto arrivando» risponde ripartendo.
«Ok, Sophie è qui con me nel retro del locale. Ha bevuto ed è inciampata, penso che si sia fatta male alla caviglia ma riesce a camminare»
Michael tira un sospiro di sollievo sapendo che lei ora è al sicuro.
«Sei sicuro che sia Sophie, la mia Sophie?» chiede premuroso.
Calum, dall'altro capo del telefono, osserva la ragazza brilla ondeggiare sullo sgabello girevole. Non aveva mai visto Sophie di persona (fino a quel momento) ma si ricordava perfettamente di una foto che gli aveva fatto vedere Michael sul telefono e poi l'aveva segretamente cercata su Facebook: Sophie Miller.
«È lei, ne sono certo. Mi ricordo le foto che mi hai fatto vedere Michael.»
Michael annuisce e vede l'ingresso del Blues pieno di gente.
«Sono arrivato, parcheggio e arrivo»




 
***




Una volta nel locale, Michael si fa indicare da Mali, la sorella di Calum, la porta del ripostiglio.
Sente il cuore battergli all'impazzata, lui è lì per portarla a casa sana e salva, si sente quasi un eroe.
Il locale è gremito di ragazzi ubriachi e l'odore dell'hascisc gli pizzica le narici.
In quel momento si sente vecchio, sembra che siano passati secoli dall'ultima volta che è entrato in una discoteca o quando ha bigiato per andare a fumare una canna con Luke e Calum.
Una volta arrivato nel ripostiglio tua un sospiro di sollievo.
Calum le parla per tenerla sveglia e le da bere un bicchiere di acqua.
«Mich!» esclama Sophie e si alza dallo barcollando.
Michael le va incontro e la ragazza si lascia cadere tra le braccia forti di Michael.
«Ciao» lo saluta ridacchiando.
Indossa un vestito a fantasia militare che le fascia il corpo snello e un paio di tacchi vertiginosi. Ora non si sorprende del fatto che sia inciampata.
«Non è slogata» commenta riferendosi alla caviglia.
«È solo gonfia, devi metterle del ghiaccio»
«Mi fai da infermiere, Mich?» chiede Sophie senza togliersi dalla bocca un sorriso da ubriaca.
Michael la sente così piccola. È sempre stato abituato a una Sophie matura e responsabile, ora le sembra di avere tra le braccia una bambina, una seconda Elizabeth.
Cerca di sorvolare il commento fatto e ignora le mani di Sophie che si muovono lentamente sul suo petto.
«È meglio se ti porto a casa, riesci ad avvisare tu le sue amiche?»
Calum annuisce «Le stavo tenendo tutte d'occhio»
Michael ringrazia l'amico con un cenno delle testa e prende in braccio Sophie come si fa con le spose.
Sophie ride, lancia la testa all'indietro e poi si stringe forte a lui.
«Ah, Mikey!» lo richiama Calum facendolo voltare - Non male - sghignazza facendogli un occhiolino.
«Torna a lavorare, Cal»
 
 
 
***
 

 
Il viaggio in macchina non è stato affatto facile. Ogni scusa, per Sophie, era buona per toccare Michael, troppo concentrato sulla guida per degnarla di uno sguardo.
Una volta parcheggiato nel viale di casa, Michael slaccia la cintura a Sophie e poi pensa alla sua.
Succede tutto in un attimo: tempo di girarsi che Michael sente sulle labbra il sapore di Sophie. Muovono le labbra in sincronia, come se non avessero fatto altro nella vita.
«Lo volevo da così tanto» sussurra Sophie scendendo a baciargli la mascella.
Bastano quelle cinque parole a fargli perdere il lume della ragione: Michael prende agilmente Sophie adagiandola sopra di sé, le ginocchia ai lati dei fianchi.
Sente la mani di lei sbottonargli la camicia e la blocca.
Sophie si allontana e apre gli occhi cercando lo sguardo di Michael. Che abbia sbagliato qualcosa?
Michael legge la sua insicurezza negli occhi di Sophie e la bacia come se volesse dire “non qui”.
Apre la portiera e corrono verso la porta di casa, a Michael tremano le mani quando inserisce le chiavi nella toppa e una volta dentro, Sophie si lancia sulle sue labbra.
Senza interrompere il bacio, Michael la prende il braccio e la porta al piano di sopra, nella sua camera da letto dove nessuna donna, a parte Georgia, ci ha messo piede.
Si siede sul letto e porta con sé Sophie. La stanza è illuminata dai raggi della luna che filtrano dalla finestra, la tapparella ancora alzata.
Sophie ricomincia a slacciare i bottoni della camicia di Michael e lascia scivolare l’indumento lungo le braccia forti. Gli accarezza il petto e sente il sottile strato di peluria solleticargli i polpastrelli.
Michael le accarezza le gambe, dal basso fino a raggiungere il bordo del vestito che poi le sfila. Sotto indossa dell’intimo semplice, niente pizzo o seta, non ha bisogno di altro per apparire seducente.
È un gioco di sguardi, sorrisi tra i baci e lente carezze.
Ogni tanto uno dei due si separa per dire qualche parola dolce - «sei finalmente mio», «sei bellissima», «resta anche domani» - ma poi le loro labbra si ritrovano immediatamente.
La porta sotto di sé e inizia a baciarle il petto, scendendo poi verso lo stomaco. Sophie ha un sapore così dolce che Michael pensa che non ne avrà mai abbastanza.
Si domanda poi quanti altri ragazzi l’abbiano posseduta prima di lui ma gli piace pensare di essere il primo.
Sophie è un fascio di nervi e trattiene il respiro quando Michael le sfila gli ultimi indumenti e la sovrasta con la sua figura.
«Lo voglio» dice «Ti voglio.»
















































MY LITTLE TALK.
io mi dovrei scusare come minimo un miliardo di volte.
non pubblico da due settimane e poii posto un capitolo corto maaaaaa......... FINALMENTE C'è LA SVOLTA CHE ASPETTAVAMOOOOO :))))))
*spara coriandoli*
spero di essermi fatta perdonare, girlzzz e come avete visto Caroline è dolce dolce e, se mi attengo ai piani, Caroline spunterà fuori ancora ma sarà sempre dalla nostra parte, é Gemma la stronza di turno (chiariamo solo)
Eeeeee la settimana prossima (sperando di non essere ancora in ritardo) oltre a pubblicare il prossimo capitolo di "What about us?" pbblicherò anche il prologo della mia nuova long: REBEL WITHOUT A CAUSE quindi dovete sempre tenermi d'occhio ùù
mi sono dilungata abbastanza, buon weekend a tutte e ditemi cosa pensate della storia,
bacissimi
Megghy


 

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Capitolo 7
*** What about us? - Morning ***

















What about us? - Morning
 
 
 







Il mattino seguente, Michael è semplicemente incredulo.
Se chiude gli occhi riesce a rivivere gli eventi della sera precedente e si sente bene. Non faceva l’amore da anni e questa volta era stata diversa, speciale proprio come Sophie che dorme sopra di lui.
Michael la osserva dormire e si domanda se lei stia sognando. Magari è proprio lui il soggetto dei suoi sogni. Chi può dirlo?
Avevano fatto l’amore, aveva sentito le mani di Sophie ovunque sul suo corpo, l’aveva fatta sua e fatta stare bene. Poi lei aveva poggiato la testa sul suo petto e gli aveva lasciato un ultimo bacio proprio sul cuore.
Fuori è giorno, l’orologio segna le 6.54 a.m. e finalmente Michael si decide a chiudere occhio perché sa che Sophie non lo lascia. Lui è ciò che vuole.
 
 
 

***

 
 
 
Contro ogni aspettativa, quando Michael si risveglia, poche ore dopo, Sophie non è più al suo fianco. L’altra metà del letto è fredda ma riesce ancora a sentire il suo dolce profumo.
Tira un sospiro di sollievo quando vede a terra il reggiseno e il vestito di lei, consapevole che non l’ha lasciato solo.
Indossa un paio di boxer puliti e i pantaloni di una tuta e scende le scale diretto verso la cucina.
Come immaginava, Sophie è ai fornelli che prepara le uova e il bacon.
Indossa la mutandine della sera prima e la sua camicia bianca, lasciando sbottonati i primi bottoni.
Senza far rumore si avvicina alla ragazza e circonda la sua vita con le braccia. Nasconde il viso tra i capelli e riesce a sentire il suo profumo sulla sua pelle (e giura che non ci sia nulla di più bello).
«Buongiorno, piccola» sussurra baciandole la testa.
«Mi hai fatto spaventare» ridacchia stringendolo a sé «Non riesco a credere che ciò che abbiamo fatto sia reale»
«Vuoi una seconda dimostrazione?»
Sophie si allontana da lui facendo l'offesa quando, in realtà, non le sarebbe affatto dispiaciuto tornare al piano di sopra e passare il giorno a letto con Michael.
«Va’ a sederti che è quasi pronto» dice Sophie in tono autoritario. Sente Michael ridere e borbottare qualcosa di incomprensibile.
«Come va la caviglia?» chiede Michael assaggiando le uova strapazzate.
«Oh, molto bene. Non era nulla di grave, come vedi riesco a muovermi» spiega «Non sapevo fossi amico del proprietario del locale, Caleb»
«Calum» la corregge «Siamo amici dai tempi del liceo, è uno dei pochi con cui sono ancora in contatto»
Sophie inizia a fare domande su Calum e l'altro membro del loro gruppo, Luke scoprendo tante cose su Michael.
«Ero un po' punk al liceo. Avevo un piercing al sopracciglio, mi tingevo i capelli di colori improponibili e poi, ovviamente» fa vedere le braccia tatuate «avevo i tatuaggi»
Sophie ora li osserva più attentamente e si ricorda di aver passato il contorno dei tatuaggi prima di addormentarsi, stretta tra le braccia di Michael.
«Avevamo una band, poi. Ci chiamavano "5 Seconds of Summer" eravamo anche fichi, abbiamo fatto un sacco di concerti a Sidney e Calum ha scritto delle canzoni. È stato a uno dei nostri concerti che ho conosciuto Georgia. All'epoca eravamo fidanzati con altre persone e ci odiavamo a morte. Lei era una delle studentesse più brillanti e una delle ragazze più belle della scuola. Ci siamo messi assieme durante l'ultimo anno e poi pure durante il college.»
Sophie non può fare a meno di notare il e lo di malinconia che traspare dagli occhi di Michael.
E poi la storia la sai, arriva Beth un po' di sorpresa e lei non ce la fa. Ha preferito andarsene»
Sophie cerca mano di Michael sul tavolo e gliela stringe forte «Hey, non ci pensare, adesso ci sono io qui con te» e subito vorrebbe rimangiarsi quelle parole per non sembrare avventata ma Michael le sorride e le stringe la mano.
«Ieri sera quando sono venuto a prenderti mi hai chiamato Mich»
«Non ti piace?»
Alza le spalle «Nessuno mi aveva chiamato così, mi piace» dice finendo la colazione «Oggi che fai?»
«Pensavo di rimanere a casa e riposare un pochino» dice girando la tazza tra le sue mani.
«E se venissi al mare con me e Beth? Gliel’avevo promesso, se poi sa che ci sei anche tu sarà ancora più felice»
Il volto di Sophie si apre in un bellissimo sorriso «Sì, molto volentieri»
Viene tutto spontaneo, muoversi assieme in quella casa troppo grande per due persone ma perfetta per una famiglia.
In cucina, Michael lava i piatti e le tazzine mentre Sophie asciuga e mette tutto a posto. In bagno, poi, mentre lui si lava i denti, la giovane ha appena finito di fare la doccia e ora si pettina i capelli.
Michael sorride tra sé e sé, pensando che potrebbe farci l’abitudine a questo nuovo stile di vita.
Ora la attende in macchina, è passata da casa a prendere i suoi vestiti e i teli da spiaggia.
Chiude gli occhi e butta la testa all’indietro. Ancora non ci crede che Sophie sia sua – perché lei gliel’ha detto ancora una volta quando erano a casa – e cerca di ricordare ogni istante della notte passata assieme.
«Cazzo!» esclama aprendo gli occhi di colpo.
In quello stesso istante, Sophie si è seduta a fianco a lui e chiude la portiera.
«Che succede?» chiede allacciandosi la cintura.
«Ieri sera non siamo stati molto… prudenti, ecco.»
Sophie arrossisce fino alla punta dei capelli «Oh.»
«Già, oh.» sospira mettendo in moto «Prima di andare a casa dei miei è meglio se facciamo un salto in farmacia, che dici?»
 
 
 

***

 
 
 
Michael si sta già pregustando la faccia di sua madre quando le presenterà Sophie.
Le stringe forte la mano mentre lei sposta il peso da una gamba all’altra, nervosa.
Insomma, incontrerà i genitori di Michael dopo aver passato la notte più bella della sua vita, coi capelli che urlano ancora “sesso” e gli occhi di una che è completamente persa dell’uomo al suo fianco.
«Non è meglio se aspetto in macchina?» chiede mentre Michael sta per suonare il campanello.
«Come mai?»
Sophie si guarda attorno come se volesse trovare una via di fuga e poi sbuffa «Perché non mi sento psicologicamente pronta a conoscere i tuoi genitori, mi sento estremamente a disagio e penso che potrei vomitare da un momento all’altro»
Michael scoppia a riderle in faccia «Non sono dei mostri, Soph. Sono i miei genitori»
«Lo so, lo so» scuote la testa «ma io ci tengo davvero a te e voglio fare un passo alla volta anche se… beh anche se… hai capito, no?»
Ridacchia e le lascia un bacio sulla fronte. Sa esattamente cosa intende dire e gli va bene così.
«Aspettami in macchina, d’accordo?»
Abbassa lo sguardo imbarazzata «Grazie»
 
 
 

***

 
 
Karen Clifford è una delle persone più sveglie e attente che Michael abbia mai conosciuto in vita sua e probabilmente in un’altra vita deve aver lavorato come profiler per FBI o qualcosa del genere. Nel momento esatto in cui apre la porta e guarda in faccia suo figlio, intuisce che è successo qualcosa.
«Niente da raccontarmi, Mikey?» chiede sospettosa facendo entrare il figlio in casa.
Michael nasconde un sorriso e guarda altrove «Cosa? E chi te lo dice?»
«I tuoi occhi, e quel sorriso da scemo che ti ritrovi stampato in faccia. È per la ragazza con cui sei uscito ieri sera?»
Mike si gratta la testa imbarazzato raggiungendo il salotto, probabilmente il padre e Beth devono essere al pieno di sopra perché la casa è particolarmente silenziosa.
«Ehm, non proprio. Ho visto Sophie ieri e… stiamo assieme, più o meno»
Karen si siede sul divano in pelle nera e unisce le mani «Come più o meno? O state assieme o no! Non ci sono vie di mezzo»
«Non gliel’ho ancora chiesto»
«Così ha già più senso. Beh, sono convinta che Beth sarà felice, parla sempre di Sophie come se fosse una dea e ieri ha fatto un disegno, aspettami»
Michael osserva la figura della madre alzarsi dal divano e raggiungere la cucina dove stacca dal frigorifero uno dei tanti disegni che Beth fa per lei e per il nonno. È una donna bella, forte e indipendente e spera davvero che Beth prenda tutto da lei.
«Ecco, guarda qui» dice rientrando nel soggiorno. Si siede nuovamente sul divano ed indossa gli occhiali da vista. Michael segue il suo esempio e si siede proprio affianco a lei contemplando il disegno.
C’è una casa grande con un tetto rosso e il giardino, una macchina nera e tre persone dal corpo sproporzionato. Si riconosce subito come l’omino alto e dai capelli biondi che tiene per mano una bambina (Beth) che guarda un’altra figura femminile coi capelli arancioni e boccolosi.
«Vede già Sophie come un membro della famiglia, non è bellissima come cosa?» domanda Karen togliendosi gli occhiali.
Michael accarezza il foglio, è una cosa bellissima, sì.
 
 
 
 
Durante il tragitto in macchina per il mare, Beth, seduta sul sedile posteriore, continuava a cantare delle canzoni Disney mentre Sophie ondeggiava la testa a ritmo di musica canticchiando sottovoce.
«Non canti?» chiede Sophie rivolta a Michael.
Accenna un sorriso «Uhm, nah»
«Ma mi avevi detto che suonavi in una band da giovane»
«Io sono ancora giovane, tesoro» sottolinea lui «E non canto da così tanto tempo che…»
«Canteresti per me?» chiede di slancio Sophie
Michael boccheggia, non canta da quando Georgia l’ha lasciato. Era solito canticchiare qualche canzone dei Radiohead per farla addormentare tra le sua braccia. «Siamo arrivati» esclama parcheggiando la macchina in un parcheggio vuoto.
La spiaggia è praticamente vuota e cerca subito con lo sguardo un posto all’ombra dove rifugiarsi, si è scottato così tante volte da perdere il conto.
«Beth, andiamo a cercare le conchiglie, dai» esclama Sophie prendendo per mano Beth che, come un razzo, si precipita sulla spiaggia.
Michael scuote la testa, ovviamente sarà lui a dover prendere l’ombrellone, le asciugamani e la borsa con dentro le creme solari e i giochi da spiaggia di Beth e sistemare tutto.
Dopo qualche istante, Sophie e Beth tornano da Michael.
«Grazie per avermi aiutato» dice sarcasticamente Michael, sistemandosi gli occhiali da sole sopra il naso.
Sophie ridacchia e osserva Beth prendere la parola «Abbiamo preso le conciglie» e fa vedere fiera quello che ha trovato sulla spiaggia.
«Conchiglie, Beth» la corregge Sophie «Si chiamano conchiglie»
Beth annuisce senza dare peso alle parole di Sophie e si siede affianco al suo papà, iniziando a giocare con la sabbia.
Michael si sistema meglio sull’asciugamano e chiude gli occhi. Non si è tolto la maglietta e non lo farà per tutta la giornata.
Sophie sbuffa, decisamente annoiata: Michael che sonnecchia e Beth che gioca da sola con la sabbia.
Lentamente, inizia a togliersi gli shorts di jeans e si sbottona la camicetta, rimanendo in bikini.
«Vuoi una mano a preparare i castelli di sabbia, Beth?» le chiede avvicinandosi, ma la bimba scuote la testa e continua a giocare da sola.
Sbuffa, nuovamente, e va a sdraiarsi affianco a Michael, poggiando la sua testa sul petto di lui.
«Qualcosa non va?» chiede Michael guardandola con la coda nell’occhio.
Sophie fa cenno di sì con la testa «Non mi piace stare in spiaggia a on fare nulla.»
Michael ridacchia «Mi sembri Beth.»
«Su, per lo meno fanno fammi le coccole» dice stringendosi ancora di più a lui.
Obbedisce subito, stringendo la giovane tra le sua braccia. È felice, ora: la sua bambina gioca poco lontano da lui e può stringere a sé la ragazza che l’ha tormentato da tempo.
Rimangono così per qualche minuto, quando Sophie si alza all’improvviso e cerca di mettere distanza tra i due.
«Tutto ok?» domanda lui, visibilmente preoccupato.
«Sì, cioè, no. Insomma… io adoro stare abbracciata con te e fare la coppia di pensionati sposati ma penso che forse è meglio rallentare. Beth potrebbe farsi domande sul nostro rapporto. Prima di ieri notte non eravamo così intimi.» spiega calcando l’ultima parola «Voglio davvero fare parte della famiglia, Mike. Ma temo che se andiamo così veloci la magia svanirà presto»
Michael osserva attentamente l’esprssione del volto, accorgendosi subito del tremolio incerto della sua voce e del suo sguardo basso.
«Soph, tu sei già della famiglia. Beth ti adora e così anche io» si avvicina e prende le sua manine tra le sue, visibilmente più grandi «Capisco il tuo punto di vista e condivido pienamente solo che…» a questo punto Michael si fa ancora più vicino, tanto da sussurrarle all’orecchio «Se ti presenti con un bikini del genere mi sarà difficile non starti addosso e vedrai cosa ti farà il pensionato.»
Sophie arrossisce fino alla punta dei capelli ed è costretta a mordersi l’interno della guancia per nascondere un sorrisino. Michael, d’altro canto, la osserva ghignando.
Sophie non può immaginare cosa l’aspetti quella sera.




































MY LITTLE TALK.
bella raga, come state?
SORRYYYY FOR BEING LATE ma la scuola mi tormenta e non ho il tempo per fare nulla. Davvero. Sul capitolo BEH HO TANTE COSE DA DIRE (In particolare sule ultime righe ma VI LASCIO IMMAGINARE, le scene smutty sono finite in questa storia, forse).
avrei tante cose da dirvi ma poco tempo, perché sono davvero di corsa. purtroppo temo che dovrete aspttare smepre due settimane tra un aggiornamento all'altro perché ora non ho più capitoli pronti, devo partire da zero e in una settimana non riesco a scrivere mezza riga :/
anyway ho iniziato una nuova Fan Fiction che aggiornerò ogni settimana (per ora) una long  acui sto lavorando da tantissimo (reason why, WAU è passata in secondo piano nella mia vita) ed eccovi il link:  sperando che vi piaccia (ci ho messo l'anima, giuro)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3309666&i=1
adesso scappo davvero, lasciate una recensione se volete darmi dritte for the future <3
bacissimi
Megghy

 

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