Lezioni di ballo

di Ragdoll_Cat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


L'Accademia dello S.H.I.E.L.D. non era poi così male. 
A differenza della Stanza Rossa le sessioni di controllo mentale non erano previste nel programma. 
I primi mesi erano stati un po' travagliati ma ormai era entrata in una specie di routine. 

Si alzava ogni mattina alle cinque, andava a correre per un paio d’ore; successivamente tornava nella sua stanza dove si faceva una doccia per poi dirigersi verso l’ampia sala mensa per la colazione. Generalmente stava sulle sue, gli altri cadetti la guardavano con sospetto misto a riverenza e quasi nessuno tentava di parlare con lei; i pochi coraggiosi venivano sempre ridotti al silenzio da quello sguardo glaciale e tagliente che lei riservava a tutti, indiscriminatamente.

Fino ad ora una sola persona non si era lasciata intimidire dallo sguardo della russa; l’agente dello S.H.I.E.L.D. direttamente responsabile della sua cattura prima e del suo reclutamento poi: Clint Barton.

Di pochi anni più vecchio di lei, era stato l’unico ad offrirle una seconda possibilità e lei non si era di certo lasciata sfuggire quell’occasione così preziosa.

Ancora non sapeva se sarebbe rimasta o meno allo S.H.I.E.L.D. una volta terminato l’addestramento di base; i corsi obbligatori che stava seguendo non le stavano insegnando nulla di nuovo. Era la più preparata di tutta la sua classe, avrebbe potuto benissimo essere assegnata a delle missioni sul campo, eppure i capi chissà perché la volevano lì, forse non si fidavano ancora di lei...

Terminata la colazione si diresse verso la palestra dove trascorse le ore che la separavano dal pranzo ad allenarsi nel combattimento corpo a corpo con gli allievi più anziani, vincendo ogni volta. Avrebbe potuto spezzare il collo ad ognuno di loro con estrema facilità, ma se un giorno avrebbe voluto essere veramente libera, avrebbe dovuto seguire le regole.

I giorni apparentemente erano tutti uguali, allenamenti e lezioni, lezioni ed allenamenti ma era durante il weekend che l’atmosfera nell’edificio cambiava completamente; le camerate si svuotavano e la maggior parte dei ragazzi tornava a casa, dalle proprie famiglie. Pochi rimanevano all’Accademia, qualcuno per poter studiare per gli esami finali da Specialista, alcuni perché erano semplicemente troppo lontani da casa e non c'era abbastanza tempo per andare e tornare.

Natasha non rientrava in nessuna di queste categorie; lei aveva l’obbligo di rimanere costantemente all’interno del perimetro della scuola. Se per qualche ragione avesse voluto allontanarsi doveva essere sempre accompagnata da un agente operativo.

La cosa non le pesava, infatti non aveva nessuno da cui tornare quindi quell’imposizione non le faceva né caldo né freddo; anche perché se avesse voluto sarebbe potuta scappare con facilità. Infatti, grazie alle sue corse mattutine, sapeva benissimo quali erano i punti ciechi delle varie telecamere che sorvegliavano i confini interni ed esterni.

Le cose cambiarono in una sera d’inverno; aveva letto sul giornale che in città, in occasione delle feste natalizie sarebbe stata allestita una rappresentazione dello Schiaccianoci. Ben decisa ad andarci, da sola ovviamente, si predispose all’azione.

Stando ben attenta a non insospettire nessuno, nascose fra le radici degli alberi un cambio d’abito e un cappotto; non poteva di certo girare per New York con l’abbigliamento marchiato S.H.I.E.L.D.!

Finalmente era arrivato il fatidico giorno! Nel tardo pomeriggio uscì, apparentemente, per andare a correre; nessuno la fermò, non era strano vederla uscire in tenuta ginnica nonostante il clima rigido, dopotutto lei era russa, probabilmente quello per lei non poteva essere definito freddo.

Dopo aver recuperato i vestiti e aver scavalcato il muro di cinta, Natasha respirò a fondo l’aria invernale; per la prima volta dopo tanto tempo era veramente libera. Sarebbe stato così facile scappare e non voltarsi indietro, ma per andare dove? Pensava di essere la migliore eppure lo S.H.I.E.L.D., anzi no, l’agente Barton era riuscito a stanarla. Quindi si sarebbe goduta il balletto per poi tornare all’ovile.

Si cambiò nel primo locale che trovò e poi prese la metropolitana fino al teatro.

Non aveva il biglietto, ma questo non l’avrebbe di certo fermata; doveva semplicemente aspettare il momento più opportuno. Entrò nel foyer, che si stava via via riempiendo, sciogliendo la lunga sciarpa che aveva intorno al collo e si tolse il berretto che celava i suoi ricci rossi ed attese.

Individuò rapidamente la sua preda e quando il grassone le passò accanto, con un’abile mossa, gli sfilò dalla tasca un paio di biglietti.

Soddisfatta per la buona riuscita del piano, si diresse verso l’ingresso della sala, ridendo dentro di sé per gli schiamazzi di quell’oca bionda che accompagnava il trippone; a quanto pare nessuno dei due quella sera avrebbe avuto quello che desiderava.

Presentò alla maschera uno dei due biglietti, però l’uomo la bloccò: -Questo è un biglietto nominativo signorina, dubito che lei sia il Signor Adams, quindi…-

Il biglietto era nominativo? Accidenti! Perché non aveva controllato?

-Signorina?-

Natasha stava tentando di trovare una scusa, quando una voce arrivò alle sue orecchie:

-Tesoro! Sono qui! Te lo avevo promesso, no?-

Natasha si voltò e si ritrovò di fronte Clint Barton.

-C-Che ci fai qui?-

-Come che ci faccio qui? Sono venuto a salvarti!- le rispose passandole un braccio attorno alla vita -Mi scusi- continuò rivolgendosi all’uomo del teatro -temevo di non riuscire ad arrivare in tempo, e quindi la mia fidanzata aveva pensato di entrare lo stesso senza di me, ma a quanto pare ha sbagliato a darle il biglietto, non è un problema vero?-

-Nessun problema, anche se il suo abbigliamento non è del tutto appropriato…- replicò l’altro squadrandolo da capo a piedi.

Infatti Clint non era di certo vestito per andare a vedere un balletto; i jeans neri erano stropicciati e dalla giacca a vento spuntava l’inequivocabile colletto di una t-shirt.

-Lo so, ma ero già in ritardo, e non volevo deludere il mio Pasticcino quindi se potesse chiudere un occhio le saremmo entrambi molto grati. Non è vero Pasticcino?- riprese lui continuando a stringere Natasha a sé.

-Enormemente grati!- confermò Natasha sorridendo e porgendogli nel contempo entrambi i biglietti.

-Solo per questa volta! Entrate pure e godetevi lo spettacolo!-

-Lo faremo! Vieni Pasticcino!-

Natasha si lasciò condurre fino al palco che il signor Adams aveva prenotato e poi quando fu sicura che nessuno potesse più sentirli, staccò con rabbia la mano di Clint dal suo fianco e gli sibilò: -Cosa ci fai qui?-

-Sono venuto ad assistere al balletto, Pasticcino!-

-Chiamami Pasticcino un’altra volta e ti strappo la lingua, Barton!-

-Calmati Natalia! Stavo scherzando!-

-Non mi chiamo Natalia, non più ormai!-

-Allora come devo chiamarti?-

-Natasha. Natasha Romanoff.-

-D’accordo allora Natasha. Te l’ho detto sono venuto ad assistere al balletto.-

-Mi stavi forse spiando?-

-No, ero in giro per i fatti miei, quando ti ho vista entrare nel teatro. Carino lo scherzetto dei biglietti. Comunque per il futuro, se vorrai passare inosservata ti consiglio di nascondere meglio i tuoi capelli, sono parecchio vistosi.-

-Lo terrò a mente. Grazie Barton- rispose Natasha con sarcasmo -Farai rapporto a Coulson, riguardo a stasera?- domandò poi.

-No.-

-Perché no? Dopotutto ho violato le regole.-

-Appunto! Io lo faccio sempre quindi, non sarebbe un comportamento molto corretto da parte mia.-

Natasha fece per rispondere, ma le luci della sala lampeggiarono per tre volte prima di spegnersi definitivamente, indicando così l’inizio della rappresentazione; forse era stato meglio così in quanto non sapeva esattamente cosa dire.

Il balletto fu magnifico e Natasha l’apprezzò moltissimo; l’avrebbe apprezzato ancora di più se Barton non l’avesse disturbata con il suo russare.

Al termine dello spettacolo, quando vennero riaccese le luci, Natasha avrebbe potuto lasciarlo lì ed andarsene da sola, ma invece lo svegliò.

-Barton…-

-Eh?- domandò lui con voce impastata -È già finito?-

-Sì, se ne stanno andando via tutti.-

-Mi è piaciuto parecchio…- le disse mentre percorrevano il corridoio.

-Ti sei addormentato a metà dell’Overture Barton!-

-Non pensavo di resistere così a lungo! Forza andiamo! Ti offro una cioccolata calda!- continuò lui, mentre le teneva aperta la porta.

-Meglio di no. Si è fatto tardi è ora che rientri all’Accademia prima che gli addetti si accorgano della mia assenza- replicò lei indossando il berretto di lana nero.

-D’accordo, allora ci vediamo là.-

-Va bene…-

Clint si voltò e scese i gradini della scalinata; era giunto quasi a metà quando udì nuovamente la voce di Natasha che lo chiamava, si voltò e l’unica parola che riuscì a sentire lo fece sorridere; quella parola era “Grazie”. Le rispose con un cenno del capo e riprese il suo cammino solitario.

Natasha lo osservò in silenzio fino a quando non fu completamente inghiottito dalla folla, dopo di che si incamminò nella direzione opposta rispetto a quella di lui, diretta verso la più vicina fermata della metropolitana.

Nessuno all’Accademia si era accorto della sua fuga e questo fatto la inorgoglì molto; tuttavia quando entrò nella sua camera notò che qualcuno aveva lasciato un biglietto sul suo cuscino.

“Cioccolata? Ti aspetto in sala mensa, Pasticcino. C.”

Natasha sospirò, a quanto pare avrebbe dovuto sul serio strappargli la lingua, tuttavia si ritrovò a sorridere per il messaggio.

Uscì dalla sua stanza e si diresse verso la mensa che a quell’ora era deserta; individuò immediatamente Clint che l’aspettava con due tazze fumanti davanti a sé.

Si sedette di fronte a lui e per prima cosa gli disse: -Lo sai che adesso ti strapperò la lingua, vero?-

-In mia difesa, questa volta l’ho scritto, non l’ho detto.-

-D’accordo, allora ti spezzerò le dita!-

-No! Le dita noooo!- disse lui in tono fintamente terrorizzato -Come farò a guadagnarmi da vivere dopo?-

-Non è un problema mio, forza da quale comincio? Dal pollice?-

-Natasha, perché sei scappata stasera? Voglio la verità- le chiese in tono serio.

-Avevo voglia di vedere il balletto, tutto qua. Durante l’addestramento nella Stanza Rossa ci venivano impiantati dei falsi ricordi, ricordi felici e legati alla danza. Per tanto tempo non ho capito dove terminava la verità e dove iniziava la menzogna, ma il ballo mi piace sul serio e quindi ho voluto, seppur per poche ore, essere normale e godermi la vita come una qualsiasi ragazza.-

-Ma tu sai ballare?-

-Certamente!-

-Bene! Avrei un favore da chiederti a tal proposito, in cambio del mio silenzio riguardo a quello che è successo oggi.-

-Mi stai ricattando Barton? In passato chi lo ha fatto non lo ha potuto raccontare a nessuno.-

-Chi ha mai parlato di ricatti? Il nostro è uno scambio di favori, tutto qua…-

-Allora sentiamo, quale sarebbe questo favore?-

-Coulson ha avuto questa brillante idea e l’ha proposta ai piani alti, che incredibile a dirsi hanno appoggiato il progetto.-

-Quale progetto?-

-Il Progetto C.A.R.T.E.R.!-

-Non ci credo!-

-È la verità!-

-Davvero? E che cosa significa, agente Barton?-

-Competenza Accessoria Richiesta Tempestivamente Eventualmente Ricreativa, ecco cosa significa!-

-Immagino che sia vero, dubito che tu riesca ad inventarti una spiegazione così fantasiosa in pochi istanti…-

-Ehi! Guarda che ti ho salvato il culo poche ore fa, grazie al mio spirito di improvvisazione!-

-Sarà… comunque continuo a non capire dove sia il problema!-

-Il problema sta nel fatto che lo S.H.I.E.L.D. organizzerà dei corsi di ballo! Sai per aggregare e creare uno spirito di gruppo.-

-Quindi tu temi di fare una pessima figura, giusto?-

-Non temo… io so che farò sicuramente una pessima figura! Ho due piedi sinistri! Non posso permettermi uno scivolone del genere! Le reclute mi adorano, sono il loro idolo!-

-Se lo dici tu…-

-Allora abbiamo un accordo, Natasha?-

-Abbiamo un accordo Barton! Ogni mattina alle sei in palestra!-

-Ma sei impazzita?-

-Hai ragione facciamo alle cinque!-

-No, no le sei vanno bene.-

-Iniziamo domani!-

-Non posso, devo partecipare ad una missione, ti chiamo io quando torno, OK? Devo proprio scappare, ci vediamo Natasha!-

Detto questo Clint si alzò ed uscì dalla sala mensa, lasciandola lì da sola.

Natasha terminò la sua cioccolata in silenzio, pensando nel frattempo a come vendicarsi; il fatto di essere stata costretta a cedere era una cosa che non le piaceva affatto e Barton l’avrebbe pagata cara.

Circa una settimana dopo lui era tornato e Natasha aveva confermato l’ora antelucana delle lezioni.

Il mattino seguente lei era nella palestra deserta e si stava dedicando agli esercizi di riscaldamento e di stretching, quando udì un enorme fracasso; a quanto pare Barton procedendo ad occhi semichiusi aveva urtato uno dei cestini metallici che si trovavano ad intervalli regolari lungo il corridoio.

In quel mentre lui entrò e la salutò con voce strascicata: -‘Giorno…-

-Ti sembra questa l’ora di arrivare? Sei in ritardo di dieci minuti!-

-Abbassa la voce Romanoff! È già qualcosa che sia riuscito ad arrivare quasi puntuale! Lo sapevi che la caffetteria della mensa non apre prima delle sei e mezza? Io ho bisogno di caffè per iniziare a carburare la mattina…-

-Non abbiamo tempo da perdere, allora vogliamo iniziare?-

-Sono pronto!-

-Innanzitutto d’ora in poi io sono l’insegnante e tu l’allievo; quindi obbedirai in silenzio. Mi sono spiegata? Bene! Ora cambiati!- continuò Natasha lanciandogli un piccolo pacchetto.

Clint nonostante il torpore riuscì ad acchiapparlo al volo; la sonnolenza gli passò di colpo quando si rese conto di cosa teneva in mano: una confezione contenente una calzamaglia.

-Mi rifiuto! Ho una reputazione da difendere!-

Natasha gli rispose: -Quale reputazione, Barton?-

-Io sono Occhio di Falco! Non posso di certo andare in giro vestito così!-

-Giusto! Ti manca ancora qualcosa!- continuò Natasha lanciandogli un altro pacchetto -Se tu non ti fossi addormentato durante il balletto, avresti notato che i ballerini maschi erano vestiti così; comunque se vuoi rinunciare alle lezioni private e umiliarti di fronte a tutti, sei libero di farlo!-

-Non sia mai detto che Clint Barton non accetti una sfida! Ci sto! Vedrai Romanoff! Ti stupirò!-

Detto questo si allontanò da lei per dirigersi verso gli spogliatoi e cambiarsi; dopo un paio di minuti era già di ritorno e Natasha non poté non notare che Clint nonostante tutto non stava affatto male vestito così.

-Ti odio Romanoff! Anche il sospensorio? Era proprio necessario?-

-Certamente! Coraggio! Iniziamo!-

Natasha nei primi giorni si limitò a insegnarli i rudimenti dello stretching in modo tale che non rischiasse qualche strappo, era un agente operativo dello S.H.I.E.L.D., che avrebbe potuto essere convocato per una missione in qualsiasi momento e quindi doveva essere sempre in perfetta forma.

Successivamente gli mostrò quali erano le posizioni di base dei piedi e non lo lasciò riposare fino a quando non le ebbe assimilate alla perfezione.

Dopo qualche lezione, Clint aveva (finalmente) imparato le posizioni di base; a quel punto Natasha che fino a quel momento non gli si era mai avvicinata, per “salvaguardare i suoi piedi”, lo ritenne pronto per il primo insegnamento riguardo al ballo di coppia.

-Allora- esordì, avvicinandosi a lui con passi regolari e decisi -sei pronto.-

-Finalmente! Temevo quasi che dovessi fare anche la spaccata prima di sentire queste parole!-

-Oh, giusto! La spaccata!- disse a quel punto Natasha, con una strana luce che le brillava negli occhi verdi.

-Natasha, no! Mi rifiuto! Ho indossato la calzamaglia e il sospensorio, ma la spaccata mai e poi mai!-

-D’accordo, niente spaccata, per ora… ma basta chiacchere! Adesso presta attenzione! Nel ballo lento il cavaliere, deve accostare la mano destra sul fianco sinistro della dama, così- spiegò lei prendendogli la mano per poi appoggiarsela sul fianco appunto -con la sinistra invece dovrà sorreggerle la mano destra all'altezza della spalla.-

-Cosa mi dici riguardo alla dama?-

-Lei dal canto suo, adagerà il proprio braccio destro sulla spalla del compagno di ballo- terminò Natasha, portandosi immediatamente nella giusta posizione.

Stettero fermi per qualche istante guardandosi negli occhi.

-Natasha… ed ora?-

-O-ora…- la russa si schiarì la voce –Adesso passiamo al valzer; viennese ovviamente. Tu in quanto cavaliere dovrai procedere così: piede destro in avanti, unisci i piedi, di nuovo destro avanti, piede sinistro in avanti sorpassando il destro, unisci nuovamente i piedi e da ultimo piede sinistro in avanti; io invece farò i passi speculari ai tuoi ma procederò all'indietro. Il difficile sarà il momento del giro, dovrai concentrarti per eseguire gli stessi passi girando il piede all'esterno, guadagnando 180° sui primi tre passi e i restanti con gli ultimi tre. Capito?-

-Credo di sì…-

-Allora proviamo!- gli disse Natasha staccandosi da lui per accendere il lettore CD; la stanza si riempì delle note melodiche della composizione di Strauss Jr. “Sul bel Danubio blu”.

La giovane ritornò immediatamente in posizione ed iniziarono a ballare; Clint le aveva prestato attenzione ed ora loro due stavano ballando; i loro movimenti erano lenti e calibrati, seguivano alla perfezione il ritmo della musica.

Il termine della canzone, ahimè giunse fin troppo rapidamente ed entrambi si staccarono con riluttanza l’uno dall’altra.

Natasha parlò per prima: -Sei stato davvero bravo, Barton!-

-Grazie! Non vedo l’ora che arrivi gennaio per stupire tutti!-

-Devi ancora migliorare, però!-

-Lo farò, lo farò… Ancora grazie Natasha, ci vediamo!-

Clint corse via per farsi una doccia prima di presentarsi da Coulson e Natasha rimase da sola in palestra; la russa rimise le sue cose nel borsone, prima di metterselo sulla spalla, poi staccò la spina del lettore CD e con questo in mano si diresse in camera sua.

 

Natale era arrivato e Natasha una volta di più era rimasta da sola in Accademia; aveva ottenuto il permesso di uscita per un paio d’ore e quindi si era recata in città per fare una lunga passeggiata.

Al suo ritorno aveva trovato un biglietto sul cuscino del letto che diceva: “Cioccolata? Ti aspetto in sala mensa, Clint”

Natasha si tolse rapidamente il cappotto ed il berretto e si diresse verso il refettorio; Clint era lì che l’aspettava esattamente come qualche tempo prima, con due tazze di cioccolata fumanti davanti a sé.

-Cosa ci fai qui?- gli domandò accomodandosi di fronte a lui -Non dovresti essere a casa a festeggiare il Natale?-

-Chi io? Naaaaaaahh… mi piace stare qui…-

-Per via della compagnia?- replicò lei iniziando a sorseggiare la bevanda.

-Anche…- le rispose lui, guardandola negli occhi.

Natasha abbassò gli occhi sulla sua cioccolata, come se fosse l’unica cosa che valesse la pena guardare. Cosa le stava succedendo?

-Tieni- le disse Clint mentre le porgeva un pacchetto incartato con una carta argentata e decorato con fiocco rosso -Buon Natale, Natasha!-

Ecco un’altra emozione nuova; non era stata addestrata per questo nella Stanza Rossa. Lì non c’era spazio per l’amicizia.

-I-io non ti ho preso nulla…-

-Non fa niente, avanti aprilo!-

Natasha non se lo fece ripetere due volte e sorrise quando il regalo si rivelò essere un DVD dello Schiaccianoci.

-Grazie Clint!-

-Prego! Ma non obbligarmi a guardarlo! Te lo chiedo come regalo di Natale!- replicò Clint prima di portarsi la tazza alle labbra.

-Avevo pensato ad una mia foto mentre facevo la spaccata… in bikini, ma d’accordo!-

Clint udendo quelle parole, sputacchiò cioccolata calda su tutta la superficie del tavolo; si pulì la bocca con la manica della felpa e mormorò: -Dannazione! Parlo troppo!-

-L’avevo notato…-

Clint e Natasha trascorsero così il giorno di Natale, ridendo e scherzando come buoni amici; la cosa non sfuggì ad un occhio vigile ed attento.

Ai primi di gennaio vennero affisse le liste con i nomi dei primi partecipanti al progetto C.A.R.T.E.R., solo una coppia era stata già formata dal supervisore Coulson; la coppia Barton-Romanoff.

Quando i diretti interessati chiesero informazioni gli fu risposto che l’ordine proveniva addirittura dal direttore Fury e come tale non era soggetto a negoziazione.

A quanto pare il Direttore in persona aveva notato il loro feeling e aveva deciso di smussare gli angoli spigolosi di Natasha con la spontaneità di Clint e allo stesso tempo limare la tendenza di Clint a trasgredire le regole con la disciplina ed il rigore di Natasha.

Era una scommessa bella e buona, ma Fury non aveva alcuna intenzione di perderla!

 

 

 

 

Angolo Mio:

Ciao a tutti!

L’idea iniziale era quella di scrivere una one-shot, ma Clint e Natasha hanno preso il sopravvento e quindi l’ho dovuta dividere a metà.

Inizialmente avevo pensato alla scena della sala da ballo-palestra, come poi sia arrivata a scrivere anche del teatro davvero non lo so.

Quest’estate ho rivisto la seconda stagione di AoS e quando ho sentito l’affermazione di Melinda May, riguardo ai corsi di ballo all'Accademia dello S.H.I.E.L.D. mi è venuta quest’idea.

Innanzitutto spero che questa prima parte vi sia piaciuta e di essere riuscita a strapparvi un sorriso!

La seconda parte verrà pubblicata la prossima settimana!

Ciao!

Ragdoll_Cat

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


 
 
Alcuni anni più tardi Clint e Natasha erano in missione a Budapest; lo S.H.I.E.L.D. sospettava che un magnate russo del gas avesse intenzione di allargare il suo raggio d’interesse anche alle armi del mercato nero quindi erano stati inviati ad indagare.
 
Erano alloggiati a Palazzo Gresham; era lo stesso albergo in cui era ospitato il loro obiettivo.
Si sarebbero infiltrati durante la festa organizzata da Pavlov e l’avrebbero spiato.
 
I due agenti dello S.H.I.E.L.D. per non dare nell’occhio fingevano di essere una coppia che festeggiava l’anniversario di matrimonio.
 
Clint al volante della lussuosa berlina nera sembrava un ricco signore in vacanza; Natasha seduta al suo fianco avvolta in un lussuoso cappotto nero era la sua degna compagna.
 
-Sei nervoso, Clint...- osservò.
 
-Non sono nervoso; odio i pullover di cashmere, odio le camicie inamidate e soprattutto odio le cravatte!-
 
-Non potevamo arrivare all'hotel indossando jeans e felpa, lo sai questo?-
 
-Lo so, lo so...-
 
-Smettila di lamentarti allora!-
 
-Ripassiamo il piano, ti va?-
 
-Va bene; allora ci fingeremo una coppia in vacanza e poi nella Spa avvicinerò la compagna di Pavlov con una scusa e le strapperò un invito alla festa; mentre lui sarà impegnato con gli altri ospiti io lo distrarrò e tu cercherai le prove nella suite. Poi tornerai da me e gli agenti dello S.H.I.E.L.D. lo arresteranno. Semplice e rapido!-
 
-Già. Siamo arrivati; pronta ad iniziare?-
 
-Certamente, Pasticcino!- gli rispose Natasha inforcando gli occhiali da sole.
 
Clint la osservò meravigliato; come diavolo faceva a ricordarsi ogni particolare?
 
Il valletto del garage, nel frattempo si era avvicinato alla portiera del guidatore, pronto a prendere l'auto; Clint scese e fece il giro intorno alla macchina, per aiutare la sua mogliettina.
Natasha uscì dall'auto con grazia ed eleganza; nel mentre osservava l'ambiente da dietro le lenti scure degli occhiali.
Il facchino prese in consegna il raffinato set di valigie della coppia e li seguì all'interno della lobby.
 
Arrivati alla reception, furono accolti con un rispettoso:
-Buongiorno e benvenuti al Four Season Gresham Hotel Palace!-
 
-Buongiorno! Dovrebbe esserci una prenotazione a nome Adams. Phillip Adams- disse Clint.
 
-Controllo subito! Ecco! Una suite con vista sul Danubio. Godetevi il soggiorno!-
 
-Lo faremo! Vieni tesoro!-
 
Una volta in camera, da soli, Natasha parlò: -Se Coulson sapesse...-
 
-Sapesse cosa? Che ho preso in prestito il suo nome per la missione? E cosa direbbe Fury, Nicole?-
 
-Niente probabilmente, si limiterebbe ad incenerirti con lo sguardo.-
 
-Pff! Non sono morto dopo tutte le occhiatacce che mi hai riservato in tutti questi anni, sono immune ormai!-
 
Natasha si limitò a scuotere il capo; si sedette sul letto ed aprì il computer. Studiò la planimetria dell'edificio per memorizzare le possibili vie di fuga da utilizzare in caso di necessità.
Fatto questo, passò il laptop a Clint, per permettergli di mettersi in comunicazione con Coulson; lei si diresse in bagno per spogliarsi degli abiti da viaggio ed indossare qualcosa di più comodo.
Infilò il costume da bagno in una borsa di tela e quindi uscì dalla toilette.
 
-Io vado, Clint.-
 
-D'accordo, fai attenzione!-
 
-Devo solo andare in una Spa, niente di che!-
 
-Lo so, lo so... ti raggiungo più tardi in piscina.-
 
-A dopo Clint!-
 
Natasha uscì dalla stanza e si diresse verso l'ascensore che l'avrebbe condotta alla Spa.
Una volta entrata individuò subito la compagna di Pavlov, Irina Gornostay.
Bionda, occhi azzurri e pelle bianchissima; sembrava proprio un ermellino.
 
Con nonchalance si avvicinò alla donna per poi lasciarsi cadere con eleganza sulla poltroncina imbottita emettendo in contemporanea un sospiro soddisfatto.
 
La giovane russa l'osservò con curiosità e Natasha rise dentro di sé, soddisfatta; era riuscita a farsi notare e presto sarebbe riuscita ad ottenere quello che voleva.
 
-Scusami! Non volevo disturbarti! Ma non vedevo l'ora di rilassarmi un po'...- disse con voce gioiosa.
 
-Nessun disturbo! Ti capisco! Sai già a quale trattamento vorresti sottoporti?-
 
-No... speravo in un consiglio; non sono molto esperta di queste cose, ma mio marito per il nostro anniversario mi ha regalato un pacchetto completo senza badare a spese e vorrei farlo contento.-
 
-Allora ti consiglio restorative body therapy. Fa miracoli!-
 
-Grazie mille! Oh... che maleducata! Sono Nicole Adams!- continuò Natasha tendendole la mano.
 
-Irina Gornostay.-
 
-Lo sai che il tuo nome non mi è nuovo?- disse Natasha mentre si dirigevano nella saletta dei trattamenti.
 
-L'avrai sentito nominare accanto a quello di Yuri Pavlov. Lo zar del gas...-
 
-Oh sì, ora ricordo, giusto! Come lo hai conosciuto?-
 
-Ero una ballerina del Bolshoi, ci siamo conosciuti a teatro e da cosa nasce cosa... e tu? Come hai conosciuto tuo marito? Da quanti anni siete sposati?-
 
Natasha che a sentire nominare il Bolshoi si era impercettibilmente irrigidita, recuperò immediatamente il suo abituale sangue freddo e rispose: -Siamo sposati da cinque anni, ma in realtà ci conosciamo da dieci. Il nostro primo incontro è stato un po' particolare, quasi un incidente diplomatico...-
 
-Davvero?-
 
-Sì- ecco la preda stava per abboccare -proprio qui in questo hotel; mi trovavo nella sala Télikert, sai dove ci sono quelle enormi vetrate e Phillip mi ha rovesciato addosso un bicchiere di vino...-
 
-Oh che sfortuna!-
 
-Voleva offrirmi da bere ma purtroppo è inciampato e ha combinato un disastro!-
 
-E nonostante tutto lo hai perdonato?-
 
-Sì, aveva un'espressione così mortificata che non sono riuscita a resistere!-
 
Le due donne dopo aver terminato i loro trattamenti di bellezza si erano dirette alla piscina. 
Natasha individuò immediatamente Clint che con indosso un paio di pantaloncini da bagno viola scuro spiccava in maniera vistosa fra gli altri ospiti; tuttavia Clint era facilmente individuabile anche per via del suo fisico ben allenato, infatti le altre signore presenti che gli passavano accanto infatti, lo rimiravano ben bene.
 
Natasha a quel punto disse: -Tesoro! Sono qui!-
 
-Ciao Amore! Hai già finito?- le rispose lui dandole un bacio a fior di labbra.
 
-Sì. Ti presento Irina Gornostay, ci siamo conosciute alla Spa.-
 
-Molto lieto!- disse Clint -Sono Phillip Adams, il marito di Nicole.-
 
-Il piacere è mio!-
 
Clint a quel punto si voltò verso Natasha e le parlò con un tono di voce affranto: -Pasticcino, purtroppo ho una brutta notizia da riferirti; la sala Télikert è occupata per via di una festa privata, quindi non ho potuto riservare un tavolo... mi dispiace moltissimo!-
 
-Oh, no! Ma è dove ci siamo conosciuti! Sarebbe stato così romantico!-
 
-Lo so, lo so... ma per entrare bisogna essere sulla lista degli invitati e noi non ci siamo...-
 
Irina, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, finalmente parlò: -Non ci siete... ancora!-
 
Natasha, con gli occhi che brillavano per via delle lacrime non versate (era abilissima nel fingere di piangere), le disse: -Cosa stai dicendo Irina?-
 
-La sala è occupata dalla festa di Yuri; adesso chiamo l'organizzatore dell'evento e vi faccio mettere in lista.-
 
-Lo faresti davvero Irina? Grazie!-
 
-Figurati! In fondo è il vostro anniversario! Dovete festeggiare! Scusatemi un momento, faccio una  telefonata e torno subito.-
 
La russa si allontanò e Clint e Natasha si lanciarono uno sguardo d'intesa; il piano stava procedendo alla grande.
Irina ritornò dopo un paio di minuti e disse loro: -Tutto fatto! Non dovrete fare altro che presentarvi dalle ore ventuno all'entrata della sala e dare il vostro nome.-
 
-Irina, non sappiamo come ringraziarti! Non sai la gioia che stiamo provando!-
 
-È stato un piacere, Nicole! Ci vediamo stasera! Arrivederci Phillip!-
 
Clint la salutò con un cenno del capo e la osservò allontanarsi.
 
-Sai, ogni volta che ti vedo con gli occhi umidi, penso sempre che tu stia per scoppiare in un lacrime; a causa mia è ovvio!-
 
-Hai la coscienza sporca a quanto pare, eh?- replicò lei.
 
-Vuoi bere qualcosa?- le domandò.
 
-Sì, grazie! Qualcosa di fresco e leggermente alcolico, se c'è...-
 
-Vado subito!-
 
Natasha si sedette sulla sdraio che si trovava accanto a quella di Clint ed iniziò a sbottonarsi il vestitino leggero che indossava al di sopra del costume; aveva voglia di farsi una nuotata, prima di tornare in camera per prepararsi per la serata e la missione.
Clint nel mentre stava tornando da lei, reggendo due bicchieri, che rischiarono di cadergli di mano quando l'arciere notò la mise della spia.
Natasha infatti, che nel frattempo si era alzata, indossava uno striminzito bikini nero, dalle rifiniture rosse, che metteva in risalto le sue forme toniche ed armoniose; la russa gli rivolse un sorriso soddisfatto prima di tuffarsi con grazia, all'interno della piscina; Clint a quel punto prese un lungo sorso dal suo drink, la sua giornata era decisamente migliorata.
 
Natasha nuotò per una decina di minuti prima di uscire dall'acqua, dirigendosi poi verso Clint e le loro sdraio. Si frizionò i lunghi capelli rossi, che da bagnati assumevano una sfumatura più cupa, con un asciugamano di spugna prima di parlare: -Torniamo in camera?-
 
-Certamente!-
 
I coniugi Adams quindi a quel punto lasciarono la zona piscina e dopo pochi minuti Clint aprì la porta della suite.
 
Natasha si diresse in bagno per prima perché il tempo che le serviva per prepararsi era nettamente superiore a quello di Clint; lui infatti non doveva né acconciarsi i capelli né truccarsi.
Uscì dopo una trentina di minuti in accappatoio e con un asciugamano avvolto intorno alla testa a 'mo turbante.
Clint prese la sacca che conteneva il suo completo per la serata e entrò a sua volta nel lussuoso bagno.
Si lavò rapidamente, poi con indosso solo un telo di spugna all'altezza dei fianchi si avvicinò allo specchio per radersi.
Una volta completata l'operazione si vestì, imprecando, non troppo silenziosamente, a causa del colletto inamidato della camicia di seta, dei polsini doppi e dei gemelli che non volevano collaborare.
Natasha dalla camera sentiva ogni parola e rideva tra sé e sé per il disagio di Clint.
Nel frattempo Clint era riuscito a concludere la sua fatica; a quel punto indossò la giacca nera dello smoking con i risvolti in satin blu scuro e si rimirò allo specchio, perfetto! Era elegante e raffinato; da ultimo si infilò nuovamente la finta fede all'anulare sinistro.
A quel punto aprì la porta del bagno e disse: -Natasha sei pron...- ma la voce gli morì in gola quando i suoi occhi si posarono sulla sua compagna.
 
La russa non aveva sprecato il tempo che aveva a disposizione. I suoi ricci rossi erano raccolti in una pettinatura semplice e raffinata; gli occhi verdi erano stati truccati in modo tale da renderli ancora più grandi e dolci.
Il pezzo forte, secondo Clint, comunque era il vestito; un elegante abito di pizzo color porpora, con un corto strascico ed un oblò sulla schiena che lasciava scoperta un'invitante porzione di pelle lattea.
 
Deglutì piuttosto vistosamente prima di riuscire ad esclamare: -Sei bellissima!- e dal tono in cui lo aveva detto si capiva perfettamente che stava dicendo la verità -Vogliamo andare?- continuò offrendole il braccio.
 
-Certo! Anche tu non stai affatto male vestito così!- gli rispose Natasha appoggiandosi al suo braccio.
 
-Lo spero bene! Non ho mai faticato così tanto per indossare un completo!-
 
Una volta usciti dalla stanza presero l'ascensore e dopo pochi minuti erano pronti ad entrare in scena.
L'addetto alla sorveglianza posto all'ingresso della sala Télikert, prima di farli entrare domandò loro le generalità; una volta appurato che i coniugi Adams erano sulla lista, li fece entrare.
 
L’ampia sala era stupenda. Enormi vetrate permettevano di ammirare il crepuscolo che via via stava lasciando spazio alla notte; eleganti camerieri si muovevano silenziosi fra gli invitati che discorrevano quietamente fra di loro.
 
Natasha strinse impercettibilmente il braccio di Clint per fargli capire che aveva individuato il bersaglio; Yuri Pavlov era al centro della sala con Irina al suo fianco.
La coppia dello S.H.I.E.L.D. si avvicinò con discrezione all'obiettivo, doveva sembrare che il tutto fosse frutto del caso.
 
-Nicole! Phillip! Ce l'avete fatta! Come siete eleganti!-
 
-Grazie Irina! Non sai davvero cosa significa questo per noi!-
 
-Tesoro! Lascia che ti presenti i miei amici! Te ne avevo parlato poco fa, ricordi?-
 
-Certamente! Sono Yuri Pavlov, incantato signora Adams- disse il russo, sfiorando con le labbra la mano di Natasha.
 
-La prego mi chiami Nicole! È un onore conoscerla! Questo è mio marito Phillip.-
 
A quel punto Clint ricevette, con suo sommo sollievo, un'energica stretta di mano da parte dell'industriale.
 
Pavlov a quel punto tornò a guardare Natasha e le disse: -Posso chiederle di riservarmi un ballo più tardi signora Adams?-
 
-Con molto piacere!-
 
-Perfetto! Godetevi la cena e la serata, intanto! Scusatemi ma i miei doveri di ospite mi reclamano altrove...-
 
-A più tardi!-
 
Clint attese che l'altra coppia si fosse sufficientemente allontanata prima di parlare: -Ma come fai? Ci cascano tutti...-
 
-No, non tutti...-
 
-Giusto! Con me non ha funzionato!-
 
-Scherzi? Tu sei stato uno dei più facili da convincere!-
 
-Ti riferisci a quello che è successo anni fa? Proprio qui a Budapest? Proprio in questo giorno?-
 
-Certamente! Aspetta un momento; mi stai dicendo che ti ricordi esattamente la data del nostro primo incontro?-
 
-Sorpresa eh? Mangiamo qualcosa e poi vedremo come agire.-
 
Consumarono rapidamente la cena, evitando di abbuffarsi troppo e quando la piccola orchestra iniziò a suonare le prime note di un lento, Clint si alzò e le domandò: -Signora Adams vorrebbe concedere a suo marito l'onore del primo ballo?- tendendole al contempo la mano destra.
Natasha si limitò ad annuire, prima di afferrare la forte mano di Clint ed alzarsi a sua volta.
 
Si diressero verso il centro della sala e ben presto altre coppie di ballerini si unirono a loro.
 
Clint appoggiò la mano appena sopra il fianco di Natasha, con molta delicatezza, esattamente come lei gli aveva insegnato anni prima ed iniziarono a ballare; i loro visi erano molto vicini, i nasi quasi si sfioravano, sembravano proprio una coppia felice.
 
Natasha però continuava a restare concentrata, infatti ad un certo punto mormorò a Clint: -Pavlov si sta avvicinando; presto potrai agire...-
Clint a quel punto le disse: -Non voglio vederti ballare con lui...-
 
-Perché? Sei geloso, Phillip?-
 
-Sì, perché sei bellissima...- replicò lui stringendola forte a sé prima di sussurrarle all'orecchio -...Natasha...-
 
Natasha non ebbe il tempo di registrare quell'informazione, perché nel frattempo Pavlov era giunto accanto a loro.
 
-Posso rubarle sua moglie?-
 
-Le concedo il tempo di un ballo, non un solo momento di più, signor Pavlov, lei è il mio più grande tesoro, quindi stia molto attento!-
 
-Certamente!-
 
Natasha e Clint si scambiarono un'ultima occhiata; poi l'arciere uscì dalla sala senza dare nell'occhio, la sua missione in solitaria era appena iniziata. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo mio:
 
Buona prima domenica d'Avvento! ^_^
 
È successo ancora! Accidenti!
Vi rimando alla prossima settimana per la conclusione! Almeno lo spero!
Gornostay in russo significa ermellino, ecco spiegato il pensiero di Natasha.
Vi allego le foto, così capirete meglio le varie situazioni:
Questo è il vestito di Natasha.
Questa è l'espressione di Clint quando vede Natasha con il suo bel vestito; la faccia di Jeremy mi fa morire dal ridere!
Questo è il momento del ballo.
 
Grazie a LadyRealgar, Hermione Weasley, Sheep01 e DalamarF16 per le vostre recensioni.
 
Grazie a LadyRealgar, winterlover97 e DalamarF16 per aver scelto la mia storia per la vostra lista delle preferite.
 
Grazie a Eclisse Lunare, winterlover97 ed Ella Rogers per aver scelto di seguirla.
 
Grazie a voi tutti lettori e lettrici silenziosi, siete davvero tantissimi!
 
Alla prossima settimana, quindi!
Un bacio!
Ragdoll_Cat

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


Clint uscì dalla sala Télikert, diretto alla suite che si trovava al quarto piano.
Salì lungo l'ampia scalinata e nel mentre controllò una volta di più che le mini frecce che teneva nascoste all’interno della giacca non si notassero.
 
Generalmente era Natasha che si occupava di queste faccende, lui le offriva supporto tecnico dall’alto e all’occorrenza creava dei diversivi per permetterle di scappare con maggiore facilità.
 
Questa volta era diverso; Natasha non avrebbe potuto agire in solitaria e quindi toccava a lui.
 
Nel frattempo era arrivato al quarto piano e la porta della Sir Gresham Presidential Suite, dove alloggiavano Yuri ed Irina era proprio di fronte a lui.
 
Svelto si sfilò l’anello dall’anulare sinistro e l’usò per decriptare il codice di apertura della porta.
 
Lo S.H.I.E.L.D. era fenomenale nel creare certi aggeggi.
 
Si guardò intorno per assicurarsi che non vi fosse nessuno nei paraggi ed entrò.
L'enorme stanza era in penombra; la tenue luce proveniente dai lampioni che adornavano la facciata del palazzo, rischiarava a malapena l'ambiente. Non era un problema per lui, Occhio di Falco, comunque.
Adesso però la storia si complicava, doveva trovare le informazioni necessarie a provare l’esistenza dell’interesse di Pavlov ad allagare i suoi interessi, dopotutto il russo era innocente fino a prova contraria.
“Se io fossi Pavlov, dove nasconderei documenti compromettenti?” si domandò.
La cassaforte era la risposta più logica, quindi si diresse verso la camera da letto.
 
Questa volta usò il suo orologio, modificato ovviamente, e dopo pochi istanti la cassaforte era aperta ed era sorprendentemente vuota.
 
-Dannazione!-
 
-Deluso, Sokolinyy Glaz?-
 
All’udire quella voce Clint rabbrividì; l’aveva sentita per la prima volta quel pomeriggio…
 
-Voltati lentamente e non fare scherzi o i miei uomini che sono rimasti nella sala Télikert, non esiteranno a fare fuoco, uccidendo i presenti.-
 
Clint fece come gli era stato ordinato e si girò verso il centro della stanza e parlò con ostentata sicurezza, che in realtà non aveva, Natasha era in pericolo e non solo lei ma chiunque si trovasse in sala in quel momento, compreso Pavlov.
 
-Non sapevo che le ballerine del Bolshoi sapessero usare le pistole…-
 
Irina rise in maniera sprezzante: -Io non sono solo quello, Sokolinyy Glaz ma del resto lo avrai già capito da solo, visto che una di noi ti ha accompagnato alla festa.-
 
-Che cosa vuoi?-
 
-Uccidervi, molto semplicemente, lei per tradimento e per quello che ti riguarda… bè perché sei stato tu a darle l’occasione di tradirci.-
 
-Tradirci?-
 
-Sì, la nostra famiglia. Dopo la fuga di Natalia, il programma è stato cancellato e le allieve erano state eliminate, troppo pericolose lasciarle in vita; ma io sono riuscita a scappare e ho giurato a me stessa che avrei eliminato personalmente la responsabile di tutto questo, ed ora finalmente dopo anni avrò la mia vendetta.-
 
Detto questo Irina sparò a Clint, un dardo tranquillante, che cadde a terra privo di sensi; la russa sorrise in modo sinistro, era vicina al suo obiettivo.
 
 
 
Natasha nel frattempo era parecchio nervosa, Clint tardava a tornare e con il trascorrere dei minuti l’inquietudine aumentava sempre più.
 
Liquidò Pavlov con una banale scusa, che il russo accettò di buon grado, ed uscì dalla sala.
 
Anche lei salì lungo la scalinata ma una volta arrivata al quarto piano non si diresse verso la suite bensì verso le scale di servizio. Una volta lì attivò il comunicatore d’emergenza ed inviò a Coulson un breve messaggio in cui gli diceva di recarsi all’hotel con un ristretto gruppo di uomini.
 
Fatto questo si liberò delle Jimmy Choo che portava ai piedi e uscì lungo la terrazza passando attraverso una finestra; dal Danubio soffiava un forte vento che per un attimo rischiò quasi di farle perdere l’equilibrio. Dopo pochi istanti aveva raggiunto la prima finestra della suite e con prudenza sbirciò all’interno.
 
Quello che vide la fece rabbrividire; Clint era legato ad una sedia, evidentemente privo di sensi ma non sembrava ferito. Gli avevano tolto la giacca che conteneva le frecce che adesso erano appoggiate su di un lussuoso tavolino di mogano.
 
Natasha spostò lo sguardo in direzione degli uomini presenti nella stanza; ne contò solo tre ed Irina naturalmente. Qualcosa non tornava, ma adesso non c’era tempo per capire, adesso bisognava agire.
 
Sollevò la lunga gonna del vestito per recuperare la piccola pistola che aveva assicurato alla coscia destra e il coltello che invece si trovava sulla sinistra. Grazie a quella lama tagliente si liberò dello splendido ma altrettanto scomodo strascico viola e di buona parte del tessuto di pizzo; poi creò uno spacco notevole sulla stoffa restante, in modo tale da potersi muovere con agilità e senza alcun impiccio.
 
Le portefinestre si aprivano verso l’interno, quindi sarebbe bastato un calcio ben assestato per farle cedere.
 
Sbirciò nuovamente all’interno dopo aver udito la porta della suite aprirsi e richiudersi dopo pochi secondi, Irina era sparita, probabilmente era andata da Pavlov ed in contemporanea notò che Clint aveva finalmente rialzato il capo e riaperto gli occhi; quest’ultimo seppur ancora lievemente intontito a causa del tranquillante, parve accorgersi di lei. Natasha gli riservò un breve cenno del capo e lui sbatté lievemente le palpebre per farle capire che era pronto; i due uomini che lo tenevano sotto tiro davano le spalle alla terrazza, quindi erano del tutto ignari di quello che sarebbe successo di lì a poco.
 
Natasha agì in una maniera così rapida che i cervelli di quegli individui non ebbero quasi il tempo di registrare quello che stava succedendo; la russa infatti dopo aver spalancato la porta, aveva sparato alla spalla del primo e ferito il secondo sull'avambraccio; prima di dedicarsi al terzo lanciò verso Clint il suo coltello che l’arciere usò prontamente per liberarsi dalle corde.
 
Natasha disarmò anche il terzo uomo e lo rese inoffensivo, poi si rivolse a Clint: -Cosa diamine è successo?-
 
-Irina!- le rispose Clint mentre si massaggiava i polsi leggermente indolenziti, ma finalmente liberi dalle corde -A quanto pare era un’allieva della Stanza Rossa e con la tua fu… GIÙ!-
 
Natasha si gettò a terra immediatamente, schivando così il proiettile di pochi centimetri, che era stato esploso dalla pistola di Irina.
 
-Finalmente ci rivediamo, Natalia! Oppure preferisci il tuo nome d’arte, Chernaya vdova?-
 
Clint però non era rimasto inerme, infatti aveva recuperato le sue frecce da viaggio, più piccole e leggere, che potevano essere utilizzate anche a mani nude e ne scagliò una contro Irina.
 
La sua avversaria tuttavia la schivò facilmente e scappò; Natasha scattò immediatamente all’inseguimento, Clint però non poté tallonare le due donne perché sulla soglia della suite si palesò l’enorme sagoma di Yuri Pavlov: -Lasciamo che le nostre signore se la sbrighino fra di loro, che ne dici?- gli disse il russo tenendolo nel contempo sotto tiro.
 
-Levati di mezzo!-
 
-Non posso farlo- replicò Pavlov, caricando il cane.
 
Clint però fu più rapido e con un gesto fulmineo lanciò una freccia, che con millimetrica precisione colpì la pistola rendendola inservibile.
 
Pavlov ruggì di rabbia prima di caricare Clint al modo di un toro infuriato; l’arciere fu più veloce e si scansò in tempo. Il russo a causa dello slancio cadde su di un tavolino di vetro, fracassandolo.
 
-Ehi amico, stai attento. Prevedo un conto piuttosto salato-  gli disse Clint, rimanendo comunque con i muscoli tesi e i sensi all’erta.
 
Il suo istinto gli diceva che la faccenda non si era ancora conclusa ed aveva ragione; Pavlov si puntellò sulle ginocchia per rialzarsi e seppur ferito dalle schegge di vetro era ancora in grado di combattere; poteva ancora combattere già, ma in modo sleale, infatti raccolse una manciata di quei frammenti taglienti che usò prontamente, mirando al volto di Clint.
 
L’agente dello S.H.I.E.L.D. però non si fece sorprendere e si coprì il viso con il braccio; la sorte peggiore toccò alla camicia di seta.
 
-Mi piaceva questa camicia!-
 
-Ma non riesci a tenere la bocca chiusa?-
 
-No!- gli rispose Clint prima di colpirlo con un pugno ben assestato che mandò Pavlov al tappeto, questa volta in maniera definitiva.
 
-Barton! Sei qui?-
 
-Coulson! Meglio tardi che mai. Dov’è Natasha?-
 
-Non lo so. Stai bene?-
 
-A meraviglia!- gli rispose uscendo di corsa dalla stanza, alla ricerca di Natasha; se Coulson e la squadra non l’avevano trovata ai piani inferiori, l’unica opzione rimanente era il tetto. Svelto salì lungo le scale per cercare la sua compagna.
 
 
 
 
 
Quando Irina era fuggita, Natasha le era corsa appresso, seguendola fin sul tetto.
 
La bionda a quel punto si era voltata e le aveva detto: -Finalmente ci ritroviamo Natalia!-
 
-Cosa vuoi?-
 
-Vendetta! A causa tua io ho perso tutto! Sono stata costretta a fuggire, a nascondermi; ho cambiato così tante volte identità che ormai non so più chi sono e tutto questo per colpa tua! Eri l'allieva migliore, volevamo diventare tutte come te, ma tu hai preferito tradirci!-
 
Natasha l’ascoltava in silenzio, pensando nel contempo a come agire: -Io ho voltato pagina, puoi farlo anche tu se vuoi!- le disse nel tentativo di farla calmare.
 
Quelle parole però ebbero l’effetto contrario, infatti Irina presa da una furia cieca le sparò due colpi in rapida successione.
 
Natasha scartò di lato, rotolando su di un fianco; Irina però la raggiunse prima che potesse ritornare in posizione eretta e la immobilizzò.
 
-Eri la migliore, ma tu ora sei il passato, il futuro sono io! Come ci si sente ad essere in trappola, Natalia?- le urlò contrò.
 
-Io mi chiamo NATASHA!- replicò rabbiosamente la diretta interessata, prima di colpirla con una violenta testata.
 
Gli occhi di Irina si riempirono di lacrime e il naso iniziò a sanguinarle copiosamente, permettendo così a Natasha di sfuggirle.
 
Le due russe ora erano l’una di fronte all’altra, pronte al combattimento ed entrambe sapevano che ci sarebbe stata una sola vincitrice.
 
Fu Natasha la prima ad attaccare, ma Irina parò senza difficoltà il colpo; e poi quello successivo e quello dopo ancora. Sembrava quasi che Natasha stesse lottando contro se stessa, ed in un certo senso era così.
 
-Non puoi vincere! Conosco tutte le tue mosse!-
 
Natasha allora cambiò strategia, smise di combattere come le era stato insegnato nella Stanza Rossa ed improvvisò, alla maniera di Clint Barton.
 
-Come hai detto tu io sono la Vedova Nera… e lo sai cosa fanno le vedove nere? Morsicano!-
 
Dopo aver pronunciato quelle parole Natasha si tolse l’orecchino, che portava al lobo destro, per poi lanciarlo verso Irina; non appena il dischetto di metallo toccò il vestito, una scarica elettrica percorse l’intero corpo della bionda. A causa della scossa, Irina perse l’equilibrio e cadde all’indietro oltre la balaustra del tetto, sparendo così dalla vista di Natasha.
 
-NAT! NAT!-
 
La voce preoccupata di Clint giunse alle sue orecchie, per cui si affrettò a rispondere:
 
-Sono qui Clint!-
 
-Stai bene?- le domandò avvicinandosi a lei.
 
-Sì…-
 
-Dov’è Irina?-
 
-È caduta dal tetto, laggiù…-
 
Clint si affacciò dal parapetto e non disse: -Non la vedo! Qui sotto c’è il terrazzo, deve essere fuggita!-
 
-Dobbiamo trovarla.-
 
-Parlerò con Coulson, torniamo dentro Natasha.-
 
L’ora successiva passò rapidamente; Coulson si mobilitò immediatamente per cercare Irina, ma Natasha sapeva bene che seppur ferita quella donna era ancora perfettamente in grado di scappare e nascondersi senza lasciare tracce. Dei paramedici pulirono e medicarono le sue ferite e quelle di Clint; un giovane agente aveva perfino recuperato le sue scarpe dalle scale di servizio.
 
Le parole di Coulson le arrivavano ovattate, Pavlov era stato arrestato e molto probabilmente aveva già iniziato a collaborare per evitare l’ergastolo; ma in quel momento la cosa non aveva alcuna importanza, il suo cervello stava già pensando ad altro.
 
Quando finalmente lei e Clint ritornarono nella loro stanza, con i loro bei vestiti da sera completamente rovinati erano stanchi morti.
 
Natasha abbandonò senza riguardo le scarpe sul pavimento e si diresse in bagno per togliersi il vestito ed infilarsi il morbido accappatoio di spugna.
 
Una volta uscita prese il computer per fare una ricerca; Irina come aveva scoperto la sua identità e il suo lavoro? Più ci pensava e più ne era sicura, tutta l’operazione era stata basata su di una soffiata anonima che ora le sembrava sospetta più che mai. La volevano eliminare, ma chi esattamente?
 
-Spero che Coulson non mi faccia pagare la camicia, è da buttare ormai… Nat… tutto bene?- Clint, anche lui in accappatoio, si sedette accanto a lei, sulla morbida coperta del letto.
 
-No, siamo finiti in una trappola e voglio scoprire chi c’è dietro a tutta questa faccenda.-
 
Clint richiuse il portatile e le disse: -Domani. Lo scopriremo insieme, ma inizieremo domani, ora c’è un’altra cosa da fare…-
 
In quel momento qualcuno bussò alla porta della camera; Clint si alzò, per andare ad aprire e dopo aver dato la mancia al cameriere, ritornò da Natasha sospingendo un carrello su cui vi erano appoggiati due flûte, un secchiello refrigerato per lo champagne e una piccola torta con tutto il necessario per servirla.
 
-Felice anniversario!-
 
-Cosa stai dicendo Barton?-
 
-Erano anni che non mi chiamavi così, te l’ho detto, oggi è il nostro anniversario, quindi oggi pomeriggio ho ordinato al Café Gerbeaud una specialità, o meglio la specialità di Budapest, la torta Dobos.-
 
-Come facevi ad essere sicuro che saremmo stati in camera a quest’ora?-
 
-Poco fa ho chiamato il servizio in camera, dall’apparecchio del bagno, dopotutto è un servizio attivo ventiquattr’ore su ventiquattro, compreso nel prezzo, non valeva la pena sprecarlo, ti pare?- le rispose Clint mentre tagliava il dolce per poi passarle il piattino. Dopo di quello aprì lo champagne e versò il liquido dorato e frizzante nei bicchieri -Tieni.-
 
-Grazie.-
 
-Proporrei un brindisi, a noi due.-
 
-A noi due.- disse Natasha mentre facevano tintinnare lievemente i calici.
 
Stettero in silenzio mentre mangiavano quella torta deliziosa, poi quando entrambi ebbero finito Natasha chiese a Clint: -Ti ricordi quando sono scappata dall’Accademia, per assistere al balletto?-
 
-Certamente.-
 
-Io ti avevo chiesto come mai avevi deciso di non denunciarmi e tu mi avevi risposto che tu violavi le regole continuamente…-
 
-Dove vuoi andare a parare Natasha?-
 
-Qual è stato il tuo atto più sovversivo?-
 
-Lo vuoi sapere veramente?-
 
-Sì.-
 
-Sei stata tu...-
 
-Cosa? Perché l’avresti fatto?-
 
-Meritavi anche tu una seconda occasione, la stessa che ho avuto io e guarda dove siamo dieci anni dopo… seduti nella stessa stanza a mangiare della torta, che a quanto vedo ti è piaciuta…-
 
-E da cosa lo deduci?-
 
-Dalle briciole di cioccolato che hai intorno alla bocca.-
 
-Un vero gentleman, si offrirebbe di toglierle…-
 
-Nessun problema.-
 
Clint le si avvicinò e con delicatezza passò il pollice sul viso di Natasha: -Ecco fatto.-
 
I due si fissarono negli occhi per qualche breve ed intenso istante, poi all’improvviso tutto divenne frenetico; le loro labbra si incontrarono e per la prima volta si baciarono sul serio.
 
Quello non era un bacio di copertura, ma era un bacio d’amore.
 
Natasha a quel punto si lasciò cadere all’indietro, sul letto, trascinando al contempo Clint con sé. Nessuna parola, nessuna esitazione, in quel momento c’erano solo due.
 
 
 
 
 
New York, 2012
 
-Mi sembra di rivivere Budapest!-
 
-Tu ed io la ricordiamo in modo molto diverso!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Mio:
 
Ecco la fine!
 
Avevate sospettato che anche Irina fosse coinvolta?
 
Alla fine ho lasciato di proposito in sospeso il destino di Irina, chissà magari in futuro potrei utilizzarla ancora, se l’ispirazione dovesse tornare; e se voi lo vorrete, che ne dite?
 
Sokolinyy Glaz, e Chernaya vdova significano rispettivamente Occhio di Falco e Vedova Nera in russo.
 
La torta non era prevista nella stesura iniziale, ringraziate il fatto che una sera ho cambiato canale e ho visto una puntata di “Bake Off Italia”; quando ho sentito le parole Budapest” e “Torta Dobos” mi si è accesa una lampadina! Non in testa, ma quella del forno! ^_^
 
Non potevo non usare questo dolce!
 
Grazie a Hermione Weasley per la recensione e a Chess_Killer per averla aggiunta alla lista delle preferite.
 
Grazie a chiunque sia passato e se avete voglia di leggere qualcos’altro di mio cliccate qui per leggere il primo capitolo della mia long su Steve Rogers.
 
Un bacio!
 
Ragdoll_Cat
 
 
 

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