Fluency

di NewNeon_Traduzioni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


[Attenzione: I personaggi qui citati non sono di mia intenzione, tutti i diritti sono dell'autore.]
In più, questa fanfiction è una traduzione fatta col consenso dell'autrice, New Neon, che mi ha gentilmente permesso di pubblicarla qui per i fan italiani. Spero sia di vostro gradimento.



 
FLUENCY

- Capitolo 1 -
Sanji non avrebbe mai voluto sposare quel bastardo di Zoro, era stata tutta una manovra politica.
Il regno di Baratie aveva bisogno di alleati più forti e i popoli a loro più vicini erano tutti alleati contro di loro o erano già tutti alleati con Baratie. Il regno di Shimotsuki era davvero parecchio lontano, circa a un mese di viaggio, e fino a pochi mesi prima Sanji lo aveva sentito nominare solo a malapena.
Ma suo padre era stato inflessibile riguardo la questione del matrimonio, pensava che avrebbe unito permanentemente i due paesi. Shimotsuki era una nazione di guerrieri, ma soffriva per la produzione alimentare troppo scarsa, cosa che limitava il loro potere militare. D’altra parte Baratie era una terra ricca, ma abbondava anche di criminali e altre categorie di persone non adatte a essere organizzate per il combattimento militare. Non che i suoi abitanti non fossero abili o ben allenati, e questo i paesi che avevano provato a invadere Baratie lo avevano scoperto a loro spese. I Baratiani erano un popolo testardo e mal organizzato, specializzato nel difendere ciò che era loro, ma erano più portati alla guerriglia che alla guerra. Combinando i rispettivi punti di forza dei propri paesi, insieme avrebbero potuto diventare una grande potenza.
Tutta quella strategia avrebbe potuto fallire, tenendo in conto che entrambi gli eredi coinvolti in questo matrimonio erano maschi, quindi non avrebbero potuto produrre eredi naturali, e per di più i due principi non si erano neanche incontrati prima del loro matrimonio, eppure erano andati fino in fondo. Il matrimonio era ovviamente stato un affare davvero delicato e Sanji aveva dovuto fare la sua parte come da tradizione, giurando davanti al dio di onorare il suo compagno e tenere fede ai suoi impegni, eccetera, eccetera, ma i conterranei di Zoro avevano una tradizione da atei convinti e  non si era riusciti a persuaderlo a giurare niente a nessun dio. L’intera cerimonia era stata uno sconfortante miscuglio di culture e tradizioni diverse che aveva reso tutto altamente imbarazzante per lui e per il suo nuovo marito.
Era stato deciso dal padre di Sanji, il Re, e il padre di Zoro, l’Imperatore, che loro sarebbero vissuti per cinque mesi in un paese, cinque nell’altro più due mesi di viaggio nel mezzo, il che più o meno equivaleva a significare che Zoro avrebbe passato la prima metà del loro matrimonio lontano dalla sua famiglia, cosa che Sanji non gli invidiava per niente, anche se sapeva bene che dopo sarebbe toccato a lui.

 
***
 
Al fianco di Sanji c’è il suo interprete, Usopp, e a quello di Zoro la sua interprete, Robin. Quello è un altro problema del loro matrimonio, cioè che nessuno dei due parla la lingua dell’altro. Fortunatamente Sanji è cresciuto con Usopp, un suo caro amico, e si fida del suo giudizio riguardo Zoro. Loro quattro si ritrovano soli e insieme per la prima volta. Da una parte del tavolo ci sono Zoro e Robin, entrambi stoici e impossibili da leggere, dall’altra parte Sanji con Usopp.
Robin lancia un rapido sguardo a Zoro, poi prova un paio di lingue prima di trovarne una che anche Usopp conosce ma che né Sanji né Zoro, a quanto sembra, capiscono. I due parlottano brevemente tra loro e poi si girano a sorridere ai loro rispettivi principi. Zoro sembra davvero preoccupato e teso alla vista del sorriso di Robin.
“Abbiamo deciso di lavorare insieme per insegnare a voi due la lingua dell’altro! Se non per circostanze eccezionali, noi non tradurremo niente, ci limiteremo a dirvi cosa dovrete dire e voi lo direte. In questo modo imparerete e potrete legare tra voi.”, cinguetta allegramente Usopp.
Sanji trasale, guardando Usopp, sotto shock. L’espressione di Zoro si contorce in  una smorfia accigliata e non bisogna essere un genio per capire che Robin deve avergli appena detto la stessa cosa.
È impossibile che tutto questo possa funzionare.









- Due paroline sulla storia e poi giuro che me ne vado -
Come avete visto il primo capitolo è un po' cortino, essendo questa fanfiction un'estensione di una drabble, ma non preoccupatevi: dal terzo capitolo in poi i capitoli saranno molto più corposi. Io ho intenzione di aggiornare settimanalmente, scuola permettendo, ma non voglio andare troppo in fretta perchè la fanfiction ancora non è conclusa. Se avete qualche critica o correzione sulla traduzione non abbiate paura di scrivermi, giuro che non mordo ^^ Ah, e visto che l'autrice è stata così gentile da farmi postare qui la storia, se vi va, lasciate un commentino, così che possa tradurglielo ^^
Un bacio,
SweetHell.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


- Capitolo 2 -
 
Zoro odia questo maledetto paese, il clima è troppo freddo e piove spesso. Oh, e lui è sposato con lo stupido principe di quello stupido posto.
“Non riesco a credere che non tradurrai per noi.”, dice, accusando in tono piatto Robin.
“Certo che puoi.”, risponde lei, smaltandosi le unghie, senza neanche guardare Zoro.
“Okay, ci posso credere, è solo il tipo di merda che combini di solito. Ma cosa speri di ottenere facendo questo, esattamente?”, chiede Zoro. Non è da Robin fare qualcosa senza motivo, per cui deve star pianificando qualcosa.
“Forse ti porterà in una posizione di parità con lui, forse per una volta avrai bisogno di pensare prima di parlare. O forse mi diverto solo a vederti in imbarazzo, potremo non saperlo mai.”, sorride, voltandosi verso di lui. Zoro la guarda accigliato, ma Robin è immune ai suoi sguardi da parecchio tempo ormai. Si limita solo a portarsi i capelli scuri dietro le spalle e soffiarsi sulle unghie.
“Allora perché non traduci questo per me? ‘Riesci a credere alla merda che questi interpreti stanno tirando fuori?’ Andrò persino a dirglielo di persona, proprio come vuoi.”, borbotta Zoro.
Robin sorride e raggiunge un lato del tavolo. Posiziona un pacco di fogli a fianco a lei e scrive attentamente qualcosa su uno di essi, prima di passarlo a Zoro.
Zoro fissa il foglio. Persino le lettere che usano in questo paese non gli sono famigliari, ma Robin fortunatamente ha riportato la pronuncia fonetica delle sue parole sotto. Se vuole cercare di comunicare con quel bastardo sembra che lo debba fare nella maniera più difficile.
La lingua del biondo è piena di suoni dolci, che strisciano da un tono a un altro, morbide emissioni di voce fatte con la parte interna della gola, suoni che bloccano Zoro ma che suonano così facili quando è Robin a pronunciarli. Deve provare a ripetere la frase parecchie volte prima di riuscire a dire qualcosa che suoni anche appena simile alle parole di Robin.
“Grazie per essere così poco di aiuto.”, mugugna Zoro, prendendo il foglio e allontanandosi, altezzoso, dal sorriso inquietante di Robin, prima di tornare di nuovo dentro della stanza dove Sanji e il suo inutile traduttore sono seduti. Si ferma davanti al principe biondo, che lo guarda sorpreso. Sanji e il suo interprete stanno giocando a carte. Il principino perfettino appoggia le carte a faccia in giù sul tavolo e guarda dritto verso Zoro con un certo livello di curiosità.
Zoro si concentra sul foglio davanti a lui e ripete quello che Robin gli ha insegnato.
Sanji e il suo traduttore sembrano perplessi, prima che l’interprete dal lungo naso scoppi in una risata isterica. Tutti e due hanno un veloce scambio di parole prima che anche Sanji inizi a ridacchiare.
“Cosa ho detto di così divertente?”, chiede Zoro, fissando Usopp.
“Penso che tu abbia fatto incazzare Robin…ti ha fatto dire ‘Ho bisogno di imparare che essere scortese con il mio traduttore non mi porterà da nessuna parte.’”, ridacchia Usopp, cercando di contenere le risate abbastanza a lungo da poter parlare.
“ROBIN!”, ringhia Zoro, marciando di nuovo verso di lei con le risate di Sanji e Usopp che ancora lo inseguono.



- Buonsalve. Mi scuso per il ritardo nell’aggiornare, ma ho avuto alcuni problemi che non sono dipesi da me. Oltre il cronico ritardo dovuto alla scuola, ho scoperto che esisteva già un account di traduzione di New Neon, solo che la ragazza che lo gestisce non mi sta più rispondendo e siccome la mia priorità è quella di aggiornare e far andare avanti la storia, per ora continuerò ad aggiornare qui, finchè non mi verrà data la password dell’altro profilo, altrimenti mi toccherà contattare l’amministrazione. Sono stata molto contenta dei commenti e li ho tradotti all’autrice. Spero che la storia continui a piacervi ^^ Dal prossimo capitolo, le cose inizieranno a muoversi e i capitoli a farsi più corposi!
Alla prossima!
SweetHell.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


- Capitolo 3 -



Sanji si sporge dal balcone e guarda suo marito cambiare le posizioni della spada, allenandosi nell’attacco, la parata e la difesa contro un avversario immaginario. È una giornata piacevolmente tiepida oggi e Sanji è vestito leggero. Zoro, d’altra parte, è infagottato molto più di quanto dovrebbe per un allenamento. Sa che il paese di Zoro è più caldo del suo, quindi suppone che quel principe marimo stia avendo problemi ad adattarsi.
Guarda Zoro per qualche momento. Non è stato poi così male come pensava, vivere con lui. Loro due non condividono una stanza, non ancora, anche se sa che verrà fatta forse qualche domanda se non lo faranno, ma per ora va bene così. Entrambi stanno iniziando a conoscersi pian piano, rallentati dal rifiuto di Robin e Usopp di tradurre completamente per loro e dando loro invece delle note con le parole corrette nella lingua dell’altro. Lo scopo eventuale sarebbe che diventino entrambi bilingui e ognuno di loro ha un giorno in cui a turno uno dei due può parlare la sua lingua madre, mentre l’altro deve arrangiarsi a comunicare con quella. Il giorno dopo le lingue si scambiano.
Sanji decide si scendere e parlare con Zoro ancora, ma non importa quando bene li cerca, non riesce a trovare Robin e Usopp da nessuna parte perché lo aiutino. Così quando entra nel cortile dove Zoro si sta allenando, deve arrangiarsi da solo. Zoro si ferma dopo un affondo di spada particolarmente veloce e preciso per guardare verso Sanji.
“Buongiorno”, dice Zoro, nella sua lingua. Sanji esita un po’, il linguaggio dell’altro gli suona ancora così duro e gutturale… Anche quando Zoro parla la lingua di Sanji aggiunge suffissi alle parole dove non dovrebbero esserci e pronuncia in modo tagliente le sillabe che dovrebbe essere morbide.
“Giorno.”, risponde Sanji con un cenno. Apre la bocca per parlare ma realizza che senza Usopp e Robin nessuno può aiutarlo.
“Dove…dove Robin e Usopp?”, prova lo stesso, sapendo che la frase è sbagliata in qualche modo.
“Dove sono Robin e Usopp.”, lo corregge Zoro. Sanji annuisce, merda è vero, la lingua di Zoro ha un sacco di parole aggiuntive per completare dove quella di Sanji va molto di più a contesto, anche se fa molte più coniugazioni di parole di quella dell’altro.
“Sono fuori al-“, dice Zoro e poi la sua frase prende una direzione in cui Sanji non ha la minima idea di cosa stia dicendo.
“Cosa?”, chiede. Zoro ripete, ma c’è ancora qualcosa che Sanji non capisce. Merda, non conosce quelle parole.
“Quello fuori, il posto di shopping per lo shopping.”, dice l’altro, in modo non molto scorrevole, nella lingua di Sanji, aggiungendo di nuovo parole di cui non c’era bisogno.
“Ohhh, il mercato.”, sospira il biondo, dicendo la parola nella lingua di Zoro. Conosceva la parola, ma non l’aveva usata per più di una settimana e gli ora era apparentemente scappata di mente.
Zoro gli corregge la pronuncia per un momento, ma poi sorride quando vede che l’altro riesce a farlo correttamente. Solo guardandolo fa sorridere Sanji a sua volta. Zoro sembra sempre così duro, così serio e brusco che spesso lui si dimentica di quanto è gentile il suo sorriso, quando è sincero.
“Quindi…solo…noi.”, dice Sanji, indicando entrambi.
“Sì, siamo da soli”, risponde il principe, con un cenno affermativo. Il biondo annuisce, un po’ sconcertato. Non è neanche sicuro che lui e Zoro abbiano mai parlato così a lungo senza Usopp e Robin. La maggior parte delle loro conversazioni era stata per fare pratica, chiedendo cose per una conversazione base, come ad esempio discutere sul tempo, il che era noioso, visto che Zoro si lamentava sempre del troppo freddo. Dovrebbe davvero provare a parlargli un po’ di così, pensa, anche se limitato dalla sua scarsa preparazione linguistica.
“Ti stai allenando. Ti alleni…grande, no, uh…molto.”, si corregge velocemente Sanji.
“Devo. È una buona cosa per-”, e poi Zoro dice di nuovo parole che Sanji non riconosce.
“Buona per la tua cosa?”, chiede il biondo, confuso. Lo spadaccino ripete, ma l’altro scuote di nuovo la testa.
“Per…racchiusa in…qui.”, dice Zoro, cercando di spiegare nella lingua di Sanji piuttosto che nella sua. Viene avanti e punta il dito nel mezzo del petto di Sanji.
“Per il tuo cuore?”, prova a indovinare, con un sospiro. Zoro gli lancia uno sguardo confuso e Sanji si mette una mano in corrispondenza del cuore, imitando il suono di un battito.
“Oh. No. Non quello.”, dice Zoro, nella sua lingua. Sospira e passa di nuovo a quella di Sanji.
“È il respiro dopo che…dopo la tua…”, Zoro si blocca, schioccando le dita mentre cerca la parola giusta, prima di rinunciare e passarsi un dito lungo la gola, come se si stesse sgozzando.
“Il tuo respiro dopo…dopo la morte? Oh! La tua anima. L’allenamento fa bene alla tua anima. Huh…il respiro dopo la morte… è davvero una modo quasi poetico di descriverlo, Zoro.”, riflette Sanji. Non sapeva che Zoro pensasse in questo modo.
“Sì, la tua anima. Ma…anche tu combatti. Non siamo solo noi.”, insiste Zoro, indicando Sanji.
“Sì. Ma noi…non allo stesso modo. Non come te.”, spiega Sanji. Per la sua gente il combattimento è una qualità apprezzabile, il loro esercito dopotutto è forte…ma loro non avevano una cultura da guerrieri come quella di Zoro. Loro combattevano per un obbiettivo, non come scelta di vita.
Osserva Zoro per un paio di lunghi momenti. Quell’uomo è forte e solido, muscoloso e esotico in un modo che Sanji, deve ammetterlo, trova attraente. Pensa che se Zoro deve adattarsi alla sua cultura, ora, forse anche Sani dovrebbe adottare quella dell’altro, almeno un pochino. Adesso è anche la sua cultura, dopotutto. In più potrebbe diventare un modo per farli avvicinare.
“Fammi allenare con te.”, dice Sanji, una frase perfetta nella lingua di Zoro e una che è riuscito a comporre tutto da solo. Non ha mai sentito quella frase prima ed è riuscito a costruirla. È un po’ fiero di se stesso. Zoro sembra sorpreso per un secondo, ma poi ghigna, compiaciuto e insieme intrigato.
“Vuoi combattere per divertimento? Andata.”, sogghigna Zoro, estraendo la terza spada e prendendola tra i denti.
“ A cosa?”, Sanji sbatte gli occhi, confuso.
“Facciamolo.”, riformula Zoro. Oh, deve essere un modo di dire di qualche tipo.
Comunque, Zoro ha accettato di allenarsi con lui. Sanji si toglie la giacca leggera, la getta su una panchina e squadra Zoro, che è in posizione, armato contro lo stile di combattimento a mani nude di Sanji. Si era quasi aspettato che l’altro lo prendesse in giro per non avere un’arma o suggerisse che non è giusto combattere con un uomo disarmato, ma Zoro non lo sminuisce in quel modo.
I due iniziano a muoversi in circolo, cambiando posizioni per difendersi e creare un’apertura migliore a loro vantaggio. Passa almeno un minuto prima che uno dei due attacchi, ma è Sanji che fa la prima mossa. Tira un calcio veloce e Zoro lo ferma con le sue spade, respingendo Sanji con una forza che fa addirittura sforzare Sanji per poter mantenere il suo equilibrio. Gli sfugge un sogghigno. Ok, Zoro è bravo.
L’altro attacca, i suoi movimento sono aggraziati e sorprendentemente leggeri per un uomo così alto e massiccio. I suoi fendenti sono forti, ma Sanji è abbastanza flessibile per danzare fuori dalla loro portata e esporre le debolezze di Zoro. Comunque, Zoro è veloce. Davvero veloce. Riesce a tagliare un lembo della maglia di Sanji e gli sfiora le costole con il retro di un’altra spada non molto dopo. Sanji invece lo colpisce con una serie di forti calci che lasceranno di sicuro all’altro qualche segno.
Il loro combattimento viene spezzettato in diversi incontri, con loro due che avviano qualche incerta e mal tradotta conversazione tra di loro, dove entrambi continuano a cambiare lingua nel tentativo di spiegare le parole che non conoscono. Dopo il terzo round, Zoro riprende fiato e fissa Sanji.
“Sei così-”, dice, ma Sanji non riesce a capire l’ultima parola.
“Scusa? Non conosco quella parola.”, si scusa.
Zoro scuote la testa e rinfodera le sue spade. Si avvicina a Sanji e gli fa segno di mettersi in equilibrio su una gamba sola. Il biondo è confuso, ma lo asseconda. Zoro abbassa una mano e la mette sulla parte posteriore del bacino di Sanji. Sanji sta quasi per pensare a qualche strana usanza straniera, quando Zoro tira su la gamba di Sanji, portandola su fino a formare novanta gradi con il suo corpo, proprio di fronte a lui. Zoro si interrompe e colpisce Sanji su una spalla, senza sortire alcun effetto. Sorride lievemente e continua a far salire la gamba del biondo, guardando attentamente il biondo. Sanji capisce che Zoro sta testando quanto riesce a essere flessibile.
“Oh! Così?”, dice, liberando la gamba e sollevandola fino sopra la sua testa, in una perfetta linea verticale. Il sorriso di Zoro si allarga, il suo volto si illumina e lo fa sembrare ancora più bello. Zoro lo guarda in estensione e prova a spingerlo delicatamente un paio di volte, testando il suo equilibrio, ma ovviamente Sanji è stabile come una roccia. L’altro mormora qualche parola nella propria lingua, più a se stesso che a Sanji, ma il tono della sua voce lo fa arrossire.
Se stanno comparando la loro forza, allora c’è qualcosa che Sanji vuole vedere. Torna a stare in piedi normalmente e si sporge cautamente verso le spade di Zoro. L’altro principe capisce e le sfila dalla cintura, tendendogliele tutte tranne quella completamente bianca. Una delle sue spade è incredibilmente pesante e Sanji non ha idea di come Zoro sia capace di tenerla così a lungo o a muoversi così velocemente. Nessuna sorpresa che i suoi fendenti siano così potenti. L’altra invece è leggera e misteriosamente tiepida al tocco. Sta per sfoderarla, ma Zoro lo ferma con uno sguardo preoccupato, scuote la testa e dice qualcosa che Sanji non riesce a capire.
“Sono bellissime, grazie”, dice gentilmente nella sua lingua e gliele restituisce.
“Siamo tornati! Spero che voi due non stiate combattendo.”, dice Robin, nella lingua di Zoro, mentre Usopp attraversa il cortile con i loro acquisti tra le braccia. Sanji si scopre sorpreso, non pensava che avessero parlato e combattuto per così tanto tempo, il tempo deve essere davvero volato.
“Oh, Robin. Ho bisogno-”, inizia Zoro, precipitandosi verso Robin. Parla in una veloce e quieta esplosione del suo linguaggio nativo, le sue parole sono molto più complesse di quelle che ha usato con Sanji. Lui può solo captare qualche parola di quello che Zoro sta dicendo, ma l’espressione di Robin sembra sorpresa, così come quella di Usopp.
“Usopp, cosa sta dicendo?”, chiede tranquillamente Sanji, camminando verso il suo amico per capire.
“Oh..beh. Zoro sta chiedendo a Robin di tradurre qualcosa nella tua lingua per lui, vuole dirti qualcosa ma…beh, Robin e Zoro stanno discutendo se questo potrebbe offenderti o meno. Sai, la gente di Zoro tende a essere molto…brusca e diretta quando parla. Zoro ha iniziato a preoccuparsi che quello che voleva dirti non andrà bene. Non penso…oh andiamo.”, esclama Usopp, scuotendo la testa prima di passare alla lingua di Zoro.
“Non si offenderà. Va bene.”, Usopp rassicura Zoro nella sua lingua.
Robin sorride modestamente e scrive qualcosa su un foglio per Zoro, qualcosa di molto lungo. Di quello che Zoro sta dicendole di scrivere, Sanji può capire qualche parola occasionale, anche se Zoro non sta cercando di essere comprensibile o abbastanza chiaro perché Sanji capisca.
“Noi saremo dentro, ti lascio parlare.”, dice Robin, con un sorriso, e Usopp scompare lanciando a Sanji uno sguardo curioso, come se non volesse andarsene e preferisse invece potersi godere la scena.
Zoro sospira, concentrandosi sul foglio e si avvicina a Sanji, mentre la sua bocca si muove silenziosamente nel sillabare alcune parole. Sanji aspetta bruciando di curiosità e ha una mezza idea di strappare il foglio dalle mani dell’altro e leggerlo da solo. Zoro inizia a parlare nella lingua nativa di Sanji, le sue parole sono un po’ incerte ma suonano del tutto sincere.
“Sanji. Sei un combattente eccezionale, mi è piaciuta la sfida e credo dovremo farlo ancora.”, dice, facendo sogghignare Sanji.
“Tu potresti insegnarmi a essere flessibile e bilanciato come te. Forse io potrei insegnarti come essere più forte in cambio.”, continua Zoro. Sanji ride e alza un po’ gli occhi al cielo, sì, questa è probabilmente la franchezza che poteva essere interpretata come un’offesa.
“Sono fiero di-”, Zoro si blocca e Sanji non può fare a meno di notare che l’altro sta diventando un po’ rosso.
Zoro evita di incontrare il suo sguardo, mette le mani e il foglio in tasca e finisce la frase, indirizzando le sue parole alle scarpe di Sanji.
“Sono fiero di essere tuo.”, mormora Zoro. Persino le sue orecchie sono rosse adesso.
“Oh.”, Sanji trasale, in shock, il suo cuore ha iniziato a battere troppo forte nel suo petto tutto d’un tratto.
Zoro lo guarda, aspettando, mentre Sanji lo fissa ancora troppo sorpreso per parlare. Realizza che l’altro si sta pentendo delle sue parole solo quando lo vede tendersi e diventare ancora più rosso.
“Dimentica”, mugugna, nella lingua di Sanji, e si muove per allontanarsi.
“No! Aspetta.”, dice in fretta Sanji, nella lingua di Zoro, fermandolo per un braccio mentre gli passa di fianco. Dio, quanto è stato maleducato. Zoro ha messo insieme un discorso del genere e lo ha pronunciato nella lingua di Sanji e lui si è limitato a fissarlo senza dire niente.
“Sono onorato anche io.”, dice, sottovoce, e con quello Zoro si rilassa un po’ nella sua stretta.
E con sua sorpresa, Sanji sta dicendo la verità. Zoro non gli piace particolarmente. Il suo carattere scontroso e la sua pigrizia, quando non si allena, lo infastidiscono parecchio qualche volta, ma è onorevole e forte e questo a Sanji piace e lo rispetta per questo. Eppure quando vede Zoro combattere si sente come se stesse vedendo un altro uomo e, anche se Sanji non lo avrebbe mai scelto di sua volontà, non può costringere se stesso a sentirlo come uno sbaglio o come un’accoppiata sbagliata, anche se si tratta di un matrimonio politico.
Zoro si muove nervosamente dopo un secondo e Sanji inizia a pensare che forse lo sta tenendo stretto da troppo tempo. Realizza che la sua idea riguardo l’agitazione di Zoro è probabilmente sbagliata quando l’altro si sporge e poggia il più veloce e innocente dei baci sulle labbra di Sanji, prima di tornare fuori dal suo spazio. Questa volta Zoro è davvero rosso e china la testa, imbarazzato.
“Arrivederci”, dice frettolosamente e si precipita dentro il palazzo, senza riuscire a guardare Sanji negli occhi, lasciando il biondo da solo nel cortile.
Sanji rimane a fissare la porta dalla quale Zoro se n’è andato. Si tocca le labbra con la punta delle dita e sente le farfalle esplodere nel suo stomaco.




Nota della Traduttrice: Scusate, avrei dovuto postare sabato ma non sono riuscita ^^ Comunque credo che finirò sempre per postare tra domenica e lunedì, sperando di non restare indietro con la traduzione. Ho tradotto i vostri gentilissimi commenti all'autrice, che ne è rimasta molto contenta. Spero di poterle tradurre tante recensioni anche a questo capitolo ;)
Ah, la mia traduzione solitamente previlegia la resa piuttosto che la fedeltà grammaticale. Se ci sono frasi che in itraliano non hanno senso o che suonano ambigue, preferisco sostituirle con altre che restano coerenti a quello che è il loro senso inglese. ^^
Grazie di aver letto fino a qui! Se avete domande da fare all'autrice o avete qualche curiosità, contattatemi pure, vedrò di tradurle la domanda o di rispondere come posso ^^
Un bacio,
SweetHell

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


- Capitolo 4 -

Sanji ancora non ha idea di cosa pensare del bacio, Zoro non ne ha fatto più cenno e potrebbe benissimo essere un gesto platonico culturale. Potrebbe essere un segno di rispetto o sincerità o…o qualcosa. Potrebbe parlarne con Usopp e Robin, potrebbe chiedere cosa significa. In tutta onestà, però, ha un po’ paura di farlo. Non sa come si sentirebbe se gli dicessero che si tratta di una cosa platonica o come se fosse invece una cosa romantica.
Per ora sa cosa pensa e cosa vuole. È sposato con Zoro, ma loro sanno entrambi che non è stato perché si amavano. Diavolo, fino al giorno della cerimonia loro due neanche si erano mai incontrati! Ma…Zoro sta cominciando a piacergli un po’. È così fottutamente strano, deve ammetterlo, anche con la barriera del linguaggio tra loro. alcune cose sono culturali, come il fatto che Zoro sia così ossessionato dal suo allenamento, ma altre cose sono proprio di Zoro. Eccessivo allenamento con la spada, culturale. Impossibile numero di sonnellini nei posti più strani, solo una stranezza.
Sanji viene distratto quando passa davanti alla porta aperta della camera di Zoro e si ritrova a guardare l’uomo mezzo nudo e dipinto con strani segni neri nella parte superiore del corpo.
Questo è strano.
Esce a chiedere a Robin dove si posiziona questa stranezza, se è culturale o se è Zoro.
Inizia a pensare sia qualcosa di culturale quando trova Robin nella sua camera intenta a dipingersi il braccio.
“Perché tu e Zoro vi state pitturando?”, chiede Sanji, dopo qualche lungo momento.
“C’è un il ricevimento reale domani e il ballo con la tua famiglia al completo. È un incontro importante.”, risponde Robin, tranquillamente, dipingendosi una vite sul braccio.
“Questo…non risponde molto alla mia domanda.”, dice Sanji, dopo aver aspettato qualche momento, in cui Robin non aggiunge nient’altro.
“Nel nostro paese gli eventi formali richiedono un costume formale, il quale, come nel tuo, segnala il tuo rango. Nella nostra cultura noi abbiamo ovviamente governanti e nobiltà, ma questi titoli si guadagnano attraverso le vittorie. Se Zoro non fosse un guerriero capace, allora non sarebbe stato principe, ma un cittadino normale.”, spiega Robin, stendendo il braccio sul suo tavolino e intingendo il pennello in una boccetta colma di inchiostro denso.
“Okay…”, dice Sanji, lentamente, sedendosi su una sedia accanto a lei.
“Il disegno è diverso per ogni persona, nel mio caso sono viti e fiori. Ogni fiore simboleggia una sfida che ho vinto, anche se questi marchi vengono tolti se mai ne perdessi una. Così tu puoi capire solo guardando il mio braccio che ho venti vittorie in positivo, anche se ovviamente ne ho vinte molte di più. Questo è il motivo per cui sono dipinti invece che tatuati, possono cambiare spesso in numero.”, continua Robin, indicando uno dei delicati fiori.
“Sembrano difficili da disegnare… potrei aiutarti con i dettagli di questi sul retro del tuo braccio, se vuoi.”, offre Sanji, cortesemente.
Robin solleva di scatto la testa, con gli occhi spalancati dallo shock. Sanji…pensa che deve aver fatto qualcosa di sbagliato. Il viso della donna si rilassa un poco, ma sembra ancora un po’ imbarazzata.
“Ho detto qualcosa di sbagliato, non è vero?”, chiede lentamente Sanji.
“È solo che è più qualcosa che si offrirebbe a qualcuno con cui sei sposato. Pensavo…potrebbe essere un interessante scambio culturale, per te e Zoro. Vai a chiederglielo.”, sorride lei, dolcemente, anche se Sanji può ancora vedere un po’ di rossore sulle sue guance.
Sanji borbotta qualcosa, annuisce e si scusa, prima di uscire dalla sua stanza sentendosi un perfetto idiota. Ma quando passa davanti alla stanza di Zoro di nuovo, non può impedirsi di fermarsi a dare un’occhiata. Il braccio destro di Zoro è coperto di inchiostro e Sanji vuole disperatamente vedere i dettagli. Realizza che lo sta fissando solo quando si accorge che Zoro lo sta guardando a sua volta, con il pennello immobile, senza che tocchi la sua pelle.
“Uh…me ne vado se vuoi. Mi dispiace, mi sono incantato.”, dice Sanji, in fretta.
“Nessuna ragione di essere dispiaciuto con scuse.”, Zoro, con un’alzata di spalle, usando ancora una volta troppe parole. A Sanji scappa un sorrisino. Dovrebbe correggere Zoro, ma ormai si è affezionato a questa sua abitudine.
“Posso vedere?”, chiede, speranzoso. Zoro annuisce e così Sanji attraversa la camera da letto di Zoro e si siede accanto a lui.
A Zoro non interessa avere sedie, la sua camera è molto tradizionale, con un letto molto basso e arredata in modo molto spartano. La cultura di Zoro non incoraggia molto l’opulenza e Sanji ammette che non gli dispiace il cambiamento.
“Robin ha detto che queste sono per le vittorie.”, dice quietamente Sanji, entrando nella camera e guardando i marchi sul braccio di Zoro. Sono disposti a gruppi di tre, alcuni completi, altri solo appena abbozzati.
“Non ho ben disposto il design, non sono bravo in queste cose.”, sospira Zoro nella sua lingua, e Sanji ha bisogno di qualche momento per tradurre mentalmente tutto quello che Zoro ha detto.
“Quanti?”, chiede, nella lingua dell’altro, questa volta.
“Ho bisogno di farne trentacinque. Questi sono troppo grandi e io sono uso la destra.”, dice Zoro, indicando il suo braccio destro, quasi completamente occupato da soli quindici disegni.
Sanji sospira, non capisce cosa intende Zoro dicendo che usa la destra. Non finché non realizza che sta tenendo il pennello con la mano sinistra. Zoro è mancino.
“È sbagliato aiutare?”, chiede  Sanji, goffamente e in modo scarno. La sua domanda manca della delicatezza che avrebbe avuto nella sua lingua madre. Sa che la lingua di Zoro è più espressivo del suo, ma quello di Sanji lavora di più con il tono di voce e l’inflessione di quanto non faccia quello dello spadaccino e lui si trova ancora a non poter comunicare la complessità dei significati. Le sue parole suonano infantili nella costruzione mentre Zoro spiega troppo e suona troppo monotono. Si possono capire a vicenda, ma la maggior parte delle sfumature prenderanno anni per essere messe insieme in tutta scioltezza.
Vuole sapere se è inappropriato per lui offrire una cosa del genere come lo era apparentemente offrirla a Robin. Robin ha detto che è il genere di cose che fanno le coppie sposate, ma lui e Zoro lo sono. Ma con quella logica anche fare sesso è una cosa che due persone sposate fanno e loro non lo stanno facendo. Diavolo, Sanji non sa neanche se il bacio di Zoro significa qualcosa. Vuole sapere se l’altro principe potrebbe offendersi o pensare che si sta spingendo troppo oltre.
“Ti stai offrendo?”, chiede Zoro, inclinando un poco la testa e indirizzandogli uno sguardo intenso.
“Vuoi che lo faccia?”, ribatte Sanji.
Zoro sorride dopo un momento, come se Sanji avesse appena osato sfidarlo e lui ne fosse impressionato. Gli tende il pennello e l’inchiostro e si sposta, in modo che il suo braccio ancora libero sia vicino a Sanji, mentre quello destro non si rovini.
Sanji mordicchia un’estremità del pennello. Potrebbe farne altri quindici sull’altro braccio per farli diventare simmetrici e poi mettere gli altri sul resto del corpo, magari due per ogni lato del suo petto e uno nel mezzo?
“Dove posso…?”, Sanji si interrompe, non sapendo la parola per “disegnare” nella lingua di Zoro. Passa alla sua lingua e dice la parola, che Zoro gli traduce nella sua lingua. È  il loro modo di scambiarsi i vocaboli.
“Ovunque. Ma devono essere visti.”, replica Zoro, sollevando le sopracciglia. Giusto, non deve farli sul petto a meno che non voglia che l’altro vada in giro senza maglia in pubblico. Sanji deglutisce nervosamente e osserva il petto di Zoro. È davvero un bel petto e…e si sta distraendo. Li farà sul suo braccio e poi gli ultimi cinque li dipingerà sul collo dello spadaccino o sul lato del suo volto.
Dipinge lentamente e con attenzione, comparando ogni marchio che fa con quelli sull’altro braccio di Zoro. Lui continua a cambiare posizione per non farsi addormentare il braccio, abbandonandosi in grembo a Sanji, la sua testa contro la gamba del biondo e i suoi occhi mezzo chiusi. Il suo braccio è rilassato e pesante sotto il tocco di Sanji. Zoro è già quasi in trance e pure il biondo inizia a sentirsi un po’ alienato da se stesso.
Guarda i cerchi vuoti su entrambe le braccia di Zoro, sono nel mezzo, su entrambe le parti dei gruppi di tre marchi. Sembrano davvero vuoti in modo spiacevole, anche se compresi tra cerchi di un nero uniforme. Sfiora attentamente il centro di uno di questi spazi.
“Posso…dipingere questi?”, mormora Sanji, nella lingua di Zoro. Vuole chiedere riguardo la fantasia e suggerire il design ma il suo vocabolario è maledettamente limitato.
“Colorarli oppure-”, Zoro continua con più parole, ma Sanji non capisce nient’altro se non “tuoi”.
“Qualcosa che viene in mente a te”, prova a parafrasare l’altro principe.
“Sì, quello.”, annuisce Sanji.
Zoro su tira su un po’, appoggiandosi a un braccio e guardando intensamente il biondo negli occhi per qualche momento.
“Vuoi farlo?”, gli chiede.
“Se…uh…posso? È sbagliato oppure…?”, domanda Sanji, preoccupato di aver di nuovo sorpassato il limite, in qualche modo. Odia non sapere abbastanza della cultura di Zoro. È preoccupato di star facendo qualcosa di cui non capisce le implicazioni.
“Perché vuoi farlo?”, chiede Zoro, lanciandogli di nuovo quello sguardo intenso che fa rabbrividire Sanji.
“Perché lo sento…bene? Uh, no. Uh…merda, cazzo, cazzo, io…sbagliato. Mi dispiace.”, impreca Sanji, lui conosce quella parola, la conosce ma sulla sua vita, non riesce proprio a ricordarsela.
“Ottime imprecazioni”, sogghigna Zoro, con sottile soddisfazione. Una delle prime cose che si sono insegnati a vicenda, una volta che sono riusciti ad avere una conversazione base senza l’assistenza dei traduttore, era stato il loro intero vocabolario di imprecazioni e insulti, e Sanji deve ammettere che la lingua di Zoro in questo è molto migliore. Ha persino smesso di imprecare nella sua lingua, preferendo molto di più usare quella dell’altro.
“Grazie. Ma volevo dire che sento…ugh.”, grugnisce Sanji, la parola continua a non venirgli in mente.
“Ti sembra giusto da fare?”, dice Zoro, facendo un tentativo.
“Sì, grazie. Mi sembra giusto da fare.”, sospira Sanji.
Un’espressione attraversa il viso di Zoro, ma Sanji non riesce a interpretarla. Si gira e sistema la testa di nuovo in grembo a Sanji, tendendogli il braccio, che il biondo prende con cautela.
“Se senti che è giusto, allora dovresti farlo. Mi fido di te.”, dice Zoro, in tono serio, e il cuore di Sanji inizia a svolazzare confusamente nel suo petto. Zoro gli ha appena dato il permesso di disegnare nei marchi che lui aveva già tracciato da solo. Non dovrebbe essere una cosa così importante, eppure lo sembra.
Sanji dipinge e dipinge e più lo fa, più si sente rilassato, come pure Zoro.
“Vuoi gli ultimi cinque sul collo o sul viso?”, gli chiede, in tono morbido, con il pennello fermo sulla spessa bandana sulla parte alta del braccio di Zoro.
“Scegli tu.”, replica l’altro, la voce è un profondo brontolio, mentre apre un po’ di più gli occhi e alza lo sguardo per incontrare quello del biondo.
Sanji rimette il pennello nella boccetta e si asciuga le mani sui pantaloni, per essere sicuro di non avere le mani sporche di inchiostro. Sfiora con le dita il volto di Zoro, accarezzando i suoi zigomi, per poi passare alle guance e alla mascella, per sentirlo. Zoro sospira e chiude gli occhi. Il biondo passa le dita su e giù per la gola di Zoro, sentendo la sua pelle e tracciando ritmicamente dei segni, come se lo stesse facendo con il pennello.
Sta iniziando a capire perché è qualcosa che si fa solo con qualcuno con cui si è sposati. Ha le dita sulla gola di Zoro e se solo volesse, armato o no, potrebbe ucciderlo proprio ora. Ma lui è steso sulle gambe di Sanji con gli occhi chiusi, affidandosi completamente a lui. Forse è per la consapevolezza che Zoro si stia fidando a tal punto di lui che sente il bisogno di…toccarlo e sentirsi vicino a lui. È un sentimento che da assuefazione e non riesce proprio a ignorare la sensazione di calore che sboccia nel suo petto.
Era stato così determinato a non provare niente per l’incazzoso, rude uomo che era stato forzato a sposare, però…sta davvero iniziando a farlo. Non sa se è solo intenso e platonico o se è l’inizio di qualcosa di fortemente romantico. Non vuole pensarci. Invece si china, con le mani ancora su ciascun lato del viso di Zoro e lo bacia all’angolo della bocca, nello stesso posto in cui Zoro ha baciato lui.
Si tira indietro e lo spadaccino apre gli occhi e sorride lievemente. Non dice nulla a si tira su e insinua le dita tra i capelli di Sanji, accarezzandolo dolcemente e massaggiandogli la nuca. Il suo tocco fa tremare leggermente il biondo.
“Un giorno mi dovrai raccontare di queste vittorie che ti sei guadagnato.”, dice Sanji, sommessamente, nella sua lingua, prendendo di nuovo il pennello. Zoro mugugna qualcosa e chiude di nuovo gli occhi.
Il biondo dipinge linee calme e sicure dal sopracciglio sinistro fino all’attaccatura dei capelli. Invece di riempirle del tutto, ci ha fatto delle linee più piccole e sottili, in gruppi di tre. Si ferma prima degli ultimi due marchi, guardando la faccia dell’altro. Ha un viso spigoloso, sopracciglia e tempie definite, una mascella dalla linea dura e zigomi molto affilati. Intinge il pennello e dipinge due marchi, uno sotto ciascuno zigomo, accentuando l’ombreggiatura e facendo sembrare Zoro ferocemente bello.
Tappa la bottiglietta e lava il suo pennello, beh…il pennello di Zoro. Si pulisce le dita, il tutto senza muovere Zoro dal suo grembo.
“Devo lavarlo prima di andare a dormire, così non…nella notte.”, dice l’altro principe, assonnato. C’è una parola in mezzo che Sanji non conosce. Suppone che Zoro voglia dire una cosa tipo sbavare o rovinare, qualcosa che forse rovinerebbe il disegno.
“Fin quanto rimane?”, chiede Sanji. Guarda l’inchiostro nella bottiglia, ma persino le lettere della lingua di Zoro gli sono sconosciute e la sua conoscenza di quella scrittura arriva solo fino all’alfabeto, che già di per sé è diverso da quello del biondo. Zoro non sta facendo molto meglio con il suo, comunque.
“Una settimana”, risponde Zoro, con uno sbadiglio.
“Bene. Mi piace.”, replica Sanji con un sorriso e fa scorrere di nuovo le mani tra i capelli di Zoro.









[Traduttrice] Ed ecco qui il nuovo capitolo, scusate l'attesa ^^ Tra l'altro vi avverto qui che non sarò in grado di aggiornare almeno fino al 28 Dicembre, visto che sono in vacanza e non avrò dietro il computer ;_; Per adesso spero che questo quarto capitolo vi sia piaciuto <3 Non so voi, ma a me quest'idea dei "tatuaggi" rituali per celebrare la vittoria è piaciuta tantissimo. Tradurla mi ha permesso di capire meglio anche alcuni passaggi che leggendo in inglese mi erano sfuggiti...spero che sia tutto comprensibile, perchè in alcuni punti la resa è stata complicata.
Come ad un certo punto Sanji chiede a Zoro di poter decorare alcuni spazi lasciati bianchi tra i marchi e quando Zoro gli chiede perchè vuole farlo, Sanji risponde "It feels right". Ho cercato di rendere il più possibile il senso, perchè grammaticalmente sarebbe "Lo sento giusto", ma in italiano suonava ambigua, almeno a me. Non so, spero di non appesantito il testo ç_ç
Buon Natale a tutti e alla prossima!
SweetHell.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


- Capitolo 5 -


 
Zoro si risveglia nel suo letto e si stiracchia, stendendo le braccia in alto con un sbadiglio così ampio che quasi gli si sloga la mascella. Quando apre gli occhi, i disegni scuri sulle sue braccia entrano nel suo campo visivo e lui resta semplicemente a fissarli per qualche minuto. Con lo sguardo segue tutte le linee di Sanji, i marchi che ha passato ore a disegnare, il motivo venuto dal suo cuore e che ora è ovunque sulle braccia e sul volto di Zoro. Il cuore gli brucia nel petto e le guance gli vanno a fuoco. Questo è il genere di cose su cui di solito scrivono le canzoni.
Si alza con il sorriso che ancora gli aleggia sul volto e si guarda allo specchio. L’inchiostro sul suo viso lo fa apparire orgoglioso e temibile. Lo fa apparire come Sanji ha voluto farlo apparire e non potrebbe essere più felice di questo. È  davvero un peccato che le persone che davvero capirebbero il significato di quei disegni, e del fatto che sia stato Sanji a farli, sono tutte in quell’ala del palazzo e non alla festa di quella sera.
Vaga senza maglietta fino al salone dove è servita la colazione e la vede già pronta sul tavolo. Dovrebbe davvero fare un giro lì intorno, qualche volta, per vedere chi porta il cibo, anche se lui di solito o dorme o si allena, vorrebbe sapere quali servi stanno girando per il posto. Grazie al cielo, Sanji non è il principino viziato che Zoro aveva temuto essere, lui non è mai stato abituato a essere servito e Robin di certo non lascia nessuno fare le cose per lei. Per Usopp probabilmente è lo stesso. È interessante che l’amico con il lungo naso di Sanji possa essere senza sforzo sia uno del paese di Zoro che di Baratie. Ha un genitore di ciascuno stato, il che spiega come mai sia completamente bilingue. Suo padre è partito per esplorare il mondo e combattere, per cui lui è stato lasciato a Baratie e ha finito per assorbire più quella cultura che quella di Zoro. Lo spadaccino spera di riuscire a passare più tempo con il ragazzo nel corso degli anni, perché può vedere lo spirito guerriero di Usopp sepolto in lui, ha solo bisogno di lavorare per portarlo alla luce. Ma è un percorso che deve fare Usopp, Zoro non lo farà per lui. Tutto quello perderebbe significato se fosse lui a farlo. Ma forse quando andranno a Shimotsuki Usopp comincerà a crescere.
Sanji è seduto sulla sua sedia, con i piedi appoggiati su quella di fronte a lui e la tazzina di caffè in mano. Se c’è una cosa che Zoro ha imparato è che Sanji non parla nessuna lingua prima della sua seconda tazza.
“Prima, seconda?”, chiede curiosamente lo spadaccino, mentre si siede.
Sanji esita per un momento o due.
“Seconda.”, risponde, finisce di bere il contenuto della tazza e la riappoggia sulla tavola.
“Il tuo tono era sbagliato, Zoro. L’hai fatta suonare come una constatazione più che una domanda, quindi è risultata più un discorso sul tempo che una questione numerica.”, dice Robin, dando la schiena a Zoro, mentre cerca qualcosa nel frigo.
“Seconda sta per due e qualcosa nel tempo?”, sospira rabbiosamente Zoro. La maledetta parole di quella lingua non dovrebbero avere tanti significati, dovrebbero solo avere una parola diversa per ogni cosa, non è così difficile.
“Non preoccuparti e mangia qualcosa, testa di merda.*”, gli ordina Sanji, passando un piatto di carne e uova strapazzate in direzione di Zoro. Non ha bisogno di farselo dire due volte.
Zoro sorride, rivolto alla forchetta, per il fatto che Sanji continui a provare a parlare nella sua lingua. La sua pronuncia è tremenda qualche volta, ma adesso sta cominciando a imparare qualche fonema che la lingua di Baratie non ha. È quasi dolce per quanto impegno ci sta mettendo. Quando Robin e Usopp si sono rifiutati di tradurre per loro, all’inizio Zoro aveva predetto che loro due si sarebbero parlati il minimo indispensabile, rifiutando di imparare bene la lingua dell’altro, ma non era successo niente del genere. La cosa che rende Zoro più orgoglioso è forse, tra tutte, che Sanji ha iniziato a imprecare completamente nella lingua di Zoro, con tutto il vigore di un cittadino di Shimotsuki. Sanji insulta con creatività e fantasia, tirando fuori gli insulti e le esclamazioni più colorite. Quando loro due litigano e finiscono con l’insultarsi, Sanji più che usare la propria lingua, usa quella dell’altro, malgrado la sua comparativamente più debole comprensione di questa.
“Santo cielo!”, esclama all’improvviso Robin, interrompendo i pensieri di Zoro su Sanji, dopo essersi voltata e aver posato lo sguardo su Zoro. I suoi occhi seguono il contorno dei marchi e dopo si spostano sull’ovvio responsabile, che sta bevendo un generoso sorso di caffè dalla sua tazza, ad occhi chiusi.
“Ha detto che si sentiva di farlo, quindi non…non farlo.”, dice Zoro, in tono piatto, e si infila un grosso pezzo di bacon in bocca.
“Bene, ok allora. È accattivante. Sono un po’ gelosa.”, dice Robin, con un lieve sorriso e riprende il suo posto a tavola.
Sanji sembra a disagio e guarda Robin, corrugando la fronte in un’espressione preoccupata. Zoro nota lo sguardo di Sanji vagare sulla sua pelle e fermarsi sulle zone coperte di segni.
“Se chiedi se hai fatto qualcosa di male ti sbudello con una forchetta.”, dice Zoro, in tono piatto. È piuttosto sicuro che Sanji non ha capito ogni parola, ma ha compreso il significato. Il biondo gli mostra il dito medio e si alza dal suo posto, recupera un frutto dal tavolo e lascia la stanza. Usopp lo aveva già informato che quel gesto è in modo di insultare, per cui anche la risposta del biondo viene compreso bene.
***
Entro il tardo pomeriggio, Zoro si è preparato per il banchetto e il ballo di quella sera. Sta indossando una leggera ma resistente maglia senza maniche, di pelle nera, abbinata a una giacca foderata di seta all’interno e i suoi pantaloni sono dello stesso materiale. Attorno ai fianchi porta una spessa fascia verde da cui pendono le sue tre spade. Non gli ci vogliono più di dieci minuti per vestirsi, ma con un po’ di insicurezza, passa lo stesso tempo per far sì che anche il resto di lui fosse quantomeno in ordine. Controlla che ognuno dei suoi marchi sia ben visibile, che i suoi capelli non si alzino in strani posti e che non abbia tralasciato nessuna porzione di pelle del suo mento quando si è rasato quella mattina.
“Non ti ho mai visto preoccuparti cosi tanto di come stai.”, dice Robin, con un sorrisetto furbo. Zoro si volta verso di lei, non aveva notato che fosse lì, ma ha smesso di tracciare della sua presenza anni prima, quando ha deciso che poteva fidarsi di lei. Lui è sempre preoccupato che le persone possano sorprenderlo alle spalle, ma con Robin non si prende il disturbo di controllare. Se mai Robin lo uccidesse, allora vorrebbe dire che se lo è meritato per essere stato così stupidamente ingannato da lei. Non pensa che questo succederà mai, Robin è la sua nakama** e lo è da anni.
“E allora?”, risponde, con un brontolio. Sa a che cosa si sta riferendo. Tra il fatto che è stato Sanji a dipingere su di lui quei marchi con tanta attenzione e il modo in cui si sta stressando per il suo aspetto è chiaro che sta succedendo più di quanto Zoro sia disposto ad ammettere. Robin sa del discorso di ringraziamento che lo ha aiutato a comporre dopo la sua prima sfida con il biondo, che poi si è rivelata la prima di molte. Ma non pensa, anche se trattandosi di Robin sarebbe possibile, che lei sappia del bacio che ha dato a Sanji. Ha baciato Sanji e Sanji ha baciato lui la scorsa notte. Non è sicuro di cosa significhi realmente per loro due, come vedono i Baratiani quel genere di cose?
“Niente, era solo per dire.”, dice Robin, con un’innocenza così falsa che fa alzare gli occhi al cielo a Zoro. Smette di tormentare i suoi orecchini, si fa strada nel salotto che condividono e si lascia cadere su una delle sedie della sala per aspettare che Sanji finisca di vestirsi. Il biondo è andato a prepararsi molto prima di quanto Zoro si sia disturbato a fare, così si aspettava che ormai avesse finito.
Dopo un’ora e mezza, Zoro si è annoiato abbastanza e si alza a cercare Sanji. Bussa alla porta della sua stanza e quando non gli viene detto di smetterla, sporge la testa oltre l’entrata. Gli occhi di Zoro si spalancano per la sorpresa, Sanji sta brillando di luce riflessa da ogni direzione. La sua maglia bianca come la neve è decorata con piccoli fili d’argento, ricamati una fantasia di spirali e onde  che catturano la luce brillantemente. Gli orli delle maniche e il profondo scollo  della maglietta sono ricamati in modo simile con fili e forse alcune piccole pietre. Indossa una giacca della più fine seta blu e velluto che Zoro abbia mai visto e anche quella è ricoperta di dettagli così elaborati che devono essere costati settimane alla persona che li ha fatti. Le sue gambe sono fasciate da pantaloni di seta aderente che sembra riflettere differenti sfumature di blu, come l’oceano, terminando in un paio di stivali di un bianco così perfetto e brillante da poter a malapena essere creduti.
“Zoro?”, chiede Sanji, curioso, inclinando lievemente la testa nel guardare l’altro. Probabilmente è rimasto a fissarlo per un po’. Si accorge che sembra esserci una sottile catenina d’argento intrecciata ai capelli d’oro di Sanji, alla quale è appeso, sulla sua fronte, un gioiello blu quasi dell’esatto colore degli occhi di Sanji. I suoi capelli da soli sembrano essere intrecciati con i delicati viticci della catena, facendo sembrare la sua persona luccicante e ardente, l’intero effetto finisce per dargli un’aria eterea, come fosse una specie di mistico semidio
“Uh.”, prova a dire Zoro, ma sembra che entrambe le lingue lo abbiano abbandonato. “Io, uh…tu…pronto?”, dice, con voce spezzata, e stavolta senza scuse, visto che sta parlando nella sua lingua madre.
“Quasi”, risponde Sanji, con un sospiro, e prende una collana dall’aria complicata, avvolgendosela due volte attorno al collo prima di  cercare di chiudere il gancetto. Ci si accanisce per qualche momento, prima di sbuffare, frustrato, e lanciare uno sguardo a Zoro. Sanji non chiede aiuto, ma neanche protesta quando Zoro lentamente si posiziona dietro di lui e prende le estremità della collana dalle mani del biondo. Zoro deglutisce nervosamente. Le sue mani non sono fatte per cose delicate come questa, ma anche se si sente teso alla presenza di Sanji vestito così, l’altro principe si è affidato a lui per quel compito e le sue mani rimangono sempre salde.
Aggancia le due estremità della collana e alza lo sguardo solo per accorgersi che Sanji lo sta guardando dallo specchio con una curiosa espressione sul viso. Il biondo davanti a lui lo fissa. Lui è il marito di Zoro e sì, gli ci è voluto un po’ per abituarsi all’idea, ma è vero che l’uomo dietro di lui è indubbiamente suo. Sanji si volta lentamente, indietreggiando casualmente fino a sfiorare lo specchio per guardare come si è vestito Zoro, inclinando la testa in curiosa valutazione, movimento che fa scintillare il complesso ricamo dei suoi vestiti alla luce e, se non si sbaglia, a Zoro sembra che anche la sua pelle sia lucente.
In confronto a Sanji, Zoro ora teme di non essere vestito in maniera adeguata.
“Sei pronto per la battaglia.”, dice Sanji, dopo un momento, nella lingua di Zoro.
“No, beh…è formale. Potrei…è un’armatura.”, mormora lo spadaccino, battendo un dito contro la corazza sul petto, come dimostrazione.
Le mani di Sanji lo raggiungono e sentono il petto di Zoro, toccando il cuoio soffice e di colore nero, sentendo anche il rivestimento sottostante. Il respiro di Zoro si incastra nel petto e il suo cuore quasi si ferma.
“Seta, eh? Penso che sia…quale era quella parola?”, sospira Sanji.
“Formale?”, suggerisce debolmente.
“Sì, formale”, Sanji ribadisce, con un cenno della testa.
Poi i suoi occhi si abbassano e le mani di Sanji sfiorano curiosamente le cosce di Zoro. I suoi pantaloni sono fatti di pelle e seta, il che li rende una sorta di armatura decorativa. I principali muscoli di Zoro sono blandamente protetti, ma lui può muoversi come se niente fosse.
“Anche questi…”, chiede Sanji, quietamente.
“Questo…la seta ferma le frecce.”, Zoro esclama. Ha bisogno di dire qualcosa, qualsiasi cosa, perché Sanji lo sta toccando in un modo che da una parte lo confonde e lo porta a chiedersi se sia una cosa culturale, dall’altra fa battere il suo cuore di anticipazione e speranza. Ma non può dire niente di queste cose, per cui continua a parlare.
“Ci vuole molta forza per penetrare la seta, anche se la puoi tagliare con la spada, ma se vieni colpito da una freccia, anche una dentata, puoi estrarla con la seta perché non ci è passata attraverso. Così puoi tirarla fuori senza peggiorare la ferita. Certo, se comunque stato colpito, ma non è neanche lontanamente così male come avrebbe potuto essere se non ci fosse stata la seta. È un materiale molto resistente, quindi ci cuciamo le armature.”, Zoro continua a balbettare una spiegazione, anche se a giudicare dall’espressione perplessa e confusa sul viso di Sanji, può immaginare che il biondo non stia capendo molto di quello che sta dicendo.
“Ma è una cena”, dice Sanji, lentamente.
“Dovresti sempre essere preparato per la battaglia, anche se potresti rilassarti. Se non sei pronto, allora è quando sarai attaccato.”, risponde prontamente Zoro, guidato da anni di addestramento.
“Sempre?”, Sanji esclama, sorpreso. Zoro increspa le labbra, adesso vede perché il paese di Sanji ha bisogno del suo. Baratie ha molte cose meravigliose, menti brillanti,  eccellente cibo e agricoltura, città sviluppate…ma non hanno davvero nessuna preparazione militare. È soprattutto la conformazione naturale del territorio che ha protetto la gente di Sanji così a lungo, ma nelle ultime centinaia di anni hanno sofferto molto a causa di genti più preparate alla guerra, anche se mai per mano del paese di Zoro.
“Sempre.”, conferma Zoro.
“Ma…questa è solo formale. Non la porterei in guerra, ma per ora mi protegge abbastanza.”, continua lo spadaccino, con un sorriso impacciato.
Sanji sembra pensarci su con un basso “hmm”. Le sue mani tornano alle braccia di Zoro, le dita sfiorano pigramente le linee dei marchi che gli ha lasciato dopo ore di lavoro. Raggiungono, poi, e spostano la corazza di cuoio di Zoro un po’ più a lato, forse un po’ troppo. Le sue mani allora scorrono velocemente lungo il suo petto, come per togliere del granelli di sabbia o sporco da lui. Alla fine, si fermano una su ciascun lato del bacino dello spadaccino e l’uomo gli regala un lieve sorriso.
Sanji dice qualcosa, qualcosa per complimentarsi del suo aspetto, la più vicina approssimazione di significato che Zoro riesce a ricostruire è “stai benissimo”, ma il tono è diverso da come ha sentito pronunciare quelle parole in precedenza. La lingua di Sanji è infida e Zoro sospetta che il tono di Sanji significasse qualcosa di simile ma diverso. Comunque il complimento, anche se non compreso del tutto, e il contatto di Sanji, fanno avvampare il viso di Zoro al punto da farlo preoccupare che la sua faccia possa sciogliersi.
“Andiamo.”, dice Sanji, guidandolo fuori dalla sua stanza.
“Siete arrivati appena in tempo.”, osserva Robin, quando loro entrano nel salone principale. Zoro capisce che la constatazione è più diretta a Sanji che a lui, visto che Robin sta usando la lingua di Sanji.
“Sono mortificato, mia dea.”, esclama Sanji, con un movimento che è a metà tra un inchino e uno svenimento. Zoro alza gli occhi al cielo.
“Cielo…stai d’incanto.”, la loda Sanji, prendendole le mani e osservandola da capo a piedi, in soggezione. Zoro aggrotta le sopracciglia, il tono di quella frase non si avvicina neanche lontanamente a quello che ha usato prima per lui…quello che sta dicendo a Robin deve essere leggermente diverso. Ma in che modo? Stupida lingua dipendente dai toni.
“E com’è che Robin non è vestita come se dovesse uccidere qualcuno, huh?”, chiede Sanji, facendo un gesto per indicare prima Robin e poi Zoro.
Zoro sospira, confuso. Robin sta indossando un corsetto di cuoio decorato che si allarga fino a coprire il cuo collo, tutti i suoi organi vitali sono protetti. È nero e viola con sopra dei fiori, quindi sì, è carino, ma è anche maledettamente funzionale. Sotto il corsetto porta uno scintillante vestito di seta viola con qualche ricamo nero qua e là.
“Lei…lo è.”, dice Zoro, senza capire come Sanji faccia a non accorgersene.
“Io non sono una combattente da corpo a corpo, come Zoro, le mie abilità stanno nella velocità e nella precisione. Questo vestito mi permette entrambe le cose, proteggendomi. E per di più ho addosso non meno di sei coltelli, sai.”, spiega Robin, con un sorriso indulgente e lievemente predatorio.
“D-dove?”,  chiede Sanji, spalancando gli occhi per la sorpresa.
“Non CHIEDERGLIELO!”, guaisce Zoro, mortificato, dando a Sanji un colpo sul braccio.
Nota che Usopp è lì solo allora, appoggiato a una colonna vicino alla porta e piegato in due dalle risate.
“Se chiedi a una ragazza di mostrarti le sue armi lei potrebbe anche accontentarti.”, sussurra Robin, come facendo le fusa, invadendo lo spazio personale di Sanji con l’aria di un gatto che si avvicina a un topo.
“E sarà anche l’ultima cosa che vedrai.”, sogghigna Usopp. Sanji ha almeno la decenza di arrossire e Zoro ricorda a se stesso che dovrà assicurarsi che Usopp e Robin istruiscano Sanji adeguatamente nel non far domande del genere quando saranno nel paese di Zoro. Si sente in imbarazzo per lui. Robin comunque sembra passarci sopra e li guida gentilmente in direzione dei terreni del palazzo principale con un movimento leggero delle mani, come se loro fossero petali che lei cerca di muovere con una brezza.
Quando entrano, la sala da ballo non è ancora pronta per le danze. Zoro è stato informato che quelle ci saranno dopo la cena. Invece ci sono lunghi tavoli apparecchiati, ogni superficie è ricoperta du tovaglioli bianchi. Molte persone sono già sedute e ogni speranza dello spadaccino di potersi sedere e mangiare senza troppa confusione viene rovinata da quel bastardo dell’annunciatore, che grida che loro sono arrivati e facendo girare tutti a guardarli. Fantastico.
“Nessun sta per provare a staccarti la testa, sai?”, gli dice sottovoce Sanji, nella sua lingua.
“Mi sentirò meglio quando lo faranno”, borbotta Zoro in risposta.
“Se lo faranno, non quando.”, lo corregge velocemente Sanji. L’altro grugnisce in risposta. Sa come comportarsi in una battaglia, ma adesso ogni stralcio di etichetta che Robin ha tentato di piantargli in testa sta turbinando in confusione, facendolo sentire un pesce fuor d’acqua.
“Segui me”, sussurra Sanji.
E Zoro lo fa.

Un uomo in una buffa maglietta stropicciata, con scarpe nere, lucide e con tanto di fibbia li conduce ai loro posti con movimenti così rigidi che Zoro si chiede se abbia qualcosa infilato su per il culo che lo fa camminare a quel modo. Lo spadaccino si sistema al suo posto. La tavola non è sistemata come per il giorno del loro matrimonio, dove i tavoli a cui erano seduti erano disposti ad U, con le persone più vicine al re che sedevano vicino a lui. In quella circostanza il re aveva avuto Zoro e Sanji da una parte e il resto della sua famiglia dall’altra, Robin e Usopp erano lì e tutto era andato bene.
Comunque questa volta i tavoli sono disposti in maniera del tutto diversa. La sala è stata riempita di piccoli tavoli circolari da sei posti ciascuno. Se non fosse per l’atmosfera altolocata, Zoro avrebbe detto che sembrava un bar o una taverna con tavoli disposti per far bere le persone in gruppi ristretti e non farli sedere con gente che non conoscono.
Zoro si sistema al suo posto vicino a Sanji e nota che, come per il caso del giorno del loro matrimonio, c’è un numero semplicemente osceno di posate ai lati del suo piatto. Ogni forchetta, cucchiaio e coltello è disposto per un diverso proposito che a Zoro sfugge. Si ricorda solo la regola di Robin, per cui tu le usi iniziando dalla posata più esterna e, fallito quel metodo, ti limiti a copiare cosa fa Sanji. Sfortunatamente Robin e Usopp sono seduti lontano, separati, in un tavolo completamente diverso dal loro e uno dall’altro.
Ci sono alcune persone già sedute al tavolo e Sanji le indica e le presenta a Zoro.
“Zoro, questa è Conis, è mia-…”, Sanji si interrompe con un sospiro.
“Non so come spiegare chi sei per me nella sua lingua.”, dice Sanji, in tono di scusa, lanciando uno sguardo alla ragazza bionda. Zoro inclina la testa verso di lei, curioso. È bionda, carina e vestita con un bell’abito rosa e si mordicchia il labbro mentre sospira, mentre riflette.
“Oh! Mio padre padre è il suo padre padre. Zeff è il cugino di suo padre.”, spiega Sanji nella lingua di Zoro, le sue parole sono confuse ma Zoro capisce il senso.
“Lei è di famiglia.”, risponde Zoro, con semplicità.
“Sì, ma- oh, non importa.”, borbotta Sanji, chiaramente  seccato di essersi tanto impegnato a spiegare quando a Zoro non importa più di tanto.
“Ciao.”, dice l’altro principe, sporgendosi oltre Sanji per stringerle la mano. Lei arrossisce ma dice quando è contenta di incontrarlo.
“Questo è-“, Sanji inizia a spiegare, indicandogli un ragazzo con i capelli azzurri alla destra di Zoro.
“Franky! Io uccido cose!”, esclama Franky, entusiasticamente,  nella lingua di Zoro e con una pronuncia orribile.
“Cosa?”, chiede Zoro, confuso.
“Uh…Franky da quando cavolo parli la lingua di Zoro e…solo…cosa?”, chiede Sanji nella sua lingua madre. Il gigante con i capelli blu arrossisce considerevolmente.
Franky e Sanji cominciano a parlare nella loro lingua in modo un po’ troppo veloce perché Zoro possa starci dietro e il fatto che il ragazzo coi capelli azzurri stia borbottando, un po’ imbarazzato, non aiuta per niente. Il gigante era una delle persone presenti nella negoziazioni che si sono concluse poi con il loro matrimonio e evidentemente aveva provato a imparare la lingua.
“Oooooh…”, dice Sanji, appoggiandosi sullo schienale della sedia con un ghigno.
“E tu ha deciso di iniziare a imparare la sua lingua, uh?”, commenta il biondo, con un sorriso lento.
Franky ormai è più o meno color pomodoro e Zoro nota lo sguardo che lancia in direzione di Robin, non che la mora stia neanche guardando nella sua direzione.
“Sta zitto.”, mugugna Franky.
“Oh. Lo stava facendo per Robin?”, chiede Zoro a Sanji, scivolando nella sua lingua, puntando sul fatto che il gigante probabilmente non capirà cosa sta dicendo con la sua debole padronanza di linguaggio.
“Penso di sì, sì. È una cosa carina.”, risponde quietamente Sanji.
“Ha detto che uccide cose. Di cosa stava parlando?”, chiede Zoro, ripensando a quanto mai strana presentazione dell’uomo.
“È un cavaliere e un vecchio amico.”, spiega il biondo, con un piccolo sorriso.
“Posso parlare te? Per ripasso?”, chiede Franky, speranzoso.
“Puoi parlare con me per fare pratica.”, lo corregge Zoro con un sorriso. “E sì, certo che puoi.”, aggiunge felice.
“SUPER!”, esclama Franky, nella lingua di Sanji, alzando un pugno al cielo e facendo ridere Zoro.
“Allora, tu vedi cibo?”, dice Franky, lentamente. Zoro sta per chiedergli cosa intende quando un altro uomo si unisce a loro all’ultimo posto vuoto del tavolo.
Ha i capelli lunghi e biondi e indossa con ostentazione una giacca nera con una camicia bianca. I bottoni sono lasciati sbottonati per metà sul petto, per mettere in mostra ciò che evidentemente lui crede possa essere considerato allettante. Zoro la vede solo come un invito a pugnalarlo al petto, quell’idiota. Ha gli occhi gialli e un sorrisino compiaciuto, quasi felino, e i suoi lunghi canini non fanno nulla per fermare la somiglianza.
“Non dirmi che dovremo parlare in quella lingua volgare per tutta la notte solo a causa sua.”, sbuffa l’uomo non appena si lascia cadere sulla sedia.
Zoro lo trova subito antipatico e se la vibrazione che sente arrivare da Sanji è giusta, suo marito la pensa allo stesso modo.
“Che mi si fotta con una forchetta arrugginita”, impreca Sanji, sottovoce, nella lingua di Zoro, ma si stampa comunque un gran sorriso sulla faccia.
“Cugino, che bello vederti.”, dice allegramente  Sanji, cambiando lingua.
“Zoro, questo è il mio cugino di merda, Abasalom. Sorridi, così penserà che sto dicendo qualcosa di carino su di lui.”, continua Sanji, in tono vivace, nella lingua di Zoro. Lui ci prova, realizzando in quel momento che quell’uomo non ha capito nulla di quello che stanno dicendo, a parte il suo stesso nome.
“Ovviamente devi ancora tradurre per lui. Sai, quella lingua ha un suono davvero volgare”, ride piattamente Abasalom.
Zoro guarda di rimando l’uomo e sorride educatamente, indirizzandogli un piccolo cenno invece di stringergli la mano. Se Sanji lo disprezza cosi tanto allora Zoro non vuole neanche toccarlo. Se Sanji può essere descritto come elegante e splendente nella sua tenuta luccicante, allora quel tizio sembra essere caduto in una gioielleria, vestito di magneti. È vistoso e pomposo e a Zoro piace sempre di meno ogni secondo che passa. Il fatto che dia per scontato che l’altro principe non possa capirlo non fa che peggiorare il tutto.
“Scusami?”, dice Zoro, nella lingua di Sanji, ma può sentire che non ha preso il tono giusto, così la domanda suona sbagliata.
“E così il selvaggio conosce qualche parola.”, mormora Abasalom, ma con voce abbastanza alta perché Zoro possa sentirla. Il principe può sentire Sanji digrignare i denti.
“Il. Mio. Nome. È. Abasalom.”, dice l’uomo, ad alta voce e scandendo bene le parole. Zoro rimane in silenzio.
“Non posso pugnalarlo, non è vero?”, chiede lo spadaccino, in tono neutro, mentre scivola di nuovo nella sicurezza della sua lingua. Negli occhi di Franky passa un guizzo di comprensione e l’angolo della sua bocca trema.
“Non sai quanto vorrei che tu lo facessi, ma non puoi.”, risponde Sanji, in tono egualmente innocuo.
“Invitalo a venire nella mia terra con noi, infilzerò la sua testa su una picca per te.”, mormora Zoro, come se stesse facendo le fusa, e le orecchie di Sanji diventano rosse.
“Mi piacerebbe poter non parlare con lui, così ti risparmierei.”, dice Sanji, con un sospiro.
“Parla un po’ della nostra lingua, ma non abbastanza per parlare con te.”, mentre Sanji, cambiando di nuovo lingua.
“Comunque. Cosa si è messo addosso, piuttosto? Selvaggi del cazzo. Non so perché il re ha firmato quel dannato trattato con loro, prima di tutto.”, sbuffa Abasalom. La mano di Sanji trova la coscia di Zoro e la stringe, come se il biondo avesse bisogno di sfogare un po’ della sua rabbia e cercare anche allo stesso tempo un po’ di conforto in Zoro.
“Abasalom, dovresti essere più educato! Zoro è un principe ed è nostro ospite.”, dice Conis, con voce chiara e decisa, intromettendosi prima che Sanji possa dire qualcosa che sarebbe probabilmente inappropriato.
“Non sei nella posizione di dirmi cosa devo fare, Conis. Sono il terzo nella linea del trono, portami un po’ di dannato rispetto, tu sei cosa…l’ottava?”, replica Abasalom.
“”Sei il quarto in realtà, ora che sono sposato. E se continui a parlare così a Conis e Zoro io…”, ringhia Sanji, arrabbiato.
“Tu cosa? Sono tuo cugino, faccio parte della famiglia reale e tu non puoi fare un cazzo.”, lo schernisce.
“Adesso basta.”, ringhia sottovoce Zoro, rivolto a Sanji, e poi si sporge in avanti e risponde nella lingua di Sanji, lasciando che il suo tono sia aggressivo quanto gli piace, sapendo che in quel modo le sue parole diventeranno molto più minacciose.
“Lo sai cosa facciamo quando qualcuno non porta rispetto a Shimotsuki? Lo pugnaliamo con una lama arroventata, in modo che non sanguini. Poi lo leghiamo a un cavallo e lo facciamo correre. Se è ancora vivo, gli tagliamo la testa e la mettiamo su una picca. Dovresti venire a trovarci.”, dice Zoro, con un ampio ghigno sardonico.
Abasalom non sta più sorridendo ora. La sua espressione si è congelata per lo shock, sia per la minaccia di Zoro sia per l’improvvisa realizzazione che Zoro può parlare la sua lingua e che ha sentito e capito tutto quello che ha detto.
“Tu- come OSI! Sono un reale, non puoi parlarmi così! E non potresti farmi una cosa del genere in ogni caso, stai bleffando! Sarebbe una dichiarazione di guerra!”, ribatte lentamente Abasalom, indignato, attirandosi gli sguardi di qualcuno degli ospiti dei tavoli vicini.
“Non penso lo sarebbe, non nel suo paese.”, interviene Franky, ad alta voce, guadagnandosi uno sguardo arrabbiato dall’uomo.
“Chiudi la bocca, paesano!”, ribatte il biondo, infuriato.
“Insultare il Principe Sanji di Shimotsuki è tradimento. La punizione è completamente legittimi, ma hai ragione, non senza il permesso di Sanji.”, risponde Zoro, con una lieve scrollata di spalle. La mano che era così stretta sulla coscia di Zoro ora allenta la presa, carezzando la sua gamba da sopra la seta.
“Hmm…è un pensiero allettante Zoro.”, mormora Sanji, riflettendoci.
“Salve Sue Altezze, Franky, Duca Abasalom. C’è qualche problema qui?”, chiede con naturalezza Robin, poggiando una mano sulla spalla di Abasalom e facendolo sobbalzare, non avendola sentita arrivare. Zoro vede con la coda dell’occhio lo scintillio di un pugnale nella sua mano, che è poggiata con falsa casualità sulla sua coscia nuda. La lama è appena visibile attraverso l’orlo del suo vestito. E a giudicare da come trattiene il respiro, lo ha notato anche Sanji.
“Vedi? Mai essere scortesi con una signora, non sai mai dove tiene il pugnale.”, dice Zoro, dolcemente, poggiando una mano su quella di Sanji. Il biondo sposta la mano che teneva sulla coscia di Zoro per andare a intrecciare le dita con quelle dell’altro.
“Penso che mi piaccia come cosa.”, Sanji ricomincia a respirare con calma.
“Toglimi le mani di dosso!”, sibila Abasalom, fulminando con lo sguardo Robin, il cui sorriso diventa un po’ più affilato e la sua mano impugna saldamente il pugnale nascosto, movimento che a quell’uomo rumoroso rimane nascosto.
“Per quanto mi farebbe piacere che tu tagliassi la gola a mio cugino, questo sarebbe probabilmente un disastro diplomatico. Non abbiamo ancora cenato e questo non ci porterebbe da nessuna parte.”, risponde Sanji, nella lingua di Zoro, e la sua parlata questa volta è tanto perfetta che Zoro si sente tremare il petto.
“Non c’è nessun problema.”, risponde Sanji passando alla sua lingua, a beneficio degli altri. Lo sguardo indifferente che posa sul cugino rendono il significato delle sue parole piuttosto chiaro.
“Meraviglioso.”, replica Robin, allegramente, rinfoderando la sua arma nascosta, raddrizzandosi con un sorriso felice e tornando al suo tavolo con un ondeggiamento di fianchi che lascia Franky rosso in faccia.
“La loro barbarie è passata anche a te, non sopporterò tutto questo, me ne vado!”, scatta Abasalom e si alza in piedi, furioso, allontanandosi dal tavolo e dalla sala, facendo alzare qualche sopracciglio tra gli ospiti.
“Oh no, che tragedia.”, commenta allegramente Conis.
“Non mi mancherà di certo.”, ridacchia Franky.
In quel momento entrano i servitori con le braccia piene di più piatti di quanti ne sembrerebbe possibile e ne lasciano uno per ogni posto, includendo quello vuoto del cugino di Sanji.
“Quindi possiamo prendere il suo cibo?”, chiede Zoro, dopo un momento.
“Sarebbe un peccato sprecarlo.”, annuisce Sanji, raggiante di felicità, e prende il piatto di suo cugino per metterlo al centro del tavolo, spostando il basso centrotavola di vetro per farlo. Ognuno attorno al tavolo si serve un po’ della pietanza abbandonata.
Zoro guarda il suo piatto, sembrerebbe un tipo di ostriche. Baratie è famoso per le sue specialità a base di pesce e anche se a Zoro piace, non ha idea di cosa sia esattamente. Sposta l’attenzione su quell’osceno ammontare di posate che circondano il suo piatto e si sente stupido, era la forchetta sottile o quell’altra?
“Mangia come vuoi, Zoro, non essere così- ”, dice Conis e l’ultima parola che usa sfugge a Zoro, ma intuisce che voglia dire che non si deve preoccupare delle posate. Guarda Sanji per conferma e il biondo scrolla le spalle.
“Fin tanto che mangi e ti piace io non mi preoccupo. Il cibo è fatto per essere gradito.”, dice Sanji, con un sorriso. Zoro ghigna e prende una forchetta, infilzando la soffice carne del mollusco e guidandola nella sua bocca. Zoro può dire una cosa su Baratie, il cibo è fottutamente strepitoso. Considerando la qualità del cibo, la compagnia adesso davvero gradevole e il buon liquore…Zoro potrebbe abituarsi a passare sei mesi di ogni anno in quel posto.








 



[Traduttrice]
Saaaalve ^^ Buon 2016 a tutti! Mi dispiace di aver potuto aggiornare solo ora, ma ho avuto delle giornate piene *guarda i kiletti natalizi* e tra una cosa e l’altra ci ho messo un po’ per ricorreggere il capitolo. Spero vi sia piaciuto!
Da oggi ricomincerò ad aggiornare settimanalmente u.u
Ancora auguri, anche se un po’ in ritardo,
SweetHell.


Note
*la parola inglese era “shithead”, un insulto che ho preferito tradurre letteralmente. Purtroppo alcuni insulti sono un po’ difficili da rendere e a volte in italiano non sono la stessa cosa ^^”
**nakama: chi segue l’anime in giapponese probabilmente lo sa già, ma meglio specificare subito. Questa parola, che verrà in seguito molto usata, indica un amico molto stretto, quasi familiare. È la parola che in One Piece viene usata per indicare i compagni di viaggio, la ciurma, che viene intesa così come una famiglia allargata.


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


- Capitolo 6 -


 
Robin e Usopp lo stanno facendo ancora. Sanji e Zoro sono sulla buona strada per diventare propriamente bilingui, ma Robin e Usopp stanno…beh, chi sa quante lingue parlano. Se i due hanno qualcosa di cui vogliono parlare in privato, semplicemente passano a uno delle loro lingue condivise e parlano proprio di fronte a loro. Questo fa davvero incazzare Sanji, molto regalmente in effetti.
Si è fatto un’idea piuttosto precisa dell’argomento di conversazione dei due traduttori. Dai loro gesti e dal modo in cui Usopp continua a lanciare sguardi ai marchi di Robin e Zoro.
“ Odio quando lo fanno.”, borbotta Sanji sottovoce, appoggiandosi al muro e fingendo di non sentire i due che parlano di loro.
“Chi?”, chiede Zoro e prende un lungo sorso dal suo drink. Sanji guarda distrattamente il pomo d’Adamo di Zoro tremare quando deglutisce.
“Loro, che parlano di noi”, risponde il biondo, inclinando la testa verso i due traduttori.
Zoro guarda e sospira, la sua espressione è cento volte più fiera a causa dei marchi sul suo viso. Lo stomaco di Sanji si stringe e lui impreca in silenzio. È riuscito a concentrarsi sul cibo durante il pasto ma prima di quello e dopo il suo stomaco è sempre rimasto pieno di farfalle. Forse è il modo in cui Zoro è vestito o forse è il vedere il suo lavoro sopra l’altro principe, ma…
“Li costringerò a smettere di urlare per te”, dice duramente Zoro, storpiando la lingua di Sanji mentre parla.
“Io…sospetto che non intendessi quello. Tono, ricordi?”, lo corregge Sanji.
“Oh.”, Zoro sospira ancora e prova di nuovo. “Posso chiedere loro di smettere se vuoi. Così andava bene?”, si corregge Zoro, rendendo il suo tono di voce più gentile e quasi dolce. Il respiro di Sanji si interrompe bruscamente, dannazione.
“Questo…”, Sanji inspira, provando a forzare il suo tono per dire quello che dovrebbe. Sa che se non si calma allora il suo tono gli farà dire  qualcosa di molto più aggressivo. Devi sempre stare attento a ciò che dici quando parli in Baratiano, ma Zoro non ha problemi di questo tipo. Infatti cambia lingua e questa volta può suonare quanto infastidito vuole senza temere di minacciare di assassinare qualcuno per sbaglio.
“Questa cosa mi infastidisce. Posso sentirli!”, ringhia Sanji.
 “Sei offeso.”, dice Zoro. Non è una domanda, è un’affermazione. Ancora, il biondo annuisce comunque. Gli angoli della bocca di Zoro si abbassano e da il suo bicchiere a Sanji. Raddrizza le spalle in direzione di Robin e la fissa. L’attenzione della donna passa immediatamente a lui. Sanji nota che la postura di lei si è irrigidita e i suoi muscoli sono tesi.
“Smettila di parlare di noi.”, ordina Zoro, in un tono che sorprende Sanji. Ha già sentito Zoro irritare Robin per divertimento, provocarla, supplicarla o adularla per delle cose…lo ha sentito di cattivo umore ma mai lo ha sentito ordinarle di fare nulla. Robin solleva deliberatamente un delicato sopracciglio nero. Ma non fa quel sottile sorrisino, si limita a guardarlo di rimando. Testando se forse cambi idea. Deve essere una cosa seria, perché Usopp sembra sul punto di farsela addosso. Una parte di Sanji vorrebbe toccare Zoro, portarlo via e dirgli che non era niente di che. Comunque, la parte più intelligente di Sanji sospetta che questo danneggerebbe Zoro in qualche modo, agendo come se non potesse vincere la sua battaglia contro Robin e cercando si fermarlo nell’iniziare una lotta che non può vincere.
Robin cede, con un piccolo sorriso ad attraversarle il viso, fa un passo all’indietro e con un gentile cenno rivolto a Zoro, si ritira con un terrorizzato Usopp che la segue mentre gli cedono le ginocchia. Zoro si rilassa e riporta la sua attenzione a Sanji, riprendendo il suo drink dalla sue mani.
“Non dovevi andare così in là.”, sospira Sanji.
“Ti dava fastidio.”, risponde Zoro, con una scrollata di spalle.
Sanji apre la bocca per protestare ma la richiude in fretta. Il suo istinto gli dice che non era una questione importante, che non importava che gli desse fastidio. La sua lingua e suo padre gli hanno entrambi insegnato a fare attenzione al suo tono di voce. il rispetto è importante. Lui e suo padre bisticciano e litigano tutto il tempo, entrambi con temperamento aggressivo e lui non si è mai dovuto preoccupare di controllarsi con lui. Nonostante tutti i loro litigi, Sanji e Zeff hanno un buon rapporto. Strano, ma buono. Ma per tutti gli altri, Zeff si è sempre raccomandato di non insultare i delegati o litigare con i loro parenti e di ricordare il tono di voce. Se Sanji sbaglia e non fa queste cose, il suo vecchio lo rimprovera, e questo lo fa incazzare, è come se gli rimanesse incastrato in gola.
Zoro non sembra pensarla così comunque. Sanji ha detto che qualcosa lo disturbava e Zoro l’ha sistemata, lui ha…qualunque cosa fosse quell’equivalente fisico di fare il gallo e ha ottenuto che Robin indietreggiasse e se ne andasse. Sanji era bloccato nello sforzarsi di essere educato con il suo cugino del cazzo, Zoro se n’è accorto, lo ha minacciato e lo ha fatto sloggiare. Zoro non controlla il suo tono di voce, non se ne cura. Per niente.
“Perché lo fai? Con Robin…e Abasalom. Tu semplicemente…attacchi.”, chiede Sanji, prendendosi il suo tempo per scegliere bene le parole. La sua frase viene fuori lentamente e lui sa che la sua pronuncia della parola “combattere” era del tutto distorta, non riesce a fare quel suono di gola che riesce a Zoro, quello che sembra un piccolo colpo di tosse alle sue orecchie.
“Tu hai mentito a tuo cugino, tu stavi mentendo a loro. Noi non mentiamo.”, risponde Zoro, con tono ed espressione seri.
“E tuo cugino era un pezzo di merda.”, aggiunge Zoro, con un piccolo ghigno che fa scoppiare Sanji a ridere.
“Ma io non stavo mentendo a Usopp e Robin. Non ho detto niente.”, obietta ragionevolmente Sanji.
“Non dire cosa provi equivale a mentire.”, sentenzia Zoro e finisce il suo drink.
Sanji guarda Zoro. Ha bevuto abbastanza per chiedergli una domanda più spinosa? Hm. Ah, vabbè, fanculo.
“Allora, cosa senti per me?”, gli chiede, con molta più calma di quanto non ne provi.
Guarda Zoro attentamente. L’altro uomo apre leggermente la bocca, ma non dice niente e Sanji si avvicina, notando quanto la pelle di Zoro abbia iniziato ad arrossire, cambiando il colore sotto i marchi. Zoro richiude la bocca e deglutisce, distogliendo gli occhi.
“Io…”, mormora Zoro, imbarazzato, rivolto al muro a tre pollici dall’orecchio sinistro di Sanji. Sanji decide di fare un po’ lo stronzo e si sposta in quello spazio, facendo in modo che Zoro lo guardi. Oh, hey, Zoro può diventare più rosso.
“Mi hai baciato una volta.”, fa notare. Zoro è più o meno del colore del pomodoro adesso.
L’altro principe risponde qualcosa, in fretta e sottovoce.
“Ripeti?”, chiede Sanji, piantando un dito nel petto di Zoro.
“Io non- non lo so.”, risponde il principe, in difficoltà.
Sanji torna ad appoggiarsi al muro e considera la risposta per un momento. se deve essere completamente onesto, non può dire di sapere neanche lui cosa prova per Zoro. Oh, ovvio, lui è bello e ha molte buone qualità, fa vibrare il cuore a Sanji qualche volta e ha avuto le farfalle allo stomaco per tutta la sera a causa sua. Ma difficilmente è amore, loro si conoscono a malapena dopotutto.
“Diverso da quando ci siamo incontrati?”, chiede.
“Sì.”, replica Zoro, e stavolta la risposta gli viene più facile.
Un silenzio pesante cade tra di loro e Sanji non sa se avrebbe dovuto dire quello che ha detto, ma se Zoro ha chiarito cosa sente allora anche lui dovrebbe fare la stessa cosa. E poi, se sta per iniziare ad adottare un po’ della cultura di Zoro, allora questo è un punto ragionevole da cui partire.
“Non lo so neanche io”, esclama Sanji e Zoro alza lo sguardo, sorpreso. Oh wow, adesso Sanji sente che gli si sta surriscaldando un pochino la faccia. Zoro lo fissa e Sanji rimpiange di non conoscere l’altro ancora così bene da poterlo leggere meglio. Crede che ci sia dell’incertezza nell’espressione di Zoro.
Facendo attenzione, Sanji si sporge in avanti e bacia Zoro, molto delicatamente e con esitazione. Non all’angolo della bocca come Zoro ha fatto con lui, ma davvero. si tira indietro lentamente e solo un attimo più tardi Zoro lo segue, baciandolo di rimando timidamente.
Loro due restano così vicini ancora per un po’, sfiorandosi con la punta del naso, abbastanza vicini che uno dei due avrebbe potuto sporgersi anche solo pochissimo per baciare di nuovo l’altro. Sanji si sporge appena un po’ di più, non così tanto da baciare di nuovo Zoro ma abbastanza perché le loro labbra fossero vicine. Può sentire il respiro dello spadaccino, leggero e trattenuto, come se avesse paura che avrebbe potuto spaventare Sanji.
“Come puoi essere così mascolino e tenero allo stesso tempo?”, mormora Sanji sottovoce, sfiorando le labbra di Zoro mentre parla. Si sta sostenendo a una delle braccia di Zoro e sì, Zoro è del tutto virile, non c’è dubbio su quello. Ma tenero e un po’ timido? Questa gli è nuova.
Zoro si tira indietro con un sospiro.
“Non capisco cosa hai detto.”, dice, nella lingua di Sanji. È una delle prime fasi che hanno imparato l’uno nella lingua dell’altro.
“Non importa”, dice Sanji, scuotendo la testa e regalando a Zoro un sorriso.
“Vuoi ballare?”, gli chiede, tendendogli una mano. L’altro principe sembra un po’ esitare davanti all’offerta di Sanji.
“Hey, ho visto Robin farti fare pratica, non sei così male, sai.”, dice Sanji, con una risatina. Guarda un muscolo contrarsi sulla guancia di Zoro e poi l’altro annuisce. Prende la mano di Sanji e la sua espressione sempre più quella di un uomo che sta per andare in battaglia che a ballare un valzer.
Sanji sogghigna e lo trascina al centro della pista. Uno dei vantaggi di essere un principe è che le persone si fanno da parte quando passi, non devi preoccuparti di trovare uno spazio libero. Si gira verso Zoro, le loro mani sono ancora intrecciate, e attira l’altro più vicino a lui.
“Tu segui me e sarai a posto.”, dice Sanji, quietamente, e guida Zoro a ballare seguendo la musica, portandolo da una posizione all’altra. Zoro gli pesta i piedi un paio di volte e sembra terribilmente a disagio.
“Smettila di guardarti i piedi. Guarda me.”, dice Sanji, nella lingua di Zoro, così da non farsi capire dalle persone attorno a loro cosa gli sta dicendo. Zoro storce le labbra e fa quello che gli dice Sanji. Senza essere così focalizzato sui suoi piedi, il suo modo di ballare migliora. Si sente che è  ancora rigido e forzato, ma tecnicamente sta facendo bene. Sanji sorride e decide di distrarlo un altro po’.
“Il tuo Baratiano sta diventando molto buono. Eccetto per una cosa. Continui ad suonare come se stessi dando bruschi ordini militari.”, dice Sanji, con un bassa risata, di nuovo nella sua lingua.
“Per me suona uguale.”, brontola scontento Zoro.
“Riuscirai a sentire la differenza.”, dice Sanji, fiduciosamente.
Il biondo chiude di occhi per qualche momento, felice. Questo è diventato facilmente il miglior ballo a cui ha mai partecipato, per quanto lo riguarda. A questo punto della serata di solito avrebbe dovuto ballare con uno stuolo di vecchie e lontane zie e diplomatici e tutti quelli bisognosi essere lusingati. Ma ora che è sposato è perfettamente accettabile che lui balli con Zoro e solo con lui. Se danzerà con altre persone sarà per sua scelta. La cosa gli piace.
“Come mai parli più la mia lingua che la tua, quando sei con me?”, chiede Zoro. L’altro principe sembra curioso e Sanji deve rispondere.
“Ho bisogno di fare pratica.”, risponde, con una scrollata di spalle. Il pollice di Zoro sfiora la clavicola di Sanji e a quel movimento il biondo diventa super consapevole di ogni altro punto in cui si stiano toccando. La sua mano sulla schiena di Zoro, le loro mani intrecciate e la mano di Zoro sulla sua spalla.
“Anche io.”, fa notare, piattamente. Il suo tono implica tra le righe un ‘come tu continui a ricordarmi”.
“Sì, ma- Io non riesco a pronunciare bene i suoni. Combattimento, mattino, acqua, hanno tutti quel- Non riesco a dirlo!”, sbotta Sanji, frustrato, capace di sentire quanto sta sbagliando a pronunciare, ma senza essere capace di fare nulla per correggersi. Riprova e riesce solo a suonare come se stesse soffocando con qualcosa. Fissa Zoro che sta reprimendo una risata.
“Viene da qui, non qui.”, dice Zoro, indicando la sua mascella e dopo la sua gola.
“Domani ti mostrerò”, dice lo spadaccino, assentendo con un fermo cenno della testa.
Sanji spalanca gli occhi. Hanno già fatto pratica insieme, diamine, ogni loro conversazione è un fare pratica. Ma l’insegnamento formale è sempre stato condotto da Usopp, nel suo caso, e Robin per Zoro. Non si sono mai insegnati niente a vicenda, a parte le occasionali correzioni di una parola. È…okay, sì, non vede l’ora. Specialmente se c’è la possibilità che Zoro lo tocchi di nuovo in quel modo.
Di solito questi ricevimenti sembrano dover durare per sempre, ma quella sera il tempo sembra velocizzarsi. Lui e Zoro parlano e ballano, bevono e chiacchierano con altre persone. Sanji parla con Franky, che gli chiede nervosamente qualcosa su Robin. Zoro e Robin si fanno raccontare una storiella divertente da Usopp e Zoro a un certo punto scoppia a ridere così forte che si fa scendere le lacrime.
Non passa molto, gli invitati stanno andando via ed è tempo di ritirarsi. Sanji e Zoro seguono Robin e Usopp verso l’ala provata del palazzo, ma lui e Zoro rimangono indietro quando Sanji, leggermente brillo, inizia a indicare ogni ritratto e spiegare a Zoro che tipo di parentela hanno con lui e cosa hanno fatto così tanto tempo prima.
Quando Zeff li intercetta, sono da soli.
“Oi, moccioso. Una parola.”, dice Zeff, bruscamente.
Zoro spalanca gli occhi e la sua mano scende all’altezza del fianco. Conosce abbastanza toni da saperne riconoscere uno aggressivo quando lo sente. Sanji da una gomitata a Zoro.
“Va bene. Vai avanti e non perderti, imbecille.”, sogghigna Sanji, allontanandosi da Zoro. Lo spadaccino gli rivolge uno sguardo dubbioso ma poi fa un cenno affermativo.
“Trovami quando torni indietro. Per favore?”, chiede Zoro, sottovoce nella sua lingua, in modo che Zeff non possa capire.
“Ok, ok, capito.”, sbuffa Sanji e lo supera.
“Che vuoi, vecchio pazzo?”, chiede Sanji, dopo che Zoro si è allontanato abbastanza.
“Vi ho visti stanotte. Baciarvi contro il muro come un paio di stupidi teenagers.”, dice Zeff, in tono piatto.
“Noi siamo un paio di stupidi teenagers. Aspetta. No, noi non siano stupidi- smettila di RIDERE.”, grida Sanji al suo vecchio, che si sta tenendo la pancia dal ridere.
“Oh ragazzo”, ride Zeff, asciugandosi le lacrime dagli occhi. Comunque la sua faccia torna seria di nuovo quando inizia a parlare.
“Sai che non sei costretto a farlo, vero? Solo perché sei sposato. È solo una cosa politica e non devi-”, inizia Zeff, seriamente.
Oh. Sanji arrossisce quando prova a trasformare le parole nella sua testa in un discorso.
“Uh. No, quello…Io…volevo farlo.”, borbotta, d’improvviso guardando dappertutto tranne che Zeff.
“Oh-ho.”, esclama Zeff e alza un sopracciglio in sua direzione.
“Zitto, non è- sta zitto, vecchia scoreggia*. nessuno ha chiesto la tua opinione!”, scatta Sanji, la sua faccia sempre più rossa e non per colpa dell’alcool.
“Qualunque cosa ti faccia felice, melanzana. Stavo solo controllando. Io vado a letto, le mie vecchie ossa sono stanche.”, dice Zeff di malavoglia e si gira di scatto.
“Beh, BENE. Tu- tu fallo!”, gli grida dietro Sanji, cercando di sentirsi come se avesse la vinto qualcosa con quell’ultima frase.
Gira l’angolo pestando i piedi e percorre il corridoio. Apre con una spallata la stanza della loro sezione di palazzo e trova Zoro che cammina per la stanza, con le mani strette sull’impugnatura della sua spada bianca. Sobbalza quando Sanji entra nella camera e il biondo sente gli occhi di Zoro addosso.
“Calmati testa d’erba.”, sbuffa Sanji, dandogli una pacca sulla spalla.
“Tu hai detto il tono importante. Lui era arrabbiato. Tu ok, vero?”, chiede Zoro, prendendo Sanji per il gomito mentre parla, sbagliando e deformando le parole per l’agitazione.
“Lui suona sempre così.”, ride Sanji.
La preoccupazione di Zoro è così divertente. A volte si dimentica che Zoro non ha mai veramente interagito con Zeff. Il suo vecchio è occupato per la maggior parte del tempo e quando Sanji lo vede, l’altro principe sta di solito dormendo o allenandosi. Zoro, ad ogni modo, sembra solo arrabbiarsi di più e Sanji ripercorre le sue parole mentalmente. Se Zoro pensa che Zeff fosse sincero nel suo tono arrabbiato e aspro, e Sanji gli ha appena detto che lui è sempre così…ah. L’altro non ha capito che intendeva che l’intero episodio non significava nulla di particolare, o almeno lui non crede.
“Ci piace. È solo il nostro modo di fare.”, spiega Sanji e guarda affascinato come Zoro si rilassa tutto in una volta.
“Per divertimento. Come noi.”, dice l’altro, suonando come se avesse capito.
“Esatto.”, Sanji sogghigna e si sporge in avanti, picchiettando con un dito la fronte di Zoro. Lo spadaccino sbuffa e lo spinge via. Sanji lo spinge di rimando e poco dopo il tutto si trasforma in una gara di spintoni con calci e pugni. Non è una lotta vera e neanche una sfida, è solo…divertimento.
A Sanji viene un’idea subdola e inizia a arretrare da Zoro in una direzione precisa, mentre schiva i colpi giocosi di Zoro, il che gli prende un po’ di tempo visto che sta ancora attaccando di suo. Ma non ci vuole molto prima che sbatta con la schiena contro il muro. Whooops, come diavolo è accaduto? Di sicuro un casuale incidente.
“Hah!”, sogghigna Zoro, compiaciuto, spintonando la spalla di Sanji contro il muro.
“Oh no, cosa dovrei fare ora?”; sospira Sanji, con poca sincerità. Il tono sembra confondere un po’ Zoro, lui ancora non riesce ad afferrare il sarcasmo nella lingua di Sanji, proprio per niente. Il biondo finge di pensarci e poggia le mani sul morbido cuoio nero sui fianchi di Zoro e gioisce nel sentirlo, quel tiepido calore che viene dal suo corpo. attira a sé Zoro e lo bacia, con un po’ più di fermezza rispetto a quanto hanno fatto prima.
Sa che dovrebbe andarci con calma, che dovrebbero conoscersi meglio e Sanji non vuole realmente andare più in là quella notte. Proprio no. Ma una grossa parte del suo cervello è tentata. Tentata di spalancare la porta della sua camera con una spalla e buttarlo sul letto. Gli piacciono gli abiti che Zoro sta indossando me gli piacerebbero ancora di più sul pavimento della sua stanza da letto. Pensa che forse sta solo testando l’idea, per vedere se fa per lui, forse si sta solo provocando da solo. Forse sta solo provando a vedere se smuoverebbe qualcosa anche a Zoro.
Il respiro di Zoro è irregolare e sì, dall’espressione sul volto di Zoro può intuire che l’altro sta pensando a qualcosa di molto simile e che si sta fermando proprio per le stesse ragioni. Forse, o magari semplicemente a Zoro piace davvero farsi baciare in quel modo.
“Buonanotte Zoro”, dice Sanji, quietamente, e ristabilisce lo spazio tra lui e Zoro, entrando in camera e chiudendo la porta.
Fa solo un paio di passi dentro la stanza e poi si colpisce la fronte con un pugno ancora e ancora.. perché lo ha fatto? Cosa penserà adesso Zoro? Stupido! Si è lasciato troppo trascinare, pensando a cose che probabilmente non accadranno prima di parecchio tempo.
Sospira e inizia a sbottonarsi i vestiti, facendo cadere la maglia sul pavimento con un frusciare di tessuto. Le mani di Sanji si fermano sulla chiusura della collana. Zoro l’ha allacciata per lui. E se…oddio, e se Zoro stesse ancora dietro la porta, ascoltando il rumore dei suoi vestiti che cadono a terra e immaginando la scena?
Un brivido di eccitazione corre lungo la spina dorsale di Sanji. Zoro probabilmente non sta facendo niente del genere, anzi, probabilmente è già tornato nella sua stanza. Ma potrebbe essere lì, potrebbe. Sanji si slaccia la cintura e la fa cadere a terra, con un tonfo deliberatamente sonoro. Calcia via gli stivali e si sfila i pantaloni, in pratica regalando uno spettacolino di strip tease a una stanza vuota con un  casuale e esagerato sospiro. Si slaccia anche la collana e la toglie, lasciandosi libero di immaginare Zoro che immagina lui. Con tutta probabilità è una cosa inimmaginabilmente narcisistica pensare questo, visto che il pensiero è riuscito quasi a eccitarlo, ma non è forse vero che tutti vogliono essere desiderati? E poi, se si convince che Zoro fantastichi su di lui allora non si sentirà strano nel pensare che ha manovrato Zoro perché lo sbattesse al muro proprio appena fuori dalla sua camera. Vuole credere che lo spadaccino ci stia fantasticando proprio in quel momento, chiedendosi se lui dorme nudo o con qualcos’altro addosso.
Tanto per cambiare, Sanji decide di dormire nudo, ignorando la doccia che dovrebbe fare per lavarsi via i residui di vibrazioni dalla pelle e farsela comunque. Scivola sotto le coperte e sento uno stupido brivido sulla pelle nuda. Cosa penserebbe Zoro di questo? oh, e se Zoro entrasse all’improvviso nella sua camera, l’indomani mattina, e lo trovasse così?
Okay, questo implicherebbe che Zoro dovrebbe improvvisamente sospendere lo studiato rispetto per il territorio di Sanji che ha iniziato tanto tempo prima e anche il suo svegliarsi tardi, ma comunque potrebbe farlo.
Sanji si morde la lingua e reprime uno stupido sorrsino eccitato, invece si raggomitola sotto le coperte, adagia la testa sul cuscino e spegne l’ultima delle sue lampade.








Note di SweetHell: Ehilà…mi dispiace tanto di non aver potuto aggiornare prima ç_ç Purtroppo non ho più capitoli già tradotti da parte e sto traducendo man mano…e ora che la scuola è ricominciata ci sono giorni in cui non ho neanche tempo di accendere il computer ç_ç Comunque sia…eccoci qui al capitolo sei! Spero sia stato di vostro gradimento! Finalmente i piccioncini iniziano a mettere in chiaro ehehehe, quanto sono dolciiiii.
Scleri a parte, spero di non aver ucciso troppo la sintassi italiana…Un bacione e al prossimo capitolo!


*eh si, so che è poco fine anche per Sanji ma la traduzione è proprio “scoreggia” ^^”

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7


 
Zoro sta dormendo. È quel genere di sonno felice, senza sogni e tranquillo. È piacevole, pacifico ed gli è anche stato tolto. Qualcuno sta bussando alla porta e fuori è ancora buio. Robin non lo sveglia mai così presto, in effetti Robin non lo sveglia mai nell’ultimo periodo. Dopo anni e anni ormai riguardo a questo punto si sono capiti.
“Conviene proprio che qualcuno sia in punto di morte o qualcuno lo SARA’ presto.”, ringhia Zoro, forzandosi ad alzarmi e scendere dal letto, barcollando e prendendo le sue spade.
Apre la porta con un po’ troppa forza e guarda fuori. Sanji è lì in maglietta bianca e pantaloni bianchi.
“Cosa.”, chiede a denti stretti, con un tono che è di minaccia che di domanda.
“Avanti, preparati.”, dice Sanji, allegramente.
“NO.”, ringhia Zoro e sbatte la porta.
Il bussare riprende ma Zoro lo ignora e torna a ributtarsi con si faccia sul letto. Improvvisamente sente la porta aprirsi con un crack e Sanji scivola dentro. Una mano lo sfiora nel mezzo della schiena e Zoro si immobilizza, mentre il ricordo di Sanji ansimante gli attraversa la mente.
“Avanti, voglio mostrartelo.”, lo incoraggia con voce adulante.
Zoro giro il volto e fissa apaticamente Sanji.
“È fottutamente presto. Da quando ti alzi a quest’ora di merda? Non mi rivolgi neanche la parola prima di bere il caffè.”, grugnisce Zoro e chiude gli occhi, cercando di spegnere la luminosità del sorriso di Sanji.
“Io sono SEMPRE sveglio a quest’ora di merda. Muovi quell’inutile testa vuota e alzati adesso o…oppure…oppure ti fotto*.”, ringhia Sanji, di rimando.
Adesso Zoro è sveglio.
“Tu farai cosa?”, chiede lo spadaccino, stolidamente, alzando di scatto la testa dal cuscino e guardando Sanji ad occhi sgranati.
“Io ti fotto.”, ripete Sanji, compiaciuto. Zoro apre e chiude lentamente le palpebre.
“Io…non penso che sia giusto. Cosa vuoi dire?”, chiede cautamente.
“Che ti…fotterò? Uh…ti prenderò a calci in culo.”, riprova Sanji. Zoro chiude gli occhi con forza. È davvero troppo presto per tutto questo, ma adesso è sveglio, quindi potrebbe persino fare quello che dice l’uomo che si è appena inavvertitamente offerto di scoparlo.
“Mi distruggi. Questo è quello che intendevi.”, spiega Zoro, stancamente. Si trascina giù dal letto e si infila la più vicina maglietta pulita e poi si infila i pantaloni. Huh, ha parlato con Sanji in mutande e neanche lo ha notato. Deve essere parecchio stanco.
“Questo è quello che ho detto.”, protesta Sanji dietro di lui.
“No. Proprio no.”, sospira lo spadaccino, mentre cerca i suoi stivali. Dove cavolo li ha calciati e perché non riesce mai a trovarli al mattino?
“Che cosa ho detto?”, chiede curiosamente l’altro principe. Zoro si blocca, in mano ha un appena ritrovato stivale.
“Chiedi ad Usopp.”, risponde, sentendosi fin troppo irritato per essere caritatevole. Sente Sanji sbuffare e uscire, ma apparentemente non deve andare lontano.
“Oi! Usopp” Che cosa significa ‘ti fotterò’?”, grida Sanji fuori dalla porta. Zoro sente il rumore di un liquido sputato su una larga superficie seguito da colpi di tosse e rumori di soffocamento.
Zoro va verso Sanji e si sporge dalla porta per poter vedere l’espressione del biondo. Usopp finalmente risponde in Baratiano, tossicchiando, e Zoro riesce a vedere gli occhi di Sanji spalancarsi, mentre un’ombra di mortificazione gli passa sul volto. Sanji si riscuote in fretta dalla vergogna e così Zoro è più che felice di lasciarsi andare al ghignare il più cupamente possibile sulla sfortuna linguistica dell’altro.
“Ti odio.”, ringhia Sanji e pianta un gomito tra le spalle di Zoro.
Una qualunque persona sana potrebbe pensare che questo tipo di constatazione avrebbe esentato Zoro dal seguire Sanji dovunque e per qualunque motivo fosse stato svegliato in precedenza, ma apparentemente no. Sanji lo prende per un braccio e lo trascina avanti. I due procedono oltre l’ala di palazzo che loro quattro hanno occupato, in isolamento, e entra nel palazzo vero e proprio. Zoro non conosce bene questa parte, è più grande e formale, non sa chi potrebbe incontrare e per di più lui tende a perdersi in ambienti grandi come quello in cui si trovano, dove tutto sembra uguale. Lo stomaco gli si contrae in un caldo sfarfallio quando si ricorda che Sanji, leggermente ubriaco, gli ha spiegato i dipinti e le decorazioni, forse vuole farlo ancora.
È parecchio confuso quando Sanji lo trascina nella vivace cucina, ma per lui va bene, è presto e lui può tranquillamente fare colazione. È solo quando Sanji esclama uno scontroso “Hey, vecchio” che Zoro ricomincia a prestare attenzione e santa merda, il Re sta cucinando nella cucine insieme ai servi. La famiglia di Zoro non è molto schizzinosa riguardo la servitù e la nobiltà, le persone scelgono di fare quel lavoro e quello viene ben pagato, sono viste solo come persone che fanno il loro lavoro. È molto diverso da come Zoro ha visto trattare i servi in questo paese, da tutti tranne che da parte di Sanji e Usopp. A Baratie la servitù sembra essere praticamente invisibile, ma forse questo è solo a causa dell’altezzosità dei parenti e degli ospiti di Sanji. Anche così, Zoro non può immaginare suo padre nella loro cucina con i cuochi e i servi mentre lavora sodo per fare questo tipo di lavoro.
“Sei in ritardo, melanzana di merda.”, il Re rimprovera Sanji senza neanche alzare lo sguardo. sta facendo qualcosa di complesso che sembrerebbe qualcosa di pasticceria. Zoro si irrita un po’ sentendo Sanji che viene insultato, ma riesce a calmarsi in fretta, Sanji gli ha detto che loro due sono fatti così.
“Ma davvero, non sei ancora invecchiato così tanto da perdere la cognizione del tempo? Sono così fiero.”, replica Sanji e Zoro si rilassa di nuovo del tutto. È interessante sentire il biondo che insulta qualcuno nella sua lingua madre.
“E poi, ho deciso di passare a ritirare una consegna speciale di idiozia oggi.”, aggiunge Sanji, lanciando uno sguardo a Zoro oltre la sua spalla.
“Oi! Ti ho sentito!”, sbotta Zoro in Baratiano e Sanji lo guarda come per dire che gli sta bene, ne è ben consapevole ed è anche stata una cosa deliberata. Zoro considera i vantaggi e gli svantaggi di dare a Sanji un pugno sui reni di fronte a suo padre. Probabilmente non è una buona idea.
“Se è qui allora darà una mano.”, dice fermamente il Re, facendo un gesto in direzione di Zoro. Sanji fa un verso sprezzante e poi si gira verso lo spadaccino, trascinandolo nella parte più sgombra della cucina. Zoro vuole chiedere perché diamine il Re e il Principe del regno sono qui sotto ma d’improvviso gli viene una domanda molto migliore. Non ha mai visto da dove proviene il cibo che è nella loro sala da pranzo ogni mattina. Non ha mai visto servi portarlo e ora sta considerando l’idea che potrebbe essere stato Sanji.
“Lo fai ogni giorno?”, chiede Zoro, incredulo.
“Troppa enfasi, Zoro.”, dice Sanji, scuotendo la testa, mentre prende scodelle e ingredienti, mettendoli in una larga ciotola di metallo quasi senza pensarci.
“Cosa ho detto?”, grugnisce Zoro, stupida lingua di Sanji e stupidi toni di voce.
“Uh…fai questo…tutto il tempo?”, traduce malamente Sanji nella lingua di Zoro con un sospiro seccato.
“Comunque sì, le mattine io sono qui.”, risponde Sanji e Zoro non si disturba a correggerlo.
“Okay, oggi tu farai il pane. È tutto qui, quindi inizia pure.”, dice il biondo, liquidandolo con un gesto della mano e allontanandosi.
Zoro sposta lo sguardo spaesato dalla scodella alla schiena di Sanji che si sta allontanando.
“Sanji!”, lo chiama, con voce abbastanza alta perché il biondo lo senta ma non abbastanza perché lo sentano anche tutti gli altri. Non ci riesce molto bene comunque, perché un paio di persone gli lanciano un’occhiata. Sanji alza un suo stupido sopracciglio, ma torna indietro da Zoro. Lo spadaccino continua a parlare nella sua lingua, perché col cavolo che vuole che tutti i presenti in cucina sentano questo.
“Io non ho mai…fatto il pane prima.”, ammette quietamente. Sanji inclina la testa guardandolo come un uccellino curioso e c’è un piccolo sorriso sulle sue labbra che Zoro non sa come interpretare. È abbastanza sicuro che Sanji stia internamente ridendo di lui. Ad ogni modo, Sanji torna indietro per aiutarlo un po’.
“Basta che infili le mani dentro e…”, il biondo si interrompe, facendo con le mani il gesto di mischiare e impastare. Lo spadaccino guarda dubbioso la scodella e si prepara a metterci dentro le mani e farlo, ma Sanji gli afferra un braccio con abbastanza forza da fargli male.
“LAVALE.”, abbaia l’altro principe e Zoro sbuffa e va verso il lavandino, dove si lava diligentemente le mani prima di tornare alla sua scodella. Sanji sta svolazzando per la cucina facendo altre cose complicate e abbaiando ordini agli chef della cucina, insieme a Zeff. Quei due sembrano correre per il posto e Zoro la trova una cosa affascinante da guardare. I Baratiani sono conosciuti per la loro cultura del cibo e del mangiare, insieme al loro abbondante raccolto e il pesce fresco. Il cibo affidabile e di alta qualità è stato da solo metà delle ragioni per cui lui e Sanji sono finiti in quel matrimonio combinato in primo luogo.
Sta procrastinando il suo compito, comunque, e così torna a fissare la ciotola e il suo contenuto. Non ha idea di come quel pasticcio di acqua, farina e…qualsiasi altra schifezza ci abbia messo dentro Sanji potrà diventare pane, ma ha fiducia nell’altro. Dubbiosamente infila le mani nella mistura e la strizza tra le dita. Quella cosa si fonde quasi istantaneamente alle sue mani e rifiuta di staccarsi. È come se tutta la roba liquida si fosse semplicemente appiccicata alle sue mani e anche se continua a passarle sulla farina asciutta sul fondo della scodella, niente di quello che fa sembra dissuadere quella roba a staccarsi. Prova persino a staccarne abbastanza per aggiungere più farina ma è un processo stupidamente lungo e lui è abbastanza sicuro che sta facendo un pasticcio.
“Le tue mani erano umide quando le hai messe dentro, vero?”, chiede Sanji, comparendo all’improvviso alle spalle di Zoro e facendolo sobbalzare appena.
“Tu hai detto di lavarle!”, replica lo spadaccino, difendendosi. Sanji non ribatte e invece fa strofinare a Zoro le mani, come se fossero fredde e lui stesse cercando di riscaldarle. Questo fa cadere la maggior parte della mistura nella ciotola e Sanji aggiungo più farina. Il biondo lo spinge un po’ in là con una gomitata e veloce come un fulmine trasforma l’impasto nella ciotola in una perfetta pagnotta rotonda, come per magia.
“Lavati le mani e torna qui”, ordina Sanji, distrattamente, mentre si passa la palla di impasto di mano in mano e la stringe tra le mani. Lo spadaccino fa quanto gli ha detto ma aggiungendo acqua, l’impasto attaccato alle sue mani si trasforma in poltiglia appiccicosa che nessuno sfregamento sembra riuscire a staccare. Finalmente si arrende, avendo fatto del suo meglio, e torna da Sanji.
“Mani.”, dice l’altro principe, a malapena guardandolo. Zoro gliele porge, pensando che forse Sanji sta per esaminarle, ma invece il biondo ci fa cadere un pugno di farina che cade rapidamente anche sul piano di lavoro sotto di esse.
“Merda, mi spiace.”, si scusa Zoro, precipitosamente. Sanji lo ha portato lì per…beh, non è molto sicuro, ma probabilmente per fargli conoscere un’altra parte della sua vita. E invece di entrarci Zoro sta facendo un casino, finendo per sembrare solo un grandissimo incompetente da cacciare via.
“Per cosa?”, sospira Sanji e fa cadere l’impasto sul tavolo coperto di farina. Oh, allora Sanji ha intenzionalmente sparso la farina sul tavolo e su Zoro tutto in una volta.
“Okay, in questo modo.”, dice Sanji e impasta, allunga e massaggia la pasta in un modo che è quasi un po’...sexy. La sua mente si perde a immaginare quanto sarebbe fantastico sentire quelle mani sulla sua schiena dopo l’allenamento, se solo sarà mai capace di chiedere a Sanji di farlo. Probabilmente non nel futuro immediato e non ha certo intenzione di rendersi ridicolo chiedendolo, ma sarebbe davvero bello.
“Okay, fai questo, io tornerò dopo.”, dice Sanji tranquillamente e sparisce a fare qualcos’altro. Zoro lo guarda per un momento, mentre il principe dalle lunghe gambe cammina e si muove per la cucina, schivando persone e ostacoli come una canna agitata dal vento, che gli ricorda di quanto è agile Sanji nelle loro sfide. Comunque la sua opinione sul principe sta lentamente cambiando da quando si sono sposati e sta seriamente iniziando a pensare di aver mal giudicato l’uomo ostentato che aveva pensato fosse a prima vista. Sanji è competente in maniera quasi devastante nelle cose in cui si impegna ed è un confuso mix di serietà e frivolezza riguardo alle cose. Zoro non è mai certo di cosa pensa del biondo.
Anche dopo il ballo, ancora non sa cosa fare con Sanji. L’altro ha ammesso, come Zoro, che non ha idea di come si sente su loro due, eccetto che è meglio di quando si sono incontrati per la prima volta. Si sono baciati quella notte, baciati sul serio. Ha sbattuto Sanji al muro della sua camera da letto e si sono baciati fino a restare senza fiato. È stato fantastico ma…non ha idea se questo significhi qualcosa o di cosa potrebbe significare. Non è amore, ma magari potrebbe essere qualcosa di simile. E anche se fosse, in contraddizione, spesso a lui l’altro non piace molto, visto quanto può essere irritante.
Lo spadaccino grugnisce in direzione del suo impasto di pane e prova a imitare Sanji. Non è abilità tecnica ma ha abbastanza forza nelle mani e nelle braccia per fare un lavoro ragionevolmente buono, o almeno così spera. È davvero un grande quantità di impasto comunque e non ha nessuna idea di cosa Sanji gli farà fare con quello. Zoro lancia un’occhiata per la cucina e vede una o due persone fare il pane, solo che loro ne stanno facendo molto di più e con una precisione incredibile. E una di queste persone è proprio Sanji.
Il principe guarda il biondo strappare un grande quantitativo di pasta fuori da quello che potrebbe essere più accuratamente definito un tubo che una scodella di qualche tipo, è persino attaccato al pavimento, e scaricarne la bracciata sul bancone di acciaio. Con un coltello sottile e piatto taglia abilmente l’impasto, in un modo che fa desiderare a Zoro che Sanji sia uno spadaccino di qualche tipo. Il biondo prende un grosso pezzo di impasto e  poi con due mani fa due palle rotonde di pasta di pane, impastando e tirando ciascuna delle due con una mano. Le mani di Zoro sono ancora in ozio mentre guarda i muscoli degli avambracci di Sanji flettersi e quelle lunghe e forti dita esercitare la loro forza. Il biondo sta rapidamente facendo cadere queste palle di impasto su pezze di tessuto coperte di farina e incidendo delle piccole croci sulla sommità dei panetti, e mentre lo fa, la mente di Zoro si ricorda in un flash dei panini segnati che spesso accompagnano la loro colazione alla mattina. Il giovane si muove con fluidità e continuità, come se non avesse fatto altro in tutta la sua vita, come se fosse nato facendo questo, e Zoro riflette che tutte e due le opzioni sono probabilmente vere.
“Hai finito di fissare o devo aspettare ancora, ragazzo?”, una voce gli abbaia contro, una voce simile a quella di Sanji ma più bassa e graffiante. Zoro sobbalza e vede Zeff, no, il Re, che sta un po’ troppo vicino a lui perché si senta a suo agio. Come ha fatto a non notarlo mentre si avvicinava? Oh, già, l’attraente biondino che si sta rivelando qualificato in un modo che fa gonfiare il petto di Zoro di orgoglio un po’ fuori luogo. Dopotutto, di che cosa dovrebbe essere orgoglioso? L’abilità di Sanji e la sua realizzazione sono roba sua. Ma in fondo lo spadaccino sa il perché. Sanji adesso è suo adesso e vedere anche solo come è forte e bravo fa ardere Zoro di gioia per aver ottenuto di stare con una persona così.
“Quando vuoi.”, commenta piattamente il Re e Zoro arrossisce per aver di nuovo distolto l’attenzione dal suocero.
“Mi dispiace”, replica velocemente in Baratiano.
“Fatti in là.”, dice Zeff, spostandosi nella postazione di Zoro. Lo spadaccino lascia l’impasto del pane e guarda con interesse come Zeff lo taglia e lo intreccia insieme in una lunga treccia, mettendolo poi una teglia e cospargendolo lievemente di farina prima di andare verso il forno.
Zoro resta solo e a disagio per un momento, prima che suo marito, coperto di farina, lo raggiunga, raggiante e felice per il suo lavoro.
“Andiamo, vedi di usare quei tuoi stupidi muscoli.”, sogghigna Sanji e lo guida attraverso la stanza, fino a una macchina di media misura inchiodata a un tavolo d’acciaio nell’angolo della stanza. Dall’altra parte di questo c’è un grosso carrello su ruote pieno di arance e pompelmi.
“Tu,” dice Sani, afferrando un coltello dalla fascia magnetica e usandolo per indicare con un gesto verso la macchina. “taglierai questi a metà, ci spremerai il succo e lo verserai in quelle brocche di vetro sul tavolo. Rovina il coltello, spreca la frutta o rovescia il succo e io ti accoltello.”
Zoro pensa che Sanji non può essere davvero serio, ma solo perché se lo facesse combinerebbe un pasticcio in cucina.
“Posso cavarmela con una lama.”, replica lui, facendo vorticare il coltello tra le dita senza nessuno sforzo. Non è poi molto diverso dai pugnali che aveva quando era più giovane e il trucco è lo stesso. Sanji lo guarda con occhi sospettosi, ma lo colpisce lo stesso con un calcio al ginocchio.
“Fallo allora”, ordina il biondo e se ne va impettito.
Zoro fa una smorfia diretta alla sua schiena e torna a concentrarsi sugli agrumi. Aveva ragione sul fatto che fossero arance e pompelmi, ma ci sono anche alcune arance stranamente rosse e anche qualche limone. Ne mette quante ne può sulla sua postazione prima di volgere le sue attenzioni alla macchina. Ha due leve, una verticale e una orizzontale. Quella verticale sembra azionare una cupola cava che scende su quello che Zoro riconosce come uno spremiagrumi e il bottone orizzontale sembra azionare quella specie di spremiagrumi. Strano. Ha visto degli spremiagrumi manuali a un certo punto della sua vita, non che ne abbia mai usato uno comunque, ma non ha mai visto un intero aggeggio come questo.
Posiziona una brocca sotto il rubinetto e spreme una metà arancia con la leva più in alto, che non scende del tutto finché Zoro non ci mette un po’ di forza e poi ruota in posizione con l’altra leva a lato. Curiosamente, alza la leva in alto di nuovo per togliere il frutto ed è soddisfatto di vedere che è stato spremuto tutto accetto la buccia. I pochi semi che c’erano dentro sembra che siano stati presi da un largo setaccio sotto lo spremiagrumi che ha lasciato passare attraverso la maggior parte del frutto, ingegnoso. Dopo una decina di arance inizia a capire perché Sanji ha fatto allusioni sui suoi muscoli, visto che ora sente un piacevole senso di affaticamento. Non è un lavoro impegnativo o tassativo ma può chiaramente capire che altri meno allenati potrebbero trovarla una cosa stancante. Da un’occhiata al resto dei cuochi nella stanza e nota che tutti loro sono abbastanza muscolosi, in un modo o nell’altro.
Continua a tagliare i frutti a metà finché non finisce lo spazio e poi li spreme senza pietà, e continua finché tutte le brocche non sono piene e tutti i frutti sono finiti. Fatto il suo lavoro, si dirige verso Sanji che è impegnato a farcire con una densa crema densa dei pasticcini con grande velocità e accuratezza. Il biondo alza lo sguardo su di lui, sorpreso.
“Hai già finito?”, chiede l’altro principe, con un’alzata di sopracciglia. O di un sopracciglio, visto che Zoro ne può vedere solo uno.
“Sì.”, risponde lo spadaccino, compiaciuto.
“Sarà meglio per te che tu non abbia combinato casini.”, dice Sanji con un sospiro e appoggia gentilmente il suo sacchetto con il beccuccio, pieno di ripieno, sul tavolo.
“Sicuro di non volerlo dire nella mia lingua? Potresti insultarmi o sedurmi.”, lo stuzzica nella sua lingua madre, non c’è bisogno che anche il resto della stanza lo senta. Non sa neanche se Sanji sa la parola per sedurre ma dall’espressione furiosamente mortificata sul suo viso, il biondo ha afferrato il messaggio in modo abbastanza chiaro. Prima che Zoro possa reagire in quello spazio ristretto, il piede di Sanji sbuca fuori e viene duramente diretto a colpire il legamento del ginocchio di Zoro, quasi mandando l’altro principe lungo e disteso a terra, uccidendogli momentaneamente il nervo. Lo spadaccino si ferma con una mano sul bavero di Sanji, e per poco non lo fa cadere con lui strangolandolo pure.
“Augh, tu, stronzo dalle sopracciglia a ricciolo!”, sputa tra i denti, massaggiandosi la gamba e prendendo di mira la testa di Sanji con l’altra mano. Il biondo evita facilmente il colpo, dopotutto Zoro non stava realmente provando a colpirlo.
“Coglione con la faccia da cane!”, gli ringhia Sanji in faccia.
“Presuntuoso pezzo di merda!”, replica Zoro, con il naso premuto contro quello di Sanji.
“Sto per ficcarti un piede così a fondo in culo che-“. Sanji inizia a minacciare, ma viene interrotto da un improvviso scoppio di risate scappato a uno dei cuochi nella stanza. Per il rumore, la velocità e la sua distrazione, Zoro non sente per niente quello che dice l’uomo. Infatti, lui e il biondo hanno finito a usare la lingua di Zoro, come fanno ogni volta che litigano, per cui l’improvviso cambio di lingua non lo aiuta molto. Ma apparentemente Sanji ha capito comunque perché le sue guance si sono lievemente rosate e il modo in cui digrigna i denti guastano l’umore a Zoro. Fantastico, Sanji si sta ancora trattenendo dal dire la sua, è solo-
“Chiudi la tua stupida bocca o vedrò di venire là, strapparti la lingua e bruciarla!”, gli ringhia contro Sanji, con un’intonazione perfetta, pronunciando tanto superbamente le parole che non si sarebbe potuto immaginare che fosse solo la sua seconda lingua e che solo pochi mesi prima non ne parlava neanche una parola. Proprio ora Zoro potrebbe giurare che Sanji sia nato nella sua città e non in questo posto. È perversamente compiaciuto della boccaccia sporca dell’altro principe.
“Non ho idea di cosa tu abbia appena detto.”, ride il cuoco e Sanji lo ignora, marciando verso lo spremiagrumi.
Si china sulle brocche, guarda le bucce dei frutti, la macchina e poi si gira verso Zoro, con un sorriso splendente.
“Hai fatto un bel lavoro”, dice Sanji, in un tono lievemente sorpreso, finendo per fare un complimento parecchio ambiguo, ma Zoro decide di accettarlo.
“Inizia a servire nell’ala est, voi due iniziato a impiattare i piatti freddi, oi PATTY SE QUEL PANE STA BRUCIANDO, IO DARO’ FUOCO A TE!”, dice Zeff e finisce per gridare rivolto all’altra parte della stanza. I cuochi si sparpagliano e iniziando a correre da una parte all’altra della cucina, portando fuori gli ordini rapidamente in carrelli barcollanti verso le diverse zone del castello.
“Rimani qui. Resta.”, gli ordina tranquillamente Sanji e prende su un grande vassoio rotondo da portata, di circa un metro di diametro e inizia a riempirlo, spostandosi da postazione a postazione, con tutte le cose che di solito compaiono sul loro tavolo della colazione. Sanji inspiegabilmente è capace di tenere in equilibrio tutto su una mano, non importa quanto pesante sembri una volta caricato di succo, pane, paste, carne cotta, uova e un centinaio di altre piccole cose. Zoro guarda come il bicipite di Sanji si flette per reggere tutto quel peso come se fosse niente, facendo aumentare il battito allo spadaccino.
Caricato tutto, Sanji attraversa la sala, gli lancia uno sguardo e fischia per ottenere la sua attenzione. È fortunato che Zoro è così impressionato da tutta quella cosa di cucinare e il fatto che sta portando tutto quel peso con una mano sola che non si lamenta troppo per essere stato fischiato come un cane. Attento a non andare a sbattere con nessuno dei cuochi che si affrettano o a non essere calpestato da nessuno di loro, si fa strada per raggiungere Sanji, dopodiché lasciano la stanza. Il Re grida loro qualcosa mentre se ne vanno e la cacofonia della cucina, più il fatto che non è ancora familiare con la lingua, fanno sfuggire quel qualcosa a Zoro. Sanji comunque sobbalza e diventa di quella particolare sfumatura di rosa che a Zoro sta iniziando ad apprezzare. Il biondo non replica nulla ma invece si mette una sigaretta tra i denti e la accende, prendendo un ampio tiro e soffiandolo fuori dal naso, finendo per assomigliare a un drago particolarmente seccato.
Quando tornano nella loro ala isolata del palazzo, trovano Robin nella cucina, bevendo caffè con due altre tazzine vuote di fianco a lei. Non appena lei li vede sorride e riempie le tazzine. Sanji sposta quel largo vassoio dalla sua spalla e lo appoggia sul tavolo senza rovesciare niente. Lo svuota di tutto e poi fa scivolare il vassoio in mezzo a due armadietti della cucina. Il biondo si lascia poi cadere su una sedia, recupera una pastina tiepida e la mangia, affamato, prima di svuotare in un sorso metà della tazzina di caffè. Sbadiglia sonoramente e fa schioccare la mascella e Zoro realizza perché ha sempre pensato che questo fosse Sanji appena alzato. E invece no, questo è Sanji stanco per le molte ore di frenetica attività come prima cosa della mattina.
“E così hai aiutato in cucina oggi, Zoro.”, dice Robin con un sorriso. Non è una domanda, lo è raramente quando si tratta di lei. Robin è nel business del sapere, non del chiedere.
“Non penso di aver aiutato molto”, risponde lo spadaccino, con una smorfia. se non fosse stato un principe e il marito di Sanji, è abbastanza sicuro che sarebbe stato buttato fuori da quel posto per essere stato tra i piedi. Anche se, in effetti, se Zeff lo avesse voluto mandare via, lo avrebbe probabilmente fatto andare via lo stesso. Zoro riprende se stesso, non dovrebbe pensare al re come Zeff, rimane comunque il Re.
Ma…è anche suo suocero, quindi forse va bene.
“Hai aiutato.”, lo corregge Sanji e colpisce Zoro sul dorso della mano con il coltello del pane. Poi prende una fetta di pane che lui stesso ha fatto fare allo spadaccino e che il Re ha finito per lui. Zoro non lo ha visto mettere anche quello nel vassoio, prima, non sapeva che Sanji lo avesse portato con lui. Una volta ancora, sembra che Sanji e suo padre siano anche più coinvolti nella loro cultura del cibo di quanto lui avesse originariamente pensato, per cui non gli sembra possibile che Sanji voglia infliggere la creazione di Zoro anche agli altri. Lo spadaccino non pensa di aver fatto un lavoro terribile, non ha fatto cadere neanche un pezzo di impasto per terra e sembrava ancora okay quando il Re lo ha infornato, ma sa che mancherebbe di rispetto all’abilità di tutti quelli della cucina se pensasse che la sua prima volta possa produrre dei risultati comparabili ai loro.
Sanji inizia a tagliare il pane proprio quando Usopp entra nella stanza e si avvicina al tavola. Robin gli dice qualcosa in una delle loro lingue che Zoro e Sanji non parlano. I traduttori stanno chiaramente parlando di loro come se lui e Sanji non fossero seduti proprio di fronte a loro. Sa che stanno parlando della colazione dai gesti delle loro mani verso il cibo e capisce che stanno parlando di qualcosa di più che di cosa c’è da mangiare o del fatto che Zoro quella mattina ha aiutato in cucina. Quello lo avrebbero potuto dire anche nella sua lingua o in quella di Sanji. No, loro stanno parlando di qualcosa di più e Zoro vuole davvero sapere cosa diavolo c’è di così importante.
Sente gli occhi di Sanji su di lui e sorprende il biondo guardarlo attraverso la cortina formata dai suoi capelli. Il loro parlare ha già irritato Sanji prima, abbastanza perché Zoro si intromettesse per conto dell’altro, ma questa volta Sanji sembra più che altro star controllando se Zoro sia più o meno irritato dalla cosa. Lo spadaccino sospira sonoramente e scuote la testa lievemente. Certo che la cosa lo irrita un po’, ma conosce Robin da anni e anni, lei è sempre stata misteriosa in ogni lingua che parla, quindi questo non è davvero una novità per lui. Si distrae bevendo il caffè mentre Sanji taglia abbastanza fette di pane per tutti e poi le imburra una dopo l’altra in veloce successione, il pane è ancora tiepido abbastanza da sciogliere il burro dopo pochi secondi.
Stranamente stavolta Sanji non offre agli altri il cibo prima di prenderlo lui stesso e invece prende un morso dalla fetta imburrata prima di ogni altro. Mastica con concentrazione, con gli occhi chiusi e per qualche stupida ragione Zoro si ritrova uno scomodo formicolio che gli fa rizzare i capelli sulla nuca. Non gli importa cosa ne pensa Sanji, il biondo è stato quello che lo ha fatto cucinare. in primo luogo, e ha fatto tutte le misurazioni e il Re è stato quello che ha infornato tutto. Tutto quello che Zoro ha fatto stato mischiare l’impasto da principiante e farlo rotolare attorno. Non gli importa cosa ne pensa Sanji. Non ha niente da dimostrare. Non ce l’ha. Il suo pollice corre avanti e indietro su una striscia di inchiostro in dissolvenza sul suo avambraccio senza neanche guardarlo, mentre il suo dito scivola familiarmente sul disegno.
“È buono.”, dice Sanji, dopo un momento o due. Prende un altro morso e studia segno sul pane mentre continua a masticare, i suoi occhi corrono per trovare qualunque tipo di informazione nel pane. Zoro si serve un paio di fette nel piatto ma ancora non riesce a staccare gli occhi da Sanji.
“Un po’ pesante forse…ma se non hai mai impastato prima…dovrei mostrarti qualche volta, quando non sono così di fretta. Hai fatto bene.”, sorride Sanji, illuminandosi.
Zoro morde con forza il pane nella sua bocca e guarda giù verso il suo piatto mentre il biondo offre il pane anche a Robin e Usopp, facendoli sedere e mangiare invece che farli continuare a fissare. Zoro ingoia il boccone. Non ha problemi con l’essere attratto da Sanji perché, davvero, chi non lo sarebbe? E gli fa piacere che Sanji sia più di quanto non avesse pensato all’inizio, è un combattente, è orgoglioso, ma è anche umile e appassionato. Tutte queste cose lo fanno sentire felice di stare con lui ma da un  momento all’altro dice cose così e il cuore di Zoro pulsa dolorosamente e gli fa mancare il fiato. È terrificante. Ha combattuto battaglie e non ha sentito uno straccio di paura per se stesso, ha avuto persone che lo hanno minacciato e combattuto. Ha vinto combattimenti e ne ha persi ma non si è mai sentito così intensamente colpito nel profondo come quando è con Sanji. Qualche volta non riesce neanche a realizzare quanto ormai il biondo lo ha colpito nel profondo finché non ci ripensa più tardi. Quando Sanji lo ha dipinto, si è sentito tranquillo e circondato, come se Sanji fosse l’oceano e lui stesse fluttuando sull’altro. Ma quando ci ripensa adesso, gli da legittimamente sui nervi rendersi conto di quanto facilmente Sanji sia riuscito a influenzarlo. Non è sicuro di conoscere questo sentimento fuori controllo  ma una parte di lui sa che crescerà sempre di più, lo può sentire.






Note della Traduttrice: Mi dispiace tantissimo, lo so, sono in ritardo mostruoso ç____ç il fatto è che sono stati mesi incasinati e io mi sono trovata a essere senza capitoli già tradotti da postare…Gomen! Cercherò di non replicare la situazione, anche a costo di spezzare i capitoli (ditemi se preferireste in questo modo, sono davvero lunghi da tradurre). Purtroppo ho poco tempo, visto che quest’anno vado di maturità…e giugno si sta avvicinando. New Neon vi ringrazia per le recensioni, ha detto che siete dolcissime :3
Spero che apprezziate il nuovo capitolo e che sia valsa l’attesa…scusatemi ancora! Spero di poter aggiornare presto uwu
Un bacio e alla prossima,
SweetHell.

*gioco di parole intraducibile: Sanji dice a Zoro “I’ll fuck you” (ti scoperò) invece che “I’ll fuck you up”, che vuol dire letteralmente “io ti rovino”.
Ah, povero Zoro, ci aveva quasi sperato.


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

È una della rare giornate calde a Baratie. E comunque non è che il paese sia particolarmente freddo, c’è un clima gradevole e temperato, ma con il fatto che sono vicini al mare, arriva sempre una fresca e frizzante brezza che Sanji personalmente adora. A Zoro invece non piace per niente e ha passato tutto il suo primo mese a Baratie lamentandosi del freddo. Si è abituato, col tempo, ma Sanji sa che non gli piace molto quel clima. Così oggi, visto che il vento si è fermato o sta soffiando dall’equatore, forse persino dal paese natale di Zoro, fuori c’è caldo.

Non deve neanche chiedere dove possa essere Zoro, gli basta fare un giro per il loro cortile per trovare Zoro stravaccato a torso nudo sulle piastrelle tiepide, godendosi il sole con un piccolo sorriso rilassato sul viso assonnato. Sanji resta in equilibrio su una gamba, senza sforzo, e poggia il piede scalzo sull’altro principe, passandolo sulla pancia piatta e muscolosa di Zoro. Lo spadaccino apre pigramente gli occhi e guarda in alto, verso Sanji, con un sorrisetto che ricorda al biondo quello di un gatto che sonnecchia al sole. Il sorriso di Zoro increspa i marchi schiariti sulle sue guance. Si sono praticamente cancellati, ormai, lavati via dopo bagni e docce, ma c’è ancora una sottile ombra di inchiostro nero che indugia sui suoi zigomi.

“Ti piace?”, gli chiede Sanji con un piccolo ghigno. Zoro annuisce con un piccolo hum e si stiracchia contro il suolo di nuovo, sistemando meglio le spalle contro le mattonelle mentre si muove. Il biondo decide di unirsi a lui per terra e si siede, con le braccia attorno alle ginocchia. Il calore si irradia dalle mattonelle sotto di lui e riscalda la sua pelle anche dall’alto.

“Pensi che sarà troppo caldo per me nel tuo paese?”, gli chiede, dopo qualche momento.

“No. Shimotsuki è davvero piacevole buono temperato”, risponde Zoro in Baratiano.

“È piacevole e caldo, intendi. O che il clima è buono. Hai usato troppe parole.”, lo corregge, con leggerezza, Sanji.

“Okay”, lo spadaccino scrolla le spalle, tornando alla sua lingua.

Zoro ha ancora gli stessi problemi con il Baratiano. Aggiunge troppe parole e il suo tono spesso non è controllato. Anche così, è migliorato tantissimo rispetto a solo un mese prima ed è mille volte meglio di quando ha iniziato. Sanji, d’altra parte, sta facendo i conti con il fatto che il vocabolario di Zoro sia così ricco e abbia così pochi sinonimi. Ci sono volte in cui trova più difficile capire cosa dice Zoro, gli sembra di annegare ogni giorno in parole che non conosce. Nelle conversazioni di ogni giorno Sanji può capire l’altro perfettamente, ma non appena toccano un argomento davvero specifico o inusuale, si perde facilmente. E ancora più di questo, trova le conversazioni tra Robin e Zoro difficili da analizzare, con la loro velocità e la variazione dei toni. Come cazzo farà a tenere il passo quando sarà a Shimotsuki?

Si mangiucchia un’unghia, mentre immagina le persone ridergli alle spalle per la sua inettitudine. Sa che Zoro non tollererebbe mai che qualcuno lo facesse, se lo venisse a sapere, ma un uomo non può star dietro a tutto quello per molto, le persone possono anche parlare di Sanji alle spalle di Zoro. Il biondo non vuole che succeda ma sa anche che le sue abilità linguistiche sono deboli.

“Zoro.”, dice Sanji, cercando di tenere ferma la voce. Zoro mugugna insonnolito in tutta risposta.

“Puoi dire che io…che sono di Baratie?”, chiede, nella lingua dell’altro. Gli restano solo due settimane prima che la gente di Zoro arrivi per portarli entrambi a Shimotsuki e lui ha bisogno di continuare a esercitarsi, ora più che mai.

“Sei il Principe.”, risponde l’altro, in tono piatto, aprendo un occhio per guardarlo.

“Lo so quello, intendo per il modo in cui parlo.”, ribatte il biondo.

“Sì. Il tuo accento, il tuo tono, il tuo-”, lo spadaccino dice alcune parole che Sanji non conosce e questo non fa altre che stringere il nodo di preoccupazione al suo stomaco.

“Il mio cosa?”, chiede, sentendo abbassarsi gli angoli della bocca.

“Come appari. Tu sembri essere di qui. il modo in cui ti vesti, la tua pelle anche i tuoi capelli. Questo è quello che intendo con il tuo aspetto.”, risponde Zoro, con qualche elaborazione, ripetendo la parola finale.

“Il mio aspetto.”, Sanji gli fa eco e Zoro ripete finché il biondo non riesce a pronunciare bene la parola.

“Cosa ti sta mangiando(*)?”, chiede l’altro principe, con un sospiro. Per qualche lungo momento Sanji non capisce cosa voglia dire l’altro, pensa di aver sentito male, finché non realizza che si possa trattare di una metafora di qualche tipo. È davvero una metafora parecchio accurata, dopotutto sente davvero che la preoccupazione lo sta divorando da dentro.

“Il mio Tsukian è cattivo.”, risponde Sanji, scontento.

“Non lo è. Ma perché?”, chiede l’altro, confuso.

“Non ci pensare. Goditi il sole.”, dice il biondo, si alza in fretta e scappa.

Torna indietro, dentro il palazzo, e si rifugia nella sua stanza. Si sente di nuovo un ragazzino, scappando via e nascondendosi nella sua stanza. A quei tempi metteva il broncio, ancora fumante per una litigata con suo padre, mentre adesso è per la preoccupazione. Si appoggia alla porta e si fa scivolare sul pavimento.

Ha speso così tanto tempo osservando come Zoro reagisce a lui, quando lo ha dipinto, quando si sfidano, al ballo e quando porta Zoro in cucina con lui. Ci sono ancora molte cose che non sa della cultura dell’altro, ma sa che c’è una cosa che la gente di Zoro e Sanji hanno in comune, cioè che la forza è una cosa desiderabile. A Sanji Zoro piace per molte ragioni, ma la sua forza fisica e la forza del suo carattere sono le cose che lo hanno fatto innamorare dell’altro.

Si sta comportando da stupido e lo sa. Conosce Zoro solo da qualche mese, a malapena metà di un anno e già ha la testa sulle nuvole per quel ragazzo. Prova a impressionarlo durante i loro combattimenti, prova a mettersi in buona luce senza sembrare che stia davvero provando a mettersi in buona luce. Zoro è un uomo difficile da leggere, ma riesce a vedere, qualche volta, quando Zoro è fiero di lui o impressionato e questo fa sciogliere Sanji dentro.  Ma tra poco andrà a stare nel paese dell’altro, l’unico Baratiano, con l’eccezione di Usopp, e sarà fuori dal suo elemento. Sarà così isolato. Il suo Tsukian non è neanche lontanamente tanto buono da riuscire a capire tutto quello che chiunque dirà e la gente penserà che lui è stupido. Se Zoro se ne accorgesse potrebbe pensare che lui sia stupido, e peggio ancora debole, allora non riuscirà mai a essere ricambiato da lui.

È un matrimonio politico, ma lui è il solo ad essere andato avanti e finire a essere veramente innamorato dell’altro. Di certo lui a Zoro piace, lo sa. Sa che anche Zoro è attratto da lui, lo ha visto dal modo in cui l’altro principe lo guarda quando si veste particolarmente bene o dopo che si sono baciati. Zoro lo guarda e sembra che lo voglia ma…se Zoro ricambia il suo amore, allora Sanji non ha mai visto neanche un indizio. Ma forse si sta perdendo qualche segnale sociale della cultura dell’altro e non lo capisce. Qualche volta sente si sente così in sintonia con Zoro e sente che lo può leggere perfettamente, ma altre volte lui è così diverso e Sanji si sente come se non lo avesse mai davvero capito.

Sobbalza quando sente un rumore di passi, è di sicuro lo spadaccino, ma pensa che forse potrebbe esserci lì anche Robin. Non è sicuro, di solito lei è molto tranquilla e i suoi passi sono leggeri, mentre Zoro cammina in modo così pesante che è difficile sentire i passi di chiunque altro. Anche a piedi nudi come è adesso, Sanji può ancora percepirlo chiaro e forte. Lo sente dire qualcosa brevemente in Tsukian e riconosce la voce di Robin, ma è così smorzata che non capisce molto. Qualsiasi cosa stiano dicendo, comunque, i due sono in disaccordo.

Sanji si avvicina un po’ di più alla porta e ascolta.

“Non puoi semplicemente chiedermi di-“, protesta Zoro.

“FALLO.”, la voce di Robin è tagliente e Sanji rabbrividisce. In Baratiano quel tono di voce equivarrebbe almeno a una minaccia di morte. C’è un pesante silenzio e poi uno sbuffo frustrato che sembra molto tipico di Zoro.

“Sei sicura…?”, chiede Zoro, così a bassa voce che Sanji deve sforzarsi per sentirlo.

“Zoro, vai da Sanji.”, Robin sospira profondamente e lui può sentire i suoi passi risuonare di nuovo.

“Ma non posso! Non lo conosco!”, ribatte Zoro mentre lei se ne va, tentando di tenere bassa la voce e fallendo completamente. Sanji sente il cuore sprofondare. Questo risponde più o meno alla sua domanda, allora. Si è innamorato di Zoro mentre l’altro a quanto sembra sente a malapena di conoscerlo. Ha pensato che lui e Zoro avessero cominciato ad avvicinarsi ma…ma forse no. Sanji si alza e si trascina fino al suo letto, lasciandosi cadere sul pavimento dall’altra parte della stanza, resistendo a malapena all’ infantile tentazione di buttarsi addosso una coperta e nascondersi.

Circa un minuto dopo sente bussare alla sua porta. Sanji si morde le labbra e non dice niente.

“Sanji?”, la voce di Zoro lo chiama attraverso il leggero legno colorato. Il principe di Baratie incurva le spalle e trattiene il respiro, come se questo fermerà Zoro, che sa  che lui è qui.

La maniglia della porta si abbassa e la porta si apre appena.

“Sanji?”, chiama Zoro in modo calmo, un po’ colpevole. Sanji stringe i denti e serra i pugni. Non è un bambino, non si nasconderà dallo spadaccino.

“Sì, sono qui, sfortunatamente.”. Sanji trasale. Non voleva dire quello ma il suo tono è scivolato e ha alterato le parole. Cazzo, la noncuranza di Zoro per il tono ha contagiato pure lui. Sente la porta aprirsi, merda, e poi Zoro camminare attorno al letto. Grazie al cielo dall’espressione del suo viso Sanji non è sicuro che abbia capito il suo sbaglio verbale. Ottimo.

“Tu…”, gli chiede Zoro, lentamente, senza guardare dalla sua parte, con la mascella contratta. Lo spadaccino prende un grosso respiro e stabilisce un contatto visivo con Sanji, che lo rompe quasi immediatamente, i suoi occhi finiscono incollati al pavimento.

“Tu sembravi…spaventato. Tu…vuoi…parlarne?”, sputa fuori Zoro, contraendo le dita dei piedi sul tappeto, a disagio.

“Porca puttana, Zoro, non tirarla così lunga(**)”, sbotta Sanji nella sua lingua.

“Scusami! Non avrei dovuto- Ho detto a Robin che non avrei dovuto-”, Zoro incespica, teso.

“Non avresti dovuto cosa? Parlarmi?”, scatta il biondo. Era sempre Robin che pungolava Zoro per farlo interagire con lui e questa era solo la prima volta che lui se ne accorgeva? Gli occhi dell’altro principe sono serrati e sobbalza alle parole di Sanji.

“È tutto sbagliato, non ho il diritto di chiedere! Non ti conosco neanche ancora!”, dice Zoro, quasi troppo in fretta perché Sanji capisca. Forse il dolore si mostra sul viso di Sanji perché ha pensato che le cose stessero evolvendosi in qualche modo con Zoro, ma anche Zoro sta ammettendo che non è stato così. Lo spadaccino sembra del tutto in preda al panico e sta iniziando ad arrossire.

“No! Non intendevo ancora! Potrei non conoscerti mai. Uh, non che io non voglia- oh, merda. È solo…non è…noi non ci conosciamo ma potremmo forse…solo…”, balbetta Zoro, diventando sempre più rosso di secondo in secondo. Magnifico, adesso sta andando in panico perché pensa di aver ferito i sentimenti di Sanji. Non che si stia sbagliando, ma lui non vuole che l’altro principe lo compatisca.

“Vaffanculo.”, ringhia Sanji, in Tsukian.

“Mi dispiace. Io…me ne vado.”, dice lo spadaccino, con ritrovata calma, e si gira verso la porta. È a metà strada quando Sanji apre la sua boccaccia larga di nuovo.

“Sai, ho pensato che mi conoscessi. O almeno pensavo di conoscere te!”, esclama il biondo, in tono tagliente, perché sì, può ammettere che i suoi sentimenti sono stati feriti. Soprattutto dopo quello scambio.

“Cosa? No! Noi non- Noi non siamo-”, esclama Zoro, guardando verso di lui con occhi spalancati e colmi di shock.

“No! Lo so che questo matrimonio è stato arrangiato e che tu probabilmente non vuoi per niente essere qui, ma ho pensato che fossimo…che fossimo almeno amici. E se non senti di conoscermi, perché mi hai baciato? Perché io ti conosco, o ho pensato di conoscerti. So che sei forte e intelligente, che sei orgoglioso e sei un magnifico combattente, so che ti fidi di Robin e che ti importa di Usopp. So che ti piace il caffè amaro e che non ti piacciono le cose dolci, so quando ti svegli e quanto deve essere caldo prima che tu te ne vada a prendere tutto felice il sole. Ti conosco.”, insiste Sanji, sforzandosi di dire tutto nella lingua di Zoro, sperando che qualcosa avrebbe significato qualcosa per lui. È sicuro di aver coniugato malamente qualche verbo e che la struttura della frase fosse orrenda, ma dannazione ha bisogno che Zoro capisca questo e quanto è serio il biondo a riguardo.

Zoro lo fissa per qualche secondo prima di scoppiare a ridere, ma si ferma improvvisamente e Sanji realizza che c’è qualcosa di umido e caldo ch sta correndo giù dalla sua guancia. Cazzo, ha davvero iniziato a piangere. Merda, adesso sembrerà ancora più debole e questo è così fottutamente sbagliato. Come se avesse bisogno che Zoro lo rispetti ancora di meno,

“No, Sanji, mi dispiace. Non sto ridendo di te.”, spiega velocemente Zoro, andando verso di lui e sporgendosi per toccarlo. Sanji si allontana e fissa lo sguardo sul muro, rifiutandosi di guardare lo spadaccino.

“Sì lo stai facendo. Esci di qui!”, gli abbaia contro Sanji, rabbiosamente.

“Sto ridendo di te solo un pochino. È solo che…è quella parola che abbiamo e che suona come quella che hai usato tu e non l’hai capita. È un po’ divertente. Un pochino.”, dice l’altro principe, con un piccolo sbuffo di risata.

“Di che cosa stai parlando?”, chiede il biondo, guardando rabbiosamente Zoro.

“Tu hai detto che mi conosci, ma intendevi che tu mi conosci.”, spiega lo spadaccino nella sua lingua. Sanji gli lancia un’occhiataccia.

“Ti sei solo ripetuto.”, esclama il biondo, in tono incredulo.

“No, è una differenza di tono e pronuncia, come in Baratiano. Ascolta. Conoscere e conoscere.”, spiega Zoro e ora Sanji riesce a sentire un pochino di differenza.

“Beh…qual è la differenza?”, chiede, con un sospiro.

“Uh. Conoscere vuol dire…beh, che tu sai chi sono io. La maggior parte delle cose che hai detto è conoscermi, alcune sono del…dell’altro tipo…un po’. Forse. Io potrei solo ess- dimentica quello che ho detto.”, mormora Zoro, scuotendo la testa e diventando di nuovo un po’ rosso.

“È descrivere qualcosa o qualcuno. Io conosco Robin, so come ci siamo conosciuti, è mia amica, è la mia nakama.”, riprova a spiegarsi lo spadaccino. Sanji ricorda quella parola, nakama, è qualcosa tra famiglia e amico, come concetto. Qualcuno a cui non sei imparentato ma a cui affideresti la tua vita. Si sente in quel modo riguardo a Usopp, loro si conoscono da sempre.

“Io ti conosco. So che sai cucinare davvero bene, so che sei un principe, che puoi ballare meglio di me, so come combatti. Visto?”, aggiunge il principe. Sanji annuisce, passandosi una mano sulla faccia e fingendo che non una singola lacrima gli sia sfuggita. Zoro chiude gli occhi per un secondo e poi parla ancora.

“Ma conoscere qualcuno è…forse non avete una parola per questo. Robin non mi ha detto se l’avete. Come posso spiegare…”, lo spadaccino continua con un sospiro e fissa il muro.

“Okay…generalmente due persone che sono sposate, ma è diverso nel nostro caso ovviamente, loro dovrebbero conoscersi. Ma non devi essere sposato per conoscere qualcuno, anche se di solito…”, dice Zoro, senza guardare Sanji e le sue guance diventano un po’ più rosa.

Non c’è niente che  possa essere comparato a quello che Sanji deve apparire in quel momento. Aveva davvero appena accidentalmente detto che lui e Zoro stanno scopando?

“Oddio, io non intendevo che noi stessimo scopando. Ovviamente lo sapremmo entrambi se lo avessimo fatto o no.”, dice velocemente Sanji, sentendosi del tutto mortificato.

“Cosa? No, non hai capito. Conoscere qualcuno non vuol dire scoparci. Beh, da un lato sì, ma non è tutto qui.”, replica Zoro, scuotendo la testa. con un sospiro, si siede sull’angolo del letto del biondo.

“Allora ci sono persone che tu non conosci per niente, che non hai mai incontrato. Tu non conosci Luffy. Questo è il primo tipo.”, ricomincia Zoro.

“Chi è Luffy?”, chiede sospirando Sanji.

“Esattamente.”, ghigna lo spadaccino. Oh.

“Ci sono persone che conosci. Così come io conosco tuo padre, il Re. L’ho incontrato, posso parlarti di lui. Poi vengono gli amici, Usopp è mio amico. E dopo ancora, vengono i nakama e le persone di cui sei innamorato, e sono più o meno la stessa cosa. Sono ugualmente importanti, ma possono essere una cosa e l’altra.”, continua Zoro, parlando più piano, in modo che Sanji possa seguirlo.

“E Robin è la tua nakama.”, annuisce il biondo.

“Sì, ma non la amo. Noi non facciamo sesso o niente del genere.”, aggiunge l’altro principe e Sanji nota che Zoro storce un po’ il naso, come se l’idea lo disturbi in qualche modo.

“Così, se ami qualcuno, potresti sposarlo.”, continua Zoro, cautamente, e guarda verso Sanji per qualcosa che il biondo non saprebbe dire.

“Duh. Lo abbiamo anche noi da noi questo.”, sbuffa Sanji e alza gli occhi al cielo. non è completamente socialmente stupido e Baratie non è una landa desolata senza amore!

“Sta zitto, sto parlando.”, ribatte Zoro e spintona l’altro.

“Solo perché ami qualcuno, non vuol dire che lo conosci. Puoi scopare con i tuoi amici o anche con chi non lo è, se vuoi, ma non è lo stesso.”, aggiunge, scuotendo la testa. Gli occhi di Sanji si spalancano e comincia a capire che in quello che ha detto a Zoro potrebbe esserci molto più di quanto volesse dire in realtà.

“Conoscere qualcuno è…”, Zoro sospira e chiude gli occhi.

“Quando conosci qualcuno lo ami, ma è molto più di questo. Moriresti per lui come faresti per i tuoi nakama, ma è anche più di questo. È permettersi di mostrarsi deboli e impauriti perché con quel qualcuno va bene. Ti rende più forte e ti fa fare ciò che è meglio per te anche se deve prenderti a calci in culo per farlo. Se qualcuno ti conosce, potrebbe distruggerti completamente ma tu sai che non lo farebbe, non potrebbe. Senti che è lì, anche se muore, è sempre lì. Molte persone non riescono a conoscere qualcuno.”, la voce di Zoro è delicata, le sue mani stanno sfiorando il petto, indicando la zona del cuore. Le frasi dello spadaccino sono relativamente semplici e chiare, ma il concetto che sta spiegando è enorme.

“Oh.”, Sanji espira. Zoro ha appena descritto qualcosa che assomiglia a un’anima gemella.

“Quindi, è stato abbastanza divertente quando ho capito che cosa intendevi.”, conclude il principe di Shimotsuki, con un piccolo ghigno, come se stesse cercando di trattenerlo, ma fallendo.

“Sta’ zitto.”, borbotta Sanji, dando uno spintone a Zoro, adesso l’altro sta ridendo.

E ancora, il biondo pensa a dove sia lui in quella graduatoria di Zoro. Forse sono nakama ufficialmente, ma sa anche che lui si sta innamorando dell’altro. Una parte di lui sa che potrebbe iniziare a sentire qualcosa che Zoro potrebbe descrivere come conoscere qualcuno. Sa che è un combattente migliore da quando l’altro è lì. Vuole migliorare in tutto da quando ha incontrato Zoro perché vuole essere forte quanto il partner che lo spadaccino si merita. Il fatto che anche Zoro porti alla luce il suo lato più competitivo fa assomigliare la situazione sempre di più a quello che ha appena descritto. Ma ha un’altra domanda in mente da chiedere all’altro e se non glielo chiede potrebbe iniziare a dire tutto quello che sta pensando su Zoro e questo potrebbe essere un disastro.

“Quando ti ho dipinto. Che significato aveva?”, chiede, con cautela, osservando le reazioni di Zoro. Lo spadaccino sembra un po’ a disagio a quel punto.

“Di solito non si fa se non si conosce la persona o se non si è innamorati di lei, ma la sentivo come una cosa giusta e lo hai detto anche tu quindi…”, ammette Zoro e poi lancia un’occhiata colpevole a Sanji.

“Mi è piaciuto. Mi sentivo calmo. E sono riuscito a farti stare zitto per la maggior parte del tempo e questo è sempre un bonus.”, scherza il biondo e Zoro lo spinge giù dal letto, facendolo finire a terra. Adesso è il turno di Sanji di ridere di Zoro e il principe dai capelli verdi non sembra trovare divertente lo scambio di ruoli.

“Quindi perché venire qui e chiedermi perché fossi turbato era una cosa così brutta?”, chiede Sanji, sicuro che chiedere se qualcuno sta bene sia okay se sei nakama o amico di quel qualcuno.

“No, ho detto che tu sembravi spaventato e ti ho chiesto perché. Ti ho offerto il mio aiuto. Questo…lo fai solo con qualcuno che conosci, o almeno è così che si farebbe da dove vengo io. Ma Robin ha detto che qui non è lo stesso. Quando eravamo fuori ho pensato che fossi preoccupato, ma poi te ne sei andato.”, spiega Zoro. La prima reazione istintiva di Sanji sarebbe quella di negare di essere stato mai spaventato, di rispondere che sono tutte stronzate ma…forse non dovrebbe farlo. Forse non vuole farlo.

Si rialza dal pavimento e si gira, facendosi coraggio per parlare. Non è un codardo e non ha intenzione di scappare da qualcosa di così importante, anche se è difficile per lui ammetterlo.

“Il mio Tsukian non è molto buono e io sono…spaventato.”, dice Sanji, sforzandosi di far uscire le parole. Gli occhi di Zoro si spalancano in modo quasi comico quando dice quella parola.

“Sono spaventato dal fatto che potrebbero deridermi per questo, e se lo faranno tu proverai a farli smettere perché è così che fai. Ma se continui a farlo, potrebbero cominciare a pensare che sono debole e sono che questo non andrebbe bene, la forza è attraente, vero? E non voglio essere debole perché…io…potrei starmi innamorando di te.”, ammette, con un sospiro. Beh, ecco, lo ha detto. Non importa quanto dolorosamente imbarazzante sia stato, ora l’ha detto che Zoro può fare quello che vuole con quell’ammissione.

“Oh.”, dice Zoro. Suona sorpreso e vagamente in soggezione e Zoro lo sta guardando da dove è seduto, sul suo letto.

“Questo…è il tipo di cosa che diresti solo a qualcuno che conosci.”, aggiunge lo spadaccino, in tono vagamente stordito, e deglutisce visibilmente.

“Merda, Zoro, non capisco. Sento che mi sto innamorando di te perché è la cosa più vicina che posso pensare, ma ogni cosa che hai detto, sugli amici, nakama, essere innamorati, conoscere qualcuno…è un po’ di tutto. In più si aggiunge il fatto che sei così seccante a volte che vorrei prenderti a calci in faccia e le cose che fai sono così irritanti che vorrei urlare e-”, Sanji si zittisce da solo con un ringhio, perché realizza che è scivolato nella sua lingua madre e sta parlando troppo veloce. Neanche lui capisce la metà delle cose che ha detto, col cazzo che Zoro lo sta seguendo.

“Non credo ci sia una parola per questo.”, conclude, dopo un momento.

“Non credo neanche io.”, concorda Zoro, con un cenno affermativo, e si alza lentamente, senza staccare gli occhi da Sanji mentre lo fa. Il biondo non si sente molto meglio di prima, quella di Zoro non è una risposta e lui ancora non sa cosa prova l’altro.

“Qualunque cosa sia…per me è lo stesso, credo. Specialmente la parte del prenderti a calci in faccia.”, aggiunge Zoro, con un ghigno saccente. Sanji gli tira un calcio sul ginocchio. Affettuosamente. Forse.

“Potremmo semplicemente fare quello che vogliamo.”, suggerisce il biondo, con circospezione.

“Sì. Potremmo.”, annuisce Zoro e con piacevole sorpresa di Sanji, si sporge e lo bacia. È gentile, all’inizio, quasi cauto. Non appena Sanji lo bacia di rimando però, diventa molto più appassionato. Zoro stringe le mani sulla maglia del biondo e Sanji fa scorrere le sue lungo la pelle scoperta dell’altro e sente le ultime tracce del calore del sole su di lui.

Quando bussano alla porta, loro due stanno entrambi respirando pesantemente e Sanji ha fatto indietreggiare Zoro fino al letto, per spingerlo, così da farlo finire scompostamente disteso, lo spadaccino si sporge in avanti e tira Sanji giù con lui. il biondo è mezzo proteso sul letto, con una gamba tra quelle di Zoro e giura che ucciderà la persona che li ha appena interrotti, se non è per una ragione davvero buona.

“Cosa?”, chiede Sanji e la mano dell’altro vaga sotto la sua maglia, facendolo rabbrividire di contentezza.

“Sanji, ho appena avuto il rapporto delle guardie.”, la voce di Usopp arriva da dietro la porta.

“A meno che non si tratti di un’invasione, non me ne IMPORTA in questo momento, Usopp.”, risponde Sanji, concisamente, mentre Zoro fa scorrere il pollice sulle sue costole e sorride compiaciuto al biondo, che cerca di tenere sotto controllo le sue reazioni mentre parla.

“Si tratta della gente di Zoro, sono arrivati prima. a quanto pare il loro navigatore ha trovato una rotta più veloce o qualcosa del genere.”, replica Usopp.

Sanji sobbalza e il suo intero corpo si immobilizza. No, non possono essere arrivati così presto. Si supponeva che lui avesse ancora due settimane per allenarsi con la lingua e adesso è successo tutto questo con Zoro, qualunque cosa sia, e lui ha bisogno di più tempo per capirci qualcosa, come possono essere qui ADESSO?

“Sono qui ora?”, chiede Sanji, incredulo.

“Sì, Robin sta parlando loro ora. Probabilmente ci sarà qualche tipo di festa o qualcosa stasera, per questo, così ho pensato che avrei dovuto…uh…dirtelo?”, risponde Usopp, suonando sempre più incerto sulla sua decisione.

“Okay, grazie Usopp.”, dice, un po’ incerto.

Lancia un’occhiata a Zoro, una parte di lui ancora preoccupata che Zoro possa essere infastidito dal suo disagio, ma l’altro sembra perfettamente calmo. Zoro si tira su e bacia il collo di Sanji, proprio sopra dove pulsa la vena.

“Dovrei andare a vederli prima che Luffy distrugga qualcosa per sbaglio e inizi una guerra.”, dice lo spadaccino, contro la pelle di Sanji.

“Sì, ok. I potrei…andare a cucinare.”, dice Sanji con un cenno della testa. Di solito cucinare lo rilassa, o almeno gli fornisce un’occasione di urlare alle persone.

“Con Luffy qui questa è proprio una buona idea.”, ride Zoro e si siede più composto, anche se Sanji nota che le sue mani indugiano sui fianchi del biondo per un momento prima che si alzi.

“Ci vediamo dopo. Andrà…tutto bene.”, dice Zoro, a disagio, e Sanji realizza che lo spadaccino non è incerto su come le cose andranno a finire ma sul fatto che lo sta rassicurando su qualcosa. L’aver ammesso di essere spaventato è probabilmente una cosa importante per Zoro.

“Okay. Mi fido di te.”, annuisce Sanji e sente il modo in cui a Zoro si mozza il fiato. Lo spadaccino distoglie lo sguardo e borbotta qualche ammasso di parole che suonano vagamente come un insulto, una scusa e un saluto prima di uscire dalla stanza. Sanji sorride come un idiota. Non ha idea di come Zoro abbia intenzione di mantenere la sua promessa, ma in qualche modo non è preoccupato a riguardo.

 

 

 

 

 

Note della Traduttrice: Ehm, per prima cosa chiedo umilmente venia per avervi fatto aspettare così tanto per il capitolo otto. Purtroppo quest’anno devo fare la maturità e non è facile avere il tempo di aprire il computer e prendersi un’oretta per tradurre o anche solo per andare avanti con le mie fan fiction (sono ancora più in ritardo con gli aggiornamenti di quelle, help). Tra terze prove e test per l’uni è già tanto che non sono fuggita in Svezia a rifarmi una vita come guardiana di renne.

Ad ogni modo spero che il capitolo sia valso la pena di aver aspettato un po’…già nel prossimo l’autrice ci introdurrà parecchi personaggi e io non vedo l’ora di tradurre i loro dialoghi, sinceramente, aspettatevi un vocabolario colorito!

Per quanto riguarda alcune parole, spero le abbiate riconosciute…ma per sicurezza lo scrivo xD “nakama” è la parola giapponese (che NewNeon ha lasciato così nel testo) che indica un amico talmente stretto da poter essere quasi un familiare. È la parola che nell’anime e nel manga viene usata da Luffy – e da qualche altro capitano – per riferirsi ai membri della ciurma. Luffy distingue sempre un nakama (come può esserlo Zoro) da un amico (come definisce chiunque altro prenda in simpatica). Mi pare di aver chiarito tutto, se trovate altre parole strane, chiedete pure.

Chiedo ancora scusa, un bacio

SweetHell.

 

 

[Qualche noticina di traduzione]

*nel testo originale Zoro chiede “What’s eating you?”, una domanda che suona parecchio strana in italiano, ma che ho lasciato letterale visto che suona strana anche a Sanji.

**ok, qui devo ammettere di essere perplessa. Nel testo, Sanji esclama “Fucking hell Zoro, don’t sprain anything there”. Il verbo “to sprain” vuol dire “strappare, tirare”, quindi credo che Sanji sia esasperato dal fatto che Zoro gli ha parlato mettendo un pausa praticamente dopo ogni parola, ma se avete altre idee anche per la resa proponete pure!

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


 

“Sono arrivata qui più in fretta che ho potuto Zoro, stai bene?”, gli chiede Nami, preoccupata, lanciandosi verso di lui e gettandogli le braccia al collo prima di lasciarlo andare ancora e fissarlo. Zoro scuote la testa, ma lei sembra intenderla nel modo sbagliato, digrigna i denti e la sua mano si sposta in direzione della sua arma.

“Intendo che no, non avevi bisogno di correre qui. Sei in anticipo. Sto bene.”, spiega Zoro, brevemente. Ha visto l’espressione sul viso di Sanji, il modo in cui ci si è dipinta la paura in un attimo. Non è colpa di Nami, ovviamente, non è stata lei a provocare quella reazione, ma sente una strana aggressività verso tutto quello che può far ricomparire quell’espressione. Si focalizza su un nucleo di calma al centro del suo petto, quello che lo aiuta sempre durante la meditazione. Centro. Calma. Respiro.

Quando si focalizza di nuovo sul presente, l’espressione di Nami è ancora preoccupata, gli angoli della sua bocca sono tesi e le sue sottili sopracciglia aggrottate. Lei non è nata Tsukian, anche il suo aspetto lo mostra, la sua pelle è troppo pallida e i suoi capelli troppo rossi perché lo sia. Per quanto riguarda l’aspetto poi, sembra appartenere più alla gente di Sanji che a quella di Zoro. Loro due si sono incontrati quando Zoro era ancora un ragazzo che giocava a essere un uomo. Si considerava un giovane guerriero, allora, e suo padre glielo permetteva, “in un modo o nell’altro imparerà da questo”, era stata la logica la sua logica.

Lei aveva dodici anni e lui tredici. Era stata una scaramuccia davvero trascurabile, il suo sonnolento paese che era appartenuto alla piccola Unione d’Arancio, un piccolo insieme di piccole isole ai confini del paese. Non facevano parte del suo regno e nemmeno ne erano alleati ufficialmente. Le città e le isole erano sparpagliate lungo un largo fiume che separava diversi paesi, incluso quello di Zoro. Perlopiù l’Unione Arancio veniva lasciata in pace, era una specie di terra di nessuno. Non portava abbastanza vantaggi per prendersi il disturbo di conquistarla e avrebbe dato troppi problemi per una troppa piccola ricompensa. Il fiume stesso appariva calmo e in larga parte lo era. Ad ogni modo c’erano luoghi in mezzo al fiume, tra le rive sabbiose, che sembravano invitare a saltarci sopra, ma l’acqua intorno era profonda e la corrente veloce aveva chiamato a sé molte vite. Vortici potevano apparire e far affondare piccole barche in pochi secondi, barche che nessuno avrebbe più rivisto. Solo le persone delle isole sapevano davvero come navigare quelle acque, sfruttandole come un’eccellente difesa naturale.

A quel tempo erano stati riportati dei disordini in quell’area, così Zoro e il suo migliore amico, Luffy, con altri due amici d’infanzia del giovane principe, erano andati a investigare. Non era stata la più brillante delle idee. Lui era già un bravo combattente a quel tempo, come lo era Luffy, ma Johnny e Yusaku…beh, erano bravi ma niente di che. I due ragazzi avevano le spade ed erano un pericolo più per le altre persone che per loro stessi, ma non di molto.

Scoprirono che un gruppetto di uomini-pesce stava terrorizzando le isole, compiendo massacri in alcune di quelle, e che adesso stavano occupando l’isola di Nami in attesa di un riscatto. Come presentazione, lei mentì loro, rubò la loro barca, i loro soldi e si affrettò a offrirli agli uomini-pesce. Quindi ovviamente la cosa più logica da fare era seguirla, attraverso le acqua pericolose del fiume, su una barca “comprata” che non sapevano gestire. In tutta onestà, ancora adesso Nami non aveva idea di come avessero fatto quei quattro ragazzi a non morire e non era ancora riuscita a capire che razza di rotta avessero preso. Lei e Luffy avevano legato e Luffy aveva deciso che dovevano prendere a calci qualche culo e quei culi erano stati presi a calci. Alcuni dei quali erano stati i loro, ma avevano vinto alla fine, in parte grazie alla stessa Nami. Lei aveva stretto accordi con gli uomini-pesce da sola per qualche anno, rubando e rapinando le persone per ripagare il riscatto per la sua isola tutta da sola, ma con l’isola ormai libera, era tornata indietro con loro.

La gente di Zoro l’aveva chiamata bugiarda e ladra, lei chiamò se stessa la gatta ladra e Zoro la chiamò nakama. Adesso era una dei suoi più fidati alleati, la sua navigatrice, la sua consigliera e anche una guerriera coi controcazzi.

Di solito lui non ignora la sua opinione o i suoi consigli alla leggera, ma ora, quando la ragazza parla di nuovo, lo spadaccino non ha scelta.

“Non posso credere che tu abbia accettato questo…questo…affronto! Essere barattato con un principe del cazzo come un-”, sibila Nami e Zoro la ferma.

“Non finire quella frase, Nami.”, la mette in guardia e lei ringhia al suo indirizzo.

“Sono sorpresa che Robin non lo abbia ucciso. Tu non ti rimangerai mai la parola, visto che hai accettato, ma Robin ha giurato di guardarti le spalle e questa sembra il genere di situazione in cui qualcuno deve guardarti le spalle.”, continua cupamente Nami.

“Mi preoccuperò delle mie spalle da solo, grazie.”, scatta Zoro e lei sembra un po’ dispiaciuta.

“Non stavo dicendo che non sai farlo.”, dice, scusandosi. Per chiunque altro questo tipo di commento avrebbe scatenato un duello per aver insultato il suo onore, ma i suoi nakama erano per la maggior parte dei casi esentati. A Zoro non importa cosa dice la gente, sono i suoi nakama e si possono prendere delle libertà per cui altre persone verrebbero accoltellate.

“Non lo hai neanche incontrato.”, replica Zoro, freddo.

Nami borbotta sottovoce qualcosa che è senza dubbio insubordinazione ma che Zoro fa finta di non sentire. Nakama o no, lui è comunque il principe, ma ha dei selezionati momenti di sordità quando si tratta di loro.

“Lui non è quello che credi. Non è nemmeno quello che pensavo io.”, dice fermamente. Zoro afferra l’impugnatura della sua spada e rimane in silenzio per un momento.

“Ho accettato questo perché il regno ne aveva bisogno, lo sai. Avevo messo in conto che avrei dovuto tollerarlo, era un prezzo che ho accettato. Ma è andata in modo completamente diverso.”, continua e si siede su una pietra all’ingresso dell’anticamera. Adesso è vuota, ma solo perché Luffy e il resto dei cavalieri stanno esplorando il perimetro e sistemando i cavalli. Beh, gli altri cavalieri probabilmente stanno facendo questo, mentre Luffy è quasi sicuramente in giro all’avventura.

“Cosa intendi?”, chiede Nami, sedendosi vicino a lui, con più grazia.

Zoro sceglie le parole con cura. È importante e sottrarsi alla discussione è mentire, sarebbe una cosa disonorevole da fare per lui, senza contare che mancherebbe di rispetto a Nami e ancor di più a Sanji. Forse il biondo la vedrebbe come “tattica” o “politica”, come la chiama spesso, che sono due cose che Zoro ha ancora problemi a distinguere.

“È complicato.”, comincia, focalizzandosi sui suoi stivali piuttosto che sullo sguardo attento di Nami. “Mi pungola, non so dirti quanto mi pungola. Litiga con me, si lamenta, mi insulta e tutto questo di solito prima di pranzo. Non penso che sia mai passata una settimana senza che io avessi voglia di prenderlo a pugni in faccia ancora e ancora.”, dice, perché Sanji è semplicemente l’uomo più frustrante che ha mai incontrato.

Può vedere i muscoli del polpaccio di Nami e il modo in cui si tendono, come se volesse prendere a calci qualcosa. È sempre stato capace di notare cose del genere o è una conoscenza che ha acquisito guardando Sanji?

“Ma mi pungola in modo positivo. È come se cercasse di farmi fare meglio, di testarmi e farmi capire cosa sto facendo. Mentirei se dicessi che non lo faccio anche io con lui. È forte, davvero forte. Ci battiamo e mi fa sul serio faticare e lui…”, la voce di Zoro si spegne. Dovrebbe ammettere che un paio di volte Sanji è anche risultato migliore di lui ma di solito finisce in parità.

È una cosa troppo personale. Scuote la testa e va avanti.

“Ma è anche gentile e premuroso, anche se qualche volta è difficile da vedere. La sua cultura è così diversa che finiamo per litigare su incomprensioni, ma so che non la intende come una cosa brutta. Proprio oggi noi-”, comincia Zoro, ma no, anche quello è troppo personale.

Si ricorda di Sanji che dice la cosa sbagliata. Quell’unico occhio blu visibile spalancato e luccicante di una lacrima che non avrebbe asciugato, mentre insiste fermamente che lo conosce e che pensava che anche Zoro lo conoscesse. Qualcosa di sconfortante fa stringere il petto a Zoro al ricordo e anche ora non è sicuro se è il bisogno che fosse vero o l’orrore di vedersi detto qualcosa di così personale per errore. Ricorda Sanji che ammette che quello che sente è un po’ di ogni tipo di relazione possibile e come Sanji si è aperto con lui, come ha ammesso di essere spaventato. Sanji gli ha esposto un pezzo di lui, ha mostrato a Zoro un suo punto debole e ha avuto fiducia nel fatto che Zoro non avrebbe fatto nulla per ferirlo sfruttandolo. Un brivido scende lungo la spina dorsale di Zoro solo a pensarci.

Deve ancora dire la verità.

“Sono innamorato di lui”, dice, con calma.

“Tu sei COSA?”, guaisce Nami, saltando in piedi.

Zoro non vuole guardare verso di lei, ma lo fa. Non ha nemmeno ammesso questa cosa con Robin, anche se più che altro è perché sa che lei sa bene come si sente lui. Robin probabilmente lo ha realizzato da prima e lui è stato stupido a non accorgersi che lei aveva iniziato a spingerli nella giusta direzione. Gli occhi spalancati di Nami sono pieni di orrore.

“Non puoi essere innamorato di lui, questa deve essere una sorta di…autodifesa. Forse pensi che…che essere qui e stare con lui non è così male se si scopre che sei innamorato. Tutta questa cosa non ti apparirebbe degradante se è amore.”, dice Nami, gesticolando con enfasi.

“Io non mento così a me stesso, siamo nakama Nami. L’ho mai fatto?”, le chiede lui. Nami scuote la testa e si passa le dita fra i capelli.

“È più di questo. È…e forse è solo perché è una cosa nuova e so che molte persone che si sono innamorate da poco reagiscono in modo spropositato e ingigantiscono i proprio sentimenti perché sono nuovi ma…penso di star iniziando a conoscerlo. Ma allo stesso tempo no ed è complicato, non ho parole per descriverlo da quanto è complicato.”, ammette, tutto in una volta.

“Santa merda, Zoro.”, impreca Nami, guardandolo ad occhi spalancati. I suoi capelli sono tirati all’indietro, dove lei li sta nervosamente tenendo lontani dal suo viso, il che la fa somigliare un po’ a un gufo e fa sembrare i suoi occhi già spalancati ancora più grandi.

“Sto solo dicendo che non so a che punto siamo, che è una cosa instabile e che nessuno dei due sa che cazzo stiamo facendo o cosa siamo. Ma lui è importante per me. So che non ti do spesso ordini, ma ti sto ordinando di essere gentile con lui. Sta ancora imparando e il suo livello di comprensione culturale è ancora basso, quindi se si comporta da stronzo non è una cosa deliberata e tu dovrai comunque essere carina con lui.”, le ordina Zoro e gli occhi di Nami si fanno ancora più grandi. Non riesce neanche a ricordare l’ultima volta che lui le ha ordinato di fare qualcosa al di fuori di un piano di attacco coordinato in battaglia.

“Lo farai per me, per favore?”, aggiunge, con gentilezza.

Nami non ha il tempo di rispondere perché la voce di Sanji risuona nella stanza, seguita a breve distanza dallo stesso Sanji.

“Cazzo Zoro, hai perso il tuo stupido culo? Fate tutti così? I tuoi cavalieri di merda sono arrivati dal retro e – oh porca puttana!”, il biondo interrompe l’imprecazione a metà quando si accorge di Nami.

“Ha appena cambiato lingua tre volte solo per imprecare?”, chiede Nami, tranquilla, ancora con gli occhi puntati su Sanji, che è palesemente senza armatura e disarmato. Oh geez, ha davvero bisogno di fare qualcosa a quel riguardo. Forse può trovare all’altro qualche armatura formale e convincerlo a indossarla tutto il tempo per non sembrare inappropriato agli altri Tsukians.

“Lo fa sempre, è fantastico.”, risponde Zoro, rivolgendole un sorriso. Il giorno in cui ha insegnato a Sanji ogni insulto e imprecazione che conoscesse è stato uno dei loro giorni migliori.

“Sanji, è okay. Non hai interrotto niente. Avvicinati.”, dice, alzandosi e notando il disagio di Sanji, parlando in Baratiano.

“Almeno è carino, penso. Questo è già qualcosa.”, gli dice Nami, in Tsukian. Guarda i vestiti di Sanji dall’alto al basso. Come non sta indossando un’armatura, Sanji sta a malapena indossando una maglietta, di un blu quasi trasparente, che Zoro non ha idea di come possa ondeggiar in quel modo, sembra che il tessuto tocchi a malapena la sua pelle. Oltretutto sta indossando del bianco, così tanto bianco, è un colore così stupido perché è come se implorasse di venire macchiato in qualche combattimento e vestirlo potrebbe annunciare, quasi urlandolo con un megafono, che lui neanche reagirebbe.

“Lui va in giro così e tu dici che è forte?”, borbotta Nami, rivolta verso di lui, senza staccare gli occhi da Sanji, anche se il biondo è abbastanza vicino da sentirla. Sanji si irrigidisce. Prima di incontrarlo non se ne sarebbe neanche accorto, ma ora che lo conosce può dire che l’altro principe ha capito cosa Nami ha appena detto e che ne è ferito.

“Nami, questo è Sanji. È il principe, mio marito, un combattente dotato e-”, Zoro si blocca e guarda verso il biondo.

“Hai capito tutto?”, chiede a Sanji, in tono cautamente neutro, usando il Baratiano invece dello Tsukian.

“Sì. Beh…eccetto qualche parola. Vedi di cosa stavo parlando, ora?”, risponde Sanji, con il volto completamente indecifrabile, fingendo sicurezza. Il cuore di Zoro si stringe nel vedere la debolezza ammessa da Sanji ritorcersi contro di lui.

“Vuoi che le dica che la capisci? O vuoi sentirla parlare di te mentre pensa che non puoi?”, chiede di nuovo Zoro. Non ha mai considerato questo genere di cose, usare l’astuzia è più una cosa di Nami o di Robin che sua, ed è pericolosamente vicina alla menzogna, ma questo è per Sanji e per lui può farlo. Merda, questa cosa si sta avvicinando in modo preoccupante al tipo di comportamento che lui assumerebbe per qualcuno che conosce.

“Direi che me ne sono già fatto un’idea. Diglielo pure e vuoi.”, risponde Sanji, con un sospiro, e persino Nami sembra accorgersi che il principe è abbattuto. Zoro riporta la sua attenzione sulla ragazza.

“Hai imparato in fretta la sua lingua. Ma hai dovuto per forza, se lui non sta imparando lo Tsukian, il che è una cosa fottutamente irrispettosa-”, dice Nami, mentre il suo tono si incupisce.

“Lo ha imparato. Lo parla e capisce quello che stai dicendo.”, replica Zoro e persino lui si accorge che il suo tono è freddo e sente Sanji trasalire appena al suo fianco. Quella frase non sarebbe venuta molto bene nella lingua del biondo. Sanji ha sempre detto che lui in Baratiano è un libro aperto. Quando è teso o di malumore le sue frasi vengono fuori secche come ordini e anche se sta cercando di lavorarci su, continua a sbagliare.

“Oh.”, è tutto quello che Nami riesce dire, mentre impallidisce per l’orrore.

“Sono così dispiaciuta, sua Altezza, io…Zoro è il mio nakama e-”, Nami incespica con le parole. Zoro alza le sopracciglia, non è sicuro di aver mai realmente visto Nami così in confusione. Ma dopotutto lei non ha mai insultato qualcuno a cui Zoro tiene che non fosse già pubblicamente un suo nakama. Nami di solito è cauta. Si inchina profondamente in segno di scusa, chinando la testa ancora più in basso, mostrando il retro del collo in un gesto di scusa seriamente sottomesso che, a giudicare dall’espressione di Sanji, è del tutto sprecato con lui.

“Non devi- merda, per favore…”, insiste Sanji, inginocchiandosi per incontrare lo sguardo di Nami.

“Cazzo, non inginocchiarti, idiota.”, geme Zoro, in Baratiano, e il biondo lo guarda.

“Non dirmi cosa devo fare, coglione.”, replica Sanji, cambiando lingua per insultarlo. Nami li guarda, immobile nel suo inchino e con la confusione scritta in faccia.

“Faccio quello che voglio.”, dice Sanji, in tono secco, a Zoro, di nuovo in Baratiano.

“Per favore, alzati.”, il biondo esorta Nami, prendendole le mani e facendola alzare in piedi di nuovo. Evidentemente Sanji vuole giocarsela a suo modo, come se Sanji non facesse tutto a modo suo ogni volta che ne ha la possibilità. Che stronzo testardo.

Quella riflessione è probabilmente molto più azzeccata di quanto Zoro avesse anticipato.

“Non c’è bisogno di chiedere scusa, voglio che noi siamo…”, inizia Sanji e poi guarda Zoro.

“Qual è una parola per ‘amico’ che non implichi qualcosa di davvero sbagliato?”, gli chiede, in Baratiano.

“Uh. Beh, tu sei già vicino a essere nakama per lei, ecco perché è dispiaciuta. Lei è la mia nakama e tu sei…qualsiasi diamine di cosa senza nome che siamo noi, quindi tu sei importante per lei anche se non ti conosce. Quindi “vicino” è quello che siete, ma se vuoi avvicinarti a lei in modo più personale, allora intendi “amico”, penso(*).”, risponde Zoro, con parole di entrambe le lingue.

“Vorrei che fossimo amico.”, le dice Sanji, in tono sentito.

“Amici. Tu hai un amico ma insieme siete amici. Singolare e plurale.”, lo corregge Zoro, per abitudine.

“Sai cosa cazzo stessi intendendo, tu, cervello erboso e deficiente!”, ringhia Sanji, ancora in Tsukian, e gli tira un calcio alla caviglia con abbastanza forza da chiarire il suo punto di vista.

“Tu mi hai chiesto di aiutare e io sto aiutando!”, replica lui.

“Suggerirmi le parole era aiutare, correggermi è stato fare il cretino!”, dice Sanji, mentre i loro toni di voce si alzano.

“Scusami, parlo solo Tsukian e Baratiano, non parlo il “lamentarsi stronzo(**)”, prova di nuovo.”, grida.

Vengono interrotti da una risata che Nami non si cura neanche di nascondere. Sta passando lo sguardo da uno all’altro, raggiante, con palese allegria e la sua opinione di Sanji chiaramente più alta.

“Oh, tu ed io diventeremo definitivamente amici. Chiunque gridi dietro a Zoro in quel modo deve esserlo.”, ride Nami e colpisce giocosamente Sanji sulla spalla. Sanji arrossisce per l’imbarazzo di essersi messo a litigare davanti a una signorina. Il biondo avrà certamente una bella sorpresa quanto vedrà quanto poco Nami si comporta come una donna Baratiana. È già ribelle per una ragazza Tsukian, le piace sconvolgere la cultura di Zoro per confondere gli idioti di casa, avrà di certo di che divertirsi con l’altro principe. Lei non è davvero una Tsukian e non è neanche una Mikan. È solo…Nami.

“Hai detto che Luffy e gli altri sono da qualche parte in cui non dovrebbero essere?”, interviene Zoro, sperando di ritardare il suo destino almeno di un po’.

“Sì, hanno fatto il giro, sono entrati attraverso l’entrata dei servi e loro sono cavalieri.”, si lamenta Sanji, sembrando scandalizzato.

“Non lo sanno o non gli importa, specialmente a Luffy. Andiamo, sperando che non abbiano ancora trovato la tua cucina.”, dice Zoro, scrollando le spalle.

“La mia cucina. Andranno nella mia…Vado avanti, scusati con Nami da parte mia!”, esclama Sanji in Baratiano, in tono colmo di panico, e corre via.

“Andiamo.”, dice a Nami, indicando con la testa la giusta direzione.

“Sono appena arrivata qui e so che quella è la strada sbagliata, tuo marito è andato nella direzione opposta, idiota.”, sospira Nami e si dirige dall’altra parte.

“Voi due bisticciate come una vecchia coppia di sposi. Lui mi piace. Hai bisogno di prendere un colpo o due qualche volta. Avere attorno più persone che non hanno paura di prenderti a calci in culo è un bene per te.”, esclama Nami, rivolta a lui, mentre il suo sorriso ferino torna a attraversarle il viso in un’espressione snervante.

“Ti odio, strega.”, mugugna lo spadaccino, scontento.

“Cos’era quello? Sembra proprio che mi dovrai ancora più favori.”, canticchia Nami, con un tono di voce che non porta mai niente di buono a lui.

“Ti ho chiesto un favore UNA VOLTA Nami! E avevo QUATTORDICI anni!”, grida, esasperato.

“Sì, ma c’erano gli interessi, quindi ora mi devi un sacco di favori.”, replica lei, felice.

“Non è così che funzionano i favori!”, protesta Zoro, alzando le mani al cielo.

“Adesso me ne devi un’altro ancora.”, dice fermamente Nami e Zoro urla di rabbia. Gli è mancata Nami, davvero. Solo che in quel momento non riesce più a ricordare esattamente perché.

 

 

 

 

 

Note  della Traduttrice: Mmh, non pensavo che sarei riuscita  a finire di tradurre anche questo capitolo così in fretta. Magari potrei ricominciare a postare regolarmente se ne accumulo abbastanza. Comunque, come vedete, Nami è arrivata! E nel prossimo incontreremo Luffy e qualcun altro, eheheh, ora sì che la trama inizia a muoversi. Ne succederanno di cose! Eww, voglio il capitolo 29 ç_ç

Scleri a parte, mi dispiace per come ho reso gli insulti di Sanji, so che suonano male in italiano, ma il fatto è che Sanji è parecchio creativo con le parole e inoltre la lingua inglese si presta meglio dell’italiano a certi tipi di costrutti.

Per ora vi saluto, baci,

SweetHell.

 

[Qualche noticina di traduzione]

* qua sinceramente sono stata parecchio perplessa sulla resa. Zoro parla di “nakama corner”, che sarebbe “angolo nakama”, riferendosi al rapporto di Nami e Sanji. Perché Nami, in quanto nakama di Zoro, ha degli obblighi anche verso Sanji, pur non avendolo mai visto prima. Si tratta di una relazione formale e non personale, quindi, influenzata dal rapporto che loro hanno con Zoro. Solo che tradurre “angolo” in italiano non aveva senso, quindi ho reso con “vicino”.

** il testo diceva “whining asshole”. Ora. Si tratta di due sostantivi, perché “whining” vuol dire “piagnisteo, lamento” e “assohole” sarebbe “stronzo”. ma in italiano non usiamo mai due sostantivi vicini…ci vuole un verbo o un aggettivo. A senso direi che Zoro volesse dire “non parlo la lingua del piagnisteo stronzo”, ma suona comunque male. Meh. Se avete suggerimenti sono qui…

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10



 

“FUORI!”, urla Sanji a pieni polmoni e calcia il ragazzo dai capelli neri contro il muro opposto della cucina. Ha già perso due pagnotte di pane, mezza forma di formaggio e una coscia fredda di pollo. Il ragazzo sbatte contro il muro dall’altra parte della sala così forte da crepare alcune pietre. Sanji si gira, calcia l’altro dritto in faccia e lo fa cadere proprio sopra il primo.

Il sangue di Sanji si gela quando vede il simbolo sui vestiti dei due. Potrebbero sembrare vestiti da tutti i giorni, ma quando guarda più da vicino si accorge che la maglia di uno ha la bandiera nazionale di Shimotsuki ricamata sul petto, mentre il secondo ragazzo che ha calciato, invece, ce l’ha sulla cintura. Altri due ragazzi, in piedi alla porta, guardano con orrore le azioni di Sanji. Lui ha…ha appena attaccato due cavalieri ufficiali di Shimotsuki! Cosa stava pensando?! Si immobilizza, il cuore gli si ferma in gola fino a che la voce di Zoro non arriva e fa passare il momento.

“Hey! Johnny, Yosaku! E…Ace? Luffy? Cosa state facendo lì voi due?”, li chiama Zoro, la sua contentezza trasformata in confusione. Entra nel campo visivo di Sanji dalla porta, con Nami al suo fianco. I due ragazzi che lo stavano fissando scandalizzati sulla soglia all’improvviso si riscuotono e si gettano su Zoro con un grido sincronizzato che Sanji pensa possa significare ‘fratello’.

“Dov’è Kaku?”, chiede Zoro, con un sospiro, guardando il gruppo.

“Era con i cavalli, lui- oh!”, Nami si interrompe all’improvviso quando un uomo dal lungo naso si unisce al gruppo.

“Kaku!”, esclama Zoro, felice, e gli batte una mano sulla spalla.

“Ti sono mancato?”, chiede l’uomo, con un sorriso.

“Ovviamente.”, ride Zoro, chiaramente contento di vedere tutti i suoi amici di nuovo.

Il ragazzo sul pavimento con i capelli neri e il cappello di paglia guarda Zoro e dice qualcosa in un così veloce scoppio di Tsukian e con un tale piagnucolio nella voce che Sanji non riesce a capirlo.

“Sì, ed è stato un lungo viaggio!”, si lamenta il ragazzo con il cappello da cowboy e senza maglietta, parlando più lentamente e in maniera più intellegibile.

“Beh, FORSE voi due non dovreste fare irruzione nelle cucine altrui!”, scatta Nami e pianta il piede sulla faccia del primo ragazzo, schiacciandogli una guancia e il naso contro il muro in un modo che non dovrebbe essere possibile. Sanji sobbalza, il ragazzo dovrebbe essere morto! Ma pur schiacciato e fissato male, guarda la navigatrice con gli occhi ben aperti e non spappolati e piagnucola parole distorte dalle sue labbra deformate comicamente.

“Non mi IMPORTA!”, replica Nami in risposta, e toglie il piede da lui. La sua faccia torna normale come se niente fosse mai successo. Poi abbatte il piede sul grembo del primo cavaliere, la cui schiena esplode in una nuvola di fiamme dove il piede della ragazza è passato attraverso.

“Usate il potere dei Frutti del Diavolo(*)…”, dice lentamente Sanji, realizzando quello che ha appena visto.

“Già! Tutti e due!”, esclama allegramente il ragazzo, ripresosi da quella che avrebbe potuto essere una ferita mortale in un battito di ciglia. E poi, evidentemente, i Frutti del Diavolo si chiamano allo stesso modo in entrambe le lingue, il che è strano perché “frutto” non è la stessa parola in Tsukian. Ci penserà dopo, comunque.

A questo punto sono arrivati anche Robin e Usopp. Robin e Nami si abbracciano con entusiasmo, ma Usopp resta ai margini del gruppo, guardingo.

“Non ho mai incontrato qualcuno che avesse mangiato un Frutto del Diavolo, prima.”, dice Sanji, in soggezione.

“In effetti qualcuno l’hai incontrato.”, risponde Zoro in un piatto e non impressionato Baratiano.

“No, non è vero.”, replica Sanji, lanciandogli un’occhiata. Lo saprebbe se ne avesse incontrato uno.

Qualcuno gli tocca la spalla e Sanji si gira solo per vedere Robin…che gli sfiora la spalla e all’improvviso lei ha…tre braccia.

“AGH!”, grida Sanji, per la sorpresa, e entrambi i ragazzi per terra ridono sonoramente. Robin ride con delicatezza e fa sparire il suo arto in più in una nuvola di petali.

“Non hai mai…non lo sapevo.”, Sanji inciampa sulle parole, ancora in shock.

“Non dovresti mai mostrare le mani troppo in fretta, Sanji.”, gli sorride Robin.

“Quella…era una battuta?”, chiede Zoro, guardingo, incerto sui giochi di parole nell’altra lingua, ma Robin si limita a ridere in risposta.

“Cosa state dicendo? Andrò a prendermi della carne.”, esclama il ragazzo con il cappello di paglia, nel suo strano modo di parlare, interrompendo la precedente conversazione in Baratiano, alzandosi in piedi e dirigendosi verso Sanji.

“No, NON  lo farai!”, ribatte Sanji, in Tsukian, conficcando il tallone sul petto del ragazzo e sbattendolo di nuovo rudemente al muro, dove inciampa sull’altro ragazzo, che sta ancora per terra, e cade di nuovo.

“HEY!”, grida Zeff, facendoli tutti sobbalzare. Il Re si fa la largo tra lo staff della cucina, il quale si era fermato a guardare il putiferio portato dal gruppo invece di lavorare. La gamba di legno e lo stivale dell’uomo risuonano sul pavimento finché non raggiunge la porta, con i baffi che fremono di rabbia.

“Uh, chiedo scusa per loro.”, farfuglia Zoro, guardando il Re ad occhi spalancati.

Zoro non ha avuto molte interazioni con il padre di Sanji e molte di queste sono state formali o non del tutto amichevoli. Probabilmente pensa di non piacere al vecchio, ma si sbaglia. Semplicemente, Zeff fa tanto il bastardo con chiunque. Qualche volte lo è ancora di più se gli piaci.

“Questi sono i tuoi cavalieri?”, chiede Zeff, puntando il dito nella loro direzione.

“Uh, sì. Questi sono Johnny e Yosaku, quello è Kaku, la donna è Nami, il ragazzo sul pavimento è Ace e l’idiota che Sanji ha appena preso a calci è suo fratello e il Capitano, Luffy.”, risponde Zoro, in un tono mansueto che Sanji non ha mai sentito prima da lui. Il principe potrebbe essere sul serio in imbarazzo per il comportamento dei suoi uomini.

“Magnifico. Portali via dalla mia DANNATA CUCINA!”, abbaia Zeff a Zoro, che trasale e afferra per il collo i due fratelli che ancora protestano e se li trascina dietro. Zeff grugnisce e si gira per andarsene.

“Qual è il problema?”, piagnucola tristemente Ace.

“Forse lo chef scontroso?”, l’altro ragazzo fa spallucce e guarda oltre le spalle di Zoro, leccandosi le labbra.

“Hah, così impari!”, ride Sanji, in direzione di Zoro, che sbuffa in tutta risposta.

“E TU! Smetti di attaccare militari stranieri, causerai un incidente internazionale, moccioso di merda!”, grida Zeff, proprio all’orecchio di Sanji, strattonandolo per i capelli sempre più in basso, così che Sanji è costretto a chinarsi per non farsi spezzare il collo. Zeff lo lascia andare con uno spintone e Sanji si tira tu, massaggiandosi la nuca e mandando a quel paese Zeff mentre gli da la schiena.

“Hah, così impari.”, gli fa eco Zoro, in tono compiaciuto ma più basso, per non farsi sentire da Zeff.

“Sta’ zitto, testa di spinaci!”, replica Sanji.

“Costringimi, tirassegno(**)!”, latra Zoro di rimando.

“TUTTI E DUE, FUORI DALLA MIA CUCINA. ADESSO!”, ruggisce Zeff e questa volta Sanji indietreggia fino al corridoio, con la schiena premuta sul petto di Zoro. Ci sono volte in cui Zeff urla per far scena e ci sono altre volte in cui fa DAVVERO sul serio. Questa è una di quelle volte. La porta si chiude con un tonfo che fa tremare il resistente legno di quercia di cui è fatta.

“Fantastico. Grazie.”, mugugna Sanji e tira una gomitata sullo stomaco a Zoro.

“Hey, questo tipo non è molto rispettoso verso il nostro principe.”, Sanji sente uno dei primi due ragazzi che hanno abbracciato Zoro. Si gira, ma non riesce a capire chi lo ha detto, anche se tutti e due lo stanno guardando male.

“Anche lui è un principe, quindi non conta.”, dice Zoro nella sua lingua madre, scrollando le spalle. Sanji è stato capace di capire la maggior parte della cose che venivano dette, ma ora la cacofonia di discorsi, esclamazioni e litigi che accompagna la schiera di cavalieri che si sta inchinando davanti a lui non fa che confonderlo. Il capitano deve essere trascinato giù per farlo inchinare, perché non ha prestato attenzione e d’improvviso Sanji si sente a disagio davanti a tutto questo. Zoro, comunque, sembra trovarlo divertente e riesce solo a malapena a trattenere le risate.

“Sono contento che trovi questa cosa divertente.”, dice Sanji, cupamente, in Baratiano. Ha preso l’abitudine di non far attenzione al suo tono con Zoro. In Baratiano non si potrebbe parlare a un principe in quel modo, anche essendo lui stesso un principe si tratterebbe di un grave insulto. Ma in Tsukian il suo tono è percepito solo come scontento e sarcastico. Quindi, anche se non sta parlando la lingua di Zoro, sta parlando come se lo stesse facendo.

Forse tra loro si stanno costruendo il loro personale modo di parlare.

“Ma questo è divertente.”, ridacchia Zoro, appoggiando un braccio sulla spalla di Sanji.

Sanji sente gli altri parlare tra loro, ci sono così tante chiacchiere in Tsukian, spesso c’è più di una persona che parla e Sanji non riesce a capire nulla. Sta solo cogliendo qualche parola sconnessa e questo lo sta facendo diventare teso. Questo era proprio il genere di cosa da cui era spaventato.

“Andiamo, vi mostriamo dove starete.”, dice Zoro e indica con la testa il fondo del corridoio. Usopp si mette davanti a loro e li guida, con Zoro e Sanji appena dietro di lui, e il resto del gruppo di Zoro dietro di loro.

“Dovrei dire che mi dispiace per aver preso a calci i tuoi cavalieri? Stavano cercando di entrare nella mia cucina quindi se lo meritavano assolutamente, ma sono tuoi e-”, inizia Sanji, cercando di tenere sotto controllo la sua preoccupazione, non che gli Tsukian abbiano probabilmente una qualche idea di come si sente, se la difficoltà che ha avuto Zoro nel leggerlo è stata di qualche indicazione.

“Cosa? Luffy e Ace? Avevano bisogno di essere presi a calci in culo!”, Zoro dice ad alta voce l’ultima frase, in Tsukian, e i due ragazzi in questione scoppiano a ridere. Sembra che non ci siano rancori quindi.

“Ci sono troppe chiacchiere e non riesco a capirli tutti in una volta.”, ammette quietamente Sanji, e l’espressione di Zoro diventa più seria. Questo è simile a quello che ha confessato a Zoro prima, qualcosa che è difficile da gestire per lui e lo è ancora di più per Zoro.

“Stanno solo facendo casino, comunque. Stanno solo parlando tra di lor-”, risponde con calma Zoro, in Baratiano, ma poi si interrompe bruscamente. Sanji sospira e ascolta, anche se è difficile capire qualcosa in quella cacofonia di parole dietro di lui.

“-uno scherzo. Deve esserlo…il modo in cui lui…come si presenta?! È uno scherzo, lui è uno scherzo.”

“Zoro non scherzerebbe su questo….non è un bugiardo!”

Sanji deglutisce nervosamente, c’è qualche lacuna ma ha capito la sostanza. Pensano che lui sia uno scherzo comparato a loro, che lui sia debole e non abbastanza per Zoro, li fa ridere che Zoro stia con lui. Oppure pensano che Zoro stia fingendo che un tizio a caso sia il principe o che Sanji sia una presa in giro completa.

“Ma guardalo-”

Sanji sente un basso ringhio e poi all’improvviso Zoro sta andando nella direzione opposta, due veloci passi ed è quasi naso a naso con uno dei suoi cavalieri, considerando comunque che il naso del ragazzo riesce a tenerlo un po’ più a distanza da Zoro rispetto a quanto farebbero i nasi delle altre persone. Quel tipo potrebbe dare filo da torcere a Usopp per il primato dei nasi inusuali.

“Merda, Kaku, dì-”, dice in fretta uno dei primi quattro cavalieri, anche se non uno di quelli che Sanji conosce come Luffy o Ace. Zoro li zittisce alzando una mano e l’aria d’improvviso diventa tesa.

“Dillo ancora.”, chiede Zoro ed è di sicuro un ordine, anche in quella lingua dal suono interrogativo e duro, è un ordine di sicuro.

“Non stavo cercando di oltrepassare il limite, Zoro- signore.”, l’uomo si corregge velocemente .

“Dillo. ANCORA. Kaku.”, ringhia Zoro e Sanji vede come tutti quelli che sono vicini ai due facciano un mezzo passo indietro, anche se stanno tutti seguendo con attenzione lo scambio. Sanji si ricorda il piccolo stallo che hanno avuto in precedenza Robin e Zoro al ballo, ma questo è milioni di volte più intenso.

“Ho detto che è uno scherzo. Che lui…che lui è uno scherzo. Voglio dire, guardalo, potrei averlo pugnalato già dieci volte, non ha un’armatura, è disarmato e-”

“E potrei COMUNQUE prenderti a calci in culo!”, scatta Sanji. Non ha idea di come gli sia venuto. Si è sentito in imbarazzo, piccolo e ferito, ma sentirlo dire apertamente quelle cose a Zoro ha fatto scattare qualcosa in lui. Merda, ora lo stanno tutti guardando a occhi sgranati. Il ragazzo che lo stava insultando sembra shockato ma Sanji vede un’ombra di sorriso agli angoli della bocca di Zoro.

“Sanji, Sanji, lo sai che lo hai essenzialmente appena sfidato questo tizio a duello in tutto tranne che nel nome, giusto?”, sibila Usopp, in tono urgente, all’orecchio di Sanji.

“Non lascerò che parli di me in quel modo, se-”, inizia a dire Sanji, ma non vuole dirlo ad alta voce. Se lascia che Zoro combatta tutte le sue battaglie, allora sarà considerato debole. Quello che lui e Zoro hanno è insicuro e essenzialmente senza nome in entrambe le loro lingue, ma lui la vuole e non potrà preservarla se continua a comportarsi da debole, se si comporta come se Zoro dovesse coprirlo. Zoro ha già cominciato a minacciare il suo stesso cavaliere per difendere lui, ma anche Sanji vuole mettersi alla prova.

“Sanji, è una cosa davvero stupida. Zoro può dirgli che non intendevi questo, non può ribattere dopo quello che ha detto, non hai bisogno di combattere questo tizio.”, dice velocemente Usopp e dal modo in cui Zoro li sta guardando, sa che anche Zoro sta ascoltando.

“Non pensi che possa farlo.”, constata Sanji in Tsukian, guardando direttamente il cavaliere. Usopp piagnucola tristemente dietro Sanji.

Zoro fa passare lo sguardo da uno all’altro e indietreggia, togliendosi di mezzo, mantenendo più o meno la stessa distanza dal tizio che hanno anche gli altri. Il messaggio è chiaro persino per Sanji. Questa è la sua battaglia ora, il biondo ha fatto la sua mossa e intervenire ora non sarebbe d’aiuto. Il ragazzo sembra del tutto shockato, la sua bocca pende leggermente aperta mentre fissa Sanji, completamente disorientato.

“Non ignorare un principe quando ti parla.”, scatta Zoro e il ragazzo fa un piccolo salto.

“No. So che non puoi.”, dice, in tono teso, il cavaliere.

“Quindi. Vuoi rimangiarti quello che hai detto o devo provarti che ti sbagli?”, gli chiede cupamente Sanji.

La risposta arrabbiata che il ragazzo da è qualcosa che Sanji non capisce, cosa parecchio irritante, ma Zoro sì.

“Bene. Robin, vieni con me così possiamo mostrare loro dove staranno. Sanji e Usopp, tornate indietro nella nostre stanze e fatevi trovare in cortile entro mezz’ora.”, dice semplicemente Zoro e con un cenno affermativo, Robin guida il gruppo lungo un corridoio diverso. Quella è una strada meno illuminata verso gli alloggi in cui staranno i cavalieri, ma è un percorso che non incrocerà quello che Sanji e Usopp stanno prendendo. Zoro guida il loro gruppo, ma Nami e Robin sono insieme in coda e Nami lo sta guardando con uno sguardo pensieroso.

“Ora capisco.”, dice, a bassa voce, ma Sanji la sente comunque.

“Vedi perché è stato così veloce, no?”, risponde Robin, mentre cammina via, e Sanji sospetta che abbia fatto apposta a lasciare che sentisse. Robin è stata quella che ha spinto Zoro a parlare con lui quella mattina, quando hanno avuto la discussione che li ha portati alla spiegazione del significato di conoscere qualcuno. Che Robin abbia prestato attenzione a come si sviluppava la loro relazione e l’abbia incoraggiata per tutto il tempo?

Sanji scuote la testa, non c’è abbastanza spazio per pensare anche a quello. Si gira e si dirige verso la sua camera con Usopp che lo segue.

“Che cosa stai facendo, Sanji?!”, si lamenta Usopp, con un tono pieno d’orrore.

“Hai sentito cosa ha detto.”, risponde Sanji, facendo risuonare i suoi stivali sul pavimento.

“Sì, è stato scortese e Zoro se ne stava occupando. È il suo cavaliere!”, replica aspramente Usopp.

“Lui è un cavaliere di Shimotsuki e io sono il principe di Shimotsuki adesso. Se lascio che un cavaliere parli male di me quando gli gira, allora quale diavolo è il punto di tutto questo? E non voglio che Zoro-”, Sanji si interrompe con un sibilo.

Usopp smette di camminare e lo guarda a occhi sgranati.

“Non lo stai facendo perché vuoi che il cavaliere ti rispetti, lo stai facendo perché così Zoro ti rispetterà, o per metterti in buona luce con lui o qualcosa del genere.”, dice Usopp in tono sbalordito.

Il biondo sospira. Perché suona così male e così infantile quando la si mette in quel modo, vero?

“Zoro mi rispetta già.”, dice Sanji, tecnicamente evitando di rispondere alla domanda.

“Questo non vuol dire che non lo stai facendo per impressionarlo! Sanji- augh-”, Usopp di interrompe perché ci sono altre persone che stanno percorrendo il corridoio e comunque loro due sono buoni amici e non dovrebbero mettersi a discutere in mezzo al corridoio.

Entrambi camminano velocemente per arrivare alla loro ala del palazzo e non appena la porta si chiude alle loro spalle, Usopp ricomincia.

“Zoro ti rispetta e tu lo sai. Ma conosco il modo in cui lo guardi, se stai cercando di farlo innamorare di te, allora dovresti sapere che stai facendo già un buon lavoro. Ho visto anche come lui guarda te, lo abbiano notato sia io che Robin. Non ha senso provare a impressionarlo, sei già sposato con lui! Questo duello non gli farà cambiare all’improvviso quello che sente per te, ma se perdi allora come pensi che ti guarderanno quel cavaliere e gli altri?”, gli chiede Usopp.

Sanji si ferma a metà strada per la sua stanza e si gira a guardare Usopp.

“Allora non perderò.”, dice, dopo un momento, ed entra nella sua camera.

“Questo- Ovviamente non intendi perdere, ma questo non significa che non è possibile che succeda!”, esclama disperatamente Usopp e lo segue nella stanza.

Sanji sospira e apre l’armadio. Quel tipo stava ridendo del suo aspetto, aveva pensato che fosse uno scherzo. Zoro aveva detto che gli Tsukian sono sempre pronti per dare battaglia, quindi se lui si mettesse d’un tratto qualcosa di più appropriato per un duello sarebbe come ammettere che non era pronto prima. Col cazzo che farà una cosa del genere. Però vorrebbe avere degli stivali migliori di quelli che ha adesso. Oh, i suoi stivali bianchi sono migliori, hanno la suola più robusta ma sono anche più eleganti. In effetti può mettere quelli per prendere a calci il tipo e poi metterli anche a cena, solo per ricordarglielo. Perfetto.

“Oh, magnifico, stai per presentarti al duello con il cavaliere vestito praticamente del tutto in bianco. Bel piano.”, geme Usopp, sedendosi sul letto e nascondendosi la faccia tra le mani.

“Perché? Che c’è che non va nel bianco?”, chiede Sanji, aggrottando le sopracciglia, prendendo gli stivali. Gli piacciono quegli stivali, li ha indossati al primo ballo con Zoro, quando Zoro ha minacciato suo cugino e si sono baciati contro la parete della sala da ballo. Sono belli stivali, dannazione.

“Il bianco è un colore visto come…passivo, suppongo.”, sospira Usopp, guardando Sanji con espressione disperata.

“Non si va a un duello vestiti di bianco perché il bianco si sporca più facilmente, tutti lo sanno. Quindi se ti vesti di bianco, allora stai dicendo che non ti vuoi battere con nessuno, che non sei pronto o che non sei in grado. È una sorta di…colore fragile e innocente.”, gli spiega Usopp, a disagio, cercando di tradurre i concetti che ha in testa da una lingua all’altra.

Sanji si illumina, e allora che stivali bianchi siano! Si toglie gli stivali che ha addosso e si mette gli altri, facendo gemere Usopp per la disperazione e facendolo ricadere sul letto.

“Se perdi-”, Usopp prova di nuovo a parlare, con una nota disperata nella voce.

“Non perderò.”, risponde Sanji senza esitazioni.

“Giusto. Fammi riprovare. Zoro è forte, vero?”, ragiona Usopp, sedendosi dritto e guardando fermamente Sanji.

“Ovviamente.”, sbuffa Sanji. Era pure da chiedere? Basta uno sguardo ai muscoli scolpiti dell’uomo in questione perché chiunque possa dirlo, senza parlare della sua preparazione, della sua forza e della sua velocità, quando si battono. Zoro sembrava un combattente forte e capace e aveva sempre dimostrato di esserlo.

“Sanji, concentrati. Geez.”, dice Usopp, schioccando le dita di fronte alla faccia di Sanji.

“Se Zoro è forte, non pensi che il suo gruppo di cavalieri lo siano pure loro?”, continua a ragionare l’amico.

“Sì, ma io sarò più forte.”, annuisce Sanji e stringe l’ultimo nodo dei suoi stivali.

“Oh santo cielo, mi sta venendo la malattia del non-posso-guardarlo. Per favore uccidimi prima che lo faccia tuo padre per averti fatto fare qualcosa di così stupido. Ricordi tutta quella diplomazia? Te la ricordi?”, piagnucola Usopp.

“Fanculo la diplomazia, sto per prendere a calci il culo di quel tizio.”, dice succintamente Sanji e Usopp piagnucola come se fosse in agonia. Segue comunque il biondo fino al cortile, però.

“Non che io possa dirti di ritirarti, arrendersi sarebbe quasi brutto uguale.”, si lamenta Usopp, sedendosi su una pietra del cortile.

“Allora perché ne stai ancora parlando?”, gli chiede Sanji con un sospiro e chiude gli occhi. Il sole è ancora caldo sulla sua pelle e non molto tempo prima Zoro stava crogiolandosi qua fuori alla luce del sole. Adesso Sanji sta per combattere uno dei suoi cavalieri nello stesso posto. Vincerà, deve farlo. Non perderà la faccia, vincerà. Quel bastardo lo sta sottovalutando. Sanji invece sa che Zoro non lo avrebbe voluto attorno se non fosse stato forte, così il biondo sa che non sta per combattere un debole. Questo tipo comunque sembra pensare che Zoro sia stato sposato a una mezzacalzetta. Il biondo intende convincerlo del contrario in fretta, sperando di vincere la sfida prima ancora che il ragazzo si accorga di cosa lo ha colpito. Non era neanche lì quando Sanji ha buttato fuori a calci gli altri due dalla cucina, merda, i loro nomi erano…Luffy e…Ace? Se lo è del tutto dimenticato nel turbine di questo duello.

Sanji non ha più tempo per pensare perché Zoro e i suoi cavalieri spuntano dall’angolo con Robin. Suppone che anche Robin tecnicamente sia uno dei cavalieri di Zoro, ma visto che è stata con Zoro per tutto il tempo, si sente diversamente riguardo lei. Zoro si appoggia al muro e un paio di suoi cavalieri fanno lo stesso, un po’ defilati ma con una buona visuale su tutta la scena. Sanji si raddrizza, ma il tizio lo guarda con assoluta incredulità, con un’ombra di disgusto. Si gira verso Zoro  e dice qualcosa così in fretta e con voce così venata di emozione che Sanji non riesce a capire molto, non più di qualche parola occasionale comunque. Qualcosa riguardo il portare qualcosa?

“Cosa sta dicendo?”, chiede a bassa voce Sanji.

“Sta…aspetta.”, dice Usopp, distratto dalla risposta di Zoro.

“Non ne usa.”, risponde Zoro, e la faccia del cavaliere si contorce ancora di più e stavolta non riesce a capire neanche una parola di quello che sta dicendo.

“Il cavaliere ha pensato che tu non volessi combattere dal modo in cui sei vestito e per il fatto che sei disarmato.”, dice Usopp, a bassa voce.

“Ma io non uso nessuna arma.”, Sanji si acciglia.

“Questo è quello che Zoro sta cercando di spiegargli, ma lui sembra averla presa come se tu stessi dicendo che non hai bisogno di un’arma per batterlo. E capisco un po’ perché la stia prendendo in questo modo, considerando che lui sta indossando un’armatura ed ha delle armi, mentre tu non ha nessuna della due.”, gli risponde Usopp. Sanji si trattiene dal far notare che non ha bisogno di un’armatura o di un’arma per batterlo e sta per fare proprio questo.

Sogghigna e si fa allontana dal tavolo a cui è seduto Usopp e va verso il tizio. Mette le mani in tasca e ghigna nella sua direzione.

“Non so neanche il tuo nome.”, dice Sanji al cavaliere, in Tsukian.

“Kaku.”, risponde brevemente lui, in un tono che sarebbe altamente punibile se usato in Baratiano. Beh, sta per essere punito da un Baratiano, quindi il risultato è lo stesso.

“Fatevi indietro e non uccidetevi.”, dice fermamente Zoro. Sanji e Kaku fanno entrambi un passo indietro. Zoro gli lancia uno sguardo e solleva un sopracciglio, il ghigno di Sanji si allarga in risposta e Zoro sospira e scuote la testa.

“Iniziate.”, è tutto ciò che Zoro ha da dire.

Kaku guarda di nuovo Sanji, chiaramente insultato dalla postura rilassata dell’avversario, il modo in cui tiene le mani in tasca e il suo sorriso compiaciuto. Sanji vuole farlo arrabbiare. Sospetta che il tipo sia destrimane come Zoro, e dal modo in cui ha gesticolato adesso ne è sicuro al 90%. Sanji aspetta e allora, sì, allora Kaku alza gli occhi(***) e Sanji si muove schivando facilmente il fendente da destra di Kaku.

Salta e pianta uno stivale bianco sulla spalla del ragazzo e la usa come perno, usando l’altro piede per calciarlo abbastanza forte sul polso da fargli cadere di mano la spada. Il cavaliere è abbastanza veloce a reagire, tanto che Sanji non riesce a far volare l’arma molto lontano, ma finisce comunque fuori dal suo raggio d’azione, a meno che l’altro non voglia fare parecchia marcia indietro o voltare le spalle a Sanji per riprenderla.

Kaku guarda Sanji come se gli fosse appena cresciuta una seconda testa. Beh, quel tipo di shock gli costerà tempo. Sanji tira fuori le mani dalle tasche e mette forza nel bacino, abbattendo il piede proprio nel plesso solare di Kaku e gettandolo dall’altra parte del cortile con fragore.

“Immagino che la terrò io questa, allora.”, dice allegramente Sanji, estraendo la spada di Kaku dal terreno e incastrandola tra le piastrelle del pavimento vicino a lui. Se la rivuole, allora dovrà darsi parecchio da fare per tirarla fuori senza danneggiare la lama.

Kaku si lancia dal un lato del cortile all’altro, senza una spada ma comunque parecchio più veloce di quanto Sanji si sarebbe aspettato- MERDA! Sanji schiva ma sente la sua manica strapparsi un po’ mentre la spada lo sorpassa, quello avrebbe potuto tagliargli il braccio! Adesso Sanji ha finito di giocare.

Kaku salta verso di lui di nuovo e Sanji rimane in piedi per terra, usa la flessibilità che tanto ha impressionato Zoro durante il loro primo allenamento per chinarsi, passando sotto la spada rimanente di Kaku e piantare il piede nel petto dell’altro, poi ruota, modificando la traiettoria della sua gamba da dritta e verticale in un arco discendente verso il pavimento. Sbatte il bastardo sulle piastre di pietra del pavimento con tanta forza da farle tremare sotto di lui, il suo tacco diretto dritto nel plesso solare dell’altro. Il principe nota il fremito della spada di Kaku, un tentativo di colpire Sanji in risposta, quindi ridistribuisce il suo peso sul piede sul torso di Kaku e calcia la spada così forte che quella vola roteando attraverso il cortile e si infila in una ora più non così curata siepe. Sposta di nuovo il peso dal petto di Kaku e blocca una delle sue braccia giù con l’altro suo piede. Se volesse potrebbe spezzare le costole all’uomo o almeno i suoi polsi.

“Punto. Sanji, togliti da lui. Kaku, hai perso. Robin, puoi trovare un dottore per me? Kaku probabilmente ha bisogno di qualcosa.”, dice Zoro in Tsukian. Sanji balza agilmente via da Kaku, ma si tiene fuori dal raggio d’azione in caso il ragazzo abbia qualche problema con le sconfitte.

Kaku si gira su un fianco, tenendosi lo stomaco con le mani e fissando Sanji. Si muove per prendere la sua spada, ma Zoro lo ferma.

“Prendo io le tue spade, le terrò sott’occhio.”, dice gentilmente Zoro, e Kaku annuisce.

Sanji alza un sopracciglio verso il suo avversario sconfitto, vorrebbe fare qualche commento compiaciuto sul “chi è lo scherzo adesso”, ma sembra un po’ poco dignitoso. È strano, comunque, Sanji aveva pensato che in una cultura così amante del combattimento come quella di Zoro ci fosse un protocollo per quando si perde un duello. Forse un riconoscimento verbale di abilità o qualcosa. Gli altri stanno ancora tutti guardando Kaku e- oh! Si sta inchinando a Sanji. Il biondo guada Zoro a occhi spalancati e mima con la bocca “devo anche io?”, dopotutto di solito gli inchini non sono spesso restituiti? Non inchinarsi sarebbe compiacimento o qualcosa del genere? Zoro scuote impercettibilmente la testa e Sanji rimane dritto.

Kaku si rialza di nuovo e poi si allontana un po’ malfermo, le sue mani pendono lungo i fianchi, ma Sanji può vedere che è ferito. Robin lo guida nella giusta direzione e lontano dalla vista, entrando di nuovo nel palazzo.

“Wow, avete visto la sua faccia?!”, dice ad alta voce il ragazzo a petto nudo con il cappello, dopo che Kaku se n’è andato. Dannazione, quello è o Luffy o Ace, uno dei due di sicuro, ma non ricorda più di chi sia chi.

“Da quando Kaku si arrabbia a quel modo così facilmente?”, si chiede Nami, a voce alta.

“Sanji, sei davvero forte!”, esclama l’altro della coppia ricolto a Sanji, con un’espressione luminosa e quasi infantile sul viso.

“Uh, grazie.”, risponde Sanji, con un cenno.

“Mi piace il modo in cui lo dici! Lo dici in modo divertente, è figo!”, il ragazzo ride allegramente.

“Si chiama accento, Luffy, non fare lo stupido.”, dice l’altro. Lui deve essere Ace, mentre quello che sta rimbalzando entusiasticamente davanti a lui deve ess-

“Luffy, calmati maledizione.”, ride Zoro, arruffandogli i capelli.

“Sì, Luffy, solo perché sa cucinare non vuol dire che non-”, Sanji non capisce il resto della frase di Nami, sono parole che non ha mai sentito prima, stupida lingua con un vocabolario infinito. Ad ogni modo, la frase fa ridere sonoramente Luffy e Zoro grida “NAMI!” rivolto a lei, in tono agitato.

“”Certo, avrai da mangiare stasera, al grande banchetto.”, annuisce Ace.

“Ho bisogno di parlare con il Re e vedere se il banchetto verrà organizzato stasera o domani.”, dice Usopp in Baratiano.

“Perché non ci dovrebbe essere il banchetto? Ci stava lavorando prima.”, si acciglia Sanji.

“Beh, hai appena duellato con un cavaliere e lo hai calciato in pieno petto dopo solo un’ora da quando il Re ti ha detto di non causare un incidente diplomatico. In più era tardi quando sono arrivati, comunque, sta a lui decidere.”, risponde piattamente Usopp.

“Ha iniziato lui.”, ragiona Sanji. Usopp lo guarda, né impressionato né convinto.

“E quindi? Farai la spia su di me al mio vecchio?”, gli chiede Sanji con un’occhiata.

“No, hai ragione. Penso sia un’idea migliore per me tenere nascoste informazioni o mentire al Re riguardo il fatto che hai tecnicamente attaccato uno dei rappresentanti di un altro paese.”, esclama Usopp, con un gemito di dolore.

“Non credo sia un’idea molto migliore. Sanji, dovresti probabilmente parlare al Re.”, fa notare Zoro.

“Stava facendo l’idiota sarcastico, Zoro. Pensa che combattere sia stato stupido.”, spiega Sanji, alzando gli occhi al cielo.

“Oh. Dannazione, pensavo di aver capito la cosa del sarcasmo, ma mi sa che riesco a distinguerlo solo quando sei tu.”, dice Zoro, corrucciato. Sanji non ne è sorpreso, a meno che non sia ovvio dal contesto che si tratti di sarcasmo o che sia esasperato in modo massiccio, allora spesso Zoro non lo coglie, in Baratiano il sarcasmo dipende molto dal tono.

“Forse perché Sanji è sempre sarcastico.”, fa notare Usopp. Salta giù dal tavolo e va verso Sanji, sbirciando la spada gettata di Kaku ancora infissa tra le piastre in cui Sanji l’ha lasciata.

“Forse dovrei prenderti di più a calci in culo, i cavalieri di Zoro sembrano rispettare il suo-”, inizia Sanji, ma quando lancia un’occhiata a Zoro trova che Nami sta facendo girare a forza la testa di Zoro perché lui la guardi, con un dito sulla guancia di Zoro, in modo che lui debba guardarla, lo voglia o no. Lo sta sgridando in un veloce scoppio di Tsukian per una cosa o l’altra. Al suo fianco, Luffy e Ace stanno per morire dal ridere. Così tanto per quello.

“Okay, andrò a parlare con Zeff.”, mugugna Sanji, infelicemente, e esce dal cortile.

Quando riesce a vedere il suo vecchio, gli spiega tranquillamente che c’è stato una piccola divergenza che doveva essere sistemata e visto che è un’usanza di Zoro, c’era stato bisogno di un duello e lui ovviamente ha vinto e-

E a questo punto Zeff cerca di dargli un calcio in faccia. Cerca e ci riesce.

Il verdetto finale, dopo parecchio urlare, è che il banchetto sarà domani notte, con un ballo a cui parteciperà ogni nobile o di simile rango che riuscirà a farcela con così poco preavviso. Considerando quanto alcuni cugini di Sanji apprezzino una festa, è abbastanza sicuro che avranno la casa piena, anche se sarebbe sorpreso di vedere Absalom comparire di nuovo.

C’è comunque più che abbastanza cibo pronto per Luffy e il resto dei cavalieri per farli felici e Zoro dice che vuole spendere una giusta parte della serata con loro e Sanji pensa sia una cosa giusta. I cavalieri di Zoro sono chiaramente i suoi più cari amici, dopotutto Zoro non ha detto che sono i suoi nakama? Se è così è più che ragionevole che lui voglia passare del tempo con loro senza dover tradurre per Sanji.

Invece Sanji passa un teso e polemico pasto con Zeff. Riesce finalmente a far capire al vecchio perché esattamente ha dovuto combattere con Kaku e anche se il suo vecchio chiaramente non approva e non può giustificare una cosa del genere, sembra essere divertito dal racconto di quanto bene ha fatto il culo a quel cavaliere.

Dopo questo, quando ritorna alla loro ala del palazzo, Zoro non è ancora lì e Sanji decide di farsi un bagno, un piacevole, lungo e caldo, per rilassarsi. Quando esce è molto più calmo e non ci sta neanche ripensando più di tanto, quando è già mezzo vestito per mettersi a letto e si sta passando un asciugamano sui capelli. Qualcuno bussa alla sua porta.

“Entra.”, dice pigramente, aspettandosi che sia Usopp, per fargli sapere che è tornato e sta andandosene a letto. Quando Sanji è tornato dalla sua cena con il vecchiaccio, Usopp non si vedeva da nessuna parte. Però non è Usopp, è Zoro. Sanji si raddrizza per la sorpresa, abbassa le braccia dalla testa, con una mano si stringe l’altro braccio, in una specie di riflesso istintivo di pudore. Certo, si potrebbe far notare che alcune delle magliette di Sanji mostrano più di un po’ della sua pelle, ma ora è completamente senza maglietta e in niente più che i suoi pantaloni del pigiama.

“Sei TERRIBILMENTE FERITO?!”, chiede Zoro, entrando nella stanza e dirigendosi a grandi falcate verso Sanji, velocemente.

“Il tono, Zoro, il tono.”, gli ricorda Sanji. Chiaramente lui non è terribilmente ferito, no?

“Uh. Ti sei…fatto male?”, si corregge Zoro, sforzandosi di controllare la preoccupazione nella sua voce e studiando la gravità delle teoriche ferite di Sanji.

“No, mi ha solo squarciato la maglietta. Guarda.”, dice Sanji, mettendo giù il suo asciugamano e prendendo la maglia dalla scrivania dove l’ha lasciata. È possibile che possa essere sistemata anche se Sanji ne dubita altamente. A Zoro non sembra importare un cazzo dello squarcio nella maglietta, comunque, la sua mano è sul braccio a cui Sanji avrebbe potuto essere stato ferito, il braccio dal lato in cui la maglietta si è rovinata. Zoro gira lievemente il suo braccio verso di sé per controllare e poi fa correre le dita lungo la sua pelle, calda dopo il bagno e ancora leggermente umida.

“Neanche un graffio…”, mormora Zoro, nella sua lingua.

“Non avrei perso.”, replica Sanji, prima che il suo cervello si riprenda.

“Intendo…mi dispiace. Non avrei dovuto litigare con uno dei tuoi cavalieri. È la prima volta che li incontro e sono andato a causare un grave incidente, sono sicuro che ci sono un sacco di motivi culturali che-”, inizia Sanji, ma Zoro gli mette una mano davanti alla bocca.

“Sei dispiaciuto? Rimpiangi di averlo sfidato?”, gli chiede, guardando intensamente il biondo.

Sanji fa una smorfia. Non avrebbe dovuto farlo, Usopp e il suo vecchio hanno ragione, lui inizia sempre litigi o usa male il suo tono e non dovrebbe.

“Non mentire, vorresti non averlo fatto?”, ripete Zoro e abbassa lentamente la mano dalla bocca di Sanji.

Sanji guarda Zoro, sa che dovrebbe sentirsi dispiaciuto, è andato fuori dalle righe, è stato scortese, ha sbagliato e-

“No.”, dice, espirando lentamente.

“Mi stava facendo incazzare, avevo paura che loro avrebbero riso di me e poi mi ha chiamato scherzo e non ho potuto sopportarlo, io- So che si suppone io debba essere calmo e diplomatico, ma sono scattato e provargli che si sbagliava mi ha fatto sentire così bene…Non sono uno scherzo, ma erano le parole di un cavaliere che neanche conosco, che non sapeva neanche che io potessi sentire o capire e avrei solo dovuto lasciar correre o lasciare che te ne occupassi tu, lo so.”, sibila Sanji, arrabbiato.

“Sei davvero strano.”, dice lentamente Zoro e si sporge in avanti a invadere lo spazio personale di Sanji e baciarlo delicatamente. Sanji sente se stesso esclamare un “oh”, lascia cadere l’asciugamano e sfiora le braccia di Zoro, le sue dita serpeggiano lungo i suoi bicipiti.

“Un uomo che non aveva il diritto di parlarti in quel modo ti ha insultato, ripetutamente, era tuo diritto sfidarlo. Smettila di dire ‘avrei dovuto’.”, gli dice Zoro, passando dallo Tsukian al Baratiano nelle ultime due parole, per enfatizzare il concetto. Zoro lo bacia di nuovo e la voglia di ribattere di Sanji scivola via.

“Io…io ti devo delle scuse.”, dice Zoro, dopo qualche scambio di baci.

Sanji guarda Zoro, in confusione, e vede nel conflitto che si mostra nei lineamenti dell’altro di cui è…con cui ha qualcosa. Qualunque cosa sia, ormai loro sono andati oltre il matrimonio politico. Zoro non sta incrociando il suo sguardo e invece guarda un punto del tappeto vicino a lui.

“Uno dei miei uomini ti ha insultato, gravemente. Con Nami era diverso, era frustrata per il suo nakama, ma anche così-”, inizia a scusarsi Zoro.

“Sì, e io ho sfidato uno dei tuoi nakama a duello e l’ho sconfitto. Ho esagerato, vero?”, Sanji aggrotta le sopracciglia.

“Io e Kaku non siamo nakama.”, dice Zoro, tirandosi indietro e guardando Sanji con occhi spalancati. Poi ride, sorpreso, davanti allo sguardo di confusione sul viso di Sanji.

“No, siamo amici. È un bravo combattente, veloce, anche. Ma…non veloce quanto te.”, dice Zoro, il suo pollice lo accarezza dove Sanji avrebbe potuto essere ferito, ma non lo è stato. Sanji ha la precisa sensazione che, dal modo in cui la voce di Zoro si fa più profonda mentre dice l’ultima frase, essendo lo spadaccino un principe proveniente da una cultura guerriera, vincere un combattimento in quel modo potrebbe essere visto in un modo romantico o qualcosa del genere.

“Quindi non ho fatto niente di sbagliato?”, chiarisce Sanji. Vuole sapere, in modo da poter smettere di agonizzare su quel fatto nella sua testa, piantarla di sentirsi a metà tra come se avesse oltrepassato i limiti e come se avesse dovuto sbattere la faccia di Kaku per terra per averlo insultato in quel modo.

“Niente. Guardarti combattere è stato…”, Zoro si interrompe e Sanji sente un brivido attraversare l’altro, in un modo che risveglia l’interesse del biondo. Pensa compiaciuto che Usopp non sa di cosa sta parlando quando dice che non ha bisogno di impressionare Zoro. Lo spadaccino scuote la testa, decidendo di non dare voce a qualsiasi cosa abbia sentito guardando Sanji combattere come ha fatto.

“Vieni con me. La celebrazione sarà domani, quindi stasera.”, dice Zoro, spiegando tutto e niente, mentre spinge Sanji fuori dalla sua stanza e, attraversando il salone, in quella di Zoro. Il biondo è sicuro che il suo intero corpo sia arrossito, perché diavolo Zoro lo ha trascinato lì? Forse ci si aspettava che avessero…avessero consumato il matrimonio prima di andare nel paese di Zoro o prima che la gente di Zoro lo scopra? Era per questo tutta questa fretta? O forse Zoro è stato così impressionato che vuole mostrarsi quanto gli è piaciuto il duello.

Quando Zoro lascia andare Sanji per prendere qualcosa dalla sua sacca da viaggio, il cuore di Sanji perde un battito per un motivo del tutto diverso. Zoro ha in mano il denso inchiostro per la pittura e il suo delicato pennello. Dopo l’ammissione di Zoro sul fatto che questo si fa di solito solo tra persone che si conoscono, e nella lingua di Sanji il concetto che più si avvicina a questo è quello delle anime gemelle, allora l’avere Zoro in piedi lì, con quei due oggetti in mano fa martellare il suo cuore nel petto e gli fa mancare il fiato.

“L’inchiostro ha bisogno di tempo per asciugarsi prima che tu vada a letto.”, dice Sanji, nella sua lingua.

“Diventa anche di un nero più scuro durante la notte. Vieni qui.”, lo incoraggia Zoro, tirando Sanji verso di lui e poi giù per terra.

Sanji si inginocchia con Zoro, ma quando fa per prendere la bottiglia e il pennello nelle mani di Zoro, l’altro principe li tira indietro. Il cuore di Sanji si stringe un po’, ha fatto qualcosa di sbagliato?

“Tu per primo.”, dice fermamente Zoro, con un lieve sorriso sulle labbra.

“Non capisco.”, replica Sanji, con un sospiro, lo spadaccino stava parlando in Tsukian, quindi forse il biondo ha capito male qualcosa. Anche se non pensa.

“Anche a te ne serve uno, adesso.”, dice Zoro, impugnando il pennello per essere più chiaro.

Sanji apre la bocca per protestare, ma si ferma. I marchi sono per le battaglie vinte e presumibilmente deve essere data prova o testimonianza in battaglia per guadagnarsi ogni marchio e Sanji ha appena distrutto Kaku di fronte a tutti loro. Ma i duelli contano o sono solo le vittorie militari? Eppure se Zoro gli sta dicendo che gliene dovrebbe fare uno allora di sicuro…?

“Per Kaku?”, chiarisce Sanji e Zoro inclina la testa e fissa Sanji con uno dei suoi migliori sguardi da ‘Cosa sei? Stupido?’.

“Ho pensato alle onde. Calme, potenti ma…brutali.”, suggerisce Zoro, incontrando lo sguardo di Sanji. Il biondo è piuttosto sicuro che la sua intera faccia sia scarlatta adesso. Prova a mettere insieme i pensieri per formulare una risposta coerente ma evidentemente la pausa dura un po’ troppo a lungo perché Zoro tira indietro la mano con un sospiro.

“Se vuoi. Non sei costretto a farlo.”, dice Zoro, la sua voce è tesa e sta stravolgendo il significato delle parole in Baratiano.

“Passa alla tua lingua se sei teso.”, risponde velocemente Sanji, la risposta gli si è formata sulle labbra molto più velocemente di quello che avrebbe dovuto dire. Prende di nuovo la mano di Zoro.

“Vorresti farlo per me? Anche dopo tutto quello che abbiamo detto?”, chiede cautamente Sanji. Adesso che entrambi sanno che è un gesto denso di significato, per non parlare di come sarebbe visto da persone che ne conoscono il significato, sembra qualcosa di cui dovrebbero almeno parlare.

“Lo voglio.”, risponde Zoro, anche se la vera domanda rimane non detta nell’aria. Lo vuole anche Sanji?

“Le onde sembrano perfette.”, dice Sanji e gira la mano con il palmo all’insù, contro quella di Zoro, esponendo il polso. Sanji dovrebbe essere un po’ innervosito da questo. Le sue mani sono preziose per lui, è un cuoco come è un principe e non le affida a nessuno alla leggera. Dallo sguardo sul viso di Zoro è abbastanza sicuro che l’altro lo sappia. Sanji è mancino ed è proprio il polso sinistro quello nella stretta di Zoro.

Lo spadaccino tossicchia nervosamente e annuisce, facendo sogghignare Sanji. Il nervosismo non è un’espressione che pensa di aver già visto su Zoro prima, o almeno non di questo tipo.

Zoro stappa la bottiglia dell’inchiostro scuro e denso. Il profumo che ha quando è fresco ricorda al biondo quello dello sciroppo, ma quando si asciuga diventa più pesante, quasi croccante. L’inchiostro dentro la bottiglia si fissa sulla pelle su cui è applicato, lasciando il resto della miscela indietro, perché venga lavato via. Lo spadaccino non poggia subito il pennello e invece si concentra sul polso di Sanji, inclinando la testa da un lato e dall’altro, guardandolo e sfiorando con il pollice il polso di  Sanji.

Quando l’inchiostro fresco tocca la pelle di Sanji per la prima volta, si ritrova a rilassarsi ancora di più, la sua mano e il suo polso si rilassano e si abbandonano nella presa di Zoro, con la maggior parte del peso del suo avambraccio poggiato sul ginocchio di Sanji. Zoro inizia disegnando una linea impressionantemente dritta tutt’intorno al polso di Sanji. Dove Zoro appoggia il pennello di nuovo e lo inclina delicatamente, fa un arco nella parte interna del polso di Sanji, lungo più o meno un pollice. È una curva che sembra quasi di calligrafia, dal modo in cui il tratto passa dallo spesso al fine e Sanji si trova a ripensare alla scrittura fluida a pittogramma di Zoro. Lo spadaccino si sposta dalla sommità dell’arco disegnato e ne disegna un altro dentro il primo, questa volta con tratto leggero e delicato. Sanji le nota subito, dentro ci sono tre linee, e vede l’onda di cui Zoro stava parlando. È un’onda arricciata, slanciata e pronta a infrangersi. Zoro sta sfumando sotto con delle linee ed è solo quando Sanji nota che le guance di Zoro sono leggermente più rosse realizza che sta facendo la sfumatura con tre linee. Tre è il numero di Zoro. Tre orecchini, tre spade, i suoi marchi l’ultima volta erano in fasce di tre. Tre. Zoro sta mettendo se stesso nel marchio di Sanji in modo sottile e Sanji inizia a capire perché sia una cosa tanto intima e importante.

Si rilassa di più mentre Zoro continua a disegnare onda dopo onda sopra la linea dritta che ha disegnato sul polso di Sanji. Perfeziona il disegno attorno alla pelle di Sanji come fosse un fine gioiello e più lo fa più il biondo si sente calmo e a suo agio. Quando Zoro ha finito, Sanji si prende qualche lungo secondo per ammirare il lavoro dell’altro prima di sporgersi e baciarlo lentamente e dolcemente. L’altro è così pronto a rispondere, le sue mani si immergono nei capelli di Sanji e nonostante il cuoco voglia spingersi più in là così tanto, sa che hanno cose più importanti da fare. Prende il pennello dalla mano di Zoro e si sporge di nuovo, studiando il corpo di suo marito.

“Trentacinque…”, dice pensieroso.

“Te lo sei ricordato.”, risponde lo spadaccino, a bassa voce, suonando…toccato forse?

“Shh, sto pensando.”, dice Sanji, aggrottando le sopracciglia, appoggiando il manico di legno del pennello tra le labbra mentre pensa. Quindici su ogni braccio lo porterebbero a un totale di trenta, resterebbero un totale di cinque marchi che può distribuire sulle spalle di Zoro, sul suo collo e sul viso.

“Metterai gli stessi vestiti dell’ultima volta? Quindi questo è scoperto?”, chiede il biondo, facendo correre la mano lungo il collo di Zoro e le sue clavicole, mentre si immagina il design. Lo spadaccino annuisce in risposta.

Sanji si mette al lavoro, facendo attenzione che Zoro sia simmetrico. Inizia con un disegno veloce, decidendo di lasciare i dettagli per dopo. Predispone un set di tre marchi oltre li deltoide di Zoro, il muscolo che copre la spalla dell’altro sopra il bicipite. Questi assomigliano più ad archi che a bande. Sotto questo vengono un set di tre bande larghe e avvolte attorno al bicipite di Zoro. Il biondi si tiene lontano dal gomito di Zoro, se non lo facesse l’altro non potrebbe piegare molto il suo braccio finchè l’inchiostro non si asciugherà e sarebbe una seccatura. Bande più sottili vanno attorno al braccio di Zoro, il più vicine possibile al gomito senza rischiare di rovinarsi e ancora permettendo di muovere comodamente il braccio. C’è un set di tre nel mezzo dell’avambraccio e il set finale attorno al suo polso, simile a quello di Sanji ma l’ultimo scende parzialmente sulla mano di Zoro come un braccialetto. Copia esattamente i disegni sull’altro braccio di Zoro, comparandoli con attenzione perché siano simmetrici, mentre continua e stringe il braccio di Zoro quando ha finito di confrontare.

Quando è soddisfatto, si avvicina a Zoro, quasi mettendosi in grembo all’altro per dipingere. Dopo un imbarazzante strusciare di cosce per qualche tempo, Sanji si arrende e si siede sulle gambe stese di Zoro, con l’altro a supportare la maggior parte del suo peso sulle braccia appoggiate dietro di lui. Le ginocchia di Sanji sono oltre i fianchi di Zoro e la mente del biondo si prende solo un momento di distrazione per immaginare  come sarebbe stare nella stessa posizione su Zoro, ma nudo.

Fa attenzione a non lasciare che il suo polso tocchi nulla, si butterebbe su una delle spade dell’altro principe prima di lasciare che si rovini il primo gesto altamente intimo di Zoro nei suoi confronti. Lo stress di questo lo mette un po’ sotto pressione e Sanji sa che il polso gli darà fastidio l’indomani ma non gli importa, ne vale la pena.

Due lunghi marchi vanno dal retro del collo di Zoro fino alle sue clavicole, arricciandosi gentilmente sull’osso e forse con un po’ di auto-concessione da parte di Sanji, in un piccolo eco del sopracciglio un po’ arricciato del biondo. A parte questo, Sanji ripete il design sotto gli zigomi di Zoro di nuovo, perché la prima volta erano apparsi forti e fieri e deve ammettere che di tutti i marchi che ha lasciato su Zoro l’ultima volta, quelli sono stati quelli di cui è andato più fiero. Ne manca solo uno. La prima volta il biondo l’aveva disegnato come una linea dritta dalla linea dei capelli di Zoro, ma questa volta si ferma.

“Posso fare questo?”, chiede a bassa voce in Tsukian, strofinando un dito pulito sulla fronte di Zoro, da tempia a tempia, in modo che faccia eco alla delicata catenella che è la corona di Sanji. Non ha mai visto Zoro portare una corona, ma Sanji sente che dovrebbe avere qualcosa del genere.

“Vuoi farlo?”, dice lo spadaccino, rispondendo alla domanda di Sanji con un altro domanda.

“Voglio sapere cosa ne pensi, idiota.”, risponde Sanji, tagliente, e Zoro ride, una risata allegra e felice in un modo che fa ardere il biondo dentro.

“Sì.”, risponde finalmente Zoro e Sanji sorride, intinge il pennello di nuovo nell’inchiostro e accompagna il viso di Zoro con una mano sul suo collo, attento a evitare di sbavare l’inchiostro che si sta asciugando. Disegna una banda che corre dalle sommità di ciascuna tempia in un delicato doppio arco, le cui due metà si congiungono al centro della fronte dell’altro. Una volta fatto, Sanji si allontana un po’ per guardarlo e sa che adesso deve riempire i disegni. Cerca di ignorare il modo in cui Zoro lo sta guardando e pensa a come completare la banda sulla testa di Zoro, dopo passerà a lavorare alle altre e infine di nuovo alle sue braccia.

Potrebbe riempire questo qui di nero, ma sembrerebbe troppo severo. Invece Sanji si avvicina ancora e traccia tre linee, stando leggero come una piuma, dentro il disegno, in modo che rimandino alla sua corona. Si sposta sugli zigomi di Zoro e tratteggia nelle strisce che ci sono lì tre lineette, muovendo con attenzione le mani sulla pelle di Zoro. Non si sente rilassato come prima, ma adesso sa quanto significhi quello che sta facendo e sente che dovrebbe dire qualcosa, ma non si sente di dire niente che sia adeguato, in nessuna delle due lingue. Forse il meglio che può fare è cercare di fare del suo meglio in questo e far vedere a tutti gli altri quanto ci tiene, così che Zoro possa guardarsi allo specchio e vedere dal di fuori come Sanji si sente dentro.

Nel tempo che il biondo ci mette a finire le bande sul collo e sulle clavicole di Zoro, lo spadaccino tiene gli occhi chiusi e la sua testa è poggiata sul bordo del letto. Il letto di Zoro è tanto basso che la sua testa ha la nuca appoggiata, la sua gola fa mostra di sé, esposta e vulnerabile. Non fa neanche il più piccolo movimento quando le dita di Sanji premono delicatamente contro la sua trachea per tenerlo fermo mentre dipinge. Forse è questa la differenza tra amare qualcuno e conoscerlo. Essere capace di fidarsi di qualcuno a quel livello, specialmente venendo da qualcuno come Zoro, deve significare molto.

“Quindi se…se mi hai disegnato questo sul polso per aver battuto Kaku…forse quando me ne guadagnerò un secondo potresti disegnarmelo qui.”, suggerisce a bassa voce Sanji, accarezzando con le dita in piccoli cerchi la gola di Zoro.

Lo spadaccino apre gli occhi e alza cautamente la testa per guardare Sanji, dandogli il tempo di appoggiare il pennello e non pitturare per sbaglio dove non dovrebbe.

A’un tratto, le mani di Zoro sono strette attorno agli avambracci scoperti di Sanji e lo tirano più vicino, petto contro petto, e Zoro lascia un bacio famelico proprio sullo stesso punto sul collo di Sanji. Il respiro del biondo si fa improvvisamente più affannato e sente la bocca dell’altro principe proprio lì, labbra e denti premuti contro la sua pelle. Zoro si fa indietro e sussurra alcune parole contro il corpo tremante di Sanji, parole di cui il biondo non capisce il senso.

“Tu sei…cosa? Non ho capito.”, gli chiede a bassa voce, desideroso di sapere cosa ha detto l’altro, deve essere una cosa importante, no?

Zoro non gli da tempo di chiedere di nuovo mentre spinge Sanji all’indietro. La schiena del biondo urta il pavimento e d’improvviso lo spadaccino è sopra di lui, intrappolandolo con le sue braccia. Zoro sembra realizzarlo contemporaneamente a Sanji, il fatto che non può avvicinarsi molto di più al biondo in quella posizione senza rovinare tutti i disegni sulle sue braccia e Sanji sa bene che non lo farà. Il biondo fa un sorrisetto, compiaciuto e scaltro, e muove il braccio, ancora in grado di raggiungere barattolo pieno di inchiostro denso. Intinge il pennello in quello e lo riprende. Con la mano sinistra lo raggiunge e mette la mano attorno alla gola di Zoro, nello stesso modo in cui lo ha accarezzato con le dita prima. Non è una presa stretta, non è per niente una minaccia, è solo per far vedere che può. Strofina il pollice sull’arteria di Zoro, avvicina il pennello e disegna una larga striscia di inchiostro sotto le clavicole dello spadaccino. Zoro fa un suono spezzato e Sanji pensa che è molto meglio di quanto possa aver mai immaginato di avere con Zoro. Non ha nessun senso, questa non è la cultura del biondo, ma qualche volta parti di questa gli sembrano così fondamentali che si chiede se forse in un certo senso non sia anche la sua cultura. Beh, in un modo o nell’altro lo è adesso, almeno in parte.

Quando ha finito con il collo di Zoro, si rialza e si siede di nuovo, a gambe incrociate, e guida lo spadaccino nella stessa posizione in cui era l’ultima volta, con la testa posata in grembo a Sanji e gli occhi chiusi. Quando finiscono, Sanji controlla l’ora e sono le due di mattina. Rimane per un po’ così, lasciando che l’ultima traccia di inchiostro su Zoro si asciughi e accarezza i capelli dell’altro con un a mano, guardando il polso dell’altra.

Le onde sul suo polso non sono tutte uguali, alcune onde più piccole si nascondono in modo omogeneo tra quelle più larghe, dando un senso di profondità. Puntano tutte in una stessa direzione comunque, come se Sanji avesse la mano in un vortice. Capisce perché è una striscia comunque, se questo è il tema che Zoro ha scelto, è ripetibile ed è facile tenere il conto. Sanji potrebbe guadagnarsi altre pitture in futuro, se vincerà altre battaglie o combattimenti riceverà altre bande di onde e sarà facile capire quante ne ha.

Si chiede quanti devono avere i cavalieri di Zoro, loro sono stati Tsukian per tutta la loro vita, dopotutto. Ha il compiaciuto pensiero che non importa quanti ne deve avere Kaku, adesso ne ha comunque uno in meno di quanti ne avrebbe avuti il giorno prima. La sua mente torna a quanto sorpresi sembravano essere i cavalieri riguardo l’intera faccenda. Loro non erano sembrati shockati dal fatto che Sanji abbia vinto, impressionati forse, ma quello che sembrava averli davvero sorpresi era che ci fosse stato davvero un combattimento. Ma Kaku aveva parlato contro Sanji quasi subito e non si era neanche mosso dalle sue posizioni.

Il principe si chiede come sarebbe andata se lui non avesse interferito e se avesse lasciato che fosse Zoro ad occuparsene. Lo spadaccino lo avrebbe solo obbligato a scusarsi o lo avrebbe combattuto? Da quello che Zoro ha detto, loro non sono nakama, come lo è con Nami, quindi forse sarebbe comunque stato meno conciliante. Ma gli sembra ancora una cosa strana e si ripromette di osservare attentamente Zoro e i suoi cavalieri per capire che tipo di persone sono e che cosa sono tutti loro nella prospettiva dell’altro principe. Non vuole entrare nella loro compagnia più cieco di quanto non sia già. Quando partiranno, ci sarà anche uno dei cavalieri di Sanji con lui, il biondo pensa che porterà Franky, il giovane è un combattente competente dopotutto e Zoro ha potuto portare Robin con sé. Lei è una dei suoi cavalieri ma è anche la traduttrice. Usopp verrà con lui ovviamente, ma Usopp non è un cavaliere come lo è Franky.

Si rende conto che i suoi pensieri hanno divagato troppo e Zoro sembra essersi addormentato o sembra molto vicino a esserlo.

“Zoro, dovresti dormire.”, suggerisce Sanji, sfiorando gentilmente il petto dello spadaccino. Gli occhi dell’altro principe sono aperti ma assonnati e Zoro mormora qualcosa affermativamente.

“Bisognerebbe lavarlo.”, borbotta mezzo addormentato e si alza, prendendo Sanji per mano, quella con il polso decorato, e lo trascina nel bagno attaccato alla sua stanza. Si avvicina al lavandino, Zoro apre il rubinetto, mette il polso di Sanji sotto l’acqua fredda e delicatamente lava via la parte più corposa e secca dell’inchiostro. Le sue dita sono delicate, fa attenzione a non rovinare i disegni mettendoci troppa pressione o strofinando troppo forte. Tampona la pelle bagnata con un asciugamano che, nota Sanji, si macchia subito.

Il biondi si regge il polso nella luce opaca del bagno e lo guarda da tutti gli angoli. Ora che la parte più corposa dell’inchiostro è stata lavata via, può vedere quanto sono fini i dettagli che Zoro ha disegnato. Prima che riesca ammirarlo troppo a lungo, comunque, l’altro principe gli prende di nuovo il braccio e appoggia una mano improvvisamente oleosa sulla pelle di Sanji. Il biondo sente il profumo di qualcosa di profondo ed esotico che realizza di aver già sentito su Zoro prima, leggero ma presente.

“Preparerai la colazione?”, gli chiede Zoro, sonnolento, e sbadiglia vistosamente.

“Sì. Sarà un problema?”, si corruccia Sanji. È sicuro di potersi lavare le mani senza che il disegno si bagli, se fa attenzione.

“No, solo…quando ti svegli, lavalo con delicatezza, Così. niente sapone. Poi usa un po’ di questo, meno di quanto ne ho usato io prima.”, spiega Zoro, mentre cerca con attenzione in una borsa, prima di tirarne fuori una piccola bottiglietta, ma con sorpresa di Sanji non gliela tende, gliene da una più larga di quella che ha usato. Il biondo non fa domande su questo strano comportamento, ha troppo sonno.

“Io vado a letto, dovresti farlo anche tu.”, gli ricorda Sanji, con uno sbadiglio, e si gira verso la porta. Si ferma per un momento però, con gli occhi sul disegno sul polso, leggermente luccicante grazie al rivestimento di olio che c’è sopra.

“È bello, grazie.”, aggiunge, girandosi di nuovo e baciando gentilmente Zoro, prima di uscire.

Torna nella sua stanza, senza disturbarsi ad accendere la luce. Qualcuno deve essere entrato mentre era via e averle spente, probabilmente Usopp. Era già quasi completamente vestito per andare a letto, in effetti aveva solo i pantaloni, ma non ha intenzione di mettersi una maglietta, potrebbe rovinare il disegno sul polso.

Sospira felicemente, si lascia cadere sul letto con un sorriso e si seppellisce nelle coperte.

 

 

 

 

 

 

Traduttrice: Ehiiiii rieccomi. Scusatemi, sono una settimana in ritardo con l’aggiornamento, lo so. Purtroppo la fine della scuola si avvicina e pure la data di inizio della maturità…senza contare che sono riuscita a raffreddarmi a maggio e tradurre col mal di testa non è l’ideale. Comunque, che ve ne pare del capitolo? Finalmente sono arrivati Luffy e il resto della cricca, con l’interessante aggiunta di Ace e Kaku…eheheh. Personalmente questo è uno dei capitoli più belli perché c’è parecchia roba, ma è stato anche dannatamente lungo e difficile da tradurre (la scena del combattimento soprattutto, madonna le bestemmie). Spero inoltre che con questo capitolo risultino più chiare le pitture di Zoro, perché credo di aver tradotto in maniera poco chiara la prima “seduta” di decorazione che hanno avuto nel capitolo 4. Vedrò di riguardarlo e cercare di essere più chiara. Okay, smetto di lamentarmi su cose che non interessano a nessuno. Fatemi sapere se vi è piaciuto!

 

Note:

(*) In italiano “Akuma no Mi” o “Frutto del Diavolo” è stato sempre tradotto “Frutto del Mare”, ma ho preferito non cambiare il termine perché è più vicino all’originale e perché l’autrice usa spesso una terminologia molto legata all’opera originale (come la parola giapponese “nakama”) e non mi sembrava giusto cambiare.

(**) Zoro chiama Sanji “dartboard”, cioè letteralmente il tirassegno che si usa per giocare a freccette.

(***) Letteralmente Kaku “rolls his eyes”, cioè “alza gli occhi al cielo”, ma dalla mia esperienza di arti marziali e combattimento (ormai sono 9 anni) mi sento autorizzata a dire che secondo me l’autrice si riferisce al fatto che in un combattimento uno a uno si riesce ad anticipare l’attacco guardando negli occhi l’avversario. Basta un piccolo e del tutto istintivo movimento degli occhi per capire che sta arrivando il colpo. Ma ho preferito lasciare letterale.

 

A presto,

SweetHell.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


La testa di Zoro è piena di un turbinio di emozioni che lo distraggono dalle chiacchiere delle persone che ha aspettato mesi per vedere. Sanji gli ha spiegato la sua paura, gli ha mostrato la sua debolezza e anche solo questo da solo è stato abbastanza per mettere la testa e il cuore di Zoro entrambi su di giri. Così, quando Kaku, il suo solitamente felice e pacifico amico Kaku, è andato dritto sul punto debole che  ora sapeva avesse Sanji, beh…non lo avrebbe permesso.
Avrebbe sfidato Kaku, sperando di riuscire a farlo tornare sui suoi passi o, al peggio, avrebbe combattuto con lui. Questo era stato il piano, almeno finché Sanji non aveva richiamato Kaku da sé. All’inizio Zoro aveva pensato che Sanji avesse ribattuto perché era ferito. Ma più ascoltava Usopp e Sanji parlarne, più aveva realizzato che Sanji stava davvero sfidando Kaku. Di certo l’altro non sapeva cosa stava facendo, in termini di come farlo ufficialmente, ma quella era una sfida in piena regola. Lo spadaccino aveva sogghignato e lo aveva lasciato fare, ma ora che camminava in silenzio verso i quartieri temporanei dei suoi cavalieri non era più molto sicuro.
Non avrebbe mai detto che Kaku sarebbe stato così. Kaku di solito è di buon umore e raggiante, accogliente e amichevole. Ha sempre ricordato a Zoro Luffy, anche se più maturo per il suo carattere accomodante. Mentre Luffy può passare dalla risata infantile alla distruzione totale, Kaku era più equilibrato, anche se era serio nelle sue battaglie, era comunque Kaku. Questo...questo non sembrava molto da Kaku. Avrebbe aiutato sapere cosa stava succedendo nella testa dell’altro, perché si stava comportando in modo così strano, voleva sapere perché Kaku aveva sollevato un tale polverone con l’uomo di cui Zoro era…qualsiasi cosa fosse. Suo marito al minimo. Non voleva entrare nella testa di Kaku nello stesso modo i  cui lo fa con i pensieri di Sanji e ha bisogno di essere chiaro a questo riguardo con tutti. 
Questo non vuol dire che non può fare qualche domanda comunque.
“Perché lo stai facendo, Kaku?”, chiede Zoro, mentre attraversano la porta dell’area predisposta per i cavalieri. Ci sono ancora alcuni servi correre qua e là, sistemando le cose prese dai cavalli e illuminando il posto. Baratiani e ospitalità sono difficili da separare.
Il cavaliere si ferma nel mezzo della stanza, la sua mascella si tende e la sua testa si china, in modo che l’ombra nasconda i suoi occhi. Anche nella sua armatura a collo alto e maniche lunghe, Zoro può vedere che è teso come una corda di un arco.
“Perché qualcuno doveva farlo.”, risponde finalmente Kaku.
“Fare cosa? Attaccare il principe ereditario di un paese con cui abbiamo un nuovo e fragile trattato quando è letteralmente la prima volta che lo incontri?”, chiede Robin, con leggerezza, appoggiandosi al muro e guardandoli entrambi intensamente.
Il resto dei cavalieri nella stanza li stanno guardando entrambi con espressione attenta. Luffy in particolare sta guardando Kaku con un’espressione analitica. Kaku è uno dei cavalieri di Zoro e un suo amico, ma come capitano dei cavalieri lui è diretta responsabilità di Luffy. Se Luffy sa perché Kaku lo sta facendo, allora non sta dando nessun segno di saperlo.
“Non è abbastanza forte per essere qualcosa per te!”, abbaia con rabbia Kaku, alzando lo sguardo verso Zoro per la prima volta.
“Kaku, non sta a te deciderlo.”, dice Nami, interrompendoli.
“Comunque, io sono una nakama di Zoro e ho pensato la stessa cosa, ma poi gli ha parlato sul serio e…lui sembra un bravo ragazzo. È intelligente e da quanto ho visto per ora di lui, a dire la verità mi piace. Ma tu sei un amico di Zoro, non puoi determinare questo genere di cose per lui e anche se potessi è già troppo tardi, è già sposato.”, fa notare Nami. Kaku trasale quando Nami lo definisce amico di Zoro, l’intervento di Nami non è esattamente sottile. Nami è una sua nakama e Kaku non lo è, lei non avrebbe potuto fare quell’affermazione e sottintendere il”fatti da parte” più chiaramente di così, a meno che di non scriverselo in fronte.
“Devo prepararmi per il duello.”, mugugna Kaku ed esce dalla stanza.
“Sei stata sottile.”, sbuffa Ace.
“Beh, qualcuno doveva farlo notare.”, ribatte Nami.
“Questo non è per niente da Kaku. Non ha neanche visto quanto è forte il principe.”, dice Johnny, corrugando la fronte.
“Cosa ti fa dire che è forte?”, chiede Yosaku, accigliandosi, e Zoro alza gli occhi al cielo. Johnny e Yosaku sono vecchi e cari amici, li conosce da più tempo di Luffy e Nami dopotutto, ma qualche volta non sono proprio molto brillanti.
Si allontana dai suoi cavalieri e guarda fuori dalla finestra. C’è un arco fuori, che Zoro sa sorge sul cortile dove lui e Sanji si battono sempre, dove Sanji sta per combattete Kaku. Ci vogliono almeno cinque minuti per arrivarci, il che da a Kaku dieci minuti per prepararsi. Zoro si morde il labbro mentre un senso di malessere gli serra le viscere. Kaku è stato stupido ad accettare di combattere contro Sanji quando non sa niente su du lui, ma neanche Sanji è stato molto intelligente. Anche se la cultura di Sanji è più sulle buone maniere e il commercio più che di guerra e battaglie, Zoro sa che Sanji non si butta nella cose alla cieca. E ora combatterà alla cieca, non sa per niente come Kaku combatte.
La cosa che fa preoccupare di più Zoro e che non sa chi vincerà questo duello. Kaku è un guerriero allenato, uno dei più veloci che lui conosca ed è anche forte. Sanji è svelto coi piedi, forte e flessibile, ma Zoro lo ha sempre visto durante i loro allenamenti. Non sa se Sanji si è mai trovato nella situazione di combattere seriamente con qualcuno che potrebbe volerlo uccidere.
Spera che Kaku non sia così stupido da provare a uccidere il Principe di Baratie, ma anche in un incontro non all’ultimo sangue c’è la possibilità che si possa verificare il peggio, sono coinvolte spade vere dopotutto. Il pensiero di Sanji ferito così o l’idea peggiore di perderlo insieme fanno gelare il sangue a Zoro. Deve avere fiducia in Sanji, ma se sembrerà che Kaku possa ucciderlo allora interverrà sul campo, questa non è una battaglia all’ultimo sangue e poi uccidere il Principe di Baratie è davvero un’idea fottutamente stupida.
“Andrà bene!”, lo rassicura Luffy, apparendo dal nulla e stringendo un braccio attorno alle spalle dello spadaccino.
“Sì.”, Zoro conferma con un cenno della testa, rilassandosi nell’avere Luffy così vicino di nuovo.
“È davvero bello vederti di nuovo, Luffy.”, dice Zoro con un sorriso e scompiglia i capelli di Luffy da sotto il cappello.
“Ci sei mancato!”, dichiara Luffy, ad alta voce, e il principe sente Ace ridere nella stanza principale.
“È MANCATO ANCHE A TE!”, grida di rimando Luffy, facendo fischiare le orecchie a Zoro.
“Il che mi ricorda, perché sei qui Ace? Non che non mi faccia piacere vederti, ovviamente..”, chiede Robin r Zoro si gira, interessato. Questa è una conversazione che aveva pianificato di avere da quando ha visto Ace per la prima volta, ma con tutto quello che è successo tra Sanji e Kaku se ne è completamente dimenticato.
Ace non è uno dei cavalieri di Zoro. Non è neanche un cavaliere. È il fratello di Luffy e un amico di Zoro per sua parte, il che lo mette in questo nebuloso stato di quasi-nakama che è quasi una relazione tra nakama nelle sue parti. Ma lui non è un cavaliere ed è un pochino lontano per trattarsi di una visita amichevole quando Zoro sarebbe tornato a casa tra non molto.
“Buona fortuna a scoprirlo, non si è lasciato sfuggire niente a proposito per tutto il viaggio.”, sbuffa Nami, irritata, appoggiandosi al muro di pietra e lanciando a Ace un’occhiataccia per esserle sfuggito.
“Te lo direi se lo sapessi, tutto quello che so è che sono dove si suppone io debba essere.”, risponde Ace, con una grande scrollata di spalle, e si stravacca sul divano su cui si è steso.
“Ordini di tuo padre?”, chiede Robin, chiaramente intrigata. Il padre di Ace è Barbabianca, il più potente generale dell’esercito di Shimotsuki e Ace è uno dei suoi uomini più fidati, oltre a essere suo figlio. Se Barbabianca lo vuole lì, ci deve essere qualcosa di molto sbagliato.
“Non guardarmi così, Zoro, non so davvero. Forse il vecchio mi voleva solo fuori dai piedi, andava dicendo che devo smetterla di lavorare così tanto. Forse mandarmi a correre tra due paesi è la sua idea di tempo libero. Forse c’è qualcosa tra lui e il Re, qualche tipo di scommessa o chi lo sa. Immagino che spendere del tempo con i miei amici e il mio fratellino non può essere una brutta cosa, no?”, replica Ace, con un largo sorriso sulla faccia lentigginosa. Zoro scrolla le spalle, gli piace avere Ace intorno e ha il sospetto che Sanji e Ace andranno d’accordo. Entrambi i loro genitori si muovono in modo misterioso e spesso ci si impiega così tanto per capire a cosa stanno puntando che non ne vale neanche la pena provarci.
“Dovremmo andare.”, dice Robin, mentre Kaku torna nella stanza, con la sua armatura resistente e le sue spade nei foderi al suo fianco destro.
Robin fa strada e loro camminano tutti dietro di lei.
“Non mortale, capito?”, dice Zoro, a bassa voce ma con fermezza al suo amico.
“Non sono stupido Zoro.”, risponde Kaku, il suo tono è più cupo di quanto Zoro abbia sentito da parecchio. Cos’ha che non va?
“Ci ero quasi cascato(*)”, risponde Zoro, alzando un sopracciglio e superandolo arrivato in cortile. Arriva al centro di questo prima degli altri e vede Sanji appoggiato con la schiena contro il piano del tavolo, con la testa inclinata all’indietro e la nuda gola esposta. Il cuore di Zoro ha un piccolo spasmo a quella vista.
Sanji o sta davvero deliberatamente cercando di far innervosire Kaku con il suo outfit oppure è davvero incredibilmente ingenuo, ha ancora gli stessi vestiti e la stessa maglia maglietta svolazzante di prima, l’unica differenza è che ha rimpiazzato i suoi stivali neri con un paio di bianchi e formali, aggiungendo ancora più bianco al suo vestiario.
“È una specie di stupido tentativo di arrendersi?!”, ringhia Kaku.
“Non credo.”, dice con leggerezza Robin e si fa strada verso il limitare del cortile, appoggiandosi con grazia contro il muro, a fianco di Nami.
“Ma sta indossando ancora più bianco e non si è neanche disturbato a portare un’arma! Che cazzo di specie di insulto dovrebbe essere?!”, ringhia furiosamente.
“Non ne usa.”, lo corregge Zoro, ma Kaku è evidentemente troppo arrabbiato per ascoltarlo e sembra prenderla nel modo sbagliato.
“Nel senso che non ha bisogno di un’arma per battermi? Lascerai che si comporti così?!”, scatta Kaku, indignato.
“Lui non usa armi, combatte a mani nude, come Luffy e Ace.”, risponde pazientemente Zoro, nonostante la sua irritazione di fronte al crescere del suo comportamento così poco da Kaku.
“Sì, ma noi abbiamo mangiato il Frutto del Diavolo.”, fa notare Luffy.
Sanji viene verso di loro con andatura rilassata, le mani in tasca e un sorrisino in viso. forse non avrà bisogno di combattere contro Kaku, forse quella vena pulsante sulla fronte di Kaku esploderà e lui finirà in ginocchio in una disordinata fontana di sangue a causa dello stress.
“Non so neanche il tuo nome.”, dice con garbo Sanji.
“Kaku.”, risponde l’altro tra i denti.
Zoro deve intervenire prima che qualcuno si squarci la gola.
“State indietro e non vi uccidete.”, dice, stando in piedi e fissando entrambi con sguardo fermo. Sanji fa tranquillamente un passo indietro, mentre Kaku ci mette un momento di più. Lancia uno sguardo a Sanji che sorride come se stesse passando i migliori momenti della sua vita. Zoro sospira, sarebbe inutile privare a fermare questo idiota, no?
Si allontana e da l’inizio al duello.
Sanji aspetta lì, perfettamente calmo, guardando l’autocontrollo di Kaku scivolare via e la presa sulle due spade diventare tanto stretta che le spade tremano. Il cipiglio di Zoro si fa più evidente. Kaku non è solito perdere la testa così facilmente, è un combattente molto più calmo di Nami ad esempio, quindi per lui perdere il controllo così facilmente è preoccupante. Cosa diavolo ha che non va?
Il cavaliere scatta e prova un affondo contro Sanji, ma il biondo lo evita facilmente, abbassandosi a terra e poi convertire la forza di quell’abbassamento in un  balzo avvolto(**) verso Kaku. Atterra sul petto del cavaliere e calcia la spada, togliendogliela di mano. L’arma non esce completamente dal raggio d’azione di Kaku, ma lo spadaccino non la recupererà molto presto.
Sanji atterra leggero come l’aria e Zoro, non per la prima volta durante un combattimento, si chiede se Sanji sia almeno umano. L’altro principe si muore con una tale leggerezza e grazia che è difficile anche solo capire quanto veloce e con quanta forza può colpire. Ogni cosa che Sanji fa da la sensazione di essere e sembrare fluida come lo è l’oceano che circonda il suo paese.
Kaku sembra francamente shockato dall’attacco di Sanji e che questo gli serva da lezione per aver sfidato un uomo quando non sa assolutamente niente su di lui. Sanji invece ha chiaramente capito che Kaku è destrimane come Zoro, è un uomo intelligente.
Sanji non da a Kaku neanche un minuto per ritrovare la postura, comunque, e lo calcia abbastanza forte da farlo volare. Zoro arriccia le dita negli stivali e si morde forte il labbro, cercando di rimanere concentrato, ma la sua mente deraglia all’idea di Sanji che lo morde e- okay, no, non può pensare a Sanji e mordere in questo momento. È già abbastanza dura per il fatto che i vestiti di Sanji siano così aderenti, almeno per metà inferiore del suo corpo, e così svolazzanti su quella superiore che può quasi vederci attraverso. Zoro non deve neanche sforzarsi per immaginare Sanji senza niente addosso. Quando il biondo si china e prende la spada di Kaku, il cervello di Zoro decide di dare una mano mostrandogli l’immagine di Sanji nudo e che da la schiena a Zoro, fidandosi di lui perché sistemi il letto per tutti e due e-
“Penso che questa la terrò io allora!”, esclama allegramente Sanji e soppesa la spada di Kaku tra le mani prima di incastrarla nello spazio tra due piastrelle del pavimento, così Kaku non potrà riprenderla facilmente. Non l’ha danneggiata ma vedere un tale trattamento di un’ottima spada è abbastanza per focalizzare di nuovo l’attenzione di Zoro nel guardare la battaglia senza distrarsi.
Kaku si scaglia contro Sanji di nuovo, dopo aver impugnato la spada con la mano destra di nuovo. La lama si muove verso Sanji in un fendente velocissimo che fa sobbalzare Zoro. Se Sanji non si toglie dalla traiettoria quel colpo potrebbe smembrarlo! Grazie al cielo Sanji riesce a spostarsi dalla traiettoria, anche se per poco, comunque Zoro non riesce a vedere da lì se il biondo si è ferito o no durante l’azione. Sanji non sembra più felice o come se si stesse divertendo un sacco. Invece ora la sua espressione è cupa e mortalmente seria.
Sanji slitta sulla pietra e poi pianta i piedi, pesanti e forti. Kaku si muove di nuovo, con l’intenzione di tagliarlo in due e Zoro scatta in piedi perché Sanji non si sta muovendo e se quell’attacco lo colpisce lo ucciderà! Sanji si limita ad abbassarsi durante il colpo e pianta il piede contro il petto di Kaku. Ruota con una flessibilità che non dovrebbe essere umanamente possibile e reindirizza tutta la forza di Kaku mandandolo a schiantarsi contro il pavimento, con abbastanza forza perché questo si rompa. Zoro sente l’aria uscire forzatamente dai polmoni di Kaku e lo (scrape) del metallo quando Sanji calcia via la spada dalla mano dell’altro, di nuovo, lasciandolo ora completamente disarmato.
Zoro lo guarda un po’ più a lungo del necessario. Sanji è perfettamente bilanciato, tra il petto di Kaku e la sua mano. Può dire dalla postura di Sanji e il suo controllo che se avesse provato, avrebbe potuto spezzare la costole di Kaku, infilzare il suo cuore e i suoi polmoni su quelle, se lo volesse, oppure potrebbe spostare il suo peso sul polso di Kaku e frantumarlo completamente. Zoro dovrebbe probabilmente intervenire immediatamente, senza fermarsi a pensare a quanto potente e attraente sembra Sanji in quel momento.
“Punto. Sanji, togliti da lui. Kaku, hai perso. Robin, puoi chiamare un dottore per me? Kaku probabilmente avrà bisogno di qualcosa.”, dice Zoro e Sanji balza agilmente via e atterra un po’ più lontano.
Kaku rotola di lato, tenendo stretta la sua mano a quella che Zoro sa finirà per essere un bel livido. Vuole che il cavaliere venga visitato per essere sicuro che non ci siano emorragie interne, i calci di Sanji sono tanto potenti che non ne sarebbe sorpreso. Kaku sta fissando Sanji come se avesse barato in qualche modo e Zoro sente la rabbia torcersi dentro di lui. I suoi cavalieri dovrebbero fare meglio che reagire così, Sanji ha vinto correttamente, Kaku gli deve rispetto senza che ci sia neanche bisogno di dirglielo. Quando Kaku guarda Zoro sembra ricordarlo e si alza in piedi, facendo cadere la mano che ha sul petto e muovendosi per andare a prendere la spada dal pavimento.
Lo spadaccino vede lo sguardo addolorato sul viso di Kaku e qualcosa di più vicino alla pietà che alla simpatia brucia nel petto di Zoro. Kaku è un cavaliere e Zoro non pensa che l’altro abbia perso un duello così malamente e così in fretta dai tempi dell’apprendistato, il che è ovviamente colpa sua, ma non deve essere una bella sensazione.
“Prendo io le tue spade, le terrò sott’occhio.”, dice gentilmente Zoro e Kaku lo guarda con una specie di sospiro addolorato e annuisce. Kaku ritira la mano dalla direzione della spada e guarda Sanji. Zoro può vedere la sua mascella tendersi e sembra star per prendere a pugni Sanji, ma invece si china nel più profondo inchino accettabile per la situazione, l’equivalente di un bambino piccolo costretto a dire “grazie per un regale che non piace. Qualsiasi simpatia Zoro avesse evapora rapidamente e Sanji lo guarda con un’espressione di panico, mimando con la bocca la domanda, se debba inchinarsi anche lui. Zoro scuote la testa, non ce n’è bisogno vista la situazione. Ovviamente potrebbe se avesse sentito che il duello fosse stato onorabile e che entrambe le parti avessero combattuto bene e con dignità, ma si tratta di un’optional e chiaramente questa non è quel tipo di situazione. Ma non lo accenna a Sanji.
Kaku si tira su dopo il minor tempo possibile e si gira di scatto, cercando di non mostrare quanto il suo stomaco e il suo petto facciano male. Grazie al cielo Robin gli fa strada, ma Zoro ha un sacco di cazzo di domande che farà al suo cavaliere la prossima volta che lo vede.
Guarda il punto in cui Kaku è scomparso dalla sua vista mentre il resto dei suoi cavalieri sussurra domande su Kaku e fanno i loro commenti a Sanji.
L’intera faccenda di Kaku lo sta mangiando vivo comunque e sa che questo continuerà a disturbarlo finché non scoprirà che cosa sta succedendo.
Zoro è distolto dai suoi pensieri quando Luffy salta più in alto di lui e inizia a rimbalzare su e giù come una palla di gomma di fronte agli occhi spalancati di Sanji.
“Luffy calmati, maledizione.”, esorta il suo capitano con una risata. Luffy può illuminare anche le situazioni problematiche e visto che non c’è niente che Zoro possa fare adesso riguardo alla situazione di Kaku, lascia perdere e lascia che il buonumore di Luffy lo contagi.
“Già, Luffy, solo perché sa cucinare non vuol dire che scatterà a servirti cibo a richiesta. Ma sono sicura che il nostro gran leader potrebbe usare alcune delle sue parti per addolcire il suo amante per te.”, sogghigna Nami rivolta verso di loro e Luffy ride così tanto che Zoro pensa che potrebbe esplodere qualcosa.
“NAMI!”, le grida dietro Zoro, grato per l’espressione sperduta sul volto di Sanji, che gli dice che il biondo non ha afferrato una parola di quanto ha detto. Il vocabolario di Sanji non rimarrà limitato tanto a lungo perché cose del genere possano sfuggirgli.
“Infatti, mangerai stasera, al grande banchetto.”, dice Ace, con un sottile sorrisino che Zoro non può cancellargli dalla faccia senza dover poi informare Sanji su che cosa ha detto Nami. Lancia un’occhiataccia al ragazzo e Ace sghignazza silenziosamente coprendosi con una mano.
“Devo parlare col Re e vedere se il banchetto sarà stasera o domani.”, dice Usopp in Baratiano e Zoro ringrazia il piccolo favore di Usopp per non aver tradotto niente per Sanji e ha abilmente cambiato argomento. Deve fare qualcosa per ringraziare Usopp per quello, e presto.
“Perché non ci dovrebbe essere il banchetto? Ci stava lavorando prima.”, chiede Sanji, beatamente ignaro.
“Beh, hai appena combattuto un cavaliere e lo hai preso a calci in pieno petto dopo neanche un’ora che il Re ti ha detto di non causare un incidente diplomatico. In più era tardi quando sono arrivati, comunque, e sta a lui decidere in ogni caso.”, risponde Usopp e Zoro è grato che stia parlando in Baratiano e Luffy non possa sentire la possibilità di non avere tanto cibo quanto in precedenza.
“Ha iniziato lui.”, ragiona Sanji. Zoro…Zoro sospetta che il modo di ragionare di Sanji non andrà giù a suo padre, specialmente considerando che hanno litigato solo qualche ora prima.
Poi Sanji aggiunge qualcosa che sembra essere una specie di accusa sul fatto che Usopp possa dire qualcosa al padre di Sanji, ma è una specie di metafora che non ha mai sentito prima. Di solito chiederebbe a Usopp o Sanji la spiegazione ma adesso non è il momento giusto per quello.
“No, hai ragione. Penso sia meglio per me di nascondere al Re il fatto che hai tecnicamente attaccato un rappresentante di un altro paese.”, risponde Usopp, dopo che Sanji lo ha apparentemente convinto per non fargli dire nulla al Re. Quindi si è sbagliato su quello che Sanji ha detto prima? Era un’ipotesi. E comunque, mentire al Re è una brutta idea.
“Non penso che sia un’idea migliore. Sanji, dovresti probabilmente parlare con il Re.”, aggiunge Zoro, con un po’ di preoccupazione. Sanji lo guarda con espressione lievemente corrucciata e poi alza gi occhi al cielo, disperato.
“Stava facendo lo stronzetto sarcastico, Zoro. Pensa che combattere sia stata una cosa stupida.”, spiega Sanji e Zoro sospira. Quello non suonava come sarcasmo.
“Oh. Dannazione, pensavo di aver imparato la cosa del sarcasmo, ma penso che riesca a distinguerlo davvero solo se si tratta di te.”, ammette, scontento, e qualcosa di morbido e dolce attraversa l’espressione di Sanji per un secondo, qualcosa come tenerezza e Zoro è abbastanza sicuro che neanche Sanji se ne sia accorto.
“Ti stai intromettendo, Zoro? Davvero?”, Nami lo fissa imbambolata e si avvicina a lui a grandi passi. Zoro trasale. Merda, lo stava facendo, non è vero?
“Uh- Io non- forse?”, cerca di sminuire Zoro.
“Invece sì! È già un nakama? Questo è così FORTE!”, esclama Luffy con un urlo e si lancia su Zoro, con un po’ di attenzione per il fatto che Nami gli ha appena messo un dito sulle labbra per fargli girare la testa a guardarla.
“Non mi mentire, Roronoa Zoro! Ti stai già intromettendo nei suoi affari? L’ho visto quello, potrei non essere capace di capire cosa hai detto ma riconosco un’ingerenza quando la vedo.”, insiste Nami, strattonando il suo viso in modo che lui debba guardarla.
“È un quasi nakama allora? Il Nakama di un nakama?”, si chiede Luffy ad alta voce.
“Fratellino, di sicuro quei due non sono nakama.”, risponde Ace.
Zoro si libera dalla stretta di Nami e si guarda attorno, agitato, non ha davvero bisogno che Sanji senta quanto in fretta i suoi amici e i suoi nakama hanno scoperto che cosa sta succedendo. Ma Sanji non è lì, c’è solo Usopp in piedi lì vicino, provando a estrarre la spada di Kaku dal terreno, con attenzione. Zoro  si raddrizza e lo ferma, tirando fuori la spada senza graffiarla.
“Non mi stavo intromettendo, stavo solo…lui stava facendo sarcasmo e io non me ne sono accordo. Credevo stesse per mentire a suo padre riguardo il duello e gli stavo dicendo di non farlo, ma come ho detto, stava solo facendo del sarcasmo, quindi non conta.”, dice lentamente Zoro, rigirandosi la lama in mano per controllare che non ci siano danni.
“Questo è intromettersi, fra’.”, fa notare Johnny, con un cenno.
“Io…Io stavo…oh, ok. Forse stavo cercando di interferire un pochino, ma stavo solo cercando di aiutare e comunque era una cosa che avrebbe fatto in ogni caso.”, borbotta, sfregandosi una guancia e distogliendo l’attenzione dalla spada di Kaku.
“Lo sai benissimo che non importa se lo stava già per fare, stavi cercando di cambiare la sua decisione, non hai solo detto cosa avresti fatto tu, hai cercato di alterare quello che faceva lui. Sei sempre così pubblico su questo?”, gli chiede Nami, con le mani sui fianchi. Lei ha ragione, Zoro le ha detto in confidenza su come si sente e non può tornare a Shimotsuki così e aspettarsi che le persone non lo notino. I suoi cavalieri sono lì da poco più di un’ora e sembrano aver tutti capito cosa sta succedendo, chi più chi meno.
“Baratie non ha una parola per nakama, noi non abbiamo questo concetto, quindi le persone non lo notano.”, dice Usopp, velocemente, e gli altri lo guardano sorpresi.
“Non hanno i nakama qui?”, chiede Yosaku, con gli occhi spalancati dallo shock.
“Beh, sì…ma…non lo so. È difficile da spiegare. Si comportano così con alcune persone, ma siccome non è una relazione ufficiale le cose sono confuse. Io sono nakama di Sanji e lo sono stato per anni, ma Sanji non mi chiama in questo modo perché ha imparato il termine solo recentemente.”, spiega Usopp.
“Questo è davvero strano.”, dice Johnny, corrucciato. Usopp scrolla le spalle e Zoro si trova a chiedersi per la prima volta se Usopp non si trovi fuori posto a Baratie qualche volta, essendo allo stesso tempo indigeno e straniero, e se si sentirà allo stesso modo anche a Shimotsuki.
“Non importa. Sanji non è un nakama di Zoro. Lo proverò.”, dichiara Ace e si volta verso Nami con un ghigno raggiante.
“Nami, scommetto tutti i soldi che ho, il vincitore prende tutto, che Zoro e Sanji non sono nakama.”, offre Ace, mentre il ghigno si allarga.
Ciascun membro del loro gruppo cade in uno sbigottito silenzio e guardano prima l’uno e poi l’altra con occhi spalancati. Scommettere contro Nami è decisamente stupido, ma scommettere tutto ciò che si ha è oltre la pazzia, a meno che di non essere completamente certi di avere ragione.
“Non accetterò la scommessa.”, borbotta Nami e Zoro geme perché questa è l’ulteriore conferma che Nami è completamente d’accordo con Ace. C’è un mezzo secondo prima che il loro gruppo esplode in uno scoppio di risate sorprese e divertite.
“Sei INNAMORATO di lui!”, esclama Luffy e butta le braccia al collo di Zoro.
“Quindi, Usopp, da quanto tempo vanno avanti così?”, chiede Nami in tono vellutato, volgendo lo sguardo su Usopp.
“Non ti azzardare a rispondere.”, scatta Zoro, puntando la spada di Kaku contro Usopp, che impallidisce visibilmente.
“Tutti voi, piantatela, ok? Come ha detto Usopp, loro non hanno parole per questa merda quindi è…strano. Non ho bisogno che nessuno si intrometta in questa cosa e questo vale doppio per te, Nami!”, esclama Zoro dietro le sue spalle mentre va con passo pesante verso l’altra spada di Kaku e la estrae dalla siepe in cui Sanji l’ha calciata.
Si ferma per un momento mentre il suo cervello ricorda  il grazioso arco del corpo di Sanji quando ha sferrato il calcio che ha fatto volare via l’arma di Kaku. Kaku che è così veloce e un così bravo spadaccino, e Sanji lo ha battuto in pochi minuti, sembrando pure la grazia personificata nel farlo.
“Di sicuro non è nakama.”, ridacchia maliziosamente Ace.
“Sta zitto Ace, sei fortunato a piacermi!”, urla Zoro di rimando, facendo ridere di più l’altro.
“Sentite, io e Sanji siamo ancora…è complicato. Solo…trattatelo con rispetto e non come una sorta di divertimento. È una cosa importante, okay? Per cui niente intromissioni!”, aggiunge l’ultima frase calcando la voce e guardando Nami e Luffy.
“Niente intromissioni, se vuoi il mio aiuto dovrai chiederlo.”, dice allegramente Luffy.
“Il punto delle intromissioni è che le faccio, che tu lo voglia o no. Ma penso lascerò perdere. Per ora.”, sogghigna Nami rivolta verso di lui.
“Ti odio, strega.”, borbotta Zoro e rientra nel palazzo a passi pesanti, facendosi strada salendo le scale che portano dove i cavalieri sarebbero stati con Luffy, che gli deve dire che sta andando dalla parte sbagliata una sola volta.
Quando torna, infila la testa oltre la porta di Kaku e vede il ragazzo seduto sul suo letto, che guarda accigliato il muro, con il petto nudo e la sua pettorina abbandonata accanto.
“Ho le tue spade. Stanno bene.”, dice Zoro, colpendo la porta con quelle in un bussare ormai inutile.
“Grazie.”, risponde Kaku, a bassa voce.
Zoro sospira e entra nella stanza, appoggiando con attenzione le spade sul letto.
“Il dottore ti ha visitato?”, chiede, guardando l’ematoma a forma di suola di stivale che si sta già formando nel centro del suo petto, un altro sulle costole, una più piccola mezza impronta sul suo pettorale e anche il suo polso sta iniziando a gonfiarsi un po’.
“Sto bene.”, dice Kaku, fissando il pavimento.
“Okay.”, annuisce Zoro e lo lascia stare. Kaku chiaramente non muore dalla voglia di parlarne e non è per niente compito di Zoro pressarlo, non sono neanche lontanamente abbastanza intimi per questo.
Si decide che non ci sarà il banchetto quella sera, una decisione che lascia amaramente scontenti i due fratelli, finchè non notano che ci sarà più o meno la stessa quantità di cibo senza doversi vestire o interagire con degli estranei. Riesce persino a convincere Usopp a restare quando viene a dirgli che Sanji cenerà con suo padre. il ragazzo è mezzo Tsukian e Zoro considera Usopp un amico ed è meglio che saperlo mangiare da solo nella loro ala di palazzo. 
“Mn, Zoro, ti ho preso una cosa.”, dice Ace, mentre ha in bocca una coscia di agnello. Blocca Luffy per terra con un piede mentre si sposta appena per prendere la sua borsa, dall’altra parte del loro basso tavolo. Fruga all’interno e tira fuori una piccola bottiglia che lancia a Zoro.
“Che cos’è?”, chiede, curioso, e la apre. Il profumo di olio e fiori di fuoco rosso lo colpisce, insieme a un tocco di acqua fredda e erba fresca sotto.
“Ho pensato che siccome ci saremmo tutti dovuti dipingere per stasera, sarebbe tornato utile. Ho preso quell’olio al mercato di una delle piccole isole vicine alla costa di Alabasta. Credevo potesse essere il mio genere, per via del fiore di fuoco, ma è più il tuo genere di profumo.”
“I tuoi regali di seconda mano sono così pregni di significato, Ace.”, lo stuzzica Yosaku e Ace gli lancia la forchetta addosso.
“Grazie, lo proverò.”, dice Zoro, in tono assente. La sua mente fluttua verso Sanji di nuovo. Se si farà un banchetto e un ballo l’indomani allora dovrà dipingere i suoi marchi stanotte. L’ultima volta è stato bellissimo, steso sul pavimento con la testa in grembo al biondo, pur con Sanji che fa correre il pennello pieno d’inchiostro sulla sua pelle.
Un braccio che non dovrebbe essere capace di raggiungerlo lo pizzica su un fianco, nonostante abbia Luffy alla sua destra con le mani piene del suo cibo e Johnny alla sua sinistra, con una mano appoggiata sotto il mento e l’altra occupata a fare ampi gesti in direzione di Kaku, con cui sta avendo una vivace conversazione. Gli occhi di Zoro incontrano quelli di Robin e lei alza un sopracciglio. Zoro mette in tasca l’olio e accantona il pensiero di Sanji nella sua mente. I Baratiani lo stanno davvero influenzando, non gli è mai capitato di essere così ovvio in queste cose.
La serata passa e la mente di Zoro continua a tornare su Sanji e il fatto che ha battuto Kaku in duello. Sanji si è guadagnato un marchio. Non sarà solo Zoro che dovrà farsi le pitture stanotte, sarà anche Sanji. Cazzo, potrebbe avere la possibilità di dipingere Sanji. Il pensiero di avere quella pelle morbida e pallida sotto i polpastrelli e di lasciarci l’inchiostro nero dalla punta del suo pennello è abbastanza per far accelerare i battiti a Zoro. Sanji non sa nulla sulla scelta delle decorazioni e forse potrebbe pensare a qualcosa se Zoro glielo spiegasse ma lo spadaccino sa già cosa vuole che Sanji abbia. Sani è acqua, morbido e fluido come i suoi movimenti in quel duello,per niente esagerati. La sua mente richiama l’acqua che circonda le isole di Nami, quelle strisce strette e delicate di scintillante acqua blu, lo stesso colore degli occhi del biondo. Quei frammenti d’acqua che luccicano alla luce del sole, quegli stessi che i pazzi cercano di attraversare, solo per poi essere risucchiati da essi istantaneamente, trascinati nelle sconosciute profondità marine per non essere mai ritrovati. Bello, capace di essere sia sereno che tempestoso ma soprattutto decisamente mortale secondo la sua volontà. Zoro dovrebbe probabilmente andare a vedere un dottore perché è piuttosto sicuro che il suo cuore stia battendo in un modo decisamente poco sano.
“Dovrei andare.”, dice finalmente Zoro, dopo che i pensieri su Sanji lo hanno allontanato dalla conversazione troppe volte.
“Non vuoi finire quello?”, chiede Luffy, con la mano che già sta mirando al piatto di Zoro.
“Prendilo pure.”, ride Zoro e se ne va salutandoli con la mano.
Quando torna alla loro ala del palazzo è da solo, l’unica luce nell’altrimenti stanza in penombra viene dalle fessure della porta di Sanji. Bussa alla porta, esitante, ancora con la visione dell’acqua in mente.
“Entra.”, arriva la risposta soffocata in Baratiano. A Zoro ci vuole qualche momento per processarla, ha ascoltato la sua lingua madre per tutta la sera e per un istante le parole di Sanji gli suonano di nuovo straniere. Quanto si è abituato alla lingua dell’altro principe e al loro costante cambio di linguaggio nel tempo relativamente breve che ha trascorso lì?
Entra nella stanza lentamente, appoggiandosi alla porta. Sanji è…mezzo nudo. Non ha la maglietta e la sua pelle ancora umida scintilla gentilmente nella luce soffusa della stanza. La sua mano è posata sul suo braccio, tamponandolo con l’asciugamano, e d’un tratto Zoro non è più tanto sicuro che Kaku lo abbia mancato, dopotutto. Potrebbe essersi perso il colpo? Non ricorda di aver visto il braccio di Sanji dopo quello, ma di sicuro se ne sarebbe accorto, no?
“Sei ferito?!”, esclama, attraversando velocemente lo spazio che lo separa da Sanji.
Il biondo sorride e sbuffa una breve risata, ricordandogli del tono. Stupida lingua del cazzo, non può suonare preoccupato senza finire per gridare qualcosa di veemente. Ripete la sua domanda, questa volta controllandosi, con il minimo di emozione che riesce, dopo aver trattenuto tutto quello che può.
“No, mi ha solo strappato la maglietta, guarda.”, risponde Sanji, lasciando cadere l’asciugamano e muovendosi per mostrargli la maglietta danneggiata. A Zoro non importa un cazzo dei maledetti vestiti di Sanji. È il braccio che lo preoccupa. Afferra il biondo, girando un po’ il braccio per guardare, ma quella pelle color avorio e del tutto priva di segni. Kaku non lo ha nemmeno graffiato.
“Non avrei perso.”, dice Sanji e Zoro realizza che deve aver detto qualcosa ad alta voce. Lo stomaco di Zoro si attorciglia davanti all’ammissione di Sanji sulla sua forza. Come diavolo ha fatto Zoro a sposare questo uomo? Come può essere accaduta per caso una cosa del genere?
“Intendo…mi dispiace. Non avrei dovuto litigare con uno dei tuoi cavalieri. È la prima volta che li incontro e io vado e causo un grande incidente, sono sicuro che ci sono un sacco di convenzioni culturali che-”, inizia Sanji, all’improvviso pronunciando scuse che di sicuro non pensa davvero, riuscendo a sopprimere l’emozione che aveva sentito. È di sicuro colpa degli stupidi costumi di Sanji, questo è mentire, chiaro e semplice. Gli tappa la bocca con una mano, fermando temporaneamente la sua idiozia.
“Sei veramente dispiaciuto? Ti penti di averlo sfidato a duello?”, chiede di nuovo Zoro e toglie lentamente la mano dalla bocca del biondo. Può ancora sentire il fantasma del tocco delle labbra di Sanji sulla pelle. Suo marito lo guarda con gli occhi blu spalancati e Zoro può vedere che la testa e il cuore di Sanji stanno combattendo in quelli, lo vede chiaramente come potrebbe vederlo su un campo di battaglia.
“No.”, risponde Sanji, con voce sommessa e da qualche parte dentro di lui Zoro vede uno scorcio dello Tsukian che avrebbe potuto essere. Sanji ha paura di andare nel paese di Zoro, teme che la gente lo prenderà in giro o che la difficoltà che ha nella lingua impedirà alle persone di capirlo. Sanji non potrebbe sbagliarsi di più.
Se smettesse di lasciare che le cose che dovrebbe fare lo allontanino da quello che sente come giusto, allora sarà perfetto. Adesso, sta balbettando giustificazioni per aver fatto quello che Zoro sa Sanji ha sentito la cosa giusta da fare. Zoro non lo avrebbe incoraggiato a combattere Kaku, senza dubbio il  ragazzo gli avrebbe tenuto il muso per un po’ per quello, sarebbe stato più semplice se avesse lasciato che fosse Zoro a occuparsene. Lo spadaccino non vuole cambiarlo, sa che Sanji avrà opinioni diverse dalle sue, hanno differenti metri di giudizio e diverse esperienze. Tutto quello che Zoro vuole è vedere Sanji liberarsi dalle cose che sono più deboli di lui, cose che lui permette lo accechino e che non hanno nessun diritto di rallentare un uomo tanto forte. Sanji è contraddittorio, gentile e controllato ma anche fiero e orgoglioso.
“Sei davvero strano.”, ribatte Zoro e bacia Sanji. Il biondo sospira e si rilassa contro di lui e Zoro vuole ogni parte di quello strano uomo a cui è legato.
Comunque, Sanji è strano ma anche ingenuo. Ha bisogno che le cose gli vengano spiegate e almeno per un po’ questo sarà lavoro di Zoro.
“Un uomo che non aveva nessun diritto di parlarti in quel modo ti ha insultato, era tuo diritto sfidarlo. Smetti di dire ‘avrei dovuto’.”, gli spiega Zoro, in tono paziente, e Sanji annuisce. Dopo qualche secondo sente il corpo dell’altro rilassarsi, evidentemente ci si stava stressando anche più di quanto il biondo stesso non avesse forse realizzato. Zoro lo bacia di nuovo, in modo leggero e gentile, e Sanji gli risponde allo stesso modo.
“Io…io ti devo delle scuse.”, ammette, in tono infelice, all’altro principe. Sanji è così preoccupato di quello che ha sbagliato che non ha neanche considerato che a sbagliare è stato anche Zoro. O meglio, che è responsabile per Kaku. Prende un respiro profondo e inizia a spiegare.
“Uno dei miei uomini ti ha insultato, gravemente. Con Nami era diverso, era frustrata per il suo nakama, ma anche così-”, inizia Zoro. Neanche Nami avrebbe dovuto insultare Sanji e francamente questa giornata sarebbe potuta andare molto meglio per lui. Sanji lo interrompe prima che abbia l’opportunità di finire di spiegare.
“Sì, e io ho sfidato uno dei tuoi nakama a duello e l’ho battuto. Questo era fuori dai limiti, vero?”, argomenta il biondo.
Questo…ci mette un po’ prima di essere elaborato dalla testa di Zoro. Forse Sanji ha usato male le parole? No, ha davvero detto nakama e anche se il concetto è nuovo per lui, lo spadaccino sa che Sanji sa cosa vuol dire.
“Io e Kaku non siamo nakama.”, spiega lentamente Zoro, mentre l’idea di Kaku e nakama si sovrappongono nella sua mente. Kaku è un amico e Zoro lo rispetta, ma non c’è modo che possa mai avere quel tipo di relazione con il ragazzo, non sono abbastanza uniti per quello. Non ha intenzione di portare in linea il culo di Kaku a calci se non come persona che ha autorità su di lui e l’idea che Kaku possa intromettersi nei suoi affari è abbastanza ridicola da farlo ridere.
Sanji sembra del tutto confuso.
“No, siamo amici. È un bravo combattente, veloce, anche. Comunque…non veloce quanto te.”, spiega Zoro, sforzandosi di non ridere e sentendosi un pochino male per averlo fatto. Per quello che ne sa Zoro, Kaku non ha nessun nakama e non è un cattivo ragazzo, solo che non va bene per Zoro. Però sa quanto sia veloce e forte, non lo avrebbe voluto attorno a sé se così non fosse. Sanji non ha mai combattuto contro di lui prima, eppure lo ha inquadrato subito.
“Quindi non ho fatto niente di male?”, chiede Sanji, incerto.
“Niente. guardarti combattere è stato…”, Zoro inizia a spiegare ma gli si secca la gola. è abbastanza sicuro che l’immagine di Sanji che combatte gli farà compagnia quando è da solo per un po’ di tempo. deglutisce. Come può essere Sanji inconsapevole della sua stessa forza e di come Zoro si sente riguardo a lui? La sua gola si stringe di nuovo, lo sta facendo spesso ultimamente, forse è colpa del suo cuore che cerca di arrampicarsi e uscire. Si sporge, prende la mano di Sanji e la stringe.
“Vieni con me. La festa non ci sarà fino a domani, quindi stanotte.”, lo spadaccino annuisce, la sua mente si concentra sul marchio che vuole disperatamente lasciare su Sanji, qualcosa che possa spiegare come si sente meglio di quanto non riesca lui. non è bravo con le parole nemmeno nei suoi momenti migliori con una barriera linguistica su qualcosa di così importante e di cui raramente si parla…beh…non vuole mandare tutto a puttane. Si tira dietro Sanji e il biondo lo segue abbastanza docilmente, forse è solo impaziente per il suo marchio quanto lo è Zoro.
Prende la bottiglia di inchiostro e il pennello e si gira a fronteggiare Sanji.
“L’inchiostro ha bisogno di tempo per asciugarsi prima che tu vada a letto.”, dice Sanji, con un lento cenno del capo, sembrando capire.
“Diventa anche di un nero più scuro durante la notte. Vieni qui.”, dice in Baratiano e porta l’incerto biondo con lui. Preferisce pensare di aver detto niente di strano nella lingua di Sanji piuttosto che sia il biondo che ci sta ripensando.
Sanji prende la bottiglia, ma Zoro gliela toglie con un ghigno.
“Tu per primo.”, dice fermamente Zoro e si rigira il pennello tra le dita. Ha pensato a quale parte di Sanji dipingere per tutta la notte, non importa quanto abbia provato a focalizzarsi su qualcos’altro, adesso sta finalmente per farlo!
“Non capisco.”, risponde Sanji, una piccola ruga compare nel mezzo della fronte di Sanji. Forse un giorno Zoro potrà dipingere attorno entrambi gli occhi di Sanji, in questo modo il principe si troverà costretto a mostrare entrambi i lati del suo viso insieme. sa bene che se ne dipingesse solo uno Sanji cambierebbe semplicemente lato della frangia. È chiaramente impegnato a…qualsiasi sguardo sia quello che ha ora.
“Anche tu devi averne uno, ora.”, spiega, in caso sia stato poco chiaro.
“Per Kaku?”, chiede Sanji. Zoro riesce a malapena a trattenersi dal non alzare gli occhi al cielo. Per quale altro cazzo di motivo sennò?
“Ho pensato alle onde. Calme, potenti ma…brutali.”, dice Zoro, invece di dare dell’idiota a suo marito. Vuole parlare di tutti i designs che ha in mente e sentire quale piace di più a Sanji. Ce n’è uno che sarebbe il suo preferito, ma forse Sanji ne vorrà un altro…
Sanji sembra incerto e poco a suo agio e Zoro si sente come se avesse ingoiato una roccia. Ha appena, oh merda, ha appena dato per scontato che dopo la loro conversazione, in cui ha ammesso che dipingersi l’un l’altro è qualcosa che fai solo con qualcuno che conosci, ha dato per scontato che a Sanji sarebbe andato bene. Forse ha dato troppo per scontato?
Merda, si è fatto trascinare così tanto da quello che lui voleva e da quello che gli altri altro letto nella loro relazione che ha dato per scontato che anche Sanji lo avrebbe voluto. Lascia andare la mano del biondo e l’altro principe la ritrae. Merda, ha davvero rovinato tutto, no?
“Se vuoi. Non devi farlo se non te la senti.”, cerca di rimediare, passando al Baratiano nella speranza che Sanji colga la sua sincerità. Vuole dipingerlo così tanto, ma ha bisogno di sapere che anche Sanji vuole.
“Passa alla tua lingua se sei a disagio.”, replica Sanji, quello stesso fuoco sta trasparendo dalla sua espressione ora e Zoro non sa più che cosa ci sta a fare lì. Sanji lo sta rimproverando per aver dato per scontato e essersi incasinato con la sua lingua o cosa?
“Vuoi farlo per me? Dopo tutto quello che abbiamo detto?”, chiede l’altro principe, con cautela, e Zoro sta iniziando a sospettare che Sanji pensi che lui si sia spinto troppo in là.
“Lo voglio.”, replica Zoro, cercando di stipare nelle sue parole meglio che può quando desideri poter essere vicino a Sanji in quel modo. È stato felice quando Sanji lo ha fatto per lui, ma l’idea di potersi scambiare i marchi a vicenda, questo è quello che vuole più di ogni altra cosa al momento.
“Delle onde suonano bene.”, dice Sanji, distogliendo Zoro dai suoi dubbi. La mano calda dell’altro all’improvviso è nella sua e lo spadaccino abbassa lo sguardo, sorpreso. Sanji ha…ha cambiato idea. Le sue parole assumono un significato e realizza, in un brillante momento, che non solo Sanji ha accettato di lasciarlo dipingere il suo design. Gli sta dando la sua completa fiducia.
Guarda in basso la mano di Sanji nella sua e cerca di visualizzare il design su questa, ma è la mano stessa del biondo a distrarlo. Sanji è un principe, ma è anche un cuoco e ne è davvero orgoglioso. Sanji è mancino, come sembra esserlo la maggior parte delle persone lì a Baratie, e questa è la mano sinistra di Sanji nella sua, con il polso esposto. Sanji non si sta solo fidando di lui per il design temporaneo, anche se molto duraturo, sta affidando a lui le cose più preziose, quando le spade di Zoro sono lì a portata di mano. Non ha mai avuto intenzione di fare alcun male a Sanji, ma potrebbe e Sanji di sicuro lo sa, eppure si sta affidando a lui interamente lo stesso.
Annuisce e apre la bottiglia di inchiostro, cerca di focalizzarsi sul disegno piuttosto che lasciare che la sua mente vaghi riflettendo su cosa questo significhi per loro e cosa li renda. Vuole le onde rivolte al contrario rispetto al corpo di Sanji, così quando il braccio sarà abbassato sembrerà che le onde stiano bagnando il suo braccio piuttosto che ne stiano scappando.
Espira, impugnando il pennello come se fosse la sua spada. Fa la prima linea liscia e dritta, la base per una striscia più larga di onde sul polso di Sanji. Riesce a disegnare le linee della banda senza staccare il pennello, prima di riprendere fiato. È  perfettamente dritta.
Il corpo di Sanji si rilassa nella presa di Zoro, ogni tensione nel suo braccio e nel suo polso è sparita, la sua mano è rilassata e vulnerabile sotto il pollice e le dita di Zoro. Intinge di nuovo il pennello e disegna la prima onda della composizione che lo ha perseguitato per la maggior parte della serata. Si focalizza sul tenere la mano ferma e sui tratti di Sanji che vuole far conoscere al mondo. Quel combattimento fluido che ha sconfitto uno dei cavalieri personali di Zoro.
Disegna la curva dell’onda e l’arco dentro questa. In un impulso di possessività, fa le ombre in set da tre. Forse non è saggio pubblicizzarlo così, ma non riesce a trattenersi.
Quando finisce l’ultima onda si rigira il pennello in mano, le setole fini, bagnate d’inchiostro, si allontanano dalla pelle di Sanji. Avvicina la mano dell’altro al suo viso e la rigira, assicurandosi che sia tutto perfetto, che non ci siano linee spezzate o mancanti e tutto sembra apposto. Prima che finisca di guardare, Sanji sbatte gli occhi un paio di volte e sembra uscire da quel piacevole stordimento in cui è caduto mentre Zoro disegnava.
Il ragazzo si avvicina la mano e studia il suo polso, girandolo in tutte le direzioni per vedere l’intero disegno proprio come Zoro ha appena fatto. Lo spadaccino lo osserva mentre un piccolo sorriso fa capolino sul viso di Sanji, mentre osserva il suo marchio, solo per diventare ancora più splendente quando il biondo finalmente lo guarda negli occhi. Sanji si sporge verso di lui, le sue calde e pallide mani scivolano tra i capelli di Zoro e Sanji lo bacia. Non dovrebbe avere tutta questa importanza, è solo un bacio, ma ce l’ha. E allora Zoro realizza che Ace ha ragione, questo è amore davvero. quindi forse è solo la cultura incasinata di Sanji che non ha neanche una parola per nakama e che confonde i confini tra amore e conoscere qualcuno, forse è solo che si sta innamorando di Sanji al modo dei Baratiani, ma Zoro realizza che vuole conoscere Sanji così tanto. Vuole che Sanji diventi un pezzo di lui che non potrà mai scomparire dal suo cuore e che lui non vorrà mai rimuovere in ogni caso, vuole questo ed è spaventoso, lo sa, ma lo vuole più di ogni altra cosa.
Sanji gli prende dalle mani il pennello, senza notare il tumulto interiore di Zoro. Lo sguardo del biondo si perde, pensoso e serio e Zoro riesce solo a reprimere un brivido di eccitazione.
“Trentacinque…”, dice Sanji, riflettendo, guardandolo e facendogli saltare dei battiti. Sanji si ricorda di quante vittorie ha avuto come marchi.
“Te ne sei ricordato.”, dice, e l’angolo della bocca di Sanji si stira in un sorriso divertito per un secondo.
“Shh, sto pensando.”, lo riprende il biondo, lanciandogli un’occhiata concentrata, e Zoro chiude saggiamente la bocca.
“Tu vestirai come l’ultima volta? Quindi questo è scoperto?”, gli chiede Sanji, toccando il lato del collo e delle spalle di Zoro. Zoro annuisce. Ha altri vestiti formali, ma metterà assolutamente la stessa cosa se lì è dove Sanji vuole dipingerlo.
“Okay.”, Sanji prende un bel respiro e intinge la punta del pennello nell’inchiostro. Parte lasciando vuote le strisce, il che non è bello a vedersi, ma forse intende riempirle dopo. Lavora iniziando dalle sue spalle per poi scendere lungo le braccia, lasciando tre strisce sulle spalle, bicipiti, avambracci e polsi. Fa lo stesso anche sull’altro braccio e Zoro lo osserva. La mano di Sanji è più ferma di quanto sia stata quella di Zoro sul suo polso sinistro. Le sue mani possono essere anche abili visto che combatte impugnando due spade, ma il delicato lavoro con l’inchiostro richiede un tipo di abilità diversa. Può vedere la tensione nelle mani di Sanji, comunque, è molto attento a non sfiorare niente con il suo polso sinistro e Zoro pensa che per Sanji sarebbe stato forse meglio se avesse dipinto prima lui per poi ricambiare il favore. Probabilmente dovrebbe rimpiangerlo, ma non ci riesce, ogni volta che vede le onde sul polso di Sanji con le sue tre linee a formare l’ombra sotto ogni onda sente una vampata d’orgoglio per il suo uomo e sa di aver fatto la cosa giusta.
Dopo aver fatto le braccia, Sanji si inginocchia per dipingere lungo le spalle e Zoro si sistema reggendosi con le mani sul pavimento dietro di lui, in modo da non intralciare Sanji.
Il biondo si inginocchia sopra le gambe di Zoro e lui mentirebbe spudoratamente se dicesse che non stava buttando un occhio sul modo in cui i vellutati pantaloni del pigiama di Sanji si reggevano ai suoi fianchi, mostrando le ossa sporgenti del bacino e una definita V di muscoli che continua più giù, ricordando a Zoro il calcio devastante che l’altro ha tirato a Kaku, quello che ha visto diventare blu e nero sul suo cavaliere.
Con uno sbuffo irritato, Sanji si sistema a cavalcioni sulle gambe di Zoro e si avvicina un  po’ di più a lui mentre lo fa. Lo spadaccino smette di pensare all’abilità combattiva di Sanji e inizia piuttosto a pensare alla possibilità di fare sesso con Sanji. Il fatto è che i Baratiani hanno strane usanze riguardo al sesso, le uniche persone con cui lo fanno mai sono le persone con cui sono sposati e mai con nessun altro, a meno che di non essere infedeli. Certo, lui è sposato con Sanji quindi loro potrebbero, non ci sarebbe nessun problema su quel punto, solo che Sanji non è mai stato sposato prima e quindi non ha mai neanche fatto sesso con nessuno. Zoro non vuole farlo con lui per ora, quello che hanno è ancora così nuovo che gli sembra che tutto possa romperlo. Prima di quel giorno hanno solo flirtato e si sono baciati. Ha persino controllato con Robin che baciarsi è definitivamente qualcosa che i Baratiani fanno solo con le persone con cui sono romanticamente interessate, gli era sembrato più romantico che platonico in effetti, ma la cultura di Sanji era così dannatamente strana che era difficile esserne sicuri. Loro due non hanno neanche un nome per quello che sentono, quindi aggiungerci il sesso e il fatto che quella sarebbe la prima volta di Sanji…è troppo pericoloso e lui non vuole.
Okay, questa è una bugia. Lui vuole fare sesso con Sanji. L’idea di avere il biondo nel suo letto, che chiama il suo nome travolto da- No. Se inizia a pensare a queste cose Sanji si accorgerà sicuramente di qualcosa e sarebbe rischioso. Quindi si focalizza sul tocco fresco del pennello sulla pelle e non pensa nel modo più assoluto al piccolo movimento di Sanji sulle sue cosce, mentre si sposta anche di poco per dipingere. Beh, magari solo un po’.
Sanji grazie al cielo lascia fuori la sua gola, quella sarebbe stata un’imbarazzante conversazione da fare. Invece, passa a dipingere da appena sotto i lati del collo di Zoro fino alle sue clavicole. Se non si sbaglia, sente come un ricciolo anche lì, Sanji sta forse facendo la stessa cosa che ha fatto lui? Inserendo un suo simbolo distintivo e nascondendolo in quello di Zoro?
Con Sanji così vicino e concentrato sul viso di Zoro, lo spadaccino può davvero guardarlo da vicino e cercare di leggerlo. Vede lo sguardo di Sanji oscillare tra quello che sta facendo e gli occhi di Zoro e poi distoglierlo di nuovo, come se non avesse avuto intenzione di guardarlo. C’è una piccola ruga di concentrazione sul suo viso e Sanji continua a tenere la punta della lingua tra le labbra, anche se di poco, quando è concentrato, probabilmente nemmeno lui si accorge che lo sta facendo. I marchi che a Zoro sono piaciuti di più sono stati quelli sotto i suoi zigomi, forse  è un po’ vanesio ma ha pensato che lo facessero sembrare un po’ più spaventoso, quindi quando Sanji li fa di nuovo lui sospira felice.
Il pennello di Sanji esita e lui aggrotta le sopracciglia, spostando il pennello e poggiando la sua altra mano sul pettorale di Zoro, mordicchiando con fare assente la punta di legno del pennello. Sanji si guarda che le dita prima di disegnare una linea orizzontale sulla fronte di Zoro con un dito. Il suo dito tiepido va da un lato all’altro, diverso da una linea dritta, anche se di poco. Zoro realizza cosa Sanji sta cercando di accennare con il disegno. Zoro e suo padre non portano corone, chi sono è ovvio a chiunque e il potere non viene dalla mostra di ricchezza, e tanto meno dal fare incetta di metallo per gioielli decorati. I Baratiani sono ossessionati con l’oro e l’argento come alcuni stati, ma usano le corone. Lui neanche se n’era accorto al tempo, ma solo quando Robin gli aveva fatto notare dopo quanto carina fosse, ma l’ornamento d’argento a catenina che Sanji portava sulla testa e tra i suoi capelli al ballo era la sua corona. Era composta da una serie di sottili catene, molto raffinate e intessute tra i suoi capelli e chiuse con un pendaglio. Una di queste catenelle attraversava la sua fronte e si abbassava leggermente sotto il peso dello zaffiro che pendeva proprio nel mezzo della fronte. Quella catenella è proprio della forma che Sanji sta tracciando su di lui.
“Posso farlo?”, gli chiede Sanji, questa volta nella lingua di Zoro piuttosto che nella sua. Zoro si chiede perché il biondo glielo stia chiedendo, non gli ha chiesto nulla per nessun’altra parte dei suoi design, ma questo evidentemente è diverso. È importante per Sanji in un modo che è senza dubbio legato alla sua nozione di nobiltà e anche alla sua rivendicazione su Zoro.
“Vuoi farlo?”, chiede lui, curioso di vedere cosa dirà Sanji.
“Voglio sapere cosa ne pensi, idiota.”, ribatte Sanji, come sempre di poco aiuto e pronto a stuzzicare la pazienza di Zoro. Lo spadaccino ride perché Sanji non potrebbe essere più se stesso di quanto non sia ora. Fare il sentimentale ma allo stesso tempo fare lo stronzo, questo è Sanji.
“Sì.”, risponde con un sorriso, sapendo che non avrà altra spiegazione da Sanji adesso.
Sanji fa un mormorio di approvazione, intinge di nuovo il pennello e si sporge, disegnando linee e facendo inavvertitamente in modo che tutto ciò che l’altro principe possa vedere sia il suo marchio sul polso.
Sanji inizia a riempire i disegni fatti fino a quel momento, partendo dalla sua corona d’inchiostro per poi scendere. Le sfumature sono delicate e i leggeri e ripetuti tocchi del pennello stanno cullando Zoro in un rilassante stato di semi coscienza. È acutamente consapevole di tutto ciò che fa Sanji, ma il resto del mondo scivola via da lui e i suoi pensieri finchè non rimane nulla tranne Sanji e il suo pennello. Quando Sanji finisce con il viso, Zoro appoggia la testa all’indietro, contro il bordo del letto, fortunatamente le strisce sulle sue spalle non srrivano tanto in alto da impedire a Zoro di muoverle perché non si rovinino i disegni. Se questo significa che deve tenersi leggermente al bacino di Sanji per tenere le spalle lontane dal letto allora per lui va bene, non che Sanji sembri notarlo.
“Quindi se…se tu mi hai fatto questo al polso per aver battuto Kaku…forse quando ne guadagnerò un secondo potresti disegnarlo qui per me.”, dice Sanji e Zoro sta per aprire gli occhi e chiedere al biondo dove intende con “qui”, quando Sanji toglie le mani dal suo petto e le mette invece attorno alla gola di Zoro.
Sanji vuole…vuole che lui gli dipinga la gola. Immagini di coppie che si conoscono a vicenda da anni si formano nella mente di Zoro, tutti loro con un tatuaggio permanente attorno alla parte più vulnerabile delle loro gole. Tatuaggi dolorosi fatti con aghi e inchiostro con la completa certezza che la persona che tu conosci morirebbe piuttosto che farti del male. Sanji non sa cosa significa, non pu saperlo, e non sta proponendo a Zoro di tatuarlo, sta solo suggerendo di dipingerlo ed è diverso, ma…ma è così reale e tutto ciò che Zoro riesce a vedere è Sanji con il marchio di Zoro attorno alla gola per sempre.
Si tirà su bruscamente in avanti tenendo il biondo vicino e preme la bocca contro la sua gola, avrebbe dovuto essere un bacio ma in qualche modo non sembra abbastanza. Vorrebbe poter respirare tutti gli strani sentimenti che non ha ragione di provare per Sanji così presto, cose che non hanno neanche un vero nome per adesso, e trasformare tutto in un’impronta di se stesso che resti sulla pelle di Sanji per sempre.
“Proteggerò la tua vita con la mia fino al giorno in cui morirò.”, respira contro la gola dell’altro. Era parte dei loro voti nuziali. Non avevano messo nulla nei voti che riguardasse l’amore, almeno non da parte di Zoro, perché non si era certi che quello sarebbe mai accaduto. In una circostanza o nell’altro Zoro si sarebbe sempre assicurato che Sanji fosse al sicuro, una promessa è una promessa dopotutto, ma adesso sente di non sapere cosa fare se l’altro morisse. Combatterà il cazzo di mondo per Sanji e adesso che lo ha visto combattere in un combattimento serio – perché gli allenamenti possono mostrare solo qualcosa – adesso sa che Sanji resterebbe a coprirgli le spalle, combattendo con lui. Cosa potrebbe chiedere di più?
“Tu…cosa? Non ho capito cosa hai detto.”, chiede Sanji sottovoce, non avendo o sentito o capito cosa Zoro ha detto. Ma va bene, può sempre mostrare al biondo cosa intendeva. Spinge Sanji sulla schiena e sovrasta il biondo sul pavimento. Sa che non dovrebbe fare sesso con lui, ma questo lascia comunque parecchie altre cose che può fare. Può far sentire Sanji meravigliosamente e dirgli quanto lo vuole mentre lo fa. Mentre le sue mani avvolgono le spalle del biondo, vede i marchi sulle sue braccia e realizza che non può avvicinarsi più di cosi all’altro, non senza rovinare quello che Sanji ha fatto per lui. Si blocca e cerca di pensare se c’è un altro modo in cui può mettersi per ottenere quello che vuole ma non gli viene in mente nulla e più ci pensa più realizza che non è una buona idea, non importa quanto Sanji lo tenti con cose che Zoro vuole ma che l’altro non capisce ancora.
E se il ghigno sardonico sul viso di Sanji è qualcosa su cui basarsi, ha capito anche lui che lo spadaccino non può avvicinarsi più di così. Il biondo allunga le mani, in modo tranquillo e casuale, e intinge di nuovo il pennello nell’inchiostro. Zoro immagina che Sanji stia per iniziare a dipingerlo di nuovo, forzandolo a stare fermo per non rovinare il disegno, il che vuol dire che il principe dovrà tenersi saldo sulle braccia per chissà quanto. Zoro apprezza l’esercizio quanto ogni Tsukian, ma trovarsi bloccato in una mezza flessione per qualcosa come un’ora abbondante non suona molto divertente.
Invece la mano sinistra di Sanji lo raggiunge prima della destra e Zoro immagina che si stia solo appoggiando per non far tremolare il pennello, almeno fino al momento in cui il biondo non appoggia la mano sinistra sulla gola di Zoro e lui giura, il suo respiro gli è appena andato di traverso.
La mano di Sanji non è stretta attorno alla sua gola, non sta cercando di fargli del male e neanche di minacciarlo, sta più che altro mostrando che lo può fare. Lo spadaccino chiude gli occhi. Questo è davvero incasinato perché, che Sanji lo sappia o meno, quello è un segno di possesso, il tipo di cosa che comunica “Io ti ho e sei mio”. Puoi farlo a qualcuno che ami, forse, ma questo è molto di più, sa che lo è. Come diavolo fa Sanji a non sapere cosa sta facendo quando lo sta facendo in modo così perfetto?
Il biondo fa un po’ di pressione proprio dove c’è l’arteria di Zoro, un leggero strofinare su e giù col pollice che gli fa inclinare la testa di lato mentre il pennello di Sanji appare e traccia una larga linea d’inchiostro sulle spalle di Zoro fino alle sue clavicole. La sua mente si trastulla con l’idea di Sanji, della gola e dell’inchiostro. Si immagina ad avere un tatuaggio proprio dove ora la mano del biondo lo sta tenendo, decisamente pericoloso ma con lui senza pericolo. Lui vuole, no, ha bisogno che Sanji lo distrugga e lo faccia in tanti piccoli pezzi per poi rimetterlo insieme ancora e ancora. Non dovrebbe pensare questo ma in questo momento è tutto quello che vuole. Ovviamente vuole che il biondo sia suo, ma adesso vuole essere di Sanji. L’uomo sotto di lui gli fa girare di nuovo la testa per pitturare l’altro lato e Zoro sente il suono pietoso che fa, una confessione senza parole di quello che prova.
Sanji rimette il pennello nell’inchiostro, provocando un clink nel poggiare il legno contro il vetro e Zoro apre di nuovo di occhi, consapevole di avere il fiatone. Sanji lo sta studiando alla ricerca di qualcosa, non sa cosa vede l’altro e neanche che cosa sta cercando, ma il biondo scivola via da sotto di lui e poi si inginocchia perché si trovino alla stessa altezza. Il dito indice di Sanji va sotto il mento di Zoro e gli fa alzare la testa perché i loro sguardi si incrocino. Si alza, portando lo spadaccino con sé e poi torna immediatamente sul pavimento, spostandolo senza fare domande, in modo che si trovi disteso sulla schiena con la testa in grembo a Sanji. Il biondo ricomincia a dipingere, prima dai gomiti e poi risalendo. Zoro fluttua tra l’assenza di pensieri, notando solo le sensazioni, quasi sul punto di addormentarsi. Però si accorge quando Sanji finisce il suo lavoro, anche se non gli importa abbastanza da fare qualcosa a riguardo. Il biondo inizia a passare le dita tra i capelli di Zoro e così lui resta disteso, limitandosi a rimanere con il biondo.
“Zoro, dovresti andare a dormire.”, lo riscuote Sanji, e con un gentile tocco al suo petto lo riporta in qualche modo ad essere più o meno vigile. Il polso dipinto del biondo gli passa davanti agli occhi mentre Sanji toglie la mano dal suo petto.
Dice a Sanji che devono lavare l’inchiostro ma non crede di averlo detto molto bene, però chi se ne frega? È a malapena sveglio.
Trascina Sanji con lui nel bagno e apre i rubinetti, l’acqua fredda riesce a svegliarlo u po’. L’acqua deve essere a temperatura ambiente, ma non fredda, per lavare via l’inchiostro senza aprire i pori della pelle di Sanji abbastanza da far andare via tutto l’inchiostro.
Sanji lascia che gli prenda la mano senza nessuna esitazione e Zoro mette il polso di Sanji sotto l’acqua, lasciando che la parte più scura al centro dei tratti d’inchiostro venga lavata via e si dissolva. Quando la maggior parte è andata, passa attentamente i pollici lungo le onde che ha dipinto, assicurandosi di andare nella direzione della pennellata, in modo che anche la più piccola sbavatura che possa aver fatto sia difficile da vedere. Quando è sicuro che sia andato tutto via e che non stia togliendo tutto il disegno dalla pelle di Sanji, lo asciuga attentamente con un asciugamano.
Zoro cerca attentamente la sua bottiglia d’olio. È larga ed è una miscela che ha usato per anni e anni, è parte della ragione per cui Ace gliene ha comprata una nuova, di seconda mano o no. Nami, Ace e molti altri hanno continuato a prenderlo in giro per essere rimasto fermo nella sua routine, così che spesso gli capitava di ricevere nuovi oli in un non così sottile tentativo di fargli avere un po’ di varietà.
Si spalma l’olio sulle mani, riscaldandolo e assicurandosi che non ci sia finito niente dentro o che non si sia rovinato in altro modo. Non lo è ovviamente, ma lui controlla sempre, quell’unica volta che non lo farà sarà quella in cui qualcosa andrà storto. Quando si volta verso Sanji per mettere l’olio sui suoi disegni inchiostrati per far sì che si fissino durante la notte, trova il biondo in piedi, fermo, completamente assorbito e affascinato nell’esaminare le onde sulla sua pelle.
Gli prende il polso e gli applica delicatamente l’olio sulla pelle. Ha un odore familiare, quello che ha sempre avuto nelle innumerevoli occasioni in cui lo ha applicato ai suoi stessi marchi, ma adesso è Sanji che ha il suo profumo. È…una bella sensazione, confortante in effetti. Realizza che sta per dare a Sanji l’olio perché se lo ripassi la mattina, a meno che non si alzi abbastanza tardi perché possa applicarglielo Zoro.
Poco probabile, ma deve chiedere.
“Domani preparerai la colazione?”, chiede Zoro, senza riuscire a reprimere uno sbadiglio. Se Sanji lo farà allora dovrà passarsi l’olio da solo perché Zoro è certo che non c’è possibilità che lui si alzi tanto presto.
“Sì. È un problema?”, risponde Sanji, a disagio e chiaramente diviso tra il voler prendersi cura del disegno sulla sua pelle e l’adempiere al suo compito di cucinare.
“No, solo…quando ti svegli, lavalo delicatamente, così. Niente sapone. Poi usa un po’ di questo, meno di quanto ne ho messo io prima.”, spiega, porgendogli la bottiglia d’olio. Può tenerla lui, Zoro può usare per sé il regalo di Ace, così magari qualcuno la pianterà di rompergli le scatole sul cambiare routine. Adesso ha bisogno di farsi una doccia per lavare via l’inchiostro in eccesso.
“Io vado a dormire, dovresti farlo anche tu.”, gli dice Sanji, assonnato, e si avvia verso la porta. Si ferma sulla soglia per poi girarsi.
“È bellissimo, grazie.”, dice, con tranquilla onestà, e bacia Zoro. È un bacio corto e dolce, ma anche così ci vuole un momento prima che l’altro riesca a fare un passo indietro per allontanarsi da lui.
Tutto sembra ancora come era mentre Sanji lo dipingeva, come se il tempo non avesse nessun significato e loro potessero prendersi il loro tempo in tutto.
Sanji esce e Zoro entra in doccia, facendo attenzione a non strofinare troppo forte. Quando finalmente si è pulito e asciugato, si sporge per prendere il suo olio ma ha il ricordo sfocato di averlo dato a Sanji, quindi ora lui deve usare quello che Ace gli ha regalato. Scuote la testa, stordito, e inizia a applicare l’olio che farò fissare i marchi e li farà durare, in modo che lui possa vedere il lavoro di Sanji il più a lungo possibile.
Spegne la luce in bagno e poi in camera sua prima di strisciare a letto, chiedendosi, mentre si addormenta, come sarebbe se Sanji fosse lì con lui. 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice: Sì. È un ritardo mostruoso. A mia discolpa posso solo dire che quella santa ragazza della NewNeon scrive tantissimo e che tra esami, università e guasti del computer purtroppo ho trascurato un po’ Fluency (visto che ho anche mie fanfiction che necessitano di attenzioni), ma come vedete sono ancora qui e continuerò ad esserci, solo che non posso spergiurarvi di postare ogni settimana, ecco ;; Avvertitemi pure se ho seminato qualche schifezza grammaticale o se mi sono lasciata dietro errori.
Scusatemi ancora! Spero comunque che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Un bacio,
SweetHell.


(*) La battuta di Zoro, in inglese, è “you could have fooled me”. Non sono molto soddisfatta della mia resa, per cui se avete traduzioni alternative proponete pure!
(**) Qui avevo paura di non essere stata molto chiara con la traduzione. Sanji si sta lanciando verso Kaku mentre ancora gira su se stesso, usando lo slancio.

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