Della scarsa capacità di concentrazione di Gwaine -o, i retroscena di una Merthur

di Mikirise
(/viewuser.php?uid=384674)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo Stalker e la Strega ***
Capitolo 2: *** La casa di Miss Satana ***
Capitolo 3: *** La Guerra e il Trattato di Pace ***
Capitolo 4: *** Le missioni fallite e la Cavalleria ***



Capitolo 1
*** Lo Stalker e la Strega ***


Note:
Mettiamo che io non sono qui. Che nessuno mi ha chiesto questo (vero? Eh, vero? È tutta colpa tua!) E che non sto per fare… mmmm, niente di importante.
La cosa non è importante.
Mettiamo che questa è una Gwaine!centric, che la Merthur è ovunque e che non so per quale motivo Morgana si sia sistemata in questo modo. E okay. Io non ci sono.








Della scarsa capacità di concentrazione di Gwaine -o i retroscena di una Merthur











Tanti avevano detto a Gwaine di farsi gli affari suoi, perché non puoi ficcare il naso ovunque, perché, cavolo, non puoi costringere un fiume ad andare più veloce o più lento e devi accettare che la vita è così e, Dio buono, la vita deve scorrere in un certo modo, non come tu decidi che scorra.

Gwaine allora alzava le spalle, arricciava il naso e non erano affari suoi un corno. Era una questione geografica, geometrica, geonegoziatica -che non era una parola, ma Gwaine la usava lo stesso.

In fondo, non si sarebbe nemmeno reso conto del problema, se non si fosse trovato geograficamente in mezzo al problema -colpa di Percival, che voleva tanto aprire una pasticceria in mezzo alla piazza e poi i dolci che dovevano vendere se li pappava tutti lui e cari saluti. E forse, sì, era cresciuto con i film della Disney, forse aveva visto troppe commedie romantiche -di nascosto, perché chi avrebbe potuto spiegare ad Elyan che certe cose sono da veri uomini e che anche i veri uomini piangono davanti a film strappalacrime?

Sì, insomma.

Lui stava lì, flirtando con Gwen, che non lo degnava nemmeno di uno sguardo, quando si accorge di Merlin che, con un mazzo di rose più grandi delle sue orecchie, sta aiutando questa tipa anziana che parla, parla, parla. E fin qui tutto bene. Il suo radar non individuava niente di strano. Un giorno normale. Poi.

Poi Gwaine ha girato la testa e ha guardato dalla parte opposta della piazza. È stato quello il momento. Aveva visto questo biondino con una ventiquattrore, i capelli che sembravano anche troppo ordinati, un vestito da lavoro che, beh, sembrava stargli almeno due volte, forse era di suo padre, o forse il ragazzino non sapeva farci con la lavatrice, chissà, e stava fermo, lì, come un idiota, un piede dentro il palazzo, il busto girato verso la piazza. E non stava guardando la piazza.

Merlin sorrideva alla vecchietta e le diceva di non preoccuparsi: avrebbe consegnato lui personalmente quel mazzo di rose.

"Voglio quei muffin al cioccolato" mormorò Gwen, puntando il dolce, con aria pensierosa.

Gwaine le lanciò un'occhiata distratta, per poi guardare il muffin e sorridere, prima di continuare a guardare verso la piazza, controllando il biondino che, con un sospiro, aveva deciso di entrare nel palazzo. "Non è cioccolato. È uvetta."






Fosse finita con quella mattina, Gwaine si sarebbe dimenticato di tutto e ciao ciao, dov'è la birra? Perché, sì, beh, lo sanno tutti che Gwaine è un tipo che si distrae facilmente, anche se vedere Merlin come un oggetto d'attenzione del biondino poteva risvegliare in lui l'antico istinto di proteggere Merlin, come un fratello maggiore farebbe con un fratellino gracile ed imbranato. Lancelot era stato chiaro: Merlin sa cavarsela da solo, lo giuro. Ma Gwaine lo pensava veramente troppo dolce e ingenuo, per sapersela cavare da solo, quindi...

Il biondino lo fissava dalla finestra.

Gwaine l'aveva visto perché... inutile dire bugie, era già entrato in modalità spia-russa-contro-James-Bond e aveva già trascinato Percival nella storia.

Mentre l'omaccione rubava pasticcini dalla cucina, Gwaine aveva deciso che sarebbe stato il suo più grande alleato, perché Lancelot avrebbe solo riso ed Elyan lo avrebbe preso in giro e non è carino prendere in giro un tuo amico preoccupato per un amico, no?

Questo biondino fissava Merlin e Gwaine aveva bisogno che qualcuno lo aiutasse a capire se era una cosa inquietante -da maniaco in trench coat, ho tanti kink strani, vuoi aiutarmi a soddisfarmi-, o una cosa carina -insomma, se il tipo si faceva crescere abbastanza i capelli, avrebbe potuto fare la parte di Rapunzel, Merlin poco ci stava nei panni di Flynn Rider, forse in quelli di Eugene. O magari una bella scena alla Romeo e Giulietta sul balcone o... la voce di Elyan che gridava femminuccia aveva invaso l'intera testa di Gwaine. Va bene.

"No, che schifo." Percival sputò quello che rimaneva del muffin per terra, distraendo Gwaine dalle sue confabulazioni amorose -che, che cavolo!, sono molto più importanti-. Forse i pensieri di Gwaine traspaivano dalla sua faccia, perché l'amico prese a deglutire e a chiedere scusa con gli occhi, dicendo un debole: "Il muffin. Era all'uvetta."

E niente. La principessina biondina, Rapunzel, o Giulietta, non era più alla finestra a fare la parte della principessa.

Gwaine ancora non aveva deciso se era una cosa tenera o no.









Merlin ride. Ma a Gwaine non frega niente. Ormai, dopo un intenso scambio d'idee con Percival -che più che scambio di opinioni era stato un Percival che mangiava popcorn, mentre Gwaine continuava a blaterare davanti a dei biscottini e del the- ha deciso che il suo amico è fidanzato, ad un passo dal matrimonio, che cavolo, deve adottare un bambino col suo nuovo marito!

E Melin ride, recidendo le radici di alcuni fiori di cui cinque secondi prima aveva detto il nome in latino, per qualche motivo che rimarrà sempre oscuro a Gwaine.

Percival non è d'aiuto. Non fa che starnutire. Fuori. Come i cani. Dio. Era davvero lo stesso ragazzo che ha salvato tre bambini da un incendio? Per adesso Melin rideva e Gwaine stava pensando a come sul suo negozio dovrebbe esserci un cartello con su scritto: "Vietata l'entrata ai cani e ai Percival." Cosa senza senso, a dirla tutta. Ma che importa, ormai.

Merlin lanciò un'occhiata al ragazzone che si passava il dorso della mano sotto il naso, tenendolo arricciato.

"Magari vuole un fazzoletto."

"Ma mi stavi ascoltando?" I capelli di Gwaine avevano vita propria, o erano collegati in qualcne strana maniera con la sfera emotiva del sopracitato, perché sembrano alzarsi, indignati dell'indifferenza dell'amico.

"Sono vittima di stalking. E hai lasciato Parcival fuori, al freddo, accanto ai fiori a cui è allergico." Merlin alzò entrambe le sopracciglia, posando un vaso sul bancone e inclinando la testa verso Gwaine. Si sentì arrivare uno starnuto di Parcival là fuori, cosa che fece ridere il fioraio e arricciare le labbra al pasticcere. "Forse vuole anche un maglione. Perché va in giro in cannottiera a febbraio?"

Gwaine boccheggiò, per poi alzare gli occhi verso il soffitto in una chiara espressione da stai cambiando discorso, lo so. "A lui piace così." Secco e fermo nelle sue parole.

"C'è qualcosa che vuoi dirmi, Gwaine?" Questa volta ad accompagnare le parole ci sono le sopracciglia aggrottate e un'espressione pensierosa, come se stesse cercando di mettere insieme degli indizi, che si trovavano sotto il suo naso. Grazie al cielo Merlin a Cluedo ha sempre fatto schifo, quindi l'amico scosse la testa scocciato e, con le braccia incrociate, decise di uscire fuori dal negozio, gridando un: "Dammi tempo due settimane. Due, eh!"

Merlin sospirò, scrollando le spalle, mentre guardava Gwaine spingere da dietro le spalle Parcival verso la pasticceria.

Quando andò a chiudere la porta del negozio -nessuno la chiudeva mai-, lo vide, questo biondino pseudo-principessina, affacciato alla finestra, che guardava verso il basso. Verso di lui. Lo salutò con la manina, perché, beh, il cervello di Merlin non funzionava molto bene sotto pressione e tendeva sempre a fare la cosa più pericolosa, nell'insana idea di salvarsi, e quella era stata l'unica idea oltre a quella di chiamare Gwaine e iniziare a comportarsi da ragazzina pre-adolescente, pre-bacio, pre-tutto.

Il biondino lo aveva solo guardato e deciso che no, forse non ne valeva la pena. Lo avrebbe guardato più tardi, altrimenti che razza di stalker era? Distolse lo sguardo dopo nemmeno due secondi e si perse la fragorosa risata di Merlin, circondato da fiori di cui solo lui conosceva l'esistenza.









Poi anche Lancelot iniziò ad avere quella strana espressione sul viso -quella Mi stai nascondendo qualcosa, caro?- mentre guardava Gwaine e Percival al bancone, dietro i dolci, il primo a lamentarsi dell'impossibilità di far avvicinare Rapunzel e Eugene -nome in codice per Merlin e Biondino, certamente-, l'altro preso a osservare dei cupcake, per poi passarne uno rosso all'amico.

Guardare Parcival in mezzo alla pasticceria, piena di vetri e di cose delicate, era sempre stato l'intrattenimento numero uno di Gwaine, che spesso lo prendeva in giro e quando mangiavano muffin, o cupcake, o torte intere dalla loro stessa pasticceria, si nascondevano dalla pasticcera, una donna brutta e cicciona, con l'arrabbiatura facile e un ringhio da paura, ma che i dolci, cavolo, i dolci li sapeva fare benissimo.

"Vuoi dirmi che succede?" Lancelot era sempre stato un tipo calmo, al contrario di loro, e poggiò il braccio sul ripiano di legno chiaro, puntando i suoi occhi sui due ragazzi. "O devo intuirlo io?"

Al contrario di Merlin, Lancelot era sempre stato bravo a Cluedo. Oh, avrebbe dovuto sviare i sospetti, di nuovo, altrimenti loro sarebbero stati scoperti e...

Lanciò un'occhiata a Percival, di nuovo inconsapevole ed indifferente alla situazione intorno a lui. Come sempre. Il problema era proprio quello: a Percival, che la gente sapesse o meno, era completamente indifferente. A lui interessava solo rubare cibo, vincere qualche round di pugilato, ridere con Gwaine e potersi ubriacare insieme ai loro amici. Voleva una vita semplice. Sempliciotto.

"Abbiamo preso una decina di cupcake e li abbiamo lasciati per Rapunzel, là" confessò allora uno dei suoi piani, come diversivo. In nome della sua pace mentale. "Ma li ha presi una ragazza coi capelli lunghi e scuri e pallida e piuttosto carina. Aveva un sedere che..." si fermò. Percival aveva l'aria di qualcuno che voleva tirargli addosso tutto quello che gli passava tra le mani. Non una bella cosa. "Comunque. Si vede che questa ha pensato fossero da parte del suo ragazzo per lei. E, forse, io e Percy abbiamo infilato nella confezione un anello, che, forse, è stato visto il tutto come una richesta di matrimonio, con questo riccio biondo, decisamente molto al di sotto delle possibilità di lei, che ha accettato. Ahem... chissà perché. Ma, udite udite, lei ha l'amante, credo. O magari quella bionda era solo un'amica anche se..."

"Oh Dio. Sta zitto!" Lancelot scoppiò a ridere, indicando un dolce -una crostata alle ciliegie, ossia la preferita di Gwen-. "Oggi ho cose più importanti a cui pensare, quindi ti accetto la scusa. Ma domani tornerò." Prese a camminare fuori dal negozio, con un sorriso divertito e l'aria di chi stava facendo qualcosa che non dovrebbe fare.

"Ehi!" Parcival sputò un po' di cupcake qua e là, preso dalla foga del momento. "Non ci hai pagato!"

Lancelot, prima di chiudere la porta dell'ingresso, fece riecheggiare le sue ultime parole: "Domani tornerò!" Come se avesse davvero intenzione di pagare.









Percival voleva imparare a fare i dolci, perché questa cosa che non poteva trascinare Gwaine in cucina per fare quello che volevano fare era frustrante. Gwaine non voleva farlo in negozio, perché il negozio era pieno di finestre, non voleva in cucina, perché lì c'era la pasticcera, non voleva da nessuna parte, perché qualcuno avrebbe potuto vederli. E quando Percival diceva E allora?, Gwaine diceva E allora tutto, non vorrai mica essere sulla bocca di tutti, poi come la metteresti con la boxe?

"Sei frustrante" aveva borbottato Percival, afferrando un panino dolce e portandoselo alla bocca con un ringhio.

Gwaine avrebbe anche risposto, con quel sorrisetto da idiota che si ritrovava, ma, proprio in quel momento, le campanelle della porta tintinnarono, segnalando un nuovo cliente in negozio. "Andiamo, omone" prese la palla al balzo e andò trotterellando verso i dolci in vendita.

E quello fu un regalone, una bellissima giornata. Beh, forse non bellissima, ma fortunata, forse meglio dire: la giornata della svolta. Ecco, sì, così.

Davanti a lui, due ragazzi, una mora e un biondo -tiè, guarda chi è! Il biondino-, guardavano con attenzione i dolci esposti, borbottando tra loro qualche cosa, tipo chissà se questo è buono, chissà con che ingredienti sono fatti, aspetta, ti vuoi veramente sposare con Leon?, ho una voglia matta di dolci.

"Buongiorno!" esclamò raggiante Gwaine, aprendo leggermente le braccia. "Posso essere d'aiuto?"

"Voglio tutto quello che hai."

"Eh?"

"Tutto. Dolci e il tuo amichetto là, deve farmi da spogliarellista." La donna sembrava dannatamente seria, mentre parlava, indicando Percival che aggrottava le sopracciglia, inclinando la testa.

"Eh?" ripeté Gwaine, non sapendo se essere geloso o arrabbiato, perché quella pazza voleva seriamente Percival per fargli da spogliarellista e non lui. Aveva da ridire sui suoi gusti.

Stava appunto per dire qualcosa del genere, quando Rapunzel lanciò un'occhiataccia alla mora, tappandole la bocca con la mano. "Sta scherzando. Ha le sue cose." Poi ci ripensò: "No, è proprio matta."

"Quindi che dovremmo fare?" chiese Percival all'orecchio di Gwaine -cosa che lo fece sussultare, ma okay, avrebbe fatto finta di niente. È un genio in questo.

La mora aveva colpito il biondo, che aveva un broncio irritato sulle labbra carnose. "Sono incinta" sputò lei, come se il tutto fosse quindi giustificato dalle sue parole, e fulminando con lo sguardo i tre uomini intorno a lei, piazzò una banconota da cento sul bancone.

"Non è vero." Rapunzel alzò gli occhi alla soffitta.

"Questi sono per i dolci, o perché Percival ti faccia da spogliarellista?" chiese ancora Gwaine, che stava veramente faticando a stare dietro ai suoi nuovi clienti.

"Per i dolci." "Per il tuo amichetto." Le frasi arrivarono in contemporanea dai due, che si scambiarono l'ennesimo sguardo di odio. "È il mio addio al nubilato" ringhiò lei, spingendo la banconota verso Percival. "E tu, in quanto mia damigella d'onore, dovresti rendermi felice."

Il biondino sospirò. Bene, molto bene. "Sei appena stato contrattato come spogliarellista, gigante." Alzò gli occhi azzurri su Percival e la mascella di Gwaine scese verso terra.

"Questo non sta succedendo davvero" mormorò.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La casa di Miss Satana ***


Note:
Grazie mille a chi sta continuando a leggere questa storia. Sono molto felice che vi faccia ridere o sorridere o qualsiasi altra cosa.
Sono consapevole che il capitolo è molto corto, quasi di passaggio.
Detto questo, buona lettura :)








Capitolo Due










Elyan stava ridendo da ormai ore. Sembravano seriamente ore quelle in cui lui guardava Percival e rideva.

Poteva essere che rideva perché il ragazzone stava cercando di glassare l'ennesimo cupcake -con le sue mani grandi lo trovava un po' impacciato-, o per il suo grembiulino, o per Gwaine che correva di qua e di là, gridando che no, Percival non avrebbe fatto da spogliarellista a nessuno.

"Hai una divisa o...?" Merlin nemmeno aiutava con la situazione. Cioè, in realtà stava aiutando, preparando l'impasto letteralmente di tutto, visto che la mora psicopatica aveva deciso che voleva veramente tutto - "No, non tutto" aveva ritrattato Biondino Idiota, che si chiamava Arthur. "Di tutto un po'."- e Gwaine era impreparato, e la pasticcera aveva detto che voleva il cento per cento del profitto e... no, grazie, preferiva schiavizzare Merlin. E comunque, no, Percival continuerà a non fare lo spogliarellista per una matta!

"Nessuno farà lo spogliarello, okay? Okay."

Elyan riprende a ridere.

"No!"

Percival continuava a glassare i dolci e ad ignorare tutto intorno a lui. Tipico.

"Gwaine dice no!"

Merlin aveva la faccia da Sto mettendo insieme i pezzi del Cluedo, sappilo. Ma Gwaine continuava ad essere troppo preso a protestare per la Questione Spogliarello -che stava prendendo troppo a cuore, troppo troppo- per preoccuparsi di un amico lento nel capire l'ovvio.

"Se Percival farà lo spogliarello, allora chiuderò la pasticceria, perché la nostra etica sarà troppo compromessa. Noi vendiamo dolci non... non omaccioni!"













"Devi compromettere anche la mia di etica?" Merlin non sembrava molto felice. Non lo era per niente e non faceva che sbuffare, trasportando tutti quei dolci su e giù per il condominio e lanciando sguardi imploranti verso il suo negozietto, neanche lo potesse salvare.

Gwaine spinse la torta gigante nell'ascensore, un'espressione irritata, scocciata, odiosa, da detesto il mondo. "Sì. Mal comune mezzo gaudio."

Merlin sbuffò ancora, e davvero, Gwaine vorrebbe tanto vedere felice un suo amico, ma in quel momento non lo era neanche lui e non è giusto. No, non è giusto che solo uno di loro fosse felice. Amicizia è anche questo. Più o meno.

Percival piagnucola da dentro la torta e Gwaine vorrebbe tanto farlo star zitto perché è lui, no?, che voleva fare lo spogliarello perché quelli lì erano ricchi e potevano aiutare a migliorare la pasticceria, no? Fosse stato per Gwaine li avrebbero mandati a quel paese i Pendragon, perché come si permettono a entrare nel loro negozio e...

"Zitto."

"Ma non respiro!"

"Sprechi ossigeno."

"Per l'amor del..." Merlin aprì la torta e Percival esce per poter respirare aria non viziata. Sembrava essere stato sul punto di morire soffocato, perché si piegò in avanti e ha piacere nel solo riuscire a respirare. Povero omaccione. "Lo volevi morto?" Merlin e i suoi istinti da medico delle erbe. Bene, mancava solo questo.

"Sta solo esagerando" si giustificò Gwaine, dando una pacca sulle spalle di Percival, che lo fulminò con lo sguardo. E, probabilmente, se avesse avuto un po' più di forza, poca poca, lo avrebbe strozzato con le sue mani. Sembrava un buon piano per non fargli fare lo spogliarello, ora che Gwaine ci pensava. Doveva solo provocarlo un po'.

Aveva proprio bisogno di un barile di birra. Si passa una mano trai capelli e sospira, mentre Percival prende l'ennesimo lungo respiro e Merlin li guarda preoccupato.

Non lo sentono nemmeno il bing! che fa l'ascensore, arrivati al piano desiderato e, quando le porte si aprono, Merlin era chinato su Percival per controllare che non vomitasse e, inutile negarlo, ovviamente anche Gwaine era preoccupato, anche se quei vassoi di pasticcini lo rendevano goffo quasi quanto Merlin e avvicinarsi a Percival era diventato problematico. Giusto un po'. Quindi nessuno di loro si rese conto della Principessina che li guardava, alzando un sopracciglio, con le braccia incrociate, finché lui non si schiarì la gola e Gwaine spinse la torta di Percival fuori dall'ascensore, seguito da Merlin e il suo enorme carrello.

Gwaine aveva progettato di far incontrare quei due -Principessa e Merlin- per settimane e in quel momento era troppo irritato per godersi l'incontro.

In effetti, nessuno proferisce una parola, neanche di scuse, finché Gwaine non dice qualcosa come: "Lui è la damigella d'onore della sposa. Ora scusa, Percival dentro la torta e aprite questa stupida porta."

Decisamente troppo irritato.














Nelle seguenti ore, quelle precedenti all'addio al nubilato, Gwaine si rende conto che Arthur ha un superpotere: rompere le p... scatole, le scatole, voleva dire scatole. Ma Arthur non dava fastidio come una persona normale. È il Re di Rompiscatilandia, ha una tessera grado A++++ da Rompiscatole Professionista, dà lezioni ai novelli rompiscatole. È una palla al piede e ha un'occhio per individuare quello che ha fatto Merlin, nel bene e nel male, che, in un certo senso è addirittura romantico.

Dio, avrebbe tanto voluto non aver portato l'amico.

Ad esempio. Quanti cupcake avrà preparato Merlin? Lui faceva l'impasto seguendo la ricetta e l'impasto era buono -testato da Elyan-, ma messi in forno e glassati? Neanche una dozzina. Arthur prese uno di quella neanche dozzina e dice: "Che strano questo cupcake."

Gwaine si era precipitato a guardare e, no, a lui non sembrava strano sembrava quasi perfetto, uguale a quelli preparati da Percival e... ah. Era leggermente storto. Nel senso, Merlin aveva glassato tutto benissimo, ma la punta della glassa non andava tradizionalmente all'insù, si piegava leggermente a destra o a sinistra, in modo piuttosto grazioso, a dirla tutta, era fatto apposta, forse?

E uno. Ma non se n'era reso conto Gwaine che i cupcake di Merlin erano diversi se ne accorgeva 'sto tipo?

Poi c'era stata la questione dei muffin gonfi, delle torte colorate e dei pasticcini alti. Merlin chiedeva scusa tutte le volte a bassa voce all'amico, mentre Percival chiedeva lamentosamente perché doveva stare rinchiuso nella torta gigante già quattro ore prima l'addio al nubilato, ma Gwaine rispondeva a tutti e due di non preoccuparsi -cosa che faceva preoccupare Percival.

Poi aveva spinto l'amico fuori dall'appartamento di Miss Satana, lasciando un Percival piuttosto confuso, rinchiuso in una torta gigante.











"Lo spogliarellista penso soffra di claustrofobia" commentò Morgana, mangiando con piacere un pasticcino alla frutta. E stava sorridendo in modo sadico, o almeno così potrebbe sembrare. La verità è che chi la conosce bene, come suo fratello, sa benissimo che, no, quello non è il suo sorriso sadico. È quello normale. Quello da Mi sto divertendo tantissimo. Ma che fortuna. "Ma devo dire che il suo lavoro lo sa fare." Appunto.

Arthur si chiese che cosa ci faceva all'addio al nubilato di sua sorella, avrebbe voluto veramente saperlo, e aveva ringraziato il cielo che l'idea di Morgana di portare un alto belloccio in quell'appartamento, distraesse quelle pazze delle colleghe di Morgana da lui. Ma, ancora, lui che ci faceva lì?

"Dai, non fare la ragazzina offesa. Sei la mia damigella d'onore."

Il piano di Arthur era rimanere nell'angoletto a mangiare pasticcini e patatine finché il tutto non fosse finito. Era un piano straordinario e nessuno gli avrebbe messo i bastoni fra le ruote, va bene? "Ti odio."

"Se continui a mangiare così tanto ingrasserai fino a scoppiare. Hai aggiunto un buco a quella cintura?"

"La lavatrice mi restringe tutto!" Scusa debole e già usata. Ma che importa? Arthur non era grasso, no? Né era ingrassato, né sarebbe ingrassato, né...

Morgana afferrò uno di quei cupcake che ad Arthur sembravano essere strani -per l'aspetto, sia chiaro- e lui vorrebbe tanto fermarla. Allungò il braccio e cerca di toglierglielo dalle mani, come un idiota, e Morgana era troppo agile, mosse il braccio verso la sua destra e sorrise, questa volta sì, un sorriso sadico e da A che gioco stiamo giocando? Lo rigirò tra le mani, quel cupcake e le sue labbra rosse lo sfiorarono soltanto. "Ti ho rubato il dolcetto, Arthur?" Lei gioca. Le piace giocare con suo fratello. Le piace sfidarlo.

In effetti, l'espressione imbronciata di Arthur è simile a quella di un bambino a cui hanno rubato un dolcetto. Ma è una cosa stupida, perché quei pasticcini li aveva comprati per sua sorella e voler avere il monopolio su quelli strani è... da gente strana.

"Elena." Cambia argomento e aggrotta le sopracciglia. "Cosa sta cercando di fare Elena al tuo spogliarellista?"

Morgana si girò verso l'enorme salotto e scoppia a ridere. "Sono sempre le più tranquille" commentò. E si porta il cupcake alle labbra. Lo morde e... oh.










La principessina qualcosa di buono fa. Una volta ogni tanto, quando si allineano i pianeti del Sistema Solare e tutte le stelle della galassia. E quindi è lui a riportare a casa Percival, novello spogliarellista di notte e pasticcere di giorno.

Questo perché è quasi mattina e Percival ha rotto la loro macchina. È successo mesi fa, ma è difficile trovare una buona macchina che rimpiazzi nei loro cuori la loro vecchia e orrenda Fiesta.

"Non pensavo fossi ancora sveglio" dice Percival, quando lo vede.

Gwaine non dice niente, si stiracchia e se ne va a dormire.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La Guerra e il Trattato di Pace ***



Note:
Certe cose suonano meglio nella tua testa…






Capitolo Tre





Una settimana prima i Pendragon erano Rapunzel e Quella-Troppo-Bella-Per-Il-Suo-Fidanzato, adesso sono i Due Fratelli Che Chi Se Li Scolla Da Dosso È Bravo -i DFCCSLSDDE... pessimo nel dare nomi, deve migliorare-.

E questa volta Morgana salva un po' Gwaine, che si è andato a nascondere da Merlin perché, a quanto pare Gwaine e Percival hanno litigato e hanno in atto una guerra fredda, a casa, visto che, beh, Gwaine lo aveva detto che compromettere l'etica professionale è male ma Percival non ci crede ancora.

Gwaine stava lì, sbuffando, mentre sistemava un vaso di fiori, e Merlin, che stava annaffiandoli, i fiori, si era girato e aveva detto: "Ti posso fare una domanda?"

E Merlin non era stupido. Qualcosa nel suo tono di voce gli diceva che stava per fargli la domanda e che ancora non era ora. No, ancora no. Mugugna. Merlin apre la bocca e... sbem! La porta si apre.

"Gaius!"

Sembra che Morgana non sia capace di fare un'entrata in scena che non sia plateale. Probabilmente è qualcosa nel suo comportamento da nobile e quel suo sguardo da Sorella di un Principessina. Ma c'è qualcosa di più in lei. Ancora, Gwaine non sa che cosa.

Merlin sobbalza e si gira verso di lei. "No, mi chiamo Merlin" prova, con un sorriso quasi dolce. E si gira verso di lei.

Morgana allora alza un cupcake che aveva in mano, sventolandolo come una bandiera, come se quello fosse un passpartout o un simbolo di riconoscimento -i primi cristiani dovevano sventolare così i pesci, per farsi riconoscere. Pesci morti. Oh, che schifo.- "Gaius" ripete, avvicinandosi al fioraio, che la intravede trai petali di tulipano. "Lo conosci, vero?"

Gwaine sbatte le palpebre, perché, cavolo, allora è vero che i Pendragon sono degli stalker. Come fa a sapere il nome del tutore di Merlin? Non per niente, Gwaine lo sapeva soltanto perché quando aveva conosciuto il ragazzo, con i suoi vecchi libri perennemente in mano e il sogno di diventare medico, beh, lui viveva con il vecchio. A Gwaine nasce un sorriso amaro sulla bocca, al pensiero che ai tempi Merlin era felice, e che non è diventato medico, ma un fioraio, schiavizzato, a volte, da un amico, perché fosse un aiuto-pasticcere. E forse adesso non è poi così felice. "Stalker" cantilena, come se fosse una delle cose più ovvie in questo mondo cantilenare qualcosa di stupido per dimenticare dei pensieri tristi.

Merlin sorride, perché lui sorride sempre quando qualcuno parla di Gaius. "Abbiamo un amico in comune, sembra." Ed è anche riservato sulla sua famiglia. Come sempre.

Morgana sbandiera di nuovo il cupcake e lo sbatte accanto a della lavanda, ma lo fa con delicatezza, mentre punta con un dito Merlin e sorride. "Tutto." Deve essere una delle sue parole preferite, visto che non fa che ripeterlo. "Voglio che i fiori del mio matrimonio vengano curati da te. E ti pagherò quanto vorrai. Ma alla condizione che Gaius venga con te. Ben vestito e pettinato. Dimmi che i capelli se li taglia, quando l'ho conosciuto aveva questi bellissimi capelli che gli ricadevano sulle spalle." Sorride ancora. "Lo voglio al mio matrimonio."

Gwaine e Merlin si scambiano un'occhiata. E la situazione sembra star diventando troppo intima.

"Voglio anche lo spogliarellista al matrimonio" continua Morgana, ridacchiando. "L'ultima volta ha fatto un buon lavoro."

Merlin scoppia a ridere.















Gwaine ha una teoria, di cui non può parlare con Percival, perché lui è stupido e ancora non gli parla, neanche a lavoro, e quindi la pasticcera si vuole licenziare -come sempre-, perché Gwaine la usa come messaggera a lavoro e basta.

Però Gwaine ha una teoria e deve davvero condividerla con qualcuno. Certo non con Percival. Quell'idiota.

Lancelot sfonda il portone e si butta verso di lui, in una corsa disperata verso il salotto, gridando: "Gwaine! Gwaine, cavolo, stai bene?" e sì, forse attirare lì l'amico dicendo di essere caduto dalle scale ed essersi rotto una gamba, mentre stava sanguinando dalla testa era un stata un po' una cattiveria. Ma altrimenti mica avrebbe risposto, quel grandissimo rompiscatole, perché Gwaine, sono un poliziotto, okay? Non ho tempo per le tue stupidaggini!

"Lance!" lo saluta, mettendosi in bocca un cucchiaio di nutella. E Lancelot lo uccide con lo sguardo, perché lui era davvero preoccupato per lui e... almeno stava bene. Almeno quello. Almeno per ora.

"Perché?"

"Ho una teoria." Dà due colpetti al suo posto accanto a sé e si aspetta che Lancelot si sieda accanto a lui e che inizi ad ascoltare, ma l'amico lo guarda male e gli si vede in faccia che lo vuole picchiare, che vuole distruggergli il bel faccino che si ritrova e nascondere il suo corpo in un campo fuori Londra e... "Ho una teoria" ripete Gwaine e aspetta che gli istinti omicidi di Lancelot si calmino, cosa che succede, come sempre.

Lancelot si siede accanto a lui, accarezzandosi la fronte e chiede: "Cosa?" nel modo più sgarbato che conosce -che non è poi così sgarbato. Neanche un "2 rud 4 u", per quello che sapeva Gwaine poteva essere classificato come un: "Dimmi, tesoro, quello che ti fa stare male", ma non dice niente su questo.

Inizia a parlare della sua teoria sui Pendragon. E Lancelot alza gli occhi al cielo ma lo ascolta, perché è troppo gentile per dire che non vuole ascoltarlo e okay, Gwaine sembra star diventando anche matto. O forse no.

Quindi, secondo Gwaine, il punto è questo: Arthur Pendragon è uno stalker con complessi da ciccione, che crede di non poter essere amato per quello che è. In più, continua Gwaine, deve avere qualche conto in sospeso con la famiglia, perché è impossibile pensare che altrimenti, come migliore amica, abbia sua sorella e che il suo migliore amico sia finito con lo sposarsi -per sbaglio?- con sua sorella. E okay, fin qui tutto fila.

Poi c'era ovviamente la questione di Merlin. Merlin, che era una calamita per i casi umani - "Come te?" "Tu pensi di non essere un caso umano, Lance? Serio?"- e che si vede che Arthur aveva fiutato da lontano. C'era questa strana attrazione, che, boh, non sapeva proprio se era bene o male e per chi fosse bene e per chi fosse male. Un altro punto era ovviamente Morgana di per sé, che sembra avere un contatto nel passato di Merlin - "Nessuno parla del passato di Merlin" "Oltre al suo passato, Lance. Ma mi ascolti quando parlo?"-, e che, grazie a questo legame, sta creando un legame nel presente con lui.

Ora. Quello che Gwaine pensa è che anche Morgana si sia resa conto dell'attrazione di suo fratello per Merlin e abbia deciso che, per Arthur, quella sia una cosa buona. E sta iniziando a gettare esche qua e là. Lo invita nel loro appartamento, passa a trovarlo e parlano per ore, e questa cosa che conosce Gaius, bah, questo gli sa di strano.

"Magari le sta simpatico Merlin. Noi non siamo suoi amici proprio per questo?"

"No, no" lo ferma Gwaine, con quel tono di voce che vuol dire Non dire stupidaggini, dai. "Quella ragazza è come una spia russa. Controlla il campo nemico e poi sgancia la bomba."

"La bomba sarebbe questo Arthur?"

"Ti pensavo più sveglio." Scuote la testa e sorride. "Quello che dico è che probabilmente Morgana è dalla nostra parte. Cioè, io stavo abbandonando la missione, perché sono occupato a fare altro, ma se ho un'alleata, allora..."

La porta di casa si apre ed entra Percival con un'espressione buia sul viso. Lancelot gli sorride e lo saluta con la mano, ma Percival non risponde al saluto. Semplicemente guarda Lancelot e Gwaine, la sua espressione diventa un po' più cupa e sbatte la porta dietro di sé, andandosene verso la sua camera.

Gwaine alza gli occhi al cielo, ma non ci sarà nessuna Morgana a salvarlo da La Domanda, nel loro appartamento e Lancelot sembra aver capito tutto. Infatti si gira verso di lui, fa questo sorriso strano e dice: "Vogliamo parlarne?"

Gwaine sospira.













Il discorsetto di Lancelot non cambia niente e dopo una settimana, Gwaine cerca ancora posti in cui nascondersi, per non rimanere solo con Percival e non dover fare quello che Lancelot gli ha detto di fare, perché Lancelot è un saputello del cavolo e pioveranno polipi dal cielo, prima che Gwaine faccia quello che qualcun altro gli ha detto di fare.

E in questo suo lamentarsi, soltanto Merlin lo sopporta, ma Merlin è a un passo così da fare la Domanda e Gwaine non vuole affrontare il discorso una seconda volta.

Quindi, dove si doveva andare a nascondere?

La risposta è ovvia quanto una torta ai gamberetti.

"Cos'hai?" Elyan che vuole parlare di sentimenti fa più paura di un cinghiale in mezzo al nulla. Il fatto che sua sorella, presa a preparare caffè, poco lontano, continui a lanciar loro occhiate, è un chiaro segnale di chi lo abbia mandato lì, ma comunque Gwaine lascia perdere e posa il suo sguardo sull'amico.

"È stupido nascondere la tua felicità ad un amico che ha sofferto tanto? Cioè, mal comune mezzo gaudio, no?"

Elyan scuote la testa e: "Sei stupido" dice. "Non si deve mai nascondere la felicità."

Gwaine alza gli occhi al cielo e, Dio, perché nessuno lo capisce in questo mondo?













"Tre chili" dice un giorno Merlin, trasportando dei fiori nella pasticceria -no, i fiori non sono per la pasticceria, ma li ha chiesti Percival che ne vuole piantare alcuni fuori dalla pasticceria. Dice che Gwaine ha scoperto il suo pollice verde e Gwaine non risponde alla frecciatina, perché, okay, era lui il più infantile dei due: è per questo che non gli parla. "Scommetto che Arthur ingrasserà di almeno tre chili entro una settimana e non entrerà nello smoking da testimone. E questo per colpa tua, Percival."

"È il mio lavoro!"

"Fargli provare pasticcini fino a morire?"

"Così mi offendi." Percival sorride, grattandosi la testa, e poi lo sguardo passa a Gwaine, che li sta studiando, come se fossero degli alieni.

"Tu e la Principessa siete..." inizia senza sapere come finire la frase, guardando verso Merlin che poggia un vaso di menta a terra. Deve avere la faccia da idiota, per come lo guarda l'amico, ma, davvero, riesce solo a boccheggiare. Si vede che, con la faccenda di Lancelot, che sa giocare troppo bene a Cluedo, si è distratto un po' troppo e Morgana ha già messo in atto un piano straordinario. Deve fare una statua a quella ragazza.

"Morgana si rifiuta di preparare il proprio matrimonio, non si sa bene perché." È Percival a salvarlo. "E suo fratello sta cercando di fare il wedding-planner peggio riuscito in questo mondo. Quindi è lui a scegliere dolci e fiori e composizioni. Se fossi stato qui, lo avresti saputo."

Era rimorso quello? Gwaine guarda dall'altra parte e lo ignora. Deve essere lui il più infantile trai due. È una carica alla quale tiene.

"Arthur è un... una testa di fagiolo sfruttatrice. Gwaine fa bene a starne alla larga."

Gwaine e Percival scoppiano a ridere e: "Testa di fagiolo?" chiede Gwaine. "Oh, Merlin, non essere così volgare!"

"Sta zitto e dammi un muffin. Me lo merito."










"Mi parlerai, prima o poi?"

Deve starlo torturando davvero tanto, Percival, con quel silenzio. Che comunque, poteva scegliere un momento migliore per parlare. Perché le persone vogliono sempre parlare durante gli episodi del Doctor Who? Gwaine mugugna.

"Gwaine."

"Percival." Al diavolo, in fondo è una replica. Ma non per questo scioglierà il contatto visivo con la televisione.

"D'ora in poi venderò solo pasticcini."

Gwaine si gratta la testa e abbassa il capo, a disagio. La mano cade fino al collo, e se lo accarezza, per confortarsi un po'. Sa che anche lui ha sbagliato.

"Voglio solo che Merlin non si senta abbandonato anche da noi."

Percival sorride, si avvicina a lui e si siede davanti alla televisione. A volte è così che sistemano le litigate. Per Percival, ormai, è tutto a posto, come dovrebbe essere. "Mi piace guardare gli speciali di Natale a Giugno."

Gwaine sorride di rimando e: "Anche a me."

Era sabato. Sarebbe stato imbarazzante fare un'altra cena non-familiare di domenica col broncio, no?




 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Le missioni fallite e la Cavalleria ***


Io mica mi sto nascondendo. Scrivo solo lentamente… immagino…
 
 
 
 
 
Capitolo 4
 
 
 
 
 
 
Riavere Percival al proprio fianco nella sua battaglia in nome dell'amore è un sollievo, davvero. Perché Gwaine, da solo, non si sarebbe mai presentato davanti casa di Morgana, con solo un cupcake in mano e la paura di star facendo qualcosa di male.
 
Non per niente, Morgana fa paura, con quel suo viso da nobile strega antica, capace di torturarti fino allo sfinimento. Quella Morgana. Gwaine preferirebbe tenersela buona; che giocasse per la loro stessa squadra era un bene. 
 
"Sì." Morgana beve un sorso di vino da una coppa che sembra davvero troppo costosa, annuendo alla teoria di Gwaine, che non ha filtri e che quindi l'ha detta così come l'aveva raccontata a Lancelot. Insultando Arthur in modo così naturale che Percival gli aveva dovuto dare una gomitata alle costole, perché, dai, non puoi parlare così del fratello di qualcuno. "Sì, più o meno, hai capito" dice lei, con calma. "Sarebbe umiliante, per la mia damigella d'onore non venire accompagnata al mio matrimonio, no?" 
 
No, il punto non era questo...
 
"Ma hanno bisogno di una piccolissima spinta. Sono un po' ottusi, poverini." La sposa si gira verso Gwaine e Percival, che, seduti su quel divanetto, sono completamente a loro disagio, con le ginocchia di Percival che arrivano alle orecchie di Gwaine e l'impossibilità di alzarsi senza sembrare dei cavernicoli. Ma non è questo che li preoccupa, no.
 
Morgana sorride. 
 
Ecco cosa li preoccupa: Morgana che sorride. "Quindi che dovremmo fare?" chiede Gwaine.
 
"Spingerli." Se c'è qualcosa di più terrificante di Morgana che sorride è Morgana che ride.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando la strega diceva spingerli, non lo diceva metaforicamente, no, troppo facile così. Veramente troppo facile così. Lei lo diceva letteralmente. Perché, a quanto pare, Gwaine si era distratto troppo, mentre litigava con Percival, e il rapporto di Rapunzel e Eugene -a Morgana i due nomi in codice sono piaciuti- è avanzato in maniera straordinaria.
 
Ricapitoliamo dall'inizio: Arthur è una specie di stalker di Merlin. Merlin è un fioraio. Morgana si sposa e non vuole occuparsi di certi dettagli del matrimonio. Arthur è la damigella d'onore di Morgana. Arthur si occupa delle composizioni floreali e pasticcerali del matrimonio. Merlin è ancora un fioraio e si occupa dei fiori del matrimonio di Morgana, che ha avuto contatti col suo vecchio tutore, del quale Merlin non parla mai. Merlin e Arthur lavorano insieme e si danno grattacapi a vicenda. Merlin chiama Arthur testa di fagiolo. Arthur grida continuamente MERLIN! Stanno quasi sempre insieme ma solo per lavoro e nessuno dei due pensa di dover invitare l'altro a, beh, che ne sa, prendere un caffè. E Gwaine deve spingerli, letteralmente. Mmhm, okay. Manca qualcosa? 
 
"Chi devi spingere, Gwaine?" chiede Merlin, con in mano un pezzo di torta -seriamente, la pasticcera li ucciderà perché stanno sempre a regalare dolci ai loro amici, ma, ehi, possiede qualcosa della pasticceria, lei?-
 
"Nessuno di tua conoscenza" risponde Percival, che guarda verso la vetrina e adocchia Arthur, che cammina, ancora con quello smoking più grande di lui, per la piazza. "Potresti andarmi a prendere la torta gelato? La ragazzina di ieri non è venuta a prendersela e sarebbe una bella cosa venderla."
 
"O mangiarla tutti insieme" grida Merlin, muovendosi verso la cucina. "Tra poco non è il compleanno di Elyan?"
 
"Elyan non si merita torte gelato!" grida Gwaine.
 
E poi, nella pasticceria entra Arthur e no, neanche Arthur merita torte gelato, Merlin. Anche perché abbiamo detto che è ingrassato parecchio, nell'ultimo mese e deve entrare nel suo vestito da damigella, che, a proposito, è rosa? Deve essere che Gwaine deve imparare a chiudere quella bocca che si ritrova, o che il mondo non è ancora pronto alla sua spudorata e stupida sincerità, ma Arthur lo guarda male, e sembra sempre più offeso dalle risate di Merlin, che questa stupida torta gelato mica la trova. 
 
“Io non sono grasso” esordisce la Principessa, con un broncio degno di un bambino. E già sta andando verso Merlin e quella cucina, perché: “Sicuramente se io inizio a cercare la torta la trovo prima di te.”
 
A quel punto Gwaine lancia un'occhiata a Percival che è tutto un discorso per dire che stavano facendo un buon lavoro. Senza neanche doverli spingere. E Percival zitto zitto va verso la porta che collega la cucina e la pasticceria per i clienti e chiude la porta. A chiave. Con due giri di chiave, ma sì. 
 
Si gira verso Gwaine, che alza entrambi i pollici e, mamma mia, potrebbero essere degli agenti dell' FBI, o spie della Corona, perché sono veramente bravi a fare il loro lavoro. 
 
Fanno finta di niente per un po', finché non sono sicuri che Merlin e Arthur inizino a parlare, prima del fatto che sono rinchiusi nella cucina di una pasticceria, poi ad aprirsi i cuori -come il piano di Morgana vuole-, e devono aspettare un bel po', prima che Merlin dica: “Ah-ah. La torta l'ho trovata io!” Seguito da un: “L-la porta. È chiusa. Gwaine!”
 
Gwaine e Percival ridacchiano alle parole di Arthur - “Deve essere perché sei una ragazzina che non riesci ad aprire. Fa provare me.”- e aspettano.
 
Uno, due, tre. 
 
Merlin e Arthur vogliono solo uscire da lì. Ma mica ce la fanno. Certo, la porta è chiusa a chiave. E poi, la voce più temuta nella pasticceria Eira. 
 
Come avevano fatto a dimenticarla?
 
Gwaine prende a sbattere la testa contro il muro e la pasticcera -rompiscatole arrogante che non merita nome, rovinatrice di piani perfetti, nonché mangiatrice di felicità, peggio dei Dissennatori, Jenna- con quel suo vocione da uomo che si ritrova, dice: "Ho le chiavi, calmatevi."
 
Percival pensa molto più velocemente di lui -perché questa è una guerra, fino a prova contraria e non si lasciano feriti nel campo di battaglia. Corre verso di lui, lo solleva come un sacco di patate ed escono dalla pasticceria. Altrimenti come avrebbero giustificato l'assenza del loro aiuto? 
 
Dio. L'imbarazzo del tornare dentro l'Eira non era stato niente in confronto all'imbarazzo di trovarsi davanti a Morgana che faceva loro la ramanzina, perché, ragazzi, seriamente?, dovete imparare ad essere un po' più sottili. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
C'è qualcosa nell'aria che non va.
 
Merlin si gira di scatto e controlla intorno a lui. Ma non c'è nessuno. Beh, a parte Arthur, che continua a brontolare sul fatto che i colori rosso e giallo debbano essere ovunque, senza nessun intervallo, perché Merlin, sono i colori di famiglia. Ma no, non è questo quello che non va, anche perché Merlin ha imparato presto come tenere testa ad Arthur e ignorarlo, mentre dà un'occhiata al giardino scelto da Morgana per il pre-ricevimento. 
 
No, non è quello che non va. 
 
“Che c'è?” sbotta d'un tratto Arthur, mani nelle tasche e una smorfia sul viso. 
 
Merlin assottiglia gli occhi, e guarda verso i cespugli. No, davvero, cosa…?
 
“Perché Gwen e quella bionda stanno in mezzo ai cespugli?”
 
Arthur apre la bocca, per poi richiuderla. Le ha viste, Merlin è sicuro. Sì, sì. Le ha viste. Scuote la testa, però, e dice: “Cosa dici? Stai iniziando ad avere allucinazioni?”
 
Merlin fa schioccare la lingua sul palato. “I quattro chili che hai preso in questi mesi non sono un'allucinazione!”
 
Ops. Arthur sembra incredibilmente offeso, in quel momento. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Hai mai pensato che, forse" inizia uno dei suoi noiosissimi monologhi Lancelot, mordendo una mela e propendendosi verso Gwaine. "Dico forse, non sono poi così sicuro, dovreste lasciare che il tempo faccia il suo corso e lasciarli stare. Per un po'. Dico così, eh."
 
Gwaine sarebbe potuto essere molto meno gentile, rispetto a quel "Umhm" mormorato mentre allungava il collo oltre la spalla dell'amico.
 
“In fondo, se aveste dato loro tempo… probabilmente avrebbero fatto tutto da soli, senza questi stupidi piani. Che sono stupidi.” No, Gwaine non sembrava starlo ad ascoltare. Tanto vale rimarcare. “Stupidi.”
 
"Secondo te, Arthur è più tipo da Biancaneve, o da Mulan?"
 
"Cosa?"
 
"Preferisci la Bella e la Bestia? E Pocahontas." Gwaine smette di allungare il collo e si accascia sul piano di legno, improvvisamente interessato alla sua discussione con Lancelot - come se avesse ascoltato una sola parola di quello che ha detto.
 
Lo sanno tutti che Lancelot parla soltanto perché ha una voce carina. E perché è leggermente narcisista, altrimenti, davvero, perché dovrebbe continuare a parlare? Nessuno lo ascolta.
 
"Nessuno mi ascolta" dice appunto, roteando gli occhi. 
 
"Eh." Gwaine lo punta con l'indice, annuendo velocemente, come se avesse avuto un'improvvisa illuminazione. "Eh! Che ne dici di un pranzo della domenica?"
 
"Gwaine..."
 
"Devo dire a Percival di preparare casa. E devo fare la spesa e..."
 
Lancelot sospira -che altro può fare? Dà la colpa della stupidità dell'amico allo shampoo che gli avevano regalato a Natale. La speranza è l'ultima a morire. Magari, quando finirà quello shampoo, Gwaine diventerà intelligente, si taglierà quei lunghi capelli che si ritrova e inizierà a ragionare come una persona normale. 
 
"... Ricordati anche, che questa settimana tocca a Gwen cucinare. Deve venire prima a casa nostra."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La cena di non-famiglia è veramente imbarazzante, per Merlin, e Gwaine non fa altro che snocciolare aneddoti imbarazzantissimi di quando andava all'università e dice anche una cavolata dietro l'altra e tutti ridono.
 
Merlin vorrebbe morire. E sta chiedendo insistentemente per quale ragione i Pendragon sono seduti intorno al tavolo, uno alla sua destra e l'altra alla sua sinistra, divertiti -certo, divertiamoci a spese del povero Merlin!-, e anche troppo a loro agio. Merlin non vuole essere scortese -non sia mai!-, ma davvero: "Che ci fanno loro qui?" 
 
Morgana ride e Arthur ha quell'espressione da Davvero, Merlin? Hai di nuovo bevuto troppo? 
 
Neanche a dire che lo abbia mai visto bere per davvero, o ubriacarsi per davvero. È, comunque, divertente costatare che nessuno dei due abbia un'espressione offesa, come se stare lì, nella cena di non-famiglia fosse qualcosa a loro dovuto. Ohmmiodio.
 
"Gwen e Morgana sono diventate molto amiche, ultimamente." Forse la smorfia di dolore sul viso di Lancelot mentre dice questa frase -in maniera lenta, molto lenta-, è solo l'immaginazione di Merlin, che vorrebbe veramente avere qualcuno con cui soffrire, in questo momento. Okay.
 
Si gira verso Gwaine, più perché si trova proprio a capo-tavola, accanto a Percival -che avrebbe dovuto avvertirlo, comunque-, che per qualche altro motivo. Percival non coglie la richiesta d'aiuto di Merlin -probabilmente la ignora, perché Merlin conosce Percival e Percival lo ha visto, inutile che adesso punti i suoi occhi sulla bistecca-, ma Gwaine sì. E da bravo amico, sceglie di peggiorare la situazione.
 
“Arthur è più tipo da Il lago dei cigni, o il Fantasma dell'Opera?” chiede, così, dal nulla, mentre Lancelot lascia cadere la forchetta sul piatto e sembra molto stufo delle domande di Gwaine -come se le avesse dovute sopportare per ore, giorni, settimane. 
 
“Il Lago dei cigni, mi sembra ovvio.” Morgana risponde con una calma spettacolare, mentre Arthur si allunga sul piatto di Merlin, per poterle dare uno schiaffetto sulla spalla. “A tredici anni ha pianto, guardandolo a teatro. Ma niente in confronto alla volta in cui ha singhiozzato come una bambina, per giorni, dopo aver visto Romeo e Giulietta.” Ci pensa un po' su -alza i suoi occhioni verso il soffitto- e sorride. “Versione balletto. Ma questo perché ha studiato danza classica fino ai quindici anni.”
 
Oh. Oh no. Gwaine non dirlo. Non ora. Per favore no. Non. Farlo. No!
 
Gwaine sorride. “Sbaglio, o Will ci ha mostrato delle foto di Merlin che interpretava Odette al saggio della sua scuola di danza?” 
 
“Non essere odioso.” Gwen. L'unica amica di cui si era dimenticato e che lo avrebbe sempre salvato. Forse lo sguardo che le dedica è quello più pieno d'amore che qualcuno ha mai dedicato a qualcuno. “Era il Principe. E Hunith era una mamma orgogliosa che ha registrato tutto quanto. Ogni. Singolo. Secondo.”
 
“Avete una cosa in comune” mormora Morgana, sorridendo. “Anche Arthur ha interpretato il Principe del Lago dei Cigni. Dico, quando ha smesso di piagnucolare come una ragazzina per la morte di Odette…”
 
“Si dovrebbero proprio sposare.” Lancelot rotea gli occhi, ma nessuno percepisce il suo sarcasmo -che può essere sintomo di due cose, dicono gli studi: o sono tutti innamorati, o sono tutti tremendamente stupidi. 
 
“Prima la sorellona” ride Morgana, e Merlin deve, di nuovo, tirarsi indietro col busto, perché la donna allunga la mano aperta verso la faccia di Arthur e lo spinge. “Poi mi occuperò dell'entrata in famiglia del mio nuovo fratellino.”
 
“Ovviamente state scherzando” dice Merlin e cala uno strano silenzio sulla stanza. Sembra che tutti sappiano un certo segreto e che non vogliano mettere al corrente Merlin di cosa hanno in mente. Neanche fossero così bravi a mantenere segreti. Merlin inclina la testa. Riprende a mangiare. 
 
Arthur aggrotta le sopracciglia e: “Ovviamente scherzano, Merlin.”
 
Ha la faccia Dobbiamo parlare. Merlin odia il fatto di riconoscerla senza alcuna difficoltà. 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Penso Morgana abbia in mente qualcosa." Forse decidere di parlare in bagno non era stata poi un'idea così fenomenale, ma a Merlin Arthur non dava mai retta, quindi ritrovarsi schiacciati tra la tavoletta del water e la doccia sembrava dover essere il piano migliore nella testa del biondo. Testa di fagliolo. Fortuna che non deve prendere decisioni importanti, altrimenti sarebbe stato causa di parecchie guerre ed incomprensioni. Merlin decide di passare sopra la situazione e portare la sua attenzione su Arthur, seduto sul water con le sopracciglia aggrottate e un broncio in faccia. Era adorabile il fatto che volesse fingere di concentrarsi. Cioè. N-non adorabile! Ehm.
 
"Nah, Morgana non farebbe mai niente alle mie spalle. Forse è un po' strana e quando c'è troppo sole esce di casa con l'ombrello, ma penso ora sia presa dal matrimonio..."
 
"Anche Gwaine ha in mente qualcosa" insiste Merlin, perché è ovvio che, chissà per quale motivo, Gwaine e Morgana hanno deciso di renderli più, beh, intimi. Merlin non è bravo a giocare a Cluedo, ma lo ha capito. Solo, non ha capito il perché di questo piano. Pensa che Gwaine voglia uscire finalmente allo scoperto, insieme a Percival -La Domanda non l'ha fatta al diretto interessato, ma a Lancelot, che i segreti li sa tenere bene, sì, e quindi non ha risposto direttamente, ma Merlin è stupido fino ad un certo punto. Per questo, pensa, magari Gwaine vuole che abbia qualcuno vicino, un amico che possa stargli accanto durante cene, compleanni e futuri eventi sociali. Uno con cui uscire e bersi una birra. O qualcosa del genere. Che mente contorta quella di Gwaine. E non vuole sapere le ragioni di Morgana. "Non so, ho l'impressione che si siano alleati. Sai, la cena..." continua.
 
"Helena e Gwen al parco" annuisce sorprendentemente Arthur. Merlin lo sapeva che le aveva viste!
 
"E la misteriosa scomparsa di Percival e Gwaine all'Eira." 
 
Forse Arthur ha altri esempi, perché apre più volte la bocca e la richiude, come un pesce rosso. Sbatte le palpebre e, finalmente, i suoi occhi si alzano verso quelli di Merlin, con una sfumatura leggermente confusa. "Pensi che loro...?" dice, chiaramente a disagio.
 
I pensieri di Merlin sono volati al fatto che quel water ora sembra un trono. E questo sembra un Consiglio di Guerra. "Almeno adesso sappiamo di doverci difendere." Alza le spalle e Arthur fa una smorfia strana.
 
 
 
 
 
 
 
 
Questa volta, la ramanzina sulla sottigliezza se la becca anche Morgana. Perché, dai, può anche essere che Arthur e Merlin siano ottusi, ma non lo sono così tanto -ma magari li sopravvalutano.
 
Visto che prendersela con la Strega è… mhm… pericoloso? Stupido? Spaventoso? Scegline una, ma, visto che mettersi a fare una ramanzina contro Morgana è quello che è, Percival, dimostrando ancora una volta di essere veloce in quanto a pensieri di guerra, sceglie la tattica di È tutta colpa di Lancelot. 
 
Lancelot non sembra contento, ma quando lo è? 
 
“Cos'avrei fatto?”
 
“Oltre a respirare ed esistere, quella battutona sul matrimonio era fuori luogo.”
 
“Qualcuno qui non conosce il sarcasmo…”
 
"Se t'impegnassi di più durante le missioni, invece di preoccuparti di fare il moralmente elevato..." Morgana scuote la testa e sembra genuinamente delusa dal ragazzo, che sembra sempre più sorpreso, con la bocca aperta e il sopracciglio alzato. "Qui ci vuole la cavalleria."
 
"La cavalleria" ripete Gwaine pensieroso e ha paura, perché Morgana non parla per metafore. Morgana parla solo letteralmente -lui lo sa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Gwaine è di cattivo umore.
 
La giornata è iniziata nel peggiore dei modi e il fatto che Percival ridacchi delle sue sventure è odioso. Perché lui dovrebbe capire, dai! O forse no. A Percival di queste cose non importa, ma a Gwaine sì, quindi, per qualche codice dimenticato dell'Universo, se a Gwaine la cosa importa, a Percival la cosa deve importare. Niente ma, niente se. È come il Io salto, tu salti -forse l'ordine non era proprio quello, ma a chi importa?-. O Finiremo questa cosa come l'abbiamo iniziata: insieme. È così. Percival non può ridere solo perché Gwaine è uscito dalla doccia, bagnato ed imprecando contro il suo coinquilino perché Dove cavolo è finito il mio shampoo?
 
Percival aveva ridacchiato. È finito. Cioè, beh, finito... forse, Lancelot ha deciso di vendicarsi a causa del nonnismo irrazionale che Morgana e Gwaine praticano su di lui -forse-, e forse è andato in bagno con l'intenzione di fargliela pagare in un qualche modo, se non a Morgana, almeno a Gwaine. E Percival lo sa perché sembra stupido, ma non lo è: complotta affinché la sua vita sia il più divertente possibile ed assistere ad una faida tra Gwaine e Lancelot non è solo divertente, è esilarante.
 
Il suo coinquilino -lo stesso che ha i capelli sporchi. Grazie Lance.- non gli darà questa soddisfazione, perché sarà anche il più infantile trai due, ma non è il più stupido. Vuole mantenere una facciata di serena tranquillità. Beh, più o meno. 
 
Quel lunedì mattina i muffin vengono maltrattati e la pasticcera gli grida contro perché sbatte le porte e rischia di distruggere la Ultimate Cake - tre strati di cioccolato per far salire il diabete all'uomo più sano del mondo. Una delizia, che Gwaine e Percival vogliono assaggiare veramente tanto.
 
Viene bandito dalla cucina - "Se toccherà anche soltanto una volta un altro dolce..." "Io ti odio!" "Non toccherà niente, Jenna." "Odio anche te." "Ah-ha."- e schiaffato in negozio, come se il suo malumore potesse essere migliorato dalla presenza di dolci che non può mangiare e la compagnia dei suoi non-più-perfetti capelli. Ma Percival aiuta, con i suoi modi impacciati e la sua pazienza nel sentire i suoi sbuffi -in più, ruba dei pezzi di crostata e torta alle mele, e forse un cavaliere fa questo per strappare sorrisi alle persone.
 
Può essere che quel lunedì stesse migliorando -leggermente, certo.
 
Poi entra Riccio Biondo, sotto braccio con Morgana, che sorride serena. 
 
Non deve neanche presentarlo. Lui è la Cavalleria. 
 
Gwaine lo osserva e il lunedì fa veramente tanto schifo. Alza gli occhi, sbuffa. 
 
La Cavalleria ha dei bellissimi capelli. 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3158426