La nuova assistente bibliotecaria (versione aggiornata)

di LadyDenebola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Nuovo lavoro ***
Capitolo 3: *** Vampiri ***
Capitolo 4: *** Passeggiata con sorpresa ***
Capitolo 5: *** Sulla torre ***
Capitolo 6: *** Halloween ***
Capitolo 7: *** L'insegnante di duello ***
Capitolo 8: *** Il parco ***
Capitolo 9: *** Un capriccio temporaneo ***
Capitolo 10: *** Al momento sbagliato, nel posto sbagliato ***
Capitolo 11: *** I demoni ***
Capitolo 12: *** Un filo difficile da spezzare ***
Capitolo 13: *** L'unica ad averlo scoperto ***
Capitolo 14: *** La sala dei trofei ***



Capitolo 1
*** Ritorno a Hogwarts ***


Nota sul Copyright: Molti dei personaggi e delle ambientazioni sono di proprietà di J. Rowling. Mi scuso con loro per quel che gli farò nel corso della storia.
 
 
RITORNO A HOGWARTS
 
 
 
 
 
"Bentornata a casa, Violet!"
 
A quel pensiero, Violet si guardò intorno con un sorriso a trentadue denti, gli occhi traboccanti di lacrime di gioia. L'immensa Sala d'Ingresso era proprio come la ricordava, con la maestosa scalinata di marmo che aveva percorso chissà quante volte, fino a pochi anni prima.
Lì dov'era lei, davanti il portone di quercia, Violet poteva sentire già il vocio confuso e allegro dalla Sala Grande. Con un tuffo al cuore, si rese conto di esser rimasta imbambolata più tempo del necessario mentre il banchetto d'inizio anno stava per cominciare!
Come scossa da una scarica elettrica, Violet s'affrettò allora a entrare nella grande sala dove i tavoli delle quattro Case già erano carichi dei succulenti manicaretti degli elfi domestici, mentre gli studenti, nelle loro divise nere, correvano su e giù chiamandosi a gran voce e scambiandosi notizie sull'estate appena passata.
A quella vista la ragazza non riuscì a trattenere una lacrima, che si sbrigò ad asciugare: aveva quasi dimenticato quegli istanti di gioia in cui riabbracciava i suoi amici, pronta a un nuovo anno a Hogwarts. E, dopotutto, era stato proprio per tornare a Hogwarts che aveva accettato l’invito della McGranitt di lavorare come assistente bibliotecaria, ora che Madama Pince iniziava ad avvertire i primi acciacchi.
Approfittando della distrazione degli studenti, Violet percorse la Sala Grande e riuscì a raggiungere il tavolo degli insegnanti, dove prese posto – con non poco nervosismo – a una delle estremità, come le era stato indicato dalla Preside, che le scoccò un sorriso d'incoraggiamento.
Gli altri professori la ignorarono quanto gli alunni, impegnati com’erano a scambiarsi racconti della loro estate come tutti in quel momento, ma a Violet non dispiacque essere lasciata a se stessa. Era talmente contenta d’essere tornata a Hogwarts che continuava a guardarsi intorno estasiata, come una matricola. Ben presto, però, la prospettiva del tavolo delle autorità iniziò a disorientarla: vista da lì la Sala Grande sembrava molto più... grande che non dal suo vecchio tavolo dei Serpeverde.
Finalmente cominciò lo Smistamento, che sembrò durare un'eternità per lo stomaco di Violet che stava resistendo su una pizza buttata giù sul treno e ora protestava indignato. Quando il professor Vitious portò via il Cappello Parlante, la McGranitt si alzò in piedi e – come accadeva anni prima con Silente – gli studenti smisero all'istante di parlare.
<< Bentornati a Hogwarts >>esordì la McGranitt. << Prima di iniziare il banchetto, vorrei ricordare a tutti gli oggetti proibiti del signor Gazza... >>
Violet rise tra sé e sé constatando che, nei sette anni in cui era mancata, la vita a Hogwarts non pareva esser cambiata di una virgola, ma dovette tornare ben presto alla realtà. La Preside stava finendo di elencare tutti gli oggetti banditi da Gazza quando un basso mormorio iniziò a diffondersi fra gli studenti, molti dei quali spostarono lo sguardo alla destra della McGranitt. Perplessa, Violet ne seguì la direzione.
Lo vide, ma non riuscì comunque a credere ai propri occhi.
Severus Piton aveva appena preso posto accanto alla preside, i lunghi capelli corvini che gli incorniciavano il volto scarno e la veste – anch'essa nera – impeccabile come ricordava lei.
Notando come ormai tutti fossero più interessati al "nuovo" arrivato che ai 515 oggetti confiscabili di Gazza, la McGranitt si interruppe, si schiarì la voce e annunciò:<< E ora, vorrei chiedervi di dare il bentornato al professor Piton, che ha accettato di riprendere la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure >>
Le parole della McGranitt caddero nel silenzio più assoluto. Poi, come un sol uomo, gli studenti esplosero in un applauso entusiasta, Grifondoro compresi. Violet si unì in ritardo, ancora colpita: aveva seguito le vicende di Piton dopo la fine della guerra, finché, dopo che l’intera comunità magica ne aveva riconosciuto l’innocenza, non si era smesso di parlare di lui. La gioia condivisa da tutte e quattro le Case non era stupefacente, a pensarci bene: quel che non riusciva a spiegarsi era perché Piton avesse deciso di tornare a Hogwarts, aspettando sette anni.
Ma, posando lo sguardo sul suo ex professore, che aveva accolto l’ovazione con la sua proverbiale indifferenza, non poté non sentirsi felice. Dopotutto, era stato il suo Direttore, e non lo vedeva da quando era stata costretta a lasciare la scuola dopo che i Nati Babbani erano diventati i bersagli preferiti dei Carrow.
Durante il banchetto Violet chiacchierò con la Sprite, seduta al suo fianco, cercando di evitare il contatto con i suoi abiti perennemente coperti da macchioline di terriccio, anche se si ritrovò a gettare fin troppo spesso occhiate furtive a Piton. E quasi si strozzò col vino – finalmente s'era liberata del succo di zucca! – quando lo sorprese a guardarla con curiosità.
Piton si era accorto solo in quel momento che al tavolo degli insegnanti c'era un elemento nuovo. Vi aveva fatto ritorno dopo sette anni, e in un primo momento era convinto di aver ritrovato le stesse facce che ricordava finché, guardandosi distrattamente intorno, non aveva notato quella ragazza.
Era molto giovane per gli standard del corpo docenti di Hogwarts, e lì per lì Piton si domandò cosa ci facesse una studentessa seduta al loro tavolo. Aveva capelli castani lisci che le sfioravano le spalle e incorniciavano occhi dello stesso colore. Occhi che sottrassero a quelli di Piton non appena si accorsero d’esser osservati, con una timidezza che lui aveva già visto da qualche parte. Continuò a studiare la nuova arrivata per il resto della cena, ma quella parve non osare più voltarsi verso di lui. E, di colpo, gli tornò in mente una diciassettenne che si guardava intorno sconsolata e spaventata nella Sala d’Ingresso, costretta a lasciare Hogwarts. Come se stesse accadendo di nuovo davanti a sé, Piton ricordò come i loro occhi si fossero incrociati prima che lei distogliesse in fretta i propri e si lasciasse scortare dalla McGranitt nel suo ufficio per prendere la Metropolvere...
<< Violet Rosenao >>gli disse la McGranitt, intercettando il suo sguardo.<< L’ho chiamata perché penso possa darci una mano >>
<< Hai preso un’altra persona e hai richiamato me… spero che tu non abbia dovuto ridurre lo stipendio a qualcuno per mantenerci >>replicò ironicamente lui.<< E cosa insegna la ragazza? >>
<< Non insegna: lavorerà per Madama Pince >>
<< In biblioteca? >>fece Piton, corrugando le sopracciglia. Tornò a guardare Violet, senza comunque dare a vedere la sua perplessità.<< Una cosa che ho sempre detestato sono le energie sprecate >>
<< Concordo: era un’ottima alunna, come forse ricorderai anche tu. Non ai livelli della signorina Granger, naturalmente, ma anche la signorina Rosenao ha un cervello da non buttare. Però ha risposto al nostro annuncio per assistenti bibliotecari, e considerando che era la candidata più giovane ho pensato di scegliere lei: Madama Pince ha bisogno di forze giovani >>
<< Mi sembra un’assurdità >>commentò Piton bevendo un sorso di vino. Gli era venuto un brivido di disgusto al ricordo della Granger e dei suoi amici, ma ora il suo pensiero era maggiormente attratto da quella ragazzina seduta  a qualche posto di distanza da lui. Spiandola con la coda dell’occhio la vide chiacchierare serenamente con la Sprite. A quella vista, sentì qualcosa risvegliarsi un lui: l’anno scolastico era iniziato e tutto faceva presagire che non sarebbe stato granché diverso dai suoi passati 17 anni di insegnamento. Perciò, perché non scoprire qualcosa in più su quella ragazza? Stuzzicare qualcuno che non fosse uno studente o un professore avrebbe potuto spezzare l’inevitabile monotonia che lo aspettava…
La McGranitt fece per aprire bocca, sicuramente per aggiungere qualcos’altro sulla signorina Rosenao, ma Piton la precedette.
<< Non affannarti a darmi altre informazioni, Minerva >>disse con un ghigno.<< Penso che mi informerò dalla diretta interessata, quando ne avrò voglia >>
 
 
 


Angolino dell’autrice: buonsalve a tutti! Era da tanto che pensavo a correggere  questa fanfic che pubblicai già un paio d’anni fa, e finalmente mi sono decisa a rimetterci mano! Se siete interessati trovate la storia completa sul mio profilo (penso di lasciarla disponibile finché non saprò se e con quali ritmi proseguirò con queste correzioni): non cambierò molto, ma mi sono accorta che nell’originale mancano alcuni passaggi, mentre altri sono troppo affrettati.
Intanto, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Andando avanti conosceremo meglio Violet e anche cos’è successo a Piton negli ultimi sette anni, e poi vedremo se e come questi due faranno amicizia. Fatemi sapere cosa ne pensate! ^___^
 

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Capitolo 2
*** Nuovo lavoro ***


 
NUOVO LAVORO


 
 
<< ... E quando qualcuno deve prendere in prestito un libro, devi segnarlo in questo registro, senza dimenticarti del titolo, l'autore, lo scopo della consultazione, il nome e la Casa dello studente... >>
Violet, che si era scollegata dalla realtà già dopo cinque minuti da quando Madama Pince aveva iniziato a darle dritte sul lavoro in biblioteca, fece un salto indietro quando quella posò con grazia elefantiaca un tomo alto almeno quindici centimetri sul tavolo. Violet lo fissò a bocca aperta: già per il solo fatto di essere bassa doveva sedersi su uno sgabello magicamente rialzato, per consultare e scrivere su quel coso avrebbe dovuto improvvisarsi professionista di free-climbing!
<< E ricorda che senza il permesso autenticato di un professore, l'accesso alla Sezione Proibita è severamente proibito! >>
"Ma va?", pensò Violet mordendosi la lingua per non dirlo ad alta voce. Metà delle cose che le aveva detto la Pince le ricordava dai tempi in cui era una studentessa, e l'altra metà era talmente ovvia che a malapena aveva ascoltato.
<< Se è tutto chiaro >>concluse la Pince con un sorriso acido, << puoi cominciare sistemando quei libri, cara >>
Violet annuì con un sospiro. Era il suo primo giorno, e quasi si pentiva di aver osato invadere il regno inviolabile di Madama Pince, che non si preoccupava minimamente di nascondere il proprio disprezzo per quell'assistente, di cui, come ripeteva ogni venti minuti, non aveva affatto bisogno. Ma la ragazza era decisa a ignorarla: avrebbe vissuto a Hogwarts e avuto uno stipendio – certo, una miseria – e le piaceva leggere. Come primo lavoro in attesa di qualcosa di meglio era un buon inizio. Inoltre, ben presto scoprì di riuscire a fare facilmente amicizia con gli studenti: con la prospettiva di dover trascorrere quasi tutto il giorno in mezzo ai libri e con un’unica compagnia la Pince, Violet non tardò nel prestare attenzione alle lamentele dei ragazzi sui professori e la scarsa pazienza della bibliotecaria.
Dopo pranzo Violet stava seduta al banco della biblioteca mentre la Pince vagava dietro chissà quale sperduto scaffale, quando una voce che non sentiva da tempo la fece sobbalzare e quasi cadere dallo sgabello.
<< Rosenao? >>
Violet si rimise in equilibrio e chiuse il libro che stava leggendo per guardare Piton, in piedi davanti a lei che la fissava con la sua vecchia espressione indecifrabile.
<< B-buon pomeriggio >>balbettò Violet. Non si era aspettata di rivederlo così presto dopo il banchetto inaugurale.
Fra la gioia per essere tornata nella sua vecchia scuola e l’inizio del lavoro, Piton le era passato di mente nelle ultime ore, ma ritrovarselo davanti così all’improvviso la spiazzava. Ora che ci pensava, erano anni che non si trovava così vicina al suo ex Direttore: l’ultima volta che l’aveva visto, sette anni prima, era quasi convinta che fosse tornato davvero fra i Mangiamorte. E adesso, nonostante in cuor suo avesse sempre saputo – o, almeno, sperato – che era innocente, non poteva non provare un po’ di imbarazzo.
Un imbarazzo che Piton non contribuì ad alleviare, visto che non pareva avere intenzione di intavolare una vera conversazione. Rimasero semplicemente a fissarsi in un silenzio che si faceva sempre più pesante.
<< Lavori davvero qui, allora? >>le chiese infine Piton, la voce inespressiva come al solito.
<< Sì, sono l'assistente di Madama Pince >>annuì Violet. Si sentì leggermente indispettita. Cosa diamine significava quel “davvero”?
<< Perché? >>
Violet sgranò gli occhi. Che razza di domanda era? Ricordava che Piton non era certo un tipo che amava chiacchierare, ma si era aspettata che sapesse almeno come fare conversazione. Reprimendo un poco elegante “Cosa diavolo intende?”, Violet gli chiese di spiegarsi meglio.
<< Se ricordo bene, sei sempre stata una ragazza brillante, Rosenao, perché perdi il tuo tempo in una biblioteca? >>scandì Piton.<< Non aspiri a nulla di meglio? Eppure, da una Serpeverde mi aspettavo più competitività, una volta uscita da Hogwarts… >>
<< Be', sto ancora cercando un lavoro che possa soddisfarmi davvero >>rispose Violet, sempre più sorpresa.<< Questo posto è perfetto: mentre cerco di meglio, posso unire due mie passioni >>
<< Ovvero cercare libri pieni di polvere per dei ragazzini che a malapena li apriranno? E l’altra passione qual è? >>
<< Intendevo che adoro i libri e Hogwarts >>replicò Violet a denti stretti. Era incredibile come fosse passata dall’imbarazzo all’esasperazione e rabbia nel giro di due minuti. Ricordava quanto Piton amasse stuzzicare gli altri, ma non si sarebbe aspettata un simile trattamento ora che non era più una studentessa. Dovette ricredersi subito, però: il sorrisetto del professore era inequivocabile.
<< La fa ridere? >>non riuscì a trattenersi dal chiedere.
<< Al contrario, è piuttosto triste, ma se vuoi buttare il tuo tempo chiusa qui dentro in attesa di tempi migliori, ti auguro buona fortuna >>commentò sprezzante Piton.
Violet arrossì indignata.
<< E lei, invece? >>sbottò.
Piton alzò un sopracciglio:<< Devo forse render conto delle mie decisioni a te? >>, e poi se ne andò, lasciandola lì impalata a bocca aperta, troppo stupita e arrabbiata per trovare una risposta adeguata. Ma se anche l’avesse trovata subito, Piton non le avrebbe dato il tempo di pronunciarla, tanto fu rapido nel dileguarsi.
 
All'ora di cena Violet era ancora di cattivo umore. Aveva dovuto sopportare le critiche e i commenti tutt'altro che positivi della Pince su come aveva riordinato alcuni volumi, ma quel che era peggio era che stava ancora pensando a Piton. Non si spiegava quella trasformazione: all’epoca in cui frequentava Hogwarts l’aveva sempre trattata con un certo riguardo, come con tutti i Serpeverde . Per quale motivo aveva dovuto denigrarla così? Possibile fosse quello il suo modo per dare il benvenuto ai neo-assunti? Se era questa la spiegazione, allora avrebbe fatto meglio a ignorarla.
Le spalle rivolte con decisione verso Piton, Violet ascoltò a malapena quel che la professoressa Sprite, al suo fianco, le diceva, e solo quando quella tacque si rese conto che stava aspettando una risposta. La ragazza le rivolse uno sguardo vacuo e colpevole, ma la Sprite sorrise comprensiva.
<< Oh, se non vuoi parlarmi di com’è andata oggi non mi offendo >>disse.
<< Ah >>fece Violet, dandosi mentalmente della stupida.<< Il fatto è che non c’è molto di cui parlare. Direi che è andata bene, ho solo dovuto sistemare dei libri e cercarne altri per gli studenti. Nulla di difficile >>
<< Sei rimasta delusa? >>
<< Sapevo che non sarebbe stato un lavoro emozionante, ma per adesso mi accontento >>Violet cercò di sorridere ma in quel mentre lo sguardo le cadde su Piton, molti posti più in là, che si era appena chinato in avanti sul tavolo per avvicinarsi un vassoio di polpette, e la sua espressione si irrigidì.
Quando era tornata a Hogwarts per terminare gli studi, alla fine della guerra, si era posta molte domande sul suo ex professore, domande cui spesso i giornali non davano risposta o, se lo facevano, non era mai esaustiva. Perciò si era ripromessa di chiederglielo direttamente, se mai avesse avuto l’occasione di rincontrarlo, ma dopo l’accoglienza di quella mattina Violet si sentiva scoraggiata. Avrebbe voluto ascoltare dalla sua bocca la verità su quanto era accaduto con Silente e Voldemort, perché, nonostante la cieca convinzione all’epoca che Piton era tornato definitivamente tra i Mangiamorte, lei aveva sempre nutrito una speranza, anche se minima. Forse qualcuno avrebbe potuto pensare che lei non aveva alcun diritto di impicciarsi più di quanto non avessero già fatto i giornalisti, ma Violet doveva sapere: per quanto Piton non si fosse mai sforzato di risultare simpatico agli altri, lei l’aveva sempre ammirato – almeno sul piano professionale ed etico.
Quando andò a dormire era ancora così pensierosa e irritata che, per calmare i nervi, decise di bere una pozione soporifera, che ormai sapeva preparare anche a occhi chiusi, tanto aveva difficoltà ad addormentarsi. Sperò soltanto che non diventasse un'abitudine, a meno che Piton non l'avesse fatta innervosire altre volte. Ma, si disse mentre mandava giù la pozione, avrebbe dovuto in ogni caso imparare a ignorarlo, o a Halloween sarebbe dovuta andare in analisi.
La pozione fece immediatamente effetto. Sotto le coperte come se avesse lavorato per quarantotto ore di fila, tornò improvvisamente a rimuginare alla notte in cui aveva lasciato Hogwarts, e fu con quel pensiero che presto si addormentò.
Era novembre del suo settimo anno. Erano le undici e mezzo di sera, e per i corridoi soffiavano aliti gelidi che facevano accapponare la pelle. Ma non era quello a farla star male. Aveva paura? No. O meglio, non aveva solo paura: sarebbe stata un'incosciente a non essere spaventata.
Violet aspettava nervosamente in cima alle scale che portavano ai sotterranei, il baule con tutte le sue cose accanto a lei. Alla fine era arrivato anche il suo turno. Doveva andarsene. Da quando Silente era morto i Mangiamorte si erano impossessati della scuola, e la vita si era fatta davvero dura per Mezzosangue e Nati Babbani; quelli che non si erano ritirati durante l'estate o che non se ne erano andati subito erano diventati le cavie preferite dai Carrow nelle loro lezioni.
Violet aveva cercato di resistere. Per lei era molto più difficile che per i ragazzi delle altre Case: era una Serpeverde, e i suoi compagni non erano certo famosi per la loro tolleranza. A essere onesti, i suoi amici l'avevano sempre protetta, nessuno di loro l'aveva lasciata sola al suo destino, in quelle settimane. Ma lei ormai era arrivata al limite. Dopo aver scampato per miracolo a una punizione con Alecto Carrow, si era lasciata convincere dalla McGranitt a tornare a casa finché le acque non si fossero calmate.
E così adesso Violet aspettava proprio la McGranitt, in cima alle scale. Continuava a tendere le orecchie nel caso in cui uno dei Carrow le si presentasse davanti e la cruciasse come punizione per averla trovata fuori dal letto a quell'ora. Come era successo anche con gli altri ragazzi che si erano ritirati, anche la partenza di Violet doveva avvenire in segreto.
"Sembra che debba evadere" pensò lei con amarezza. Non era giusto! Hogwarts era stata la sua casa per tutti quegli anni, e vedere che i professori non potevano far nient’altro per proteggerli era frustante. Ma quel che la turbava più di ogni altra cosa era la passività di Piton. "Non dovrei lamentarmi poi così tanto. È lui a comandare adesso, e subito sopra Piton c'è Voldemort. Sono stata fortunata a non esser diventata anche un suo bersaglio!"
Un rumore di passi provenienti dal basso la atterrì, rompendo il flusso dei suoi pensieri. A quell'ora soltanto i professori potevano andare in giro, e dai sotterranei non poteva che emergere un solo professore. Violet cercò di restare calma mentre Piton emergeva dal buio e si bloccava, palesemente sconcertato nel trovarla lì. Ma quando i suoi occhi si posarono sul baule, sul suo volto balenò un lampo di comprensione.
Violet tenne lo sguardo fisso a terra. Quasi tutti i Serpeverde erano convinti che Piton era tornato a essere un Mangiamorte devoto, ma lei ancora non riusciva a capacitarsene. Aveva sempre creduto che Piton si sarebbe schierato dalla parte dei buoni, e una parte di lei ne era ancora convinta perfino in quei frangenti. Anche se, col senno di poi Violet capì d’esser stata talmente disperata che il suo era solo un tentativo di autoconvincimento, perché in fondo al cuore aveva ceduto a quello che i Grifondoro continuavano a ripetere sul suo Direttore, e cioè che era tornato definitivamente a servire Voldemort.
Piton comunque era rimasto lì, a fissarla impalato. Violet, non osando aprir bocca, si scansò di più come se fino a quel momento gli avesse impedito di passare. Per fortuna la McGranitt si decise ad arrivare interrompendo il loro imbarazzo, e Violet si azzardò finalmente a lanciare un'occhiata a Piton. Lui la stava ancora osservando. Aveva un'espressione strana, come se stesse cercando di rimanere impassibile, ma c'era qualcosa nel suo sguardo che – possibile? – sembrava dispiacere e rabbia. Violet non si soffermò a lungo su quei pensieri: come se l’avessero ustionata, distolse in fretta gli occhi da quelli neri di Piton. L'avevano sempre affascinata, ma in quel momento riuscirono solo ad aumentare la sua paura.
La McGranitt mormorò qualcosa, e Piton annuì, sempre in silenzio. Violet si lasciò accompagnare dall'anziana professoressa che continuava a ripeterle parole di conforto, anche se la sua voce tremava.
Arrivate nel suo ufficio, la McGranitt fece entrare Violet nel caminetto spento e le porse un barattolo dove c'era ancora qualche manciata di Polvere Volante.
<< Abbi cura di te, Rosenao >>sussurrò la McGranitt.
Violet fece un cenno con la testa, incapace di parlare. Stava lasciando Hogwarts, e forse per sempre, senza aver potuto rivedere tutti i luoghi che le erano diventati così familiari in quegli anni...
<< Professoressa, quando combatterete contro di lui... >>cominciò, ma la McGranitt scosse la testa con impazienza.
<< Non devi preoccuparti di questo. Limita i contatti col mondo magico, o tu e la tua famiglia verrete raggiunti prima di quanto pensi. Quando sarà tutto finito, gli studenti potranno ritornare, ma prima d’allora tieni un profilo basso >>
Violet capì che era inutile continuare a discutere. La McGranitt la guardava con insistenza, e lei alla fine lasciò cadere un pugno di polvere ai suoi piedi, urlando l'indirizzo di casa. Immediatamente, fiamme verdi la avvolsero con un ululato spaventoso, e lei fu risucchiata lontano dall'ufficio della McGranitt.
 

 


Angolino dell’autrice: rieccomi qui! Non si può dire che il primo giorno di lavoro per Violet sia stato così tranquillo, ma sappiamo che Piton, se ci si mette, adora punzecchiare gli altri. Cosa ve ne sembra del loro primo incontro? Deludente? Irritante? Sì, siamo appena agli inizi, ma ci serve tempo prima di assistere a un vero confronto fra questi due. Però, considerando che ho unito due capitoli della fanfic originale, potremmo arrivarci prima di quanto pensassi! Eccellente(cit.)!
Spero che fin qui la storia vi sembri interessante, io comunque continuerò a migliorarla fino all’ultimo capitolo. A presto! ^___^

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Capitolo 3
*** Vampiri ***


VAMPIRI
 
 
 
<< In ritardo di dodici minuti, Rosenao >>fu il buongiorno di Madama Pince. Se non avesse ostentato un sorriso velenoso, quel suo tono falsamente bonario sarebbe stato convincente.
<< Non succederà più >>bofonchiò Violet prendendo posto sullo sgabello che fluttuava dolcemente a mezz'aria. Aveva due belle borse sotto gli occhi che neanche il trucco magico riusciva a nascondere e l'aria più stravolta di chi si prepara agli esami MAGO.
<< Oh no, cara, devi riporre i testi che sono stati restituiti >>aggiunse la Pince non appena Violet si fu messa comoda.
Solo allora la ragazza si accorse della decina di libri – tutti molto voluminosi – impilati alla sua sinistra: erano talmente alti che all'inizio li aveva scambiati per una specie di colonna. Madama Pince la osservava ancora sorridendo.
"Ti piacerebbe vedermi rinunciare già al secondo giorno, vero?" pensò Violet con una fitta di rancore, ma, se possibile, riuscì a sfoggiare un sorriso ancora più falso della Pince e, estratta la bacchetta, fece levitare i libri davanti a sé.
Il problema era che, come avrebbe dovuto immaginare, ciascun libro andava sistemato in una parte diversa della biblioteca. E la biblioteca di Hogwarts non era di certo come quelle babbane. Aveva schiere e schiere di scaffali alti fino al soffitto, corridoi di libri che si incontravano e incrociavano formando un vero labirinto… e poi c'era la minaccia costante di incappare nella Pince. A ogni angolo era difficile non avere la sensazione di vederla sbucare all’improvviso, con quell'aria da avvoltoio, pronta a fare un interrogatorio al malcapitato di turno sul perché e il percome stava girovagando là dentro, come se fosse innaturale per uno studente fare delle ricerche in biblioteca.
Violet cercò di impiegare tutto il tempo che poteva per riporre i volumi, purché fosse rimasta lontana dal suo simpatico capo. Era così stanca che non avrebbe sopportato molte frecciatine, quel giorno. Nonostante i suoi sforzi, però, alla fine trovò anche il ripiano dell'ultimo libro che, guarda caso, era proprio quello in cima, a pochi centimetri dal soffitto. Sospirando, Violet strinse il volume – un vecchio libro di Rune – sotto il braccio e iniziò ad arrampicarsi con la mano libera sulla scala accostata agli scaffali, cercando di ignorarne il traballio minaccioso.
<< Ehi, la Pince mi ha detto che il vocabolario di Rune Antiche sta da queste parti >>esclamò una voce squillante sotto di lei.
Violet abbassò lo sguardo e da sopra la spalla vide, quasi due metri più in basso, una ragazza riccia osservarla con impazienza. Cercando di non far caso alla mano che iniziava a sudare sotto il peso del libro e all’altra che tremava per lo sforzo di reggersi a quella vecchia scala, Violet sporse appena il capo per leggere i titoli dei libri attorno a lei.
<< Ma non poteva venire lei, visto che ho da fare? >>sbuffò senza riuscire a trattenersi.
La riccia alzò le spalle.
<< Ha detto che le assistenti devono essere pronte a rispondere a qualsiasi richiesta >>disse, << e che in questo modo ti saresti ricordata meglio dove stanno tutti i libri >>
<< Oh, certo, infatti non avevo notato quella targhetta dove c'è scritto a caratteri cubitali “Sezione di Rune Antiche"! >>esclamò sarcastica Violet, ma si interruppe: aveva individuato un volume gigantesco che aveva tutta l'aria di essere un dizionario. Con un leggero colpetto di nocche, ordinò alla scala di spostarsi in quella direzione, ma quella si mosse con tanta rapidità da urtare contro il piede della studentessa, troppo vicina agli scaffali. L'urto in sé non fu violento,  ma Violet, che già faticava a tenersi in equilibrio su due pioli, con il libro che iniziava a scivolarle da sotto il braccio, quando arrivò lo scossone non riuscì a trattenerlo. Il volume le scivolò tra le dita e lei, nel tentativo di riprenderlo, si sbilanciò verso il basso, trascinandosi dietro tutta la scala.
La studentessa urlò per il dolore e la paura e balzò via per non lasciarsi travolgere, ma Violet la vide appena:  pronta all'impatto col pavimento, l’unica cosa che le venne in mente di fare fu serrare gli occhi. Udì la scala cadere con un rumore scricchiolante di legno spezzato ed ebbe l’impressione di udire anche uno sbuffo spazientito. Ma lei ancora non si era schiantata.
Perplessa, la ragazza riaprì gli occhi e quasi urlò per la sorpresa. Galleggiava a pochi centimetri dal pavimento di pietra: i capelli che le cadevano davanti al viso le impedivano di vedere altro. Posò le mani a terra e si rialzò, e il suo stupore aumentò quando vide davanti a sé Piton.
<< Ti sei fatta male? >>le domandò lui, la bacchetta ancora in mano.
Violet scosse la testa, mormorando un ringraziamento e sentendosi incredibilmente sciocca. Era certa che in quel momento la biblioteca pullulasse di studenti di ogni età ed esperienza, eppure l’unico che era accorso era Piton, l’ultima persona che Violet si sarebbe aspettata di trovare lì dentro.
Ostentando un’aria completamente indifferente, Piton riparò la scala e la fece tornare al suo posto con un altro gesto della bacchetta, e in quel momento sopraggiunse anche Madama Pince, accompagnata dalla ragazza riccia.
Seguì un istante di silenzio in cui la bibliotecaria cercò di capire cosa fosse accaduto, poiché non era rimasta alcuna traccia della caduta di Violet, ma poi il suo sguardo fu catturato da qualcosa a pochi centimetri dalla ragazza, e un verso di isterica disperazione le fuggì dalle labbra.
Anche Violet guardò, e il sangue le si ghiacciò nelle vene: il libro che doveva rimettere a posto giaceva sul pavimento, spaginato e con la rilegatura strappata via. Adesso era nei guai, Violet ne era consapevole, e quasi rimpiangeva che Piton l’aveva salvata. La Pince la guardava con furia omicida, come se le avessero rapito il suo unico figlio. Raccolse il libro e lo accarezzò mentre gli occhi, ancora puntati sulla sua assistente, si riempivano di lacrime.
<< Incosciente! Irrispettosa! Vandala! >>urlò.
<< Ma basta un colpo di bacchetta >>protestò Violet, riprendendosi. Iniziava ad averne abbastanza di tutte quelle scenate. Inoltre, Piton era ancora lì e, anche se gli dava le spalle, Violet poteva immaginarsi la sua espressione divertita. Quasi quasi veniva a lei da piangere.
Nella speranza di calmare Madama Pince, estrasse la bacchetta e la puntò contro il libro, ma la donna fraintese il gesto e, strabuzzando gli occhi, balzò indietro come se Violet avesse voluto dargli il colpo di grazia.
<< Cosa vuoi fare, vandala? Questo è un libro antico! >>urlò.<< Sapevo che in mano a un'inesperta non era al sicuro, sapevo che non eri portata per un compito del genere... La gente pensa sempre che ci vuole poco a gestire una biblioteca, ma non sa che servono attenzione e serietà! E tu non hai nessuna delle due! Stasera stessa andrò dalla Preside per farti rimuovere! Se non sei capace, non posso rischiare di tenerti qui a danneggiare i miei libri! >>
<< E' stato il mio primo errore! >>ribatté Violet, indignata. << E se era così convinta che non fossi in grado di rimettere a posto quel suo bel libro, allora avrebbe dovuto farlo da sola! >>aggiunse alzando la voce.
La Pince sbiancò: sembrava un vero avvoltoio pronto a tirar fuori gli artigli. Era fatta: Violet poteva anche dire addio al suo nuovo lavoro dopo neanche quarantotto ore...
<< La signorina Rosenao ha fatto del suo meglio per salvare quel libro, Pince >>
Violet si voltò di scatto, incerta di aver sentito bene. Piton non era per nulla divertito dalle sue disgrazie, anzi, guardava la Pince con espressione più seria del solito.
<< È perfino caduta da una considerevole altezza pur di non rovinarlo >>continuò.<< Se mi permette, ci penserò io a sistemarlo, ma mi ci vorranno alcuni giorni per farlo tornare come prima: un volume tanto antico non può essere risistemato con  un qualsiasi Incantesimo Riparatore  >>
La Pince ci pensò su per alcuni secondi, e alla fine, con un gesto seccato, consegnò il libro a Piton. Poi si allontanò borbottando contro gli studenti e gli assistenti incapaci. La ragazza riccia, che si era tenuta cautamente in disparte fino a quel momento, azzardò un passo avanti, e Violet si affrettò ad Appellare il dizionario che aveva causato tutto quel trambusto e la mandò via.
Fu solo allora che rimase da sola con Piton.
<< Grazie >>mormorò per la seconda volta, senza guardarlo.
<< Figurati >>replicò secco lui.<< Niente male, come esordio. Non avrei mai immaginato che lavorare come assistente bibliotecaria comportasse tanti rischi >>
Violet arrossì dalla vergogna ma, anziché rispondere a tono, questa volta preferì cambiare subito discorso.
<< Non pensavo frequentasse la biblioteca >>
<< Mi hai preso per un ignorante? Anch’io ho bisogno di consultare i volumi che si trovano qua dentro. Anzi, perché non cogli l’occasione per dimostrarmi che sai lavorare senza combinare disastri? Saresti in grado di trovarmi un libro di pozioni di terza classe senza far crollare la biblioteca? >>
<< Pensavo avesse visto anche lei che si è trattato di un incidente >>esclamò Violet addentrandosi nel reparto di Pozioni.
Per fortuna, quando era ancora una studentessa passava pomeriggi interi in biblioteca, tanto da ricordare ancora alla perfezione dove si trovava ogni singolo reparto, senza aver bisogno delle indicazioni della Pince. Nel giro di pochi minuti consegnò a Piton il testo che cercava.
<< Avevo capito che era tornato a insegnare Difesa contro le Arti Oscure >>osservò all'improvviso Violet mentre tornavano al banco e lei segnava, sotto lo sguardo ancora inviperito della bibliotecaria, tutti i dati del libro in prestito.
<< Avevi capito bene >>
<< E allora a cosa le serve? >>
Piton alzò un sopracciglio: chiaramente non si era aspettato quella domanda, ma Violet s’affrettò a spiegare, indicando il registro:<< Devo registrarlo qui sopra >>
<< Madama Chips mi ha chiesto di prepararle delle pozioni curative complesse, e qui dentro sono contenute tutte le indicazioni >>rispose allora Piton. Gettò un'occhiata alla bibliotecaria, che stava tornando a pattugliare i corridoi, e chiese:<< Ami a tal punto questa scuola da sopportare un lavoro del genere? >>
Violet alzò lo sguardo sorpresa e un po’ esasperata. Ma perché era così fissato?!
<< Quando ho finito gli studi sentivo di non essere ancora pronta a lasciare definitivamente Hogwarts >>decise di spiegare, << né sapevo cosa volessi fare nella mia vita, così mi sono informata e ho saputo che la preside cercava un'assistente per la Pince. Non è una gran cosa, lo so, ma è un lavoro tranquillo che mi permette di stare ancora un po' di tempo a Hogwarts e intanto di capire qual è la mia strada >>
Violet cercò di mantenere il suo sorriso impassibile di fronte all'espressione di Piton anche se aveva il sospetto che la spiegazione, anziché farla apparire come una assennata che preferiva decidere con calma, lo avesse convinto di avere davanti una ragazzina ancora molto, molto sentimentale.
<< Se ne sei convinta tu >>commentò alla fine il professore.<< Detesto ripetermi, ma da te mi sarei aspettato qualcosa di meglio che passare le giornate a riordinare scaffali e rischiare l’osso del collo per prendere un dizionario >>
<< Be’, mi dispiace averla delusa >>sbottò arrabbiata Violet.
Piton si limitò ad arricciare gli angoli della bocca – una sua caratteristica che Violet aveva sempre mal sopportato – prima di girare sui tacchi senza aggiungere un’altra parola.
Reprimendo il vago impulso di corrergli dietro e urlargli di lasciarla in pace, Violet iniziò a chiedersi seriamente se il morso di Nagini e la convalescenza non l’avessero, in realtà, fatto impazzire. Ammesso che Piton fosse mai stato completamente normale.
 
***
 
 
Dopo quel giorno, tuttavia, Violet non ebbe altre occasioni per parlare con Piton, né, a dire la verità, nessuno dei due sembrava ricercarle. Violet ogni tanto lo sorprendeva a sbirciarla durante i pasti, con la solita espressione indecifrabile, ma il contatto durava solo un battito di ciglia prima che Piton tornasse a mangiare o scrutare l’intera sala. La ragazza non sapeva proprio cosa pensare. Era ormai certa di non avergli fatto una buona impressione, altrimenti quale altro motivo avrebbe dovuto avere Piton per ignorarla quando con gli altri insegnanti aveva un atteggiamento più civile?
Quella situazione iniziava a scoraggiarla: più di una volta Violet aveva cercato di accontentarsi della gentilezza degli altri professori, eppure proprio l’indifferenza di Piton la faceva sentire incompleta. Tutta quell’ossessione era assurda, eppure sapere che Piton si era fatto un’idea sbagliata su di lei non le dava pace.
<< Dove sono i manuali di Incantesimi che avevo poggiato qui? >>sbottò Madama Pince strappandola ai suoi pensieri.
Violet la fissò imbambolata per qualche secondo, prima di capire e risponderle con freddezza:<< Li ha portati con lei mentre andava a cercare l'Enciclopedia sui Vampiri >>
La Pince sbuffò incollerita.
<< Enciclopedia che tra l'altro non si trova al suo posto! Ed è già richiesta da quindici studenti! Cara >>aggiunse con quel sorriso falso che era ormai diventato una routine, << cerca nel registro chi è stato l'ultimo a prenderla, di sicuro ce l'ha ancora lui >>
Non appena si fu allontanata per riprendere i manuali di Incantesimi Violet le fece una linguaccia e iniziò a sfogliare il registro, di nuovo pensierosa. A Difesa Contro le Arti Oscure erano già arrivati ai vampiri... con un sorriso triste ripensò a quando, sette anni prima, fra i Babbani c'erano stati misteriosi casi d'omicidio e qualcuno alla Gazzetta del Profeta aveva ipotizzato si trattasse di vampiri. All’epoca non aveva potuto fare a meno di temere per la sua famiglia, ma fortunatamente nessuno di loro aveva rischiato di incappare in un vampiro, buono o cattivo che fosse.
<< Alyssa Potier >>lesse infine, bloccandosi su una pagina del registro. Era lei la ragazza a non aver ancora restituito l'Enciclopedia. << Serpeverde del settimo anno. Bene, adesso dovrò anche andare a cercarla! >>Fece per scendere dallo sgabello ma s'arrestò di colpo.
Piton era appena entrato in biblioteca. Con passo deciso, le si avvicinò porgendole un vecchio libro che Violet riconobbe all'istante.
<< Come nuovo >>disse. << Avrei potuto sistemarlo anche prima, ma sono stato rallentato da alcuni test che ho dovuto correggere >>. Alzò le sopracciglia in un gesto di disappunto. << Pensavo che gli studenti fossero più interessati alla Difesa dalle Arti Oscure che alle Pozioni, eppure ho riscontrato in loro un’eguale indifferenza >>
<< Era un test sui vampiri? >>azzardò Violet.
<< No, quello è fissato per la prossima settimana. Sono proprio curioso di sapere cosa ci scriveranno >>sospirò Piton senza nascondere una nota rassegnata nella voce.
<< Sì, stanno tutti cercando l'Enciclopedia sui Vampiri che, a proposito, è in mano a una studentessa Serpeverde >>Violet esitò, colta da un’improvvisa ispirazione. << Professore, non potrebbe chiedere a quella ragazza di riportarla in biblioteca? >>
Piton la fissò incredulo prima di sbottare con freddezza: << Rosenao, non sono affari miei se uno studente trattiene più del dovuto un vostro libro >>
<< Pensavo solo che avesse più occasioni di me di vederla. A lezione >>aggiunse Violet in fretta, sentendosi incenerire dallo sguardo di Piton.
<< Se è tanto importante va' a cercarla, Rosenao: sei tu quella con l’autorità di pretendere indietro un libro della biblioteca. Dovresti ricordare la strada per i dormitori di Serpeverde, no? >>
<< Certamente >>sospirò Violet, e così mezz'ora più tardi si ritrovò a scendere fino ai sotterranei. Per quanto fosse stata una Serpeverde non le era mai piaciuto starsene là sotto: le aveva sempre dato l'impressione di trovarsi in trappola così che, ricordava, il più delle volte passava il suo tempo libero nel parco o in giro per il castello.
Arrivata davanti al muro di pietra spoglio che era l'entrata della sua vecchia Sala Comune, però, fu riportata bruscamente alla realtà da un piccolo dettaglio: non conosceva la parola d'ordine.
"Che cavolo! Avrei anche potuto chiederla a Piton, già che c’ero!" pensò furiosa.
L’unica soluzione era tirare a indovinare, si disse sconsolata. Iniziò a camminare avanti e indietro sparando parole a casaccio, di quelle che potevano funzionare solo per la sua ex Sala Comune.
<< Salazar... Purosangue... Marchio Nero... Superbia... Fieri-di-non-essere-Tassorosso...  no, eh? >>Violet ci pensò un po' su. Era sicura che le altre Case avevano parole d'ordine più semplici, sul genere "Pace e amore con tutti" per Tassorosso, "Sapere è potere" per Corvonero e il nome di qualche liquore per Grifondoro, considerando quanto piaceva alla Signora Grassa alzare il gomito. Ammise di essere un po’ ingiusta, ma, a pensarci bene, anche le parole d’ordine della sue vecchia Casa erano abbastanza prevedibili.
<< E dai! >>esclamò infine, spazientita, al muro. << Anni fa erano davvero semplici! Vediamo… Buio...  Orgoglio... no? Ehm, Voldemort? >>aggiunse speranzosa, ma una voce inaspettata alle sue spalle la fece sobbalzare spaventata.
<< Cos’hai detto?! >>
Violet si voltò. Un ragazzo comparso dal nulla la stava fissando con gli occhi sgranati. Era davvero giovane, non doveva avere neanche vent'anni, ed era alto, molto alto, con i capelli biondi che gli sfioravano le spalle.
<< Perché hai pronunciato quel nome? >>esclamò lui.
<< Io... be', non ha importanza >>borbottò Violet, imbarazzata. << Sei un Serpeverde, vero? Potresti dirmi la parola d'ordine? >>
<< Non ci penso nemmeno! >>replicò sdegnoso il ragazzo, incrociando le braccia. << Chi accidenti sei, tu? >>
<< Violet Rosenao, l'assistente di Madama Pince. Sto cercando una ragazza di Serpeverde, mi deve ancora restituire un libro >>rispose Violet, irritata dal suo tono.
Il ragazzo la studiò in silenzio col tipico cipiglio Serpeverde, anche se era ancora piuttosto pallido a causa del nome di Voldemort. Violet sospirò: a quanto pareva, la gente ancora lo temeva.
<< Chi è questa ragazza? Posso portartelo io, il libro >>
<< Alyssa Potier. La conosci, almeno? >>
Il ragazzo annuì con un sospiro e le ordinò di coprirsi le orecchie con le mani perché non sentisse la parola d'ordine, e tornò due minuti più tardi con l'Enciclopedia sui Vampiri.
<< Quanta segretezza >>commentò Violet. << Anch'io ero una Serpeverde, sai? >>
<< Già, magari di quelli che si sono rifiutati di difendere Hogwarts durante la guerra >>sbottò il ragazzo, e se ne andò senza neanche aggiungere altro.
Basita, Violet decise di allontanarsi in fretta: aveva la sensazione che negli ultimi tempi l’aria dei sotterranei non facesse granché bene ai suoi abitanti. Aveva però appena messo piede nella Sala d'Ingresso già illuminata dalle candele fluttuanti che si sentì chiamare. Una ragazza con lunghi boccoli scuri e gli occhi truccati pesantemente la raggiunse di corsa.
<< Quell'Enciclopedia mi serve >>disse senza preamboli.
<< Alyssa Potier? >>Violet ricambiò lo sguardo diffidente. << Non sai che dopo trenta giorni bisogna restituire i libri? >>
<< Ma io non l'ho ancora consultato tutto >>
<< Serve anche agli altri >>tagliò corto Violet,  ma Alyssa la trattenne per la camicetta.
<< Mi serve ancora >>ripeté. Non la stava pregando: la sua era una pretesa bella e buona.
"La tipica Serpeverde viziata da mamma e papà" pensò Violet con disprezzo.
<< È la regola >>disse liberandosi dalla sua presa.
Ma Alyssa parve infischiarsene: sfoderò la bacchetta e urlò: << Accio! >> e l'Enciclopedia le volò tra le mani.
Furiosa, Violet estrasse la sua, di bacchetta, ma esitò: non poteva attaccare una studentessa, o avrebbe anche potuto dire davvero addio al lavoro... 
Alyssa sembrò cogliere i suoi pensieri perché sorrise trionfante e fece per tornare indietro, ma a quella vista Violet si indispettì ancor di più e, mandando al diavolo le regole e la prudenza, richiamò a sé il libro. Alyssa si voltò di scatto, chiaramente pronta a un duello, ma lei la prevenne agitando minacciosa la bacchetta: << Non provare a recuperarlo. Conosco più maledizioni di te >>
Alyssa la guardò con odio, ma decise di andarsene senza opporre resistenza. Con enorme soddisfazione, Violet riconsegnò l'Enciclopedia a Madama Pince, ignorando le sue lamentele sul tempo che aveva impiegato per riprenderla: tutto quell'interesse per i vampiri aveva incuriosito Violet, perciò decise di cercare qualche lettura. Dopo cena, sdraiata sul suo letto davanti a un fuoco scoppiettante, sfogliò A cena con i vampiri, Fratelli di sangue e altri libri sul genere. I vampiri erano gli unici esseri magici a non averla mai interessata molto, e infatti scoprì di non ricordare praticamente niente su di loro.
Aveva iniziato a leggere da poco quando bussarono alla sua porta. Con orrore, si ritrovò davanti Alyssa accompagnata da un Piton straordinariamente scocciato.
<< Posso esservi utile? >>riuscì a dire Violet, appena superato lo sconcerto.
<< La signorina mi ha sottratto il libro che stavo usando per prepararmi al suo test, professore >>esordì Alyssa senza staccare gli occhi da lei.
Violet arrossì e spostò lo sguardo su Piton, che ricambiò con crescente antipatia, aumentando l'imbarazzo della ragazza, che solo allora si accorse di indossare una semplice vestaglia da notte che le sfiorava appena le ginocchia.
<< La signorina Potier aveva superato i giorni a disposizione per leggere quel libro >>replicò con una voce che si augurò suonasse ferma e professionale. << Quel testo serve anche ad altri ragazzi, e lei non ha alcun diritto di pretenderlo ancora senza una richiesta specifica in biblioteca. È la regola >>
<< Lo so >>rispose Piton. Guardò Alyssa, che si era fatta livida e lo fissava come se l'avesse tradita. << La signorina Potier, spesso, vuole sentirsi ripetere le cose all'infinito, finché non accetta la sconfitta >>
Alyssa fissò entrambi con odio, ma sotto lo sguardo di Piton preferì non controbattere e andarsene. Piton tornò a Violet, il volto un po' più rilassato.
<< Non volevo disturbarti, ma Potier sa essere davvero insopportabile quando insiste. Ho accettato di accompagnarla perché sapevo che se avesse fatto una brutta figura davanti a me avrebbe lasciato perdere >>spiegò.
<< Non avrei mai detto che lei si sarebbe piegato a uno studente, per quanto possa essere petulante  >>Le parole le sfuggirono dalle labbra prima ancora che Violet se ne fosse resa conto. Impallidendo, guardò Piton, che aveva l’aria di chi ha ricevuto un colpo in testa, e si affrettò a sciorinare una serie di scuse, ma parlò talmente in fretta che furono incomprensibili.
<< È un metodo drastico che si rivela utile con molti ragazzini arroganti >>rispose Piton, sordo alle sue parole e con tono mortifero.<< Vedrai che dopo oggi Potier non mi importunerà più. Quanto a te, Rosenao, non ricordo di averti mai concesso molta confidenza >>
Violet chinò la testa: preferì tacere piuttosto che compromettersi ulteriormente. Seguì un lungo silenzio, poi Piton chiese, con voce leggermente più rilassata:<< Stavi dormendo? >>
Violet rialzò lo sguardo, e si accorse che il professore la fissava con una strana espressione: automaticamente, lei si strinse di più nella vestaglia, nonostante fosse già interamente coperta.
<< Oh. No, leggevo... ehm, un libro sui vampiri >>
<< Non sapevo ti interessassero >>ribatté Piton sorpreso.
<< È solo per curiosità. Sa, ultimamente vanno così di moda >>
<< Certo, voi ragazze vi lasciate ammaliare subito dai vampiri >>commentò Piton con aria di sufficienza. << Sembra quasi vogliate cadere fra le loro braccia e, anche quando ormai siete sull'orlo del precipizio, non avete abbastanza forza di volontà per ribellarvi. Cosa che d'altro canto sarebbe inutile, considerata la forza sovrumana dei vampiri >>
Violet lo ascoltò con crescente incredulità.
<< Non so che tipo di ragazze conosce lei, ma le assicuro che non tutte si lasciano "ammaliare”, per quanto uno possa essere affascinante, che sia umano o vampiro >>sbottò. << E la nostra forza di volontà spesso è superiore a quella di voi uomini >>
<< Ho insegnato tanto a lungo da aver visto abbastanza del comportamento delle donne che si trovano nell’età più a rischio vampiri, perciò fammi un esempio: l’uomo non si lascia affascinare facilmente quanto voi >>
<< Le Veela. Anche senza sentire il loro canto, vi basta guardarle per non capire più niente e cadere sotto il loro incantesimo >>rispose prontamente Violet.
<< In presenza delle Veela è sufficiente tapparsi le orecchie >>ribatté Piton con un sorrisetto. <>
<< Parla come se avesse dati certi >>replicò Violet contraccambiando il ghigno, anche se si sentiva ribollire e continuava a domandarsi perché accidenti si ritrovava a stare lì in piedi, in camicia da notte, a discutere con Piton di vampiri. << Da parte mia, posso assicurarle che non è il mio caso >>
 << Buon per te >>replicò Piton che, adesso, sembrava divertirsi. << Perciò, se mai dovessi incontrarne uno, non cercheresti in nessun modo di attirare la sua attenzione, giusto? >>
<< Non vedo perché dovrei. So che ci sono vampiri che hanno accettato di convivere con gli umani, ma la prudenza con loro non è mai troppa. Non rischierei di provocarne uno per tutto l'oro della Gringott>>
<< Ti auguro di avere ragione. Mi dispiacerebbe vederti contraddire le tue stesse parole. Comunque, devo interrompere questa interessante conversazione: fra poco dovrò iniziare il mio giro di pattugliamento >>
<< Ancora pattugliate il castello? >>esclamò Violet, sorpresa. << Pensavo che ormai non ci fossero più pericoli >>
<< Il vero pericolo qui sono i ragazzini che hanno voglia di farsi due passi nel cuore della notte >>ribatté Piton, annoiato. << Ma tu,  per sicurezza, assicurati di avere le finestre chiuse. Non vorrei ti ritrovassi un pipistrello troppo cresciuto in camera >>
 
 

Angolino dell’autrice: ebbene, rieccomi qui! Dopo un silenzio estremamente considerevole e quasi imbarazzante (perdonatemi, sono reduce dalla laurea e ormai sono impegnata quasi tutti i giorni), sono riuscita a modificare anche questo capitolo, che in realtà nasce dalla fusione di due capitoli più brevi della versione originale!
Spero sia valsa la pena aspettare! Certo, ancora non entriamo nella storia vera e propria, ma posso garantirvi che sono tutte basi per i disastri in cui Violet si ritroverà coinvolta!
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Capitolo 4
*** Passeggiata con sorpresa ***


PASSEGGIATA CON SORPRESA



Con l’arrivo di ottobre, diventava sempre più frequente ascoltare il tintinnio delle finestre sotto le raffiche di vento mentre nei corridoi soffiavano sottili spifferi che, insinuandosi nei vestiti, facendo rabbrividire gli studenti. Fortunatamente, l’autunno significava anche un parco di Hogwarts pavimentato con un tappeto di foglie delle tante sfumature di rosso, oro e marrone. Violet amava proprio questo dell’autunno, sentire le foglie scricchiolarle sotto i piedi ogni volta che andava a sedersi sotto una quercia a leggere, superata dai ragazzi che passeggiavano chiacchierando e si godevano quelle ultime giornate di tiepido sole.
E ottobre portò con sé, finalmente, anche un giorno libero per Violet, quando – con sua gioia – Madama Pince la mandò via con la scusa di non aver bisogno di aiuto per riordinare la biblioteca. Essendo pomeriggio, la ragazza decise di sfruttare le poche ore di giorno rimaste per rilassarsi a leggere nel parco, ma non ebbe il tempo di andar oltre due pagine del libro sui vampiri che delle voci furiose poco lontano da lei la costrinsero a sollevare la testa.
Individuò quasi subito Alyssa e il ragazzo biondo che aveva incontrato davanti la Sala Comune Serpeverde: camminavano a passi veloci discutendo ad alta voce. A ogni passo, il tono di Alyssa si faceva sempre più acuto, ma il ragazzo sembrava trattenersi con tutte le sue forze dall’urlare a sua volta mentre superavano gruppetti di studenti che restavano a osservarli incuriositi e divertiti. E, suo malgrado, anche Violet colse le loro parole man mano che le si avvicinavano.
<< Stai sempre lì a controllare quello che faccio, neanche fossi mio fratello maggiore! >>stava dicendo Alyssa, esasperata.
<< Be', scusa tanto se mi preoccupo perché la mia ragazza alle due di notte se ne va a spasso per il castello senza dirmi niente! >>rispose stizzito il ragazzo, paonazzo e muovendo a malapena le labbra.
<< Cosa c’entra questo? Non dobbiamo certo stare appiccicati tutto il giorno! >>
<< No, ma non devi neanche startene appiccicata a tutti i ragazzi che ti si avvicinano! Che razza di fidanzata sei? >>
Più rossa di una Pluffa, Alyssa gli scoccò un’occhiata sbalordita e poi lo piantò lì senza degnarsi di rispondergli, ma il ragazzo parve incredibilmente sollevato da quella reazione. Forse, pensò Violet osservandolo da sopra il bordo del libro, aveva preferito il silenzio a un’esplosione. Ma non aveva fatto in tempo a formulare questo pensiero che lui si voltò casualmente nella sua direzione e colse il suo sguardo. Violet riabbassò in fretta la testa sul libro, ma non poté evitare di sentire i passi del ragazzo avvicinarsi. Un attimo dopo le si era seduto accanto, aveva gettato uno sguardo fugace al suo libro e, senza nascondere la propria contrarietà, sbottò:<< Anche tu fissata con i vampiri? Quello stupido test di Piton ci ha fatto impazzire tutti >>
Violet lo fissò stupita e leggermente irritata: non aveva mica intenzione di sfogarsi con lei? Reprimendo una risposta altrettanto stizzita, ignorò il tono dell’altro e chiese:
<< E com'è andato, il test? >>
<< Ho preso Eccezionale >>Il ragazzo alzò le spalle come se la cosa non lo riguardasse affatto. Evidentemente, per lui non era una novità prendere bei voti. << Ma Alyssa dovrà impegnarsi di più. Ha fatto tante storie per quell'Enciclopedia e poi prende solo un Accettabile >>
<< Si vede che ha altri interessi >>commentò Violet senza riuscire a trattenersi.
<< Già >>Il ragazzo arrossì irritato. Trascorsero alcuni secondi di silenzio teso, poi lui aggiunse: << A proposito, io mi chiamo Will Eder. Quindi tu lavori con la Pince? Negli ultimi anni ha avuto altre assistenti, ma è riuscita a farle andar via nel giro di tre settimane. Come fai a resistere? >>
<< Amo Hogwarts >>rispose semplicemente Violet, sentendosi lusingata dal tono ora ammirato dell’altro. Il cambiamento di umore di Will l’aveva colpita, ma adesso che sembrava più rilassato si arrischiò a dare sfogo alla propria curiosità.<< E tu come fai a resistere con una ragazza come Alyssa? Da quel poco che ho visto, non mi sembra un tipo tranquillo >>
<< In realtà è stata lei a chiedermi di metterci insieme, e all'inizio la cosa mi sembrava interessante >>rispose Will. Meditò per qualche secondo, poi aggiunse, perplesso:<< Io comunque non vado con altre ragazze, ma forse siamo arrivati al punto di rottura. Ormai ce ne stiamo tutti e due per i fatti nostri però, finché non rompiamo ufficialmente, non mi sta bene che se ne vada in giro di notte con qualcun altro >>
<< Naturale >>replicò Violet, stupita per quell’inaspettata confidenza. Ma, osservando il profilo corrucciato di Will e ripensando all’altezzosità di Alyssa, la proposta gli salì spontanea alle labbra.<< Fa' tu la prima mossa, se ti sei stancato di questa situazione. A Hogwarts ci saranno ragazze più... simpatiche di lei >>
Will ridacchiò e si alzò, guardandosi attorno con attenzione.
<< Dovrei farlo davvero, ma non vorrei coinvolgerti, perciò per il momento è meglio che Alyssa non ci veda insieme. Sapevi che ti detesta? Se ci vedesse ora penserebbe che mi vuoi tutto per te >>
<< Mi detesta? >>A Violet venne quasi da ridere, ma smise subito davanti l’espressione seria di Will.
<< Ha detto che l’hai messa in difficoltà davanti a Piton, o una cosa del genere. E dice che se le avessi lasciato l’Enciclopedia, il test sui vampiri le sarebbe andato meglio >>spiegò lui.<< Ti do un consiglio: è una ragazza davvero capricciosa e viziata, non vorrei essere nei tuoi panni se sospettasse che vuoi qualcosa che le appartiene o che crede le sia dovuto. Se vuoi fare altre quattro chiacchiere, sarò io a cercarti! >>
Violet lo osservò andar via allibita. Ai suoi tempi non ricordava che i ragazzi fossero così… strani. Forse, si disse ritornando al suo libro, la guerra contro Voldemort doveva aver sconvolto tutti quei ragazzini, in un modo o nell’altro. 


 
***
 
 
Le giornate ben presto iniziarono ad accorciarsi e farsi più fredde ma, nonostante le torce nei corridoi fossero state incantate per emanare più calore rispetto a quelle Babbane, la strada per i sotterranei rimaneva più buia e umida di ogni altra parte del castello.
Violet s'affrettò verso l'ufficio di Piton, coi piedi che perdevano sensibilità nonostante stesse camminando già da dieci minuti. Più scendeva di livello più il suo respiro usciva in esili volute dalle sue labbra, come se stesse entrando in una cella frigorifera. Arrivata in vista dell’ufficio, provò quasi l’impulso di chiedere a Piton perché si ostinasse a tenerlo nei sotterranei quando l'aula di Difesa si trovava piani e piani più sopra, ma fu distratta dalla porta che si aprì inaspettatamente, lasciando uscire nientemeno che Alyssa.
“Con tanti studenti in giro devo incontrare sempre lei?” pensò Violet. E di sicuro era stato un pensiero reciproco, a giudicare dall’espressione ben poco lusinghiera dell’altra.
<< Dopo Will, adesso inizi a importunare anche i professori? >>esordì Alyssa a bassa voce.
<< Importunare? >>Violet alzò un sopracciglio, sforzandosi di non risponderle come avrebbe davvero voluto.<< Sono qui per lavoro, ragazzina >>
Alyssa sfoggiò un sorriso furbo.
<< Spero tu sappia come farlo, allora >>sibilò prima di superarla con passo sicuro e ancheggiando vistosamente.
Violet la seguì con lo sguardo, le mani tremanti di indignazione e della rabbia per non poter punire quell’arrogante ragazzina.
<< Mi spiace interrompere quelli che devono essere senz’altro pensieri profondi, Rosenao, ma vorrei sapere cosa ci fai davanti al mio ufficio >>
La ragazza si voltò di scatto, stupita di trovarsi davanti Piton. Probabilmente, il professore l’aveva scorta dalla porta lasciata socchiusa. Per un momento, Violet lo fissò inebetita, poi la sua mano strinse inconsciamente il libro che doveva consegnargli, e la memoria le tornò.
<< Il suo libro >>spiegò, porgendoglielo. << Madama Pince voleva che glielo portassi io: ha detto che le serviva con urgenza >>
Il professore lo prese senza staccarle gli occhi di dosso. Violet fece per girare sui tacchi: non era così sciocca da aspettarsi un grazie, ma le parole di Piton la bloccarono come se le avesse lanciato addosso un Incanto della pastoia.
<< Tutto bene? >>
La rabbia ancora le pulsava nelle vene, seppure con minore intensità. Sforzandosi di sorridere serenamente, Violet lo lasciò con un saluto sbrigativo e se ne andò a grandi passi, niente affatto desiderosa di lamentarsi proprio con Piton dell’atteggiamento infantile di Alyssa nonostante, a ben pensarci, avrebbe potuto pregarlo di proporle una punizione adeguata.
Violet impiegò meno tempo del normale a risalire nella Sala d'Ingresso, ed era ancora così affogata in quei pensieri che quasi si scontrò con un gruppo di ragazzi inviperito quanto lei e che camminava rapido nella direzione opposta. Fra loro, Violet riconobbe senza difficoltà Will, e quando anche lui l’ebbe notata, il volto del ragazzo si rilassò un poco.
<< Ciao >>la salutò sforzandosi di sorridere. << Hai visto? Il prossimo sabato si può andare a Hogsmeade >>
<< Davvero? >>A Violet ci volle un po' per elaborare la notizia, ma quando l'immagine di Mielandia sostituì quella di Alyssa, sentì la rabbia venir spazzata via. << Ma è fantastico! Sono secoli che non ci torno! >>
<< Ma tu mica devi aspettare come noi studenti >>osservò Will, perplesso. << Puoi andarci quando vuoi, no? >>
<< Ah? >>Effettivamente, Violet non aveva mai considerato la possibilità, ora che ci lavorava, di poter uscire dai confini di Hogwarts ogni volta che voleva. Per nascondere l'imbarazzo, si affrettò ad aggiungere: << Be', Madama Pince mi ha dato molto da fare, spero che questo sabato non faccia storie >>
<< Bene! Possiamo andarci tutti insieme, allora! >>esclamò Will indicando i suoi amici, fra i quali, notò Violet, c'erano anche dei Grifondoro e Corvonero.
<< Ehm, sì, magari ci incontriamo lì. Può darsi che la mattina avrò da fare >>rispose, sbrigativa.
Non capiva bene cosa l’avesse frenata dall’accettare subito la proposta di Will, ma aveva la vaga sensazione che si sarebbe sentita un pesce fuor d’acqua in mezzo a dei ragazzi più piccoli di lei. Certo, l’idea di tornare a Hogsmeade con qualcuno era allettante, pensò Violet mentre rientrava in biblioteca, ma avrebbe preferito andarci con qualcuno che non la facesse sentire come una babysitter.
Fu Madama Pince a salvarla da quella situazione, anche se a modo suo: non appena Violet si fu riaccomodata dietro la scrivania, la bibliotecaria la raggiunse come fuoriuscita dal pavimento e le chiese, col solito garbo, se non le sarebbe dispiaciuto lavorare anche il sabato successivo.
<< Resteremo aperti fino a pranzo, così potrai aiutarmi a riordinare la sezione di Incantesimi >>
Quelle parole continuarono a rimbombare nelle orecchie di Violet per tutto il  sabato mattina, mentre seguiva sbuffando Madama Pince lungo i corridoi della biblioteca con in braccio pile di libri impolverati. Non sapeva cosa fosse peggio, se essere costantemente conscia del fatto che stava perdendo ore in cui avrebbe potuto divertirsi a Hogsmeade, o se stava sprecando queste ore con la persona più odiosa di tutta Hogwarts. La mattina sembrò non voler passare mai, nonostante non fosse la prima volta che Violet aiutava la Pince a risistemare montagne di libri, ma quando finalmente l’orologio segnò l’una si sentì come libera da una lunga prigionia: senza neanche passare dalla Sala Grande, Violet corse via, giù per la strada spazzata dal vento che portava a Hogsmeade.
Per fortuna, la passeggiata le fece tornare il buon umore come aveva sperato. Visitò tutti i suoi negozi preferiti, e trascorse addirittura un'ora da Mielandia per scegliere i dolci da spedire a casa e sgranocchiare qualcosa considerando che aveva voluto saltare il pranzo pur di non perdere altro tempo.
Mentre percorreva le strade finendo di mangiare un Pallotto Cioccocremoso al pistacchio e chiedendosi se fosse il caso di fermarsi un po' ai Tre manici di scopa, incrociò un gruppo di studenti che andava nella direzione opposta. C'era anche Will, che però non la vide.
Entrata nel pub, Violet cercò con lo sguardo un tavolo libero ma quel giorno perfino gli avventori abituali avevano ceduto il posto ai ragazzi che finalmente si godevano qualche ora lontano dai libri.
<< Ehi! >>
Violet si voltò. Leggermente ansante, Will le sorrideva e indicava col capo un tavolo vicino al bancone. Violet era talmente disorientata dal suo arrivo improvviso che lo seguì senza dir nulla. Notò subito che era da solo, quando fino a un paio di minuti prima era circondato da almeno sei persone. Era tornato indietro solo per bere qualcosa con lei?!
<< Cos'hai comprato di bello? >>le chiese lui tutto allegro, notando le buste di Mielandia.
<< Oh >>Violet si riscosse dalle sue fantasticherie, << solo qualche lecca-lecca frizzante alla mela, i bon bon di zucca e miele, gelatine tuttigusti+1 e tre o quattro cubotti di cioccolato >>
Will la fissò a bocca aperta, prima di scoppiare a ridere.
 << E vuoi mangiarti tutta questa roba? O la porti a Madama Pince, così forse s'addolcisce un po'? >>
<< Sono per i miei e mia sorella >>spiegò Violet. << Sono Babbani, perciò non sono abituati a dolci del genere. Avrei preso anche le Cioccorane, ma quando ne feci assaggiare una a mia mamma quella le è saltata tra i capelli, e ci abbiamo messo ore per districarla senza usare la magia >>
Will rise ancora più forte scuotendo il capo.
<< Anche i miei sono rimasti sconvolti la prima volte che gliele ho fatte assaggiare! Però poi gli sono piaciute >>
<< Ma allora anche tu sei...? >>
<< Un Nato Babbano, sì >>Will annuì. << Ma ho fatto delle ricerche, e sembra che il bisnonno di mia madre fosse un mago Purosangue >>
<< Wow, io non mi sono mai sforzata di cercare le mie origini magiche >>osservò Violet, accigliata.
<< In realtà è stata Alyssa a convincermi. Quando a undici anni ricevetti la lettera di Hogwarts e scoprii di essere un mago questo mi bastò. Ma quando abbiamo iniziato a frequentarci, Alyssa ha voluto a tutti i costi che facessi delle ricerche sul mio albero genealogico >>
<< Era così importante, per lei? >>
Will alzò le spalle.
<< E' una ragazzina viziata. Se si fissa con qualcosa ti tormenta finché non fai come dice lei >>
<< State ancora insieme? >>
<< No >>rispose Will con indifferenza. Schioccò le dita per chiamare Madama Rosmerta, che si avvicinò un po' infastidita da quel gesto, e disse: << Un Whiskey Incendiario e una doppia Burrobirra allo zenzero >>
<< Ma io non volevo il Whiskey >>replicò Violet quando Madama Rosmerta ormai si era allontanata dietro il bancone.
<< Infatti è per me, ma ordinandolo con una Burrobirra Madama Rosmerta penserà che lo berrai tu >>
<< E pensi che te lo lascerò bere? Sei uno studente! >>
<< Lo bevo ogni volta che diamo una festa >>
La barista tornò coi bicchieri e Will, nel momento in cui lei si girò per andarsene, fu più rapido di Violet e afferrò il Whiskey.
<< Tranquilla >>le disse, divertito ed esasperato dalla sua espressione, << se non reggessi bene l'alcool non lo prenderei >>
<< Spero solo di non doverti riaccompagnare a Hogwarts sulle spalle >>borbottò Violet assaggiando la Burrobirra. << Comunque, come mai l'hai ordinata allo zenzero? >>
<< Boh, a tutte le ragazze che conosco piace così >>Will ridacchiò vedendo le guance di Violet arrossarsi di piacere a ogni sorso. << Era da tanto che non la bevevi? >>
<< Già. Da quando ho preso il MAGO ho passato più tempo fra i Babbani che nel mondo magico >>
<< Come mai? Pensavo che dopo il MAGO uno cercasse lavoro o facesse corsi di specializzazione >>
<< È così >>rispose Violet, << ma i miei volevano che riflettessi anche sulla possibilità di lavorare fra i Babbani. E poi, ancora non avevo le idee molto chiare >>aggiunse a bassa voce. << In questi anni mi sono arrangiata facendo la commessa e dando ripetizioni estive a giovani maghi, poi la McGranitt mi ha proposto di lavorare in biblioteca. Non potevo non accettare >>
<< E sei ancora indecisa? Anche i maghi hanno un sacco di lavori interessanti, sai? >>
<< Mi sarebbe piaciuto insegnare Incantesimi >>buttò lì Violet, e si preparò alla risata di Will. Ma quella non venne.
<< E cosa aspetti? >>esclamò lui. << Chiedi alla McGranitt! Dovrebbe mancare poco alla pensione di Vitious, e lui stesso dice che eri una delle più brave >>
<< Ha detto così? >>esclamò Violet, ma subito si rabbuiò.<< Dovrei convincere i miei, e a loro ancora non è andato giù il fatto che ho dovuto trascorrere così tanti anni lontano da casa >>
<< Ma che ti frega! Provaci! >>sbottò Will.<< Prima pensa a ottenere il lavoro, poi ti preoccuperai di dove vivere >>
<< Ci penserò >>gli assicurò Violet, sentendosi più sollevata. Will era il primo, dopo i suoi genitori, al quale aveva confidato il suo desiderio di diventare insegnante, ma le continue critiche dei suoi avevano finito col farla desistere.
Il resto del pomeriggio trascorse sereno e spensierato, finché alle cinque Will non si ricordò di dover rientrare.
Le strade di Hogsmeade erano già illuminate da alti lampioni, l'aria si era fatta più secca e già molte persone si affrettavano a rincasare. Violet e Will camminavano svelti, mentre il ragazzo si lamentava a mezza voce della reazione che avrebbe avuto Gazza scoprendo che era in ritardo.
Usciti dal villaggio, tuttavia, si resero presto conto di essere soli. Tutti gli studenti erano già rientrati. La salita che portava a Hogwarts, immersa in un buio silenzioso, li fece rabbrividire. Senza perdere tempo, Violet e Will la risalirono quasi correndo.
A metà strada Violet, lo sguardo fisso sulla sagoma punteggiata da tante luci che era Hogwarts, notò con la coda dell'occhio uno scintillio alla sua destra. Si bloccò e portò la mano alla bacchetta. A quella reazione, anche Will si fermò, individuando quasi subito, in mezzo ai cespugli al lato della strada, una massa scura tremante.
Fu un attimo.
La figura uscì allo scoperto, puntando su Violet, che gli lanciò uno Stupeficium. La massa scura quasi non si accorse dell'incantesimo. Balzò su Violet scagliandola a terra e facendola rotolare per qualche metro, per poi inseguirla su quattro zampe con un ringhio famelico.
<< Impedimenta! >>strillò Will. Il getto di luce colpì la bestia dritto in mezzo alla schiena, illuminando una massa di peli irti.
Con un brivido di terrore, i ragazzi riconobbero un lupo mannaro. L'incantesimo non l’aveva minimamente scalfito: l’unico risultato fu che attirò la sua attenzione su Will, lasciandolo indeciso su quale preda puntare per primo.
Violet si riscosse in fretta e, ancora semidistesa a terra, evocò in silenzio un patrono. Un'aquila argentea volò via dalla punta della sua bacchetta, diretta verso il castello come un uccello spettrale. A quella vista il lupo mannaro si ricordò di lei e, con un ringhio di soddisfazione vendicativa, le balzò addosso.
Violet arretrò scagliandogli contro incantesimi misti a maledizioni, ma riuscì solo a rallentarlo e incattivirlo ancor di più. Era talmente spaventata che provò anche con la Maledizione Cruciatus, invano.
Will intanto cercava di catturare l’attenzione del lupo urlandogli contro: non avrebbe mai immaginato che una creatura del genere fosse così robusta da resistere a degli incantesimi tanto potenti...
<< Sectumsempra! >>urlò agitando con furia la bacchetta nell’ennesimo, disperato tentativo.
Un taglio profondo si aprì sulla zampa sinistra anteriore del lupo, la prima vera ferita che erano riusciti a infliggergli. Per un terrificante momento, il lupo si arrestò a guardare il sangue colargli fra i peli. Violet e Will tremarono, inchiodati lì dov'erano nonostante sapessero che il lupo si stava preparando alla vendetta...
Con un lampo negli occhi scuri, il lupo mannaro si voltò verso Will, in piedi in mezzo alla strada, il cuore che gli batteva dolorosamente e il cervello ormai inceppato...
<< Impedimenta! Confundo! Crucio! >>urlò furiosamente Violet. Il lupo la ignorò, gli incantesimi che quasi gli rimbalzavano sul dorso su cui i peli erano irti dall’ira, e avanzò a passi pesanti su Will, che non osò muoversi.
Disperata, Violet notò una grossa pietra sul ciglio della strada: con un movimento repentino della bacchetta, la spedì a schiantarsi sulla testa del lupo. L'urto lo riscosse, e la bestia cambiò nuovamente obiettivo, stavolta però con ferocia. Cambiò tattica e si avventò subito sulla ragazza che, con un urlo, provò a scansarlo...
Un lampo di luce biancastra, e il lupo rimase un attimo sospeso nel mezzo del balzo. Poi ricadde con un tonfo pesante che sollevò terra e polvere.
Violet lo osservò senza fiato, inebetita, prima di rialzare lo sguardo.
Piton si stava chinando su di lei. Anche alla debole luce della luna Violet poteva vedere che era pallido quanto un lenzuolo.
<< Sei ferita? >>le chiese con voce roca.
Violet scosse piano la testa. Sollevato, Piton evocò delle funi per legare il lupo mannaro svenuto e si voltò poi verso Will intimandogli di accompagnare Violet in infermeria. Nessuno dei due obiettò e, meno di quanto si aspettavano, raggiunsero il castello.
<< Ma cosa vi è successo? >>strillò Madama Chips al loro ingresso.
Fu allora che Violet e Will si guardarono per la prima volta alla luce da quando avevano lasciato Hogsmeade. Entrambi avevano i capelli arruffati per la lotta e i vestiti sporchi. Nessun taglio o ferita, però.
Quando ebbe ascoltato la loro esperienza, Madama Chips li visitò con cura, ciascuno dietro un separé, e solo quando ebbe finito tirò un sospiro di sollievo.
<< Per fortuna siete riusciti a impedire a quel lupo di mordervi! Adesso aspettatemi qui, vi porto della cioccolata calda >>
<< Ci è andata bene >>commentò piano Will dopo che l’infermiera si fu richiusa la porta dello studio alle spalle. << Non avevo mai visto un lupo mannaro >>
<< Neanch'io >>mormorò Violet.
La porta dell'infermeria si aprì lasciando entrare Piton, che si diresse a grandi passi su di loro. Violet non gli diede il tempo di dire nulla: scattò in piedi affrettandosi ad assicurargli che stavano bene, e con suo sollievo il professore la lasciò parlare senza tradire alcuna emozione.
<< E quel lupo mannaro? >>s’intromise Will.
<< Ho chiamato degli agenti del Ministero perché lo tengano in custodia finché non torna umano. Comunque >>Piton lo guardò con severità, << cosa ci facevi ancora fuori? Dovevi essere al castello entro le diciassette >>
<< Abbiamo perso la cognizione del tempo >>borbottò il ragazzo distogliendo lo sguardo.
Piton lo fissò, e Violet sapeva quanto avrebbe voluto punirlo senza però togliere punti a Serpeverde.
<< Però era con me >>intervenne.
<< E con ciò? >>fece Piton, accigliato.
<< Era in compagnia di un adulto, mi assumo io la responsabilità... >>
<< Tu non ti assumi un bel niente, Rosenao! >>sbottò Piton.<< Avete corso un pericolo mortale e non sapevi come difenderti. Se vi fosse successo qualcosa, altro che responsabilità! >>
Violet non trovò nulla da replicare. Solo adesso si rendeva conto di quanto era stata impotente davanti a quel lupo mannaro. Will era stato l’unico a esser riuscito a ferirlo, seppur di poco.
<< Quel lupo era troppo forte, i nostri incantesimi gli rimbalzavano addosso >>intervenne Will.
<< Ragion per cui, Will, se proprio devi attardarti fuori è bene che tu stia con qualcuno che ha le capacità per affrontare qualsiasi tipo di situazione e pericolo. E adesso va' >>
Will lanciò un'occhiata preoccupata ai due mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Violet stava a testa china, incapace di guardare il professore. In quel momento si sentiva a disagio quanto una scolaretta che non aveva ripassato la lezione del giorno.
<< Dovresti esercitarti di più >>disse Piton, a bassa voce.<< Alla tua età non puoi non saperti difendere. Può darsi che la prossima volta non verrà nessuno ad aiutarti >>
<< Lo so. Ma il patrono era l'unica soluzione... per me >>
<< Ho visto. Così non va, Rosenao. Non perdere tempo e allenati >>
Violet si azzardò ad alzare lo sguardo nell'istante in cui Piton se ne andava. Si sentiva inutile e stupida, e il pensiero che aveva perso tutto quello che aveva comprato a Mielandia la buttò ancora più giù. Ma, quando Madama Chips tornò con due tazze di cioccolata calda fumante e trovò solo lei ad aspettarla, la faccia che l'anziana donna fece riuscì a strapparle una risata.


 

Angolino dell’autrice: olè! Rieccomi, finalmente! Ammetto che questo capitolo non è diversissimo dall’originale, ma ho voluto modificare una piccola dinamica fra Alyssa e Violet. Nella prima versione Violet provava una sorta di gelosia vedendo uscire Alyssa dallo studio di Piton, ma adesso, a questo punto della storia, Violet non prova alcun vero interesse per il professore, mentre l’antipatia con Alyssa è ormai dichiarata e reciproca. Se poi aggiungiamo che Alyssa è un tipo viziato che non sopporta che il suo ragazzo (per quanto la loro relazione sia instabile) possa parlare con donne che lei non sopporta, è inevitabile che vada a punzecchiare Violet.
Ma nei prossimi capitoli le cose inizieranno a farsi più interessanti: il lupo mannaro qui è solo il primo (e scusate lo spoiler!).

Ps: perdonate quell'obbrobrio di titolo che ho dato al capitolo, ma anche stavolta non sono riuscita a trovare di meglio.

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Capitolo 5
*** Sulla torre ***


SULLA TORRE

 

La notizia dell'attacco del lupo mannaro si diffuse così in fretta che, il lunedì successivo, arrivata in biblioteca Violet trovò una vera folla di ragazzini del primo e del secondo eccitati che la bombardarono di domande. Tutta quell'attenzione, però, la demoralizzò quando le chiesero perché non era riuscita a sconfiggere il lupo da sola. Ripensò alle parole di Piton: forse era il caso di trovare un'aula vuota e allenarsi dopo il lavoro. Lavoro che, dopo aver confessato a Will di voler insegnare Incantesimi, adesso non la attirava più come prima e anzi le pesava ogni giorno di più.
Nel pomeriggio Violet consultò gli orari delle lezioni e trovò libera l'aula di Storia della Magia. Si sentiva un po' ridicola, da sola in mezzo alla stanza come chi doveva esercitarsi per gli esami, ma d'altra parte Piton aveva ragione: doveva diventare più forte, soprattutto se era intenzionata a insegnare. Così, trasfigurò un banco in un lupo e si preparò al combattimento.
Era più difficile di quanto si aspettasse. Anche se finto, quel lupo l'aggrediva con una ferocia che all'inizio la terrorizzò. Provò su di lui tutti gli incantesimi che conosceva, compresi i più elementari, ma più di una volta rischiò di essere morsa.
Andò avanti fino all'ora di cena, quando Violet, esausta e irritata, ritrasformò il banco e scese nella Sala Grande. Al tavolo di Serpeverde scorse Will, che ricambiò lo sguardo con eloquenza, e accanto a lui vide una miagolante Alyssa. Incredibile come correre rischi mortali aumentasse il fascino di una persona…
Reprimendo una smorfia disgustata, Violet prese posto.
Dopo cena però decise comunque di andare dall'amico.
<< Stai bene? >>gli chiese.
<< Io sì. Che ti ha detto Piton l'altra sera? >>
Violet esitò.
<< Nulla di particolare >>
<< Non dire cavolate. Era arrabbiatissimo. Che t'ha detto? >>
<< Che devo allenarmi. Non è possibile che non sia riuscita ad affrontare un lupo mannaro >>sbottò Violet, a bassa voce. Gli amici di Will erano in ascolto.
<< E lo farai da sola? Possiamo allenarci insieme, se ti va >>propose lui, entusiasta.
<< Be' >>Violet ci pensò un po' su. Dopo quello che avevano passato, anche a lei sembrava la cosa più ovvia da fare. << Non è una cattiva idea! >>
<< Fantastico! Ehm >>Will lanciò un'occhiata ad Alyssa, che stava per lasciare il tavolo di Serpeverde. << È meglio se vado, è tutta la sera che non mi molla. Per l'allenamento ti vengo a cercare io in biblioteca >>
Nonostante la prospettiva di esercitarsi con qualcun altro, Violet non poté fare a meno di sentirsi un po' a disagio per quell'interesse che Will aveva iniziato a mostrarle all'improvviso, soprattutto dopo la rottura con Alyssa.
Ma quella non fu l'unica sorpresa.
Il giorno dopo, Violet venne svegliata da un insistente beccare alla finestra, prodotto da uno dei gufi della scuola. Quello rimase sul davanzale mentre le porgeva la zampa, alla quale teneva legato un grosso pacco. Perplessa, la ragazza non trovò alcun biglietto. Aprì il pacco e vi trovò gli stessi dolci che aveva comprato a Mielandia, ma in quantità maggiori.
"Accidenti a te, Will!"pensò, imbarazzata, ma si riprese subito. La visita e Hogsmeade non era andata del tutto persa, e lei avrebbe sempre potuto restituire a Will il denaro, così, senza preoccuparsi inutilmente, corse subito a spedire i dolci a casa.
Quel giorno Madama Pince riuscì a tenersi a distanza, impegnata com'era a sorvegliare un gruppetto di ragazze del quarto anno che chiacchieravano a voce un po' troppo alta. Verso l'ora di pranzo, Will la raggiunse.
<< Andiamo? >>esordì. << L'aula di Difesa s'è appena liberata, e ho il resto della giornata libero >>
<< D'accordo >>. Violet andò da Madama Pince, china su uno scaffale con l'orecchio teso a cogliere ogni parola delle studentesse del quarto, sedute dall’altra parte.
Sentendosi un po’ in colpa ma incapace di resistere alla tentazione, Violet si schiarì rumorosamente la gola, e Madama Pince ebbe un sobbalzo come se avesse preso la scossa.
<< Signorina, oggi dovrei andar via prima >>
<< E va bene! >>sibilò la Pince, irritata. << Vattene, tanto non ho più bisogno di te, per oggi >>
Violet corse trionfante da Will, e cinque minuti più tardi entrarono nella classe di Difesa. Entusiasta, Will prese a sfogliare il proprio libro, dicendo:<< Penso sia meglio partire subito dagli incantesimi d'attacco. Potremmo simulare un duello >>
<< Senza esclusione di colpi, però >>aggiunse Violet.
Will sorrise ed estrasse la bacchetta così velocemente da coglierla di sorpresa. Senza aprir bocca le lanciò un Petrificus Totalus, e Violet cadde contro un banco, restando in bilico, incapace di muoversi. Will ridacchiò.
<< Così è troppo facile >>commentò.<< Piton dice sempre che in un duello si deve contrattaccare subito con un Sortilegio Scudo >>e sciolse l'incantesimo.
Violet scivolò per terra ma, il volto arrossato per la vergogna, attaccò Will con un sortilegio che provocava un violento solletico, tanto che il ragazzo cadde in ginocchio scosso da singulti che gli impedivano perfino di formulare parole sensate.
<< Expelliarmus! >>gridò infine Violet, e osservò soddisfatta il proprio risultato.
Will si rimise in piedi ancora sorridente.
<< Brava >>commentò, cercando di recuperare un tono di voce più suadente. << Accio! >>
Non fecero veri progressi, a essere sinceri, ma almeno, si disse Violet quando i morsi della fame, ore dopo , li costrinsero a fermarsi, avevano potuto esercitarsi con incantesimi che normalmente non avrebbero mai usato. Will si era rivelato un compagno perfetto: spronava continuamente Violet, pronto perfino a evitare di fare una pausa tanti erano gli incantesimi che voleva provare senza dover temere di essere ripreso da un insegnante.
<< Vitious e Piton non mi avrebbero mai permesso di usare certe maledizioni su un’altra persona >>esclamò Will mentre scendevano a cena.
<< E fanno bene >>borbottò Violet, massaggiandosi le costole dopo l’ennesima caduta,<< la gente civile non scaglia maledizioni con tanta leggerezza, e voi dovreste conoscerle solo teoricamente >>
<< Il che è davvero stupido, considerando che potrebbero servirci nella realtà, e noi ne sappiamo qualcosa >>
<< Cambiando discorso >>disse Violet prima di separarsi in Sala Grande.<< Devo ringraziarti per i dolci. Quanti soldi hai speso? Io ne avevo comprati molti di meno >>
Will aggrottò le sopracciglia.
<< Quali dolci? >>
<< Quelli di Mielandia che mi hai mandato stamattina. Quando ci siamo incontrati a Hogsmeade avevo comprato dei dolci per la mia famiglia, ma per colpa di quel lupo mannaro li ho persi tutti. Non fare il finto tonto, Will! >>esclamò Violet, esasperata.<< Sai che non dovevi ricomprarmeli >>
<< E secondo te in questi giorni ho avuto il tempo di comprarti dei dolci? >>rise lui.<< E poi, pensa alla faccia che avrebbe fatto Alyssa se te li avessi regalati davvero: avremmo rimpianto il lupo mannaro! >> e, ancora ridendo, la lasciò sulla soglia della Sala Grande a elaborare la notizia.
 
 
***
 
 
Mancava una settimana a Halloween e al suo famoso banchetto, e nell'aria si respirava un senso di attesa che però Violet non riusciva a condividere.
Lei e Will si esercitavano ogni giorno sfruttando ogni minuto che riuscivano a trovare, nonostante Violet insistesse perché Will dedicasse il tempo libero anche agli amici e allo studio.
<< Se ci pensi, tutto questo mi tornerà utile ai Mago di Difesa e Incantesimi >>osservò Will un giovedì sera mentre mettevano a posto i banchi prima di andarsene.<< E per i miei amici non c'è problema, li vedo tutti i giorni in Sala Comune e ogni tanto organizziamo qualche festa, di sera >>
<< Come fai a resistere? >>esclamò Violet. << Io, fra gli allenamenti e la Pince, mi reggo a stento in piedi! >>
<< Molla quel lavoro >>replicò sereno Will, << e chiedi a Vitious di prenderti come sua assistente >>
Violet non rispose. Per Will era tutto molto semplice, anche se lei stessa si sarebbe licenziata volentieri se solo avesse avuto la certezza di diventare l’assistente di Vitious. Negli ultimi giorni Madama Pince aveva iniziato a caricarla di una mole di lavoro esagerata, considerando che in quel periodo la biblioteca non era molto frequentata, e Violet ormai aveva la certezza che si trattava di una nuova tattica per costringerla a dimettersi.
<< Dai, sono sicuro che Vitious non ti dirà di no >>la incoraggiò l’amico prima di darle la buonanotte e prendere al volo una scalinata che aveva cominciato a spostarsi.
"Will ha ragione" pensò Violet dieci minuti più tardi, le braccia poggiate sul bordo della vasca da bagno, "e anche Piton. Dovrei lasciare la Pince a cavarsela da sola, come ha sempre fatto. Se Vitious mi accettasse al suo fianco resterei comunque a Hogwarts, senza il fastidio di ritrovarmi fianco a fianco con quell’avvoltoio…"
Violet andò a dormire con la quasi assoluta certezza di andare a parlare con Vitious, il giorno seguente. E se lui si fosse dimostrato restio, si disse avviluppandosi nelle coperte, avrebbe cercato di convincerlo che le sue lezioni l’avrebbero aiutata a migliorare le sue tecniche di duellante…
 
... La neve scendeva con grazia nel giardino, già coperto da uno spesso manto ancora immacolato. Il pomeriggio volgeva al termine e l'aria era immobile. La maggior parte degli abitanti del quartiere si era già rifugiata nel caldo delle proprie case, e non avrebbe potuto fare altrimenti, poiché l’altezza raggiunta dalla neve era tale che uscire con l'auto sarebbe stata un'impresa.
Dal divano, Violet osservava il cortile simile a una distesa di zucchero a velo quando il cielo si tinse di verde. Trascorse una frazione di secondo, poi un'esplosione fece tremare l’intera casa. Nel quartiere si sollevarono urla angosciate.
Violet corse alla finestra, e si lasciò sfuggire un gemito. Una villetta dall'altra parte della strada era semidistrutta: la facciata e un lato erano crollati, e il Marchio Nero troneggiava sui resti del tetto.
<< Cos'è successo? >>urlò sua madre correndo a vedere, ma Violet l'allontanò dalla finestra.
<< Aspetta qui, sta' lontana da porte e finestre, vado a prendere papà ed Eyranne >>soffiò.
<< Ma cosa... >>
<< Dobbiamo andarcene! Sono arrivati qui! >>esclamò Violet, correndo giù nell'ingresso. Aveva sentito il portone aprirsi. E infatti, riuscì ad afferrare suo padre per un braccio e a costringerlo a restare in casa prima che potesse uscire. Sapeva che aveva avuto l’istinto di correre ad aiutare i loro vicini. << Papà, non perdiamo tempo, dobbiamo andarcene! >>
<< Non dire stupidaggini! Fammi chiamare un’ambulanza… >>
<< I nostri medici non potranno fare molto >>ribatté Violet, abbassando di colpo la voce, come se temesse che i Mangiamorte fossero fuori in cortile e potessero sentirla.
Suo padre fece per riabbassare la maniglia del portone, ma lei lo sigillò con un incantesimo. L’uomo si voltò esterrefatto, ma, notando l’espressione grave della figlia, parve capire.
<< Dici che sono loro? Quei criminali di cui ci hai parlato? >>
<< C’è il loro Marchio, fuori >>tagliò corto Violet. Afferrò un soprammobile mentre risalivano in salotto e mormorò: << Portus locomotor >>
Sua sorella Eyranne aveva raggiunto la madre, che intanto stava gettando soldi e cellulari in una borsa.
<< Toccate questo soprammobile, fra venti secondi vi porterà nella nostra casa al mare >>
Mentre loro eseguivano, le urla provenienti dalla strada si fecero più acute. Un secondo lampo verde illuminò da fuori il salotto come una spettrale luce al neon. Violet guardò suo padre, pallido quanto sapeva di esserlo lei.
<< Vi raggiungerò subito >>mormorò concitata. << Cercherò di portare con me tutte le persone che posso. Voi non uscite dalla casa in cui vi ritroverete. Farò subito! >>
Il soprammobile si illuminò di una vibrante luce azzurra e, prima che potessero afferrare Violet, i suoi genitori e sua sorella scomparvero.
 
 
 
Violet sobbalzò violentemente come se l'aria fredda della notte l'avesse schiaffeggiata. Le ci vollero alcuni secondi perché si rendesse conto di non trovarsi più nel suo letto ma sulla soglia di una stanza circolare, con una scala a chiocciola a malapena distinguibile al buio. Due finestrelle alte e strette ai piedi della scala erano l'unica fonte di luce, comunque scarsa a quell’ora.
Con la mente ancora annebbiata dal sonno e dal ricordo del sogno, Violet si guardò intorno. Non aveva la più pallida idea del perché, per la prima volta in vita sua, avesse camminato come una sonnambula, né di quanto si fosse allontanata dalla sua camera. E, come se non bastasse, si accorse ben presto di non avere la bacchetta. Quel che la confortava era che si trovava a Hogwarts, seppure in un’area nuova per lei. Perciò, adesso che lo stupore e la curiosità avevano preso il posto della stanchezza, decise di esplorarla e salire la scala a chiocciola. Perlomeno, pensò procedendo lentamente e tenendosi al muro, forse da fuori sarebbe stato più facile orientarsi.
Emerse su un terrazzino spoglio, ma la vista che offriva la lasciò senza fiato.
Si trovava in una torretta posta più in basso rispetto alle altre, tanto che il castello si estendeva tutto intorno a lei. La sagoma nera delle guglie e delle torri più alte che la circondavano e sovrastavano risaltavano contro il cielo sereno e, dalla sua posizione, Violet riuscì a scorgere qualche albero della Foresta Proibita. Tutto ciò, però, non l’aiutò a capire in quale ala del castello fosse finita.
Una tenue luce si riversò alle sue spalle, atterrendola più di quell’assurda situazione. Aggrappata alla ringhiera del terrazzo, Violet si voltò e riconobbe, con un misto di sollievo, imbarazzo e spavento, Piton, appena emerso dalla porticina della torre.
Per un attimo rimasero a fissarsi. Poi Piton alzò come al solito un sopracciglio e disse: << Non pensi non sia la stagione più adatta per starsene qui fuori in camicia da notte? >>. Si sfilò il proprio mantello e glielo porse. << È successo qualcosa? >>aggiunse con un tono più apprensivo.
Violet prese tempo sistemandosi il mantello sulle spalle, ma Piton la fissava con tanta insistenza che alla fine confessò:<< Stavo dormendo e... e mi sono risvegliata nella stanza di sotto >>
<< Stavi dormendo e ti sei risvegliata nella stanza di sotto >>ripeté Piton, la fronte aggrottata.
<< E lei cosa ci fa quassù? >>domandò Violet sperando di stroncare qualsiasi tentativo di Piton di prenderla in giro.
<< Stavo pattugliando i corridoi quando ho visto un’ombra aggirarsi al buio, così mi sono avvicinato e ti ho riconosciuto, ma tu non ti sei accorta di niente. Poi un rumore mi ha distratto e ti ho perso di vista finché non sono entrato nella stanza della torre e ho provato a cercare quassù >>
 << Sono salita per capire dove mi trovavo, ma è la prima volta che vengo qui >>ammise Violet.
<< Siamo al sesto piano >>Piton si appoggiò alla ringhiera, accanto a lei.<< Quindi sei sonnambula? >>
<< Non proprio, è la prima volta che mi succede >>borbottò la ragazza, evitando il suo sguardo e concentrandosi invece su un pipistrello che svolazzava poco lontano. Poi aggiunse, lentamente:<< Stavo sognando... >>
Seguì una breve pausa, poi Piton disse, senza mascherare il sarcasmo:<< Rosenao, non sono solito impicciarmi negli affari degli altri, ma se dobbiamo restare qui fuori abbi il buon gusto di concludere quel che dici >>
Violet sobbalzò come se l’avesse colpita con un incantesimo e, lanciandogli un’occhiata torva, continuò:<< Ho sognato il giorno in cui i Mangiamorte arrivarono nel mio quartiere. Feci scappare i miei in una casetta che abbiamo al mare, ma io rimasi lì e riuscii a salvare due famiglie prima che i Mangiamorte scappassero all'arrivo degli Auror. In realtà >>aggiunse pensierosa,<< è stato come se il mio sogno si fosse fuso ai ricordi >>
<< Hai davvero rischiato di farti uccidere dai Mangiamorte, quella volta? >>domandò Piton con una vaga incredulità nella voce.
<< Dovevo aiutare quelle persone. Le conosco da quando ero piccola >>
<< Non avresti dovuto fare l’eroina >>disse il professore. Violet alzò lo sguardo su di lui, sorpresa dal suo tono di rimprovero.<< Molti sono morti in questo modo, credendo di essere in grado di affrontare i Mangiamorte, sette anni fa come venti anni fa >>
<< Dovevo fare qualcosa >>insistette Violet, piccata.
<< Anche l'altra volta, contro quel lupo mannaro >>proseguì Piton, come parlando a se stesso.<< Avresti dovuto avvisarci immediatamente. Tu e Will non avreste potuto mai farcela da soli >>
<< Sa, la prima cosa a cui ho pensato quando quell’animale ci è saltato addosso è stata difenderci >>sbottò Violet. Non trovava affatto leale, da parte di Piton, rinvangare quella storia in quel momento, dopo che lei gli aveva confidato il suo sogno.
Il professore la fissò inespressivo per qualche secondo prima di tornare a fissare la notte che si estendeva davanti a loro. Violet lo spiò con la coda dell’occhio, ancora innervosita, ma osservando il profilo concentrato di Piton si rese improvvisamente conto del significato del suo rimprovero. Dopotutto, lui aveva vissuto entrambe le guerre contro Voldemort e aveva dovuto sopportare un dolore più straziante di qualsiasi tortura provocata dalla Maledizione Cruciatus. Prima che potesse rendersene conto, si ascoltò dire:
<< Professore, lei come sta? >>
Piton si voltò verso di lei, stupito.
<< Prego? >>
Violet esitò, ma tanto valeva continuare anziché far finta di nulla.
<< Parlavo di tutto quel che è successo da quando ho lasciato Hogwarts… la guerra, il processo… >>fece una breve pausa per trovare le parole più adatte, mentre Piton continuava a guardarla esterrefatto.<< Mi sono sempre tenuta informata su quel che accadeva nel mondo magico, anche dopo essermene andata. E alla fine della guerra mi sono tenuta informata sul suo processo >>
<< Continuo a non capire la tua domanda >>replicò freddamente Piton.<< Sono sopravvissuto, sono stato assolto e Minerva mi ha offerto di tornare a insegnare. Come dovrei stare, secondo te? >>
Ancora una volta, Violet passò dal disagio a un’indispettita incredulità. Era straordinario con quanta facilità quell’uomo riuscisse a farle cambiare umore. Eppure, decise di mantenere i nervi saldi.
<< È stato molto coraggioso. Non tutti avrebbero sopportato certi sacrifici >>
<< I miei "sacrifici" sono nulla in confronto a... ad altro >>replicò Piton che, di colpo, si era irrigidito.<< Ti consiglio di non usare tanta leggerezza se non sai di cosa stai parlando >>
<< Forse non saprò mai con precisione cosa c’è dietro i suoi sacrifici, né mi interessa. So solo che lei ha fatto molto contro Voldemort >>ribatté Violet, ignorando la smorfia che Piton non riuscì a nascondere a quel nome.
Per un po' nessuno parlò. Violet temeva di aver esagerato: cosa aveva sperato di ottenere? Credeva che Piton volesse confidarsi, che quella bizzarra situazione potesse renderlo più socievole? Ma, inaspettatamente, il professore uscì dal suo silenzio.
<< Parli di coraggio e sacrifici basandoti su quello che hai seguito sui giornali. Forse saprai già che ho cercato di proteggervi quanto ho potuto, quand'ero preside >>mormorò,<< ma dovevo stare attento a non destare i sospetti dell'Oscuro Signore. Dovevo tenere d’occhio i ragazzi che provavano a ribellarsi e allo stesso tempo mantenere l’aria di fedele servo del Signore Oscuro… Ricordi quando Alecto Carrow voleva punirti perché sei Nata Babbana? >>aggiunse improvvisamente.<< Chi pensi l'abbia convinta che io ti avrei punito più duramente? >>
<< Mi dispiace per quello che ha passato. Non meritava tutto quell’odio >>mormorò Violet.
<< Te lo ripeto: non parlare di cose che non sai >>
<< Ma… >>la protesta morì sulle labbra di Violet. Piton fece un gesto del tutto inatteso. Le diede un buffetto, anche se un po' impacciato, per poi far ricadere pesantemente la mano lungo il fianco, come se si fosse reso conto troppo tardi del gesto.
<< Hai combattuto anche tu a Hogwarts? >>le chiese lui dopo un minuto di imbarazzato silenzio.
<< C-certo >> annuì Violet, e Piton vide il suo volto accendersi d'orgoglio. << Sapevo che alcuni dei miei amici sarebbero rimasti a difendere la scuola, così li ho pregati di chiamarmi quando fosse arrivato il momento. Non è stato facile, e forse abbiamo rischiato più di tutti gli altri. Quando i Mangiamorte scoprirono che eravamo di Serpeverde avrebbero voluto consegnarci a Voldemort perché ci punisse personalmente per il nostro tradimento. Poi >>aggiunse Violet più lentamente,<< una notizia li distrasse. Era quasi l'alba... ci eravamo fermati a riprendere fiato, Voldemort ci aveva concesso un’ora di tregua… Potter avrebbe dovuto uscire allo scoperto… Io  e altri ragazzi ci trovavamo vicino la McGranitt e Shackebolt. Non sapevamo cosa sarebbe successo, con tutti quei morti e feriti attorno a noi. Arrivò un Patronus-Lontra che parlò con una voce femminile. Ci disse che lei era stato attaccato dal serpente di Voldemort nella Stamberga Strillante e che stava per morire. La McGranitt e Shackebolt esitarono, e sinceramente non so cosa li abbia spinti a correre ad aiutarla. Poi decisero. Ci proibirono di seguirli e noi li perdemmo di vista fino alla fine degli scontri, ma al banchetto che organizzò a fine semestre la McGranitt spiegò a tutti ogni cosa su di lei. Avevamo capito ben poco da quel che Potter e Voldemort si erano detti prima che Voldemort venisse ucciso… non riuscivamo a capire se lei fosse davvero dei nostri, ma la McGranitt riuscì a spiegarci meglio la situazione. Ci disse che, probabilmente, erano stati commessi errori sul suo conto, che si sarebbe dovuto indagare. Disse che era rimasto gravemente ferito e che l’avevano trasferita al San Mungo. Poi, quando si è ripreso è iniziato subito il processo, e io ho cercato di tenermi sempre aggiornata >>Violet gli sorrise.<< Meritava di essere prosciolto >>
Piton la fissò, apparentemente interdetto, ma la ragazza fu quasi sicura di aver visto un sorriso tentare di prendere forma sulle sue labbra.
<< Grazie >>fu tutto quel che Piton riuscì a dire.
Il cielo a est iniziò a tingersi di un indaco venato d'oro e l'aria si fece più pungente. Senza aggiungere altro, i due decisero di rientrare. Piton riaccompagnò Violet fino alla sua camera, e quando le sfilò il mantello, la ragazza si sentì venire la pelle d'oca.
<< Accidenti a te, Rosenao >>borbottò Piton,<< sono rimasto in piedi ad ascoltarti quando fra poche ore ho una lezione con quei testoni del Grifondoro! La prossima volta che vorrai farti una passeggiata notturna non scordarti bacchetta e mantello >>
<< Me lo ricorderò >>sorrise Violet, e rimase a guardare Piton allontanarsi con passo silenzioso, il mantello ondeggiante alle sue spalle. Poi un’idea improvvisa le balenò in testa. << E grazie dei dolci! >>
Piton si voltò, leggermente meravigliato, e, prima di sparire dietro l'angolo, le rivolse un leggero inchino.

 



Angolino dell’autrice: ed eccoci qua, finalmente! E ripeto: finalmente! Sia perché ho aggiornato dopo un mese abbondante sia perché Violet e Piton hanno avuto una conversazione lunga più di tre battute! Che bravi che sono, quasi quasi mi danno qualche speranza! Rispetto alla versione precedente, ho cercato di dare più forma al loro incontro sulla torre. Violet cerca (a suo rischio e pericolo) in tutti i modi di abbattere quel muro che Piton ha attorno a sé e stavolta è riuscita a coglierlo di sorpresa e provocargli reazioni che perfino lei non si aspettava.
Compatisco quel pover’uomo già da adesso! Al prossimo aggiornamento! Spero siate riusciti ad arrivare fin qui! ^___^
 

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Capitolo 6
*** Halloween ***


HALLOWEEN



 
Il venerdì mattina Violet fu svegliata da un’idea improvvisa, come una scossa elettrica. Non riusciva a capire perché le fosse venuta proprio in quel momento, ma decise di non porsi troppe domande. Si alzò subito, nonostante fosse tornata a letto alle sei passate, e si recò nell'ufficio della McGranitt.
La preside, che stava sistemando alcuni plichi, l'accolse con un sorriso.
<< Signorina Rosenao, come mai qui e così di buonora? >>
Violet cercò con cura le parole: sebbene la McGranitt fosse una persona giusta, continuava a incuterle una certa soggezione. Ma la risolutezza con cui si era svegliata ebbe la meglio, così esordì:<< In queste prime settimane passate a Hogwarts ho avuto modo di riflettere su quel che avrei voluto davvero fare. Non voglio dire che aiutare Madama Pince non mi piaccia >>aggiunse in fretta, << ma credo che la mia strada possa essere un’altra >>
La McGranitt ascoltava in silenzio, con la tipica espressione del professore che attende una risposta. Violet si costrinse a non lasciarsi intimorire: la sua non sarebbe stata una richiesta insolita… o almeno, lo sperava.
<< Il mio desiderio è insegnare Incantesimi >>
La McGranitt la studiò con severa attenzione senza batter ciglio, ancora senza proferir parola, e a Violet ricordò in maniera impressionante una civetta. Infine, la preside sorrise.
<< È una proposta interessante, e ammetto che non me l’aspettavvo >>disse. << Tuttavia, Rosenao, non posso inserirti da un giorno all’altro nel corpo docenti: prima ho bisogno di verificare se sei in grado di gestire una classe. Ne parlerò col professor Vitious: potremmo farti fare da assistente alle sue lezioni. Credo non ci siano problemi, per lui. Tu, intanto, continua il tuo lavoro in biblioteca. Quando ci saremo accordati ti chiamerò >>
Incredula per quella reazione così fulmineamente positiva, Violet ringraziò di cuore la preside e corse via, sentendosi leggera come una piuma, e perfino i rimproveri mattutini della Pince non intaccarono il suo buonumore.
A cena, però, la McGranitt sembrava non aver esaurito le sorprese, almeno per Violet. Prima che i ragazzi lasciassero la Sala Grande al termine della cena, la preside si alzò.
<< Come tutti sapete >>esordì, zittendo in un istante il chiacchiericcio,<< mancano pochi giorni ad Halloween. Anche quest'anno terremo il consueto ballo, e mi sento in dovere di ricordarvi che, anche se sarà una serata di svago, dovrete tutti mantenere un atteggiamento consono alla nostra scuola. Spero di essere stata chiara >>concluse la McGranitt con una nota minacciosa nella voce.
<< Da quando in qua si tiene un ballo di Halloween? >>chiese Violet alla Sprite mentre gli studenti si alzavano e il vociare tornava a invadere la Sala.
<< Oh, solo da tre anni. Minerva ha pensato, e non posso darle torto, che ai ragazzi fa bene un'occasione del genere, di tanto in tanto. Strano che non ci avesse già pensato il professor Silente >>
Violet guardò la McGranitt, ma i suoi occhi si posarono quasi automaticamente su Piton, accanto alla preside. Il professore aveva la consueta espressione indecifrabile, ma Violet era certa che l’idea del ballo avesse lasciato anche lui perplesso.
I pochi giorni che li separavano dal 31 ottobre volarono via a una velocità sconcertante, ma Violet, a differenza degli studenti eccitati all’idea di una serata di festa, vi prestava scarsa attenzione. Lei e Will continuavano a sfruttare le pause dallo studio e dal lavoro per allenarsi, e pian piano le loro tecniche di duellanti si andavano affinando. Eppure, nonostante i risultati, anche Will iniziò a perdere la concentrazione man mano che il fatidico giorno si avvicinava.
<< Che stress questo ballo! >>esclamò la sera del 30 mentre lui e Violet si univano alla calca per entrare in Sala Grande.<< La mia partner non fa che ripetermi che dovrò indossare la cravatta. Ma è Halloween! Speravo che quest'anno la McGranitt ci permettesse di travestirci, e invece ci ha concesso solo una maschera >>
<< Una maschera?! >>Violet si fermò così di colpo che un paio di ragazze le rovinarono addosso.
<< Sì, di qualsiasi tipo tu voglia >>spiegò Will aiutandola a rialzarsi con un sorrisetto, << ma dobbiamo comunque indossare abiti eleganti >>All'improvviso scoppiò a ridere. << Ma ti immagini se uno si presenta in frac e con la maschera di Spiderman? >>
Violet rise, ma una volta preso posto al tavolo degli insegnanti fu colta dall'ansia. Non aveva la più pallida idea di come dovesse presentarsi a quel ballo, se come una del corpo docente o se poteva concedersi qualche “libertà” come gli studenti. E adesso, la prospettiva di trovare una maschera adatta complicò le cose. Lanciò uno sguardo accigliato alla McGranitt, che chiacchierava serenamente con Lumacorno: non si sarebbe mai aspettata idee così “ribelli” da una persona seria e, a volte, fin troppo rigida come la preside.
"Forse l’avrà ispirata Silente in sogno"
Il giorno dopo trascorse in un'eccitante e febbrile attesa. In pochi si recarono a studiare in biblioteca, tanto che alla fine Madama Pince decise di lasciar andare Violet prima della chiusura.
La ragazza corse in camera e tirò fuori il suo abito da cerimonia, color lilla. Con un paio di colpi di bacchetta sfrangiò la gonna e le maniche e vi applicò una cinta nera sotto al seno. Poi passò alla maschera. Non aveva avuto il coraggio di indagare se i professori ne avessero indossata una, ma lei aveva deciso comunque di crearsene una. Optò per una mascherina molto semplice, in tinta con l’abito: di un lilla poco più scuro e decorata con arabeschi dorati, le avrebbe coperto solo gli occhi.
Nel complesso, si disse Violet studiandosi allo specchio, il risultato era carino.
Alle otto meno dieci scese nella Sala d'Ingresso, dove già si erano riuniti centinaia di ragazzi, da quelli del primo stretti l'uno all'altro, impacciati e nervosi, a quelli del settimo che si facevano largo con disinvoltura. Era uno spettacolo bizzarro: erano tutti vestiti in modo elegante ma i loro volti erano nascosti da maschere incredibili. Non erano neanche lontanamente paragonabili a quelle che i Babbani usavano a Halloween. C'era chi indossava il muso di un dragone rosso con tanto di criniera aranciata, chi si era fatto crescere lunghi baffi e barba d'argento in onore di Silente, chi aveva trasfigurato il proprio viso per sembrare un pavone, una tigre siberiana, un falco...
Violet avanzò a fatica oltre il portone.
La Sala Grande era stata trasformata in un immenso antro con le pareti rivestite di minuscole stelle. Festoni aranciati piroettavano pigramente nell'aria e le solite zucche giganti illuminate dall'interno da candele multicolori sfioravano il soffitto. Il cielo sereno visibile dal soffitto dava l’impressione di trovarsi in un’enorme caverna priva di tetto e su cui facevano capolino le stelle e la luna.
Il centro della Sala era stato sgomberato per lasciare il posto a una pedana sopraelevata. Lungo le pareti erano sparsi tavolini da quattro o sei posti, mentre il tavolo dei professori era rimasto sul fondo, con la differenza che poggiava su una seconda pedana. Gli insegnanti si erano già seduti, avvolti in abiti eleganti, ma nessuno di loro indossava maschere. Violet s'affrettò ad abbassarsi la mascherina sul collo mentre si sedeva nell’unico posto libero, accanto a Piton.
<< Pensavo che dopo il Ballo del Ceppo non avrei più preso parte a una cosa del genere >>fu il primo commento del professore.
<< Temo dovrà stringere i denti, visto che è diventata un'abitudine annuale >>replicò.
Nel giro di cinque minuti tutti si erano accomodati e poterono iniziare a mangiare. Violet però era molto più presa dai travestimenti degli studenti che dal cibo. Era sorprendente quanto alcuni di loro fossero riusciti a mascherarsi in modo così convincente.
<< Signorina Rosenao, Minerva mi ha detto della sua intenzione di insegnare Incantesimi! >>strillò il professor Vitious dall'altra parte del tavolo, e tutti si voltarono all'unisono verso Violet, che, colta alla sprovvista, si limitò ad annuire .<< Sarei lieto di prenderla con me come assistente, anche dalla prossima settimana, se per lei va bene! >>
<< Cos... ma certo! >>esclamò lei.<< Non so come ringraziarla! >>Ma, non appena i professori furono tornati ai loro piatti, si sentì stringere il polso da una mano gelida.
<< Mia cara >>le sussurrò la Cooman,<< sei proprio sicura di voler intraprendere questa strada? Sono giorni che consulto le foglie di té e continuo a vedere una nube scura incombere su una giovane vita. Lascia che ti spieghi: la nube ha la forma di un piccolo lampo, simbolo della magia, degli incantesimi, e accanto a essa c'è una stella, segno di una vita giovane e non ancora adulta. Cara, rifletti sulla tua decisione! >>
Violet cercò di allontanarsi da quegli occhi ingigantiti dagli occhiali mentre sentiva il polso perdere sensibilità sotto la mano ghiacciata della Cooman.
<< Grazie dell'interessamento, professoressa >>si sforzò di essere cortese,<< ma sono sicura che è questo ciò che voglio >>
<< Ma mia cara, non puoi ignorare i segni! Forse la troverai una pratica futile, ma la lettura delle foglie di té non si è mai rivelata fallace! >>
<< Ora basta, Sibilla >>intervenne Piton.<< Violet ha deciso e si assumerà ogni responsabilità. Se dovessimo cambiare strada perché sospettiamo ci siano dei pericoli resteremmo sempre fermi >>
La Cooman tacque e riprese a mangiare lo stufato.
<< Grazie >>mormorò Violet a mezza bocca. Piton rispose con un breve cenno del capo.
Una volta terminata la cena un brivido di impaziente attesa percorse la Sala e la McGranitt invitò tutti ad accogliere le Sorelle Stravagarie che salirono sulla pedana centrale sotto gli applausi e le urla degli studenti, che scattarono in piedi già alla prima nota.
Osservando i ragazzi ballare, chi volteggiando con la partner chi più scatenato, vestiti con colori diversi dal nero delle divise, Violet ammise che l'idea della preside era azzeccata e rimpianse che non le fosse venuta prima. Vedendo alcune coppie provò una fitta di nostalgia al ricordo di Sam, il suo ex, subito scacciato quando le arrivò la voce di Piton.
<< Tu non balli? >>
<< Non ho un partner >>
<< Pensavo ti invitasse Will >>commentò Piton con una schiettezza che la lasciò senza parole.
Violet cercò di riprendersi in fretta.
<< Will è troppo giovane per me. Ed è solo un amico>>
<< Nulla vi impediva di venire come amici >>
<< Probabilmente non era interessato, neanche come amico >>sbottò Violet. Piton non si scompose ma si limitò a tornare a scrutare la Sala.
Dopo neanche cinque minuti Violet iniziò ad annoiarsi.  Starsene seduta senza aver altro da fare che osservare gli studenti scatenarsi non era la sua idea di divertimento, così decise di fare due passi.
La sera era limpida e fredda. Per l'occasione il parco era stato abbellito con lampioncini fluttuanti a forma di zucca intagliata e con panchine dove via via molte coppiette andavano ad appartarsi.
Violet decise di deviare per un sentiero meno trafficato e un po' più selvaggio, che scoprì condurre direttamente alla Foresta Proibita. La costeggiò soprappensiero. Ripensava a Piton e a come avesse cambiato atteggiamento da un giorno all'altro. Forse aveva capito che doveva trattarla come una collega – più o meno – ma tutta quell'insistenza sul suo ex e su Will la spiazzava. O forse, più semplicemente, Piton si era trovato a corto di argomenti...
"Eppure ne avrebbe di cose da raccontare"
Violet alzò lo sguardo su Hogwarts, e un brivido le percorse la schiena. All'inizio del sentiero si ergeva una figura ammantata di nero, il volto coperto da una maschera a forma di muso di lupo così realistica che Violet non si sarebbe stupita di sentire uscirne un ringhio.
Lo sconosciuto non sembrò trovarla degna di interesse. Avanzò a passo lento, volgendo la testa di qua e di là come ad esaminare il paesaggio. Per un folle momento Violet pensò si trattasse di Piton, ma non ricordava di avergli visto una maschera.
Non era comunque affar suo, poteva trattarsi di un altro membro della scuola.
Violet riprese a passeggiare lungo il margine della Foresta Proibita, la mano stretta attorno alla bacchetta sotto il mantello, e allo stesso tempo sentiva le foglie secche scricchiolare al passaggio dell'altro, cosa che la fece tremare ancora. Sentiva addosso i suoi occhi, ma non osava fronteggiarlo.
Un ululato selvaggio si levò dal cuore della foresta e Violet, memore del lupo mannaro, si allontanò di corsa dagli alberi e sfoderò la bacchetta. Ma ottenne tutto un altro risultato.
Lo sconosciuto scoppiò a ridere di fronte alla sua reazione, e rise così di gusto da essere costretto a sfilarsi la maschera rivelando un giovane volto scavato, circondato da lunghi capelli neri che ricadevano in riccioli appena accennati sul petto.
<< Lo trova divertente? >>sbottò Violet, abbassando il braccio.
<< Mi perdoni,on era mia intenzione deriderla>>Lo sconosciuto si ricompose e si inchinò profondamente, ora rivolgendole un sorriso cortese.<< In effetti, non si dovrebbe mai ridere delle paure altrui. Lei teme i lupi? Se è così, devo scusarmi ancora, per il mio travestimento >>
<< Non ho paura dei lupi >>replicò Violet, stupita da tanta galanteria.<< Ma quell'ululato mi ha colto alla sprovvista, tutto qui >>
<< Allora va bene >>Le labbra rosso vermiglio dell'uomo si curvarono in un sorriso ancora più ampio.<< Permette che mi presenti? August Purblack >>
<< Violet Rosenao. Non l'ho mai vista a Hogwarts >>
<< Naturale, è la prima volta che torno qui dopo molto tempo >>ribatté August affabile.
<< E posso sapere cosa fa qui, per giunta mascherato come gli studenti? >>chiese Violet con impazienza. Si sentiva quasi ipnotizzata dal sorriso di quell'uomo, eppure non poteva non provare anche una sorta di disagio.
<< Visita di cortesia. Lei è un'insegnante? >>
<< Be', non proprio...E la preside sa del suo arrivo? >>
<< Dovrebbe? >>rise August, e la sua risata si fece più forte davanti lo sgomento della ragazza.<< Mia cara signorina, come avrei potuto varcare la soglia di Hogwarts senza il consenso della preside? Sa, volevo rivedere il parco, ma temevo di disturbare molte giovani coppie, perciò ho deciso di venire da questa parte. Temo però di aver disturbato anche lei. Se vuole, la lascio sola. Ci incontreremo presto >>Si inchinò ancora e, mentre si allontanava, si risistemò il muso di lupo sul volto.
Quando scomparve alla vista, Violet provò una strana sensazione, come se si fosse appena risvegliata da un lungo sonno. Si sentiva la testa talmente confusa che dubitò di aver visto August.
Forse doveva dormire di più.
 

 
 
 

Angolino dell’autrice: ormai ho finito le scuse per il ritardo con cui aggiorno, ma d’estate, con quelle belle giornate, non è facile restarsene davanti al pc. E infatti ho aspettato il ritorno dell’autunno, così magari questo capitoletto ambientato a Halloween trovava lo sfondo più adatto (mi sto arrampicando sugli specchi, lo so!). August Purblack ha fatto il suo ingresso anche in questo remake, ma più avanti cercherò di rendere le sue interazioni con Violet più interessanti rispetto a qualche anno fa. Intanto, che impressione vi ha fatto? Da come si è presentato, non sembra avere tutte le rotelle a posto (in effetti…) ma ancora oggi continua a starmi simpatico, vedremo se non gli combinerò qualcosa di nuovo.
Al prossimo aggiornamento! Prometto che non farò passare altri due mesi! ^__^

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Capitolo 7
*** L'insegnante di duello ***


L'INSEGNANTE DI DUELLO

 

Fortuna aveva voluto che Halloween fosse caduto di sabato, così che il giorno dopo gli studenti poterono dormire fino a tardi. Anche Violet si alzò a mattino inoltrato, ma a metà strada per la Sala Grande incrociò il professor Ruf che le comunicò con la solita flemma che dovevano recarsi subito in sala insegnanti. Violet, che temeva qualche novità spiacevole, restò invece sorpresa nel ritrovarsi davanti allo sconosciuto della sera prima.
<< Colleghi, vi presento August Purblack >>spiegò la McGranitt ai professori, che scrutavano il nuovo arrivato con attenzione.<< In questi anni il Club dei Duellanti ha ricevuto molte iscrizioni, perciò ho ritenuto opportuno porvi a capo un esperto. August ha accettato il mio invito a guidarlo >>
August fece un inchino.
<< Sono davvero felice per quest'opportunità. Non vedo l'ora di lavorare con i vostri studenti >>esordì cordiale.
Piton, notò Violet, non sembrava tanto contento. Aveva le labbra strette come per impedirsi di fare commenti pungenti e scrutava diffidente August che, da parte sua, se ne era accorto e aveva sfoggiato un sorriso divertito. Ma quando si accorse di Violet, le andò incontro senza esitazione.
<< Mi auguro che la sua passeggiata, ieri, sia stata piacevole quanto la mia >>disse, << anche se avrei preferito continuarla in sua compagnia >>
<< Così forse mi avrebbe detto subito cosa doveva fare a Hogwarts? >>replicò Violet, ma sorrideva.
<< Ma gliel'ho detto. Sono qui su invito della preside >>August la scrutò con attenzione.<< Ancora non ho capito cosa fa qui una ragazza così giovane, però >>
<< Finora ho lavorato in biblioteca, ma da domani sarò l'assistente del professor Vitious >>
<< Esperta di Incantesimi di Difesa o Attacco? >>
Violet esitò, ripensando alla lotta col lupo mannaro.
<< In realtà, devo perfezionare entrambi >>ammise alla fine. << È anche per questo che assisterò alle lezioni di Vitious >>
August annuì, e parve sul punto di chiederle qualcos'altro quando fu chiamato da Lumacorno, che aveva tutta l'aria di non volerlo lasciare andare prima di una mezz'oretta. Dietro di loro, seduta in disparte a sfogliare una rivista, stava la Cooman. Continuava a lanciare occhiate furtive ad August, e una volta guardò con intensa gravità anche Violet, che si sentì gelare il sangue al ricordo di quel che le aveva detto la sera prima.
Quella domenica volò via, e già molti ragazzi iniziavano a lamentarsi di non avere avuto abbastanza tempo per riposare. Anche Violet si sentiva fiacca e, stranamente, la prospettiva di dover iniziare un nuovo lavoro non l'eccitava per niente. August non era comparso né a pranzo né a cena e nessuno al di fuori degli insegnanti pareva sapere del suo arrivo.
Durante i pasti Violet si era sentita comunque stretta tra gli sguardi della Cooman, che continuava a fissarla come se dovesse accaderle qualcosa da un momento all'altro, e di Piton, che aveva ripreso il suo solito cipiglio acido e indecifrabile.
Fu solo il mattino dopo che Violet realizzò finalmente di essersi liberata di Madama Pince. Presa dal nervosismo, si alzò più presto del dovuto e, dopo aver fatto colazione in una Sala Grande ancora semideserta, attese fuori l’aula di Incantesimi l’inizio delle lezioni.
<< Signorina Rosenao, è pronta? >>l’accolse Vitious quando, finalmente, la campana suonò e gli studenti si affollarono in classe.<< Non dovrebbe avere problemi con una classe del terzo, è un livello intermedio: per cominciare va bene >>aggiunse il professore a bassa voce, e la spinse dentro senza tante cerimonie.
<< Allora ragazzi, fuori le bacchette! Spero abbiate studiato l'Incanto del Sole >>esordì il minuscolo professore chiudendo la porta.<< Da oggi avremo con noi un’aiutante, la signorina Violet! Non esitate a rivolgervi a lei per qualsiasi cosa, mi raccomando! >>
Violet accennò un sorriso nervoso sotto gli sguardi curiosi e, o almeno così le sembrarono, intimidatori dei Corvonero e Serpeverde, che tuttavia decisero di ignorarla mentre seguivano le indicazioni di Vitious e si disponevano a coppie.
<< Rosenao, tu aiutami a correggere chi sbaglia. Cominciate! >>
L'Incanto del Sole era un comodo espediente per prendere tempo nei combattimenti, permettendo di abbagliare l'avversario quel tanto che bastava per dargli il colpo di grazia o fuggire.
Violet rimase colpita dalla precisione di molti ragazzi. Erano degni di essere Corvonero e Serpeverde anche se, notò, questi ultimi colpivano con una precisione da fare invidia al miglior sicario. Un minuscolo Serpeverde abbagliò il compagno e ne approfittò per lanciargli anche un Petrificus Totalus.
"Precoce, il ragazzo..."
Presa dai due Serpeverde, Violet quasi non si accorse della ragazzina che le lanciò contro l'Incanto, ma quella aveva urlato troppo e Violet la udì in tempo. Il fendente con cui respinse l’incantesimo, però, fu abbastanza potente da spedire la ragazza dall’altra parte dell'aula.
<< Mi dispiace! >>urlò Violet correndo ad aiutarla.<< Era solo un Sortilegio Scudo >>
<< Era fortissimo! >>replicò ammirato un ragazzo.
<< Per caso sei tu la nuova insegnante del Club dei Duellanti? >>le chiese un altro.
<< Certo che no >>esclamò Violet ripensando ad August.
<< Stasera c’è la prima lezione, gli avvisi sono comparsi stamattina in bacheca >>spiegò la ragazzina, ancora barcollante.<< In Sala Grande alle nove, ma non c'era scritto chi insegnerà >>
<< Voi, smettetela di chiacchierare! >>interloquì Vitious battendo le mani.<< Rosenao, falli lavorare! >>
La lezione volò via senza altri incidenti, ma fu anche l’unica, per quel giorno. La curiosità per la riapertura del Club dei Duellanti contagiò anche Violet, che dopo cena decise di rimanere nelle vicinanze della Sala Grande. Molti altri ragazzi la imitarono, gironzolando in attesa del primo incontro del Club.
August Purblack emerse a sorpresa dai sotterranei. Il silenzio piombò nella Sala d'Ingresso e per un lunghissimo secondo la scena parve restare sospesa mentre August volgeva gli occhi grigio-verdi sui presenti, un sorriso ferino che gli increspava le labbra.
<< Ricordavo che l'appuntamento fosse in Sala Grande >>disse alla fine con quella voce amabile e, come se si fossero risvegliati all'improvviso, gli studenti entrarono nella sala.
Violet aggrottò la fronte, ma August le fece cenno di seguirlo.
<< Alloggia nei sotterranei? >>gli domandò subito lei.
<< Sì, sono così tranquilli senza il viavai degli studenti >>. August lanciò un'occhiata critica ai quattro tavoli ancora al loro posto. Con un semplice colpo di bacchetta li rimpicciolì per poterseli infilare in tasca ed evocare una lunga pedana.
I ragazzi si radunarono su entrambi i lati, anche se sul volto di molti Violet scorse una traccia di preoccupazione.
August si arrampicò sulla pedana, la misurò a grandi passi senza dire una parola, poi evocò un immenso drago di fiamme che strisciò rapido fra gli studenti. Quelli si dispersero con urla isteriche prima che il drago si dissolvesse in larghe volute di fumo. Era stato tutto così veloce che perfino Violet faticava a credere che fosse realmente accaduto.
<< Mai arretrare di fronte al nemico >>scandì August, e la Sala Grande si rifece silenziosa.<< Mai abbassare la guardia. Avrei potuto uccidervi tutti con un sol gesto e ancora vi stareste chiedendo come ho fatto. A nessuno di voi è venuto in mente di combattere. Questo vuol dire che dovremo prima lavorare sul vostro coraggio. Poco male: sarà interessante. Chi vuole cominciare? >>
Molti, anche del settimo anno, impallidirono e arretrarono. Era come se attorno ad August fosse sorto un alone di pericolo. Lui non si spazientì e si voltò verso Violet, che era rimasta ferma sotto la pedana. Se l'era aspettato, e adesso non poteva tirarsi indietro.
Raggiunse August, la bacchetta stretta in pugno, all'erta. Non le era affatto piaciuto quel trucchetto del drago...
<< È pronta? >>le domandò August con voce suadente.
<< Sto aspettando solo lei >>
I ragazzi trattennero il fiato mentre August e Violet attaccavano contemporaneamente. Violet si era limitata a un semplice Stupeficium, ma lui aveva evocato una chimera. Nuove urla si levarono tra il pubblico, ma Violet non le sentì tanto rimase orripilata dal mostro che le sbarrava la strada. Il corpo di leone, la testa di una capra che gli spuntava sul dorso, la chimera faceva oscillare la coda serpentesca mentre la osservava.
La chimera stava tesa sulle zampe, gli occhi color verde palude avvinghiati a quelli di Violet. Le ricordava sgradevolmente il lupo mannaro...
La chimera balzò in avanti e le sputò addosso un getto di fiamme, che Violet spense con un potente colpo d'acqua. La chimera non si scoraggiò e tornò all'attacco, schivando tutti gli incantesimi che Violet riusciva a lanciarle mentre riduceva la distanza fra di loro.
<< Petrificus Totalus! >>
La chimera evitò nuovamente l'attacco e con un balzo le fu addosso. La testa di leone affondò le zanne nell'avambraccio di Violet. Altre urla, e Violet cadde incespicando, la bacchetta rotolò via e la chimera saltò giù dalla pedana.
I ragazzi le fecero largo strillando e spintonandosi nel tentativo di sfuggirle. Qualcuno però sfoderò la bacchetta e si fece coraggiosamente avanti mentre August osservava dall'alto. Ma nessuno di loro aveva mai avuto a che fare con una chimera. Quella girò lentamente su se stessa, le narici feline e caprine frementi e la coda serpentesca che fendeva minacciosa l'aria, sibilando spietata. Sembrava godere del terrore che stava suscitando...
Un'esplosione fece tremare i vetri delle lunghe finestre e la chimera scomparve in una nube di fumo. Gli studenti ci misero qualche istante prima di capire cos’era successo. Violet, che era rimasta per tutto il tempo per terra a reggersi il braccio sanguinante, guardò August, i cui occhi erano posati sull'ingresso della Sala Grande. Anche gli altri si voltarono.
Piton teneva sollevata la bacchetta, dalla cui punta usciva ancora un sottile fumo. Era stato lui a richiamare la chimera. Violet non ricordava di averlo mai visto così furioso. I suoi occhi mandavano lampi mentre fissavano con furia omicida August. Il quale, tuttavia, era semplicemente irritato.
<< Chi le dà il diritto di interrompere la mia lezione? >>sbottò.
<< Lei chiama lezione attaccare gli allievi con la magia oscura? >>ribatté Piton.
<< Non penso sia la persona più adatta per sindacare i miei metodi, professore >>
<< Molto bene >>Piton guardò gli studenti ammutoliti e, con un gesto secco, indicò loro la porta.<< Tornate nei vostri dormitori. Per oggi la lezione è finita >>
Mentre i ragazzi uscivano borbottando, Violet si rialzò. Continuava a massaggiarsi l'avambraccio sanguinante; sapeva che Piton l'aveva individuata, ma non voleva guardarlo in quel momento. August la prese delicatamente per il polso ed esaminò la ferita con una strana scintilla nello sguardo. Qualche goccia di sangue gli colò tra le dita mentre la rimarginava.
<< Non volevo far del male a nessuno >>disse.
<< Cosa voleva dimostrare? >>ringhiò Piton, che ormai aveva raggiunto la pedana.
<< Volevo insegnare ai ragazzi come controllare i nervi, e qualcuno ci stava anche per provare finché lei non è intervenuto >>ribatté August nello stesso tono.
Piton strinse convulsamente le dita attorno alla bacchetta, ma August non batté ciglio. L'atmosfera era talmente pesante che Violet si aspettava che uno dei due scagliasse un Avada Kedavra da un momento all'altro.
<< Violet, va' anche tu >>sibilò Piton, e lei non osò opporsi.
Uscita dalla sala, però, Violet rimase dietro la porta socchiusa e quasi subito udì distintamente Piton:<< Sapevo che Minerva sbagliava a chiamarla qui. Di tutte le persone che ci sono sulla terra, lei è la meno adatta a insegnare qualcosa >>
<< Così come lei è inadatto a muovermi una simile osservazione >>replicò con freddezza August.<< La Preside, come Silente, sa chi merita di avere una possibilità, e io mi dimostrerò all’altezza della sua fiducia. Dovrebbe capirmi, professore: dopotutto, lei è alla sua… vediamo, terza occasione? >>
L’istinto suggerì a Violet di allontanarsi. Muovendosi il più velocemente possibile, la ragazza corse a nascondersi dietro un'alta colonna in cima alla scalinata di marmo. Quasi non respirò mentre Piton usciva dalla Sala Grande e, scuro in volto, scendeva nei sotterranei. Qualche secondo dopo, comparve anche August. Rimase un attimo pensieroso sulla soglia, poi scrollò le spalle e andò fuori.
Violet riuscì a scorgere solo la sua figura scura stagliarsi contro la nebbia della notte prima che il portone di quercia gli si richiudesse alle spalle.
 
 
***

 
<< Geniale! Semplicemente geniale! >>
<< Abbassa la voce, o Vitious ci rimprovererà >>sibilò Violet gettando un'occhiata al professore, ma quello era impegnato a tener d'occhio un paio di Grifondoro che non riuscivano a districarsi da un incantesimo mal riuscito.
<< A chi sarebbe mai venuto in mente di farci esercitare con una chimera? È stato forte! >>continuò allegramente Will.<< Anche se poi Piton si è arrabbiato >>
<< E aveva ragione. Nessuno sano di mento avrebbe evocato una chimera! >>sbottò Violet.<< E adesso ti decidi a usare la Freddafiamma? >>
<< Ok, ok >>Will si rimboccò le maniche e puntò la bacchetta contro un falò in miniatura sul suo banco, e quello si illuminò per un attimo di azzurro.
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata, poi Violet prese un bel respiro e infilò un dito in mezzo alle fiamme. Avvertì un lieve pizzicore, come una sorta di solletico. Ritirò la mano con un sorriso.
<< Ben fatto! >>
<< Ne dubitavi? >>rise Will.
La campanella annunciò la fine delle lezioni pomeridiane, e Violet e Will si attardarono in classe col pretesto di aiutare Vitious a riassettare, ma l’unico motivo era che Will voleva continuare a parlare del Club.
<< Magari Purblack usa metodi diversi >>continuò lui a bassa voce, << ma a me non dispiace. In genere gli allenamenti nei duelli sono sempre stati noiosi >>
 << Oh sì, infatti non mi sono annoiata per niente, ieri sera >>borbottò Violet ripensando al morso della chimera.
Will parve indovinare i suoi pensieri, perché disse:<< Era pur sempre finta. Non ti ha ferito veramente >>
<< Sì, invece >>Violet fece svanire anche l'ultimo falò e Vitious li congedò.
<< Ma Purblack ti ha guarito subito, no? >>fece Will impaziente.<< Senti, pensavo... Potremmo sospendere i nostri allenamenti, ora che il Club ha riaperto. Se Purblack continua a fare di testa sua, potrebbe insegnarci seriamente come difenderci dai mostri. Noi da soli non sapremmo neanche come evocarla, una chimera >>
<< Sapevo che l'avresti detto >>commentò Violet con un sospiro rassegnato.
Gli occhi di Will si accesero.
<< Dai, sarà interessante! E la prossima volta mi offrirò io volontario >>
Violet annuì distrattamente. Aveva individuato Piton già seduto al tavolo degli insegnanti, in Sala Grande. Ma di August neanche l'ombra, come al solito. Lasciò Will al tavolo di Serpeverde, ma quando prese posto accanto alla Sprite notò lo sguardo cupo che Piton le rivolse. Non ebbe dubbi sul fatto che il professore stesse ripensando a quel che era successo la sera prima.
<< Allora >>fece la Sprite con voce suadente, << ho saputo che ieri sera ti sei data da fare con il nostro collega >>
A Violet andò quasi di traverso il boccone di tacchino che aveva in bocca. La Sprite le diede qualche pacca sulla schiena contemplandola con un sorriso un po' incrinato. Quando Violet fu fuori pericolo ed ebbe smesso di tossire, continuò:<< Devo essere sincera, però. Adesso che sei l'assistente di un professore devi essere più responsabile. Se un collega usa metodi poco ortodossi che mettono a repentaglio la sicurezza dei ragazzi devi opporti >>
<< Ha... ha ragione >>balbettò la ragazza con gli occhi ancora pieni di lacrime.<< Pensavo che quella chimera se la sarebbe presa solo con me >>
<< Severus dice che è esattamente quel che ha fatto >>
Violet non replicò, ma il suo sguardo colpevole fu più che eloquente. La Sprite le concesse qualche minuto di tregua prima di dire con voce atona:
<< Ha chiesto a Minerva di licenziarlo >>
Violet sentì la rabbia montarle dolorosamente addosso, ma preferì non lasciarla sfogare subito.
<< E tutti voi siete d'accordo? >>
<< Intendi me e gli altri insegnanti? Be' >>la Sprite arrossì un po', << nessuno di noi avrebbe usato un approccio così… duro come ha fatto August. Minerva si è rifiutata di licenziarlo, però. Lo conosce e si fida di lui. D’altronde, non è il primo professore che ha presentato agli studenti delle creature oscure. Sarebbe ingiusto licenziarlo per aver evocato una chimera, tu che ne pensi? >>
<< Ha ragione >>rispose Violet strofinandosi inconsciamente il punto in cui quel mostro l'aveva morsa. Tornò a guardare Piton, e continuò anche quando lui ebbe colto il suo sguardo. Si scrutarono per alcuni secondi senza lasciar trapelare alcuna emozione, mentre attorno a loro nessuno si accorgeva di quel contatto.
Fu Violet a romperlo decidendo di lasciare la Sala. Era appena arrivata a metà della Sala d'Ingresso che avvertì dei passi rapidi alle sue spalle. Affondò automaticamente la mano nelle pieghe della veste per recuperare la bacchetta, ma la voce gelida di Piton la inchiodò lì dov'era.
<< Sta' calma, non ti attaccherò >>
<< Bisogna sempre stare all'erta >>replicò Violet rilassandosi ma lanciandogli un'occhiataccia. Di tutte le persone che c’erano a Hogwarts, proprio lei doveva prendere alla sprovvista?
Piton la ignorò e continuò a osservarla con il suo sguardo indecifrabile. Non sembrava intenzionato a parlare: era come se avesse voluto continuare a guardarla come aveva fatto poco prima, a cena.
<< Allora? >>sbottò alla fine Violet, un po' troppo aggressivamente.<< Le serve qualcosa? >>
<< Mi domandavo la stessa cosa. Perché avevi quell’aria infastidita, mentre mi fissavi? Volevi dirmi qualcosa? >>
<< Certo che no, altrimenti l'avrei fatto >>ribatté Violet, diventando cremisi.
Piton socchiuse gli occhi, irritato. Il volto di August balenò nella mente di Violet così all’improvviso da farla barcollare. Si accorse troppo tardi che Piton aveva usato la Legilimanzia.
<< Non devi angosciarti troppo >>commentò lui, << pare che Minerva abbia ereditato da Silente la tendenza a concedere fiducia alla gente >>
<< E lei dovrebbe essere il primo ad apprezzare questa qualità >>
Un lampo balenò negli occhi di Piton, ma Violet aveva capito di aver oltrepassato il segno prima ancora di aver finito di parlare. Si diede della stupida e ingrata, ripensando ai sacrifici che Piton aveva dovuto affrontare durante e dopo la guerra. Aprì  la bocca per scusarsi, ma il professore la precedette.
<< Non aggiungere altro, Rosenao, perché non avresti potuto essere più esplicativa. Ti auguro solo di non dover affrontare situazioni pericolose in compagnia di alcune persone >>
Violet sgranò gli occhi davanti al tono deluso e rancoroso di Piton, ma non osò impedirgli di andarsene.
 
Le giornate si erano drasticamente accorciate e scorrevano monotone fra una lezione e l’altra di Incantesimi, a un ritmo ben più monotono di quanto Violet si fosse aspettata nonostante non le mancassero affatto le ore passate con Madama Pince. L’unica cosa che le faceva rimpiangere la biblioteca era che, adesso, era quasi sempre lei a dover subire gli incantesimi mal riusciti dei ragazzi al posto di Vitious.
Will era diventato membro fisso del Club dei Duellanti, insieme a quasi tutti quelli del suo anno, e non mancava di raccontarle come andavano gli allenamenti. Violet non si stupì quando venne a sapere che August continuava a evocare creature mostruose.
<< In compenso non abbiamo più paura come all'inizio, o almeno non tutti >>concluse Will un pomeriggio mentre girovagavano per la biblioteca.
<< L'importante è che nessuno si faccia male >>Violet strizzò gli occhi alla ricerca di un manuale di incantesimi che Vitious le aveva chiesto di cercargli.
<< Purblack ha tutto sotto controllo. E poi, dalla prossima volta inizieremo a duellare fra di noi >>
<< Quindi finora è andato avanti con quella storia del coraggio? >>esclamò Violet, accigliata.
<< Sì, e ha detto che è soddisfatto per come abbiamo imparato a controllare i nostri nervi così in fretta >>annuì Will, poi aggiunse, a bruciapelo:<< Verrai domani sera? >>
Violet sospirò: erano settimane che Will tentava di convincerla a tornare al Duello, e finora era riuscita a evitarlo con la scusa che il suo nuovo lavoro la stancava troppo. Non mentiva: le lezioni di Vitious si tenevano ogni giorno, oscillando dal livello principiante del primo anno a quello esperto e, a volte, arrogante dei ragazzi in odore di MAGO. Ormai Violet arrivava a sera talmente esausta e dolorante che, dopo il primo incontro, aveva rinunciato al Club.
<< Per oggi le lezioni di Incantesimi sono finite, perciò dovresti essere in grado di reggerti in piedi fino alle 10 di stasera, no? >>continuò Will in tono di sfida.
<< E va bene >>si arrese Violet, estraendo da uno scaffale un pesante libro impolverato.
Tornarono da Madama Pince, che ormai non si dava più la pena di riservare a Violet il suo solito sorriso di circostanza.
<< Il tuo salto di qualità mi ha davvero colpita, Rosenao >>commentò mentre registrava il libro.<< Da assistente a... assistente >>
<< Un vero salto di qualità, se penso per chi faccio l'assistente >>replicò tranquillamente Violet, piantando lì una Madama Pince fumante di rabbia.
<< Secondo me, un giorno di questi ti avvelenerà >>rise Will una volta che si furono allontanati.
<< E ci riuscirà, se chiederà aiuto a Piton >>borbottò Violet, realizzando all'improvviso che erano secoli che non parlava con Piton. Dopo il primo incontro del Club, entrambi avevano fatto in modo di evitare qualsiasi forma di contatto.
<< Piton? >>ripeté Will senza capire.<< Figurati, perché dovrebbe sprecare le sue provviste con te quando ha tutti i Grifondoro da togliere di mezz... >>
Violet lo guardò, ma Will fissava esasperato qualcuno davanti a loro. In mezzo alla ressa di ragazzi che uscivano dall'ultima lezione del pomeriggio videro Alyssa Potier ridacchiare in compagnia di August.
<< Non sarai geloso? >>esclamò Violet.
<< Macché! È solo che... guardala, è senza vergogna! È un professore! >>
Violet si morse la lingua per non dire quello che da tempo pensava di Alyssa. Quello che la stupiva, in realtà, era l’atteggiamento di August. Sembrava gli piacesse ricevere quelle attenzioni...
<< Pare abbia molto successo fra le ragazze >>aggiunse Will.<< Stanno sempre lì a parlare di lui. Sarà anche per questo che gli iscritti al Club sono aumentati da un giorno all'altro >>
<< Be', ha il suo fascino >>commentò Violet senza pensarci, e arrossì subito sotto lo sguardo di Will.
<< Piace anche a te? >>
<< Non ho detto questo! >>replicò lei con voce acuta.
Will alzò le sopracciglia, scettico. Quando passarono accanto ad August e Alyssa, altre due studentesse del sesto anno si erano avvicinate, sorridenti e ammiccanti. Violet represse una smorfia disgustata, ma prima di allontanarsi il suo sguardo intercettò quello di August, sopra le teste delle ragazze, e si sentì venire la pelle d'oca.
Non poteva dire se fosse una sensazione gradevole o no, ma non riuscì a scrollarsela di dosso fino a sera, quando fece il suo ingresso in Sala Grande insieme a Will e ai suoi amici.
<< Ben ritrovati a tutti! >>esordì August con il suo solito sorriso gentile, dall'alto della pedana.<< Come vi avevo promesso, oggi inizieremo con i duelli corpo a corpo. Mi mostrerete cosa sapete fare, senza farvi troppo male, possibilmente >>
Parecchi ragazzi risero. Rispetto al primo incontro c'era un'atmosfera molto più rilassata, anche se qualcuno ogni tanto si scambiava sguardi nervosi.
<< A coppie, salirete in pedana e combatterete per una decina di minuti >>continuò August.<< Usate tutti gli incantesimi che volete, purché non siano Maledizioni Senza Perdono. Chi comincia? >>
Alyssa Potier e una sua amica scattarono in avanti come se al posto dei piedi avessero avuto delle rotelle. In piedi l’una di fronte all’altra, si squadrarono per qualche secondo, le labbra ancora curvate in un sorriso compiaciuto per essere le prime a esibirsi, poi cominciarono. Dopo due minuti di bacchette svolazzanti e saltelli indecisi, avevano già il fiato corto.
<< Non hanno mai duellato in vita loro >>sospirò Will scuotendo la testa.
A quanto pareva, anche August si accorse dell’incapacità delle due Serpeverdi: allo scoccare del decimo minuto, si affrettò a far salire un'altra coppia, molto più in gamba e interessante. Violet iniziò a rilassarsi: l’incontro non era più pericoloso di una lezione di Incantesimi, così che lei non avrebbe rischiato di dover intervenire e catturare l’attenzione di August.
Will le diede un colpetto col gomito.
<< Dai, adesso andiamo noi >>
<< Per stasera credo che mi limiterò a fare da spettatrice >>si affrettò a rispondere Violet.
L’esibizione della settima coppia si concluse con una piccola esplosione che annerì le sopracciglia a una spaventata Corvonero. Will fissò Violet, accigliato e, senza degnarla di una risposta, la afferrò per un polso e la trascinò sulla pedana.
August si voltò all’arrivo dei nuovi duellanti, accolti da un applauso ruggente non appena gli altri studenti li ebbero riconosciuti: senza dubbio, pensò Violet, allibita, continuavano ad associare lei e Will al lupo mannaro.
<< Se ricordo bene, siete una coppia già collaudata >>commentò allegramente August.
Will sogghignò e si rimboccò le maniche. Violet cercò di camuffare con un sorriso la smorfia rassegnata che le era comparsa sul volto. Temeva che a molti fosse tornato in mente anche il disastroso scontro con la chimera.
<< Will, vi andrebbe di mostrarci qualcosa di... mmm, interessante? >>chiese August. Will lo guardò perplesso, e così anche Violet.
<< Cosa intende per interessante? >>gli chiese lei, sospettosa.
<< Voi due avete affrontato un lupo mannaro, giusto? Perché non duellate come se stesse lottando contro di lui? >>
Violet e Will si guardarono. Il sorriso di Will si fece più largo e, suo malgrado, anche Violet non si trattenne. Era quello che avevano sempre cercato di fare.
All'unisono sollevarono le bacchette e iniziarono. Will era migliorato notevolmente nelle ultime settimane. Era molto veloce e riusciva a lanciare incantesimi quasi senza riprendere fiato. Dopo poche mosse, Violet capì che presto sarebbe finita in svantaggio: alcune di quelle magie non le aveva mai sentite nominare, e lei non riusciva a contrattaccare con qualcosa di più "interessante" di un Sortilegio Scudo.
<< Vuoi impegnarti? >>esclamò Will, spazientito, mentre Violet deviava un altro Stupeficium.
Dalla folla di studenti iniziò a levarsi un mormorio compatto, simile al ronzio di api inferocite. Qualcuno rise. Violet strinse i denti: sapeva che stava dando un pessimo spettacolo. Cercò di non pensare alla faccia di August, alle sue spalle, o a quella che avrebbe fatto Piton se fosse stato presente.
Con un movimento secco, evocò una lunga fune animata che strisciò rapida attorno alle caviglie di Will come un inquietante serpente privo di muso.
Will tentò di bruciarla, ma fu lento: la fune, avvoltasi attorno alle sue caviglie, gli fece perdere l'equilibrio. Ma il ragazzo non aveva ancora toccato il pavimento che un lampo argentato balenò davanti agli occhi di Violet: con un fendente velocissimo, Will era riuscito a tagliuzzare la corda e a scattare in piedi.
<< Va bene così! >>urlò August frapponendosi fra loro a braccia tese.<< I dieci minuti sono passati. Avanti i prossimi! >>
<< Bravo, Will! >>esclamò Alyssa quando lui e Violet si furono riuniti ai Serpeverde. Will sorrise compiaciuto mentre i compagni si congratulavano con lui. Violet si tenne in disparte per non sentire i loro commenti,  ma Will si liberò in fretta.
<< Hai visto? Piton è venuto ad assistere >>le sussurrò accennando all’ingresso della Sala.
Violet si affrettò a seguire il suo sguardo. Un attimo dopo, ebbe come l’impressione che il cuore le fosse sprofondato fino ai sotterranei. Piton se ne stava appoggiato allo stipite della gigantesca porta della Sala Grande; da quella distanza Violet non riusciva a distinguere la sua espressione, ma era indubbio che stesse tenendo d'occhio August.
<< Fa sempre una strana faccia quando sente nominare Purblack >>disse Will, guardando a sua volta il professore. << Non capisco perché gli stia così antipatico >>
<< Non si fida dei suoi metodi, tutto qui >>spiegò Violet, a disagio. Mentre tornava a concentrarsi sulla pedana, si chiese da quanto tempo Piton era arrivato.
Dopo altri dieci minuti durante i quali una coppia del quarto anno volare sulle loro teste scintille scoppiettanti simili a petardi, August concesse loro una pausa. Gli studenti si dispersero. I più stremati andarono a sedersi lungo le pareti commentando la propria esibizione, mentre chi ancora non era salito sulla pedana discuteva animatamente su quali incantesimi avrebbe usato.
Violet decise di approfittarne per lasciare la Sala. Will era tornato dai suoi amici, ma per lei la serata poteva anche finire lì. Aveva visto e fatto abbastanza, e non voleva rischiare di essere ritrascinata di nuovo sulla pedana.
<< Bel combattimento, prima! >>esclamò August alle sue spalle.
Violet si voltò di scatto: non pensava di ritrovarsi così vicina a Purblack.
<< Chi merita davvero i complimenti è Will, mi ha quasi sopraffatta >>replicò con un sorriso rassegnato.
<< Sì, è fra i pochi a essere migliorato in così poco tempo >>asserì August, osservando Will con interesse, << ma sono sicuro che anche lei riuscirebbe a fare enormi passi in avanti, se frequentasse le mie lezioni >>
<< Purtroppo il nuovo lavoro mi porta via troppe energie >>
<< È questione di volontà >>la interruppe August, fissandola serio.
Violet ammutolì. Dentro di sé provò un vago rancore verso quegli occhi che non smettevano di fissarla. Si sentiva a disagio a osservarli: sapeva che sarebbe stato difficile, se non addirittura impossibile, interrompere il contatto, eppure percepiva che c'era qualcosa di sbagliato, pericoloso. Un sibilo acuto e lontano le penetrò nelle orecchie, intorpidendola. August fece per aggiungere qualcos'altro, ma richiuse la bocca con uno scatto e spostò lo sguardo su un punto alle spalle di Violet.
Il contatto s'interruppe. Violet sbatté le palpebre mentre la testa smetteva di girarle e il sibilo nelle orecchie svaniva.
<< Il vecchio insegnante di Duello non avrebbe mai dato tanta libertà agli studenti >>osservò la voce di Piton. Silenzioso come sempre, il professore si era avvicinato approfittando della pausa e ora fissava August con sdegno.
<< Ognuno ha i propri metodi >>replicò questo a denti stretti. << Non sarà lei a dirmi come devo lavorare, professore. Do agli studenti la possibilità di sfogare tutta la loro energia e capire come usarla al meglio >>
<< Lei è l'ultima persona a poter insegnare come sfogare e usare al meglio le proprie energie >>ribatté Piton a voce bassa, poiché alcuni degli studenti più vicini tentavano di ascoltare.
August arrossì appena: era come se all'improvviso il sangue fosse tornato a circolare sul suo viso pallido. Non rispose, limitandosi a uno sguardo di sfida prima di tornare sulla pedana e richiamare gli studenti. Stupita, confusa e niente affatto desiderosa di restare accanto a Piton in quel momento, anche Violet girò sui tacchi e lasciò quasi correndo la Sala Grande. Ripensava al malessere di prima, e quando lo sguardo di August le tornò in mente provò un brivido di piacere che la atterrì più di tutto il resto. Un attimo dopo, la voce di Piton la costrinse a fermarsi.
Il professore avanzava a grandi falcate nel corridoio deserto. Era ancora arrabbiato, e davanti alla sua espressione Violet provò un vago senso di colpa, come se, a ripensare ad August, avesse infranto una regola.
<< E tu vorresti fare l'insegnante? >>Piton si fermò a un passo da lei, le mani strette a pugno lungo i fianchi e le labbra tremanti dall'ira.
Violet lo fissò di sotto in su, ma prima che potesse dar sfogo alla sua indignazione Piton proseguì:<< Sai che i doveri di un professore non si fermano all'insegnamento? Sai che, se assisti alle lezioni di Purblack, devi controllare che nessuno resti ferito? >>
<< La situazione era sotto controllo, August non ha mai messo in pericolo nessuno >>
<< Non porre alcun limite agli incantesimi che quei ragazzi possono lanciarsi è un pericolo! “August” non è in grado di controllare una situazione del genere, e dovresti essertene accorta >>
Il misto di sarcasmo e odio con cui Piton aveva pronunciato il nome di August punse Violet come un’offesa.
<< Forse è lei a non fidarsi e a voler fare di tutto per mandare via chi non le va a genio >>ribatté, aspra. << Cosa fa, controlla August perché lo ritiene inadatto e controlla me perché non mi nascondo nell'ombra durante le sue lezioni sperando che commetta qualche errore, come invece fa lei? >>
Piton fletté le dita, sempre più furioso. Violet sapeva che stava soltanto cercando le parole, o, peggio, l'incantesimo, per ferirla. E infatti l'affondo non tardò ad arrivare.
<< Non ti facevo così stupida e debole, Rosenao. Purblack non ha faticato tanto, se sei già così abbagliata dal suo fascino >>
<< Io non sono... >>cominciò Violet, indignata, ma Piton eliminò la poca distanza rimasta fra loro e si chinò su di lei.
<< Sta a te capire >>le sibilò minaccioso. Ammutolita, la ragazza fissò quegli occhi neri freddi e furiosi, rimpiangendo di non saper usare la Legilimanzia per capire cosa celavano. Fece per dire qualcosa, ma Piton non gliene volle dare il tempo.
Con un ultimo, scuro sguardo, il professore se ne andò, lasciandola da sola in mezzo al corridoio. Ci vollero molti secondi prima che Violet si rendesse conto che stava tremando violentemente.



 
Angolino dell’autrice: edizione straordinaria! Edizione straordinaria! A “soli” due mesi dall’ultimo aggiornamento, ecco a voi il nuovo capitolo della Nuova, anzi, ex, assistente bibliotecaria! Che dire, a Hogwarts ci vuol poco a fare carriera (Gazza non sarebbe molto d’accordo, ma lui è un caso a parte). Non so se qualcuno ha letto o sta leggendo la prima versione della fanfic: so che molte cose sono rimaste invariate, perché nella sostanza la storia resterà uguale. Quel che sto cercando di cambiare (a parte la lunghezza e la fusione dei capitoli) sono le battute e i pensieri dei personaggi: nella prima versione mi sono resa conto di aver dato alcune cose per scontato e di non averne approfondite altre. Qui (allerta spoiler!) cercherò di arricchire il rapporto fra Violet e August e intensificare il personaggio di Piton, che finora si è limitato a punzecchiare Violet col suo solito carattere amabile. Già da qui spero di aver reso in maniera un po’ più convincente i pensieri di Violet che, diciamocelo, è incastrata fra quel figo… ehm, August, e l’irascibilità immotivata di Piton. Preparatevi a nuovi sviluppi (e portate pazienza, vi prego! Purtroppo impiego più tempo del previsto per correggere la storia)!
Al prossimo aggiornamento! ^__^

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Capitolo 8
*** Il parco ***


IL PARCO
 
 
 
Violet entrò senza fiato in sala professori, dove trovò ad attenderla tutti gli insegnanti, Gazza e Madama Chips. Mancava un quarto d'ora all'inizio delle lezioni, molti studenti stavano ancora finendo di fare colazione e lei stessa aveva avuto appena il tempo di entrare in Sala Grande che un gufo della scuola le aveva portato un messaggio in cui la McGranitt convocava tutto il corpo docente con la massima urgenza. Temendo il peggio, Violet aveva rinunciato a far colazione: dopo una rapida occhiata al tavolo delle autorità già vuoto, sapeva che sarebbe stata l'ultima ad arrivare.
La McGranitt la accolse con espressione truce: reggeva una lunga pergamena e una busta da lettere su cui era apposto un timbro dall'aria ufficiale.
<< Ora che siamo tutti qui, posso dirvi il motivo per cui vi ho convocato senza preavviso >>disse.<< Stamattina, poco prima di scendere in Sala Grande, ho ricevuto un messaggio dal Ministero. Sembra che si sia formata una piccola associazione per delinquere di lupi mannari, vecchi sostenitori di Fenrir Greyback. Il Ministero li tiene d'occhio da molto tempo e sa che mirano a proseguire il lavoro del loro mentore: contaminare quante più persone possibili. Adesso, pare che questo... branco abbia raggiunto Hogsmeade >>
<< Se il Ministero sapeva delle loro intenzioni perché non è mai intervenuto, prima? Perché non li ha arrestati? >>esclamò d'impeto Madama Bumb.
<< Il Ministero non può arrestare delle persone basandosi solo su un sospetto >>ribatté Piton, aspro.<< Nonostante li conosca, non può far nulla se queste persone non hanno commesso alcun reato >>
<< Col risultato che adesso ci ritroviamo un branco di lupi mannari perversi alle porte di Hogwarts! >>sbottò Lumacorno con un sospiro tremulo.
<< Se li hanno visti aggirarsi per Hogsmeade perché non li hanno fermati? >>esclamò Violet, perplessa. << Voglio dire, un lupo mannaro trasformato è pur sempre un pericolo, anche se non è un seguace di Greyback >>
<< Il Ministero sa che sono arrivati a Hogsmeade in forma umana >>precisò la McGranitt scorrendo la lettera. << Sa chi sono e dove vanno. Il timore del Ministero è che vogliano fare dei sopralluoghi e aspettare la prossima luna piena per attaccare >>
<< E questo non basta ad arrestarli? >>esclamò Vitious, allibito.
<< Basterebbe, se riuscissero a scovarli. Sono lupi mannari che hanno alle spalle dei trascorsi non proprio onesti, perciò sanno come nascondersi dalle autorità. L'unico che ha provato a prendere l'iniziativa è stato quello che ha attaccato Violet e Will Eder, e, fortunatamente, è stato catturato, ma si era staccato dal gruppo e non sembra in grado di dare informazioni utili sui suoi compagni >>
I professori, Gazza e Madama Chips si guardarono esasperati e sconsolati. Violet si sentì d'un tratto indifesa: l'idea che un autentico branco di lupi mannari si aggirasse a Hogsmeade, pronti ad accerchiare vittime inconsapevoli, le faceva ribrezzo. Ripensò allo scontro che lei e Will avevano dovuto sostenere e, senza volerlo, impallidì. Una mano batté gentilmente sulla sua spalla: August le cedette la sua sedia, poi si schiarì la voce.
<< Il Ministero ha preso qualche provvedimento? >>domandò.
<< Si dicono sicuri di poter risolvere la questione in fretta e col minimo coinvolgimento da parte della comunità di Hogsmeade >>spiegò la Preside. << Naturalmente, Hogwarts farà la sua parte >>
<< Dovremo sospendere le gite a Hogsmeade e informare gli studenti >>disse Vitious.
<< Sospenderemo le gite, ma non dirò nulla dei lupi mannari ai ragazzi: la cosa li sovrecciterebbe. Abbiamo visto come si sono entusiasmati dopo l'attacco a Violet e Will, e non vorrei che qualcuno si credesse così in gamba da andare a cercarli e sfidarli >>La McGranitt sospirò e Violet provò un'infinita pena per lei: sembrava non ci fosse un attimo di tranquillità per quella donna, neanche in tempo di pace. << Comunque, come stavo dicendo, anche noi dovremo collaborare. Essendo una scuola, è probabile che Hogwarts sia nelle mire di quei lupi. Devo chiedervi lo sforzo di aumentare le pattuglie notturne. Gazza, August, Violet, devo chiedere questo favore anche a voi. Cominceremo stasera stessa, alle nove. Se per voi va bene, creeremo dei gruppi che si spartiranno le aree da pattugliare. Pomona e Horace saranno i primi fino a mezzanotte, poi... Violet e August, potete rimanere svegli fino a tardi, domattina non avete alcun impegno >>
Violet avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì. Non poté impedirsi di arrossire quando August le rivolse un sorriso contento né di notare l'espressione di Piton, seduto di fronte a lei. Sembrava pronto a strangolarli col solo pensiero. Tuttavia, mascherò l'agitazione e annuì, cercando di ricambiare il saluto di August quando la Preside li congedò per l'inizio delle lezioni.
Con sua sorpresa, comunque, Violet scoprì che i lupi mannari erano l'ultimo dei suoi pensieri, quel giorno. Mentre aiutava Vitious a spiegare ai bambini del primo anno l'Incantesimo di Levitazione, la mente le tornò a una settimana prima, quando si era nuovamente scontrata con Piton. Dopo la rabbia iniziale, Violet era riuscita a esaminare la situazione con razionalità, senza però ottenere risultati rassicuranti. Che Piton odiasse August dal primo momento in cui l'aveva visto era chiaro anche ai sassi, ma Violet non riusciva a spiegarsi perché aveva voluto attaccare lei in quel modo. Iniziava a sospettare seriamente che Piton volesse tenerla lontana da August, ma era un’idea assurda. Possibile che Piton fosse geloso del fascino e del successo che August aveva riscosso fra gli studenti, e in qualche modo voleva evitare che anche lei si lasciasse ammaliare? No, era un pensiero ancora più illogico del precedente.
Violet continuava a scervellarsi, con l'unico risultato di sentirsi ancora più in soggezione ogni volta che incrociava Piton, nei corridoi o durante i pasti. Da una settimana non faceva che stargli lontana e cambiare percorso ogni volta che rischiavano di incontrarsi. E, nel frattempo, sopprimendo quel vago e incomprensibile senso di colpa, era tornata al Club.
Poco prima di mezzanotte, Violet si avviò verso il settimo piano, dove avrebbe dato il cambio alla Sprite e Lumacorno. August era già arrivato. Accolse Violet con un gran sorriso, e la ragazza dovette subire passivamente l'occhiata che Lumacorno e la Sprite si scambiarono. Quella situazione iniziava a seccarla. Durante l'ultimo incontro al Club dei Duellanti, Will le aveva raccontato che molte studentesse erano convinte che lei fosse la preferita di Purblack, e Violet stessa cominciava a temere che anche nei professori fosse sorto quel sospetto. Fu con questi pensieri che iniziò il giro di pattugliamento, chiusa in un ostinato silenzio, come se fosse colpa di August se quelle voci avevano iniziato a circolare.
<< Resta in silenzio perché è preoccupata? >>
Violet sollevò lo sguardo. August la osservava incuriosito.
<< Riflettevo >>rispose lei, evasiva.
August sorrise comprensivo.<< Se rifletteva sui lupi mannari, stia pure tranquilla. È vero, sono liberi di circolare fuori Hogwarts, ma è improbabile che ci imbattiamo in uno di loro in mezzo ai nostri corridoi >>
<< Lo so, ma dobbiamo comunque controllare che nessuno studente provi a sgattaiolare fuori >>
<< La Preside si preoccupa troppo, a mio parere. In realtà, finora ho incrociato davvero pochi ragazzi che avevano deciso di farsi una passeggiata notturna >>
La leggerezza con cui August confessò, indirettamente, di andare in giro per il castello di notte fece dimenticare a Violet i suoi pensieri.
<< Lei, però, non dà il buon esempio >>osservò in tono scherzoso.
August si lasciò sfuggire un sorriso di finto imbarazzo.
<< Quei ragazzi sono abbastanza grandi da capire da soli se gli conviene o meno andarsene in giro di notte, perciò non cambierò le mie abitudini. Inoltre, non posso essergli di esempio se non mi vedono >>
<< Ma ha detto di averli visti >>
<< Ciò non implica automaticamente che loro abbiano visto me >>Il sorriso di August si incrinò.<< Non ho interesse a incontrarli a un'ora tarda >>
Violet lo fissò stupita. << È suo dovere farli tornare nei dormitori >>
<< Perché? >>August sembrò sinceramente perplesso. << È interessante vedere come i giovani si affannino a ricercare ogni attimo di divertimento e spensieratezza, come tentino di sfruttare ogni secondo a loro disposizione, come si sentano orgogliosi per aver eluso i controlli. Danno il meglio di loro in queste occasioni. Perché dovrei impedirgli di sfogare le loro energie? >>August pronunciò queste ultime frasi con un tale coinvolgimento che, alla fine, si ritrovò col fiato leggermente affannoso, come se avesse corso.
Violet continuava a osservarlo stupita e (se ne vergognò un po') affascinata. Più era a contatto con quell'uomo più si convinceva che non era adatto a insegnare o, meglio, che non rientrava nei canoni di Hogwarts a cui lei era abituata. C'era qualcosa di ribelle e selvaggio nel modo di pensare di August, eppure non poteva essere paragonato neanche a uno studente. Era come se si fosse voluto collocare a metà strada fra i ragazzi e gli insegnanti, in modo da osservare i primi incarnando la figura dei secondi e purtuttavia non lasciandosi inglobare da questi ultimi.
Quando svoltarono in un nuovo corridoio, August si fermò di colpo. Violet, che si era lasciata distrarre da tutti quei ragionamenti, si guardò attorno apprensiva.
<< Cosa c'è? >>chiese. Il corridoio era deserto e silenzioso
<< Giurerei di aver visto qualcuno entrare lì >>August indicò un punto nel muro alla loro destra.
Violet si avvicinò e, dopo una pausa di riflessione, scoppiò a ridere. Davanti a lei stava appeso un enorme arazzo dai colori brillanti che raffigurava dei troll che danzavano.
<< Non conosce la Stanza delle Necessità? >>
<< Che cosa sarebbe? >>
<< È un luogo che può trasformarsi in base alle richieste di chi vi entra. Will mi aveva detto che era stata ricostruita, ma non avevo ancora avuto occasione di venire fin quassù. La Stanza delle Necessità originaria >>spiegò Violet,<< fu distrutta durante la battaglia di Hogwarts. All'epoca la conoscevano in pochi, ma quando si venne a sapere che aveva funto da collegamento fra Hogwarts e l'esterno e che aveva permesso agli studenti di fuggire e ai rinforzi di arrivare, la McGranitt decise di farla ricostruire. Pare che si fosse convinta dell'utilità di avere un luogo capace di ospitare centinaia di persone in tempo di crisi. Mi stupisce però che l'abbia fatta ricostruire nello stesso punto della prima: in questo modo i ragazzi sanno dove si trova e possono nascondercisi tutte le volte che vogliono >>
August osservò con disgusto i troll che volteggiavano goffi: i colori del restauro erano così accesi da essere quasi fastidiosi alla vista.
<< Quindi se volessi trascorrere una serata... diciamo romantica, questa stanza si trasformerebbe in quello che voglio? >>chiese lentamente, poi rise a sua volta.<< Ho visto almeno due persone entrare qui dentro, e non ho dubbi che siano studenti. Dovremmo intervenire, secondo lei? >>
<< Dovrebbe deciderlo chi di noi due ha la massima autorità >>esclamò Violet, niente affatto propensa a irrompere in una stanza dove si era appena appartata una coppietta.
<< Ma è lei l'esperta della Stanza delle Necessità, qui >>insistette August, ridendo ancora più forte.
<< Sarebbe imbarazzante entrare ora >>replicò allora Violet, e oltrepassò la Stanza con passo deciso. August la seguì continuando a sorridere impertinente.
A parte quell'imprevisto, la notte proseguì tranquilla, anche se, ogni volta che passavano davanti a una finestra e vedeva gli alberi lontani della Foresta Proibita, Violet non poteva evitare di pensare a cosa si nascondeva là fuori.
<< Insegnerà ai ragazzi a difendersi dai lupi mannari? >>domandò all’improvviso.
<< Quello è compito di Piton. Io mi limito a spiegare come duellare >>
<< Gli incantesimi sono gli stessi >>ribatté Violet con impazienza, << e Piton non permetterebbe mai ai ragazzi di usarli come fa lei al Club. Temo che non avranno molte occasioni di esercitarsi davvero, a Difesa Contro le Arti Oscure >>
<< Chi può dirlo? Piton, dopotutto, sa il fatto suo. Oppure vorrebbe che insegnassi a lei come difendersi? >>aggiunse August con tono furbo.
<< Tutti dovrebbero sapersi difendere >>rispose Violet, punta sul vivo.
August non insistette, nonostante continuasse a sorridere in quel modo irritante. Salirono in silenzio al sesto piano, e l'unico fatto degno di nota fu la comparsa inaspettata di un fantasma che tagliò loro la strada per intrufolarsi nel muro dirimpetto, incurante di loro.
<< Che cosa faceva prima di venire qui? >>chiese Violet. Il disagio provato a inizio turno era sparito magicamente: senza accorgersene, adesso provava il desiderio di conoscere qualcosa in più sul suo collega.
<< Viaggiavo. Ho vissuto per molti mesi nell'Est europeo finché non ho deciso di fermarmi e cercare una vita più stabile a Hogwarts>> August indicò una finestra. << Ci riposiamo? >>
Si appoggiarono al davanzale, da dove la luna crescente sulla Foresta era ben visibile. Stanca di pensare ai lupi mannari ogni volta che guardava fuori, Violet lanciò un'occhiata di sottecchi ad August. Dovette ammettere che la penombra gli donava: faceva risaltare gli occhi scuri e le labbra vermiglie. Prima che potesse rendersene conto, Violet si ritrovò a osservarlo con intensità; si rilassò e smise di pensare, al punto che la risatina che li raggiunse alle spalle la colse completamente impreparata. Si voltò, il cuore schizzato di colpo in gola, la bacchetta in pugno. Lei e August scrutarono il corridoio debolmente illuminato dalle torce, pronti a difendersi.
La risatina echeggiò di nuovo, seguita da un sibilo acuto.
Un vaso di porcellana colpì Violet con una violenza tale da mandarla contro il muro prima di schiantarsi a terra e rompersi in decine di frammenti. Una scheggia le tagliò i jeans all'altezza della caviglia e le aprì un taglio. August lanciò una fattura nell'oscurità, e un ometto ghignante se ne andò via ridendo come un pazzo.
<< Pix >>borbottò August con disprezzo. Si chinò e fece per prendere la caviglia di Violet, ma lei si scansò.
<< È tutto a posto >>mormorò cercando di non lasciar trapelare alcun imbarazzo e dolore. Si rimise più dritta e provò ad alzarsi, ma August la trattenne a terra.
<< È piuttosto profondo >>notò lui.
Violet recuperò la bacchetta e si chinò sulla caviglia. Sanguinava più di quanto si aspettasse, e bruciava tanto da farla lacrimare. Con un sospiro rabbioso contro Pix, iniziò a curarla. August le bloccò gentilmente il braccio.
<< Lasci fare a me. Non le resterà alcun segno >>
Violet avrebbe voluto fargli notare che anche lei era una strega capace di rimarginare una ferita, ma preferì tacere e restare a guardare August che, con un semplice tocco di bacchetta, ricucì il taglio senza che rimanessero cicatrici. Le uniche prove della ferita erano i jeans strappati e sporchi di sangue. August era rimasto in silenzio in quel breve frangente; Violet l'aveva visto studiare il taglio e ripulirlo con cura ma, quando lui rialzò la testa, ebbe l'impressione di vedere un bagliore nei suoi occhi.
<< Va molto meglio >>disse lei, costringendosi a usare un tono leggero ma tentando, al contempo, di allontanarsi.
August rialzò lentamente gli occhi dal punto in cui era stata colpita. Violet si sentì attraversare da una scarica, ma non avrebbe saputo dire se fosse stata di paura o piacere. Come le era già accaduto una settimana prima, la testa iniziò a girarle tanto che socchiuse gli occhi. Temeva di non resistere. A malapena si accorse delle labbra di August che si posavano con prepotenza sulle sue. Violet spalancò gli occhi. Provò a ritrarsi, ma si trovava stretta fra il muro e August, e quel senso di debolezza aumentava vertiginosamente. Sentiva il respiro rapido di August attraverso le labbra bollenti. Le sue mani salirono a cingerle la vita mentre lui cercava un contatto più profondo.
Fu in quel momento che Violet fece appello a tutta la sua forza di volontà e riuscì a scattare in piedi, costringendo August a tirarsi indietro. Questo sbatté le palpebre come se fosse appena riemerso da una lunga fantasia a occhi aperti. Con estrema difficoltà mise a fuoco Violet e l'espressione sconvolta sul suo volto.
<< Mi perdoni >>mormorò chinando il capo in segno di scusa.<< Non so cosa mi sia preso >>
<< Non lo sa? >>ripeté Violet. Evitò lo sguardo dell'uomo e si staccò dal muro al quale si era appoggiata. Era così sconvolta da sentirsi quasi nauseata.
<< Non avrei dovuto >>insisté August.
<< Non parliamone più >>ribatté Violet senza sapere cosa stava dicendo. Accennò all'altro capo del corridoio.<< Continuiamo, abbiamo perso tempo. Io controllo i piani inferiori. Dividendoci, finiremo prima >>. Oltrepassò August mentre questo si rimetteva in piedi, ignorando la sua espressione dispiaciuta, e andò via a passo rapido. La testa iniziava a snebbiarsi, anche se continuava a male. Avrebbe voluto dimenticare quello che era appena successo ma il sapore delle labbra di August ancora impregnava le sue, e quel pensiero fu sufficiente a farla rabbrividire di piacere.
Arrabbiata con se stessa, e purtuttavia sentendosi un pochino soddisfatta, Violet si concentrò sul suo lavoro, ma il castello, come aveva appurato da tempo, quella notte era la quintessenza della normalità.
<< Dov'è August? >>le chiese la McGranitt quando Violet la raggiunse in Sala Grande, a fine turno.
<< Ci siamo separati per finire prima. Comunque, è tutto tranquillo >>
<< Bene >>La McGranitt parve soddisfatta.<< Ti ringrazio, Violet. Va' pure a riposare >>
Violet la salutò e filò dritto in camera prima di poter incontrare i suoi sostituti, ben sapendo che quella notte non sarebbe riuscita a dormire.

  
***
 

<< Che faccia! Non dirmi che anche tu devi fare la ronda notturna, adesso! >>esclamò Will esaminando le occhiaie di Violet la mattina dopo.
<< Eh? Ah, sì... tocca anche a me >>bofonchiò Violet intontita. Era esausta. Era riuscita a dormire a malapena un’ora, e anche in quel breve tempo il suo sonno non era stato sereno. In realtà, al risveglio era convinta che quel che era successo la scorsa notte fosse solo un sogno, tanto era ridicola l’idea che August provasse dell’interesse per lei. Ora che ci rifletteva, però, perché avrebbe dovuto essere ridicola? Non era una studentessa, perciò August non aveva alcun limite morale nei suoi confronti. E lei? Come aveva potuto non accorgersene? E perché, nonostante lo shock, si sentiva soddisfatta per aver fatto colpo su di lui?
<< Oh, ma mi ascolti? >>sbottò Will, e l'afferrò per impedirle d'essere travolta da alcuni Corvonero in ritardo per la prima lezione.
<< Scusami, ma ho dormito pochissimo >>si giustificò Violet con uno sbadiglio.
<< Almeno puoi dirmi perché sono aumentati i giri di controllo dei professori? E perché ci hanno sospeso i fine settimana a Hogsmeade, accidenti a loro? >>
<< Non posso >>tagliò corto Violet.<< E comunque, tu come fai a sapere che sono aumentati i nostri giri? La McGranitt non ne ha parlato >>
<< Lo stava dicendo Alyssa, stanotte Lumacorno quasi l'ha beccata mentre se ne andava a spasso con il suo nuovo amichetto >>spiegò Will.
Ma Violet quasi non lo ascoltò. Si erano appena fermati davanti l’aula di Difesa. Senza un perché, un opprimente senso di imbarazzo le suggerì di correre via prima che la sfortuna la facesse imbattere in Piton. Non metteva in dubbio che il professore fosse all’oscuro, come tutti, del resto, del bacio fra lei e August, ma non voleva ritrovarsi da sola con lui. Non dopo la scorsa notte. Era un timore insensato, eppure Violet percepiva il pericolo che Piton avesse potuto scoprire, chissà come, cos’era successo.
<< Stasera vieni al Club? >>le domandò Will, riportandola alla realtà.
<< Cosa? Ah, no… stasera ho un altro giro di pattugliamento, non voglio stancarmi >>
<< Prendi una pozione Occhi Aperti >>insisté Will, insensibile all’aria esausta dell’amica.<< Te la presto, la uso per studiare >>
<< Dentro >>La voce gelida li raggiunse prima che il proprietario si stagliasse sulla soglia.
Con un cenno rassegnato, Will obbedì. Piton osservò attentamente Violet, che a fatica costrinse le gambe a non farla fuggire.
<< Com’è stato il tuo primo turno di pattuglia notturna? >>le domandò il professore.
Violet sbiancò, ma quella frase non sembrava nascondere allusioni o sottintesi, così raccontò brevemente com’era andata, cercando di usare il tono più tranquillo che poteva.
Piton l’ascoltò con una ruga verticale tra gli occhi. Violet gli fu sinceramente grata quando non fece alcun accenno al suo compagno di ronda.
<< Dalla tua faccia, si direbbe che non sei pronta a stare sveglia tutta la notte >>commentò invece con un’occhiata critica al suo viso.
<< Non ero abituata, tutto qui >>ribatté Violet senza enfasi. Non aveva le forze per rispondergli a tono.
Piton arricciò le labbra.
<< Per tua fortuna, neanche stasera siamo in turno insieme, Rosenao. Non voglio pesi morti con me >>
<< Ma quale peso morto! >>sbottò Violet, ma Piton parve essersi ricordato di avere lezione e, con un ghigno più marcato, le chiuse la porta in faccia.
Fumante di rabbia, la ragazza si affrettò verso l’aula di Incantesimi, e per il resto della giornata fu abbastanza fortunata da non incontrare più Piton né August. Perfino la ronda fu più sopportabile della sera prima: la Sprite si rivelò un’ottima compagnia che le fece dimenticare gli ultimi avvenimenti. Solo la vista dei loro successori riportò Violet alla realtà. Quando all’una di notte lei e la Sprite giunsero nell’ingresso, Violet si lasciò sfuggire uno sbuffo così esasperato che la professoressa la fissò accigliata. Piton e August le attendevano in silenzio, il primo scuro in volto come sempre, il secondo apparentemente tranquillo. La calma indifferente fra i due uomini era la cosa più inquietante che Violet avesse percepito quella sera. La McGranitt non avrebbe potuto formare una coppia più pericolosa.
<< Tutto tranquillo, mi auguro >>disse August.
<< Lo è, ma di solito i ragazzi aspettano la tarda notte per uscire >>disse la Sprite.
Piton e August annuirono e si allontanarono in silenzio. Violet augurò la buonanotte alla Sprite e tornò in camera. Si stava per mettere il pigiama quando gettò un'occhiata distratta fuori dalla finestra.
La luna piena definiva ogni singola ombra nel parco, e con un tuffo al cuore Violet vide una figurina attraversarlo con circospezione. Non perse tempo a chiamare Piton e August, e nel giro di cinque minuti era già fuori nella notte gelida di inizio dicembre, avvolta da un pesante mantello. Si fermò qualche secondo per capire verso quale direzione fosse andata la figura che aveva scorto. Con la bacchetta illuminò il terreno circostante. In alcuni punti l’erba sembrava calpestata e, seguendo le tracce, Violet giunse fino all’orto dietro la capanna di Hagrid. Le parve di udire lo scricchiolio di piedi sulla leggera brina che copriva il terreno, e un attimo dopo scorse un’ombra accucciata dietro un paletto della recinzione. Evidentemente, sperava di sfuggire al Lumos di Violet. Con un gesto secco, la ragazza le puntò il fascio di luce addosso. L’ombra corse via, ma Violet riuscì a raggiungerla e bloccarla in un lampo.
<< Fermati! >>le intimò, lottando contro quella che scoprì essere una ragazza. Riconoscendo la voce di Violet, questa si rilassò.
<< Mi hai spaventata! >>
<< Cosa fai qui fuori? >>
<< Nulla! >>
<< Sei Kate di Grifondoro, vero? Vuoi che ti porti subito da Piton? È di turno stanotte, lo sapevi? >>
<< E va bene >>sbottò Kate, divincolandosi con uno strattone.<< Dovevo incontrare un ragazzo qui nell’orto di Hagrid, ma non è ancora arrivato >>
<< L’avranno sorpreso >>Violet accennò al castello.<< Rientriamo. Non possiamo restare qui fuori >>
<< Magari ha dovuto prendere un’altra strada per evitare Piton >>Kate guardò a sua volta il castello, speranzosa.
<< Stammi a sentire >>sibilò Violet, minacciosa ed esasperata.<< Se non ti sbrighi a seguirmi ti denuncerò a Piton, così forse tu e il tuo amico potrete passare insieme tutto il tempo che vorrete, in punizione >>
Kate aprì la bocca per ribattere, ma un lungo, cupo ululato proveniente dal cuore della Foresta Proibita soffocò le sue parole. Lei e Violet si guardarono alle spalle, spaventate.
<< Rientriamo >>sussurrò Violet, gli occhi fissi sulle fronde nere dietro di loro.
Lei e Kate si avviarono a passo svelto verso la sagoma di Hogwarts.
Il lupo cacciò un secondo ululato, più potente e prolungato. Kate ebbe un violento sobbalzo. Spiccò una corsa senza guardarsi indietro, ma Violet non la costrinse ad aspettarla. Continuò a camminare, pur accelerando il passo, il cuore martellante in petto. Azzardò un’occhiata verso la Foresta. Le parve che ogni suono e rumore fosse più vicino, o forse era solo una suggestione provocata dal vento.
Un odore acre, familiare, le pizzicò il naso, e Violet per un attimo cedette alla paura. Sollevò la bacchetta e scrutò le tenebre. Ne era certa: non era sola.
Il lupo si era azzittito. La stava studiando al riparo dell'oscurità, Violet poteva quasi scorgerne gli occhi gialli scintillanti alla luce della bacchetta...
Fu questione di secondi. Violet udì dei passi felpati venire verso di lei, e da dietro gli alberi più vicini emerse un lupo mannaro completamente trasformato, i peli ritti sul dorso e le fauci spalancate.
Violet non era impreparata. Il suo incantesimo lo respinse a metà del tragitto, scagliandolo molti metri più in là. Il lupo non si perse d'animo. Si rialzò e balzò di nuovo in avanti, schivando le sue fatture. Violet saltò di lato per evitare che l'atterrasse.
<< Incarceramus! >>urlò.
Lunghe e spesse funi si avvolsero attorno al lupo, inchiodandolo a terra. Ansante, Violet lo guardò incerta, non sapendo se dovesse anche Schiantarlo, per sicurezza. Il lupo ringhiava e mordeva l'aria, rotolandosi alla ricerca di un modo per liberarsi delle corde.
<< Signorina Rosenao! >>
Violet si voltò, e non seppe se essere felice o di nuovo spaventata all'arrivo di August e Piton, il quale si affrettò a evocare una museruola sul muso del lupo.
<< Sta bene? La signorina Leaf ci ha detto che avevate sentito un ululato >>esclamò August guardandola con apprensione.
<< Sto bene, sono riuscita a evitarlo >>li rassicurò Violet.
<< Bel lavoro >>. Violet si voltò al tono colpito di Piton, ma questo si rivolse subito ad August.
<< Contatti il Ministero. Io resterò a guardia del lupo >>
August corse al castello. Il lupo mannaro continuava ad agitarsi e, nonostante fosse diventato inoffensivo, Violet preferì arretrare di qualche passo.
<< Cosa facevi qui? >>le domandò Piton, ancora concentrato sul lupo.
Violet gli raccontò di aver visto Kate e di averla seguita fino all’orto delle zucche. Con suo sollievo, Piton non fece osservazioni sul fatto che aveva preferito andare da sola anziché chiamare lui e August.
<< Questi ragazzini >>borbottò invece, più a se stesso.<< Non so cosa gli passi per la testa. Quand'ero studente io non eravamo così avventati >>
August ritornò accompagnato da una piccola squadra di uomini del Ministero, che legarono il lupo con nuove corde e li ringraziarono per averlo preso.
<< Nessuna notizia degli altri? >>chiese loro Piton.
<< No, ma è chiaro che ormai preferiscono la scuola a Hogsmeade. Aumenteremo i controlli ai confini >>
<< Ho avvertito anche la Preside >>disse August una volta rimasti soli.<< Ha detto che verrà personalmente a rafforzare le protezioni sulla scuola >>
<< Allora aspettiamola >>replicò Piton con voce inespressiva.
Ora che il pericolo era passato, Violet iniziava a percepire tutta la stanchezza delle ultime ore, nonché il freddo che la lotta con il lupo le aveva fatto dimenticare. Avrebbe preferito tornare al caldo del castello, ma immaginava che la McGranitt avrebbe voluto vedere anche lei, perciò attese con Piton e August. Nessuno dei tre sentì il dovere di proferire parola. August osservava il cielo, le mani in tasca; Piton misurava a grandi passi il piccolo perimetro di prato che si era ritagliato; Violet attendeva a braccia conserte, gli occhi fissi sul castello, sperando che la McGranitt si sbrigasse. La Preside non li fece attendere a lungo. Sconvolta, si fermò davanti a loro, la bacchetta sfoderata come se si aspettasse un secondo attacco.
<< Sono senza parole >>sospirò.<< Non avrei mai creduto possibile che i nostri confini potessero venir violati con tanta facilità! Non oso immaginare cosa sarebbe successo se non ci fossi stata tu, Violet! Alcuni uomini del Ministero sono già al lavoro per rafforzare le difese di Hogwarts, Horace è andato a coprire il lato sud e Filius mi raggiungerà ai cancelli. Severus, ti spiace sospendere il pattugliamento e venirci ad aiutare? >>
<< Nessun problema >>ribatté Piton senza batter ciglio. Violet ebbe l’impressione che non avesse desiderato di meglio, pur di interrompere il prima possibile ogni contatto con August.
Mentre i due professori si avviavano rapidi verso i cancelli sormontati dalle statue di cinghiali alati, Violet e August rientrarono. Il calore mantenuto dalle mura di pietra della Sala d’Ingresso fu come un balsamo, per Violet.
<< È sicura di non essere ferita? >>le domandò August.
<< Sto bene. Ho evitato tutti gli attacchi di quel lupo >>Violet simulò indifferenza ed evitò di incrociare il suo sguardo. Non voleva dargli il pretesto di nominare il bacio della notte precedente. Ciononostante, August si chiuse inspiegabilmente in un silenzio assorto. Si limitò ad accompagnarla in camera, camminandole accanto come un’ombra, e anche quando si separarono non aggiunse nulla.
Ma Violet doveva immaginare che la quiete per i suoi nervi non poteva durare a lungo.
Il giorno dopo, nel giro di poche ore di lezione, a Hogwarts si era sparsa la voce che nella Foresta Proibita vivevano i lupi mannari: Kate Leaf non aveva perso tempo a raccontare degli ululati della notte precedente, anche se non poteva dirsi certa che appartenessero a veri lupi mannari. Ma, quando aggiunse che con lei c’era anche Violet, gli studenti si convinsero che la Foresta Proibita era diventata rifugio di quelle bestie. Era come se Violet, che già aveva dovuto affrontare un lupo mannaro, fosse garanzia di tutte quelle supposizioni.
Da parte sua, Violet non sapeva che fare. La McGranitt ancora non voleva annunciare delle scorribande di lupi mannari, temendo che a qualche potesse venire in mente di provare a catturarli, ma la ragazza adesso rischiava di essere assediata da gruppi curiosi e insistenti che volevano la conferma di quanto raccontato da Kate.
<< Sei davvero sicura di volerlo ancora tenere nascosto? >>domandò Piton alla McGranitt quel pomeriggio.<< Magari fra i nostri studenti si nascondono dei promettenti cacciatori di animali magici. Potter e i suoi amici non avrebbero perso tempo >>aggiunse con un tono più sprezzante.
La Preside lo squadrò inviperita.
<< Non è il momento di scherzare, Severus, tanto più dopo aver saputo che non ci sono tracce degli altri lupi >>sibilò spostando lo sguardo da Piton agli altri due convocati, Violet e August.
<< Me l’immaginavo >>borbottò Piton.<< Ma posso chiederti perché lo stai dicendo solo a noi? >>
<< Perché ho deciso di adottare un nuovo metodo, per i pattugliamenti. Ci saranno delle squadre fisse, formate in base a come hanno collaborato i loro componenti. Da stasera, voi tre pattuglierete insieme >>
Violet faticò a non spalancare la bocca per l’orrore. Era una sua impressione o la McGranitt aveva represso un sorrisetto mentre dava quello straordinario annuncio? Non voleva crederci. Su quali basi aveva pensato che lei, August e Piton potevano formare una buona squadra? Guardò di sottecchi i suoi compagni: la notizia pareva aver pietrificato anche loro. August, da parte sua, si limitò ad alzare le spalle. Piton scosse la testa con un sorrisetto incredulo.
<< Pattugliare da soli o in compagnia non ci aiuterà a trovare più velocemente quei lupi >>notò.
<< Mi spiace che la pensi diversamente da me, Severus. Scommetto un Whiskey Incendiario che, invece, in questo modo arriveremo prima alla fine di tutta questa storia >>ribatté serena la McGranitt.
Violet cercò di prendere la novità il più filosoficamente possibile. August le aveva dimostrato di non voler rinvangare il bacio, e lei si stava convincendo che avrebbero potuto dimenticarlo senza imbarazzo. Riguardo Piton… be’, se si teneva abbastanza lontana avrebbe potuto risparmiarsi tutte le frecciatine che il professore  avrebbe scagliato loro addosso.
<< Violet! >>
La ragazza si arrestò, strappata ai suoi pensieri. Will si fermò davanti a lei col fiatone, ma lo sguardo che le rivolse era molto serio.
<< Cos'è questa storia del lupo mannaro? È vero quel che dice quella Leaf? >>
<< Abbiamo sentito un ululato, ma poteva trattarsi di un lupo comune >>rispose prontamente Violet.
<< Davvero? >>fece Will scettico.
<< Ti sembro una che dice bugie? A proposito, ehm... com'è andata al Club? >>
<< Alla grande! Sono riuscito a lanciare un Petrificus Totalus su tre persone contemporaneamente! >>esclamò Will mentre riprendevano a camminare. << La prossima volta cerca di esserci anche tu, però >>
<< D'accordo >>sorrise Violet. Ce ne sarebbe voluto di tempo prima che le tornasse voglia di andare al Club dei Duellanti, ora che aveva davanti a sé chissà quante ronde notturne fianco a fianco con August.
Scesi in Sala Grande per la cena, Violet non poté non notare gli sguardi che molti studenti le lanciavano. Al tavolo di Grifondoro scorse Kate Leaf parlare animatamente con i suoi vicini, e tutti si voltarono a guardarla.
<< Questa storia finirà >>commentò la Sprite come se avesse letto nella mente di Violet, quando questa ebbe raggiunto il tavolo degli insegnanti, << e senza che i ragazzi vengano a sapere nulla >>
<< Forse sarebbe meglio dirglielo >>disse Violet.<< Silente ci disse di Voldemort >>
<< Quello di Voldemort era un pericolo molto più grande che sapevamo ci avrebbe coinvolti per molti anni. Se invece questi lupi mannari venissero catturati in breve tempo, non vedo motivo di parlarne e allarmare i ragazzi >>
Violet si attardò in Sala Grande anche quando ormai molti studenti già erano tornati nei dormitori. Sapeva che avrebbe dovuto riposare prima del turno, ma stranamente non si sentiva stanca.
<< Mia cara >>le sussurrò la Cooman che, senza che Violet se ne fosse accorta, era scivolata nel posto accanto a lei, << ho saputo di stanotte. Quanto sono contenta che non ti sia fatta nulla! Sto consultando le carte, sai, e non sono affatto rassicuranti. Ti dissi che un pericolo incombe su una giovane vita, e dopo stanotte non puoi negare che quella vita sei tu >>
Violet la guardò a disagio, non sapendo come replicare. La Cooman estrasse dalla larga manica del vestito coperto di perline un mazzo di tarocchi che iniziò a mescolare.
<< Lascia che ti predica il futuro >>sussurrò con voce mistica.<< Sarà questione di un attimo >>
<< D'accordo >>si rassegnò Violet.
La Cooman si mise dritta sulla sedia ed estrasse tre carte: le stelle, gli amanti e l'appeso.
<< Le stelle rovesciate... cara, non sei riuscita a cogliere una buona occasione... Gli amanti. Non sempre il loro significato è così ovvio. Forse sei attratta da qualcuno e presto questa attrazione diventerà anche spirituale? No? Be', è comunque una carta positiva. E ora passiamo all'ultima >>La Cooman spinse in avanti la carta dell'appeso, e rimase meditabonda.
<< È... ehm, grave? >>chiese Violet quando il silenzio iniziò a dilatarsi più del dovuto.
<< È un periodo difficile e pieno di difficoltà, questo >>spiegò lentamente la Cooman, la fronte aggrottata.<< Vorresti seguire l'istinto, ma così peggiorerai la situazione. Dovrai stringere i denti e attendere >>
<< Grazie, farò tesoro di quello che mi ha detto >>sorrise Violet, e scattò in piedi, pronta ad allontanarsi dalla Cooman. Non che le incutesse timore, ma aveva la sensazione che, pur avendo buone intenzioni, la professoressa attirasse su di lei una qualche sorta di sfortuna.
Violet non aveva mai seguito Divinazione, quando era studentessa: su questo aveva sempre mantenuto fermo il proprio scetticismo. Anche adesso, non riusciva a capire i tarocchi che la Cooman le aveva letto. Come poteva essersi fatta sfuggire un’occasione se da assistente di Madama Pince era diventata l’assistente di Vitious? E gli amanti… era inverosimile che si riferissero ad August. Sì, Violet non poteva negare che quell’uomo aveva un fascino fin troppo marcato (lei stessa aveva abbassato la guardia) ma dubitava potesse provare un’attrazione più profonda per lui.
<< Sei nervosa? >>
Violet si riscosse e fissò perplessa Piton. Certo che per essere una che non dava credito alla Divinazione si era lasciata suggestionare tutta la serata, rifletté amaramente. A malapena si era accorta che Piton si trovava già nella Sala d’Ingresso quando era arrivata.
<< Forse avresti preferito essere esclusa dai pattugliamenti, dopo la seconda aggressione >>proseguì lui.<< Sembri una calamita per le creature pericolose >>
<< Però ieri me la sono cavata >>osservò Violet.
<< Vuol dire che ogni tanto la fortuna gira anche dalla tua parte, Rosenao >>ribatté Piton freddamente.<< Non credere di trovarti a una lezione di Purblack. Non siamo qui per testare il nostro coraggio e le nostre abilità con mostri evocati con la magia >>
Violet si sforzò di non alzare gli occhi al cielo. Doveva aspettarselo: Piton era sul piede di guerra prima ancora dell’arrivo di August. Quando questo emerse dai sotterranei, Violet osservò con attenzione Piton, ma il professore si limitò a esibire la sua solita smorfia di disgusto mentre August ostentava la massima disinvoltura.
<< Dividiamoci >>esordì Piton con un tono annoiato che, però, non ammetteva repliche. << Non è necessario muoversi insieme >>
<< Allora io mi occuperò del parco, se per voi va bene >>propose August.
<< D'accordo. Ci rivediamo alle tre in sala professori. Violet >>Piton si rivolse a lei mentre August usciva in una notte che preannunciava neve, << tu controllerai i piani superiori. Se noti qualcosa di insolito, io sarò nei sotterranei e poi mi sposterò nell'ala della biblioteca >>
Si separarono. Non dover passare l’intero turno insieme a Piton e August fu un vero sollievo, ma presto Violet ricordò qual era, prima dell’arrivo di August, la sua vera preoccupazione. E le sembrò assurdo essere riuscita ad accantonarla nonostante solo poche ore prima ci si fosse imbattuta per la seconda volta. Sapere che attorno a Hogwarts i lupi mannari continuavano a scorrazzare e che lei ancora faticava nel tener loro testa la rigettò in uno stato di scoramento. Per un attimo, le venne il sospetto che la McGranitt l’avesse messa in turno con Piton e August solo per essere sicura che fosse stata al sicuro, nel caso di un nuovo attacco. Che sciocchezza, si rimproverò Violet. La sera prima se l’era cavata da sola, e perfino Piton era rimasto stupito. Se non l’avesse ritenuta all’altezza, la McGranitt l’avrebbe esonerata da qualsiasi ronda.
Accompagnata dal rumore dei suoi passi sui pavimenti di pietra del castello, Violet arrivò in un'ala che aveva frequentato poco, anche di giorno: si bloccò, spaesata, cercando qualche punto di riferimento.
Si trovava in un corridoio sul quale si affacciava una sola porta. Violet provò ad aprirla, invano, e quando anche l’Alohomora andò a vuoto rinunciò. Eppure, quando la superò, non riuscì a scrollarsi di dosso una sensazione sgradevole. Era come se, passando davanti a quella porta, Violet avesse attirato l'attenzione di chi vi si nascondeva dietro, spingendolo a tenerla d'occhio. Era solo una sua fantasia, lo sapeva bene: se pure si fosse trattato di un fantasma, Violet non vedeva motivo per cui dovesse nascondersi da lei. Però non riusciva a togliersi di dosso l'impressione di essere osservata. Magari era semplicemente Pix che voleva prenderla in giro… Violet accelerò il passo: non aveva voglia di essere usata un'altra volta per il tiro a bersaglio.
Imboccò una stretta rampa di scale che iniziò a spostarsi prima che lei potesse arrivare in fondo. Con un balzo, Violet atterrò nel corridoio sottostante e si guardò intorno. Sulla parete di fronte, dove il corridoio svoltava a destra, danzava una tenue luce giallastra. Senza voltarsi indietro, Violet sfoderò la bacchetta e si avvicinò alla luce, ma quando ebbe voltato l’angolo scoprì con un misto di sollievo e delusione che proveniva dalle torce appese ai muri.
La sua tranquillità durò solo pochi secondi. La porta di una delle aule davanti a lei si aprì silenziosa, atterrendola quanto quella rimasta serrata del piano superiore. Ma quando vide Piton uscire con aria interrogativa, Violet rilassò le spalle e cercò di non apparire spaventata.
<< Cosa ci fai qui? >>esclamò il professore.<< Ti avevo detto che avrei pattugliato io questa zona >>
Violet si guardò intorno nel corridoio anonimo, alla ricerca di un indizio che l’aiutasse a capire dove si trovavano. Piton sospirò.
<< Siamo nell’ala della biblioteca >>
<< La biblio… oh >>Violet arrossì.<< Di sopra non ho notato nulla di strano, perciò ho pensato di continuare scendendo qui >>si affrettò a spiegare.
Piton la osservò con espressione neutra.
<< Ti sembra tutto tranquillo, allora? >>mormorò.<< Nessuno studente fuori dal letto? Nulla che ti sia sembrato sospetto? >>
<< Nulla >>ripeté Violet con sincera convinzione.<< A quanto pare, stasera sono rimasti tutti nei propri dormitori >>
<< Lo spero per loro. Dopo i venti punti che ho tolto a Grifondoro per la passeggiatina della signorina Leaf dovrebbero restarsene buoni per un po' >>scattò Piton.
Violet gli diede pienamente ragione, dentro di sé. Piton si avvicinò a una finestra a osservare i primi fiocchi di neve che si ammassavano sul davanzale. Aveva un’aria assorta e colpevole allo stesso tempo, o almeno questa fu l’impressione che ebbe Violet. La ragazza si domandò se quella storia dei lupi mannari fanatici di Greyback non gli avesse fatto ricordare l’epoca in cui era stato lui a seguire modelli pericolosi. Avrebbe voluto dire qualcosa per sollevargli il morale, ma sapeva che sarebbe stato un errore. Piton non era certo tipo che amava condividere i propri pensieri.
Un bagliore raggiunse le finestre del corridoio. Entrambi guardarono in basso verso il parco: sottili fasci di luce danzavano sul viale, non lontano dai cancelli.
Quando Piton e Violet li ebbero raggiunti, trovarono August alle prese con tre lupi mannari. Questi gli giravano attorno facendo scattare le zanne, il pelo irto sulle schiene muscolose. I loro ringhi si fondevano al crepitio prodotto dai fasci di luce che August continuava a far roteare davanti ai loro musi per tenerli lontani. Mentre Piton e Violet si avvicinavano, un lupo spostò lo sguardo su di loro, e il suo ringhio si fece più intenso.
August gli fece balenare una frusta di luce davanti al muso, costringendolo a concentrarsi su di lui. Un altro lupo fece scattare le fauci, senza però muoversi. August non distoglieva lo sguardo dai loro.
Violet fissava la scena, in attesa. Fece per evocare delle museruole e delle funi, ma l'incantesimo le morì sulle labbra. Uno alla volta, i lupi mannari si accucciarono a terra e smisero di ringhiare. August continuava a osservarli, e intanto dalla sua bacchetta fuoriuscirono lunghe funi che si avvolsero indisturbate attorno a loro.
<< Chiami il Ministero, professore >>furono le sue uniche parole.
<< Posse controllarli io >>obiettò Piton.
<< Rispondono solo a me >>replicò August.<< Non appena sarò abbastanza lontano riacquisteranno il controllo delle loro menti. È più sicuro che resti io >>
<< Molto bene >>Con un gesto rapido, Piton inviò il suo Patrono al castello. Prima di seguirlo, lanciò uno sguardo d’avvertimento a Violet, ma lei non se ne accorse.
Stava ancora osservando i lupi mannari resi innocui davanti a lei. Era semplicemente allibita.
<< Avrei dovuto capirlo >>sussurrò lentamente. << Lei è un vampiro >>
August si limitò a sorriderle come sempre, e quel gesto la fece sentire ancora più sciocca. Ecco perché Piton continuava a voler tenere d’occhio August al Club dei Duellanti. Ecco perché non tollerava il suo rapporto ingenuo con lui. Era tutto così ovvio che a Violet sembrò assurdo non essersene accorta subito.
<< Credevo che Minerva glielo avesse detto: tutti i professori lo sapevano già >>disse August. << Manterrà il segreto con gli studenti, vero? >>aggiunse, con una vaga nota d’apprensione nella voce.<< Molti genitori potrebbero avere qualcosa da ridire >>
<< Non gli darei torto >>ribatté Violet.<< È sempre circondato da gruppi di studentesse: e se un giorno non riuscisse a controllarsi? >>
Il sorriso scomparve dalle labbra di August, ma Violet non si pentì delle sue parole. Iniziava a vedere tutto, bacio compreso, sotto una nuova luce.
<< So controllarmi >>rispose piano lui.<< Non cedo all'istinto di fronte alle donne, anche se, a voler essere corretti, neanche gli uomini sarebbero al sicuro. La Preside mi ha offerto questo lavoro perché sa che può fidarsi di me e che non aggredirei mai i suoi alunni. L'altra sera, però, ho voluto testare il mio autocontrollo. Quando l’ho baciata >>aggiunse lentamente.<< Non so cosa sarebbe successo se non si fosse allontanata, ma la ringrazio per averlo fatto. Non nego di sentirmi attratto più da lei che dalle altre persone che vivono qui, ma a forza di stare insieme così spesso potrei avere difficoltà nel controllarmi. Se anche stasera fossimo rimasti soli, probabilmente avrei ritentato di baciarla. E non posso dire che non avrei fatto qualcosa di più pericoloso >>
Violet non seppe cosa rispondere, ma la pena di trovare qualcosa da dire le fu risparmiata dal ritorno di Piton, accompagnato dalla McGranitt e dalla squadra del Ministero. Era così frastornata che a malapena vide gli uomini del Ministero sedare i lupi mannari e annunciare che quelli erano gli ultimi rimasti liberi. August accettò con modestia i loro ringraziamenti e quando furono spariti oltre i cancelli, tenendo alte le bacchette per far levitare i lupi, la McGranitt propose a Violet, August e Piton di andare a riposare.
August si congedò non appena furono nella Sala d’Ingresso. Piton si offrì di accompagnare Violet in camera, e lei annuì meccanicamente. Nessuno dei due parlò per tutto il tragitto. A ogni passo, Violet vedeva tutti i segnali della vera natura di August che le erano sfuggiti.
<< Non osavo sperare che questa storia finisse tanto presto >>disse Piton.<< Dovrò offrire un Whiskey a Minerva… >>
<< Perché non mi ha detto subito che August è un vampiro? >>sbottò Violet, senza ascoltarlo.
<< Pensavo te ne saresti accorta da sola >>rispose Piton, un po' perplesso.<< Hai letto così tanto sull'argomento che credevo non ti ci volesse un mese per capirlo >>
Violet incassò in silenzio quella nuova prova della sua ingenuità. Iniziava a vergognarsi sul serio perché, in fondo, i timori di Piton non erano infondati. Suo malgrado, si era lasciata affascinare dall’affabilità e dal fascino di August e non si era accorta che era un vampiro.
Per sua fortuna, Piton non aggiunse altro. Si salutarono davanti la sua camera.
Violet si buttò pesantemente sul letto, la mente che lavorava frenetica. August era un vampiro e Piton aveva sempre cercato di farle capire di non abbassare la guardia. Chissà cosa avrebbe detto se avesse scoperto che era stata tanto imprudente da lasciarsi baciare… Con uno sbuffo, Violet guardò la sveglia sul comodino: erano le tre passate. Di lì a poche ore avrebbe avuto Incantesimi. Il suo cuore si alleggerì: almeno, da quel momento avrebbe dovuto preoccuparsi soltanto delle lezioni, finalmente.
 



Angolino dell’autrice: scusi, LadyDenebola, ma si sente bene? Si rende conto che non è passata neanche una settimana dall’ultimo aggiornamento? Non dovrebbe aspettare almeno due mesi prima di ripubblicare qualcosa?
Merlino, ancora non riesco a credere che ho aggiunto un altro capito in così pochi giorni! Quasi non mi riconosco! Direi che qualsiasi commento su quanto abbiamo appena letto sia superfluo. Prima di sparire, mi limiterò a ringraziare Morgana_Altea e Aloysia Piton per le loro recensioni e tutte(i) voi che avete aggiunto la storia tra le preferite o le seguite! Vi adoro!

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Capitolo 9
*** Un capriccio temporaneo ***


UN CAPRICCIO TEMPORANEO



 

A Hogwarts si diffuse un senso di piacevole attesa, ora che mancava una ventina di giorni a Natale, e perfino i professori riuscirono a rilassarsi, pur non allentando il ritmo delle lezioni. La McGranitt era molto più tranquilla e accondiscendente, ora che la vicenda dei lupi mannari si era risolta nell’inconsapevolezza degli studenti.

Nei giorni che precedettero Natale una calma pari a quella degli esami di giugno calò sulla scuola. Gli studenti del settimo e del quinto avevano almeno un test al giorno, ma anche gli altri anni erano sotto pressione. Violet ricordava perfettamente di esserci passata a sua volta, e a furia di ascoltare i ragazzi lamentarsi o di vederli ripassare con espressioni febbrili ed esauste aveva finito col farsi contagiare da quell'alone di stress.

La mattina del 23 dicembre portò la quiete sul castello. Le vacanze erano finalmente arrivate e gli studenti già salivano sulle carrozze che li avrebbero accompagnati alla stazione di Hogsmeade. In ritardo, Violet raggiunse di corsa la sala professori, e qui vi trovò August che leggeva la Gazzetta del Profeta.

Dopo un breve istante di imbarazzo, i due si salutarono con quella che doveva essere naturalezza. Guardando dritto davanti a sé, Violet ripose su una mensola il libro che doveva restituire a Vitious e fece per lasciare la stanza, ma la voce di August la fermò immediatamente.

<< Va via? >>

<< Sì, passerò le vacanze a casa >>

<< Volevo dire: va già via? Ha così tanta fretta di partire? >>specificò August.

<< L’Espresso parte fra mezz’ora >>rispose Violet con voce neutra.

Il vampiro annuì e ripose il giornale. Violet esitò, la mano sulla maniglia della porta.

<< Lei resterà a Hogwarts? >>gli domandò infine.

<< Probabilmente me ne andrò anch'io. Non resta nessuno per il Club >>

<< Capisco >>

Il silenzio piombò implacabile su di loro. August sembrava sul punto di voler parlare, eppure non accennava a farlo, e il disagio di Violet si mescolava al timore di perdere il treno. Aveva sperato di tornare a casa senza dover rivedere August: da quando avevano riconsegnato tutti i lupi mannari al Ministero, non aveva avuto occasione di ritrovarsi da sola con lui.

<< Spero non si sia lasciata intimorire dalla mia natura >>disse alla fine il vampiro.<< Mi dispiacerebbe che, a causa di questo, non possiamo avere un buon rapporto >>

<< Negli ultimi giorni sono stata impegnata con le lezioni >>rispose Violet. Era vero solo in parte. Non poteva dire di aver paura di August, ma sapere che lui poteva abbassare le proprie difese in sua presenza non la tranquillizzava.

August non insistette. Aveva un’espressione dispiaciuta, eppure quando parlò aveva il tono tranquillo di sempre.

<< Ho riflettuto, in questi giorni. Quel che le ho detto alcune sere fa è vero: in sua presenza potrei controllarmi meno che davanti agli studenti. Se questo la spaventa, me ne rammarico. Siamo rimasti da soli insieme solo una volta, e l’unica cosa che c’è stata fra noi è solo un bacio. Non la prenda come una giustificazione >>aggiunse guardandola serio,<< ma credo di averle dimostrato che, in realtà, so restare lucido >>

Violet osservò quel viso grave e dispiaciuto, incapace di trovare una risposta pronta. Non aveva mai davvero pensato ad August come a un pericolo, ma l’imbarazzo provocato dal bacio si era trasformato in una sorta di diffidenza: poteva fidarsi sul serio? Dopotutto, August aveva appena ripetuto che con lei tendeva a diminuire il proprio autocontrollo. Eppure, perché provava anche un’irrefrenabile voglia di concedergli fiducia? Be’, si disse Violet, aveva avuto come insegnante il lupo mannaro Lupin, che si era dimostrato molto più serio e responsabile di personaggi come Allock. Perché August avrebbe dovuto essere da meno?

<< Credo che sia impossibile continuare a evitarsi, finché entrambi rimaniamo a Hogwarts >>disse lei, << e, francamente, sono convinta che dobbiamo andare tutti d’accordo. Dovremo soltanto fare attenzione a come ci comportiamo >>

L’espressione di August si rilassò. Si avvicinò a Violet, le afferrò la mano e vi posò sopra le labbra.

<< Mi fa piacere che l’abbia detto >>disse con un gran sorriso.<< Adesso posso trascorrere un sereno Natale >>

Venti minuti dopo, seduta sulla banchina di Hogsmeade gremita di studenti che pregustavano le vacanze, Violet continuava a tormentarsi. Era assurdo: temeva di aver concesso troppo ad August, e al contempo era felice al pensiero che, forse, avrebbero potuto tornare a parlarsi tranquillamente. Quel che la faceva sentire peggio era il senso di colpa nei confronti di Piton: non osava immaginare la sua espressione se li avesse sorpresi a chiacchierare dopo tutti gli avvertimenti che aveva cercato di darle.

L’Espresso arrivò preceduto da un lungo fischio acuto. Mentre lo stridio delle ruote aumentava d’intensità al rallentare del treno e i ragazzi raccoglievano le proprie cose, Violet provò un immenso sollievo. Non avrebbe rivisto August e Piton per almeno una settimana, e l’unica cosa di cui si sarebbe dovuta preoccupare era non ingrassare troppo durante le vacanze.

 

***

Furono sufficienti tre giorni perché Violet iniziasse a provare nostalgia perfino delle frecciatine di Piton. Se aveva pensato di rilassarsi e godersi la tranquillità familiare dopo mesi di assenza si era sbagliata di grosso. Non era passata neanche un’ora da quando aveva rimesso piede a casa che sua madre l’aveva inglobata nel suo programma di preparazioni natalizie. Programma che, naturalmente, comprendeva aiutarla a preparare una quantità industriale di dolci e comprare i regali dell’ultimo minuto e si concludeva con l’immancabile invasione dei parenti. La vigilia e Natale, Violet dovette fare appello a tutta la sua pazienza per sopportare l’interminabile flusso di domande che zie, cugini e nonni le rivolgevano sulla sua vita nel mondo magico. Essendo l’unica strega in famiglia dopo almeno tre generazioni di Babbani, era costretta a dover spiegare, a ogni riunione di famiglia, le bizzarrie dei maghi e a sentirsi chiedere perché continuasse a frequentare un mondo tanto strano quanto pericoloso.

Gli occhi chiusi, si lasciò cadere sul letto. Era la sera del 26 dicembre e fuori dalla finestra qualche timido fiocco di neve vorticava nell’aria ghiacciata. Il baule ancora pieno a metà delle sue cose giaceva spalancato dall’altra parte della stanza: Violet era stata così impegnata da non avere avuto il tempo di vuotarlo. Con un gesto esausto della bacchetta, comandò agli ultimi vestiti e ai libri di tornare al proprio posto nella stanza.

<< Wow >>sua sorella, Eyranne, aveva fatto capolino sulla porta mangiucchiando una cioccorana. Adorava quando sua sorella faceva magie in casa.<< Questa era l'ultima >>disse facendo sparire la testa della rana in un boccone,<< quando le ricompri? >>

<< Appena andrò a Diagon Alley o a Hogsmeade >>rispose Violet con uno sbadiglio. Agitò ancora la bacchetta, e la luce della lampada assunse una morbida sfumatura rosata.

<< Andiamoci domani, allora! L'ultima volta che sono stata a Diagon Alley ancora non prendevi il Mago >>esclamò Eyranne con entusiasmo.

<< Domani voglio riposare >>replicò subito Violet.

<< E dai! Se usi la Materializzazione ci vorrà un attimo! >>

<< Forse dopodomani >>rilanciò Violet con tono definitivo.

E, infatti, l'indomani si ritrovò in salotto ad aspettare Eyranne, il portafoglio carico di galeoni, chiedendosi ancora perché avesse ceduto tanto in fretta. Essere l'unica strega in famiglia significava anche portare sua sorella in luoghi che su di lei non esercitavano più molto fascino, tanto vi era abituata. Eyranne adorava tutto ciò che riguardava i maghi, e adesso che aveva Violet a casa non poteva farsi sfuggire l'occasione di un giretto nella via più famosa dello shopping magico, Materializzandosi oltretutto.

<< State attente e non riportatemi quelle disgustose merendine che vi fanno star male >>si raccomandò loro madre, alludendo alle Merendine Marinare Weasley, che una volta Violet aveva comprato per curiosità, col disastroso risultato che Eyranne aveva saltato una settimana di scuola.

<< Stringimi il braccio e non lasciarlo andare per nessun motivo >>disse Violet, e sua sorella obbedì prontamente, il viso attraversato da un’eccitata impazienza.

In un baleno, le due ragazze si ritrovarono in una larga via acciottolata circondata su entrambi i lati da negozi. In lontananza spiccava il bianco edificio della Gringott. Eyranne rise dalla gioia, e Violet l'afferrò prima che potesse gettarsi a capofitto in mezzo alla folla che andava e veniva con pacchetti di ogni forma e colore sotto braccio.

<< Stammi vicino, una come te se si perde qui dentro non la ritrovano più >>

<< Ok >>rispose distrattamente Eyranne guardandosi intorno entusiasta mentre passeggiavano e indicando ogni cosa che la incuriosiva: praticamente tutto.

Violet rise fra sé e sé, ricordando che aveva reagito nello stesso modo quando era arrivata a Diagon Alley la prima volta. Spesso, rimpiangeva ancora che sua sorella non fosse una strega come lei: le sarebbe piaciuto condividere quelle cose fuori dall’ordinario che la mente Babbana non sarebbe mai riuscita a concepire e che invece per i maghi erano assolutamente normali.

Visitarono la maggior parte dei negozi, nonostante vi fossero state molte volte. Eyranne volle togliersi lo sfizio di vedere da vicino tutti gli animali del Serraglio Stregato e farsi fare un abito su misura da Madama McClan. Trascorsero il resto della mattinata nel negozio dei Weasley, dove Violet non era ancora mai entrata e dove rischiò di dar fondo ai suoi risparmi. I Weasley che ricordava dai tempi della scuola non brillavano di certo per intelligenza, eppure molte invenzioni che trovò nel negozio erano semplicemente geniali.

<< Me la compri? >>gridò Eyranne indicando un mucchietto di Puffole Pigmee che si erano avvicinate tutte al vetro della gabbia per farsi ammirare.

<< Ti ho già regalato il vestito >>disse Violet guardandole a sua volta con desiderio.<< Non posso spendere tutto il mio stipendio con te >>

<< Buongiorno, graziose signorine, a Natale prezzo speciale sugli articoli "Magia Babbana" >>annunciò George Weasley comparendo al loro fianco.

<< Siamo cresciute con quei trucchetti >>replicò Eyranne, impaziente.<< Non c'è uno sconto sulle Puffole? >>

<< Eyranne! >>sibilò Violet.

George Weasley ci pensò un po' su, poi sorrise bonario.

<< Dal luccichio nei tuoi occhi deduco che non sei una strega, vero? >>chiese, spostando lo sguardo dall’una all’altra.<< Per te, le Puffole vengono 15 galeoni >>

Eyranne rivolse uno sguardo implorante alla sorella che, senza via di scampo, portò mano al portafoglio, che già era diminuito di volume nelle ultime ore. Quando uscirono dai Tiri Vispi Weasley Eyranne stringeva in braccio una Puffola color lilla.

<< Ricordami di restare a Hogwarts, la prossima volta >>sospirò Violet.

<< Va benissimo! Così verrò a trovarti! >>

L’ultimo negozio che visitarono era una filiale di Mielandia, dove si sbizzarrirono a scegliere i dolci più stuzzicanti e particolari da riportare a casa. e dal quale uscirono con tre buste cariche di torroncini, cioccorane e tutti i dolci dei maghi che piacevano a Eyranne.

Era pomeriggio inoltrato e stava cominciando a nevicare quando, passando davanti al Ghirigoro, Eyranne costrinse Violet a entrarvi. La libreria era silenziosa e poco affollata. Eyranne iniziò a girovagare in mezzo agli alti scaffali leggendo incuriosita i titoli dei libri, con la Puffola in bilico sulle spalle. Violet posò in un angolo le buste e prese a girare fra gli scaffali, soprappensiero. Stava sfogliando distrattamente il primo libro che le era capitato in mano quando la voce di sua sorella la riscosse. Violet la seguì fino all’ala dedicata allo studio delle Creature Magiche, dove vi trovò Eyranne che stava chiacchierando nientemeno che con August Purblack. Vedendola arrivare, August la salutò con gioia, come se non si vedessero da secoli.

<< Appena ho visto la signorina Eyranne ho capito che eravate sorelle, vi somigliate molto >>spiegò subito.<< Non l'ho mai vista a Hogwarts, però >>aggiunse perplesso.

<< Violet è l'unica strega in famiglia, i Babbani li ha lasciati a me >>rise Eyranne accarezzando la Puffola.

<< E le mostra i nostri luoghi? Molto premuroso da parte sua >>August sorrise a Violet.

<< Diciamo che Eyranne non mi ha dato alternative >>rise Violet.

<< Siete già state al Paiolo Magico? >>domandò August, rivolto più a Eyranne, i cui occhi si accesero subito di un rinnovato entusiasmo.

<< Non ancora, ma è tutto il giorno che siamo in giro e forse dovremmo rientrare >>rispose Violet. I suoi sensi erano scattati, in allerta. Sperava che August stesse semplicemente sfoggiando la sua gentilezza, eppure non poteva fare a meno di temere che la sua natura di vampiro potesse considerare Eyranne un’interessante novità.

<< Posso offrirvi qualcosa prima che torniate a casa? >>propose lui, liquidando le sue parole con un sorriso ancora più ampio.

<< Perché no? >>Eyranne si fece avanti con uno sguardo così deciso che Violet capì che ogni resistenza sarebbe stata inutile.

Cinque minuti dopo, si sedettero tutti e tre nella grande e affollata sala del Paiolo Magico, addobbata per Natale. Eyranne non smetteva di guardarsi intorno estasiata, suscitando la curiosità di August.

<< Ha lo stesso sguardo di un bambino che viene a Diagon Alley per la prima volta >>sussurrò all'orecchio di Violet.

<< In realtà, è stata qui tutte le volte che dovevo venirci, ma non potrà mai abituarsi >>spiegò Violet. Continuava a sentirsi un tantino nervosa. L'ultima cosa che voleva era che August potesse interessarsi a Eyranne, ma quella era talmente presa da ciò che le accadeva intorno per pensare ad altro.

I suoi timori, tuttavia, si rivelarono infondati. August si comportò come una persona qualsiasi. Chiese a Violet come avesse trascorso il Natale e raccontò qualche aneddoto di come l’aveva vissuto lui negli anni passati all’estero. Suo malgrado, Violet si accorse di abbassare gradualmente le difese: doveva aspettarsi che August sarebbe riuscito a metterla a proprio agio.

Un intenso odore di bruciato si levò dalla cucina, facendo tossicchiare gli avventori più vicini. Eyranne annusò, la fronte aggrottata.

<< Ha lo stesso odore di quella pozione che mi avevi preparato quando ho avuto il raffreddore >>osservò.

Violet arrossì ricordando di aver bruciato la Pozione Peperina che aveva preparato a casa, anni prima. August si voltò con interesse verso Eyranne.

<< Ha mai sfogliato un libro scolastico di sua sorella? >>

<< Sempre, quando Violet era a casa, ma molte cose sono davvero complicate >>

August si passò un dito sulle labbra, continuando a studiarla. Il calore della sala e quello del tè bollente avevano acceso le guance di Eyranne, la cui attenzione era stata catturata senza troppa difficoltà dai racconti del vampiro. Essere poi osservata con tanto interesse da parte di un membro della comunità magica le diede l’impressione di aver scalzato sua sorella.

<< Si è fatto tardi >>disse Violet, usando un tono volutamente brusco.

Eyranne trasalì e la fissò confusa.

<< Non è così tardi >>balbettò.

<< Mamma e papà si staranno chiedendo dove siamo finite >>ringhiò Violet. Si alzò e costrinse la sorella a fare altrettanto.

August insistette per offrire loro le burrobirre e accompagnarle nella stradina londinese fuori dal Paiolo. Era scesa la notte e alla neve si era sostituito un vento gelido che graffiava i visi. August, tuttavia, aveva l'aria di uno che si sveglia da un lungo sonno ristoratore. Con un gesto fulmineo, si inchinò prima a Eyranne e poi a Violet, con un baciamano che la fece arrossire.

<< Ci rivediamo a Hogwarts, allora? >>

<< Sì... e grazie per le burrobirre >>Violet afferrò Eyranne e insieme si Materializzarono nel corridoio di casa.

<< Wow! >>ridacchiò subito Eyranne, che aveva riacquistato il controllo.<< Quindi quello è un professore? >>

<< Certo che lo è, non l'hai sentito quando stavamo al Paiolo? >>

<< In realtà non ricordo nulla di quello che ha detto >>rispose Eyranne, perplessa. Scosse la testa e guardò Violet con un sorriso furbo.<< È carino, eh? >>

<< E tu sei la rovina dei miei risparmi! >>ribatté Violet, e fu sollevata quando loro padre venne ad accoglierle, imbronciato per il loro ritardo.

Nei giorni che seguirono, Violet riuscì a dimenticare l'incontro con August, occupata com'era a passare quanto più tempo poteva a divertirsi e riposare.

Di ritorno a casa la notte di Capodanno, dopo aver festeggiato con gli amici, scoprì di non essere sola nella strada altrimenti deserta. Solo poche case esibivano ancora finestre illuminate e gli schiamazzi dei festeggiamenti, così trovò bizzarra la persona che passeggiava, solitaria, avanti e indietro tra casa sua e quella dei vicini. Il suo cuore ebbe un tuffo clamoroso che quasi la preoccupò quando August si fermò e si voltò al suo arrivo. Basita, Violet si fermò a pochi passi da lui, davanti al cancello di casa. Represse a malapena un inutile “Che cosa fa qui?”, perché era inequivocabile che August non si trovava lì per caso.

<< Buon anno! >>la salutò lui.<< Iniziavo a temere che non ci saremmo incrociati >>

<< Incrociati? >>

<< Avevo voglia di salutare la prima notte dell’anno con una passeggiata. I veglioni non fanno per me >>spiegò August.

<< Lei per passeggiata intende fare avanti e indietro fra due case fino all’alba? >>scherzò Violet, roteando l’indice per mimare i movimenti di August.

<< È appena l’una e mi chiedevo se le andava di farmi compagnia >>replicò lui con una serietà che la disarmò.

Violet lo osservò per qualche istante, ringraziando di avere il volto per metà coperto dalla sciarpa perché per un attimo non era riuscita a controllare un sorrisetto. Quella situazione era surreale: dubitava che uno come August non avesse una coda di ammiratrici pronte a proporgli di trascorrere insieme la notte di Capodanno, eppure eccolo lì, in una strada Babbana, a chiedere la sua compagnia.

<< Andiamo >>rispose semplicemente. Non sapeva se fosse colpa dell’alcool che aveva bevuto alla festa, ma quella sera non voleva pensare a cosa sarebbe potuto succedere o a come sarebbe stato commentato il suo gesto. Sorridendo sotto la sciarpa davanti lo sguardo soddisfatto di August, Violet si mise al suo fianco e insieme ripercorsero a ritroso la via.

Usciti dal quartiere residenziale, arrivarono presto nelle vie centrali della città, ancora affollate di comitive occupate a scherzare e chiacchierare ad alta voce. Di tanto in tanto si udivano gli scoppi di qualche fuoco d’artificio solitario, seguiti dalle urla euforiche degli spettatori.

<< Pensava a una meta precisa? >> domandò Violet dopo un quarto d’ora di silenzioso cammino.

Erano arrivati in centro. Molti locali erano ancora aperti, e l’aria era accesa delle luci delle insegne e delle decorazioni che correvano lungo i cornicioni dei palazzi o fra un edificio e l’altro. August sollevò le spalle.

<< Le passeggiate non hanno necessariamente una meta >>rispose.<< Mi piace quest’atmosfera di festa. La notte di Capodanno è una delle poche occasioni che la gente ha per passare quanto più tempo fuori a fare quello che vuole. Si incontrano persone di tutti i tipi. Genitori che si sono liberati dei figli e si godono la notte come se fossero tornati giovani. Ragazzi che assaporano la momentanea libertà e si sentono talmente audaci da farsi avanti con la persona che gli piace. Pochi freni e tanta spensieratezza, prima che il mattino li riporti alle loro solite vite. Io lo trovo eccitante >>

Mentre parlava, August si guardava entusiasticamente intorno, indicando i soggetti che corrispondevano alla sua descrizione. Violet lo ascoltò con un misto di preoccupazione e divertimento. Immaginava che per un vampiro passeggiare in mezzo a tutta quell’euforia fosse una sorta di droga, ma August sembrava totalmente padrone di sé. Osservava i gruppi e le coppie che incrociavano con un sorriso soddisfatto, come se partecipasse al loro godimento.

Nel complesso, Violet non ricordava di aver mai passeggiato per il solo gusto di osservare le persone attorno a lei. Le parole di August avevano suscitato la sua curiosità: prima d’allora, non aveva mai fatto caso ai comportamenti degli altri, al di fuori dei propri amici. Dovette ammettere che era interessante vedere come molti adulti ridessero e schiamazzassero come degli adolescenti, incuranti di far troppo rumore. Lei e August superarono molte donne a braccetto, tutte ridacchianti e paonazze, e uomini immersi in commenti degni di ragazzini sconvolti dagli ormoni. Qualsiasi fosse la loro età o il loro vero carattere, tutte le persone che incrociarono sembravano aver deciso di non guastare le prime ore dell’anno con le preoccupazioni o pensieri seri.

<< Non mi ero mai fermata a pensare sull’effetto che fa Capodanno sulle persone >>disse Violet.

<< È comprensibile: anche lei fa così, dopotutto >>replicò August, guardando Violet con un sorrisetto.

Lei ricambiò.<< Perché non dovrei? C’è l’eccitazione dell’essersi lasciati indietro un anno pieno di soddisfazioni o difficoltà e dell’andare incontro a un nuovo anno che riserverà delle sorprese >>

Si sedettero su una panchina fuori da un ristorante dove i camerieri erano impegnati a rassettare la sala. Violet studiò August per la prima volta quella sera. Non ricordava d’aver mai visto il suo volto tanto illuminato, neanche durante le lezioni del Club. Era pallido come sempre, ma i suoi occhi erano vivi e sgranati, come se avessero davanti uno spettacolo che desideravano vedere da tempo. L’attenzione di Violet cadde sul suo abbigliamento: indossava pantaloni scuri e una giacca nera di pelle (probabilmente, di drago). Avrebbe potuto confondersi senza difficoltà tra i Babbani. L’unica cosa che avrebbe potuto tradire la sua natura di vampiro era che non portava sciarpa né guanti: August non poteva percepire quanto l’aria fosse pungente, quella notte.

<< Ha passato delle belle vacanze? >>le domandò.

<< Tranquille. E lei? >>

August scrollò nuovamente le spalle.

<< Ho rivisto alcuni ex colleghi moldavi e discusso con loro di un progetto al quale ho partecipato, perciò direi che sì, anche le mie vacanze sono state tranquille >>

<< Ha lavorato in Moldavia? >>

<< Lo scorso anno. La comunità magica moldava non è grande e non ama mettersi in mostra, perciò l’ho scelta per continuare alcune ricerche che portavo avanti da qualche tempo >>August distolse a fatica gli occhi da una coppia che passò davanti a loro a braccetto, e continuò con un tono più professionale:<< Prima di tornare in Inghilterra ho fatto parte di un team di ricerca sull’inclusione dei vampiri nella comunità magica. È un progetto promosso da alcuni governi dell’Est, e io decisi di collaborare prima con quello bulgaro e poi con quello moldavo. Come le ho detto, sono Paesi dal profilo basso, e infatti abbiamo lavorato senza interferenza. La comunità vampiresca dell’Est europeo è molto antica e ben inserita fra gli altri maghi. Non che qui sia mai stato oggetto di discriminazione, ma molti arricciano ancora il naso quando scoprono cosa sono >>
Violet pensò subito a Piton. Le sembrava assurdo che un uomo intelligente come lui, che ne aveva dovute passare tante, non provasse a fidarsi di un vampiro.

<< In cosa consisteva la vostra ricerca? >>chiese.

<< Osservavamo come i vampiri sono integrati nella realtà quotidiana. Il mio gruppo si occupava in particolare di chi era in età scolastica o aveva da poco finito gli studi. È un periodo difficile, per chi è stato trasformato in vampiro da giovane: se sopravvivi, sei costretto a una vita completamente diversa da quella a cui la natura ti aveva destinato e non è semplice abituarsi alla nuova condizione. Sa, alle loro famiglie viene fornito un costante sostegno psicologico: a volte è quasi impossibile accettare prima la morte e poi la trasformazione del proprio piccolo in un vampiro, perfino nell’Est. Ma per quei ragazzi le cose si complicano a scuola: rischiano di restare soli ed essere trattati come mostri. Invece, devo dire che la politica scolastica di Durmstrang è molto più avanti di altri Paesi che ho visitato. Gli studenti sono abituati fin dal primo anno alle arti oscure, e raramente si lasciano impressionare da lupi mannari e vampiri. È un risultato che mi ha dato un enorme conforto >>

Violet non aveva mai riflettuto sulle difficoltà che una persona avrebbe incontrato, dopo essere stata trasformata in vampiro o lupo mannaro. Provò a immaginare a come si sarebbe sentita se fosse successo a lei, se fosse stata abbandonata da tutti e se non avesse avuto alcuna opportunità di condurre una vita normale. Di colpo, comprese quanto potesse essere frustrante per August insegnare senza poter dire ai propri alunni che cos’era.

Non ricevendo alcuna replica, August sorrise mesto.<< Non volevo rattristarla >>

<< Non sono triste >>rispose subito Violet. Attese qualche secondo, poi chiese:<< Quando è diventato un vampiro? >>

Ad August sfuggì uno sbuffo ironico.

<< A 31 anni, proprio quando mi recai in Bulgaria per iniziare le mie ricerche. Strinsi amicizia con uno dei primi vampiri che conobbi… ed eccomi qui >>rispose, allargando le braccia in un gesto rassegnato.

Violet poggiò il mento sulle dita intrecciate, i gomiti sulle ginocchia. Più che tristezza, provava ammirazione per come August aveva affrontato il suo destino. Lui parve indovinare i suoi pensieri, perché aggiunse:<< È stata una delle prove più difficili, per me. Fortunatamente, non ho dovuto affrontarla da solo, perché ho incontrato vari vampiri disposti ad aiutarmi. Quando sono tornato in Inghilterra, l’impatto è stato più brusco, ma ho cercato di reagire da adulto. Devo pur mostrarmi all’altezza di quei ragazzi di Durmstrang >>concluse con un sorriso.

La menzione agli studenti risvegliò qualcosa nella mente di Violet. Da quel che ricordava, a Hogwarts non c’erano mai stati vampiri.

<< Ha intenzione di proseguire le sue ricerche anche a Hogwarts? >>domandò con un’occhiata di sbieco ad August.

Lui scosse il capo con sicurezza.

<< Ammetto che sarebbe interessante continuare il progetto a Hogwarts, ma non avrei mai il cuore di fare una cosa del genere. Innanzitutto, c’è il rischio che chi viene morso non sopravviva, ma, se anche ci riuscisse, la sua nuova vita sarà molto dura. Stare a contatto con gli studenti mi ricorda quanto la vita umana possa essere spensierata >>

Violet decise di fidarsi. In fondo, la McGranitt conosceva i rischi dell’avere un vampiro nel corpo insegnanti. Per qualche minuto, August si concentrò sugli ultimi passanti. Le strade si erano ormai svuotate e i locali erano chiusi. L’atmosfera del Capodanno era già svanita.

August la riaccompagnò fino al vialetto di casa. I loro passi sembravano echeggiare sull’asfalto, precedendo il loro arrivo, anche se ormai nessuno era sveglio per poterli vedere.

<< Grazie per avermi fatto compagnia >>disse August.

<< Grazie a lei >>Violet dondolò sui piedi. Un vago senso di disagio si stava impadronendo di lei, subdolo come un raffreddore improvviso. Fissò August negli occhi: aveva ancora quello sguardo acceso, nonostante non ci fosse più nessuno a stuzzicarlo.

August si era avvicinato fino a sfiorarla. Violet espirò piano dal naso mentre si rispecchiava nelle sue iridi scure. Al disagio si stava mescolando quella sensazione di ribellione che aveva provato poco prima, quando aveva accettato di passeggiare con lui. La parte più sprovveduta della sua mente stava reagendo al fascino del vampiro: dopo tutto quello che le aveva raccontato quella sera, perché avrebbe dovuto temere di essere morsa? Sentì le mani di August stringerle i fianchi e mentre le sue labbra si abbassavano Violet ebbe l’impressione di scorgere due paia di canini aguzzi. I loro respiri si mescolarono, ma nell’attimo in cui lei chiuse gli occhi il volto arrabbiato e deluso di Piton la colpì con la violenza di un pugno.

Violet fece un passo indietro e sollevò una mano sul petto di August, che si arrestò, leggermente contrariato.

<< Ha paura? >>sussurrò.

La ragazza scosse il capo. Il ricordo di tutte le volte che Piton l’aveva sorpresa con August si stava arricchendo dei suoi moniti furiosi. Ma c’era dell’altro: tutte le emozioni provate nell’ultimo minuto erano state spazzate via da un senso di colpa così potente da disorientarla. Inspiegabilmente, Violet sentiva che baciare August sarebbe stato un errore, a prescindere dai rischi che avrebbe corso.

Sollevò lo sguardo sul vampiro, che continuava a fissarla in attesa, le mani ancora leggermente discostate dai fianchi come se stesse aspettando un segnale rassicurante per riabbracciarla.

<< Mi dispiace >>mormorò lei.

August lasciò cadere le braccia e rilassò le spalle. Il suo viso divenne imperscrutabile, ma quella scintilla d’eccitazione che l’aveva illuminato per tutta la sera si era spenta.

<< Errore mio >>ribatté con voce atona.<< A domani, allora >>

Violet non restò a guardarlo andar via. Solo quando si fu richiusa la porta della camera alle spalle tornò a respirare normalmente. Si guardò allo specchio: si sentiva ancora scombussolata, eppure l’espressione che le restituì il suo riflesso era tranquilla.

<< Non crucciarti >>la rassicurò.<< Hai fatto la cosa giusta >>

<< Dici? >>commentò Violet, lugubre.

Il riflesso sorrise enigmatico.

<< Perché sacrificare una soddisfazione futura per un capriccio temporaneo? >>

 



 

Angolino dell'autrice: eccoci qui con un capitolo (neanche a farlo apposta) natalizio! Finalmente sappiamo qualcosa in più su August, anche se so che avreste voluto Piton! Posso comunque dirvi che questa passeggiatina di inizio anno sarà importante per Violet, e anzi lo è già nonostante lei, forse, non se ne sia ancora accorta. Chissà se August demorderà, adesso.

Vi ringrazio come sempre per le letture e fidatevi: siamo solo all'inizio (risata malvagia)!

Buone feste a tutti e al prossimo capitolo! ^___^

 

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Capitolo 10
*** Al momento sbagliato, nel posto sbagliato ***


AL MOMENTO SBAGLIATO, NEL POSTO SBAGLIATO




L’atmosfera delle feste ancora aleggiava sugli studenti, che facevano del loro meglio per concentrarsi sulle lezioni. Mai come al ritorno da una vacanza era atroce rimettersi a studiare i concetti complicati di Trasfigurazione e Aritmanzia o a dosare gli ingredienti per Pozioni. Violet capiva benissimo le lamentele dei ragazzi, ma adesso che lavorava come assistente di Vitious doveva dimostrarsi abbastanza autorevole da farli lavorare, visto che lo stesso minuscolo professore sembrava avere la testa ancora in ferie.
Poco dopo la ripresa delle lezioni, un avviso nelle bacheche dei dormitori che annunciava la ripresa del Club dei Duellanti risvegliò tutti dal torpore. Un entusiasmo quasi febbrile cominciò a serpeggiare fra gli studenti: era come se l’intera scuola non fosse più in grado di tollerare l’astinenza dal Club per più di venti giorni. August e le sue lezioni tornarono a essere l’argomento predominante nelle conversazioni: perfino chi avrebbe sostenuto i GUFO e i MAGO si preoccupava più di cosa avrebbe fatto durante gli allenamenti che delle lezioni.
Più di una volta Violet dovette faticare per convincere alcuni ragazzi a impegnarsi con lo studio, ora che gli esami sembravano più vicini, finché Will non rese vane le sue prediche osservando che il Club poteva essere un’ottima preparazione a quello che li aspettava a giugno.
Naturalmente, non tutti i professori concessero margini di distrazione. Se da un lato Vitious continuava a essere accondiscendente, dall’altro Piton non ammetteva che gli studenti pensassero ad altro durante le sue lezioni di Difesa. Non passava giorno senza che Violet dovesse ascoltare gli sfoghi dei ragazzi, Serpeverde compresi, che si lamentavano dell’innaturale carico di compiti cui Piton li sottoponeva.
Ben presto Violet capì che avrebbe dovuto abituarsi non tanto al ritmo delle lezioni quanto ad ascoltare gli sfoghi degli studenti, se voleva lavorare seriamente come insegnante e, con sua sorpresa, non le occorse una grande fatica. Avrebbe potuto definire il suo ritorno a Hogwarts normale, se non fosse stato per August.
Non si parlavano dalla notte di Capodanno e, sebbene si salutassero cordialmente nei corridoi, Violet poteva percepire con chiarezza un nuovo atteggiamento dai modi freddi e scostanti del vampiro. Scoprì che la cosa non la scalfiva, anche se non poteva impedirsi di provare imbarazzo al ricordo di quella sera, ricordo che riaffiorava ogni volta che incrociava August. In realtà, quel che aveva temuto di più era che Piton ricominciasse a bersagliarla di frecciatine ma, con suo sollievo, il professore era tornato ad attuare la tattica dell’indifferenza.
<< I ragazzi sono particolarmente vivaci, in questi giorni >>commentò la professoressa Vector un pomeriggio in una sala professori piena a metà.
Dai loro angoli, Lumacorno e la professoressa Sinistra borbottarono solidali.
<< Chissà come mai >>commentò quest’ultima con sarcasmo.
<< Non possiamo biasimarli: è naturale che provino interesse per qualcosa che non li impegna come le nostre lezioni >>ribatté Lumacorno, sfogliando l’ultimo numero di Trasfigurazione Oggi.
Violet alzò gli occhi al cielo. Sapeva che stavano alludendo tutti e tre ad August e al suo Club e sapeva anche, o meglio, aveva capito che parte del corpo insegnante provava una vera invidia verso il successo che le lezioni di August riscuotevano.
<< Violet, sei tornata al Club? Se non erro, eri diventata un membro abbastanza fisso >>aggiunse Lumacorno, osservandola da sopra la rivista.
<< Mi bastano le lezioni di Incantesimi >>rispose lei tornando alle cartelle piene di appunti che Vitious le aveva chiesto di studiare per prepararsi alla prossima lezione. Udì il professore sbuffare divertito, ma lo ignorò.
Per un po’, regnò una relativa quiete. Le due professoresse discutevano degli ultimi gossip pubblicati sul Settimanale delle Streghe e Lumacorno era ancora immerso nella lettura. L’unico a essere rimasto in silenzio per tutto quel tempo era Piton, seduto all’altro capo del tavolo rispetto a Violet, la testa china su alcuni compiti da correggere.
Violet gli lanciò molte occhiate di sottecchi, ma lui era tanto concentrato sul suo lavoro da non accorgersi di nulla. I suoi occhi scorrevano lungo le pergamene mentre giocherellava con la piuma intinta d’inchiostro; più volte la fece scattare a correggere gli errori e a scrivere quella che senza dubbio era un’osservazione sprezzante anziché una correzione costruttiva. Un paio di volte Violet dovette controllare una risatina davanti alle espressioni accigliate che Piton non si curava di trattenere, ma poi, con una piccola stretta allo stomaco, si chiese se avesse mai reagito così anche davanti a un suo compito.
<< Sul serio, trovo ingiusto che August abbia tutto questo successo >>riprese la Vector quando si fu stancata di fare gossip.<< I ragazzi dovrebbero iniziare a studiare per gli esami, e invece eccoli che parlano solo di incantesimi e maledizioni! >>
<< Be’, Septima, almeno ripassano molti concetti che troveranno alle prove di giugno >>ribatté Lumacorno con voce conciliante.
<< Non i concetti delle nostre materie, però! >>sbottò la Sinistra.<< E neanche quelli di Pozioni, Horace! >>
<< Cosa volete che vi dica? August ha senza dubbio un notevole ascendente sugli studenti, ma non sta rubando tempo alle nostre lezioni, perciò non vedo perché dovremmo invidiarlo. Se proprio vi dà fastidio, chiedetegli di convincere i ragazzi a impegnarsi di più anche nel resto >>ribatté Lumacorno, allarmato.
<< Violet, gli studenti ti danno retta >>osservò a bruciapelo la Vector.
Colta di sorpresa, Violet alzò di scatto la testa. Le due professoresse e Lumacorno la osservavano con un interesse quasi canzonatorio.
<< Perché non provi tu a convincere i ragazzi? >>continuò la Vector.
<< È quello che tento di fare da molti giorni >>rispose Violet, stupita da quell’assurda richiesta, << ma non ho l’autorità per costringerli >>
<< E, se ci provassi, perderesti credibilità ai loro occhi >>soggiunse Lumacorno, serio. Notò la fronte aggrottata di Violet, così si affrettò a spiegare:<< Non essendo ancora un’insegnante, gli studenti sentono di potersi fidare abbastanza di te per confidarsi. Ti considerano addirittura loro amica! Temo però che, se li costringessi a concentrarsi più sulle lezioni che sul Club, passeresti subito da amica a professoressa >>
<< Se la metti così, Horace, Rosenao potrebbe dover rinunciare all’insegnamento >>s’intromise Piton. Tutti e quattro si voltarono verso di lui. Piton, pur tenendo lo sguardo sui compiti, conscio della loro attenzione continuò:<< Qualsiasi sia l’approccio scelto, un insegnante deve essere capace di farsi obbedire. Se Rosenao dovesse temere di cambiare atteggiamento con gli studenti, che probabilità avrebbe di farsi rispettare da loro, in futuro? >>
<< Il rispetto si può ottenere anche con un atteggiamento amichevole >>replicò lentamente Violet.
<< Non lo escludo, anche se non è il metodo che adotterei io. Il punto è >>Piton adesso alzò il capo e la guardò negli occhi, << saresti in grado di imporre una decisione che agli studenti potrebbe non piacere? >>
<< Sì, se so che è nel loro interesse >>
Gli angoli della bocca di Piton si sollevarono verso l’alto.
<< La prima a esserne convinta dovrai essere tu, però. E, per essere davvero convincente, dovrai dare l’esempio >>
Violet sbatté le palpebre. << Parla in generale o del Club? >>
Il ghigno di Piton si fece più pronunciato, e lei lo incassò stoicamente come una pugnalata. Si sforzò di mantenere un’espressione neutra anche se l’unica cosa che l’avrebbe fatta star meglio era urlare davanti a tutti che non le importava nulla del Club o di August, cosa di cui, invece, Piton sembrava ancora convinto.
<< Vedrete che fra poche settimane i ragazzi torneranno da soli a concentrarsi sui corsi >>intervenne Lumacorno per spezzare il silenzio.
Piton distolse lo sguardo da quello di Violet e tornò al proprio lavoro. Gli altri lo imitarono, e, finalmente, nessuno pronunciò più il nome di August. Violet, dal canto suo, non riuscì a sopprimere la delusione provocata dalle parole di Piton. Avrebbe perfino accettato di essere sottoposta alla Legilimanzia purché lui capisse cosa pensava davvero di August, ma poi il suo orgoglio si risvegliò urlandole che non doveva alcuna spiegazione a quell’idiota di Piton. Idiota… in realtà, rifletté Violet mentre scorreva ciecamente gli appunti di Vitious, era stata la sua imprudenza a dargli l’impressione che si fosse invaghita di August. E, probabilmente, l’aveva lasciata anche agli altri insegnanti.
Quei pensieri poco lusinghieri la perseguitarono tutta la notte, impedendole di dormire bene. Ogni volta che ripensava al ghigno beffardo di Piton, una rabbia dolorosa le bruciava il petto: come poteva essere stata così ingenua da credere che la sua indifferenza sarebbe durata a lungo?
Un martellare pressante alla porta la fece sussultare violentemente. Bacchetta alla mano, Violet posò l’orecchio contro il legno, ma colse soltanto quel bussare che ora si era fatto basso e più nervoso.
Aprì di uno spiraglio. E la porta si spalancò con violenza, scaraventandola dentro e lasciando entrare due figure che si affrettarono a richiudersela dietro.
<< LUM...! >>cominciò Violet.
<< Zitta! >>
Una mano corse a tapparle la bocca e un'altra a bloccarle il polso. Violet prese a scalciare, ma poi riconobbe la voce di Will nel buio.
<< Shhh! Sta passando Piton. Se ci becca ci fa fuori! >>
Violet si calmò e tese le orecchie. Le parve di sentire dei passi frettolosi sorpassare la camera e allontanarsi nel corridoio. Attesero un'altra manciata di secondi, poi una nuova voce mormorò: << Lumos >> e Violet finalmente vide Will, che ancora la teneva bloccata, e il suo amico Michael.
<< Scusaci >>mormorò Will lasciandola andare, << ma questa era la stanza più vicina >>
<< Che cavolo ci fate in giro a quest'ora? >>sibilò Violet.
<< Avevamo organizzato una festa nella Stanza delle Necessità, ma a metà strada abbiamo incrociato Piton >>spiegò Michael guardando incuriosito la stanza.
<< E non potevate farla nella Sala Comune? >>
<< Ci sono anche ragazzi delle altre Case >>Will appoggiò l'orecchio alla porta, concentrato. << Aspettiamo un altro po', forse si è appostato alla fine del corridoio e ci sta aspettando >>aggiunse con un brivido.
<< Non se ne parla nemmeno! Adesso uscite e ve ne andate alla vostra stupida festa! Non voglio essere coinvolta >>sbottò Violet.
<< Ce ne andiamo, ce ne andiamo. Dacci solo un minuto >>
Violet respirò profondamente per reprimere l’impulso di buttarli fuori con un incantesimo.
Michael si voltò verso Will con un'espressione allarmata.
<< E le altre? >>sussurrò.<< Alyssa, Marika e Susan? >>
Will gli restituì lo sguardo.
<< Cavolo! Erano dietro di noi! >>
Entrambi guardarono Violet, che capì al volo.
<< Scordatevelo! Non ci vengo a cercarle! Magari si sono nascoste in qualche aula >>
<< Ti prego, se Piton vede te puoi sempre dirgli che hai sentito un rumore e sei andata controllare >>la supplicò Will.
<< Ho detto no! Quanto ci scommettete che quelle tre sono al sicuro? >>Suo malgrado, Violet abbassò la voce.
<< Be’, non possiamo restare qui in eterno >>fece Michael, ma non si mosse. Will tamburellò nervosamente sul muro, alla ricerca di una soluzione.
Violet spostava lo sguardo dall’uno all’altro, e alla fine sbottò:<< E va bene, le cercherò io. Se continuate ad andare in giro, è probabile che Piton vi trovi >>
<< Grande! >>Gli occhi di Will si riaccesero d’entusiasmo.<< Allora noi andiamo ad aspettare nella Stanza delle Necessità >>
<< Temo sia la soluzione migliore. La Sala Comune di Serpeverde è troppo lontana, e Piton vi troverebbe in un attimo se provaste a raggiungerla >>sospirò Violet.
Pazzi di gioia, Will e Michael la baciarono a turno sulla guancia, ma lei li allontanò, per niente addolcita.
<< Dove avete visto le vostre amiche l'ultima volta? >>
<< Al piano di sotto >>rispose Will aprendo la porta di uno spiraglio e tendendo le orecchie.<< Direi che siamo soli >>
<< Voi andate >>tagliò corto Violet seguendoli nel corridoio, << ma se le trovate alla festa, mandatemi un messaggio >>
I due ragazzi corsero via a passo felpato.
“Quand’ero studente io non eravamo così avventati”. Violet non poté fare a meno di dar ragione a Piton mentre si incamminava verso le scale. Quel che la infastidiva davvero era che avrebbe dovuto trovare Alyssa Potier e le sue amiche, smorfiose quanto lei. L’antipatia che nutriva per Alyssa era reciproca, come aveva constatato a Incantesimi, e per un attimo riuscì quasi a prendere il sopravvento: essere sorprese fuori dal letto da Piton poteva aiutare quelle tre a ritrovare un po’ di umiltà. Ma, rifletté Violet strofinandosi le braccia per scaldarle, quanto avrebbe potuto essere severa la punizione di Piton verso tre Serpeverde?
Attenta a non far rumore, setacciò da cima a fondo tutto il secondo piano, ma quando fu chiaro che era l’unica persona sveglia in quell’angolo di castello, decise di tornare a letto.
L’eco di una risata la raggiunse come un richiamo spettrale. Violet scattò in avanti, le orecchie tese. Adesso percepiva alcuni mormorii femminili provenienti dal corridoio di fronte a lei: probabilmente, Alyssa e le sue amiche vi erano arrivate quando lei si era già allontanata. Esasperata, si avvicinò a passo di marcia, pronta a sorprenderle e rispedirle in Sala Comune: non sarebbe stata così indulgente da permetter loro di fare festa.
<< Mi creda, professore, non riuscivamo a dormire. È per questo che siamo venute qui. Avevamo bisogno di un po' d'aria fresca >>stava dicendo Alyssa.
<< Signorine, risparmiatevi ogni sforzo della vostra fervida fantasia e ditemi dove sono gli altri >>disse August.
Violet si bloccò poco prima della fine del passaggio. Poté quasi udire le tre Serpeverdi trattenere il respiro.
<< Altri? >>ripeté un’altra voce femminile, che doveva appartenere a Marika.<< Siamo venute qui da sole >>
<< Stavamo per tornare a letto >>aggiunse Susan.
<< Se volevate prendere solo un po’ d’aria, perché vi siete sforzate di non fare alcun rumore? >>domandò sarcastico August.
<< Professore, lei sa quanto alcuni suoi colleghi siano rigidi sul regolamento scolastico >>ribatté Alyssa.
Il cuore di Violet prese a battere forte. Sperava di aver frainteso il tono della ragazza, ma quando Alyssa riprese a parlare, il tono di morbida sensualità era più marcato.
<< Non tutti gli insegnanti avrebbero capito le nostre esigenze >>
<< Più che di esigenze, io parlerei di capriccio, signorina Potier. Potevate tranquillamente aspettare il sonno in Sala Comune >>La voce di August era ferma, ma Violet percepì quella particolare sfumatura che spesso aveva riservato a lei.
Senza aspettare oltre, svoltò l’angolo schiarendosi rumorosamente la gola. Le tre Serpeverdi e August non erano lontani. Vedendola comparire all’improvviso, le ragazze trasalirono e sbatterono le palpebre, stordite.
<< È ora che ve ne torniate davvero a dormire >>disse Violet con voce forzatamente calma.
Alyssa, Marika e Susan si scambiarono uno sguardo esitante. Stavano pensando agli altri nella Stanza delle Necessità, ma non erano così sciocche da ammettere che dovevano partecipare a una festa, perfino ora che l’incanto di August era finito.
<< Andate >>ringhiò Violet.<< Ci sono altri professori in giro: non è la notte più adatta per una passeggiata  >>
Le Serpeverdi si lasciarono convincere. Una volta che il rumore dei loro passi fu scomparso, Violet tirò un sospiro di sollievo.
<< Stanotte i ragazzi sembrano più attivi del solito >>osservò August. << Ne ho incrociati altri, ma quelle tre sono le uniche a essersi fatte sorprendere >>
<< L’avevano vista? >>
<< Sì, ma ero convinto che sarebbero corse via, facendo finta di niente >>August si grattò il mento, accigliato.
<< Perché non le ha rispedite subito al loro dormitorio? >>esclamò Violet. August sgranò gli occhi davanti alla durezza della sua voce, ma lei non vi badò. Vedeva chiaramente il pericolo che quelle ragazze avevano corso.
<< Gliel’ho intimato più volte, però era interessante ascoltare tutte le scuse che riuscivano a… >>
<< Le stava incantando! >>lo interruppe Violet.
La scarsa luce che entrava dalla finestra rendeva difficile distinguere l’espressione di August. Quando parlò, però, la sua voce si era indurita quanto quella di Violet.
<< Non mi incolpi della sfacciataggine di quelle ragazzine >>
<< Avrebbe dovuto prendere un’altra strada, quando le ha viste >>insisté Violet.<< Sa perfettamente che le studentesse sono attratte da lei, ma se non è sicuro di controllarsi eviti di incontrarle di notte in un corridoio buio! >>
<< Non sono io quello che dovrebbe restare nel proprio Dormitorio. Ho sempre vagato di notte e non smetterò per paura di incontrare dei ragazzini che vanno a spasso >>rispose August senza cambiar tono. << E lei? Pattuglia i corridoi in pigiama? >>
<< Stavo... >>cominciò Violet, ma si interruppe prima di tradire Will e gli altri.<< Ho sentito dei rumori e ho pensato di andare a controllare >>
<< Ci ha interrotti solo quando ha pensato che le avrei attaccate, non è così? >>domandò August dopo una pausa. << Avevo percepito la sua presenza quando si è avvicinata >>
<< Se sapeva che ero vicina, perché non mi ha dimostrato di essere un insegnante serio? >>
August irrigidì la mascella, colpito da quell’offesa, ma Violet non volle ritrattare. Piton aveva ragione: non poteva essere accondiscendente con August se si divertiva a provocare gli studenti.
<< È dunque convinta che volessi far del male a quelle ragazze? >>sussurrò lui. << Mi creda, se avessi voluto morderle non avrei aspettato il suo arrivo. Devo comunque ammettere >>aggiunse con un sorrisetto, << che la sua reazione sta superando le mie aspettative >>
<< Cosa significa? >>
<< Le ho detto che mi ero accorto di lei, così ho pensato di… metterla alla prova. Ero curioso di vedere come avrebbe reagito >>Il sorriso di August si fece più pronunciato.
Violet arrossì. Prese alcuni respiri profondi per calmarsi.
<< Per un attimo ho temuto che mi avesse mentito quando ha detto che non attaccherebbe mai uno studente >>replicò.
August sospirò. Ogni traccia della precedente rabbia era già svanita dal suo volto.
<< Pensavo di averla convinta >>disse.
Violet rilassò le spalle. Era inutile continuare a discutere. Alyssa e le altre, con ogni probabilità, erano davvero tornate nel loro dormitorio e lei non aveva più alcun motivo di restare lì, in piedi in un freddo corridoio, a litigare con August.
<< Spero di non assistere più alla scena di prima >>borbottò.<< La lascio alla sua passeggiata >>
<< Aspetti >>La voce di August le impedì di fare un altro passo. Era stata imperiosa e dolce allo stesso tempo, e Violet si sentì d'un tratto priva di energie, come se fossero bastate quelle parole a indebolirla.
<< Voglio andare a dormire >>disse, e si stupì di quanto esausta suonava la sua voce.
<< Non avrò pace finché non mi dirà che mi crede >>replicò August, posandole le mani sulle spalle. << Non farei mai del male a nessun abitante di questo castello, compresa lei >>mormorò sfiorandole la pelle del collo con le labbra.
Violet ebbe una fugace visione del loro bacio, e un brivido le percorse la schiena. Poteva percepire quanto le mani di August fossero fredde perfino attraverso la stoffa del pigiama, eppure sapeva che i tremiti che quel tocco le provocava non erano dovuti alla temperatura. Da qualche parte remota della sua testa una vocina le urlò di allontanarsi.
Le labbra di August scesero fino alla base del collo, fermandosi quando incontrarono l’ostacolo del colletto.
<< Vede? Nessun morso >>
Violet si mosse appena: quel poco d'autocontrollo che le restava non l’avrebbe aiutata, stavolta. August le diede un altro bacio, incapace a sua volta di nascondere un brivido. Strinse Violet per i fianchi in modo che i loro corpi aderissero… E una luce improvvisa si riversò nel corridoio. Entrambi trasalirono. Violet si scostò da August di qualche passo, e il suo respiro cominciò subito a tornare regolare.
Piton entrò nel cono di luce creato dalla sua bacchetta. Se fu sorpreso di trovarli lì, non lo diede a vedere.
<< Ero convinto di trovare degli studenti >>disse con voce incolore, spostando lo sguardo dall'uno all'altra.
<< Abbiamo sorpreso delle studentesse fuori dal letto, in effetti >>asserì August.
<< Quanto sono state sfortunate, a incontrarvi perfino quando non dovreste essere di turno >>osservò Piton con voce mortalmente calma. << O meglio, che lei fosse in giro come sempre me lo aspettavo >>aggiunse gettando un'occhiata sprezzante ad August, << ma credevo che tu non dovessi pattugliare più, Rosenao >>
<< Ho sentito dei rumori, perciò sono scesa a vedere. E qui ho incontrato August >>balbettò lei, ben sapendo che Piton non le avrebbe creduto.
<< Non scomodatevi ulteriormente >>replicò lui. << Stanotte, spetta a me controllare che nessuno sia fuori dai dormitori, perciò vi consiglio di tornare alle vostre occupazioni, qualsiasi esse siano >>
Violet e August furono abbastanza intelligenti da non rispondere alla provocazione. Piton li superò senza degnarli di un altro sguardo, lasciandosi dietro un silenzio imbarazzato.
<< Forse è meglio che vada anch’io >>mormorò August. Si voltò con aria colpevole verso Violet, ma lei si affrettò ad augurargli la buonanotte e a tornare indietro.
Per quella notte, erano successi fin troppi guai. Violet prese mentalmente nota di trovare una punizione adeguata per Will e Michael: se non fosse stato per loro, sarebbe rimasta al sicuro in camera anziché imbattersi in quelli che, ormai, erano diventati la sua disgrazia. Se fino a quel pomeriggio Piton poteva solo supporre che si sentisse attratta da August, adesso di sicuro ne aveva la certezza e nulla di ciò che lei avrebbe potuto dire gli avrebbe fatto cambiare idea.
Violet si bloccò. Nella peggiore delle ipotesi, quella situazione sarebbe andata avanti fino alla fine del semestre…
Le gambe si mossero quasi automaticamente. Un attimo dopo, Violet ripercorreva di nuovo i corridoi del secondo piano, e prima di quanto avesse osato sperare raggiunse Piton in cima a una rampa di scale.
Il professore si accorse di lei solo quando si sentì chiamare. Si voltò, il viso simile a una maschera. Violet cercò di non distogliere lo sguardo dal suo, anche se l’impassibilità con cui Piton la fissava era snervante.
<< Non sentirti in dovere di darmi spiegazioni >>disse lui, senza darle il tempo di raccogliere i pensieri.
<< Devo, invece >>ribatté Violet, ora con aria di sfida. Doveva chiarire, sì, ma non poteva tollerare che Piton continuasse a usare quel tono. << Da come ha reagito, direi che ha frainteso quel che è successo >>
Piton assunse un’aria falsamente perplessa, irritandola di più.
<< Buffo, Rosenao. Sei convinta che mi interessi cosa stavate facendo prima che arrivassi? Lungi da me l’intromettermi nella vita privata degli altri… insegnanti! >>
<< Non ha capito nulla >>sibilò Violet. Come era già successo in passato, Piton era riuscito a farla passare dall’imbarazzo alla rabbia con una semplice battuta.<< Ho sentito dei movimenti nei corridoi e sono uscita a controllare. E poi ho incontrato August mentre rispediva nel loro dormitorio alcune ragazze di Serpeverde >>
Scoprire che le amanti delle passeggiate notturne appartenevano alla sua Casa non scalfì Piton. Continuava a osservare Violet con quell’aria di sprezzante incredulità, ma lei si rifiutò di vacillare. Non avrebbe sopportato di dirgli tutta la verità, ma almeno gli avrebbe fatto capire che lei e August non si erano dati appuntamento.
<< Perché ritieni così importante giustificarti? >>mormorò Piton.<< Non farti un’idea sbagliata: non mi interessa sapere perché ho trovato te e Purblack in un corridoio buio. Rilassati, Rosenao >>
<< È difficile rilassarsi quando si viene accusati ingiustamente >>
<< Ti sbagli: sei tu ad aver ingigantito questa storia. E, francamente, non la trovo così interessante da impedirmi di continuare la ronda >>Piton si avviò lungo la scalinata. Giunto alla fine, si bloccò e, senza voltarsi, disse a voce abbastanza alta:<< Mi sono stancato di metterti in guardia dai pericoli. Spero per te che il gioco valga la candela >>
 


Angolino dell’autrice: eeeeeee rieccoli qui, signori e signore! Loro, proprio loro, le mie amate cavie!  
A presto! ^__^
No, scherzi a parte, devo innanzitutto chiedere scusa a quanti stanno ancora seguendo la storia (sottofondo del canto desolante dei grilli), ma negli ultimi mesi sono stata fisicamente assente e solo adesso ho trovato il tempo di rimettere mano alla fanfic e aggiornare. Lo so, non ci sono stati grandi sviluppi (anche se il tentativo di August di “saltare addosso” a Violet non la considererei cosa da poco), ma vi prometto che le cose si faranno davvero interessanti. E, posso garantirvelo prima che cominciate a tirarmi addosso verdure marce, non lascerò passare altri quattro mesi.
Perciò, prostrandomi per farmi perdonare, vi auguro un buon fine settimana e vi prometto che aggiornerò prestissimo!
^__^

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Capitolo 11
*** I demoni ***


I DEMONI


 
<< Non è così che ci si prepara ai MAGO! Non è così che ci si prepara ai MAGO! >>sbottò Will scagliando via la piuma d’oca e abbandonandosi sul tema di Trasfigurazione ancora incompleto.
Violet alzò la testa dagli appunti di Vitious, preoccupata. Aveva avvertito chiaramente la nota isterica nella voce dell’amico, e provò un incontenibile moto di solidarietà. La quantità dei compiti che i professori assegnavano era triplicata e le lezioni si facevano sempre più complesse, per gli studenti del settimo anno. << Pensa che sono gli ultimi sforzi >>disse Violet alla testa bionda di Will, inerte sul foglio di pergamena.
<< Non ne uscirò vivo >>borbottò Will, la voce soffocata contro il banco. Rialzò leggermente la testa e si guardò intorno nell’aula di Incantesimi, vuota a parte lui e Violet, alla ricerca d’ispirazione per il tema.
Violet abbandonò gli appunti di Vitious e, avvicinatasi all’amico, gli sfilò da sotto il mento il tema per controllarlo.
<< Avessi ancora il Club di Purblack per distrarmi >>sospirò Will, lasciandosi scivolare sulla sedia e reclinando indietro il capo.<< Non capisco perché abbia annullato le ultime lezioni. Tu ne sai qualcosa? >>
<< Come potrei saperlo? Dovresti chiederlo a Purblack >>rispose Violet, concentrata sul tema.
<< Certo, come se fosse facile beccarlo per il castello. Dopo che Alyssa e le altre l’hanno incontrato la sera della festa, non si è più fatto vedere in giro >>rifletté Will, la fronte aggrottata.
<< Sì, le tue amiche sono state le ultime fortunate che l’hanno visto. Qui, comunque >>tagliò corto Violet, porgendogli la pergamena, << hai scritto male. Per modificare la forma delle orecchie occorre un movimento rotatorio della bacchetta, non del polso >>
<< Grazie >>Will Appellò la piuma rimasta sul pavimento e si affrettò a correggere l’errore.
Violet controllò l’orologio: la lezione sarebbe cominciata in pochi minuti. Andò ad aprire la porta dell’aula, e sorrise agli studenti di Grifondoro e Serpeverde già in attesa in corridoio. Alla vista di Alyssa, Marika e Susan, Violet ripensò alle parole di Will su August. Era vero: dalla notte in cui aveva sorpreso le tre Serpeverde in balìa del fascino di August, non aveva avuto ancora modo di ritrovarsi con uno di loro. Non che ci tenesse particolarmente, considerando come quella sera aveva rischiato di terminare, ma le parole di Will erano interessanti. Gli ultimi due incontri del Club dei Duellanti erano saltati, e di August non si vedeva più l’ombra, come se avesse lasciato Hogwarts in segreto. Naturalmente Violet sapeva che ciò era impossibile, perché la McGranitt avrebbe avvertito tutti e, a giudicare dal clima sereno della sala professori, poteva esser certa che August si stava semplicemente tenendo in disparte. Per quale motivo, lo ignorava.
<< Violet, sei con noi? >> la vocetta di Vitious riportò Violet alla realtà. Quasi non si era accorta di essere tornata alla cattedra insieme a Vitious e che la classe aveva preso posto.
<< Mi scusi >>borbottò lei, sollevata che i ragazzi stessero beatamente ignorando sia lei sia Vitious.
<< Dovranno stare attenti, oggi, con l’Everte Statim >>sospirò il professore mentre il chiacchiericcio aumentava di intensità e qualche pallina di pergamena Serpeverde atterrava con fare bellico sulle teste di alcune Grifondoro.
Prima che si scatenasse una vera battaglia, Vitious sparò in aria qualche petardo leggero, e i ragazzi decisero di calmarsi.
<< Molto bene, ragazzi. Spero che vi siate esercitati con l’Everte Statim >>esordì il professore guardandoli severo.<< Come vi ho anticipato la scorsa volta, è probabile che questo incantesimo vi verrà chiesto ai MAGO, perciò voglio che tutti voi lo prendiate seriamente. Oggi vedremo se e quanto a fondo lo avete assimilato. Disponetevi in coppie e prendete un cuscino a testa >>
I ragazzi si alzarono entusiasti e si precipitarono nell’angolo dov’erano impilati i cuscini che usavano a lezione con gli incantesimi corpo a corpo. Con un gesto rapido della bacchetta, Violet li fece levitare prima che potessero raggiungerli e scatenare una ressa che, lei lo sapeva, sarebbe durata almeno dieci minuti e che Vitious difficilmente avrebbe placato.
<< Dei cuscini mi occupo io >>sorrise lei sotto lo sguardo di disappunto di alcuni Serpeverde.
<< Grazie, Violet >>sospirò Vitious.<< Avanti, formate delle coppie e disponetevi a circa venti centimetri dal vostro cuscino, così dovreste evitare di urtare contro il pavimento. Ci siete? Molto bene. A turno, scaglierete l’Everte Statim contro il vostro compagno, possibilmente senza parlare. Ricordate che gli Incantesimi non Verbali sono i più richiesti agli esami >>
<< Mi scusi, professore >>Alyssa Potier alzò la mano. Era in piedi fra due soffici cuscini di seta rosa, palesemente senza compagno. Vitious capì al volo il problema e, con un sorriso, si voltò verso Violet.
<< Puoi aiutare tu la signorina Potier a esercitarsi? >>
<< Ma certo >>rispose Violet, muovendo appena la mascella, che si era irrigidita non appena aveva capito quale sarebbe stato il suo destino per la prossima ora e mezza.
Alyssa appariva altrettanto scontenta, e Violet non poteva fare a meno di sospettare che anche lei ricordava che l’ultima volta che si erano viste era stato in presenza di August. Cosa Alyssa ricordasse con precisione, Violet non lo sapeva: probabilmente, era ancora indispettita per essere stata sorpresa fuori dal dormitorio. Violet dubitava che potesse ricordare di essere caduta nella maglia incantatrice di August, insieme alle sue amiche, e che proprio lei, Violet, le aveva salvate. Eppure, Violet preferiva che Alyssa, Marika e Susan rimanessero in quell’ostile inconsapevolezza: al di fuori degli insegnanti, nessuno a Hogwarts conosceva la vera natura di August e lei non poteva immaginare come la verità avrebbe potuto essere accolta dagli studenti. Con un brivido, si domandò se, invece, delle ragazze avventate come Alyssa non potessero non sentirsi soddisfatte, sotto il potere di un vampiro...
<< Concentratevi! >>ordinò Vitious da sopra la sua personale pila di cuscini, dietro la cattedra.
In ogni coppia, una bacchetta fu sollevata e puntata contro l’avversario. Il silenzio era caduto sull’aula, mentre chi avrebbe colpito raccoglieva le energie in attesa del segnale di Vitious. Violet osservava, sperando di avere un’espressione impassibile, la bacchetta sfoderata davanti al suo petto. Non le piaceva affatto l’idea che da lì a qualche secondo sarebbe stata scagliata a terra.
<< Cominciate! >>esclamò la vocetta di Vitious.
I vetri delle finestre brillarono dei bagliori argentei degli incantesimi scagliati quasi tutti nello stesso istante. Molti non verbali andarono a segno, scagliando i ragazzi-bersaglio sui cuscini; solo alcuni studenti non riuscirono a trattenere l’istinto di pronunciare la formula a mezza voce ma, nel complesso, il risultato fu positivo. Anche Violet fu sbalzata a terra: l’incantesimo di Alyssa era stato così potente da farla rotolare ben oltre il proprio cuscino. Trattenendo un gemito di dolore, si rialzò in tempo per vedere la Serpeverde far sparire il sorrisetto compiaciuto che era apparso sul suo viso.
<< Ben fatto, ragazzi! >>annuì Vitious mentre gli studenti caduti si ricomponevano.<< Adesso, scambiatevi di ruolo. Violet, tu sei già padrona dell’incantesimo, perciò lascerai che sia la signorina Potier ad attaccare, per ora. Poi, la faremo esercitare con qualcun altro e tu aiuterai chi rimarrà senza compagno >>
<< D’accordo >>sospirò Violet, rassegnata.
Forse Alyssa non sapeva che le avrebbe dovuto un minimo di gratitudine per averla salvata da un possibile futuro da vampiro, ma almeno avrebbe potuto contenere l’ostilità che provava nei suoi confronti, rifletté Violet massaggiandosi la schiena dolorante e ammaccata dopo essere stata spedita altre cinque volte lontano dal cuscino.
<< Non credi che io sia migliorata, Rosenao? >>le domandò Alyssa con tono impertinente mentre non si lasciava sfuggire alcuna smorfia della ragazza.
<< Saper gestire l’Everte Statim è cosa da ragazzini del sesto, Potier. Fossi in te, non mi vanterei poi così tanto >>replicò Violet a denti stretti.
<< Forse, ma sono sicura che August rimarrà sorpreso quando lo userò al Duello. Il mio Everte Statim è molto più potente di quello degli altri >>cinguettò Alyssa.
L’istinto maligno che, con gradi diversi, cova dentro ogni Serpeverde si risvegliò in Violet, suggerendole di mettere in giro la voce di aver sorpreso Alyssa Potier, di notte, con August Purblack. Ma la saggezza o, meglio, l’istinto di conservazione la costrinse a rimanere zitta: sapeva che August avrebbe smentito subito una voce del genere, e, di sicuro, sarebbe stata proprio lei a pagarne le conseguenze. Frustrata per non poter cancellare dal viso di Alyssa quel sorriso sprezzante, Violet ricorse all’unico mezzo “lecito” che poteva usare in quel momento, proponendo a Vitious di accoppiarla, finalmente, a qualcun altro.
Fu una lezione disastrosa, per lei. Dopo Alyssa, Violet fu assegnata ad altri due ragazzi che, pur facendole centrare il cuscino, la scagliarono a terra con una tale forza che l’imbottitura non riuscì ad attutire la caduta. Quando la campana suonò, Violet lasciò l’aula a passo lento e con la schiena che urlava pietà.
<< Quindi neanche tu hai più visto Purblack? >>le domandò Will, che era rimasto indietro per aiutarla a raccogliere le sue cose.
<< Non lo vedo da giorni e ne so quanto te >>
<< E gli altri professori che dicono? >>
<< Ti prego, Will >>gemette Violet.<< I tuoi amici mi hanno fatto cadere tante di quelle volte che non so quando riuscirò a sdraiarmi o sedermi senza provare dolore: ti sembra il momento di parlare di Purblack? >>
<< Scusa >>borbottò il ragazzo, tenendo le braccia allargate attorno a Violet per proteggerla dalla fiumana irruente dei ragazzi che cambiavano aula, << ma a tutti noi dispiacerebbe se dovesse cancellare il Club. Ormai, era il nostro unico sfogo, lo sai >>
<< Non credi che abbiate cose più importanti a cui pensare? >>ribatté Violet, ripensando alle lamentele dei professori su quanto gli studenti fossero più interessati al Club che non alle loro lezioni.<< E comunque >>aggiunse cercando di riprendersi la borsa che Will le portava, << non hai un'altra lezione, ora? >>
<< Ho ancora un po’ di minuti prima di Difesa. Ho tutto il tempo di accompagnarti in camera >>Will si issò la borsa di Violet in spalla, sopra la propria già carica di libri, senza alcuno sforzo.
Violet lasciò perdere e accettò senza ulteriori remore il suo aiuto. Se la fortuna era dalla sua, una volta in camera si sarebbe spalmata un po’ di Pomata AntiFratture sulla schiena per poi concedersi un po’ di riposo, lontano dal mistero che aleggiava sulla scomparsa di August e da altri incantesimi lanciati da studenti un po’ troppo entusiasti, almeno fino alla lezione successiva.
Will si bloccò di scatto, perplesso. Avevano svoltato nel corridoio di Difesa Contro le Arti Oscure, più calmo di quanto si era aspettato. La consueta fila che si allungava fuori dall’aula di Piton già alcuni minuti prima dell’inizio della lezione non c’era: al suo posto, si alzava un lieve ronzio proveniente proprio dalla porta dell’aula lasciata aperta. Quando vi arrivarono davanti, Will lanciò uno sguardo all’interno, e sussultò. Piton gli restituì lo sguardo.
<< In ritardo di quasi dieci minuti, Eder. Da un Serpeverde mi sarei aspettato di meglio, ma non me ne cruccio: è sempre un piacere quando uno studente mi degna della sua presenza >>lo accolse il professore, beffardo.
<< Non capisco >>balbettò Will. Si affacciò sulla soglia: gli bastò una sola occhiata per capire che, in mezzo ai suoi compagni già seduti, era l’unico ritardatario. Guardò l’orologio al polso e, con un tuffo al cuore, scoprì che si era fermato già da più di un’ora: le continue cadute a terra durante Incantesimi dovevano averne compromesso il meccanismo.
<< Dentro >>sibilò Piton indicandogli con un gesto secco il suo banco.
Will restituì la borsa a Violet ed entrò. Solo allora Piton si accorse di lei, rimasta in disparte fuori dalla soglia. Un ghigno ancor più beffardo gli si dipinse sul volto.
<< Rosenao, non credo ti siano chiari i compiti di un insegnante se non fai notare a uno studente che è in ritardo >>osservò.
<< Non me ne ero accorta >>replicò Violet a voce bassa, colpita da quell’affermazione fuori luogo in quel momento. Fece per proseguire oltre e tornare finalmente in camera, ma Piton si affacciò dalla porta dell’aula e, a voce abbastanza alta perché anche dall’interno udissero, disse:<< Se vuoi essere presa sul serio come insegnante, questo tuo malsano vizio di distrarre e lasciarti distrarre da studenti e... docenti deve finire, Rosenao >>
L’ingiustizia e la sfacciataggine di quella frase inchiodarono Violet lì dov’era. Prima ancora che potesse rendersene conto, cominciò a tremare a tal punto da dimenticare, per un momento, il dolore alla schiena. Si voltò lentamente verso Piton, che ancora la osservava, probabilmente in attesa di sapere come gli avrebbe risposto. Si stupì nel vederlo aggrottare la fronte quando incrociò il suo sguardo, che perse tutta la sua malignità. Era l’occasione perfetta per rispondergli a tono e mandarlo al diavolo per tutte le frecciatine che le aveva riservato finora. Eppure, le parole e il tono che Violet usò non erano furiose né indignate.
Erano stanche. Come se si fosse stancata di continuare a sbattere contro un muro che nulla avrebbe potuto abbattere.
<< Grazie del suggerimento, professore >>
E se ne andò a passo lento, consapevole del silenzio che si lasciava alle spalle. Fu quando si fu richiusa la porta della propria camera alle spalle che si rese conto di avere gli occhi appannati dalle lacrime e che la mano ancora stretta attorno alla maniglia tremava come colta da un male violento.
E, dimentica del dolore alla schiena, pianse.

***

Calde lacrime di rabbia piovevano sul pavimento, lasciando sulle sue guance scie bollenti. Con un gesto secco, Violet se le asciugò e tirò su col naso, odiandosi per quella reazione e odiando ancor di più Piton.
Era arrivata al limite. Da più di tre mesi tollerava le sue frecciatine, ma quell’ultima cattiveria era stata la goccia finale. Non si sarebbe mai aspettata un trattamento simile, e proprio dal suo ex Direttore. Perché quel professore che anni prima le elargiva punti e complimenti a ogni pozione ben fatta ora non perdeva occasione per accanirsi su di lei?
Così presa dalla rabbia e dai pensieri, Violet perse la cognizione del tempo. L’ora di cena arrivò e lei era ancora sdraiata sul letto, nell’unica posizione che le permettesse di non sentire dolore, a rimuginare sul ghigno beffardo di Piton. Non aveva neanche fame, tanto era amareggiata.
E poi, senza alcun preavviso, tremò sotto una potente esplosione. Di riflesso, Violet recuperò la bacchetta, balzò in piedi mentre i vetri alle finestre tintinnavano minacciando di cadere a terra e corse fuori. Non aveva la minima idea dell’origine dell’esplosione, perciò l’unica cosa sensata che le venne in mente fu dirigersi verso la Sala d’Ingresso e riunirsi ai professori che, molto probabilmente, stavano ancora cenando.
Mentre correva lungo corridoi e scalinate, nuovi boati esplosero a intermittenza, aumentando d’intensità man mano che si avvicinava alla Sala d’Ingresso, come a volerle dare il benvenuto. Una manciata di secondi dopo, le urla terrorizzate degli studenti si levarono acute sotto di lei, seguite quasi subito dal rumore frenetico di persone in fuga.
Violet non era ancora arrivata alla scalinata di marmo che fu quasi travolta dagli studenti.
<< Cosa succede? >>Violet riuscì a bloccare un Grifondoro del sesto anno. Quello la fissò sconvolto, e impiegò parecchi secondi prima di riuscire a farfugliare:<< Ci attaccano… sembravano demoni… non li ho visti bene, la McGranitt ci ha fatto uscire… >>
<< Da questa parte! >>urlò il suo Prefetto, sbracciandosi nella loro direzione.<< Tornate tutti nelle vostre Sale Comuni! >>
Violet lasciò andare il ragazzo, incredula, e riprese a correre. Prefetti e Capiscuola cercavano di guidare la fiumana terrorizzata che si ingrossava verso le Sale Comuni. Rasente il muro, Violet riuscì a evitare molti urti dei ragazzi che correvano nella direzione opposta ma, quando finalmente arrivò, il fiato le si mozzò in gola.
In cima alla scalinata di marmo, si ritrovò davanti una Sala d’Ingresso irriconoscibile. Il portone di quercia era spalancato contro le pareti, come se un vento sovrumano fosse riuscito a spalancarlo violentemente, molte lastre del pavimento erano scheggiate e la clessidra di Tassorosso era andata in frantumi: in uno scroscio tintinnante, le pietre dorate rotolavano giù sui frammenti di vetro.
I professori Sprite e Vitious stavano affrontando quello che senza dubbio era un demone, anche se aveva molte fattezze umane: alto più di un uomo normale, aveva braccia lunghe ed esili. Il volto dai tratti delicati, quasi femminili (nonostante fosse impossibile stabilirne il sesso), era contornato da una folta criniera rossiccia. Non aveva bacchette: la magia fluiva dal suo corpo, comandata dal semplice pensiero.
Violet corse giù per la scalinata e saltò gli ultimi tre gradini. Allora, la sua attenzione fu catturata dai bagliori e dalle esplosioni nella Sala Grande, e capì che era lì che infuriava la battaglia vera e propria. Diversi studenti erano rimasti ad aiutare i professori contro altri due demoni che già avevano devastato metà sala, rovesciando i tavoli e sparpagliando i resti della cena ovunque.
Un urlo fece voltare di nuovo Violet: la Sprite e Vitious avevano scansato un incantesimo del demone. Violet si avvicinò, il cuore in gola: sembrava dannatamente abile. Nonostante fosse da solo, riusciva a schivare la maggior parte degli incantesimi che gli venivano lanciati contro. E i due professori iniziavano a mostrare segni di stanchezza…
<< Stupeficium! >>urlò tra sé Violet, puntando la bacchetta. Centrò il demone in pieno petto e lo scagliò contro la parete opposta. Con orrore, la ragazza lo rivide rimettersi subito in piedi, ghignante ma sorpreso.
<< E tu chi saresti? >>
A Violet venne la pelle d’oca: non ricordava d’aver mai udito una voce simile, bassa e sibilante ma con un tono gutturale appena percepibile.
<< È molto resistente, stiamo cercando di sfiancarlo ma i nostri incantesimi gli fanno appena il solletico! >>la avvertì Vitious, il cui anatema fu abilmente evitato dal demone, che ridacchiò.
<< Continuate pure a provare! >>sibilò con il volto deformato dal ghigno.<< Noi non abbiamo fretta, ma appena mi verrà fame assaggerò i vostri ragazzi, ovunque si siano nascosti >>
<< Incarceramus! >>pensò Violet, disperata. Il demone osservò con pigra curiosità le corde che lo avvolsero, e resistette tenace contro la raffica di Schiantesimi della ragazza. Dopo due minuti di attacchi interminabili, era ancora illeso. E irritato.
<< Sei più fastidiosa di questi due messi insieme >>commentò e, con una semplice contrazione dei muscoli, spezzò le corde. In un battito di ciglia era balzato in avanti, fendendo l’aria con le braccia di nuovo libere.
Vitious e la Sprite furono travolti senza avere il tempo di reagire. Violet evocò un Sortilegio Scudo, ma non fu abbastanza rapida: il demone la raggiunse e la sfiorò con un dito. Violet sentì una forza invisibile e violenta scagliarla indietro, facendola rotolare accanto alle clessidre, e il demone ne approfittò per risalire le scale alla velocità della luce.
Il petto dolorante nel punto in cui era stato sfiorato, Violet si affrettò a inseguirlo, guidata dal rumore di distruzione e sperando che gli studenti fossero ormai al sicuro nelle loro Case.
Il demone salì di due piani, scardinando le porte delle aule e lacerando arazzi. Fiutava la carne come un cane da caccia, finché non si arrestò davanti a una porta. La contemplò per un secondo prima di abbatterla. Un urlo acuto si levò dall’interno mentre lui entrava, e un paio di ragazze uscirono annaspando, finendo fra le braccia di Violet.
<< Via! >>urlò lei. Le studentesse sfrecciarono via. Il demone era già sulla soglia. Fissò Violet, unico ostacolo fra lui e la preda in fuga, e lanciò un incantesimo. Stavolta, con sollievo, Violet riuscì a pararlo. Contrattaccò subito, evocando robuste funi e una cassaforte in cui fece volare il demone, legato. Quando lo sportello della cassaforte, con un tonfo, si chiuse, Violet si affrettò dietro le ragazze. Doveva far venire qualcuno ad aiutarla a eliminare il demone…
Il suo cuore perse un battito. Aveva appena svoltato l’angolo quando udì la cassaforte esplodere, col ferro e il legno che cadevano rumorosamente a terra. Violet e le due studentesse si arrampicarono su per una scala, ma non erano arrivate in cima che quella si spostò verso un nuovo corridoio.
<< Da qui per la torre di Corvonero sono due minuti >>mormorò una delle ragazze.
<< Tornate lì >>Violet le spinse per farle continuare a correre.<< Appena quel mostro ci avrà raggiunte io lo distrarrò >>
Loro annuirono, ma la più grande esitò.
<< Ce la farai da sola? Posso chiamare… >>ma si zittì, d’un colpo pallida come un cencio.
Il demone aveva raggiunto la cima delle scale, ma non sorrideva più. Sulle braccia esibiva i segni rossi delle corde.
<< Andate >>sibilò Violet, e seguì le due Corvonero per un piccolo tratto. All’inizio di un secondo passaggio, si fermò.
Il demone l’aveva raggiunta in pochi balzi, giusto in tempo per vedere la preda sparire dietro l’angolo opposto. Le narici frementi, guardò Violet, minuscola davanti a lui.
<< Avrei dovuto mangiarti già da prima, a te e a quei vecchi >>
<< Come siete entrati? >>La domanda lasciò le labbra di Violet prima che potesse rendersi conto di quanto banale e inutile suonasse.
Il demone la studiava, immobile dalla sua posizione.
<< Abbiamo trovato una minuscola falla nella protezione del castello >>rispose con quel sibilo gutturale che fece di nuovo accapponare la pelle a Violet.<< L’abbiamo allargata e siamo entrati. Sentivamo odore di tanti giovani umani e non abbiamo resistito. Di solito i nostri pasti sono meno succulenti >>
Violet strinse la bacchetta, tesa come la corda di un violino. Non aveva la più pallida idea di come combatterlo. Il demone inclinò il capo da un lato, osservandola con aria inespressiva: i suoi occhi erano di un violetto vitreo, con le pupille così chiare da sembrare trasparenti. Era raccapricciante.
<< Che misero antipasto >>
Violet ebbe solo un attimo di preavviso. Il demone balzò in avanti, ma stavolta non la colse del tutto impreparata: Violet scartò di lato e gli lanciò contro un Impedimenta seguito da una serie di incantesimi e maledizioni così rapida che presto il braccio iniziò a dolerle. Il demone non reagì, limitandosi a subire in silenzio. Dopo quasi cinque minuti di quell’attacco a raffica, Violet si sentiva talmente disperata da osar credere che iniziasse ad accusare i colpi. Invece, il demone saltò in aria, superandola in altezza, e si aggrappò con i piedi e i palmi delle mani, come se fossero dotati di ventose, al soffitto, simile a un grosso ragno. Chinando il capo verso Violet, gli bastò muovere una mano per evocare una pioggia di fiamme.
Violet chiamò a sé uno scudo, ma il movimento la costrinse a distogliere lo sguardo. Il demone tornò a terra. La mancò di poco e, mentre continuava a lanciarle contro le fiamme, con l’altra mano assestò un pugno allo scudo. Quello vibrò violentemente e, con suo orrore, Violet lo vide andare in frantumi. Il pugno ancora in aria schizzò in avanti e la colpì allo stomaco.
Il fiato mozzo, Violet indietreggiò. Provò a evocare una magia, ma un dolore lancinante le troncò il respiro, mandandola quasi in apnea. Il demone le aveva appena assestato un secondo pugno. La ragazza sentì il calore partire dalla mano di quel mostro ed espandersi in tutto il suo corpo, bruciandole la veste e la carne nel punto in cui erano state toccate. Incapace di urlare, finì contro un muro. Il demone si chinò, la afferrò per le caviglie e la fece scivolare a terra. Violet batté pesantemente la testa contro la pietra, ma non ebbe il tempo di lamentarsi: fra le palpebre socchiuse, percepì l’intenzione del demone di balzarle addosso. Con un ultimo, disperato istinto di sopravvivenza, agitò la bacchetta e pensò:<< Reducto! >>.
Il demone volò via con un ringhio di delusione, e lei riuscì a fatica a mettersi seduta, gemendo a bassa voce. La sua maglietta aveva un foro bruciacchiato in un punto poco più sopra dell’ombelico, e la carne era ancora fumante, rossa e arsa. Le lacrime di dolore le appannavano la vista e quasi le impedivano di ragionare: le uniche parole che ancora riusciva a formulare erano gli incantesimi, ma dopo il Reducto la sua mano sembrava essere diventata di piombo.
Il demone si era rialzato e la fissava, ora guardingo. Dopo qualche istante, si disse che poteva osare avvicinarsi di nuovo ma, per essere sicuro, preferì intontire Violet ancora un po’. Con un altro gesto della mano, la scagliò contro un enorme vaso. L’urto fu tale da frantumarlo. Gemendo e scivolando sui cocci, Violet provò a raddrizzarsi, ma il demone era già su di lei. Le colpì la ferita che le aveva inferto prima, con più forza, e Violet percepì la carne cedere sotto la magia infuocata di cui il suo pugno sembrava intriso.
Violet urlò, mentre il dolore si propagava a ogni nervo del suo corpo fino a intorpidirle il cervello. Urlò finché non capì più dove si trovava, se era ancora stesa a terra o se era stata gettata in un tunnel di strazio infinito…

***
 
Non seppe se era davvero svenuta o se il dolore l’aveva stordita fino a farle perdere ogni contatto con la realtà, ma, quando riprese coscienza di sé, Violet sentì il freddo pavimento di pietra vibrare sotto la nuca. Un calore liquido scorreva dal suo corpo, provocandole un fastidioso senso di appiccicume. La sua mente era così annebbiata, però, da percepire poco, eccetto un potente dolore che le faceva tremare ogni muscolo. Provò ad aprire gli occhi: come da dietro un pesante velo scorse, lontano, il soffitto.
Un’esplosione la costrinse a riabbassare le palpebre. Il mondo tremò attorno e sotto di lei e, mentre con le unghie si aggrappava alla pietra, Violet ebbe l’impressione di udire un verso stridulo. Dopo quella che parve un’eternità percepì, pur vago, il dolore scemare. Riaprì gli occhi e provò a mettere a fuoco quel che aveva davanti. Le sembrò di scorgere i contorni sfocati di un volto circondato da macchie nere.
Piton continuava a eseguire il complicato incantesimo di guarigione simile a una lenta litania, asciugando il sangue che scorreva dalla ferita allo stomaco di Violet. Se qualcuno li avesse visti in quel momento, non avrebbe saputo dire chi dei due fosse più malridotto.
Quando era piombato nel corridoio, Piton aveva avuto il tempo di cogliere il demone di sorpresa e allontanarlo da Violet, tramortita a terra, mentre la tastava, di sicuro alla ricerca del punto più tenero da cui cominciare a mangiare. A Piton era servito un bel po’ di tempo per eliminarlo: aveva dovuto rispolverare lontane nozioni di Magia Oscura, così come aveva fatto con un altro demone in Sala Grande. Solo dopo che il suo nemico si era dissolto in mille pezzi fumanti, il professore si era potuto chinare su Violet. Alla sua vista, il suo cuore era sprofondato, convinto di avere davanti un cadavere.
Violet giaceva supina e immobile, esangue e con uno squarcio profondo poco più sopra dell’ombelico. Piton aveva quasi avuto timore nel toccarla, ma a un secondo sguardo si era accorto che respirava, pur debolmente. Senza perdere altro tempo, le aveva rimarginato la ferita, bruciando dalla paura che la fretta potesse fargli commettere degli errori. Ma, come era già accaduto altre volte, la sua mano era rimasta ferma: non appena la carne si era ricucita, lui aveva cominciato a ripulirla dal sangue. L’intera operazione non richiese più di due minuti, ma a Piton parvero un’eternità.
Violet si mosse e socchiuse gli occhi. Di sicuro, non era in grado di riconoscerlo. Piton non le badò e continuò il suo lavoro, finché non riuscì a rimetterla seduta. In quel momento Violet spalancò gli occhi e lo fissò, anche se la testa le ciondolava in preda alle vertigini: vedeva ancora offuscato e, notando l’ombra a pochi centimetri da lei, provò a strisciare all’indietro, ma il muro la fermò.
<< Calmati >>mormorò Piton. Violet non lo ascoltò: le sue mani annasparono alla ricerca della bacchetta, abbandonata un metro più in là. Il professore gliele afferrò senza forza e scandì:<< Non aver paura. Sono Severus Piton. Ho ucciso il demone. Sei al sicuro >>
<< Come… come ha… >>balbettò Violet, la bocca impastata. Attraverso il senso di annebbiamento, aveva udito le parole di Piton ma dovette fare un enorme sforzo per elaborarle. Quando ne comprese appieno il significato e la sua vista iniziò a normalizzarsi, permettendole di distinguere meglio l’uomo davanti a lei, si rilassò.
Piton intanto esaminava il suo viso, ancora mortalmente pallido: non c’erano segni di altre ferite perciò, leggermente rincuorato, recuperò la bacchetta di Violet e la aiutò a rialzarsi.
<< Devi andare in infermeria. Ce la fai a camminare? >>
<< Sì >>borbottò Violet, ma oscillò non appena mosse un passo.
Piton le passò un braccio attorno alla vita e, sorreggendola, riuscì ad accompagnarla in infermeria, dove Madama Chips stava fasciando il capo a Vitious. Entrambi sollevarono gli occhi al loro ingresso, e Madama Chips lanciò un grido acuto. Piton la ignorò: aiutò Violet a stendersi sul letto più vicino e raccontò all’infermiera cosa era successo. Terminata la medicazione per Vitious, Madama Chips si precipitò sulla ragazza.
<< Ho rimarginato la ferita, ma non vorrei che restassero segni o che fosse stata infettata >>concluse Piton.
Madama Chips studiò il volto e il ventre ricucito di Violet, pallida, poi Appellò alcune bottiglie dal suo ufficio e ne versò metà di una in un bicchiere.
<< Sarà meglio farla addormentare prima che svenga di nuovo >>commentò.
Violet era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Aveva ascoltato, intontita, le voci attorno a lei, e solo perché aveva riconosciuto quella di Madama Chips accettò di bere la pozione che ora le stava avvicinando alle labbra. Il dolore che era già quasi del tutto svanito lasciò rapidamente il posto a una pesante sonnolenza. Violet ricadde sui cuscini e chiuse gli occhi, affidandosi all’infermiera.
Madama Chips e Piton la osservarono in attesa, poi la Chips disse:<< Questo la terrà buona, così potrò visitarla con calma. È chiaro che fosse ancora sconvolta, povera ragazza. Fortuna che è arrivato in tempo, professore >>
Piton annuì distrattamente. Stava ancora osservando il viso di Violet: nel sonno si era rilassato e stava riprendendo colore, eppure lui si sentiva ancora scombussolato. Sebbene fosse chiaro che la ragazza era fuori pericolo, Piton non riusciva a togliersi dalla mente come l’aveva trovata poco prima. Tremò impercettibilmente al pensiero di cosa avrebbe trovato se avesse tardato di un solo minuto.
Madama Chips disse qualcosa e quando lui non si mosse, la donna lo spinse indietro, spazientita.
<< Devo toglierle quei vestiti per visitarla: la ferita porta ancora i segni del demone, e forse posso capire se è stata infettata >>
Piton si allontanò mentre l’infermiera chiudeva le tende attorno al letto. Solo allora si accorse che Vitious era ancora lì, seduto su uno sgabello.
<< Non avrei dovuto permetterle di andargli dietro, ma era già sparita quando Pomona e io ci siamo rialzati >>sussurrò il piccolo professore.
<< Non è stata colpa vostra. D’altronde, è dovere di un professore eliminare ogni pericolo per la scuola >>Piton accennò alla sua fasciatura, e Vitious sorrise.
<< Solo una botta, domani sarò come nuovo >>
<< Cos’è successo al terzo demone? Quando me ne sono andato, Minerva e Sinistra lo stavano ancora affrontando >>
<< L’abbiamo sconfitto, alla fine, ma solo perché era sfinito. A proposito, Minerva sta contattando il Ministero per capire come abbiano fatto tre demoni a entrare a Hogwarts. Fortuna che nessun alunno è stato ferito in modo grave! Madama Chips ha curato i feriti ben prima che arrivaste voi, ma sembra che Violet sia l’unica ad aver riportato danni seri >>
L’infermiera riaprì una tenda e i due professori si voltarono verso di lei.
<< Le ho spalmato del dittamo, ma sono sicura che non è stata infettata >>annunciò con un sorriso.<< Il demone l’ha solo bruciata. Se l’avesse graffiata o morsa, forse le avrebbe lasciato ben altri segni >>
Vitious tirò un profondo sospiro di sollievo e Piton sentì i muscoli rilassarsi. La Chips gli puntò addosso i suoi occhi indagatori.
<< E lei, professore? È ferito? >>
<< No >>rispose semplicemente Piton. Solo allora si concentrò su se stesso. Era davvero illeso: gli anni trascorsi come spia gli avevano donato una prontezza di riflessi non comune con cui aveva evitato tutti gli assalti dei demoni. L’unico segno della lotta era la stanchezza che gli stava piombando addosso, ora che poteva sentirsi tranquillo.
<< Io vado a riposare, allora >>disse Vitious, alzandosi.<< Minerva ci chiamerà se ci saranno novità dal Ministero. Buonanotte >>
<< Buonanotte >>rispose la Chips. Poi guardò Piton, ancora lì in piedi: il suo sguardo era ricaduto sul letto dove dormiva Violet, seminascosto dalle tende.<< Lei non riposa, professore? >>
<< Passerò la notte qui, se me lo permette. Non riuscirò a prendere sonno, stanotte >>
Madama Chips lo guardò comprensiva:<< Mi chiami se ci sono problemi >>
Quando fu rimasto da solo, Piton avvicinò una sedia al letto di Violet e vi crollò sopra. Ogni muscolo del suo corpo urlò il bisogno del contatto con un comodo materasso, ma lui non vi fece caso.
Violet dormiva profondamente. Alla fioca luce delle lampade dall’altra parte della corsia, Piton notò con chiarezza che il suo volto non mostrava più tracce di dolore. Con un misto di pietà e sollievo, rimase a osservare il petto della ragazza alzarsi e abbassarsi dolcemente sotto le coperte. Iniziava a pregustare la consapevolezza che il pericolo era passato, eppure il ricordo di come aveva trovato Violet gli tornava continuamente davanti agli occhi. Non si sarebbe mai perdonato se fosse arrivato tardi. Già una volta non era riuscito a proteggere la donna che amava…
Non che si fosse innamorato di quella ragazza davanti a lui. No, forse il termine esatto era “affezionato”. Era per questo che si era accanito tanto per farle capire quanto era pericoloso frequentare Purblack. E, soprattutto, era per questo che non mancava di prenderla in giro e indispettirla, assecondando quel suo contorto modo di ragionare che lo portava sempre a fuggire da ogni possibile felicità.
Da mesi la osservava, spesso involontariamente. All’inizio era rimasto perplesso nel vedere una delle sue ex Serpeverdi lavorare in biblioteca anche se Violet era riuscita a conquistarsi fin da subito la simpatia degli studenti, grazie a una natura più dolce di quella degli standard del personale di Hogwarts. Osservandola e stuzzicandola, Piton aveva potuto notare un carattere più forte di quanto si era aspettato: Violet sapeva rispondergli a tono e ricorrere a un’ironia che, spesso, lo aveva messo in difficoltà. Erano particolari su cui Piton si era ritrovato a riflettere più di una volta e che, con sua preoccupazione, lo portavano a fissare, ogni volta che poteva, Violet più del necessario. Il rischio di poter instaurare un qualsiasi tipo di rapporto con quella ragazza era troppo elevato, perciò era ricorso a un metodo che da anni applicava a qualsiasi essere umano: trasmettere un’immagine odiosa e pungente, così da scoraggiare qualsiasi tentativo di amicizia. E quale modo migliore se non quello di punzecchiarla tutte le volte che gli capitava l’occasione?
Quel pomeriggio, però, si era spinto troppo in là. Le aveva rivolto contro un’insinuazione a cui lui per primo non credeva davvero, e poi l’aveva ritrovata stesa a terra, con un demone pronto a divorarla…
La testa di Piton ciondolò in avanti, e lui chiuse gli occhi mentre immagini e suoni confusi del passato e del presente lo sprofondavano in uno scomodo dormiveglia.
Tornò in sé con un sobbalzo, e per qualche secondo dimenticò di trovarsi in infermeria. Era ancora notte fonda e Madama Chips aveva acceso la lampada sul comodino di Violet. La tiepida luce le illuminava il viso stanco, ma gli occhi erano aperti e coscienti. Madama Chips le stava raccontando cos’era accaduto mentre le applicava dell’altro dittamo dietro la nuca. Si zittì quando notò che Piton era sveglio. Anche Violet se ne accorse, ma lo sguardo che posò su di lui era ancora circospetto, come se temesse una trappola.
<< Non oso pensare cosa sarebbe potuto succederti se il professor Piton non ti avesse salvata in tempo! >>sussurrò Madama Chips.
Alla flebile luce, Piton poté giurare di aver visto Violet sgranare gli occhi prima che la sua attenzione venisse nuovamente catturata dall’infermiera, che si cimentò nel racconto di come lui l’aveva salvata. Niente affatto desideroso di essere dipinto più eroicamente di quanto meritava, Piton si affrettò a interromperla:<< Che cosa ha alla testa? >>
<< Un taglietto, ma nulla di cui preoccuparsi. Il dittamo lo cicatrizzerà più velocemente >>
Violet rabbrividì mentre avvertiva il pizzicore che segnalava che il dittamo stava iniziando ad avere effetto. Aveva ripreso perfettamente conoscenza, ma continuava a tacere per riflettere sul racconto della Chips: combaciava con i suoi vaghi ricordi successivi all’ultimo attacco del demone. Provò un forte senso di nausea al pensiero della ferita che le aveva provocato e di cosa aveva rischiato se Piton non fosse sopraggiunto. Piton… sembrava paradossale.
Violet rialzò lo sguardo e si accorse che il professore la stava ancora osservando: quando lui non distolse gli occhi, Violet provò una fitta d’imbarazzo che la fece sentire troppo esposta. Tornò su Madama Chips, che aveva appena finito il suo lavoro.
<< Di sicuro sarai affamata >>le disse, << ma è meglio aspettare la tarda mattinata prima di mangiare cibi solidi. In questi casi l’ideale è una cioccolata calda: riscalda il corpo e l’animo >>
Madama Chips si lasciò dietro un pesante silenzio. Dopo aver osservato Violet a lungo, Piton ora si concentrò sulla porta dell’ufficio dell’infermiera. Alla fine, fu Violet a decidere di rompere quella pausa.
<< Il racconto di Madama Chips è stato molto sommario. Com’è andata, prima? >>
Piton si voltò lentamente. Violet lo fissava attenta.
<< Eri ferita e svenuta. Con ogni probabilità, il demone era pronto a darti il colpo di grazia. Quando sono arrivato, l’ho allontanato da te e abbiamo iniziato a combattere. Non è stato così difficile sconfiggerlo, era già stanco. L’avevi stancato tu >>precisò.<< Dopodiché ho richiuso la tua ferita e ti ho fatto rinvenire per portarti qui, ma forse non ricordi >>
<< Ricordo solo delle immagini >>ammise Violet. Ricordava vagamente di aver camminato sorretta da qualcuno. Attese qualche secondo, imbarazzata, poi mormorò:<< Grazie. Non potrò mai ricambiarla >>
<< Non pensarci >>borbottò Piton. Guardò ancora verso l’ufficio di Madama Chips, sperando che facesse presto.
<< Come faceva a sapere che mi trovavo in quel corridoio? >>
<< Coy, una delle Corvonero che erano con te, è tornata indietro per una scorciatoia e mi ha avvertito. Avevamo appena ucciso un demone in Sala Grande quando è comparsa all’improvviso urlando che stavi lottando con un altro demone al terzo piano. Credo di essere stato l’unico a udirla, in mezzo a tutto quel caos. Ho deciso di correre ad aiutarti: da sola avevi poche speranze di farcela >>
<< Sembravano indistruttibili >>commentò amaramente Violet. Un pensiero improvviso la folgorò.<< Come sta Coy? E tutti gli altri? >>
<< Gli studenti sono illesi e i professori hanno riportato solo qualche contusione. Tu sei l’unica a essere rimasta ferita in modo più grave >>Piton si alzò di scatto e Violet si sentì trafitta dal suo sguardo.<< Perché sei rimasta ad affrontarlo? Dovevi trovare riparo anche tu, Rosenao >>
<< Se fossi scappata, quel demone avrebbe continuato a inseguire Coy e la sua amica. Dovevo distrarlo >>rispose Violet, senza enfasi.
Piton osservò il suo viso stanco ma deciso, e non poté non sentirsi orgoglioso. Scosse il capo come per scacciare quell’improvviso calore che gli stava pervadendo il petto.
<< Ti stava costando cara >>disse.<< Tu forse non te ne accorgi… >>
<< Lei non è fuggito >>lo interruppe Violet, calma. Voleva che capisse.<< Lavoro a Hogwarts ed è anche mio il compito di proteggerla in caso di attacco. Come avrei potuto nascondermi sapendo che i professori e alcuni studenti stavano lottando? >>
A Piton fu risparmiata la fatica di dover replicare dal ritorno di Madama Chips, che porse a Violet una gigantesca tazza piena di cioccolata fumante.
<< Dopo che l’avrai bevuta, ti darò ancora un po’ di Pozione Soporifera: devi riposare. E anche lei dovrebbe, professore >>
Dopo i primi sorsi, Violet sentì un caldo rincuorante scaldarle il petto e diffondersi rapido a tutto il corpo. Osservò meglio Piton: era visibilmente esausto.
<< Perché non torna in camera? >>
<< Perché non dormirei >>rispose lui scrollando le spalle.
<< È successo qualcos’altro? >>domandò subito Violet, mandando giù la Pozione Soporifera.
Piton scosse il capo, in silenzio. Violet sbuffò spazientita ma non ebbe il tempo di insistere: il mondo attorno a lei si stava offuscando come se, di colpo, avesse indossato degli occhiali appannati.
Piton ghignò davanti al suo tentativo di tenere le palpebre alzate.
<< Dormi, Violet >>
La ragazza aggrottò la fronte.<< Perché ora mi chiama per nome? >>bofonchiò prima di abbandonarsi alla nebbia accogliente e dolce che l’aveva circondata.
Piton sbuffò, intimamente lieto che si fosse riaddormentata, perché non aveva una risposta pronta. Quel muro che negli ultimi mesi aveva eretto anche nei confronti di Violet ora aveva iniziato a vacillare. Le distanze che aveva mantenuto con tanta premura rischiavano di ridursi per una sua distrazione, e lui non voleva permetterselo.
Con un altro sbuffo, andò a sdraiarsi su un letto della corsia opposta, deciso a dare finalmente requie al suo corpo.
 
 


Angolino dell’autrice: ohhhh, siamo arrivati alla fine di questo lunghissimo capitolo (o almeno a me è sembrato interminabile mentre lo scrivevo XD)! Finalmente, abbiamo accesso ai pensieri di Piton, e spero vivamente di non averlo dipinto troppo OOC, ma era importante riportare anche le sue impressioni perché da adesso inizierà ad avere una parte un po’ più attiva rispetto ai capitoli precedenti. E, per chi si stesse chiedendo perché la povera Hogwarts, dopo i lupi mannari, si è dovuta sorbire anche i demoni, la risposta è semplice: l’attacco servirà a dare senso a quello che accadrà più avanti. Perciò, oh voi che avete i coltelli affilati perché le cose fra Violet e Piton ancora non si sono smosse (ma poi, chi l’ha detto che dovrebbe esserci qualcosa fra quei due? XD), sappiate che la vostra attesa sarà ripagata.
E su questa frase enigmatica (ma dove?) vi saluto al prossimo aggiornamento! Non senza, però, avervi ringraziato per le letture e aver inserito la storia fra le seguite! Vi adoro! ^___^ 

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Capitolo 12
*** Un filo difficile da spezzare ***


UN FILO DIFFICILE DA SPEZZARE

 
 
Al suo risveglio, Violet si sentiva del tutto ristabilita. Mentre la visitava, Madama Chips la informò con soddisfazione che non le erano rimaste cicatrici, nonostante Violet faticasse a dimenticare la sensazione del corpo del demone su di lei, molto più nitida ora che dolore e torpore erano svaniti. Ora che aveva recuperato lucidità, poteva cogliere tutta la bizzarria della decisione di Piton di restare in infermeria: quando si era svegliata e si era guardata intorno, non si era stupita della sua assenza, però non poteva fare a meno di ripensare al suo strano atteggiamento di poche ore prima.
Fu Madama Chips a distrarla, annunciandole che si sentiva abbastanza tranquilla da dimetterla. Lasciata l’infermeria, però, Violet si costrinse a passare prima in sala professori e rimandare l’appuntamento con un bel bagno caldo e una colazione faraonica.
<< Eccoti qui! >>l’accolse con affetto Vitious.<< Già in piedi? >>
<< Mi sento come nuova >>Violet si guardò intorno, perplessa. Metà del corpo docente era lì.<< Cosa succede? >>
<< Minerva ha sospeso le lezioni, per oggi. Anche se abbiamo riparato in un attimo i danni al castello, i ragazzi devono avere il tempo di riprendersi. Comunque, in questo momento Minerva sta parlando con il Ministro >>spiegò Lumacorno.
<< Sperando che sappia spiegarle come mai c’erano tre demoni a zonzo >>intervenne bruscamente Madama Bumb.<< Ancora non riesco a crederci! Come diavolo hanno fatto a entrare? >>
A Violet tornarono in mente le parole del demone che l’aveva aggredita. Avevano trovato una falla nelle difese del castello… com’era potuto accadere?
<< Dubito che il Ministero abbia qualche responsabilità >>commentò Vitious.
<< Ne dubiti? Ma sono loro che dovrebbero monitorare l’attività di certe creature! Hanno quasi ucciso lei >>Madama Bumb indicò con veemenza Violet, che sussultò, << mentre cercava di difendere due studentesse. E se Severus >>s’interruppe, e un silenzio teso e imbarazzato cadde sulla sala.
Violet capì all’istante: da quanto aveva capito, Piton era stato l’unico a tenere più facilmente testa ai demoni. Senza di lui, gli altri professori non sarebbero riusciti a vincere.
<< Dov’è Piton? >>chiese, notando solo adesso la sua assenza.
<< Minerva voleva parlargli. Oh! >>Lumacorno si batté una manona sulla fronte.<< Fra una chiacchiera e l’altra ci eravamo dimenticati che voleva vedere anche te, Violet, non appena ti fossi rimessa >>
La ragazza non perse tempo. Corse in camera per concedersi una rapida doccia, anche se continuava a sussultare ogni volta che le mani passavano sul punto in cui era stata ferita. Nonostante l’acqua fosse bollente, non poté non rabbrividire al pensiero di quel che aveva rischiato. Piton era stato bravo, ammise mentre si studiava allo specchio: la pelle non portava segni di alcun tipo e quasi tutto il merito andava a lui. Buffo come erano stati costretti a riavvicinarsi nel giro di poche ore…
Una voce alta e improvvisa fece sobbalzare Violet, che afferrò la bacchetta e, ancora avvolta nell’accappatoio, corse in camera. Dal fuoco si sprigionavano lunghe fiammate verdi mentre la voce della McGranitt si stava già affievolendo.
<< Violet, vieni nel mio ufficio il prima possibile. Il Primo Ministro vuole parlarti >>
Quando la Preside la accolse nel proprio ufficio, Violet vi trovò il Primo Ministro Shacklebolt in piedi accanto alla scrivania insieme a un giovane Auror. Nonostante fossero trascorsi anni dall’ultima volta che Violet l’aveva visto, le bastò un’occhiata per riconoscerlo perché quei capelli corvini disordinati (forse, adesso, anche a causa del nuovo lavoro) e gli occhiali tondi per cui lei e i suoi amici al tempo della scuola lo prendevano in giro erano inconfondibili. E, come se ciò non fosse bastato, seminascosta dalla lunga frangetta faceva ancora capolino una cicatrice a forma di saetta.
<< Kingsley, Potter, questa è la signorina Rosenao, di cui parlavamo poco fa >>esordì la McGranitt seduta sull’alto scranno dietro la scrivania.
<< Molto piacere >>esordì Shacklebolt con voce lenta e profonda, avanzando di un passo per stringere la mano a Violet. La presa di quella mano robusta, sorprendentemente, fu molto delicata.
<< Minerva ci stava parlando di come hai affrontato il demone, ieri sera >>disse Harry in tono cordiale.
<< Be’... >>fece Violet, leggermente spiazzata, ma la voce di Piton la interruppe. La vista del Primo Ministro e dell’eroe del mondo magico le aveva impedito di accorgersi che anche il professore era presente, ritto accanto a una bassa libreria. Piton, tuttavia, non stava guardando lei ma osservava con malcelato disprezzo il suo ex studente.
<< Sei già pronto a fare gli onori di casa, Potter? Non dovresti lasciare a Kingsley e Minerva il compito di spiegare perché vi trovate qui e avete chiamato Rosenao e me a partecipare a quest’incontro? >>
Violet spostò subito lo sguardo su Harry, pronta a vederlo rispondere furioso. Invece, con sua sorpresa, il ragazzo represse un sospiro e si scusò.
<< Vero: è meglio che siano Kingsley e Minerva a parlare per primi. Io avrei rischiato di lasciarmi prendere la mano e darti solo spiegazioni frammentarie >>disse.<< Il professore ha ragione, anche se me l’ha fatto notare con il suo solito garbo >>
Dal suo angolo, Piton digrignò i denti davanti a quella sfacciataggine, ma preferì non compromettere la sua immagine austera proprio in quel momento, davanti alle persone che stimava di più, attaccando briga con il Ragazzino-Che-È-Sopravvissuto.
Finalmente sicura che non sarebbero scoppiate risse magiche davanti alla sua scrivania, la McGranitt disse:<< Kingsley e Potter sono qui a seguito dell’attacco che abbiamo subìto ieri sera, Violet, e volevano accertarsi che stessi bene, anche se l’intervento di Severus è stato provvidenziale >>
Violet non seppe cosa rispondere: il fatto che il Primo Ministro e l’Auror più famoso del mondo magico avessero voluto espressamente vedere che stava bene la spiazzava, in realtà.
<< Non è solo per questo che ti abbiamo fatto chiamare >>proseguì Shacklebolt, come cogliendo i suoi pensieri.<< Dal momento che tu e Severus siete stati quelli... diciamo più a “contatto” con quei demoni, vorremmo che ci spiegaste nel dettaglio come li avete affrontati. Trattandosi di una specie ancora poco conosciuta in Gran Bretagna, abbiamo bisogno di tutte le informazioni utili per capire quali sono i loro punti deboli >>
Violet scoccò uno sguardo furtivo a Piton, che non apparve sorpreso da quella richiesta: senza dubbio, era già stato informato. La McGranitt evocò quattro soffici poltrone e, una volta che i suoi ospiti si furono accomodati, Piton iniziò il racconto di come aveva affrontato i demoni. Violet, come gli altri, lo ascoltava con attenzione: le parole di Piton combaciavano con quello che lui stesso e Madama Chips le avevano raccontato, con uno stile molto più sobrio di quello che l’infermiera aveva usato per esaltarne il coraggio e la bravura. In effetti, Piton descrisse i propri gesti come se a compierli fosse stato qualcun altro: riferì nel dettaglio gli incantesimi e le fatture cui era ricorso, senza però tentare di farli apparire eroici. Kingsley aveva chiesto un resoconto del combattimento, e lui glielo fornì senza scendere in inutili autocelebrazioni.
Quando arrivò il suo turno, tuttavia, Violet non fu altrettanto disinvolta. Il ricordo della violenza del demone e delle sue mani fameliche sul suo corpo ancora la disgustava. Nessuno la interruppe o provò a incoraggiarla, cosa di cui fu grata: non voleva essere consolata come una bambinetta terrorizzata, eppure non poté evitare di stringere spasmodicamente l’orlo della maglietta mentre descriveva il duello contro il demone.
Piton la osservava con espressione neutra. Avrebbe dovuto essere più persuasivo nel dissuadere Minerva dal chiamare Violet quando, quella mattina, gli aveva detto che Kingsley e Potter volevano sentire la storia anche dalla ragazza. Non vedeva l’utilità di costringerla a ripercorrere, dopo pochissime ore, quanto le era accaduto, soprattutto se si pensava che si era salvata soltanto grazie al suo intervento. Le nocche bianche strette attorno alla stoffa della maglietta pulita non sfuggirono alla sua attenzione, ma quell’immagine dopotutto gli provocava un senso di furiosa soddisfazione. Violet era viva accanto a lui, le loro ginocchia quasi si sfioravano, tanto erano vicini. Piton poteva quasi percepirne il tremore. Ascoltare la sua voce e vederla lì senza alcuna ferita visibile gli stavano suscitando un sollievo che non provava da anni, almeno da quando il Ministero gli aveva comunicato che era stato completamente riabilitato nella comunità magica. E sapere che Violet era viva grazie a lui era forse la cosa più importante che aveva fatto la notte scorsa, addirittura più importante dell’aver salvato l’intera scuola.
<< Ci avete fornito molte informazioni interessanti >>commentò Harry quando la ragazza ebbe finito il suo racconto. << Credo che l’Ufficio Auror non impiegherà molto a stilare una scheda identificativa di questi demoni, anche se dovremo aspettare le risposte dei nostri corrispettivi esteri. Pare che la più alta concentrazione di questi demoni si trovi in Spagna >>
<< Non dovrebbe essere l’Ufficio per la Regolazione delle Creature Magiche a occuparsene? >>domandò la McGranitt.
<< Gli Auror saranno i primi a intervenire per accertarsi che non ci siano maghi oscuri dietro questo attacco, dopodiché collaboreranno con l’Ufficio per la Regolazione delle Creature Magiche per aiutarlo a rintracciare quelli ancora presenti in Gran Bretagna e schedarli >>spiegò Shacklebolt.
<< Quello che non mi spiego è come abbiano fatto a entrare a Hogwarts, soprattutto dopo che avete rafforzato le difese a causa dei lupi mannari >>disse Harry, guardando pensieroso la McGranitt.
La Preside tirò un lungo sospiro sotto lo sguardo attento dei suoi ospiti ed evitò di guardare Piton che, distratto dai loro stessi racconti, ricordò di averle posto la stessa domanda almeno una decina di volte da quando era entrato in quell’ufficio, senza però ottenere risposta.
<< Ieri sera, sul tardi, è stato aperto un varco nella barriera che protegge il castello >>spiegò la McGranitt con voce grave. << Il varco doveva rimanere aperto il tempo necessario per permettere al suo creatore di rientrare nel nostro territorio ma, a quanto pare, i demoni hanno sfruttato la loro elevata velocità per entrare prima che si richiudesse >>
<< Chi è stato ad aprire quel varco? >>esclamò Shacklebolt.
<< Me l’ha detto dopo che ci eravamo assicurati che i demoni erano stati tutti sconfitti e che nessuno era rimasto gravemente ferito >>continuò la Preside.
Violet la fissava con gli occhi sgranati: non ricordava d’averla mai vista così a disagio, quasi volesse prendere tempo prima di dare la risposta che tutti loro aspettavano.
<< Purblack >>
Il nome era uscito in un ringhio dalla bocca di Piton. Violet, Shacklebolt e Harry si voltarono accigliati verso di lui, ma il professore fissava la McGranitt con un misto di furia ed esasperazione. Quando la Preside non negò, balzò in piedi con uno scatto quasi isterico.
<< Sono mesi che ti dico di mandar via quel vampiro! >>esclamò, puntando un indice accusatore contro la McGranitt.<< Oltre a non essere adatto a insegnare, è stato talmente idiota da non accertarsi che il varco si fosse richiuso né da accorgersi che era stato seguito da tre demoni! >>
<< Sai bene quanto me che se ne era accorto, ma quando è arrivato al castello per avvertirci i demoni già ci avevano attaccati >>ribatté la McGranitt con tono aspro.
<< È entrato a Hogwarts da un varco! Ci ha deliberatamente resi vulnerabili! >>esclamò Piton, alzando la voce.
<< Non era sua intenzione scatenare quel che è successo, e ancora non si dà pace al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se non fossimo riusciti a vincere! >>
Un lampo balenò negli occhi di Piton e per un attimo parve sul punto di scagliarsi sulla scrivania, ma Harry si frappose fra lui e la McGranitt. Anche Shacklebolt era scattato in piedi, all’erta.
<< Parleremo anche con Purblack: ci dovrà dire perché non è entrato dai cancelli, perciò veda di calmarsi >>esclamò Harry, lo sguardo fisso sul viso di Piton, che continuava a fissare come una belva inferocita la Preside, impallidita.
<< Calmarmi? >>ripeté il professore, ora spostando l’attenzione sul giovane Auror.<< Centinaia di vite sono state messe in pericolo dall’idiozia di quell’essere, Potter! >>
<< E grazie soprattutto al suo intervento si sono salvati tutti >>replicò Harry.
Piton trattenne l’istinto di colpirlo con una maledizione o, meglio, con un pugno nello stomaco. Perché solo lui era indignato? Perché in quella scuola continuavano a voler trovare una giustificazione agli errori degli incapaci che ci lavoravano?
Si voltò verso Violet, l’unica che finora non si era mossa dalla sedia. Seguiva la scena con l’espressione perplessa di prima e Piton, controvoglia, la indicò, facendola sussultare.
<< Questa ragazza è quasi morta, stanotte >>borbottò, fissando negli occhi la McGranitt, Shacklebolt e Harry, << ed è inutile che continuate a ripetere che si è salvata grazie a me. La sua vita non sarebbe stata in pericolo se quei demoni non avessero trovato un modo per entrare. È un miracolo che io l’abbia raggiunta in tempo >>
<< Severus >>La voce della McGranitt uscì flebile, quasi commossa, << siamo tutti consapevoli di cos’è successo e di cosa ha rischiato Violet e, sul mio onore, ti prometto che August pagherà le conseguenze della sua disattenzione. Ma capisci che non possiamo saltare subito ad accuse gravi se non abbiamo le prove >>
Lei e Piton si fissarono negli occhi per lunghi secondi, finché il professore non decise di rompere per primo quel contatto.
<< Parleremo subito con Purblack >>disse Shacklebolt. Harry annuì.
<< Lo chiamo subito >>La McGranitt andò verso il camino e prese un barattolo di Metropolvere da sopra una mensola ma, prima di aprirlo, si voltò verso Piton e Violet.<< Credo sia il caso di lasciarvi riposare >>
Violet accolse il congedo con enorme sollievo, ma Piton esitò. Era chiaro che avrebbe voluto assistere all’interrogatorio di August, ma Shacklebolt glielo vietò senza mezzi termini: come con lui e Violet, solo la Preside avrebbe potuto essere presente.
Durante il tragitto verso il settimo piano, Violet cercò il modo di parlare a Piton senza finire incenerita. La sua reazione di poco prima non l’aveva sconvolta quanto la McGranitt: in effetti, dal momento in cui la Preside aveva ammesso che era stato August ad aver aperto il varco, si era aspettata un’esplosione del genere. L’unica cosa che avrebbe voluto, adesso, era rassicurare Piton, cercare di fargli dimenticare August e quel che era successo la notte prima. Non voleva che proprio l’uomo che le aveva salvato la vita continuasse a tormentarsi l’animo anche adesso che il pericolo era scampato.
Una mano ferma si chiuse sul suo polso, costringendola a bloccarsi. Violet ne fissò il proprietario, incapace di nascondere la sorpresa davanti a quel gesto. Piton le restituì lo sguardo, serio e corrucciato.
<< Stai bene? >>
Violet non seppe dire se fu il tono roco o quello sguardo così stranamente intenso a scombussolarla tanto. L’unica certezza che aveva in quel momento era che non riusciva a distogliere gli occhi da quelli neri di Piton, in una silenziosa e dolce tortura. Dolce... sì, perché vi aveva scorto qualcosa di nuovo, ben diverso dal sarcasmo che l’aveva fatta piangere il giorno prima.
Anche a Piton tornò in mente l’espressione ferita che Violet gli aveva mostrato davanti all’aula di Difesa e, non ottenendo risposta, concluse che covasse ancora del risentimento nei suoi confronti. La lasciò andare.
<< Riposati, ora >>fu tutto quello che riuscì a borbottare prima di superarla.
Violet fu sul punto di rincorrerlo, ma le gambe non vollero muoversi. Lentamente, tornò in camera e si gettò sul letto, ripensando a tutto quello che era successo nelle ultime dodici ore. Si sentiva esausta e non riusciva a togliersi dalla mente l’espressione di Piton mentre lei, come una stupida, rimaneva in silenzio. Fu con una sensazione di incompletezza che si addormentò e, al suo risveglio, nel tardo pomeriggio, la ritrovò ancora con sé.
Non poteva andare avanti in quel modo, si disse Violet mentre scendeva a cena. Sentiva di dover parlare con Piton: se non per lui, almeno per il proprio equilibrio mentale. Buffo come soltanto la sera prima l’unica cosa che riusciva a provare nei suoi confronti fosse odio. E adesso, che cosa provava? Di certo non odio e di certo neanche Piton la odiava o disprezzava. Violet non avrebbe mai potuto dimenticare l’aria preoccupata che aveva mentre Madama Chips la medicava. Piton le aveva dimostrato di tenere alla sua vita, ma allora perché finora si era sempre accanito in quel modo su di lei? Cosa accidenti gli passava per la testa?
<< Mia cara, come stai? >>La voce della Sprite alla sua destra la riportò al presente, al tavolo degli insegnanti in Sala Grande.
Dall’espressione della professoressa e di quella di molti studenti, Violet si accorse di essere rimasta imbambolata per parecchi secondi.
<< Sto bene >>rispose finalmente, abbozzando un sorriso.
<< Sembri ancora stanca >>commentò la Sprite con un’occhiata critica alle sue occhiaie.
<< Un pochino >>replicò Violet, di nuovo distratta. Il posto di Piton era vuoto.
<< Severus starà ancora dormendo, con molta probabilità >>spiegò la Sprite, che aveva seguito il suo sguardo. << Non posso biasimarlo, dopo la nottata che ha passato! Anche tu dovresti tornare a letto, dopo cena >>
<< Sì... >>
Ma Violet non tornò in camera, quando ebbe lasciato la Sala Grande. Scese le scale che conducevano ai sotterranei prima che gli studenti di Serpeverde avessero finito di cenare, ma si fermò al primo corridoio. Se Piton stava dormendo, avrebbe dovuto bussare alla sua stanza... peccato che non avesse la minima idea di dove vivesse. Decise di provare al suo ufficio: non ce l’avrebbe fatta ad aspettare fino al giorno dopo per parlargli.
Contro ogni sua speranza, la porta dell’ufficio si aprì quasi subito. Piton non fu veloce nel nascondere la propria sorpresa nel ritrovarsela davanti.
<< Volevo parlarle >>furono le prime parole che Violet riuscì a trovare.
Piton indugiò per qualche secondo prima di farla accomodare. Il fuoco scoppiettante conferiva all’ufficio un’aria meno inquietante, nonostante i liquidi nei barattoli disposti lungo le mensole lanciassero bagliori a volte spettrali, quando la luce delle fiamme li illuminava. Piton fece segno a Violet di sedersi alla scrivania, su cui troneggiava una pila ordinata di rotoli di pergamena, di cui uno era ancora spiegato sul legno, con la piuma d’oca abbandonata sopra.
<< È successo qualcosa? >>domandò Piton prendendo posto dall’altro lato della scrivania.
Violet scosse il capo, alla disperata ricerca del modo più appropriato per cominciare, consapevole che, se fosse rimasta in silenzio più del dovuto, Piton l’avrebbe cacciata. Per una volta, però, i suoi timori si rivelarono infondati. Il professore era ben lontano dal volerla mandare subito via: aveva trascorso la giornata da solo nel suo ufficio a preparare pozioni per la sua scorta personale e correggere temi, ma il pensiero gli tornava costantemente alla notte prima. E, soprattutto, a come aveva fatto fuggire Violet dopo averla offesa. Adesso che l’aveva di nuovo così vicina, si pentì di non averle dato giustificazione di quel gesto mentre si trovavano in infermeria, approfittando dell’intontimento della ragazza. In realtà, Piton non riusciva a spiegarsi la tensione che provava all’idea di doverle chiedere scusa: non era il suo orgoglio, perché, da uomo intelligente che era, sapeva che avrebbe dovuto farsi perdonare. L’incognita era se Violet l’avrebbe effettivamente perdonato.
<< Ha mangiato? >>
La domanda colpì Piton come se fosse stata una proposta di matrimonio. Perplesso, fissò Violet, che appariva altrettanto sorpresa dalle proprie parole e che si affrettò a spiegare:<< Non era a cena, stasera >>
<< Mi sono fatto portare qualcosa dalle cucine >>rispose Piton, riprendendosi in fretta. << Dopo stanotte, volevo risparmiarmi le occhiate degli studenti mentre mangiavo >>
<< E... ci sono novità da parte della Preside? >>si azzardò a domandare Violet.
Una ruga verticale comparve fra gli occhi di Piton, che si irrigidì all’istante. Quando parlò, comunque, mantenne un tono piatto.
<< Non ancora, ma non dubito che arriveranno presto. E, quando accadrà, spero vivamente che Minerva prenderà i giusti provvedimenti. Sei d’accordo con me? >>
La domanda spiazzò Violet. Guardò Piton, che attendeva la sua risposta con sguardo cupo, e annuì lentamente.
<< August non avrebbe mai dovuto aprire un varco >>disse. << Non capisco perché sia stato così sprovveduto >>
Piton si morse la lingua per non lanciarsi nella lunga teoria che aveva raffinato nelle ultime ore su come, secondo lui, Purblack aveva tramato l’attacco al castello, sperando di potersi spartire le vittime con i demoni. Purblack, però, era l’ultimo dei suoi pensieri, in quel momento, e lui non aveva intenzione di sentire i tentativi di Violet di difenderlo. Guardò con attenzione la ragazza, che si era rifatta silenziosa e tesa, e decise di rompere lui il silenzio.
<< Non hai alcun dolore, vero? Le ferite sono guarite del tutto? >>Che domanda stupida, si disse amaramente. Lui per primo le aveva guarite e visto Madama Chips completare i medicamenti. Con sollievo, però, Violet non parve considerare quelle parole inutili.
<< Sto bene >>rispose lei, lo sguardo sui rotoli di pergamena. << E non so come poterla ringraziare, davvero >>aggiunse lentamente.
<< Non voglio medaglie o encomi >>ribatté subito Piton.
<< Senza di lei, però, non sarei qui >>lo interruppe Violet, rialzando lo sguardo su di lui.
<< Violet >>Piton si schiarì la gola. Avrebbe dato tutto l’oro del mondo per non pronunciare la frase successiva, ma non voleva neanche che quel siparietto andasse avanti all’infinito. Doveva spezzare quella specie di filo che sembrava essersi creato fra loro due dalla sera prima, perciò decise di tornare alle vecchie maniere brusche e indifferenti. << Non avrei potuto lasciarti divorare da quel demone. Non c’è nulla di eclatante in quello che ho fatto, perché chiunque altro sarebbe intervenuto. Sarei stato un idiota a non salvarti >>
<< Lo so >>ribatté prontamente Violet, << ma c’è una cosa che non capisco >>
<< E sarebbe? >>
La ragazza esitò: non era sicura di voler avviare quella discussione e quasi sperava che Piton la liquidasse con le sue solite frecciatine. Ma voleva capire.
<< Quando mi ha portata in infermeria, sapeva che non correvamo più alcun pericolo >>disse, scegliendo con cura le parole.<< Non essendo una studentessa, lei non aveva alcun dovere nel rimanere in infermeria tutta la notte, visto che da quel momento Madama Chips si sarebbe presa cura di me >>
<< Buffo: ti lamenti perché ho scelto di passare la notte su una sedia di legno mentre tu dormivi in un letto comodo? >>esclamò Piton.
<< No, mi lascia perplessa il fatto che lei abbia voluto passare la notte a vegliare sulla ragazza che, negli ultimi mesi, non ha mai mancato di prendere in giro e riempirla di accuse e insinuazioni infondate >>sbottò Violet.
Il sorrisetto sarcastico si spense come una lampadina fulminata sul volto di Piton. Osservò quelle iridi castane ora accese dalla sua ultima battutina, e una sgradevole sensazione serpeggiò in lui. Si sentiva scoperto. Ma, presto, la ragione tornò a prendere il sopravvento e lui ritrovò ogni connessione logica ai suoi gesti del passato.
<< Se ci pensi bene, ho sempre agito per il tuo interesse >>spiegò.<< Ti ho preso in giro, come tu dici, e riempita di accuse infondate. È stato il mio modo per metterti in guardia dal pericolo di Purblack, visto che ti ci è voluto un mese per capire che è un vampiro. E ho continuato, anche con molta durezza, è vero, quando ho visto che continuavi a tenere le tue difese abbassate in sua presenza. Dovresti sapere che io agisco così, non puoi aspettarti un consiglio paterno come te lo darebbe Lumacorno, perciò perché ti stupisci tanto? >>
<< Io... io credevo... >>borbottò Violet. Non c’era nulla da ribattere: dopotutto, quasi tutte le frecciatine che Piton le aveva lanciato riguardavano lei e August e spesso aveva cercato di metterla in guardia, seppur in un modo molto criptico.
<< Cosa credevi? Che mi divertissi? >>completò Piton, senza enfasi. << Ammetto che un paio di volte l’ho fatto, così come mi diverto nello stuzzicare gli studenti. Non devi prendertela per questo ma, se ti dà fastidio, smetterò >>
A Violet tornarono in mente le parole di Piton il giorno prima, davanti all’intera classe di Difesa, e le sue guance presero fuoco. Il suo lato Serpeverde riemerse bruscamente mentre diceva, stizzita:<< Quindi, mi auguro che anche le sue parole di ieri volessero essere un suggerimento costruttivo, altrimenti non capisco perché abbia voluto accusarmi di distrarre gli studenti davanti alla sua classe >>
<< Volevo farti capire che devi prendere più sul serio il tuo lavoro. Hai la possibilità di diventare un’insegnante: non puoi continuare a giocare a fare l’amica degli studenti, né a farti sorprendere di notte con personaggi di dubbia reputazione come Purblack >>sibilò Piton.
<< Quella notte ho incontrato August per caso! >>esclamò Violet, arrabbiata. << Ero in giro perché sapevo che alcuni studenti erano fuori dai dormitori, e ho incontrato August mentre era con tre ragazze Serpeverde. Perché è saltato subito alla conclusione che ci fossimo visti apposta? Prova così tanto piacere nel credermi così debole da farmi ammaliare da un vampiro? >>
<< Finora non ti sei sforzata per dimostrare il contrario >>replicò freddamente Piton.
<< E perché dovrei dimostrarlo a lei? >>
Un lungo silenzio seguì le parole di Violet. Lei e Piton rimasero a fissarsi, corrucciati, ma il professore non rispose subito. Aveva represso in tempo un impulsivo quanto inappropriato “Perché devi!” e ora lottava per non lasciar trasparire la rabbia che quel discorso gli aveva suscitato. Sapeva che Violet aveva ragione, glielo leggeva negli occhi, ma non poter trovare qualcosa con cui convincerla a stare lontano da Purblack era frustrante. Non voleva vederla rischiare la vita e l’anima per un essere tanto incosciente quanto immeritevole.
Dal canto suo, Violet si sentiva rassegnata. La conversazione non era andata come avrebbe voluto, anche se poteva accontentarsi delle risposte di Piton. D’altronde, non avrebbe potuto aspettarsi di meglio.
<< Sarà meglio che vada >>mormorò, alzandosi e andando alla porta.
<< Aspetta >>. La sedia di Piton strusciò rumorosamente sul pavimento mentre lui la raggiungeva.
La mano già sulla maniglia, Violet alzò lo sguardo sul professore e, per la seconda volta quel giorno, si sentì sopraffatta dalla sua intensità. Se solo avesse osato usare la Legilimanzia, avrebbe scoperto il turbamento che agitava Piton.
<< Non parliamone più >>disse, piano. Voleva chiudere definitivamente quel discorso. << Non mi piace il modo in cui tenta di dare suggerimenti alle persone, ma proverò a capire che non ha mai agito con cattiveria >>
<< Certo che no >>ribatté Piton.<< Sciocca ragazza, credi che mi diverta nel vederti sempre in compagnia di quell’essere? Credi che non sappia quanto lui sia interessato a te? Credi che mi faccia piacere pensare che, in qualsiasi momento, potrebbe morderti? Posso proteggere facilmente gli studenti durante le sue lezioni, ma di certo non posso né voglio seguire te tutto il giorno, pur di stare tranquillo >>
Violet provò un certo senso di colpa al ricordo dei baci di August, e fu intimamente sollevata dal fatto che Piton non usò la Legilimanzia. Il tono del professore era aumentato di intensità, così come il suo respiro. Violet poteva vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente mentre parlava.
<< Quando ieri ti ho visto in quella pozza di sangue, con il demone pronto a mangiarti, ho temuto che non avrei più potuto salvarti >>aggiunse lui a voce bassissima.
<< Non è andata così, per fortuna >>replicò Violet tentando di suonare calma, sebbene quel repentino cambio di atteggiamento di Piton la sconvolgesse.
<< Non mi sarei mai perdonato se fossi morta pensando che ti odiassi o disprezzassi >>Le parole uscirono debolmente dalla bocca di Piton, ma Violet le udì chiaramente come se lui le avesse urlate. Sostenne a fatica lo sguardo del professore e, con sua sorpresa, vi lesse rammarico. Poi, un senso di leggerezza la pervase: non la odiava. Aveva sempre cercato di proteggerla, a modo suo. E aveva abbandonato la propria corazza di indifferenza per farglielo capire.
Violet si aprì in un sorriso di gratitudine, che si fece più largo davanti all’aria colpita di Piton.
<< Grazie per avermelo detto, professore >>
Piton annuì con un cenno brusco, la gola improvvisamente secca. Gli eventi delle ultime ventiquattr’ore gli si stavano riversando addosso come un fiume in piena. Non riusciva neanche più a districare l’intrico di emozioni che stava continuando a provare. Rabbia, terrore, sollievo... quiete, davanti al sorriso di quell’incosciente ragazza. Piton si sorprese di se stesso quando si ritrovò a pensare che era la prima volta che la vedeva riservargli un sorriso tanto spontaneo. Con uno sforzo, fece un passo indietro e interruppe il contatto con gli occhi di Violet. Il filo che li aveva uniti si allentò e il respiro di Piton tornò regolare.
Violet non aveva perso di vista neanche un suo movimento. Non aveva mai visto il professore comportarsi in maniera così... umana. Aveva la netta impressione che qualcosa si fosse incrinato, in Piton, da quando si era alzato. O, forse, aveva iniziato a incrinarsi già da quando si erano trovati in infermeria. Quando il professore si allontanò, tuttavia, Violet provò una vaga sensazione di vuoto. Avrebbe voluto trovare una scusa per restare ancora nell’ufficio, ma, adesso che si erano chiariti, sentiva che qualsiasi altra parola sarebbe stata inutile.
<< Buonanotte, professore >>
<< Buonanotte, Violet >>
Quando la porta si fu richiusa dietro la ragazza, Piton rimase a lungo a osservarne il legno scuro, in più punti attraversato da lievi solchi, e a riflettere.
Da uomo intelligente che era, poteva vedere con chiarezza il pericolo in cui si stava andando a cacciare.
Da uomo intelligente che supponeva di essere, concluse rassegnato mentre tornava ai suoi temi, avrebbe dovuto scansarlo anziché tuffarcisi a capofitto.
 
 
 

Angolino dell’autrice: eh… io non so cosa dire, arrivata alla fine di questo capitolo. Mi devo ancora riprendere dallo shock di un aggiornamento così veloce e, soprattutto, dall’incontro fra “quei due”. Non so neanch’io cosa sta passando per le loro teste, ma oserei dire che hanno fatto un bel passo in avanti (e vorrei vedere, dopo tutta la fatica che mi fanno fare!). Spero solo di aver mantenuto Piton IC, perché il mio più grande terrore quando scrivo con personaggi “delicati” come lui è di snaturarlo e far perdere alla storia quel tocco genuino che volevo darle. Ma, a parte Piton e Violet, vi è piaciuto il cameo di Harry? Dubito che lo rincontreremo, ma dovevo farlo comparire solo per togliermi il gusto di scrivere qualche battutina tra lui e Piton!
Sciocchezze a parte, vi lascio a elaborare con calma quello che avete letto, sperando di aggiornare presto. Come sempre, ringrazio in anticipo chi commenterà, aggiungerà la storia fra le preferite/seguite e chi, semplicemente, la leggerà! A presto! ^___^

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Capitolo 13
*** L'unica ad averlo scoperto ***


L’UNICA AD AVERLO SCOPERTO
 
 
 
Nei giorni seguenti, le lezioni ripresero il loro normale corso, contornate, com’era prevedibile, dalle discussioni dei ragazzi sull’attacco dei demoni. A Incantesimi e nei corridoi, Violet udì molte teorie, una più assurda dell’altra, e più di una volta fu interpellata dagli studenti perché rivelasse preziose informazioni, ma tutto quello che si limitò a fare fu di invitarli a dimenticare quella storia.
Uno dei pochi lati positivi dell’essere stata aggredita dal demone era che gli studenti avevano sviluppato un nuovo rispetto nei suoi confronti: ogni volta che interveniva a lezione, rimanevano tutti in silenzio ad ascoltarla e nessuno si sognava di disobbedirle o sbuffare quando assegnava loro degli esercizi. Sembrava quasi che la rispettassero perfino più di Vitious che, da parte sua, approfittava della quiete che la presenza di Violet ora garantiva durante le sue lezioni.
<< Non capisco perché se ne stiano così buoni >>gli confessò Violet mentre uscivano insieme dopo l’ultima lezione del pomeriggio.
<< Mia cara ragazza, hai affrontato un demone e gli sei sopravvissuta. Mesi fa, hai affrontato dei lupi mannari. È ovvio che i ragazzi siano affascinati da te >>rise Vitious.
<< L’ho affrontato e ho rischiato di diventare la sua cena >>osservò amaramente Violet.<< Se Piton non mi avesse trovato subito... >>concluse con un brivido di orrore.
<< Resta il fatto che hai inseguito e combattuto quel demone per impedirgli di uccidere delle studentesse. Questo è un atto di enorme coraggio e i ragazzi non sono così sciocchi da vedere soltanto che non sei riuscita a sconfiggerlo >>ragionò Vitious.<< In questa scuola non insegniamo soltanto incantesimi o intrugli magici, Violet: dobbiamo trasmettere anche dei valori e tu, con quel gesto, hai dimostrato quali sono le doti che una vera strega o mago dovrebbero possedere >>
Violet sorrise: se c’era un professore sottovalutato a Hogwarts, quello era Vitious. Nonostante la fatica che faceva per convincere gli studenti a seguire le sue lezioni, non smetteva mai di avere una buona parola per tutto e tutti. Gli studenti avrebbero dovuto prenderlo sul serio solo per questo.
La voce della McGranitt la fece sussultare violentemente. Amplificata per magia, la voce rimbombò attraverso i muri di pietra e i pavimenti per chiedere agli insegnanti di dirigersi subito in sala professori.
<< Ottimo tempismo >>fece Vitious, ma sembrava preoccupato.
Essendo ormai finite le ultime lezioni della giornata, la sala professori si riempì in fretta. La McGranitt e August arrivarono per ultimi e rimasero in piedi davanti al lungo tavolo. Il silenzio cadde sul corpo docente. August non si faceva vedere dalla notte dell’attacco dei demoni e nessuno, al di fuori di Violet e Piton, sapeva che cosa si erano detti lui e la McGranitt, il giorno dopo.
<< Mi scuso per questa riunione improvvisa, ma ci sono degli sviluppi sull’attacco che abbiamo subìto dieci giorni fa >>disse la McGranitt.
Appoggiato al davanzale della finestra, Piton si mise un po’ più diritto, gli occhi puntati su August. Il vampiro osservava davanti a sé un punto imprecisato, pallido come sempre, le mani dietro la schiena.
<< Avrei voluto rendervi subito partecipi di quanto il Ministero ha appreso su quella notte, ma il Ministro mi ha concesso di parlarne solo poco fa. Sarò molto diretta >>continuò la McGranitt, squadrando uno a uno i colleghi.<< I demoni sono penetrati attraverso un varco che August ha creato per rientrare a Hogwarts e che non si è richiuso abbastanza in fretta. Dopo esserci assicurati che nessuno era rimasto ferito, August mi ha parlato del varco e di come avesse tentato di raggiungerci non appena si era accorto di essere stato seguito dai demoni ma, come abbiamo constatato, la loro velocità era perfino superiore a quella di un vampiro. Abbiamo avvisato il Ministero, che ha sottoposto August a interrogatorio mediante Veritaserum. In ritardo per l’incontro del Club dei Duellanti di quella sera, ha pensato che avrebbe impiegato meno tempo ad arrivare da un varco temporaneo anziché dai cancelli. Non si era però accorto che nei dintorni della scuola si aggiravano quelle creature e non ha potuto impedir loro di attaccarci >>
I professori si guardarono l’un l’altro, scioccati da quella rivelazione. Cercando di non farsi scoprire, Violet spostava lo sguardo da August, rimasto in silenzio accanto alla McGranitt, a Piton, che fissava la Preside in attesa del verdetto.
Intercettato il suo sguardo, la Preside proseguì:<< Come è facile intuire, sono sorti dei sospetti su una presunta collaborazione di August con i demoni ma, dopo averlo ascoltato sotto Veritaserum, il Ministero ha concluso che è totalmente estraneo ai fatti. Ciò non toglie che ha agito con una leggerezza imperdonabile. Dopo averci riflettuto a lungo, sono giunta a una conclusione, ma gradirei ascoltare anche i vostri pareri: ritenete opportuno che August resti a insegnare a Hogwarts? >>
<< Non vale, Minerva, chiederci di dare un giudizio così importante. E in presenza di August, oltretutto! >>borbottò Lumacorno scuotendo la testa.
August gli sorrise cordiale.
<< Horace, conosco già la decisione della Preside ma ho voluto comunque essere presente per dimostrarvi che non temo alcun tipo di giudizio >>disse. << Qualsiasi cosa decidiate, ne prenderò atto con serenità >>
Lumacorno si guardò attorno. Alcuni professori erano a disagio quanto lui, altri avevano un’aria più risoluta, ma nessuno osò parlare per primo.
<< La tua domanda mi sembra superflua, Minerva >>intervenne Piton, catturando l’attenzione dei colleghi. << Non vedo perché Purblack debba restare: ha dato l’ennesima prova di essere inadatto a vivere e lavorare a Hogwarts >>
August incassò l’osservazione con indifferenza, ma a Violet non sfuggì lo scintillio d’odio che balenò nel suo sguardo quando Piton finì di parlare. Alcuni professori borbottarono concordi con quest’ultimo.
<< August, anche se non l’hai fatto apposta, la tua disattenzione poteva costare la vita ai tuoi studenti >>disse Madama Bumb seduta scompostamente su una sedia ma con aria terribilmente seria. << Un professore dovrebbe sempre essere all’erta e mai indebolire di sua iniziativa le difese del castello, a meno che non lo richieda un’emergenza >>
<< Ha comunque tentato di avvertirci >>intervenne la professoressa Sprite.<< Se quei demoni non fossero stati più veloci... >>
<< Se August fosse entrato dai cancelli non avremmo avuto alcun demone >>
<< Ha combattuto insieme a noi per distruggerli >>
<< Ha rischiato quanto tutti noi >>
<< Non direi, è un vampiro: dubito che quei demoni l’avrebbero trovato appetitoso quanto un ragazzo di undici anni! >>
<< Signori, basta così, per favore >>La voce di August sovrastò quella dei colleghi che, come incoraggiati dall’intervento delle due professoresse, avevano iniziato a parlare quasi contemporaneamente. << Non voglio vedervi discutere a causa mia. Ringrazio coloro che mi hanno difeso, ma lascerò Hogwarts. Madama Bumb ha ragione, non avrei mai dovuto mettere in pericolo la scuola per un motivo futile, perciò pagherò di buon grado le conseguenze del mio gesto. Quel che mi consola è che sapete che non avevo affatto cattive intenzioni >>
Degli “Oh” di sorpresa si alzarono, timidi, da alcune sedie, ma August appariva risoluto e calmo.
<< È stato un piacere lavorare qui >>concluse. << Minerva, temo di dovermi ritirare. Ho ancora molti preparativi >>
<< A più tardi, allora >>
Uscito August, anche i professori si alzarono e ripresero a discutere della novità, alcuni con lo stesso fervore di prima. Violet lasciò la sala pensierosa. Le dispiaceva del licenziamento di August, ma la parte più ragionevole di lei non poteva non condividerlo.
Quando scese a cena, trovò una folla di studenti accalcata attorno alla bacheca nella Sala d’Ingresso. Erano tutti molto agitati e parlottavano fra loro scuotendo la testa. Mentre li superava, Violet colse più volte le parole “Club” e “August” e dedusse che era stato appena affisso l’avviso che annunciava la chiusura del Club dei Duellanti. Violet mangiò in fretta: non aveva voglia di ascoltare ancora le conversazioni su August né di essere braccata dagli studenti che, di sicuro, le avrebbero chiesto spiegazioni.
Fu davanti alla sua camera, però, che quella faccenda le si ripropose, stavolta nella stessa persona di August. Il vampiro la stava aspettando nel corridoio e sorrise al suo arrivo.
<< Speravo di poterla salutare prima di domani. Partirò prima dell’alba >>spiegò.
<< Credo che lei abbia stabilito un record >>disse Violet, << nessuno, dai tempi di Potter, è stato sulla bocca di tutti come lei. Gli studenti parleranno della sua partenza fino a giugno >>
<< Mi spiace andarmene senza alcuna spiegazione, ma con Minerva abbiamo deciso che è meglio non scendere nei dettagli. Non sarebbe di nessun aiuto dire ai ragazzi che hanno rischiato la vita a causa del loro insegnante vampiro >>
<< Forse ha ragione, anche se non mi piace l’idea di dovermi inventare delle storie pur di non raccontare la verità >>
<< Può semplicemente evitare di rispondere >>. August si fece improvvisamente serio. << Mi dispiace per quello che le è successo. Avrei voluto andare a trovarla in infermeria, ma ho pensato che prima dovessi parlare con la Preside >>
<< Ha fatto bene >>replicò subito Violet.<< Per mia fortuna, il professor Piton è arrivato in tempo per salvarmi >>
<< Ho sentito >>rispose August, grave. << Perlomeno, adesso non dovrà più preoccuparsi di tenermi d’occhio >>aggiunse con una nota d’asprezza.
<< Dove è stato in questi giorni? >>Violet cercò di deviare il discorso.
<< Prima che lo facesse Minerva, avevo deciso di autosospendermi dalle lezioni finché il Ministero non avesse scoperto la mia estraneità all’incursione dei demoni. Sono rimasto nella mia stanza a riposare e meditare finché Minerva non mi ha convocato per dirmi che ero licenziato >>spiegò August.
<< E che cosa farà, adesso? >>
August scrollò le spalle.
<< Riordinerò il materiale che ho raccolto in questi mesi e tornerò in Moldavia per continuare le mie ricerche. Come vede, per me non è finita >>aggiunse con un sorriso.
Violet cercò di ricambiarlo, anche se vedere August così tranquillo la riempiva di tristezza. Il lato più debole di lei, quello che spesso aveva ceduto al fascino del vampiro, si era risvegliato. Decise di impedirgli di farle commettere qualche sciocchezza, almeno stavolta: accennò alla porta della sua stanza, e August capì al volo.
<< Be’, è stato un piacere >>disse stringendole la mano. << Spero di lasciarle un buon ricordo, nonostante tutto >>
<< Lo è, può esserne certo >>replicò Violet, distratta. Per la prima volta, si rese conto di quanto fosse fredda la mano di August e, guardandolo da vicino, quanto in realtà le ombre scure sotto gli occhi gli conferissero un’aria terribile.
Mentre si preparava per andare a letto, un senso di sollievo iniziò a pervaderla, come se una tempesta fosse finalmente terminata e, d'un tratto, si ritrovò a chiedersi che cosa avesse mai trovato di così interessante in August Purblack.   

***

Le porte delle aule tremavano, fumi inaspettati aleggiavano nei corridoi, parole incomprensibili riempivano l'aria, come accadeva in un giorno qualsiasi a Hogwarts. Violet schivò un cancellino richiamato da un Tassorosso del quarto che si stava esercitando con gli Incantesimi d'Appello col resto della classe. Un tuono vicino fece tintinnare i vetri alle finestre mentre la pioggia vi batteva sopra, incessante da quasi un mese.
Un mese... le ultime settimane erano volate, per Violet. Dopo il licenziamento di August non era più accaduto nulla di straordinario a Hogwarts, dove la vita era tornata quella di sempre e gli studenti, pian piano, stavano iniziando a dimenticare il Club dei Duellanti e il suo istruttore. Gli unici che riuscivano ancora a parlarne con entusiasmo erano gli studenti del settimo anno: l'improvvisa partenza di August li aveva feriti come se si fosse trattato di un tradimento. Quando li sentiva discutere su quell'argomento, a Violet si stringeva il cuore: molti ancora si domandavano quale fosse stata la causa del licenziamento di August e il motivo per cui neanche la Preside si era degnata di dare una spiegazione a proposito. Con suo fastidio, più di una volta Violet si era sentita nominare: diverse ragazze la consideravano la causa per cui August se ne era andato.
<< Si vedeva lontano un miglio che era innamorata persa di lui e quando ha visto che non era ricambiata, lo avrà messo alle strette. E alla fine August è stato costretto ad andarsene, altrimenti non ce l'avrebbe più fatta  >>sussurrò un giorno Alyssa Potier mentre incrociava Violet in un corridoio nello stesso momento in cui passava la Preside, così che Violet non poté farla tacere con una bella maledizione. Fortunatamente però, la fantasia degli studenti di Hogwarts era talmente vasta che l'ipotesi di Alyssa suonava così banale da essere presto dimenticata. L'unica cosa che voleva adesso era che i ragazzi dimenticassero gli ultimi eventi.
<< Non è strano che Purblack se ne sia andato dopo l'attacco dei demoni? >>osservò un pomeriggio Will mentre con Violet girava fra i corridoi della biblioteca.
A Violet quasi cadde di mano il libro di Incantesimi che doveva riporre. La McGranitt non aveva rivelato che i demoni erano entrati a Hogwarts per un clamoroso errore di August e che proprio questo errore gli era costato il lavoro, perciò lei decise di far finta di non aver sentito.
Will la guardò in attesa per qualche secondo, poi sbuffò, contrariato.
<< Pensavo ti importasse qualcosa di Purblack e del Club >>
<< Cosa pretendi? Che entri in depressione perché se ne è andato? >>sbottò Violet.<< Non capisco perché ve la stiate prendendo tanto. Sì, era bravo, ma il suo Club non era indispensabile: con o senza il Club avreste comunque usato la magia >>
<< Non è questo il punto >>fece Will, impaziente, << il Club era un modo per sfogarci e migliorare. Non sai quanti sono diventati bravi grazie a Purblack >>
<< A me sembra che vi sfoghiate anche da Vitious, visto che l'altro giorno avete quasi distrutto la lavagna >>osservò Violet.
Will sbuffò di nuovo, deluso per il fatto che Violet non condividesse il suo dispiacere, ma quando si ritrovarono davanti a Madama Pince fu talmente occupato a farsi cercare il libro di Trasfigurazione che, finalmente, parve dimenticarsi del Club e di August.
Eppure, nei giorni successivi Violet si ritrovò a concordare su Will almeno su una cosa: non le importava quasi nulla di quel che era successo al vampiro e al suo Club. Non sapeva se era una coincidenza, ma da quando August era partito Violet si sentiva più tranquilla: solo adesso capiva l'apprensione di Piton nel sapere che un vampiro poteva avere libero accesso a così tanti studenti.
<< Scusa, potresti aiutarci? >>
Violet si voltò. Stava passeggiando per i corridoi durante un'ora libera quando un Corvonero del primo anno si era affacciato dall'aula di Difesa e le faceva segno di raggiungerlo.
<< Potresti spiegarci la fattura contro i Folletti Marini? Non l'abbiamo capita molto, e Piton voleva che gliela mostrassimo oggi >>spiegò il bambino con voce supplichevole.
<< Certo >>Violet lo seguì in aula, dove i Corvonero e i Grifondoro tirarono un sospiro di sollievo quando lei iniziò a mostrare il modo corretto per eseguire la fattura.
<< Quindi dovete fare questo movimento, simile a una stoccata... un po' più veloce ora... >>
I ragazzini la imitarono, obbedienti, e Violet sorrise tra sé e sé: era chiaro che erano quasi tutti già padroni dell'incantesimo ma che avevano bisogno di provarlo davanti a qualcuno prima di mostrarlo a Piton.
<< Bene così! >>esclamò Violet dopo cinque minuti.<< Ricordate solo di tenere sempre gli occhi sull'obiettivo >>
<< Grazie! >>esclamarono i ragazzini, grati, ma il sorriso scomparve presto dai loro volti.
Violet si girò verso la porta, oggetto della loro attenzione. Piton era arrivato.
<< Posso sapere cosa sta succedendo? >>
<< Volevano qualcuno con cui esercitarsi prima che lei arrivasse >>si affrettò a spiegare Violet.
Piton non batté ciglio, ma tanto bastò per far tornare gli studenti ai loro posti e far capire a Violet che era ora d'andar via.
Qualche giorno più tardi, la McGranitt diede un annuncio che fece dimenticare August a tutti gli studenti e riaccese in loro un nuovo entusiasmo: i fine settimana a Hogsmeade furono finalmente ripristinati, e i ragazzi poterono tornare a progettare i loro pomeriggi fuori dal castello, soprattutto ora che San Valentino era alle porte.
<< Sai, ora che ci penso è un bene che Purblack se ne sia andato >>disse un giorno Will.<< Le ragazze si sono ricordate che esistiamo anche noi! Ma che aveva quello lì per piacere così tanto... >>
<< Chissà >>fece Violet con voce neutra.<< Anche tu organizzi qualcosa per il quattordici? >>
<< Sì >>Inaspettatamente, Will arrossì.<< Mi vedo con una ragazza >>
<< E chi è? >>
<< Natalie del settimo anno >>rispose Will facendosi bordeaux.
<< Ho capito chi è. Capelli lunghi e scuri, bravissima a Incantesimi... però è di Grifondoro >>osservò Violet.
Will alzò le spalle, le guance ancora rosse come un pomodoro. Violet ridacchiò.
<< Mi chiedo dove andremo a finire se i Grifondoro e i Serpeverde si metteranno insieme! >>commentò con voce suadente.
<< È solo un appuntamento >>ribatté Will con un filo di voce. Violet preferì non infierire oltre.
Le parole dell'amico, però, le tornarono più volte in mente mentre incrociava gruppetti di ragazze su di giri in vista di San Valentino, tutte ansiose per cosa avrebbero indossato, dove sarebbero andate e se era meglio regalare i Cioccalderoni Bollenti o i Fagottini di Cuori. Il fascino di August stava davvero sparendo, ridando ai ragazzi il posto che spettava loro nei cuori e nei pensieri delle studentesse.
<< Questo è sempre un periodo critico >>commentò Madama Bumb in sala professori il venerdì prima di San Valentino, sfogliando svogliatamente il Settimanale delle Streghe.<< Filtri d'Amore e Incanti Dolci dappertutto nei corridoi >>
<< Anche fra le squadre di Quidditch >>aggiunse Piton con una smorfia.<< Stamattina ho sequestrato alla nostra Cacciatrice un sacchetto di Cioccalderoni pieni di Amortensia >>
<< Quanto sono sconsiderati >>Madama Bumb scosse la testa e lanciò uno sguardo di sottecchi a Violet, come se si aspettasse un comportamento simile anche da lei. Violet le restituì un'occhiata innocente e tornò a sistemare i registri di Incantesimi. Dopo un po', la professoressa si stancò del giornale e decise di andare a dormire.
<< Fatto >>sbuffò Violet riponendo l'ultimo registro.
Solo allora si accorse di essere rimasta da sola con Piton. Era dal giorno del licenziamento di August che non si trovava così vicina al suo ex Direttore: come se avessero atteso solo quel momento, le emozioni che aveva provato l'ultima volta in presenza di Piton le tornarono prepotentemente a far battere forte il cuore.
Il professore si stava alzando a sua volta.
<< Ho finito anch'io di leggere i temi di quelle teste di legno >>borbottò spedendo i rotoli di pergamena in un cassetto, che si richiuse a chiave da solo.
<< Non ha mai pensato di essere un po' più incoraggiante? >>
Piton fissò Violet, stupito dal suo tono scherzoso. E, con ancor più stupore, si sentì rispondere nello stesso tono.
<< Ho messo una D a chi meritava palesemente la T di “Troll”: più incoraggiante di così... >>
A Violet sfuggì una risatina, e Piton provò un potente sollievo: per un attimo, aveva temuto che Violet non avrebbe colto la sua battuta.
<< Vai a Hogsmeade, domani? >>le domandò.
<< Mi piacerebbe, ma se vado da sola dopo un po' inizio ad annoiarmi >>rispose lei mentre si incamminavano lungo i corridoi silenziosi.<< E poi, domani è anche San Valentino: non mi va proprio di ritrovarmi da sola in mezzo alle coppiette di Hogwarts >>
<< Immagino >>asserì Piton.
<< Però ci meritiamo un pomeriggio fuori da Hogwarts >>aggiunse pensierosa Violet. E, forse, loro due se lo meritavano più degli altri.
Piton la osservò in silenzio per qualche istante. La sua mente era alle prese con il suo originario piano di tenere Violet lontana da lui, ma, senza saperlo, concordava con il pensiero della ragazza. Entrambi avevano bisogno di allontanarsi da Hogwarts e respirare un'aria nuova, soprattutto dopo la notte dell'attacco dei demoni. Ed entrambi non avevano nessuno con cui trascorrere quelle ore libere...
<< Potremmo andarci insieme >>propose Piton, mandando al diavolo tutti gli scrupoli che si era fatto fino a quel momento.
Violet alzò lo sguardo su di lui, incerta di quel che aveva sentito. Inspiegabilmente, il turbinio di emozioni si era fatto più violento e lei non trovò nulla di più intelligente da dire se non:<< Oh, va bene >>
<< Bene >>ripeté Piton. << Allora ci vediamo prima di pranzo. Vedi di essere puntuale: non ho mai amato i ritardatari >>
Violet non colse il sarcasmo dell'ultima frase, tanto era stupita da quell'invito.
Il mattino successivo, quando gli studenti ebbero lasciato il castello, una calma piatta scese su quest'ultimo. Nelle ultime ore, per la propria incolumità mentale, Violet aveva deciso di non dare peso a quello che avrebbe affrontato quel giorno, ma man mano che l'appuntamento si avvicinava non riusciva a smettere di domandarsi come fosse nata quella situazione. Era davvero incomprensibile, pensava seduta davanti all'armadio alla ricerca di un abito appropriato: lei e Piton non avevano avuto modo di parlarsi nell'ultimo mese, tanto che Violet aveva concluso che il professore si era accontentato del loro chiarimento e non riteneva più necessario rivolgerle la parola. Riflettendoci, però, Violet capì che in realtà entrambi erano stati occupati dal lavoro e che, paradossalmente, adesso che August non viveva più a Hogwarts non avevano occasione di incontrarsi.
Mentre si sistemava il vestito blu pervinca davanti allo specchio, il suo riflesso le sorrise malizioso.
<< È una mia impressione o stai dando importanza a questo pomeriggio? >>commentò.
<< Perché dovrei? >>ribatté Violet, che cercava invano di sentirsi tranquilla. << È solo un'uscita fra colleghi >>
<< Piton non sembra il tipo che va a bere qualcosa con un collega >>replicò il riflesso, con aria falsamente pensierosa.
<< Oh, smettila! >>sbuffò Violet girando sui tacchi e scendendo nella Sala d'Ingresso.
A ogni gradino, la sua agitazione aumentava d'intensità: l'unica cosa che le diede il coraggio di raggiungere Piton ai piedi della scalinata di marmo fu la curiosità di sapere come sarebbe andata. Dopotutto, quante persone potevano vantare di aver trascorso un pomeriggio di “normalità” con Piton?
Il professore aveva l'aria imperscrutabile di sempre: non lasciava trapelare alcuna emozione e per alcuni minuti, mentre scendevano in silenzio il lungo viale, l'agitazione di Violet iniziò a scemare. Piton sembrava essere tornato il solito, tenebroso professore anche in quei frangenti.
<< Ti sta piacendo il tuo nuovo lavoro? >>le domandò quasi a sorpresa Piton.
<< Molto, anche se a volte i ragazzi non riescono a controllare la propria forza >>rispose Violet, grata che avesse trovato lui il modo di iniziare una conversazione.<< Ieri hanno quasi incendiato metà aula... >>
Prima che potesse accorgersene, Violet si sentì del tutto a proprio agio mentre raccontava alcune disavventure scatenate dall'inesperienza degli studenti e, con suo stupore, Piton non le rivolse alcun commento sarcastico. Il professore la ascoltava con attenzione e più di una volta le rivelò i disastri a cui aveva assistito, soprattutto quando era ancora insegnante di Pozioni.
Quando giunsero a Hogsmeade, Piton propose di andare ai Tre Manici di Scopa: la neve lungo il sentiero da Hogwarts e lungo le strade del villaggio stava iniziando a sciogliersi, ma l'aria era ancora così fredda che poche persone osavano avventurarsi fuori casa.
Il pub, come Violet aveva sospettato, era tornato affollato e rumoroso, ora che quasi tutta la popolazione di Hogwarts vi si era riversata. Ragazzi e ragazze andavano e venivano da un tavolo all'altro, ordinando Burrobirre e ogni specialità di Madama Rosmerta. Ovunque si sollevavano risate fragorose e voci allegre, ma c'erano anche molte coppie che, sedute a un tavolino appartato, sembravano del tutto indifferenti a quel caos.
Violet e Piton riuscirono a trovare un tavolo isolato e a raggiungerlo quasi indisturbati: molti abitanti di Hogsmeade rivolsero a Piton saluti calorosi, memori del suo contributo nella guerra contro Voldemort. Quello che stupì Violet, però, fu la cortesia con cui Piton ricambiò, un atteggiamento che non ricordava d'avergli mai visto prima.
<< Perché mi fissi? >>le domandò lui mentre prendevano posto.
<< Non la sto fissando >>mentì Violet, distogliendo immediatamente lo sguardo e sorridendo a Madama Rosmerta, arrivata in tempo a toglierla dall'imbarazzo.
<< Buongiorno! >>li salutò allegramente la locandiera.<< Avete già deciso cosa ordinare? Se volete, oggi abbiamo una specialità, la Cioccolata dell'Amore all'aroma di fragola >>
<< Ehm... preferisco una crema di nocciola >>rispose Violet, a disagio.
Solo allora Madama Rosmerta riconobbe Piton: arrossì e tossicchiò, cominciando a elencare il menù, ma il professore la interruppe ordinando un caffè, sordo alle sue parole.
Violet si guardò attorno per allontanare l'imbarazzo, ma quello aumentò non appena si rese conto di quanto il pub fosse stato addobbato per San Valentino. Lungo le pareti erano state appese ghirlande di rose e sul soffitto, come una leggera nebbiolina, galleggiavano coriandoli rossi a forma di cuore. Sconfortata, Violet prese a studiare gli avventori che li circondavano, e subito si pentì anche di quel gesto perché, dopo neanche un minuto, intercettò lo sguardo di Alyssa, seduta insieme a un'amica e a due ragazzi. Alyssa disse qualcosa, e gli altri tre si voltarono verso Violet, che si ricordò immediatamente delle voci su di lei e August.
Quando Madama Rosmerta tornò con la crema e il caffè, Piton pagò entrambi.
<< Non avrebbe dovuto >>disse Violet frugando nel portafoglio.
<< Non tirar fuori neanche mezzo zellino o potrebbe essere l'ultima cosa che fai >>l'avvertì lui.
<< Dopo quello che ha fatto per me, dovrei essere io a offrirle da bere >>
<< Non dire sciocchezze: se volessi una ricompensa per averti salvato la vita, di certo non ti chiederei di pagarmi il caffè >>ribatté Piton, ma subito si accorse di quanto ambigue suonassero quelle parole. Con suo orrore, vide Violet aggrottare la fronte, perplessa, così si affrettò a chiedere: << Cosa guardavi prima? >>
<< Solo una persona >>borbottò Violet, ora cupa. Stava cogliendo gli sguardi e i sorrisetti di altri studenti e, di colpo, capì quanto era stata avventata ad aver accettato di andare lì con Piton. Sapeva già che quella sera tutti avrebbero detto che non ci aveva messo molto a rimpiazzare August...
Notando quanto si fosse rabbuiata, Piton si guardò attorno e capì all'istante cosa aveva turbato Violet: molti degli studenti che si erano accorti di loro continuavano a bofonchiare sghignazzanti nella loro direzione ma, quando intercettarono lo sguardo inceneritore di Piton, il brusio cambiò intensità: come se ci fosse stato un silenzioso passaparola, i ragazzi tornarono a ignorarli.
<< A Hogwarts ci sono sempre stati pettegolezzi >>commentò Piton, calmo.
<< L'ho notato >>ribatté stancamente Violet, bevendo un lungo sorso della crema alla nocciola.
<< Allora impara a ignorarli, perché se resterai a Hogwarts potresti diventare oggetto dell'interesse dei ragazzi. Anzi, credo che tu lo sia già >>
<< Non aspiravo a questo >>
<< Lo so, ma per molti anni non abbiamo avuto insegnanti così giovani, perciò è naturale che gli studenti vogliano trovare qualsiasi pretesto per parlare di te >>concluse Piton ghignando da dietro la sua tazza fumante di caffè.
<< A lei non dà fastidio? >>gli domandò invece Violet.
<< Ci sono abituato >>ribatté prontamente Piton, << e, sinceramente, non mi importa. So mettere fine alle voci infondate, ammesso che gli studenti abbiano il coraggio di diffonderne una su di me. La mia preoccupazione è far entrare un po' di nozioni nelle loro teste, in realtà >>
Violet continuò a sorseggiare la bevanda, sovrappensiero. Piton aveva ragione: non doveva preoccuparsi dei pettegolezzi di Hogwarts. In fondo, quando era una studentessa anche lei si era abbandonata più di una volta al gossip.
Il pomeriggio trascorse più in fretta di quanto si sarebbe aspettata. Usciti dal pub, Violet e Piton passeggiarono per le viuzze che ricordavano ancora un paese immerso nel clima natalizio, con i lampioni coperti da una leggera brina e la neve ammucchiata ai lati delle strade. Non incrociarono molte persone, grazie al clima rigido e al fatto che molti preferirono trascorrere San Valentino nel calore intimo dei locali, e, per evitare l'afflusso degli studenti che iniziavano a risalire al castello, si sedettero su una panchina della piazza. Da lì, Hogwarts era visibile in tutto il suo splendore, simile a un gigante a protezione del villaggio. Osservandola, Violet sentì svanire lo stress degli ultimi tempi.
<< Resterei qui per tutta la vita >>commentò spontaneamente.
Piton seguì il suo sguardo, e un sorriso gli incurvò le labbra sottili.
<< Allora hai finalmente capito che cosa vuoi fare nella vita? Quando sei tornata, eri ancora indecisa >>
<< Sono cresciuta a Hogwarts e non riesco a immaginarla fuori dalla mia vita >>rispose Violet.<< Per questo voglio lavorare qui. E poi, ho scoperto che mi piace davvero insegnare. Non lo avrei mai detto, prima, ma quando spiego e i ragazzi mi ascoltano mi sento davvero soddisfatta >>
Piton la studiò con una vaga soddisfazione: di colpo, si ritrovò accanto alla studentessa testarda che cercava sempre di migliorarsi e che molte volte aveva dato lustro a Serpeverde. Un dubbio però lo colse.
<< Cosa farai se non potessi più viverci a tempo pieno? >>le domandò.
<< Cosa vuol dire? >>
<< Immagino che tu voglia crearti una vita anche fuori da Hogwarts >>spiegò Piton, osservandola con attenzione.
Violet impiegò qualche secondo più del necessario per capire a cosa alludesse e, quando ci riuscì, sorrise con una scrollata di spalle.
<< Non credo che la Preside mi imporrà di vivere a Hogwarts, se dovessi sposarmi e avere una famiglia >>rispose, << ma è ancora presto per preoccuparsi di queste cose! >>
<< Be', mi fa piacere vedere che finalmente sembri sicura del tuo futuro >>
<< Lei, invece? Ha deciso di trascorrere tutta la vita al castello? >>
<< Mi piace godere dei vantaggi del vivere e lavorare nello stesso posto. Inoltre, hai un buono stipendio, cibo a volontà e la possibilità di passeggiare nel parco o rinchiuderti in una delle biblioteche più rifornite del mondo magico. L'unico inconveniente è dover sopportare l'inettitudine e l'arroganza di certi studenti >>concluse Piton alzando le sopracciglia con fare rassegnato.
Violet ridacchiò. Piton la fissò accigliato.
<< Ti fa ridere? >>
<< Rido per il modo in cui l'ha detto >>spiegò Violet. Fece una pausa, poi si azzardò a dire:<< Credo che, nonostante tutto, lei tenga veramente ai suoi studenti >>
Piton si sentì fortemente colpito da quell'affermazione e, ancor di più, dalla spontaneità con cui Violet l'aveva pronunciata. L'aveva fatto di nuovo: aveva abbassato le proprie difese. E, peggio ancora, aveva permesso che quella ragazza lo capisse. Un senso di allarme si mescolò a una nuova, curiosa emozione: si era ripromesso di mantenere le distanze, sì, ma sapere che Violet era riuscita a vedere oltre la sua scorza gli procurava anche un certo sollievo. Esitò davanti al suo sorriso leggermente divertito, che si spense presto quando Violet temette di essersi spinta troppo oltre.
<< Non volevo essere inopportuna >>disse.
<< Non lo sei stata >>replicò Piton, recuperando finalmente la parola.<< Rientriamo: fra non molto sarà buio >>
Davanti a loro, lontani, gli ultimi studenti stavano risalendo il sentiero verso Hogwarts. Il sole era quasi completamente sparito dietro le montagne, bagnando i tetti di Hogsmeade con una morbida luce arancione.
<< Che cosa volevi dire con “nonostante tutto”? >>chiese all'improvviso Piton.
Violet, che stava già pensando al calduccio del castello, arrossì colpevole ma, davanti all'aria di sfida con cui il professore aspettava la risposta, decise di osare una spiegazione impertinente.
<< Be', sa meglio di me che non si sforza molto per far capire agli altri quanto in realtà tiene a loro >>disse lentamente.
<< Molto bene, Rosenao. Quindi sei diventata così brava da essere l'unica ad avermi scoperto? >>replicò Piton, sullo stesso tono.
Violet lo fissò, e un'improvvisa ispirazione la colse.
<< Non per vantarmi, ma credo proprio di sì >>rispose.<< Non si preoccupi, comunque: non ne parlerò con nessuno >>
<< Me lo auguro per te: sai quanto sono poco tollerante verso chi non si fa gli affari propri >>
Se non avesse colto il tono ironico, Violet non si sarebbe azzardata a ridere. E a ridere per la seconda volta a una frase di Piton che lei, in altre circostanze, non avrebbe trovato divertente...
Era paradossale che due persone attente ai dettagli come loro non si fossero accorte in tempo che il loro rapporto era cambiato. Perché era cambiato, anche se Violet faticava ancora a cogliere l'esatto momento in cui superavano il confine invisibile fra quei due rapporti che si erano venuti a instaurare.
Per sua fortuna, Piton non aggiunse altro così che rientrarono immersi in un silenzio confuso e meditabondo, limitandosi a un semplice saluto quando si ritrovarono immersi nella calca di studenti nella Sala d'Ingresso.

 
 

Angolino dell’autrice: quanto sono complicati, quei due! Sempre a farsi domande, a cercare di capire cosa pensano e provano… giuro che mi stanno facendo impazzire! Però ammetto che è anche divertente torturare Piton che, povero, vorrebbe sia allontanare Violet che tenersela più vicina. Ahhh, la mente umana… Per sua fortuna, dal prossimo capitolo le cose dovrebbero prendere il corso definitivo, o almeno lo spero per loro. Adesso che non c’è più August a svolazzare attorno a Violet Piton ha campo libero… ammesso che capisca che cosa vuole… e ammesso che anche Violet si dia una svegliata XD
Anche questa volta, ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la fanfic e vi saluto al prossimo capitolo! ^__^

 

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Capitolo 14
*** La sala dei trofei ***


Angolino dell’autrice: ben ritrovati a tutti! Eh sì, è passato un bel po’ di tempo dall’ultimo aggiornamento, ma questo capitolo è stato non poco impegnativo da scrivere. Spero comunque che troverete… come dire, soddisfacente quel che leggerete. ^__^
 


 
LA SALA DEI TROFEI
 

Il mattino seguente Violet ancora rifletteva sul pomeriggio trascorso con Piton, incapace di capire come, nel giro di poche settimane, il loro rapporto fosse cambiato tanto drasticamente. Non che la cosa le dispiaceva: si sentiva così ottimista da sperare che le frecciatine sarebbero diminuite. Quel che la lasciava perplessa era la sensazione di rivalsa che il ricordo del giorno prima le aveva lasciato, come se inconsciamente avesse sempre desiderato un rapporto diverso, alla pari, con Piton. Un rapporto che, finalmente, sembrava aver preso una nuova direzione.
L’arrivo di un messaggio da parte di Vitious le fece momentaneamente dimenticare l’oggetto dei suoi pensieri: per qualche giorno, avrebbe dovuto sostituirlo a lezione mentre lui, Vitious, era a Vienna per partecipare a un convegno sugli Incantesimi Soporiferi.
<< Per le mutande di Merlino! >>imprecò Violet, correndo nell’aula di Incantesimi a tirar fuori tutti gli appunti del professore sulla lezione del giorno seguente.
<< Lavori anche di domenica, adesso? >>
Violet alzò lo sguardo. Will si era affacciato dalla porta rimasta semi-spalancata e la osservava con l’aria di chi ha scovato la preda.
<< Sarò la supplente di Incantesimi >>borbottò lei, tornando a sfogliare febbrilmente gli appunti, colta da un’improvvisa ansia al pensiero che, per qualche giorno, avrebbe dovuto gestire da sola intere classi di ragazzi pronti a far esplodere qualsiasi cosa capitasse loro a tiro.
<< Grande! Ci metti poco a fare carriera! >>esclamò Will sedendosi su un banco.
Violet non rispose, presa com’era a prendere mentalmente nota di come avrebbe dovuto organizzare le lezioni. Will la osservava divertito ma, dopo alcuni minuti, decise di rompere il nervoso fruscio delle pagine che l’amica continuava a leggere.
<< Allora... questa di Incantesimi è l’unica novità che hai da raccontarmi? >>
Il suo tono sornione insospettì Violet, che lo squadrò da capo a piedi. Will continuava ad avere quell’inspiegabile aria di chi la sa lunga.
<< Dovrei avere delle novità? >>
<< Be’, dopo che ieri tutta Hogsmeade ti ha visto con Piton, ho pensato che avessi qualcosa da raccontarmi >>
Senza che potesse controllarlo, Violet sentì le guance prendere fuoco. Il sorriso di Will si fece più ampio.
<< Lungi da me giudicare i tuoi gusti, ma anch’io che sono un maschio capisco che Piton non è il massimo della scelta, dopo Purblack >>esclamò con un finto quanto fastidioso tono pomposo.
<< Scusa? >>Violet posò le mani in grembo, dietro la cattedra, per evitare che Will ne notasse l’improvviso tremore. << Vuoi farmi credere che sta già circolando una voce tanto stupida? >>
<< Conosci Hogwarts, sai che le voci sono più veloci di un Bolide >>Will allargò le braccia in un gesto rassegnato, ma continuava a sorridere.
<< Fantastico >>borbottò Violet tra i denti.  << È proprio quello che volevo: altre voci false su di me. Possibile che qui la gente sia così stupida da fraintendere anche le situazioni più innocenti? >>
<< Non è stupida: vuole sempre cose nuove di cui parlare, e tu vai benissimo. La nuova, futura insegnante di Incantesimi che ha sedotto Purblack e Piton >>replicò Will, ora serio.
Violet lo incenerì con lo sguardo, ma lui rimase impassibile e aggiunse:<< Non prendertela, presto avrai l’autorità necessaria per farli tacere tutti. Però dimmi almeno questo: c’è mai stato qualcosa tra te e Purblack? >>
<< No! >>sbottò Violet, vietando all’istante al ricordo del suo bacio con August di farla sentire in colpa.<< Se persone come Alyssa Potier si divertono a crederlo non è un mio problema, ma non devono farmi sembrare quella che non sono! >>
<< Ti credo >>disse Will, prima che lei avesse finito di parlare.
Violet lo fissò: Will le sorrideva, ora, con fare rassicurante e lei sentì di potersi continuare a fidare di lui.
<< E a te com’è andata, invece? >>gli domandò per distrarlo.<< Hai fatto innamorare la Grifondoro? >>
<< Non dire stupidaggini >>borbottò Will, diventando cremisi come era successo a lei due minuti prima. Questa volta, fu Violet a sorridere, maliziosa.
<< Lungi da me giudicare >>disse, imitandolo, << ma da un Serpeverde mi sarei aspettata gusti più... raffinati >>
<< Sai che le cose sono cambiate, adesso la gente è più... tollerante >>rispose Will, sulla difensiva.
<< Certo che lo so, scemo >>Violet tornò agli appunti di Vitious, costringendosi a concentrarsi sulla scrittura minuta e ordinata del professore.
Will la osservò ancora per qualche minuto prima di capire che avrebbe potuto trascorrere la domenica in modi più interessanti. Prima di richiudersi la porta alle spalle, però, richiamò l’attenzione dell’amica.
<< Però dai... Piton >>
Violet dovette essere grata a Vitious per avere l’occasione di non pensare alle parole di Will durante le lezioni di Incantesimi in cui si ritrovò catapultata nei giorni seguenti. Era vero che nell’ultimo mese gli studenti avevano iniziato a prendere le sue parole molto più seriamente di quelle di Vitious, ma continuavano a essere scatenati come sempre tanto che, un pomeriggio, Violet dovette ripristinare la calma evocando un drago in miniatura che, appollaiato sulla libreria, placò le escandescenze dei ragazzi del primo anno.
Prima di quanto aveva osato sperare, però, Violet trovò il suo metodo d’insegnamento: nonostante le escandescenze e qualche caso isolato che comprendeva anche Alyssa Potier e le sue amiche, gli studenti le obbedivano e lei arrivava quasi a divertirsi durante le ore di lezione. L’unica cosa che continuava a impensierirla era che, nonostante dal giorno di San Valentino lei e Piton avessero avuto poche occasioni per parlarsi o anche solo incontrarsi, molti sussurri ancora si sollevavano al suo passaggio nei corridoi o in Sala Grande. Violet cercava di ignorarli, come faceva Piton, ma vedere i sorrisetti delle studentesse e i ghigni dei ragazzi era snervante, e ancor più ingiusto era il fatto che non poteva punirli.
Da parte sua, Piton manteneva il suo classico atteggiamento d’indifferenza e sembrava ignorare l’esistenza di quelle voci che pure non osavano circolare in sua presenza. In realtà, ne era ben consapevole e da giorni meditava sul modo più rapido e, possibilmente, doloroso per far tacere quei ragazzi impudenti, ma sapeva che, se avesse reagito, l’intera scuola l’avrebbe interpretato come una conferma di quei pettegolezzi. Si era accorto subito di quanto Violet fosse infastidita: spesso l’aveva vista impallidire e stringere le labbra ma, con non poco sollievo, aveva anche visto che non aveva mai risposto alle provocazioni.
Quella situazione, ragionò Piton, gli poteva comunque tornare utile: gli stava dando un ottimo pretesto per stare lontano dalla ragazza e impedire a quel malsano sentimento d’affetto di continuare a crescere. La sera in cui erano rientrati da Hogsmeade Piton non aveva impiegato molto a capire che quella sensazione di benessere che non provava da secoli era dovuta alle ore trascorse con Violet. Aver chiacchierato con lei, averla perfino fatta ridere, gesti per chiunque altro ordinari tranne che per lui, gli avevano lasciato addosso una soddisfazione tale che avrebbe rischiato di ricercare una più profonda compagnia se non fossero nate quelle voci. E proprio queste avrebbero potuto essere una via di salvezza sennonché lui, Piton, non poteva certo tollerare che continuassero a circolare impunemente. Dopotutto, aveva una reputazione da difendere. E un’ottima occasione gli si presentò una sera di inizio marzo, poco dopo il termine della cena.
Mentre tornava nella sua stanza, Piton udì una coppia di voci familiari provenienti da un passaggio seminascosto da un vecchio arazzo.
<< Perché devi trattarmi così? Non mi credi? >>
<< No che non ti credo! Ormai le tue stupidaggini stanno diventando ridicole, sul serio! >>
Reprimendo un sospiro, Piton decise di passare oltre senza disturbare Eder e Potier che, senza dubbio, erano tornati a divertirsi con i loro vecchi litigi di coppia. Ma, un secondo dopo, le parole di Alyssa lo costrinsero a fermarsi con la forza di un Petrificus Totalus.
<< Credimi, Will, ho visto Piton fissarla per almeno due minuti interi a cena! E anche a pranzo. Oggi, ieri... tutti si stanno accorgendo che c’è davvero qualcosa fra quei due >>
Piton provò la sgradevole impressione di chi viene sorpreso nel bel mezzo di un atto intimo. Potier non mentiva: quella sera era rimasto a osservare Violet, così com’era successo a pranzo e nei giorni precedenti... Per quale motivo, non lo ricordava più. Forse per cogliere le sue reazioni. Ma, ora che ci rifletteva, oltre all’espressione all’apparenza serena della ragazza mentre chiacchierava con la Sprite, non ricordava altro...
<< Merlino, ma siete impazziti tutti? >>imprecò Will da dietro l’arazzo.<< Secondo il tuo ragionamento, io dovrei essere innamorato di tutte le persone che guardo durante il giorno! >>
<< Allora chiedi anche agli altri! Chiedi anche ai tuoi amici Grifondoro e Corvonero >>scattò Alyssa senza nascondere il disprezzo nella parola “amici”. << Vediamo se hanno mai visto Piton fissare una persona tanto a lungo >>
<< Fissare qualcuno non vuol dire esserne innamorati >>
<< Ci sarà un motivo per cui la fissa sempre, no? >>
<< Se dovessi scoprirlo, Potier, spero mi farai il piacere di rivelarlo anche a me >>Con un gesto fluido, Piton scansò l’arazzo ed entrò nello stretto corridoio.
Will e Alyssa sobbalzarono violentemente e impallidirono. Alyssa fece un passo indietro. Alla fine, Piton aveva deciso di cambiare tattica: se quella sciocca di Potier avesse messo in giro anche quella voce, forse le cose avrebbero iniziato a degenerare. Con tutta l’indifferenza che poteva simulare nonostante la tentazione di affidarla alle torture di Gazza, Piton fissava la ragazza con aria interrogativa.
<< Da quel che posso dedurre, hai già delle supposizioni, Potier >>ringhiò, << temo però di non essere arrivato in tempo per sentirle. Perché non le ripeti per me? >>
Alyssa scosse la testa, spaventata.
<< Erano solo delle sciocchezze >>intervenne Will.
<< La tua amica qui non sembrava pensarla come te, Eder >>ribatté Piton con voce suadente.<< Avanti, Potier, perché non ripeti quello che stavi dicendo poco fa? Forse non te lo ricordi? Provo ad aiutarti >>aggiunse con un finto tono d’incoraggiamento.<< Mi pare che l’argomento fosse il sottoscritto che fissava qualcuno, ma devo aver perso dei dettagli... a te viene in mente qualcosa? >>
<< No, signore >>pigolò Alyssa, lo sguardo fisso sulle pietre del pavimento.
<< Guardami quando ti parlo >>sibilò Piton.
Come se a muoverla fosse stato un incantesimo, la testa di Alyssa scattò subito verso l’alto, ma la ragazza continuava ad avere un’aria terrorizzata e mortificata.
<< Professore >>riprovò Will, senza sapere come tirarla fuori dai guai.
<< Mi rammarica davvero molto >>lo interruppe Piton, gli occhi piantati in quelli di Alyssa, pietrificata, << vedere che i miei studenti si prodigano tanto per far circolare voci false sul loro Direttore, nonostante il suo impegno per portarli agli esami con dei voti dignitosi >>
<< Mi disp... >>
<< Venti punti in meno a Serpeverde e in punizione per tutte le domeniche rimaste fino ai MAGO, Potier >>continuò Piton con calma gelida, << così, forse, quando lascerai Hogwarts avrai finalmente imparato a portare rispetto ai tuoi superiori. E ora sparisci >>
Alyssa, se possibile, sbiancò ancora di più ma non osò opporsi. Con furiosa soddisfazione, Piton vide i suoi occhi riempirsi di lacrime mentre lei correva via, facendo ondeggiare l’arazzo. Will era rimasto nel passaggio, in attesa del verdetto, ma non sembrava particolarmente sconvolto dalla decisione di Piton, anzi, sembrava altrettanto soddisfatto nonostante i punti sottratti.
<< Cosa fai ancora qui? >>sibilò il professore.
<< Pensavo dovesse dire qualcosa anche a me >>
Piton represse uno sbuffo. Sapeva che Eder e Violet erano amici e da tempo si era accorto di quanto il ragazzo le fosse fedele: probabilmente, era l’unico che cercava di opporsi ai pettegolezzi.
<< Torna nel tuo dormitorio. Il coprifuoco è già scattato >>
<< Grazie, professore >>
Aver punito Potier non restituì a Piton alcuna serenità, come invece aveva sperato. La spia che magistralmente era riuscita a non farsi scoprire dal Signore Oscuro si era fatta sorprendere da un branco di ragazzini mentre se ne stava imbambolata a fissare Rosenao, dimentica di essere finita sotto la lente d’ingrandimento di Hogwarts. Come aveva potuto permettere che le sue difese si abbassassero in quel modo?
Le ore trascorsero senza che lui riuscisse a trovare sonno. Sapeva che Potier non costituiva più un pericolo, ma non aveva ancora nessuna certezza che gli altri studenti se ne sarebbero stati buoni. E lui, purtroppo, non poteva cominciare a punirli tutti o avrebbe attirato ancor di più l’attenzione. L’unica cosa in cui poteva sperare era che la punizione di Potier sarebbe servita da esempio...
CRASH
Il fragore fece tremare il soffitto. Piton balzò in piedi, esasperato. Avrebbe riconosciuto quel segnale fra altri cento: Pix era tornato all’opera, probabilmente nella sala dei trofei, a giudicare dall’eco metallico che quel rumore aveva provocato.
Bacchetta alla mano, risalì i corridoi e le scale verso la sala dei trofei, le orecchie tese pronte a cogliere nuovi rumori, ma la calma era tornata repentina: a quanto pareva, Pix si era accontentato di aver fornito un solo indizio prezioso a chiunque avesse voluto andare a indagare.
La lunga sala dei trofei era immersa in un buio immobile. Piton la percorse in silenzio: la luce della bacchetta si posava sulle armature coperte di polvere e le teche opache, mandando strani bagliori che rimbalzavano da una superficie all'altra. Svoltato un angolo, un movimento fulmineo catturò la sua attenzione: Piton aveva già la fattura pronta quando si rese conto che davanti a lui non c'era Pix ma la causa della sua prossima crisi di nervi.
Violet gli restituì lo sguardo, allarmata, la bacchetta sollevata pronta a scagliare qualche incantesimo. Per un attimo, entrambi rimasero pietrificati nelle loro posizioni, poi Piton rilassò il braccio.
<< Cosa fai qui? >>esclamò quasi scocciato.
<< Avevo sentito un rumore e sono venuta a controllare >>sbuffò Violet, palesemente seccata dal suo tono. Gli indicò un punto nell'ombra a una decina di centimetri di distanza.
Piton indirizzò il Lumos in quella direzione: a terra giacevano sparpagliati i resti di una vetrina mandata in frantumi da quella che pareva una palla da baseball... o da tennis... o comunque una palla di quei giochi Babbani che, anni e anni prima, suo padre si degnava di seguire in televisione. Di Pix, però, nessuna traccia.
<< Evidentemente, Pix non aveva molto sonno, stasera >>commentò Violet, riparando con un sol gesto la vetrina. Il piatto commemorativo che aveva contenuto tornò al suo interno prima che il vetro si sigillasse.
<< Gli auguro di averlo trovato, dopo il caos che ha scatenato >>
<< In realtà, pare che siamo gli unici a essercene accorti >>Violet osservò il professore con attenzione e non riuscì a trattenersi:<< Neanche lei riusciva a dormire, a quanto sembra >>
<< Cosa te lo fa pensare? >>replicò Piton, all'erta.
Violet alzò le spalle.<< Di solito, la gente qui all'una di notte è in pigiama >> 
Il professore non si diede la pena di rispondere, soprattutto perché non era il caso di confidarle il motivo per cui era ancora sveglio. Le parole di Violet, però, lo portarono suo malgrado a concentrarsi proprio su di lei e sulla camicia da notte che indossava, a maniche lunghe ma corta fino al ginocchio.
<< E tu come hai fatto a sentire quel rumore? >>le domandò, rialzando subito lo sguardo.<< Immagino fossi già a letto, no? >>
<< Ho il sonno leggero >>rispose Violet, evasiva. Si era accorta di come, un attimo prima, gli occhi di Piton avessero indugiato un secondo di più sul suo abbigliamento. Nella fretta di andare a controllare, si era dimenticata di indossare una vestaglia o un mantello.
<< E dire che per un attimo mi ero aspettato di trovare te, sonnambula, mentre devastavi la sala dei trofei >>mentì Piton, rinvangando la notte in cui Violet aveva raggiunto una torre nel sonno.
Contrariamente alle sue speranze, la ragazza non rise, ma rimase chiusa in un pensieroso mutismo.
<< Che cosa c'è? >>le domandò Piton.
<< Nulla, sono solo un po' stanca >>
<< Va' a dormire, allora >>sibilò Piton, più bruscamente di quanto avesse voluto.
La ragazza strinse gli occhi davanti al suo tono, ma indugiò. Piton la fissò quasi esasperato: di tutte le persone che avrebbe potuto incontrare si ritrovava accanto quella ragazza, in camicia da notte per giunta, che aveva chiaramente qualche problema di cui non osava parlare. E lui, da uomo intelligente che non era più, anziché girare sui tacchi voleva restare e capire cosa diavolo le fosse successo perché, lo sapeva, se non l'avesse scoperto avrebbe avuto un altro pensiero a tenerlo sveglio. A questo era arrivato: a perdere il sonno per quella ragazzina.
<< Dal momento che nessuno dei due sembra nutrire il bisogno di andare a dormire, che ne diresti di sputare il rospo? Magari la tua storia è così noiosa da farmi venir sonno >>propose lui.
<< È anche troppo noiosa: rischierei di mandarla in letargo >>Violet scosse la testa e si decise a superarlo. Non voleva neanche pensare al ghigno di Piton se gli avesse confidato di essere ancora preoccupata per le voci su loro due.
Quella poca intelligenza e spirito d'osservazione che Piton era riuscito a conservare negli ultimi minuti, però, gli fecero cogliere tutti i segnali di una menzogna. Prima che Violet avesse percorso anche solo due metri, esclamò:<< Come ti trattano gli studenti? >>
Violet si voltò lentamente, esterrefatta.
<< Riesco a farmi rispettare, se è questo che intende >>
<< E non c'è altro? >>la provocò Piton.
La ragazza sospirò, e a lui non bastò altro per comprendere tutto.
<< Mi dà fastidio che circolino certe voci su di me >>borbottò Violet, evitando di guardarlo.
<< Ti ho già detto di ignorarle, perché presto finiranno >>replicò Piton, pur chiedendosi quando, effettivamente, i ragazzi si sarebbero stancati dei loro pettegolezzi.
Violet strinse i pugni: era facile, per Piton, mantenere la calma e incutere abbastanza soggezione da far tacere gli studenti, ma per lei la situazione era diventata insopportabile. La sua reazione incuriosì il professore, e la domanda gli salì spontanea alle labbra:<< Perché te la prendi tanto se reputi quelle voci false? >>
Violet ringraziò la scarsa luce delle loro bacchette per aver nascosto il rossore che a tradimento le aveva imporporato le guance. Quelle voci erano davvero false? Be', sì, si disse: non poteva certo dire di essere innamorata di Piton. Ne stimava l'intelligenza, la bravura, il coraggio... ma a essere sincera aveva anche goduto delle ore trascorse con lui. E, con sgomento, si accorse che non le sarebbe dispiaciuto passare quella notte insonne in sua compagnia se non avessero preso quell'argomento.
Piton da parte sua iniziava a preoccuparsi. Il silenzio della ragazza era ambiguo e la sua espressione tormentata lo faceva sentire fastidiosamente in colpa, come se fosse stato lui ad aver messo in giro quei pettegolezzi.
L'ha fissata per due minuti interi.
Be’, forse una parte di responsabilità l'aveva eccome. Era un’ammissione imbarazzante e al contempo disonorevole tanto che si sentì in dovere di rincuorare Violet. Il suo lato più refrattario ai contatti umani si risvegliò a quel pensiero, bloccandolo e costringendolo a tornare ai vecchi metodi bruschi: doveva fare tutto il possibile per allontanare qualsiasi pericolo.
<< Ti rendi conto che ti stai facendo abbattere da dei ragazzini cui piace sparlare dei loro professori? >>sibilò con tutta la durezza che riuscì a imprimere al proprio tono. Violet rialzò lo sguardo su di lui, accigliata. << Se ti dà tanto fastidio, reagisci. Mettili in punizione, togli dei punti. Impara a farti rispettare, Rosenao! >>
<< Questa è la sua soluzione, professore? E con quale pretesto dovrei punirli? Perché bisbigliano al mio passaggio? Non sono come lei, non riesco a trovare in qualsiasi cosa un motivo per punire gli studenti >>sbottò Violet.
<< Allora impara a sopportare e fagli vedere che le loro parole non ti scalfiscono >>ribatté Piton.
<< Non tutti sono bravi a nascondere le proprie emozioni >>
L’allusione alla freddezza di Piton era palese, ma cozzava così tanto con la sua recente incapacità di mantenere un comportamento distaccato in presenza di Violet che il professore non riuscì a non sorridere di se stesso.
Davanti a quel ghigno, però, Violet si indispettì ancor di più, convinta che fosse rivolto a lei.
<< Lei è incredibile >>sibilò.<< Riesce sempre a trovare il modo di farmi detestare la sua compagnia >>
Il ghigno scomparve in un lampo mentre Piton incassava le sue parole. Ecco che c'era riuscito di nuovo: il muro era tornato a ergersi fra loro due. Eppure la cosa non lo consolava come si sarebbe aspettato: l'espressione turbata di Violet si sovrappose a quella ferita di un'altra ragazza dai lunghi capelli color fuoco, in piedi in riva al lago anni e anni prima. Voleva davvero permettere che quella storia si ripetesse? Poteva permetterselo?
Senza aggiungere altro, Violet si rincamminò lungo il corridoio, preceduta dal basso chiarore della sua bacchetta. Un chiarore instabile, poiché la mano che teneva la bacchetta tremava. In realtà, Violet si era già pentita delle sue stesse parole, ma non aveva più la forza di continuare quella discussione con Piton e trovare una giustificazione a quanto aveva appena detto. Ora non le restava che sperare di essere abbastanza fortunata da non incontrarlo più da lì a giugno, così da evitare qualsiasi vendetta.
Udì i passi rapidi del professore alle sue spalle, e sospirò: la lite non sarebbe finita lì...
Si fermò e si voltò ad aspettarlo, ma Piton era già a pochi centimetri da lei, la mano che reggeva la bacchetta tesa lungo il fianco tanto che Violet dovette strizzare gli occhi per coglierne l'espressione.
Quel che vide, o le sembrò di vedere, la stupì. Era riuscita a turbare Severus Piton e la cosa la fece sentire tremendamente in colpa.
Consapevole di quanto banale e addirittura infantile sarebbe suonata quella frase, mormorò:<< Non lo pensavo davvero >>
Piton non replicò nulla, limitandosi a un impercettibile cenno del capo. Alzò la mano libera a sfiorarle una guancia bollente. Le fece scivolare due dita sotto il mento e, nello stesso istante in cui la costringeva a sollevarlo, chinò la testa per chiuderle le labbra con le proprie.
Impietrita dalla sorpresa, Violet si era lasciata guidare dai suoi gesti ma, in realtà, la vera sorpresa fu lei stessa. Nel momento in cui l’aveva visto chinarsi su di lei, si era sporta senza pensare più a nulla, abbandonandosi a ogni mossa del professore che, non trovando resistenza, era riuscito ad abbassare le ultime difese.
I secondi parvero dilatarsi all’infinito nel buio della sala, scanditi dai movimenti delle labbra dei due, a volte lenti e morbidi, a volte più voraci.
All’improvviso, come folgorati da una scossa inaspettata, si separarono. La ragione li aveva colpiti a tradimento e riportati bruscamente al buio e gelido corridoio dei trofei e alla stupita consapevolezza di quel che avevano appena fatto. Una consapevolezza che stava smorzando, non senza sforzo, quel desiderio carnale che il respiro affannoso e le labbra socchiuse ancora tradivano.
A fatica, Piton si costrinse a distogliere gli occhi dalla ragazza: sentiva che la sua ragione sarebbe crollata definitivamente se avesse continuato a fissarne le labbra arrossate e gli occhi ancora infuocati. Ignorando il bisogno del suo corpo di ripristinare quel contatto, la superò velocemente senza sprecare parole inutili con cui giustificare un gesto che, in realtà, non poteva esser spiegato.
Violet restò a fissare il punto occupato da Piton fino a qualche secondo prima, incapace di muovere un muscolo. L’incredibilità di quel bacio era tale che la sua mente si rifiutava di cercare una spiegazione logica. Piton, anziché risponderle male come avrebbe fatto in qualsiasi altra circostanza, l’aveva baciata. E lei aveva risposto. Aveva risposto al bacio. Di Piton. Lei e Severus Piton si erano appena baciati.
Violet sbatté le palpebre e scosse il capo. Si guardò attorno come a cercare una smentita o la prova che, in realtà, aveva battuto la testa e sognato tutto. Il sapore delle labbra del professore e il ricordo del tocco delle sue mani tornarono vividi e scacciarono quei patetici dubbi. Che il suo rapporto con Piton fosse bizzarro lo aveva sempre saputo, ma mai si sarebbe sognata che il professore provasse attrazione nei suoi confronti. E lei? Si domandò Violet mentre tornava a passi pesanti in camera. Quando la sua stima per quell’uomo si era trasformata in attrazione? Violet si sforzò di ripercorrere tutte le emozioni provate dal momento in cui aveva rivisto Piton, a settembre, ma non riuscì a trovare il momento esatto in cui, inconsciamente, aveva stabilito che non avrebbe disprezzato alcun contatto fisico.
Quei pensieri la perseguitarono tutta la notte, al punto che Violet quasi rischiò di non presentarsi a lezione. Gli ultimi studenti rimasti indietro in Sala Grande sgranarono gli occhi quando entrò trafelata per una frettolosa colazione prima dell’inizio delle lezioni. L’adrenalina che le dava la fretta era l’unica cosa a farla muovere, quella mattina, dopo appena due ore di riposo.
Come in sogno, Violet trascorse le ore di lezione lottando continuamente per impedire che il ricordo di qualche ora prima la sopraffacesse, e fu solo all’ora di pranzo che si concesse un momento di riflessione. Rimasta sola in aula, realizzò quanto abissale fosse stato il comportamento di Piton: Violet si sarebbe aspettata un gesto simile da tutti, perfino dal professor Ruf, ma mai dal suo Ex Direttore. Il loro rapporto sembrava essere migliorato nelle ultime settimane, ma nulla le aveva fatto sospettare un suo interesse nei suoi confronti. Perfino la gita a Hogsmeade era stata un’uscita amichevole: Violet non poteva dire che Piton avesse voluto far colpo su di lei quanto piuttosto essere normale come chiunque altro. La ragazza scosse la testa, a metà tra il divertito e l’esasperato: quell’uomo era talmente abituato a dover simulare le proprie emozioni da essere riuscito a celarle un simile interesse.
E lei? Violet abbandonò la fronte sui palmi delle mani aperti, la testa che pulsava a causa del sonno e di tutta quell’attività cerebrale. L’aveva assecondato: l’idea di allontanarlo e di indignarsi non l’aveva neanche sfiorata. Dunque ammirava così tanto Piton da permettergli tutta quella confidenza? Violet richiamò tutte le emozioni che aveva provato da quando era tornata a Hogwarts: la gioia di poter lavorare fianco a fianco col suo ex Direttore, la rabbia a ogni malinteso, la gratitudine per tutte le volte che aveva tentato di proteggerla… L’espressione di profondo sollievo del professore quando, in infermeria, aveva posato gli occhi di nuovo vigili su di lui, tutte le attenzioni che continuava a dedicarle anche ora che circolava quello sciocco pettegolezzo. La sua espressione raggelata quando gli aveva detto “Riesce sempre a trovare il modo di farmi detestare la sua compagnia” e quell’impeto mai rude con cui l’aveva baciata… Man mano che Violet ripercorreva tutti quegli episodi sentiva un intenso calore crescere dentro di sé: era gioia. Gioia e soddisfazione davanti alla consapevolezza di essere riuscita a catturare l’interesse di Piton fin dal primo giorno.
Tutte quelle riflessioni, però, non riuscirono ad alleviare il senso di imbarazzo che l’idea di incontrare Piton le provocava. Nonostante il professore non fosse sceso in Sala Grande mentre c’era anche lei, decise di non sfidare ulteriormente la fortuna e ritirarsi in camera subito dopo la cena. Non le restava che correre in sala professori a prendere gli appunti per Vitious e poi rintanarsi in camera.
Il profilo di Piton fu la prima cosa che attirò il suo sguardo non appena ebbe varcato la sala. Il professore alzò gli occhi dal suo lavoro mentre Violet si bloccava per una frazione di secondo, prima di dirigersi spedita verso la scrivania di Vitious interrompendo qualsiasi contatto.
<< Hai passato una giornata tranquilla? >>
La voce bassa di Piton attraversò la sala e colpì Violet come una sferzata.
<< È stata piuttosto impegnativa, in realtà >>rispose lei, dandogli la schiena.
<< Filius riprenderà il suo posto domani pomeriggio >>osservò Piton dopo una breve pausa.
Violet fece un suono d’assenso e recuperò gli appunti che le servivano, ma si fermò nell’udire il rumore della sedia sul pavimento e i successivi passi del professore che le si avvicinavano. Seguì un’altra pausa, più lunga, mentre Piton osservava la schiena della ragazza e si costringeva a non indugiare oltre.
<< Volevo accertarmi che non avessi frainteso quello che è successo. Si è trattato di un momento di debolezza, privo di qualsiasi significato >>
Violet spalancò gli occhi, stupita. Uno stupore che iniziò subito ad assumere una nuova, curiosa forma: era delusione? Al ricordo del respiro del professore, della voracità con cui si era accanito sulle sue labbra, non riuscì a trattenersi:<< Non avrei mai pensato che lei potesse cedere a un momento di debolezza >>
A Piton venne quasi da sorridere: si era aspettato una risposta pungente. Incredibilmente, perfino in quel momento cruciale in cui poteva e doveva rompere qualsiasi rapporto con Violet, provò un moto di orgoglio davanti al tentativo di lei di non lasciare il campo senza attaccarlo.
<< Non accadrà una seconda volta >>chiarì il professore, << non sono Purblack: so riconoscere i miei errori e controllarmi per non ripeterli >>. Vide Violet trasalire davanti al riferimento al vampiro, e un dubbio si insinuò in lui.<< È successo qualcosa fra voi due? >>
Violet maledì quel dannato spirito d’osservazione di cui Piton era dotato: era l’ultima persona alla quale avrebbe voluto confidare un segreto simile. D’altra parte, quella sensazione di delusione che le parole del professore avevano innescato si era acuita al punto che sentiva che il loro rapporto era ormai compromesso in maniera irreparabile.
<< Non vedo perché la cosa debba interessarla >>rispose seccamente e uscì dalla sala sbattendo la porta più forte di quanto non avesse davvero voluto. Non si era fermata a scoprire se le sue parole avevano sortito un qualche effetto su Piton: se si fosse voltata, forse avrebbe compreso quanto il professore aveva mentito sulla notte precedente.

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