Il fantasma vendicatore

di StellinA003
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 2- primo giorno di lavoro ***
Capitolo 3: *** capitolo 3- Amici? amici! o... quasi ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5- Attimi ***
Capitolo 6: *** Avviso ***
Capitolo 7: *** capitolo 6- una nuova amica ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il fantasma  vendicatore
 
Capitolo 1- Prologo
 
 
Ciao,  mi  chiamo  Sana  Kurata  e  ho 20’anni.
Sono  un  fantasma  vendicatrice  e  mi  manifesto  di  giorno  nella  villa   degli  Hayama  per  vendicare  la  morte  di  mia  madre,  separandoci.    Io  non  sono  esattamente  morta,  posso   rivivere  ancora  ma  la   cosa  che  voglio fare in  questo  momento  è  vendicarmi,  non  m’importa  di  avere  una  nuova  vita, anche se se  mi  trasformo  in umana  riuscirei  per  sempre  a  diventare  un  fantasma  e  ritornare  da  mia madre.  Il  principale  della  tragedia  è  Akito  Hayama,  21’anni,  capelli  biondi,  occhi  ambrati,  uomo  ribelle  e  capace  di  qualsiasi  cosa.
Non  so  cosa  mi  sia  successo  precisamente  ma  so  solo  che  dopo  la  tragedia  mi  sono  trasformata  in un fantasma  e  la  mia  missione  è  vendicarmi.
Il  mio  piano  fra  poco  verrà  attuato,  tutto  è  stato  curato  nei  minimi  dettagli,  mi  farò  chiamare  Fujiko  Matsumoto.
 
 
Casa  Hayama- ore  8:45
<< Akito! Akito!  Sveglia >>  Questa  è  Annamarie,  la  cameriera  che  lavora  qui  da 25  anni  e  che mi  ha  fatto  praticamente  da  madre.
<< Annamarie,  sì,  ora  mi sveglio >>
<< No,  adesso  lo  dovrai  fare.  Tuo  padre  ha  assunto  una  nuova  cameriera  e  mi  ha  chiesto  di  chiamarti per    occuparti  di  lei >>  << E  perché  io?  Non  ci  può  andare  lui? >>   << Akito,  sai  che tuo  padre  è  un uomo  molto  impegnato >>
<< Sì,  sfortunatamente  sì >>
<< Dai  su,  svegliati  e  vai  a presentarti >>
<< D’accordo >>
Una  volta  finito  scende  giù  all’ingresso  dove  girata  c’è  una  ragazza  dai  capelli  rosso fuoco  che  osservava  la  casa,  come se la   stesse  studiando
<< Ehm…  mi scusi… >>
La  ragazza si  gira  e saluta  Akito  cordialmente
<< Salve,  signor… >>
<< Akito  Hayama >>
<< Oh  si  certo,  mi  scusi >>
<< No,  niente >> Akito  sembrava  molto  scocciato  e  questo  alla  ragazza  non  era  di  certo sfuggito.
<< Piacere,  mi  chiamo  Fujiko Matsumoto e  sono  qui  per  il  colloquio  di  lavoro  con  il  signor  Fuyuki  Hayama,   suo padre  immagino >>  disse  porgendogli  la  mano    << Mi  dispiace  ma  mio  padre  adesso  non  può  riceverla >>
<< Mmmh,  che  sfortuna!  Ho  proprio  bisogno  di  parlagli,  potrei  allora  parlare  con  lei?  È  suo  figlio  quindi  immagino  che  sia  la  stessa  cosa >>
<< No,  ritorni  un  altro  giorno >>
<< Su  Akito,  non  essere  scortese,  non  è  gentile  trattare  così  una  donna >>   << Annamerie,  puoi  andare  a  chiamare  mio  padre?  Questa…   donna,  vuole  parlare urgentemente   con lui, io le ho  detto  che  non  può,  ma  insiste >>
<< Akito  su,  allora  perché  non  ci  parli  tu? >>
<< Semplicemente  perché  a  me  non  interessa   il  personale,  è  una  questione  di  cui  se  ne  deve  occupare  mio  padre >>
<< Mi   scusi  se  m’intrometto  signore,  ma  io  sono venuta  qui  per  un  colloquio  di  lavoro  con  suo  padre  e  per  telefono  mi  ha  spiegato  in  modo  chiaro  e  preciso  che  se  lui  non poteva,  suo figlio   sarebbe  stato disponibile  ed io non   posso  ritornarmene  a  casa  dopo  che  sono  venuta  a  piedi  da  Gunma solo  per  venire  qui  e  non  accetto  assolutamente  che  venga  rimandata  anche  perché  ormai  tutto  è  confermato >>
<< Capisco  signorina,  infatti  adesso  Akito  parlerà  con  lei  e  metterà  in  chiaro  tutto  ciò  su  cui lei  ha  dubbi >>
<< Lo  spero >>
<< Certo  certo,  venga  con  me >>
<< A  presto >>   dice   Fujiko ad  Annamarie
<< A  presto  cara >>  Risponde  quest’ultima.
Fujiko  le  rivolge un meraviglioso  sorriso  che  subito  viene  ricambiato.
 
<< Allora,  siediti >>  dice   Akito  a  Fujiko.
Fujiko   fa  come  le  viene ordinato e   dice
<< Allora  signore,  io vorrei  prima  di tutto  parlare  dei  miei  orari  di  lavoro >>
<< Di  solito  le  cameriere  dormono  qui,  il  weekend   possono  uscire  con  un  permesso  e  se  urgente  anche  in  settimana  e  chi  si deve  occupare  di  qualcuno  personalmente  può  dormire  alla  propria  casa  e  il  giorno  dopo  può  ritornare >>
<< Bene,  io  non  mi  devo  occupare di nessuno  adesso >>
<< Quindi  resterai  qui 24h  su 24h >>
<< Sì >>
<< Deve  domandare  qualcos’altro? >>
<< Sì,  da  quando  comincio  a  lavorare? >>
<< Domani >>
<< Certo,  allora  a  domani  signor  Hayama  Akito >>
<< A  domani >>
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
 
Allora?  Che ne  pensate  di  questo  breve   prologo?  Spero  vi   sia  piaciuto…
A  presto 
 

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Capitolo 2
*** capitolo 2- primo giorno di lavoro ***


Il fantasma  vendicatore

 

Capitolo 2- primo giorno di lavoro

 
<< Mamma, mamma! >>  non  rispondeva  nessuno
<< Mamma! >>  la inizio a   cercare  in tutte  le parti  della casa  fino  a quando arrivo  in  cucina  trovandola   stesa  per  terra,  che  stava  perdendo molto  sangue,  così  tanto  che  non  mi  accorsi  nemmeno da  dove  proveniva.
<< Mamma,  mio  Dio,  che  ti  è  successo? >>
<< H-Haya-ma…  A- ki-to  Haya-yama >>
<< Hayama?  Quell’uomo  dell’azienda? Mamma!   MAMMA,  RISPONDIMI,  MAMMA >>  cado  a  terra,  sfinita  dal  dolore.
Perché  a me?  Perché?  Mamma
Una  squadra  di  poliziotti  fanno  irruzione  in  casa,  mi  fanno  delle  domande  ma  io  non rispondo,  sono  su  un altro  pianeta,  completamente  vuoto.
All’improvviso perdo  i  sensi  e  mi  trovo  in  un altro posto, a  me  totalmente  sconosciuto.
All’improvviso,  noto  una  scritta,  una  scritta  che  mi  fa  ribollire  il sangue:  “Villa  Hayama”.
Mi  vendicherò.
 
Dopo  mesi  e  mesi di ricerche  su  quell’uomo  finalmente  il  mio  piano  verrà  attuato.
 
 
Villa Hayama- ore 8:35
TOC TOC
Una volta che Annamarie  aprì  la  porta Fujiko  le  fa  un enorme sorriso
<< Ciao Fujiko >>
<< Ciao Annamarie, come sta? >>
<< Cara,  io sto benissimo  ma  non  essere  così  formale con  me, per  favore >>
<< Hahaha, d’accordo,  non  sarò  più così  formale Annamarie >>
<< Bene,  brava ragazza,  adesso entra >>
Una  volta entrata   Annamarie  riprende la  parola
<< Allora,  adesso  vado  a  chiamare  il  signor  Hayama >>
<< Ah,  ehm,  senti  Annamarie,  potresti chiama       re il figlio, il signor Akito  anziché  suo  padre?  No, non  fraintendere,  voglio  parlare  con  lui  solo perché  ieri  è  stato  lui  a  darmi  indicazioni  e  oggi  voglio  chiedergli  da  dove  iniziare  e poi… >> << No  Fujiko,  non  devi  darmi  spiegazioni,  adesso  lo chiamo e  gli  ordino  di  scendere >>
<< Grazie >>
<< Di  niente >>
Annamarie  sale  su  per  la  lunga  rampa  di scale e   si  dirige  verso la  camera  di  Akito.
 
Sana  lascia  posto  ad un’espressione  seria, molto  seria  e  molto  vendicativa.
Questo  è  solo  l’inizio,  caro  Hayama…
 
*** POV AKITO***
 
<< Akito, Akito! >> Urla  Annamarie  alzando  le  tende  delle  finestre  per  far  penetrare  la  luce  del  sole.
<< Annamarie,  ti  prego,  basta  urlare  e  abbassa  le  tende,  per  favore,  non  farmi  perdere  la  pazienza >>
<< Su  Akito,  c’è  la  signorina  Fujiko giù >>
<< Oh  mio  Dio,  mandala  via  o  chiama  mio padre >>
<< No,  mi  dispiace  Akito  ma  Fujiko  vuole  che  sia  tu  a dire  cosa  deve  fare  perché  sei  stato  sempre tu ieri  a  darle  l’ordine,  ti  vede  come il  suo capo >>
<< Fantastico >>  dice  Akito   con  tutta  l’ironia   possibile.
<< Akito,  non  è il  momento  di fare  l’ironico,  alzati  e  vai  da  Fujiko >>
Akito  si  alza  e  ancora  seduto  sul  letto dice
<< Io  non sono il  capo  di nessuno  okay?  E  adesso  Annamarie,  te  lo  chiedo  per  favore,  puoi  andare  lì  e  dire  a  quella  che  io non  comando  nessuno?  Sono  il figlio del  capo  ma non  IL  capo,  okay?  Puoi  ripetere  queste   stesse parole  alla Matsumoto? >>
<< Oh oh,  no,  mi  dispiace ma  vedo  che  quella  ragazza  ti   fa proprio  un buon  effetto,  ti  fa  parlare  molto  di  più,  complimenti  alla “Matsumoto” >>
<< Un  buon effetto?  Mi  fa perdere  proprio la  pazienza,  altro  che  buon  effetto >>
<< Akito  senti,  mi  dispiace  ma io  non  le  dirò  assolutamente  niente  se  non  di  aspettarti,  adesso  preparati,  non  si  fa  aspettare  una  donna >>
Akito  poteva  giurare  di  aver  visto  spuntare  da  dietro  la porta,  mentre  la  porta  si  stava  chiudendo, un  ghigno  divertito  da  parte  di   Annamarie  che  lo  fece  sospirare   e  andare  in  bagno  a  prepararsi.
Una  volta  finito  scese   giù dove  incontrò  Fujiko.
<< Oh  ciao  signor  Hayama >>
<< Di cosa hai bisogno? >>
<< Molto  semplice,  vorrei  cominciare  a lavorare  e vorrei  sapere cosa devo  fare  e  metterci  d’accordo  sulle  stanze >>
<< Senti >>  inizia  Akito  con  una  calma  forzata  << IO  non mi  occupo  di questo  genere  di cose, IO non  sono  il  capo  di  nessuno,  IO  non  devo  assolutamente  dirti  niente,  né  riguardo  la tua  stanza,  né  di  quello  che  farai,  ieri  era  un  caso  a  parte,  oggi  mio  padre  credo  che  sarà  disponibile quindi  vai  da lui >>   << Senta  signore,  io  sono  qui  per LA-VO-RA-RE,  non per  giocare  okay?  Suo  padre  mi ha  detto  che  in  caso  di bisogno  potevo  chiedere  al  figlio,  in  questo  caso  tu,  e  che  potevo  contare  su  di te  in  qualsiasi  momento.
Adesso  vorrei  che  lei  mi  dia informazioni   perché  lei  ieri  mi  ha reso possibile della  sua  disponibilità  e  dato  che lei  sa cosa  io voglio  sapere  e  a  che punto  ieri  è  arrivata  la nostra  conversazione  vorrei  che lei  mi  desso  altre  informazione >>
<< Va bene,  ma che  sia  l’ultima  volta >>
<< Certo,  come no >>
<< Senti,  in  qualità  di  tuo  capo,  non  ti  permetto  di  rispondermi >>
<< Punto 1, io,  anche  se sono solo una  dipendente,  sono  un’umana, una  persona, UNA DONNA  e  merito  anch’io,  come  lei,  rispetto,  capo  o  non.
Punto 2, lei,  ha  appena  detto  che  non  è il  capo  di  nessuno  quindi non  le  permetto  di trattarmi  come  una schiava  perché  lei,  per me,  non  è  assolutamente  nessuno se  non  un  conoscente,  anzi,  uno  sconosciuto e  non  le  permetto  di  prendersi  tali  confidenze,  quindi,  per  favore,  mi dia  del  lei   come io  le do  del  lei >>
<< Ma  che  sfacciata >>
<< Eh? Io  sfacciata? Io?   Io ho  solo detto  quel  che penso!  Che  c’è?  Il  signor  Hayama non  digerisce il fatto che   gli  si  viene detto  la verità? >>
<< Senti  ragazzina… >>
<< In  quanto  al fatto  di anni per  quanto   mi  riguarda  io  ho  i  tuoi  stessi  anni,  quindi  ragazzino… >>
<< Questa è bella! Io  ragazzino? >>
<< Amplifon? Ho  il numero,  se  vuole lo  chiamo,  non  ho problemi  se  è  per   aiutare  IL MIO  CAPO >>  Risponde  a  tono  Fujiko  marcando il tono  di  voce  sulle  ultime  parole.
<< Sei  davvero  impossibile,  in   questo  modo  rischierai  il  licenziamento  immediato >>
<< Mi  deve  dare  del  lei  prima  di  tutto  e  poi,  suo  padre  non  credo  che mi  licenzierà  solo  perché  ho  risposto  ad  una provocazione  di  suo  figlio,  questo  è il mio  carattere  e  mi  dovrà  sopportare  per  quel che  sono.  Io  non cambio  solo  perché lavora  in  questa  casa  chiaro? >>
<< Chiarissimo >>
<< Lo  spero >>
<< Bene,  adesso  PUÒ  andare nell’ufficio  dove  siamo  stati  ieri >>   disse  Akito  marcando  di  più  il  “può”  per  farle  capire  che  aveva   capito  il  concetto  forte  e  chiaro.
<< Ma  certo  signor  Hayama >>   Akito  e  Fujiko si  dirigono  verso  lo  studio  dove  era solito  andare  Akito  per  le  riunioni  che  gli  affidava  il  padre.
<< Bene  signorina  Matsumoto,  adesso  lei  inizierà  a  lavorare  almeno il  primo  giorno  con  le  altre  cameriere che  vi  faranno  vedere  come  e  cosa  dovrete  pulire  la  casa e  occuparvi  delle  persone  che  ne  occupano la  proprietà,  ovvero  il  servire  i  padroni  di  casa >>   << Capisco,  del  pagamento  ne  parleremo  più  il  là,  non  m’importa  molto >>   Akito  da  quel  “non m’importa  molto”  rimase  basito.
Ma  come  può non  importarle?  Non  è  venuta qui  solo  per riuscire  a  vivere  con i  soldi  che le  diamo?
Questa  donna  è un  mistero.
Senza  neanche  rendersene  conto,  Fujiko  era  già  arrivata  in  cucina dove   stava   Annamarie.
<< Ciao  Annamarie!  Il  signor  Hayama  mi ha  detto  che  il  primo  giorno dovrò  lavorare  con le  altre cameriere.  Non  è  che puoi  farmi  tu  da “guida” >>  << Ma  certo  Fujiko,  non  preoccuparti >>   << Grazie >>
 
Fujiko  e  Annamarie  si  misero  a  lavoro  ed  entro  mezzogiorno  la  casa  era  pulita  e la  tavola  apparecchiata.
<< Adesso  Fujiko  arriveranno  i  padroni,  il  signor  Hayama,  Natsumi  e  Akito,  noi  dobbiamo  servigli e   augurargli  buon  pranzo >>  << Sembra  abbastanza  facile >>   << Sì,  non  è niente  di  che >>     
 
Bene,  credo  proprio  che  il  caro  signorino  Hayama  oggi non  pranzerà.  Poi,  stasera  gli  porterò  giusto qualche  avanzo  per  guadagnarmi  un  po’  di  fiducia.
 
<< Buongiorno signori >>  dicono all’unisono Fujiko, Annamarie e  altre  cameriere.
<< Buongiorno >>  Dicono Natsumi, il signor Hayama  e  Akito.
<< Oggi cosa si  mangia? >>   Dice  Natsumi  sprizzando energia  da tutti i pori  come  sempre.  Annamarie  risponde
<< Per  primo abbiamo  ottime  lasagne,  per  secondo pollo al  forno  con  contorno di  patate,  come  frutta  abbiamo   fragole  con panna  e  come dolce  un’ottima  torta al  cioccolato  fatta  dalla migliore pasticcera  della  città, chiamata personalmente  da me  e Fujiko >>
<< Mmmh,  ho sentito parlare  di  Fujiko ma non  la  conosco  ancora,  chi  è? >>   Fujiko  prontamente  dice  << Io  signora! >>  << Oh!  Finalmente  faccio la sua  conoscenza >>  poi  si  alza dal suo  posto a  tavola  e  si avvicina a lei  dicendo  << Io  sono  Natsumi,  per favore,  non mi  chiamare  signora e mi  dia  del  tu >>   << Se  io  ti  devo dare del  tu,  dammi  anche tu del  tu >>  << D’accordo…  noi  diventeremo  molto amiche >>
<< Ahaha, sì >>   << Bene,  adesso ti  presenterò  tutti i  camerieri,  la  governate  che  già  l’hai conosciuta,  è  Annamarie,  e tutti  i  miei famigliari >>  << Certo,  una  volta finito  di  mangiare  andremo a  conoscere  tutti >>  << No no,  adesso,  per primo  inizierò  con  la mia  famiglia >>  << Su  Nat,  adesso  è ora  di pranzo,  anch’io  voglio  conoscere bene   Fujiko  ma  una volta finito  di pranzare >>  << Papà,  può pranzare  con noi? >>
<< Beh,  se non  è un  problema  sì >>  << Per me  è un  problema >>  interviene  Akito.
<< Taci  Aki,  se papà   dice  sì,  è sì >>
<< Ma  taci tu  che sembri  una  bambina con   il tuo primo   giocattolo >>
<< Grr,  zitto, Fujiko non  è il mio  giocattolo >>
<< Su ragazzi,  basta  litigare! Akito, non  vedo cosa   ci sia  di male nell’invitare  una  ragazza a pranzare    con  noi,  me lo spieghi? >>
<< Semplicemente  perché è una  cameriera e  poi non  bisogna darle troppa confidenza >>
<< Ma  Natsumi vorrebbe  diventare sua  amica e poi  non  credo cosa  centri  con il  fatto che sia   una  cameriera >>
<< Perché  poi se diventano amiche  Natsumi  e  la  “signorina”  Fujiko  si metterebbero a   spettegolare e   non  lavorerebbe più  perché  assumerebbe  un ruolo di  preferenza in  questa casa,  e non  è giusto >>   Natsumi  prende la  parola   << Parli  proprio tu  di  preferenze quando  Annamarie  è la tua preferita >>  << Di  certo  non spettegolo con  lei  come fate  voi  ragazze,  specie se  siete  della  stessa età >>   Fujiko  interviene  << Scusatemi  se  m’intrometto nella  vostra conversazione ma  avrei  anch’io qualcosa  da dire.  Io  non spettegolo perché  sono una   persona  seria  e  ho bisogno  di questo lavoro  e non  vorrei  perderlo per niente al mondo.  Se  sua sorella vuole  diventare mia  amica mi  farebbe piacere  perché io  non  ho mai  avuto una  vera amica e  poi  parlerò  con lei  solo se  necessario  e se una  delle  padrone mi  chiede  di conversare  un  po’,  il mio  dovere  è  ubbidire,  non  spettegolare a  mio  piacimento >>    Natsumi  rimane  colpita  dalle  parole  di  Fujiko,  così  tanto  che le  fa  i  complimenti   << Bravissima  Fujiko >>  poi  si rivolge a  suo fratello   << Esattamente  e  quindi,  caro fratello,  non puoi   opporti  perché io  sono il  suo  secondo capo >>  << Anch’io  sono il  suo  capo! >>  si  oppone Akito.
Fujiko  allora  con il  ghigno  sulle  labbra  dice << Oh!  Mi  dispiace  signor  Hayama ma  lei non  è il  mio  capo,  me  lo  ha  detto proprio  lei,  quindi…  io non  la  considero  un mio  capo >>  Queste  parole lasciarono  a  bocca aperta   tutti,  anche  Akito  che  per come  è  stato  contraddetto è  rimasto a   bocca  aperta,  mai nessuno  lo  aveva  trattato  in  quel modo,   specie  una  donna.
Il  signor  Fuyuki  allora  per  smorzare  quel  silenzio imbarazzante  dice   << Allora  ragazzi, adesso  basta,  Fujiko,  perché non   vieni a  pranzare  con  noi >>
<< Verrei  volentieri  ma non  posso,  essendo il  mio primo  giorno di  lavoro  vorrei  rendermi utile  in  qualche  modo,  pranzerò  più  tardi  con  Annamarie,  poi  forse  a cena  potrei,  sempre  se l’invito  sarà  ancora  valido >>  <<       Ma  certo  Fujiko,  l’invito  sarà  sempre  disponibile  per te >>   << Allora  grazie >>
Poi  fa  una specie d’inchino  ai presenti  e  se ne va  in cucina  seguita  da  Annamarie.  Una  volta  in cucina  Annamarie  ancora  sbalordita  dalle  parole della  ragazza  dice  << Fujiko,  non ti sembra  di essere  stata  troppo dura  con  Akito? >>  << No,  per  niente,  se l’è   cercata.  Io non  spettegolo,  io  eseguo  degli  ordini  e  lui  quando  ci fu  il  colloquio  ha  detto  esplicitamente  che  non  è  il mio  capo  ed  io  non lo  tratto  come  tale >>   << Sì  però… >>   << Basta, non  voglio  parlare  più  del  signor  Hayama >>  << D’accordo >>  poi  Fujiko  domanda   << Annamrie,  oggi  potrei  distribuire  i  piatti  ai  signori?  Voglio  fare qualcosa >>  << Ma  certo,  non  ci  sono problemi,  nel frattempo  che  tu  distribuisci i  piatti  col primo,  io  sto  in  cucina  a  distribuire  nei  piatti  il pollo >>   << Okay >>.
 
<< Ecco  a  voi >>   dice  Fujiko  portando  tre  piatti con  lasagne  come  una  perfetta  cameriera.
Prima  dà  il piatto  a Natsumi,  poi  al  signor  Fuyuki  e  quando  arriva  ad  Akito  “involontariamente”  lo  fa  cadere  addosso  ad  egli.
<< Oh  mio  Dio!  Mi  scusi,  davvero  non  volevo,  è  il mio  primo  giorno di  lavoro,  mi  perdoni >>   Akito  sentiva la  rabbia  salire,  come  si  era  permessa  quella  stupida   << Basta! >>  urla  Akito   << Sei  venuta  qui per lavorare,  non  per  rispondere  a  persone che non conosci affatto.  Se  non sapevi  fare la  cameriera  non   vedo  perché  sei  venuta.  Sei  un  disastro!  Basta, mi  sono  stancato,  vado  in  camera,  dite  ad  Annamarie  di non  portarmi  nient’altro >>  Akito  va in  camera  sua  arrabbiato  più che  mai,  si  era  trattenuto  dal  menare  un ceffone  a quell’insolente.
Sana  dal canto  suo  si sentiva  pienamente soddisfatta.
Adesso  cercherà  di  diventarle  amica,  di  avere la  sua fiducia.  Il  suo piano  sta  andando  come  voleva lei.
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3- Amici? amici! o... quasi ***


Il fantasma  vendicatore

 

Capitolo 3- Amici? Amici! O… quasi

 
TOC TOC
<< Chi è? >>    << Signor  Hayama,  sono la  signorina  Fujiko,  posso  entrare? >>   << No,  va via >>   << La  prego,  è questione  di un  minuto,  le lascio  una cosa  e poi  vado >>   << D’accordo,  entra >>.
Fujiko  apre la  porta  con  un vassoio  in mano.
<< E  quello cos’è? >>   << Mh?  Questo?  Mi  stupisco   che lei  non  lo riconosca  dato che vive tra  cameriere  e  vassoi  in oro.  È un  vassoio!  Non lo  riconosce? >>
<< Sì,  so cos’è ma…  cosa  contiene >>    << Del  cibo no? >>   << E  per quale  motivo? >>   << Vuole  per caso  digiunare? >>   << Quella  era la mia  intenzione,  con  lei  in casa non  mi  sento  più  neanche  sicuro  a  mangiare >>   << Ehi!  Cosa  sta  cercando  d’insinuare? Io  sono un’ottima  cuoca >>   << Certo, come  no,  in cucina  ho  sentito  urla  di  Annamrie  “ Fujiko, no  quello  non  lo  devi toccare, potrebbe  bruciare  tutto!”  non  erano  state  queste le  parole   di  Annamarie? >>   << Ehm… >>
<< Sei  una  pessima  cuoca >>   << Ma  questo  l’ha  fatto  Annamarie >>   << In questo  caso… lo  mangio >>  prende  il vassoio  dalle  mane  di  Fujiko  e  lo  apre.
Si  vede che  è stato  fatto da  Annamarie,  ha  un  bellissimo  aspetto  e  un ottimo  profumino.
<< Allora?  Ha  intenzione  di mangiarlo  o lo  fisserà  per  un’altra  ora? >>   << Ehm, no,  adesso lo  mangio >>
<< Bene >>.   Akito  mangia  in silenzio  e  Sana lo  scrutava  attentamente.  Akito  se ne  accorge  e  domanda
<< Che  c’è?  Sono  sporco? >>   Sana  ride e   dice
<< Ma no, ti stavo  solo  guardando >>   << Motivo? >>
<< Così!  Non  si può? >>   << Fa  come  vuoi >>
<< Grazie >>.  Dopo  minuti  di silenzio  Fujiko  riprende  a parlare   << Ehm…  senti,  io  volevo  scusarmi per  quello che ti ho fatto,  veramente…  non  l’ho  fatto  di proposito,  per me  è importante  mantenere  il mio  lavoro   e  se qualche  volta  le  rispondo  è solo  perché  io ho  un mio  carattere  piuttosto  impulsivo  e  ribelle >>  Akito   rimane  stupito,  è  il  primo argomento  che trattavano  senza  litigare  e  serio.
<< Non  dice niente? >>   << Sono  stupito >>  Fujiko  ride  << E perché? >>  << Non  lo  immagina? >>  << Hahaha,  in  effetti  sì.  Litighiamo  sempre,  anche  al colloquio  di lavoro  che  dovrebbe essere  una cosa  seria  ma invece  abbiamo litigato  e  adesso  abbiamo  finalmente  un’ottima  conversazione >>   << Già,  e  mi stupisco.  Lei  è una  ragazza  che  sa  tenermi  testa  e  l’ammiro  un po’ >>
Sana  rimane  stupita.
Non  lo immaginavo  così…  così profondo.
Fujiko  sorride    << Davvero?  Grazie.  Anche…  anche  la mia  mamma mi  ammirava,  me lo  diceva  ogni giorno >>
Sana  sgrana gli occhi
Cosa mi  prende?  Ho  parlato  di mia madre  con il  suo  assassino.  Cosa mi  succede?  Perché  mi comporto   i n questo  modo con  lui?
<< E adesso?  Non  te lo dice  più? >>
Sana  sente  crescere  la rabbia.  I  suoi  occhi,  dapprima  tristi,  diventano  infuocati,  ma  Akito non  lo nota  perché  Sana,  essendo  un fantasma,  riesce  a mascherare  le sue  vere  emozioni  molto  bene.
<< No,  è  morta,  ma qualche volta  la sento  che me lo  dice  in sogno >>  Fujiko questa  frase  la  disse  con una  nota  di rabbia  che  non  era  riuscita  a nascondere.
<< Sei  arrabbiata? >>   << No,  assolutamente >>  << Sai, anche  mia madre  è  morta  1 anno  fa.
Mia  madre  mi dava  sempre  consigli su  tutto,   anche  su come  comportarmi  quando  c’è  un ospite,  di solito  odio  gli ospiti  e faccio di tutto  per farli  arrabbiare  ma da  quando  mia madre  mi ha  dato  tutti quei  consigli  ho smesso.  Mia  madre  era una  donna  unica,  garbata,  affrontava  sempre tutto  con il  sorriso.  Era  senza rancori, era  una  donna  degna  di essere  chiamata  tale.  Mi  maca  tantissimo  sai  Fujiko? >>
Sana  rimane ancora  una volta  stupita.  Sapeva  che la  madre  era morta  ma  lei  considerava  Akito  un  uomo  freddo,  senza sentimenti,  ma  dopo le  parole  di  Akito  constatò  che  non  era  affatto così.
<< Mi  dispiace Akito, anch’io  sono nella  tua  stessa  situazione,  mia madre  mi  manca  tantissimo  ed  era  una  donna  così  speciale,  così buffa  e  così  rispettabile  che  non mi  sono mai  sentita  all’altezza  di essere  sua  figlia sai?  Mi  sentivo  un peso,  un qualcosa  di troppo.
Non ho  mai messo  in dubbio  il suo  bene  per  me   né  tantomeno  il  mio bene  per lei  però  io mi  sentivo  una  persona  di troppo nella   sua  vita.  Io  e lei  non  ci assomigliavamo  per niente,  mio  padre  è  morto  durante  un  incidente  quando  ero  ancora  molto  piccola,  non  mi ricordo  nulla  di lui  e  non  l’ho  mai  nemmeno  visto in  foto.  Mia  madre  diceva  che  ero  la sua  fotocopia  però  ogni  volta che c’era  un  ospite  in  casa  nostra,  diceva  sempre  cose  tipo  “Che  bella bambina!  Non  ti somiglia  molto,  l’hai  adottata? Lo  dico  anche perché  non  è  come te,  neanche di  carattere”  molte  volte  ho dovuto  subire  parole  del genere  da  estranei  che  di me  e mia mamma  non sapevano  assolutamente  nulla.
Per  questo  quando  stavo  con lei  mi sentivo una  nullità.
Lei  era  bella, dolce,  simpatica,  forte, riusciva  a baciare  la  vita  anche nei momenti  difficili.  Io invece  dopo  quelle continue  parole  mi sono preoccupata  di costruire  una  maschera  felice,  per  farmi  vedere  contenta  da mia  madre  ma sapevo  che  lei sapeva  che io  non  ero  felice,  infatti  cercava  sempre  di  rendermi  tale dandomi  un  affetto  che solo  una  mamma  poteva  dare.
Non  ha mai  fatto domande,  lei sapeva,  tutto.  Ogni  cosa che  mi  accadeva  e  nascondevo  lei  mi  guardava  negli  occhi,  capiva  il problema  e  senza  farmi  domande  a riguardo  me lo  risolveva  dandomi  il  sorriso, breve,  ma  sincero.  Ed  erano  proprio  quei  momenti  che adoravo.
O almeno,  credevo  di  adorarli  fino  a che  non  venne la sua  morte.  Dopo  la  sua  morte  capii  che in  realtà  amavo  solo il  momento  in cui  lei  mi  donava  affetto  e  mi  ridava  il sorriso,  ma non ho  mai  amato  il non  parlare  con lei dei miei  problemi,  confidandole  cosa  mi  turbava oltre  le parole  di quella  gente.
Non  le ho mai  dato la colpa  di saper  leggere  bene negli occhi delle persone,  la  colpa  la  do  a me  stessa che  ho  sempre  taciuto,  chiudendomi  in me  stessa.  Alle  elementari  tutti mi  credevano  una  bambina  pazza  e  solare,  forte.  Quella  era  la bambina  che  io  AVREI  voluto  essere.  Non  ero forte,  solare,  pazza,  gioiosa…,  ero  solo brava  a recitare,  ero un’ottima  attrice  anche  nella mia  vita,  ed  io odio  le  attrici,  perché  sono false,  io  sono  falsa,  io mi  odio  per  tutto  quel  che non sono  mai riuscita  a dire  a mamma,  per  i miei  dubbi,  le mie  insicurezze.  Solo  dopo  tanto  tempo sono  diventata  forte, perché  sai?  Ho capito  che  nessuno  nasce  forte,  ognuno  di noi  deve  costruirsi  la  sua forza,  anche  se prima bisogna  soffrire  come  cani,  dopo  sarai  forte.
Io  lo  sono diventata dopo  tutte le  cadute e  le rialzate  da sola,  già,  da sola,  mia madre  non  mi aiutava,  perché  non  le confidavo  niente.  Lei  è brava  a  leggere  l’umore  dagli  occhi  ma non  era  brava  a sapere  quali  veri  problemi  affiggevano  la gente,  a meno che  non  le  confidi  il  problema,  ma io  non lo  facevo  mai.
Per  questo ho  dovuto  rialzarmi  da sola.  Prima  della  morte  di mia  madre  però  mi son  detta   “che  brava!  Sono  riuscita  a  rialzarmi  da  sola,  adesso  sono  diventata  una  donna forte,  proprio  come  mia madre”… >>   Fujiko  iniziò  a  singhiozzare,  poi  continuò  << Ma  poi,  dopo la sua  morte  mi  son  ridetta  “a  che serve  essere  diventa  una  donna  forte,  se  mi sono  persa  il  meglio  per  una  madre  e  una figlia?  Mi  sono persa  le  chiacchierate,  i  pianti,  le  consolazioni,  le  giornate  al cinema,  i  segreti  confidati  sotto  una calda  coperta  con un  film  natalizio  alla  TV…   mi  sono  persa  il meglio  che  ci sia  per  una  figlia  o un  figlio  semplicemente  perché  sono  un  egoista.  Se  io mi  sono  sentita  così  in  questi  anni,  non  immagino  come   si sia  sentita  mia madre.  Ma il giorno  della  sua morte  ho  pianto  tantissimo,  mia madre,  anche  se non  lo dimostravo,  era tutto  per me,  era  il mio  punto  fermo,  solo  che  ho  seguito  un  altro percorso  rispetto  al  suo.  E  questo  percorso  mi  ha fatto  perdere  gli  anni migliori  della mia  vita, ed  anche  se  ne avrò  altri  10,  non  potranno  mai  ritornare  indietro,  perché  la persona  a rendere  speciali  quegli  anni  non  c’è  più,  e  non  ci  sarà >>  Akito  rimane  stupefatto.
Non  avrebbe mai  immaginato  che una  ragazza  come  Sana,  una  ragazza  piena  d’energia,  avesse  tale  peso  dentro  di sé.  Non  avrebbe mai  immaginato  tutto  questo,  ci  avrebbe  messo la  mano  sul  fuoco.
Dopotutto  Fujiko  aveva  passato  una  vita simile  alla  sua.
Dopo  tanto,  troppo  tempo  di silenzio  Akito  iniziò  a  parlare.
<< Sai  Fujiko…  ti  posso chiamare  Fujiko  vero?  O mi  arriverà  questa  volta  qualcosa  in testa? >>   Fujiko  scoppiò  a ridere,  un  sorriso  vero  però.
<< Certo  stupido! >>   Akito  ridiventò  serio  e  continuò  a parlare  << Tu  hai vissuto  una  storia  molto  simile  alla mia.  Io  sono  stato  sempre  un tipo  freddo  perché  nessuno  mi capiva.  Io  al  contrario  di te  inizialmente  mi volevo  confidare  però  i miei  genitori  erano  troppo  presi  dal  loro lavoro e  mia sorella  troppo  presa   dalla  moda  e  dalle amiche,  insomma…  non  eravamo  una  famiglia  stabile,  nessuno  pensava  a nessuno.
Col  tempo,  senza  il  vero affetto  di  qualcuno,  diventai  freddo  e distaccato,  allontanando  tutti  coloro  che cercavano  di stabilire  un  rapporta  di  qualunque  tipo  di affetto  con  me.  La  cosa  peggiorò  dopo  la morte  di mia  madre,  non  piansi  neanche  al suo  funerale. Già lei mi dava qualche volta dei consigli, era una donna garbata e tutto, ma senza un motivo preciso, è diventata con me fredda e distaccata
Dopotutto… >>  fece  un  sorriso amaro  <<  Dopotutto  che senso  ha  sentire  la mancanza  di  qualcuno  che  è  come  se  fosse  morto  già  da   quando  tu  sei nato? Era  questa  domanda  che nessuno  riusciva  a comprendere.
A  me una  persona  che  non  ho mai  conosciuto  veramente  non  manca,  è una  cosa  normale >>
<< Capisco,  però  è  pur  sempre  tua madre,  un  vuoto  lo  sentirai  lo  stesso,  anche se  non  dai  a vedere,  ci sarà  sempre  quel  vuoto  incolmabile >>
Non  ho  mai  pensato  che  Hayama,  l’assassino  di mia madre  potesse  avere  una  storia  così  simile  alla  mia.
Dopotutto  mi  è stato  d’aiuto,  finalmente  quel  peso  che mi  attanagliava  lo  stomaco  e  perché  no?  Anche  l’anima.  Si  sentiva…  in  gratitudine  con  lui?  No,  impossibile,  lei  lo  odiava,  era  stato  lui  a  toglierle  la possibilità  di instaurare  un  rapporto  con sua  madre,  no,   era  stata  lei,  lui  non  c’entrava  niente.
AAAH  mi  scoppia  la testa!
<< Noi  abbiamo  fatto  un’esperienza.
E  dalle  esperienze  si ottiene  sempre  una  lezione,  bella  o brutta  che  sia >>   << Sai  Fujiko,  tu  da  tutte  le tue  cadute   e rialzate  hai preso  un’enorme  saggezza,  forse  non te  ne  rendi  conto,  ma  anche  se hai  passato  periodi  bruttissimi,      hai  imparato  molto >>
<< Già,  ma forse  io  non  lo riesco  a riconoscere  perché  mi sento una  nullità, e  il  sentirsi  tale  la chiami  maturità  e  saggezza?  Nha,  impossibile >>
<< Tutto  è  possibile,  basta solo  crederci >>
<< Allora  devi crederci  anche tu.  A  te  manca molto tua madre,  anche se  non lo  ammetti >>
<< No,  a me  non manca  per  niente,  io non  l’ho  mai conosciuta,  è  come  se  non  fosse  mai  esistita >>
<< Ma  invece  è  esistita. Tu  hai ragione! COME se  non  fosse mai  esistita,  ma  è  esistita e  non  puoi  non  ammettere  che ti manca,  perché  lei  ti  manca,  lei  è  pur  sempre  tua madre,  la  donna che  ti ha messo  al  mondo  e  che ti ha  amato  più  di qualunque   altra  cosa  al mondo,  perché  anche se  non  ci crederai,  tua  madre  ti  ha amato,  ogni  madre  ha  amato i  propri  figli, senza  eccezione >>
<< Invece  ti  dico  che  l’eccezione  esiste  e sono io >>
<< No,  non  provare  a  dirlo Akito,  voi  non  siete  riusciti a  istaurare  un  rapporto  come  io  non  l’ho  fatto con  mia madre,  ma  c’era  un motivo.  Quindi  anche  tua madre  avrà  avuto  un motivo  per non  aver  legato  con te.  Capisci? >>
<< No,  mia  madre  non  aveva  nessun motivo  per essere  così  fredda  e  distaccata  da me,  non  ho  mai capito  cosa  passasse  per la  testa  dei miei  genitori  e  sinceramente  non  m’interessa  saperlo  adesso >>
<< Tutto  ciò  che  dici  è  il  contrario  di  ciò  che  pensi e  che vuoi >>    << E  smettila  di farmi  la  predica! >>
<< Nessuna  predica,  sei  tu che  lo pensi,  io dico  solamente  la verità >>
<< Certo,  come  no >>   << Ehi!  Cosa  stai  cercando  d’insinuare?  Che  sono una  bugiarda >>
<< Mmmh,  forse >>  Akito  inizia  a ridere,  seguito  a  Fujiko  che  tira il  suo  piko  delicatamente  sulla  fronte  di  Akito,  facendolo  sghignazzare  ancora  di  più.
Anche  se è  l’assassino  di  mia madre,  dopo  aver  sentito  la sua  storia  sono meno  arrabbiata,  mi  sento  per  caso  in  debito  con  lui?  Forse.
So  solo  che vorrei  questo  momento  non  finisse  mai.
<< Amici? >>  questa  domanda  spiazza  Sana.
Poi  però  sorride  << Amici! O  almeno…  proviamo  ad  esserlo >>
<< Già,  non  si sa  mai >>  poi  si  fissano  per  qualche  istante  negli  occhi  e  ricominciano  a  ridere e  a  rincorrersi.
Sì,  sono  proprio strani  quei  due…
 
 
ANGOLO  AUTRICE
Ciao  ragazzi!  Innanzitutto  buon  anno,  spero  che  quest’anno  sia  pieno  di  aggiornamenti,  LOL,  e  tanta  pace,  ciò  che  nel  2015  non  c’era almeno  per me.
Allora,  cosa  ne pensate  di  questo  capitolo?  Piaciuto?  E  scusate  se  i capitoli  sono  così  corti  però  è  l’unico  modo  che ho per  aggiornare  in  tempo.
Se  li  vorreste  più  lunghi  però  ditemelo così  posso  allungarli  se  volete.
A  presto
SA
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Il fantasma vendicatore

 
 

Capitolo 4-

 
<< Akito allora io vado >>  << Di già? >>  << Eh sì,  sono pur  sempre  una cameriera  e questo è il  mio lavoro >>    << Okay!  Allora ci vediamo domani?! >> << Sì!  A  domani >>.  Fujiko  prima di  sparire  del tutto dietro  la porta  gli  sorride.  Un  sorriso che viene  ricambiato.
 
<< Ehi Fujiko! >>  << Ciao  Annamarie!  Perché  non va  a  riposare?  Faccio io  qui >>  << No,  non  preoccuparti  cara,  e  poi  ti ho già  detto  l’altra  volta di non  usare tutte  queste  formalità  con me.  Non  sono una  bambina  ma non  sono  neanche  una   vecchia  di  80’anni >>   Fujiko  ride  << D’accordo >>.
<< Fujiko,  adesso  perché non vai a  dormire?  È  stato piuttosto  stancante  questo  primo  giorno >>
<< Ma  no!  Ti  aiuto!  Dopotutto  per me non  è un problema! >>  << No,  non  se ne  parla  nemmeno, tu  devi andare  a letto >>.
Fujiko  la guarda  con titubanza  << Sicura  sicura? >>  << Sì!  Sono  sicurissima,  non  è la  prima  volta  che  faccio tutto  da  sola >>  << Mmmh,  e  va bene ma  se  c’è  qualcosa  che  non  va non  pensarci  due  volte  a  buttarmi giù dal letto >>  << Ahahaha,  non  preoccuparti,  stanotte  dormirai  tranquilla,  ho  quasi  finito >>.
Ridono  un altro  po’  e  poi Fujiko afferma << Bene  Annamarie,  adesso  vado,  a  domani >>  << A  domani cara! >>
 
Quella  notte  Fujiko non  riusciva  a dormire  e quindi  decise  di  farsi una  passeggiata  per la   casa.
Che cosa  cavolo  mi sta  succedendo?  Per  una  minima  cosa  mi sono  rincretinita.  Aaaah  Sana  basta  pensarlo,  non  è normale!
<< Fujiko! >>   << Aaah >>.  Fujiko  si  spaventa  a  morte  sentendo una  voce  alle  sue  spalle,  o  meglio  dire, quella voce.
Poi  si  gira dalla  parte  di  Akito  e  rimane  a  bocca spalancata:  Akito  era  praticamente  mezzo  nudo,  con un semplice  pantalone.
<< Oh!  Ehm…  Akito, ciao!  Come  m- mai  da  queste  pa.parti? >>  Akito  alza  un  sopracciglio  scettico  << Teoricamente   e praticamente  questa  dovrebbe essere  casa  mia! >>  << beh… sì… intendo… cosa ci  fawi qui  a  quest’ora  della notte? >>  << Potrei farti la stessa  domanda >>  << Sì  però dato  che te  l’ho  fatta prima io  devi rispondere tu  per  primo >>
<< Non  riuscivo  a  dormire >>  << Lo  stesso >>.
Cade  un  silenzio  imbarazzante  ma che  poi  Fujiko  rompe   << Beh… credo  sarà  meglio  andare,  domani dovrò  alzarmi  presto >>.  Akito  non  rispose,  la lasciò  andare,  e una  volta  che lei  fu  sparita  nelle ombre  del buio,  anche  lui  se  ne  andò, pensieroso.
 
Il giorno dopo Akito  si  sveglia  di  buon  umore  -cosa impercettibilmente  strana-  e,  senza  che  Annamarie  venga  a svegliarlo,  si alza  e  con  il  pigiama –solo pantaloni-  va  in cucina  dove  trova  Annamarie.
<< Buongiorno  dormiglione! >>   << Giorno  Annamarie >>  << Allora? Novità? >>  << No, perché? >> Annamarie gli  lancia uno  sguardo  fugace  << Mmh,  e  ieri? Quelle  risate? >>  << Oh… ehm…  per  quello...  non è successo niente,  siamo solo  diventati, per  quanto ci  proviamo,  ad  essere  amici >>  << Mmh… capisco >>  gli  sorride   e  una voce  s’intromette  << Buongiorno  Annamar… >>  la  frase  resta sospesa  dalla bocca  di  Fujiko.
Mentre parlava Akito  si  è girato  e  lei era  rimasta  incantata  << Oh… ehm…  Hayama! Che  ci  fai  qui? >> << È  casa  mia! >>  dice  Akito  con un  ghigno  stampato in faccia  riprendendo la  frase  dalla notte  scorsa,  è  successo  ben  due volte.
<< Sì… ma  dico…  vai a vestirti,  e poi non è neanche  un tempo buono  quindi ti  ammalerai >>
Akito  non  ribatté,  scrollò le  spalle  e se  ne  andò  con  il  suo  solito  ghigno.
Fujiko  d’altronde  restò  immobile  con la  testa  semi-girata  << Allora? >>   fu Annamrie  a  destarla  dai suoi  pensieri  (per  niente  casti?)  << Oh… ehm… sì  Annamarie?  Dicevi?! >>  << Non mi  stavi  ascoltando >>  << No…  non  è  questo…  è  solo che >>  << Akito  ti  ha ammaliata >>
<< Ma  no!  Che dici?  È  solo che  non  capisco  perché  si comporti  così… >>  << D’accordo,  d’accordo.  Adesso  andiamo a  lavorare,  non perdiamoci  in chiacchiere >>
<< Sì >>   Sana adorava quella donna! Aveva  subito  capito che non  voleva  affrontare  l’argomento  perché  anche  lei non  sapeva  che  rispondere… dopotutto Annamarie  un  po’  aveva ragione… il  ragazzo potrebbe  essere  arrogante  quanto  vuoi ma  se  è bello  è  bello.
Non sapeva  neanche lei  cosa  le succedeva  quando  stava  con quel  ragazzo  ma  una  cosa  le era  certa: non  era un  buon  segno.
 Le ore  passarono  tra  vari lavori  domestici.
<< Fujiko! >>  << Sì Annamarie? >>
<< Che  ne pensi di Akito? >> 
Fujiko era  rimasta sorpresa dalla  domanda  di Annamarie, non se l’aspettava.
Comunque  neanche  lei  sapeva cosa pensare di Akito. 
<< Cosa dovrei  pensare  Annamarie? È un  bel ragazzo,  ha  un carattere  di merda ma  quando  vuole  sa  essere  più  carino  con le  persone >>
Annamarie  sorride e prima  di  andarsene  le dice
<< Lo immaginavo >>
Immaginava? Cosa immaginava?
 
ANGOLO AUTRICE
Salve a tutti! Si lo so, non è molto lungo  ma  era  solo per non  lasciare  la  storia  troppo sospesa  e non volevo  far  attendere.
Spero  vi sia  piaciuto quest’altro capitolo.
Alla prossima
 
SA
 

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Capitolo 5
*** capitolo 5- Attimi ***


Il fantasma vendicatore
 

Capitolo 5- Attimi

 
Passarono  molti giorni dalla decisione di  Fujiko e  Akito di diventare  amici e pian piano  ci stavano  riuscendo, anche se  ogni  volta  battibeccavano,  anche  per  qualcosa di insignificante,  come la  scelta  del pranzo.
<< Sei insopportabile  Hayama!  Ho detto  che oggi  si mangerà carne  di vitello >>
<< Matsumoto!  Ti ricordo  che sono io il  proprietario di  questa casa e il tuo padrone >>
<< Hahaha,  ti sei  scavato la  fossa  da solo  infatti ti  ricordo che tempo  fa mi  dicesti  che tu non era  il padrone dei nessuno quindi o  i tuoi ordini  non  li ascolto, chiaro?  E poi tu non sei  il proprietario  di questa  casa,
bensì  lo è  tuo padre >>
<< Su  ragazzi!  Smettetela  di bisticciare >> Interviene  Annamarie
<< Annamarie!  Ma  è lui! Non lo vedi?  Mi vuole  dare  ordini a  destra e a manca >>
<< Su Akito!  Basta!  Lei  è anche la cuoca  quindi tocca a lei  decidere >>
<< Annamarie! Prima  che  questa  arrivasse mi  davi  sempre  ragione! Ma  vi siete  messe  d’accordo per  rovinarmi? >>
<< Può  darsi >>  dissero  in coro per  poi  scoppiare  a ridere.
Akito  vedendo  Fujiko  ridere  si  lascia  trasportare  anche lui dalle risate
<< Oh  guarda  Annamarie! Il  mister  congelatore sta  ridendo >>  poi  si avvicina  a lui e gli  da una  pacca  affettuosa  sulla  spalla  dicendo   << Tu dovresti  piangere!  Sei la  vittima! >>  << Io sarei  la vittima?! >>  disse  Akito inarcando un  sopracciglio  divertito.
<< Si! Altrimenti  chi? Io? >>  disse  Fujiko  allontanandosi  di poco  da lui.
<< Sì! >>   Akito  scattò  per  prenderla ma lei fu più veloce, si scostò  e  iniziò  a correre  per  tutta la casa,  che ormai  conosceva come  il palmo  della sua  mano.
 Akito  allora  iniziò  ad  inseguirla.
 
POV AKITYO
 
Caspita  però! È davvero veloce!
Così  aumenta  il passa
Adesso vediamo  se riesci a  starmi  avanti.
Akito  dopo quel pensiero  aumenta  la velocità.
Era  vicinissimo a lei.  Fra  una corsa e  l’altra erano  arrivati in  giardino.
Akito  allora  aumenta  un altro po’ il passo  e  la  riesce  a prendere,  bloccandola  al grande  albero  fiorito  che  c’era  in giardino.
Mette  i  palmi delle  sue mani ai  lati  dell’albero  per  essere  sicuro  che non  scappasse.
<< E allora? Adesso chi  è la  vittima? >>
Fujiko  dal canto  suo non  riusciva a  dire  niente.
Restava immobile  a  fissarlo.
Anche  Akito  restò per  un  attimo  interminabile a fissarla ma  poi molto lentamente  le  si avvicinò.    Si  avvicinò a lei  così lentamente  che   neanche  lui  si accorse  di quello  che  stava facendo.
 
POV FUJIKO/SANA
Che cosa sta facendo? Si  sta  avvicinando?
Per  un momento  Sana chiuse  gli occhi  ma poi si  ricordò  che lui  era  l’assassino di sua madre  e non poteva.
Non poteva  tradire  il  suo orgoglio e  soprattutto sua  madre.  Aveva una  missione  da  compiere e  di  certo  un  paio  di bellissimi  occhi  e un  fisico  mozzafiato  non  avrebbe  cambiato i  suoi piani.
Fujiko  di scatto  si  allontanò  e senza  dirgli niente  si allontanò  da lui  e   si diresse  verso l’entrata  della  villa,  ma una mano  le  bloccò  il polso.  << Fujiko…  ehm… scusa, non  era mia intenzione >>  << Non fa niente, tanto non è successo  nulla,  tranquillo  Akito  >>
<< Mi  sento  comunque  in  dovere  di scusarmi >>  << Senti  Akito!  Che ti sia chiara  una cosa! Io  non sono  come  le ragazze  che conosci  tu, chiaro? Io  ho accettato di  esserti amica  solo perché  volevo  provare  a conoscerti,  non  perché voglio  fare  con te chissà  cosa >>
<< Sì Fujiko,  lo so!  E  proprio  per  questo voglio  esserti  amico,  proprio  perché  sei diversa >>
<< Non  so se  essere  fiera  o no  per  ciò che mi stai dicendo ma sinceramente  non  m’importa >>   << Sul  serio non  ti  importa? >>  << Dammi un motivo  valido  per  il  quale  dovrebbe  importarmi.  Ti conosco  appena  e non  so  niente di te  e quindi non  riesco  a fidarmi  completamente >>
<< Insomma  Fujiko!  Ti  rendi  conto che  stiamo  discutendo per  un bacio che  neanche  c’è stato? >>  << Sì,  me ne rendo  conto, ma  tu non potresti  capire >>  << Ma cosa  dovrei capire? È vero!  Tu mi  hai  parlato un po’ di te  ma  sei troppo  misteriosa >>   << E  sono  l’unica? Anche  tu non  ti  lasci  andare  completamente.
Akito  noi  ci stiamo conoscendo  come amici, ma non lo siamo  diventati  completamente.
È  vero che  il nostro  rapporto è migliorato  ma non  centra  niente.  Noi  stiamo  provando, okay?  Ed  io ogni tuo  lato  positivo e negativo  che sia  non  gli ho  ancora  scoperti  fino  in fondo.  Adesso  scusami,  ma devo andare >>
Si  scosta bruscamente  la mano di  Akito dal  polso e  se ne va.
Fujiko  però  non andò  in cucina  perché  non  voleva  vedere nessuno e  Annamarie  in  queste  settimane  l’aveva  ormai  capita  e quindi  subito  avrebbe  chiesto  qualcosa,  o per lo meno,  avrebbe  sospettato qualcosa.
Andò  in camera  sua e  si chiuse  a chiave,  così  da impedire  a chiunque  di entrare.
Sana non  sapeva cosa le  stava  succedendo.
Ogni  volta che era  vicina a quel  ragazzo  si sentiva bene, ma lei  non  dovrebbe  sentirsi  così,  lei dovrebbe  sentirsi  male  solo  a  guardarlo,  dovrebbe  sentirsi  disgustata  dallo  stare  vicino ad  un  mostro  che ha ucciso sua madre, ma invece no.
Cosa mi sta succedendo? Perché?
Toc toc…
Oddio! E adesso chi è? Spero che non sia  lui.
Fujiko decide  di non  rispondere, prima  o poi  chiunque  sia  si stancherà.
<< Fujiko! Fujiko! >> ma  il desino  era contro  di lei: era  proprio  Akito.
<< Matsumoto apri  questa  porta  o la butto  giù >>.  Fujiko  a  quel commento  non  seppe  star  zitta che  subito  disse   << Spaccala  pure,  tanto  sei tu che la  paghi >>  Adorava  farlo  innervosire.
<< Bene! L’hai  voluto tu >>.
All’improvviso  Fujiko  non sentì  più rumori.
Che se ne  fosse  andato?
Si  avvicinò  piano alla  porta  e  l’aprì  lentamente.  Guardò  a  destra:  niente.
Guardò  a  sinistra  e
<< Aaah! >> urlò  Fujiko  per lo  spavento:  Akito  le si era  parato  davanti  ed  era  entrato nella  stanza.
<< Ehi! Questa  è  violazione  di privacy!  Esci  immediatamente  dalla  stanza >>
<< Io non  prendo  ordini  da te! >>  << Akito! Ti ho detto di uscire, non  farmelo  ripetere  un’altra  volta >>
<< E  per quale  motivo? >>
<< Per il semplice fatto che questa  è la  mia stanza  e  tu  stai  invadendo   i miei  spazi >>
<< Oh, se per  questo  questa  è una  stanza  della mia  casa  e  tu sei  soltanto  un’ospite >>
<< Bene! Allora me ne vado  io >> con quest’ultima frase  esce  velocemente dalla  stanza  sbattendo violentemente la  porta  e  scende  per  uscire fuori ma  Annamarie la  ferma.
<< Ehi tesoro!  Perché stai  piangendo? È colpa di  Akito? >>  << No, no! Non preoccuparti >>
<< E invece  io mi preoccupo  quanto voglio! E  poi dì la  verità! È  stato Akito  a  farti  piangere! >>  << Beh.. ecco…  A dire  la verità  sì, ma non preoccuparti, tanto  ormai  è passato! Ho  pianto solo  perché  prima era  un momento  di  nervosismo ma  va  tutto  bene, non preoccuparti, davvero! Ma  adesso  vado un  po’  fuori  se non  hai  bisogno  di me >>
Annamarie  la  guardava teneramente  << Ma no! Vai  pure  e stai fuori  quanto  tempo  necessario, ti copro  io  con i padroni >>
Sana  le fa  un sorriso  di  gratitudine
<< Grazie mille  Annamarie >>   << Di niente cara >>

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Capitolo 6
*** Avviso ***


Salve a tutti! Lo so che non aggiorno da un bel po’ di mesi e mi dispiace, soprattutto per quelli che seguivano questa storia.
Voglio dirvi che il motivo della mia assenza è stato soprattutto per la mancanza di idee e anche per gli impegni che non mi lasciavano in pace un minuto.
Ma adesso ricomincerò a scrivere, fra un paio di giorni aggiornerò. Ho già iniziato a scrivere il prossimo capitolo.
Spero lo leggerete!
A presto
 
StellinA

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Capitolo 7
*** capitolo 6- una nuova amica ***


Il fantasma vendicatore

 

Capitolo 6- UNA NUOVA AMICA

 
Ma cosa cavolo mi è preso? Mi  sono  rincretinita o cosa?
Non so perché ma quando  sto  vicina  a lui  mi sento molto nervosa.
Quando ci stavamo per baciare stavo  praticamente sudando  e il  mio battito  cardiaco  era  accelerato così  tanto  che si poteva  sentire a  un metro  di distanza.
Ovviamente spero che lui non lo abbia notato perché altrimenti sarei imbarazzata anche solo guardandolo.
Oddio che vergogna!
No, aspettate, ma io non  posso, non posso pensare queste cose! Lui è l’assassino  di mia  madre.
 
E con questa convinzione ritornò in casa.
<< Ehi cara! Tutto okay? >>  questa era  Annamarie   << Sì! Adesso va un po’ meglio >>
<< Fujiko! Posso dirti una cosa? >>
Fujiko accennò ad un sorriso  << Ma certo! >>
<< Akito forse non sarà la persona migliore del mondo ed è un donnaiolo, freddo e asociale ma è una persona onesta e con dei principi.
Lui, al contrario di molti, sa essere anche dolce e tutto quello che vuoi, basta solo che stia con la persona giusta.
Lui è asociale sempre ma se sta con la persona giusta, come ti ho detta, cambierà >>
Le parole che mi ha detto Annamarie mi hanno spiazzata, non perché non credo che Hayama possa cambiare, ma il motivo che mi turba è il perché ha detto proprio a me queste cose.
Dopo alcuni attimi di silenzio parlo.
<< Lo so Annamarie, so che tutti possono cambiare, sia in meglio che in peggio, anche io con gli anni sono cambiata, ma il motivo a me sconosciuto non è questo, ma il perché hai detto proprio queste cose su Akito a me >>
<< L’ho detto a te semplicemente perché vi vedo molto attaccati. Infatti adesso siete amici, o sbaglio? La vostra lite era solo una piccola incomprensione, sono sicura che rifarete pace e poi… credo che anche Akito meriti una seconda possibilità >> e se ne va, lasciandomi con un vuoto in testa incredibile.
 
Che strano!
 
Per tutta al giornata io e Akito ci siamo costantemente evitati e non posso che esserne felice di questo.
Dopo cena, Natsumi mi chiede
<< Fujiko! Andiamo in camera mia? Voglio conoscerti un po’ meglio >>
<< Ma certo! >> le faccio un sorriso, che viene ricambiato e saliamo in camera.
Nel mentre sentivo lo sguardo di Akito su di me e ciò mi infastidiva e imbarazzava allo stesso tempo.
 
<< Allora! Raccontami un po’ di te >> mi dice Nat
<< Beh, non c’è molto da sapere! Mi chiamo Fujiko, vengo da Gunma e poi… beh >>
<< E i tuoi genitori? >>
A quella domanda sussulto e tutta la rabbia che mi era rimasta nell’anima uscì tutta, insieme alla tristezza.
Nat molto probabilmente se ne sarà  accorta Dto che mi chiede se sto bene.
<< Ehi Fujiko! Stai bene? >>  << Benissimo, solo un po’ di malinconia >>
Lei non dice niente, e la ringrazio mentalmente.
Cerca di cambiare discorso.
<< Allora? Come ti trovi in questa casa? >>
<< Molto bene grazie! Mi sento molto a mio agio e ho legato un po’ con tutti i dipendenti. Sono davvero simpatici! Soprattutto Annamarie! >>
Lei sorride
<< Già! Annamarie lavoro qui da una ventina d’anni, se non di più, e ci ha fatti da mamma, amica e confidente. È sempre stata pronta ad ascoltarci e a darci consigli.
Lo so, forse per qualcuno potrebbe sembrare strano che una dipendente sia così speciale ma è la verità, lei non è una semplice dipendente.
Dopo la morte di nostra madre >> la sua voce trema un po’  << Lei è stata la prima a consolarci e a capirci.
Nostro padre si era chiuso in se stesso quindi anche     la figura paterna era diventata quasi assente nelle nostre vite.
Io e Akito abbiamo sofferto molto, anche se lui non lo dava a vedere. Diceva sempre che stava bene ma io sapevo che non era così.
Akito, come papà, si era chiuso in se stesso. Il suo mondo oramai era fatto da alcol e ragazze che passavano ogni giorno dalla porta d’ingresso fino a camera sua.
Io ci soffrivo anche per lui, ma in un certo senso, per sfogarmi, lo ignoravo e continuavo per la mia strada, facendo finta di non star male mè per lui né per la situazione.
Ogni giorno infatti andavo a piangere segretamente da Annamarie e la pregavo di non dire niente delle lacrime.
Piangevo, mi sfogavo, per me, per nostra madre, per nostro padre e per Akito.
Vedere la tua famiglia distrutta, senza aver più provato ad instaurare un rapporto famigliare vero, era orribile.
Sentire i pianti, le grida e gli oggetti che cadevano ogni notte dalla stanza di mio padre non mi faceva chiudere occhio, non puoi capire cosa la mia famiglia ha dovuto passare >>
Mi dice senza fermarsi.
Io rimango sbalordita, non sapevo che la famiglia Hayama avesse dovuto passare una simile situazione.
Ho sempre pensato ad Akito come un uomo di ghiaccio.
Lo pensavo sino a qualche settimana fa, prima che mi confidasse come si sentiva, ma adesso ogni sbarra è caduta.
Nat inizia a singhiozzare. Non voglio che pianga.
Allora le metto una mano sulla spalla e cerco di consolarla come so fare io.
<< Nat! Io adesso non giudicherò la tua storia, semplicemente ti farò capire quanto anche io ho sofferto come te e la tua famiglia.
Adesso ti racconterò la mia storia.
 
Io vivevo con mia madre, mio padre è morto in un incidente stradale quando era ancora piccola, non ho né fratelli né sorelle.
Avevo semplicemente mia madre, che con la sua gioia di vivere e la sua allegria non mi faceva mancare niente, e non parlo solo delle cose materiali. Non mi ha mai fatto mancare un briciolo d’affetto.
Questo è vero. Ma io volevo un rapporto anche sociale. Lei era sempre stata occupata con il suo lavoro ed io ormai non era felice come una volta.
Forse ti domanderai perchè? Per il semplice fatto che ero debole. Già, ero debole, il giudizio degli altri mi faceva soffrire e questa cosa agli occhi di mia madre non passava inosservata.
Infatti mi riempiva sempre di regali, complimenti e sorriso, ed erano questi ultimi a far nascere sul mio volto un’espressione veramente felice.
Però, ad un tratto, la sua morte.
Ormai ero diventata grande, ed avevo sempre quell’espressione un po’ triste.
Io ho visto la morte passare davanti a mia madre e portarla via con sé per sempre.
Ho visto io stessa mia madre stesa su un pavimento in fin di vita su una pozza di sangue, che mi supplicava.  Ho visto io stessa la vita che se ne andava dal suo corpo mentre chiudeva gli occhi per poi non riaprirli più >>
Iniziai a gridare e a piangere.
Natsumi mi appoggiò la mano sulla spalla, anche lei in lacrime e cercò di calmarmi.
<< Su Fujiko basta! Non riportare alla mente questi brutti dolori, adesso è passato.
Certo, il dolore rimarrà per sempre nei nostri cuori perché una mamma e il suo amore non si possono dimenticare ma adesso dobbiamo chiudere questo in un angolo della nostra mente e del nostro cuore. Loro non vorrebbero vederci così. Dobbiamo ricordarle con il sorriso, sempre, perché loro sono state la nostra forza quando non ne avevamo e  i nostri sorrisi quando piangevamo.
Adesso che ci siamo sfogate dobbiamo promettere che non piangeremo più, che parleremo di loro con il sorriso sulle labbra >>
 
Sorrido veramente dopo ben 2 anni
<< Certo! >>
Ho una nuova amica e confidente.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
 
OKAY! SO CHE VI HO FATTO ASPETTARE TROPPO TEMPO E CHE IL CAPITOLO È UNA CACATA E CHE AKITO NON COMPARE, MA HO VOLUTO DARE SPAZIO ANCHE AD ALTRI PERSONAGGI.
QUESTO SARÀ OVVIAMENTE L’UNICO CAPITOLO DOVE AKITO NON APPARIRÀ. E SCUSATE SE TROPPO CORTO MA AVEVO BISOGNI ANCHE DI NON LASCIARE LA STORIA TROPPO IN SOSPESO DATO CHE È DA 3 MESI CHE NON AGGIORNO.
SPERO CHE LA SEGUIRETE ANCORA E SCUSATE PER IL RITARDO, SPERO DI RIUSCIRE AD AGGIORNARE IN TEMPO.
PROMETTO CHE QUESTA  FIC SARÀ FINITA, SIA PER COLORO CHE LA SEGUONO SIAS PER ME CHE ADORO SCRIVERLA.
A PRESTO
 
STELLINA.
 
PS: OVVIAMENTE CONTINUERÒ ANCHE L’ALTRA.
 

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