New town, new people, new life

di itachiforever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Erica's pov


Era ormai sera quando finalmente arrivai nella “mia” nuova città, dopo svariate ore di pullman.
Dal finestrino riuscii a vedere alcuni negozi ancora aperti, bar, ristoranti e locali vari illuminati e pieni di gente.
Non c’erano molti alberi però e per una che ha sempre vissuto in campagna e che adora la natura questa è una cosa orrenda.
Non so come farò a resistere…  pensai sconfortata.
Il pullman si fermò in centro città, dove con piacere notai un piccolo parchetto pieno di alberi con un chioschetto al centro. Presi la mia valigiona blu scuro, lo zaino/trolley azzurro e bianco della seven e con la borsa a tracolla viola della eastpak che mi regalò papà per il mio sedicesimo compleanno mi avviai a piedi verso la periferia di quella grande città.
Di prendere l’autobus non se ne parlava perché non avrei saputo né dove salire né dove scendere, e non avrei mai preso il taxi perché volevo risparmiare il più possibile. Presi la cartina che ero riuscita a procurarmi e la analizzai meglio che potei, dato il mio scarso senso dell’orientamento, sotto un lampione. Dopo un quarto d’ora di camminata iniziò a piovere a dirotto. La mia solita sfiga. Chiesi informazioni ad una signora di passaggio e decisi che prendere un autobus era la soluzione migliore in fin dei conti. Mi recai alla fermata che mi aveva suggerito la passante a attesi l’arrivo del piccolo autobus grigio e giallo che mi avrebbe portato vicino alla mia nuova dimora.
Arrivò dopo dieci minuti, puntualissimo, all’orario fissato sulla bacheca che si trovava in fermata. Salii e mi sedetti sul primo posto che trovai libero. Mi ritrovai a pensare al perché sono andata così lontano da casa…

***
-Tranquillo papà, posso farlo.- Gli dissi sorridendo.                                                                                                                                                 -Non se ne parla. Non voglio che tu vada così lontano da sola.                                                                                                                              -Ma sono abbastanza grande per badare a me stessa. Qui non posso aiutarti in nessun modo. Lucas può stare dalla zia Sofia quando non puoi starci tu con lui.                                                                                                                                                                     
-Erica…Sai bene che non voglio che la nostra famiglia diventi un peso per qualcuno…                                                                               
-Ma quale peso? Lucas è bravissimo, non le darà problemi. E poi è stata lei stessa a proporcelo, già da prima che…- Mi bloccai prima di finire la frase. Papà non aveva ancora accettato la cosa e io non ero da meno. Si rabbuiò.
-Ne riparliamo un’altra volta…                                                                                                                                                                        Chiuse lì il discorso e andò in camera sua e della mamma.


***
Papà aveva una piccola azienda agricola e quando la malattia della mamma iniziò a richiedere più soldi del previsto mise la sua attività da parte per dedicarsi a lei. E quando mamma morì l’attività era già sull’orlo del baratro. Papà fu costretto a licenziare i pochi dipendenti che aveva perché non aveva i mezzi per pagarli. Rischiava di perdere tutto e quindi gli proposi di mandarmi in una grande città, così avrei potuto trovare un lavoro e non essere più un peso per lui. Nel piccolo paesino dove vivevo non c’era possibilità di trovare lavoro. La crisi economica si faceva sentire ed erano più le attività che fallivano e chiudevano che le persone che venivano assunte anche solo per lavoretti part-time.
La madre di uno degli ex-dipendenti di papà, nonché buona amica di mamma originaria di qui e che ogni tanto chiamava per sapere come ci andavano le cose, ci disse che aveva una piccola casetta in periferia da affittare ad un prezzo non troppo alto. Insieme riuscimmo a convincere papà e ora eccomi qui…
La voce registrata proveniente dagli altoparlanti dell’autobus mi ridestò dai miei pensieri. Ero arrivata alla mia fermata e la pioggia era aumentata. Misi il cappuccio, presi i bagagli e scesi. Dovevo camminare ancora un po’ prima di arrivare nella mia nuova casa.
Arrivai ad una piccola piazzetta antistante ad una chiesa neogotica circondata da un giardinetto. Mi fermai un attimo dietro la recinsione in ferro verde scuro a guardare dei cespugli di rose che crescevano lì. Mi sono sempre piaciute le rose, erano i miei fiori preferiti. Erano anche quelli di mamma e ne aveva piantati molti a casa, di vari colori. Lei adorava quelle bianche, io invece sono sempre stata attratta da quelle blu. Da piccola me ne fece piantare un cespuglio e io me ne sono sempre presa cura. Quando qualche anno dopo nacque Lucas. Io insegnai a lui come fare e prima di partire lasciai a lui il compito di badare al mio bel cespuglio e a tutto il roseto di mamma.
Continuai la mia camminata, attraversai tutta la piazza fino al lato opposto e costeggiai la lunga strada sulla quale affacciavano palazzi non troppo alti e villette a schiera. Ogni tanto tra le case spuntava qualche locale e qualche negozio e addirittura un supermercato alla fine della strada aperto 24h. Lì trovai un incrocio e secondo la mia cartina avrei dovuto girare a sinistra. Camminai ancora un po’ fino a che arrivai ad una piccola costruzione di due piani color giallo chiaro. Lessi la targhetta accanto alla porta. Via dei salici, 23. Sono arrivata finalmente. Una luce al primo piano era accesa. Suonai il campanello e una signora sulla cinquantina venne ad aprirmi.
- Oh Erica, tesoro! Finalmente sei arrivata.- mi disse con un sorriso dolce.
- Buona sera signora Margherita, mi scusi se l’ho fatta aspettare così tanto.- Mi fece entrare e posare le mie cose all’ingresso.
- Ma no  cara, figurati, non è certo colpa tua.
Ricordo che da piccola, quando veniva a trovarci, portava sempre delle ottime caramelle alla frutta a me e Lucas. Mi è sempre stata molto simpatica ed era quasi come una zia per me.
Si era fatto tardi, quindi mi fece fare un veloce giro della casa e mi diede delle informazioni utili su come muovermi in città e dove andare per fare acquisti. Poi mi salutò affettuosamente e mi lasciò a sistemarmi.
La signora era stata molto gentile e mi aveva fatto trovare la casa in perfetto ordine, pulita e con tutto quello che poteva servirmi, cena compresa. Mi aveva fatto trovare in cucina una pizza margherita con prosciutto fatta da lei nel pomeriggio. Si divertiva spesso a cucinare e spesso coinvolgeva anche mia mamma che le forniva frutta e verdura grazie all’azienda di papà. Mi sedetti a mangiare e per qualche strano motivo mi sentii osservata. È solo che non mi sono ancora abituata alla casa e sono da sola. Cercai di tranquillizzarmi, così chiamai papà per raccontargli tutto.
- Domani esco con la signora Margherita per comprare alcune cose e inizio a vedere se trovo qualche lavoretto da fare.
- Ok piccola, ma mi raccomando stai attenta, non tornare tardi a casa e chiama spesso.
- Va bene papà. Buonanotte, ci sentiamo domani.
- Notte piccola, ti voglio bene.
- Ti voglio bene anche io.- non potei fare a meno di sorridere.                                                                                                                    Riagganciai e mangiucchiando una fetta di pizza feci di nuovo il giro della casa per osservarla meglio.
L’ingresso dava sul soggiorno, con un divanetto a due posti, un tavolinetto in legno davanti, una poltrona con poggiapiedi accanto ad un caminetto in mattoni e un mobiletto con sopra una tv. Dal soggiorno si passava alla cucina, con tutti gli elettrodomestici utili e un tavolo con quattro sedie intorno. Lì si trovava una porta che dava su un piccolo giardinetto sul retro della casa, con cespugli di belle di notte, un gelsomino, un albero di ficus con sotto una panchina e un dondolo di fronte. In cucina c’era anche un bagnetto con la doccia, il lavandino, il water  e la lavatrice. Tornai in soggiorno e salii le scale che portavano al piano di sopra. A sinistra c’era un balconcino che circoscriveva tutto il perimetro della casa e diventava un terrazzino coperto che dava sulla strada. Di fronte alle scale c’era un bagnetto rosa e bianco, con vasca, water, lavandino, specchio, mobiletto e bidet. Sempre sul pianerottolo c’erano un piccolo sgabuzzino e un mobiletto accanto alla porta sulla destra che portava alla mia camera. Qui si trovava un altro ingresso per il balcone e una finestra. Le pareti erano verde molto chiaro e le tende con richiami vegetali erano un po’ più scure. Il letto era matrimoniale, in ferro battuto, con un copripiumino azzurro con delle nuvole bianche sopra e delle lenzuola bianche con righine azzurre. L’armadio a quattro ante si manteneva su tonalità molto chiare di azzurro. La libreria, la scrivania e il comodino invece erano in legno chiaro e in uno stile anticato come il letto.
Scesi e finii di mangiare e dato che ero distrutta presi il pigiama dalla valigia e andai in bagno a prepararmi per la notte. Poi andai finalmente a letto, addormentandomi subito.


Offendy' pov

Ma chi spero di trovare in giro con questo tempo?
Stavo per uscire e “andare a lavoro” quando, guardando fuori dalla finestra, mi accorsi che le luci della casa di fronte  erano accese. Ricordai che ultimamente c’era stato un certo via vai lì, di muratori e quant’altro. La macchina grigia di fronte all’ingresso doveva essere di chi era lì dentro.
Fu in quel momento che vidi una piccola figura incappucciata avvicinarsi al portone e suonare.  Molto più interessato di prima la osservai meglio e constatai che doveva trattarsi di una ragazza.
Bene bene, questa sì che è una bella notizia. Ghignai.
Una signora le aprì e la fece entrare. Misi il cappello e mi teletrasportai alla finestra, tenendomi invisibile, per osservare bene la scena.  In effetti si trattava proprio di una ragazza, con i capelli biondi e lunghi e gli occhi azzurri. Probabilmente era alta un metro e sessanta o poco più, ma aveva sicuramente una terza abbondante. Non era molto in carne ma neanche anoressica, e il suo bel visino dolce la rendeva una preda perfetta per me.
E scommetto che è pure timida.

Quando finalmente rimase da sola la fissai per un po’ e sono sicuro di averla vista tremare leggermente.
Eheheh che reazione adorabile.

Sghignazzando andai via, decidendo di lasciarla tranquilla ancora qualche giorno per osservarla meglio e sparii nella notte, alla ricerca della mia prossima vittima.
Noi due passeremo sicuramente un bel po’di  tempo insieme…Erica.



 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Erica’s pov

Mi svegliai verso le 10 e scesi a fare colazione. La signora Margherita mi aveva fatto una piccola spesa di tutto quello che mi sarebbe servito per i primi tempi.
In frigo c’era una bottiglia di latte, una di acqua e una di succo di frutta ace. Sul piano di marmo accanto ai fornelli c’era una busta con delle mele rosse e nei vari sportelli sopra piano cottura e lavandino aveva messo una confezione di pennette, una bottiglia di sugo, dell’aglio, olio, sale, zucchero, caffè e un pacco di gocciole.
Andai a prendere dalla valigia la mia tazza di Cucciolo, riscaldai un po’ di latte in un pentolino e feci colazione con quello e qualche biscotto inzuppato. Poi andai in bagno a lavarmi e cambiarmi. Misi un paio di jeans azzurro chiaro e un maglioncino bianco con un gattino nero dagli occhi enormi e tenni le mie ciabatte a forma di porcospino che la mia migliore amica Valeria mi aveva regalato prima che partissi.
Mi sarei messa a fare delle pulizie, ma la signora mi aveva fatto trovare tutto perfettamente pulito, quindi decisi di sistemare i miei bagagli.
Per prima cosa tirai fuori dalla valigia le mie cose dei Pokemon, di cui vado pazza. Adoro quelle piccole creaturine colorate. Appesi la locandina del film “Zoroark, il re delle illusioni” sul muro sopra al letto. Appoggiai ai cuscini il mio peluche di Cyndaquil e il cuscino a forma di Snorlax addormentato. La prima cosa che misi in una delle mensole dentro l’armadio, ben piegata, fu una maglietta grigia a maniche corte con Pikachu. Tutto questo me lo avevano regalato ad un mio compleanno tutto il gruppo delle mie amiche, composto da Valeria, Francesca, Elena e Noemi, insieme ai miei amici Giulio e Stefano. Era passato solo un giorno e già mi mancavano terribilmente. 
A poco a poco sistemai tutti gli altri vestiti, le scarpe e le due borse che mi ero portata, mettendoli in ordine di stagione e colore. Sì, sì, lo so, sono una maniaca dell’ordine, ma non posso farci niente.
Poi passai a sistemare sulla libreria, in ordine di altezza, alcuni libri che mi ero portata, seguiti da alcuni DVD, che essendo solo cinque film Disney sistemai in ordine di data d’uscita: Bambi (1942), Lilli e il Vagabondo (1955), La Bella e la Bestia (1991), Monsters & Co (2001) e Up (2009). Su uno scaffale misi i due peluche che mi ero portata, un delfino viola e un coniglietto marrone. Sì, so anche di essere un po’ infantile, ma mi piacciono troppo le cose dolci e carine…
Di dieci scaffali, di varie dimensioni, ne avevo occupati solo tre e neanche interamente. Mi faceva tristezza vedere gli altri vuoti, ma non potevo certo mettermi a comprare robe tanto per riempirli.
Sul comodino misi un portafoto fuxia con una foto di quando c’era ancora mamma e Lucas era piccolo e il libro che stavo leggendo, scritto da un uomo che era entrato a far parte di un branco di lupi (*).
Pian piano si erano già fatte le 12 e quindi andai in cucina a preparare il sugo per la pasta.
Intorno alle 13 finii di preparare il pranzo e mangiai guardando il tg. Lavai i piatti e pensai che sarebbe stata una buona idea andare a fare la spesa al supermercato all’angolo, dato che era sempre aperto. Quindi misi il giubbotto marrone, presi borsa e portafogli e mi avviai.
Il supermercato era molto grande e organizzato abbastanza bene. Fu lì che incontrai Francesco, anche se le presentazioni le avremmo fatte in un’altra occasione.
Stavo tentando di prendere un pacco di brioscine messe nello scaffale più alto, ma non ci arrivavo. Proprio in quel momento arrivò lui, che prese il pacco e me lo porse.
-Tieni- mi sorrise. Aveva i capelli di un castano molto chiaro e gli occhi grigi. Sarà stato poco più grande di me, ma era molto più alto. Maledetta la mia timidezza che mi fa arrossire per niente.
-Ehm…grazie mille- gli feci un piccolo sorriso impacciato.
-Figurati – mi rispose e se ne andò nell’altro corridoio, probabilmente a sistemare degli scaffali.
Finii di prendere quello che mi serviva e andai a pagare alla cassa, poi tornai a casa e aspettai che la signora Margherita passasse a prendermi, tra musica e lettura. Più o meno alle 17 la signora arrivò, mi chiese come mi stavo trovando, se avevo dormito bene e se la casa mi piacesse. Come poteva non piacermi? Era molto più di quello che mi sarei aspettata! Le offrii un caffè, anzi le feci, dato che il caffè lo aveva comprato lei, e poi uscimmo a fare un giro in centro, per farmelo visitare come si deve. Mi fece vedere la piazza principale, alcune vie più importanti piene di negozi dove sicuramente non sarei mai entrata, vuoi perché vestiti e accessori di lusso non mi interessavano, vuoi perché anche se volessi non avrei i soldi necessari neanche a comprare un paio di calzini l’ dentro. Entrammo in alcuni negozi più “economici” e dopo aver dato un’occhiata in giro chiedevo, col mio solito imbarazzo, se avessero bisogno di una commessa in più, ma in tutti il risultato fu lo stesso. Una risposta negativa. L’unica consolazione furono il set da tre bicchieri di vetro con dei gufetti colorati sopra e un quadretto di tela rappresentante un vaso di rose. La signora mi accompagnò quindi a fare l’abbonamento per i mezzi pubblici e poi tornammo a casa in macchina. Ci salutammo e io entrai dentro, chiudendo la porta e chiamando subito dopo mio padre.
Era abbastanza presto, ma avevo una certa fame, così riscaldai del pane in forno e lo imbottii con prosciutto, sottiletta e maionese. Decisi di guardare un film al pc, dato che l’unica connessione internet era quella del cellulare e dovevo anche usarla poco. “Appena posso devo procurarmi una chiavetta o un router” pensai.
Quindi mangiai e guardai, per la centesima volta, il primo film di Hunger Games, seguito poi dal secondo, messaggiando nel contempo col mio gruppo di amici e raccontando loro la mia giornata, comodamente distesa sul divano coperto di stoffa color crema del soggiorno.
Ebbi di nuovo la stessa sensazione del giorno prima, come se qualcuno mi stesse osservando. Mi alzai e mi girai, controllando tutte le finestre, coperte da tende bianche, ma la strada era praticamente deserta, fatta eccezione per alcuni passanti e per delle persone nei piccoli locali. Abbassai comunque le serrande, spensi la luce e accesi la lampada da terra.
Finito anche il secondo film, mi lavai e mi misi il pigiama, diedi la buonanotte ai miei amici e a papà e andai a letto. Avrei giurato di aver visto per un momento un’ombra accanto alla finestra…




Angolo Autrice:
Ciao a tuttiiiiii!!!
Sono tornata col secondo capitolo. Probabilmente lo avrete trovato un po’ noioso, ma mi serviva per presentarvi meglio Erica. Nel prossimo ci sarà la giornata di Offy! ^v^
Vi lascio con un’immagine di Erica (creata grazie ad un’applicazione per cellulari e tablet…mi sfugge il nome però)
Al prossimo capitolo!
(*) Il libro in questione è "L'uomo che parlava con i lupi" di Shaun Ellis, lo consiglio vivamente a tutti, soprattutto a chi ama gli animali ;)
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