contatto etereo
"Percepì la sua presenza
al mio fianco, avvertì una
insolita sintonia, quasi complicità, aspettai prima di
voltarmi ad osservarla
per non interrompere quell' attimo di magia."
5 anni prima:
19
Giugno 2010
Johannesburg Repubblica del Sudafrica
Leandro:
Sono appena uscito dal mio ufficio, sono sotto pressione, il
capo una iena, una donna procace e volgare che vorrebbe che tutti la
corteggiassero, continua a minacciarmi e caricarmi di lavoro per il
fatto che
finche non acquisisco la residenza sudafricana, se mi licenzia devo
lasciare il
paese, mi da fastidio persino guardarla, fortuna che riesco a
nascondere il mio
disgusto! Incontro Pietro un collega più maturo che mi dice:
“oggi voglio
rilassarmi un po’,pensa che ho appena spento il cellulare,
anche se so che
appena lo riaccenderò scoppierà
l’inferno, ahahhahha”. Scoppia a ridere con
quella sua risata quasi in falsetto, prosegue dicendomi: l’aria
è decisamente fresca, il sole non è riuscito a
riscaldarla, tira
vento da sud! Respiro
a pieni polmoni, l’aria
che
proviene dal sud mi ricorda le mie care montagne in Italia.
Già hai ragione,
gli rispondo Lui mi dice: dai sbrigati ad andare a casa e datti una
sistemata
che questa sera voglio farti conoscere una famiglia molto simpatica! In
un
primo momento pensai che
avrei voluto
solo riposarmi quella sera, ma poi mi dissi: perché no in
fondo non ho avuto
molte opportunità di conoscere persone nuove a Johannesburg,
gli risposi: “Ok
speriamo che ne valga la pena sono proprio cotto” lo saluto e
mi
accingo con passo svelto a prendere
un
rikki una specie di taxi
collettivo, devo
andare a passo svelto, la prima cosa che mi hanno detto i colleghi
italiani
appena arrivato a Hillbrow
è: non ti fermare troppo per strada qua
è più pericoloso che da noi!!
Finalmente
arriviamo a casa di
questi nuovi amici, Attraverso il vialetto perfettamente curato, il
prato
semplicemente perfetto, i fiori disposti a cerchi via via sempre
più grandi, un
albero di sicomoro
sulla sinistra ed
infine poco prima dell’ingresso, sulla destra una zona di
prato ovale, con
l’erba di un colore diverso, sembra trifoglio, con delle
pietre lisce bianche
di fiume che compongono un nome: “Villa Ero”.
Mi chiedo come mai quel
nome,
che strana coincidenza, io mi chiamo Leandro e La villa di questa
famiglia si chiama
Ero, mia madre
è greca, conosco bene la legenda di
Leandro ed Ero, penso... forse anche loro sono di origine greca?
Si
apre il portone e mi dimentico di questo particolare. I padroni di
casa si chiamano Luigi e Dafne, da subito si mostrano molto cordiali e
affabili, entro e Luigi mi dice: Pietro mi ha parlato di te, ha detto
che sei
molto simpatico e fai sempre battute divertenti; poi
interviene Dafne: lascialo stare
presentagli gli
altri ospiti, cosi
saluto uno ad uno: Renato un uomo sulla cinquantina molto asciutto e
tirato,
Anna, sua moglie, una donna piccola e vivace dalla capigliatura folta e
riccia, infine Gaia, una
donna in carriera semplicemente Elegante,
la quale in un breve
colloquio mi disse: di aver lavorato per
diversi anni alla city
di Londra, ed in seguito, affascinata dalla selvaggia natura africana
ha intrapreso la scelta
di trasferirsi in Sudafrica,
perché pur
con le sue contradizioni, manteneva sempre uno stampo anglosassone che
a lei si
confaceva.
La
serata prosegui in maniera gradevole ma ad un certo punto, mentre
gli altri decisero di giocare a carte, io, oramai esausto dalla intensa
giornata
trascorsa, chiesi di potermi sdraiare sul divano: non mi ha mai
appassionato
terminare le serate giocando a scopa o tresette, so giocare e se devo
far
passare qualche minuto allegro a qualche persona anziana tiro fuori le
carte,
ma se posso cerco qualcosa di meglio.
Il divano era molto ampio e spazioso ed invitava proprio al
riposo, mi
sforzavo di tenere gli occhi aperti, e ogni tanto cercavo di
partecipare alle
conversazioni, cosi da non apparire asociale, ma la mia mente era
oramai protesa
verso il sonno.
Ad un certo punto si
avvicino
qualcuno che non mi era stato presentato, si sdraiò
accanto a me, non so se avevo gli
occhi aperti socchiusi o chiusi del tutto, ma
"Percepì la sua presenza al mio
fianco, avvertì una insolita
sintonia, quasi complicità, aspettai prima di voltarmi ad
osservarla..... per
non interrompere quell'attimo di magia." La
osservai, era alta, molto magra, leggermente pallida , eterea, aveva lo
sguardo di chi sogna
ad occhi aperti, avevo
sempre pensato che gli occhi più belli
fossero verdi con riflessi azzurri, oppure
nero profondo, invece mi resi
conto che
non avevo mai visto occhi più belli di questi, color nocciola morbido,
intensi , profondi e luminosi,
(mi ricordai di aver visto qualcosa
di simile, ma molto meno affascinante, quando una volta in Italia,
salendo al
monte Cucco in Umbria, all’improvviso dietro un cespuglio mi
scontrai faccia a
faccia con un capriolo, per un attimo ci guardammo negli occhi, vidi il
suo
sguardo sorpreso e bellissimo, poi la paura apparve nelle sue pupille e
fuggi) osservai
i suoi capelli lunghi e Biondi, con
riflessi color rame, il suo sorriso appena accennato, ma che le
illuminava il volto delicato, gli zigomi appena pronunciati,
il
naso diritto ben
bilanciato nel volto, e i lineamenti morbidi, tipici delle
ragazze
finlandesi; Lei mi fisso e mi disse: “ ciao sono io, sono
Ero,
finalmente ti ho
trovato”, avvicinò la sua mano affusolata
e magra, (ma
senza le rudezze tipiche delle mani troppo scarne), alla mia senza
toccarmi, senti una
connessione,
come se ci stessimo scambiando qualcosa, non era calore ne energia, ma
qualcosa
tra di noi si era mescolato ed unito, ed ebbi la sensazione che
fosse per sempre; improvvisamente non la vidi più,
ebbi il
dubbio di aver sognato, eppure quello che avevo visto era troppo reale,
inoltre
qualcosa era entrato nel mio corpo e rimaneva dentro di me, non ebbi il
coraggio di domandare a nessuno se l’avessero vista e chi
fosse,
solo mi
ricordai che la villa si chiamava villa Ero.
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