La strada verso la felicità

di Heart_break
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Silenzi ***
Capitolo 2: *** Ricerca ***
Capitolo 3: *** Inizio ***



Capitolo 1
*** Silenzi ***


Prima di lasciarvi in pace, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto il prequel di questa storia e in particolare Spring Dania che ha l'ha anche recensito. Ringrazio anche maryantony1406   e selenagomezlover99 che l'hanno aggiunto rispettivamente nelle storie da ricordare e in quelle seguite.


1:43
Era un tiepido martedì mattina, l'epilogo di una faticosa giornata di lavoro per Sakura. L'atmosfera dalla finestra, dalla quale osservava il vuoto in attesa della fine del proprio turno, pareva immobile, anche dai corridoi dell'ospedale non arrivava alcun cenno di vita. 
D'un tratto la porta alle sue spalle si apre.
“Sakura...” 
“Ah Konohamaru, sei tu. Mi hai fatto prendere uno spavento” 
“Scusa non volevo, ehm..”
“Dimmi, cosa è successo questa volta?” 
“Niente di che” mostrò la mano destra “ho un po' esagerato con gli allenamenti insieme a fratello-Naruto eheh” 
“Ancora?! Domani parlerò con quella testa quadra e gli dirò di non esagerare o finirete per farvi male inutilmente!” 
“Non c'è bisogno di prendersela così tanto...” Sakura gli afferrò la mano poco garbatamente e la curò. Mentre ultimava le medicazioni, i due si trovarono faccia a faccia senza accorgersene. Il giovane aveva gli occhi lucidi ed era in viso più rosso di un pomodoro. La voce gli tremava, ma sapeva che non avrebbe resistito un istante di più; Sakura, invece, abituata con il proprio mestiere a trovarsi spesso in situazioni che possono sembrare normalmente imbarazzanti, non gli diede peso finché non incrociò quello sguardo. Quei due occhioni scuri la stavano fissando quasi morbosamente e la bocca cercava di dire qualcosa.
Il ragazzo deglutì “S-sakura, devo dirti una cosa!” 
“Konoh...” si distanziò lievemente indietreggiando: di cosa aveva paura? 
“Aspetta!” questa volta fu lui ad afferrarle la mano “Sakura, io... io TI AMO!” 
Per un istante non si sentì più nulla. Ma questo silenzio durò poco perché la ragazza, dopo essersi staccata dalla presa, si voltò dando le spalle al povero Konohamaru, che aspettava una risposta. Smosse in modo confusionale dei medicinali sopra al bancone, poi si girò verso di lui senza guardarlo.
“Prendi questa pomata, domani mattina togliti le bende e passala sulla mano delicatamente, mi raccomando.” 
“Aspetta...  non ti importa di quello che ti ho detto?” 
“Sakura, eccomi” un uomo col camice si presentò sulla soglia della porta, era il dottore del turno successivo.
“Ah Benkei, vieni pure. Io ho finito e anche il mio paziente qui... se ne stava giusto andando.”  
Il ragazzo si guardò attorno spaesato: si sentì ferito nell'animo, ma non voleva controbattere a quelle parole così se ne andò senza battere ciglio e a testa bassa.
Una volta a casa, nella propria camera, Sakura sedutasi sul letto sentì come un groppo alla gola, non riusciva a fermarlo, era sul punto di piangere, ma non ne ebbe il tempo perché proprio in quell'istante udì dei passi venire verso di lei. Si strofinò gli occhi con la mano. 
“Mamma” disse Sasuke vedendola: era sul letto con un'espressione indecifrabile, ma per un bambino sveglio come lui non fu difficile percepire della pesantezza nella stanza.
“Cosa ci fai qui?! Fila di corsa a letto!” 
“... posso dormire con te?” 
“Avevo detto alla nonna di metterti a letto” sbuffò la ragazza “comunque certo che puoi, vieni.”
Il bambino si avvicinò e salì sul lettone intrufolandosi sotto le coperte 
“La nonna mi ha messo a letto, però io ti ho sentita arrivare e volevo stare con te.” 
“Ho capito” sorrise soavemente mentre gli rimboccava le coperte “mi faccio il bagno, metto il pigiama e poi anche la mamma si riposa un po'...” 
“Si!” rispose convinto il bambino; Sakura fece in ordine ciò che aveva elencato impiegandoci il tempo che le serviva. 
Infilò la maglia del pigiama e quando si mise sotto le coperte Sasuke stava già dormendo come un ghiro, tutto su di un lato: aveva l'aspetto di un angioletto, pensò lei e dopo essersi messa a letto, si  rannicchiò abbracciandolo stretto stretto. Stette per un po' ad osservare la luna dalla finestra e nonostante i pensieri fossero molti e tormentosi, la stanchezza ebbe il sopravvento su di lei tanto che chiuse gli occhi senza accorgersene. 
Sakura da quando Sasuke se n'era andato non aveva più versato una lacrima, nemmeno al suo funerale, nemmeno a casa, mai una volta. Da allora prese la decisione di allevare la sua reincarnazione, decise di chiamarlo Sasuke e lo allevò come un figlio. L'amore passionale che aveva avuto per lo stesso divenne amore materno. Ma essere una ragazza madre non era affatto semplice: aveva sacrificato la propria vita sociale e si era dedicata alla carriera di medico ninja per poter non far mancare nulla al bambino, certo a volte con i turni di lavoro rientrava tardi, ma tutti dai genitori agli amici più cari non l'avevano abbandonata e le davano spesso una mano quando potevano senza che lei chiedesse nulla. 

La sera del giorno seguente Sakura era a casa Uzumaki.
“Bene... dunque Hinata, tutto a posto. Ricordati di riposare, non usare il byakugan per nessuna ragione almeno fino al prossimo mese.” 
“D'accordo” annuì l'interessata rivestendosi “grazie di essere passata.” 
“Figurati...” sorrise la rosa. In quel momento Naruto rientrò da lavoro – eh sì, ora era l'Hokage di Konoha- e si diresse nel salotto dove la moglie era stata visitata. 
“Eccomi!” 
Un rapido bacio a stampo prima che si scatenasse una bufera.
Dalla culla lasciata lì vicino scoppiò un pianto urlato tipico dei neonati: Himawari, la secondogenita Uzumaki, si dimenava, forse aveva fatto un brutto sogno o doveva cambiare il pannolino. La mamma si fiondò subito sulla pargoletta, la prese imbraccio e provò a cullarla. Da una porta adiacente apparve un bambino biondo con due occhioni azzurri che tutto ricordava suo padre, fece di corsa due giri della stanza e si gettò sulle gambe di Naruto. 
“Papà!” e l'altro “Boruto! Allora cosa mi racconti?” il biondino indicò un bambino più grande che gli aveva lasciato alle spalle e sbraitando a braccia allargate “Sasuke-pai, mi sta insegnando a disegnare una tecnica di fuoco fortissima e grandissima!” 
“Ah si?!” e guardando verso il moretto “Ehi campione, come va?” “Bene...” tra i due si intromise Boruto “Papà vuoi vedere il disegno?” che venne seguito nel discorso dall'altro bambino “Sì sì guardalo...”
“Sasuke, farai vedere i tuoi disegni un altro giorno allo zio Naruto, ora dobbiamo tornare a casa.” 
“Ma mamma...” 
“Dai su non fare storie.” 
Naruto guardò la scena un po' divertito, in fondo i toni di Sakura erano premurosi e non di rimprovero vero e proprio così “Susu, un disegno puoi farmelo vedere poi torni a casa, ok?” la rosa lo guardò storto, però si arrese “D'accordo ... io intanto sistemo le mie cose. Ah Naruto...” 
“Dimmi” rispose sorridente lui.
“No niente, non importa”
In realtà Sakura voleva avvisarlo come aveva detto a Konohamaru di non esagerare con gli allenamenti, ma non se la sentiva proprio di pronunciare a voce alta quel nome. Hinata, invece, nel frattempo, aveva rimesso a dormire la neonata. 
“Scusami” fece questa, ma la rosa mentre prendeva la borsa e una giacchettina, le spiegò tranquillamente di non preoccuparsi.  
Camminavano a pochi centimetri di distanza, Sasuke e Sakura: lei lo teneva sott'occhio con un'aria vigile sempre pronta però, a sorridere ogni qual volta ne incontrava lo sguardo; lui invece chiacchierava senza sosta di tutto quello che aveva fatto durante la giornata. Per le strade i lampioni si erano accesi da poco, ormai il sole era calato e solo dal tetto sul quale meditava un giovane Sarutobi se ne vedeva la scia rossa tinteggiare le nuvole in lontananza. 

Sabato pomeriggio Sakura era a casa, stava finendo di spolverare quando suonarono al campanello: era Ino, l'ospite che la rosa aspettava. Si affrettò a togliere di mezzo ogni residuo che potesse far pensare che stesse ancora pulendo a quell'ora e infine aprì la porta. 
“Ciao!” disse la bionda salutandola anche con la mano.
“Ino!” 
“Come promesso sono passata a salutarti. Sarà da due settimane che non ti vedo, da quando mi hanno cambiato i turni in ospedale, allora come va?” disse la bionda mentre si faceva strada in casa fino alla cucina, seguita da Sakura che la invitò a sedersi. 
“Bene bene, te? Come stanno Sai e Inojin?” 
“Stanno bene, oggi Sai aveva la giornata libera così l'ho lasciato a casa a fare un po' di conversazione padre-figlio” 
Dapprima la rosa rise immaginando la scena, in effetti Sai non era mai stato proprio un tipo da chiacchiere, lei lo sapeva meglio di altri.
“Hai fatto bene. Ti preparo un the?” 
L'amica rispose annuendo e continuò a conversare mentre l'altra metteva sul fuoco la teiera “Sasuke?” 
“E' in camera, stava finendo di fare i compiti. Se vuoi te lo chiamo così lo saluti...”
“No no tranquilla, semmai mi affaccio io più tardi a salutarlo” 
“Ah, d'accordo” e si sedette anche lei mentre aspettava l'acqua bollire.
“Comunque, non dire che non ci sono novità!” controbatté all'improvviso Ino alla rosa “ho saputo che hai uno spasimante...” 
“Come fai a saperlo? Chi te l'ha detto? ... e poi non è uno spasimante!” 
A quelle parole la curiosità dell'ospite salì vertiginosamente “Allora è vero, è successo qualcosa...” 
Da Sakura uscì un “ah” di rassegnazione e fu costretta a confessare.
“L'altro notte, mentre aspettavo il cambio turno, Konohamaru si è presentato e ...” esitò un attimo così da spingere Ino ormai presa da quella storia a voler conoscere assolutamente il resto “E...?” 
“E mi ha confessato di amarmi credo!” 
“Come credi?!” 
“... si è giovane, magari tra qualche giorno cambia idea.” 
“Non penserai mica di essere vecchia?! Guarda che io e te abbiamo la stessa età e possiamo benissimo considerarci giovani sai?!” sembrava che dovesse esplodere da un momento all'altro, ma alla fine si calmò da sola e proseguì “Comunque lo sapevo! Ho notato come ti guardava ultimamente, soprattutto alla sua festa... ma come fai ad attirare sempre i pezzi grossi?” 
“Pezzi grossi?” 
“Sì, insomma, voglio dire ... Konohamaru è pur sempre un Sarutobi!”
Sakura cacciò un sorriso nostalgico pensando al chiaro riferimento a Sasuke “... hai ragione, ma resta comunque Konohamaru.” 
“Aspetta, non mi dire che lo consideri ancora un ragazzino? È più che maggiorenne lo sai? Ormai è cresciuto anche lui... che c'è che non va?”
La faccia di Sakura divenne scura, ci fu un istante di silenzio, neanche il suono acuto e persistente della teiera lo soppresse. 
La ragazza si alzò, versò il the fumante nelle due tazze e si risedette cercando di riprendere il discorso. Dall'altra parte Ino guardò preoccupata la sua migliore amica, perché si comportava così? Non voleva essere mai più felice? 
“Sakura, che succede?” chiese ancora con un tono serissimo dopo aver sorseggiato con cautela la bevanda bollente dalla tazza e anticipando la rosa su quello aveva da dire.
Quest'ultima portò la testa sulle mani, alzando i capelli in prossimità della fronte. 
“E se avessi sbagliato tutto?” 




Nota dell'autrice: la vicenda si sviluppa tra Naruto the last e Naruto Gaiden, in pratica i personaggi hanno, dai più piccoli, 0 (Himawari), 3 (Boruto), 8,5 (Sasuke), 22 (Konohamaru), 26 (Sakura, Naruto ecc.) anni e così via. Se ho sbagliato qualche conto, non prendetevela :')
Ma la vera domanda è "perchè Konohamaru?" ... lo scoprirete nelle note dell'ultimo capitolo, ma è comprensibile anche leggendo in realtà. 

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Capitolo 2
*** Ricerca ***


“Tutto cosa?” 
“Se avessi sbagliato a prendermi cura di Sasuke? Se avessi fatto meglio a lasciarlo a qualcun altro? A una famiglia per esempio. Se avessi fatto a meno di innamorarmi di una persona che ora non c'è più... cosa gli sto offrendo io?!” strinse di più le mani sui capelli.
“Sakura... perché dici questo ora?” rispose Ino appoggiando una mano su quelle che reggevano così aspramente quei ciuffi rosa “Hai fatto una cosa bellissima, non so in quante avrebbero fatto lo stesso! Se è di un uomo che hai bisogno non devi sentirti in colpa o avere paura che possa disturbare la serenità di tuo figlio prima di provare!” 
Al piccolo Sasuke bastarono le parole “Se avessi sbagliato a prendermi cura di Sasuke? Se avessi fatto meglio a lasciarlo a qualcun altro?” per indietreggiare di un passo. Il bambino infatti, era uscito dalla propria cameretta per andare a salutare, come gli era stato insegnato, l'ospite, ma arrivò solo sulla soglia della porta che dal corridoio dà alla cucina e li si fermò. Ecco perché gli sembrava triste la madre, ecco perché sentiva quell'aura così amareggiata di recente: era il responsabile dell' angoscia della madre, così pensò. Scappò di corsa sul piano superiore, dove aveva la stanza, prese la tracollina della scuola e la riempì con un po' di tutto quello che gli sembrò utile per sopravvivere da solo fuori casa. Poiché era ancora un bambino nonostante l'acutezza precoce per quell'età, prese come oggetti utili da portare con sé l'astuccio, un quaderno, una mappa di Konoha e dintorni di quelle per bimbi e un paio di kunai. In fine scappò in lacrime dalla finestra senza farsi vedere o sentire. 
Le due ragazze erano sempre in cucina: Ino cercava di tirar su il morale a Sakura che comunque non piangeva, ma era il ritratto della disperazione, anzi, forse era proprio così disperata che non riusciva nemmeno ad esternare tutto quello che portava dentro. 
Ormai si era fatto tardi e Ino doveva rientrare a casa; Sakura, invece, stupita che il figlio non si fosse fatto ancora vedere “Quanti compiti aveva da fare?” andò a chiamarlo, aprì la porta della sua camera e non lo trovò. 
La stanza era un po' in disordine, ma non così tanto da far destare dei sospetti.
“Sasuke?” “E' in bagno?” si convinse. Aprì la porta dei servizi: niente. La stessa scena si ripeté in tutte le stanze rimaste al piano di sopra. Sakura accumulava ansia. 
Si scagliò al piano terra. 
“Non riesco a trovare Sasuke, ho guardato dappertutto, non c'è!” 
“Sakura, calmati magari è fuori a giocare e non l'abbiamo visto.” rispose Ino non convinta di quello che aveva detto: anche lei  provava uno strano sentore. 
Le due uscirono fuori, ma il bambino non era neanche lì. La rosa perse per un attimo le forze finendo a terra. “Cosa ho fatto?!” bisbigliò, ma Ino non le diede il tempo di abbattersi e la tirò in piedi a forza.
“Probabilmente ha trovato degli amici e si sono allontanati a giocare, sai come sono i bambini... non gli avranno dato l'opportunità di avvisarti!”
“No, Sasuke non è così mi avrebbe detto che usciva, mi avrebbe avvisata...” 
“Sakura, basta! Vado a chiamare Naruto e lo cerchiamo insieme. Tu intanto prova a fare un salto al parco e se lo trovi avvisaci!” 
“Naruto? No ti prego, non chiamarlo come posso dirgli di averlo perso di nuovo, ti prego non farl..” 
 Sbam  uno schiaffo da parte della bionda “Io vado a chiamare Naruto e tu cerchi tuo figlio al parco, ok?”  L'altra si riprese da quel vortice di tormenti e annuì all'amica.
Si separarono e con un paio di scatti arrivarono entrambe alla propria destinazione: Ino entrò senza preavviso nell'ufficio dell'Hokage.
“Naruto! Sasuke è scomparso!” 
Il ragazzo colto alla sprovvista esitò prima di parlare “Come scomparso?” La Yamanaka sbattè un pugno sulla scrivania e gli urlò contro “Si è scomparso, non si trova più, Sakura è in giro per il villaggio, magari l'ha trovato però ho un brutto presentimento.” 
Il giovane kage non esitò un istante di più e chiamò i suoi segretari, Moegi e Udon. 
“Assicuratevi che non ci siano disguidi nel tempo che sarò via.” Richiamò due cloni e li lasciò nell'ufficio dando a questi e agli altri due le ultime disposizioni prima di lasciare la stanza con Ino. Per la strada si separarono un attimo.
“Vado ad avvisare Hinata, cerca Sakura!” “Maledizione, ho mandato i ninja ricercatori in missione l'altro giorno. Doveva accadere una cosa simile proprio adesso?! Non penso che sia stato rapito, ma...” “D'accordo!” 
Sakura, invece, quando arrivò al parco non trovò nessuno. Non ne era sorpresa perché conosceva bene il figlio: questi non avrebbe mai lasciato casa senza un minimo preavviso e i suoi amichetti erano come lui abbastanza piccoli da non stare troppo in giro con il buio. Ma cosa, cosa le sfuggiva? Dov'era Sasuke? Era stato rapito? Possibile? Infondo era l'ultimo Uchiha, ma chi l'avrebbe rapito? E se non fosse stato così allora dov'era? E perché se n'era andato? 
Senza accorgersene la ragazza era di nuovo entrata in quella spirale di tormenti e preoccupazioni dalla quale non ne sarebbe uscita da sola. 
“S-” 
“Sakura, Ino mi ha spiegato tutto!” disse Naruto precipitandosi dall'amica insieme a Hinata, anticipando sul tempo e sul posto Konohamaru, che osservò la scena da un po' più lontano. Da quella prospettiva allungando la mano verso la rosa, gli sembrò di afferrarla, voleva avvicinarsi, ma rimase a guardare nell'ombra.
“Naruto! Hinata anche tu? Dovresti riposare e te, invece, non starai boicottando il lavoro?!” la ragazza cercò di mascherare quello che stava provando, soprattutto la responsabilità di aver perso ancora una volta Sasuke, risultando però, troppo fredda e quasi antipatica con quella frase.
“Sakura, ma che dici?! Siamo venuti a ritrovare Sasuke” rispose il biondo un po' arrabbiato e la moglie che se ne accorse cercò subito di calmare le acque: la situazione era molto delicata, infatti c'erano in gioco troppe emozioni risalenti il passato. 
“G-già, siamo venuti ad aiutarti e non solo noi. Si è mobilitato mezzo villaggio!” proseguì a spiegare Hinata facendo sì che l'altra fosse sul punto di commuoversi. Prima di lasciare casa, infatti,  due anziani vicini si accorsero dell'insolita presenza di Naruto a quell'ora e lo costrinsero a parlare, alla fine lasciarono intendere che se qualcuno avesse avuto bisogno di aiuto l'avrebbero aiutato.
“Davvero?” 
L'hokage guardò la moglie con un sorriso che lasciava intendere di averla colta nel suo intento di riappacificazione e rese la propria comprensione ancora più chiara rispondendo a una Sakura ancora incredula “Sì, lasciaci aiutarti, lo ritroveremo in un lampo vedrai!” 
Naruto usò la tecnica superiore della moltiplicazione del corpo, lasciò due copie libere di cercare da sole e ne affiancò una a Hinata. Infine tutti si separarono. 
Konohamaru che aveva assistito alla scena aveva capito la situazione, anche perché alle sue spalle sentiva l'eco di tutti i partecipanti alla ricerca chiamare il nome di 'Sasuke'. Restò tutto il tempo con gli occhi addosso alla rosa finché questa scomparve all'orizzonte. 
Quand'è che se n'era innamorato? Iniziò a pensare e ripensare. Spesso era capitato nell'ultimo periodo che si incrociassero per la strada però al di là di un semplice saluto non erano mai andati: lui la considerava una ragazza molto seria e dall'animo altruista. Gli unici momenti in cui sarebbe potuta sembrare il contrario erano quelli che la vedevano spesso in passato impaziente e violenta nei confronti di Naruto. Allora il giovane Sarutobi non l'aveva mai vista come una 'donna', anzi all'epoca era l'amata del senpai! Anche in questo caso il ragazzo pensò di essere inesperto  riguardo alle situazioni sentimentali: lei piaceva a Naruto, ma alla fine lui era amato da Hinata e ora formavano una famiglia... che strana cosa l'amore. Continuando a pensare, Konohamaru si soffermò sulla prima cosa che gli venne in mente, ovvero quando vedeva passare Sakura, che aveva iniziato a lavorare all'ospedale e a prendersi cura di Sasuke, avanti e indietro da casa a lavoro: gli sembrava una persona davvero straordinaria e degna di ammirazione. Ma quand'è che l'ammirazione divenne altro? È vero che quando si incrociavano per la strada lui si sentiva a disagio nel farsi trovare accerchiato da fila di ammiratrici, ma poteva essere questo l'inizio di tutto? Konohamaru non lo sapeva, sapeva però, di essersi accorto di quello che provava una volta entratoci dentro. 
Una sera.
Quella sera si festeggiava come ogni anno l'occasione più attesa al Villaggio della Foglia da tutti i ragazzi 'in': il compleanno di Konohamaru per il quale la famiglia del ragazzo non badava a spese in fatto di esibizionismo. Tra gli invitati c'erano anche persone più grandi, coetanei di Naruto e tra questi la stessa Sakura. Lei era persa tra la folla, indossava un abito elegante, ma che rispetto a quello delle ragazze tutte in tiro e alla moda sembrava molto sobrio, quando il giovane Sarutobi si accorse della sua presenza. In un attimo si ritrovò intrappolato da quei capelli color fiori di ciliegio che cadevano morbidi sul petto e dall'ingenuità di lei che non si atteggiava come avrebbe dovuto fare una ragazza così affascinante, come a lui sembrava. Cercò di staccarle gli occhi di dosso, ma niente: era troppo tardi per tornare indietro, ormai l'incantesimo aveva fatto effetto! 
Quello fu probabilmente il momento in cui Konohamaru si rese conto di amare Sakura. 
Le andò vicino e lei si accorse della sua presenza. 
“Konohamaru, Kiba ti cerca..”
“Mi concede un ballo?”
la interruppe lui prima di dimenticare le parole che si era ripetuto in testa mentre la raggiungeva. 
“C-certo.” Sakura si ritrovò a rispondere spiazzata. 
“Allora il prossimo lento è il nostro.” 
“Va bene, ma l'ultimo che è passato risale a ore fa non so se ...”
ancora una volta venne interrotta, questa volta però, non da delle parole: il ragazzo infatti, aveva fatto cenno verso la zona musica e in un istante il chiasso dei pezzi moderni lasciava posto a delle note più dolci. 
“Che fortuna...” disse poi lui, rimproverato da una strana smorfia serena della ragazza. 
“Eh già!” 
Cominciarono a ballare impacciati inizialmente, poi imbarazzati sempre di più fino al punto di non riuscire a guardarsi in faccia. Quando quella canzone finì, si separarono con finta disinvoltura e il cuore che batteva a mille. 
“M-mi cercava Kiba, vero?” 
“Sì... sì ...  sei il festeggiato giustamente... ah guarda è lì, allora ci vediamo?” 
“Certo! Ora vado. Ci vediamo!”

Due colpi sulle guance con le mani aperte e ritornò al presente, non era quella l'ora di perdersi nei pensieri, doveva agire. Voleva riportare la serenità alla ragazza di cui si era innamorato.

Arrivò la notte e di Sasuke non c'erano tracce. 
Tutto il villaggio si era mobilitato, ma niente. Sakura interruppe la sua forsennata ricerca per guardare l'orario “Sono le undici passate... avrà fame, freddo... sicuramente si sentirà solo..”
“SASUKE! DOVE SEI?” 
Il bambino scomparso, in realtà, si era nascosto dentro un tronco enorme, tagliato a metà e scoperto sulla cima, di un vecchio albero che stava nel bosco alle spalle (per così dire) di Konoha. 
Era tutto rannicchiato su sé stesso avvolto in un camuffamento. Aveva pianto per la maggior parte del tempo e sarebbe voluto tornare a casa, ma non voleva dare altri dispiaceri alla propria mamma così pensò ingenuamente che non farsi più vedere sarebbe stata la cosa più giusta da fare. 
Cercò di restare sveglio perché i rumori della notte lo terrorizzavano: una volta era un gufo, un'altra il vento, un'altra ancora qualche lupo o cane vagabondo. Alla fine però, cedette e cadde tra le braccia di Morfeo. Era passata la mezza notte, iniziava un nuovo giorno. 
Sasuke si ritrovò in un posto strano, nei meandri della propria mente circondato dalle tenebre. D'un tratto sentì dei passi venirgli incontro, qualcuno lo prese per mano. Il bambino si sentì pervaso come da un'aura familiare. Mentre camminava trascinato non a forza da questo personaggio sconosciuto l'oscurità andava man mano scemando per lasciare spazio a dei luoghi, a delle persone, a delle voci... finché giratosi per la curiosità non vide il volto di chi lo guidava: era un ragazzo che gli assomigliava in modo spaventoso.
“Chi sei? Sei il mio papà?” 
L'altro gli sorrise “Non proprio... se verrai con me, capirai tutto” 
Camminavano uno a fianco all'altro, ma non si muovevano da nessuna parte, erano in un luogo in cui spazio e tempo non esistono: camminavano, infatti, tra i ricordi, i ricordi della vita precedente di Sasuke e il ragazzo che l'aveva preso per mano era proprio lui.
Partirono dai primi ricordi, quelli più reconditi per poi arrivare alla strage di Itachi, al team sette, alla rivalità con Naruto, alle battaglie con lui, a Orochimaru, alla guerra, alla riappacificazione con il fratello e con il proprio migliore amico, alla dichiarazione a Sakura, l'ultima cosa che videro. 
Tutto questo era stato Sasuke. 
Alla fine del 'viaggio' il più grande mise un ginocchio a terra e piegò l'altra gamba per parlare faccia a faccia con il più piccolo.
“Certo che sei davvero giovane... è successo qualcosa di grave? Pensavo che ci saremmo incontrati più avanti...”  Il bambino, questa volta non c'entravano le sue promettenti capacità, era riuscito a cogliere la situazione, quasi per empatia, come se l'avesse sempre saputo. 
“Quello che ho visto eri tu o io?” 
“Sì, quello ero io o se preferisci, sei stato tu in un'altra vita, dove hai commesso un po' di sbagli e dove hai subito dei torti, ma hai avuto un'altra possibilità e per questo ora ci sei tu.”

Il piccolo Sasuke abbassò lo sguardo come per riflettere e disse con tono di autorimprovero “Ah... però anche adesso ho sbagliato.”
“Cosa è successo?” 

“Ho reso triste la mamma, lei non mi vuole così sono scappato...” iniziò a piangere, ma il più grande non si smosse e gli rispose “Sei sicuro che la tua mamma non ti voglia? Secondo me, ora è molto triste visto che sei scappato... sarà davvero preoccupata.” 
Dall'altra parte non venne nessuna risposta, ma solo altri lacrimoni.
“Ascolta, perché non torni a casa e chiedi a Sakura se l'hai resa triste? ... vedrai, ti risponderà che è il contrario.” poggiò l'indice e il medio sulla fronte del bambino “E poi su, smettila di piangere, sei un ninja in fondo!” Quelle parole e quel gesto diedero al piccolo Sasuke del coraggio mai provato prima e lo rincuorarono tanto che si asciugò gli occhi in un secondo, dopo di che rispose di 'sì' a quello grande con un cenno deciso della testa. 
“Bene, per me ora è tempo di andare, ma quando sarà il momento ci rivedremo. Sai io sono l'unica parte di te che ha coscienza della tua vita passata, ma non ti condizionerò mai; tu sei un altro Sasuke. Questo è inequivocabile, ricordatelo.” 
“Aspetta! Io... no ... Sasuke nell'altra vita è stato una persona straordinaria!” urlò il bambino mentre tutto ritornava buio come prima di quell'incontro particolare. L'ultima cosa ad andarsene fu il sorriso del più grande a quell'affermazione spontanea e genuina che riecheggiava ancora nella testa del piccolo. 



Nota dell'autrice: i genitori di Konohamaru a quanto pare esistono... se non avessi cercato qualche informazione l'avrei dato per orfano. lol 

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Capitolo 3
*** Inizio ***


Ciaooo, allora ringrazio Spring Dania e jacqulinewilliams per aver aggiunto questa ff alle seguite, ma specialmente Spring Dania che ha anche recensito i capitoli precedenti dandomi come sempre delle buone dritte.


C'era qualche filo di nebbia quella mattina, ma in quel bosco era normale trovarla. Una figura di persona adulta si faceva strada tra i rami offuscati finché non incappò su un camuffamento disfatto dal quale sbucava un bambino a occhi chiusi.
“Sasuke?” 
Questi si svegliò a fatica dopo una notte quasi insonne. 
“Cosa?” 
“Sasuke sei tu, finalmente!” Konohamaru lo sollevò in aria quasi come fosse un premio da esibire per poi rimetterlo a terra fuori dal tronco dal quale l'aveva preso.
“Ma cosa combini!? Non sarai scappato di casa?! Lo sai che se tua mamma ti ritrova, ti metterà in punizione per il resto della tua vita?!” 
Il bambino anche se un po' frastornato da tutto quel parlare si buttò tra le gambe del ragazzo piangendo e gridando “Voglio tornare a casa!” 
Al che Konohamaru lo riprese in braccio, lo coprì con la propria sciarpa e mandò un segnale in cielo che diceva 'SASUKE TROVATO'.
Tutti, ovunque fossero, lo videro. 
La prima ad arrivare fu Sakura. Quando Sasuke la riconobbe in lontananza si buttò a terra e le andò in contro.
“Mamma!”
“Sasuke!” 
Madre e figlio si abbracciarono stretti stretti senza proferire altro, guardati dal salvatore quasi commosso. 
“Non farlo mai più! Mai! Perchè sei sparito così?!” 
“Pensavo che eri triste perché non mi volevi.” 
“Come potrei non volerti?! Sei la mia ragione di vita, tutto quello che mi rimane di...” la ragazza si fermò, non  sapeva che Sasuke sapesse la verità su sé stesso, un giorno gliel'avrebbe raccontata, ma aspettava che questi fosse cresciuto ancora un po'.
“Non scapperò più, promesso!” 
Dopo qualche altro attimo in quella posizione, Sakura si staccò dal figlio per alzarsi e prenderlo in braccio. Guardò davanti a sé schiva.
“K-konohamaru” alzò lo sguardo “grazie. Ti renderò la sciarpa dopo averla lavata, domani o ...”
Il ragazzo mise una mano dietro alla testa sorridendo e la interruppe “Tranquilla, quando hai tempo... io non ho fretta.” 
Delle figure che si avvicinavano sempre più, raggiunsero il punto dal quale era arrivato il segnale: si trattava di Naruto e Hinata. 
Quest'ultima a mani conserte esclamò un 'grazie al  cielo' e andò vicino a Sakura seguita da Naruto che poggiò una mano sulla testa di Sasuke e rivolto verso Sakura esclamò “Ti avevo promesso che l'avremmo trovato!”
“Naruto, Hinata, grazie mille.” 
La rosa oltre ringraziare i presenti non sapeva che altro fare se non, per l'appunto, mostrare una gratitudine infinita a chi l'aveva aiutata e non vedeva l'ora di poter ringraziare anche tutti gli altri. 
Dopo un po', salutati e ringraziati tutti coloro che erano accorsi in un secondo momento le due ragazze decisero di ritirarsi verso casa anche perché Sasuke si era addormentato cullato dall'affetto che lo circondava.
“N-naruto, ti aspetto in ufficio!” 
“D'accordo” rispose questo alla moglie un po' distratto mentre raggiungeva Konohamaru. Una volta lontani per le due, l'hokage prese a parlare con il ragazzo.
“Ottimo lavoro! E grazie anche da parte mia.” 
“Figurati... da piccolo venivo spesso qui a giocare a nascondino, non mi trovava mai nessuno così ho pensato che fosse il luogo ideale per non farsi trovare da nessuno.” 
“Ma guarda, adesso fai il modesto, eh?” rispose Naruto e entrambi si misero a ridere. Dopo quella battuta il biondo riprese a parlare “Come facevi ad essere sicuro che non fosse stato rapito?” e il ragazzo rispose “Non so... ho pensato di accertarmi che non fosse scappato prima di allarmarmi. Non ho percepito strane presenze di recente così...”
“Anche a me era sembrato impossibile però, ho comunque fatto mandare degli anbu fuori dal villaggio.” 
“Hai fatto bene.” cambiò tono di voce “Sono davvero felice che si sia conclusa per il meglio questa storia.” 
“A chi lo dici... penso che Sakura sia la prima ad esserlo. Ora che ci penso: a proposito di Sakura, cosa mi racconti?” 
“Eh?! Cosa? In che senso?”
Il biondo avvicinò il viso a quello del kohai “Non fare il finto tonto, sai a cosa mi riferisco...” e gli mise la testa sottobraccio. 
“E va bene... però ora lasciami!”
Konohamaru esternò un'espressione preoccupata allora l'altro mollò la presa.
“Sakura mi ha ignorato dopo che le ho confessato i miei sentimenti come se non le avessi detto niente, come se non le importasse... anche prima ... penso che non mi prenda sul serio.” 
Naruto alzò lo sguardo al cielo e si grattò la fronte con un dito.
“Quella ragazza... anche dopo tanti anni proprio non la capisco” incrociò le braccia “però magari non le piaci e ti sta ignorando per non dirtelo e ferire i tuoi sentimenti ... comunque, se non riusciste a chiarirvi lascia perdere o ti potresti fare del male e mi dispiacerebbe.” 
“Non so nemmeno io cosa pensare.” il ragazzo buttò fuori con un gran sospiro dell'aria dalla bocca.
L'hokage gli diede una pacca sulla schiena “Non ti scoraggiare così, dai! Adesso però, io devo rientrare in ufficio. Quando vorrai chiedermi qualcosa, qualsiasi cosa, sai dove trovarmi.” poi gli diede le spalle con il mantello bianco e guardò in direzione del villaggio.
“Va bene, grazie ... ci si vede.” 
“Ciao!” 
E si separarono. 

Una volta nel proprio ufficio, Naruto che ivi ritrovò la moglie come si erano detti, raccontò a quest'ultima di Konohamaru. 
“Naruto?!” Hinata quasi lo aggredì “sei proprio negato per queste cose.” e si lasciò cadere sulla poltrona che stava in un lato della stanza, sospirando. In fondo però, non era molto stupita del marito, anzi alla fine apprezzò che questi avesse dato dei consigli, per quanto a modo suo, in fatto di amore per aiutare come sempre chi gli stava a cuore.
“Perché? cos'è che ho sbagliato?” chiese, invece, lui confuso.
“Niente di che ... solo che mentre tornavo con Sakura, lei mi ha fatto intendere il contrario di quello che siete arrivati a pensare.” 
“Che vorresti dire?”
Hinata raccontò che mentre camminava con la rosa, parlando, da un argomento all'altro proprio quest'ultima arrivò a chiederle cosa ne pensasse dell'argomento Konohamaru – ormai noto a tutto il villaggio.
“S-se ti piace e hai paura dell'età che vi separa, non dovresti farne un grande problema, per me. E anche se a spaventarti è una probabile reazione negativa di Sasuke... potresti cominciare pian piano, inoltre per quello che vedo, tuo figlio non ha problemi a relazionarsi, quindi ...” 
“Dici che sto sbagliando a non prendere in considerazione la possibilità di dare una chance a Konohamaru? Alla fine non è una persona malvagia, anzi ...”
“D-dico solo che dovresti scegliere col cuore.” 
“Non sembra così semplice però, forse dovrei provarci.”
Guardò il bambino che reggeva tra le braccia con aria sollevata prima di salutare Hinata e tornare a casa. 
La signora Uzumaki finì di raccontare l'episodio a Naruto.
“Capisco. Forse ho sbagliato consigli.”
“Forse?” lo guardò riprendendolo.
“Beh... però non è che non me ne intenda per nulla di questioni d'amore” dalla scrivania si avvicinò alla ragazza e le bloccò le gambe tra le proprie. Si ritrovarono naso contro naso “alla fine ho sposato la donna migliore di tutta la terra.” Hinata arrossì come una ragazzina al primo bacio: Naruto aveva la straordinaria capacità di spiazzarla con dei gesti tanto improvvisi quanto dannatamente romantici. 
Ma il rumore inaspettato del legno che scorre fece sobbalzare il biondo all'indietro.
“Mamma, Papà!” 
“Boruto! Che ci fai qui?!” esclamarono i due all'unisono, poi Hinata continuò “Ti avevo lasciato dal nonno...” 
“Sì, lo so” rispose il signor Hyuga attraversando la porta con un passeggino davanti “però ha insistito tanto per sapere di Sasuke.” 
Naruto che nel frattempo si era messo sull'attenti rispose al suocero e al figlio nello stesso tempo “Sasuke sta benissimo e ora è già a casa.” 
“Menomale.” rispose il più vecchio.

Sakura aprì la porta di casa con una sola mano. Una volta dentro poggiò il figlio sul divano.
“Sasuke, vuoi mangiare qualcosa?”
“No” rispose lui un po' svogliato. 
“Come no? Sei sicuro? Guarda che ti preparo una super-colazione...” 
Il bambino si svegliò di colpo e saltando giù dal divano rispose “Sì, ho un po' di fame in realtà.”  
“Ah ecco!” rispose lei ridendo; mentre si apprestò a preparare da mangiare “Comunque, sei in castigo per una settimana: niente uscite con i tuoi amici! Mi hai fatta spaventare da morire... come puoi aver pensato che non ti voglia bene?!” disse Sakura portando un braccio sugli occhi per coprire le lacrime. Sasuke le si buttò sulle gambe 
“Scusa.”  
Si era fatto pomeriggio e Konohamaru si trovava sulla via di ritorno dopo aver svolto una missione di livello semplice per una scorta, quando tutto sovrappensiero incontrò Hanabi insieme alle sue amiche che si allontanarono per lasciare i due da soli. 
“Konohamaru, ciao.” 
La giovane Hyuga non venne ricambiata subito così sventolò una mano finché l'altro non la notò.
“H-hanabi... ciao, scusa ero distratto.” 
“L'avevo notato. Per caso c'è qualcosa che non va?” chiese questa sicura che il ragazzo fosse preoccupato: lei lo conosceva bene.
“No no ... è tutto a posto. Sarà la stanchezza. Stanotte non ho dormito per cercare Sasuke e stamattina mi hanno assegnato una missione all'ultimo minuto. Sto tornando ora casa...” 
“Ah, capisco” rispose la giovane Hyuga leggermente amareggiata “allora è proprio vero lo hai trovato tu.”
“Eh sì, perché?”
“Nulla. Solo che... non sono certa che Sakura si meriti tutta questa tua gentilezza. Potrebbe approfittarne un giorno e...”
“Ma che dici?! Ieri era Sakura, ma un domani potrebbe essere qualcun altro al villaggio ad avere bisogno di aiuto e io sono pronto a farmi in quattro per tutti! E poi lei non è così!” 
La ragazza si morse lievemente un labbro “Cosa ne sai te?! Non la conosci da così tanto e poi... e poi” si fermò di fronte allo sguardo sorpreso e anche un po' indignato di Konohamaru.
“Se non hai altro da dirmi, io me ne vado.” Lei rimase in silenzio e lui la sorpassò senza guardarla. Non fece un passo che si sentì afferrare la maglia da dietro. 
“Scusami, io non volevo. È solo che ho capito di non avere più altre possibilità con te... non dovevo aggredirti così, ma mi fa male vederti in questo stato...” 
“Ti perdono, ma ti prego di non preoccuparti più per me. Io sono serio riguardo a Sakura, non dovresti avere timore che possa ferirmi perché riuscirò a conquistarla. Non mi fermerò di fronte al primo no. Darò tutto me stesso, così se dovessi fallire non lo rimpiangerei!” 
Hanabi mollò la presa.
“Non posso che augurarti buona fortuna, allora.” Il ragazzo era pronto a risponderle, ma questa lo interruppe prima ancora che aprisse bocca “Non voltarti! Per favore, non aggiungere altro.” 
“D'accordo.” rispose lui con un'espressione comprensiva prima di proseguire per la propria strada lasciando la ragazza dov'era.

Il giorno seguente Sakura portò Sasuke a scuola dove un gruppo di ragazzini lo aspettava pronto a dargli il 'bentornato'.   
Dopo aver lasciato il figlio, la rosa si diresse verso l'ospedale. Un po' prima dell'ingresso incrociò Ino che le andò in contro di corsa abbracciandola.
“Sakura! Scusa se ieri non sono più venuta, ho visto il segnale ma ero già a casa. Non avevo nessuno che mi tenesse Inojin e alla sera ero di turno, comunque ho saputo che l'ha ritrovato Konahamaru...” 
“Tranquilla, anzi grazie infinite di tutto.” rispose l'altra con segno di reverenza. 
“Ehi ma che ti prende, tirati su! Sono sicura che avresti fatto lo stesso per me... piuttosto non cambiare discorso, allora che vuoi fare col tuo principe azzurro?”
“Intendi Konohamaru? Non lo so...” 
“Sakura!”
La rosa si sentì rimproverata, ma capì che non aveva bisogno di mentire.
“I-io vorrei qualcuno al mio fianco e lui non sarebbe malvagio però...”
“Allora che aspetti?! Vai! Corri a prendertelo!” 
“Ma...”
“Dico sul serio, corri, ora!” 
“E il lavoro?...”
“Stavo venendo a dirtelo, però mi hai preceduta: oggi non sei di turno. Abbiamo deciso tutti quanti insieme su iniziativa della signorina Tsunade che fosse giusto lasciarti un giorno di riposo oggi.”
“Cosa?! Dici davvero?” 
“E' la verità, se non ti fidi vai dentro a chiedere.” 
“Ok... ma... ma...” 
“Vai! Ci ringrazierai più tardi.” la bionda diede una leggera spinta con la mano sul dorso di Sakura. Quest'ultima si sentì caricata come se fosse stata un giocattolo a molla e iniziò a correre sparendo alla vista dell'amica. 
Correva.
Cercava qualcosa o meglio, qualcuno. Non sapeva dove trovarlo, come trovarlo e... una volta trovato? Cosa gli avrebbe detto? 
Le persone intente nelle proprie faccende sembravano quasi immobili a Sakura che correva senza sosta per le strade del Villaggio. Le vennero in mente tutte le volte in cui trovò Sasuke, ma non lo riuscì mai a fermare: il destino si era messo contro di loro ancora prima che si ritrovassero e quando alla fine riuscirono a parlarsi lui ormai stava già andando via un'altra volta, per sempre. 
Si distrasse un momento a guardare l'acqua gettata via da un secchio. Una goccia le sfiorò il viso.
“Scusi.” le chiese una donna anziana che teneva in mano il secchio. 
 La rosa si fermò, riprese fiato “... no mi scusi lei, la prossima volta starò più attenta.” e si allontanò rammaricata corricchiando“Ma cosa sto facendo? Non so nemmeno dov'è.” Fece un paio di balzi tra due edifici arrivando sul tetto di quello più alto dei due. 
Nemmeno se l'avesse fatto apposta lo avrebbe trovato lì così: Konohamaru stava in piedi là in cima a osservare il cielo. Abbassò la testa di scatto all'apparizione della rosa, l'ultima persona che avrebbe mai pensato di vedere e che stranamente mostrava l'aria di chi avesse trovato qualcuno (lui forse?).
“S-Sakura?” 
Quest'ultima lo scrutò: era davvero lì.
“Mi dispiace!” cominciò a piangere così il ragazzo imbarazzato le si avvicinò con un passo, 'cosa dico?' pensò, ma l'altra non gli diede tempo per parlare “Ho sbagliato con te ... sono sempre stata così cieca ... ho continuato a correre dietro Sasuke e non intendo mio figlio... ho pensato che dopo la sua morte non mi sarei più potuta concedere di... innamorarmi di qualcuno però, mi sbagliavo... sono sempre stata...” 
“Sakura calmati!” la interruppe Konohamaru: infatti la ragazza stava piangendo con i singhiozzi, a ogni parola era costretta a fermarsi perché doveva riprendere fiato e coscienza per parlare, ma niente, lei si impuntò. Sentiva che se non avesse buttato fuori quel groppone in quel momento non lo avrebbe più fatto. Lo aveva mandato giù troppe volte per riuscire a fermarlo e come un fiume in piena andò avanti a parlare “... sono stata una stupida !” fece una sosta più lunga “... avrei voluto solo essere felice e rendere felice Sasuke... ma non ci sono riuscita ... l'ho  anche fatto scappare! L'ho fatto scappare... perché io sono triste, capisci?!” 
“Basta così!” Konohamaru l'avvinghiò con un braccio dalla testa e con l'altro dalla schiena portandosela addosso mentre lei poggiava i pugni sul suo petto.
“Se me lo permetterai, ti renderò la persona più felice del mondo così ... COSÌ SASUKINO NON DOVRÀ MAI PIÙ PRENDERSI CARICO DELLA TUA TRSISTEZZA, TE LO PROMETTO!”
A Sakura scappò un sorriso velato sul 'Sasukino' ma venne talmente coperto dal pianto che alla fine si mescolò con questo. 

***

“Sasuke, vieni un attimo. Corri, corri!” disse Sakura dal divano mentre il figlio si dirigeva verso di lei. Questa, quando lui fu abbastanza vicino, gli prese la mano e la poggiò sul proprio ventre un po' rigonfio “Ascolta...” 
Il ragazzino fece una faccia meravigliata “Si è mosso!”
Dalla porta della cucina si affacciò un Konohamaru in grembiule con un mestolo in mano. 
“Allora, chi vuole mangiare?” 
“Io!Io!” esclamarono i due dal salotto.
“Sasuke, comunque io e la mamma volevamo chiederti un parere. Come vorresti chiamare il tuo fratellino o la tua sorellina? Avevamo pensato a un po' di nomi, ma vorremmo una tua opinione.” L'interpellato mise le dita sotto al mento, in una posa simile a quella di un investigatore che risolve un caso “Mh... se è un maschio potremmo chiamarlo Itachi; se è una femmina ... Sarada?” 
Sakura si sorprese “Itachi?!” e guardò Konohamaru che, invece, rispose spontaneamente al piccolo e anche per lei “A me sembrano dei nomi bellissimi. Perfetto! Adesso tutti quanti a tavola però, o mangio tutto io!” 
“No papà, aspettaci!”  
Sakura avvolta dalle fiamme con un pugno chiuso davanti al viso replicò “Vorresti mangiare tutto te con la fame che ho?!” 
“Tesoro, scherzavo!” 
Sasuke aiutò la mamma ad alzarsi dal divano ridendo a quella scena così familiare, ormai; mentre Konohamaru riempiva i piatti. 



Nota dell'autrice: OMG OMG OMG cos'ho scritto?! Sakura e Konohamaru? Sono impazzita? Molto probabilmente sì... ma prima delle accuse, sappiate che ci sono dei perché. 
- il primo sta nel fatto che ho ucciso Sasuke nel prequel e quindi (messo da parte il discorso della sua reincarnazione) Sakura mi era rimasta sola
- non volendo lasciarla sola però, ho voluto accoppiarla con qualcuno e quel qualcuno all'inizio era un personaggio inventato da me
- un personaggio inventato però, mi sembrava una brutta idea perché ho subito percepito della freddezza nei legami con i personaggi. Sarebbe stato un perfetto estraneo che si intrufolava nella perfetta armonia di Kishimoto-sensei coooosì
- sono arrivata a Konohamaru che (mi è sempre rimasto antipatico nella prima serie tra l'altro, ma)  ha un piccolissimo fandom e per di più suddiviso tra chi lo vuole con Hanabi, chi con Mirai e chi con Moegi: ho scelto, dunque, un potenziale single (almeno credo, non avendo visto il film di Boruto non saprei se stia con qualcuna) che non andasse a “s-coppiare” qualche otp canon. 
- inoltre, non avete notato che figo che è al capitolo 700 di Naruto Shippuden? 

Se avete letto fino a qua siete delle persone dal cuore d'oro :') 
Grazie e alla prossima :3 

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