Have You Ever Been In Love

di GaudinaSpecialALEC89
(/viewuser.php?uid=238824)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Agatha ***
Capitolo 3: *** Tale Madre... ***
Capitolo 4: *** Quella sera maledetta ***
Capitolo 5: *** Un Attimo ***
Capitolo 6: *** Lettera ad Agatha ***
Capitolo 7: *** Un leggero battito d’ali ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Introduzione
16 anni dopo
Liceo classico di Torino
 
Una ragazza di 16 anni era chiusa nel bagno della scuola, non voleva uscire e vani furono i tentativi della sua migliore amica, non si riusciva a capire perché si era chiusa in bagno, la professoressa era molto preoccupata visto che era andata in bagno all’inizio dell’intervallo e non era più tornata dentro, aveva provato a dire che se non usciva dal bagno sarebbe andata dal preside, ma lei non accennava ad uscire. Camilla cercava di capire cosa le era potuto succedere, ma lei testarda non voleva parlare. Solo alla fine decise di far entrare Camilla nel bagno.
«Cami, la mamma mi ucciderà e papà farà di peggio, ho fatto un casino»
Disse la ragazza con le lacrime agli occhi
«Che cosa hai combinato? Ti sei cacciata di nuovo nei guai come al tuo solito?»
«La parola guaio è ben poco sono in un mega casino. Cami forse sono incinta, non so come è potuto succedere, ci sono stata attenta. Come cavolo lo dico, papà ancora mi vede come la sua bambina casta e pura e invece forse diventerò mamma»
«Agatha, lo posso dire a mamma, magari può parlare lei con la nonna, infondo c’è già passata!»
«Uffa sono proprio come mia sorella, mamma ne sarà orgogliosa»
Disse ironica, guardando negli occhi la sua amica, anche se in realtà era sua nipote.
«Lo so che è difficile, ma prima cerchiamo di capire se davvero sei incinta, senza creare allarmismi ok? Hai già fatto un test?»
«Sì ed è positivo, ma non sempre è sicuro al cento per cento.»
«Allora ziettina, facciamo così ora torniamo in classe facciamo le ultime due ore di latino e poi restiamo a pranzo fuori, passiamo in farmacia compriamo almeno altri due test e vediamo cosa dicono e poi in caso vediamo che dire alla nonna ok?»
«Però Cami non chiamarmi zia mi fa sentire vecchia e poi sono anche più piccola di te. Va bene facciamo così, ma ricordati che pomeriggio dobbiamo vederci con Lorenzo»
Dopo la chiacchierata le due uscirono dal bagno e tornarono in classe, Agatha si scusò con la professoressa.
«Professoressa, mi scuso per essermi chiusa in bagno ma sono nei guai fino al collo mi scusi ancora»
«Va bene Berardi, ora prendi posto e apri il libro che stiamo spiegando. Ah in tutto questo trambusto mi sono dimenticata di dire a te alla signorina Turner che siete state scelte per la gara di latino che si terrà fra 4 mesi. I miei complimenti a tutte due.»
Le ragazze erano felicissime di questa notizia, suscitando non pochi mal contenti.
La campanella dell’ultima ora stava trillando a gran voce e le due ragazze raccolte le proprie cose si stavano dirigendo verso l’uscita.
Uscite da scuola si era fermarono in farmacia per comprare ciò che serviva e poi andarono tutte e due in rosticceria a mangiare. Dopo aver pranzo Agatha e Camilla si chiusero in bagno e fare i test e anche se non lo mostravano avevano tutte e due un’ansia pazzesca. Il primo risultò positivo, il secondo negativo. E il terzo beh il terzo ancora non aveva dato il risultato. Agatha lo teneva stretto nella sua mano tremante e teneva gli occhi chiusi, aveva paura di scoprire di essere davvero incinta. Dall’ansia lasciò cadere il test che finì sotto il lavandino e si chinarono insieme per raccoglierlo ma la prima a prendere fu Camilla che lo guardò e si morse i labbro creando ancora più panico negli occhi della zia.
«Allora Cami, non farmi morire ti prego che c’è scritto fammi vedere»
Agatha spingeva Camilla per riuscire a vedere il responso. Riuscì a leggere finalmente e un piccolo sorriso spuntò sul suo volto…


Angolo Autrice
Buonasera a tutti, sono qui con questa nuova storia, ma non ho abbandonato estranei a partire da ieri, ma mi è venuta questa storia mentre leggevo un libro e mi sono detta perché no scrivere a questa? e così dopo essermi autoconvinta ho inziato buttare giù le idee ed è venuta questa piccola introduzione. Ora il primo capitolo arriverà a breve e descriverà un po' una delle due ragazze così per farvi conoscere meglio queste due adolescenti. Di certo non ho dimenticato i nostri due che saranno presenti e sicuramente saranno presenti anche dei flashback che vi faranno capire come sono arrivati a questo punto. Spero che vi possa piacere anche questa storia. Un bacio a tutti

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Agatha ***


Agatha.
 
Agatha è venuta al mondo in una fredda notte di metà febbraio, precisamente all’1:56 del 19 Febbraio.
L’orologio quella notte segnava le 23:15 e Camilla dormiva tranquilla nel suo letto, appoggiata con la testa al petto del suo uomo. Quando un dolore improvviso la costrinse ad alzarsi. Di solito bastava camminare un po’ e andava via, ma quella notte, quel dolore così acuto non accennava a passare.
Camilla cercava di tranquillizzarsi, soprattutto perché sapeva che mancavano altre 3 settimane al parto, doveva essere solo un falso allarme e così cercava di tranquillizzare anche la piccola.
«Signorina, che vogliamo fare? Ancora non è tempo di venire al mondo su cerca di dormire così anche la mamma può tornare a dormire»
Niente quel dolore non voleva accennare a diminuire. Erano passati troppi anni dall’ultimo parto e ricordava bene poco, ma da quello che ricordava dolori così forti che non volevano passare volevano dire solo una cosa il parto ormai era imminente. Infatti pochi attimi dopo un dolore fortissimo aveva costretto Camilla a piegarsi in avanti e a vedere anche che le acque si erano rotte. Mordendosi il labbro per il dolore si avvicinò alla porta della stanza da letto e cercava di svegliare il suo compagno
«Gaetano, sei sveglio? Gaetano mi servi attivo. GAETANOOO LA BAMBINA STA NASCENDO»
Voleva fare la dolce, ma in un momento come quello non poteva esserlo e si mise ad urlare. Così da far saltare Gaetano dal letto
«Che succede, dove quando e chi sta nascendo?»
Disse lui ancora mezzo addormentato. Camilla sospirò
«Muoviti tua figlia vuole venire al mondo e ha anche fretta»
Quando Gaetano realizzò quello che Camilla aveva appena detto si vestì come un fulmine e iniziò a dare i numeri. Camilla guardava Gaetano sorrideva, quando le doglie le davano attimi di tregua.
«Ma vorresti venire in ospedale con la mia vestaglia? Vedi che non è il tuo cappotto. Hai messo anche le scarpe al contrario»
Rideva delle sventure del suo amato compagno, ma ben presto i dolori le fecero ricordare che non era quello il momento di giocare.
Gaetano si ricompose e questa volta vestito per bene scese insieme a lei a prendere la macchina per andare in ospedale. Quando i due arrivarono in ospedale l’orologio segnava già mezzanotte.
I medici presero in consegna Camilla per effettuare una visita di controllo e Gaetano era rimasto fuori dalla sala visite a passeggiare in modo molto nervoso, faceva su e giù per la sala d’attesa. Quando un medico lo venne a chiamare era ormai quasi l’1:00.
«Ci siamo quasi e sua moglie chiede di lei, indossi questo e mi segua»
Lui prese il camice verde che gli avevano dato e lo indossò e seguì il dottore nella sala dove era Camilla. Le andò vicino per prenderle la mano.
«Amore eccomi ora vediamo di far nascere nostra figlia»
Camilla si voltò leggermente a guardare Gaetano e gli strinse la mano e lui dovette respirare a fondo per resistere a quella presa.
I minuti in quella sala sembravano non passare mai ma alla fine venne al mondo un fagottino dolcissimo che l’infermiera mise fra le braccia di Camilla. Le lacrime non si volevano fermare dagli occhi sia della mamma che del papà e Gaetano alla fine diede un dolce bacio sulla fronte della sua compagna.
Vennero riportati alla realtà solo dalla voce dell’infermiera che gli chiedeva il nome della piccola.
I due si guardarono negli occhi e gli bastarono pochi attimi di silenzio per farli esclamare insieme con lo stesso nome.
«Agatha»
Sorrisero perché si erano letti nel pensiero ancora una volta e solo loro sapevano il perché.
Quel nome per loro era collegato ai finali a sorpresa. E Agatha era stata davvero una sorpresa per entrambi.

Agatha ora aveva 16 anni ed era diventata una bellissima ragazza, aveva gli occhi cerulei e i capelli castano scuro con riflessi chiari lunghi e boccolosi, solare, sempre allegra amava la natura ed era un’impicciona di prima categoria, questo l’aveva ereditato da sua madre, non si sapeva come facesse, ma ogni volta si trovava invischiata in guai sempre più grandi di lei, ma non si lasciava scoraggiare anzi riusciva ad uscirne brillantemente, e non poteva essere diversamente visto che era figlia di un vice questore e della mitica prof detective!
Lei era adorata da tutti dalla sua sorella maggiore Livia e anche da suo fratello Tommy che era gelosissimo di lei nessun ragazzo poteva avvicinarsi senza che lui non lo avesse sottoposto a interrogatorio. Si poteva dire che era anche peggio di suo padre.
Camilla J. Era la sua migliore amica, erano cresciute insieme dividendo quasi ogni cosa, erano come due sorelle, e spesso e volentieri facevano i martiri al povero Lorenzo, che anche lui era cresciuto con loro.
Lorenzino chiamava Camilla e Agatha arpie perché quando giocavano, non si sa come lui finiva sempre per essere vittima delle loro idee contorte. Se le due decidevano che lui doveva essere il delinquente lui doveva essere delinquente e finire per essere maltrattato durante l’interrogatorio. Se doveva essere la vittima di un omicidio sul tavolo del medico legale doveva stare in silenzio mentre le due fingevano di fargli l’autopsia.
I tre erano inseparabili avevano frequentato tutte le scuole insieme, ma quando avevano dovuto scegliere la scuola superiore, le due avevano optato per il liceo classico, mentre Lorenzo aveva deciso di andare a un liceo tecnico e quindi il loro trio si era separato, ma non passava giorno, compiti per mettendo, senza vedersi. Soprattutto perché abitavano tutti nello stesso complesso di palazzi.
Agatha e Camilla spesso erano complici anche a scuola quando i ragazzi cercavano di conquistarle. Erano l’una la spalla dell’altra quando Camilla doveva dire qualcosa a un ragazzo mandava Agatha e quando era Agatha a dover dire qualcosa andava Camilla. Le due amiche erano il terrore dei ragazzi perché quando le vedevano avvicinarsi per dirgli qualcosa era spesso e volentieri “Non sei il suo tipo” o “Sei il ragazzo giusto, ma nel momento sbaglio” o “Al momento vuole stare sola”.
Solo due ragazzi avevano fatto centro nel loro cuore, Fabio per Camilla e Davide per Agatha.
Erano davvero innamorate e stavano con loro da quasi 3 mesi e mezzo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tale Madre... ***


Camilla ancora aveva il test in mano, mentre Agatha saltellava per tutto il bagno.
«Non sono incinta non sono incinta»
«Ti è andata bene per questa volta e a me è sfumata la possibilità di avere un cuginetto»
La ragazza la fulminò con lo sguardo
«Avrai tempo per avere dei cuginetti, al momento non mi sembra il caso visto che ancora ho 16 anni. Ora andiamo che Lorenzo ci aspetta da lui»
Camilla scosse la testa e buttò nel cestino il teste e uscirono insieme dal bagno.
Mentre camminavano per tornare a casa videro una macchina sfrecciare a tutta veloci e a pochi metri da loro rallentare e poi sentirono dei colpi di pistola. Le due si guardarono negli occhi erano terrorizzate, erano state testimoni di un delitto. In un primo momento si nascosero dietro un albero e quando le cose si erano tranquillizzate uscirono allo scoperto. Non passava nessuno di là tutto era tornato molto silenzioso. E con fare lento e incerto si avvicinarono al punto dove era la macchina e scoprirono che lì a terra c’era un uomo morto ricoperto di sangue.
Camilla voleva darsela a gambe, mentre Agatha osservava la scena.
«Camilla dobbiamo chiamare la polizia»
«Agatha ti prego andiamo a casa lo diremo alla nonna e vedrà lei che fare oppure parli con tuo padre»
Ma non aveva finito nemmeno di parlare che Agatha aveva già fatto il 113 e stava parlando con loro dando le dovute indicazioni.
Camilla oramai non sapeva più che fare con lei.
Quando venne la polizia dopo i dovuti rilievi le due ragazzine vennero portate in questura per la deposizione essendo tutte e due testimoni oculari.
«Io non esco più con te ogni due per 3 finiamo in questura, e vediamo se qualche volta non finiamo arrestate.»
«Cami dai, non fare la tragica e poi questa volta non è colpa mia se ci siamo trovate testimoni di un omicidio. Avviso la mamma che siamo qui tu manda un messaggio a Lorenzo e digli che ci vediamo in serata»
Prese il telefono e chiamò la madre.
«Pronto Agatha che succede?»
«Mamma ciao. Niente stai tranquilla, non ti agitare. Sono in questura»
«In questura? E che ci fai lì?»
«Ci ha portato la polizia, sia a me che a Camilla. Sai se papà è ancora in ufficio?»
«Che hai combinato questa volta? Io che devo fare con te?»
«Niente mamma, sono solo una testimone di un omicidio»
«Cosaaa? Vi vengo a prendere»
Agatha sapeva che la mamma si sarebbe preoccupa e si sarebbe agitata. Era ancora al telefono quando sentì qualcuno che la chiamava
«Agatha che ci fai qui?»
Si voltò e si trovò suo padre vicino.
«Papà, come stavo dicendo alla mamma, sono testimone di un omicidio»
«Perché tutte a me capitano? prima la mia compagna poi anche la figlia ma un bel libro romantico voi due no?»
Agatha guardò Camilla e scoppiarono a ridere.
«Mamma hai sentito che ha detto papà? Ha messo in mezzo anche a te. Comunque ti aspettiamo»
«Eh dai papà poi lo sai che appena finisco la scuola voglio entrare in polizia»
«Poi ne parliamo, sai che anche la mamma non è contenta di questa cosa»
«Io l’insegnante non la voglio fare! Voglio fare la poliziotta nei nuclei speciali»
«Agata, ma pensa se faresti l’insegnante, magari incontreresti un bel commissario e vi mettereste insieme»
Disse Camilla ridendo e Agata guardava il padre ridendo anche lei
«Sì e poi lo farei morire dietro per minimo 10 anni poi andrei con lui e alla fine gli direi anche che non saprei definire che cosa siamo.»
Gaetano scosse la testa guardando le due ridere come matte
«Ma come siamo simpatiche, filate tutte e due nel mio ufficio, prima che vi metto in punizione»
Si stavano avviando nell’ufficio di Gaetano quando sentirono la voce di Camilla.
«Ho sentito bene la parola punizione? Che succede qui?»
Gaetano sorrise vedendo la compagnia lì e la salutò
«Amore nostra figlia e tua nipote, mi prendono in giro te l’avevo detto che non dovevi raccontargli la nostra storia»
«Sono due pesti. Comunque le posso portare a casa o devono fare altro?»
«Ehm mamma dobbiamo lasciare la deposizione»
Gaetano fece chiamare un suo sottoposto così che le due ragazzine potevano lasciare la loro testimonianza e tornare a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quella sera maledetta ***


15/07/2015
«Io vi voglio molto bene, ma voglio stare sola. Sarò una nonna libera e indipendente»
«Un amico adottato»
Queste erano state le frasi fulcro di quella sera in ospedale.
Gaetano era rimasto ferito dalle parole di Camilla. E lei non riusciva capire da dove gli fosse venuto in mente di dire che era un amico adottato.
L’aveva visto allontanarsi senza dire niente dopo aver salutato Livia e la bambina e Camilla aveva deciso seguirlo
«Gaetano, vai via così?»
«E come dovrei andare via? Con la banda e gli striscioni? Mi sentivo di troppo e sono venuto via.»
«Tu non sei di troppo lo sai e poi fai parte dalla famiglia»
«Ah sì faccio parte della famiglia? E con che ruolo? Amico, amante all’occorrenza? Camilla per favore non dire sciocchezze. Sai che ti dico sto maledicendo il giorno in cui ti ho incontrato. Magari la mia vita ora sarebbe stata migliore»
Camilla si sentiva morire aveva ferito Gaetano e forse l’aveva perso definitivamente questa volta. Svenne dopo lui se ne era andato. Venne soccorsa e portata in una stanza dove un medico le fece una visita di controllo e le fece anche le analisi. I risultati li avrebbe avuto nel giro di qualche giorno. Quando si era ripresa era voluta tornare a casa.
3 giorni dopo arrivò il responso della visita e delle analisi era incinta di circa 2 mesi, non c’erano dubbi il padre della creatura che aspettava era Gaetano. Ma ora come ora non poteva dirgli “ehi ciao sai che sono incinta?” l’avrebbe uccisa, ma Camilla non poteva fare altrimenti, se l’avesse saputo dopo l’avrebbe accusata di avergli tenuto nascosto suo figlio.
Il giorno dopo si era alzata con l’intenzione di parlare con lui e andò a bussare alla sua porta.
Gaetano sentendo bussare si alzò e prima di aprire guardò dallo spioncino
«Camilla, non voglio parlarti, vai via»
«Gaetano ti prego devo dirti una cosa importante e non posso più rimandare»
«Spero per te che sia davvero importante»
Camilla si era sentita morire aveva perso la complicità con lui, maledetta lei e quelle parole che non avrebbe mai dovuto pronunciare.
Gaetano le aprì la porta entrò
«Allora? Che mi devi dire?»
«Ehm, Gaetano con quello che sto per dirti non pretendo niente. Non pretendo che tutto si aggiusti ecc. Comunque ho scoperto di essere incinta di due mesi circa e non ci sono dubbi tu sei il padre.»
Lui la guardava in silenzio
«Ti prego dì qualcosa questo silenzio non lo sopporto»
«Tu vuoi solo incastrarmi, ormai ti ho capito Camilla. Hai solo paura di perdermi dopo quello che hai detto e ora te ne esci che sei incinta»
Le non ci vide più e gli diede un schiaffo
«Come ti permetti? Ho le analisi che lo confermano. Io ho sbagliato, ma non mi merito un trattamento simile. Non ti mentirei mai su questo.»
Aveva gli occhi pieni di lacrime
«Ho sbagliato a venire da te. Ciao»
Lui l’afferrò dal braccio
«Camilla scusami, ma mi ha fatto troppo male, prima mi hai fatto credere che saremmo diventati qualcosa di più e poi mi getti via come se non servissi più a niente e ora torni da me dicendo di aspettare mio figlio. Non cosa pensare. Ho solo bisogno di tempo per realizzare il tutto.»
«Non ti devi preoccupare ok? Ho capito, non pretendevo niente volevo solo renderti partecipe di questa cosa visto che è anche tuo figlio»
«Ti ringrazio, e io sarò sempre con te il tuo migliore amico e padre di questo piccolo»
Camilla alle parole amico voleva sbattere la testa al muro, ma era colpa sua se si era ritrovata in questa situazione così assurda.
«Come vuoi Gaetano. Io ora vado ci sentiamo»
Si erano salutati e lei era tornata a casa sua.
 
Alcuni mesi dopo…
Camilla stava andando a scuola e quando arrivò a scuola si sedette alla cattedra e guardava i suoi studenti fare il compito in classe. La giornata passò velocemente e tornò a casa, ma a lui non l’aveva visto per niente! la gravidanza le dava le solite noie, giramenti di testa, e a volte nausee. Il tempo passava e lei gli raccontava i cambiamenti che stava subendo in gravidanza, glieli raccontava perché così lo rendeva partecipe di quel momento così bello della sua vita. Lui sorrideva ascoltandola! Ogni volta era un tormento per lei, perché aveva bisogno di lui e lui restava distaccato. Giorno dopo giorno tutta la situazione diventava critica, era entrata nel settimo mese di gravidanza e ancora andava a scuola, non riusciva a stare a casa, doveva fare qualcosa. La gravidanza, l’aveva vissuta a pieno con lui, nonostante non fosse il suo compagno, l’aveva accompagnata a fare le ecografie, l’aveva convinta a non chiedere se era maschio o femmina, perché sarebbe stato bello scoprirlo solo alla fine, l’aveva assillato con le sue ansie da donna incinta. E lui l’aveva sempre aiutata a superarle se solo mettesse l’orgoglio da parte tutto sarebbe stato più facile e invece nulla lui non voleva cedere.
Il giorno di Natale Camilla sentì bussare alla porta era lui, sorrise e l’abbracciò
«Sono venuto per portare un regalino al mio piccolo»
«Io invece sto preparando il pranzo, Livia e George con la piccola saranno qui, volete venire anche tu e Tommy?»
«Grazie per l’invito saremo qui allora vado a chiamarlo così ti do una mano a preparare visto questo pancione»
Lui sorrise e si abbassò appoggiandoci le mani di sopra.
Camilla sperava ogni giorno che passava che lui cambiasse idea e tornasse da lei come compagno non sopportava più l’idea di averlo solo come amico.
Ma il giorno di Natale è stato sempre magico e successe di tutto durante la giornata. Il pranzo andò benissimo avevano mangiato tanto, e anche il piccolo faceva le capriole nella pancia della mamma. E durante il lavaggio dei piatti e dei bicchieri Camilla non ce la fece più e iniziò a parlare
«Gaetano io non ce la faccio più io ti amo, ho fatto un casino qualche mese fa mi dispiace, ma io senza te non vivo più, averti come amico non mi basta più ho bisogno di te come compagno e mi dispiace se ci ho messo 10 anni per capirlo»
Gaetano la guardava senza riuscire a dire qualcosa mordendosi il labbro
«Camilla la stessa cosa vale per me, ma stavo aspettando le parole magiche»
La strinse senza farle male e la baciò mentre con una mano accarezzava il suo ventre
«Ora va a sederti sul divano che finisco io»
Non voleva farla stancare troppo, soprattutto dopo un’intera mattinata passata a cucinare
«Va bene capo, come dice lei. Però questa sera tu e Tommy restate a dormire qui, ho dormito troppo tempo sola»
Lui sorrise dandole un ultimo bacio prima di spedirla sul divano.
Era proprio vero il Natale faceva miracoli!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Un Attimo ***


“In un attimo quante cose possono cambiare o succedere.
In un attimo la vita di una persona si spegne.
In un attimo tutti i sogni si infrangono come cristallo sbattuto a terra e frantumato in tanti mille piccoli pezzi.
Un attimo formato da pochi secondi, ma che decreta il corso di tutta la vita.
UN ATTIMO...”

 

Dopo aver passato tutto il pomeriggio in questura le due ragazze raggiunsero Lorenzo e insieme si sedettero per fare i compiti, ma per Agatha, lo studio in quel momento era superfluo voleva a tutti i costi capire cosa era successo quel pomeriggio davanti i suoi occhi.
Nel frattempo nel covo Grossilliano 3 persone parlavano tra di loro
«Avevamo fatto un lavoro perfetto se non fosse per quelle due ragazze che hanno visto quello che è successo»
«Come due ragazze vi hanno visto?»
«Sì due ragazzine di circa 16 anni passavano da lì» disse Calogero
«Ma non è questo il problema, Carmelo» Continuò l’altro
«Il problema è che abbiamo scoperto che una delle due è la figlia del questore»
«Mm potrebbe crearci problemi dobbiamo risolvere la questione.»
«Carmelo, stai dicendo di ucciderla?»
«No, solo intimidirla per evitare che parli troppo con suo padre»
«Capito ce ne occupiamo noi».
Calogero e Tonino si guardarono e si alzarono pronti per la loro missione.
 
Camilla era preoccupata per sua figlia erano giorni che non la vedeva tranquilla, era spesso agitata e la notte aveva incubi e spesso ne aveva parlato anche con Gaetano e lui l’aveva tranquillizzata dicendo che erano normale aveva visto un uomo mentre veniva ucciso.
Aveva anche provato a parlare con Agatha, ma lei non ne voleva parlare, nonostante lei alla madre raccontava tutto quello che la tormentava ma quella volta non ce la faceva proprio.
L’unico che poteva sapere qualcosa di più era Davide il suo ragazzo con cui lei si apriva di più. Anche Camillina, era preoccupata per sua zia e allo stesso tempo era terrorizzata anche lei.
Quel giorno Agatha, dopo essere uscita da scuola chiamò Davide per passare un pomeriggio insieme e dimenticarsi tutto il resto. Andarono al luna park, ma Agatha aveva la strana sensazione di essere seguita e fece finta di niente per non passare paranoica.
Passarono tutto il pomeriggio fra vari divertimenti: Casa delle streghe, autoscontro, tira a segno dove avevano vinto tutti e due e avevano deciso di prendere un orsetto gigante.
Dopo essersi divertiti decisero di tornare a casa, perché si stava facendo tardi. Stavano camminando tranquilli, ogni tanto si scambiavano qualche bacio, ridevano e si prendevano in giro.
In un attimo una moto passò, due colpi di pistola e il sorriso di Agatha si trasformò in una smorfia di dolore e cadde a terra. Davide urlò, vide una pozza di sangue allargarsi sotto Agatha si gettò accanto a lei, non sapeva che cosa fare e gridò
«Qualcuno chiami un’ambulanza!» poi prese la sua testa e la mise sulle sue gambe e le accarezzava i capelli «Agatha tranquilla ci sono io qui con te»
Intorno a loro c’era solo sangue e disperazione. La gente si fermava a guardare inerme, mentre Davide continuava a rassicurare Agatha che respirava a fatica mentre cercava di parlare
«Shh, piccola andrà tutto bene. Non parlare, non sforzarti»
L’ambulanza avanzava a sirene spiegate la caricarono e con loro salì anche Davide.
Arrivarono in poco tempo all’ospedale. Agatha venne portata subito a fare i controlli.
Davide era su un altro pianeta quando un medico si avvicinò a lui
«Sei un suo parente?»
«Io? No il suo ragazzo»
«Devi avvertire i suoi genitori, deve essere operata d’urgenza se vogliamo provare a salvarla»
«Come provare? Voi dovete salvarla»
«La ragazza è in condizioni molto critiche, ma non posso dirti altro. Chiama i suoi e falli venire immediatamente, non c’è tempo da perdere»
Il ragazzo ancora tremava, prese il telefono dalla tasca dei pantaloni, fece il numero di Camilla.
«Pronto?»
«Camilla sono Davide, mi dai il numero di tua nonna?»
«Perché non puoi chiederlo ad Agatha?»
«Ti prego dammi il numero, poi ti spiego tutto»
«Mi stai facendo preoccupare, comunque sono a casa da lei te la passo» e Camilla passò il telefono a sua Nonna.
«Pronto»
«Sono Davide il ragazzo di Agatha, dovete venire lei e il papà di Agatha in ospedale subito»
«Davide che succede, perché in ospedale?»
«Hanno sparato ad Agatha e ora è grave e devono operarla d’urgenza»
Camilla si dovette sorreggere alla poltrona stava per svenire.
Camillina che aveva assistito a tutta la conversazione riprese il telefono, dopo aver fatto stendere la nonna e si fece spiegare tutto da Davide e dopo aver chiuso andò a chiamare Gaetano.
«Gaetano, Nonna si è sentita male perché Agatha è in ospedale e deve essere operata»
«Che è successo?»
«Le hanno sparato ed è grave dovete andare da lei subito»
Gaetano si sentì morire in quel momento la sua bambina poteva anche morire.
Raggiunse Camilla che era in trance. L’abbracciò stringendola
«Amore mio andiamo da nostra figlia, ha bisogno di noi»
Uscirono e andarono in ospedale. In macchina il silenzio regnava.
Appena arrivarono li accolse Davide ancora tremante e in lacrime e abbracciò Camilla, la mamma di Agatha.
Poco dopo vennero raggiunti dallo stesso medico che aveva parlato con Davide.
«Immagino che voi siete i genitori di Agatha»
I due annuirono
«Allora la ragazza è abbastanza grave un proiettile ha fatto collassare un polmone ed è stata intubata per farla respirare e noi cercheremo di riparare il polmone. Mentre il secondo proiettile si è conficcato in una vertebra in un punto molto delicato. Però noi per il secondo l’opereremo in un secondo momento. Prima vediamo come reagisce a questa operazione. Faremo tutto il possibile»
Camilla si strinse fra la braccia di Gaetano.
«La prego faccia di tutto per salvarla»
Il medico abbozzò un sorriso e andò a prepararsi per l’operazione mentre i tre rimasero in sala d’attesa speranzosi di una buona notizia.
Il tempo passava, ma nessuno gli dava Notizie sull’operazione. Solo a notte inoltrata tornò il medico di prima a dirgli che l’operazione era andata bene fondamentalmente, ma era andata in coma a causa di un’emorragia cerebrale, per questo l’operazione era durata così tanto.
«Ma ce la farà?»
«Se passa la notte sarà già un passo avanti.»
Camilla ormai piangeva a dirotto
«È forte lei ce la farà vedrai infondo è figlia tua ha la pelle dura»
Cercava di infonderle coraggio ma anche lui aveva una paura assurda di perderla.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Lettera ad Agatha ***



…16 anni prima
Era un giorno importante per la piccola Agatha perché era il giorno del battesimo. In casa c’era un caos assoluto Camillina piangeva, Gaetano cercava di vestire Agatha
«Camilla dove hai messo le scarpe avorio di Agatha?»
«Nell’armadio secondo cassetto»
Lasciò la piccola sul letto e andò a prendere le scarpe. Gliele mise e poi la mise nella carrozzina.
«Ecco la principessa è pronta ora. Aspettiamo la mamma che è lenta come al suo solito.»
Agatha rideva.
Livia era la madrina e il padrino di Agatha George.
Quando furono tutti pronti uscirono da casa diretti in chiesa.
La piccola era tranquilla, era felice in braccio al suo papà, lei adorava Gaetano preferiva stare con lui che con la mamma.
La cerimonia in chiesa fu veloce e poi tutti a festeggiare a casa. La piccola festeggiata sembrava capire che tutte quelle persone erano lì per lei e non accennava a cedere al sonno nemmeno per sbaglio eppure aveva solo 3 mesi. Tommy saltellava per tutta la casa parlando con Torre e con la Lucianona raccontandogli come era cambiata la sua vita ora che era arrivata la piccola.
«Allora piccolo, come va’ con la sorellina?»
«Tutto bene anche se la notte la sento piangere e Cami e papà si devono alzare a turno per passeggiarla e poi la mattina sembrano due zombie. Io quando torno da scuola sto con lei mentre dorme e la sorveglio facendo i compiti.»
«Le vuoi bene e si vede Tommy»
«Certo che le voglio bene e voglio bene anche a Camillina e con lei posso giocare di più perché essendo più grande possiamo sederci a terra e giocare con la palla»
«Ora crescerà anche Agatha e giocherai anche con lei»
«Certo non vedo l’ora» disse Tommy prima di andare a prendere un altro bicchiere di coca-cola.
«Tommy per non esagerare se no dopo non dormi nemmeno tu»
«Sì papà stai tranquillo» e si avvicinò a lui per dare un bacio alla manina della sorella…
 
…Oggi
 
Tutti erano stati avvisati dell’accaduto, e si erano precipitati all’ospedale, solo Tommy ancora non era arrivato, ma aveva preso il primo treno per Torino.
Appena ricevuta la notizia raccolse tutte le sue cose e andò in stazione a comprare il biglietto per andare da sua sorella.
Quando arrivò corse immediatamente da Camilla.
«Cami, come sta’?»
Camilla l’abbracciò forte
«Tommy dobbiamo solo sperare è in coma»
«Agatha non mollerà ne sono sicuro. Papà dov’è?»
«È incollato a quel vetro non riesce ad entrare, ma non vuole perderla di vista nemmeno per un secondo»
Tommy spostò lo sguardo e vide Gaetano al vetro e andò da lui abbracciandolo
«Papà sono arrivato. Posso andare da lei vero?»
Lui si voltò per guardare suo figlio e l’accarezzò sorridendo.
«Certo Tommy puoi andare infondo al corridoio trovi il camicia e la mascherina e puoi entrare»
Si allontanò per prendere il tutto e quando si fu preparato entrò dentro. In un primo momento rimase immobile vedendo sua sorella intubata e collegata a tutte quelle macchine. Poi si fece coraggio e si sedette vicino a lei prendendole la mano e gliela baciò
«Sorellina ora ci sono io con te, devi tornare da noi hai capito»
Tommy rimase tutta la notte lì con lei, non gli interessava nulla di quello che gli dicevano non l’avrebbe mai lasciata.
Prese un foglio di carta e una penna e iniziò a scrivere una lettera
Ciao sorellina,
Penso di non aver mai scritto una lettera, anche perché con la nuova tecnologia, non c’è bisogno di scrivere.
Ora tu però non puoi usare Skype o il telefono sei in questo letto inerme. Il mio cuore senza di te sorellina mia è vuoto e se ricordo quando sei arrivata a casa piccola mi viene sorridere per come mi sono comportato. All’inizio ti adoravo cercavo di prendermi cura di te come potevo, anche se una volta volevo capire se riuscivi a respirare anche se ti tappavo naso e bocca e quella volta ho preso una gridatona prima da Cami, che non mi aveva mai gridato, se non quando avevo dato da mangiare dei biscotti bruciati a Potty, e poi anche da papà. Non potevo giocare così con te perché potevi morire e da qual giorno ho deciso che non ti avrei più toccato c’ero rimasto male, ma loro avevano ragione. Quando poi tu sei cresciuta giocavi sempre con Camillina e con Lorenzino e avevo iniziato a non sopportarvi perché volevate sempre giocare con i miei giochi e io ne ero molto geloso soprattutto perché me li rompevate. Ma nonostante tutto io ti volevo e ti voglio tutt’ora un bene dell’anima eri e sei la mia sorellina. Siamo stati cresciuti con amore. Solo una cosa ti invido la mamma. Tu sei stata fortunata hai per mamma Camilla, io invece la posso considerare solo una vice mamma, ma non mi lamento c’è sempre stata anche per me e la cosa bella che c’è ancora adesso.
Abbiamo una bella famiglia Agatha e ancora abbiamo bisogno di te.
Sei la mia principessa. Manca il tuo sorriso e la tua allegria. Agatha sorellina non riesco a vederti così mi fa male il cuore. Riprenditi piccola mia.
Ti voglio bene tuo Tommy
Finì di scrivere la lettera e gliela mise sotto il cuscino e le diede un altro bacio sulla fronte e si appoggiò sul letto per riposare un po’


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Un leggero battito d’ali ***


 

La vita come tu te la ricordi,
Un giorno se ne andò con te.

 
Gaetano aveva convinto Camilla a fare una passeggiata nel cortile dell’ospedale quando all’improvviso sulla mano le si era posata una farfalla e dopo un lieve battito d’ali si era accasciata morta nella sua mano. Se era stata una coincidenza non lo sapeva, ma era stata colta da una strana sensazione, così era corsa come un pazza su per le scale dell’ospedale fino ad arrivare vicino alla stanza di Agatha e li aveva visto dei medici dentro. La linea del battito cardiaco era piatto non c’era più attività cardiaca e avevano cercato in tutti i modi di far battere di nuovo il cuore. Aveva sentito un medico gridare all’altro «carica a 200» per un po’ di volte ma il suo battito non accennava a riprendere dopo all’ennesimo tentativo il medico disse «basta così» Camilla era entrata come una furia «non è morta continui non è morta» lui nemmeno l’aveva ascoltata «ora del decesso 16:44» Era scoppiata a piangere «noooo non può essere morta no!»
Si era buttata sul corpo della figlia e continuava a piangere. Era arrivato anche Gaetano e il medico aveva aggiornato anche lui sul tragico cambiamento delle cose. Aveva dovuto realizzare in poco tempo che la sua piccola principessa non c’era più.
Era entrato nella stanza con le lacrime agli occhi e aveva posato lentamente la mano sulla spalla di Camilla. Lei sentendo quel tocco si era girata e l’aveva visto si era alzata e con il viso rigato dalle lacrime si era gettata fra le sue braccia.
«La nostra piccola non c’è più se n’è andata»
Gaetano non riusciva a dire niente la stringeva se accarezzandole i capelli mentre con lo sguardo velato dalle lacrime guardava il corpo di sua figlia ormai senza vita…
…Erano passati due mesi da quel giorno. L’ospedale 3 giorni dopo aveva riconsegnato il corpo alla famiglia che aveva organizzato il funerale. E dopo quel giorno niente era cambiato tutto era triste in quella casa, come se quei due mesi non fossero passati.
Nessuno parlava, Tommy passava interi pomeriggi seduto sul divano ad osservare senza motivo il movimento delle lancette dell’orologio appeso al muro davanti a lui. Gaetano nonostante il dolore era tornato a lavoro, non riusciva a stare in quella casa, si era ripromesso e aveva promesso a Camilla che avrebbe scoperto chi aveva ucciso la loro bambina e non si sarebbe arreso, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto.
Camilla invece era in camera di Agatha seduta sul letto e stava accarezzando la coperta. C’era ancora il suo profumo in quella stanza. Nell’armadio c’erano ancora i suoi vestiti e non aveva avuto il coraggio di raccoglierli. C’era ancora tutto di lei, lì dentro; e lei non se ne voleva separarsene. Si stese sul letto, respirando il suo profumo mentre le lacrime cominciavano a scendere. «Non è giusto, non è giusto…» ripeteva mentre stringeva le lenzuola fra le mani «Non è giusto…»
Aveva sentito la porta aprirsi ma non fece nulla per ricomporsi. Rimase lì, dov’era, mentre Livia entrava pian piano nella stanza.
«Mamma» Aveva detto vedendo la mamma stesa su quel letto a piangere
«Ehi» Aveva risposto in un sussurro
«So che è dura, ho perso anche io la mia sorellina, ma dobbiamo andare avanti, lei vorrebbe così. Anche Camilla non riesce ancora a crederci, ma dovete reagire anche Gaetano non riesce a darsi pace, va sempre in questura per trovare indizi, ogni giorno è sempre più distrutto. Non parlate da quel giorno voi due, vi state distruggendo!» Cercava in tutti i modi di far reagire la madre, ma non sapeva più che cosa fare
«Agatha non vi, ci vorrebbe vedere così, vai da Gaetano, mamma, cerca di parlare con lui sfogatevi l’una con l’altro. Avete perso una figlia è normale stare così, ma avete bisogno di stare insieme.» le aveva detto accarezzandole il braccio.
Si era decisa ad alzarsi dal letto per abbracciare Livia quando all’improvviso sentirono bussare alla porta! Si staccò da lei, si era asciugata le lacrime alla manica e andò ad aprire. Era Torre. Appena l’aveva visto si era spaventata. Era bianco in volto sembra che avesse visto un fantasma.
«Torre che ci fai qui? È successo qualcosa? sei bianco come un lenzuolo. Accomodati»
Lui però non si mosse dalla porta. Aveva gli occhi di tutti puntati e si fece coraggio
«Professoressa c’è stato uno scontro a fuoco»
Livia lo guardava da dietro la madre
«C’è qualche ferito?»
Torre sembrava molto titubante
«È morto uno dei nostri»
Tutti nella stanza si guardarono senza dire niente solo Tommy aveva osato parlare
«Chi?» aveva chiesto con la voce tremante, poteva esserci solo una risposta se lui era lì c’era un motivo ben preciso. Torre Guardava Camilla con insistenza senza riuscire a dire una sola parola
«È Gaetano non è vero?» Livia sperava che la risposta fosse negativa, ma non ci credeva. Guardava la madre immobile come una statua di cemento, sembrava anche non respirare. Non si sarebbe più ripresa, prima Agatha poi Gaetano, non ce l’avrebbe fatta. E infatti pochi attimi dopo si era accasciata a terra con le lacrime che scendevano giù copiose. Ormai per cosa doveva lottare?
 
 
 
Si sentiva chiamare in lontananza «Camilla, Camilla» Era Tommy che la scuoteva piano. Lei aveva aperto gli occhi e si era trovata stesa nel suo letto «Che è successo?»
«Urlavi nel sonno, credo che stessi facendo un incubo» nel frattempo Tommy si era seduto sul letto vicino a lei.
«Un incubo? Sembrava così reale. Gaetano e Agatha erano morti, ma lui dov’è?»
«Cami tranquilla, papà è in ospedale te l’ha detto ieri sera che sarebbe rimasto lui lì da lei. Ah comunque mi ha appena chiamato. Agatha si è svegliata e i medici hanno detto che sta meglio»
Camilla sorrise sapendo che la sua bambina stava bene e che Gaetano era ancora vivo e che quello che aveva fatto era solo un bruttissimo sogno! 

Faccia che ha Torre quando va a casa di Camilla


Video del capitolo
Video



Angolo Autrice:
Ne ho messo di tempo per scrivere questo capitolo ma alla fine ce l'ho fatta, non so se vi possa piacere o meno, ma questo è! Per il resto, fatemi sapere se vi è piaciuto o no cosa secondo voi devo migliorare lasciatemi una piccola recensione, perché mi fa crescere. comunque grazie a tutti quelli che mi seguno nonostante tutto

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3322349