Revenge

di namelessfed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Revenge ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ***
Capitolo 4: *** Chapter Four ***



Capitolo 1
*** Revenge ***


«Neige dove vai?» Caleb la beccò mettersi il giubbino di pelle.

Odiava quando usciva e non lo avvisava, se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.

«Esco» disse con nonchalance sapendo di farlo arrabbiare.

«Questo l'avevo capito,» alzò gli occhi al cielo «dove vai?»

«E' tutto il giorno che tengo d'occhio quel ciccione obeso di Wilson, ho diritto anche io a un po' di pace, non credi?» ovviamente era retorica, sarebbe uscita anche se Caleb le avesse detto di no.

La osservò cercare qualcosa nella borsa. Sussurrò un 'eccola' e cacciò la pistola che mise dietro ai pantaloni che le fasciavano le gambe magre.

«Aspetta che vengo anche io»

«Oh non pensarci neanche!» gli puntò un dito contro «Non ho bisogno di un cane da guardia»

Caleb sbuffò tufo della testardaggine della rossa.

«Almeno porta il cellulare» le lanciò l'iPhone che prese al volo.

«Ottimi riflessi» ridacchiò prima di chiudersi la porta alle spalle.

Nonostante fosse quasi Marzo per le strade tirava un leggero venticello che obbligò Neige a nascondere il viso nella sciarpa. Prese le cuffiette nella tasca del giubbino e le inserì nel telefono per poi mettersele nelle orecchie. Dopo quella lunga giornata l'unica cosa che le avrebbe migliorato l'umore era la musica.

Le vans nere -ormai distrutte- toccavano l'asfalto velocemente lanciando qualche sassolino che si trovava sul marciapiedi. Dopo almeno mezz'ora si trovò di fronte all'insegna del locale.

La campanella, postata sopra la porta, trillò segno che qualcuno era entrato. L'aria calda del locale costrinse Neige a liberarsi dalla sciarpa e dal giubbotto di pelle. Andò alla cassa e ordinò un cappuccino che non tardò ad arrivare, pagò e si diresse in uno dei tavoli liberi.

Portò la bevanda calda alle labbra e ne sorseggiò un po' mentre leggeva qualcosa dal telefono.

«Ehi Neve» la voce del ragazzo attirò la sua attenzione, sbuffò appena si rese conto che David era a pochi metri da lei.

Lo aveva conosciuto quando andava ancora a scuola, ha cercato in tutti i modi di farla "innamorare" di lui, ma tutti i suoi sforzi non facevano altro che giocare con la pazienza della ragazza.

«Mi chiamo Neige, no neve» sbottò.

«Ma neve è più bello»

«Sai cos'altro è bello? Un mio pugno sulla tua faccia»

Lo odiava. Era uno di quei soliti ragazzini con gli ormoni a mille che escono con le ragazze solo per portarle a letto, si credeva figo quando invece era solo stupido. L'avrebbe già ucciso se Caleb gliel'avrebbe permesso. Diceva che era figlio di una nota famiglia e che poteva aiutarli nella loro missione e che quindi non gli doveva torcere neanche un capello.

«E' quel periodo del mese?» ridacchiò credendosi divertente.

«E' completamente inutile che date la colpa al mestruo per il mio carattere da acida, la realtà è che mi state tutti sul cazzo»

«Quando ritorni a scuola?» chiese speranzoso il moro cambiando argomento.

«Non ritorno»

Ci aveva provato ad andare a scuola come la maggior parte di tutti i suoi coetanei. Ma vedere tutti quei ragazzi così immaturi e stupidi tutti i giorni metteva a dura prova la sua pazienza. E poi, a lei non serviva la scuola.

Sorseggiò il suo cappuccino prima di alzarsi e uscire dal locale.
Non si preoccupò si salutare David, sperò solamente che non l'avrebbe seguita. 
Aveva la rabbia facile, lo sapeva, ma davvero non ce la faceva a parlare con quel essere, la urtava e non poco.

Buttò il cartoncino della bevanda nell'immondizia ed entrò a casa.

«Com'è andata la passeggiata?» le chiese Caleb seduto sul divano intendo a vedere qualche film.

«Una schifezza, ho incontrato David» disse disgustata e si sedette sul divano vicino all'amico «Cosa guardi?»

«Ti prego dimmi che non l'hai menato» ignorò la domanda della rossa e ciò la fece sbuffare.

«No, non l'ho neanche sfiorato» roteò gli occhi «Cosa guardiamo?» ripetè.

«Horror?»

«American Horror Story»

Neige cercò la serie TV e iniziarono a vedere la seconda stagione, la sua preferita.

Caleb era il suo migliore amico, poteva sempre contare su di lui era l'unico trai quattro in quella casa che la sopportava più di tutti. Il suo carattere metteva a dura prova le amicizie, ma Caleb non l'aveva mai lasciata.

Neige si addormentò sulla spalla del moro dopo aver guardato la terza puntata della serie. Caleb la prese in braccio e la portò di sopra nella camera della ragazza.

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Capitolo 2
*** Chapter Two ***


Neige si svegliò accecata dalla luce che entrava dalla finestra della sua camera. Guardò l'ora dal telefono, erano le 10:30. Si stiracchiò e andò nel bagno a lavarsi, indossò un leggings neri, una canotta bordeaux e una felpa grigia di due taglie più grandi.

Scese in cucina sperando che qualcuno avesse preparato la colazione. Trovo Jade e Dave che si divertivano ai fornelli, sporchi dalla testa ai piedi di farina.

«Potrei mangiare dei pancakes senza lo spettacolo?» sbottò Neige aprendo il frigo.

«Ciao Neige, sono felice anch'io di vederti» disse ironico Dave facedo ridere Jade.

«Baciatevi di nuovo e vomito» fece un finto sorriso, come di suo solito.

«Dovresti trovarti un hobbie, Johnson» scherzò Jade.

«Gli altri?» chiese la rossa per cambiare argomento.

«Sono andati da Ryan per degli aggiornamenti» disse serio il biondo.

Neige annuì. Bevve del latte dalla tazza, evitò di mangiare i pancakes dato che erano tutti bruciati.

«Un suggerimento per la prossima volta: i pancakes non devo essere neri»

«Prova tu a cucinare con una persona che ti riempie di baci» si finse seria Jade.

«Come se a te non piacesse» ribattè Dave e si baciarono.

In realtà invidiava il loro rapporto, ma alcune volte erano davvero sdolcinati per i suoi gusti.

La porta si aprì e Mike e Caleb entrarono.

«Novità?» si precipitò il biondo.

«Saranno tutti alla festa di Wilmer questa sera, dovremo esserci» li avvertì Mike «Ryan controllerà le telecamere»

«Qual è il piano?» chiese prontamente Neige.

«Tu non verrai, » disse serio Mike «ricordi cos'è successo l'altra volta?»

«Ma non possiamo andare senza Neige è la principale infiltrata» fece notare Dave.

«Non possiamo permetterci di sbagliare, ancora»

«Non resterò qui con le mani in mano»

Era grazie a lei se avevano trovato Wilmer, non si sarebbe tirata indietro.

«Per questo verrà Ryan questa sera, per controllare anche te»

Era sempre così tra loro due, litigavano di continuo. Jade diceva che erano troppo simili per andare d'accordo. Mike pareva che non aveva fiducia in lei, e ciò la faceva infuriare. Era la più piccola dal gruppo, ma di certo non era stupida.

Gli lanciò un'occhiataccia prima di chiudersi nella sua camera.

Non gliel'avrebbe data vinta così facilmente, Mike lo sapeva, per questo si raccomandò tanto con Ryan. 
Non appena gli altri uscirono di casa, Ryan salì nella camera di Neige per cercare di farla ragionare, anche se non era pienamente d'accordo con la decisione di Mike, sapeva che c'era qualcosa di personale dietro a questa faccenda.

Stava per aprire la porta prima di ricordarsi di quanto la ragazza odiasse quando qualcuno entrava nella sua camera senza bussare. Sospirò e bussò alla porta di legno, ricevette un entra seccato da parte della ragazza.

«Come va?» si azzardò il rosso ricevendo un'occhiataccia de Neige stesa sul letto.

«Io lo odio»

«Lo so»

«Eppure io non gli ho mai vietato di fare qualcosa»

«Neige, lui è quello con maggior esperienza tra di noi, è sua la responsabilità se succedesse qualcosa» cercò di farla ragionare.

Era stato sempre attratto da lei, dal primo giorno in cui Jade la portò in quella casa. Aveva 15 anni e tanta paura del mondo. Inizialmente erano tutti contrari alla sua presenza in quella casa - che era, e continua a essere, molto di più di quattro mura - ma Jade insistette per farla restare.

Raccontò la sua storia, e loro le rivelarono la loro. Alla fine non era così diversa da quei ragazzi, avevano tuttu voglia di vendetta. Col passare del tempo Neige cambiò, era più forte, più furba, più spietata di quando varcò la soglia di quella porta. Dopo poco più un anno acquistò la completa fiducia della gang, anche quella di Mike, nonostante le apparenze.

«E poi, perché mi odia così tanto? Spiegamelo perché io davvero non lo capisco»

«Gli hai ucciso la lucertola, Neige» le ricordò «L'unico essere in questo mondo che lo amasse»

Neige rise ricordando quel momento.

Si trovava in cucina aspettando che il microonde finisse di riscaldare la pazza al suo interno. Era a casa da sola con Mike al piano superiore, gli altri erano fuori per chissà quale assurdo motivo. A volte quasi invidiava la loro vita al di fuori del lavoro.

Il suono del microonde l'avvertì che la pizza era pronta, estrasse il piatto e si andò a sedere sul bancone presente nella piccola cucina. Nonappena alzò lo sguardo vide qualcosa che camminava indisturbata a pochi centimetri da lei. Prese la prima cosa che le capitò sotto mano e la schiacciò, non pensò minimamente che sarebbe potuta essere la lucertola tanto amata di Mike. Dopo neanche venti minuti ci fu il casino totale, Mike inseguiva Neige con il corpo schiacciato della lucertola ancora attaccato alla padella. La scena era al di poco esilarante. Neige non smetteva di ridere e ciò faceva infuriare ancor di più il ragazzo.

«Avresti almeno dovuto chiedergli scusa» continuò.

«Non dici sul serio vero?»

Ryan alzò gli occhi al cielo.

«Io vado di sotto, ordino una pizza?»

«Per me no, non ho fame»

Ryan annuì e uscì dalla stanza.

Neige si lasciò cadere sul letto fissando il soffitto. La voglia di andare a casa di Wilmer era tanta, troppa. Si maledì mentalmente per essere stata così imprudente la volta procede. 
Si decise, si alzò e afferrò il borsone da sotto al letto, prese due pistole e se le infilò nella cintura del pantalone nero.

Si accertò che la porta fosse chiusa e mandò un messaggio a Ryan dove diceva che sarebbe andata a dormire e che non voleva essere disturbata.

Aprì la finestra e la scavalcò. 
Non sapeva qual'era il piano, ma non ci voleva in genio a capirlo. 
Salì in sella alla sua moto infilandosi il casco.

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Capitolo 3
*** Chapter Three ***


«Voi entrate, cercate di non farvi notare troppo. Attaccate più cimici possibili, anche in posti improbabili. Anche nel bagno se è necessario. Io rimango qui a controllare l'uscita. Ryan intanto terrà d'occhio le telecamere della casa. Vi farò nota di ogni mossa che potrebbe intralciare il lavoro. Intesi?» annunciò Mike. 

Jade, Caleb e Dave annuirono indossando le loro maschere. Avevano approfittato di questa occasione proprio perché era una festa in maschera e sarebbero passati inosservati. 

Mike si nascose dietro una serie di alberi e piante, tenendo sotto controllo la situazione. Riusciva a osservare chiunque entrasse o uscisse da quell'enorme casa da quella postazione.

«Ti facevo stupido, ma non fino a questo punto, amico!»

«Will» esclamò, sorpreso.

Merda.

Si girò verso l'uomo, impugnava una pistola, posta proprio sulla fronte di Mike. 

«Scommetto che dentro ci sono anche i tuoi 'amici'!» sottolineò la parola «Ho visto una tipa strana con i capelli blu, inizialmente pensavo fosse solo una delle troie di Wilmer. Devo dire che ha proprio un bel culo» un ghigno si dispinse sul suo volto, sapeva quanto Mike poteva essere geloso di sua sorella «Poi mi sono ricordato dell'esistenza di Jade Cooper» 

Mike stava pensando in fretta una via di fuga. Cosa avrebbe potuto fare? 

«Cosa ci fai qui, Cooper?» gli chiese ritornando serio.

«Non lo sapevi? C'è un festa, e avevo tanto voglia di divertirmi» stava prendendo tempo, nella speranza che qualcuno uscisse da quella dannata casa. 

Era stato colto alla sprovvista. 
E lui aveva sempre tutto sotto controllo. 
Tutto. 

«Sai che sarei capace di farti saltare il cervello, vero?» 

«Per quanto ne so, non si possono fare trapianti di cervello. Quindi ogni tua possibilità di avere il mio cervello nella tua testa, è impossibile»

«Non giocare con la mia pazienza, Cooper» 

«Oh andiamo. Gli avrei già sparato se fossi stata in te. Non vedi come diavolo è insopportabile?» la voce di Neige sorprese entrambi. 

«Da quanto tempo Will!» disse con un sorriso altamente falso, come se l'uomo difronte a lei fosse un suo caro amico. 

«Avevamo un caffè in sospeso, ricordi?» mantenne il sorriso confondendo ancora di più Will. 
Per essere una sorta di assassino era abbastanza stupido.

Perché dovevano sempre parlare e dire diavolate su diavolate invece di premere quel fottuto grilletto?

Perché erano tutti molto sicuri di se stessi, credevano di avere tutto sotto controllo quando invece dall'altra parte qualcuno sta già programmando la loro morte. Erano un ammasso di palloni gonfiati.
Neige preferiva uccidere senza perdere troppo tempo in chiacchiere.

«Peccato che tu morirai prima» divenne improvvisamente seria.

Allungò la pistola verso il volto dell'uomo e sparò.

A sangue freddo, senza ripensamenti, come se fosse una cosa normale. Mike, a differenza sua, ci aveva impiegato anni per riuscire a sparare a un uomo con assoluta calma.

Nonostante tutto, era sempre delle persone. 

Mentre per Neige sembrava una cosa del tutto quotidiana. 

 

«Cosa cazzo ci fai qui, Neige?» urlò Mike. Ignorò il fatto che, la stessa ragazza a cui stava urlando contro, gli aveva appena salvato la vita. 

«Grazie Neige per non avermi ascoltato, essere arrivata in tempo e avermi parato il culo. Non so come avrei fatto altrimenti» disse sarcastica Neige alzando gli occhi al cielo. 

«Ti avevo fottutamente detto di rimanere a casa. Cosa c'è di sbagliato in te? Perché devi sempre fare il contrario di ciò che ti dico?» continuò ad urlare. 

«Ti ho appena salvato le palle, dovresti come minimo dirmi grazie!» questa volta ricambiò il tono. 
La sua pazienza era andata a farsi fottute assieme al sarcasmo. 

«Me la sarei cavata lo stesso» non avrebbe mai ammesso che qualcuno gli avesse salvato la vita. 
«Si, magari con un braccio o una gamba in meno. O, perché no? Passando il resto della tua vita sulla sedia a rotelle, o meglio, morto»

«Sei impossibile, Neige» 

La rossa roteò gli occhi al cielo.

***

«Cosa stanno facendo quei tre? Stanno scopano lì dentro? È da un'ora che li aspettiamo»

«Vado a controllare» 

«Si certo, e magari questa volta ti fai sparare sul serio. Vado io, Mike»

«Ma Ryan non poteva segregati in casa bloccando tutte le finestre?» 

«Mi devi un favore Mike, ricordalo» disse indossando la maschera nera. 

Entro nell'enorme villa e per un attimo si sentì spaesata. 
Cercò i capelli blu di Jade, quelli biondi di Dave o il profumo inconfondibile di Caleb. Ma di quei tre nessuna traccia. 
Girovagò per la casa con nonchalance, scambiando qualche parola con tizi troppo ubriachi per capire che non la conoscevano davvero. 
Cercò di salire al piano di sopra senza farsi notare. Controllò le dieci stanze sul piano. 
Vuote. 
Se li avessero presi? 
Il cellulare le vibrò in tasca.
Il nome Mike comparve sullo schermo. 

"Sono qui, esci"

La rossa si affrettò ad uscire, rifiutando tutti quelli che le offrivano da bere. Raggiunse i suoi amici che entrarono nel furgoncino, mentre lei prese la sua moto.

«Anche se lui non lo ammetterà mai, ti ringrazio per aver salvato mio fratello» sussurrò la ragazza dai capelli blu a Neige.

«Figurati» scrollò le spalle.

Ryan fu abbastanza confuso quando vide Neige apparire dalla porta. Era ancora convinto che fosse nella sua camera. 

«Quando tutta questa storia sarà finita, evita di fare il babysitter» rodacchiò Dave, entrando a casa con in braccio Jade che si era addormentata.

«Se fossi in te scapperei prima di farmi vedere da Mike» gli suggerì Caleb scherzando. 

«Davvero complimenti Ryan, sei molto affidabile» 

«Smettila, Mike. Non sono una bambina di sei anni che ha bisogno di avere costantemente qualcuno che mi osservi. Non è colpa di Ryan se sono scappata, non poteva saperlo. Inoltre, ha parlato con te per tutto il tempo, non poteva pensare anche a me. Avresti dovuto sapere che non me ne sarei stata in camera a guardare il soffitto. Tra l'altro, se non fossi arrivata in tempo ora saremo progettando il tuo funerale» sbottò Neige, versando dell'acqua in un bicchiere di plastica. 

«Aspetta, cosa mi sono perso? Ti stavano facendo il culo, Mike?» 

«Si, ma Neige ho ucciso Wilmer prima che potesse fare qualcosa» disse Caleb.

«Potreste smetterla di ripeterlo?» sbottò Mike, facendo ridere i ragazzi seduti nella cucina. 

«Io vado a dormire» annunciò la ragazza. 

Una volta in camera indossò velocemente il pigiama e si mise a letto. 

La mattina seguente si svegliò più presto del solito. Il cielo di Londra era oscurato da giganti nuvole nere che minacciavano di piovere. 
Amava quando c'era quel tempo, non amava il caldo e il sole, preferiva di più la neve e la pioggia. 
Si vestì velocemente e decise di andare da Starbucks, adorava quel posto e, inoltre, avevano una musica bellissima. 

Uscì di casa e si diresse verso la caffetteria a passo spedito.

Spinse la porta di vetro al suono di una campanellina che annunciò il suo arrivo. Si sedette al tavolo più vicino alla finestra da cui si vedeva la strada popolata da macchine che sfrecciano in tutte le direzioni e le persone erano impegnate a correre sotto la pioggia per non bagnarsi e assomigliare a dei polipi. 

Dopo una manciata di secondi una ragazza dai capelli biondo cenere e occhi celesti, si presentò al suo tavolo con un sorriso altamente falso.

«Buongiorno, cosa le porto?» le chiese sempre sorridendo falsamente. 

Pensò subito che avesse una vita sensuale molto stressata e che il suo ragazzo le facesse le corna con una copia triste delle modelle di Victoria's Secret.

«Un cioccolato caldo con tanto zucchero, grazie» 

Notò che si chiamava Jessica dal cartellino che aveva appeso sulla divisa.

La ragazze le sorrise per poi dileguarsi dietro il bancone. 

Il suono della campanella fece distogliere il suo sguardo dalla strada per osservare il cliente che era appena entrato. 

Era un ragazzo, molto alto, aveva i capelli lunghi castani abbastanza mossi e gli occhi verdi. Si intravedevano dei tatuaggi sul suo braccio destro uscire dalla maglia bianca. 

Vide il ragazzo fare l'adorazione da Jessica che si allontanò sculettando. 

Oltre ad avere le corna era anche troia, ottimo.

La vide ritornare con due bicchieri di Starbucks in mano, posò il cappuccino sul tavolo del ragazzo e la cioccolata su quello di Neige.

Capì evidentemente che l'aveva portato prima a lui perché credeva di fare colpo e avere una vita sensuale almeno un mino attiva, ma non ci era riuscita, dato che il ragazzo non le degnava di uno sguardo. 

Dopo aver finito la cioccolata, Neige si alzò dal tavolo per andare in cassa a pagare, in contemporanea con il tipo dal nome sconosciuto, ma arrivò prima la rossa, dato che il suo tavolo era più vicino.

Si avvicinò alla cassa e vide quel tipo che la sorpassava. 

«C'ero prima io» disse acidamente. 

Il fatto che era esageratamente bello non significava che poteva fare quello che gli pareva, tanto meno con Neige, la cui voglia di ammazzare qualcuno era molto alta, nonostante ciò che era successo la sera precedente.

«Non mi interessa» disse con quel ghigno noncurante. 

Da quel momento capì che era solo un inutile essere umano che voleva essere preso a padellate. 

«Se me l'avessi chiesto con più dolcezza ti avrei fatto anche passare e magari accettare un tuo invito a cena, ma dato che sei una ragazza estremamente acida, non me ne fotte un cazzo di essere cortese» 
Probabilmente se si sarebbero trovati in un posto più isolato non ci avrebbe pensato due volte a staccargli la testa.

Strinse i pugni verso i fianchi e cercò di mantenere la calma.

Prese un cartone con del cappuccino nel cestino, posto di fianco alla cassa, e versò il contenuto sulla testa del riccio. Lo sorpassò pagando il suo ordine alla cassa sotto lo sguardo stupido della cassiera e del ragazzo.

Possibile che ogni volta che andava in una dannata caffetteria c'è, puntualmente, qualcuno che le faceva saltare i nervi?

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Capitolo 4
*** Chapter Four ***


I suoi anfibi si muovevano lentamente nelle stradine di Londra. Camminava a testa bassa con le mani nelle tasche dei sui skinny neri.

Decise di percorrere la strada più lunga per tornare a casa.

Le persone correvano da tutte le parti per proteggersi dalla pioggia, cercavano di coprirsi con gli ombrelli, fogli di giornale, pezzi di cartone, pur di non bagnarsi. Poi c'era lei che della pioggia proprio non importava nulla.

Una macchina le si affiancò abbassando il finestrino mostrando il volto del guidatore.

«Neige, sei matta? Entra in macchina»

«Non entrerò nella tua macchina, David»

«Preferisci camminare sotto la pioggia?» il ragazzo roteò gli occhi.

«Non vedo dove sia il problema» scrollò le spalle.

«Hai qualche problema serio. Sali in macchina, muoviti»

«Presumo che non mi lascerai in pace fino a quando non entrerò nella tua dannata macchina, vero David?»

«Esattamente»

La rossa sbuffò, fece il giro dell'automobile e si sedette sul sedile del passeggero.

«Ora dovrei tipo ringraziarti» disse slacciandosi la cintura, una volta arrivati.

«So che non lo farai mai, mi accontento del fatto che ancora non mi hai mandato a farmi fottere» le sorrise il ragazzo «Domani sera, quindi, usciamo insieme?» chiese sfacciatamente.

Neige sbottò un vaffanculo, da copione, per poi sbattere con violenza la porta dell'auto.

Rientrò in casa, bagnata dalla testa ai piedi, e si fiondò in camera. Se avesse visto solo un'altra persona fino alla fine della giornata avrebbe avuto una crisi.

«Ma che cazzo?» urlò, vedendo la figura dello stesso riccio del bar uscire dal bagno con solo un asciugamano attorno alla vita.

«Che cazzo ci fai in camera mia?» domandò urlando.

Sempre se quella era la sua camera e non aveva fatto una figura di merda.

Era già successo a Mike di sbagliare casa, ma era ubriaco.

«Potrei chiederti la stessa cosa io» 
«Dimmi che è un sogno, o meglio, un incubo»

«Non fare la melodrammatica, sappiamo entrambi che non vedi l'ora di-»

«Non..non un'altra parola» lo fermò prima che potesse dire altro.

«Vado a staccare la testa a un cervello di gallina. Tu vestiti e asciuga il pavimento, che sembra di stare in un lago»

Uscì dalla camera e corse verso il soggiorno, dove sapeva di trovare Mike. Se non era morto per mezzo di Wilmer era grazie a lei, ma avrebbe potuto rimediare.

C'erano diversi modi per morire.

Omicidio, assassinio, morte lenta, more veloce, trauma, incidente, colpo di pistola, overdose, coltellata. Avrebbe avuto ampia scelta.

Nell'istante in cui voltò l'angolo per entrare nel soggiorno, andò a sbattere contro qualcosa o, forse, qualcuno.

«Per caso questa casa è diventata un albergo e io non me sapevo niente?» quasi urlò.

Che bella giornata di merda.

«Tu devi essere Nicole» disse il ragazzo massaggiandosi la fronte «Mike mi aveva detto che eri una tosta, ma dio, tu mi hai procurato un trauma cranico bella mia»

Nicole?

Ci mancava solo un consiglio gigante che augurasse buona pasqua a Marzo, e quella casa sarebbe diventata ufficialmente un manicomio.

«Caleb Jones!» chiamò una volta entrata nel soggiorno.

Mike -per sua fortuna- non era lì.

«Deduco che tu abbia incontrato Harry e Louis»

«Cos'è questa storia?»

«Devi parlarne con Mike, io non ne so niente. Di punto in bianco si sono presentati alla porta dicendo "Mike ci ha chiesto di venire da voi"»

«Dove è andato, ora?»

«Al supermercato con Jade»

«Perfetto, avrò più tempo per progettare la sua morte» disse seria. Caleb la guardò torvo.

«Scherzo, tranquillo!» alzò gli occhi al cielo «O forse no...» sussurrò.

«Neige!» la richiamò.

«Okay okay, calmati!» sbuffò «Fammi spazio» disse sedendosi sul divano, afferrando il joystick.

«Call Of Duty?» chiese Caleb.

«Black Ops, devo allenarmi a uccidere zombi così non farò fatica con Mike»

«Hai paragonato Mike a uno zombie?»

«Gli zombie sono di gran lunga più intelligenti di quell'essere»

Iniziarono il gioco dimenticandosi dei due ospiti che vagavano per la casa.

«Sai, quello con gli occhi celesti ha un viso familiare» iniziò Neige.

Sperava di distrarre Caleb, le mancava poco per vincere anche quella partita. In realtà, non l'aveva mai visto prima quel tizio.

«Non cercare di distrarmi, rossa»

«Non c'è bisogno... Ho già vinto!» esultò.

«Ancora, aggiungerei» sbuffò il ragazzo.

«Non è colpa mia se sei una schiappa, Jones»

«Hai imbrogliato, dì la verità!»

«Non iniziare con questa storia, come avrei potuto? Magari stringendo un patto con gli zombie, che tra l'altro non esistono, per facilitarmi il lavoro?» roteò gli occhi. Caleb era un principiante in confronto a Neige.

Vivere con tre maschi in una sola casa significava dover saper giocare a tutti i giochi possibili e immaginabili, se volevi mantenere la tua dignità alta. A Jade invece non importava, preferiva fare shopping o altre cose da ragazza che Neige non sopportava.

«Mi devi un mega gelato!» gli puntò il dito contro Neige.

«Non vorrei disturbarvi ma-» comparì il tipo con il qualche Neige si era scontrata.

«Invece lo stai facendo» commentò avidamente la ragazza, ricevendo una colpo sulla gamba da Caleb.

«Ti prendo del ghiaccio» disse il moro, lanciò un occhiataccia alla rossa e si diresse in cucina.

Neige si girò verso il televisore e iniziò a giocare. L'altro ragazzo, invece, era ancora dietro al divano aspettando delle scuse da parte della ragazza.

«Se stai aspettando che si scusi, è tempo perso» gli suggerì Caleb passandogli il giaccio «Hai iniziato senza di me, sei una stronza» urlò verso la ragazza che aveva iniziato la rivincita senza aspettare Caleb.

«Eccoci!» annunciò Jade entrando dalla porta, seguita dal fratello.

Avevano almeno dieci buste piene di cibo e cose varie.

«Avete comprato l'intero supermercato?» domandò Caleb distraendosi dal gioco, permettendo a Neige di vincere.

«Vinto, di nuovo» esultò «È siamo a due gelati gratis per me» sorride posando il joystick.

«Sono già arrivati Harry e Louis?» domandò Jade. Caleb annuì.

«A proposito..» iniziò Neige «Perché c'era un fottuto ragazzo nella mia camera?» si rivolse verso Mike.

«Oh, quindi hai conosciuto Harry» finse un sorriso.

«Non giocare con la mia pazienza, Mike» strinse i denti.

Gliela stava facendo pagare per aver disubidito ai suoi ordini.

«Resterà in camera tua, quindi fattelo piacere»

«Stai scherzando, vero?»

«Vado ad aiutare Jade con la spesa» la ignorò, andando verso la cucina.

«Non l'hai mai aiutata a sistemare la spesa, non hai mai aiutato nessuno a sistemare la spesa, e devi farlo proprio ora? Mentre cerco di parlarti come se fossi una persona con un minimo di cervello, soffocando tutti i miei istinti omicidi?» quasi urlò, agitando le braccia.

«C'è sempre una prima volta» ammiccò scomparendo dietro il muro.

«Stiamo parlando, Mike!»

«Ora non più» la liquidò.

«In quanti anni lo conosco, non l'ho mai visto così paziente con qualcuno, oltre che con sua sorella» si introdusse la voce del riccio, che si stava godendo la litigata seduto sulla poltrona.

«Il suono della tua voce mi urta. Quindi sta zitto, almeno che tu non voglia rimanere senza lingua» lo minacciò Neige.

«Ascoltami bene, ragazzina» si alzò dalla poltrona, andando verso Neige «Io non sono come Mike. Quindi smettila tu di parlarmi così. Credi che a me stia bene dividere la stanza con una come te? No, per niente. Se vogliamo che questa cosa prosegui in modo pacifico, smettila di comportarti in questo modo, come una bambina viziata. Non me ne fotte un cazzo se hai avuto un'infanzia difficile, o chissà cosa, io non provo compassione per nessuno» disse serio.

Neige socchiuse le labbra, sorpresa dalla reazione del ragazzo. Davvero la vedevano così? Come una ragazza sfortunata a cui le sono morti i genitori?

«Neanche io provo compassione» disse a voce bassa, ricambiando lo sguardo del riccio.

Quella sera non mangiò, rimase in camera a fissare il soffitto, analizzando ogni parola detta dal ragazzo. Nessuno le aveva mai detto quelle cose. Forse perché, come aveva detto lui, provavano compassione nei suoi confronti? O semplicemente, perché non era vero nulla?

Troppi pensieri le giravano per la testa, pensieri e domande a cui non aveva risposta.

Non si era mai preoccupata di cosa le persone pensassero di lei. Non le importava se avevano paura di lei, o se non la sopportavano. Ma quella volta era diverso, le parole del ragazzo l'avevano quasi ferita. Non era viziata, aveva solo vissuto nell'inferno ed ora che ne era uscita era cambiata. Aveva capito che le persone non si preoccupano di ferirla, non si preoccupavano se non aveva più una famiglia o un tetto sopra la testa, se avessero potuto camminarle sopra, l'avrebbero fatto. Quindi perché fingere di essere gentili? Perché fingere che vada tutto bene? Sarebbe stato meglio dire ciò che pensava, chissene frega se non era apprezzata da tutti, bastava solo che lei aprezzasse se stessa, gli altri avrebbero potuto anche andare a farsi fottere.

Proprio quando stava per addormentarsi, la porta della camera si aprì. Nonostante fosse buio, capì che era il riccio, qualcun'altro avrebbe bussato. Sapevano quanto lei odiasse quando qualcuno entrava nella sua camera senza bussare.

«Ma si, entra pure senza bussare» borbottò Nina.

«Fino a prova contraria, questa sarà anche la mia stanza, posso entrare anche senza chiedere il permesso»

«Avrei potuto essere nuda»

«A me non darebbe fastidio» scrollò le spalle, facendo sbuffare la ragazza.

«Ce l'hai un altro cuscino?» disse togliendosi la maglietta e le scarpe.

«Nell'armadio»

Il riccio aprì le ante dell'armadio prendendo il cuscino. Lo lanciò sul letto, sfiorando per poco la ragazza, per poi andare nel bagno.

«Non so ancora come ti chiami» fece notare Neige, quando il ragazzo uscì dal bagno.

«T'interessa?» alzò il sopracciglio.

«Ti dovrò chiamare in qualche modo» alzò gli occhi al cielo.

«Mi chiamo Harry, ora lasciami dormire» si stese affianco alla ragazza.

Neige pensò che avrebbe dovuto trovare un modo per evitare queste situazioni. Non voleva che un estraneo dormisse nel suo letto. Oltretutto non sapeva ancora perché fossero qui e quanto sarebbero dovuti rimanere.

Si girò sul lato destro, verso la finestra. Voleva solo dormire, avrebbe risolto tutti i problemi il giorno dopo.

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