One Last Time di MichiDDLyang (/viewuser.php?uid=76507)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1- A Drop in the ocean ***
Capitolo 2: *** Capitolo2- The reason I come home ***
Capitolo 3: *** Capitolo3- I want you here ***
Capitolo 1 *** Capitolo1- A Drop in the ocean ***
Era
una serata di
fine estate e, alla
capsule
corporation, la
signora Bunny e il suo
consorte cenavano, immersi nel silenzio più assoluto, da
soli, come ormai
succedeva da tempo.
Era da circa un anno e più ,infatti, che la loro "bambina"-
anche se
era diventata madre ,Bulma continuava ad essere , per loro, una bambina
-dopo
estenuanti giornate passate a dimenarsi fra l'oberante lavoro al
laboratorio
che condivideva col padre, le lezioni che ,sporadicamente ,aveva
cominciato a
tenere all'università da qualche mese e il suo bimbo Trunks
,un dolcissimo
bambino dai capelli lilla di soli sei mesi, preferiva ritirarsi nelle
sue
stanze e cenare da sola, col suo bambino coricato accanto a lei nel
letto.
Di
certo non
aveva voglia di sentire le futili
chiacchiere dei genitori…
Certe
volte non
riusciva davvero a capire come riuscisse a sostenere quei ritmi ,a far
conciliare tutti quegli impegni adesso che era diventata madre.
Ora la turchina cominciava ad accusare i sintomi dello stress e la
stanchezza a
cui aveva sottoposto il suo corpo e la sua mente negli ultimi mesi,
immergendosi completamente nel lavoro e nel ruolo di madre, per evitare
che
alcun meandro della sua brillante mente venisse occupato da
… LUI.
Di giorno si destreggiava a destra e a manca, tenendo la mente occupata
da
quei pensieri,
anche se sapeva che la
notte non avrebbe avuto scampo.
Quella
sera la
testa le pulsava incredibilmente, costringendola a distendersi,
massaggiandosi
le tempie, fra quelle candide lenzuola così fredde che da
tempo, ormai, non
facevano altro che riportarle alla mente ricordi ormai lontani, che
però ancora
le provocavano fitte al cuore che sapeva non sarebbero mai
svanite.
Abbracciò teneramente il figlioletto, che dormiva beatamente
cullato dalle
braccia della madre: si fermò ad osservarlo, notando quelle
sue piccole
palpebre muoversi : stava sognando.
Notò suoi occhi, l'espressione accigliata che aveva
assunto… così simile alla
SUA. "Sei
così simile a lui, amore
mio …il tuo papà .Il principe dei SAYAN. Vorrei
ti avesse visto almeno una
volta: si sarebbe di sicuro innamorato di te"
pensò. Ma si sbagliava: uno come lui non
poteva provare amore, lo aveva capito nel momento in cui l'aveva
abbandonata
quando gli aveva confessato di aspettare il loro bambino.
Si era illusa: pensava che avesse cominciato a provare dei sentimenti
per lei,
che nel suo cuore ferito , martoriato ci fosse spazio per qualche altra
cosa
che non fosse Odio, Rancore e , solo lei lo sapeva, sofferenza celata
da
un'arroganza distruttiva, che col tempo aveva finito inesorabilmente
per
allontanarli.
pensava che, nonostante la prima reazione non proprio positiva, col
tempo
avrebbe accettato quel bambino che lei credeva essere frutto del loro
speciale
quanto travagliato amore.
Ma si era dovuta ricredere
quando lui le aveva
urlato di cavarsela da sola, che si era concessa a lui senza remore per
soddisfare istinti "animaleschi", ma in realtà era solo una
stupida
terrestre.
"Quell'ibrido mezzosangue non sarà mai all'altezza di un
sayan, donna. È
un abominio" le aveva detto.
Bulma si paralizzò all'istante. non poteva credere alle sue
orecchie: non
appena aveva scoperto di aspettare un bambino da Vegeta, aveva pianto di gioia:
diventare madre era il
suo sogno, la cosa più bella che le potesse
capitare…un bambino, suo e di
Vegeta, il SUO principe.
Trasognante e piena di emozioni contrastanti pregustava il momento in
cui
avrebbe dato la bella notizia a tutti. A lui. Sapeva che il sayan era
uno di
poche parole, ma aveva imparato a leggere quei suoi occhi
così cupi , la micro
mimica del suo volto per
decifrare
qualsiasi sua emozione e in cuor suo sapeva che, nonostante l'apparente
noncuranza, sarebbe stato felice di avere un erede. Ma si sbagliava.
Lo
dimostravano
le notti insonni passate fra le coperte a piangere in silenzio, sola,
accarezzandosi il ventre come a voler chiedere scusa al suo bambino: per essere stata
così stupida e incosciente,
ed essersi innamorata di un uomo senza cuore come Vegeta.
Trunks, questo il nome che aveva scelto in una delle sue notti insonni,
sarebbe
dovuto crescere senza un padre, e di questo s'incolpava tutti i giorni.
Ma nonostante la sofferenza non le era passato nemmeno un nano secondo
l'idea
di abortire: era il suo bambino, e l'avrebbe amato e sarebbe stata
madre e
padre per lui. Nonostante il difficile e doloroso parto ,e le numerose
complicazioni insorte per lei dopo che l'avevano costretta a restare un
mese in
un letto d'ospedale, Trunks era stata una ventata d'aria fresca per i
suoi
polmoni.
Per
lui, e solo
lui, si era rialzata, raccogliendo con estrema dignità i
cocci rotti del suo
cuore e della sua anima e ricomponendoli a poco a poco: ogni sorriso,
carezza,
gesto di suo figlio la rendevano sempre più forte, mettendo,
un pezzo dopo
l'altro, tutto al posto giusto. O almeno cosi voleva pensare.
nel profondo sapeva che un tassello sarebbe sempre mancato.
Ripose con estrema delicatezza il bambino nella culla, e con grazia
ritornò
verso il letto a due piazze bianco latte, infilandosi sotto le coperte
e
chiudendo gli occhi con un sospiro: sapeva che , anche quella notte,
avrebbe
sognato occhi nero pece.
Il mattino dopo si svegliò all'alba e , dopo aver
controllato Trunks che beato
dormiva nella culla, andò a rinfrescarsi e prepararsi per
un'altra
giornata.
Sotto il getto bollente della doccia cercava di scrollarsi di dosso i
residui
di un'altra notte tormentata, e con essa i ricordi che ogni posto ,in
quella
casa, le riportava alla mente.
Riuscì
appena in
tempo a vestirsi quando Trunks cominciò a piangere
disperato, e non accennava a
calmarsi nemmeno dopo che Bulma lo ebbe cullato per molti minuti:
strano
,pensò, era sempre stato un bambino così calmo.
Quel disperato pianto le fece pensare che magari il suo bambino non
stesse bene
,così scese di corsa le
sei rampe di
scala a chiocciola e arrivò al piano di sotto, dove i
genitori guardavano il
loro nipotino con aria preoccupata:
"Bulma, tesoro mio, cosa succede?" disse la signora Brief
"Trunks non ha mai pianto così disperatamente. Si
è fatto male?"
inclinò la testa .
"Mamma, MA TI PARE?!? Come puoi insinuare una
cosa del genere? Credi forse non sia
abbastanza responsabile da occuparmi di mio figlio?" Bulma era sempre
nervosa ,e i genitori lo sapevano, ma quella mattina era davvero
ingestibile.
"Tesoro non fraintendere! Tua madre è solo molto
preoccupata"
intervenne il signor Brief con un tono che mal celava la sua
preoccupazione
" Forza dammi Trunks, magari vuole le coccole del suo nonnino
preferito!
"sorrise e tese le braccia verso il nipote che non accennava a
calmarsi.
E in effetti fu tutto inutile.
Continuò
a piangere anche quando lo cullò la nonna, fino a quando
,stremato, si
addormentò fra le braccia della madre, che per tutto il
tempo non aveva fatto
che cercare di rintracciare un dottore, anche se le cure terrestri non
sembravano avere molto effetto sui piccoli sayan.
Bulma stava per sospirare di sollievo quando, all'improvviso, il
bambino
spalancò gli occhi azzurri e ricominciò a
gridare. "Amore mio ma cosa è
successo? " la turchina accarezzò il viso paffuto del figlio
e, come se
lui avesse capito, guardò verso la vetrata che dava sul giardino, smettendo
improvvisamente di
piangere.
I signori Brief
notarono una figura
indistinta attraverso la vetrata opalescente, e la loro espressione
incredula
costrinse il cuore di Bulma a perdere qualche battito: anche se era di
spalle,
conosceva benissimo quella sensazione: la pelle rabbrividiva, i peli
della nuca
le si rizzavano, il cuore cominciava a battere forsennatamente.
Deglutì due o tre volte prima di trovare il coraggio di
girarsi e constatare
ciò che già aveva SENTITO:
se il mondo si fosse fermato, la terra avesse cominciato a tremare, lei
non
l'avrebbe notato, perché a pochi metri da lei, quegli occhi neri che l'avevano
perseguitata per così
tante notti la fissavano sprezzanti dal cortile.
Vegeta era tornato.
_______________________________________________________________________________________________________________________________
innanzi
tutto voglio ringraziarvi per essere arrivati fino alla fine.
beh
che dire, ho scritto questa storia di getto , pensando a come i
personaggi potessero sentirsi,aiutata dalla mia immancabile Musica, la
mia musa ispiratrice.
non
a caso,ogni capitolo avrà il titolo di una canzone,che ho
ascoltato magari nel momento di stesura .
"cap
1. a drop in the ocean - Ron Rope"
bando
alle ciancie, spero riuscirò ad incuriosirvi almeno un po'.
Alla
prossima
|
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Capitolo 2 *** Capitolo2- The reason I come home ***
SONG: Thereason I come home- Ron Pope
Bulma non
riusciva a credere ai suoi occhi: pensava, o meglio sperava, che fosse
un'allucinazione, un sogno ad occhi aperti.
Volse, allora,lo sguardo verso il figlioletto e vide che Trunks non distoglieva lo
sguardo dalla
vetrata, "Possibile
che i suoi
lamenti fossero legati all'arrivo del padre? TRUNKS, un bimbo di appena
sei
mesi, ha sentito, o meglio RICONOSCIUTO, l'aura del padre?" pensò la
ragazza sbarrando gli occhi e
deglutendo.
Trunks, dal canto suo , fissava come incredulo quella figura massiccia
anche se
minuta che , a braccia conserte e con un sorriso sprezzante stampato su
quella
sua espressione così perennemente crucciata, li stava
fissando
immobile.
Il signor Brief ,allora, decise di fare il primo passo e andare ad
"accogliere" il sayan, pronunciando con voce tremante
un semplice " Vado io.".
Anche la moglie lo
seguì, mentre Bulma rimase come
pietrificata in mezzo alla sala.
Non riusciva a muoversi, a respirare.
Strinse Trunks al petto come a non volerlo lasciar andare, per averlo
vicino al
cuore.
Quel cuore così ferito, sanguinante, che non appena aveva
percepito la sua
presenza sembrava aver ripreso vita dal nulla.
Era sicura che
Vegeta potesse sentire quel martellare furioso, quindi s'impose di
calmarsi
respirando a fondo due o tre volte: Non avrebbe permesso a quello
stupido
scimmione di fare ancora i suoi comodi, soprattutto ora che Trunks era
venuto
al mondo.
Quando nacque,
Bulma fece una solenne promessa: avrebbe messo la felicità
di suo figlio prima
della sua, anche a costo di patire le peggiori sofferenze. A costo della sua stessa
vita, avrebbe
protetto quel bambino che per lei, ora ,era diventato il centro del suo
universo.
Con rinnovata
determinazione, senza sciogliere quel
possessivo quanto indispensabile abbraccio, a testa alta percorse il corridoio uscendo dalla
porta e raggiunse
i genitori nel giardino.
Sentì il padre
dialogare educatamente, sebbene con un tono palesemente infastidito, con il sayan.
"…. Qui.
Spero tu possa comprendere che sarà
alquanto impossibile che Bulma accetti questa situazione." si accorse
subito ,però, della presenza della figlia che, con sguardo
tagliente e atteggiamento
fiero li stava osservando.
"Cos'è che
non riuscirei ad accettare? Sentiamo un po'…"
esclamò altezzosa la
turchina " Non dirmi che questo scimmione vuole accasarsi di nuovo qui
alla capsule per proseguire gli allenamenti ! Cos'è, Vegeta-
pronunciare quel
nome fu più difficile che prendere il fuoco a mani nude, e
si stupì di esserci
riuscita - la gravità dello spazio non ti è
bastata a farti trasformare in
super sayan?" Lo guardò dritto negli occhi: Bulma aveva
nascosto la sua
sofferenza dietro
maschere d'arroganza
ed orgoglio, cosa che aveva imparato sicuramente da lui, ma tutte le
barriere
crollavano nel momento in cui i loro occhi si scontravano.
Ecco perché
Vegeta capì la domanda implicita della donna, e,dopo un
attimo di
tentennamento, rispose ghignando : "Non essere cos' precipitosa, donna.
Se
vuoi sapere se sono riuscito a trasformarmi in Super sayan, la risposta
è Sì.
Andare nello spazio non è stato poi tanto inutile, non
trovi?"
Bulma sussultò.
Quel maledetto giorno gli aveva urlato, fra le lacrime, di restare
almeno fino
a quando non fosse riuscito a trasformarsi.
A parer suo, lo spazio non avrebbe dato più
possibilità di riuscita di
quanto non avesse potuto fare la Gravity Room.
Ma
a quanto pare si
era sbagliata, e ora
Vegeta glielo stava bellamente rinfacciando.
Si sentì stupida, e di riflesso strinse ancora dì
più il suo
bambino.
"La ragione per la quale sono tornato qui in questo luogo è
per
confrontarmi con Kakaroth, e fargli capire così chi
è il più forte, adesso! Ora
che sono un super
sayan niente e
nessuno potrà mettersi contro di me:
tantomeno quel buon a nulla di
Kakaroth.
Tuttavia, per quanto abbia cercato di reperirlo in questi giorni in cui
sono
ritornato sulla Terra, sembra sparito nel nulla e ho pensato che, da
bravo
fannullone qual è, fosse venuto insieme al suo mezzosangue
qui a spassarsela un
po' … ma a
quanto pare mi
sbagliavo." volse
il capo da un
lato all'altro come a voler controllare, poi ripuntò gli
occhi sulla famiglia
Brief.
Per un attimo il suo sguardo rimase su Bulma, o meglio sul pargoletto
che
beatamente le dormiva in braccio. Ma durò solo un secondo.
Vegeta parve rinsavire da chissà quale sogno, e con aria
diffidente si alzò in volo,
quando una voce femminile lo chiamò, intimandolo a fermarsi.
Di spalle, il
sayan ghignò.
"Vegeta , aspetta!"
Bulma non fece
in tempo a mordersi la lingua. Perché non l'aveva lasciato
andare? Da quando
era diventata così masochista? Ora però non
poteva tirarsi indietro, allora
continuò: " mamma, papà, tornate in casa. Devo
parlare con lui , da
sola." La signora Bunny, allora,
fece per prendere il bambino ma Bulma si spostò
come scottata. "NO.
Trunks rimane con me."
Sapeva che, se lo
avesse lasciato, sarebbe crollata. E non poteva permetterselo. E poi
lui DOVEVA
vederlo.
Un po' titubanti, i genitori della donna rientrarono in casa,
rassicurati dalla
figlia che, con gli occhi umidi, disse loro: "Non mi farà
del
male" Non con suo
figlio qui con me
, aggiunse mentalmente, perché era convinta che , anche se
per lei era chiaro
non provasse più nulla - sempre ammettendo che avesse
provato mai qualcosa-
quel bambino, suo figlio, non gli era poi tanto indifferente.
"Donna, come fai ad esserne sicura? Potrei schiacciarti come un
moscerino,
se solo volessi" Appena si rese
conto di ciò che disse, ammutolì.
"Ecco, se solo volessi. Ma in realtà non vuoi"
Ghignò Bulma. Doveva
almeno provarci: sperava almeno di far conoscere Trunks al Padre, di
convincerlo a restare, anche solo per lui. Avrebbe sofferto da morire
averlo
vicino senza però poterlo amare realmente, ma almeno il suo
bambino avrebbe
avuto suo padre.
"senti
stupida terrestre, ti ho già detto chiaramente che non me ne
frega nulla ne di
te ne del marmocchio, perché sei tanto ostinata?"
"Ehi stupido
scimmione, non voglio certo implorarti di stare con me, sai nemmeno io
sono più
interessata sotto quell'aspetto" Mentì spudoratamente lei "
Ma sono
decisa a far conoscere a Trunks la faccia di suo padre, così
da poter dargli un
volto su cui riversare tutto il disprezzo che da grande avrà
per l'uomo che lo
ha CODARDAMENTE abbandonato!"
Sapeva che l'unico modo per avere una sua reazione era far
leva
sull'orgoglio, allora continuò : "Trunks è un
bambino forte ed
intelligente, anche se ha solo sei mesi ha SENTITO la tua aura mentre
venivi
qui e e l'ha
Riconosciuta. Presumo,
quindi ,non avrà difficoltà a ricordare il tuo
volto per gli anni a
venire." Sorrise consapevole
di
aver intaccato quella corazza dura intorno al suo cuore . E in effetti
l'affermazione lo aveva spiazzato.
"beh, non
sarà certo il primo a disprezzarmi per avergli rovinato la
vita" rispose
Sprezzante Vegeta "è questo che fanno i sayan: combattono e
vincono
distruggendo il nemico!" Continuò mentendo. In
realtà una piccola parte di
sé detestava l'idea che
qualcuno
pensasse che era un CODARDO, tantomeno QUEL bambino: anche se lo
considerava un
ibrido, Vegeta sentiva che quel piccoletto sprigionava un'aura
potentissima,
seppur stesse dormendo. Sicuramente era dovuto al fatto che fosse lui
il padre.
Il principe dei sayan. Eppure… no. Non poteva essere.
Era solo un mezzo
sangue, e a lui non importava nulla di quella specie di ibrido.
D'altronde ,non
per questo che era tornato sulla Terra, no? Era tornato da quella
terrestre
SOLO per cercare il suo eterno rivale.
Era quella la ragione.
Scosse la testa
confuso, e Bulma capì
subito.
"Si ma lui non è il nemico. È un bambino, TUO
FIGLIO. E per
quanto tu cerchi di negarlo, so che
riesci a sentire la sua forza, e che in quella tua testaccia dura
adesso tu
stia pensando che, anche se è solo per metà un
sayan, se allenato potrà
diventare degno di essere figlio di suo padre. Figlio del principe dei
sayan." Bulma
sapeva di aver
toccato le corde giuste; adesso aspettava soltanto una
sua risposta.
"In effetti il
nanerottolo non è poi tanto rammollito ,potrebbe ritornare
utile" esclamò
Vegeta, cominciando a provare una strana curiosità .
Bulma si avvicinò ancora di più, fino ad arrivare
a mezzo metro da lui. Cauta,
girò il bambino che nel frattempo si era svegliato e che,
stupito, stava
fissando il padre. " Ecco, Trunks, questo è tuo padre.
Decidi tu, ora,
cosa pensare di lui"
Vegeta distolse lo sguardo dagli occhi della donna puntandoli in quelli
del
figlio: Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.
Trunks, anche se piccolissimo, era vigile ed attento. Sapeva lui chi
fosse. L'espressione
accigliata era così
simile alla sua, tranne che per il colore degli occhi ,uguali a quelli
della
madre.
In quel momento sentì qualcosa smuoverlo: una piccola parte
del suo essere, lui
sapeva, sarebbe rimasta indissolubilmente legata a quell'esserino che,
nel
frattempo, allungava le braccia verso di lui.
Allungò la mano come se volesse afferrarlo, ma si ritrasse
subito.
Non doveva cedere alle debolezze. Ad un guerriero sayan non era
permesso.
Quello scatto così
repentino fece piangere disperatamente il bambino, così
Bulma lo cullò
teneramente fra le braccia. Solo un secondo in più e le
barriere di Vegeta
verso il figlio avrebbero ceduto.
Poco male, non si
sarebbe arresa così facilmente.
"Oh donna..
Cosa farfugli? È chiaro che è un rammollito!
Senti come frigna! E che voce
stridula, di sicuro in questo è uguale a te. AHH. Ed io che
… Senti terrestre,
se non vuoi aiutarmi a trovare Kakaroth lo farò da solo!"
Strinse i denti
irritato.
"Oh.. Aspetta tu hai bisogno del mio aiuto? È questo che mi
stai
chiedendo?" chiese speranzosa
"Io non ho
bisogno dell'aiuto di nessuno. Sono il principe dei sayan e di certo
non
chiederò mai nulla ad un'insulsa sgualdrina come te! E fa
star zitto il
moccioso che mi sta scoppiando la testa e confondendo le idee!"
urlò
innervosito.
"Senti, stupido
principe dei miei stivali. È inutile che cerchi di trovare
scuse. Se fossi
venuto qui per cercare Goku non avresti cambiato la versione dei fatti
per ben
tre volte, ne tantomeno avresti tentennato di fronte a tuo figlio!
Diamine, capisco
che tu non voglia più saperne
nulla di
me, mi sta bene, ma come puoi rimanere indifferente di fronte al sangue
del tuo
sangue? Che razza di mostro riuscirebbe a fare ciò?" Ormai
esasperata e
sull'orlo delle lacrime, Bulma non ebbe timore di dire ciò
che realmente
pensava" Ho sperato che la ragione che ti ha portato qui fosse un'
altra,
ma devo ricredermi. Sei solo un guscio d'uomo, Vegeta.
Spero realmente che la tua arroganza, strafottenza e il tuo ostinato
orgoglio
possano darti la pace che il tuo cuore cerca da tempo, anche se dubito
che
questo basterà. "gli diede le spalle
e fece per andarsene, quando si fermò e
continuò:
"Vuoi sapere perché Goku, nonostante non sia
un principe, riesce sempre a superarti?"
A queste parole vegeta ebbe un sussulto: come si permetteva di
parlargli in
quel modo? "Perché nonostante non rinneghi la sua natura, ha
accettato la
parte umana di sé e ascolta il suo cuore, così
pieno di sentimenti e puro. È in
pace con se stesso, e questo gli permette di combattere qualsiasi
nemico,
qualsiasi avversità con una forza correlata non solo alla
sua potenza fisica.
Adesso, ti prego, per un secondo metti da parte quel tuo stupido
orgoglio e
ammetti che la ragione per cui se venuto qui è per conoscere
Trunks, per
vederlo anche solo una volta." si voltò verso il guerriero,
fronteggiandolo spavalda.
Vegeta era come paralizzato. Quella donna riusciva a leggergli dentro
come mai
nessuno prima d'ora era riuscito a fare. Era andata oltre l'apparenza e
aveva
bypassato tutte le barriere erte con così tanta fatica e
sofferenza da quel
guerriero dai capelli a fiamma che, anche se immensamente potente, era
stato
battuto e ridotto ad un infimo esserino dalle PAROLE di Bulma che,
delusa
,ormai non riusciva più a trattenere le lacrime.
Avrebbe voluto prenderlo a pugni, fargli capire che sotto quel cuore
all'apparenza
freddo e duro si celava un uomo, e non un guerriero spietato , forgiato
da
mille battaglie intestine, che avevano finito per consumarlo e fare di
lui
l'essere apparentemente inscalfibile che aveva adesso davanti.
Silenzio.
Questo fu quello che seguì alle parole della donna. Non
perché non ci fosse
nulla da dire, tante erano le parole che in quel momento ronzavano
nella testa
di lui e di lei, ma semplicemente nessuna avrebbe migliorato la
situazione.
Nessuna era adatta.
Si guardarono negli occhi per un momento che parve infinito, dopo di
che
Vegeta, con la mascella contratta, chinò il capo e, dopo
aver dato le spalle
alla turchina, spiccò il volo e scomparve in una nuvola
candida.
Allora bulma si arrese alle emozioni e cadde ginocchio: il bambino,
come se
avesse letto nel cuore della madre, le
posò una manina paffuta
sul viso e si strinse a lei.
"SI Trunks: tuo
padre non ti abbandonerà".
E un
sorriso comparve sui loro volti.
Vegeta volava ad una
velocità mai vista prima: era frustrato ed arrabbiato.
Aveva mentito, su tutto.
Sull'essere super sayan, in primis.
Nonostante avesse
passato mesi su di un pianeta totalmente deserto, con una
gravità circa 350
volte superiore a quella terrestre, allenandosi duramente per tutto il
tempo
fino allo stremo delle forze, non era riuscito a trasformarsi. Nemmeno
una
volta.
Così aveva deciso di ritornare sulla terra, spinto- apparentemente-
dall'egoismo e dalla superbia
di voler superare il livello combattivo del suo eterno rivale.
Se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe affermato di esser rimasto
per
proseguire indisturbato gli allenamenti nella gravity room per poter tenere sotto
controllo la potenza
combattiva di Kakaroth.
Ma paradossalmente
non era quella la cosa che più lo infastidiva in assoluto:
quando era tornato
alla capsule corporation, una parte di sé, la meno
orgogliosa, quella che
quella terrestre
petulante era
inevitabilmente riuscita a possedere- ormai aveva imparato a non
negarlo a se
stesso- sperava che sarebbe potuto rimanere lì, assieme a
quei terrestri che
già una volta erano stati stranamente così
disponibili ad accoglierlo.
Ed invece aveva ottenuto tutt'altro: la donna lo aveva insultato e
addirittura
considerato inferiore a quel rammollito.
Mentre volava alto
nel cielo , si struggeva pensando alle parole brucianti di quella donna
che ,
tempo addietro, lo aveva già stupito, incendiandolo di una
passione che non
sapeva di avere.
"Qual è la
ragione per cui sei tornato?" gli aveva detto.
Tempo fa, il sayan
di una volta avrebbe risposto senza esitazioni . La vendetta ,il
desiderio di
rivalsa erano un motivo più che sufficiente, all'epoca, per giustificare qualsiasi
azione.
Ma adesso Vegeta si
era reso conto che non era possibile rispettare gli ideali inculcatigli
dal
severo padre che vedevano l' 'odio e vendetta come unici moventi del
loro animo
guerriero.
Ripensava agli occhi
delusi e il tono di voce rassegnato di quella donna che , nel breve
tempo che
avevano condiviso sotto le lenzuola ad accarezzarsi, gli aveva fatto
scoprire
una parte di se che non pensava di
avere
e che veniva fuori solo e soltanto con lei, unica testimone
inoppugnabile di un
Vegeta veemente ma non rude, le cui carezze - pur essendo le sue mani
callose e
ruvide- riuscivano ad essere le più delicate dell'universo.
Aveva imparato che
quella donna era molto più forte di una comune terrestre-
era stato questo ad
attirarlo inevitabilmente verso di lei, durante i primi incontri
intimi- e vederla
in bilico aveva fatto vacillare anche lui, per un secondo.
Quella donna che
aveva condiviso con lui più che qualche notte di passione, e
che ora, con la
solita testardaggine che lui aveva capito appartenerle, era diventata
la madre
di suo figlio, un bambino innegabilmente forte e vispo, portando avanti
una
gravidanza potenzialmente mortale.
Trunks. Era questo
il nome di suo figlio.
Tornò indietro con la mente , ripensando a quando, anni
prima, dinanzi al
padre, affermava
con la solita
altezzosità che suo figlio sarebbe stato un guerriero di
tutto rispetto, più
forte di qualsiasi altro guerriero, degno di essere l'erede del
principe dei
sayan.
Di certo non avrebbe
mai immaginato fosse un mezzosangue. Figlio di una terrestre .
Forse , però, era proprio questo che lo infastidiva
…. Nonostante fosse per
metà umano, aveva capito fin da subito che la forza di
Trunks era molto
superiore a quella di un sayan puro della stessa età.
Perfino della sua,
quando era un neonato.
Era questo che non riusciva a spiegarsi, e che lo portava
inevitabilmente a
pensare che tutte le sue teorie fossero infondate.
"Vuoi sapere
perché Goku, nonostante non sia
un
principe, riesce sempre a superarti?"
Le parole di Bulma riecheggiavano nella mente con
veemenza. Il suo corpo
cominciò a tremare. Sapeva che, infondo, lei aveva ragione.
E si detestava: per
essersi lasciato insultare da lei, per essersi
sbagliato e per aver dovuto ,soprattutto, ammetterlo,
anche se solo
verso se stesso.
"Perché
nonostante non rinneghi la sua natura, ha accettato la parte umana di
sé e
ascolta il suo cuore, così pieno di sentimenti e puro.
È in pace con se
stesso"
Era in pace con sé stesso. Certo, questo perché
non si era mai trovato a dover
sottostare alle dure regole di un padre severo e violento, con una
madre
assente.
Kakaroth era stato spedito sulla terra da neonato, quando lui era solo
un
bambino, e non aveva dovuto assistere impotente al massacro della sua
famiglia,
alla distruzione del suo pianeta.
Non sapeva come ci
si sentisse ad essere l'unico superstite, a sottostare alle leggi di un
sadico
dittatore spaziale che si era rivelato artefice della distruzione della
sua
razza e a cui lui, invece, era stato fedele come un cagnolino.
Non sapeva come ci si sentisse stupidi, increduli di non esser riusciti
a
capirlo prima. UMILIATI.
Quella donna parlava
senza sapere nulla!
"Certo-" disse una voce nella testa del guerriero che da tempo
s'insinuava prepotentemente in lui, una voce a lui familiare
" - questo
perché non le hai mai
raccontato nulla di te" .
Aumentò
esponenzialmente la velocità e un urlo, dal profondo della
gola, rauco e carico
di rabbia non celata da indifferenza, si espanse nel cielo
così simile , per
colore, agli occhi di quella donna che lo aveva messo ancora
più in guerra con
se stesso di quanto non fosse già.
Atterrò su un'isola
deserta, e lì, dopo aver raso al suolo la vegetazione
circostante creando una
voragine desertica, concentrò tutta la sua rabbia
sprigionando un'energia tale,
che sembrava non appartenergli, che scosse l'acqua circostante creando
onde altissime
che s'infrangevano le une sulle altre.
Fu allora che
successe: il cielo s'iscurì d'improvviso e una nube sempre
più dorata si
innalzò dal luogo in cui Vegeta si trovava.
Sentiva i muscoli bruciargli e la testa martellare furiosa.
Chiuse gli occhi e, con un ultimo grido, anche i suoi occhi pece
virarono.
C'era riuscito: finalmente era diventato un super sayan.
______________________________________________________________________________________________________________
buonasera a tutti.
ho deciso di postare abreve distanza siccome il primo capitolo lo
considero soltanto come un'introduzione. ( aproposito la canzone che
da' il titolo è sempre di Ron Pope)
Inoltre , questo secondo capitolo è un po' più
lungo,ma non me la sentivo proprio di tagliarlo. nonsarebbe stato
completo.
Spero sempre vi piaccia e vi faccia sognare almeno un po' su questa
coppia a mio parere molto introspettiva e davvero meravigliosa.
Un bacio a tutti, alla prossima.
MichiYang
|
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Capitolo 3 *** Capitolo3- I want you here ***
CAP3: i
want you here - plumb
Bulma
rientrò in
casa piangendo: sapeva, in cuor suo, che Vegeta sarebbe tornato per
stare,
anche se a modo suo, vicino al figlio.
Non
importa se
sarebbero passati giorni, settimane o mesi …
lui sarebbe tornato.
Lo
conosceva
abbastanza da poter affermare ciò.
Aveva letto nei suoi occhi un tentennamento che le aveva fatto perdere
un
battito e l'aveva portata inevitabilmente a pensare che forse un'altra
possibilità non era da escludere.
Con questa consapevolezza baciò il figlioletto sulla fronte
e lo portò in
salotto per dargli da mangiare.
Quando
ebbe finito,
il signor Brief si avvicinò cauto alla figlia
e con una muta richiesta fatta di sguardi preoccupati, le
chiese stesse
succedendo.
Bulma, avendo compreso la richiesta del padre, rispose : " Ho convinto
Vegeta a stare vicino a Trunks. Torner.
Non
so quando, ma lo
farà. E Trunks
avrà l'opportunità
di stare con suo padre"
sorrise amaramente chinando il capo.
Il
signor Brief,
però , non sembrò credere alle sue parole,
perché disse: " Bulma, tesoro
mio, Trunks è ancora piccolo.
Lui ha bisogno di UN padre, una persona che lo accudisca e gli dia
l'affetto di cui ha
bisogno e che
merita. Ma anche TU
hai bisogno di un
padre per tuo figlio, una persona che ami lui e TE.
Non puoi accontentarti di un uomo che sia
solo una presenza fisica per voi . Certo, potrà venire anche
a vivere qui come
prima ma .. Un padre non è tale soltanto in termini
biologici …"
Ma prima che Bulma potesse urlargli di stare
zitto, e che il padre di Trunks , volente o nolente, sarebbe sempre e
solo
stato LUI, lo
scienziato la interruppe
con una mano " Lasciami finire, tesoro.
Quello che voglio farti capire è che non devi negare a te
stessa il fatto che
tu sia ancora innamorata di Vegeta, e che speri che , tornando qui,
possa
riavvicinarsi a te e accettare di essere una famiglia. Devi ammettere ed accettare che
tu VUOI che LUI
SIA IL PADRE di cui avete bisogno." Bulma lo guardò
incredula: lei e suo
padre erano sempre stati legati in modo particolare, e anche questa
volta era
riuscito a comprenderla come nessun altro.
"Può
darsi che
stavolta sarà quella buona, ma se non dovesse essere
così, promettimi di
rimanere forte e razionale e fare ciò che è
giusto per il piccolo. E per Te
naturalmente. Sei la miglior figlia che un padre possa desiderare,
Bulma. Sei
bella, forte, caparbia ed intelligente e meriti un uomo che ti
valorizzi e ti
apprezzi per queste tue qualità. Che sia Vegeta o meno."
"Oh
papà… ti
voglio bene" Con un braccio Bulma cinse il collo del genitore,
baciandolo
su una guancia , sussurrando un flebile "Grazie" dal profondo del
cuore.
"Sono sicuro farai la cosa
giusta"
sorrise lo scienziato .
I
giorni passavano,
e di Vegeta nemmeno l'ombra.
Bulma cominciava a pensare
d'essersi davvero
illusa che le cose potessero in parte aggiustarsi, e continuava a
tenere la
mente occupata dai numerosi impegni di lavoro e quelli di madre, ma
quell'incontro l'aveva sconvolta molto più di quanto
pensasse, ed era sicura
fosse stato lo stesso anche per.. Lui.
Da quel giorno non era riuscita nemmeno più a pensare il suo
nome; si limitava
a chiamarlo "lui".
Trunks
, intanto,
cresceva sano e forte, e episodi
di
pianti isterici come quello di settimane prima non si verificarono
più… certo,
era pur sempre un bambino e piangere era l'unico modo di esprimersi, ma
episodi
come QUELLO non parvero ripresentarsi , anche se a Bulma sembrava
strano che
solo quella singola vista del padre lo avesse calmato in quel modo.
Era
passato ormai
quasi un mese e Bulma cominciò ad accusare i primi sintomi
della stanchezza ,
oltre che fisica, mentale.
Le
false speranze
erano estenuanti per la sua mente già così
impegnata, ma di sicuro erano più
difficili da sopportare di qualsiasi sforzo meningitico per calcoli
ingegneristici.
L'unica cosa positiva era Trunks che ,essendo più calmo,
riusciva a dormire
tranquillo tutta la
notte, donando un
po' di quella
tranquillità anche alla
madre.
Non avrebbe potuto desiderare un bambino migliore di lui.
Nonostante
ciò i
sogni della donna erano dominati sempre da
quegli occhi nero pece , quel sorriso sincero che solo a lei era stato concesso vedere
durante le numerose
notti passate insieme, quelle mani ruvide che le avevano accarezzato il
corpo
nudo e che l'avevano fatta sentire amata e protetta come mai prima
d'ora.
Qualche
notte, fra
sonno e veglia, aveva immaginato la sua figura in controluce vicino la
veranda
della stanza, che dava sull'acqua ed era completamente isolata.
Era
addirittura
arrivata a vederlo calarsi in silenzio sulla culla del figlio, e
accarezzargli
il viso paffuto.
Come se potesse essere possibile una cosa del genere da uno come LUI.
Non
raccontò nulla
dell'accaduto e delle notti insonni
nemmeno a ChiChi, che di tanto in tanto andava a trovarla
per vedere il
pargoletto e aggiornare Bulma sugli allenamenti di Goku, Gohan e gli
altri in
previsione dell'arrivo dei Cyborg.
Si
era chiusa nel
suo mondo, e l'affetto di Trunks e i ricordi le bastavano a vivere, ma
non la
completavano di certo.
I
ricordi, man mano,
delle loro notti infuocate tornarono prepotenti ad insinuarsi nella sua
mente
nelle sere in cui ,nel letto, prima di chiudere gli occhi, si ritrovava
inevitabilmente a pensare alla loro storia.
Ricordò il loro primo bacio: così veemente,
violento, DESIDERATO…
"Erano trascorsi mesi da quando i Namecciani erano ritornati sul loro
pianeta, ripristinato dalle sfere del Drago.
Tuttavia
da qualche tempo a casa Brief un ospite burbero alloggiava
nelle stanze
del piano superiore, occupato in precedenza soltanto dall'ampia e
luminosa
stanza di Bulma.
Vegeta era tornato dallo spazio dopo la sconfitta di Freezer,
accettando così
l'invito voltogli da Bulma quando i namecciani ancora erano sulla Terra
,un
anno prima.
Naturalmente , senza tanti complimenti, il sayan si era presentato alla capsule corp suscitando
non poche discussioni
fra i guerrieri , irritati dalla sua scomoda presenza e
dall'ospitalità che
Bulma gli aveva mostrato.
Nonostante
ciò
avevano dovuto mettere l'astio da parte non appena avevano percepito
l'aura di
Re Cold che, avendo ritrovato il figlio nello spazio , dopo averlo
trasformato
in un cyborg ,assieme a lui era partito dritto verso la Terra assetato
di
vendetta.
I
guerrieri si erano
ritrovati in un luogo isolato e stavano per attaccare i nemici, quando
un
ragazzo dai capelli lilla comparso dal nulla
si era intromesso sconfiggendo
padre
e figlio e
avvertendo loro dell'arrivo dei Cyborg: da allora Vegeta aveva
cominciato ad
allenarsi strenuamente nella gravity room che lei gli aveva progettato
appositamente, fra le ire del sayan che si era visto costretto ad
accettare
l'aiuto della scienziata.
"Donna,
allora?
Mi avevi detto che la camera sarebbe stata pronta entro oggi, quanto
tempo ti
ci vuole ancora? " esclamò Vegeta rosso in viso.
Tuttavia non ottenne risposta.
Per
l'ennesima volta,
nel bel mezzo dell'allenamento a 350g, il simulatore si era spento e
aveva
costretto Vegeta ad uscire dalla stanza e chiedere NUOVAMENTE l'aiuto
di quella
scienziata petulante.
Aveva, però , completamente dimenticato che l'udito dei
terrestri non fosse
sviluppato quanto quello dei sayan, per cui le sue grida prepotenti
erano
andate al vento, cosa che rese Vegeta ancor più furioso.
Entrò nel laboratorio con aria di sufficienza trovando Bulma
china sopra una
grande macchina, intenta ad armeggiare con viti e bulloni.
Da
quella prospettiva
il sayan poteva apprezzare le curve generose della donna da cui, da un
po' di
tempo, sempre però in segreto, si era reso conto di essere
attratto.
Obiettivamente,
doveva ammettere che poi quella terrestre non era tanto male.
Sapendo per certo che la sua presenza non era stata percepita,
ghignò sadico
e , con un gesto
velocissimo , sbatté
una mano sul tavolo urlando : "DONNA!"
La
povera Bulma cadde
per terra spaventata, e la sua gonna risalì rotolando per
parecchi centimetri.
"Brutto
scimmione che non sei altro, quante volte devo dirti che non devi farmi
di
questi scherzi stupidi!?!"
L'occhio del sayan cadde inesorabilmente sulle sue lunghe gambe nude " e poi come devo dirti di
NON
chiamarmi così?
IL.MIO.NOME.è.BULMA.
BULMA!
Non è poi così
difficile da ricordare!"
Si alzò in fretta cercando di sistemarsi al meglio. Aveva
notato lo sguardo di
Vegeta, ma fece finta di nulla.
Da un po' di tempo i loro continui battibecchi si evolvevano spesso a
sguardi
languidi; beh anche lei di certo aveva apprezzato( e non poche volte!)
le sue
comparse a petto nudo, ma niente più! Era puro
interessamento femminile,
quello.
Quel
sayan davvero le
dava sui nervi .
"Mh,
dovresti
svegliarti un po', donna. Ero qui da molto tempo, ma sei
così stupida che non
riesci a sentire nemmeno la porta a mezzo metro da te aprirsi. TSK
E poi è patetico
che tenti di sistemarti, non
sei tutto questo bel vedere, sai?" indicò la gonna
stropicciata e sorrise
incrociando le braccia soddisfatto, osservando l'espressione offesa
della
turchina.
" Ma .. MA… MA COME TI PERMETTI? Principe dei miei stivali!
Sei un essere
prepotente ed antipatico, nonché molto scostumato. Non te
l'hanno insegnato che
non si parla così ad una ragazza? Soprattutto quando poi
è bella, intelligente
e modesta come me, poi .." Bulma, innervosita oltre ogni limite, gli
sventolava spavalda un dito sotto il naso urlandogli in faccia : "Ed io
che pensavo che i principi fossero TUTTI dei gentiluomini …
ma mi sbagliavo.
SEI ROZZO E DAVVERO INSOPPORTABILE" Vegeta le afferrò il
polso fermandola.
"Smettila
di starnazzare come un' oca e
vieni
subito ad aggiustare quell'aggeggio infernale che si è rotto
ancora!" e senza
tanti complimenti, la trascinò per il
braccio verso la GR fra le urla di protesta di Bulma.
Quando finalmente la lasciò, erano dinanzi al pannello di
controllo della
stanza bianca.
"Ma come ti permetti ? Potrai crederti chi vuoi tu ma qui sei solo un
ospite e non puoi prendermi e trascinarmi via dal mio lavoro, dopo
avermi
offeso bellamente per giunta ,e pretendere che ti aggiusti il
simulatore per la
centesima volta!" incrociò le braccia dandogli le spalle:
non
gliel'avrebbe data per vinta, non questa volta!
Vegeta stava sghignazzando: nonostante fosse arrabbiato per il tono e
le parole
rivoltegli da quella terrestre, era divertito dalla sua sfrontatezza ,
come
sempre succedeva ogni qualvolta si affrontavano nei loro usuali diverbi.
"senti donna la mia
pazienza ha un
limite, invece di frignare aggiusta il simulatore: prima lo farai,
prima potrai
tornare al tuo stupido lavoro." incrociò le braccia.
"Beh, se lo ritieni tanto stupido allora perché dovrei
aiutarti? "
volse il capo verso il sayan che la guardava divertito: si, gliel'
avrebbe
fatta pagare questa volta.
"Non cercare di fare questi giochetti con me , donna! Ti ho detto di
aggiustare quel dannato simulatore!"
"E io ti ho detto che NON voglio farlo questa volta. Ora scusami, ma ho
molto LAVORO da fare. Addio" S'incamminò verso il portellone
, quando
questo le si chiuse dinanzi. Pochi secondi dopo comparve il sayan ad un
soffio
dal suo viso. Non erano mai stati così vicini prima d'ora.
Poteva sentire il
suo profumo.
" Donna, non provocarmi!" sorrise beffardo.
"il mio nome è BULMA. BULMA! E poi è
così grave se per una volta chiedessi
PER FAVORE? Non
tutto ti
è dovuto, sai? Adesso spostati che devo
andare in laboratorio" Fece
per
passare alla sua destra, spingendolo via con le mani sul suo petto,
quando lui
la bloccò per la vita, immobilizzandola.
Lei
smise di
respirare.
Erano
occhi negli
occhi. Nero e Celeste.
"Perché devi sempre fare la difficile?" le alitò
lui
"Perché
devi
sempre fare il prepotente?" rispose di rimando lei.
"Aggiusta
il
simulatore" disse d'un fiato.
"Ecco, vedi?... L'avevo
già fatto.
IERI. " sorrise beffarda Bulma
"Beh e allora rifallo" di sicuro il sayan non si sarebbe arreso.
"
So che sai
che è
soggetto a corto circuito se
spinto per tempi lunghi ad una gravità che supera i 300g. Te
l'avevo detto . A
quanto ti allenavi?" D'un tratto l'atmosfera era cambiata: gli occhi
della
turchina non erano più arrabbiati ne offesi, solo
preoccupati. Questo confuse
Vegeta .
"Non sono fatti tuoi. Sistema il simulatore" Non smise un secondo di
guardarla.
"Beh, si che sono
fatti miei. Non
vorrei ci fosse un' altra esplosione!" disse preoccupata
Sapeva che la mente della
donna era rivolta a
quando, tempo prima, la gravity room era andata in frantumi e il sayan
aveva
davvero rischiato di morire per la sua superbia.
Ricordò come l'aveva soccorso e quando, dopo giorni in cui
era rimasto privo di
sensi, si era risvegliato scoprendola accanto a lui che dormiva con la
testa
sulla scrivania.
Che
fosse preoccupata
per lui?
"Cosa c'è terrestre ,sei preoccupata che possa farmi male?" inclinò il capo
con aria sinceramente
sorpresa
"No.
Sai com'è,
stavolta la mia casa potrebbe esplodere. Allora sì che
sarebbero guai "
Bulma sorrise consapevole di avere la vittoria in pugno.
"Ma come .. ? Grr, sei davvero insopportabile!" Sputò il
sayan avvicinando
il suo viso a quello candido di
lei
"Beh tu di certo non sei da meno!"
Bulma accorciò ancora più le
distanze.
E poi fu un attimo.
Una muta richiesta reciproca passò nei loro occhi come un
lampo.
Ed entrambi la colsero.
Con una veemenza improvvisa, le loro bocche si scontrarono, scoprendosi
vogliose l'una dell'altra.
Le
lingue si
cercarono con un bisogno improvviso di trovarsi e lottare.
Quel bacio era una risposta a tutti i loro dubbi, le loro domande che
fino a
quel momento non sembravano aver senso. Invece nel momento esatto in
cui le
loro bocche si erano congiunte, tutti i pezzi erano andati al loro
posto.
Vegeta spinse la donna vicino al muro, bloccandola fra questo ed il suo
corpo.
Rimasero così per alcuni minuti, dopo di che Bulma, come
rinsavita, si staccò
improvvisamente dal suo viso e , guardandolo negli occhi, lo
intimò ad
allontanarsi.
Erano fatti così i loro discorsi.
In silenzio prese il simulatore e lo portò con se nel
laboratorio.
Vegeta, non appena fu andata via la turchina, poggiò i palmi
al muro
,inclinando la testa e chiudendo gli occhi.
Aveva
il fiato corto.
"
Bulma
chiuse gli
occhi sorridendo malinconica: ricordava quel bacio come fosse stato
l'unico,
anche se le cose erano molto diverse.
Riportò alla mente poi l'imbarazzo ed il silenzio nei giorni
successivi all'accaduto
: come avevano
evitato di proposito di
incontrarsi il
pomeriggio nel soggiorno
e la sera al piano superiore, interamente occupato da loro.
Ricordò come questo, però, fu tutto inutile.
Ogni
volta , in
questo modo, si addormentava.
Una
sera, però,
essendo tornata stremata dall'università e non avendo nulla
d'impegnativo al
laboratorio, decise di chiudersi prima nella sua stanza con Trunks per
rilassarsi un po' e cercare di non pensare.
Stava per stendersi accanto al figlio sul letto quando qualcuno
bussò alla
porta con tocco leggero. " Bulma ,tesoro sono la mamma. Posso
entrare?"
"certo
mamma,
entra pure" Bunny
fece capolino
dalla porta e andò a sedersi sul letto accanto al nipotino.
"Ho
visto che
sei tornata prima e non sei andata al laboratorio. Tutto bene?"
esclamò la
donna con aria preoccupata
"si
mamma, ho
semplicemente voluto prendermi una pausa. Inoltre oggi non ho nessuna
imminente scadenza
da dover ultimare e
siccome oggi ho fatto doppio turno
all'università, ho deciso di riposare un po'. "
"Oh
tesoro..
Sei sempre così impegnata! Beh volevo proporti
di Uscire un po' con me in nome dei vecchi tempi! E poi
Trunks è
cresciuto tantissimo nell'ultimo mese ed è arrivato il
momento di comprargli
delle tutine ed abiti nuovi!" Sorrise entusiasta
"Beh
mamma
sarei felicissima di venire con te, davvero, ma ho assoluto bisogno di
riposo.
La testa mi martella" In realtà Bulma non aveva la minima
voglia di uscire
e soprattutto con la madre, che la irritava da morire con i suoi
atteggiamenti infantili
e le sue domande inopportune. Per non parlare di quando fermava uomini
per la
strada chiedendo loro di uscire con la figlia … che vergogna!
"
Oh beh in
questo caso, allora, sarà meglio che mi porti Trunks!
Così ti potrai fare un
bagno caldo in tranquillità" L'idea di lasciare Trunks la
rendeva
diffidente, ma alla fine si convinse quando la madre aggiunse che con loro sarebbe
andato anche il signor
Brief.
Preparò la borsa con l'occorrente per il bambino e , dopo
mille
raccomandazioni, baciò il figlio affidandolo ai nonni.
Non appena la porta si chiuse isolando Bulma nell'immensa casa, si
sentì
completamente sola.
Portandosi
le
braccia al petto, si strinse sentendo un freddo provenire dall' interno.
Decise
di farsi un
bagno caldo ed una tisana rilassante per riscaldarsi, dopo di che
entrò in
camera e spense tutte le luci , lasciando accesa quella fioca dell'
abat-jour
sul comodino accanto al letto, che portava una cornice con la foto sua
e di
Trunks.
Si
fermò ad
osservarla e sorrise: la sua vita era concentrata in quel bambino, che
le aveva
dato la forza di andare avanti.
Sospirò
e , dopo
essersi infilata una camicia da notte, sistemò il letto e si
coricò sopra,
chiudendo gli occhi cercando di riposare, ma fu tutto inutile: erano le 20 passate, il
cielo era diventato
scuro e i genitori con Trunks non erano ancora tornati, cominciava a
preoccuparsi!
Prese
il cellulare e
chiamò il padre. Rispose al terzo squillo : "Ciao Bulma,
tesoro! Io la mamma
e Trunks stiamo bene, tranquilla.
Abbiamo deciso di cenare fuori siccome
non
avremmo fatto in tempo per la cena, spero non ti dispiaccia" A dire il vero le
dispiaceva eccome, ma
oramai era tempo che lei non cenava con loro a casa ed i genitori non
le
avevano mai fatto pesare la cosa.
Sorrise , quindi, e rispose
"
tranquilli, per me va bene. Piuttosto divertitevi!"
"Trunks
è
contentissimo di stare con noi e poi tutti i clienti lo guardano
affascinati: è
un bambino bellissimo, buono ed intelligente. Dovresti lasciarcelo
più spesso,
Bulma" disse il signor Brief con orgoglio.
"Si,
così lo
viziereste a non finire e poi toccherebbe a me rimediare" La donna fu
felice di constatare come i nonni fossero davvero legati al nipotino .
Le
si strinse il
cuore ripensando a quando, mesi prima, aveva pensato di andarsene
portando con
sé Trunks, convinta di doversela cavare da sola.
Ma quella era casa sua, era la sua famiglia.
"Bene,
ora vado
altrimenti tua madre mangerà anche la mia porzione. Sai
quant'è golosa!"
Bulma
rise di cuore
" okay, ciao papà. Da' un bacio a Trunks da parte mia e
digli che gli
voglio bene e che mi manca da morire" Bulma non riusciva proprio a
stare
senza il suo piccolo.
"
sisi
Okay! Ciao Bulma"
disse sbrigativo
il padre, e riattaccò.
Bulma gettò il cellulare sul letto, si guardò
intorno, e per la prima volta
dopo tempo si rese conto che aveva paura di restare sola.
Aveva
aspettato così
tanto l'amore,
quello vero, travolgente,
passionale.
L'amore che prende tutto: anima, corpo. Mente.
Quell'amore così viscerale che senti il bisogno di gridare
al mondo intero,
perché solo così , in minima parte ,potrai far
capire agli altri quanto quella
persona sia importante.
L'amore
che a fatica
ti fa respirare, che incatena più che i cuori, le anime. E
ti condiziona
l'intera esistenza.
Dove il tuo baricentro cambia, e tutto tende verso l'altro,
inesorabilmente.
E
lei lo aveva
provato. Eccome.
Ricordava quanto avesse sofferto quando, dopo otto anni, aveva scoperto
che
Yamcha l'aveva ripetutamente tradita. Era un ipocrita immaturo, che non
meritava altro che quelle sgualdrine che si portava
a letto; ma quel dolore non le era sembrato
stupido in confronto a quello che provava tutte le volte che Vegeta si
alzava
dal suo letto, e lei aveva paura che quella fosse stata l'ultima volta,
e che
poi non l'avrebbe rivisto più.
La
cosa più dolorosa
non sarebbe stata l'abbandono, ma il dopo.
Il nulla.
La mancanza delle sue mani ruvide, le labbra fredde capaci
però di incendiarla
dall'interno ,i suoi occhi scuri che facevano invidia alle
più turpi tempeste
sarebbe stata in parte compensata
dai
ricordi vividi di loro due nella sua mente, ma ciò che non
poteva essere
sostituito era la sensazione di protezione che le donava il semplice
stare fra
le sue possenti braccia.
Era quello che aveva paura di non riuscire a sopportare.
Eppure era riuscita a sopravvivere, anche se le sue difese crollavano
alla
vista di quel viso sfregiato, più che dalle innumerevoli
ferite di battaglia,
dalla convinzione di non essere fatto per amare ed essere amato.
Non
avrebbe mai
immaginato di innamorarsi di un uomo talmente in guerra con
sé stesso da non
riuscire a riconoscere la felicità nemmeno quando gli si
parava dinanzi agli
occhi.
Eppure era successo: si era innamorata di Vegeta come mai di nessuno
prima, e
sapeva che, in qualunque parte del mondo fosse andato, qualunque scelta
avesse
fatto, il filo indissolubile che li legava avrebbe resistito. Per
sempre.
Stava per addormentarsi con le lacrime agli occhi e l'ennesimo ricordo
nel
cuore e nella mente quando un rumore la fece sussultare.
Uno spostamento d'aria, un rumore stridulo.
Si
Girò verso la
veranda e lo vide.
Lui
era
lì.
Stavolta non era un sogno: Vegeta era vicino la portafinestra con uno
sguardo
incredulo.
"Sei
.. Sei
sveglia!" Disse all'improvviso, e Bulma capì che quelle che
aveva avuto
giorni prima non erano state allucinazioni.
Vegeta
era stato
lì.
Era andato da loro. Da LUI.
"Sei
qui"
Sussurrò. E gli sorrise.
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