One Last Time

di MichiDDLyang
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1- A Drop in the ocean ***
Capitolo 2: *** Capitolo2- The reason I come home ***
Capitolo 3: *** Capitolo3- I want you here ***



Capitolo 1
*** Capitolo1- A Drop in the ocean ***


Era una serata di fine estate e,  alla capsule corporation,  la signora Bunny e il suo consorte cenavano, immersi nel silenzio più assoluto, da soli, come ormai succedeva da tempo.
Era da circa un anno e più ,infatti, che la loro "bambina"- anche se era diventata madre ,Bulma continuava ad essere , per loro, una bambina -dopo estenuanti giornate passate a dimenarsi fra l'oberante lavoro al laboratorio che condivideva col padre, le lezioni che ,sporadicamente ,aveva cominciato a tenere all'università da qualche mese e il suo bimbo Trunks ,un dolcissimo bambino dai capelli lilla di soli sei mesi, preferiva ritirarsi nelle sue stanze e cenare da sola, col suo bambino coricato accanto a lei nel letto.

Di certo non aveva voglia di sentire le futili  chiacchiere dei genitori…

Certe volte non riusciva davvero a capire come riuscisse a sostenere quei ritmi ,a far conciliare tutti quegli impegni adesso che era diventata madre.
Ora la turchina cominciava ad accusare i sintomi dello stress e la stanchezza a cui aveva sottoposto il suo corpo e la sua mente negli ultimi mesi, immergendosi completamente nel lavoro e nel ruolo di madre, per evitare che alcun meandro della sua brillante mente venisse occupato da … LUI.
Di giorno si destreggiava a destra e a manca, tenendo la mente occupata da quei  pensieri, anche se sapeva che la notte non avrebbe avuto scampo.

Quella sera la testa le pulsava incredibilmente, costringendola a distendersi, massaggiandosi le tempie, fra quelle candide lenzuola così fredde che da tempo, ormai, non facevano altro che riportarle alla mente ricordi ormai lontani, che però ancora le provocavano fitte al cuore che sapeva non sarebbero mai svanite.
Abbracciò teneramente il figlioletto, che dormiva beatamente cullato dalle braccia della madre: si fermò ad osservarlo, notando quelle sue piccole palpebre muoversi : stava sognando.
Notò suoi occhi, l'espressione accigliata che aveva assunto… così simile alla SUA.  "Sei così simile a lui, amore mio …il tuo papà .Il principe dei SAYAN. Vorrei ti avesse visto almeno una volta: si sarebbe di sicuro innamorato di te"  pensò. Ma si sbagliava: uno come lui non poteva provare amore, lo aveva capito nel momento in cui l'aveva abbandonata quando gli aveva confessato di aspettare il loro bambino.
Si era illusa: pensava che avesse cominciato a provare dei sentimenti per lei, che nel suo cuore ferito , martoriato ci fosse spazio per qualche altra cosa che non fosse Odio, Rancore e , solo lei lo sapeva, sofferenza celata da un'arroganza distruttiva, che col tempo aveva finito inesorabilmente per allontanarli.
pensava che, nonostante la prima reazione non proprio positiva, col tempo avrebbe accettato quel bambino che lei credeva essere frutto del loro speciale quanto travagliato  amore.

 Ma si era dovuta ricredere quando lui le aveva urlato di cavarsela da sola, che si era concessa a lui senza remore per soddisfare istinti "animaleschi", ma in realtà era solo una stupida terrestre.
"Quell'ibrido mezzosangue non sarà mai all'altezza di un sayan, donna. È un abominio" le aveva detto.
Bulma si paralizzò all'istante. non poteva credere alle sue orecchie: non appena aveva scoperto di aspettare un bambino da Vegeta,  aveva pianto di gioia: diventare madre era il suo sogno, la cosa più bella che le potesse capitare…un bambino, suo e di Vegeta, il SUO principe. 
Trasognante e piena di emozioni contrastanti pregustava il momento in cui avrebbe dato la bella notizia a tutti. A lui. Sapeva che il sayan era uno di poche parole, ma aveva imparato a leggere quei suoi occhi così cupi , la micro mimica del suo volto   per decifrare qualsiasi sua emozione e in cuor suo sapeva che, nonostante l'apparente noncuranza, sarebbe stato felice di avere un erede. Ma si sbagliava.

Lo dimostravano le notti insonni passate fra le coperte a piangere in silenzio, sola, accarezzandosi il ventre come a voler chiedere scusa al suo bambino:  per essere stata così stupida e incosciente, ed essersi innamorata di un uomo senza cuore come Vegeta.
Trunks, questo il nome che aveva scelto in una delle sue notti insonni, sarebbe dovuto crescere senza un padre, e di questo s'incolpava tutti i giorni.
Ma nonostante la sofferenza non le era passato nemmeno un nano secondo l'idea di abortire: era il suo bambino, e l'avrebbe amato e sarebbe stata madre e padre per lui. Nonostante il difficile e doloroso parto ,e le numerose complicazioni insorte per lei dopo che l'avevano costretta a restare un mese in un letto d'ospedale, Trunks era stata una ventata d'aria fresca per i suoi polmoni.

Per lui, e solo lui, si era rialzata, raccogliendo con estrema dignità i cocci rotti del suo cuore e della sua anima e ricomponendoli a poco a poco: ogni sorriso, carezza, gesto di suo figlio la rendevano sempre più forte, mettendo, un pezzo dopo l'altro, tutto al posto giusto. O almeno cosi voleva pensare.
nel profondo sapeva che un tassello sarebbe sempre mancato.

Ripose con estrema delicatezza il bambino nella culla, e con grazia ritornò verso il letto a due piazze bianco latte, infilandosi sotto le coperte e chiudendo gli occhi con un sospiro: sapeva che , anche quella notte, avrebbe sognato occhi nero pece.


Il mattino dopo si svegliò all'alba e , dopo aver controllato Trunks che beato dormiva nella culla, andò a rinfrescarsi e prepararsi per un'altra giornata.
Sotto il getto bollente della doccia cercava di scrollarsi di dosso i residui di un'altra notte tormentata, e con essa i ricordi che ogni posto ,in quella casa, le riportava alla mente.
 

Riuscì appena in tempo a vestirsi quando Trunks cominciò a piangere disperato, e non accennava a calmarsi nemmeno dopo che Bulma lo ebbe cullato per molti minuti: strano ,pensò, era sempre stato un bambino così calmo.
Quel disperato pianto le fece pensare che magari il suo bambino non stesse bene ,così scese di corsa  le sei rampe di scala a chiocciola e arrivò al piano di sotto, dove i genitori guardavano il loro nipotino con aria preoccupata:
"Bulma, tesoro mio, cosa succede?" disse la signora Brief "Trunks non ha mai pianto così disperatamente. Si è fatto male?" inclinò la testa .
"Mamma, MA TI PARE?!? Come puoi insinuare una  cosa del genere? Credi forse non sia abbastanza responsabile da occuparmi di mio figlio?" Bulma era sempre nervosa ,e i genitori lo sapevano, ma quella mattina era davvero ingestibile.
"Tesoro non fraintendere! Tua madre è solo molto preoccupata" intervenne il signor Brief con un tono che mal celava la sua preoccupazione " Forza dammi Trunks, magari vuole le coccole del suo nonnino preferito! "sorrise e tese le braccia verso il nipote che non accennava a calmarsi.
E in effetti fu tutto inutile.   Continuò a piangere anche quando lo cullò la nonna, fino a quando ,stremato, si addormentò fra le braccia della madre, che per tutto il tempo non aveva fatto che cercare di rintracciare un dottore, anche se le cure terrestri non sembravano avere molto effetto sui piccoli sayan.
Bulma stava per sospirare di sollievo quando, all'improvviso, il bambino spalancò gli occhi azzurri e ricominciò a gridare. "Amore mio ma cosa è successo? " la turchina accarezzò il viso paffuto del figlio e, come se lui avesse capito, guardò verso la vetrata che dava  sul giardino, smettendo improvvisamente di piangere.
 I signori Brief notarono una figura indistinta attraverso la vetrata opalescente, e la loro espressione incredula costrinse il cuore di Bulma a perdere qualche battito: anche se era di spalle, conosceva benissimo quella sensazione: la pelle rabbrividiva, i peli della nuca le si rizzavano, il cuore cominciava a battere forsennatamente.
Deglutì due o tre volte prima di trovare il coraggio di girarsi e constatare ciò che già aveva SENTITO:
se il mondo si fosse fermato, la terra avesse cominciato a tremare, lei non l'avrebbe notato, perché a pochi metri da lei, quegli occhi  neri che l'avevano perseguitata per così tante notti la fissavano sprezzanti dal cortile.

Vegeta era  tornato.
 

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innanzi tutto voglio ringraziarvi per essere arrivati fino alla fine.
beh che dire, ho scritto questa storia di getto , pensando a come i personaggi potessero sentirsi,aiutata dalla mia immancabile Musica, la mia musa ispiratrice.
non a caso,ogni capitolo avrà il titolo di una canzone,che ho ascoltato magari nel momento di stesura .
"cap 1.  a drop in the ocean - Ron Rope"
bando alle ciancie, spero riuscirò ad incuriosirvi almeno un po'. 
Alla prossima

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Capitolo 2
*** Capitolo2- The reason I come home ***



SONG: Thereason I come home- Ron Pope

Bulma non riusciva a credere ai suoi occhi: pensava, o meglio sperava, che fosse un'allucinazione, un sogno ad occhi aperti.
Volse, allora,lo sguardo verso il figlioletto e vide che  Trunks non distoglieva lo sguardo dalla vetrata,  "Possibile che i suoi lamenti fossero legati all'arrivo del padre? TRUNKS, un bimbo di appena sei mesi, ha sentito, o meglio RICONOSCIUTO, l'aura del padre?"  pensò la ragazza sbarrando gli occhi e deglutendo.
Trunks, dal canto suo , fissava come incredulo quella figura massiccia anche se minuta che , a braccia conserte e con un sorriso sprezzante stampato su quella sua espressione così perennemente crucciata, li stava fissando immobile.
Il signor Brief ,allora, decise di fare il primo passo e andare ad "accogliere" il sayan, pronunciando con voce tremante  un semplice " Vado io.".
Anche  la moglie lo seguì, mentre Bulma rimase come pietrificata in mezzo alla sala.  
Non riusciva a muoversi, a respirare.
Strinse Trunks al petto come a non volerlo lasciar andare, per averlo vicino al cuore.
Quel cuore così ferito, sanguinante, che non appena aveva percepito la sua presenza sembrava aver ripreso vita dal nulla.
Era sicura che Vegeta potesse sentire quel martellare furioso, quindi s'impose di calmarsi respirando a fondo due o tre volte: Non avrebbe permesso a quello stupido scimmione di fare ancora i suoi comodi, soprattutto ora che Trunks era venuto al mondo.
Quando nacque, Bulma fece una solenne promessa: avrebbe messo la felicità di suo figlio prima della sua, anche a costo di patire le peggiori sofferenze.  A costo della sua stessa vita, avrebbe protetto quel bambino che per lei, ora ,era diventato il centro del suo universo.
Con rinnovata determinazione, senza sciogliere  quel possessivo quanto indispensabile abbraccio, a testa alta percorse  il corridoio uscendo dalla porta e raggiunse i genitori nel giardino.
Sentì il padre dialogare educatamente, sebbene con un tono palesemente infastidito,  con il sayan.
"….  Qui. Spero tu possa comprendere che sarà alquanto impossibile che Bulma accetti questa situazione." si accorse subito ,però, della presenza della figlia che, con sguardo tagliente e  atteggiamento fiero li stava osservando.
"Cos'è che non riuscirei ad accettare? Sentiamo un po'…" esclamò altezzosa la turchina " Non dirmi che questo scimmione vuole accasarsi di nuovo qui alla capsule per proseguire gli allenamenti ! Cos'è, Vegeta- pronunciare quel nome fu più difficile che prendere il fuoco a mani nude, e si stupì di esserci riuscita - la gravità dello spazio non ti è bastata a farti trasformare in super sayan?" Lo guardò dritto negli occhi: Bulma aveva nascosto la sua sofferenza  dietro maschere d'arroganza ed orgoglio, cosa che aveva imparato sicuramente da lui, ma tutte le barriere crollavano nel momento in cui i loro occhi si scontravano.
Ecco perché Vegeta capì la domanda implicita della donna, e,dopo un attimo di tentennamento, rispose ghignando : "Non essere cos' precipitosa, donna. Se vuoi sapere se sono riuscito a trasformarmi in Super sayan, la risposta è Sì. Andare nello spazio non è stato poi tanto inutile, non trovi?"
Bulma sussultò. Quel maledetto giorno gli aveva urlato, fra le lacrime, di restare almeno fino a quando non fosse riuscito a trasformarsi.  A parer suo, lo spazio non avrebbe dato più possibilità di riuscita di quanto non avesse potuto fare la Gravity Room.
Ma a quanto  pare si era sbagliata, e ora Vegeta glielo stava bellamente rinfacciando.
Si sentì stupida, e di riflesso strinse ancora dì più il suo bambino.
"La ragione per la quale sono tornato qui in questo luogo è per confrontarmi con Kakaroth, e fargli capire così chi è il più forte, adesso! Ora che sono un  super sayan  niente e nessuno potrà mettersi contro di me: tantomeno quel buon a nulla  di Kakaroth.
Tuttavia, per quanto abbia cercato di reperirlo in questi giorni in cui sono ritornato sulla Terra, sembra sparito nel nulla e ho pensato che, da bravo fannullone qual è, fosse venuto insieme al suo mezzosangue qui a spassarsela un po' … ma  a quanto pare mi sbagliavo."  volse il capo da un lato all'altro come a voler controllare, poi ripuntò gli occhi sulla famiglia Brief.
Per un attimo il suo sguardo rimase su Bulma, o meglio sul pargoletto che beatamente le dormiva in braccio. Ma durò solo un secondo.
Vegeta parve rinsavire da chissà quale sogno, e con aria diffidente si alzò in volo, quando una voce femminile lo chiamò, intimandolo a fermarsi.
Di spalle, il sayan ghignò.
 "Vegeta , aspetta!" Bulma non fece in tempo a mordersi la lingua. Perché non l'aveva lasciato andare? Da quando era diventata così masochista? Ora però non poteva tirarsi indietro, allora continuò: " mamma, papà, tornate in casa. Devo parlare con lui , da sola." La signora Bunny, allora,  fece per prendere il bambino ma Bulma si spostò come scottata.  "NO. Trunks rimane con me."
Sapeva che, se lo avesse lasciato, sarebbe crollata. E non poteva permetterselo. E poi lui DOVEVA vederlo.
Un po' titubanti, i genitori della donna rientrarono in casa, rassicurati dalla figlia che, con gli occhi umidi, disse loro: "Non mi farà del male"  Non con suo figlio qui con me , aggiunse mentalmente, perché era convinta che , anche se per lei era chiaro non provasse più nulla - sempre ammettendo che avesse provato mai qualcosa- quel bambino, suo figlio, non gli era poi tanto indifferente.
"Donna, come fai ad esserne sicura? Potrei schiacciarti come un moscerino, se solo volessi" Appena si rese  conto di ciò che disse, ammutolì. 
"Ecco, se solo volessi. Ma in realtà non vuoi" Ghignò Bulma. Doveva almeno provarci: sperava almeno di far conoscere Trunks al Padre, di convincerlo a restare, anche solo per lui. Avrebbe sofferto da morire averlo vicino senza però poterlo amare realmente, ma almeno il suo bambino avrebbe avuto suo padre.
"senti stupida terrestre, ti ho già detto chiaramente che non me ne frega nulla ne di te ne del marmocchio, perché sei tanto ostinata?"
 
"Ehi stupido scimmione, non voglio certo implorarti di stare con me, sai nemmeno io sono più interessata sotto quell'aspetto" Mentì spudoratamente lei " Ma sono decisa a far conoscere a Trunks la faccia di suo padre, così da poter dargli un volto su cui riversare tutto il disprezzo che da grande avrà per l'uomo che lo ha CODARDAMENTE abbandonato!"  Sapeva che l'unico modo per avere una sua reazione era far leva sull'orgoglio, allora continuò : "Trunks è un bambino forte ed intelligente, anche se ha solo sei mesi ha SENTITO la tua aura mentre venivi qui e  e l'ha Riconosciuta. Presumo, quindi ,non avrà difficoltà a ricordare il tuo volto per gli anni a venire." Sorrise  consapevole di aver intaccato quella corazza dura intorno al suo cuore . E in effetti l'affermazione lo aveva spiazzato.
"beh, non sarà certo il primo a disprezzarmi per avergli rovinato la vita" rispose Sprezzante Vegeta "è questo che fanno i sayan: combattono e vincono distruggendo il nemico!" Continuò mentendo. In realtà una piccola parte di sé detestava l'idea che  qualcuno pensasse che era un CODARDO, tantomeno QUEL bambino: anche se lo considerava un ibrido, Vegeta sentiva che quel piccoletto sprigionava un'aura potentissima, seppur stesse dormendo. Sicuramente era dovuto al fatto che fosse lui il padre. Il principe dei sayan. Eppure… no. Non poteva essere.
Era solo un mezzo sangue, e a lui non importava nulla di quella specie di ibrido. D'altronde ,non per questo che era tornato sulla Terra, no? Era tornato da quella terrestre SOLO per cercare il suo eterno rivale.

Era quella la ragione.
Scosse la  testa confuso, e Bulma capì subito.
"Si ma lui non è il nemico. È un bambino, TUO FIGLIO.  E per quanto tu cerchi di negarlo, so che riesci a sentire la sua forza, e che in quella tua testaccia dura adesso tu stia pensando che, anche se è solo per metà un sayan, se allenato potrà diventare degno di essere figlio di suo padre. Figlio del principe dei sayan."  Bulma sapeva di aver toccato le corde giuste; adesso aspettava soltanto una  sua risposta.
"In effetti il nanerottolo non è poi tanto rammollito ,potrebbe ritornare utile" esclamò Vegeta, cominciando a provare una strana curiosità .
Bulma si avvicinò ancora di più, fino ad arrivare a mezzo metro da lui. Cauta, girò il bambino che nel frattempo si era svegliato e che, stupito, stava fissando il padre. " Ecco, Trunks, questo è tuo padre. Decidi tu, ora, cosa pensare di lui"
Vegeta distolse lo sguardo dagli occhi della donna puntandoli in quelli del figlio: Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.
Trunks, anche se piccolissimo, era vigile ed attento. Sapeva lui chi fosse.  L'espressione accigliata era così simile alla sua, tranne che per il colore degli occhi ,uguali a quelli della madre.
In quel momento sentì qualcosa smuoverlo: una piccola parte del suo essere, lui sapeva, sarebbe rimasta indissolubilmente legata a quell'esserino che, nel frattempo, allungava le braccia verso di lui.
Allungò la mano come se volesse afferrarlo, ma si ritrasse subito.
Non doveva cedere alle debolezze. Ad un guerriero sayan non era permesso.
Quello scatto così repentino fece piangere disperatamente il bambino, così Bulma lo cullò teneramente fra le braccia. Solo un secondo in più e le barriere di Vegeta verso il figlio avrebbero ceduto.
Poco male, non si sarebbe arresa così facilmente.
"Oh donna.. Cosa farfugli? È chiaro che è un rammollito! Senti come frigna! E che voce stridula, di sicuro in questo è uguale a te. AHH. Ed io che … Senti terrestre, se non vuoi aiutarmi a trovare Kakaroth lo farò da solo!" Strinse i denti irritato.
"Oh.. Aspetta tu hai bisogno del mio aiuto? È questo che mi stai chiedendo?" chiese speranzosa
"Io non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Sono il principe dei sayan e di certo non chiederò mai nulla ad un'insulsa sgualdrina come te! E fa star zitto il moccioso che mi sta scoppiando la testa e confondendo le idee!" urlò innervosito.
"Senti, stupido principe dei miei stivali. È inutile che cerchi di trovare scuse. Se fossi venuto qui per cercare Goku non avresti cambiato la versione dei fatti per ben tre volte, ne tantomeno avresti tentennato di fronte a tuo figlio! Diamine, capisco che tu non voglia più  saperne nulla di me, mi sta bene, ma come puoi rimanere indifferente di fronte al sangue del tuo sangue? Che razza di mostro riuscirebbe a fare ciò?" Ormai esasperata e sull'orlo delle lacrime, Bulma non ebbe timore di dire ciò che realmente pensava" Ho sperato che la ragione che ti ha portato qui fosse un' altra, ma devo ricredermi. Sei solo un guscio d'uomo, Vegeta.
Spero realmente che la tua arroganza, strafottenza e il tuo ostinato orgoglio possano darti la pace che il tuo cuore cerca da tempo, anche se dubito che questo basterà. "gli diede le spalle  e fece per andarsene, quando si fermò e continuò:
"Vuoi sapere perché Goku, nonostante non sia  un principe, riesce sempre a superarti?" A queste parole vegeta ebbe un sussulto: come si permetteva di parlargli in quel modo? "Perché nonostante non rinneghi la sua natura, ha accettato la parte umana di sé e ascolta il suo cuore, così pieno di sentimenti e puro. È in pace con se stesso, e questo gli permette di combattere qualsiasi nemico, qualsiasi avversità con una forza correlata non solo alla sua potenza fisica.
Adesso, ti prego, per un secondo metti da parte quel tuo stupido orgoglio e ammetti che la ragione per cui se venuto qui è per conoscere Trunks, per vederlo anche solo una volta." si voltò verso il guerriero, fronteggiandolo spavalda.
Vegeta era come paralizzato. Quella donna riusciva a leggergli dentro come mai nessuno prima d'ora era riuscito a fare. Era andata oltre l'apparenza e aveva bypassato tutte le barriere erte con così tanta fatica e sofferenza da quel guerriero dai capelli a fiamma che, anche se immensamente potente, era stato battuto e ridotto ad un infimo esserino dalle PAROLE di Bulma che, delusa ,ormai non riusciva più a trattenere le lacrime.
Avrebbe voluto prenderlo a pugni, fargli capire che sotto quel cuore all'apparenza freddo e duro si celava un uomo, e non un guerriero spietato , forgiato da mille battaglie intestine, che avevano finito per consumarlo e fare di lui l'essere apparentemente inscalfibile che aveva adesso davanti.
 
Silenzio.
Questo fu quello che seguì alle parole della donna. Non perché non ci fosse nulla da dire, tante erano le parole che in quel momento ronzavano nella testa di lui e di lei, ma semplicemente nessuna avrebbe migliorato la situazione. Nessuna era adatta.
Si guardarono negli occhi per un momento che parve infinito, dopo di che Vegeta, con la mascella contratta, chinò il capo e, dopo aver dato le spalle alla turchina, spiccò il volo e scomparve in una nuvola candida.
Allora bulma si arrese alle emozioni e cadde ginocchio: il bambino, come se avesse  letto nel  cuore della madre, le posò una manina paffuta sul viso e si strinse a lei.
"SI Trunks: tuo padre non ti abbandonerà".  E un sorriso comparve sui loro volti.
 
 
Vegeta volava ad una velocità mai vista prima: era frustrato ed arrabbiato.
Aveva mentito, su tutto.
Sull'essere super sayan, in primis.
Nonostante avesse passato mesi su di un pianeta totalmente deserto, con una gravità circa 350 volte superiore a quella terrestre, allenandosi duramente per tutto il tempo fino allo stremo delle forze, non era riuscito a trasformarsi. Nemmeno una volta.
Così aveva deciso di ritornare sulla terra, spinto-  apparentemente- dall'egoismo e dalla superbia di voler superare il livello combattivo del suo eterno rivale.
Se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe affermato di esser rimasto per proseguire indisturbato gli allenamenti nella gravity room  per poter tenere sotto controllo la potenza combattiva di Kakaroth.
 
Ma paradossalmente non era quella la cosa che più lo infastidiva in assoluto: quando era tornato alla capsule corporation, una parte di sé, la meno orgogliosa, quella che quella  terrestre petulante era inevitabilmente riuscita a possedere- ormai aveva imparato a non negarlo a se stesso- sperava che sarebbe potuto rimanere lì, assieme a quei terrestri che già una volta erano stati stranamente così disponibili ad accoglierlo.
Ed invece aveva ottenuto tutt'altro: la donna lo aveva insultato e addirittura considerato inferiore a quel rammollito.
 
Mentre volava alto nel cielo , si struggeva pensando alle parole brucianti di quella donna che , tempo addietro, lo aveva già stupito, incendiandolo di una passione che non sapeva di avere.
"Qual è la ragione per cui sei tornato?" gli aveva detto.
Tempo fa, il sayan di una volta avrebbe risposto senza esitazioni . La vendetta ,il desiderio di rivalsa erano un motivo più che sufficiente, all'epoca,  per giustificare qualsiasi azione.
Ma adesso Vegeta si era reso conto che non era possibile rispettare gli ideali inculcatigli dal severo padre che vedevano l' 'odio e vendetta come unici moventi del loro animo guerriero.
Ripensava agli occhi delusi e il tono di voce rassegnato di quella donna che , nel breve tempo che avevano condiviso sotto le lenzuola ad accarezzarsi, gli aveva fatto scoprire una parte di se che non pensava  di avere e che veniva fuori solo e soltanto con lei, unica testimone inoppugnabile di un Vegeta veemente ma non rude, le cui carezze - pur essendo le sue mani callose e ruvide- riuscivano ad essere le più delicate dell'universo.
Aveva imparato che quella donna era molto più forte di una comune terrestre- era stato questo ad attirarlo inevitabilmente verso di lei, durante i primi incontri intimi- e  vederla  in bilico aveva fatto vacillare anche lui, per un secondo.
Quella donna che aveva condiviso con lui più che qualche notte di passione, e che ora, con la solita testardaggine che lui aveva capito appartenerle, era diventata la madre di suo figlio, un bambino innegabilmente forte e vispo, portando avanti una gravidanza potenzialmente mortale.
 
Trunks. Era questo il nome di suo figlio.
Tornò indietro con la mente , ripensando a quando, anni prima, dinanzi al padre,  affermava con la solita altezzosità che suo figlio sarebbe stato un guerriero di tutto rispetto, più forte di qualsiasi altro guerriero, degno di essere l'erede del principe dei sayan.
Di certo non avrebbe mai immaginato fosse un mezzosangue. Figlio di una terrestre .
Forse , però, era proprio questo che lo infastidiva …. Nonostante fosse per metà umano, aveva capito fin da subito che la forza di Trunks era molto superiore a quella di un sayan puro della stessa età.
Perfino della sua, quando era un neonato.
Era questo che non riusciva a spiegarsi, e che lo portava inevitabilmente a pensare che tutte le sue teorie fossero infondate.
 
"Vuoi sapere perché Goku, nonostante non sia  un principe, riesce sempre a superarti?"  Le parole di Bulma riecheggiavano nella mente con veemenza. Il suo corpo cominciò a tremare. Sapeva che, infondo, lei aveva ragione.
E si detestava: per essersi lasciato insultare da lei, per essersi  sbagliato e per aver dovuto ,soprattutto, ammetterlo, anche se solo verso se stesso.
"Perché nonostante non rinneghi la sua natura, ha accettato la parte umana di sé e ascolta il suo cuore, così pieno di sentimenti e puro. È in pace con se stesso"
Era in pace con sé stesso. Certo, questo perché non si era mai trovato a dover sottostare alle dure regole di un padre severo e violento, con una madre assente.
Kakaroth era stato spedito sulla terra da neonato, quando lui era solo un bambino, e non aveva dovuto assistere impotente al massacro della sua famiglia, alla distruzione del suo pianeta.
Non sapeva come ci si sentisse ad essere l'unico superstite, a sottostare alle leggi di un sadico dittatore spaziale che si era rivelato artefice della distruzione della sua razza e a cui lui, invece, era stato fedele come un cagnolino.
Non sapeva come ci si sentisse stupidi, increduli di non esser riusciti a capirlo prima. UMILIATI.
Quella donna parlava senza sapere nulla!
"Certo-" disse una voce nella testa del guerriero che da tempo s'insinuava prepotentemente in lui, una voce a lui familiare
 " - questo perché non le hai mai raccontato nulla di te" .
Aumentò esponenzialmente la velocità e un urlo, dal profondo della gola, rauco e carico di rabbia non celata da indifferenza, si espanse nel cielo così simile , per colore, agli occhi di quella donna che lo aveva messo ancora più in guerra con se stesso di quanto non fosse già.
 
Atterrò su un'isola deserta, e lì, dopo aver raso al suolo la vegetazione circostante creando una voragine desertica, concentrò tutta la sua rabbia sprigionando un'energia tale, che sembrava non appartenergli, che scosse l'acqua circostante creando onde altissime che s'infrangevano le une sulle altre.
Fu allora che successe: il cielo s'iscurì d'improvviso e una nube sempre più dorata si innalzò dal luogo in cui Vegeta si trovava.
Sentiva i muscoli bruciargli e la testa martellare furiosa.
Chiuse gli occhi e, con un ultimo grido, anche i suoi occhi pece virarono.
C'era riuscito: finalmente era diventato un super sayan.

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buonasera a tutti.
ho deciso di postare abreve distanza siccome il primo capitolo lo considero soltanto come un'introduzione. ( aproposito la canzone che da' il titolo è sempre di Ron Pope)
Inoltre , questo secondo capitolo è un po' più lungo,ma non me la sentivo proprio di tagliarlo. nonsarebbe stato completo.
Spero sempre vi piaccia e vi faccia sognare almeno un po' su questa coppia a mio parere molto introspettiva e davvero meravigliosa.
Un bacio a tutti, alla prossima.


MichiYang

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Capitolo 3
*** Capitolo3- I want you here ***


CAP3:     i want you here - plumb

 

Bulma rientrò in casa piangendo: sapeva, in cuor suo, che Vegeta sarebbe tornato per stare, anche se a modo suo, vicino al figlio.

Non importa se sarebbero passati giorni, settimane o mesi …  lui sarebbe tornato.

Lo conosceva abbastanza da poter affermare ciò.
Aveva letto nei suoi occhi un tentennamento che le aveva fatto perdere un battito e l'aveva portata inevitabilmente a pensare che forse un'altra possibilità non era da escludere.
Con questa consapevolezza baciò il figlioletto sulla fronte e lo portò in salotto per dargli da mangiare.

 

Quando ebbe finito, il signor Brief si avvicinò cauto alla figlia  e con una muta richiesta fatta di sguardi preoccupati, le chiese stesse succedendo.
Bulma, avendo compreso la richiesta del padre, rispose : " Ho convinto Vegeta a stare vicino a Trunks. Torner.

Non so quando, ma lo farà. E  Trunks avrà  l'opportunità di stare con suo padre" sorrise amaramente chinando il capo.

Il signor Brief, però , non sembrò credere alle sue parole, perché disse: " Bulma, tesoro mio, Trunks è ancora piccolo.
Lui ha bisogno di UN padre, una persona che lo accudisca e gli dia l'affetto  di cui ha bisogno e che merita.  Ma anche TU hai bisogno di un padre per tuo figlio, una persona che ami lui e TE.  Non puoi accontentarti di un uomo che sia solo una presenza fisica per voi . Certo, potrà venire anche a vivere qui come prima ma .. Un padre non è tale soltanto in termini biologici …"   Ma prima che Bulma potesse urlargli di stare zitto, e che il padre di Trunks , volente o nolente, sarebbe sempre e solo stato LUI,  lo scienziato la interruppe con una mano " Lasciami finire, tesoro.
Quello che voglio farti capire è che non devi negare a te stessa il fatto che tu sia ancora innamorata di Vegeta, e che speri che , tornando qui, possa riavvicinarsi a te e accettare di essere una famiglia. Devi  ammettere ed accettare che tu VUOI che LUI SIA IL PADRE di cui avete bisogno." Bulma lo guardò incredula: lei e suo padre erano sempre stati legati in modo particolare, e anche questa volta era riuscito a comprenderla come nessun altro.

"Può darsi che stavolta sarà quella buona, ma se non dovesse essere così, promettimi di rimanere forte e razionale e fare ciò che è giusto per il piccolo. E per Te naturalmente. Sei la miglior figlia che un padre possa desiderare, Bulma. Sei bella, forte, caparbia ed intelligente e meriti un uomo che ti valorizzi e ti apprezzi per queste tue qualità. Che sia Vegeta o meno."

"Oh papà… ti voglio bene" Con un braccio Bulma cinse il collo del genitore, baciandolo su una guancia , sussurrando un flebile "Grazie" dal profondo del cuore.

 "Sono sicuro farai la cosa giusta" sorrise lo scienziato .


 

I giorni passavano, e di Vegeta nemmeno l'ombra.

  Bulma cominciava a pensare d'essersi davvero illusa che le cose potessero in parte aggiustarsi, e continuava a tenere la mente occupata dai numerosi impegni di lavoro e quelli di madre, ma quell'incontro l'aveva sconvolta molto più di quanto pensasse, ed era sicura fosse stato lo stesso anche per.. Lui.
Da quel giorno non era riuscita nemmeno più a pensare il suo nome; si limitava a chiamarlo "lui".

Trunks , intanto, cresceva sano e forte, e  episodi di pianti isterici come quello di settimane prima non si verificarono più… certo, era pur sempre un bambino e piangere era l'unico modo di esprimersi, ma episodi come QUELLO non parvero ripresentarsi , anche se a Bulma sembrava strano che solo quella singola vista del padre lo avesse calmato in quel modo.
 

Era passato ormai quasi un mese e Bulma cominciò ad accusare i primi sintomi della stanchezza , oltre che fisica, mentale.

Le false speranze erano estenuanti per la sua mente già così impegnata, ma di sicuro erano più difficili da sopportare di qualsiasi sforzo meningitico per calcoli ingegneristici.
L'unica cosa positiva era Trunks che ,essendo più calmo, riusciva a dormire tranquillo  tutta la notte, donando un po' di  quella tranquillità anche alla madre.
Non avrebbe potuto desiderare un bambino migliore di lui.

Nonostante ciò i sogni della donna erano dominati sempre da  quegli occhi nero pece , quel sorriso sincero  che solo a lei  era stato concesso vedere durante le numerose notti passate insieme, quelle mani ruvide che le avevano accarezzato il corpo nudo e che l'avevano fatta sentire amata e protetta come mai prima d'ora.

Qualche notte, fra sonno e veglia, aveva immaginato la sua figura in controluce vicino la veranda della stanza, che dava sull'acqua ed era completamente isolata.

Era addirittura arrivata a vederlo calarsi in silenzio sulla culla del figlio, e accarezzargli il viso paffuto.
Come se potesse essere possibile una cosa del genere da uno come LUI.

 

Non raccontò nulla dell'accaduto e delle notti insonni  nemmeno a ChiChi, che di tanto in tanto andava a trovarla per vedere il pargoletto e aggiornare Bulma sugli allenamenti di Goku, Gohan e gli altri in previsione dell'arrivo dei Cyborg.

Si era chiusa nel suo mondo, e l'affetto di Trunks e i ricordi le bastavano a vivere, ma non la completavano di certo.

 

I ricordi, man mano, delle loro notti infuocate tornarono prepotenti ad insinuarsi nella sua mente nelle sere in cui ,nel letto, prima di chiudere gli occhi, si ritrovava inevitabilmente a pensare alla loro storia.
Ricordò il loro primo bacio: così veemente, violento, DESIDERATO…


"Erano trascorsi mesi da quando i Namecciani erano ritornati sul loro pianeta, ripristinato dalle sfere del Drago.

 Tuttavia  da qualche tempo a casa Brief un ospite burbero alloggiava nelle stanze del piano superiore, occupato in precedenza soltanto dall'ampia e luminosa stanza di Bulma.
Vegeta era tornato dallo spazio dopo la sconfitta di Freezer, accettando così l'invito voltogli da Bulma quando i namecciani ancora erano sulla Terra ,un anno prima.
Naturalmente , senza tanti complimenti, il sayan si era presentato alla  capsule corp suscitando non poche discussioni fra i guerrieri , irritati dalla sua scomoda presenza e dall'ospitalità che Bulma gli aveva mostrato.

Nonostante ciò avevano dovuto mettere l'astio da parte non appena avevano percepito l'aura di Re Cold che, avendo ritrovato il figlio nello spazio , dopo averlo trasformato in un cyborg ,assieme a lui era partito dritto verso la Terra assetato di vendetta.

I guerrieri si erano ritrovati in un luogo isolato e stavano per attaccare i nemici, quando un ragazzo dai capelli lilla comparso dal nulla  si era intromesso  sconfiggendo

padre e figlio e avvertendo loro dell'arrivo dei Cyborg: da allora Vegeta aveva cominciato ad allenarsi strenuamente nella gravity room che lei gli aveva progettato appositamente, fra le ire del sayan che si era visto costretto ad accettare l'aiuto della scienziata.
 

 

"Donna, allora? Mi avevi detto che la camera sarebbe stata pronta entro oggi, quanto tempo ti ci vuole ancora? " esclamò Vegeta rosso in viso.
Tuttavia non ottenne risposta.

 

Per l'ennesima volta, nel bel mezzo dell'allenamento a 350g, il simulatore si era spento e aveva costretto Vegeta ad uscire dalla stanza e chiedere NUOVAMENTE l'aiuto di quella scienziata petulante.
Aveva, però , completamente dimenticato che l'udito dei terrestri non fosse sviluppato quanto quello dei sayan, per cui le sue grida prepotenti erano andate al vento, cosa che rese Vegeta ancor più furioso.
Entrò nel laboratorio con aria di sufficienza trovando Bulma china sopra una grande macchina, intenta ad armeggiare con viti e bulloni.

Da quella prospettiva il sayan poteva apprezzare le curve generose della donna da cui, da un po' di tempo, sempre però in segreto, si era reso conto di essere attratto.

Obiettivamente, doveva ammettere che poi quella terrestre non era tanto male.
Sapendo per certo che la sua presenza non era stata percepita, ghignò sadico e  , con un gesto velocissimo , sbatté una mano sul tavolo urlando : "DONNA!"

La povera Bulma cadde per terra spaventata, e la sua gonna risalì rotolando per parecchi centimetri.

"Brutto scimmione che non sei altro, quante volte devo dirti che non devi farmi di questi scherzi stupidi!?!" 
L'occhio del sayan cadde inesorabilmente sulle sue lunghe gambe nude  " e poi come devo dirti di NON chiamarmi  così? IL.MIO.NOME.è.BULMA. 

BULMA! Non è poi così difficile da ricordare!"
Si alzò in fretta cercando di sistemarsi al meglio. Aveva notato lo sguardo di Vegeta, ma fece finta di nulla.
Da un po' di tempo i loro continui battibecchi si evolvevano spesso a sguardi languidi; beh anche lei di certo aveva apprezzato( e non poche volte!) le sue comparse a petto nudo, ma niente più! Era puro interessamento femminile, quello.

 

Quel sayan davvero le dava sui nervi .

"Mh, dovresti svegliarti un po', donna. Ero qui da molto tempo, ma sei così stupida che non riesci a sentire nemmeno la porta a mezzo metro da te aprirsi. TSK

 E poi è patetico che tenti di sistemarti, non sei tutto questo bel vedere, sai?" indicò la gonna stropicciata e sorrise incrociando le braccia soddisfatto, osservando l'espressione offesa della turchina.
" Ma .. MA… MA COME TI PERMETTI? Principe dei miei stivali! Sei un essere prepotente ed antipatico, nonché molto scostumato. Non te l'hanno insegnato che non si parla così ad una ragazza? Soprattutto quando poi è bella, intelligente e modesta come me, poi .." Bulma, innervosita oltre ogni limite, gli sventolava spavalda un dito sotto il naso urlandogli in faccia : "Ed io che pensavo che i principi fossero TUTTI dei gentiluomini … ma mi sbagliavo. SEI ROZZO E DAVVERO INSOPPORTABILE" Vegeta le afferrò il polso fermandola.

"Smettila di starnazzare come un' oca  e vieni subito ad aggiustare quell'aggeggio infernale che si è rotto ancora!"  e senza tanti complimenti, la trascinò per il braccio verso la GR fra le urla di protesta di Bulma.
Quando finalmente la lasciò, erano dinanzi al pannello di controllo della stanza bianca.
"Ma come ti permetti ? Potrai crederti chi vuoi tu ma qui sei solo un ospite e non puoi prendermi e trascinarmi via dal mio lavoro, dopo avermi offeso bellamente per giunta ,e pretendere che ti aggiusti il simulatore per la centesima volta!" incrociò le braccia dandogli le spalle: non gliel'avrebbe data per vinta, non questa volta!
Vegeta stava sghignazzando: nonostante fosse arrabbiato per il tono e le parole rivoltegli da quella terrestre, era divertito dalla sua sfrontatezza , come sempre succedeva ogni qualvolta si affrontavano nei loro usuali diverbi.
 "senti donna la mia pazienza ha un limite, invece di frignare aggiusta il simulatore: prima lo farai, prima potrai tornare al tuo stupido lavoro." incrociò le braccia.
"Beh, se lo ritieni tanto stupido allora perché dovrei aiutarti? " volse il capo verso il sayan che la guardava divertito: si, gliel' avrebbe fatta pagare questa volta.
"Non cercare di fare questi giochetti con me , donna! Ti ho detto di aggiustare quel dannato simulatore!"
"E io ti ho detto che NON voglio farlo questa volta. Ora scusami, ma ho molto LAVORO da fare. Addio" S'incamminò verso il portellone , quando questo le si chiuse dinanzi. Pochi secondi dopo comparve il sayan ad un soffio dal suo viso. Non erano mai stati così vicini prima d'ora. Poteva sentire il suo profumo.
" Donna, non provocarmi!" sorrise beffardo.
"il mio nome è BULMA. BULMA! E poi è così grave se per una volta chiedessi PER FAVORE?  Non tutto  ti è dovuto, sai? Adesso spostati che devo andare in laboratorio"  Fece per passare alla sua destra, spingendolo via con le mani sul suo petto, quando lui la bloccò per la vita, immobilizzandola.

Lei smise di respirare.

Erano occhi negli occhi. Nero e Celeste.
"Perché devi sempre fare la difficile?" le alitò lui 

"Perché devi sempre fare il prepotente?" rispose di rimando lei.

 

"Aggiusta il simulatore" disse d'un fiato.
"Ecco, vedi?...  L'avevo già fatto. IERI. " sorrise beffarda Bulma
"Beh e allora rifallo" di sicuro il sayan non si sarebbe arreso.

" So che sai che  è soggetto a corto circuito se spinto per tempi lunghi ad una gravità che supera i 300g. Te l'avevo detto . A quanto ti allenavi?" D'un tratto l'atmosfera era cambiata: gli occhi della turchina non erano più arrabbiati ne offesi, solo preoccupati. Questo confuse Vegeta .
"Non sono fatti tuoi. Sistema il simulatore" Non smise un secondo di guardarla.
"Beh,  si che sono fatti miei. Non vorrei ci fosse un' altra esplosione!" disse preoccupata

 Sapeva che la mente della donna era rivolta a quando, tempo prima, la gravity room era andata in frantumi e il sayan aveva davvero rischiato di morire per la sua superbia.
Ricordò come l'aveva soccorso e quando, dopo giorni in cui era rimasto privo di sensi, si era risvegliato scoprendola accanto a lui che dormiva con la testa sulla scrivania.

Che fosse preoccupata per lui?
"Cosa c'è terrestre ,sei preoccupata che possa farmi male?"  inclinò il capo con aria sinceramente sorpresa

"No. Sai com'è, stavolta la mia casa potrebbe esplodere. Allora sì che sarebbero guai " Bulma sorrise consapevole di avere la vittoria in pugno.
"Ma come .. ? Grr, sei davvero insopportabile!" Sputò il sayan  avvicinando il suo viso a quello candido di lei
"Beh tu di certo non sei da meno!"  Bulma accorciò ancora più le distanze.
E poi fu un attimo.
Una muta richiesta reciproca passò nei loro occhi come un lampo.
Ed entrambi la colsero.
Con una veemenza improvvisa, le loro bocche si scontrarono, scoprendosi vogliose l'una dell'altra.

Le lingue si cercarono con un bisogno improvviso di trovarsi e lottare.
Quel bacio era una risposta a tutti i loro dubbi, le loro domande che fino a quel momento non sembravano aver senso. Invece nel momento esatto in cui le loro bocche si erano congiunte, tutti i pezzi erano andati al loro posto.
Vegeta spinse la donna vicino al muro, bloccandola fra questo ed il suo corpo.
Rimasero così per alcuni minuti, dopo di che Bulma, come rinsavita, si staccò improvvisamente dal suo viso e , guardandolo negli occhi, lo intimò ad allontanarsi.
Erano fatti così i loro discorsi.
In silenzio prese il simulatore e lo portò con se nel laboratorio.
Vegeta, non appena fu andata via la turchina, poggiò i palmi al muro ,inclinando la testa e chiudendo gli occhi.

 

Aveva il fiato corto. "

 

 



 

 

 

Bulma chiuse gli occhi sorridendo malinconica: ricordava quel bacio come fosse stato l'unico, anche se le cose erano molto  diverse.
Riportò alla mente poi l'imbarazzo ed il silenzio nei giorni successivi all'accaduto :  come avevano evitato di proposito di incontrarsi  il pomeriggio nel soggiorno e la sera al piano superiore, interamente occupato da loro.
Ricordò come questo, però, fu tutto inutile.

 

Ogni volta , in questo modo, si addormentava.

Una sera, però, essendo tornata stremata dall'università e non avendo nulla d'impegnativo al laboratorio, decise di chiudersi prima nella sua stanza con Trunks per rilassarsi un po' e cercare di non pensare.
Stava per stendersi accanto al figlio sul letto quando qualcuno bussò alla porta con tocco leggero. " Bulma ,tesoro sono la mamma. Posso entrare?"

"certo mamma, entra pure"  Bunny fece capolino dalla porta e andò a sedersi sul letto accanto al nipotino.

"Ho visto che sei tornata prima e non sei andata al laboratorio. Tutto bene?" esclamò la donna con aria preoccupata

"si mamma, ho semplicemente voluto prendermi una pausa. Inoltre oggi non ho nessuna imminente  scadenza da dover  ultimare e siccome oggi ho fatto doppio turno all'università, ho deciso di riposare un po'. "

"Oh tesoro.. Sei sempre così impegnata! Beh volevo proporti  di Uscire un po' con me in nome dei vecchi tempi! E poi Trunks è cresciuto tantissimo nell'ultimo mese ed è arrivato il momento di comprargli delle tutine ed abiti nuovi!" Sorrise entusiasta

"Beh mamma sarei felicissima di venire con te, davvero, ma ho assoluto bisogno di riposo. La testa mi martella" In realtà Bulma non aveva la minima voglia di uscire e soprattutto con la madre, che la irritava da morire con i suoi atteggiamenti infantili e le sue domande inopportune. Per non parlare di quando fermava uomini per la strada chiedendo loro di uscire con la figlia … che vergogna!

" Oh beh in questo caso, allora, sarà meglio che mi porti Trunks! Così ti potrai fare un bagno caldo in tranquillità" L'idea di lasciare Trunks la rendeva diffidente, ma alla fine si convinse quando la madre aggiunse  che con loro sarebbe andato anche il signor Brief.
Preparò la borsa con l'occorrente per il bambino e , dopo mille raccomandazioni, baciò il figlio affidandolo ai nonni.

Non appena la porta si chiuse isolando Bulma nell'immensa casa, si sentì completamente sola.

Portandosi le braccia al petto, si strinse sentendo un freddo provenire dall' interno.

Decise di farsi un bagno caldo ed una tisana rilassante per riscaldarsi, dopo di che entrò in camera e spense tutte le luci , lasciando accesa quella fioca dell' abat-jour sul comodino accanto al letto, che portava una cornice con la foto sua e di Trunks.

Si fermò ad osservarla e sorrise: la sua vita era concentrata in quel bambino, che le aveva dato la forza di andare avanti.

 

Sospirò e , dopo essersi infilata una camicia da notte, sistemò il letto e si coricò sopra, chiudendo gli occhi cercando di riposare, ma fu tutto inutile:  erano le 20 passate, il cielo era diventato scuro e i genitori con Trunks non erano ancora tornati, cominciava a preoccuparsi!

Prese il cellulare e chiamò il padre. Rispose al terzo squillo : "Ciao Bulma, tesoro!  Io la mamma e Trunks stiamo bene, tranquilla. Abbiamo deciso di cenare fuori siccome  non avremmo fatto in tempo per la cena, spero non ti dispiaccia"  A dire il vero le dispiaceva eccome, ma oramai era tempo che lei non cenava con loro a casa ed i genitori non le avevano mai fatto pesare la cosa.
Sorrise , quindi, e  rispose " tranquilli, per me va bene. Piuttosto divertitevi!"

"Trunks è contentissimo di stare con noi e poi tutti i clienti lo guardano affascinati: è un bambino bellissimo, buono ed intelligente. Dovresti lasciarcelo più spesso, Bulma" disse il signor Brief con orgoglio.

"Si, così lo viziereste a non finire e poi toccherebbe a me rimediare" La donna fu felice di constatare come i nonni fossero davvero legati al nipotino .

Le si strinse il cuore ripensando a quando, mesi prima, aveva pensato di andarsene portando con sé Trunks, convinta di doversela cavare da sola.
Ma quella era casa sua, era la sua famiglia.

"Bene, ora vado altrimenti tua madre mangerà anche la mia porzione. Sai quant'è golosa!"

Bulma rise di cuore " okay, ciao papà. Da' un bacio a Trunks da parte mia e digli che gli voglio bene e che mi manca da morire" Bulma non riusciva proprio a stare senza il suo piccolo.

" sisi Okay!  Ciao Bulma" disse sbrigativo il padre, e  riattaccò.


Bulma gettò il cellulare sul letto, si guardò intorno, e per la prima volta dopo tempo si rese conto che aveva paura di restare sola.

Aveva aspettato così tanto  l'amore, quello vero, travolgente, passionale.
L'amore che prende tutto: anima, corpo. Mente.
Quell'amore così viscerale che senti il bisogno di gridare al mondo intero, perché solo così , in minima parte ,potrai far capire agli altri quanto quella persona sia importante.

L'amore che a fatica ti fa respirare, che incatena più che i cuori, le anime. E ti condiziona l'intera esistenza.
Dove il tuo baricentro cambia, e tutto tende verso l'altro, inesorabilmente.

E lei lo aveva provato. Eccome.
Ricordava quanto avesse sofferto quando, dopo otto anni, aveva scoperto che Yamcha l'aveva ripetutamente tradita. Era un ipocrita immaturo, che non meritava altro che quelle sgualdrine che si portava  a letto; ma quel dolore non le era sembrato stupido in confronto a quello che provava tutte le volte che Vegeta si alzava dal suo letto, e lei aveva paura che quella fosse stata l'ultima volta, e che poi non l'avrebbe rivisto più.

La cosa più dolorosa non sarebbe stata l'abbandono, ma il dopo.

 Il nulla.
La mancanza delle sue mani ruvide, le labbra fredde capaci però di incendiarla dall'interno ,i suoi occhi scuri che facevano invidia alle più turpi tempeste sarebbe stata in parte compensata  dai ricordi vividi di loro due nella sua mente, ma ciò che non poteva essere sostituito era la sensazione di protezione che le donava il semplice stare fra le sue possenti braccia.
Era quello che aveva paura di non riuscire a sopportare.
Eppure era riuscita a sopravvivere, anche se le sue difese crollavano alla vista di quel viso sfregiato, più che dalle innumerevoli ferite di battaglia, dalla convinzione di non essere fatto per amare ed essere amato.

 

Non avrebbe mai immaginato di innamorarsi di un uomo talmente in guerra con sé stesso da non riuscire a riconoscere la felicità nemmeno quando gli si parava dinanzi agli occhi.
Eppure era successo: si era innamorata di Vegeta come mai di nessuno prima, e sapeva che, in qualunque parte del mondo fosse andato, qualunque scelta avesse fatto, il filo indissolubile che li legava avrebbe resistito. Per sempre.


Stava per addormentarsi con le lacrime agli occhi e l'ennesimo ricordo nel cuore e nella mente quando un rumore la fece sussultare.
Uno spostamento d'aria, un rumore stridulo.

Si Girò verso la veranda e lo vide.  

Lui era lì.
Stavolta non era un sogno: Vegeta era vicino la portafinestra con uno sguardo incredulo.

 

"Sei .. Sei sveglia!" Disse all'improvviso, e Bulma capì che quelle che aveva avuto giorni prima non erano state allucinazioni.

Vegeta era stato lì.
Era andato da loro. Da LUI.

"Sei qui" Sussurrò. E gli sorrise.

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