Angel eyes di Angels of Slash (/viewuser.php?uid=67688)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Non è un sogno ***
Capitolo 3: *** Il primo abbraccio ***
Capitolo 4: *** La festa di Halloween ***
Capitolo 5: *** Chiarimenti ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
AEcap
Angel eyes
Prologo
Jack era a pezzi, letteralmente distrutto. Quella mattina era andata
uno schifo: come al solito il bullo della scuola l'aveva picchiato, poi
era andato male a un compito e per finire era stato punito per una cosa
che non aveva fatto.
In quel momento si trovava sotto la supervisione del bullo, di cui
ovviamente il preside si fidava ciecamente, che lo osservava pulire il
banco con un sogghigno pericoloso.
“Che hai da fissare?!” si ribellò a un
tratto Jack.
Non ce la faceva più. Voleva solo andare a casa e buttarsi
sul letto e dormire per tutta la vita.
“Io non stavo fissando... Ma guarda un po’
‘sto frocetto!” sibilò quello.
“Io non sono un frocio!”
“Beh, apri bene le orecchie piccolo: non so se sai, ma noi
ragazzi normali andiamo a letto con le donne, invece tu mi sembra che
non sei mai andato a letto con nessuna. Né che hai una
ragazza che magari non te l’ha ancora data. Quindi deduco che
sei un frocio.” finì il bullo.
“Ascolta, amico, io ho altro da fare piuttosto che andare per
galline. Per cui non mi guardare più in quel modo,
capito?!”
Il bullo non apprezzò il commento del compagno e lo
sbatté a terra incominciando a prenderlo a pugni.
Arrivò a casa dopo che ebbe terminato di pulire il banco con
due occhi neri e qualche costola rotta.
Sbuffò vedendo il biglietto dei suoi genitori in cui era
scritto ‘non
torneremo a cena. Prepara anche per tua sorella.’
che biglietto affettuoso! Sbuffò ancora una volta, poi
andò a sbirciare nella camera di sua sorella, trovandola
impegnata col belloccio della scuola, Bill, ovviamente più
grande di lei. Esasperato si andò a fare il bagno, ma
proprio quando stava per immergersi nella calda acqua accogliente, ecco
che delle pietre colpirono la finestra. Jack si girò verso
di essa e vide un’apparizione celeste: il più bel
ragazzo del mondo era apparso sul suo giardino e gli sorrideva.
“Jack.” lo chiamò questi avvicinandosi,
mentre lui, senza saperne neppure il motivo, apriva la finestra.
“Ma... ma... tu chi sei?” chiese il ragazzo, ancora
sbalordito.
Cassiel continuò a sorridere, tendendogli una mano, che
prontamente Jack afferrò, sentendosi subito pervadere da una
piacevole sensazione di calore e dolcezza.
“Sono Cassiel. Non avere paura.”
“Non ho paura.” ribatté Jack incapace di
muoversi per la forte emozione.
Quel ragazzo era stupendo! Non aveva mai visto dei capelli biondi
talmente lunghi, erano addirittura più lunghi dei suoi, che
già gli arrivavano fino alla vita... ma quelli di Cassiel
sfioravano il terreno. E poi, ora che era vicino, aveva notato anche
quegli strani occhi, di un grigio delicato e tenue, eppure
profondamente vivo e cristallino.
“Farai meglio a fare il bagno, prima di ammalarti.”
fece notare Cassiel sciogliendo quella presa.
All’improvviso Jack si accorse di essere nudo davanti alla
finestra e arrossì.
“Non...”
“Non svanirò.” promise il biondo.
Un po’ rassicurato da quelle parole ed effettivamente anche
leggermente infreddolito, Jack entrò nella vasca, mentre
Cassiel spariva dalla sua vista. In realtà girò
intorno alla casa fino all’entrata, poi si fece aprire la
porta da sua sorella e andò ad attenderlo nella sua stanza.
Era decisamente la camera di un adolescente: grandi poster riempivano
le pareti su tre lati, mentre il muro accanto al letto era lasciato
libero, occupato solamente da piccoli foglietti di appunti del ragazzo.
Jack, poi, non si poteva certo dire un ragazzo ordinato, vista la mole
di indumenti sparsi in giro!
“Eccomi.” comparve finalmente Jack, ancora
titubante nei suoi confronti. “Come hai fatto a
entrare?”
“Tua sorella.”
“Ti ha aperto anche se era con Bill?!” chiese
stupito Jack.
“Sì.” annuì il misterioso
Cassiel.
“Ma... non capisco, cosa vuoi da me? Perché sei
qui?” cominciò a domandare Jack, pieno di mille
quesiti e incapace di pensare da dove poter iniziare.
“Per farti un po’ di compagnia!” fece
entusiasta Cassiel, guardandolo dritto negli occhi e facendogli salire
uno strano batticuore. “Per un po’ di tempo
starò qui, d’accordo?”
“Ma cosa diranno i miei genitori?!”
“Tranquillo.” mormorò Cassiel stringendo
dolcemente una mano sulla sua spalla. “Non diranno niente.
Vedrai che andremo d’accordo...”
Salve! Ci tengo a dire che
questo progettino intrapreso insieme alla mia socia mi sta veramente
emozionando, è molto costruttivo lavorare insieme e
soprattutto è divertente!
Sottoscrivo ciò che ha detto Mana, e in più vi
chiedo di commentare!
Felicity89
& Mana
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Capitolo 2 *** Non è un sogno ***
Capitolo AE
Angel eyes
Non è un sogno
Il giorno successivo, quando si svegliò, Jack
poté constatare che effettivamente non aveva sognato:
Cassiel era seduto a tavola insieme ai suoi familiari, e faceva
colazione in piena tranquillità.
“Buongiorno.” sorrise appena lo vide.
Jack ricambiò il saluto, senza fare commenti. Non era strano
che i genitori non facessero domande? E la sorella, poi?
Chissà cosa aveva detto loro Cassiel!
“Ma... vuoi venire a scuola con me?!” chiese
stupito notando che l’altro sembrava intenzionato a seguirlo.
“Naturale, no?” rispose con semplicità
il biondo.
Jack annuì, rassegnato. Prevedeva guai, e difatti appena
Robert, il solito bullo della scuola, notò Cassiel,
un’espressione perfida comparve sul suo viso e nei suoi
occhi. Ma durante la lezione Robert fece finta di nulla, dedicandosi a
loro solo durante la punizione che ancora Jack doveva finire di
espiare. Come aveva sospettato, il misterioso ragazzo biondo stava
appiccicato al suo bersaglio preferito.
“Lo avevo detto che eri frocio, no?”
“Hai rotto con questa storia!”
Jack sperava che non se la prendesse anche con Cassiel, e per un
po’ si illuse che non sarebbe successo
nient’altro... ma ad un certo punto si accorse di cosa stava
combinando Robert alle sue spalle: alcuni riccioli biondi stavano
bruciando! Spaventato lo aiutò a spegnerli, mentre Cassiel
sembrava perfettamente calmo e per nulla agitato, poi si rivolse a
Robert, che rideva come un idiota.
“Ma che cazzo di scherzi fai, eh? Coglione!”
“Avevi una faccia troppo divertente.”
sibilò quello ammirando il proprio lavoro del giorno
precedente: rovinargli la faccia era il suo passatempo preferito a
scuola...
Jack, quando finalmente tornarono a casa, era mortificato. Stava
cercando in tutti i modi di scusarsi e di spiegare a Cassiel la
situazione, ma l’altro non sembrava preoccupato o arrabbiato.
Nel frattempo gli aveva tagliato un bel po’ di ciocche, e
comunque i riccioli di Cassiel gli ricoprivano ancora tutta la schiena.
Il biondo lo lasciò sfogare, poi gli posò una
mano sulla spalla.
“È tutto a posto.”
La sua voce, per qualche strano motivo, lo rassicurava, facendogli
passare ogni nervosismo. Felice lo invitò nella sua stanza,
e un po’ imbarazzato gli chiese cosa volesse fare, ma Cassiel
rispose che andava bene qualunque cosa e che lui voleva semplicemente
stare con lui.
“Vuoi stare con me?!” domandò incredulo.
Ma da dov’era sbucato fuori quel ragazzo?! Provò a
farlo giocare alla playstation ma Cassiel era negato per i giochi;
nonostante tutto non perdeva il suo buon umore e la sua allegria. Ad un
certo punto Jack si mise a fare i compiti, mentre il biondo rimase
seduto sul suo letto, senza smettere di guardarlo. Quegli occhi lo
mettevano un po’ a disagio, dato che non lo conosceva bene,
però... allo stesso tempo, avevano qualcosa di strano e
confortante. Gli sembrava di conoscerlo già, in un certo
senso...
Le ore passarono così in fretta che quasi non se ne accorse,
e arrivò la sera. Esausto Jack si preparò ad
andare a dormire.
“Ma tu dove dormi?”
“Qui accanto a te.”
“Come?!”
“Anche ieri ho dormito qui, non te ne sei accorto?”
fece contento Cassiel.
“Ma... a terra?!”
Quel ragazzo non smetteva di stupirlo.
“Sì.”
Jack acconsentì, un po’ contrariato in
realtà. Ebbe la sensazione che Cassiel gli accarezzasse la
nuca mentre cadeva nel mondo dei sogni, ma forse era solo un sogno.
Forse se l’era immaginato. Ma quella notte dormì
benissimo, completamente rilassato e cullato da quella dolce sensazione
di pace che sentiva dentro il cuore da quando l’altro era
entrato nella sua vita.
Jack si svegliò, trovando gli occhi grigi di Cassiel che lo
fissavano. Arrossì.
“Pensavo che fossi un sogno.” fu la prima cosa che
disse.
“Non sono un sogno, Jack. Te l’ho detto e te lo
ripeterò sempre. Io non sono un sogno.” disse
Cassiel.
“Senti, ma da dove vieni, chi sei realmente?!”
domandò, ma prima che il suo ospite potesse aprire bocca la
porta fu sbattuta con poca grazia ed entrò la sua dolce
sorellina.
“Kelly,in questa casa non esiste la privacy?”
“Ti vogliono mamma e papà.” disse con
tutta la naturalezza possibile Kelly.
“Dove sono?”
“Giù.”
Jack sbuffò, si scusò con Cassiel e scese.
Kelly sorrise diabolicamente si avvicinò a Cassiel.
“Lo sai cosa dicono a scuola, Cas? Che tu sei un
po’ frocio e in effetti stare tutto il tempo con mio fratello
non aiuta la tua immagine. Ma non ti preoccupare, che
c’è la tua Kelly che ti aiuta.”
Si avvicinò senza esitare a Cassiel, che era rimasto
impassibile, e lo buttò sul letto del fratello con una sola
spinta.
“Sei bellissimo Cas, sembri un angelo.” disse Kelly
con un sorriso, a parere suo, molto sexy; stava ore a guardarsi allo
specchio e a studiare l’espressione giusta da assumere con i
ragazzi.
Poiché Cassiel non faceva nulla, lo baciò, ma il
ragazzo non reagì: era totalmente immobile.
Sentì la porta che si apriva, e la voce di suo fratello.
“Non c’erano, si può sapere cosa...
?”
Jack si bloccò sul posto, osservando la scena. E
chissà perché il cuore gli incominciò
a battere fortissimo. Fece per andarsene, quando un sussurro da parte
del biondo attirò la sua attenzione. Cassiel lo stava
chiamando. Si voltò, notando con orrore che la sorella aveva
tolto la camicia al biondo e ora lo stava baciando sul collo.
La prese per le spalle e la scosse.
“Lascialo stare.”
“Cos’è, è di tua
proprietà? E io che credevo che da buoni fratelli ci si
dividesse tutto!” disse lei con un broncio.
“Ascolta, tu hai Bill, perché mi devi portare via
Cassiel?!” domandò infuriato Jack mentre la faceva
alzare dal corpo del biondo.
“Oh, ma allora è come si dice a scuola: mio
fratello è frocio e sta con questo qui.”
Jack la squadrò con odio profondo, prese un respiro profondo
e la cacciò fuori con una spinta.
Cassiel, che non aveva smesso di guardarlo neppure per un attimo,
mantenne gli occhi nei suoi e sul suo viso risplendette un sorriso.
“Ti ringrazio Jack, ma non volevo che tu te la prendessi con
tua sorella.”
“Quella è un’arpia... comunque che
stavamo dicendo? Ah, sì, da dove vieni?”
Cassiel sospirò.
“Dalla Francia, sono un tuo lontano parente.”
Jack lo guardò, per poi esclamare: “Stupendo, ho
un parente francese!”
I due si guardarono per poi scoppiare a ridere. “Ecco
perché i miei ti hanno accettato.”
“Già... senti, che compiti avevi per
domani?”
“Stai sviando il discorso, Cassiel!”
Cassiel si fece inaspettatamente rosso e Jack lo trovò
adorabile.
“D’accordo, ho matematica e inglese.”
“Fantastico! Io adoro la matematica!”
Jack lo guardò con tanto d’occhi, per poi scuotere
la testa.
“Lasciamo perdere, Cassiel. Aiutami se ci tieni, anche se
sono un genio.”
“Sfida accettata!” disse Cassiel con un brillio
negli occhi, prendendo una sedia e mettendosi alla scrivania.
Eccoci qui con un
nuovo capitolo... Grazie a chi ha letto, chi ha
commentato Avalan, Kyoko94, e Rhys89 e mille grazie alla mia
socia
che mi ha permesso di svolgere il lavoro: Grazie mille Mana!!! ^^
Mi unisco ai
ringraziamenti a
chi a commentato e dico che in realtà è stata lei
a permettermi di scrivere insieme XD, dato che io avevo questa mezza
idea di "fondere" le nostre follie tra bei
ragazzuoli in una storia comune.
Felicity89
& Mana
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Capitolo 3 *** Il primo abbraccio ***
AE cap.
Angel
eyes
Il primo
abbraccio
Cassiel, mentre studiavano insieme, si sentiva un po’
diverso. Le labbra di Kelly sulle sue gli avevano lasciato una strana sensazione
di smarrimento. Non che non sapesse cosa fosse l’amore tra gli uomini e le
donne, ma non era mai stato partecipe di una cosa simile. Provava qualcosa di
strano, come se si fosse risvegliato da un sogno.
“Allora, ci sei,
Cassiel?”
Il biondo annuì, mettendosi poi ad accarezzare dolcemente i
capelli di Jack, lisci e morbidi al tatto. Lo aveva fatto tante volte mentre era
incorporeo, che quasi gli sembrava incredibile poterlo fare con l’ausilio dei
sensi umani.
“Cassiel?”
L’angelo arrossì, rendendosi conto che non
poteva farlo così liberamente, adesso. Cosa ne avrebbe pensato
Jack?
“Sì...”
Quand’era nel regno della Luce era tutto più
semplice...
Passò un po’ di tempo. Cassiel, ogni mattina, aveva
preso l’abitudine di fare una passeggiata per la città, mentre ancora Jack
dormiva e San Francisco era mezza addormentata, per riflettere un po’. In realtà
non aveva bisogno di dormire, né di mangiare o fare tutte cose che per un essere
umano erano vitali... dopotutto, anche se era temporaneamente in forma umana,
non era veramente uno di loro, giusto? Anche se gli era subito piaciuto lo
yogurt alla fragola! Aveva un gusto fresco e morbido, qualcosa di mai provato
prima.
Fluttuando lentamente, non visto, salì su un grattacielo, per
poter osservare l’alba in lontananza. Sapeva che a loro piaceva molto quel tipo
di spettacolo. Si beò della luce del sole, riflettendo sulla completezza totale
che avvertiva appena diciannove anni prima, quando tutta la sua vita e la sua
gioia era la contemplazione dello Splendente, e ricordando però anche il calore
nella propria responsabilità verso quell’essere così piccolo e innocente che era
Jack appena nato.
“Jack...” sussurrò all’aurora, tornando poi sui suoi
passi.
Lo svegliò con dolcezza: il senso di protezione non era affatto
svanito, ma sembrava stemperarsi in qualcosa di più indecifrabile; inoltre aveva
già sperimentato un po’ di emozioni alle quali non sapeva dare nome.
I due
ragazzi, perché all’apparenza questo erano, andarono a scuola, non senza un
breve scambio di truci sguardi tra Jack e Kelly durante la colazione. Non
avevano mai fatto veramente pace. Jack, intanto, rifletteva anche su alcune cose
che reputava ‘strane’. Ad esempio, dato che Cassiel era un suo lontano parente,
perché i genitori non gli chiedevano come andavano le cose a scuola? Insomma, lo
ignoravano quasi completamente!
“Sempre insieme, eh?”
“Dowell, è
sempre una gioia sentire la tua voce di prima mattina.” ironizzò Jack,
seccato.
“Quante storie, Torrence! Perché non lo ammetti? Dillo che sei
frocio e che stai con Cassiel! Questo idiota comparso dal nulla!”
I due
ragazzi si fronteggiarono con espressioni incattivite, e Robert probabilmente
sarebbe anche passato alle mani se Cassiel non si fosse messo in mezzo. Il
biondo si stava chiedendo perché l’alone mistico non avesse effetto su quel
bulletto tanto ostinato, mentre Robert continuava a domandarsi da dove fosse
sbucato fuori l’altro... che arrivava così ‘portandosi via’ Jack. No, un attimo.
Cos’aveva appena pensato?!
E ci aveva pensato tutto il giorno. Ma
perché quell’idiota insignificante di Jack Torrence gli tornava in mente?! Gli
faceva salire un nervoso... tanto che non riusciva neppure a prendere sonno; ed
erano ore che si rigirava nel letto. Scocciato si alzò, vestendosi e
sgattaiolando fuori dalla finestra della propria camera. Aveva bisogno di un po’
d’aria! Come poteva sapere che cosa si sarebbe ritrovato davanti? Aveva appena
alzato lo sguardo che...
“Che cazzo... ?” mormorò tra sé e sé, convinto
di essere in un sogno.
Ma lì, proprio su un palazzo vicino casa sua,
c’era Cassiel, immobile tra i raggi lunari. Non ci si poteva sbagliare: quanti
ragazzi avevano i capelli lunghi e ricci? Il colore non si vedeva, ma... colto
da una strana sensazione, e inasprito ancora di più dalla presenza di Cassiel,
si mise a correre verso la propria meta.
Jack si svegliò in piena
notte, a causa di un incubo che però non ricordava affatto. Si tirò su, cercando
la familiare figura di Cassiel. Non la trovò. E ciò lo spaventò ulteriormente,
amplificando le sensazioni che gli erano rimaste dall’incubo. Stava per alzarsi
dal letto, quando un bussare insistente lo fece voltare verso la finestra. Là
sotto c’era Robert che lanciava pietre al vetro...
Pietre, Robert,
finestre?
Jack ci mise poco a capire che c’era qualcosa che non andava,
comunque aprì la suddetta finestra e urlò: “Dowell, si può sapere cosa cazzo
vuoi a quest’ora? Adesso anche di notte mi vieni a
infastidire!”
“Torrence, scendi immediatamente, ti devo far vedere una
cosa!” urlò per ripicca Robert.
Jack sbuffò, quindi si mise i primi
vestiti che aveva trovato e scese senza fare altro rumore: non voleva certo
svegliare i genitori o quella strega di sua sorella!
“Che vuoi?” domandò
al bullo.
“Stavo facendo una passeggiata coi i miei amici, quando alzando
gli occhi l’ho visto: stava sul terrazzo di un palazzo e osservava il cielo,
quindi ho smollato i miei amici e sono venuto da te.” mentì; non poteva mica
dirgli la verità...
“Ma chi cazzo c’è su quel palazzo?”
“Il tuo
amichetto!” fu la lapidaria risposta di Robert.
Il cuore di Jack si
fermò per lo stupore mentre ancora fissava Robert, quindi incominciò a
correre.
“Dove vai? Non sai neanche dov‘è il palazzo.” lo fermò la voce
del bullo. “Ti porto io.” propose del tutto inaspettatamente Robert.
Jack
annuì, quindi si incamminò seguendo Robert.
Dopo un po’ arrivarono
davanti ad un palazzo dove, effettivamente, si vedeva un ragazzo stava sul
tetto. Jack seguì l’istinto e corse per le scale antincendio, seguito da Robert.
Entrò nel terrazzo.
“Cassiel!”
Il ragazzo si voltò. Ed era proprio
Cassiel. Era bellissimo illuminato dalla luce della luna, tanto che Jack ne
rimase catturato.
“Cassiel, vieni giù, è pericoloso!”
Jack era
seriamente preoccupato mentre osservava Cassiel alzarsi; prima il ragazzo era
seduto sul cornicione, ora veniva verso di lui.
Cassiel lo guardò,
arrossì impercettibilmente e poi mormorò un tenero: “Mi spiace.”
Jack lo
abbracciò. Una cosa che non aveva mai fatto durante il tempo che Cassiel aveva
fino ad allora ad allora trascorso con lui.
Jack sentì la mano di Robert
sulla sua spalla e si voltò.
“È meglio andare, Torrence.”
La sua
voce s’era fatta stranamente dolce, così Jack annuì, quindi seguì Robert via dal
palazzo assieme a Cassiel, che non visto lanciò un’occhiata enigmatica a Robert,
a sua volta pieno di sospetto e diffidenza.
Ecco il secondo capitolo! Mi scuso se arriva solo
ora, la colpa e mia e dei miei malanni XD. Grazie a kyoko94 e rhys89... non
giudicate subito Kelly, e poi qui si vede che non è che Cassiel dorma proprio...
cioè lui non ne ha bisogno (tanto per chiarire
XD).
Eccoci qui, come al solito ringrazio Kyoko94 e Rhys89 per aver commentato e chi ha messo la fanfic nei preferiti ^^
Felicity89 & Mana
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Capitolo 4 *** La festa di Halloween ***
Capitolo AE
Angel eyes
La festa di Halloween
Così i tre ragazzi tornarono a casa di Jack.
Sulla soglia della porta di casa, Robert fermò Jack.
“Non mi fido di lui.” gli confessò a
denti stretti.
“Nemmeno io, ma è l’unico amico che ho,
quindi devo fidarmi. E poi, se tutti si fidano ci sarà un
perché.” fu la risposta di Jack che
lasciò sorpreso e con l‘amaro in bocca Robert.
“Comunque grazie, Dowell.” disse Jack mostrando un
sorriso.
Robert arrossì per poi darsi del cretino.
“Di nulla. Ci si vede a scuola.” rispose; poi se ne
andò.
Jack con un sospiro guardò verso Cassiel, che nel frattempo
era rimasto immobile.
“Andiamo in casa, si gela.” borbottò.
I due entrarono e Jack si infilò a letto, prima di spegnere
la luce guardò verso Cassiel e disse: “Domani
voglio una spiegazione.”
Cassiel lo fissò spegnere la luce e dargli la schiena, e un
senso di perdita lo travolse. Mai Jack lo aveva trattato
così freddamente. L’angelo lo guardò
dormire per tutta la notte.
La sveglia fece ridestare Jack. Saltò a sedere e si
guardò intorno: Cassiel era lì, bello come un
angelo, e lo fissava, inginocchiato sul pavimento. Ritrovarlo in camera
sua fu la cosa che lo rese felice come non mai, dato che solitamente
l’altro abbandonava la stanza prima del suo risveglio, ma poi
si ricordò di quello che era successo la notte precedente e
si rabbuiò.
“Dobbiamo parlare.” borbottò in maniera
davvero poco confortante.
Cassiel però annuì e seguì sereno Jack
in bagno.
“Cosa ti è saltato in mente ieri, eh,
Cassiel?!” attaccò immediatamente.
Cassiel, con tutta la tranquillità del mondo, rispose:
“Riflettevo.”
“Su un cornicione, nel pieno della notte, all’
ultimo piano di un palazzo? Cassiel, non è che fumi
qualcosa?” domandò Jack.
Cassiel lo guardò come si guarda un cretino, poi gli venne
in mente cosa fossero le droghe.
“Non fumo. Riflettevo, te l’ho detto. Che
c’è di strano?”
“Facevi così anche in Francia?”
“Sì.” disse Cassiel.
“Non lo fare mai più, Cassiel.
D’accordo?”
Cassiel annuì, e Jack lo abbracciò, rincuorato.
Al Wordsworth Institute si doveva decidere il luogo per la classica
festa che tutti i ragazzi della scuola organizzavano per Halloween, per
cui non era raro, in quel periodo, osservare gruppetti che discutevano
animatamente ad ogni ora e in ogni luogo.
Per questo era stata indetta, dai ragazzi più grandi, una
riunione per risolvere la questione: c’era un forte vociare,
così fastidioso che a un certo punto un ragazzo dai capelli
rossi e gli occhi marroni, che frequentava l’ultimo anno,
sbatté le mani sul banco e intimò agli altri
studenti di fare silenzio.
“Adesso decido io dove fare ‘sta festa.”
disse il rosso. “Si farà a casa di Kelly Torrence,
la mia ragazza.”
Il silenzio scese sui ragazzi.
Una mano, si alzò dal gruppo riunito nell’aula.
“E come mai si farà a casa nostra?”
domandò timidamente Jack.
“Primo perché me l’ha chiesto tua
sorella, secondo perché casa tua è molto
grande.” rispose senza esitazione il rosso, che altri non era
che Bill Summer, il ragazzo dell’odiosa sorella del povero
Jack.
Così Jack dovette rassegnarsi e prepararsi
all’idea di avere per casa un numero spropositato di gente
della quale non gli importava assolutamente nulla, che avrebbero di
certo fatto come se fossero a casa propria. Se i suoi genitori fossero
stati in casa, una volta tanto, quella stupida festa non sarebbe stata
organizzata a casa sua!
Osservò annoiato i preparativi: Bill e Kelly stavano
sistemando le decorazioni, aiutati anche da Cassiel, che non riusciva
proprio a dire di no. Esasperato lo trascinò con
sé nella propria stanza, chiudendo la camera a chiave.
“Cassiel, non voglio che dai corda a quegli idioti.”
“Perché ti arrabbi? Non capisco... è
solo un modo come un altro di festeggiare.”
“Io odio tutti gli idioti che verranno a distruggere la casa!
E poi, naturalmente, sarò io a sistemare! Figuriamoci se
miss Kelly si scomoderà...”
“Ti aiuterò io.” si offrì
volontario il biondo, sorridendo.
Jack annuì. Durante quel periodo aveva notato che Cassiel
era un po’ cambiato rispetto ai primi tempi.
“Hai altre esperienze con i festeggiamenti di
Halloween?”
“No.”
“Cassiel!” chiamò Kelly.
Jack sospirò, seccato dal fatto che la sorella volesse
sempre e comunque monopolizzare il ragazzo ogni volta che ne aveva
l’occasione. E lui era così buono che non se ne
accorgeva... non riusciva ad immaginarselo in preda alla furia.
“Arrivo!” rispose condiscendente Cassiel,
accarezzando brevemente una guancia a Jack, sperando che non se la
prendesse troppo.
Quella carezza gli sembrava ancora tiepida, o forse era il suo viso...
Jack scosse la testa, poi aprì la porta, così che
di tanto in tanto sentiva le voci di Cassiel, Kelly e Bill nelle altre
stanze. Per passare il tempo si mise a leggere distrattamente un manga.
Ma nel frattempo meditava vendetta...
E finalmente, o sfortunatamente per Jack, giunse la sera.
Indossò il suo costume da mago e scese le scale, ma quei
vandali avevano già trasformato Halloween in un festino di
gente travestita che ballava e beveva; ed non era difficile immaginare
chi avesse procurato quegli alcolici.
“Basta, tutti fuori!”
s’incazzò spegnendo la musica; non riusciva a
trovare Cassiel, e poi tra la folla notò Kelly. “A
meno che non vogliate vedere come mia sorella ci prova con
Cassiel!” aggiunse insinuante.
“Come? Non è vero!” negò
subito la strega... dato che da quello era vestita!
“Ci ha provato con Cassiel?!” fece incredulo il
lupo mannaro dietro il quale si celava Bill.
“No, Bill...”
“Sì! Lo hai baciato!”
continuò a voce alta Jack, esaltato dalla sensazione di
potere. “Per fortuna lui ha capito subito che sei una puttana
e ti ha ignorata!”
Concluso il suo intento di far fare alla sorella la peggior figura di
merda della sua vita, Jack continuò a cacciare tutti fuori
nonostante fossero solo le undici. Una volta tornato nella propria
stanza lasciò andare un sospiro, ma si tese appena
udì una voce familiare che lo chiamava.
“Dowell?”
“Sì, Torrence...”
Prima che potesse dire altro Robert lo spinse sul letto, cadendogli
sopra e bloccandolo. Sentiva perfettamente l’alito che
puzzava di alcol, e ora era sicuro che l’effetto di quello
stato avrebbe portato il bullo a dare il meglio di sé con la
violenza... invece l’unica cosa che fece fu posare persino
con delicatezza le labbra sulle sue.
Scusateci per il gran ritardo ma fra impegni e altre fanfic da
aggiornare, alla fine ce l'abbiamo fatta! Comunque ringrazio rhys89 per
aver commentato sperando che la lunga attesa non l'abbia sfibrata!
Mi unisco in tutto alla
mia collega, è purtroppo periodo di impegni per tutti T_T
Felicity89
& Mana
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Capitolo 5 *** Chiarimenti ***
Capitolo AE
Angel eyes
Chiarimenti
“Ma che
cazzo fai?!” sbottò Jack spingendolo via e
facendolo così finire a terra.
Robert sembrò riscuotersi un po’, e
avvampò imbarazzatissimo, per poi ritirarsi velocemente,
senza neppure far caso alla bianca figura che aveva osservato la scena.
Jack si stava pulendo la bocca con la manica del vestito, quindi
alzò gli occhi notando anche lui dei riccioli biondi in
mezzo a quel bianco... Cassiel si era vestito da fantasma. Ma
più che altro sembrava un angioletto, con quei bei capelli...
“Cassiel! Ma dov’eri?” chiese preoccupato
Jack.
Cassiel sorrise, un po’ forzatamente, mormorando qualche
parola di scusa. Non riusciva a capire perché gli avesse
dato tanto fastidio quello che aveva visto, ma provava uno strano
dolore al petto del quale non conosceva bene l’origine...
cos’era?!
“Stai bene?”
Ora sembrava davvero un fantasma, con quel colorito pallido che aveva
assunto. Le braccia di Jack lo aiutarono lentamente a sedersi sul
letto, poi una delle sue mani si posò sulla fronte.
“Non hai la febbre, ma...” cominciò
Jack. “Hai bevuto?!”
“Scusa... non mi sento molto bene.”
Jack chiuse la porta a chiave e lo fece distendere, aiutandolo poi a
spogliarsi. Dopo tolse velocemente il proprio costume e si
coricò di fianco al biondo.
“Stanotte dormi nel letto con me, capito?”
“Va bene...” concesse Cassiel, sprofondando
immediatamente nel sonno.
Robert era uscito da quella stanza col fiato corto e gli occhi un
po’ lucidi.
Si fermò nel terrazzo di casa Torrence. E prese a vomitare
sul pavimento: vomitò tutta la sua anima, per poi alzare gli
occhi al cielo e urlare, incurante di tutti ragazzi che uscivano da
casa Torrence.
“Anche tu problemi con i fratelli Torrence?”
domandò una voce.
Lo sguardo di Robert si posò in due occhi color ambra. Il
ragazzo che lo fissava era molto carino, atletico, i capelli rossi
lucenti in quella cupa notte. Era vestito da lupo mannaro e teneva
delle orecchie da lupo in mano, e con un sorriso triste osservava il
volto di Robert.
“Come hai fatto a capirlo?” domandò
Robert.
“Dall’espressione. Comunque, spero non sia Kelly.
Ha già fatto soffrire me.”
Robert sorrise, un sorriso mesto.
“Non è lei. È suo fratello. Io
l’ho baciato e lui mi ha rifiutato.”
“Raccontami tutto.” disse lo sconosciuto.
Robert fece segno di no con il viso.
“Io non ti conosco.”
“Giusto! Non mi sono presentato. Sono Bill Summer,
l’ex ragazzo di Kelly Torrence. Tu sei?”
“Mi chiamo Robert, Robert Dowell e sono l’ex
torturatore di Jack Torrence non che suo...“ si mise a
pensare, per poi ammettere: “... corteggiatore
segreto.”
“Wow, sei omosessuale?”
Robert ci pensò per poi rispondere: “Penso di
essere bisex.”
“Io lo sono.” disse con fierezza Bill.
Robert lo guardò. Poi stette zitto e si andò a
sedere su una panchina posta lì vicino, seguito da Bill che
gli si affiancò. Per molto tempo i due stettero in silenzio,
ascoltando distrattamente il chiacchiericcio degli altri ragazzi che
uscivano dalla festa, fino a quando l’ultimo ragazzo non se
ne fu andato e fra di loro restò il silenzio.
“Sai che ore sono?” chiese Robert.
L’altro guardò l’orologio rispondendo:
“L’una in punto.”
“Merda! Mia sorella sarà furiosa! Devo fare
qualcosa.”
Robert incominciò così a imprecare e a maledire
tutto il mondo. Bill lo guardava con un sorriso un po’
malizioso e un po’ triste.
“Ti accompagno io.” si propose.
Robert smise di imprecare per posare i suoi occhi neri sul corpo di
Bill. “Non vorrei disturbare.”
“Tu non disturbi.” gli sorrise Bill.
Jack aveva avuto un bel po’ di tempo per pensare a quello che
aveva fatto Robert, ma non riusciva a capirne il motivo. Non poteva
certo piacergli! Di sicuro era stato solo uno strano effetto dovuto
all’alcol...
Cassiel si mosse nel sonno, accoccolandosi contro di lui. Shockato si
accorse di essere leggermente eccitato, e poi non poteva negare che il
bacio di Robert lo avesse lasciato indifferente. Forse era solo una
provocazione? Ma lui non era gay! O sì?
Il biondo si svegliò.
“Che ore sono?” chiese con voce rauca.
“Boh, saranno le due.” rispose in un bisbiglio
Jack, col cuore a mille.
Anche Cassiel sembrò improvvisamente rendersi conto del modo
in cui erano messi, ma invece di staccarsi si avvicinò
ancora di più, se pure era possibile.
“Sei così caldo...”
Jack arrossì, anche se, con quella poca luce, non
l’avrebbe notato nessuno, poi posò la testa su
quella di Cassiel. Così da vicino, sentiva il profumo dei
suoi capelli e l’odore della sua pelle, e questo non lo
aiutava a rilassarsi, nonostante la sensazione fosse piacevole.
Cassiel aveva più o meno gli stessi pensieri, ma era a suo
agio. Ancora un po’ troppo addormentato per imbarazzarsi, ma
palesemente in pace, provava una sensazione così bella che
non riusciva a ricordarne nessuna, a parte la contemplazione
dell’Onnipotente stesso, che fosse così appagante.
“Starai sempre con me?” sussurrò il suo
protetto, improvvisamente spaventato dall’ipotesi che gli era
passata per la mente di perdere Cassiel.
“Starò sempre con te.” lo
rassicurò con voce dolce Cassiel, stringendolo
più forte, ma con delicatezza. “Sono sempre stato
con te...” si lasciò sfuggire prima di cadere di
nuovo addormentato.
Jack era sicuro che avrebbe avuto un infarto dopo le prime parole
dell’altro, poi però aveva sentito quella frase
e... cosa significava? Chi era veramente Cassiel?
La punizione di sua sorella, per aver fatto finire la storia fra lei e
Bill, fu quella di fargli fare le pulizie da solo. Va bene che
c’era abituato, ma questa volta Kelly era stata davvero
pessima: l’aveva fatto lavorare come uno schiavo, mentre lei
se ne stava lì coi suoi crudeli occhi blu a fissarlo e a
criticarlo ogni volta che faceva qualcosa che non andava bene.
Non poteva contare nemmeno sull’aiuto di Cassiel; il biondo
stava infatti dormendo in camera sua. E comunque
‘lei’ non l’avrebbe permesso.
“Ecco qua ho finito. Contenta arpia?”
sibilò Jack mentre raccoglieva l’ultimo
palloncino.
A quel punto Kelly scoppiò: si mise a piangere nel bel mezzo
del soggiorno senza avere l’intenzione di smettere. Jack non
sapeva che fare, allora andò vicino alla sorellina e
l’abbracciò, proprio come quand’erano
piccoli.
“Io non volevo portarti via Cassiel, Jack! Non so
perché l’ho fatto... è che è
così bello... non sembra nemmeno umano!” disse lei
fra i singhiozzi.
“Kelly, tu non hai portato via nessuno, sono stato io a
portarti via Bill.” mormorò Jack.
“Jack, tu non c’entri assolutamente nulla: le cose
fra me e Bill andavano già male da parecchio... io lo vedevo
più come un amico che come altro. E credo che fosse lo
stesso per lui.” spiegò Kelly.
“Ne troverai un altro sorellina. Sei una bella ragazza. Ce ne
saranno sicuramente altri a cadere ai tuoi piedi.” disse Jack
staccandosi dal corpo della sorella e guardandola negli occhi.
La piccola di casa Torrence fece una linguaccia.
“Piuttosto, fra te e mister bellezza come va?”
Jack si fece improvvisamente rosso. “Non è mister
bellezza e poi... io e lui non siamo insieme.”
Sua sorella sorrise, poi accennò: “Ma starete
presto insieme: parola di Kelly Torrence!”
Jack arrossi, quindi domandò: “Cosa vuoi fare,
sorellina impicciona?”
“Nulla che tu non voglia fratellone.” rispose in
modo enigmatico.
Jack la guardò sorpreso per un attimo per poi incominciare a
farle il solletico. Kelly rideva.
Cassiel, il quale non aveva dormito affatto ma aveva assistito a tutte
le operazioni del suo protetto, stava sorridendo malinconicamente sullo
stipite della porta: malinconicamente poiché una parte del
piano era fatta, e Jack aveva trovato una parte dell’affetto
della sua famiglia... ciò significava che presto avrebbe
concluso la sua opera trovando qualcuno che amasse veramente Jack e
dopodiché se ne sarebbe andato dalla sua vita, scivolando
nuovamente nella sua forma incorporea.
Scusateci per il gran
ritardo, non so che dire.... Ringrazio rhys89 per il commento.
Non è periodo
facile per nessuno, con i bisogni di studio che avanzano, siate
clementi.
Felicity89
& Mana
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