Non era un addio

di Heart_break
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strade che si separano ***
Capitolo 2: *** Strade che si ritrovano ***



Capitolo 1
*** Strade che si separano ***


Il sole splendeva alto nel cielo, l'aria era frizzantina, gli alberi verdi o, i più audaci, in fiore, le nuvole si muovevano lente. Segno che il vento soffiava, ma non era freddo. Momotarou portò una mano sulla fronte a mo' di visiera per riparare gli occhi dai caldi raggi gialli e guardare meglio difronte a sé. 
I diplomandi della Iwatobi salivano uno alla volta sul palco allestito nel cortile per ritirare il foglio che avrebbe dato loro accesso al mondo degli adulti. 
«Matsuoka Gou.»
Eccola. 
Momotarou strabuzzò gli occhi: camminava decisa, sicura di sé, pronta per lasciarsi i migliori anni alle spalle. Almeno, così poteva sembrare a prima vista: in realtà la ragazza, come molti dei giovani presenti, era tesa, attenta a non commettere gli errori più assurdi ai quali ci si sarebbe potuti imbattere per fare brutte figure in pubblico. Inoltre a rendere ancora più tesi tutti non era l'incertezza del futuro che sembrava invece un traguardo quasi raggiunto, bensì la nostalgia del liceo che sembrava già un ricordo lontano. 
Alla fine della cerimonia alcuni ragazzi si misero a piangere salutando gli amici più giovani o i propri coetanei che sarebbero partiti per studiare lontano.
«Ehi pivellino, che ci fai qui nascosto?» 
Una mano diede un'energica pacca sulla spalla di Momotarou, il quale dopo aver tolto gli occhi di dosso alla ragazza dai capelli vermigli si girò. Con stupore poté constatare la presenza di Rin che non era solo, con lui c'erano anche i senpai del club di nuoto dell'Iwatobi.
«Rin-san! Ma ci sono anche Haru-san e Mako-san!»
«Ciao...» gli fece sorridente il più alto seguito dall'espressione inespressiva di Haruka. 
«Che ci fate qui?» 
Rispose sempre Makoto accompagnandosi con i gesti «Siamo venuti per la festa di addio per Nagisa, Rei e Gou e, visto che abbiamo trovato anche Rin, probabilmente ci riuniremo tutti...» 
L'ultimo interpellato si intromise «Esattamente. Ho anche avvisato Nitori e dovrebbe venire. Se non sbaglio ci sarà anche l'amica di mia sorella, Chigusa?...» 
Makoto riprese «Stiamo da Haru, vuoi venire anche tu? Sempre se non hai impegni.» 
Il rosso si rigirò dove aveva guardato fino a un attimo prima e scrutò Gou sorridere insieme alle sue amiche, aggrottò le sopracciglia e si rivolse verso i tre «No grazie, devo fare delle cose... mi dispiace. Salutatemi tutti da parte mia anche se rivedrò Nitori-senpai prima che parta.» 
«Va bene come preferisci.» asserì gentilmente, sempre Makoto. 
In un attimo Momotarou si dileguò lasciando Rin con un dubbio che esternò a voce alta senza accorgersene «Ma cosa ci faceva qua?» 
«Chi lo sa... magari voleva salutare gli altri. In quest'ultimo anno hanno gareggiato contro in molte competizioni.» 
«Può essere, ma sembrava nascondersi...» 
Sorprendentemente Haru sollevò una mano per parlare «Non dovremmo andare dagli altri?» 
e destò tutti dalle varie teorie che spiegassero la presenza del ragazzo appena scappato via. 
«Hai ragione!» 
 
Dei coriandoli colorati caddero da una sfera posta al centro del soffitto del soggiorno di casa Nanase e avvolsero i presenti.
«Congratulazioni!» esclamarono i più grandi con entusiasmo, escluso il padrone di casa distratto: non vedeva l'ora di servire i propri stuzzichini allo sgombro.  
Mentre dentro si festeggiava tra risate, racconti e ricordi; un ragazzo camminava istericamente avanti e indietro sul marciapiede fuori dal cortile di quella casa. Era Momotarou che non sembrava per niente stanco di aver consumato l'asfalto da un bel po'. Pensava a come si sarebbe potuto presentare e aveva trovato molte scuse. Gli sarebbe bastato un banale ''Gli impegni che avevo sono saltati ed eccomi qui'', ma la realtà era che il vero problema consisteva nella presenza di Gou. Non che Momotarou volesse evitarla perché la odiasse, ma semplicemente non riusciva a guardarla in faccia da quando durante le vacanze natalizie era stato rifiutato. 
Per dirla tutta, tutto ebbe inizio molto prima, durante le vacanze estive: Seijuro, infatti, dopo essere tornato a casa per la pausa dai corsi, ebbe occasione di trovare la ragazza. Si frequentarono per tutto il periodo prima dell'inizio e dell'anno accademico e di quello scolastico, quando il maggiore dei Mikoshiba dovette ripartire. Dall'ora iniziarono a sentirsi per telefono, mail e tutti i mezzi possibili, qualche volta anche per lettere. 
All'università però Seijuro conobbe una coetanea che gli fece perdere la testa. Tradì Gou, ma lo nascose. Dopo poco tempo quella parentesi si poteva considerare una ''cavolata'', ma il ragazzo si sentiva male dentro. Un giorno preso dai rimorsi non riuscì più a tacere e con una telefonata confessò il fatto. 
Gou lo sentì per l'ultima volta con quella chiamata: lo aveva considerato come morto, finché lui non gli si presentò sotto la porta di casa per chiedere scusa. 
Era la sera di Santo Stefano. 
«Penso di doverti delle scuse.» La prima reazione della ragazza fu quella di chiudergli la porta in faccia, ma l'altro glielo impedì
«Aspetta!» 
«Vattene, vattene o chiamo Rin!» 
«Addirittura fino a questo punto?!» rispose lui, facendo scattare come una molla nella ragazza che in altre circostanze avrebbe riso a quella frase, ma allora non poté che far uscire delle lacrime.
L'espressione di Seijuro divenne seria «Mettiti una giacca che facciamo un giro.»
«Va bene.» 
Passeggiarono per un lungo tratto in silenzio disegnando nuvole di vapore ad ogni respiro. Dopo aver raggiunto un chioschetto, il ragazzo insistette per prendere due cioccolate calde: una l'avrebbe offerta alla ragazza, che non fece molte storie e l'accettò. 
«Ecco tieni... attenta che scotta.» 
Lei allungò la mano, avvolse il bicchiere di cartoncino per scaldarsi e si sporcò le labbra dando un primo sorso. Infine schietta andò al punto, anche se avrebbe preferito evitare tutto e ricominciare da lì.
«Allora di cosa volevi parlarmi?» 
La conversazione si sarebbe protratta a lungo. Quello che Seijuro aveva da dire furono delle scuse sincere per aver lasciato Gou in quel modo e che al momento si sentiva con la stessa persona con cui l'aveva tradita. Seguirono lacrime, battibecchi, brevi silenzi e alla fine prima di lasciarsi, non solo fisicamente, un abbraccio per dirsi addio. 
In tutto questo Momotarou non fece che da spettatore: aveva lasciato che il fratello ci provasse con la ragazza che piaceva pure a lui, non ci aveva provato in sua assenza, ma aveva lasciato, e di questo si era pentito, che, come la vedeva lui, Seijuro oltre ad aver spezzato il cuore della ragazza, avesse anche giocato con i propri sentimenti. Così stanco di fare il moralista, l'ultimo dell'anno quando trovò casualmente Gou alla festa del tempio, non si tirò indietro. Purtroppo però, il ragazzo non aveva fatto i conti col fatto che la rossa fosse ancora provata dalla rottura conclusasi solo pochi giorni prima e che trovarla lì alla festa non fu solo un coincidenza, ma il frutto di sforzi sovrumani da parte del club di nuoto e della sua migliore amica, per farla uscire di casa. 
Comunque Momotarou, incosciente di tutto, appena ebbe l'occasione si avvicinò alla ragazza che sola stava seduta su dei gradini. 
«A-allora come va?» 
''Che domanda è?! Mi prende in giro?!'' pensò subito lei, ma non poté che fare i conti con l'inaspettata faccia pulita del ragazzo.
«Sono stata meglio...» 
Alla fine anche il nostro impacciato dorsista si accorse dell'indelicatezza della domanda così provò a rimediare.
«Ehm ... S-sai qual è il colmo per uno studioso di insetti?»
 «No...» Gou provò uno strano interesse per quella domanda che sembrava portare ad una conclusione stupida e che con molta probabilità non avrebbe che peggiorato la conversazione eppure alla risposta del ragazzo ''Scambiare lucciole per lanterne!'' non riuscì a trattenere una lieve  risata. Oltre a mancarle quel colmo nella lista delle peggiori battute del secolo, c'era qualcosa che l'aveva spinta a sorridere: forse la gestualità o forse l'imbarazzo del ragazzo o forse quell'irresistibile sorriso puerile che non toglieva mai dal volto. E che successivamente alla battuta riuscita, si accentuò. 
Momotarou si sedette affianco alla Matsuoka. Lo scalino sul quale si poggiò era abbastanza freddo.
«Brr...» strofinò le mani sulle braccia incrociandole «è g-gelido!» 
La rossa era pronta a sorridere di nuovo di fronte a quell'eccessiva quanto spontanea gestualità, ma venne colta alla sprovvista da un insetto che le si posò sul naso. Come prima reazione saltò in piedi, poi chiuse gli occhi e mosse le braccia urlando ''Aiuto!''
Solo poche persone tra tutta la gente presente si accorsero della scena e spinsero Gou a sentirsi in imbarazzo; questa non aveva notato che l'insetto scatenante tale confusione le era stato sfilato via con un dito da Momotarou che osservò la scena un po' stranito.
«Non dovresti trattare così le falene...»
«Falene?!» rispose la ragazza ricomponendosi. Lui continuava a usare l'indice come piedistallo dell'animaletto «Sì, lei quella che ti è volata sul naso.» 
«Ah era semplicemente una farfalla...» la ragazza si sentì sollevata: chissà di quali altri strani esseri si sarebbe potuto trattare! 
«Dicono che le falene siano le anime dei nostri cari che non ci sono più che vengono a farci visita.» 
«Sono le anime dei nostri cari?» l'espressione della rossa divenne improvvisamente nostalgica. Pensò che fosse davvero uno strano caso, perché proprio in quel periodo avrebbe tanto voluto abbracciare suo padre «Non pensavo che si potessero vedere anche d'inverno.» 
Nel frattempo la falena volò via.
Il kohai guardò la senpai con un'aria che sembrava voler dire di sapere ogni virgola sull'argomento aperto
«Devi sapere che è erroneo pensare che le falene così come le farfalle vivano solo d'estate: infatti alcune di esse vivono nei periodi freddi, solo che non essendoci fiori su cui posarsi, le vediamo di meno....» 
''Non lo facevo così appassionato, credevo fosse solo un bambino troppo cresciuto che va a caccia di insetti'' 
«... così si nutrono di frutta e altre cose.» Quando il ragazzo finì di parlare, Gou aveva appena concluso di squadrarlo dalla testa ai piedi ''Se ci fossimo trovati prima...'' 
Momotarou che la vide così attenta nei propri confronti pensò di aver fatto centro e non perse altro tempo: afferrò le mani della ragazza portandosela più vicina 
«Gou-san! Vuoi diventare la mia ragazza?» La diretta interessata svegliata dai propri pensieri, sbatté ripetutamente le palpebre incredula, ma non ci mise molto a rispondergli
«Mi dispiace, ma non me la sento di avere relazioni al momento e inoltre ... ecco sei il fratllo ...» 
«Seijuro? Non gli importerà molto, ormai lui sta con un'altra...» 
Un'altra volta, il ragazzo fu indelicato però, la risposta di lei non si tradusse in una triste espressione anzi «Non è di lui che mi importa, ma di me! Io non voglio avere più niente a che fare con i Mikoshiba, mai più!» e se ne andò in lacrime, lasciando a metà discorso il rossiccio. Questi non comprese subito la reazione della ragazza perché quello che aveva da dire, e che forse avrebbe dovuto dire all'inizio, era che il fratello non amandola veramente non aveva il diritto di averle fatto tutto quel male. Comunque, purtroppo capì solo più tardi della mancanza di tatto con cui si era fatto avanti.
Da allora non ebbe più il coraggio di parlare con Gou. 
Una goccia di pioggia cadde sui capelli scompigliati di Momotarou che dopo aver fermato la  propria frenetica camminata portò una mano sulla testa per spiegarsi se avesse sentito bene. Non ebbe bisogno di starci troppo a pensare perché in poco tempo l'acqua cadde grossa e pesante. 
Anche dentro si accorsero dell'acquazzone che in un attimo fece scendere dalle finestre ondate d'acqua a ritmi quasi regolari. 
«Sta piovendo...» 
«No, sta diluviando!»
Improvvisamente tutti si ritrovarono a placcare Haru che accortosi dell'acqua si mise in costume.
«Haru fermo! Non puoi nuotare nelle pozzanghere!» 
Rin che guardò divertito la scena, divenne serio nel guardare la sorella invece preoccupata davanti alla finestra che dava sul giardino.

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Capitolo 2
*** Strade che si ritrovano ***


Rin divenne serio nel guardare la sorella preoccupata davanti alla finestra che dava sul giardino
«Paura dei tuoni?» 
«Come?» 
«Dicevo... hai paura che venga a tuonare?» 
«Ah... no! Non sono mica una bambina. Comunque credo di aver visto qualcuno fuori» Il fratello si girò puntando gli occhi nella stessa direzione che aveva indicato la ragazza
«Io non vedo nessuno...» 
«Eppure ne sono quasi sicura...» 
Dall'altra parte, invece, sotto la pioggia battente Momotarou era tutto chinato su se stesso 
''Non mi ha visto. Non mi ha visto. Non mi ha visto.'' 
Infatti poco prima che Gou si affacciasse per controllare meglio, i due si erano incrociati: lui, da fuori l'aveva vista bene grazie alla luce della stanza; mentre lei si basò solo su un'ombra e una strana sensazione.
«Momo...» 
Il ragazzo zuppo dalla punta dei capelli, ormai ammosciati per la quantità d'acqua a cui erano stati (e continuavano a essere) sottoposti sino alla punta delle scarpe si tirò in piedi con un salto
«Gou! C-che ci fai qui?» 
«Come cosa ci faccio?! Che ci fai tu qui?! Sei tutto fradicio, ti prenderai un malanno!» 
La ragazza aveva portato con sé un ombrello che condivise con il rosso. 
«Io?» cacciò una risata finta «niente... ero... ero a caccia di un insetto!»
«Un insetto?! Sotto questa pioggia?!» 
Le fu evidente che mentisse anche se lei non se ne intendesse di insetti, anche se non capisse bene cosa ci facesse lui lì, ma non obiettò di più.
«Sì...» 
«Quando avrai finito col tuo insetto, ti va di unirti alla festa qui di fronte, in questa casa?» 
Momotarou non esitò «No! Mi dispiace non posso.» 
«Sicuro?» 
«Certo.» Improvvisamente picchiò le proprie mani al livello del naso e si inclinò lasciando che parte dell'acqua accumulata cadesse a terra «Mi dispiace!» 
«Tranquillo, se non puoi non importa. Non c'è bisogno di dispiacersi così.»
«No, davvero mi dispiace. Perdonami io non avrei dovuto dirti quelle cose l'ultimo dell'anno...» 
«Ah, quello» Il ragazzo aprì un occhio in cerca di lei, che continuò a parlare con la testa girata su un lato «non preoccuparti, ormai è acqua passata.» 
Il giovane Mikoshiba si ricompose tutto felice 
«Menomale. Non ci speravo.» 
 «Allora che fai, vieni dentro?» 
Il ragazzo non si accorse nemmeno che con quella frase Gou avesse capito che quella dell'insetto fosse una scusa, ma la sua risposta non cambiò
«No ecco, dovrei rientrare a casa a una certa ora e poi sono tutto bagnato.» 
«Haru avrà dei panni da prestarti!» 
Momotarou si guardò attorno e vide alle spalle della ragazza Rin in lontananza che, dava l'idea di stare tenendo d'occhio la sorella. 
«Sarà per la prossima volta.» 
«Ma come?»  Gou lo guardò mentre si girò pronto per andarsene. Esitò un attimo, strinse i pugni con la vista sul marciapiede «Aspetta!» 
Il ragazzo si girò con aria serena: in fondo aver fatto pace, gli era più che bastato al momento. Stava tornando a casa sia perché sentitosi minacciato dal fratello della rossa sia perché un po' tonto com'era credette di non avere altro da fare. 
«Dimmi.» 
«Io da domani parto per Tokyo.» 
Il mondo crollo di peso su quel sorriso immacolato.
«Parti per Tokyo?! Domani?! Ma questo significa che ...» 
La Matsuoka continuò la frase «Non ci rivedremo più.» 
Se per un attimo si era fermato, inaspettatamente Momotarou si distanziò prima a passo svelto e poi correndo. Lasciò alla rossa una faccia smarrita, come quella di un bambino che ha perso di vista i genitori e come avrebbe fatto un bambino sembrò anche essere sul punto di piangere. 
Gou non se lo sarebbe mai immaginato, ci rimase davvero male, non solo perché l'avesse ferito in qualche modo, ma soprattutto perché solo in quell'istante, solo allora capì di aver perso qualcuno di realmente importante. Le cadde l'ombrello di mano e prima di raccoglierlo aspettò un po'. Si diresse verso la festa, arrivò davanti alla porta dove c'era Rin ad aspettarla 
«Ma c'era qualcuno quindi?» 
Nessuna risposta. 
La ragazza dai vermigli capelli si tolse le scarpe, superò il fratello, sgranchì la voce e poi parlò. 
«Era un buon amico che ho salutato, forse non ci rivedremo più...» Pianse. 
«Gou... vedrai che farai amicizia con tante altre persone all'università.» 
Nagisa che si trovò per caso a passare di lì, si accorse della scena e si intromise 
«Esatto! E poi non devi dimenticare che ci saremo sempre noi per te. Mia cara Gou non ti libererai così facilmente dei componenti del nostro club.» 
«Grazie.» singhiozzò lei. 
«Nagisa, ma quanto ci vuole per...» sopraggiunse anche Rei «ma che succede?» 
Il biondino «Niente, qui a qualcuno non piacciono gli addii.» Finì appena di parlare che scoppiò a piangere anche lui. 
«Ma sentilo!» rispose ''l'occhialuto'' che niente da meno si commosse facendo più confusione di tutti. In un attimo dal soggiorno si riunirono tutti davanti alla porta: Makoto con gli occhi lucidi, Chigusa anche, Nitori con le lacrime e Haru - beh Haru tranquillo come sempre- e si abbracciarono in gruppo guardati da un Rin perplesso, ma anche comprensivo. 
«Ragazzi non è un addio.» 
Momotarou, invece, una volta arrivato alla stazione si sedette su una panchina. Tirò su le gambe e le raccolse tra le braccia, infine con lo sguardo rivolto verso l'alto pianse a squarciagola, non curante dei passanti che lo osservavano con aria spaventata. 

Passarono i giorni e iniziò un nuovo anno scolastico alla Samezuka. Dei veterani del club di nuoto era rimasto solo uno: Momotarou che aveva preso il posto di capitano, succedutogli da Nitori. 
La fama della scuola portava come sempre molti giovani ad iscriversi, ma allo stesso tempo si registrarono tanti iscritti anche alla Iwatobi. Questa, ormai, si apprestava a diventare la storica rivale in nuoto della Samezuka. 
Arrivò l'estate e cominciarono le gare. Il giovane Mikoshiba da capitano iniziava a prendersi carico di alcune responsabilità. Non si trattava solo di scegliere i nuotatori migliori o di studiare strategie, ma anche di essere il fulcro della squadra pronto a risollevare il morale dopo le sconfitte e a riportare coi piedi a terra tutti, compreso se stesso. 
Passarono i mesi e le stagioni. Dopo essersi confermato un ottimo leader e aver portato la propria squadra a molte vittorie, venne anche per lui l'ora di lasciarsi la scuola alle spalle. 
«Mikoshiba Momotarou.» 
La voce del rappresentante d'istituto era solenne. L'interpellato si alzò dalla sedia e andò a prendere il diploma. Quel giorno non c'era il sole alto nel cielo come all'ultima cerimonia di diplomi cui assistette, il cielo tuonava e lampeggiava. 
«E bravo il mio fratellino!» 
«Grazie!» esclamò entusiasta Momotarou sventolando il foglio, mentre la mano di Seijuro gli strofinava i capelli. 
«Tieniti pronto per stasera che si festeggia!» 
«Sì, non vedo l'ora!» 
Quella sera tutto il club di nuoto della Samezuka e qualche amico universitario di Seijuro si diedero appuntamento in un locale che si affacciava sulla spiaggia. I festeggiamenti andarono molto oltre la mezzanotte. 
Ad un certo punto Momotarou si distanziò e uscì a prendere un po' d'aria. Si sentiva ancora l'odore della pioggia, l'oceano stesso sembrava aver risentito del temporale, soffiava un'arietta gelida, quando il sole cominciò ad albeggiare: i primi raggi avevano colorato di rosso le nuvole. Non era un rosso qualunque, ma un rosso già visto da qualche parte, pensò. Era il rosso dei capelli di Gou che sembrava ormai un ricordo lontano tanto quanto quelle nuvole. 
L'ultimo anno di scuola durò un'eternità per il nostro rossiccio. Ma non solo quell'anno. 

Momotarou e Seijuro chiusero a chiave una serranda prima di allontanarsi verso casa. 
«Bene. Io vado, ci vediamo domani.» 
«Ok, dai un bacio ad Aki da parte dello zio migliore del mondo!» 
«Certo certo."
Erano le 6 del pomeriggio, a quell'ora dalla metropolitana scendeva molta gente alla fermata di piazza X. Piazza che il nostro dorsista doveva attraversare per raggiungere il proprio appartamento. 
Mentre si addentrava contromano tra la folla che saliva dal sottopasso della metro scorse una figura familiare. Una ragazza dai capelli rossi in gonna e camicia che fece esattamente quello che fece lui: si fermò, guardò incredula davanti a sé e si avvicinò, ma non troppo. Anche fra mille persone si sarebbero riconosciuti. Lui passo largo e goffo con le mani in tasca in un modo che nessuno saprebbe imitare; lei spedita e distratta, ma non con la testa tra le nuvole, solo concentrata su qualcosa da organizzare. 
«Momo... chan?» chiese lei notando uno scarto di altezza più elevato dall'ultima volta che si erano visti.
«Gou-san!» Rispose lui dando conferma di essere proprio ''Momo-chan''.
«Quanto tempo è passato... saranno anni.» 
«Cinque se non sbaglio.» 
«Cinque anni, ma sono tantissimi... sei cresciuto un sacco!» 
Il ragazzo imbarazzato mise una mano dietro la testa con un sorriso raggiante, reagendo così con un gesto che portò Gou a rivedere dietro tutti quegli anni lo stesso Momotarou di sempre. 
Vide subito però, che quest'ultimo aveva un taglio di capelli diverso 
«Porti i capelli più corti ora?» 
I capelli del ragazzo erano leggermente più corti rispetto al suo vecchio taglio e per chi non lo vedeva da tempo era facile notarlo. 
Comunque, questi sempre nella stessa posa le rispose «Sì, così sembro serio.» e la fece ridere. 
Dopo di che fu lui a fare le domande
«Allora cosa ci fai da queste parti?» 
«Si da il caso che io lavori e viva da queste parti.» 
«Davvero?!» 
«Sì, e da ben un anno! Dopo la laurea ho trovato posto in un'azienda come manager e così ho preso un appartamento nei dintorni... stavo tornando ora a casa. Tu, invece?» 
«I-io... anch'io lavoro e vivo nei dintorni, ma da qualche mese però.» 
«Capisco... ma com'è possibile che non ci siamo mai incontrati prima?» chiese la ragazza pensando a quante occasioni avessero perso. 
«Il fatto è che in realtà non ho ancora iniziato a lavorare. Oggi ho appena finito di ultimare i lavori con Seijuro ...» 
Gou incuriosita fermò il ragazzo «Lavori per cosa?» 
Momotarou divenne serio «Ecco vedi, purtroppo qualche anno fa, ho avuto problemi in famiglia e per aiutare l'economia della casa ho abbandonato gli studi e ho iniziato lavorare saltuariamente. Seijuro nonostante abbia una propria famiglia mi ha voluto aiutare e abbiamo deciso di aprire una piscina attrezzata, appena ultimata oggi. La inaugureremo domenica...» la rossa ascoltò con tristezza quelle parole, sperava che i problemi in famiglia nominati non fosse troppo gravi, ma non volle chiederglielo in quel momento, così continuò ad ascoltare guardandolo con un'espressione premurosa. 
«Anzi, se ti andasse di passare domenica, saresti la benvenuta!» 
«Verrò!» La fretta con la quale rispose fece arrossire lei stessa un po' e a peggiorare la situazione ci fu anche il sorriso più bello che il ragazzo le avesse mai fatto vedere. 
Quest'ultimo però, non si fece prendere a lungo dall'entusiasmo: infatti, guardò l'orologio pubblico della piazza che segnava le 6.20 e pensò a cosa avrebbe potuto fare per trattenere la ragazza. Ebbe un'idea. Non voleva perdere per nessun motivo quell'occasione, non avrebbe resistito fino al giorno dell'inaugurazione, avevano ancora tanto da dirsi
«Sei libera stasera?» a Gou sembrò come se il tempo fosse tornato indietro di cinque anni. Se quella sera Momotarou non fosse scappato via in quel modo forse le cose sarebbero state diverse, se avessero avuto entrambi un po' di coraggio in più. Così non esitò un'altra volta a rispondere 
«Sì, sono completamente libera.» 
Sembravano finalmente in sintonia.
«Allora ti va se andiamo a fare un brunch? Dei miei amici mi hanno consigliato un posticino davvero carino. Ultimamente sta andando di moda, ma non ho ancora provato...» 
''Quanto chiacchiera? ... E' sempre lo stesso'' pensò e se ne rallegrò. 
«Certo.»
Mentre camminavano uno affianco all'altra, a Gou venne naturale afferrare per un braccio Momotarou. Constatò che questo mantenesse ancora un fisico da nuotatore e il che non era per niente male. L'altro tutto rosso girò la testa dalla parte opposta e continuarono a camminare. 


FINE 


Nota dell'autrice: innanzitutto spero che questa storia vi sia piaciuta... ammetto di non essere una scrittrice e il che mi dispiace perché non riesco proprio a dare giustizia alla fantasia per questo mi scuso già per gli errori stilistici. 

Ps: Piazza X ... che pigra non ho cercato nemmeno il nome di una piazza su google maps y.y 

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