The company of Thorin Oakenshield: the destiny bound in the universe

di ArwenDurin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The otherworld ***
Capitolo 2: *** Rhwng nos a breuddwydion ***
Capitolo 3: *** He see fire inside him ***
Capitolo 4: *** Balance between two blades ***
Capitolo 5: *** Running to the salvation ***



Capitolo 1
*** The otherworld ***


 

Dim valles and cloudy looking woods.. forever changing place and then put out whit the breath from their faces..  Edgar allan Poe <3 un uomo che adoro per aprire questo capitolo

una precisazione, per le parole presenti in Quenya il significato si trova in basso ^_^
 
Thorin non era del tutto convinto di quella " deviazione del percorso ", come era stato definito dalla sua compagnia, che in mezzo a vari borbottii, si era parecchio lamentata su una nuova perdita di tempo. Lui stesso era un po' scocciato per questa piccola deviazione,che presero per Rhudaur, ma tacque, poiché l'unico motivo per cui aveva accettato era perché fu Gandalf a proporlo. Con una ostinata convinzione, il grigio pellegrino aveva insistito e definito ciò una " luce necessaria " per continuare la missione; per quanto secondo il nano, con il signor Baggins, non avesse fatto un 'ottimo lavoro, Gandalf continuava a ripetergli che doveva vedere oltre l'apparenza. 
Cosicché Thorin cominciò a osservarlo attentamente, dovendo ammettere a se stesso un fatto: ovvero, che se non fosse stato per il piccolo hobbit, quei troll che avevano incontrato, li avrebbero ridotti in poltiglia. Ma, nonostante questo, non cambiava totalmente la sua opinione su di lui. 
Questa deviazione però aveva qualcosa di diverso, poiché questa creatura era metà nana, dal che faceva sì che avesse una certa affinità con questa missione; e ciò fece accettare a Thorin la cosa definitivamente. Oltretutto, era curioso di vedere questo regno di cui molto si parlava ma poco si sapeva. Vi erano leggende che narravano fosse abitato da esseri minuscoli, belli e tentatori; altre che parlavano di esseri superiori che conoscevano i segreti del mondo. Thorin era più propenso a credere a quest'ultima ipotesi, poiché sapeva bene come le voci potessero distorcere la verità, un fatto che era accaduto spesso anche ai nani. Questo regno era nascosto da un portale dietro a fitte nebbie, che solo chi conosceva magiche parole avrebbe potuto attraversare, come gli elfi con cui gli abitanti di Deolaine sìth avevano un certo legame; oppure gli Istari, come lo stregone presente. Il portale spesso cambiava posto, passava da laghi o fiumi dove erano sospesi in mezzo ad essi, o vicino a alberi antichi e le parole da dire dinnanzi cambiavano ogni volta calcolando anche il fatto che chi entrava in modo "ambiguo" cadeva in fretta in un sonno incantanto. Solo un'abitate del regno conosceva le parole d'accesso e le comunicava telepaticamente a chi desiderava.
" il tutto per non farsi trovare " spiegò poi Gandalf.
Il re dei nani era ottenebrato da disagio dinnanzi a quel portale sul Fiume Bianco, in mezzo al bosco, più a Nord dal luogo dello spiacevole incontro con i troll nelle Terre Solitarie. Esso era accompagnato da quella folta nebbia, che però cominciò a diradarsi con le parole e la presenza del grigio pellegrino. Quando la nebbia scomparve, un verde paesaggio apparve dinnanzi a loro; una vasta pianura che si estendeva fino a toccare dei grandi monti, che apparivano da lontano 
<< ci siamo >> esclamò Gandalf con tono rispettoso, dirigendo la fila sotto un'immensa arcata di alberi << questo è il regno, o chiamata anche una delle isole magiche, di Deolaine sìth. Come vedete è ben celato ma vi sono dei motivi ben fondati nel passato..  E' di una bellezza quasi al di fuori del nostro mondo , questo dovuto dal fatto che esso è custode della Casa dei Valar >> i folti alberi si estesero sino a una radura verde e piena di fiori, più avanti. Bilbo, improvvisamente, si avvicinò allo stregone con espressione meravigliata << infatti c'è qualcosa qui. Un qualcosa di fortemente magico >> esclamò tutto d'un fiato, e Gandalf annuì, sorridendo << ed io sono lieto tu lo avverta, signor Baggins >> disse, dandogli una pacca sulla spalla. In quanto a Thorin, dal canto suo, lo percepiva lievemente, in lucine colorate che passavano di albero in albero producendo delle melodie, e pareva persino tra essi ci fossero dolci risate. Terminata l'arcata di alberi, fu come trovarsi in un'altro mondo: il verde in quel luogo era come gli smeraldi più preziosi, il cielo brillava come gli zaffiri e le montagne erano bianche e lucenti, ora più vicine e imponenti. Altri alberi li circondavano, vari e sparsi, e mille fiori, in numerosi cespugli oppure pendenti sulle loro teste da qualche filo, li inondavano di profumi. Un fiumiciattolo accarezzava tutt'intorno, quel luogo andando a sfociare più avanti. E qui vi erano riunite alcune fate, che si bagnavano i piedi ridendo tra loro. Ma appena videro i nani tutt'incantati, presero ad osservarli, molte di loro dietro ad alberi oppure facendogli delle reverenze. La luce del sole filtrava tra le chiome e le foglie, producendo una magia ancor più forte in quel luogo, ma essa era tenue e non fastidiosa. Poteva ben avvertirsi l'energia di beatitudine e di meditazione che tutti i presenti della compagnia percepirono. Nella compagnia di Thorin, c'era chi si guardava attorno a bocca aperta, tra cui anche il piccolo hobbit che adorando come adorava gli elfi, apprezzò particolarmente quel luogo mite e pieno di fiori. Poi c'erano nani che con occhi chiusi, si godevano l'energia, e tra questi spiccava Bofur. Il re dei nani rimase in disparte, stupito da quel luogo tanto quanto dall'aspetto delle fate, e quando incontrò gli occhi di Dwalin capì che anche lui condivideva il suo pensiero. Erano diverse dalle leggende sussurrate tra montagne e foreste; innanzitutto non tanto piccole, ma più o meno alte come loro e prive di ali, o almeno, così a prima vista pareva. Erano di aspetto gradevole e delicato ma non erano bellezze efebiche e perfette tipo gli elfi. Alcune fate maschio, detti fawnis, ad esempio, avevano un viso non lineare, e  delle barbe accennate o pizzetti; ed anche alcuni con capelli molti corti
 " cosa che tra gli elfi è impossibile " pensò Thorin
<< laita Mytrandir >> un fawni, che parlò in quenya, si avvicinò. Gandanlf sorrise e lo accolse con un caloroso abbraccio. L'essere fatato era dall'aspetto maestoso, per via della lunga chioma scura che lo adornava, e dal bel viso. Avrebbe potuto essere scambiato per un elfo, se non fosse per il pizzetto che portava e l'aria più allegra e accogliente. Con gli occhi scuri e carichi di magia da cui faceva dedurre la sua natura, si rivolse ai nani << io sono Awyrmaich e vi do il benvenuto in queste terre, sono il nipote del saggio che le gestisce.. lui non ama molto queste formalità ecco il perché della mia accoglienza, ma è un essere di enorme potenza. Confido  che il vostro viaggio sia stato piacevole >> incontrò gli occhi azzurri di Gandalf, che annuì << molto ti ringrazio. Permettimi di presentarti alla compagnia > Awyrmaich  guardò i nani porgendogli un saluto di rispetto, che essi ricambiarono. Poi i suoi occhi si impuntarono su Thorin, e quest'ultimo lo guardò con la tipica diffidenza che lo caratterizzava << benvenuto a te Thorin figlio di Train, ti porgo i miei più umili saluti. Abbiamo preparato un banchetto per deliziare i vostri palati. E' qui.. con tante buone pietanze per darvi forza prima che partiate. Prego sia di vostro gradimento. Il saggio ci attende lì >>
<< ti ringrazio, accogliamo volentieri questo invito >> Thorin rispose con una certa formalità, per quanto apprezzasse quell'accoglienza. Agli altri  nani, invece, poco importava di tutto ciò se non al piccolo hobbit, che guardava il luogo e quel fawni con cotanta meraviglia. La cosa che però lo accumunava con la compagnia, è che quando si udì la parola " cibo " fu interessato anche lui, come il resto dei nani, che si espressero in vari bisbigli entusiasti. 
L'unico scontento era Fili, il principe difatti odiava i convenevoli. Tutto ciò gli parve una perdita di tempo ma stette zitto, per rispetto dello zio e della missione. Più in là Gandalf pensieroso, continuava a guardarsi intorno, alla ricerca dell'unica persona che lì mancava << perdonate un istante >> disse ad un certo punto, prendendo da parte Awyrmaich e conducendolo più lontano dalla compagnia 
<< dov'è? I umbarto? >> sussurrò, e il volto del fawni si tinse di disagio << umin ista, era qui un attimo fa ma penso che si stia preparando. Arriverà a breve >> il grigio pellegrino sorrise comprensivo , mentre dentro di se era leggermente divertito da quanto fosse nel suo mondo quella fata, tanto da tardare al primo incontro. << di qua figli di Durin, vi prego di seguirmi >> il fawni fece strada, cercando di distrarre gli ospiti "dall'inconveniente" e conducendoli verso la fonte di cibo
<< atar! >> quand'ecco che una fanciulla apparve, ammantata in una casacca viola dalla stoffa semplice, e con un corpetto più chiaro a fare da contrasto. Aveva usato un tono agitato, arrivando dinnanzi a loro, e sul volto di Awyrmaich si disegnò un sorriso di sollievo alla sua vista. Mentre in quello di Gandalf si accese della gioia, alla vista di colei che da un po' non vedeva << Mychelliaudì >> esclamò con entusiasmo il grigio pellegrino e ella, con un gran sorriso, si precipitò tra le sue braccia quando lo stregone si abbassò per abbracciarla << ne sono passate di lune, caro Gandalf >> esclamò con tono emozionato.
Thorin da lontano ed a braccia conserte, osservava il tutto.. e lei; per quanto fosse anch'ella una fata, e lo si poteva ben cogliere dal riflesso viola nei suoi grandi occhi nocciola, vi era qualcosa di diverso. Mychelliaudì era più formosa ad esempio, e in alcuni tratti somatici, come il naso più pronunciato, faceva sì che appartenesse alla razza nanica. Per quanto il suo viso trasmettesse dolcezza e semplicità, vi era un che di guerriera nella sua figura, e l'esempio erano spalle che erano ben piazzate; seppur fosse molto graziosa adornata nella sua chioma mossa e castana.
" e poi sa combattere, almeno " pensò lui, alla vista di due spade che pendevano ai fianchi della fata
<< dov'eri? >> la ammonì il padre, con un leggero sussurro, quand'ella si staccò dalle braccia di Gandalf. Il viso della fata si tinse di vergogna << perdonate, ma stavo terminando i preparativi >> rispose in un sussurro, mentre il padre e Gandalf si scambiavano uno sguardo quasi divertito << ti presento alla compagnia >> il grigio pellegrino, che avvertì il mezzo rimprovero e il disagio nell'aria, intervenne così, presentando la fanciulla ai nani. Il primo fu Bilbo, che lei accolse con un gran sorriso << tu devi essere lo hobbit. E' un onore conoscerti >> Bilbo sorrise imbarazzato annuendo e porgendole il suo saluto << onore mio, e con mio grande piacere ti do il benvenuto fra noi >>. Così continuò con Fili e Kili, che l'accolsero con il classico entusiasmo che li caratterizzava, specialmente Kili. Dopodiché venne Dwalin che al contrario, la accolse con diffidenza, anche se lei non perse il suo viso pronto alla conoscenza. 
Poi ci furono Bifur, Bofur, Bombur, Balin e quest'ultimo le riservò una grande gentilezza, senz'altro per metterla più a proprio agio, cosa che Mychelliaudì apprezzò a dismisura, visto che il suo viso assunse un'aria di gioia. Di seguito vennero Ori, Nori, Gloin, Oin, Dori.. tutti l'accolsero con una certa gentilezza ma distaccata diffidenza, tipica dei nani.
<< ed è con grande onore che ti presento il leader della nostra compagnia, Thorin scudodiquercia >> Gandalf la introdusse così al re dei nani, mentre egli si avvicinava a lei, con aria maestosa. Ma appena scontrò i suoi occhi blu con quelli della fata, ella ebbe una strana reazione, poiché una nota di stupore si disegnò nel suo volto. Il tutto durò un secondo, ma non sfuggì a Thorin che si chiese il perché di quella reazione
<< onorata di far parte della tua compagnia Thorin figlio di Train >> Mychelliaudì usò un tono delicato ma solenne e lui le fece una reverenza, non aggiungendo nulla riguardo alla reazione di poco fa. 
<< Mychelliaudì.. andiamo? Il banchetto è pronto ed il saggio sta attendendo: non facciamo tardare i nostri ospiti. Guidali tu >> Awyrmaich intervenne così e la fata annuì << certamente padre, prego vogliate seguirmi >> e detto questo condusse la fila di nani verso i banchetti, mentre Gandalf e il fawni se la raccontavano, un po' più dietro della fila.

 
-laita: benvenuto
-I ubarto: La prescelta
-Umin ista:non lo so
-Atar: padre

Angolo autrice: Ciao a tutti questo è il primo capitolo in anteprima per chiunque abbia letto zauberwasser, ovvero da dove ho tratto il one-shot  (il famoso piccolo dono che avevo citato) ma può leggerlo anche chi non ha letto zauberwasser :) come premessa mi preme dire che non ho nessuna intenzione di offendere Tolkien, nè imitarlo credendomi migliore di lui (ahahaha direi proprio di no, ma è giusto precisare) o cose simili.. anzi, è un lavoro di una piccola ammiratrice nei confronti di un capolavoro! Cercherò di seguire le tempistiche del Professore il più possibile :) ma ci saranno anche dei pezzi di Peter che ha messo nel film
Tornando al racconto, qui si scopre finalmente che cos'è Mychelliaudì :P per la gioia di molti di voi ahah e la reazione che ha vedendo Thorin non centra nulla con il fatto che è colpita dalla sua bellezza o colpo di fulmine :P e tutt'altro. Gandalf la definisce una "luce necessaria" e direi descrive appieno Mychelliaudì :) è una frase importante per il mio racconto in realtà ahah, ma lo capirete meglio più avanti ^_^
L'idea delle fate mi è giunta così, in vari pensieri e mi faceva piacere aggiungere un mondo mio all'immensità di Arda proposta dal Professore.  Un mondo al di fuori, un'altro mondo riprendendo il titolo. Molte cose che troverete di Deolaine sith le ho prese da accurate ricerche e studi, del mondo fatato ad esempio, così come alcuni dati che più avanti metterò di questo regno (perché sì, ne parlerò ancora non preoccupatevi :P) come anche delle fate, mentre altre le ho inventate io. Dico questo per farvi capire che sto prendendo seriamente questo racconto :) e non per gasarmi sia chiaro.
Quello che dice Gandalf sul fatto questo regno sia il custode della casa dei Valar, l'ho preso da appunti su Tolkien :) Ho letto che chiunque ci mettesse piede si addormentava in un sonno incantato (da cui deriva il nome) e ho pensato potesse adattarsi bene a Deolaine sìth per quanto il regno sia fonte di mie ricerche. Essendo che sono le mie creature ad invitare la compagnia, ho pensato anche che il sonno incantato sia nullo in quel momento :) Ovviamente senza offendere o nulla togliere al Professore!
Aggiungo che Tolkien ha detto (in un saggio dove parlava di fiabe) sulle fate che per lui non erano creature piccole, ergo condividendo l'idea le ho create così :)
Un applauso a Lady Angel che aveva dedotto cosa fosse Mychelliaudì in zauberwasser :D  e un particolare saluto a Zury Watson che ringrazio per la sua curiosità e che prego di aver soddisfatto, che le piaccia l'idea anche un saluto a Lily75 anche a te prego di aver "lenito" la curiosità :) 
Un salutone a voi cari lettori ^_^


 

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Capitolo 2
*** Rhwng nos a breuddwydion ***


“Faerie contains many things besides elves and fays, and besides dwarfs, witches, trolls, giants, or dragons: it holds the seas, the sun, the moon, the sky; and the earth, and all things that are in it: tree and bird, water and stone, wine and bread, and ourselves, mortal men, when we are enchanted.”
Tolkien- Tales from the Perilous realm
 
Qui è da parte di Mychelliaudì che parla :) e la canzone penso si adatti, è perfetto come brano direi :D, alla prima parte del racconto, ovvero al banchetto quindi la posto :D https://www.youtube.com/watch?v=V5kzEjOmU9Y
 
 
<< Prego, accomodatevi >> così il saggio aveva incitato tutti noi a sederci nel rispettivo grande tavolo di legno, alquanto pieno di pietanze: da carne a formaggi di vari tipi. E dopo aver detto delle poche frasi di cortesia, poiché il nostro saggio non era un tipo da molte parole, iniziò il banchetto.
Egli si limitava con occhi ghiaccio e guardare: osservando l'animo dei presenti per carpirne le giuste informazioni.
Uno sguardo a me con un cenno del capo bianco dai lunghi capelli lisci, per comunicarmi che erano "a posto" e mi rilassai ancora di più. Mentre sotto il suono di cornamuse, arpe, flauti e violini che alcuni dei nostri fawni imperterriti suonavano, davano un'atmosfera di allegria tutt'intorno. 
Tutti noi del regno di Deolaine sìth indossavamo delle coroncine: le fate di fiori, mentre i fawni di foglie. La mia ad esempio, era abbellita da fiori viola come aubrezia, lillà, lavanda, campanula.. a altri ancora. Molte di noi avevano scelto i fiori e il colore in base al collegamento con il loro essere: il viola era il mio. 
Presi a discorrere quasi subito e squisitamente con Bilbo e Gandalf, ai quali mi ero messa vicina, quel piccolo hobbit suscitava in me curiosità e simpatia. Avevo molto in comune con Bilbo: dalla passione per i fiori, all'amore per la natura e mi piaceva la sua energia pura, un piccolo hobbit che dava importanza alle piccole cose della vita. 
Fili e Kili, che erano di fianco a noi, ogni tanto intervenivano nel discorso sorridendo o dando battutine specialmente il minore, e facendomi già sentire piuttosto ben accetta nella compagnia di Thorin scudodiquercia. A quel pensiero alzai lo sguardo sul re dei nani che era piuttosto silenzioso: egli difatti preferiva guardarsi intorno, osservare l'ambiente piuttosto che parlare. Ogni tanto rispondeva alle domande che mio padre, seduto di fianco a lui, gli poneva ma nulla di più. Capì già qualcosa del suo carattere dal suo atteggiamento, che trovai molto in linea con i nani, eppure in lui c'era qualcosa.. un qualcosa che mi aveva fatto rimanere bloccata per qualche minuto in sua presenza. Riflettei molto su quell'accaduto poiché mi era sconosciuto il motivo di ciò, e vari pensieri mi avvolsero la mente..
" possibile che.." finché uno non vinse su tutti. Rimasi sorpresa e sorseggiai con fretta l'idromele per nascondere la mia reazione, era un qualcosa a cui non pensavo più oramai..
<< Questo è per Mychelliaudì >> finché la voce di un fawni, Vilhilm per la precisione un mio caro amico, mi interruppe da quel pensiero. Io e lui eravamo uniti per il fatto che quando lo conobbi più profondamente, lui era bloccato, aveva un peso che ostruiva il suo essere ed era schivo. Ma nonostante questo io mi ero avvicinata a lui e l'avevo aiutato a scoprire quello che c'era davvero dentro il suo essere: ovvero un grande potere e una grande sensibilità, per quanto Vilhilm la negasse sopra ogni dire. Riuscì a far sì che aprisse il suo cuore e da quel giorno eravamo diventati molto amici e del sincero affetto vi era tra noi.
Un sorriso mi illuminò il volto a sentire che con il suo violino intonava uno dei miei brani preferiti, e mi voltai verso il suo capo riccioluto, incontrando per poco i suoi chiari occhi vispi. Mi fece un cenno con il  capo di prendere parte alle danze, prima di chiudere gli occhi per concentrasi sulla splendida melodia, mentre alcune fate formarono un cerchio tendendosi per mano e danzando. Esse si erano riunite intorno a lui ed a altri fawni che suonavano, chiamandomi per nome per far sì che io ballassi. 
Tirai un sospiro con leggero imbarazzo e notai con mia sorpresa che Fili e Kili si erano già alzati per unirsi alle danze. Risi e mi voltai verso Bilbo, vidi che il brano gli piaceva per come muoveva una mano sul ginocchio a ritmo, e quanto anch'egli fosse tentato di ballarlo. Cosicché mi alzai e porsi una mano verso di lui
<< Messer hobbit vorresti unirti alle danze? >> lo canzonai con un sorriso e vidi le sue guance prendere colore
<< I..io veramente >> lo presi per mano non dandogli tempo di rispondere e trascinandolo con me in quel cerchio. E per quanto l'imbarazzo iniziale lo avvolgesse, poco dopo si fece trascinare dalle danze e delle risa contornarono quella canzone.
 
Mi avvicinai alla mia bianca cavalcatura carezzandole il muso e le sussurrai delle dolci parole in quenya, di dove saremmo andati e del viaggio che ci spettava cosicché potei prepararla
<< Tu forse puoi ingannare tutti ma non me >>
ebbi un forte sussulto a quella voce profonda dietro di me, erano pochi che potevano prendermi alle spalle e lui era uno di questi
<< Gandalf >> esclami voltandomi verso di lui che mi guardava con aria truce
<< Cosa intendi? >> lo stregone di tutta risposta inarcò le sopraciglia ed allora tirai un sospiro, capendo
<< Immagino ti riferisca al mio leggero stupore di quando vidi Thorin scudodiquercia >> e Gandalf annuì appoggiandosi ad un albero, mentre io sospirai nuovamente carezzando il mio cavallo
<< Beh non vi è molto da dire al riguardo, poiché penso si tratti di una sciocchezza. Ti ricordi quando ti parlavo di quel sogno e talvolta visione, che non capivo? Di quell'essere maschile che mi chiamava per nome ma che mai vedevo? Ebbene, Thorin mi ha fatto pensare a lui, la sua voce, gli occhi.. perché gli occhi li rammento, una delle poche cose, almeno credo. Come sai questo sogno e visione mi ha sempre confusa perché non sono riuscita a capirli, e non si sono fatti capire. Poi ad un certo punto ho smesso di vederlo e sognarlo così pian piano ho terminato di pensarci, vedere Thorin evidentemente ha provocato una reazione in me, e inconsciamente l'ho collegato a quel sogno e visione ma senza rendermene conto, tutto qui. Però come ho detto, è probabile che sia una sciocchezza.. io non penso che il destino me lo presenti ora che non vedo più ciò da un bel po' >>
lui rifletté con lo sguardo altrove << Forse sì o forse no >> mi guardò << Ma è destino tu sia qui ora >>
<< Perché qualcuno ha insistito che io ci fossi >> gli sorrisi e Gandalf si staccò dall'albero, fingendo un'espressione di stupore e tossicchiando << Ti ho dato solo una spintarella >> mi rispose ilare per poi darmi un pacca sulla spalla << E tu sei necessaria ricorda >> sussurrò poi prima di allontanarsi, ed io sorrisi raggiungendo poi lui e la compagnia che aspettava.
 
<< Ayaie moina * Mychelliaudì >> mi baciò la fronte il saggio guardandomi con occhi chiari e penetranti, che mi trasmisero sicurezza e potere prima che potessimo partire.
E così iniziò l'avventura per la riconquista di una terra perduta e il legittimo ritorno di un re.
 ______________________
 
Fu strano per me lasciare quella terra conosciuta per inoltrarmi nel mondo in quale dimoravano luoghi conosciuti ma altri no..
Il portale ci riportò a Rhudaur dove era stato aperto, poiché aprirne un'altro avrebbe costato troppa energia. Il fiume Bianco costeggiava i nostri passi sgorgando dolcemente, mentre noi proseguivamo la strada a Nord verso Coldfells.
Un senso di malinconia mi avvolse e sentì come questo si percepisse anche nei miei compagni, tra cui Fili e Kili che dietro di me borbottavano qualcosa. Io non mi voltai per educazione, ma sentivo stavano parlando del mio regno.
Di tanto in tanto guardavo Gandalf e Bilbo che mi cavalcano ai lati in rispettoso silenzio, e lo hobbit più volte mi sorrise per confortarmi, poiché lui sapeva cosa si provava.. ed adorai la sua sensibilità. Improvvisamente e pian piano un canto si alzò nella compagnia, un elogio in Khuzdul a Deolaine sìth; lo capì perché qualche parolina del linguaggio dei nani sapevo visto la mia metà nanica. Cosicché non mi rese difficile capire che quel canto era per il regno fatato.
Ecco alcune parole:

" luogo incantato
di incanto fatato
avvolsi il nostro viaggio con il tuo abbraccio colorato.
Benedicici con la tua luce d'altro mondo fiero
e guida il nostro sentiero
E che il tuo ruscello dia la forza al nostro coltello
che i tuoi strumenti suonino in eterno
e con ardore infiammando il nostro cuore
addio e a presto Deolaine sìth "

 
Thorin che guidava la fila si voltò a mezzo verso quel canto e un piccolo sorriso, che giudicherei di soddisfazione, gli tinse il volto.
lo notai e mi fece piacere che anche lui apprezzasse.
E quel canto commosse il mio cuore a stento trattenni le lacrime, perché sapevo quanto fosse un onore che i nani dedicassero un brano così sentito per un regno che non era il loro. Mi voltai verso Fili e Kili che mi sorridevano soddisfatti e li ringraziai con un sussurro, perché capì loro ne erano la fonte
<< A quanto pare il tuo regno ha conquistato persino questi testoni >> usò un sussurro basso Gandalf che mi guardava con espressione allegra, ed io sorrisi. Poi mi voltai verso Bilbo che aveva un'espressione confusa e capì che il perché stava nel fatto che molte di quelle parole non le aveva capite, così mentre cavalcavamo tranquillamente gli spiegai.
Lui dapprima fece uno sbuffo poi sorrise << E' un grande gesto d'onore da parte loro, sono bravi a esprimersi attraverso suoni e canti >> esclamò spronando goffamente il suo pony
<< Il linguaggio dell'animo, quale metodo migliore potevano usare? >> Bilbo mi guardò un po' stupito poi annuì, mentre notai come Gandalf se la ridesse sotto i baffi << Hai notato signor Baggins che profondità la nostra fata? >> a quelle parole dello stregone mi sentì arrossire e Bilbo gli annuì per poi sorridermi, io ancora più imbarazzata ricambiai quel sorriso e chinai il capo in segno di ringraziamento.
 
* in quenya: saluto cara Mychelliaudì



Angolo autrice: 
Ciao a tutti :) chiedo umilmente scusa per la lunga attesa :/ ma non era previsto continuassi subito dopo il primo capitolo e non trovavo la giusta ispirazione :/ e scriverlo così tanto per scriverlo non mi sembrava proprio il massimo. Lo so forse non sono giustificazioni valide ma è la verità vi chiedo ancora scusa e d'ora in poi sarò più regolare a mettere i capitoli :)
Detto questo passiamo al capitolo: qui si vede il perché Mychelliaudì rimane "colpita" nel vedere Thorin che come avevo accennato all'altro capitolo, non è perché lo trova bello (anche se lo è ) e non è un colpo di fulmine :P ma bensì qualcosa di più "spirituale" un legame più dell'anima insomma, se è così magari si sbaglia chissà :P forse sì o forse no :P (citando Gandanf) approfondirò l'argomento più avanti comunque ditemi se è chiaro :) altrimenti sono qui per qualsiasi dubbio o domanda.
Ho pensato di scriverlo in prima persona perchè mi pareva carino unire la terza persona e la prima :D oltretutto mi trovo bene a scrivere da parte di Mychelliaudì in prima persona :)
Riguardo al rapporto con Bilbo non dovevano essere così in sintonia da subito :P ma poi è successo sarà il fatto che adoro quel piccolo hobbit e che veramente vedo che ha delle connessioni con lei, ma tant'è che hanno un forte legame. La mia idea iniziale era che Mychelliaudì si legasse molto con Kili (cosa che accade) ma con Bilbo è qualcosa di immediato :)
Il brano è di mia invenzione visto Tolkien comunicava spesso con le canzoni, così ho voluto provare anche io ovviamente in minima parte rispetto a quello che faceva lui :P ma desideravo dare un tributo da parte dei nani al Deolaine sìth :)
Grazie a chiunque legga e recensisca, ancora perdonate l'attesa un abbraccione a voi :)
Un saluto a Carmen che ha aspettato con pazienza il capitolo :D ed a Lady angel che mi ha anche spronato :)

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Capitolo 3
*** He see fire inside him ***


Passarono alcuni giorni e il viaggio proseguì tranquillo senza particolari pericoli di attacchi da qualche orco, o ansie dovute a maltempi improvvisi. Il sole era dalla loro parte in quei giorni, e dunque l'umore della compagnia era ottimo. Fra questi spuntava quello della fata che in pochi giorni si era ambientata piuttosto bene, aveva conquistato molti di loro e alcuni con passioni simili: ad esempio Bofur con la musica, li si udiva a volte canticchiare assieme, o Bombur in questioni di cucina. Poi vi era Bilbo che nemmeno  a dirlo, era quello con cui la fata aveva più legato in assoluto. Quei due trascorrevano a volte le notte quando non riuscivano a dormire, a parlottare o ridacchiare su qualche aneddoto. 
Molti dei nani la rispettavano e scherzavano insieme a lei e spesso si riunivano intorno al fuoco con la stessa, cosa che prima facevano meno, come se lei li avesse uniti ancora di più. Tra cui i nipoti di Thorin che non erano da meno ad essere affascinati da lei: Fili e Kili infatti  avevano avuto sin da subito, una certa simpatia per Mychelliaudì e questo era cresciuto legandogli poi tutti in amicizia. Il minore dei fratelli però era quello con cui lei scherzava di più, li si sentiva ridere spesso assieme, o giocare a rincorrersi nell'accampamento. 
E Kili una sera raggiungendo Thorin che era lì assorto nei suoi pensieri, non aveva fatto altro che lodarla, accentuando la sua intelligenza e la cultura che aveva dei nani, a quante leggende conoscesse..
Ad altri occhi poteva sembrare che egli si fosse preso una cotta per la fanciulla che pareva aver affascinato tutta la compagnia, ma vi era da dire che Kili era così di carattere. Amichevole ed espansivo, tutto il contrario dello zio, che difatti non si sforzò di capirlo più di tanto, poiché aveva altre cose più importanti a cui pensare.
In ogni caso gli unici "immuni" a lei sembravano lui e Dwalin: questi due nani talvolta si scambiavano uno sguardo, trasmettendosi la reciproca diffidenza verso quella fata ancora poco conosciuta. E non che Thorin non fosse curioso di conoscere una fata, o mezza nel caso Mychelliaudì ma la tipica diffidenza che forgiava il carattere dei nani lo bloccava. Preferiva osservarla da lontano e vederla ridere assieme alla sua compagnia. O guardarla ascoltare con attenzione leggende sul conto della resistenza del popolo di Durin e delle imprese di Thorin, narrate dalla voce ammirata di Balin. 
La studiava cercando di capirla, cogliendo sfumature del suo carattere attraverso i profondi occhi nocciola della ragazza, o tra le onde dei suoi capelli castani.
Poi vi è da dire che lui non era di certo un tipo loquace, e se non si era avvicinato più di tanto nemmeno al signor Baggins, che era nella compagnia da più tempo, figurarsi a una fanciulla che era giunta da così poco. Oltretutto nemmeno Mychelliaudì sembrava collaborare alla cosa, visto che l'unico con cui poco parlava e guardava era proprio Thorin. Vi era sempre un pizzico di rispetto da parte di lei, quando si scambiavano qualche parola sulla missione ma anche una specie di blocco, che Thorin non capiva. Ecco perché preferiva osservarla e capire se poteva fidarsi di lei appieno e se poteva essere considerata parte della compagnia ( cosa che con il piccolo hobbit ancora non aveva accettato del tutto ).
Dunque proseguirono quel viaggio dove Thorin si chiedeva cosa lei ci facesse davvero lì e quale fosse la ricompensa che desiderava, visto che non erano né l'oro né gemme..anzi. Aveva rifiutato da subito quando firmò il contratto, sottolineando che non voleva nulla in cambio, cosicché lui si chiedeva che cosa ella ci facesse davvero lì.
__________

La sera giunse in fretta e il sole si nascose dietro Hithaeglir , comunemente dette le Montagne nebbiose, che avevano dinnanzi a loro quando si fermarono. Erano a pochi passi da Coldfells che avevano raggiunto in quei giorni. 
Gloin accese il solito fuocherello, mentre Bombur preparò l'indispensabile per la cena. Altri nani si erano già riuniti attorno al fuoco impazienti del cibo tra cui Mychelliaudì, che però era entusiasta nel parlare con Fili e Kili. Gandalf di tanto in tanto guardava la compagnia con un mezzo sorriso per poi tornare a osservare l'orizzonte, fumando la sua pipa e meditando. Thorin era a pochi metri da lui, appoggiato a una pietra e intento a osservare il cielo farsi blu sopra le loro teste. E sentiva il baccano che la sua compagnia faceva ma non era fastidioso, piuttosto era come un rumore di vita al quale oramai era ben abituato, un bel sottofondo per i suoi pensieri.
<< Avanti Mychelliaudì vogliamo sentirti!>> quand'ecco che la voce dal tono più alto di Bofur, lo distrasse, e fece sì che si voltasse verso la fata. Dall'atteggiamento che aveva, negando in ogni modo quel tentativo del nano, parve imbarazzata e voleva evitare di fare ciò che gli era stato chiesto. Poi però iniziarono Kili, Fili, Ori e persino Bilbo a incitarla, così Mychelliaudì con uno sbuffo e un sorriso si mise dinnanzi al fuoco, in piedi.
La luce gialla e rossa delle fiamme la illuminarono mentre iniziò a cantare con voce soave:

Watch the flames climb higher into the night 
Calling out father, oh, stand by and we will 
Watch the flames burn on and on 
The mountain side ..


( Guarda le fiamme salire più in alto nella notte 
Chiamando nostro padre, resta in attesa e 
Guarderemo le fiamme bruciare ancora e ancora )
 
Le parole iniziali scatenarono un qualcosa in Thorin dandogli una sensazione di malinconia e tristezza, presenti anche nel brano. Un dubbio lo pizzicò ma esso era intriso nella nebbia, e non riuscì a capire che cosa fosse finché.. delle parole aggiuntive non gli suonarono anche troppo familiari.

I see fire 
Inside the mountains 
I see fire 
Burning the trees 
And I see fire 
Hollowing souls 
And I see fire 
Blood in the breeze

 

( Ora vedo il fuoco 
Dentro le montagne 
Vedo il fuoco 
Bruciare gli alberi 
E vedo il fuoco 
Svuotare le anime 
E vedo il fuoco 
Sanguinare nel vento )

E Quello che prima era un anonimo fuoco e una montagna appartenenti a leggende lontane, prese forma, a qualcosa che il re dei nani conosceva molto bene. ualcosa che aveva passato 
" Erebor.. "
e allora capì e della rabbia lo avvolse, così ruvida e pungente che gli toccò lo stomaco. Ne fu così avvolto che per poco non fu tentato di interrompere il canto di Mychelliaudì, per prenderla da parte.
" come può permettersi? Come può cantare di cose di cui ha solo letto, e non ha sentito.. non ha visto? " questo si chiese, poiché di solito erano brani composti da chi aveva passato le fiamme e la distruzione di quel giorno.. o dagli eredi, chi comunque aveva vissuto a Erebor.
 " E lei chi è? "
Per quanto metà nanica, a Thorin non risultava avesse vissuto lì, dunque quel brano toccante per un giorno nella quale lei non era presente lo infastidirono.
Il  suo sguardo si scurì sempre più, finché non si alzò in piedi. Incontrò gli occhi di Dwalin che era teso quanto lui, e il re dei nani ebbe la spinta necessaria per avvicinarsi a lei. Il canto era concluso, sotto l'emozione celata dagli applausi dei nani( coloro che non aveva vissuto la battaglia oltretutto, ecco perché la prendevano così) Thorin intanto, a grandi passi si avvicinò alla fata.
Mychelliaudì era circondata da Bofur e dai suoi complimenti, quando strinse una mano sulla sua spalla
<< Vieni, devo parlarti. Adesso >> la fata rimase un po' stupita da quella reazione, ma lo seguì comunque in una zona più isolata da dove si erano accampati. 
Furono quasi in mezzo al bosco di Rhudaur che costeggiava il luogo dove erano, poiché si fermarono al limitare di questo.
Thorin la guardò mentr'ella parve smarrita e si strinse nelle spalle, sentì che era a disagio ma dovette parlare!
<< Quel brano è di tua creazione immagino >>
Mychelliaudì annuì, ed è questo a fermentare la rabbia di Thorin che reagì e non si placò più
<< Tu, come osi, come puoi scrivere una canzone ispirandoti a voci riportare o a libri letti? >> la ragazza crucciò le sopracciglia 
<< Io non capisco >>
<< Oh davvero? >> gli si avvicinò con uno sguardo severo
<< Davvero non hai idea di quello che hai fatto? >> lo sussurrò a denti stretti mentre la fata parve più confusa di prima
<< Dove vuoi arrivare Thorin? >>
<< Io non ricordo che tu fossi presente all'arrivo del drago, dunque tu non sai.. come puoi metterti nei panni di chi c'era? Come puoi fare questo? >> Mychelliaudì accennò un sorriso ma non divertito piuttosto arrabbiato, scosse il capoa non rispose. Questo non fece che  spingere ulteriormente l'ira di Thorin ad aumentare.
" Mi stai prendendo in giro? " si chiese mentre quasi guidata da una forza autonoma, la sua mano afferrò il braccio della ragazza, che sussultò in risposta.
In quell'istante erano molto vicini, condividevano lo stesso respiro e lo sguardo della fata fu perfettamente leggibile per il re dei nani: duro e scuro, quando incontrò i suoi occhi
<< Lasciami il braccio >> sussurrò lei in tono basso
<< Tu rispondimi >> allentò comunque la presa Thorin, e Mychelliaudì sospirò
<< Io non ti dovrei nemmeno rispondere, Thorin, perché tutta questa rabbia è ingiustificata. Io ho composto una canzone in onore di quello che avete passato..>>
<< Ma tu non c'eri! >> la interruppe lui, con tono alto << tu non hai visto le fiamme come torce di luce, il dolore bruciare.. qui si parla del mio popolo Mychelliaudì e tu non l'hai onorato. Comporre un brano così alla leggera senza passare il disastro non è un onore perché tu non sai, tu non eri lì >>
Abbassò lo sguardo lasciandole il braccio, e tirò un grosso sospiro.
Qui si accorse che tremava: di rabbia di ricordi, che lo soffocarono come della cenere in gola, togliendogli quasi il respiro. Nel frattempo  sentì che lei lo stava fissando, c'era tensione e forse qualcos'altro ma nessuno dei due l'avvertì, perché entrambi troppo arrabbiati: chi ne era accecato e chi ne era incredulo.
<< Di cosa stiamo parlando esattamente? >> e lei si avvicinò ancora di più, mentre il loro sguardi si incontrano
<< Tu sei arrabbiato per i ricordi che il brano ti ha portato, e mi dispiace di questo, ma non è un brano scritto alla leggera. E' vero che non c'ero ma posso sentire il dolore non credi? E non per questo devi reagire così. Tu sei annebbiato e non vedi che.. >>
<< smettila di analizzarmi! >> scattò lui fissandola con un certo ardore a braccia conserte, in pieno tono di difesa. E lei sbuffò, alzando le mani e allontanandosi
<< E tu smettila di giudicare senza conoscere. C'è un motivo in quel brano, un motivo che ti è oscurato dalla nebbia e dalla rabbia che ti attanaglia. E io non ho intenzione di discutere ancora >>

Mychelliaudì fece per allontanarsi ma lui la fermò di nuovo per un braccio
<< Guarda che non abbiamo ancora finito >> e qui vide un cambiamento negli occhi di lei, un bagliore di rabbia che avvolse le sue pupille dilatate.
La tensione si fece ancora più forte quasi fredda, che scorreva in adrenalina, difatti lei diede uno strattone forte, liberandosi dalla sua presa.

<< Invece sì! Per Durin Thorin sei così ottuso, come puoi non vedere? Perché credi che io abbia accettato la missione? Erebor significa molto per me e conosco la sala delle armi e delle gemme.. io ho dei trascorsi con Erebor. Conosco le grandi sale rivestite d'oro, la vasta sala dei re dalle grandi statue di Tror e la sala degli antichi dove sono racchiuse le armi del passato. Conosco i balconi che si affacciavano su Dale e l'odore di allegria e felicità che da lì veniva e so il dolore che poi tutto ha avvolto. Io.. >> delle lacrime pizzicarono gli occhi della fata, che con un sussurro velato disse ciò. Poi si stoppò mordendosi le labbra mentre i suoi occhi si fecero lucidi, e Thorin rimase lì basito e non ribatté, mentre lei corse via.
Rimase lì sotto l'aria fresca della sera mentre la confusione lo prese..
" Lei conosce davvero Erebor poiché solo chi ha visitato e approfonditamente, la dimora sotto la montagna, conosce la sala delle gemme e altre da lei citate " pensò.
Lui si era chiesto perché Mychelliaudì avesse accettato la missione, e pensava centrasse la sua metà nanica ma c'era più di questo a quanto pare, qualcosa che Gandalf non gli aveva detto.
Chi era davvero? E qual'era la sua vera connessione con la Montagna Solitaria ? Che sua madre fosse di Erebor o di Moria? E in tal caso chi era? Tirò un sospiro, Thorin, aveva così tante domande. Quesiti alla quale non poté rispondere, poiché ha offeso l'unica alla quale chiedere.
Dunque il loro primo dialogo si è concluso in una litigata.. tutto perché lui era stato troppo accecato dalla rabbia e dall'orgoglio di proteggere, chissà che cosa poi. Il suo popolo o lui stesso? Oppure non voleva ricordare fuoco e fiamme che pensava prima di dormire, e che lo tenevano ancora sveglio?

Thorin non lo seppe capire, e in quel momento reagì all'infuori di se, prendendosela forse troppo, per poi rimanere con più domande e più confusione di prima.
Lui aveva preso quel brano come una mancanza di rispetto: ma quello irrispettoso era stato proprio egli stesso.

Angolo autrice: 
Ciao a tutti :) eccomi giunta ad un'altro capitolo, avrei intenzione di pubblicare una volta al mese ma se per voi sarebbe meglio due volte al mese, fatemelo sapere e magari troverò il modo ^_^
Qui è Thorin a parlare e il punt, la sua reaizone, è un po' complicato :P ecco perchè lo spiego infondo per chi non lo avesse capito :) E' una litigata un po' particolare, ammetto :P però l'ho pensato così e l'ho messo :)
Riguardo a Kili ho lasciato libera interpretazione, decidete voi se ha o meno una cotta per la fata :D Penso che nel prossimo capitolo ci sarà un po' d'azione comunque ^_^ oltre il fatto di Thorin e Mychelliaudì :D che sono i miei protagonisti ( insieme a Bilbo )
Il brano è I see fire di Ed Sheeran che penso si adatti bene alla situazione ^_^ così l'ho scelto come brano da lei composto ed anche come titolo, un po' modificato :)
Ringrazio moltissimo chi sta leggendo e a letto i miei capitoli è davvero bellissimo! E grazie a chi recensirà e ha recensito :) Un salutone :D 
ecco la spiegazione di Thorin: allora ho calcolato il fatto che i nani siano protettivi con quello che hanno passato, che ne siano quasi "custodi dei loro segreti" citando le parole di lui. Quindi reputa che il brano scritto da Mychelliaudì sia una cosa alla leggera, una mancanza quasi di rispetto per chi ha passato tutto ciò e per il fatto che lei non era presente e dunque non può sapere essendo che lei nemmeno ha vissuto a Erebor e questa è una cosa dei nani per così direi, e per quanto metà nana lei non ha vissuto lì per l'appunto.  Pensa che al di fuori sia facile scrivere un brano poiché tanto non si ha passato la distruzione e le fiamme. Per quanto lei voglia rendere onore, Thorin la prende come disonore, oltretutto scatena reazioni in lui e ricordi, che gli fanno male quindi si autodifende per non farsi colpire ulteriormente per far tacere i ricordi :) E' un po' una reazione strana :P ma ho pensato anche al fatto che quando non si vuole sentire parlare di una cosa si ha una possibile, per quanto non unica, reazione di aggressività, per reprimere chi ne sta parlando o non volere avere a che fare con quell'argomento.  Ecco tutto  :)

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Capitolo 4
*** Balance between two blades ***


L'aria era diversa durante quella cavalcata e le Montagne Nebbiose fronteggiavano davanti a loro con immense barriere bianche. La compagnia marciava in silenzio poiché ben sentiva che quella zona era pericolosa: oltretutto dovevano trovare persino il sentiero giusto. Così solo il rumore del vento era udibile, e l'intero gruppo sembrava avvertire la tensione tra Thorin e Mychelliaudì, che dopo la litigata e l’incomprensione non si erano più parlati, visto che anche lo sguardo della fata nei riguardi del Re era mutato.
Gandalf l'aveva definita una luce, ed era come se il faro che ella rappresentava si fosse spento: nessuno presente nella compagnia poteva più vederlo. Per quanto con gli altri componenti fosse la stessa di sempre, si percepiva un certo turbamento in lei, e anche Thorin lo sentiva.
Bastava che i loro occhi si incontrassero, per far sì che il gelo dell'imbarazzo lo avvolgesse, anche se in modo molto contenuto nelle sue pupille. Non era ancora riuscito a parlare, e nemmeno ne aveva avuto la voglia, in verità, perché non era di certo portato per questo genere di cose. L'orgoglio lo bloccava, e di certo lei non lo incoraggiava a liberarsi di quella sensazioni di imbarazzo o di disagio che provava nello scusarsi.
L’atteggiamento di Michelliaudì inoltre, gli insinuò anche dei dubbi su alcune circostanze. Da quando avevano discusso, ogni tanto gli capitavano piccoli fastidi, come la sua spada che spariva inspiegabilmente; oppure come il suo cavallo che addirittura si trovava qualche miglio più distante. Insomma piccoli disagi di questo tipo.
E se in quel frangente, mentre brontolava lamentandosi di quelle disfatte, incontrava il suo sguardo, Thorin poteva quasi leggerci un trionfo in esso, come se lei c’entrasse qualcosa. Ma forse erano soltanto sue fantasie.
«Fermiamoci qui.» Thorin tuonò quest'ordine quando giunsero a Coldfells, e presto l'accampamento fu pronto. Per quanto fossero silenziosi, poteva percepire i sospiri e l’impazienza dei nani nel volersi cibare; e persino di Bilbo, che però era l'unico ad aver brontolato qualche parola. Così esaudì il loro desiderio e poco dopo molti di loro si radunarono intorno a fuoco, tra cui Bofur che, dopo uno scherzo antipatico dei suoi contro il fratello Bombur, si mise a cantare, coinvolgendo Ori, Nori, Bilbo, Fili e Kili.
Thorin come spesso accadeva, se ne stava isolato per conto suo a riflettere sul da farsi, e su come volesse evitare il regno degli Elfi che poco distava da lì. A tal proposito, aveva già discusso con Gandalf, che gli aveva proposto di recarvisi per avere dei consigli. Il Re dei Nani neanche a dirlo, aveva rifiutato caldamente ed avevano non di meno discusso.
Egli si scosse tirando una boccata dalla sua pipa, e fu allora che alla luce della luna, vide Mychelliaudì allenarsi con le sue spade, qualcosa che faceva spesso la sera, e ultimamente ancor di più.
Danzava con quelle lame mortali con maestria e grazia, il volto concentrato ma un'aura piuttosto calma, e forse fu quella che diede un'idea al nano, nonché la spinta per risolvere almeno la situazione con lei.
Spense la pipa, prese la sua spada e si avvicinò.
«Vuoi allenarti con me?» la interruppe con tono sicuro ma gentile per quanto gli fosse possibile. Lei si fermò rivolgendogli appena uno sguardo ma annuì, procurandogli così una certa contentezza nel petto.
Si posizionarono l'uno di fronte all'altra, e lui notò come fosse diversa dal solito. Il suo lato nanico era in risalto, tant'è che persino il riflesso viola che abitualmente regnava nei suoi occhi, era di molto attenuato dando spazio al colore scuro delle sue iridi accese d'orgoglio.
Aveva dinnanzi una nana in tutto e per tutto.
Thorin le fece un cenno e il combattimento iniziò, il fragore delle lame regnava e i loro respiri si fecero più pesanti ma non stanchi, in quanto abituati ad allenamenti del genere. Dopo vari colpi, con il quale lei lo attaccò con un certo impeto, l'aura di imbarazzo che avvolgeva il Re dei Nani si attenuò e così riuscì a parlare.
«Mi scuso per quello che ti dissi sul brano da te composto, ho esagerato.»
Negli occhi della fata si attenuò la freddezza, ma non rispose nulla né mostrò segni di perdono.
È ostinata.
Per quanto lo pensò più con una punta di ammirazione che di rammarico, conosceva bene quel lato dei nani, nonché anche suo, e sapeva come fare per farsi perdonare: l'idea del combattimento pareva azzeccata.
Nelle sue mosse, se ne riconoscevano molte naniche, tra le quali varie erano di Dwalin, con cui maggiormente si era allenata e aveva combattuto; e infatti era simile il loro modo di muoversi e attaccare, cosa nel quale Mychelliaudì era molto brava. In questo loro piccolo allenamento però nessuno dei due riusciva ad avere la meglio, proprio per le buone abilità di entrambi, che erano più o meno allo stesso livello.
Nel frattempo si era creata una certa intimità durante quel combattimento. Sguardi o movimenti di un’arte per la quale entrambi erano portati , fecero sì che piano piano l'aura di disagio tra loro svanisse, lasciando il posto a un'altra atmosfera...qualcosa che Thorin non riusciva a spiegare, ma solo a osservare e sentire, e tale emozione si rispecchiava in lei.
I capelli mossi di quest'ultima che ondeggiavano, gli occhi accesi, le guance arrossate e il labbro inferiore che ogni tanto si mordeva per frustrazione di non riuscire a batterlo, o nel pensare a quale mossa da attuare o schivare.
Era...affascinante, fu l'unica parola che pensò adatta a spiegare tutto ciò. Era troppo concentrato sull'allenamento per perdersi in ragionamenti del genere, anche perché, per quanto la fata fosse brava, notò una falla nella sua difesa. Aveva una determinata mossa per parare che sì bloccava di colpo, ma che la rendeva vulnerabile in alcune zone. Thorin per un po' non le colpì, ma poi alla fine lo dovette fare, anche se con la parte piatta della lama e delicatamente, per non farle male.
Lei lo guardò e sussultò, ma non c'era risentimento nei suoi occhi, e l'aura viola era un poco più accentuata nelle sue iridi. Lui poté giurare di vedere un mezzo sorriso sulle sua labbra, breve ma spontaneo: forse era contenta che la trattasse come sua pari.
L'aveva infatti colpita per questo, donna o meno. La cortesia era sì necessaria e ne era abituato, anche per il fatto che le nane erano guerriere come gli uomini, a volte più temibili di quest'ultimi. Sua sorella Dìs era essa stessa una guerriera formidabile, anche se fu esclusa dalla missione per il semplice fatto che qualcuno doveva aiutare i nani rimasti nelle Montagne Azzurre in assenza di Thorin. Dunque trattare le donne nane alla pari dei maschi, era normale per lui.
«Sei brava nell'attacco ma hai una falla nella difesa, proprio qui.» le diede un leggero colpetto nuovamente sul fianco e lei lo guardò con le sopracciglia alzate, incitandolo a continuare, passandogli anche una delle sue spade che lui riconobbe subito di fabbricazione nanica.
«Quando tu pari, tendi a portare l'arma del tuo nemico al centro o in basso, ma così facendo esponi zone vulnerabili e dai modo all'avversario di colpirti. Ma osserva così.»
La incitò ad attaccarlo e lei lo fece, bloccando il suo attacco e mostrandole la mossa.
«Se porti l'arma del tuo nemico in alto, blocchi suoi eventuali tentavi di contrattaccare.»
«Per Durin!» esclamò stupita e con gli occhi accesi di chi voleva imparare, mentre Thorin ebbe un'altra piccola vittoria, poiché riuscì a far uscire un qualche suono dalle labbra di lei dopo tutti quei giorni di silenzio.
Le ridiede la spada e subito provarono quella mossa che, dopo un tentativo fallito, le riuscì. Inaspettatamente però accadde dell'altro; forse perché Thorin aveva abbassato la difesa, o forse perché lei ci mise più impeto del previsto, lo colpì involontariamente ferendolo.
L'orgoglio del nano fu risentito, ma non poté evitare una smorfia quando vide il taglio sul suo braccio. La fata sgranò gli occhi e lasciò cadere le spade a terra portandosi entrambe le mani alla bocca.
«Per gli Dei, mi dispiace Thorin.» e si catapultò da lui con espressione grave sul volto.
«Non è niente.» rispose prontamente il Re dei Nani, troppo ferito nell'orgoglio per fare altrimenti, tanto più che era vero visto che si trattava di un piccolo taglio.
«Fammi vedere, ti prego.» il tono supplichevole di lei, nonché lo sguardo abbinato, lo fecero cedere, e con un sospiro le porse il braccio che la fata studiò per qualche istante.
«Mi dispiace davvero.»
«Basta! Davvero, non è nulla.» lui la interruppe ma lei ostinata continuò con il pentimento. Per quanto non disse più nulla, sul suo viso vi era disegnata la più grande delle colpe.
«Siediti, devo rimediare assolutamente e so come fare.»
Thorin la guardò stupito, non era di certo abituato ad obbedire agli ordini, ma nel suo volto c'era determinazione e sapeva che non si sarebbe arresa; tanto valeva darle retta, ignorando la vergogna di essersi fatto colpire come uno stolto.
Mychelliaudì corse come un lampo verso il suo zaino, ma non estrasse bende o altri tipo di erbe che il re dei nani si aspettava di vedere, bensì una boccetta dal colore rossastro, piccolina e brillante sotto la luna, probabilmente un rimedio della sua terra.
Si sedette di fronte a lui e prese il suo braccio destro, dicendo qualche parola incomprensibile all'orecchio del nano. Presto una luce fatua illuminò il luogo, oltre alla benevola Madre Luna, e gli occhi di lei si accesero di nuovo del riflesso viola a cui lui era abituato.
Thorin osservò quel fuocherello bianco, sbattendo le palpebre per un istante non essendo abituato a veder certe magie, ma non più di tanto stupito visto la creatura che aveva di fronte. Poi il suo sguardo fu di nuovo richiamato sulla fata, perché con tocco delicato aveva preso a spalmargli l'unguento sulla ferita; era freddo, ma la sua mano era così delicata che dei brividi percorsero il suo corpo. Inspirò profondamente cercando di trattenere quella reazione, imbarazzato com’era da certe sensazioni. Osservò Mychelliaudì ed anche lei sembrava a disagio, visto che il suo sguardo passava dal suo braccio al terreno dietro di lui.
La fata si schiarì la gola.
«Comunque se può farti piacere ti ho perdonato, anche se da poco, per il tuo comportamento riguardo il mio brano.»
Usò un tono ironico, ma era sincera sul perdono poiché mentre lo disse lo guardò negli occhi con convinzione, per poi puntare di nuovo lo sguardo sul taglietto.
«Dunque questo graffietto è stata la mia ultima punizione, immagino.»
Non aveva intenzione d'essere ironico o per lo meno, non si aspettava che Mychelliaudì scoppiasse a ridere, ma così fece.
La sua risata fu cristallina e limpida: il suono soave e piacevole che ti aspetteresti da una creatura magica. Il volto della fata si illuminò e irradiò la classica luce che lo caratterizzava, facendo svanire tutto il disagio, e ogni ombra del litigio fu cancellata in quell'istante nel riso e nella bellezza di lei.
Perché Thorin lo pensava veramente che fosse ancora più bella quando rideva.
Scacciò immediatamente quel pensiero, perché non aveva tempo per certe fantasticherie. Aveva una missione in ballo e abbassò lo sguardo sulla ferita che aveva smesso per lo meno di sanguinare, avendo la pozione già prodotto il suo effetto.
«Voglio che tu sappia che capisco e rispetto il tuo dolore Thorin. Non era mia intenzione offenderti con quel brano, e quindi dispiace anche a me se il suddetto ti ha provocato questo.»
Lei esclamò ciò con rispetto, togliendo poi la mano dal suo braccio e con un gesto, spegnendo il fuoco fatuo. Thorin fu quasi dispiaciuto di perdere quel contatto, ma era grato delle parole di lei, e la ringraziò con un cenno del capo.
Il suo sguardo successivamente ricadde sulle spade a pochi centimetri da loro, notando in particolare quella nanica che per poco aveva tenuto in pugno, e preso dalla curiosità di sapere chi fosse davvero, afferrò quell'arma. Osservò attentamente la lavorazione e un calore si accese nel suo petto nel riconoscerne e confermarne la provenienza.
«Erebor.» sussurrò come fosse un nome sacro, un segreto che pochi dovevano sentire.
«Ed acqua c'è scritto in Cirth, qui.» indicò poi le rune del suo popolo incise sull'elsa scura della spada brillanti di luce d'argento, e con un piccolo sorriso le osservò per qualche secondo, per poi guardare la fata che sorrise appena.
«In effetti, la forgiò mia madre.»
Thorin la guardò con attenzione.
«Ha visitato spesso il regno?» chiese poggiando la spada di fianco all'altra, che era di tutt'altra fabbricazione visto che era elfica.
«Qualche volta...»
Era curioso che lei continuasse, ma non gli sfuggì la malinconia che prese il tono della sua voce, così lasciò cadere l'argomento, indirizzando il discorso su qualcos'altro. Non era pratico nelle conversazioni, ma sapeva essere diplomatico se la situazione lo richiedeva.
«Vedo che anche l'altra spada ha delle incisioni...elfiche suppongo.»
«È stata forgiata dai primi alti elfi secoli fa, ma l'incisione l'ho fatta io, aria.»
La sua espressione cambiò, e Thorin fu lieto di vedere il suo volto rilassarsi nuovamente.
«I tuoi due elementi immagino.»
«Esattamente e quali sono i tuoi, mio Re?»
Thorin rimase per un attimo bloccato da quell'appellativo che lo gonfiò di orgoglio; per quanto provò anche dell'imbarazzo, perché era la prima volta che lo chiamava così e con tanto rispetto nella voce. Un rispetto che gli aveva sempre mostrato, ma mai così profondamente.
«Tu saprai molto bene dato le tue origini, che noi nani siamo legati alla terra dove siamo stati creati da Mahal e abbiamo grande affinità con la pietra. Penso dunque che il mio sia terra, ma possiamo averne anche noi creature non magiche, dunque?»
Lei gli sorrise.
«Sì eccome, tutti li hanno ma molti preferiscono dimenticare, che rimembrare e conoscere. Vedo che conosci gli elementi, ma credo tu abbia dell'altro dentro di te.»
Lui la osservò con maggiore curiosità, e sentì distintamente un'energia crescere tra di loro, mentre lei continuava a parlare.
«Gli elementi si basano sulle nostre sensazioni, su come ci sentiamo legati ad essi. Quindi se tu ti senti legato alla terra, può essere che tu ne faccia parte, per quanto io veda anche un altro elemento in te. Ad esempio, io ti sento molto affine con il fuoco.»
«Come fai a dirlo, a capirlo?»
«Lo sto ipotizzando, da quello che vedo in te. La tua forza, il fatto che dopo le tragedie che tu e il tuo popolo avete passato, ti sei alzato e hai divampato fiamme e grinta, per dare salvezza alla tua razza.»
«Era mio dovere farlo.» la interruppe un po' a disagio. Gli sembrava quasi che lo stesse elogiando troppo per dei fatti piuttosto comuni; ma d’altro canto era piuttosto lusingato da quei complimenti, senz'altro sinceri visto da chi provenivano.
 Mychelliaudì continuò, imperterrita.
«E’ vero, ma non tutti avrebbe seguito questo dovere, credimi.»
Per qualche minuto ci fu del silenzio intorno a loro. Ma fu un silenzio gradevole, composto di pace e tranquillità, tanto che Thorin pensò che era da diverso tempo che non si sentiva attratto da un argomento così intensamente. E anche se si trattava di una materia della quale poco sapeva rispetto alla fata, lui non lo percepiva come un blocco , ma piuttosto come un motivo di unione fra  chi conosceva, e chi voleva imparare.
Si rese conto il Re dei Nani di essersi distratto persino dai suoi cupi e continui pensieri; e capì il primo motivo del perché Gandalf l'avesse definita "una luce necessaria", poiché dopo questo primo e vero dialogo con Mychelliaudì, lui si sentiva molto bene.
 
«Arriva qualcosa!» improvvisamente la voce di Bilbo interruppe l'atmosfera e tutti saltarono sull'attenti pronti e vigili, compresi Thorin e Mychelliaudì. Gandalf che si trovava più vicino alla fonte di ciò che stava arrivando, rimase concentrato, immobile ed in silenzio, attendendo qualsiasi cosa sarebbe spuntata da lì. Quand'ecco che un buffo ometto dal cappello storto, e dall'aria totalmente innocua apparve dinnanzi allo stregone.
«È Radagast il bruno.» si limitò a commentare Gandalf, rilassandosi e facendo sì che la compagnia si rilassasse a sua volta.
Si isolò quasi subito con l'altro e parlarono a tono basso, come se nascondessero un segreto. Thorin, osservandoli a distanza, si domandava quale fosse.
Quand'ecco che un nuovo rumore attirò la sua attenzione, e di nuovo Thorin fu vigile. La fata di fianco a lui lo imitò e poco dopo, prima che potessero avvertire il resto della compagnia, un mannaro ricognitore in tutta la sua grintosa cattiveria spuntò da sopra una collina.
Thorin ebbe i riflessi più rapidi e lo colpì prontamente. Poco dopo però ne spuntarono altri due, anche se erano piuttosto distanti. Allora egli urlò a Kili di usare l'arco, cosa che l'arciere dai capelli neri fece subito, atterrando l'ennesimo mannaro, mentre all'altro ci penso Dwalin vicino a lui, che lo colpì con la sua ascia.
Tutto quel trambusto interruppe il dialogo tra i due stregoni e Gandalf si avvicinò piuttosto irato, chiedendo con insistenza a Thorin se avesse parlato a qualcuno della missione, finché il Re dei Nani rispose esasperato.
«No, lo giuro! Per Durin, che succede?» la preoccupazione dilagò da lui a tutta la compagnia.
«Dobbiamo fuggire.» suggerì Bofur, ma Ori lo interruppe con tono agitato.
«Non possiamo, i pony sono scappati!!»
Quella frase raggelò il sangue di ogni membro della compagnia, e il silenzio fu tale che Thorin udì Mychelliaudì pronunciare qualcosa al suo fianco, tanto che si voltò per guardarla, trovandola ad occhi chiusi mentre sussurrava qualcosa.
Poco dopo, lui e tutta la compagnia si sentirono avvolti da più tranquillità...come se uno scudo protettivo li avesse avvolti. I mannari ricognitori però stavano giungendo a dismisura e i loro ululati erano sempre più vicini. Il pericolo era imminente e dovevano trovare una soluzione, al più presto.
Radagast nel suo cappello buffo spuntò in mezzo ai loro dubbi e disse.
«Li depisterò io.»

Angolo autrice: 
Ciao ^_^
Piccolo appunto su Mychelliaudì, lessi spesso che le fate sono creature permalose e vendicative, ecco perché ho messo quei piccoli dispetti si Thorin XD e anche la sua testardaggine nel perdonarlo, visto che è mezza nana.
Comunque ho deciso di pubblicare ancora sto racconto per Tolkien, e per Miché e Thorin e anche per me stessa visto è uno dei racconti al quale sono più attaccata e ovviamente anche per chi mi ha supportata.
Uno dei punti fondamentali al fatto che lo sto pubblicando ancora, va a chi me l'ha chiesto ed è un lettore/trice del suddetto racconto a voi dico GRAZIE!!
Anche se non potete recensire il racconto qui perché non siete iscritti, so che lo leggerete e mi direte,
Grazie davvero :* :* il vostro supporto è stato fondamentale.
E graz

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Capitolo 5
*** Running to the salvation ***


Eravamo circondati, e il piano di Radagast di allontanarli con la sua "carrozza" funzionò in parte, poiché presto fummo assediati da orchi e mannari in un terreno dove il verde era risucchiato da piccole zone chiare, brulle e sbiadite dal sole.
Attenuai l'energia di calma che avevo donato alla compagnia, perché la battaglia era imminente e mi serviva per difendermi al meglio; poi mi posizionai vicino a Thorin che era pronto all'attacco come tutti. Con la coda dell'occhio cercai Gandalf, e fui lieta di non vederlo perché questo dimostrava che aveva in mente qualcosa, e che presto ci avrebbe tolto da questa preoccupante situazione.
 
L'aria era densa di pericolo e gli orchi ci guardavano con sorrisi maligni, quando d'improvviso la voce dello stregone ci richiamò. Lo vedemmo spuntare da dietro una roccia che faceva da contorno a una piccola caverna angusta sul terreno, con un ripido scivolo che conduceva al suo interno.
Mi voltai sentendo un'energia forte che proveniva dalla grotta, mentre pian piano la compagnia entrava al riparo. Thorin mi guardò incitandomi a seguirli, ma io rifiutai.
L'avevo ferito al braccio, e per questo ed ero in debito con lui; oltretutto non sarei mai entrata finché tutti non fossero stati al riparo.
Lui mi guardò sia incredulo che esasperato.
«Ti ho detto di andare.»
Ma io ressi il suo tono autoritario «E io ti ho detto che rimango.»
Non fece in tempo a ribattere che degli orchi ci attaccarono, e entrambi fummo impegnati in combattimento. Quando furono sistemati, mi afferrò per il braccio con una stretta leggera ma autoritaria, cercando di condurmi nella grotta.
«Adesso vai: non è il momento di discutere.»
Ma la mia volontà era davvero troppo forte, per quanto anche la sua non fosse da meno, e ribattei ancora. Eravamo nel pieno di una discussione sullo spronarci a vicenda ad entrare prima nella grotta, quando sentimmo una voce familiare.
Kili era a pochi metri da noi e urlava minacce agli orchi che lo accerchiavano, era in difficoltà, per quanto il nano si muoveva bene con il suo arco, così non ci pensai due volte nel volerlo aiutare. Mi staccai dalla presa di Thorin e corsi in suo soccorso, ignorando i richiami di quest'ultimo.
 
Raggiunsi Kili e lui mi guardò con stupore.
«Che cosa ci fai qui? Dovresti andare a riparo.»
«Oh, smettila.» e di tutta risposta lo aiutai a combattere la minaccia degli orchi che lo accerchiavano, mentre lui si occupava dei mannari dai ringhi feroci in lontananza, con il suo arco.
E solo quando fu al sicuro, corremmo insieme verso la grotta. Thorin mi guardò truce, ma non mi sfuggì una luce di gratitudine nel suo sguardo severo, che mi emozionò.
«Adesso vai.» mi disse con fermezza, ma anche con dolcezza.
E stavo per farlo quando notai che un orco con infide intenzioni, stava tentando di attaccarlo alle spalle. Con un balzo mi precipitai con le spade verso di lui, trafiggendolo prima che arrivasse a toccarlo.
«Ora vado.» dissi poi entrando nella caverna, dove successivamente Thorin ci raggiunse.
 
Quando fummo tutti al sicuro, poco dopo sentimmo dei corni in lontananza e il mio cuore fu lieto poiché li riconobbi, a differenza della compagnia, e soprattutto di Thorin, che si fece silenziosa e diffidente.
C'era un gran fracasso di battaglia al di sopra, dove gli elfi probabilmente stavano difendendo il loro territorio, mentre noi, con Dwalin a capofila, ci facevamo strada in quello stretto percorso roccioso.
Improvvisamente però e con mio stupore, Thorin mi prese da parte un secondo, facendo in modo che fossimo così gli ultimi della fila, e guardandomi in modo penetrante, tant'è che sentì un improvvisa sensazione di secchezza nella gola. Rimasi comunque "pronta" nel caso mi avrebbe rimproverata.
«Non hai propensione all'ascolto vedo...» non riuscì a guardarlo in quel momento ma quando mi toccò la spalla fui costretta. Aveva uno sguardo di riconoscenza che non mi sarei aspettata, e mi sorpresi a rimanere senza parole quando lui aggiunse un "ma ti ringrazio" in tono sussurrato.
Ogni frase era superflua per quel momento, e troppo breve sarebbero state per esprimere la gratitudine e gioia che provai, e così nulla dissi. 
E quando mi lasciò, con un leggero sorriso, ero ancora inebriata e rimasi bloccata per qualche secondo, incredula e in estasi per quel suo gesto. Per la prima volta mi sentii davvero accettata dalla compagnia, e non come la fata mezza nana aggiuntiva, ma come una di loro, come suo membro.
E il cuore si tinse di note di felicità in quel momento.
 
Quando ripresi a camminare, solo in quell'istante capii dove fossimo, e avvertii l'energia magica che scorreva sopra le nostre teste e intorno a noi. Delle piccole farfalle improvvisamente spuntarono circondandoci con il loro battito d'ali, facendo ridere Bilbo a pochi metri da me. Il mio sguardo ricadde su Gandalf che mi fece un cenno d'intesa, e quando le farfalle volarono via il luogo intorno a noi cominciò a cambiare. La grotta rocciosa svanì e fummo lentamente circondati da verdi abeti, che guidavano la strada, mentre tutto era contornato da risate e canti elfici che mi fecero sorridere. Il luogo che ci circondava in un confortevole e magico abbraccio, sembrava stato creato apposta come passaggio, poiché non era mai stato lì, almeno da quanto ricordavo. Nell'attraversarlo notai scie di luce in mezzo agli alberi, così trasparenti che dietro di essi era visibile la roccia che poco prima stavamo attraversando.
Una magia degli elfi per proteggerci, che non mi sconvolse conoscendo bene la materia; ma intorno a me i mormorii dei nani si fecero inquieti, cosicché intervenni.
«State tranquilli, è un passaggio creato per proteggerci ed è opera degli elfi dunque, non può che essere da una fonte di bene.»
I sussurri si smorzarono pian piano, per quanto la tipica diffidenza dei nani rimase, e solo Bilbo, come me, pareva entusiasta della situazione.
Attraversato quel corso magico d'alberi, vidi un luogo familiare: il Guado sul Bruinen. Era alle nostre spalle, il fiume scorreva tranquillo sotto il ponte, spruzzato dalla lucentezza del sole, e dinnanzi a noi la struttura bianca perlacea risplendeva in tutta la sua perfezione.
«Imladris, la valle dell'Est.» la presentò Gandalf con orgoglio.
Vedendo Bilbo senza parole, mi avvicinai incuriosita e intenerita verso l’unico che sembrava capire e sentire quel luogo come me.
«Sei affascinato dagli elfi vedo: uno dei pochi in questa compagnia.»
Lui fece un ghigno.
«Da piccolo mi inoltravo nella foresta vicino ad Hobbiville per cercarli; e spesso mi chiedevo cosa ci fosse oltre i confini della Contea, dal Verdecammino. Alle volte mi pareva di udire i loro canti quando passavano vicino a Boschesi, e vedevo le loro vesti lucenti risplendere nei boschi.» sorrisi al suo entusiasmo e gli diedi un'affettuosa pacca sulla spalla.
«Non ne rimarrai deluso.»
La nostra aria d'allegria e intesa, venne interrotta da un'energia di tensione che avvertì e mi girai verso la fonte: vidi Thorin e Gandalf discutere sul luogo, e mi prestai ad ascoltare. Capì che al re dei nani non andasse giù il fatto di trovarsi lì e che temesse una cospirazione da parte degli elfi e dello stregone, mentre il grigio pellegrino era innervosito dalla situazione.
Mi infastidì anche, non lo nego, come il re dei nani vedesse nemico ogni elfo sulla terra.
"Possibile che sia così ostinato"?" mi chiesi.
 
Mi avvicinai a loro e Gandalf mi lanciò un'occhiata, che mi spinse ulteriormente a intervenire.
«Penso che tu stia facendo una considerazione troppo affrettata, Thorin! Gli Alti Elfi sono diversi dagli Elfi dei Boschi e, come immagino Gandalf ti abbia illustrato, necessitiamo del loro aiuto. Ti posso garantire che Elrond è nobile ed affidabile, e assolutamente degno di fiducia.»
Thorin mi guardò pensoso, poi osservò Gandalf di fianco a me, e dopo qualche secondo di silenzio scosse il capo borbottando un "come volete", allontanandosi poi inquieto e per nulla concorde con noi.
Ma aveva accettato, ed era già qualcosa.
Con il suo permesso, potemmo così incamminarci verso le sfavillanti ed eleganti statue che rappresentavano i loro antenati elfici, e attraversarli per raggiungere a Rivendell.
Mentre percorrevamo quel lieto percorso, esultai quasi alla reazione di Thorin. Non era di certo facile convincerlo di qualcosa, e quando incrociai il suo sguardo duro e toccato nell'orgoglio, non potei fare a meno di sorridergli riconoscente. Ero ammirata dal suo gesto di logica e saggezza, e lì ebbi l'ulteriore conferma che sarebbe stato un ottimo re.
 
L'acqua avvolgeva le mie membra stanche e, come un balsamo inebriante che abbracciava i miei muscoli sfibrati, il profumo di rosa e lavanda carezzava la mia pelle in quel bagno ristoratore.
Elrond dopo avermi abbracciato calorosamente ed aver dialogato con me, aveva insistito che mi riposassi e rinfrescassi come il resto della compagnia, incurante della loro diffidenza e dei vecchi rancori tra loro.
Era intelligente, e la sua casa era un rifugio per i viaggiatori dalle buone intenzioni. Per quello ero più che sicura li avrebbe ospitati: oltretutto Gandalf era un ottimo oratore quando voleva.
Cosicché adesso mi trovavo, accompagnata da alcune elfe, in un bagno preparato apposta per me, incorniciato da muri con colonne alte e bianche, ricoperte di ghirigori di foglie, con scritture elfiche e con una piccola finestrella in alto per far uscire il vapore.
 
Il mio sguardo ricadde sull'abito che con sinuosità, poggiava sulla sedia di legno alla mia destra, e per questo storsi il naso. Sapevo quanto fosse importante l'eleganza per gli elfi, e quanto lo fosse soprattutto per Elrond; ogni qual volta gli rendevo visita, insisteva sempre sul fatto che fossi adeguatamente presentabile alla sua tavola. Io ed il mio popolo non davamo peso a certe frivolezze, ma rispettavo troppo gli Alti Elfi per non onorare le loro usanze. Improvvisamente abbassai lo sguardo avvertendo un tuffo al cuore, rendendomi conto di quanto mi mancasse la mia terra e i miei amici.  Sapevo che mi erano vicini e potevo avvertire la loro presenza, ma non potei ignorare quella breve sensazione di nostalgia. Tolsi allora lo sguardo da quell'ingombrante abito e mi immersi completamente nell'acqua.
Il rumore si attenuò e sentivo soltanto le onde della vasca avvolgermi totalmente; in quel momento mi sentii rasserenata, poiché lì sentì distintamente: vidi gli sguardi e le risate del mio popolo, e  persino il volto di Vilhilm (il mio amico fawni) sorridermi con calore.
Vidi Awyrmaich, mio padre, sussurrarmi frasi di affetto.
Li percepì chiaramente vicino a me, e di come l'anima di Villhilm fosse a contatto con la mia. Udii anche la sua voce dirmi che mi “sentiva”...sempre.
La visione durò poco ma fu tutto più piacevole e pacifico in un battito d'acqua...



Angolo autrice: Ciao a tutti, questo capitolo è più d'azione come avevo detto che avrei messo e spero vi sia piaciuto ^_^ se volete, sarei curiosa di sapere come percepite Mychelliaudì qui, per esempio di come parla di Thorin ^_^

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