Se(nse8)ason's Greetings

di Callie_Stephanides
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rondine d'Africa ***
Capitolo 2: *** Monoceros ***
Capitolo 3: *** Ich bin ein Berliner ***
Capitolo 4: *** Questione di fede ***
Capitolo 5: *** Tempesta ***
Capitolo 6: *** L'assenza del Giusto ***
Capitolo 7: *** Blu ***
Capitolo 8: *** Hope ***
Capitolo 9: *** Nostalgia ***
Capitolo 10: *** Venuto al mondo ***
Capitolo 11: *** Specchio, specchio delle mie brame ***
Capitolo 12: *** La cena delle beffe ***
Capitolo 13: *** Favole sinistre ***
Capitolo 14: *** Ultimi riti ***
Capitolo 15: *** Mai guardato ***
Capitolo 16: *** Ascolta Ganesha ***
Capitolo 17: *** This is war ***
Capitolo 18: *** Qualcuno con cui correre ***
Capitolo 19: *** Se mi ascolti ***
Capitolo 20: *** Il Natale di tutti ***
Capitolo 21: *** In controluce ***
Capitolo 22: *** Un vero Natale ***
Capitolo 23: *** Feliz Navidad ***
Capitolo 24: *** Candele ***



Capitolo 1
*** Rondine d'Africa ***


Wolfgang  Bogdanow, Lito Rodriguez (e tutti gli altri personaggi), Sense8 © The Wachowskis, J. Michael Straczynski, Anarchos Productions, Netflix.
Questa fanfiction è il tributo di una fan e non rivendica alcun diritto sull’opera citata, né persegue finalità lucrative. Non si ritiene infranto alcun copyright o altro diritto depositato.
L’intreccio rappresenta copyright dell’autrice, salvo quanto espressamente indicato.

*

We are all in the gutter,
but some of us are looking at the stars.

― Oscar Wilde, Lady Windermere's Fan

Padre Bruno ha viso d’albero e certi grossi denti giallastri, che gli danno un’aria da cavallo malconcio. I bambini del villaggio lo chiamano Baba, mentre gli si affollano intorno – querule rondinelle, tutte occhi e ginocchia. Non credono in Dio, ma credono in lui, per come sa parlare del cielo, quasi fosse facile entrarci.
Quasi non fosse tutta una questione di colore, opportunità, fortuna.
Nord e Sud della Storia.
Signori della guerra e predoni della sabbia.
“E tu, Capheus? Non c’è nulla che ti piacerebbe chiedere a Gesù Bambino?”
“Un televisore,” strilla.
Una finestra per volare via, incontro alle nuvole, come un angelo nero.

N.d.A.: Torna il Natale, tornano i miei calendari a tema e, per un po’, pare proprio che tornino anche le mie robine.
Per chi volesse sfogliare anche le mie precedenti raccolte, gli arretrati:
The A(d)vengers Calendar (fandom Avengers, gen/thorki)
Santa Nick: The A(d)vengers Calendar vol. 2 (fandom Avengers, Agents of S.H.I.E.L.D., gen/humour)
Vintereventyret (En Julekalender) (fandom Thor, tributo a Frigga, het/gen)
Saturnalia (fandom Spartacus, slash/het)
Winchester's Advent Calendar (fandom Supernatural, gen)
In corso: Winter's Tale (fandom Captain America, gen, pre-slash)

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Capitolo 2
*** Monoceros ***


Come out of that closet, baby,
the air’s so bright and disco out here.

― Suzette Mayr, Monoceros

Il Natale è la festa della solitudine e degli errori. In casa Marks, almeno, non c’è giorno più triste del venticinque dicembre, davanti a un luminoso albero di plastica, accerchiato dai regali sbagliati.
A Teagan vanno le bambole, la coroncina di cristallo, le scarpette da ballerina.
A Michael le pistole, il meccano, la moto elettrica.
A Teagan manca un dente, eppure ammicca all’obiettivo con l’insolenza di chi se ne infischia.
A Michael manca un’identità e non sorride mai. Come un unicorno, anzi, ti guarda dal basso e ti sfida a cercarlo: dietro ai suoi occhi, dove sboccia Nomi.
Al buio.

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Capitolo 3
*** Ich bin ein Berliner ***


Ich bin ein Berliner
― John Fitzgerald Kennedy

Pawel ha un viso slavo, piatto come gli altopiani di cui parla sempre il vecchio, quando la vodka aggiunge gradi alla nostalgia e mordono ricordi non suoi.

Pensa alle purghe, piccolo stronzo.
Tieni a mente chi sonochi siamo.

Ich bin ein Berliner, ringhia, figlio di una città di muri eterni, dove gli angeli non volano nemmeno a Natale, ma alzano i pugni e ti pisciano in testa.
Una città di vittime spietate, tagliate in due dalla Storia.
Pawel è nato a Łódź e può sputargli addosso.
A Berlino, per fortuna, c’è sempre qualcuno più a oriente di te.

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Capitolo 4
*** Questione di fede ***


In heaven, all the interesting people are missing
― Friedrich Nietzsche

Don Federigo Gutiérrez percorre la navata con la grazia di un ballerino di flamenco.
Leggero sulle punte, si concede un mezzo giro e agli sguardi delle attempate beghine risponde con il languore sornione di un divo del muto - un po’ Valentino. Un po’ Maria Maddalena.
Fremono i fianchi stretti sotto la tonaca, mentre si sporge a benedire una greppia di paglia e terracotta dozzinale.
Nell’aria satura d’incenso della messa di Mezzanotte, Lito sfida, con il sonno, le ire dell’abuela per immaginarne il culo.
Attore o prete? Questo è il dilemma, pensa. Ma il sottanone, in fondo, gli donerebbe davvero?

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Capitolo 5
*** Tempesta ***


Beware the fury of a patient man.
― John Dryden

Ha scelto il mare, perché, d’inverno, le somiglia: la tenerezza si nasconde, per lasciare solo respiri ferrosi e spuma.
Nome di stella, ma di calore ce n’è poco, mentre, china a raccogliere conchiglie, immagina d’essere l’ultima creatura viva al mondo.
Mamma se n’è andata. Sulla sua testa, le nubi si addensano candide promettendo neve.
A che pensi, Sun? mormora il vento con un accento soave.
Porta alle labbra una conchiglia e ne lecca la superficie ruvida.
Sa di sale, come guance che nessuno asciuga.
Sa di sale, come la tempesta eterna di una rabbia ancora senza voce.
Sa di sole.

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Capitolo 6
*** L'assenza del Giusto ***


You hold an absence at your center, as if it were a life.
― Richard Brostoff

La centrale l’ha chiamato che non era ancora l’alba.
Un suono chioccio, nel buio, una sommessa bestemmia, la camminata lenta e svogliata di chi deve.
Per un poliziotto non esiste il Natale, perché ci si ammazza davanti a un tacchino come alla fine di un vicolo cieco. Un trinciapollo al posto della pistola, ma sì: si muore comunque.
Quante volte se l’è sentito ripetere?
Tante. Troppe.
Eppure Will ancora aspetta il giorno in cui suo padre appenderà la divisa nell’armadio e ricorderà d’essere qualcosa in più di un distintivo.
Un amico, per esempio.
Magari proprio quel trippone di Santa Klaus.

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Capitolo 7
*** Blu ***


Twilight is the refuge of the blue souls.
― Mehmet Murat ildan

L’inverno del fiordo non ha odore. Il ghiaccio morde la costa e diamanti traslucidi scricchiolano sotto i piedi, mentre insegui le fate di un mito antico.
Dicono che si nascondano nelle fenditure scavate dai marosi, là dove gli uomini non osano e la luce non dura.
Là, dove è notte, magia, profezia.
Maledetta, sussurra una voce flebile – e gracchia e cigola.
Maledetta.
Hai mille perché, ma ovunque è un buio senza musica, che spezza il ritmo segreto dei pensieri.
Corri, inciampi, ti rialzi. Non ci sono stelle, per te: solo il silenzio di un cielo blu come la tua tristezza.

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Capitolo 8
*** Hope ***


In a time of destruction, create something.
― Maxine Hong Kingston

Mango, poinsettia, ghirlande di fiori e candele come lucciole in fuga: il Natale di Mumbai ha spazio per tutti e a tutti regala i rossi accesi di una fede generosa con ogni superstizione.
Kala non crede a Babbo Natale, ma prega comunque: perché il viaggio sia buono, perché non si smarrisca, perché il caldo del tropico non sciolga la magia di una slitta che viene dal freddo.
Gli farà trovare modak e frutta fresca, magari una statuina di Ganesha.
Al Nord, a quanto pare, ci sono solo renne e pochi miracoli.
Al Sud, invece, nemmeno la pioggia lava la speranza.

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Capitolo 9
*** Nostalgia ***


The past is a candle at great distance:
too close to let you quit, too far to comfort you.

― Amy Bloom

Pillola rossa, pillola blu. L’acid-jazz trapana il cervello e l’onda sale, mani alzate a un cielo invisibile – la consolle è un atollo alla deriva.
Londra rifulge di mille luci – qualcosa di rosso, qualcosa di verde, argento e oro sino a non poterne più. Abbandoni la tua cacofonica grotta all’alba e piove un nevischio che non attacca mai.
Se ne sta lì, sotto la suola pesante degli anfibi, a imputridire come il dolore.
C’era una volta una bambina che cercava le fate.
C’era una fatina anche nella sua pancia.
E ora niente.
Nel Natale di Riley, la mangiatoia resta sempre vuota.

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Capitolo 10
*** Venuto al mondo ***


Il fango fermo della vita ora è polvere che vola verso di me.
― Margaret Mazzantini

Pagano in dollari americani, senza guardarti in faccia. Se hai pelo sullo stomaco o sei abbastanza disperato, la prospettiva di diventare un corriere suona più allettante della miseria di mille, quotidiani espedienti da ratto.
Capheus, però, è incazzato, più che vinto, perché nei giorni del dono ha le mani vuote.
Perché le inaccessibili vetrine dello spaccio esibiscono sbuffi della neve che non ha mai visto.
Perché il Natale è la festa di chiunque sia nato, ma in Africa vieni al mondo, non chiamato, né voluto.
In Africa non nasci mai davvero e vendi per due verdoni una vita a scadenza.

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Capitolo 11
*** Specchio, specchio delle mie brame ***


Wanting to be someone else is a waste of the person you are.
― Marilyn Monroe

Amanita le ha regalato un grosso dildo viola, cui ha applicato un cappellino da Babbo Natale.
Tutte le ragazze dovrebbero averne uno, ha riso, poi l’ha baciata come solo lei sa fare: quasi fosse un unicorno, non uno scherzo della natura. Una sirena senza più coda, ma con due gambe da urlo.
Una preziosa chimera.
Amanita la vive, la ama, la riempie. Amanita non usa il passato, perché loro sono presente: un plurale privo di nostalgia e un tempo orfano di memorie tristi.
Amanita vede Nomi e le insegna a guardarla: nuda, davanti a uno specchio, senza disgusto né paura.

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Capitolo 12
*** La cena delle beffe ***


Until you find something to fight for,
you settle for something to fight against.

― Chuck Palahniuk

È stato Felix a procurarsi la chiave e a ricavarne il calco.
Felix a studiare gli orari, a scoprire che la videocamera all’angolo non riprende un bel niente, perché l’apparenza conta più della sicurezza.
“Ce lo meritiamo un Natale come si deve, no?”
E allora ecco la grata che cede, la cornice di radica che si sfalda.
Ecco l’odore grasso e buono delle drogherie di lusso – le terrine spumose, lo champagne, lo storione da pile d’oro al grammo.
Eccola, la rivincita del lupo e della volpe: cresciuti ai margini, sì, e per questo sempre pronti a rubarti il boccone migliore.

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Capitolo 13
*** Favole sinistre ***


Love is a gift. One that doesn’t need
to be returned, just accepted.

― Kelly Moran

Il tredici dicembre gli è sempre parso un giorno sinistro, dai tempi in cui, alto quanto il tavolo, ascoltava a bocca aperta il rosario di parabole dell’abuela. Mai favole e mai, soprattutto, racconti d’amore: solo gesta di santi torturati con fantasia persiana – tagliuzzati, bruciacchiati, punzecchiati, fracassati.
Santa Lucia e i suoi occhi nel piattino, come lucide biglie cariche d’accusa, riempiva d’incubi persino l’attesa dei confetti.
Poi, un dicembre di pioggia e di vento, al posto delle caramelle ha trovato Hernando – ci ho pensato, Lito. Ho deciso: resto.
E Santa Lucia è diventata la patrona di un inevitabile miracolo.
Il loro.

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Capitolo 14
*** Ultimi riti ***


There is no real ending. It’s just the place where you stop the story.
― Frank Herbert

Ha-Neul Wong ha forse trent’anni, bei capelli di un nero bluastro e denti troppo perfetti perché tu li possa credere naturali. Sorride molto – sorride troppo – e le volteggia attorno come un’oziosa falena. “Erediterà una fortuna: assecondalo,” le sussurra all’orecchio suo fratello. Sun solleva lo sguardo: il vetro opaco le restituisce le linee esili e nervose di un’aliena tra office-ladies piene di grazia.
Dicono che il party di Natale sia un’occasione d’oro per i cuori solitari, ridacchia una segretaria appena ventenne.
Ma chi quella solitudine coltiva come un fiore?, pensa Sun. Chi di cuore non ne ha più nemmeno per sé?

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Capitolo 15
*** Mai guardato ***


Absence casts the longest shadow.
― Marty Rubin

“Quando conti di trovarti una donna?”
Al vecchio non è mai piaciuto tergiversare: arriva dritto al punto, come un proiettile.
Will si chiede se non gli capiterà lo stesso, prima o poi: svegliarsi sbirro sino in fondo e incamiciare di parole colpi portati solo per far male.
“Al momento ho altre preoccupazioni,” replica.
Il tacchino sa di plastica e il grog era troppo alcolico – ma l’ha portato lui, che ti aspettavi?
È un Natale già visto, masticato, digerito.
Un Natale post Sarah Patrell, smarrito con il cuore di un uomo che cercava i bambini degli altri e mai il proprio.

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Capitolo 16
*** Ascolta Ganesha ***


I talk to God but the sky is empty.
― Sylvia Plath

Ha portato fichi e banane, acceso una grossa candela rossastra – come sei accorta, Kala, come sei pia.
Si è seduta sui talloni e ha rovesciato i palmi – una ragazza d’altri tempi. Una brava ragazza davvero.
Ganesha la fissa con i suoi occhietti colmi di benevolenza, l’espressione remota di chi poco chiede e tutto ascolta.
“È stagione di doni e io ho un solo desiderio,” sussurra. “Che nessuno aggiunga altri gioielli al mio sari da sposa.”
La libertà che stai per perdere non può che ricordarti il suo peso.
Kala sussulta.
Tra le volute d’incenso, Ganesha pare quasi che rida. Forse.

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Capitolo 17
*** This is war ***


War is over... If you want it.
― John Lennon

È il primo Natale di guerra, eppure non ha mai paura. Dopo anni di silenzio e smarrimento; anni di pillole colorate e giorni neri, piuttosto, la sorprende la forza con cui riesce a pensare, a concentrarsi. A respirare.
Avevo perso l’abitudine, pensa. Avevo smarrito l’orgoglio, il coraggio di esistere. La voglia di amare. Il senso del noi.
Nella sua, la mano di Will sembra un pezzo di carne morta. La trattiene con dolcezza, con tenerezza la bacia.
È un Natale silenzioso, il loro, ma Riley è un blues e sa quale armonia meglio arpeggia il cammino delle lacrime mai spese.

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Capitolo 18
*** Qualcuno con cui correre ***


Because I say so little you think I don’t feel. I care a lot.
― E.M. Forster, Maurice

Ha detto: adesso usciamo. Hernando l’ha guardato come se gli avesse proposto di partecipare a un’orgia lesbica. “Usciamo,” ha ripetuto con più convinzione, mentre dallo schermo del televisore esplodevano i colori di un Christmas cafone, esportato dai cugini ricchi del Nord come ogni essenziale frivolezza.
“Ne sei sicuro?”
La bomba è esplosa, mesi fa. L’agenzia tace almeno quanto ancora mormorano i rotocalchi. Daniela potrebbe ospitarli a Miami e sottrarli a giudizi impietosi, ma Lito non ha voglia di nascondersi: non ora che sa di poter lottare – e vuole farlo.
Non ora che ha qualcuno con cui correre, mano nella mano.

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Capitolo 19
*** Se mi ascolti ***


God is a concept by which we measure our pain.
― John Lennon

Ha acquistato un alberello spelacchiato, alto poco più di una lattina da ottanta centesimi – dieci euro in un buco scalcinato del Mitte.
Nei giorni buoni, sua madre diceva che un po’ di colore è proprio quanto serve a ridefinire i confini della realtà, soprattutto se la paura morde forte.
Quei giorni sono talmente lontani, ormai, che Wolfgang non ne avvertirebbe l’eco nemmeno ad accanirsi, eppure l’ha comprato comunque: uno stupido alberello di Natale.
E mentre accende l’ultima delle candele dell’Adventskranz, pensa che forse Dio c’è davvero, solo è un po’ duro d’orecchi: dunque prega per Felix. Per Will. Per lei.

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Capitolo 20
*** Il Natale di tutti ***


We must live together as brothers or perish together as fools.
― Martin Luther King Jr.

Tra le mura del carcere, il Natale sa di chiuso, così il cubo asfittico in cui aspetta il vassoio del pranzo, una lama di luce, una parola furtiva.
È innocente. È colpevole. Nessuno è immacolato quanto crede, se tace i propri sentimenti: gliel’ha detto Capheus e Sun si fida, perché ha una nuova famiglia, ora. Un fratello nero e saggio, ad esempio. Una sorella bella e triste. Un nemico da abbattere.
Non ha paura. Non è triste. In lei splende la speranza di un Natale che si riverbera in altre sette storie: le basta chiudere gli occhi e respirarle tutte.

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Capitolo 21
*** In controluce ***


Christmas, my child, is love in action.
― Dale Evans Rogers

New York è un tappeto di luci, ma nella loro tana solo qualche candela osa mordere il buio.
È davvero un curioso contrappasso, questo: chi di un legame ha fatto una colorata bandiera; chi non ha mai avuto vergogna d’amare, è costretto alla clandestinità dei topi.
“Non sarà per sempre,” dice Amanita – fredda. Saggia. Una roccia persino quando trema.
Nomi le accarezza la guancia, raccoglie uno sbuffo di panna all’angolo delle labbra e poi ne cerca la bocca, per rinnovare un voto antico.
Le appartiene. La possiede.
Al tenue bagliore di un abetino di cera, sono un magnifico mostro bicefalo.

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Capitolo 22
*** Un vero Natale ***


He who has not Christmas in his heart will never find it under a tree.
― Roy L. Smith

Il freddo è arrivato all’improvviso, ma il brivido che la scuote non sa di paura, quanto di felicità – potrebbe dire ‘sorpresa’, ma è una ragazza onesta, Kala: non mente agli altri, né a se stessa.
“Mi sono sempre chiesta come potesse essere un vero Natale,” sospira, lo sguardo rapito da un candido deserto.
Wolfgang solleva un lembo della giacca e le copre il capo, mentre la neve scivola su Berlino come una carezza silenziosa.
«Anch’io», replica lui. «Mai avuto un regalo che valesse l’attesa».
Kala sorride. Sorride anche un lupo dell’Orsa, davanti a una Porta che pare brillare per due.

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Capitolo 23
*** Feliz Navidad ***


Sometimes the little things in life mean the most.
― Ellen Hopkins

È arrivato con il corriere: il giorno nasceva, ma il sole già pareva un tuorlo sfatto, inghiottito dalla polvere. I bambini dello slum, allineati come soldatini lungo il ciglio della strada, hanno improvvisato una sassaiola, incuranti dell’occhio nero di una canna mozza.
Capheus è stato l’ultimo ad abbandonare la baracca che chiama ‘casa’ – non gli piace l’alba, nemmeno a Natale: sa di fuga.
“È per te,” gli ha detto lo spaventapasseri in divisa, prima di tirargli una scatola coperta di timbri. “Sei mesi almeno di retrovirali. C’hai uno zio ricco in America?”
Feliz Navidad, ha letto. E ci ha creduto.

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Capitolo 24
*** Candele ***


Whole worlds’ darkness is not enough to dark the blaze of a candle.
― Sarvesh Jain

Sun ha acceso la prima candela – un cilindretto di sego maleodorante, rubato durante il turno in cucina.
Capheus ha aggiunto la seconda – grasso di capra e profumo d’Africa.
Lito ne ha offerta una di un rosso intenso – come l’amore, come il peccato; gialla, invece, la scelta di Nomi – come l’estate, come la vita.
Wolfgang non ha trovato ceri: l’anima dello Zippo è di un azzurro elettrico e trema appena.
Kala ha aggiunto due fiammelle, perché anche Ganesha partecipi al miracolo.
Riley soffia la luce tra le labbra di Will.
È l’ultimo sospiro del lutto.
L’unico che Whispers non avrà mai.

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