L'oscurità non può essere spezzata

di En Sev En
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Against all odds! ***
Capitolo 2: *** Risveglio ***
Capitolo 3: *** Convalescenza ***
Capitolo 4: *** Incontri ***
Capitolo 5: *** Persistenza della memoria ***
Capitolo 6: *** Io sono il comandante Shepard ***
Capitolo 7: *** Presenze - parte prima ***
Capitolo 8: *** Presenze - parte seconda ***
Capitolo 9: *** Il prezzo della vittoria ***
Capitolo 10: *** Un cielo blu ***
Capitolo 11: *** L'oscurità non può essere spezzata ***



Capitolo 1
*** Against all odds! ***


Prefazione: a distanza di tempo e dopo qualche piccolo problema, ripropongo le storie che avevo cancellato (le rimetterò quasi tutte con una certa cadenza). Molte necessiterebbero di una certa revisione e può darsi che mano a mano interverrò dove serva. Completerò anche l'ultima long che stavo portando a termine e che ho dovuto forzatamente interrompere. Su questa non ho molto da dire: fu la prima scritta e si vede, ahimè, tuttavia la ripropongo sostanzalmente invariata visto che non solo io ci ho speso un pò di tempo. Lo scopo di questa long era essenzialmente quello di riprendere i fatti avvenuti sul crucibolo e dargli un taglio interpretativo differente cercando però di lasciare invariati eventi e dialoghi, nella speranza di dare un senso logico a ciò che succede in quel contestatissimo finale di Mass Effect. Personaggi e background sono facilmente intuibili. Spero che possa risultare (nuovamente) gradita.

Buona lettura.

 
 

Silenzio.
Fino a quei momenti drammatici tutto lo spazio intorno alla Terra e alla cittadella era squassato dal ruggito della battaglia: navi turian spezzate in mille pezzi, caccia quarian esplosi, urla di dolore dei soldati feriti e straziati, lo spaventoso muggito dei mutanti, il grido assordante e disumano delle Banshee e di qualsiasi altro orrore che la perfetta e fredda precisione dei razziatori avesse mai generato. La guerra aveva inondato l'universo con ogni terribile suono che potesse sinistramente produrre.
Ma ora.... silenzio!
“Cough, Cough...” dalla gola, in un misto di sangue e polvere, eruppero dei colpi di tosse molto flebili ma che in quel silenzio risuonavano in ugual modo ai colpi di un m920 Cain udito fino a poco tempo prima.
“Si sarà sentito fino ai sistemi Terminus” pensò Shepard con un misto di ironia e preoccupazione. Ma era ancora viva! Non doveva essere possibile vista l'esplosione del crucibolo e la distruzione della cittadella, non doveva essere possibile viste le ultime parole del “catalizzatore”.

Non doveva essere possibile.

Ma era così, ancora una volta, contro ogni probabilità.

Il comandante si prese un po' di tempo per cercare di realizzare quale fosse la sua situazione: il braccio sinistro sembrava rispondere ai suoi comandi ma il resto del corpo... nulla, come se non esistesse alcun arto. Il braccio destro era lì ben attaccato seppur visibilmente spezzato in più punti così come le gambe. Il corpo era costretto da varie macerie di cui sentiva il peso sul proprio petto, dovevano esserci sicuramente molte costole rotte vista la difficoltà di respirazione ma tutto sommato non ci si poteva lamentare.
“Che poi, esisteranno ancora i sistemi Terminus?”
I pensieri non erano coerenti in quella fase ma come avrebbero potuto esserlo dopo tutto quello che era successo?
Shepard provò a ruotare la testa, ma si accorse ben presto di quanto fosse difficile spostare una qualsiasi parte del suo corpo anche di pochi centimetri.
“Già in fondo ho solo affrontato i razziatori, come potrei pensare di riuscire anche in questa eroica impresa...” un momento di terrore la assalì: già i razziatori. Era finita? Erano realmente sconfitti? O era stato tutto inutile?
Uno sguardo ai resti orbitanti attorno alla Terra e la vista delle navi dell'Alleanza tuttavia la rassicurarono. E poi lo sentiva da sola, non sapeva il perchè ma nel suo animo avvertiva cosa fosse successo e quale fosse la consistenza del suo presagio. Lo sentiva che la minaccia era finalmente stata annullata.
Definitivamente.
Ma di nuovo un pensiero le balzò in mente
“Perché non sento dolore? Eppure sono letteralmente a pezzi.”
La sua mente iniziava a tornare lucida e razionale mano a mano. La lucidità, che l'aveva resa il soldato che era, la spingeva subito a razionalizzare la sua situazione, l'istinto tentava subito di controllare il suo corpo e rimetterlo in funzione per far fronte ad ignote minacce. Era una condizione a lei ben familiare fin da piccola su Mindoir quando perse i genitori o su Akuze quando sopravvisse da sola all'attacco dei divoratori. La sua vita era dover essere sempre necessariamente pronta a tutto.
In realtà qualcosa dei suoi impianti di Cerberus doveva essere per forza ancora funzionante, magari un pezzo di tecnologia dei brandelli della sua corazza le stava ancora somministrando in automatico del medi-gel. Eppure - il crucibolo non può discriminare, se sceglierai di distruggerci anche la tecnologia che fa parte di te verrà distrutta – le parole del catalizzatore risuonarono immediatamente nella sua mente, com'era possibile quindi che quelle cose che aveva ipotizzato fossero vere?
“Eppure quelle navi dell'alleanza sono in orbita o forse sto sognando tutto e sono morta?"
Ma la verità era più semplice di quanto potesse immaginare Viola Shepard: il suo essere più profondo era votato alla missione ed al combattimento finale ed il fallimento non era un'opzione. Il suo corpo reagiva di conseguenza: nonostante le ferite ed il dolore, aveva affrontato le orde di sintetici che le si erano parati di fronte, aveva corso incurante di tutto verso il raggio nonostante l'araldo cercasse di eliminarla con tutta la squadra di assalto, perfino l'ultimo predatore che aveva incontrato non poté nulla nonostante le sue condizioni. Aveva tanta di quella adrenalina addosso da poter morire almeno tre o quattro volte prima di cadere definitivamente, lo scopo era così importante da non poter cedere per nulla al mondo, troppo era stato sacrificato per poter mollare o fallire. E la verità ben presto venne a mostrarsi al comandante ora che il suo corpo si rendeva conto che era finita: i primi segni del dolore lancinante iniziavano ad emergere dalle innumerevoli ferite del suo corpo fino a deflagrare, ogni osso ormai disgregato del suo corpo iniziava a renderla conscia del suo reale stato, il defluire del sangue in gola e nei polmoni le restituivano quel gusto amaro in bocca che ben conosceva per essere stata ferita così tante volte in precedenza. Ma un sorriso isterico le illuminò il viso nonostante il dolore sempre più insopportabile.
“Sono ancora VIVA!”
Era questo il messaggio che nonostante tutto le comunicava con il dolore il suo corpo martoriato. Prima di perdere nuovamente i sensi ebbe solo il tempo di percepire un leggero brusio a poca distanza.
“Qui venite presto, sembra che ci sia qualcuno ancora vivo, portate una barella!"

Ancora viva, contro ogni probabilità.

 
 

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Capitolo 2
*** Risveglio ***


“Shepard, Shepard, si svegli su, comandante...” una voce femminile risuonava nella mente di Shepard mentre una martellante emicrania le torturava la testa. Il suono, dapprima flebile, divenne sempre più intenso e non ci mise molto il comandante a capire che si trovava su di un soffice e caldo letto. Un viso sfocato le appariva di fronte, sopra di lei e provò come un senso di deja-vu;
“Miranda, sei ancora tu?”
Una risata spontanea e liberatoria coprì le parole della confusa degente mentre mano a mano il viso segnato dall'età ed i capelli grigi della dottoressa Chakwas divenivano sempre più definiti e riconoscibili.
“Ti ringrazio comandante ma non ho più l'età né la bellezza della signorina Lawson; ma apprezzo il complimento”.
Un rapido sguardo per la stanza svelò completamente la situazione: Viola era su di un letto di ospedale circondata da decine di strumenti e bendata come un'antica mummia egizia che aveva visto, qualche anno addietro, in una visita ad un museo di storia antica in uno dei rari permessi durante l'addestramento N7.
“Se non altro non sono chiusa in un sarcofago” osservò rapidamente “ed in più sono su di un soffice e comodo letto. Mi pare di non sdraiarmi più da un sec...” non riuscì a finire il pensiero mentre un crampo terribile le percosse lo stomaco e l'animo. Erano le stesse parole usate dall'ammiraglio Anderson prima di morire, il suo padre putativo David Anderson dopo le tristi vicende giovanili. Quel pensiero aveva subito riacceso la disperazione in un misto di rabbia e rimpianto: l'immagine di lui che si spegneva sereno al suo fianco era uno dei suoi ultimi e più nitidi ricordi e delle lacrime non poterono fare a meno di solcare il suo viso ancora segnato.
“Sono davvero così brutta adesso?” ribatté la dottoressa ma con il tono di chi aveva capito lo stato d'animo del suo interlocutore. Dopo tanti anni di servizio e dopo tante vicende passate e vissute insieme non aveva più bisogno di parole per capire cosa passasse per la testa di Shepard e, pur non intuendo pienamente la ragione di quella disperazione montante, non poté fare a meno di tentare di alleggerirne lo stato d'animo con una battuta scherzosa, detta con tono materno ed estremamente dolce.
“Mi scusi dottoressa ma ogni tanto affiorano pensieri cupi, riemerge l'oscurità che ci ha investito e che ci ha privato di così tanti amici. Ma sono contenta di rivederla perché questo significa che finalmente è finita. E poi sono sicura che in molti l'apprezzano ancora” benché debole e non ancora lucida , il comandante aveva subito ripreso il controllo delle sue emozioni sicuramente aiutata dalla presenza della fidata amica.
Perché ormai lei considerava Karin Chakwas una vera e propria amica e qualcosa in più: se Anderson era la figura paterna che le era mancata, con buona ragione la dottoressa Chakwas aveva assunto il ruolo di figura materna seppur in modo discreto.

“Bene vedo che reagisci in maniera rapida agli stimoli nonostante tu non abbia una sola parte del tuo corpo sana. Ma questa volta toccherà anche a me sdebitarmi” esordì una seconda voce lì vicino; dapprima non l'aveva notata ma all'improvviso realizzò che in quella stanza oltre alla vecchia amica c'era una terza figura: anche la dottoressa Chloe Michel non aveva voluto mancare l'opportunità di aiutare il comandante Shepard, opportunità che inseguiva già da tre anni dopo il loro primo incontro alla clinica sulla cittadella, opportunità che era sfumata sempre inesorabilmente. Ma ora finalmente poteva darsi da fare.
“Dottoressa Michel non l'avevo vista. Mi fa piacere ritrovarla e sopratutto non immersa nei guai come sempre.”
Un rossore avvolse il viso di Chloe che pur riconoscendo la verità dell'affermazione non potè non avere un piccolo moto di irritazione e vergogna.
“Stavo scherzando, fa sempre piacere trovarsi con persone fidate sopratutto in casi come questi in cui non sono in grado di sollevare nemmeno un bicchiere d'acqua con le mie forze”.

La Chakwas cambiò espressione, era venuto il momento di affrontare la situazione medica del soggetto così come avrebbe fatto con una qualunque paziente in passato e c'erano questioni molto serie da affrontare.
“Comandante vedo che lo spirito è buono ma la sua situazione fisica non è rassicurante: sono passati 24 giorni da quando è stata tirata fuori dalle rovine della cittadella e ne erano passati ben 3 prima che potessimo trovarla lì…”
“24 giorni?” pensò allarmata Shepard “Ma non è possibile! Devo sapere cosa è successo qual è la situazione...Hackett, devo assolutamente contattare l'ammiraglio Hackett...”
“...e quindi abbiamo dovuto per questo motivo rimuovere parte degli impianti. Non riusciamo a capire bene cosa sia successo ma dopo quella gigantesca onda di energia rossastra...”
“Cosa?” la interruppe Shepard, i cui pensieri avevano sovrastato le parole della Chakwas, “Gli impianti erano ancora presenti? Non era tutto distrutto o sparito? E come mai i macchinari sono in funzione regolarmente o le navi spaziali sono ancora attive?” dimenticando in quel momento che nessuno tranne lei sapeva ancora cosa fosse successo lì sulla cittadella. Nessuno sapeva del catalizzatore e di quel folle discorso che aveva subito senza più la forza di reagire e combattere ancora. Già, nessuno tranne lei, come con la Sovereign ed i razziatori; iniziava ad essere una costante noiosa della sua vita.
“Sono sicura che avrà un racconto molto interessante da farci comandante, ma si, funziona tutto regolarmente. O meglio ci sono guasti più o meno significativi a parte della tecnologia presente qui sulla Terra per quanto sappiamo ed avevamo immaginato che lei dovesse aver fatto qualcosa in tal senso. Come dicevo, dopo quella gigantesca sfera d'energia che si è propagata dal crucibolo, i razziatori ed ogni cosa a loro connessa si sono disattivati completamente. Con la Normandy siamo stati costretti ad atterrare sulla terra poiché l'onda sembrava aver sovraccaricato parte dei dispositivi della nave o almeno così ci hanno detto l'ingegner Adams e Joker, ma sostanzialmente non è successo nulla di irreparabile. Effettivamente molte tecnologie sia sulla Terra che nello spazio sembrano essere state danneggiate ma i problemi più grandi sembrano averli riportati solo le strutture costruite dai razziatori. Sinceramente temevo il peggio quando ho visto rompersi il portale della cittadella e quello del sistema Sol ma fortunatamente non è successo quello che avvenne con il portale Alpha nel sistema Batarian. Ma sono sicura che avrà spiegazioni che l'ammiraglio Hackett e ciò che resta del Consiglio saranno ansiosi di sentire. Invece i suoi impianti sono letteralmente impazziti sovraccaricandosi ed aumentando esponenzialmente i parametri di funzionamento, ma tutto sommato è forse grazie a questo che è sopravvissuta: senza i dispositivi di Cerberus probabilmente sarebbe morta, nuovamente.”
Nuovamente...è così strano sentire accostare quest'avverbio alla parola morte ed in più alla propria morte; di solito sono cose che succedono solo negli olo-film di infima regia.
“Forse in Blasto 5” pensò sbadatamente “però è così strano” di sicuro lo è per gli umani. Ma nel suo caso era una pura e semplice constatazione.

“Ed in fondo è grazie a Cerberus che sei sopravvissuta due volte, non è curioso? Ed ancora una volta devo essere io a supervisionare la tua rinascita ma spero che tu non intenda morire un'altra volta perchè inizia ad essere monotono e ripetitivo ed io non amo la ripetitività” dalla porta era entrata una figura elegante e sinuosa ma il cui viso era nascosto da un abbondante mazzo di fiori Serenis, una specie floreale tipica della colonia di Mindoir. Era Miranda Lawson che in virtù della sua esperienza con il progetto Lazarus e con gli impianti di Shepard, era stata chiamata dalla Chakwas a collaborare per aumentare le possibilità di guarigione. E Miranda in ogni caso non avrebbe avuto bisogno di essere invitata giacché alla notizia del salvataggio di Shepard si era già catapultata verso l'ospedale nel quale sarebbe stato ricoverato il comandante intuendo dove la dottoressa Chakwas e l'alleanza avrebbero allestito in gran segreto il ricovero. O meglio, intercettando le informazioni a tal riguardo. Le sue abilità di intelligence sviluppate con Cerberus e la sua intelligenza non comune le avevano permesso di capire in anticipo come avrebbe operato l'alleanza per nascondere Shepard. Ma scoprire segreti non era un problema per lei.
“Miranda. Alla fine non ho sbagliato di molto prima. Ma cosa hai... ti sei dedicata a vendere fiori o...” disse con fare sincero Shepard mai pensando che potesse essere un omaggio floreale per lei.
Visibilmente scossa, e con le guance che divennero di un colore rossastro per l'imbarazzo come più le era capitato ormai da tempo se non in età giovanile:
“Ecco, ehm io non...era un piccolo omaggio per te Shepard ma non sapevo bene cosa portarti. Ho pensato che un fiore originario delle tue parti potesse...ma in effetti, ecco...forse non sono bei ricordi...oddio scusami non volevo...”
Ma adesso anche Shepard era imbarazzata per l'evidente gaffe e la non consuetudine a ricevere doni. L'ultimo in ordine di tempo fu una mod asari per la sua Carnifex preferita da parte di Garrus e di certo non paragonabile ad un mazzo di fiori! La cosa più vicina ad un regalo normale era stato invece un anello da parte di Ida, di certo non una persona normale. Nella sua vita non c'era mai stato nulla di normale in fin dei conti.
“No Miranda, è un bellissimo pensiero davvero, non volevo dire che... ecco io...”
“E' stata Oriana in realtà a pensare cosa regalarti, ha visto quei fiori, in un negozio, che miracolosamente si sono salvati ed ha pensato che potessero essere un simbolo, i fiori di Mindoir che sopravvivono alla distruzione e segnano la speranza di rinascita in un mondo triste ma che guarda in avanti. Ed in più sono bellissimi. Lei è stata sempre brava con queste cose... al contrario di noi due.” Era sincera Miranda, il pensiero era della sorella minore ma lei lo condivideva apertamente: Shepard aveva rappresentato un punto di svolta nella sua esistenza, una vera e propria rinascita da una vita che non pensava di poter lasciare.
“Ecco vedi che alla fine siamo riuscite a fare qualcosa da donne come avevamo pensato poco tempo fa? Dovremmo evitare di farlo solo quando moriamo però” ironizzò bonariamente Viola ricordando il discorso di qualche mese prima presso il casinò sulla Sunstrip.

“Sembrate due zitelle in procinto di mettersi a spettegolare di qualcuno...magari del futuro primarca Garrus o delle prestazioni sessuali di Wrex. Ma in quest'ultimo caso non glielo dite, non vorrei essere scampata ai razziatori per trovarmi poi un Krogan inferocito alle calcagna!” intervenne Karin Chakwas. Chloe e Miranda al termine zitella si rigirarono guardandosi e sarebbero scoppiate in una fragorosa risata se la Chakwas con un gesto improvviso della mano non le avesse fatte interrompere bruscamente.
“Karin sono cose da dire di un capo clan? E poi ti rendi conto che ANCORA non mi hai mai chiamata per nome, nemmeno una volta da quando ci conosciamo? Secondo me anche sulla cartella clinica avrai scritto -paziente Comandante Shepard- ma io non mi chiamo comandante!”
“Scherzi? Se prima eri solo l'eroina della cittadella adesso sei l'eroina dell'universo! Colei che ha distrutto il culmine dell'evoluzione che regnava da milioni e milioni di anni! Hai annientato il punto massimo della civiltà galattica. Adesso non posso neanche chiamarti Shepard, va bene solo signora o devo aggiungere sua suprema maestà?”
L'atmosfera era diventata serena e distesa, le tre dottoresse si alternarono finalmente nel portare le cure necessarie. Gli impianti di Cerberus, che erano stati la sua salvezza, rischiavano però ora di creare danni neurologici ed alla mobilità generale di Shepard; in più era in atto un rigetto parziale dovuto al cattivo funzionamento come mai era avvenuto durante il precedente lavoro di Miranda. Le sue conoscenze in tal senso furono decisive e se il comandante poteva ancora osservare il cielo della Terra dalla sua finestra di ospedale, questo lo doveva di sicuro a lei.

Con estrema sensibilità il discorso non venne mai portato sugli ultimi drammatici eventi della cittadella e del crucibolo, era ancora troppo presto e c'era tanto da dover rielaborare. In particolare Shepard, che tra un ago ed una fasciatura, rimuginava ancora su ciò che le aveva detto la Chakwas
“...funziona tutto regolarmente...” c'è qualcosa che non va.
Ma la stanchezza dovuta alle sue condizioni ben presto prese il sopravvento e per quanto in un ambiente sereno, le emozioni della giornata erano state parecchio intense e giunse il momento di lasciarsi abbandonare alle sapienti mani delle sue curatrici.
“Viola adesso ti gireremo su un fianco per cambiare la fasciatura e fare qualche analisi” concluse la Chakwas prima che lei ricadesse in un sonno profondo.
Viola...è proprio vero che c'è qualcosa che non va adesso” fu l'ultimo pensiero di giornata.

 

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Capitolo 3
*** Convalescenza ***


Per la prima volta nella sua esistenza personale i giorni trascorrevano finalmente tranquilli . Di solito si pensa sempre che i ricordi degli eventi infausti della propria storia siano esagerati ma non era questo il caso: fino a sedici anni la sua vita era trascorsa in maniera serena, senza eccessive agiatezze, come si conveniva ad una coloniale, ma anche senza particolari restrizioni.
L'assalto dei Batarian aveva cambiato tutto.
I Batarian erano soliti compiere raid per depredare colonie ed ottenere schiavi e Mindoir era esattamente in una zona contesa tra la giovane Alleanza terrestre e l'Egemonia Batarian il che ne faceva un facile bersaglio. L'assalto fu rapido e deciso, non ci fu scampo per i coloni terrestri. Non erano passati neanche vent'anni dal primo contatto con una razza aliena e già l'umanità era divenuta bersaglio di due di queste . La conseguenza fu la nascita di moti nazionalistici anti-alieni e l'integrazione con le altre specie subì notevoli ritardi e complicazioni a causa dell'opposizione interna e del furente sentimento anti-alieno.

E Viola conosceva bene questo sentimento. Su Mindoir perse in un sol colpo la sua giovinezza oltre che i genitori, i suoi amici, tutto ciò che fino a quel momento era la sua vita. Perse anche la sua umanità. Fu anche fortunata a non finire come schiava dei Batarian, triste sorte che invece capitò a qualcuno dei suoi conoscenti di allora. Fu una pattuglia dell'alleanza a salvarla e questo evento tragico segnò definitivamente la vita di Shepard e sancì il suo ingresso nella marina dell'Alleanza.
Sette anni più tardi il destino sferrò un altro colpo micidiale alla vita del futuro comandante: 21 suoi compagni d'armi furono massacrati da un divoratore su Akuze mentre erano impegnati ad investigare su di una colonia scomparsa in quel posto. Solo lei sopravvisse all'impari lotta ma nulla poté fare per salvare i suoi compagni. Un senso di colpa che continuò ad accompagnarla per il resto della sua vita facendole ripromettere che mai più sarebbe successo e che avrebbe migliorato sè stessa per evitarlo. Ma sapeva bene ormai che non era possibile in guerra salvare tutti, sapeva bene che i buoni propositi venivano spazzati via dal destino come le foglie dal vento.
E tre anni fa scoprì che almeno in quest'ultima disgrazia il destino non c'entrava nulla o quantomeno aveva un nome preciso: Cerberus. Il divoratore faceva parte di un esperimento degli scienziati di Cerberus che volevano sperimentare e testare la resistenza degli umani agli effetti dell'acido della bestia. E su Ontarom scoprì l'orribile verità: durante la missione Shepard ritrovò il suo vecchio compagno d'armi creduto morto, il caporale Toombs, con la bocca della pistola puntata alla testa del dr. Wayne e con la verità dei fatti sulla sua di bocca. In passato non avrebbe esitato a sparare lei stessa a quel – lurido verme – ma anche lei non era più la stessa persona rabbiosa cresciuta dopo gli eventi di Mindoir.

A quei tempi il desiderio di vendetta le ardeva il cuore completamente, le era stato strappato tutto ciò che di più prezioso aveva e con questo spirito si stava esercitando nei ranghi della marina dell'Alleanza. Con la speranza di ripagare l'universo con la stessa moneta ricevuta. Ma le lezioni più importanti ci vengono sempre impartite nei modi più inaspettati.
Circa sei anni dopo il suo arruolamento, lei ed alcuni suoi commilitoni erano in licenza presso una bettola in uno sperduto spazio-porto vicino alla frontiera turian. Con loro c'era il sergente Johnson, un tipo tosto secondo Viola, un uomo con un'esperienza drammatica simile alla sua ma che per le sue capacità di comando e risolutezza veniva molto rispettato da tutti i suoi compagni. Perfino i suoi superiori erano ossequiosi e deferenti nonostante la differenza di grado.

Martin Johnson aveva perso tutta la sua famiglia a Shanxi nella guerra del primo contatto con i Turian; lui, durante le serate in compagnia , aveva sempre ricordato i drammatici eventi di quel periodo. L'aggressione ingiustificata dei Turian, l'assedio e la morte dei suoi cari e dei suoi amici, l'umiliazione della resa. Ma lui aveva perso anche sua moglie, una giovane donna sposata da solo pochi mesi e probabilmente non perse solo lei; fu sempre vago su quest'argomento ma molti giuravano che aveva affrettato il loro matrimonio per un evento imprevisto. Un lieto evento imprevisto, ma agli occhi della gente non sarebbe stato onorevole per la giovane donna non essere sposata....
Il locale si chiamava Serenity, un nome quantomai propizio vista la posizione: semmai ci fosse stato bisogno di serenità in un posto dello spazio, la frontiera Turian-umana era di sicuro quello più giusto. Ma il locale al dispetto del nome altisonante era una vera bettola di porto: le risse erano parte dei menù e non passava giorno senza che qualcuno ci lasciasse la pelle. In particolare la frequentazione di Turian e umani rendeva la situazione bollente benché il titolare intimasse sempre a tutti di lasciare la guerra fuori dalle porte del locale. Sarebbe stato più facile per un fiume scorrere dal mare verso la montagna!
Quella sera, mentre Johnson, Shepard e gli altri compagni stavano allegramente ubriacandosi come di consuetudine, all'improvviso entrò Atticus Maric. Atticus era uno dei Turian più temuti dell'intero esercito, a capo già in giovane età di una nave spaziale per le sue indubbie capacità belliche e strategiche. Ma era anche un assassino: era lui che su Shanxi guidò le truppe orbitanti sulla colonia e fu dalla sua nave che partirono i colpi che posero fine alla vita di Alison, la giovane moglie di Johnson. Ma la guerra ha sempre un duplice volto: anche Atticus perse nel conflitto che si scatenò successivamente molte delle persone a lui care. Ed in particolare il sergente Johnson fu uno dei principali responsabili della perdita di sua moglie e dei suoi tre figli.
Due uomini così diversi ma con la storia così tanto uguale ed ognuno di loro aveva inflitto danni letali alla sua controparte.

Non sarebbe forse stato meglio che le loro strade non si fossero mai incrociate?
E non sarebbe stato meglio che quella sera le loro strade non si fossero incrociate?
No.

I due si guardarono in silenzio a lungo, ognuno di loro sapeva bene chi avesse di fronte. Shepard era già pronta a compiere un ennesimo bagno di sangue: era capace di utilizzare discretamente alcuni poteri biotici ed aveva già preparato uno dei suoi colpi migliori. Già pregustava il sapore della vendetta, non importava che non fossero Batarian, erano alieni e gli alieni avevano inflitto così tanto dolore a così tante brave persone. Con lo spirito accecato dall'ira vide finalmente Johnson e Atticus avvicinarsi tra di loro e porsi uno di fronte all'altro. Gli altri occupanti del locale erano già intenti a scommettere sull'umano o sul Turian, tutti sapevano chi erano e non occorreva un indovino per predire che il proprietario del locale avrebbe dovuto di lì a poco ripulire da sangue più o meno colorato tutto il pavimento (e non solo) del locale.
Ma accadde un evento inconcepibile: i due si fronteggiarono per un minuto , un solo minuto che sembrò non finire mai. E quando si mossero...si abbracciarono!
Shepard pensò di aver visto male, forse si stavano pugnalando alle spalle; sgranò bene gli occhi in cerca di lame o ferite o sangue sgorgante, ma non ne vide.
I due si abbracciavano forte, come fossero fratelli che avessero vissuto da sempre insieme e con un'intensità da far ammutolire tutti nel locale.
L'unico liquido che a Shepard sembrò di scorgere era quello proveniente dagli occhi del Turian ma non ne era sicura, troppo sconvolta dalla scena che aveva di fronte. Eppure avrebbe giurato che anche Johnson, benché lo vedesse solo di spalle, stesse piangendo copiosamente.

Erano due individui notevoli ma adesso avevano mostrato il perchè: l'odio è una fiamma che non necessita di propellente per essere alimentata ma occorre un grande sforzo d'animo per spegnerla. Molto più semplice uccidere che smettere di farlo. Ma i due avevano capito quanta insensatezza aveva distrutto le loro vite: se invece di iniziare a lottare le loro due specie si fossero semplicemente parlate o avessero vissuto un po' insieme, i loro cari sarebbero vivi. Magari i loro figli avrebbero giocato insieme.
E' una cosa così semplice da comprendere, un concetto così banale che qualsiasi bambino applicherebbe in maniera naturale e spontanea. Ma un politico o un militare no. La vita li rende sospettosi ed spaventati dall'ignoto, da ciò che non conoscono e gli effetti sono esattamente quelli che si vorrebbero prevenire.
E loro due avevano duramente capito e compreso l'amara lezione.

Il silenzio durò a lungo e continuò anche quando Shepard e gli altri tornarono alla loro compagnia. Ma non dimenticò lo sguardo che Johnson le rivolse durante il ritorno, uno sguardo sereno accompagnato da un sorriso sconosciuto sul viso del duro sergente che ben conosceva il passato e l'indole del soldato lì presente di fronte a lui.
Fu un evento che scioccò Viola Shepard e che la fece riflettere su cosa fosse accaduto nella sua vita e su cosa fosse divenuta. Sull'odio che l'aveva consumata nonostante la giovane età, sul vuoto che sentiva dentro, sull'impossibilità di essere felice. Questo era ciò che era ma non ciò che sarebbe potuta diventare.
Per questo le parole di Sha'ira l'avevano così colpita sulla cittadella: non erano parole della consorte quelle che aveva pronunciato l'asari, erano i suoi pensieri più profondi e puri. E lei aveva colto tutta l'essenza del suo essere, del suo dramma ma anche del suo avvenuto cambiamento.
E non sarebbe stato meglio che quella sera le loro strade non si fossero incrociate?
No, adesso Viola sapeva bene che la risposta era no.
Senza quell'incontro lei sarebbe stata persa per sempre.

In quei giorni le capitava spesso di ripensare a questi eventi, ma nonostante la drammaticità dei fatti non poteva fare a meno di averne un ricordo dolce e soffuso. E poi era più intenta a sforzarsi di riuscire a camminare nuovamente in maniera normale senza alcun supporto o drone di appoggio. E pensò a Joker e alla sua malattia: non aveva mai ben compreso la portata della sindrome di Vrolik ma d'altronde nessuno riesce mai a capire in profondità i problemi degli altri. Sviluppiamo una certa empatia ma è una cosa ben differente dal vivere il problema concretamente.
“Vorrà dire che dalla prossima volta gli farò fare un turno di servizio in meno” pensò divertita, come se in realtà potesse fare a meno realmente del suo timoniere e che questo potesse cambiare il suo stato.
Erano già passati due mesi e mezzo ormai dai noti eventi e somigliava ancora più ad un invertebrato che ad un normale essere umano. Ma la Chakwas era ormai sicura di averla salvata. Ora era solo una questione di tempo anche se le aveva dovuto rimuovere l'87% degli impianti del suo corpo. Un'operazione lunga e laboriosa ma resa possibile dalla grande competenza delle due dottoresse. E da Miranda.

Miranda era l'unica persona esterna a cui la Chakwas permettesse di farle visita e la cosa la incuriosiva ed indispettiva allo stesso tempo: possibile che Karin riuscisse a tenere a bada Hackett, il Consiglio, ma sopratutto la sua scatenata squadra? Possibile che Garrus, Wrex, Tali, Zaeed, Samara se avessero voluto visitarla non sarebbero riusciti a passare? Se avessero voluto.... era questo il pensiero che la indispettiva,
“ma d'altronde perchè rischiare ancora di stare vicino a me visto che ogni cosa che tocco viene distrutta? La cittadella correva meno rischi durante il ciclo che con le mie visite!”
Quei pensieri le avevano riportato in mente una vecchia frase letta in un altrettanto vecchio libro – sono nata per la distruzione, la mia culla era mossa dal fato -.
In fondo era un bene che la gente non le fosse vicino, chiunque l'aveva fatto era praticamente morto.

“Garrus, Wrex,Tali......LIARA! “ Si Liara, l'amore della sua vita ancora non era venuta al suo capezzale, eppure era certa che fosse viva.
Per Liara aveva istintivamente eseguito un gesto che mai un freddo soldato come lei avrebbe compiuto in azione compromettendo completamente la missione: durante la corsa per arrivare al raggio-condotto per la cittadella, Liara rimase ferita dallo scoppio di un Mako. Non ci fu un ragionamento, non ci fu una tattica raffinata ma solo puro istinto nel richiamare la Normandy per recuperarla e portarla in salvo; un puro e mero sentimento egoistico.
Aveva messo in pericolo la vita di tutti gli occupanti della sua nave, del suo team, dei suoi compagni che avevano riposto in lei tutte le loro speranze. L'araldo era lì pronto a fare scempio di tutti ma fortunatamente era solo lei il bersaglio da abbattere. Non ci aveva mai ripensato ma adesso la cosa le parve evidente ed il suo io più profondo non poté non biasimarla per un atto tanto indegno.
Ma l'amava.

L'amore era un sentimento sconosciuto per lei; fino a sedici anni aveva avuto nient'altro che una semplice cotta per un giovane amico lì sulla colonia. Un flirt giovanile ma nulla di più.
Successivamente gli eventi cancellarono questa parola dal suo cuore e fino alla maturazione seguita ai fatti del “Serenity” solo l'odio fu la sua ragione di vita. E così fino a Liara non c'era mai stato nessuno di stabile nella sua vita: con lei aveva abbracciato l'eternità, il suo legame era più profondo di una semplice passione fisica ed adesso aveva ben compreso perchè qualsiasi essere di qualsiasi razza fosse così impetuosamente attratto dalle asari. Il rapporto avveniva ad un livello superiore.
Lei non era lì, non era mai venuta o perlomeno mai quando da quando era pienamente cosciente; ma sapeva che in realtà non era venuta neanche quando non era sveglia, lo sentiva semplicemente. Un velo di tristezza le coprì il viso nonostante vi potessero essere mille ragioni plausibili per la cosa.

“Dai Shepard fammi un sorriso” disse Miranda ridestandola dai suoi pensieri.
Era venuta per i soliti test e controlli sempre necessari vista la sua condizione fisica. Ma osservava come Miranda fosse molto cambiata da quando l'aveva conosciuta: adesso indossava sempre un abito differente ogni giorno, uno stile ben diverso dal – pigiama- che indossava in precedenza almeno secondo la commando asari che avevano incontrato salvando Oriana. Oggi indossava un elegantissimo abito lungo, stretto sui fianchi che le arrivava sopra le scarpe riallargandosi leggermente a mò di gonna. Niente a che vedere con le classiche tutine attillate che portava ai tempi di Cerberus. Anche i colori erano indice di buon gusto, un rosato tenue principale con motivi floreali verdi ed azzurri ma molto discreti. L'effetto cromatico era decisamente notevole ed il corpo perfetto della Lawson veniva comunque messo in mostra seppur coperto da vestiti non più così provocanti.
“E' sempre bellissima, i suoi geni perfetti hanno fatto un buon lavoro” pensò Shepard.
Ma anche lei non era da meno. Il viso non mostrava alcun segno delle numerose battaglie sostenute, indice anche del livello di abilità e pericolosità del comandante. Il naso era definito ma proporzionato ad un viso rotondo e soffice . Le labbra erano naturalmente carnose ma non enormi, le ricordavano quelle di un attrice del XX secolo che aveva visto in film retrò, Angelina Jolie le pareva di ricordare, ed erano leggermente sporgenti, suggerendo una morbidezza che molti uomini avrebbero voluto provare. Ma i suoi occhi erano la sua “arma” principale: di un azzurro tenue ma definito, un tono leggermente triste ma decisamente ipnotici e carismatici; con un solo sguardo ben assestato avrebbe potuto soggiogare interi eserciti di uomini o almeno questa era la voce che circolava tra la truppa che la seguiva. Trucco appena accennato sulle guance e una leggera ombreggiatura scura sopra gli occhi completavano la perfezione estetica del suo viso. Anche il suo corpo longilineo ma ben disegnato indicava un'abbondante generosità di madre natura, nessun aiuto esterno come invece era in voga per le donne della Terra di quel periodo con i prodotti della Sirta per il rimodellamento artificiale. Il comandante era semplicemente meravigliosa ed anche se lei non sembrava rendersene conto, molti uomini - e non solo - sarebbero stati pronti a buttarsi tra le sue braccia. Ed era il motivo per il quale molti uomini – e non solo – provavano un invidioso risentimento verso una certa giovane asari...

Tuttavia una cosa la invidiava a Miranda: ogni volta che entrava i suoi morbidi e fluenti capelli neri tracciavano nell'aria un movimento sensuale e ipnotico. La loro lucentezza poi sembrava poter illuminare anche il buio nonostante fossero dello stesso colore. Ed avresti potuto contare i capelli che componevano la sua chioma per quanto erano ben definiti e strutturati.
Lei invece li portava mediamente lunghi ma sempre raccolti all'indietro in una coda semplice e non troppo voluminosa. Capelli di colore castano scuro.
Aveva provato una volta a tingerli, unico pegno alla sua vanità mai pagato in vita sua, e la desuetudine a certi comportamenti venne messa apertamente in mostra; era una tintura rossastra, la “redax pigmentaris” la cui pubblicità recitava che i propri capelli sarebbero divenuti di un rosso simile al fuoco della passione. Fortuna volle che il pubblicitario non giunse mai davanti al fucile a particelle del comandante! I suoi capelli divennero di un rosso ramato acido rendendo la sua testa molto più simile a dei fili scoperti di un cavo danneggiato che a dei capelli umani, se fosse andata in visita alla cittadella in quelle condizioni ci sarebbe stato il pericolo che i custodi intervenissero pensando a un guasto a qualche terminale... Ed ovviamente la tintura disponeva di una nuova fibra microcellulare sintetica assolutamente resistente ad ogni lavaggio o diluente conosciuto e purtroppo per Shepard quella era l'unica cosa vera della réclame Non restò altro da fare che radersi completamente in attesa che il tempo le restituisse la sua chioma naturale, maledicendosi ogni giorno nel frattempo per la sua stupidità.
Un altro pensiero assurdo l'assalì in quel momento: i suoi capelli erano sempre stati legati in una coda semplice da quando aveva sedici anni e non li aveva mai  lasciati al vento o sciolti. Neanche quando dormiva o si lavava. Neanche dopo la prima ricostruzione, neanche adesso. Sembrava come una di quelle bamboline per bambine che non devono mai modificare il proprio aspetto: diventerebbero improvvisamente un'altra cosa, sconosciute ed anonime, con una storia non più riconoscibile.

Ma Miranda era lì davvero bellissima, non poté fare a meno di osservarlo.
“Che sguardo comandante, se Liara fosse presente chissà cosa penserebbe!“ la fulminò con le sue parole “ ma non temere, ben presto verrà a trovarti; ci sono motivi precisi per i quali non ha potuto fino ad adesso...” diavolo di donna adesso è capace di leggere anche nel pensiero ?
Più semplicemente Miranda aveva pensato alla sua situazione ed era facile immaginare che dopo circa 80 giorni in cui vedeva solo lei , la Chakwas e la Michel si sarebbe posta delle domande. Domande a cui forse avrebbe risposto cedendo al carisma di Viola se non fosse intervenuta la Chakwas zittendola bruscamente “Miranda non annoiare il comandante con questioni inutili, pensa solo al tuo lavoro. Per certe cose ci sarà tempo in futuro. Adesso abbiamo a disposizione tutto il tempo che vogliamo per fortuna”
Parlava la Chakwas ma ambo le donne avrebbero giurato che fosse l'uomo misterioso a proferire quelle parole, ed ambo le donne rabbrividirono istintivamente. Anche la Michel era nel frattempo sopraggiunta mentre la matura dottoressa stava finendo il suo pseudo rimbrotto
“Ormai sei fuori pericolo Viola ma per poter recuperare in pieno le tue funzionalità fisiche e biotiche avrai bisogno ancora di pace e serenità e di restare sola, ancora per un pò”
“In effetti ti conviene godertela Shepard perchè a breve rimpiangerai questa solitudine e tranquillità” intervenne rapidamente Miranda mentre voltandosi verso la Michel erompeva in una risata sincera e fragorosa subito spontaneamente imitata dalla Chloe. Mentre la Chakwas divenne paonazza e furiosa cacciando in malo modo e con estrema risolutezza le due donne.
“Adesso capisco come faccia a tenere tutti fuori, non l'avevo mai vista così arrabbiata ma è incredibile e non è neanche armata!” osservo divertita Shepard.
Tuttavia rimuginò in maniera perplessa sull'accaduto” ma perchè si è arrabbiata così tanto?”

 

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Capitolo 4
*** Incontri ***


Quattro mesi.
120 giorni terrestri ed ancora non era in grado di muoversi liberamente ma adesso non utilizzava più alcun sostegno per camminare. Assomigliava più ad un bambino che ha smesso di gattonare e prova a compiere le sue prime corse in piedi: certo qualche caduta, ma alla fine impara. Lei aveva perso circa l'8% delle sue capacità biotiche e di conseguenza il 17% circa delle sue prestazioni fisiche in seguito alla rimozione dei dispositivi cibernetici ma finalmente le operazioni erano terminate e il bendaggio era notevolmente diminuito. Solo il braccio destro necessitava ancora di osservazione stretta ed anche il bacino non era ancora perfettamente stabile. La muscolatura iniziava a riprendere tono. Ma la riabilitazione procedeva anche più spedita di quanto avessero previsto i medici: da buon soldato il recupero era divenuto il suo obbiettivo principale in quella fase e con buone ragioni.
Era stufa ormai di vedere sempre la stessa stanza, quattro pareti statiche ed incolori. Non le veniva permesso di uscire neanche per fare una passeggiata nel corridoio, qualora esistesse un corridoio. Ufficialmente perchè ancora non era pronta ma non le sfuggiva che probabilmente vi erano ragioni di sicurezza; lei era molto famosa e la sua fama non poteva che essere aumentata anche nel caso in cui la vicenda fosse stata parzialmente nascosta e modificata come d'abitudine dalle autorità. Ma un eroe che distogliesse l'opinione pubblica dai problemi doveva sicuramente esserci e non vi era dubbio che fosse lei. Ormai aveva molti amici sparsi per la galassia che sicuramente la stavano omaggiando. Ma era altrettanto certa che nella galassia esistessero ancora più nemici pronti ad ucciderla, c'era solo l'imbarazzo della scelta. Ed in quelle condizioni sarebbe stato molto facile anche per un Hanar.
“Vediamo, uhm... gli ex di Cerberus se ancora vivi, qualche indottrinato se ancora vivo, alcuni nazionalisti terrestri se ancora vivi, qualche strafatto di terra rossa se ancora vivo, Aria T'loak? Si, è possibile non mi fido di lei. Fino a che i nostri interessi sono coincisi non ho corso rischi ma adesso la situazione è cambiata.“
Non era comunque un grosso problema: su Omega l'unica regola era non contraddire Aria, ma nella galassia contava non contraddire Shepard adesso. E nonostante tutte le arie che si dava quell'asari dubitava che potesse essere più pericolosa di una macchina lunga più di due km che andava cancellando forme di vita da milioni di anni. Era lei – la grande e possente umana – come l'aveva definita il patriarca nel suo dannato locale.
“Qualche razziatore rimasto nello spazio profondo se ancora vivo, i custodi? No loro no, molti Batarian se ancora vivi, direi Balak se ancora vivo. E spero che lo sia" il tono truce e beffardo con cui aveva detto quest'ultima cosa avrebbe fatto desiderare al terrorista Batarian di essere morto se ancora non lo fosse stato.
“Ci rinuncio, è una lista troppo lunga”.
Non aveva a disposizione neanche un datapad decente. Nessuna connessione a extranet o altre fonti esterne di informazione. Tutto ciò che aveva per parlare o informarsi erano le sue 3 care dottoresse ma iniziava a non bastarle più adesso.
Era stufa di vedere sempre e solo lo stesso spicchio di mondo, in fondo non aveva salvato la galassia solo per vederne lo stesso piccolo punticino dalla sua finestra.
E sopratutto voleva ritrovare la sua gente, i suoi amici, lei.
L'unica distrazione dalla routine giornaliera erano le visite sempre frequenti delle sue – aguzzine – ma aveva sempre l'impressione che si stessero controllando.
Ed i fiori: i “serenis” avevano delle particolarità uniche per una specie floreale. Innanzitutto erano molto resistenti, se opportunamente curati rimanevano in fiore anche sei mesi e questi che le erano stati regalati non facevano eccezione. Di solito i fiorai non mettevano in vendita tale specie visto che per loro si rivelavano un pessimo affare. Ma la particolarità era data dal loro colore: di giorno, in presenza di forti fonti di luce, avevano un colore bianco tenue, quasi trasparente con piccole e quasi invisibili macchie puntiformi rosacee, ma di notte viravano verso un blu acceso ed intenso e quelle macchie divenivano di un giallo molto evidente al punto tale di far divenire il fiore brillante e luminoso come un neon. Questo era un motivo per il quale questo fiore non veniva tenuto nelle camere da letto nelle case coloniali o perchè spesso venivano usati nelle cene romantiche al posto delle solite e classiche candele.

Shepard non volle nulla con cui coprire i fiori di notte, quei colori le ricordavano le notti passate con le sue amiche su nei campi in collina vicino alla sua casa natia lì nella fascia di Attica: da lì dominavano una valle piena di questi fiori che accendevano l'orizzonte con uno spettacolo mozzafiato. Poco più in alto nel cielo spesso era visibile anche un sistema di stelle binario in certi periodi dell'anno e l'immagine che ne risultava era tale da togliere il fiato a chiunque avesse un cuore nel petto e un'anima in corpo.
I fiori di Mindoir parevano essere tutti splendidi e resistenti. E di notte quel blu le ricordava lei.

Ma Shepard in quel momento non era alle prese con il cromatismo dei suoi fiori, era in piedi nella sua stanza mentre tentava faticosamente di riprendere l'usuale confidenza con il camminare e con tutte quelle operazioni che un eroe dovrebbe poter compiere senza sforzo.
“Ehilà Sheppy”
dal vuoto della stanza emerse una voce delicata ma nessuna figura corporea. Non vi erano dubbi su cosa stesse succedendo.
“Kasumi ?! Sei tu ? Dovresti smetterla di fare questi giochetti, altrimenti mi toccherà comprare dei campanellini da metterti al collo”
Era proprio lei Kasumi Goto, forse la ladra più abile dell'intero spazio del Consiglio. Non una grande impresa per lei superare le difese del luogo di reclusione del comandante e meno che mai eludere la sorveglianza della Chakwas.
“Si Shep sono io” disse riapparendo all'improvviso con il suo classico rumore elettrico “ ti chiedo scusa se ho invaso la tua stanza ma devo lasciare il sistema e non volevo farlo senza nemmeno salutarti” proseguì mentre Shepard non poteva fare a meno di notare che lei invece continuava ad usare sempre e solo gli stessi vestiti. “Spero ne abbia diverse copie e non sia sempre lo stesso” pensò.
“Sai, siamo qui da diverso tempo ma sapevamo che non era ancora il momento di incontrarti, che avevi bisogno di tempo. Ho monitorato i macchinari per vedere le tue condizioni ma non dirlo alla Chakwas , lei e l'Alleanza non sanno che ho bypassato tutti i controlli per accedervi dall'esterno.”
Ovviamente!
“Siamo hai detto? Ma quindi sono presenti tutti? Ce l'hanno fatta tutti?”
“Si non preoccuparti sono tutti qui fuori a proteggere la struttura fin da quando vi sei stata trasportata. Non credo che esista qualcuno che possa riuscire ad entrare con cattive intenzioni...”
“Tu però sei entrata” malignò Viola “ed anche senza troppi problemi a giudicare da quello che mi hai detto."
L'istinto del soldato ancora una volta prese il sopravvento e l'inefficienza dei sistemi di sicurezza messo in luce da Kasumi non le poteva passare inosservata.
“Shep tu mi offendi, sono o non sono la ladra più brava che esista? E se avessi cattive intenzioni stai sicura che non avrei potuto fare due passi senza che Garrus mi avesse intercettato, quel Turian farebbe letteralmente di tutto per te”. Quindi Garrus era presente. Era incredibile come Shepard potesse ottenere informazioni da tutti senza neanche chiedere niente, anche da una persona abile a gestire dati sensibili come Kasumi. O forse era stata lei a far finta di cedere informazioni? Era un possibilità da non escludere.
“Puoi dirmi chi è presente? Sembro quasi una reclusa, anche prima dell'invasione ero più libera di adesso. Non mi merito forse un piccolo premio dopotutto? ”
Non erano le parole alquanto banali a convincere le persone a seguirla o eseguire le sue richieste, era il suo tono, la sua aria e forse il suo sguardo. Sta di fatto che nessuno riusciva a resisterle, tranne la Chakwas ovviamente.
“Non dovrei ma credo che possa solo farti del bene, ok. Garrus te l'ho già detto, c'è poi Jacob. Sai che è in grado di fare più addominali di Vega in due ore? “
“ Kasumi...”
“Scusami Shep. Dicevo Jacob, poi c'è Grunt anche se Garrus è più impegnato a non fargli distruggere la struttura che a sorvegliarla. Wrex non è presente, dopo la vittoria è dovuto tornare a Tuchanka e credo che tu possa intuirne il motivo” alluse maliziosamente ma Shepard prestò più attenzione alla parola “vittoria” che al sottile pettegolezzo della Goto.

VITTORIA!

Semmai avesse avuto qualche dubbio adesso ne era certa. E' finita, una volte per tutte. La lunga avventura iniziata su Eden Prime era terminata ed era arrivata una vittoria. Eden Prime non era molto distante da Mindoir, entrambe le colonie avevano dato il via a storie importanti della sua vita. Ma se sul paese natale gravava il ricordo di una terribile sconfitta e perdita, non era così per Eden Prime. Non più. Per la prima volta non stava pensando a quanto avesse perso e sacrificato ma solo che aveva vinto. Forse non tutto del suo passato era stato superato, una sottile forma di euforia la stava pervadendo, la sua mente era solo rivolta alla disfatta dei razziatori e alle parole della Sovereign – sono l'avanguardia della distruzione -: non dovrà più sentire queste parole. Mai più. E' lei e lei sola la distruzione.
VITTORIA.

“Ma comandante mi stai ascoltando? Hey Sheppy...Lo sai che Miranda acquista autoreggenti di tipo economico? Ho intercettato il suo ultimo acquisto su extranet...”
“come extranet... cosa compra Grunt...?” si ridestò di soprassalto dal fiume in piena dei suoi pensieri
“ecco vedi come non mi stai ascoltando? Così non è divertente. Comunque c'è Vega come avrai capito e si è portato appresso anche quel suo amico del ponte 5”
“Steve Cortez?”
“Si proprio lui, è un tipo così in gamba ma quei due non me la raccontano giusta. Lui con tutti quei muscoli e quei tatuaggi fa il duro ma secondo me fa gli occhioni dolci a...”
Sorrideva Shepard. Kasumi era sempre la stessa, sempre più interessata alle persone che alle cose benché fosse una ladra. Ed era una terribile sentimentale. Se il mondo fosse stato pieno di persone come lei forse le cose sarebbero andate meglio.
“Poi c'è Zaeed ma forse sarebbe meglio che non vi fosse. C'è Jeff e c'è Samara. Ma secondo te sono naturali? Cioè sono enormi da vedere. Alle asari in età avanzata evidentemente...e forse tu ne sai qualcosa.”
Ancora quel tono estremamente malizioso ma Shepard sorvolò su quella insinuazione personale.
“Scommetto che c'è anche Kenneth Donnelly visto il tuo accenno a Samara” le disse.
“Ma come hai fatto ad indovinare? Meno male che non ho mai dovuto incontrare agenti come te nella mia carriera o sarebbe stata terribilmente breve”

Con Kasumi non sapevi mai cosa pensare: quel tono così da bambina ingenua ma una perversa ingegnosità nel parlare; ci si rendeva conto che ogni parola che diceva era finalizzata ad ottenere uno scopo e una reazione. Lei sapeva dei discorsi di Ken su Samara, sapeva di Cortez ma lasciava cadere le cose lì come per farti credere di avere intuizioni non comuni. E Shepard dovette ricredersi su cosa aveva pensato fino a qualche minuto prima. Era lei che le dava solo le informazioni che voleva, altro che farla cadere in errore. Ma c'era di più. Il tono sembrava il solito di quando aveva il suo posto all'osservatorio sulla Normandy, non c'era traccia di commiserazione o di adulazione o di qualsiasi altro modo che potesse portarla ad uno stato emotivo differente di quando era sopra la Normandy: quella era la sua casa ormai e le persone ospitate la sua famiglia. Quale ambiente migliore quindi per accelerare in qualche modo il recupero di un malato se non quello più familiare? Ormai le intenzioni della giapponese erano evidenti per quanto ben celate; anche il termine vittoria probabilmente non era stato scelto a caso.
“Cara Kasumi, ho sempre pensato che fossi troppo sentimentale ma te ne sono grata, grazie”
pensò Shepard mentre la ladra continuava ad inondarla di parole.
“Però Gabby non è potuta venire, avrebbe dato un braccio pur di poterlo fare. Ah e non preoccuparti di Liara, anche lei ha un impegno che non può assolutamente rimandare ma in fondo la cosa riguarda anche t...”
“KASUMI GOTO !!!" L'ira funesta di Karin Chakwas infine si abbatté anche su di lei; per quanto fosse abile nello sviare e confondere eventuali inseguitori questa volta aveva dovuto abbandonare ogni prudenza per parlare con il comandante e questo le fu fatale.
“ GIURO CHE TI FACCIO SBATTERE IN CELLA A VITA E CON UNA PALLA DI VENTI TONNELLATE AI PIEDI E QUATTRO MECH PRONTI A SPARARTI AL MINIMO MOVIMENTO”
ma ovviamente tutti nella stanza sapevano di quanto fossero vane minacce.
“Dottoressa io volevo solo salutar...”
“TU farai bene solo ad ubbidirmi questa volta; devi andare ad Arcturus? Vai e fallo senza più importunare il comandante “
Niente da fare, in privato aveva iniziato a chiamarla Viola ma una minima presenza esterna la spingeva a rientrare in un rigoroso formalismo militare.
“Forse dovrei pretenderlo da tutti d'ora in poi, anzi potrei ripristinare l'antica usanza del giro di chiglia così voglio vedere chi proverà a chiamarmi ancora Lola” penso Shepard mentre la dottoressa stava ancora riversando la sua indignazione sulla sfortunata ladra.
“Stiamo passando ogni secondo della nostra vita a studiare un modo per farla guarire completamente e tu rischi in soli 5 minuti di ucciderla a chiacchiere… Lascia subito immediatamente questa stanza se tieni veramente a lei”.
In fondo bastava solo quest'ultima frase per generare un vero effetto di vergogna. Perché Kasumi, come tutti gli altri che erano fuori, teneva veramente a lei ed il pensiero che questa sua bravata potesse in qualche modo nuocere a Shepard la fece sentire male. E la Chakwas non era tipo da esagerare su certe cose quando si parlava di salute.
Ma lei doveva partire e non per rubare qualcosa questa volta. Il suo aiuto nella realizzazione del crucibolo fu serio ed importante. Inaspettatamente nelle greybox di KJ vi erano informazioni che avevano aiutato a recuperare sottosistemi adatti al congegno ed Hackett non era il tipo da farsi scappare membri così di valore da sottomano. Shepard non era l'unica a riconoscere il talento quando lo vedeva. In più la decisione di non distruggere la greybox fu quanto meno fortunata.

Doveva partire e non voleva farlo senza nemmeno averla rivista, senza non aver nemmeno scambiato una parola; era troppo importante per lei. Shepard aveva sempre avuto ragione in fondo, lei era troppo sentimentale.
“Viola, mi fa piacere averti rivista. Davvero” Questa volta il tono era serio e deciso, niente più sottintesi o giochetti.
“Un'ultima cosa Shep, tra gli altri sotto c'è un drell, chissà perchè poi...” E svanì così com'era apparsa.
Un drell.
Kolyat.
“Thane...”
La dottoressa non disse più nulla decidendo di uscire immediatamente dalla stanza, mentre ai piedi del comandante delle gocce d'acqua apparivano sempre più copiose.

 

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Capitolo 5
*** Persistenza della memoria ***


Il tempo passava sempre più lentamente ed ormai erano sei mesi, ben sei mesi, che Shepard era rinchiusa in quella sua libera prigione. Solo la visita di qualche mese addietro di Kasumi le aveva dato una nuova scossa rispetto alla monotonia delle sue azioni quotidiane, ma forse iniziava a comprendere il perchè la Chakwas fosse così fermamente convinta e determinata nell'impedire ogni contatto con l'esterno.
Il dialogo con Kasumi fu breve eppure ebbe impreviste conseguenze sullo spirito di Viola. E non tutte positive. Ogni conquista fisica sembrava improvvisamente regredire di fronte ad un cedimento morale, era come tornare indietro di mesi. La mente gioca brutti scherzi quando non è sostenuta da una perfetta integrità fisica. E' un po' come un'onda del mare che prima invade la spiaggia portando tutto quello che ha da offrire ma inesorabilmente torna indietro sottraendo anche più di ciò che ha portato. Ed il bilancio è sempre negativo. Il continuo pensare e ragionare sulle parole dell'amica avevano purtroppo innescato questa tendenza ed i ricordi negativi erano sempre quelli dominanti.

Thane. Semmai il suo legame con Liara avesse avuto un momento di debolezza questo sicuramente era avvenuto dopo l'incontro con Thane Krios.
L'assassino Thane Krios, ma mai queste parole le risultavano così illogiche se accostate insieme. Spesso aveva avuto il pensiero di cosa sarebbe successo se avessero potuto vivere insieme. Lui sapeva dell'oscurità che è insita nella violenza e aveva capito che tale violenza era la coperta con cui Shepard si era avvolta spesso nella vita. Il legame con Liara era profondo ma non aveva mai voluto nemmeno accennarle di questo suo radicato disagio. Non sapeva se lei potesse averne paura, era sempre stata così sensibile e dolce. Ed anche adesso che si atteggiava da dura come Ombra in realtà aveva il cuore tenero. Come poteva essere minimamente cattiva una ragazza che diceva “per la dea” ogni momento ed in una maniera cosi dolce? E cosa avrebbe provato nel sentirsi investire dal gelido vigore di una tempesta come l'odio che Shepard aveva covato fin da giovane? Era troppo prezioso quel legame per poterlo solo incrinare, forse lei aveva percepito qualcosa ma non è come sapere.
Ma con Thane era diverso. Lui aveva immediatamente capito chi aveva davanti perchè davanti aveva solo una sua immagine riflessa. Forse solo un po' più carina. Per questo si attraevano e non poteva essere diversamente. Ma mentre Shepard era ancora giovane Thane aveva ormai percorso fino in fondo la sua strada ed era finalmente riuscito definitivamente a dominare il suo io. Ed aveva accettato i suoi peccati per i quali aveva chiesto perdono.
“Thane, oh Thane... ancora non posso raggiungerti”. La preghiera di Kolyat riecheggiava ancora nella sua mente, la sua preghiera per la salvezza di lei con lui morente, ancora la turbava profondamente.
“Ti prego, proteggimi ancora dall'oscurità se puoi, io non ho ancora la forza per farlo”
La funzione funebre sulla cittadella non aveva avuto alcun effetto su di lei: Kolyat aveva da tempo accettato la morte del padre, Shepard ancora no, ancora non era stata salvata. Era scollegata.

- siamo qui da diverso tempo – così Kasumi le aveva detto. Non aveva dubbi sul fatto che loro fossero lì. O meglio li aveva avuti ma subito si era data della stupida. Come poteva pensare che uomini e donne di ogni specie avessero rischiato la vita per seguirla in imprese disperate e non l'avessero poi attesa nel momento di raccogliere insieme i frutti di tanto sacrifico ?
“Ci saranno praticamente tutti da quanto mi ha detto. Praticamente più persone che di fronte ad una danzatrice asari all'Afterlife. A questo punto bastava mettere un bersaglio disegnato sulla struttura per farmi uccidere definitivamente, c'è più gente qui sotto che nel resto dell'universo."
Sempre meno di quelli che in realtà avrebbe voluto che ci fossero.
Jenkins per esempio. Ogni tanto passava del tempo a ricordarlo con la dottoressa Chakwas ed era l'unico momento in cui lei stessa sembrava dimenticare le raccomandazioni che tanto faceva ad altri.
E Kaidan.
Fu il primo vero momento di rottura da quando fu nominata comandante. Fino ad allora era stata sempre vittima degli eventi nei quali aveva dovuto destreggiarsi in vario modo. Fu così a Mindoir, fu così ad Akuze, fu così in tutte le azioni successive da marine, fu così anche da spettro almeno fino a Virmire. Lì cambiò tutto. Lì improvvisamente capì cosa significasse il peso del comando e dell'avere la responsabilità degli uomini. In azioni di guerra i soldati muoiono e questa è una verità ben nota: in un combattimento ci si protegge l'un l'altro finché possibile ma quando la morte esige la mano di un tuo compagno non puoi far altro che augurargli un buon viaggio. Ma lì fu LEI a decidere chi dovesse vivere e chi dovesse morire. Fu lei a stabilire freddamente che Alenko era il nome di colui che la morte avrebbe dovuto accompagnare con sè. Solo che Alenko non era soltanto un nome, era un amico ormai e se fosse dipeso da lui anche qualcosa in più.
La morte è stata il suo dono per cotanto amore nei suoi confronti.
Non era un pensiero logico, freddamente aveva fatto ciò che doveva essere fatto e se Kaidan avesse potuto parlarle ora le avrebbe detto che era stata la scelta giusta. Ed era quello che lei aveva detto anche ad Ashley Williams nella convinzione di consolarla e spronarla. Ma ora le sembrava tutta una scusa, era stato come decidere la sorte di un uomo con un lancio di moneta. Inaccettabile e senza alcun senso. Non c'era alcuna consolazione in banalità così evidenti. In quale situazione far morire una persona è una scelta giusta? Come si può stabilire che una scelta sia giusta se non si è provata ogni strada possibile? Perché è stato giusto riportare in vita lei piuttosto che Kaidan ? Magari lui avrebbe salvato più persone ottenendo gli stessi risultati. Non lo sapremo mai, lui non lo saprà mai.
“Non ne ha avuto la possibilità e l'ho deciso io ”.

Ma accanto ai momenti di sconforto altrettanto impetuosamente arrivavano i pensieri positivi. Molti di quelli citati avevano avuto storie tragiche: Vega si era trovato nella stessa situazione ma grazie a lei aveva ritrovato realmente le motivazioni per continuare, proprio grazie a quelle banalità cosi evidenti di prima. Cortez stesso aveva superato un momento difficile grazie a lei. Non era così in confidenza con lui eppure Steve non poté fare a meno di stare lì ad appoggiarla con la sua presenza.
La stessa Kasumi non avrebbe avuto alcun legame serio con Shepard in teoria, ma era lì anche a lei a fare ciò che poteva per aiutarla, anche se magari inutile. E Samara, Joker…
“Ma non mi pare che abbia detto Ida”
Se il cuore non si fermò in quel momento significava solo che le era stato estratto dal petto insieme agli innesti.
- il catalizzatore non può discriminare – e lei aveva scelto, era lei ad aver discriminato. Ida non era un'organica, la considerava un essere vivente oramai ma la fisica non viene cambiata dalle parole o dai sentimenti. Lei aveva decretato ANCHE la morte di Ida. Come avrebbe potuto guardare negli occhi Jeff se questo fosse successo veramente? Come avrebbe potuto dirgli la verità adesso dopo tutto questo tempo, dopo che forse era riuscito ad accettare la perdita? Non ne avrebbe avuto la forza, non avrebbe potuto. E le corse nella mente il pensiero di fuggire.
Sì, per la prima volta nella sua vita aveva preso in considerazione questa assurda opzione. Meglio sparire definitivamente che uccidere spietatamente un altro membro della sua squadra. Perché uccidendo Ida avrebbe ucciso anche Jeff.
Ma non si può rinunciare a lei e alla vita che potremmo fare adesso. Il solo pensiero di rinunciare a lei la faceva impazzire. Il pensare che anche per un solo momento avesse considerato di stare con Thane al posto suo le procurava un dolore intenso al petto.
E nella mente cercò di vagliare ogni parola che le avesse detto il catalizzatore alla ricerca di una scappatoia o di una speranza. Ma le parole di una IA non sono interpretabili, non sono una profezia che può nascondere un inganno. Ida stessa era una IA che aveva sviluppato il senso dell'ironia ma quando faceva le sue analisi non c'era imprecisione.
A meno che...
A meno che non vi fossero dei presupposti errati ignoti.
La sua mente ormai era nel pieno di una crisi sistematica, forse era così che si doveva sentire un drogato di sabbia rossa in crisi d'astinenza.
In quella confusione parossistica riuscì a trovarla la sua scappatoia. Il catalizzatore aveva detto quelle cose ma lei era ancora viva ed i suoi impianti in parte erano ancora funzionanti. Le navi turian erano ancora in orbita, le aveva viste, ed i macchinari che l'avevano tenuto in vita erano lì ad emettere suoni e luci come sempre da quando erano stati costruiti.
“E poi mi hanno detto che solo la tecnologia dei razziatori non è più funzionante, il resto al limite un po' rovinato ma perchè non dovrebbe essere così anche per Ida? E poi sono riusciti ad atterrare con la Normandy, così hanno detto, quindi...”
Se Ida non era lì poteva anche essere perchè la Normandy doveva essere ancora in cantiere per essere riparata ed Ida doveva comunque essere nel raggio di proiezione della nave. E se anche fosse in questo raggio a causa delle riparazioni non avrebbe comunque potuto essere nel suo corpo sintetico. Continuava ad utilizzare il verbo essere nei suoi pensieri come se questo potesse realizzare il suo significato. Non poteva che essere così, anzi DOVEVA essere così.
Il cuore riprese a battere, ma non si era mai fermato; al contrario aveva accelerato ad un ritmo tale da rendere impossibile la distinzione di un singolo battito anche per una macchina. Ancora una conferma che una cosa sintetica poteva sbagliare...

“Zaeed, Grunt, Garrus...”
Garrus, che l'aveva accompagnata nella sua avventura fin dall'inizio. Era un tipo strano o almeno così l'aveva reputato la prima volta sulla cittadella, ma le aveva ispirato fiducia fin dal primo incontro. Certo aveva un senso della giustizia piuttosto curioso, era decisamente violento e sbrigativo nella sua applicazione ma non lo faceva per crudeltà quanto per la frustrazione che un malvagio potesse sfuggire alla legge. O alla sua legge. I Turian sono fatti così.
“Garrus, amico mio, quante volte ti ho dovuto riprendere per farti arrivare sulla giusta strada” .
Il pensiero era rivolto a quella volta con Sidonis lì sulla cittadella. Lei sapeva che Garrus aveva nell'obiettivo del suo fucile di precisione Mantis anche la sua testa e per quanto fosse sicura della mira e della fedeltà del turian non poté non provare un brivido dietro la schiena quando decise di coprire l'obbiettivo. Lei sapeva bene quanto l'odio potesse far compiere gesti folli ma era anche conscia che Garrus poteva essere cambiato molto più facilmente di quanto fosse successo con lei. E non si sbagliava.
Ma il suo riprendere il senso di giustizia dell'amico le risultava anche ipocrita: non erano poi molto lontani i giorni in cui avrebbe ucciso uno come Garrus non appena ne avesse avuto la possibilità. Nella stessa situazione non avrebbe esitato a fare fuoco, assicurandosi di utilizzare munizioni ad alta penetrazione in modo tale da far fuori entrambi i turian che le erano davanti. Due alieni in meno.
Se si fosse vista allo specchio avrebbe visto un mostro, un mostro generato dall'odio e di questo aveva ancora molta paura.
“Diavolo non posso pensare a Garrus ed avere questa negatività. Ce l'abbiamo fatta, abbiamo sconfitto i razziatori e salvato miliardi di vite. Se il prezzo da pagare è un po' di infelicità e rimorso sono pronta a subirne le conseguenze!"
Non c'era bisogno di dirlo, il rimorso è come l'ombra di una persona: può non vedersi ma è lì nascosto nell'oscurità pronta ad apparire e non è possibile separarsene mai realmente, resterà con noi fino alla fine della nostra esistenza.
Questa volta ripensava alla vittoria ed a ciò che aveva provato mentre Kasumi le parlava. Aveva gioito e non aveva pensato ad altro che alla distruzione dei razziatori; aveva salvato miliardi di vite ed era disposta a pagarne il prezzo ma come non realizzare che il prezzo non lo aveva pagato lei? Quanti erano morti mentre lei era in giro per la galassia a cercare aiuto invece di difenderli come sempre si era ripromessa? Quanti erano morti o peggio mentre lei era nelle braccia della sua amata? Quanti avevano sofferto come lei in passato senza ricevere alcuna salvezza o redenzione? Quanti avevano ricevuto preghiere sincere per la propria salvezza? E lei era perfino ritornata due volte in vita mentre nessuno di quelli morti a causa della sua debolezza ed incapacità avrebbero avuto questo privilegio. Prezzo da pagare? Facili parole da dire quando si è fuori da una tomba.
Ed allora aveva capito che il mostro era ancora lì in profondità, ben nascosto magari ma era lì con lei e non l'aveva abbandonata in ogni istante della sua vita. Aveva provato piacere alle parole di Kasumi non perchè avessero vinto ma perchè li aveva distrutti e non aveva avuto alcun senso di rimorso o disappunto per come aveva ottenuto tale risultato. La distruzione era ciò che le aveva dato piacere.

In un momento di estrema lucidità capì allora di cosa avesse paura realmente la Chakwas; lei era una dottoressa che da lungo tempo aveva servito insieme ad Anderson sulle navi dell'Alleanza ed era ben conscia di quanto potesse essere potente la disperazione o il rimorso o un qualsiasi sentimento negativo sull'animo di una persona abituata alla guerra in non perfetto stato. Ed era conscia di quanti suicidi avesse dovuto registrare per non aver saputo fermare questo meccanismo. Ma con Shepard NON doveva accadere. Forse per la sua storia passata o forse per altro, Karin Chakwas considerava Viola Shepard sua figlia, la sua unica figlia visto che non ne aveva avute di biologiche, e non avrebbe mai accettato di perderla in questo modo. In battaglia non avrebbe potuto farci niente ed era pronta ad accettarlo ma non così...
Questo pensiero improvvisamente la rincuorò, era davvero circondata dall'affetto di persone che tenevano a lei più che alla loro stessa vita. Perfino i morti l'avrebbero aiutata se mai fosse esistito qualcosa nell'aldilà. Perché tutti avevano realmente creduto in lei. Non si sarebbero offerti volontari nella resistenza se non fosse vero ciò che le aveva detto Anderson sull'effetto delle sue azioni sulla Terra, Kaidan non avrebbe chiesto così serenamente di sacrificarlo se non avesse creduto in lei, Thane non avrebbe pregato per la sua salvezza in punto di morte. Chiunque aveva creduto in lei ed era solo per questo sacrificio volontario che le cose sono andate come sono andate. E da quel momento non poté che giudicare diversamente i momenti quotidiani che avrebbe passato in compagnia delle sue amiche ed in particolare con la sua seconda madre.
E quando entrò nuovamente nella stanza schizzò in piedi come una bambina e con un'agilità tale da far credere che forse non stesse così male come i macchinari ancora dicevano:
“Viola ti trovo meglio adesso anche se hai gli occhi un po' arrossati” mentre le passava con un fazzoletto vicino alla punta degli occhi per asciugare delle lacrime residue.
“No Karin non è niente di preoccupante, deve essermi finito un moscerino nell'occhio. Ma dimmi come hai passato la giornata oggi?”
Un moscerino nell'occhio, che scusa banale in un ambiente sterile forse quanto una camera operatoria. Ma la dottoressa aveva notato un cambio di atteggiamento nei suoi confronti e questa volta si lascio andare a passare più tempo in frivolezze che non ad effettuare le solite analisi.
“In fondo è di questo che ha più bisogno”

 

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Capitolo 6
*** Io sono il comandante Shepard ***


“Squit, squit” era un nuovo giorno, ancora un altro da passare in quel rifugio.
“Squit squit.” Il criceto spaziale destò il comandate dal suo sonno. Erano passati quasi nove mesi da quando era entrata nella struttura ma ormai era quasi pronta. I fiori sul comodino erano già secchi da tempo ma Shepard aveva voluto che restassero lì lo stesso nonostante le insistenze di Miranda. Non poteva non notare come questi fossero bellissimi e nel pieno delle forze quando lei era in preda ai suoi deliri nei mesi passati mentre adesso che era quasi completamente guarita, loro erano ormai rinsecchiti. Come se lei avesse prosciugato la loro vitalità.
Ma era una considerazione che non aveva nessuna connotazione negativa nella mente di Viola, non era più debole come qualche tempo addietro quando avrebbe speso qualche lacrima anche per questi fiori. Era solo una semplice constatazione.

La Chakwas aveva acconsentito da tempo alla richiesta di Shepard di avere nella sua stanza quell'animaletto; tutto sommato anche lui faceva parte a buon diritto della Normandy. Era stata indecisa se chiedere anche un acquario ma vista la sorte sventurata che capitava spesso ai suoi pesci decise che poteva risparmiare sofferenze a quei simpatici esserini. Il criceto bastava ed avanzava. Inoltre questa volta si era anche assicurata che Miranda non avesse usato cloni per curarla, quindi nessun pericolo per entrambi.
Con la scusa di poter accelerare la sua riabilitazione chiese anche un piccolo impianto hi-fi e Karin, ormai impotente di fronte ad ogni richiesta della sua viziata figlia, non poté non accontentarla salvo poi pentirsene amaramente: tra le assurde passioni di Shepard c'era sicuramente il ballo ma se vi era un campo dove la natura fosse stata davvero avara di talento con lei, questo era sicuramente quello. Neanche un Elcor obeso avrebbe potuto eseguire movimenti così sgraziati e con così costante frequenza ed ostinazione. La dottoressa arrivò persino a pensare che fosse una sottile forma di vendetta studiata per farle pagare tutte le operazioni subite nei mesi precedenti.
Le cose erano decisamente cambiate tra loro due: adesso che era vicina alla guarigione completa, adesso che era vicina ad abbandonare quel posto, Shepard provava un senso di smarrimento e di tristezza. Era da tempo ormai che aspettava ogni giorno le visite di Karin che non consistevano più in analisi o esperimenti. Erano lì a volte solo a parlare, altre volte senza dire niente mentre l'anziana dottoressa le passava le mani tra i capelli carezzandola dolcemente. In quei frangenti né Miranda né la Michel osavano entrare ed interrompere madre e figlia. Ogni cura poteva aspettare.
Ormai le consentiva anche di passeggiare brevemente per il corridoio. Sì, il corridoio esisteva ma con somma delusione Shepard vide che tutta la struttura era molto più piccola di quello che si aspettava: c'era solo la sua stanza ed un piccolo corridoio che portava ad una porta che presumibilmente dava sul mondo esterno. Ma non ebbe mai l'istinto di provare ad aprire quella porta. Qualche mese prima l'avrebbe fatto ma ora no.
E si avvicinava anche il momento di incontrare i suoi amici, la sua squadra. Fu proprio la Chakwas a comunicarglielo stabilendo però che non li avrebbe fatti entrare tutti insieme ma suddividendoli a giornate. Anche da queste cose si capiva quanto tempo avesse vissuto in una struttura militare. Viola fu felice per la notizia ma non era più impaziente. Ora aveva ripreso il pieno controllo di se stessa e ripensando ai funesti giorni passati non poté fare a meno di sdegnarsi per tutte le lacrime che aveva versato (più che in tutto il resto della sua vita) e per il fatto che l'avevano vista farlo.
“E' sempre un segno di debolezza mostrare i propri sentimenti in pubblico” pensò in perfetto stile militare.
Ma sapeva che era una bugia, non lo pensava più veramente da tempo visto che ormai aveva imparato ad accettare anche questo lato del suo carattere. Ed aveva riflettuto tanto sulle sue paure, sulla sua oscurità: non si può provare a contenerla. Non è un liquido che possa essere messo in un contenitore e chiuso, è un qualcosa di sfuggente che mano a mano avvolge tutto ciò che esiste rendendolo freddo e buio. L'oscurità non può essere contenuta. E l'odio non è una fiamma, semmai l'esatto contrario; è un buio che ti pervade, che oscura il tuo essere. L'odio è il cibo eterno dell'oscurità. Ma la soluzione è ancora una volta semplice, nessuna cura miracolosa o pensiero esistenziale: per dissipare il buio basta solo una luce. Anche una piccola luce.
Più è grande l'oscurità e più risalta questo piccolo bagliore. E se le fonti di luce aumentano, il buio non può che sparire.
Aveva iniziato a comprendere bene quale fosse l'importanza delle sue relazioni con le altre persone. La Chakwas era divenuta una luce intensa, così come Thane, così come Kaidan, così come tutti coloro che le volevano bene. Così come Anderson.
Per la prima volta non pensava a loro con tristezza, ma con gratitudine. Il loro non era stato un sacrificio vano, non erano persone che necessitavano della sua protezione. Semmai era vero l'esatto contrario. Erano loro che la stavano proteggendo e continuavano a farlo anche da morti. Adesso lo aveva capito. Adesso aveva capito pienamente anche Martin Johnson, aveva capito in pieno il suo gesto e cosa lo avesse scatenato.
La luce era diventata accecante e l'avevano accesa tutti loro.

L'aria triste che sembrava avvolgere i suoi occhi ormai era sparita. La sua guarigione spirituale non era completa certo, ma adesso era evidente a chiunque che aveva ripreso un nuovo vigore. Adesso era tornata in sè, adesso era il comandante Shepard.
Ed era così vero che Karin decise di comunicarle una cosa avvenuta da pochi giorni confidando nel nuovo stato mentale di Viola: Javik era morto. Non a causa della battaglia finale ma per un virus particolare della sua razza. Probabilmente era già in lui al momento del processo di congelamento e le scarse conoscenze della fisiologia Prothean non avevano permesso di curarlo in maniera adeguata. Né lui volle essere curato. Concluse la cosa sottolineando che era morto con un sorriso e ringraziando Shepard per il suo aiuto.
Come si attendeva la dottoressa, Viola non si scompose alla notizia. Anzi sorrise. Il prothean era sopravvissuto con un unico scopo: la vendetta. Ed era riuscito nel suo scopo, era sereno e ne era consapevole. Per questo sorrise, per questo anche lei sorrise. Ormai il suo mondo non esisteva più non esistevano più legami con questa realtà: lei aveva perso amici e familiari nel corso della sua vita ma avrebbe mai potuto immaginare un universo senza più il suo mondo? Come si può concepire un'esistenza in cui tutto ciò che sei viene cancellato completamente?
Non aveva mai riflettuto che prima dei Prothean vi erano state migliaia di civiltà progredite tanto quanto la loro o tanto quanto quella umana ma cosa era rimasto a prova della loro esistenza? Niente, non un nome, non un monumento, non una testimonianza. Per l'universo era come se prima dei prothean non fosse esistito nulla. E sarebbe stata la sorte anche dei prothean e degli umani se non fosse riuscita a fermare i razziatori. Ma così non era stato anche grazie Javik.
Javik sapeva che in ogni caso adesso i prothean avrebbero vissuto nel ricordo di qualcuno senza sparire definitivamente dall'universo e non aveva più altri obbiettivi importanti da realizzare. Ed era sereno.


Adesso in piena efficienza psico-fisica era venuto anche il momento di riordinare le idee su cosa fosse successo sulla cittadella. Vi erano troppi punti oscuri sulla vicenda e troppi particolari da mettere a fuoco. Sembrava uno di quei romanzi gialli in cui gli assassini usano dispositivi temporali per spostare le prove dei loro reati in maniera tale da confondere le acque. Era quella la sensazione che provava: era come se qualcuno o qualcosa avesse volutamente confuso gli indizi per nascondere la verità.
Il primo pensiero corse al Lieviatano ed a ciò che le aveva detto; era da escludere che fosse stato lui a mentire, il suo delirio di onnipotenza era troppo evidente così come il desiderio di vendetta nei confronti di quella IA e dei razziatori. Quindi la sua storia doveva essere presa per buona o quantomeno doveva considerare sincero il suo punto di vista.
In effetti il suo tono era identico a quello utilizzato dalla Sovereign, la stessa arroganza, la stessa superiorità ed in parte lo stesso disprezzo per l'inferiorità delle specie organiche. - Una mutazione genetica, un errore – così aveva definito la vita organica sottintendendo quanto fosse casuale e priva di importanza. Non aveva difficoltà a vedere in quella macchina un “diretto discendente del Leviatano”. Ma allora perchè il catalizzatore ha parlato di preservare la vita organica? Possibile che si sbagliasse? O mentisse?
“E se...”
Il gioco del domino era ancora presente nel 2188. Il suo semplice meccanismo era ben chiaro a tutti: bisognava posizionare correttamente i mattoncini nell'ordine voluto, poi bastava una leggera spinta sul primo mattoncino perchè avvenisse una cascata consequenziale. Dal primo all'ultimo in un senso ben definito, seppur il flusso si possa sparpagliare in una moltitudine di rivoli laterali, tanti quanti costruiti dall'autore del disegno desiderato. Ogni mattoncino è causa della caduta del successivo ma è effetto della caduta del precedente. Questo però se si è spinto il primo mattoncino. Nella vicenda dei razziatori non era chiaro il disegno realizzato ma apparve evidente a Shepard che forse il primo mattoncino era ancora in piedi, che il flusso fosse partito da un mattoncino diverso e che quindi il disegno fosse completamente sbagliato alla fine. Non restava quindi che rimettere in piedi i pezzi caduti e cercare dove fosse l'inizio.
Preservare la vita organica tramite lo sterminio delle civiltà evolute: l'IA era stata creata per dare risposta a come fermare la possibilità di sterminio degli organici da parte dei sintetici creati e questo era senz'altro il punto di partenza. Ma non era il primo mattoncino. E' così chiaro, come aveva fatto a non capirlo subito? Questo è il disegno da rappresentare con i mattoncini, non i mattoncini.

“E se quell'IA mi avesse mentito?"
Era questa l'intuizione che mano a mano si faceva breccia nei suoi contorti ragionamenti.
“Possibile che un'IA possa mentire? In fondo è un sintetico.”
Ancora una spinta sbagliata, rimetti in piedi il mattoncino Viola!
La logica deve essere fredda ma non calcolatrice nel senso che intendiamo noi. I sintetici non mentono ma non dicono neanche verità. I sintetici sono per loro natura ovvi. Sì, li aveva visti “evolversi” come Ida o Legion ma cosa significava evolversi? Erano semplici programmi consequenziali che alla fine erano arrivati tutt'al più a pensare come organici o al limite a comprenderne il loro “funzionamento” ed adeguarsi ma "non erano qualcosa in più."
Il loro livello di pensiero doveva essere più semplice ed in questo caso doveva essere solo finalizzato ad eseguire il disegno realizzato. E comprese.

“Legion mi ha mentito? No, non mi ha mentito ha solo eseguito ciò che era necessario per completare il suo disegno; mi ha tenuta all'oscuro di alcune cose è vero ma solo perchè potevo essere una variabile che l'ostacolava. Non c'era una connotazione etica in quel nascondere la verità. E così Ida quando ha dovuto aiutare Jeff in varie occasioni. L'avevamo umanizzata ma il suo agire era perseguire uno scopo senza una morale precisa o un'etica consapevole.”
Questo però implicava un'altra domanda: cosa provava Ida per Joker? Era solo un'imitazione del comportamento umano? Possibile che avesse compreso realmente la portata di un sentimento, che fosse capace di simulare in sè un sentimento? Se fosse stato vero il ragionamento che stava portando avanti non avrebbe avuto più senso ma mano a mano iniziava ad avere sempre meno dubbi sulla bontà della sua intuizione. In ogni caso avrebbe parlato a lungo con Ida non appena possibile.
Quindi occorreva concentrarsi sul disegno finale. Era quello che in fondo aveva sempre fatto lei; anche lei aveva avuto delle variabili da affrontare, ma un essere vivente affoga il suo razionalismo con i sentimenti. Un sintetico non avrebbe avuto esitazioni nel caso di Kaidan, erano le emozioni di Shepard che avevano interferito sulla decisione. Un sintetico non avrebbe avuto dubbi nel lasciar morire Liara invece di richiamare la Normandy sul campo di battaglia. Ma i sentimenti avevano interferito. Era sempre stato così in tutte le sue scelte. Ed era così anche in questa ricostruzione, i sentimenti e le emozioni avevano ostacolato la ricostruzione dei fatti, ma un'IA come quella aveva già dato prova e dimostrazione di questa ipotesi.
La razza del Leviatano lo aveva generato ma una volta pensata la soluzione non aveva esitato a sterminarli tutti. O quasi.
Non aveva esitato...” ancora una connotazione morale. Era questo il problema nella ricostruzione: la sua umanità interferiva portando a spingere il mattoncino sbagliato. E non poteva fare a meno di pensare che forse era anche il motivo per il quale quella IA avesse ideato quella soluzione.
“Le emozioni degli organici portano a scelte sbagliate. E' questo che avrà pensato quella stupida intelligenza artificiale”.
Le scappò da ridere. Stupida intelligenza, ma il pensiero che miliardi di individui fossero stati spazzati via perchè un costrutto artificiale reputato intelligente avesse generato una considerazione tanto idiota la atterriva  “Tanta sofferenza per nulla.”
Ma occorreva andare avanti per questa strada. Il catalizzatore perseguiva unicamente il suo scopo. Ma Shepard si soffermò a riflettere anche sul quel nome.
“Catalizzatore. Ma quando è apparso quel nome? Chi ce lo ha fornito e come l'abbiamo saputo?”
Era nei progetti dei Prothean. Ma come era possibile? Pensando a Javik aveva realizzato come non fosse rimasto nulla delle precedenti civiltà. Invece adesso avevano trovato sonde spaziali ed addirittura un progetto di un'arma così potente. Possibile?
“Ma come potevano sapere i prothean dell'esistenza del catalizzatore? Come potevano sapere dell'esistenza di quel catalizzatore?” L'IA le aveva chiaramente detto che per la prima volta un organico era lì al suo cospetto, era forse anche quella una menzogna tesa ad ottenere lo scopo? Improbabile, quello doveva essere vero e così realizzò l'assurdità del crucibolo. O meglio dell'elemento essenziale del crucibolo. Perché l'arma aveva funzionato, mentre non era chiaro cosa avesse fatto questo catalizzatore. Aveva avuto uno scopo?
“Si!" I mattoncini avevano iniziato a cadere in maniera rapida e inarrestabile. E forse questa volta partendo dal punto giusto.
Il catalizzatore, l'IA non era solo l'ideatore della soluzione ma ne era anche il custode. Ma durante i miliardi di anni di funzionamento aveva dovuto rilevare che le specie organiche non si limitavano ad utilizzare e far funzionare ciò che c'era e neanche si limitavano ad ideare nuovi strumenti per migliorare la loro vita. Un sintetico se agisce nei normali parametri di funzionamento continua così senza alcuna variazione. Ma per gli organici non è così: noi in ogni fase della nostra vita subiamo un normale processo di evoluzione. E' la nostra tendenza naturale al miglioramento, la vita organica non è statica. E' un processo che avviene lentamente ed anche in maniera inconscia. Non abbiamo bisogno di pensarlo o di desiderarlo, avviene semplicemente perchè è la nostra natura. E se la forziamo in un senso subito ci adattiamo riprendendo l'evoluzione nella migliore via possibile per il mutamento subito. Ma questo è un concetto incomprensibile per una macchina: non hanno l'inconscio c'è solo logica e programmazione. Invece la nostra programmazione naturale non è definibile a priori, si evolve e si adatta.
Una variabile in più da analizzare ma impossibile da capire; altrimenti quella soluzione non sarebbe stata più valida. Ma l'IA aveva usato anche queste parole, dunque aveva compreso ?
Ancora un errore di ragionamento. Non aveva compreso, aveva analizzato ed aveva studiato la migliore contromisura possibile perchè la situazione restasse immobile ed il suo disegno fosse realizzato: sabotare. Le sue menzogne continue erano solo sabotaggi. Il sabotaggio era un ottimo strumento di controllo perchè dà l'illusione di aver raggiunto il proprio scopo alla vittima senza in realtà sapere che non ha ottenuto nulla. E le balzò in mente la proposta della consigliera Salarian su Tuchanka: il sabotaggio della cura e le menzogne che l'avrebbero accompagnato sarebbero rimasti nascosti nel corso dei secoli senza scoprire il perchè i Krogan non riuscissero ancora a riprodursi o cosa fosse andato storto. Ma avrebbe funzionato e non si sarebbe saputo più nulla pur avendo fatto apparentemente tutto ciò che era necessario. Semplicemente geniale.

“No semplicemente razionale. E disumano ”. Shepard a lungo aveva pensato se sabotare la cura o no ma infine non aveva potuto.
Ma adesso la ricostruzione funzionava: i piani del crucibolo erano ideati da organici ma questi organici dovevano necessariamente aver capito cosa stava succedendo e come funzionavano fisicamente i portali. Sicuramente i prothean vi erano riusciti. Vigil su Ilos le aveva narrato di come fosse nato il condotto e le sue parole e le prove viste testimoniavano la sua “sincerità”.
Ma perchè non aveva accennato dunque ai piani di costruzione del crucibolo? Questa domanda non trovava risposta ed in realtà Shepard si chiedeva come mai anche nelle sonde non vi fosse traccia dei piani. Le era venuto in mente di quando Liara sulla Normandy le aveva mostrato il suo dispositivo della memoria, la sua capsula del tempo. E Liara aveva inserito i piani del crucibolo come ovvio che fosse. Ma dunque? Molto semplice: Ilos era una struttura segreta ma per questo isolata dal resto dell'impero prothean. Semplicemente nessuno di loro aveva idea di cosa fosse il crucibolo né della sua esistenza. Nelle sonde spedite da Ilos dunque non vi poteva essere alcun riferimento. Ma erano presenti i progetti di funzionamento dei portali. Fu questo il grande aiuto di Kasumi nello sviluppo dell'arma. Nella greybox di Keiji erano stati rinvenuti gli schemi degli scienziati prothean rinvenuti sulla cittadella chissà quando. Ovviamente non erano stati compresi da coloro che eventualmente li avevano esaminati; ma ora che il crucibolo era in costruzione, una mente brillante ed intuitiva come quella di Kasumi aveva subito capito l'importanza di quei diagrammi. Il non distruggere la greybox fu realmente una fortunata coincidenza alla fine.

Il segreto era non credere più a ciò che le veniva messo in mostra facilmente: le IV, quelle si che invece erano affidabili. Vigil e la IV su Thessia, Vendetta. E come non notare che Vendetta le aveva parlato della cittadella come catalizzatore e non di una dannata IA. Eppure era stata chiara. Ed era ovvio: lei sapeva perfettamente cosa fosse la cittadella. Era stata progettata come fulcro della rete dei portali ed un portale aveva la possibilità di generare un'energia immensa e di diffonderla tramite la rete in tutta la galassia. Che stupida, come poteva servire qualcosa di non noto e di sintetico al funzionamento di una tecnologia sviluppata interamente da organici? E come poteva essere stato progettato il crucibolo per l'uso di un sintetico di cui nessuno aveva conoscenza?
Possibile che l'IA abbia però sottovalutato il progetto di costruzione del crucibolo? No, non l'aveva sottovalutato, era impossibile. E le venne in mente di come la rete dei portali fosse stata offerta agli organici per determinarne lo sviluppo. In ugual modo il crucibolo poteva avere avuto la stessa funzione, poteva essere stato contaminato dal sabotaggio parziale di agenti indottrinati qualora fosse stato necessario. La ciclicità delle azioni nei vari cicli di estinzione le era ben nota: non erano solo le civiltà a svilupparsi nella stessa maniera ma anche i conflitti interni dovuti agli indottrinati. Dai governi ad altro. Cerberus, ad esempio. L'uomo misterioso pensava di essere in grado di controllare i razziatori ma era solo un ulteriore strumento di sabotaggio dell'IA e di divisione tra gli umani. Ed aveva quasi compromesso la missione. Solo la non perfetta comprensione della natura organica però aveva portato a non comprendere la variabilità di quest'incognita. Shepard era riuscita a “ridestare” Saren, così come l'uomo misterioso. Loro avrebbero dovuto fermarla ma erano stati reintegrati nell'umanità dal comandante. Una riprogrammazione impossibile da capire per un sintetico.
“Loro avrebbero dovuta fermarla” pensò nuovamente.

Altra intuizione. C'era un motivo preciso per il quale i progetti esistevano ancora nonostante le tracce fossero state inquinate o cancellate ove possibile. C'era un motivo preciso per il quale la Sovereign doveva attivare il segnale ed aprire il portale tramite i custodi. la Sovereign ed i custodi. L'IA NON poteva agire. Le aveva detto che la cittadella era parte di sè ma questa era una menzogna. Se così fosse stato non avrebbe avuto bisogno né della Sovereign né dei custodi. Ma non solo. Se così fosse stato avrebbe potuto impedire l'attivazione del crucibolo. Le avrebbe precluso la possibilità della scelta. Non avrebbe avuto bisogno dell'uomo misterioso lì sulla cittadella, avrebbe avvertito la Sovereign a suo tempo. Ma non lo fece.
“Non poteva farlo!” era una questione di potere. L'imprevedibilità degli organici era incontrollabile, se fosse fallito il progetto di partenza della Sovereign occorrevano contromisure temporanee in attesa dell'arrivo dei razziatori dallo spazio profondo. Ma ci voleva tempo e la costruzione del congegno doveva essere scongiurata con le sole armi che avrebbe potuto utilizzare, gli indottrinati e il sabotaggio, non aveva altro potere a disposizione
“Non armi, strumenti Shepard, strumenti.” Le veniva tutto chiaramente adesso, ci aveva messo un po' ad entrare in quella visione piccola e ristretta ma adesso era lì.
Quante bugie aveva sentito: - il catalizzatore non può discriminare - che assurdità; era solo un tentativo di pressione psicologica per evitare la fine del ciclo e la sua fine. I fatti hanno dimostrato che il catalizzatore era solo uno strumento in mano agli organici e discriminava in base alle nostre esigenze, altroché. Certo chi avesse progettato quella sezione doveva di certo aver compreso parte della natura dei razziatori e della loro tecnologia. Ma in fondo ripensava a quando aveva attraversato il portale di Omega 4 circa due anni or sono; anche lì fu necessario capire quale tecnologia utilizzasse il portale per riconoscere e far passare la nave dei collettori. Anche lì occorreva aver compreso la natura del problema e la tecnologia in gioco. Ma anche lì i sintetici commisero un errore di valutazione. Capito questo bastò programmare correttamente i parametri energetici necessari. Qui le cose erano solo un po' più complicate e di dimensioni decisamente maggiori, ma sarebbe bastato applicare la stessa filosofia di concetto. La materia oscura era una fonte energetica molto potente, bastava polarizzarla semplicemente per modificare in maniera sostanziale la massa degli oggetti, figuriamoci riprogettarla per un'esplosione che dovesse discriminare la matrice dei razziatori da quella degli organici. Era possibilissimo conoscendo la natura dei sintetici in questione. Certo danni collaterali sarebbero stati possibili ma anche lei comprendeva che al di là del danneggiare la tecnologia esistente oltre il necessario non poteva accadere. Sempre che gli scienziati avessero capito bene cosa fare. Un piccolo brivido le percorse la schiena a questo pensiero.

- Si producono sempre gli stessi conflitti - altra bugia detta per ingannarla. Ma il punto era sempre quello: un sintetico ha una visione statica della realtà; dato che era da evitare un particolare evento non c'era da considerare la possibilità che gli organici potessero migliorarsi fino ad evitare i conflitti con i propri creati. Si doveva solo eseguire il piano giacché certamente le cose avrebbero funzionato così come ideato
“Ma noi non siamo esseri statici” si ripeteva “noi ci adattiamo e contemporaneamente ci evolviamo”.
Due concetti in antitesi per una macchina. Ed in più abbiamo il libero arbitrio, altro concetto incomprensibile per un sintetico. Una scelta sbagliata non potrebbe mai essere presa da una macchina che funzionasse correttamente, ma per gli organici è una condizione naturale: Shepard aveva ordinato alla Normandy di recuperare Liara, scelta sbagliata ed irrazionale. Ma l'aveva presa. E lei era lì oggi in attesa dell'arrivo della sua amata mentre la macchina perfetta che l'avrebbe dovute cancellare dall'esistenza non era più di questo mondo. Ricordava di come Ida si fosse stupita analizzando il comportamento degli umani prigionieri che si sacrificavano per gli altri invece di pensare alla propria sopravvivenza pur senza alcuna speranza di riuscita.
Era sempre stato tutto lì davanti ai suoi occhi, banalmente evidente.
Ed anche di questo ne aveva le prove inconfutabili: nel suo ciclo il conflitto non si è creato. Anzi senza i razziatori, i Geth non si sarebbero ribellati o quantomeno non avrebbero attaccato gli organici. Non solo; Shepard, in maniera del tutto irrazionale, era riuscita a pacificare completamente creatori e creati in questo caso ed i Geth ricostruivano Rannoch in quel momento. Aveva fatto dono dell'individualità agli stessi Geth addirittura.
“Beh questo non è proprio vero in realtà”
osservò silenziosamente cercando di non alterare quel suo stato percettivo.
Certo non ci sarebbe stata alcuna garanzia che la pace reggesse o che non sarebbe successo quello che l'IA doveva scongiurare, ma ugualmente non c'era alcun motivo valido perchè non fosse vero. In ogni caso fino ad adesso nella storia di questa galassia non era mai successo e questo era un fatto certo ed indiscutibile. Per merito del ciclo? No perchè questo ciclo ha mostrato anche che questo non era vero.
Ma ormai non era rimasto molto da capire, tutto funzionava perfettamente.

“Anche l'immagine del bambino, solo un altro strumento di controllo”.
Lo capì grazie all'esperienza passata negli ultimi dieci mesi nella sua stanzetta. Certo la morte di quel bambino sulla Terra l'aveva sconvolta parzialmente ma c'erano ferite ben più profonde nel suo animo. Allora perchè aveva assunto quell'aspetto? Perché doveva essere in grado di sondare parzialmente la nostra memoria, anzi il nostro cervello. Cosi come Vigil e Vendetta l'avevano fatto per scorgere i segni dell'indottrinamento. Ma certo non doveva che essere così. Solo che non aveva potuto scavare nel profondo, il nostro inconscio non è razionale ed era rimasta solo la superficie della memoria da analizzare. E quindi la fine di quel bimbo innocente. Non Kaidan, Non Thane, Non Mordin. Solo la superficie. E le menzogne che aveva sentito erano solo la superficie delle verità che aveva ormai scoperto. Se avesse avuto ragione, ed ormai ne era quasi certa, forse anche Ida era viva. Una bella speranza finalmente!
Le restava solo un ultimo dubbio da sciogliere, un'ultima menzogna da scoprire: che scelta aveva avuto? Se avesse optato per la sintesi o per il controllo? Ma erano scelte reali o trappole estreme della disperazione?
“Come potrebbe un raggio energetico fondere organico e sintetico...Sono veramente una stupida!” Come sempre bastava soffermarsi un attimo sugli eventi per distinguere il vero dal falso. Ed una tecnologia in grado di compiere magie di certo non esisteva. I razziatori usavano i denti di drago per iniettare nano sonde e creare i mutanti, altro che raggi colorati. E c'è da credere che il controllo avrebbe sortito l'effetto contrario nella migliore delle ipotesi. In più, era davvero necessario il suo intervento nell'attivazione?
- Non abbiamo più tempo - le aveva detto, ma evidentemente era riferito a loro, ai razziatori, non a Shepard ! Anche qui non poté fare a meno di pensare che in realtà il crucibolo avesse solo bisogno di un certo tempo di attivazione. In fondo stava per generare la più formidabile onda di energia mai vistasi nell'universo e non un'energia generica. Occorreva che fosse opportunamente parametrizzata in frequenza, in ampiezza, in fase o in qualsiasi diabolica opzione che avesse evitato l'estinzione di tutta la galassia, sintetica ed organica. E forse lei avrebbe rischiato di DISATTIVARE il tutto. E' inutile negare che era stata fortunata, non era una questione di abilità o di intelligenza. Probabilmente era stata solo fortunata nel fare solo ciò che avrebbe dovuto fare. Chissà se qualcuno in passato era arrivato allo stesso punto e magari aveva sbagliato. Certo le era stato detto che lei era la prima ma ormai sapeva che peso dare a queste informazioni. Ed in più aveva sperimentato in questi dieci mesi che in condizioni di stress e debolezza si perde completamente la lucidità e la personalità, arrivando fino a baratri di disperazione impensabili. Si diviene manipolabili.
“Chissà se ha provato anche ad indottrinarmi"
Il comandante Shepard alla fine non era stata un suo strumento. L'IA aveva provato disperatamente ma aveva fallito.
L'ultimo mattoncino era caduto e non ne erano rimasti in piedi questa volta.
Con un motto di autocompiacimento:
“IO sono il comandante Shepard!”.

 

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Capitolo 7
*** Presenze - parte prima ***


Ormai era tempo di incontrare tutti: i suoi compagni, i suoi amici, lei infine. Erano stati undici lunghi mesi ma onestamente i più importanti della sua vita. Non era forse completamente guarita dentro ma la sua maturazione era evidente a chiunque l'avesse vista. Chi aveva conosciuto il vecchio comandante Shepard avrebbe di sicuro capito che davanti c'era una persona nuova. Fisicamente invece era ormai pronta o quasi, solo qualche fastidio ad una spalla.
Il piano di visite preparato "dall'ammiraglio" Karin Chakwas era pronto. Perché ogni volta che c'era un evento che potesse potenzialmente nuocere alla salute della sua protetta, diveniva autoritaria e cattiva. Tutta la sua esperienza in ambienti militari veniva alla luce e nessun avrebbe mai dubitato che lei fosse il più alto ufficiale in carica. Non avrebbe più permesso che sua figlia potesse stare male.
Il primo della lista era James Vega. Ma Shepard riuscì facilmente ad ottenere una piccola variazione per quel giorno. Ed aveva in mente un atroce scherzo per il suo ufficiale
Quando Vega si presentò con la sua ampia muscolatura alla minuscola porta della sua camera, lei era ancora sotto le coperte.

“Holà Lola” le disse con un certo imbarazzo per iniziare il discorso.
“Sei sveglia? La dottoressa dice che finalmente possiamo salutarti e noi pensavamo che...” stava ancora cercando le parole per costruire un discorso non banale mentre il comandante iniziò ad alzarsi dal letto per mettersi seduta con la schiena posta ben di fronte al soldato. Con un gesto meditato e lento si sfilò la leggera canottierina che indossava rimanendo solo in mutandine e con la schiena completamente denudata.
“James vieni qui.”
Silenzio.
“James..... Jaaaammmeeeeessss” pronunciò ancora con tono suadente e sottile. Il soldato restava fermo e rigido. In quel momento avrebbe preferito affrontare trecento bruti a mani nude piuttosto che trovarsi in quella situazione. Chi era quel mostro che aveva davanti?
“Si...Shepard? “
Mentre lei ruotava lentamente la testa di quel che bastava per averla di profilo alla vista del militare:
“James ho qualche problema con la spalla, non mi aiuteresti ad indossare il mio reggiseno?" mentre dalla sua mano penzolava il capo di biancheria intima che aveva fatto prendere a Miranda, sua complice. Era un vecchio tipo con aggancio meccanico dietro la schiena rispetto a quelli moderni con campi gravitazionali attrattivi, ma con le informazioni di Kasumi sapeva che Miranda avrebbe potuto procuraglielo.
Altro che mostro, era...bellissima! E per la prima volta da tanto tempo aveva sciolto i suoi capelli.

Vega rimaneva fermo ed impalato sul posto come ipnotizzato. Ma il sangue nel suo corpo rischiava di fargli esplodere tutte le vene per quanto correva forte in quel momento. Finalmente decise di muovere qualche passo “Ecco...comandante …veng...arrivo” ma non fece in tempo a finire la frase che inciampò cadendo ai piedi del letto.
“Mi scusi...ecco..ho un po' di...labirintite...” farfugliò l'uomo.
“Se vuoi chiamo la Chakwas ad aiutarci. O Miranda, è bravissima in queste cose”
“NO, no, non c'è bisogno arrivo”. L'uomo riuscì finalmente a coprire quell'interminabile metro e mezzo che lo separava da Shepard ed afferrò un capo dell'indumento con una mano e l'altro capo con il gancio con l'altra mano. Shepard dal canto suo posizionò nella giusta “sede” le coppe anteriori. Mentre Vega aveva la fronte sudata ormai vicina alle spalle di lei, Shepard roteò la testa in avanti facendo in modo che i suoi capelli potessero scivolare lungo il viso dell'uomo ed oltre la sua spalla lasciando il suo collo in bella vista.
In quel momento Vega stimava in circa quattro tonnellate il peso dell'indumento e dopo circa quattro minuti ancora non era riuscito nell'impresa per quanto fosse visibilmente imbarazzato. Aveva cambiato più colori lui in quei pochi minuti che un Hanar in pericolo di vita.

“Allora James, adesso sono riuscita a farti arrossire?”
Nessuna reazione. Vega non aveva sentito. Non era riuscito a sentirla. E quindi non aveva capito quello che questa frase gli avrebbe finalmente svelato.
L'atroce scherzo di Shepard era ormai compiuto ma lei sapeva bene che non aveva mai corso realmente alcun rischio in quella situazione. Vega non avrebbe mai fatto nulla né tentato di toccarla. Neanche se glielo avesse chiesto lei. Kasumi aveva visto giusto – diabolica giapponese - ma anche Viola lo aveva già capito da sola.
“Signor Vega se non riesce ad agganciare un oggetto così semplice come fa con le sue pistole al corso N7?" Steve Cortez era lì sull'uscio della porta. Era lui la variazione che Shepard aveva chiesto a Karin, li voleva insieme lì davanti a lei.
“Pendejo, taci, ci sono quasi”.
“Lascia fare a me James, forse tu sei più abituato a levarle certe cose piuttosto che a metterle” gli disse Shepard cercando di ripristinare in parte l'orgoglio del marine. Nel tempo di finire questa ambigua frase aveva già allacciato il capo e si preparava a completare la sua vestizione velocemente dopo essersi nuovamente legati i capelli nell'usuale coda. Mentre Cortez derise il compagno fin quando il comandante non si ripresentò davanti a loro. Cortez sapeva dello scherzo, Shepard lo aveva avvertito. Se non avesse avuto paura di sminuire la sua autorità presso l'equipaggio avrebbe voluto addirittura riprendere la scena e mandarla sulla Normandy 24 ore su 24.

“Allora ragazzi come va? Vi sono mancata? Tra poco ricominciamo le missioni spero vi siate riposati.”
“Comandante eravamo tutti in pensiero per lei. Tutto l'equipaggio era pronto a venire qui per aiutarla come possibile. Noi per primi.”
Il discorso prese una piega normale e tranquilla. Vega aveva portato una scatola di cioccolatini, non un regalo così originale ma Shepard era da più di undici mesi che non ne riassaporava il dolce sapore e ne era contenta. In realtà era un tentativo di farsi perdonare il fatto che, durante la sua assenza, Vega aveva tentato di corrompere Kasumi al fine di farle rubare la testa mutante prelevata dallo studio del dottor Bryson per farsela dare. Ovviamente fallendo.
“Signori ho intenzione di riprendere l'antica tradizione della Marina di punire gli indisciplinati con un giro di chiglia. Ma nel suo caso Tenente Vega c'è alto tradimento e la pena capitale” disse con tono serioso.
“Certo, se qualcuno che tenesse a lei veramente mi supplicasse di concedere la grazia, potrei prendere in considerazione il perdono....” mentre li squadrava con i suoi occhi azzurri.
I due marine non parlarono ed abbassarono la testa contemporaneamente.
“Pensavo che voi due aveste un legame speciale nella vostra vita. O mi sto sbagliando?”
No non si sbagliava, ma se per Cortez quella situazione non era problematica così non era per Vega la cui indole non era ancora chiara e manifesta. O meglio lui ne era terrorizzato dal mostrarlo pubblicamente.
“Che problema c'è ad essere felici? Che problema avete nel sentirvi bene con la persona che vi sta vicino e vi ama? La sofferenza non chiede il permesso per entrare nelle nostre vite, perchè dobbiamo dunque esitare davanti alla felicità quando l'abbiamo semplicemente di fianco a noi? Eppure questi tempi difficili vissuti insieme vi avrebbero dovuto insegnare qualcosa.”
Come al solito il discorso non era molto originale ma come sempre era in grado di entrare nei cuori di chi lo ascoltava in maniera diretta e convincente. E i due sorrisero mentre si tenevano per mano.
Niente più segreti: vedendo Cortez e Vega anche lei aveva deciso. Liara avrebbe dovuto sapere tutto, avrebbe dovuto conoscere anche la parte peggiore di lei. Non sarebbe stato possibile avere una relazione seria senza che lei si fosse aperta completamente alla compagna. A qualsiasi costo.
L'asari doveva vedere e sentire l'oscurità che aveva avvolto il suo io, ma anche le luci che la stavano dissipando.
Liara non era un oggetto da controllare così come avevano fatto i razziatori con loro.
La giornata volgeva al termine ma era stata positiva. Pur parlando di argomenti generici c'era il rischio che potesse presentarsi un collasso emozionale e una ricaduta. La Chakwas stava monitorando ossessivamente i diagrammi della paziente, ma ormai non era più necessario. Il comandante era di nuovo in sè.

La mattina del giorno dopo era già in piedi quando sentì improvvisamente un rumore confuso provenire dal corridoio, come di un qualcosa in corsa. Non ebbe il tempo nemmeno di alzare un braccio che si ritrovò distesa sul letto con un varren addosso che le aveva già disgustosamente leccato tutto il viso.
“Tesoruccio biotico della mamma ti ricordi della zietta bella? Ma che bravo"
Era il turno di Jack con il suo varren biotico. “Ehi Shep , hai visto come ti fa le feste?”
“Jack ti trovo bene.” In realtà era sempre vestita malissimo, o meglio svestita malissimo con più tatuaggi che vestiti addosso. E poi quei ridicoli capelli...
“Allora comandate hai finito di battere la fiacca? E' ora di un po' d'azione”
“Sono sempre pronta ad uccidere ciò che c'è di malvagio nell'universo. Come va alla Grissom, Rodriguez se la cava?"
“Ma come fai a vivere in questo posto di mer...meravigliosa austerità. Comunque sì tutto bene anche se ha più potere biotico il mio cucciolo che quella incapace piscia-a-letto”
La solita cara vecchia Jack. Ma a dispetto della sua durezza esteriore anche lei era stata lì undici mesi in attesa, Shepard era stata la sua luce interiore in mezzo all'oscurità ed i suoi allievi all'accademia avevano trasformato la luce in un sole. Ma senza Shepard non avrebbe fatto una bella fine.
“Ma ti permettono di tenerlo lì in accademia? Di solito è permesso un gattino o un pesciolino e non mi sembra che il tuo rientri nella categoria.”
“Che ci provi la Sanders se ha coraggio. E poi è buonino buonino il mio cucciolino cucciolotto della mamma. Anche se ha il vizio di far volare i cuochi con le padelle da dopo la nostra visita a casa tua, chissà perchè”
“Ma almeno gli hai dato un nome?” sorvolò Shepard
“Un nome? E perchè? Boh, io lo chiamo varren tanto lui viene sempre. Meglio che ti eserciti tu a trovare nomi invece, tanto tra poco...”
Cosa significava quella frase? Cosa aveva voluto dire?

“Diamine senti che puzza, pensavo fosse il varren invece sei tu Jack” Miranda era apparsa sulla porta della stanza probabilmente reduce da una corsa o da un allenamento visto i pantaloncini attillati ed una maglia completamente bagnata che a stento conteneva la sua esuberanza fisica. Se vi fossero stati presenti degli uomini sarebbero svenuti tutti, uno ad uno. Certi vizi in fondo resistevano ancora. Tuttavia non poteva Viola fare a meno di notare che quei dannati capelli erano sempre vaporosi e voluminosi anche in quelle condizioni. Che invidia!
“La cagna di Cerberus si fa viva alla fine, guardati come sei sudata, sei tu che puzzi di carogna con quei vestiti.” Ci risiamo, avevano iniziato un'altra round anche se a terra.
“Pensavo fosse il criceto di Shepard quello che hai in testa invece sono proprio i tuoi capelli. Ti posso consigliare un bravo esperto, E se vuoi ti posso anche regalare della vernice, almeno potrai dipingerti un bel vestito addosso invece che utilizzare tatuaggi”
“Cheerleader, vedi di tapparti quella fogna o sarò io a disegnarti un occhio nero su quel tuo bel faccino modificato.”
La cattiveria delle donne è davvero incredibile. Ma Shepard sapeva che quella era tutta una scena. Durante la sua degenza si erano incontrate tante volte lì vicino alla struttura ed il sentimento di riconoscenza che provavano entrambe per Shepard aveva finito per avvicinarle. In più Jack aveva conosciuto Oriana e lei aveva addolcito il risentimento di Jack verso la sorella. O meglio verso la sua appartenenza a Cerberus. Non si può dire che fossero diventate amiche, ma adesso almeno si stimavano. Le loro mani d'altronde non presentavano la tipica aura blu di quando stavano per scatenare l'inferno. Si stavano solo divertendo, come al solito.
“Io vado a cambiarmi Shepard a meno che tu non creda che la biotica psicotica possa piazzare una bomba atomica vicino alla struttura" concluse Miranda con un sorriso beffardo.
“VAF... vai a rinfrescarti finché puoi farlo con le tue gambe str... strana donna”. Shepard avrebbe potuto stare lì ad osservarle per ore. Anzi avrebbe voluto chiamare Jeff e farsi portare i popcorn per osservare in relax la commedia. Ma Jack all'improvviso tirò fuori da un borsello un contenitore decisamente grande. Era quello che utilizzava per inserire i crediti quando utilizzava parolacce all'accademia. Viola non poteva fare a meno di pensare, vedendone le dimensioni, che Joker non aveva esagerato dicendo che forse si sarebbe potuto comprare un incrociatore con i risparmi accumulati.
“A me non serve più Shepard te lo regalo. Credo che da adesso servirà più a te viste le spese che ti aspettano. Intanto ti saluto, ci vediamo all'accademia Shep, sperando che Rodriguez riesca finalmente a fare una barriera decente. Vieni bello, su, su...”
“Aspetta che significa che servirà più a me da adesso? Karin c'è forse qualcuno delle tasse in visita? Ma io ero morta, mica dovevo pagarle le tasse? O no? Ehi Jack, Jaaack!”
Forse era il caso di ripensare alle parole di Barla Von su alla cittadella. E chiamarlo.

La serata passò tranquillamente o quasi. Ma la buonanotte della Chakwas prima di dormire la rendeva sempre felice.

Un nuovo giorno ed una nuova visita. Li sentì arrivare con passi ansiosi, e li vide apparire lì di fronte:
“Contrammiraglio-ambasciatrice Tali Zorah Vas Normandy e consigliere d'emergenza Garrus Vakarian, vedo con piacere che state ancora insieme dopo tutto questo tempo.”
“Nah – rispose Garrus- è solo una questione di destro-amino-acidi." Shepard era sicura di aver visto un'espressione rabbiosa nella faccia della Quarian che nel frattempo si era voltata verso di lui, pur sotto quella maschera.
“Allora, Shepard, come stai? Avrei voluto in questo periodo stare qui con te e vedere “Flotta e flottiglia” e tanti altri olo-film ma la Chakwas mi ha sempre impedito di entrare a causa delle tue condizioni.”
“Purtroppo qui non vi sono dispositivi adatti a gustarsi lo spettacolo, Tali, mi spiace, ma mi sarebbe piaciuto farlo insieme a te” le rispose Shepard mentre mentalmente si premurava di annotare che avrebbe dovuto fare presto un enorme regalo a Karin per lo scampato pericolo. Ma dopo i saluti e convenevoli di rito il discorso dovette cadere su argomenti seri, in questo caso c'erano questioni rilevanti ed inevitabili da affrontare e Tali e Garrus erano stati con lei fin dall'inizio.
“Tali come va su Rannoch?“ Secca e diretta.
“Ecco Shepard, purtroppo l'esplosione del portale che hai provocato ha avuto come effetto la disattivazione della maggior parte dei Geth. Probabilmente la causa è stata la presenza dei potenziamento dei razziatori a quanto abbiamo capito. Il sacrificio di Legion è stato inutile purtroppo, anzi è stato peggio. Se non l'avesse fatto, se non avesse diffuso la sua matrice a tutti i Geth, ora sarebbero tutti vivi. Anche lui."
Le servì una piccola pausa prima di riprendere
“Adesso non esiste neanche più il consenso Geth per quanto sono esigui di numero i sopravvissuti, sono diventati poco più che giocattoli per bambini. Ci vorranno secoli per ricostruire Rannoch. Ci credi? Abbiamo passato tre secoli a cercare un modo per eliminarli e riprenderci Rannoch ed adesso che non ci sono più mi mancano. Non è più la stessa Casa. Lui mi manca, bosh'tet...”

“Oh amica mia, ma ricordati che non mi tirerò indietro quando sarà il momento di aiutarvi. Mi farò sentire presso l'Alleanza e questa volta mi dovranno ascoltare. Me lo devono. TUTTI me lo devono" disse girandosi verso Garrus. Ovviamente non era lui il bersaglio dell'avvertimento, ma il governo turian. Tuttavia si rendeva conto anche che sarebbe stato più facile ottenere aiuto dal primarca Victus che dall'Alleanza. I turian erano tipi strani ma quando c'era in ballo l'onore non si tiravano mai indietro. E tutto il popolo turian le doveva qualcosa.
Ma Shepard era conscia che la disfatta Geth aveva causato anche altro; fu Garrus ad anticiparla:
“e non è tutto. Molti geth si erano installati nelle tute Quarian per aiutarli a ristabilire la situazione ma quando sono stati disattivati si è scatenata un'epidemia generale. Sono morti due milioni di Quarian su Rannoch” il tono era calmo e distaccato come se stesse parlando di un argomento poco interessante. I turian erano avvezzi alla disciplina militare fin da piccoli e quindi la loro società aveva un approccio decisamente meno drammatico alla morte. E Garrus non aveva mai capito quell'atteggiamento di disperazione tipico degli umani o altre specie.
“Scusami Shepard, devo uscire un attimo” disse la quarian con voce tremula. Povera Tali ! Nonostante il suo grado, nonostante le sue esperienze di guerra era sempre una bambina dall'animo semplice. Ed in quel momento così drammatico aveva rivolto un pensiero dispiaciuto ai Geth. Ed a Legion, lei che li avrebbe voluti spazzare via fino a qualche anno prima. Anche lei aveva un cuore d'oro sotto quella tuta ermetica.
“C'è da dire che il resto della flotta quarian vorrebbe disattivare i Geth rimasti piuttosto che provare a ricostruirne altri per ripristinare il consenso. Una scelta saggia anche se difficile. Io lo farei.”

Garrus era sempre Garrus.
Il comandante aveva avuto tanti valorosi soldati al suo servizio, persone eccezionali e molti di questi erano sicuramente lì in attesa di visitarla. Ma con Garrus aveva sempre avuto un feeling speciale. Lo aveva reputato un po' strano la prima volta che l'aveva visto sulla cittadella alla torre del Consiglio ma le aveva sempre ispirato fiducia. Da quel giorno, in ogni battaglia, se l'era sempre trovato fianco a fianco pronto a proteggerle le spalle ad ogni costo così come lei lo avrebbe sempre protetto a sua volta. Lo considerava il suo gemello turian ed il punto di riferimento in battaglia. Abile e deciso. Con qualche problema nell'allungo rispetto alla sua flessibilità...

“Alla fine Garrus il diavolo ci deve ancora aspettare. Forse ho ancora un arcangelo in cielo che mi protegge”.
“Già, con un mantis di precisione in braccio e proiettili corazzati perforanti. Sai, aiuta parecchio."
“Su vecchio mio, non vorrai farmi credere che dovrò attendere quel famoso bar in paradiso per bere qualcosa o non esiste alcool in questo posto?"
Garrus non rispose. Con fare circospetto si guardò attorno dopodiché arretrò di qualche passo silenziosamente verso la porta della stanza e si assicurò che non vi fosse nessuno prima di chiuderla. La Chakwas sapeva che l'altro vizio terribile di Shepard era l'alcool. Durante i loro brindisi sulla nave le aveva visto ingurgitare quantità incredibili di liquori e si era sempre chiesta dove finisse tutto quel liquido visto il corpo agile e snello del comandante. Ma era anche sicura che Garrus avrebbe portato qualcosa da bere. Il Turian era però un militare scaltro e navigato, sempre pronto a prevenire le mosse del nemico con abili strategie diversive. In questo caso aveva fatto in modo che la dottoressa potesse trovare la grande bottiglia che aveva malamente nascosto in un pseudo dono e non la piccola ampolla verdastra di alcool turian sintetizzato che stava giusto estraendo. Ed aveva appena levato il tappo quando la stessa ampolla esplose inondandolo del liquido viscoso contenutovi.
“Come vedi Vakarian non sei furbo come credi" disse la Chakwas che si era affacciata cautamente e silenziosamente dalla porta. Lei era una dottoressa ma aveva più anni di servizio di tutti nella Marina. Ed aveva servito sotto il comando di un uomo eccezionale come Anderson. Non era una sprovveduta e lo aveva appena dimostrato. Intuendo l'inganno di Garrus aveva chiesto a Zaeed di provvedere per lei ed al mercenario non parve vero di poter innescare uno dei suoi dispositivi trappola in quel luogo.

“Ah ah dottoressa, sei stata in gamba” si complimentò l'alieno.
Nel frattempo, mentre si godeva l'inusuale complimento, finì di entrare nella stanza recando però in mano una bottiglia di Brandy Serrice Ice Turian collectors edition! Roba da intenditori.
“E' praticamente passato un altro anno Viola ed è ora di stappare un'altra bottiglia alla nostra salute. Anche perchè forse questa sarà l'ultima occasione per poterlo fare insieme visto che probabilmente ci dovremo separare a causa delle tue faccende.”
Che voleva dire Karin? Mica se ne sarebbe andata su un altro pianeta e comunque lei era assegnata alla sua nave. Anche se ad Hackett avrebbe dovuto comunicare una decisione maturata da poco. Erano tutti diventati melodrammatici in quel periodo, forse anche lei voleva godersi quel momento di gloria ottenuta su Garrus.
Tali era rientrata giusto in tempo per unirsi al brindisi.
“Come va la tua porta di ingresso d'emergenza Tali?" Le chiese Shepard
Ma non ebbe il tempo di rispondere:
“Brindo ad un sereno e radioso futuro per noi e le nostre famiglie" celebrò Karin.
Nella stanza solo due persone formavano una famiglia, pensò Shepard, ovvero Tali e Garrus forse. A meno di non considerare ugualmente anche la loro seppur in senso lato.
A te Karin, alla mia unica famiglia"

 

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Capitolo 8
*** Presenze - parte seconda ***


Non era più così convinta Viola che fosse una buona idea incontrare tutti. Nei giorni successivi alle prime visite l'intero equipaggio della Normandy aveva fatto richiesta di incontrarla. Ma la voce che fosse viva ed in buona salute si era sparsa per tutta l'Alleanza e le “sospette” richieste di licenza che il comando dell'Alleanza aveva all'improvviso dovuto esaminare erano segno di quanto veramente tutti avessero voluto in qualche modo farle sentire il proprio calore. Ma lei avrebbe avuto bisogno di altri due anni per salutare tutti in quel caso. In più pensò che forse il motivo della segretezza con cui era stata nascosta la struttura avesse anche a che vedere con questo e sperò seriamente che Kasumi non si fosse impicciata in tale questione.
Le persone che voleva veramente incontrare non erano molte in fondo.

E poi nella sua mente c'era un campanello d'allarme. Era un qualcosa di indefinito, che non riusciva a mettere a fuoco ma sentiva che tutti le stavano nascondendo perlomeno qualcosa. Il suo istinto l'aveva tenuta in vita fino ad adesso e le stava urlando di prestare attenzione, ma per quanto si sforzasse non riusciva a capire a cosa dovesse prestare attenzione.
“Paranoie di un soldato” così liquidò quella sensazione.

Quella mattina ebbe l'impressione di un terremoto in arrivo. E le balenò in mente un solo nome
“Grunt!”.
Come se la parola avesse avuto il dono di materializzare un corpo, il Krogan apparve istantaneamente dietro l'uscio della porta. Ed un secondo dopo non esisteva più alcun uscio della porta ma solo un enorme buco nel muro. Troppo piccola quell'apertura per permettere ad un carrarmato di più di due quintali di peso e due metri di altezza di passare agevolmente. E troppo forte la voglia del Krogan di incontrarla nuovamente.
“AH ecco il mio kraant di nuovo in piedi e pronta ad uccidere“ tuonò il colosso mentre raggiungeva velocemente Shepard.
“NO GRUNT NON FARLO...” troppo tardi. Lo aveva seguito perchè sapeva cosa sarebbe potuto succedere ma l'avvertimento della Chakwas fu troppo tardivo ed in ogni caso avrebbe dovuto portare con sè almeno un Blackmore per evitare l'inevitabile.
Il Krogan si avventò su Shepard cingendo violentemente con le sue enormi mani le spalle della sventurata comandante a mo' di abbraccio. Viola ebbe solo il tempo di sentire l'articolazione della sua spalla uscire dalla sua sede naturale ed un intenso dolore farla cadere sul suo letto.
“Ah ah! L'emozione ti impedisce di salutarmi come merito? Forse dovremmo andare a caccia di rachni per risollevarti il morale” non capiva bene perchè tacesse ferma sul letto e rossa in viso. Ma poi si accorse della posizione innaturale del braccio di lei e forse capì. Forse.
“L'ho sempre detto che voi umani siete troppo fragili e mollicci”. Per fortuna non vi erano fratture e bastò un'altra vigorosa spinta e molto medi-gel per rimettere le cose a posto.
“Sono dolorosamente colpita dal tuo affetto Grunt, ma mi sembri un po' rammollito. Hai riposato troppo" riuscì infine a dirgli Shepard con un'ironia che non sarebbe mai stata compresa. Contrariamente a quanto le aveva detto Kasumi a fin di bene, Grunt non aveva causato alcun danno fin dal suo arrivo alla struttura. La Chakwas lo aveva intercettato all'esterno mettendo le cose in chiaro ed in maniera comprensibile anche per lui ed in più aveva ricevuto istruzioni rigide dal capo di Tuchanka in persona Urdnot Wrex. Da quel momento e per tutti gli undici mesi a seguire era rimasto fermo e fisso all'ingresso della struttura, in maniera molto simile a quella di un cane che aspetta il padrone sulla propria porta di casa e mai nella sua cuccia. Chiunque avesse voluto entrare nella struttura avrebbe dovuto sempre incrociare lo sguardo minaccioso del Krogan ed ottenere il suo consenso. Ogni giorno, ogni persona anche se ormai accadeva da tempo. Uno stile simile a quello del party presso l'appartamento sulla Sunstrip di Shepard.

Ma le scosse di terremoto si susseguirono senza interruzione. E si presentò anche lo stesso Urdnot Wrex, il cui ingresso fu molto più facilitato dalle dimensioni attuali della “porta”.
“Ci vuole ben altro che qualche bavoso rachni per risollevare il morale della mia guerriera. Shepard, amica mia, ho atteso come non mai questo giorno.”
Wrex non era il classico Krogan senza cervello e solo votato alla guerra, se non fosse stato strano dirlo per uno della sua razza lo si sarebbe potuto definire un illuminato. Ed aveva mostrato una certa non estraneità ai sentimenti umani. Quell' - amica mia - uscito dalla sua bocca aveva un valore notevole.
“Wrex, oggi è davvero una bella giornata” gli rispose in segno di rispetto ed affetto. All'ingresso di Wrex, Grunt si era fatto da parte quasi come se l'istinto gli avesse suggerito di lasciare spazio al suo signore. Ma anche un animale come lui poteva percepire il feeling tra il suo kraant ed il suo re.
“le belle giornate sono iniziate da quando abbiamo ucciso insieme Fist, Shepard. Da quel momento il sole è tornato a splendere su Tuchanka e sul destino dei Krogan. Guarda Shepard, guarda cosa la tua amicizia è riuscita a fare per il popolo Krogan!” non aveva finito il suo discorso Wrex quando all'ingresso della stanza si presento Bakara e con passo di una leggerezza ben diversa da quello dei due maschi benché insospettabile. Ma non era sola. In fasce tra le braccia cingeva un piccolo cucciolo di Krogan.
“Wrex, ma lui è?”
“SI Shepard, lui è mio figlio! Ed in molti sono nati in questi ultimi mesi. Ed è solo grazie a te, l'unica vera amica di Tuchanka. Tu hai fatto rinascere Tuchanka ed il popolo Krogan, tu sei la vera madre di Tuchanka!”
Ed era proprio così. Viola era stata molto dubbiosa su quale risposta dare al velato ricatto del consigliere salarian Valern. Aveva bisogno di ogni esercito possibile anche di quello salarian ma come poteva tradire i krogan sacrificando il loro futuro e condannarli alla genofagia? E nonostante il dubbio morale si sarebbe probabilmente resa complice del sabotaggio, la sua parte oscura era ancora in grado di farsi sentire in quei frangenti per lo più sostenuta da evidenti opportunità strategiche e logiche giustificazioni. Quelle stesse logiche giustificazioni che avevano tanto turbato i suoi pensieri fino a farla quasi impazzire qualche mese addietro. Wrex avrebbe certamente tenuto fede alla sua parola di cambiamento della politica Krogan ma gli altri clan non erano affidabili. E su Tuchanka la vita di un solo individuo è cosa facile da terminare se si è molti a volerlo. E molti Krogan avrebbero voluto vendetta. Curare la genofagia avrebbe solo significato aumentare il numero di morti nel futuro ed un inevitabile conflitto dei Krogan contro la galassia.

Il consigliere Valern aveva espresso nient'altro che un valido punto di vista, peraltro da lei segretamente condiviso. Ed era pronta a sparare a Mordin lì sul velo.
Mordin, il salarian che aveva creato la genofagia e che adesso era pronto a dare tutto per curarla. Le parole del dottore le stavano trapanando la mente di continuo, erano come un coltello che scavava profondamente in una ferita. Era lì davanti girato di spalle ed intento a salire con l'ascensore su per il velo , mentre lei lo osservava dal mirino della sua pistola con il dito pronto sul grilletto.
“Fermami se devi" le aveva detto. Il tempo si era congelato in quell'istante: se avesse premuto il grilletto sarebbero continuati a morire a milioni insieme a Mordin, se non l'avesse fatto sarebbero morti a miliardi con Mordin. E Mordin aveva ragione su tutto: solo sua la responsabilità, qualcun altro avrebbe potuto sbagliare. Ed è vero che aveva considerato solo il quadro generale, ma il quadro generale trascura gli eventi più piccoli. E gli eventi più piccoli spesso sono le storie delle persone e della loro sofferenza. Mindoir era un evento più piccolo.

No quelle ultime parole non erano un ricordo di Mordin, erano di Shepard. Solo sua la responsabilità della salvezza di tutti, Krogan compresi. Solo lei poteva, qualcun altro al suo posto avrebbe potuto sbagliare e premere il grilletto. Il quadro generale più grande non esiste, esistono solo i puntini che formano il disegno finale ed eliminando i puntini si ottengono solo dei vuoti.
“Anche a quel tempo era sempre come con i mattoncini del domino, senza i mattoncini non ci sarebbe stato alcun disegno generale da vedere” pensò mentre guardava quel piccolo puntino nelle braccia di Bakara. E nello stesso modo pensò ancora di come la scelta sbagliata avesse prodotto l'effetto migliore ed insperato. Le IA veramente non avrebbero potuto comprendere gli organici infine.
Shepard su Tuchanka abbassò la pistola contro ogni logica, ma fu la scelta corretta. Mordin sacrificò la sua vita nel tentativo di curare la genofagia ma vi riuscì.

La sua vita per le loro vite, sembrò un risarcimento equo al salarian. E la vita nascente su Tuchanka ebbe un effetto inaspettato. Finita la minaccia dei razziatori Wrex dovette combattere molto per tenere a bada gli altri clan, tutti vedevano quanto si fossero indebolite le altre razze ed era un buon momento per la vendetta. Non era più sicuro di poter mantenere la pace e la parola data ma in ogni caso era pronto a lottare fino alla fine. Ma la nascita di nuovi Krogan cambiò tutto: non erano abituati a quell'evento e furono tutti colti di sorpresa. Come fili d'erba verde che nascono in un campo brullo e che da tempo non vedeva vita. Come verde è la speranza. I desideri di vendetta e di violenza sparirono come la notte al vigore dei raggi del sole, nessun Krogan aveva più altro interesse se non quello di ripopolare il pianeta e procreare un successore. Forse anche lì era stata fortunata Shepard, la scelta giusta nel momento giusto, ma se adesso poteva vedere quel bambino come tanti altri su Tuchanka era solo merito suo. E del sacrifico di Mordin.
Era rimasta come ipnotizzata alla vista del bimbo: di certo non poteva essere definito piccolino e neanche carino secondo gli standard umani e almeno di mezza galassia. Ma era una vita nuova, un evento a cui di fatto non aveva mai assistito. E per la prima volta le venne in mente che se anche avesse avuto un rapporto stabile con Liara, lei non avrebbe mai generato una vita. Era la migliore nella galassia a donare la morte ma non avrebbe mai potuto far nascere qualcuno. Ed era una donna, con un istinto che prima o poi le avrebbe ricordato la sua natura nonostante il ritardo dell'evento.
Cedette all'impulso di prenderlo in braccio. Da quando era lì dentro non era più riuscita a dire una parola. Ma infine sentendo il suo calore cominciò a realizzare di quanto avesse costruito senza rendersene conto.
“Guarda Mordin, qualcun altro avrebbe potuto sbagliare. Felice che ci fossi tu.”

Wrex era entusiasta e non riusciva invece a smettere di parlare.
“tutti ti adorano Shepard, i canti delle tue imprese dureranno finché avrà vita Tuchanka. Ho dato anche ordine affinché venga eretta una statua per celebrare le tue imprese presso le rovine degli antichi insieme al monumento a Kalros...”

“NO, non osare!" Un'impetuosa aura blu avvolse in un istante il comandante, mentre il viso ed i suoi occhi mostravano una ferocia inaudita. Quelle parole sembravano giunte da chissà quale posto distante nella galassia.
Wrex colse in pieno la chiara promessa di morte di quelle parole. Aveva già visto in passato quello sguardo che decretava la sua possibile fine a breve.
Su Virmire la decisione di distruggere la cura della genofagia di Saren avevano messo Wrex e Shepard uno di fronte all'altro. Wrex aveva puntato il suo fucile, propenso a sparare anche se indeciso. Ma aveva letto negli occhi di Shepard, che le era di fronte, la brevità del suo futuro. Se non avesse accettato l'ordine del comandante in quel frangente Shepard non avrebbe esitato ad ucciderlo e ci sarebbe riuscita.
Ma il suo sguardo oggi era ancora più terrificante se possibile. Per la prima volta Wrex ebbe paura in vita sua.
Accostare la sua immagine vicino a quella di un divoratore, anzi alla Madre di tutti i divoratori, era un insulto alla memoria di tutti i suoi compagni caduti su Akuze. Non era riuscita a salvarli e non poteva accettare che qualcuno accostasse il suo nome da eroe accanto a quello di un divoratore in segno di vittoria. Era come sparare ventuno colpi in testa a ciascuno dei suoi compagni , come accadeva continuamente nei suoi incubi. Era come torturarli nuovamente. E si rese conto che il mostro nascosto in profondità, era sempre lì solo un po' più nascosto. Aveva imparato ormai come scacciarlo ma ancora non vi era riuscita.

Nella stanza regnava adesso un gelido silenzio rotto solo dalle urla disperate del piccolo Krogan, la ventata di odio generato dal comandante era stata potente.
Riuscì a controllarsi nuovamente, mentre l'adrenalina iniziava a defluire e ritirarsi e comprese che forse era più prudente riconsegnare il bambino nelle mani amorevoli di Bakara. La Chakwas in fondo li aveva avvertiti che non era ancora pienamente ristabilita, quello scatto di furore accecante confermò ancora quanto brava e sensibile fosse quella dottoressa.
Ma non vi furono altri incidenti. L'atmosfera tornò ad essere più tranquilla anche per merito del Rincol che qualcuno aveva portato seppur modificato per non uccidere alieni diversi dai Krogan.
“Shepard , quando potrai vieni a trovarci su Tuchanka insieme a Liara. Forse i piccoli potranno già giocare per quel periodo."
“Evidentemente Wrex si è dato da fare parecchio” pensò Viola ricordando le allusioni di Karin di undici mesi prima. Ma si sentì in dovere anche di rivelare al suo vecchio amico cosa fosse successo realmente in quei giorni drammatici sul suo pianeta, del sabotaggio dei salarian, della sua esitazione, del coraggio di Mordin Solus.
“Ecco, se vuoi fare un monumento, fallo per lui. Se lo merita."
“Lo farei volentieri per quel pyjack ingegnoso, ma non è ancora il momento. La mia gente non è pronta ad onorare un salarian come salvatore. Ma farò in modo che non venga dimenticato, credimi”.
“Ti credo Wrex, l'ho sempre fatto.”
La rumorosa delegazione aveva ormai abbandonato il pianeta ma la dottoressa Chakwas si sentì in dovere di comunicare a Shepard che la cura non aveva funzionato completamente. Tuttavia ogni donna Krogan aveva la concreta possibilità di generare almeno due o tre figli in vita.
Non importa, andava bene anche così.

Le giornate successive furono decisamente più serene così come le visitatrici. In particolare aveva gradito la visita di Samara. Lei non era sempre stata lì in attesa di poter entrare ma una asari di quasi 1000 anni e con una vita votata al rispetto sistematico del codice delle Justicar aveva senza dubbio la pazienza come una delle sue virtù. Sapeva bene che Shepard si sarebbe ripresa e lei ci sarebbe stata al momento opportuno. Seppur in modo diverso anche lei si stava prendendo cura del comandante, forse in maniera più importante di tutti gli altri.
Entrò nella stanza sempre con quella sua leggerezza incorporea nonostante il suo aspetto generoso:
“Ti trovo riposata comandante e con un rinnovato vigore vedo. Spero che questa pausa ti possa aver giovato e portato un po' di serenità” con quel suo tono sempre calmo e posato ma sensuale allo stesso tempo.
“Ti porto un dono da parte di Falere comandante, lei non ti ha mai dimenticata e mi ha pregato di consegnarti questo ciondolo.”
Avrebbe giurato di averlo visto al collo di Rila, la sfortunata e coraggiosa figlia di Samara.
“E' un dono bellissimo Samara ma forse non dovrei averlo io.”
“No Shepard, io e Falere siamo da tempo in pace con le nostre azioni e vorremmo che questo ti fosse d'aiuto nei momenti bui. La tua vita non è improntata al rispetto del codice e ti occorre trovare ispirazione e conforto in altri simboli. Io non posso mostrarti la via ma sarei onorata se mia figlia potesse essere una luce nel buio della corruzione del tuo animo” Samara era sempre attenta alle parole da utilizzare e si limitava a scegliere quelle essenziali e richieste da ogni situazione. E non dimenticava che solo per Shepard aveva rischiato di non seguire integralmente il codice, anche se non aveva mai dovuto compiere azioni immorali per questo.

Ma ai suoi occhi il comandante aveva bisogno di aiuto e lei non poteva far altro che ricordarle quanto difficile fosse la strada della purezza e della rettitudine.
D'altro canto Shepard la conosceva bene e sapeva che tentare di intavolare un discorso con lei sarebbe stato del tutto inutile e pertanto la invitò a fare l'unica cosa che, oltre ad uccidere, avevano sempre fatto insieme:
“Vieni qui accanto a me Samara, godiamoci questo piccolo panorama in silenzio, come ai bei vecchi tempi.”
“Non sono mai stati belli Shepard, ma accetto volentieri.”
E per molto tempo rimasero sedute a contemplare quel piccolo spicchio di universo da quella stanzetta. Era giunto il momento di ripartire per Samara:
“Ho dimenticato di dirti una cosa Shepard: in questi ultimi tempi ho aiutato Liara in tua assenza, presto sarà lei a mostrarti il mio dono. Spero ti sarà gradito.”
“Non ho alcun dubbio che sarà così, arrivederci Samara e di a Falere che passerò a vederla e salutarla quando potrò lasciare questo posto” mentre non poteva non pensare che a quanto pare Liara fosse al centro dei pensieri di tutti.
“Ne sono certa” e spari dietro la porta, eterea come era arrivata.

Ed anche la visita della specialista Samantha Traynor fu molto gradita. Con lei non c'era bisogno di chissà quali riflessioni morali e spirituali, era lì fresca e vivace, pronta a riempire di energia positiva la stanza. A parte quelle sue paturnie ipocondriache. Tuttavia per estrema sicurezza la Chakwas fece in modo di analizzarla segretamente, giusto per scongiurare il pericolo che tra tutte quelle malattie finte ve ne fossa una reale e letale.
“Comandante che bello rivederti, ci sei mancata moltissimo. Possiamo fare a meno della Normandy ma senza di te è tutto così... brutto!”
“Mi fa piacere Samantha, spero che tu non stia troppo male adesso” la stuzzicò Viola.
“Male? Io? Guarda che sei tu quella malata. Io sto benissimo… a parte la pompa protonica. E l'asma. E deficit da alfa 1-antitripsina ma sto migliorando. E per gli antistaminici, mica ci sono gatti qui? Sennò devo correre a prendere le pillole dalla Michel."
“No tranne qualche varren non ho visto animali”. Aveva dimenticato il criceto, ma se avesse dovuto scegliere se mantenere in stanza lui o Samantha, non avrebbe avuto alcuna esitazione a scegliere.
“Ma lascia che ti mostri il regalo che ti ho portato...Ta Da'! Un Cision pro mark...5! E' la nuova versione. Con campi di forza potenziati. Potresti sollevarci la Normandy con questa mentre ti pulisci i denti...” con evidente eccitazione aveva tirato fuori il non plus ultra degli spazzolini da denti. Nuova versione.
“Ti sarà costato un occhio della testa Samantha , sei sicura che puoi permettertelo? Non vorrei essere causa della tua rovina” rispose Viola tra il divertito ed il preoccupato. La versione 4 costava ben 6000 crediti e tutto sommato furono ben spesi visto che quello spazzolino aveva salvato la Normandy consentendo all'equipaggio di non dover affrontare a piedi i razziatori.
“Ed è qui il bello capitano! Ne stavo parlando con Kasumi di quanto mi sarebbe piaciuto regalarti questo spazzolino anche se non potevo permettermelo ed indovina un po'? Ha detto che se ne sarebbe occupata lei visto il suo debito con te. Quella ragazza deve essere davvero ricca, pensa me ne ha portati ben due! Anche uno per me” saltellava eccitata mentre raccontava la storia “ecco sai se sia impegnata con qualcuno? Ha una voce così...così seducente ed è anche ricca!”
“Oh no, ma perchè devo finire in galera un'altra volta” aveva pensato Viola ben sapendo come Kasumi avesse acquistato quelle cose.
“I guai fanno a gara per trovarmi.”

“Davvero uno splendido regalo Samantha, grazie” La cortesia formale era sempre d'obbligo seppur quel regalo sarebbe stato una fonte di problemi futuri.
“E non è finita guarda qui, la mia scacchiera! Partita?"
“Perché no?”
Se si fosse giocato a Kepesh-Yakshi il comandante sarebbe stata spacciata ma dopo le sconfitte subite a scacchi in cabina si era allenata di nascosto con Ida in maniera ossessiva. Se i razziatori avessero potuto aiutarla in questo, avrebbe giocato anche con loro. - Shepard vs Sovereign – ogni tanto ci aveva segretamente pensato, avrebbe funzionato la mossa d'apertura T'pol con un razziatore? O l'avrebbe sterminata per la rabbia della sconfitta?
“mi spiace bello, scacco matto!"
Era tremendamente competitiva e quel pomeriggio la specialista dovette incassare una serie di sconfitte brutali.
“Samantha forse dovrei sostituirti come specialista sulla nave, non sei in grado di battere neanche una moribonda” con tono sarcastico e compiaciuto.
“Comandante lei mi ha imbrogliata. Dannazione. Uffa!”
Aveva un espressione di puro compiacimento Shepard nell'osservare la delusione per la cocente sconfitta nel viso della giovane avversaria.
“Niente da fare lei è la numero 1 anche qui adesso”.

La Traynor era un'anima semplice e Shepard era convinta che la specialista fosse stata in passato sicuramente innamorata di lei; lo aveva capito da certi sguardi rubati e da come insistentemente la cercava anche fuori dalla plancia. Aveva persino provato a fare la doccia nel suo alloggio ed era entrata nella vasca del suo appartamento! Ma questo le dava potere su di lei, le bastava chiedere per ottenere come sempre tutto ciò che voleva sapere. Ed era curiosa finalmente di sentire cosa fosse accaduto sulla nave dopo l'esplosione del crucibolo. Lei non sarebbe riuscita a mentirle.
Ma ottenne lacrime ed un viso triste:
“Comandante sono stati momenti terribili, non voglio neanche ripensarci. Tu eri morta, eri morta per tutti, come credi che potessimo sentirci dopo tutto quello che avevi fatto per noi? Dopo tutto il tempo passato insieme, le avventure vissute. Di te non ci era rimasto niente. Neanche un corpo da onorare o una tomba su cui mettere fiori. Avevamo potuto solo tentare una commemorazione in tuo onore e in onore dell'ammiraglio David Anderson. Eravamo tutti lì davanti. La sua targa era già messa sul memoriale, ma quando ho visto Liara con in mano la targa con il tuo nome e che stava per affiggerla sopra a quella di Anderson...” si interruppe, non riusciva più a parlare.
“Su coraggio...” con tono dolce ed un mano sopra la spalla.
“Vedere quella targa con il tuo nome significava che tu...che tu eri morta. DAVVERO. Non ti avremmo vista più, non ci saremmo parlati più, non sarebbe rimasto più niente che il ricordo. Fino a quando il memoriale era vuoto non sembrava reale ma così, o mio Dio, sarei voluta morire anche io...”
Povera Samantha, dovevano essere stati momenti davvero terribili. Adesso provava vergogna per l'atteggiamento mostrato prima durante il gioco. E provò ad asciugarle gli occhi.
“Come vedi sono qui e sono viva. Su avanti afferra la mia mano, tocca la mia spalla. Sono io in carne ed ossa” ma non aveva finito la frase che Samantha riprese coraggio e tornò a parlare.
“Ma sai una cosa? Liara non ha attaccato la targa al momento di farlo. Ha guardato la targa, se l'è portata al petto e non l'ha attaccata. E se n'è andata sorridendo serena perchè sapeva...lo sapeva capisci?” un sorriso tornò sul viso arrossato della giovane.
Un groppo in gola si presentò violento e furioso. I suoi occhi erano pronti a scoppiare e solo l'accentuato orgoglio e la sua eccezionale forza di volontà le permisero di non scoppiare in lacrime davanti alla Traynor in maniera così sguaiata. Cosa aveva mai di fatto di così speciale per meritare un dono come quella splendida asari? Cosa poteva riservarle di meglio il paradiso se mai fosse esistito?
Il momento di commozione passò, seppur non senza sforzo, ed il tono gioioso della ragazza riusci infine a sciogliere la gola di Shepard per poterla salutare.
“Una cosa comandante, non è che mentre sei ancora qui...ecco...ti potrebbe servire qualcuno che tenga in ordine la tua vasca da bagno...”
“Sono nel cassetto, Samantha. Per favore non rompere nulla."
“Yuppie! Sei la numero 1 Shepard!"

Non sarebbe riuscita a mentirle:
“Samantha, dov'è Ida?"
La giovane frugò con calma nel cassetto e prese le chiavi dell'appartamento di Shepard. Uscendo si girò per risponderle.
“Dovrai chiederlo al tenente Moreau. Te lo dirà lui quando verrà”
Non sarebbe riuscita a mentirle, non con quegli occhi rossi.

 

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Capitolo 9
*** Il prezzo della vittoria ***


L'incontro con la Traynor l'aveva lasciata turbata ed aveva ridestato gli incubi notturni che aveva ciclicamente da quando era partito l'attacco dei razziatori. Sapeva che di lì a poco avrebbe incontrato Jeff e sapeva che di lì a poco avrebbe sentito quello che non avrebbe mai voluto sentire da lui. E gli avrebbe dovuto dire quello che Joker non avrebbe voluto sentire da lei.
Questa volta però era decisa a farlo, niente piani di fuga, doveva affrontare il suo vecchio amico Jeff Moreau.
Jeff era stato da sempre con lei sulla Normandy, uno dei fedelissimi. Ma contrariamente agli altri compagni della nave, lui non era un soldato combattente. Era il migliore pilota dell'Alleanza non semplicemente il più bravo come diceva con giusto orgoglio. Non utilizzava un addetto alle comunicazioni, c'era Joker che le comunicava ciò che doveva sapere di importante. Ogni volta che rientrava a bordo dopo una dura missione, prima di ogni briefing, Shepard sentiva sempre la necessità di passare da lui: le era necessario una delle sue dissacranti frasi od osservazioni ironiche o una delle sue barzellette. Tutte cose che nessun altro sulla nave poteva offrirgli. E quelli erano i pochi momenti in cui la guerra non era presente nella sua mente quando era a bordo.
Vedendo passare Miranda di sfuggita ricordò la sua definizione da parte di Joker
“Miranda? Non potrei mai parlare male di lei, la sua vendetta sarebbe terribile!"
Poche parole ironiche che descrivevano completamente una persona, questa era la sua capacità. Eppure adesso non le avrebbe più usate quelle parole per Miranda...

Lui era sempre stato la persona diversa a bordo e non solo per la sindrome di Vrolik che lo inchiodava di fatto alla sua postazione: lui non era un combattente nello spirito, non aveva la guerra nel cuore anche se a suo modo aveva dovuto lottare più degli altri per potersi affermare. Un handicap fisico come quello costringeva la persone a letto qualora ancora vive, ma lui era a bordo della nave migliore.
Il pilota migliore per la nave migliore.
Binomio perfetto. Anzi non ancora, solo dopo l'installazione di Ida il binomio era diventato perfetto. Ida, l'IA di Cerberus. Un binomio perfetto che sfociò in una relazione: entrambi condividevano l'ironia ed entrambi avevano passato più tempo insieme che con chiunque altro. Certo Jeff aveva dei dubbi ma anche Ida ne aveva, quale miglior prova della sua avvenuta umanità? E poi cos'era l'umanità? Solo la carne di un corpo o qualcosa di più profondo, una coscienza vivente ed intelligente? Perché in questo secondo caso Ida era pienamente umana e Joker era il suo compagno perfetto. Forse Shepard  non aveva mai visto in vita sua un'unione migliore di quella: Joker viveva in lei fisicamente e spiritualmente, lei lo avvolgeva e proteggeva nel vero senso della parola, erano carne ed anima perfettamente legati. Ed al diavolo che non avrebbero potuto avere figli.
Ripensandoci bene le sarebbe stato impossibile spiegare ad una qualsiasi persona come fosse stato possibile per Ida divenire qualcosa in più di un costrutto artificiale; certo il corpo era sintetico, niente più che un giocattolo a forma di donna; certo lei era solo un numero di programmi sofisticati messi insieme, ma alla fine non era questo che percepivi stando di fronte a lei: sapeva che in realtà non era così, Ida era sempre attorno a lei, quel corpo era solo un avatar con cui interfacciarsi; ma quando l'aveva sentita ragionare in maniera sempre più sofisticata e porre domande sempre meno banali iniziò a credere il contrario. Ida era Ida, la Normandy invece solo una nave, anzi era la Normandy l'avatar di Ida. Non poté non pensare a quando il primo Geth chiese ad un suo creatore se fosse vivo: i quarian si spaventarono con le conseguenze che ne derivarono. Ma Shepard ne era orgogliosa, Ida l'aveva considerata infine come la sua vera creatrice, Jeff le aveva dato la libertà ma Shepard l'umanità.
Ragionando sul crucibolo però aveva iniziato ad avere qualche dubbio, adesso non sarebbe stata più sicura della cosa. Avrebbe voluto parlarle ancora, adesso forse sapeva come verificare le sue idee, se avesse avuto ancora un'occasione. Una soltanto...

Ed era ripartito un incubo particolare, sempre lo stesso: lei in un bosco scuro, freddo e tetro mentre poco distante un bambino gioca spensierato. Fino al tuono dei razziatori. Il bambino fugge mentre lei corre per proteggerlo ma la corazza militare le impedisce di essere veloce, la rende pesante. E nell'oscurità bisbigliano voci, fantasmi di persone che avrebbe dovuto proteggere e che invece erano morte a causa sua o delle sue scelte. Le occorre sforzo per arrivare a lui mentre scappa spaventato da quell'urlo sintetico disumano ma alla fine riesce quasi a prenderlo. E mentre gli tende la mano per afferrarlo lo vede lì sorriderle e poi prendere fuoco fino a consumarsi e sparire. Resta solo il buio e le voci che bisbigliano nella sua mente.
Il bambino dell'incubo lo aveva visto realmente, lì sulla Terra prima dell'attacco dei razziatori. Durante la fuga lo aveva incontrato di nuovo, aveva provato a salvarlo. L'ultimo ricordo che aveva di lui era quello della sua nave spezzata dal raggio di un razziatore, una nave spezzata come la vita del suo giovane occupante. Anzi il penultimo ricordo. Ma l'incubo si era evoluto negli ultimi mesi, adesso alla fine dell'inseguimento mentre tendeva disperatamente la mano per aiutarlo, lo vedeva abbracciato a lei. Si, erano entrambi lì davanti a lei, Shepard ed il bambino ed entrambi venivano consumati dal fuoco mentre la osservavano con sguardo tranquillo ed indifferente. Poi l'oscurità.
Quella notte fu terribile per Shepard, l'incubo la martellava da dormiente ed il pensiero di Ida la straziava da sveglia. Erano tanti mesi che la Chakwas non vedeva i suoi macchinari risplendere al buio con quell'intermittenza di luci e suoni così violenta e pronunciata. Ed anche lei aveva paura, paura che il suo lavoro potesse essere stato inutile. Ed intervenne. Non l'aveva mai fatto ma dovette somministrare qualsiasi cosa avesse per portare Shepard in uno stato artificiale di incoscienza ed in un sonno senza sogno. Non doveva perderla.

Incurante degli affanni umani, anche quel mattino il sole tornò a splendere sulla Terra, mentre Shepard era sveglia dopo un sonno incolore. L'inquietudine non le era passata ed era lì in attesa. Stava per arrivare. Sentì dei passi nel corridoio, un rumore che rivelava un andamento claudicante. Avrebbe giurato che quel corridoio fosse stato lungo mille km, sembrava non apparire mai; ma alla fine Jeff Moreau era lì davanti a lei.
Shepard era seduta sul bordo del suo letto con la faccia rivolta all'ingresso e l'espressione di una macchina in cui non fosse presente la minima traccia di umanità. Rigida, fredda e meccanica.
Jeff entrò
“Ciao comandante” disse, mentre nel frattempo si sistemava su una sedia specifica per lui portata dalla Chakwas. Shepard non era in grado di stabilire se si fosse seduto solo a causa della sua malattia o per prepararsi a quello che si sarebbero detti di lì a breve. E notò che era venuto con delle normali vesti civili piuttosto che con la classica divisa.
“Ciao Jeff, io...”
“No comandante, non devi dire niente. Lo so benissimo che hai fatto solo quello che andava fatto. E' sempre stato così da quando sei salita sulla Normandy, hai sempre fatto quello che andava fatto”.
Il suo tono era piatto e metallico. Quella leggera aria strafottente invece era sempre presente, ma era molto spenta, rivelatrice;
“Jeff dov'è Ida?”
“Ero lì a portare via la nave da quell'inferno dopo aver recuperato Liara, comandante. E poi abbiamo visto quell'onda provenire dal crucibolo. Sai non volevamo andare via, tu eri ancora lì...”
“Lo so Joker, lo so che non mi avresti mai abbandonata...” con un parziale senso di tenerezza.
“Ma Garrus, gli ordini, Ida” continuò “Ida, mi hanno forzato ad invertire la rotta, la nave rischiava grosso; ci dovevamo allontanare. Ma non ci siamo riusciti. L'onda ci ha investito”.
Shepard non avrebbe voluto sentire il proseguimento. Adesso sarebbe voluta essere oltre il velo di Perseo o in qualunque spazio fuori dall'Alleanza e comunque il più lontano possibile da quel posto.
“La nave è come impazzita e si è spenta. Solo per pochi minuti ma si è spenta. E quando si è riaccesa era solo parzialmente funzionante. Sai Ida era lì di fianco a me per terra.”
Non una sola ombra di tristezza o di incertezza nel suo tono. Solo e sempre piatto e freddo.
“Lei non si è riaccesa, non lo ha fatto più”.

Era fatta. Shepard era in cerca delle parole più adatte per poterlo consolare ma Joker l'anticipò nuovamente:
“Hai fatto quello che andava fatto, comandante ed i razziatori sono stati sconfitti. Sei contenta? Sei soddisfatta?
Il colpo di fucile era riecheggiato nella stanza, solo che non c'era traccia di clip termica o dell'arma. Il petto di Shepard era il bersaglio.

Lei avrebbe preferito sentirsi prendere a pugni, sentirsi ingiuriata dalle sue urla, vederlo piangere disperato. Ed invece aveva solo usato quel tono piatto, freddo, morto.
“Credi sia facile Joker? Pensi che mi diverta? Hai mai pensato a quanti cari ho visto morire nella mia vita mentre tu stavi compatendo te stesso comodamente seduto in una sedia accudito da chi ti voleva bene? Li hai mai visti questi tuoi cari con il volto insanguinato e dilaniato dalle bombe o dall'acido di un divoratore nelle vene?”
Era un fiume in piena e completamente incosciente delle parole che l'ira montante le stavano facendo pronunciare.
“Certo tu non hai mai chiesto il comando, non hai mai chiesto che ti succedesse quello che hai passato. E per questo ti compatisco, Shepard. Non è colpa tua se tutti muoiono seguendoti.”
Quasi la vecchia strafottenza, ma era solo pura cattiveria. Ed a sua volta ne ricevette.
“Hai perso Ida? Quanti ne ho persi io? Sai loro non si accendevano, potevano solo morire mentre un IA come la tua stava decidendo chi dovesse morire e chi no. I miei compagni di Akuze forse sono stati anche il parco dei divertimenti di certe IA."
Adesso era lei a volergli fare male, non fisicamente certo, aveva ancora un minimo di controllo umano, ma adesso le stava venendo fuori un pensiero latente che mai prima le si era palesato.
Joker l'aveva stuprata.
Oh, non certo fisicamente, ma Joker l'aveva stuprata.
Quel suo stupido attaccamento alla nave quando i collettori li avevano sorpresi, era stato quello l'inizio. Avrebbe dovuto ascoltare l'ordine di Shepard e fare ciò che era giusto fare ma lui voleva portare in salvo la nave. E non era ancora Ida. Ma era l'unica cosa a cui teneva davvero. Non le persone a bordo o il suo comandante: quando l'istinto ha prevalso, la sua unica preoccupazione è stata la nave. E Shepard aveva dovuto salvarlo. Al prezzo della sua vita.
Così era morta la prima volta, semplicemente perchè Jeff dava più importanza ad una nave che alle persone. E si era forse pentito? No solo qualche blanda scusa e nulla più tanto lei era resuscitata dalla morte, che problema c'era?
Ma il problema c'era: Cerberus l'aveva riportata in vita. Era stato Cerberus a farlo. E per riportarla in vita magari aveva massacrato e torturato i suoi compagni su Akuze qualche anno prima. Lei era in vita perchè i suoi compagni erano stati torturati e uccisi. E quelle torture e sofferenze magari avevano portato i dati per il progetto Lazarus che adesso la tenevano in vita. Tutto quello che avevano fatto ai suoi compagni era dentro di lei, dentro il suo corpo per farla vivere, nuovamente.
Non era riusciti a salvarli, anzi era come se li avesse uccisi lei stessa. Come negli incubi di quei giorni lontani dove era lei a sparare alle loro teste, un colpo in fronte per ciascuno dei suoi vecchi compagni. Aveva prosciugato lei la loro vita, così come lo aveva fatto con i fiori, così come aveva fatto con tutti quelli che lei poteva ricordare. Come le aveva riportato in mente Wrex. E quando erano con Cerberus lui era lì solo per la nuova Normandy non perchè ci fosse lei.
Per questo Joker l'aveva stuprata.
Questo pensiero la faceva infuriare adesso, non l'avrebbe mai pensato in condizioni normali.

“Comandante, non ti biasimo te l'ho detto. Hai sempre fatto ciò che dovevi, anche lì a Londra quando mi hai chiesto di recuperare Liara.”
Se guardando Jack e Miranda aveva pensato a quanto potessero essere perfide le donne, adesso doveva però ammettere che forse era la razza umana ad essere vile.
Il colpo da KO di Joker era notevole perchè mostrava una verità che anche lei aveva già raggiunto. La verità è che se amiamo qualcosa o qualcuno siamo portati a fare di tutto, la nostra razionalità viene meno ed esce fuori solo la nostra parte emotiva. Questo è stato il motivo di fondo che ha portato alla disfatta dei razziatori, ma questo ha avuto anche delle conseguenze, un prezzo da pagare. Causa ed effetto. Come i mattoncini del domino. Ognuno cade in conseguenza della caduta del precedente. Ma se uno rimane in piedi gli altri non cadono più. E l'ultimo mattoncino non saprà mai quale rischio abbia corso, non avrà mai preso in considerazione il fatto che il mattoncino vicino a lui avrebbe potuto farlo cadere. Se ne accorgerà solo quando sarà troppo tardi.
Ma anche guardando il quadro generale si vedono le conseguenze, perchè il disegno resta incompleto da lontano e da vicino non si riesce a vedere.
Le scelte di Joker avevano avuto conseguenze sulla sua vita, le sue scelte su quella di Joker e di chissà quanti altri. Così come le scelte dell'uomo misterioso, o dell'IA dei Leviatani. Alla fine a cosa è servito capire il quadro generale se sia da vicino che da lontano si è generata solo sofferenza?
Le sembrava di essere ripiombata a pochi mesi prima, vittima di pensieri incoerenti e confusi, non era più sicura delle sue considerazioni sul perchè del ciclo, non era più sicura di niente nella sua vita. Era solo sicura della sua ira. Dove sono finite le sue luci nel buio?
Spazzate vie dall'oscurità di Jeff Moreau. Aveva solo assaggiato un pezzettino della sofferenza di Shepard ma gli era bastato per impazzire dal dolore. Non tutti possono essere forti come il comandante ed in effetti lo pensava anche adesso anche con quel suo – hai fatto ciò che andava fatto – che sottintendeva la necessità morale di sopportare le proprie scelte. Ma lui aveva visto Ida fredda ed inerme, anzi non l'aveva neanche vista. Non aveva potuto neanche darle un ultimo addio o un ultimo bacio. ON – OFF.
Solo il tonfo di un corpo freddo e vuoto.
Non esisteva più memoria di lui nella sua amata.

Mentre Liara era appena salita a bordo. Jeff si rendeva conto che la sua era solo una pazzia che le cose non stavano così, ma adesso non poteva fare a meno di provare odio, un odio puro. Il cibo preferito dell'oscurità. Tanto più amava Ida tanto più odiava Shepard. Shepard era lì materialmente, un bersaglio facile da individuare e colpire. Doveva solo aspettare che si rimettesse in piedi, che si riaccendesse.
“Come siamo arrivati a questo Jeff? Come ci siamo arrivati?"
“Cerca di capire comandante, non ti biasimo per le tue scelte, te l'ho detto. Hai sempre agito per il meglio ma non posso accettarlo questa volta. Forse con il tempo ma adesso vorrei che tu non fossi stata...che tu fossi morta su Alchera e non fossi stata recuperata. Che tu...”
“Vorresti che fossimo tutti morti Jeff? Lo siamo ormai, non lo vedi? Sarà così che resteremo, il tempo non cancellerà niente e solo una banalità inventata da chi non sa consolarsi. Ma nessuno è in grado di consolarci. Nemmeno quelli che credevamo amici.”
Passarono alcuni minuti prima che il silenzio fosse nuovamente interrotto dall'uomo:
“Mia sorella si è salvata. Solo lei, certo, ma ho intenzione di passare il resto della mia vita lì con lei. Ho dato le dimissioni qualche mese fa presso la flotta dell'Alleanza.” Ecco il perchè dei vestiti civili di Joker, probabilmente era lì solo per concessione di Hackett come ultimo premio per i suoi servizi “ e volevo comunque passare a dirtelo di persona. Questo è un addio. Salutami Liara a Rila”
L'animo devastato di Jeff lo aveva ormai annebbiato definitivamente, pensò Shepard. Rila era morta, solo Falere viveva tra le figlie di Samara. Quell'accenno però le ricordò che la Justicar le aveva confidato di aver passato del tempo con Liara ed aveva presunto che anche Falere avesse potuto incontrare la sua amata in qualche occasione. Erano persone che avevano affrontato una perdita e forse volevano condividere il loro tempo per sostenersi in questo momento di devastazione e ricostruzione; in più in presenza di una forte guida morale come quella di Samara, sicura e rassicurante.
“Comandante, vorrei non averti mai conosciuta”.
Questo fu il commiato di Jeff Moreau.
Una luce nel buio si era spenta.
Shepard provò solo a rimettersi sotto le coperte. Oggi non sarebbe riuscita a restare in piedi.

Ma non erano stati gli unici a sentirsi male.
Dietro la porta della stanza era in ascolto anche Karin Chakwas; perchè se Shepard era la sua protetta, Joker era la controparte maschile con in più il suo handicap. Lo aveva sempre dovuto accudire e curare, proprio come farebbe una mamma con il suo bambino. Aveva sempre pensato a lui e a come fargli prendere le medicine anche quando era lontana. Non era semplice professionalità medica, era un completo e puro affetto. E' vedere quell'odio profondo tra i due fratelli era insopportabile.
Aveva stilato con tanta cura il programma delle visite ma non aveva intuito che Joker fosse in quelle condizioni: sperava che i due si potessero confortare e sostenere, contava che Viola riuscisse come sempre aveva fatto in queste imprese. Se solo avesse capito meglio quanto stava male Jeff, se solo avesse avuto un po' più di tempo...Era tutta colpa sua ed aveva danneggiato così sia Viola che Joker.
Quella notte Karin sentì la necessità di andare via da quel posto almeno per un po', non poteva sopportare quel veleno che aveva permeato tutta l'aria della struttura, ci voleva aria fresca. Ma non esisteva nessun posto nell'universo che la potesse aiutare, non era nell'aria.
Il veleno era nel suo cuore.
Forse le lacrime avrebbero potuto farne uscire un po'.

 

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Capitolo 10
*** Un cielo blu ***


Ancora un nuovo giorno, ma ne avrebbe fatto a meno dopo il violento trauma di quello precedente.
Eppure...alzò gli occhi e la vide lì davanti a lei seduta su una sedia da chissà quanto tempo. Forse era stata lì tutta la notte, chissà, seduta e immobile ad osservarla.
Adesso Liara era lì.
Provò ad alzarsi da sotto le coperte per stare seduta ma non fece in tempo di finire perchè l'asari, con un movimento dolce e deciso, le si avvicinò e la baciò dolcemente. Un bacio breve ma intenso, finendo poi con il suo sguardo ed i suoi enormi occhioni blu a guardarla da pochi centimetri sorridendo.
Nessuno al mondo avrebbe avuto una migliore terapia per un cuore distrutto.
“Liara “ sospirò Shepard, mentre lei le si poneva di fianco abbracciandosi al suo petto e collocando la testa sulla sua spalla.
“Quanto mi è mancato poter fare questo Viola, ma sapevo che sarebbe venuto il momento in cui lo avrei fatto nuovamente. E poi adesso non abbiamo più altri impegni, o quasi”
“Non immagini quanto io abbia bisogno di te oggi, Liara. E' stato un periodo terribile”.
“E' la solitudine Shepard, la solitudine che ci prova e ci rende rabbiosi e spauriti. Povero Joker, quanta solitudine ho visto dentro di lui”.
La sua sensibilità era straordinaria, non aveva mai avuto bisogno di parlare o fare qualcosa per percepire esattamente il mondo circostante. Anche se da piccolina era un po' più ingenua e non conosceva bene le cose del mondo, la sensibilità era sempre stata quella.
“Dobbiamo parlare di questo Liara perchè non riguarda solo Joker, riguarda me e non voglio che mi faccia perdere te.”
Viola aveva deciso che era il momento o semplicemente aveva un disperato bisogno di sfogarsi il comandante. O forse era la presenza di Liara che era pronta a detergere le sue ferite spirituali.
i was lost without you
“La solitudine di Joker è anche la mia, sono un mostro e ieri eravamo due mostri faccia a faccia. Ho paura di quello che ho dentro, di quello che ho fatto, di quello che si è formato in me da quando avevo sedici anni e che non mi ha più abbandonata. E' un mostro che sta rintanato, a volte sembra sotto controllo ma è solo un'illusione, non ho alcun controllo. Se non fosse per i nostri amici, se non fosse per te, non so davvero cosa farei adesso non so chi sarei. Ed ho paura che ti assalga che ti porti via lontana da me. Non avrei più salvezza. L'oscurità è forte e non bastano le fioche luci a rischiararla. Tu lo devi sapere chi sono, lo devi sapere. Ho paura Liara”
Ma lei le sorrideva; “ e pensavi che non lo sapessi? E da tanto che so cosa senti dentro, per la dea ricordati che io ho 111 anni adesso mentre sei tu quella che ha solo 33 anni mi credi davvero così ingenua?”
Con quella frase le strappò un sorriso finalmente e dopo tanto tempo: per le asari 111 anni voleva dire essere poco più che una bambina, in proporzione Shepard era molto più grande e lo sapeva. Ma lei era riuscita a scioglierle un po' il cuore e strapparle un sorriso.

“Viola io non ho passato quello che hai passato tu, non sono in grado di valutarlo né sono in grado di giudicarlo. Se ti aspetti che io possa cancellare il tuo dolore sappi che non posso farlo. Ma posso stare vicino a te fino alla fine, possiamo fare sì che il tempo che ci resta sia sereno e bello. E' questo che fanno le persone che si vogliono bene. Si sostengono stando vicine ora ed in futuro, non nel passato. Ed è per questo che la solitudine ci fa male, perchè manca il sostegno nel presente quando se ne ha bisogno. Ma funge da sostegno al rimorso per il passato. Purtroppo per Jeff è così ma noi possiamo andare avanti e forse possiamo fare da sostegno a lui se vorrai tentare. Io posso offrirti solo questo se lo vuoi.”
“Non ti rendi conto delle cose brutte che gli ho detto, non puoi renderti conto delle cose orribili che ho pensato” ribatteva lei come se le parole di Liara non avessero avuto effetto.
“Potrei rifarlo di nuovo e potrei farlo con te”
“E' questo che ti spaventa Viola? Ti basta così poco per crollare? Non hai visto forse che io sono stata il tuo sostegno tante e tante volte? Quando è morto Kaidan, quando eri morta tu. Anche io ho provato la stessa rabbia ma credi che mi abbia allontanata da te? Se hai paura di ferirmi sappi che ti sosterrò ancora più forte. Sai perchè hai quelle luci? Perché esistiamo e ti vogliamo bene; questo significa avere l'affetto delle persone, non è un caso che tu le abbia dentro di te. Se ciò non fosse vero ci sarebbe solo l'oscurità e null'altro:tutti si sono sacrificati per un altro e lo hanno fatto perchè la loro luce potesse risplendere in coloro che amavano mentre morivano. Questo è il loro dono in sacrificio. Quelle luci non si spengono si trasferiscono; quelle delle persone care sono ancora in te ed io le vedo, ci sono anche io lì dentro e quando non ci saremo più non sarà l'oscurità ad averle spente si saranno spostate in chi è pronto ad accoglierle mentre sarà il buio ad essere terminato.
Comandante Shepard è così che hai provato a difendere la galassia? Con questi folli dubbi? E così che mi pensavi mentre affrontavi i razziatori? Tu hai portato la luce nella galassia, non sei stata tu ad uccidere Ida, non sei stata tu ad uccidere i tuoi genitori, non sei stata tu ad uccidere la tua squadra. Guardami Shepard non girare la testa. Loro sarebbero stati condannati dalla crudeltà del mondo tu hai solo riportato la speranza invece. Perché grazie a te hanno avuto una possibilità di vivere, di conoscersi, di amarsi. Perché io ho avuto tale possibilità. E' colpa tua se Benezia è morta? Ed invece è grazie a te che ho il ricordo più bello di lei, è grazie a te che ha ritrovato se stessa per restituirmi il ricordo che ne avevo fin da bambina. Quando la tenebra più nera l'aveva dominata mi ha detto che ero il suo più grande orgoglio e questo grazie al fatto che tu avevi rotto l'oscurità, portando la luce dove c'era il buio. Ti è stato detto già una volta, sei stata quello che sei stata ma questo non fa di tè quello che sei e che puoi essere. Devi decidere se appoggiarti al passato o appoggiarti a me. E se non ti bastasse o se avessi paura di non farcela ti fornirò un altro appoggio...”

In quel momento, ad un cenno di Liara, entrò Samara ancora una volta in quella stanza.
“Comandante, sento il peso dei tuoi dubbi e delle tue incertezze, il tuo disagio non è più latente ma questo ti offre la possibilità di purificarti pienamente. Io ti ho fornito un simbolo sperando che possa guidarti nelle tue scelte con il suo esempio ma Rila potrà ritrovare la tua anima dispersa nel buio ed illuminarti il cammino.”
E le porse lei...
Lost in you
Shepard non era in pieno equilibrio mentale, le parole della sua amata erano riuscite parzialmente a confortarla e scuoterla ma il dubbio e le paure erano ben radicati ed erano finalmente in superficie, allo scoperto. Ma solo allora si accorse di quella bambina in fasce che le stava porgendo Samara.
“Guardala Viola, lei è Rila” le disse Liara sorridendo “ed è in cerca di un appoggio in questo mondo.”
“Rila? Ma...non capisco cosa...” balbettò Shepard mentre Samara la costringeva e prenderla tra le braccia e stringerla vicina al petto.
“Lei è tua figlia Shepard, e sono onorata che Liara le abbia dato il nome di una delle mie splendide e sfortunate figlie. E' stata Falere a suggerirle il nome sperando che potesse essere a te gradito”.
Impossibile dire cosa passasse nella testa e nel cuore del comandante Viola Shepard in quel momento. Lei era lì tranquilla e fiduciosa tra le sue braccia e ne sentiva il calore. Il colore non era ancora blu come quello della madre, ma i suoi dolci occhioni erano di un azzurro tenue ma molto ben definito, come quelli del padre.
Aveva provato ad allungare un dito della mano per toccarle dolcemente il viso quando lei alzò le sue manine afferrando il dito del padre. Ed emise una piccola ma intesa aura blu.
“Dimmi Viola, pensi che un mostro potrebbe generare lei? Se tu fossi un mostro ti vorrebbe già bene come vedi? Non senti che è persa in te?”
Dov'era l'oscurità adesso?
Completamente spazzata via da quella piccola ed intensa luce azzurra. Frustrazioni, delusioni, paure e tristezza, non esisteva nulla più di tutto questo al mondo ma solo Rila, lei e Liara.

“Ti lasciamo sola con lei Viola, io esco un attimo con Samara ma tornerò subito. Siamo una famiglia ora. Prenditene cura.”
E rimasero sole nella stanza; adesso era sdraiata con sua figlia abbracciata a lei; la luce azzurra delle sue piccole manine si era spenta ma quella sorta di imprinting era stato sufficiente per Rila, sufficiente per affermare la sua fiducia nel genitore. Osservò il ciondolo di Falere, avrebbe voluto già farlo indossare a sua figlia ma era troppo grande. Sarebbe stato il regalo per un futuro compleanno magari consegnatole da sua “zia” o da qualunque cosa fosse per lei Samara o Falere eventualmente.
Piccoli problemi non rilevanti in fondo, non adesso. Liara tornò e si sdraiò anche lei con loro, non si sarebbe persa la cosa per nulla al mondo
“Per la dea, guarda che bel cielo blu fuori."
E restarono abbracciate ed in silenzio per molto tempo.
Liara's theme
Finalmente un po' di serenità ma sul far della sera Liara si rialzò abbandonando alle loro coccole figlia e padre. Prese i vestiti di Shepard e porgendoglieli le disse:
“Vieni Viola, facciamo due passi fuori di qui non ne hai voglia?"
Fino a quel giorno si sarebbe tagliata le gambe per poter finalmente uscire ma adesso non avrebbe voluto abbandonare il suo batuffolino blu per nessun motivo.
“Dai su vestiti e vieni, lascia che anche gli altri possano godere un po' della sua compagnia, noi abbiamo così tanto tempo ora."
Ed in effetti la piccola aveva completamente rapito i cuori di tutti quelli che l'avevano incontrata in quei pochi giorni che era arrivata. Perfino Joker non poté fare a meno di chiedere a Shepard di salutarla e forse avrebbe potuto guarire anche lui. Sicuramente la Chakwas trovò conforto nell'accudirla la sera prima, in fondo poteva chiamarsi sua nonna a ben diritto ma sarebbe risultato difficile vedendole dire chi si stesse prendendo cura di chi.
E finalmente tornò al mondo esterno a respirare aria normale, non quella specie di composto sintetico che si utilizzava nelle camere di degenza per evitare infezioni. Ed il comandante respirò a pieni polmoni mentre teneva per mano la dottoressa T'soni. Era buio ormai, ma sentiva odori che la riportavano all'infanzia, a quando era bambina. Non l'avrebbe mai detto all'inizio di quella giornata ma era felice. Finalmente felice senza più incertezze, senza più pensieri. Spensieratamente felice. In quelle ore con Rila aveva pensato e ripensato a tutto ciò che aveva detto o fatto ma la bambina sembrava percepire tutti i suoi dubbi e le sue paure e li cancellava in pochi attimi con un gesto, un'espressione, un battito di ciglia. L'esistenza non può essere negativa se c'è lei.
E se c'è Liara.
“Shepard vieni, ti devo mostrare un'altra cosa”.
Sempre tenendola per mano la condusse presso una specie di altura lì vicino completamente priva di luci artificiali. In verità osservando il panorama si accorse che di luci se ne vedevano ben poche, chissà in quale zona remota della Terra si trovava in questo momento. Non aveva mai avuto la curiosità di chiederlo in questi undici mesi. Ma arrivata in cima alla collina capì che non c'era più nulla da chiedere: la vallata davanti a lei era completamente avvolta in una luce blu intensa prodotta da una vasta distesa di fiori Serenis mentre nel cielo risplendeva uno splendido sistema binario che emanava una luce gialla e rossastra. Uno spettacolo della natura che Viola ben conosceva. Non erano sulla Terra, erano su Mindoir.
Lei si sciolse la coda, definitivamente.
La struttura si trovava sull'antica colonia umana ed era stata un'idea di Liara fin dall'inizio. Lei intuiva e prevedeva ma non per chissà quale particolare attitudine ma perchè semplicemente l'amava come mai aveva fatto nessuno. Ripartire insieme da lì da dove tutto ebbe veramente inizio, insieme a lei e Rila avrebbe sicuramente posto fine ai dubbi di Viola. Il ciclo dei razziatori avveniva ogni 50000 anni, Liara decise che per Shepard poteva avvenire ben prima con una nuova famiglia e con una nuova consapevolezza. E senza più lutti.
La Chakwas osservava da lontano con la bambina in braccio, mentre Miranda e la Michel avrebbero voluto a loro volta tenerla per un po'.
“Vorrei che quest'istante non finisse mai” pensò,
mentre osservava la figura dei due amanti stagliarsi in controluce sulla collina mentre si baciavano teneramente alla luce blu di quell'angolo di paradiso.

 

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Capitolo 11
*** L'oscurità non può essere spezzata ***


Adesso era davvero tutto finito, tutto concluso. Nessun pericolo, nessun mondo da salvare e solo un'unica missione da portare a termine: la sua famiglia.
Ed improvvisamente capì cosa fosse quel senso di indefinito che aveva provato qualche giorno prima: tutti sapevano di Rila e a malapena riuscivano a tenere a freno la lingua.
Ripensò a Miranda e Chloe che ridevano come matte alle parola zitella, o all'allusione che non avrebbe avuto più tempo libero. Capì cosa le voleva dire Jack quando affermava che il contenitore sarebbe servito a lei ora e il perchè dei nomi, comprese anche che Wrex parlava di suo figlio e sua figlia a giocare insieme, non dell'attesa di un secondo bimbo. E comprese perchè Liara non era lì con lei, si trovava a Lesuss nel monastero delle Ardat-Yakshi accudita da Samara e Falere. E Liara aveva scelto volontariamente questa soluzione visti i trascorsi dolorosi di Samara con i figli ed i suoi rapporti con Shepard: il comandante le aveva dato la possibilità di vivere ancora un po' con la sua unica figlia rimasta; aiutarla nel parto per far nascere la sua prima figlia era un buon modo per sdebitarsi e vedere qualcosa che le ricordasse la sua mentre Falere non era più nella sua pelle all'idea che la sorella potesse continuare a vivere nella memoria di tutti tramite la nascitura.

Ripensò al suo incubo con il bambino: lui rappresentava solo la sua infanzia perduta. Nel corso della vita aveva provato a recuperarla con la guerra, ma non avrebbe mai potuto riuscirci perchè la sua infanzia era sfumata. Ma in questa rincorsa aveva lasciato le persone che invece avrebbe dovuto sostenere. E se avesse perseverato nella guerra, oltre alla sua infanzia avrebbe perso definitivamente se stessa oltre che tutti gli amici. Quelle due figure che bruciavano alla fine in sogno erano il suo passato ed il suo futuro, a questo l'avrebbe portata l'oscurità.

E ripensò ad un vecchio libro della Marina, su quando le navi viaggiavano in mare con le vele e non nello spazio. Spesso incontravano tempeste violente e il cielo scuro impediva ai capitani di trovare riferimenti nel buio della tempesta per decidere in quale direzione procedere. Serviva la luce di un faro o un punto di riferimento, ma questo poteva solo essere un obbiettivo verso cui navigare. Occorreva dopo portare la nave in quella direzione mantenendo ferma la rotta, altrimenti se si fosse rimasti in balia delle onde e dei venti nessuno avrebbe avuto speranze di uscire dalla zona in tempesta. Ma le tempeste non erano la costante della navigazione, erano l'eccezione. Il mare è fondamentalmente calmo basta non cedere e resistere. Adesso si rendeva conto che lei aveva sempre avuto la barra a dritta verso la giusta direzione, anche se i riferimenti a volte erano piccoli piccoli, ma la direzione era sempre stata giusta. Ed adesso non avrebbe più potuto sbagliare.
“Vero Rila?” le diceva mentre la bambina sorrideva come se avesse già capito.

La tempesta era passata ma aveva fatto comunque danni, anche se minori rispetto a quelli possibili. Ma il danno più grande era ancora da verificare: la Normandy era ai cantieri presso Arcturus ma dell'equipaggio cosa restava?
Anderson non c'era più, Joker non più, Kaidan non più, Legion non più. Mordin, Thane, Pressley e tutti quelli sul memoriale, tutti “congedati” da questa esistenza. Ma la cosa più importante è che non c'era più un capitano: aveva già deciso da tempo durante la convalescenza che la sua missione sarebbe finita qui. Il tempo di fare un ultimo rapporto ad Hackett ed al Consiglio e il comandante Shepard non sarebbe stato più in servizio. Sarebbe stata solo Viola Shepard d'ora in poi, marito fedele e padre di una splendida bambina. Ogni protesta o richiesta per quanto accalorata sarebbe stata respinta. La leggenda del comandante Shepard sarebbe terminata adesso.

Pensò anche di cambiare definitivamente identità per chiudere con il suo passato e guardare solo al futuro.
“Per la dea, sei sicura? Non è una cosa così semplice da fare" le diceva Liara.
“Non preoccuparti, va tutto bene ora. Che ne diresti se mi chiamassi…Alison Gunn?”
“Alison? Uh, non mi dispiace anche se dovrei farci l'abitudine; e poi Gunn in fondo ti si addice, diciamo che un legame va tenuto. Ma come faremo per i documenti e tutto il resto?” obbiettò la sua giovane compagna.
“Non preoccuparti di questo, qualcuno ha già provveduto, chiedi a Glifo.”
Pensando ai legami le venne in mente che i suoi genitori erano sempre stati atei anche se lei aveva comunque sviluppato una certa attenzione per il suo lato spirituale: non poté fare a meno di notare che il raggio della cittadella l'aveva fatta ascendere in cielo, che lì era morta e che tre giorni dopo era resuscitata. Ed aveva 33 anni ma nessuna intenzione di essere martirizzata o lasciare la famiglia.
Restava solo da decidere dove vivere visto che sulla Terra o su Mindoir non aveva più nessun legame, pertanto aveva pensato a Thessia come ambiente migliore per la sua famiglia.
Ed avrebbe impedito ferocemente che la sua bambina crescendo potesse diventare una danzatrice in postacci come l'AfterLife.

In realtà un legame c'era ancora ed era Karin Chakwas ma lei le aveva già detto che non si sarebbero più riviste. Non perchè fosse una sua scelta ma perchè si rendeva conto che per entrambe era l'ora di godersi un po' di tranquillità. L'unica cosa che le aveva chiesto era di passare a salutarla quando sarebbe venuta sulla Terra magari a far conoscere a Rila un po' di posti nuovi e lei.
Come promesso Shepard visitò il Consiglio dell'alleanza spiegando allo sbalordito Hackett cosa fosse successo, ma anche i suoi dubbi su cosa fosse realmente successo. Ed in ogni caso non era più un problema suo. E lei non sarebbe più stata un marine. Provarono a convincerla ma non le potevano rifiutare più nulla e dovettero accettare a malincuore. Non volle neanche vedere il Consiglio ma fece portare un serio avvertimento da Garrus ai membri in carica: Rannoch doveva essere aiutata, in nome di tutti i caduti e come simbolo di pace e cooperazione. O altrimenti sarebbe tornata lei a rendere conto ai quattro delle loro azioni subdole durante la guerra. E se per caso le minacce del capitano assente sembrarono distanti, il tono di Garrus supportato in video da Urdnot Wrex convinsero i consiglieri che sarebbe stato molto saggio cooperare. Ma in realtà fu abbastanza facile convincerli giacché le ferite recenti avevano realmente unito tutti almeno fino al prossimo conflitto.

E volle visitare per l'ultima volta la Normandy, quella che era stata la sua vera casa nel bene e nel male fino a quel momento. Non andò sulla plancia o in luoghi particolari, gli serviva solo un posto, quello davanti al memoriale, quello di fronte a David Anderson. Si era sempre preso cura di lei in ogni modo possibile ed immaginabile, non soltanto con l'addestramento. Non era molto lontana dal vero nel pensare che un grande freno alla sua aggressività di quegli anni fosse dovuto alla sua presenza e alla sua guida. Ed era certa che non fosse stato un caso che lui avesse insistito per inserire lei e Johnson nella stessa squadra sotto il suo comando, aveva visto la loro disperazione ma anche la loro umanità e sperava che ognuno potesse aiutare l'altro. E nuovamente non sbagliava.
Lei allungo le dita sulla targa per sentire quelle lettere in rilievo mentre la mano scivolava da un capo all'altro.
“Grazie.”
Posò la sua piastrina N7 lì sul memoriale e se ne andò.

Tre settimane dopo, una mattina nella loro casa su Thessia, in un paese vicino la capitale in ricostruzione, suonò il loro intercomm: “Salve dottoressa T'soni, c'è il comand...la signora Gunn?”
Era Barla Von, alla fine decise comunque di chiamarlo per sicurezza.

Appendice
In quel momento nel sistema Dis nelle profondità oceaniche del pianeta 2181 Despoina:
“Il tributo è stato pagato e l'IA sterminata con tutti i razziatori, la mietitura è finita.”
“Dobbiamo radunare tutti?”
“Si, è il momento di riprendere il posto che ci spetta ed esigere i tributi e la venerazione degli esseri inferiori. Ma adesso impediremo loro di compiere il nostro errore. Dovranno solo servirci e non consentiremo la creazione di sintetici, non più Che lo sappia tutta la galassia, è ora”
“E Shepard? Potrebbe adempiere ai nostri bisogni in maniera differente."
“No, Shepard deve morire, perchè tutti devono piegarsi alla nostra volontà. Tutti.”
“E allora morirà.”
In quello stesso momento dalle oscure profondità di Despoina fino all'angolo più remoto ed buio dell'universo, dei piccoli manufatti sferici iniziarono a brillare, poi improvvisamente cessarono completamente e tornarono nell'ombra.
Visto da lontano l'universo era immerso nell'oscurità più totale mentre qualcosa si stava muovendo lì dentro minacciosamente.

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