Appliances whisperer

di 7Luparis7
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


*in collaborazione con Spoo (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=711896)


-Hey, rossa! Che ci fai qui tutta sola?- mi chiede un tipo dalla generosa circonferenza corporea avvicinandosi allo sgabello vicino al mio. -Posso?- si siede poi senza aspettare la risposta.
-Posso farci qualcosa?- rispondo acida, non è proprio giornata.
Lui comincia a giocare con un ciuffo dei miei capelli -Tinti?- mi chiede saccente.
Che palle! Tutti mi chiedono se siano tinti, ARGH! No!! Non lo sono! E per di più nessuno mi crede mai quando dico che sono naturali... Uffa! Non è colpa mia se sono nata con dei capelli color rosso puttana.
-No!- quasi gli grido in faccia -Comunque di solito ci si presenta-
-Non ha importanza, bellezza-
“Già è grasso, se non punta almeno sulla simpatia...” penso tra me.
-Comunque l'unico nome che griderai stanotte sarà quello di Dio- ammicca.
“Opperdiana! Tutti io li trovo?” -Ascolta, bue dalla faccia costellata di vulcani pronti ad esplodere da un momento all'altro. Non sono disponibile e mi sa che adesso me ne andrò, ho i bimby a casa che probabilmente stanno piangendo- mi alzo dandogli le spalle -E ti prego, cambia tattica! Te lo chiedo in nome di tutti gli esseri dotati di udito- aggiungo prima di andarmene.
Detto così potrei sembrare una madre sconsiderata a lasciare dei bambini a casa da soli o, probabilmente, potrebbe sembrare una scusa, comunque sia è vero, quei cazzo di Bimby (e sì, proprio quei Bimby, quelli che si usano per cucinare... ne ho due) piangono e urlano tutto il tempo, lo fanno sempre, ogni volta che il microonde si incazza e fa cadere quel rompipalle dello spremiagrumi elettrico. Dannati siano loro! Se non avessi un fetish per gli elettrodomestici li butterei tutti, dal primo all'ultimo.
* * *

Mi chiamo Paris Gordon,
Sono single (non ho scelta),
abito in una grande città
e lavoro come fotografa presso uno studio pubblicitario.
Sono una persona come voi, a parte il fatto che da quando ho un appartamento tutto mio...
... ho scoperto di poter parlare con gli elettrodomestici.

No, non avete capito male, proprio con gli elettrodomestici e quegli stronzi riescono anche a fare cose improbabili (solo alcuni di loro fortunatamente), ma questo ve lo spiego dopo. Il peggio, però, è che io non riesco a fare a meno di loro, è una maledizione!
Almeno succede solo con i miei...

* * * 




Note autore
Beh, che dire... boh!
Sinceramente era partito tutto come una cosa stupida e lo è ancora in effetti...
Non dovevamo nemmeno pubblicarla.
Sappiate che questa cosa è stata scritta in un bar e facevamo un po' ridere
perchè ridevamo come due cretini parlando di elettrodomestici ahahah
va beh ​Buona lettura :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


*In collaborazione con Spoo (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=711896) 
 

Entro in casa e chiudo la porta a chiave. Tengo gli occhi chiusi, non ho il coraggio di scoprire se hanno combinato qualche danno.
Non si sente niente, i Bimby non urlano, nessun odore sospetto. Faccio un tentativo e sollevo leggermente una palpebra... tutto a posto. Tiro un sospiro di sollievo.
Non sono poi così un disastro da quando abbiamo fatto un po' tutti amicizia, prima era impossibile: quella sottospecie di stufetta sotto forma di forno malignamente logorroico non faceva altro che far litigare tutti, senza offesa per le stufette (la mia, che ho in bagno, mi fa da psicologa). Comunque, adesso che finalmente l'ho “accidentalmente” rotto, regna sovrana la PACE... più o meno.

È stata una lunga giornata oggi e devo andare assolutamente a raccontare alla mia stufetta del tipo grasso di prima. Lei ridacchia emanando piccoli sbuffi di aria calda, ma è troppo stanca per parlare e mi dà la buonanotte.
Prima di andare a dormire voglio bermi un tè, vado in cucina, saluto tutti e apro un'anta sopra al lavabo per prendere una tazza, ma mi accorgo che sono tutte a lavare nella lavastoviglie.
Mannaggia-a-me! Ho duecento tazze (ne faccio la collezione, un altro piccolo fetish) ma sono sempre tutte sporche, non sono una grande donna di casa.
Apro la lavastoviglie. Mannaggia-alla-seconda! Mi sono dimenticata di farla partire, così la accendo, ma ho una tremenda voglia di tè, quindi lo bevo in una coppetta di vetro per il gelato.
Ne bevo un sorso e appoggio il tè sul tavolo, non ho fatto partire la lavastoviglie... illuminazione: NON-HO-FATTO-PARTIRE-LA-LAVASTOVIGLIE!!
Mi precipito in camera, ma è troppo tardi, me la ritrovo tutta sottosopra. Il letto è disfatto (alla lavastoviglie non piace essere dimenticata e questa è la sua vendetta, ogni-singola-volta!) e, come se non bastasse, ogni volta che succede la mia televisione si spaventa e, solo lei sa come, sparge preservativi (ancora sigillati fortunatamente) per tutta la camera; potrei esserne felice se solo sapessi con chi usarli, ma i miei elettrodomestici sono un po' (tanto) gelosi e, ogni volta che invito un baldo giovane, danno di matto combinando casini in giro per tutta la casa e importunandolo. Meno male che almeno posso sentirli solo io quando parlano!
Non ho voglia di pulire adesso, sgombro il letto dai preservativi, mi infilo sotto le coperte e mi addormento nel giro di qualche minuto.

Un rumore mi sveglia. È Roomba, il mio meraviglioso e amato aspirapolvere automatico senza sacco, a quanto pare la mia sveglia non mi sopporta proprio visto che ogni volta si rifiuta di suonare. Meno male che c'è lui!
Esco dal letto malvolentieri, vado in bagno e mi preparo in fretta e furia, come al solito sono in ritardo.
Prendo le chiavi della macchina, scendo in garage e sento la mia bicicletta elettrica lamentarsi: -Quella troia non mi usa mai!-
-Guarda che ti sento!- Grido io e aggiungo: -Lo sai benissimo il perché!-
Lei sbuffa e non ribatte.
Salgo in macchina e saluto l'autoradio che si sintonizza sulla mia stazione preferita. Le sto simpatica.
-Come mai non vai mai in giro con lei?- Domanda.
Ho cambiato l'autoradio qualche settimana fa, l'altra si è rotta. Meglio. La odiavo. Si sintonizzava sempre e solo su radio Maria.
-Non la uso più perché è iperattiva e supera sempre i limiti di velocità, per non parlare del fatto che, solo lei sa come, fa cadere gli altri ciclisti!-

Arrivo al lavoro giusto in tempo. Striscio il badge e mi metto all'opera.
Sto fotografando una campanula portenschlagiana, che ho scoperto oggi essere una comunissima pianta da vaso croata, quando sento una vibrazione pervadere la mia coscia destra.
Quel telefono smargiasso del cavolo esagera sempre!
-Non ho ancora perso la sensibilità agli arti, sai?- Lo ammonisco cercando di non farmi notare dai colleghi.

New message from: Louis
-Pranzo insieme?-

Rispondo con un semplice “Sì” e torno al lavoro. La messa a fuoco di quella pianta mi sta facendo impazzire!

Sento un calore improvviso: o la menopausa è arrivata precocemente oppure il mio orologio vuole dirmi qualcosa. Dal momento che la seconda è l'ipotesi più plausibile (visto che il mio orologio è in grado di regolare la mia temperatura corporea) guardo l'ora, mezzogiorno e mezzo! Sono in ritardo! Di nuovo... Mannaggia!


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


*In collaborazione con Spoo (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=711896)

 

Corro verso il bar-pasticceria, è già lì che mi aspetta. Lo saluto da lontano e lui ricambia con un grande sorriso. Adoro quel ragazzo.
Mi avvicino e tento di scompigliargli i capelli neri. Sono corti. Non ci riesco. Mannaggia-a-lui!
Entriamo e compriamo una ventina di pastine. La servitrice (o come si chiama, in questo momento non ricordo) fa per chiudere il vassoio con della carta, ma la fermo.
-Può portarcele al tavolo? Grazie!- Sorrido e raggiungo Louis che, nel frattempo, si era accomodato.
La cameriera/servitrice/barista ci raggiunge con il vassoio e lo appoggia sul tavolo con un'espressione smarrita. Non è la prima volta che pranziamo con dei pasticcini, ma la cameriera è nuova e non ci ha mai visto farlo.
Parliamo del più e del meno, quando lo sguardo di Louis si sofferma oltre la mia spalla.
-Secondo te- comincia, -quello al tavolo là in fondo... è maschio o femmina?-
Guardo e sono confusa. Non posso soffermarmi a fissarlo/a troppo a lungo perché ogni tanto si gira e sono in una posizione un poco antisgamo.
-Non so, non capisco.-
-Aspetta che guardo come tiene il cellulare.-
-Ma cosa significa?- ribatto.
-Voi ragazze, non tu però, tenete il telefono mentre parlate e gesticolate con quello in mano! E poi vi lamentate se vi cade!-
-Quindi cosa fa?- chiedo.
-Non lo fa- risponde convinto.
-Ma scusa un attimo, cosa c'entra? Se fosse una lesbica potrebbe comportarsi come un uomo e poi potrebbe non farlo lei/lui come non lo faccio io!- ribatto
-In effetti...-
-Chiediamo al tipo nell'altro tavolo cosa pensa!-
-Sì, sicuramente.- ironizza.
-Comunque, secondo me, è un uomo... anche carino aggiungerei!-
-Sempre la solita marpiona!-
-Cazzo mene!- dico imitando il linguaggio giovanile corrente e facendolo ridere.
Scuote il capo.

Mi piace passare del tempo con lui, non mi chiede mai se può venire nel mio appartamento e non mi invita mai nel suo. Mi sta bene.

Ho messo un vestito lungo nero per andare al party di mia cugina Thelma, mi ha fatto sempre schifo il suo nome, oltretutto, qualche tempo fa, sono andata su wikipedia a cercarne l'etimologia, ma l'unico significato che ho trovato era: Dal greco “thelema” che significa volontà, ma si tratta di una ipotesi improbabile.
Ma io mi chiedo: ma allora cosa lo scrivi a fare?!?

Arrivo a casa di Thelma e la saluto con un sorriso falso stampato in volto (oltre al suo nome mi sta sulle palle anche lei), mantengo un buon rapporto solo perché dà sempre feste e i suoi amici non sono niente male. Cerco di uscire con talmente tanti ragazzi che d'estate vado in vacanza al Mar Piona. Dopo questa battuta posso andare a suicidarmi.

Sono seduta su uno dei divanetti della sala bevendo vodka alla pesca, quando un ragazzo si avvicina a me e si presenta come Simon. Non so se è perché sono un po' brilla, ma è carino e, oltretutto, mi sembra di averlo già visto da qualche parte.
Parliamo per non so quanto tempo seduti sul divanetto, lui tiene il braccio intorno alle mie spalle. Man mano che parliamo si gira verso di me e appoggia una mano dapprima sul mio ginocchio per poi spostarsi lentamente sulla mia coscia. Metto la mano sulla sua e pian piano i nostri volti si avvicinano. Ha le labbra morbide e sa di anice. Le nostre dita si intrecciano.
È gradevole.
-Andiamo da te- gli sussurro nell'orecchio togliendo la mano dalla sua e poggiandogliela sul pacco (sono un po' ubriaca).
-C'è altra gente in casa mia- mi risponde visibilmente eccitato, -Andiamo da te-
Accettai senza pensare alle possibili conseguenze.





Note autore
Ed eccoci qui con un altro fantastico capitolo...
Che suspance, vero?

Penso che questa storia stia degenerando leggermente, ma a noi non importa. 
Abbiamo solo qualche problema mentale, niente di che...
Vi lascio sperando che questa storia vi stia piacendo ;) 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ecco dove l'ho già visto!
Credo di aver pensato ad alta voce poiché lui mi guarda con sguardo interrogativo.
-Niente, lascia stare- Cerco di sviare.
-Dai, dimmi dove!- Chiede facendo labbruccio e guardandomi con occhi da cucciolo.
-Mmmh... Forse dopo, se fai il bravo- Fingo di pensarci su.
Si arrende.

Entriamo in casa e mentre lo guido verso il divano, comincia a baciarmi con foga, io ricambio.
Ad un tratto lui si ferma e mi guarda con aria stupita -In casa tua nevica!-
Guardo verso l'alto e mi accorgo che dal vongolone (chiamo così il mio bellissimo condizionatore) stanno uscendo fiocchi di polistirolo. Mi ero dimenticata dei miei elettrodomestici. Mannaggia!
-Sei ubriaco! Lascia stare...- gli metto una mano tra i capelli e spingo le sue labbra contro le mie. Spero ci caschi! Ma poi, perché si guarda in giro mentre mi bacia? Mi trovo sempre gente strana... Sorvolo e ci accomodiamo sul divano. Lui non fa altre domande, perfetto!

Mi accorgo di aver bisogno di una sistemata, che mi scappa irrimediabilmente la pipì e che, soprattutto, un po' di attenzione all'igiene non mi avrebbe rovinato la serata.
-Vado a incipriarmi il naso!- Ma che cazzo dico? Va beh, tanto è ubriaco e, se ha creduto alla storia della neve, non ci farà nemmeno caso.

Mi preparo in fretta e furia mentre sento quelle troie delle piastre sparlarmi dietro, che pettegole! Le ignoro. Sto ignorando un po' troppe cose stasera.

Torno in salotto e vedo Simon con il telecomando in mano accendere la televisione, ho paura di quello che possa succedere e ho ragione: un canale porno. Abbozza un sorriso e cambia canale, stesso genere. Ancora-e-ancora.
Mannaggia!
Corro verso il divano; quando arrivo gli strappo il telecomando di mano e spengo la TV.
-Ehm- comincia.
-Posso spiegarti!- lo interrompo, -Ogni tanto ho problemi di ricezione- è una scusa oscena, ma non so che altro dire.
Lui ridacchia, mi afferra per un braccio e mi trascina delicatamente accanto a sé, riprende a baciarmi e mi fa stendere piano sotto di lui.

Un tonfo ci interrompe. Lui si gira, ma posandogli una mano sulla sua guancia riporto la sua attenzione su di me. Un altro tonfo e la televisione si accende autonomamente, lo schermo è di un bianco accecante e illumina tutto il salotto. Lui si gira nuovamente. Lo guardo. Un'espressione tra lo stupore e l'incerto è dipinta sul suo viso.
-Scusa- dice alzandosi dal divano, -Questo è troppo, non sono fatto per questo genere di cose. Penso che me ne andrò. Mi dispiace-
Guardo il motivo del suo disappunto e mi accorgo che quella bagascia della televisione mi ha fatto apparire sul tappeto oggetti, come dire, non molto casti. Mannaggia!
Sbuffo. Non posso fare altro che ammettere che sono miei, sicuramente non posso dirgli “Sì, sai... la mia televisione era gelosa e così ha cercato di farti scappare lanciando oggetti BDSM!”
-Accetti di fare sesso con una che hai appena conosciuto, ma appena vedi che ha dei gusti strani scappi? Sei proprio un vero uomo!- cerco di difendermi.
-Ma tu che problemi hai?- Chiede retorico mentre si inciampa in un frustino.
Rido e mi arrendo al volere degli elettrodomestici.
“Molti... più di quello che tu possa immaginare” gli rispondo nella mia mente.
Beh, non saprà mai che solo qualche ora prima è stato scambiato per una lesbica.

Ringrazio ironicamente la TV e il vongolone. Vado sul divano e finisco da sola ciò che avevamo cominciato.

Quando mi risveglio sono giusto un po' rintontita, quel po' che basta.
Guardo per terra e il mio pensiero vola sul non voler mettere in ordine, almeno per il polistirolo ci ha pensato roomba.
Vado in cucina cercando di non inciampare come il tipo di ieri. Come si chiamava? Non ricordo, non so nemmeno se c'era davvero un tipo ieri.
Entro nella stanza e il mio sguardo si ferma sul cesto della frutta, mi è appena venuto in mente il sogno che ho fatto stanotte:

Sono un uomo sulla quarantina, ho trovato anche una compagna, lei ha una figlia e insieme abitiamo in una zona losca in mezzo a dei campi, Insomma, l'unica cosa positiva è che ho il poter della telecinesi e posso volare telecinesizzandomi (?) da sola/o.
Ad un certo punto mi ritrovo davanti ad un centro commerciale nel quale so che dovevo entrare per raggiungere una stanza all'ultimo piano, solo che ogni volta che provo ad entrare andando sulla scala mobile non ci riusco perché queste vanno nella direzione sbagliata. Scale normali no, vero?
Guardo in alto e riconosco la finestra che porta alla stanza in cui devo entrare, levito e ci entro. È una specie di sala riunioni, un tipo (che so per certo essere un mio “alleato”) mi fa accomodare e comincia a passarmi dei fogli. Sono delle verifiche di inglese e io le devo correggere.
Ad un certo punto entra un gruppo di uomini in giacca e cravatta che io so essere il mio nemico, anche se non so cosa vogliano da me. Mi guardo in torno per trovare una scappatoia o qualcosa per fermarli. Vedo un cesto di frutta con dentro delle banane, ne faccio levitare una, la tiro a quello che deve essere il capo e scappo volando via dalla finestra.
FINE.

A volte mi chiedo se ho qualche serio problema mentale.





Le incredibili note dell'autrice
Ed eccola lì che come al solito passa la notte in bianco, povera stella! :'(
Per la prima volta il mio angoliono autorice serve a qualcosa... anche se è una (penso) brutta notizia. 
Ebbene, Il tizio che scrive con me questa storia è a Londra *Lo insulta in sanscrito* e non torna fino a martedì prossimo.
Piccolo problema: sembra facile, ma scrivere così tante cagate richiede tempo e penso che non ce la faremo mai 
a scrivere un'altro capitolo dato che io sabato parto per il lago (non glie ne frega niente a nessuno) e torno giovedì sera.
Per telefono è impossibile.
Detto ciò, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguire questa pazza vicenda :)
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Fare colazione con una bilancia per alimenti che fa battute oscene non è il massimo, soprattutto se si tratta di cose come: “Cosa fa un aedo su una pedana vibrante? Si rapsòda i muscoli!”.

-Se senti dei rumori in cucina, di notte, non preoccuparti: è il pane che AVANZA!- continua imperterrita. Non la sopporto più!
Magari se la assecondo la smette... proviamo.
-Sai qual è la battuta più divertente in Cina?- Mi chiede.
Ci penso su, ma non mi viene niente così rispondo con un “Mmmh”
-Come, non ridi?- continua, -Eppure hanno tanto riso là!-
Nessuno fiata.
Sbatto ripetutamente la testa contro il tavolo. Non è possibile. Salvatemi, vi prego!
Non penso di riuscire a resister ancora a questa tortura.
Guardo l'ora. Sono in anticipo, ma pur di andarmene da lì farei di tutto. Ne approfitto per andare a piedi.

Scendo dalla macchina ed entro nello studio.
Sto ancora ascoltando la musica quando il mio capo mi vede si precipita verso di me.
-Oggi devi averla piccola!-
Non penso di aver capito bene, così lo guardo storto.
-Che cosa?-
-Oggi devi fotografare la Averla Piccola.- Mi risponde come se niente fosse.
-Cosa scusa?- Ho un rapporto informale con il mio capo.
-Ma sì, la Averla Piccola, è un comune passeraceo detto anche falconcello! Non lo conosci?-
-Ehm... no. Ma mi sembri wikipedia!-
-Infatti è lì che l'ho letto, fino a stamattina non avevo la minima idea di cosa fosse! Pensavo di essere l'unico stupido- Dice andandosene.

Prendo l'attrezzatura, mi sistemo davanti al trespolo e comincio a fotografare il piccolo uccello. Che paradosso! L'Averla Piccola è un piccolo uccello.

Mi sono presa il pomeriggio libero per andare dal Dottore. Non ho voglia di andarci da sola, così chiamo Louis per chiedergli se ha voglia di accompagnarmi, anche se so già che mi dirà di sì, tanto lui lavora solo di mattina.
Gli telefono e, come previsto, accetta.

Siamo in sala d'attesa e come al solito il medico è in ritardo.
-Ho un'idea!- Esclama lui tutto eccitato, -Scriviamo una storia!-
-Sì, va bene!- Esclamo io tutta eccitata senza un apparente motivo, -Su cosa?-
-Non saprei, su un foglio di carta?-
-Oh Signore, perché tutte a me? Va bene, tralasciamo. Di che genere?-
-Non so... giallo?-
-No, mi fa schifo!- non mi piace proprio il genere. -Fantasy?-
-Mmmh... ok. Però tipo magia medioevale! Tipo non so, un rapporto speciale con la flora.-
-Immaginati avere il potere della flora intestinale!! che figata.-
-Ma sì, ovvio!- scuote il capo, -Immaginati due tipi che si stanno fronteggiando e uno grida facendo strane mosse: “Potere della flora intestinale, vieni a me!” e l'altro, subito dopo, scappa in bagno.-
-Ci sto!- rispondo
-Ma io stavo scherzando.- ribatte
-Non mi interessa. Adesso la scriviamo! Parlerà di questo esattore delle tasse che amava raccogliere fiori, finché un giorno, cogliendone uno magico e proibito, viene catapultato nel medioevo e scopre di avere super poteri.-
-Fantastico- dice rassegnato, -Ma da dove tiri fuori tutte 'ste idee?-
-Non so, ma è il mio turno. Faccio presto.-

Ho lasciato Louis dieci minuti fa e adesso sto camminando verso casa.
Mentre passo per un vicolo poco frequentato per fare prima mi accorgo che ho una scarpa slacciata, così mi abbasso e la allaccio.
Un signore mi passa accanto di fretta e prende la strada a sinistra in fondo al vicolo. Mi alzo, rimetto gli auricolari e continuo a camminare verso casa.
Vado a destra e percorro un lungo viale pieno di negozi a cui nessuno presta ormai più attenzione. Che desolazione. Cammino oltre un bar frequentato solamente da pensionati e vedo lo stesso signore che mi ha superato poco prima uscirne con un pacchetto di sigarette in mano lanciarmi un'occhiata sfuggente, come se fossi fuori luogo in una via come quella. Non ci bado più di tanto, trovo ancora persone non abituate al colore acceso dei mie capelli.
Passo attraverso un parco frequentato da persone ben più atletiche di me che probabilmente vanno a correre dopo il lavoro, mi chiedo dove trovino la voglia. Esco dall'entrata posteriore e vedo che su una panchina di fronte alla strada lo stesso signore che ho incontrato prima sta leggendo un quotidiano. Che strana coincidenza. E che velocità portentosa, aggiungerei.
Comincio ad aumentare il passo, non sono molto sicura che si trovi sulla mia strada soltanto per caso, il fatto che solo dopo qualche minuto lo trovi ancora davanti a me mentre guarda una vetrina non è altro che una conferma dei miei dubbi.
Accelero ancora, ormai ho la certezza che mi stia seguendo e, anche se è giorno, è una cosa che mi inquieta non poco. Lui probabilmente intuisce che ho capito le sue intenzioni e non si cura nemmeno più di nascondere il fatto che mi stia pedinando. Finalmente sono vicina a casa, ma non entro. Non mi va che sappia dove vivo. Inizio a correre verso il supermercato che si trova a pochi metri da me e vi entro. Mi nascondo tra le corsie e gli scaffali. Lo vedo entrare e mi sposto nella direzione opposta a quella in cui si muove, finché lui non si trova nel punto più lontano alla porta e io sono praticamente alla cassa. Esco in fretta e corro verso casa, non mi segue più. Ha perso le mie tracce. Spero. Apro la porta e la chiudo subito a chiave, sono al sicuro.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Mi chiudo in casa e vado in bagno. La mia mente rimane fissa su quell'uomo, non so chi sia né tantomeno cosa voglia da me. Non sapendo cosa fare vado a chiedere alla mia stufetta.

-Cosa posso fare?- le domando dopo averle spiegato la situazione.
-Mmmh- rimugina lei, -Potresti cominciare col comprare un antifurto-
-E se poi mi sta sulle palle?- mi lagno e lei sospira. -E se cantasse? Non voglio un altro Adele tarocca in casa. Ti ricordi dell'aspirabriciole?-
-L'avevo rimosso. Boh, hai degli elettrodomestici che lanciano fruste, chiedi a loro di fare sorveglianza!-
-In effetti...- Mi sento stupida, avrei potuto pensarci anche io.
I miei elettrodomestici mi avrebbero aiutata sicuramente, dopotutto è anche nel loro interesse non far entrare nessuno in casa.
-Vado a parlargli allora, ci vediamo stufetta!-

Non ho mai parlato a tutti i miei elettrodomestici contemporaneamente per qualcosa di serio, di solito chiedo loro di non farmi fare figure di merda con i miei spasimanti occasionali, ma tanto non mi cagano mai, quindi...
Ci penso su e mi viene un'idea a dir poco geniale. Prendo i miei altoparlanti bluetooth e collego il mio amato microfono senza fili che uso per cantare. Amo cantare. Peccato che io sia stonata come un iPhone in mezzo a prodotti Microsoft... Mannaggia!
Metto un altoparlante in cucina e uno in sala, sposto la televisione e la radiosveglia, unici elettrodomestici che tengo in camera, in bagno e mi ci dirigo per fare il mio discorso cosicché anche loro possano sentire.
-Attenzione, attenzione! Questa non è una simulazione- rido da sola, per qualche strano motivo questa rima mi diverte particolarmente. Simulazione di cosa poi? Sento gli elettrodomestici cominciare a borbottare tra loro, sperano che io non voglia cantare ancora. Non oserei mai, l'ultima volta si sono crudelmente vendicati.
-Silenzio!- obbediscono. -Vi parlo da qui poiché tutti possiate sentirmi.-
Dalla cucina sento qualcosa cadere a terra e il microonde mi fa notare che vivo in un monolocale, non in una residenza signorile e che avrei potuto semplicemente parlare dalla sala. Mi sento stupida. Di nuovo.
Comunque ormai continuo da qui, era un piano fantastico il mio. Mannaggia!
-Oggi, al ritorno dal medico, ho incontrato un losco figuro che mi ha seguita quasi fino a casa, penso di averlo seminato ma non ne sono sicura, quindi potrebbe entrare qualcuno in casa. Nel caso sentitevi liberi di cacciarlo con ogni mezzo in vostro potere.-
-No guarda- comincia il vongolone -L'avremmo accolto con dei pasticcini!-
-Era solo per avvisarvi che l'ipotesi che qualcuno entri in casa nei prossimi giorni non è così remota...- Cheppalle! Pignoli.
Poiché non sono in un film e non devo finire con un discorso di incoraggiamento dico semplicemente:
-Beh, allora... Ecco, fatelo! È tutto.-

* * *

Sono passati un po' di giorni dall'accaduto e, oltre ad essermi sentita osservata ogni volta che tornavo dal lavoro, non è successo assolutamente niente.
Sono nella doccia tutta impegnata a cantare a bassa voce quando sento un rumore. Chissà che cos'hanno combinato...
Esco, metto l'accappatoio e mi avviluppo i capelli in una salvietta.
-Cosa state combinando?- Chiedo dirigendomi verso la sala.
Vedo e mi spavento: un uomo vestito di nero è svenuto in mezzo al salotto sotto una montagna di frustini, manette e glitter.
-Scappa!- Mi urla il vongolone.
Senza chiedermi cosa sia successo faccio per andare in camera ma quello mi urla:
-Ti hanno trovata, non c'è tempo per vestirsi. Scappa!-
Prendo le chiavi della macchina e scendo in garage, ma dalla finestra noto che un uomo vestito come quello svenuto nel mio appartamento è appoggiato ad un furgoncino e guarda annoiato il suo orologio.
Cazzo! E adesso? Se esco con la macchina mi becca di sicuro, ma dove voglio andare a piedi? Ci penso un attimo e non mi rimane che sperare nella mia bicicletta elettrica.
Mi dirigo verso una fabbrica abbandonata, fortunatamente è l'ora di cena e per queste vie non passa mai nessuno, così riesco ad entrare nella fabbrica senza farmi notare. Appoggio la bicicletta e mi siedo su un macchinario dall'utilizzo sconosciuto. Non posso rimanere qui.
Come ulteriore conferma del fatto che io debba andarmene, un barbone, che probabilmente vive lì da tempo, mi sta gridando addosso.
E adesso dove vado? Non ho altra scelta, devo andare da Louis. Potrei pensare di andare da mia cugina ma no, grazie! E poi lei abita ancora più lontano.

Ok, do un pochino nell'occhio. In effetti non è una cosa molto comune vedere una ragazza in accappatoio e con un turbante in testa su una bicicletta elettrica che fa cadere gli altri ciclisti al suo passaggio, ma piuttosto di farmi rapire da quegli individui... che cavolo vogliono da me poi?!
Arrivo davanti al condominio dove abita Louis e suono il campanello.
-Chi è?- chiede la sua voce robotizzata dal citofono.
-Paris. Apri, veloce! È un'emergenza.- 

Nota Mi scuso in anticipo: il prossimo capitolo arriverà in ritardo

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Arrivo davanti al condominio dove abita Louis e suono il campanello.
-Chi è?- chiede la sua voce robotizzata dal citofono.
-Paris. Apri, veloce! È un'emergenza.-
-Sali.-
Corro su per le scale e un Louis dalla faccia enigmatica mi apre la porta per poi ridermi in faccia.
-Bastardo!!-
-Ok, ok, cosa ti succede?- Riesce a chiedermi sghignazzando -E perché sei in accappatoio soprattutto?-
-Fammi entrare che ti spiego.-
-Accomodati pure sul divano, vado a prende qualcosa da metterti.- Dice facendomi entrare e andando verso un'altra stanza.
Non so cosa fare, forse dovrei raccontare a Louis tutta la verità ma non posso dirgli che parlo con gli elettrodomestici, mi prenderebbe per una pazza. Mentre navigo nella mia indecisione lui torna con una maglietta, dei pantaloni e un paio di boxer.
-Avrei preferito perfino un perizoma a quelli!- dico indicando l'intimo
-Sai com'è, quale ragazzo single non ha mutandine da donna a casa?!-
-Ma sì, dai, per le emergenze-
-Ma certo, perché è una cosa frequente che una tipa ti si fiondi in casa in accappatoio?!-
-Che pignolo- rido per poi alzarmi -dov'è il bagno?-
-Là- risponde indicandomi la porta di fronte a me.
-Grazie- Dico avviandomici.
Ho sempre pensato fosse gay quel ragazzo.

-Hey, rasoio! Hai visto che capelli strani che ha questa tipa?-
-Sì neh? Aspetta mi sta guardando male. Magari ci sente!-
Distolgo lo sguardo e faccio finta di niente. Perché posso sentirli parlare? Magari me lo sono immaginata, starò diventando pazza.
Torno in salotto e mi siedo sul divano accanto a lui appoggiando le mie gambe sulle sue.
-Allora, racconta- mi sprona lui.
-Beh, era da un po' di giorni che qualcuno mi seguiva per strada e oggi hanno cercato di rapirmi, credo- Spiego io mentre, dalla cucina, sento qualcuno cantare? Ok, sto impazzendo. È palese.
-Dei tipi? E sai cosa vogliono da te?-
Ci penso un attimo e non mi viene in mente niente. L'unica cosa che mi differenzia dagli altri è il fatto che io parli con gli elettrodomestici, ma a cosa potrebbe servire? -E cosa ne so?- rispondo infine.
Nel frattempo dalla cucina qualcuno continua a cantare imperterrito con delle doti calori forse pari alle mie e solo quando attacca con una nota particolarmente acuta e stonata perdo la pazienza.
-Basta!- Urliamo io e Louis all'unisono.
Attimo di silenzio.
Ci guardiamo vicendevolmente stupiti.
-Ehm...- Inizio
-Quindi, tu...?- ci pensa su, -Hai sentito...-
-Qualcuno cantare?- finisco io per lui
-Ecco, sì. Quindi anche tu puoi...-
-Parlare con gli elettrodomestici?- Dico anche se l'eventualità che lui possa essere come me è più che remota.
-Sì, cazzo!- Risponde contro tutte le mie aspettative.
-Mi hanno trovato!- Dice poi con tono preoccupato.
-Cosa, chi? Chi ti ha trovato? Non ci sto capendo una fava!- Non ci sto capendo veramente un cazzo.
-Non ti sei mai chiesta perché un inglese abbia deciso di trasferirsi in Canton Ticino?-
-Ehm, no?-
-Ma come no?- Chiede incredulo
-Per il cioccolato?-
-Ma secondo te?-
-Ma cosa ne so io? Dimmelo e basta!- Mannaggia!
-Sono scappato perché un'organizzazione mi aveva trovato e voleva uccidermi perché posso parlare con gli elettrodomestici. Che poi, mi chiedo, cosa gliene frega se io posso parlare con gli elettrodomestici? Comunque mi sa che mi hanno trovato e che hanno trovato anche te!-
-Ma no, ma giura! Non c'ero arrivata.- Mannaggia! -Cosa facciamo adesso?-
-Aspetta, devo avvisare Abelard! E tu non puoi tornare a casa.-
-Non ne avevo intenzione, sai?- Che poi, chi cazzo è Abelard?

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***



-Hey Ab! Tutto bene?-

-Sì, Sì. Ascolta, devi venire qui un attimo, potrebbe essere urgente-

-Tanto...11. VIENI E BASTA!-

-Ecco, bravo. A tra poco-

 

Louis aggancia il telefono e comincia a vagare senza meta attorno al tappeto senza proferir parola. Comunque io non ho ancora capito chi cavolo sia 'sto Abelard, o meglio, “Ab”.
-Vuoi spiegarmi?-
Per un attimo si risveglia dalla trance in cui era caduto e mi rivolge uno sguardo interrogativo -Cosa?- 
-Una sguattera costosa!- Scherzo. Perché fa sempre domande stupide?
-Eh?- mi chiede ancora più confuso di prima.
-Lascia stare. Dimmi cosa sta succedendo, piuttosto- Ok, l'ho perso.
-Aspettiamo Abelard che poi ti spiego tutto- 
-Dimmi almeno chi è Abelard!- 
-È un mio amico, anche lui può... sì, insomma... parlare con...-
-Gli elettrodomestici?- ma che gli è preso?
-Shh!!!!!- mi ammonisce, -Possono sentirci!-
-Chi?- È diventato pure pazzo.
-I tipi! Quelli che hanno cercato di rapirti- Il suo tono è talmente serio e preoccupato che, ammetto, sta un po' impaurendo anche me.
Dalla cucina qualcuno esclama -Potreste fare un po' di yoga nell'attesa!- 
-Ma ti pare?- Risponde Louis.
-Beh, era per allentare un po' la tensione... Ieri ho imparato la posizione del sole, se vi interessa dovete flettere le gambe...-
-Non ci interessa! Non vedi che abbiamo altro a cui pensare ora?-
Pensavo che i miei elettrodomestici fossero strani, ma anche i suoi non scherzano.
Il campanello suona. Louis scatta per vedere chi sia, prende un sospiro di sollievo, apre la porta e mi raggiunge sul divano.
Qualche istante dopo, contro ogni mia previsione e contro ogni legge della genetica, un asiatico di colore fa capolino dalla porta. Non fa neanche in tempo a presentarsi che Louis gli sta narrando la vicenda con dovizia di particolari.
Quando finisce riesco finalmente a presentarmi stringendogli la mano.
Ha un nonsoché di affascinante.
-Venite in cucina, vi sto preparando un tè. Bollente... per sciogliere il ghiaccio!- Sghignazza quello che presumo essere il bollitore. Che gentile!Tralasciando la battuta oscena.
Ci sediamo al tavolo e, mentre sorseggiamo del tè nero, Louis mi racconta di come lui e “Ab” si conoscano fin dall'infanzia e di come siano finiti fin qua.
-Quindi voi eravate amici, avete scoperto il vostro potere e vi hanno quasi ucciso. Quindi, visto che stavate scappando, ne avete approfittato per coronare il vostro sogno di andare a vivere... in Canton Ticino?!?! E non potevi dirmelo prima?-
-Ehm... Dubito che mi avresti creduto senza un testimone.-
-Beh, sì, certo che ti avrei creduto! Parlo con gli elettrodomestici, non c'è niente di impossibile ormai!-
-Tu hai una strana idea di impossibile- Ribatte.
-Non per interrompervi... Cioè, invece sì, ora che si fa?- si intromette Abelard
Nessuno fiata per qualche minuto, si sente solo un elettrodomestico che da un po' di tempo sta cantando con pathos “Maledetta primavera” di Loretta Goggi
-Credo che sia opportuno levare le tende di nuovo- Dice poi rompendo il silenzio.
-E come facciamo con la grana? Non ne abbiamo abbastanza!- Rispondo io.
-Grana? Ma che termine è? E poi parla per te, poveraccia!- Mi prende in giro Louis, -A parte gli scherzi, noi due abbiamo una specie di cassa comune con dei risparmi da usare in caso di emergenze come questa. E poi lui è bravo a giocare in borsa, quindi possiamo arrangiarci così per un po'.-
Mi sembra un'idea un po' azzardata ma non ne ho una migliore, quindi mi trovo costretta ad accettare, anche se riluttante.
-Prima di andarcene, però, devo passare da casa. Devo prendere alcune cose tra cui vestiti da donna, soprattutto mutande, e poi non potrei mai lasciare la mia stufetta.-
-E magari anche dei documenti?-
-Sì, beh, dettagli. Ma prima di tutto la mia stufetta.-

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


-Beh, intanto preparo la valigia- esordisce Louis alzandosi.
-Aspetta, dobbiamo decidere dove andare, come fai a preparare la valigia se no?- ribatte Abelard inutilmente, dato che l'altro è già praticamente in camera.
-Non ho molta roba, prenderei tutto in ogni caso.- 
Si alza, lo raggiunge e io lo seguo.
-Possiamo andare in Germania- Propongo.
-E chi lo parla il tedesco?- ribatte Louis. -Possiamo andare in Italia, è vicina. Ab, che ne dici, nord o sud?-
-Sud- 
Sbuffa, -L'unico sud che sarei disposto ad accettare è il Südtirol! Mille volte meglio il nord. Tu che sei mezzo africano sarai melaninamente predisposto al caldo, ma io sono inglese, poi mi scotto.-
Che frase eterosessuale...
-Una bella abbronzatura non ti farebbe altro che bene, sembri una mozzarella!-
-Ma poi troppo sole, col tempo, fa venire millemila rughe e la pelle flaccida e cadente-
Di male in peggio.
Abelard mugugna frustrato. -Che Nord sia, allora.-
-Sì... ma no, dai. Il nord è troppo simile a dove viviamo, ci farebbe bene cambiare aria.-
-Ma hai appena finito di dire che al sud fa troppo caldo. Ma hai le tue cose, Louisa?-
-Ma è vero! C'è troppo sole!- dice mettendo un paio di jeans nella valigia
-Mi avete rotto! Tra i due litiganti il terzo gode, andiamo al centro! E fatevelo andare bene.-
-Ma cosa c'entro io?- sghignazza Abelard.
-Se andiamo al centro, anche tu c'entri!- rido scioccamente alla mia battuta fantastica.
-Ma cosa vuol dire? Tutto ciò non ha senso!-
-Però ha direzione- rispondo.
Lui si poggia una mano sulla fronte e scuote il capo. 
-Una ci starebbe bene- si intromette Louis
-Cosa?- non capisco.
-Una direzione!-
Continuo a non capire. -Eh?-
-Ma sì, quei cinque ragazzi... la boyband inglese!-
-Ossignore!- ma la smette di mettere ancora più in dubbio il suo orientamento sessuale?
-Comunque va bene, però voglio andare in Emilia Romagna, amo la piadina!!- ci interrompe Abelard.
-Ci conviene andare in macchina, siamo meno rintracciabili.-
-Giusto, Lou! Ma quale prendiamo?- chiedo sedendomi sul suo letto.
-Secondo me quella di Louis, è spaziosa, sarebbe l'ideale.-
-Ma la mia consuma troppo- riflette per qualche secondo, -Non possiamo prendere la macchina. Né la mia, né la vostra.-
Gli lanciamo entrambi uno sguardo interrogativo.
-Su, ragazzi! Ragionate. Ci potrebbero rintracciare cercando le targhe, non sappiamo cosa siano in grado di fare-
-Hai ragione. Beh, allora non ci resta che comprarne un'altra. Anzi, meglio ancora, compriamo un camper, così ci fa anche da casa.-

Ci penso un po' su, -Nell'ipotesi in cui fossero capaci di rintracciare le nostre macchine, non sarebbero in grado anche di rintracciare una nostra compravendita e quindi un'altra volta la macchina a noi attestata?-
-Sì, in effetti... Ci serve qualcun'altro a cui poterla intestare. Io non conosco nessuno così bene da potergli chiedere un favore del genere. Ab, tu conosci qualcuno?-
-Mmh, non direi. E poi non va bene nemmeno così. si accorgerebbero sicuramente di un movimento di denaro così grande e cercherebbero nelle spese di quel qualcuno degli indizi per risalire a noi.-
-Mi è venuta un'idea! Paris, tu non puoi chiedere a tua cugina?-
Alzo gli occhi al cielo, -No, ti prego!- mi lamento.
-Dai, è perfetto. Così le chiediamo un prestito e le diciamo di comprarci a nome suo un camper. Poi, una volta preso, le diamo le nostre tre macchine intestandogliele, così le può vende e quel che guadagna in più se lo tiene. In questo modo non vorrà rifiutarsi nemmeno essendo all'oscuro del motivo per il quale stiamo facendo tutto ciò.-
-Ma... ma avevo la radio simpatica!-
-Sei impossibile! Portatela sul camper-
-Ok, va bene.-
-Mentre voi due parlate di inutilità, io ne ho trovato uno a poco prezzo.-
-Perfetto, allora chiamo subito mia cugina. Ma prima dammi il numero del venditore.-
-555 ** ** ***. Si chiama Naomi Lito.-
Louis comincia a ridere convulsamente. Ma che problemi ha quel ragazzo?
-Che hai te, adesso?- gli chiede Abelard un po' spazientito.
-Segnala sotto "Naomi Camper"- gli risponde ridendo *Pewdieprima.


 


 


 

Note autrice:
*Non so se tutti conoscono Pewdiepie ma va beh. Se non lo conoscete ve lo consiglio. (è uno youtuber) e non so se tutti sanno dell'esistenza di una Naomi Campbell... va beh.
Parlando di youtube, https://www.youtube.com/watch?v=-ZHDY6w1Ur8 il bambino che appare dietro mi fa morire ahahhahahahah
Cooomunque... di fronte alle nostre scuole medie c'era davvero una tipa che si chiamava Naomi e viveva in un camper :D Bei tempi :')
Una nostra amica vuole registrarci mentre scriviamo il... magari lo faremo davvero un giorno.
In questo capitolo Paris non ha detto nemmeno una volta mannaggia.
Mannaggia!
beh, che dire, lasciate un commento :)
PS: penso che da oggi non pubblicheremo più ogni giovedì (come se lo avessimo mai fatto davvero), ma un po' a caso.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Usciamo dall'appartamento e saliamo in macchina per andare a casa mia.
Durante il tragitto continuo a pensare ad un'alternativa per non chiedere a mia cugina questo favore, non ho nessuna voglia di vederla né tantomeno di essere in debito con lei. Mannaggia!
Purtroppo Abelard e Louis non sentono ragioni e mi trovo costretta a chiamare quella troia.
-Hey, ciao Thelma, mi serv... ehm, come stai?-
-Bene grazie, tu?-
-Bene, bene. Ascolta...- Non voglio tirarla per le lunghe anche perché non me ne frega una beata fava della sua vita -Mi servirebbe un favore abbastanza urgente.-
-Ah, dimmi!-
-Possiamo incontrarci da qualche parte tra poco, tipo adesso?-
-Adesso sono al supermercato, se vuoi appena finisco di fare la coda al bancone degli affettati pago e ti raggiungo a casa.-
Come se mi importasse qualcosa dei suoi affettati.
-Ehm, sì, va bene, ti aspetto. A dopo. Grazie.-

Abbiamo discusso a lungo se fosse il caso di ritornare a casa mia, ma non avrei mai potuto abbandonare così la mia amatissima stufetta. Quindi li ho convinti ad andare, a patto che prendessimo le dovute precauzioni.
E, in ogni caso, avrei dovuto fare le valigie.
Entriamo in casa e controlliamo che non ci sia nessuno. È vuota, inoltre i miei elettrodomestici mi rassicurano che il rapitore o chiunque egli sia se n'è andato dopo essersi svegliato in mezzo a frustini e glitter.org
Vado in camera, apro l'armadio e prendo il trolley. Prendo dei vestiti e li sistemo al suo interno come capita.
-Stufetta!- la chiamo entrando in bagno.
-Paris! Cos'è successo?- Mi chiede preoccupata.
-Non c'è tempo, vieni. Ti spiegherò tutto più tardi.- Le dico mentre la stacco dalla corrente e la prendo in grembo come fosse una figlia.
Torno in camera, la stufetta sul letto e, finalmente, mi cambio quei vestiti da uomo.
-Paris, cos'è questa?- Mi chiede Louis indicando una fotografia che mi ritrae mentre lecco un ramo ricoperto di ghiaccio.
-Quella? Ah, sì, è quando stavo mangiando l'inquinamento- Dico con nonchalance mentre prendo Stufetta, il mio trolley e mi dirigo verso il salotto.
-Ma cosa?-
-Sì, in pratica era scesa quella strana cosa dal cielo, ho deciso che era neve e l'ho leccata, in realtà ho scoperto che era ghiaccio sceso dalle nubi a causa dell'inquinamento, quindi ho mangiato l'inquinamento. Già. Mannaggia.-
-Ma cosa?- Dice ancora mentre fissa l'immagine.
-Oh, se ti piace tanto mettila in valigia, suvvia! Ma è meglio muoverci, adesso.-
Usciamo e saliamo in macchina in fretta e furia, poi partiamo verso casa di Abelard.
Fortunatamente fa le valigie abbastanza in fretta, non come Louis che ci ha impiegato anni.
Non ci resta che, ahimè, andare da mia cugina a fare loschi affari.
-Hey Thelma, tell me- rido, -Devo raccontarti-
Ci sediamo e le racconto il nostro piano, sperando che lei accetti.
Ci pensa su.
-Paris, secondo me...- Ha sempre qualcosa da dire, che palle! -... ci conviene aprire un conto a vostro nome che userò io per accreditarvi i soldi che ricaverò dalla vendita delle macchine ancora intestate a voi, dopodiché comprerò un camper a caso e nome vostro e voi lo userete.-
Ha pure ragione, mannaggia!
-Sì, va bene.-
-Allora, che cosa dovete farci con quel camper? E perché non vuoi che sia a tuo nome?-
Credo che sia meglio raccontarle tutto.
-So che non mi crederai, ma siamo inseguiti da un'organizzazione che...-
-No, no. Lascia stare- mi interrompe, -Non voglio saperne nulla. Non voglio sapere niente nel caso mi minaccino o cose del genere per colpa vostra, mi va bene stare all'oscuro di tutto. Iddio, non pensavo che fosse qualcosa di così importante!-

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Saliamo in macchina e partiamo con Thelma per andare da Naomi Camper, sperando che non ci siano intoppi.
Scendiamo dal veicolo nel luogo prestabilito, ovvero un campo, e aspettiamo che arrivi la Madrina della Compravendita, come mi piace chiamarla.

C'è un uomo minuto che ci fissa con aria suadente, ma della Camper non c'è traccia. Mannaggia! Ma dove si è cacciata? Va a finire che questo qui ci stupra tutti e quattro. Anzi, tutti e tre. Thelma è così zoccola che sarebbe consenziente e quindi non potrebbe considerarsi stupro.
Ad un certo punto costui si avvicina, inizio a preoccuparmi seriamente.
-Ehm... Siete interessati al camper?-
-Sì, lei è?-
-Io sono Naomi! Cioè... lei non è potuta venire e mi ha chiesto di concludere l'affare al posto suo, sapete com'è.-
-Ehm... Sì, ok... Quindi quanto costa?-
-Non volete vedere com'è l'interno prima?-
-No, no, va bene così, dimmi solo quanti posti letto ha.-
-Cinque. Sono un marimmognalle e tre singoli.-
-Scusi, un cosa?- Chiedo confusa.
-Un mattrigoniale.-
-Come?-
-Sì, sì, due letti singoli messi insieme. Non formano un mattignorale?-
-Ehm... Sì sì, scusi, ovviamente ha ragione!- Sono esasperata e lascio perdere.
-Quindi quanto costa?- Si intromette la zoccola.
-Costa... Crociera!- Sghignazza da solo compiaciuto della sua battuta, -Comunque... costa venticinquemila euro.-
-Euro?-
-Sì, perché?-
-Che tonto. Non sa che qui si usa il franco?- Sussurra Thelma. -Sì, va bene- Continua rivolgendosi a Naomio Camper.
-Come intendete pagare?-
-Bonifico?-
Ma allora è proprio zoccola. Mi fa pagare anche le commissioni!
-Sì, sì. Bonifichi pure, allora!- annuisce l'uomo.
-Ehm... Se mi dà il suo codice IBAN forse posso farlo?-
-Aha. Che sciocco. Sì sì, eccolo.-
Un quarto d'ora dopo tutto finisce. Sono esasperata e voglio solo prendere in mano quelle cazzo di chiavi. Mannaggia!
-Beh, signorine e signorini, è stato un affare fare piaceri con voi!-
-Arrivederci... Grazie... Salve...- Ci dileguiamo.

-Ma uffa, io volevo conoscere Naomi Camper, non il fratello tonto.- Si lamenta Louis.
-Va beh... Capita. Ma se è tanto intelligente quanto il fratello allora forse è meglio così.-
-Già.- Termina amareggiato.

Torniamo a casa di Thelmae la ringraziamo, carichiamo i bagagli e infine mi avvicino a lei per prendere le chiavi, ma...
-Bene, dove andiamo? Guido io!- Ulula.
-Che cosa?- Chiediamo all'unisono.
-Sì, l'ho appena deciso in realtà. È che... devo scrivere un articolo per partecipare ad un concorso per diventare “Donnavventura CantonTicino” e devo vedere posti diversi, quindi...-
-Assolutamente no!- Tuono.
-Perché no?-
Perché non ti voglio? -No, è troppo pericoloso-
-Più pericolo significa più avventura!-
-No, non se ne parla!-
-Allora scordatevi le chiavi.- Sghignazza.
-Ma sì, una persona in più significa meno costi per noi- Si intromette Abelard.
-Ma...-
-Ab ha ragione, e poi potrà cucinare per noi visto che nessuno dei tre è in grado di preparare qualcosa di commestibile.-
-Farò tutto quello che volete. Tutto tutto. Ma tutto tutto- Dice lanciando ad Ab uno sguardo malizioso. Lui arrossisce.
-Non credo sarà necessario fare quello che vorresti tu, cara.- Dico. Mannaggia, è proprio zoccola! -Guarda, se ci pulisci anche va bene. Cioè, la casa. Cioè, il camper. Insomma, non noi... Personalmente.-
-Sì, sì, ho capito. Va bene, ci sto!-
Ci mancava solo questa! Perché mi lascio convincere così facilmente? Ho già capito che il suo articolo si intitolerà “Zoccoleggiando qua e là per l'Italia”. Un titolo un po' lungo ma d'altronde si sa, anche gli Italiani... Lo dice anche Siri.
Fa la valigia in fretta e furia e, quasi come se fosse già pronta... la carica con entusiasmo sul camper. Si siede al posto di guida e gira la chiave.
-Siiii parte!- Grida.
-Ma Thelma, da quanto guidi i camper?- Chiede Louis.
-Beh, diciamo da trentacinque secondi!-
-Che cosa?-
-Oh, non c'è problema, sono abituata a manovrare le cose lunghe e sporgenti!-
Ci risiamo. Un doppio senso dopo l'altro.
-Ma... scusate... non è il caso di riempire il serbatoio dell'acqua prima di partire?- Chiedo.
-E magari fare gasolio?- Aggiunge Abelard.
-Sì, avete ragione. Qui c'è un distributore, ora svolto e riempio tutto. Devo solo cercare una... pompa.-
Ma proprio non ce la fa? È più forte di lei.
Accosta, scende, toglie il tappo del serbatoio e comincia a fare il pieno.
-Ma... Quando abbiamo intenzione di dirle del nostro “potere”?-
-Dobbiamo trovare il momento giusto- Mi risponde Ab con nonchalance.
-Già.- Aggiunge Louis.
Thelma sale e ripartiamo.
-Thelma,- la chiama Louis, -Sappi che noi parliamo con gli elettrodomestici.-
Alla faccia del momento giusto.
Mannaggia!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Telma P.O.V.

Scoppio a ridere -Parlate con cosa?-
-Con gli elettrodomestici- mi risponde Louis.
-Ma non tirarmi per il culo!- Ma che problemi ha?
-Ti giuro!- Continua imperterrito e io non so cosa pensare onestamente... se non al bellissimo lato B che si ritrova quel figazzone dell'afroasiatico. Riesco a vederlo dallo specchietto retrovisore.
-Thelma, lascia stare! Ogni tanto parte e comincia a dire cavolate- si intromette Paris. 
La ascolto e lascio perdere.

Continuo a guidare come se non fosse successo nulla, non voglio sapere cosa spinga Louis a dire tali p*tt*na*e.
Mi soffermo per un altro secondo sullo specchietto e stavolta non per ammirare quello splendore, ma per chiedermi a cosa possa servire uno specchietto retrovisore se non posso usarlo per guardarci la strada, dato che nel fondo del camper non ci sono finestre ma, bensì, una sottospecie di armadio. Queste sono i veri dilemmi della vita.

Siamo in viaggio da ormai quattro ore e mi sta venendo una certa fame, un languido languorino. 
-Al prossimo Autogrill mi fermo, ho fame!-
-Che ore sono?-
-Le ventuno e trenta-
-Allora va bene, credo che abbiamo tutti fame.- Mi risponde Abelard
Oh, sì. Anche io ne ho molta... di te però.
Entro nel parcheggio, spengo il camper e scendo seguita dalla mia non molto fidata ciurma. Ogni volta che mi fermo a pensare soprci, la parola “ciurma” mi fa ridere.

Entriamo nell'Autogrill e vengo sopraffatta da un effluvio di cibo costoso. Tutto ciò mi fa ricordare che non abbiamo fatto scorta di viveri. Che stupidi che sono gli autori di questa storia, se ne sono scordati!
Espongo il problema agli altri e mi arrendo al destino di dover pagare un euro per una bottiglietta d'acqua da mezzo litro. Oltretutto mi sono appena ricordata che domani mi devono arrivare le mie cose. Uffi! Devo comprare pure gli assorbenti e ci sono solo sottomarche qui, che trauma! Io ho la pelle delicata, soprattutto lì sotto e se li prendo scaccioni poi mi prude. Va beh... mi dovrò accontentare.

Dopo aver mangiato qualcosa torniamo al camper per mettere a posto la spesa. Faccio sistemare la bottiglie d'acqua nel mobiletto in basso ad Abelard, almeno così posso godermi meglio la vista di quello che ultimamente guardo, tipo... ogni volta che me ne capita l'occasione. Quel ragazzo è veramente * censura *

Siamo stanchi, quindi decidiamo di andare tutti a dormire. Preparando i letti ci accorgiamo che Naomio è più stupido di quando pensassimo. Infatti scopriamo che in realtà i letti “marignommali” sono tre e che di letti singoli non ce n'è nemmeno l'ombra... e noi ce ne siamo accorti solo adesso. Va beh, tralasciamo. In ogni caso c'è un letto sul fondo del camper, uno nella mansarda nella parte davanti e l'ultimo dovrebbe essere circa in mezzo dove c'è il tavolo, che ovviamente non capiamo come tirar fuori. Non c'è nemmeno bisogno di dire che io e Paris ci dileguiamo immediatamente e lasciamo fare tutto agli uomini. Comunque ho una bella vista dall'alto su Louis e Abelard che lavorano, non mi lamento. Forse dopo una mezz'ora piena, tra spostamenti di tavolo e divanetti, riescono a preparare anche il loro letto. 
Spengono le luci e finalmente ci mettiamo a dormire.

Mi sveglio e non ne capisco il motivo, anche se la risposta mi arriva quasi immediatamente, Luois sta gridando. Guardo di sotto e lo vedo dolorante tenersi una gamba.
-Cosa succede?- chiedo preoccupata.
-Un crampo!- risponde.
Guarda te se deve svegliarmi e farmi spaventare per uno stupido crampo!
-Fai come me, mangia più banane! Più ne mangi, meno crampi! Io non li ho mai, ma devo ammettere di esserne proprio golosa. Beh, buona notte!-
Torno a dormire, o per lo meno ci provo dato che ogni tre per due a quello lì viene un cavolo di crampo e quindi urla.

Mi sveglio sentendolo nuovamente gridare, sarà la quinta volta che mi sveglio stanotte e sono solo le quattro!
-Insomma! La vuoi smettere di urlare che svegli tutti? Qualcuno vorrebbe dormire qui. Mannaggia!- Si lamenta Paris acida.
-Ma scusa, non è che lo faccio apposta!- Ribatte.
-Non me ne fotte un cazzo se lo fai apposta o no! Smettila! Ho sonno e poi col cavolo che guido io domani se non mi lasci dormire in pace fino almeno alle nove!-
-Sì, Oscuro Signore! Perdonatemi, Oscuro Signore!-
-Vedrò. Al massimo te la taglio quella gamba!-
-Non si ripeterà più, Oscuro Signore!-

 

Ma è possibile avere delle conversazioni del genere in momenti come questi? Solo loro potrebbero farlo, ecco perché adoro quei ragazzi!

 

note aitrice
Eccoci ritornati!!! Non so di precso per quale motivo, ma abbiamo deciso di fare il pov di Thelma. Comunque, perdendo tempo, abbiamo anche preparato sorprese talmente stupide da risultare oscene da mettere nel prossimo (o prossimi capitoli, boh.). No veramente, a volte penso che il mio coscrittore abbia qualche problema mentale ahahahah povera stella! Che poi parlo io, va beh...
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto come gli altri :) 
Mi raccomando, commentare!! Buona proseguimento a tutti! :D

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Quando mi sveglio sento un fastidioso prurito lì dove... là dove... gli uccelli vanno sempre a migrare. Maledetti assorbenti! Lo sapevo che mi avrebbero irritato. Uffi!
Faccio una cosa che una donzella non dovrebbe mai fare, ma chissene, tanto non mi vede nessuno quassù. Finisco soddisfatta di grattarmi e, con ancora gli occhi chiusi, decido di stiracchiarmi. Faccio una leggera flessione del busto e mi “alzo”.
-Ahia!- Grido con un fantastico La diesis svegliando, presumo tutti, con la mia soave voce. Maledetta mansarda!
Almeno si sono svegliati con un'armoniosa melodia!
Un cuscino mi arriva dritto in faccia, forse non hanno gradito tanto. Uffi!
-Ti ci metti anche tu, ora?- Mi urla Abelard.
Oooh, il nostro primo litigio... che bello!
Sento uno sbadiglio e poi la voce di Paris:
-Chi ha acceso il bollitore?-
-Era Thelma che urlava, tonta!- Le risponde Louis.
-Ah, beh... mannaggia! Allora me ne torno a dormire, guidi tu!-
-E figurarsi! Sei oshena!- Sbuffa.
-Beh, me ne torno a dormire anch'io!- E così faccio,

Quando mi risveglio è già mezzogiorno. Scendo dalla mansarda, ricordandomi ovviamente di tirare una testata al soffitto, e mi siedo al tavolo con Abelard e Paris che fanno colazione.
-Ce n'è una anche per te- Dice Abelard passandomi un sacchetto bianco contenente una brioche.
Oh, che tenero! È il suo modo di chiedermi scusa per prima... è proprio innamorato, sìsì!
-Che ne dite di fare una partita a carte?- Chiedo mentre finisco di lavare le tazze. Perché sì, i patti erano questi, ma piuttosto di non partire... A proposito! Io dovrei cominciare a scrivere l'articolo per poter diventare “Qualcosa” Canton Ticino... non ricordo.
-Sì, giochiamo ad “Uno”!- Esclama Ab soddisfatto.
-Va bene, però togliamo gli scambi di carte, il cambio e il blocca giro, perché non mi piacciono.- Dice Paris.
-Ma allora non è Uno, è sovrapponi i numeri e fai un match di colori!- Ribatte Abelard.
-Uffa!- Risponde, -Allora giochiamo a Scala 40. Sapete giocare?-
-Io sì!- Rispondiamo io e Ab all'unisono. Che bello, abbiamo iniziato a finire le nostre frasi!
Iniziamo la partita, non senza difficoltà legate al continuo muoversi del camper, e subito iniziamo ad insultarci.
Ad un certo punto, Ab:
-Ecco il mio harem!- Esorta tutto soddisfatto mentre ci mostra dal mazzo un tris di donne.
Oh, sì, che bello! Voglio farne parte anche io!
-Ok...- Dice Paris, -Comunque mi dispiace, avrai anche un harem ma hai perso la partita, brutta foca!-

Dopo numerosissime altre partite arriviamo in Emilia Romagna, che scopriamo non essere particolarmente in centro.
-Cosa si mangia? Ho fame!- Chiede Paris rivolta direttamente a me.
-Beh, siamo nella patria della piadina, quindi... Prendiamo una pizza!-
-Ma... Ma...-
-Non abbiamo piadine, Paris, come potrei fartene una? Meglio una succulenta pizza!-
-Beh, che pizza sia allora!-
-Chi va a prenderla?- Chiede Louis escludendosi così automaticamente dall'incarico.
-Sicuramente Thelma visto che ha dormito tutta mattina, oltre al fatto che è l'incaricata del cibo... e di tutto il resto.-
-Ma scusatemi!- Esclamo irriverentemente, -Che almeno qualcuno venga con me!- Sghignazzo. Vorrei tanto che Abelard... venisse... con me, o per causa mia, magari.
-Va bene, ti accompagno io!- Dice Paris.
-Ah... vieni tu... Beh, allora andiamo prima che chiudano!-
-Non è il caso di chiedere che pizza vogliano?-
-No. IO sono l'incaricata del cibo e IO decido. Ecco!- Solenneggio, -Che pizza volete, comunque?-
-Io quella rotonda- Dice Louis.
-Io il calzone! Ma attenta, non il mas...- Ridacchia Ab.
-Il Mas?-
-Sì, calzone!-
-Il mas calzone? Oddio... perché l'ho capita?-.
Dopo cotanto scempio spalanco la porta dell'abitacolo e scendo.
Cerchiamo disperatamente una pizzeria e ci accorgiamo che tale compito è, in realtà, più facile di quanto avessimo immaginato.
Furba Italia piena di pizzerie!
Ci avviciniamo a ciò che abbiamo individuato come tale e vediamo una curiosa figura rappare davanti ad un posto auto coperto.
-Chi sarà mai costei?- Chiedo.
-Thelma? Ma come parli?-
-Boh, a volte quando sono stanca usufruisco di un linguaggio più consono alla vita dell'alta società. Dopotutto sono una giornalista.-
-Ehm... va beh.-
Siamo ora faccia a faccia con questa bizzarra tale.
-Ciao!- Dice Paris, -Lavori qui?-
-Parcheggio le auto YO
Dovrai esser cauto BRO
Non faccio la pornoattrice,
ZIA
Faccio la parcheggiatrice,
Il rap è il mio mestiere,
Voi altre nullità dovete baciarmi il sedere!-
Siamo visibilmente sconvolte.
-E... tu saresti?- Chiedo.
-Tua nipote. Ti ha appena chiamato zia, no?- Mi dice Paris.
-Ma ti prego! Chi sei, quindi?-
-Mi chiamano Micki Garaj, lavoro qui intanto che aspetto di sfondare nel mondo della musica!-
-Ah, certo, certo. E, dimmi, siete ancora aperti?-
-Sì, entrate pure!-
Varchiamo l'uscio e ci rechiamo verso il bancone per ordinare.
-Senti, Thelma, se lei fa rap e si chiama Micki Garaj io posso provare a sfondare nel pop italiano chiamandomi Parisa?-

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


 

Abelard P.O.V

Questa pizza mi fa riflettere.
Ma con tutto il casino che stanno facendo queste oche! E tra le oche è compreso anche Louis, ovviamente.
-Ragazzi, è ora di andare a dormire.- esordisco.
-Come, scusa? Ma sono le tre pi.emme.!- Mi rimprovera Paris.
-Ah, già… sì, scusate, ma quando mi metto a pensare perdo la cognizione del tempo.-
-Avresti potuto guardare fuori- Dice Thelma alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa lentamente esasperata.
-Già…-
-Ma stai bene?- Mi chiede Louis.
-Mmmh, sì. Ho solo bisogno di un po’ d’aria-
Mi alzo ed esco dal camper.
-Potrei impiegarci tanto.- Avverto prima di andarmene.

Passeggio per le strade fino a quando non trovo un parchetto isolato, sperando di riuscire a ritrovare la strada al ritorno. 
Ma certo che me la ricorderò, ho una memoria che fa invidia a un hard disk. 
Non riesco a pensare bene a certe cose se non sono perfettamente a mio agio e… solo.
Cammino lungo uno stretto sentiero ciottolato, finché non vedo una panchina che mi attrae. 
È anche all’ombra, che culo!
Mi siedo e comincio a pensare a me, a Thelma e a Louis.
Insomma, rifletto sulla mia sessualità.
Mi piacevano le donne prima di incontrare Louis tanti anni fa. Mi ha fatto capire che non c’è niente di male nel mostrarsi per quello che si è realmente.
A volte vorrei essere come lui che, nonostante non abbia mai dato conferma verbale, è sempre disinibito e non si sente mai costretto a trattenersi. 
Insomma, è gay e non lo nasconde.
E poi, io la smetto di cambiare orientamento sessuale? 
Prima etero, poi gay e, adesso, con Thelma, bisessuale. Cheppalle!

Ne convengo che Renato Zero aveva ragione: “Il triangolo no, non lo avevo considerato”.

 

Louis P.O.V.

È ora di cena. Spero che qualcuno prepari la tavola, non ho alcuna voglia di farlo io. Oh, beh, tanto c’è Thelma.
-Mmmh, ho un certo languorino…- Esclamo.
-Sì, anche io. Sarebbe proprio ora di preparare la tavola!- Risponde Paris guardando Thelma con sguardo eloquente.
-Uffa, uffa, ho capito, va bene!- Si alza e inizia a sgombrare il tavolo e ad apparecchiare con posate, piatti e bicchieri di plastica.
-No, scusa, non puoi mettere dei bicchieri di vetro? Altrimenti non è chic.- Dico.
Thelma mi guarda stranita.
-Tu vuoi una tavola chic… in un camper? Davvero?-
-Oh, beh. Mi ci dovrò abituare, suppongo.-
-Temo proprio di sì.-
Peccato, la plastica fa prendere un sapore strano alle bevande. Come mi mancano i flûte di casa mia!
-Cosa volete di cena?- Chiede Thelma.
-Mah, non saprei. Non c’è granché in realtà.- Risponde Paris.
-Tu, Louis? Vuoi la carne?-
-Sì, perché no!-
-Perché c’è solo la minestra di verdure!- Dice Thelma iniziando a ridere da sola.
-Ma allora cosa me lo chiedi a fare?- Sono esasperato.
Prende una grossa pentola e la mette sul fuoco.
-Ragazzi, scusate ma io cucino sempre con della musica di sottofondo, quindi…- Accende la radio e fa partire un cd Heavy Metal.
-Ma… Thelma! Che musica ascolti?-
-Beh, cosa c’è? È musica normalissima.-
-Thelma, ti prego, cambia questa roba! Non sento nemmeno il fiato che esce dal naso!- Dice Paris irritata.
-Uffa, va bene! Cosa volete che metta?-
-Metti Viva Forever delle Spice Girls! Oppure metti Stars Are Blind di Paris Hilton!-
-No ti prego, mi rifiuto!- Risponde Thelma.
-Daìììì!- Dico con una voce estremamente acuta.
Dovrei smettere di mettere a repentaglio la mia eterosessualità in questo modo. Ma, uffa! Non lo faccio apposta! Spero che nessuno l’abbia notato in questi anni… Soprattutto Paris.
-Tra i due litiganti, il terzo gode. Micky Garaj mi ha dato il suo CD stamattina, adesso lo ascoltiamo.- Sentenzia Paris.
-Ok no, allora niente musica.- Dice Thelma spegnendo la radio.
Dopo quindici minuti Paris si alza e assaggia la pietanza.
Dall’espressione che assume sembra non essere particolarmente prelibata.
-Thelma, ma è disgustosa! Non sa di niente!-
-Voi mi togliete l’Heavy Metal e io cucino male.- Sentenzia.
-No, manca un po’ di sale. Ora lo metto.-
-No, no, calma, fammi assaggiare.- Dico aleggiando effeminatamente la mano per aria.
-No, il sale va bene, è il pepe che manca.- Esclamo dopo aver assaggiato.
-Ma scusate, a me sembra commestibile!-
-No!- Esclamiamo all’unisono condendo convinti la brodaglia.
La porta si apre e Abelard appare sull’uscio.
-Hey, ragazzi, state cucinando? Posso assaggiare?-
-Sì, sì. Vieni!- Esclama Paris lanciandomi uno sguardo di sfida.
Abelard assaggia
-Non è male, però secondo me ci sono troppo sale e pepe.-
-Ecco! Andata a cagare!- Dice Thelma.
-Oh, suvvia, Thelma, più garbata!- Dice Paris.
Cita anche i miei film preferiti, che bello!*
-Già, che scurrilità!- Appoggio io.
-Tacete! E fatemi assaggiare quella minestra!-.

 

 

Commento della troia (angolo autrice)

Eccoci arrivati dopo tanto tempo al capitolo tredici!
Non aspettavate altro, vero?
*cit. Lucius Malfoy di Harry Potter.
Buon anno nuovo a tutti! Anno nuovo, stesse pene! E non lo stesso pene, ricordate! ;)
“commentate, commentate, commentate!” Cit. Madamoiselle Laura Scimone.

https://www.youtube.com/watch?v=tBzm5m94CWI

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Thelma P.O.V

 

Se quelle zoccole osano ancora interrompere la mia bellissima musica rilassante mentre cucino per poi lamentarsi del risultato, li uccido. Meno male che Abelard ha sistemato tutto allungando quella brodagl… cioè, quel fantastico piatto degno di un gourmet, allungandola con altro brodo. Come faremmo senza di lui? È anche l’unico che fa qualcosa per guadagnare mentre siamo in viaggio.
Beh, comunque la sclerotica, belculo e la primadonna dovrebbero fare qualcosa oltre che criticare per poi fare nient’altro che andarsene a giocare a carte.
Come sono acida quando ho le mie cose…
-Tlin! Tlin! Tlin!- Grido.
Ho sempre desiderato un campanello o un triangolo…
Sarebbe utile per chiamarli a tavola oltretutto, non ho voglia di gridare. Anche se ho gridato lo stesso. Anche se in realtà è inutile gridare dato che siamo in un camper. Va beh.
SI siedoNO finalmente a tavola e SI faNNO servire la minestra dalla sottoscritta.
Io.
Mi siedo finalmente anche io.
-Thelma, a me l’acqua stufa!- si lamenta Louis.
-Ma, ma? Beh e cosa vorrebbe sua maestà di preciso?- Rispondo.
-Del vino… Bianco.-
-Oh, beh. Te lo vai a prendere.-
-Ma, uffa! Ok, ok. Anche se dovrebbe essere compito tuo.-
-Te ne fai una ragione!!- Ma allora! Chi sono io, la schiava?
-Ma… Thelma!- Mi chiama Louis dopo cinque minuti.
-Sì, Dimmi!-
-Non lo trovo!- Si lamenta.
-Certo che non lo trovi, non c’è!-
-Ma… MA!! Non potevi dirmelo?- Chiede irritato.
-Beh, non me lo hai chiesto. (u.u)- Sghignazzo.
-Comunque senza bicchieri giusti non renderebbe…-
-Ma Thelma! Ma ti pare?- Mi rimprovera Paris.
-Ma ti ci metti anche tu?- Sono esasperata. E questa minestra fa veramente schifo. -Adesso basta! Mi avete rotto!- Detto ciò, me ne vado indignata.

Entro in un pub a caso, mi accomodo ad un tavolino e aspetto il cameriere.
Continuo ad aspettare.
Ma che palle! Non so, vogliono servirmi direttamente domani mattina? O forse devo servirmi da sola… tanto ormai.
Raggiungo il bancone più incavolata che mai e mi rivolgo al barista intento a chiacchierare con una ragazza.
-Scusi!- Lo chiamo inacidita.
Il tizio si gira e mi rivolge un sorriso falso come il seno della Ventura.
-Mi dica, signorina!-
-Una domanda. Ma questo è un self service, un buffet oppure siete razzisti e non servite gli stranieri?- Gli urlo contro. In effetti non sono proprio straniera, cioè sì, ma come farebbero a saperlo, sentono un odore diverso? Ma perché sto pensando a queste cose?
-Mi scusi, la serviamo subito.- Replica lui.
-Sarebbe opportuno, sa…-
Mi ridirigo al tavolo più incazzata di prima e aspetto. Dopo dieci minuti buoni arriva lo sfaticato.
-Cshadescida?- dice con tono piatto, senza staccare le parole e biascicando come se stesse recitando un’infinita litania.
-Capire quello che dici!- Ma che pub mi sono scelta?
Alza gli occhi al cielo.
-Cosha dejidra?-
OK, forse ho capito, anche perché che altro potrebbe chiedere?
-Una birra grande e delle patatine fritte.-
-Nel weekend non le facciamo- Mi risponde svogliato.
Oh, uffa. Ma…
-Ma oggi è mercoledì!-
-Ah. Allora le facciamo.-
Signore, perché tutte a me?
Vedo il cameriere andarsene e sparire dietro l’uscio della cucina, speriamo bene!

Mi perdo via sorseggiando dal boccale e guardando assorta la televisione, è ora di cena e c’è un programma su una certa Rai Uno in cui un conduttore chiamato Carlo Marchesi o una cosa del genere fa pensare di dover ritirare i colori della tv perché la sua pelle pare arancione.
-Oh, sì, baby! Quando afferri il manico del mio portafiltro in quel modo inizio a scaldarmi sul serio!-
Ma… Che cosa? Mi giro insospettita verso il bancone e non vedo assolutamente nulla. Ma chi ha parlato? Boh, saranno gli ormoni di questo flusso a cascata oppure sarò già ubriaca.
Continuo a bere.
-Spero che adesso la smettano di aprirmi, sono veramente stanca!-
Mi rigiro, ovviamente ho pensato male, ma vedo la stessa cosa di prima, ovvero il nulla.
Uffa! Sto forse impazzendo?
Continuo a guardare la tv aspettando invano le patatine.
-Ahhh, spero che si decida a cancellare queste foto porno dalla mia memoria perché non ne posso veramente più! Che zoccola! Fa pure caldo qui dentro e io sono claustrofobico!-
Ma come si permettono? Mi giro furiosa verso l’ignoto e finalmente sento:
-Ci sente! Ci sente! Fate come se non fosse successo nulla!- seguito dal rumore della macchina del caffè che trita i chicchi.
Tutto ciò non ha senso. La macchina del caffè ha appena… parlato?!? Rido da sola.
Sì, direi che sono ubriaca.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Paris P.O.V

 

-Adesso prendete la gamba destra e appoggiatela sulla spalla sinistra, poi inspirate, aspettate venti secondi ed espirate. Ritrovate la pace interiore. Assumete l’aspetto di un fiore. Allontanate il vostro dolore. Pregustate l’eterno sapore.-

-Che cosa?- Chiedo.

-Ritrovate la pace interiore. Assum…-

-Sì, sì, abbiamo capito, il fiore! Ma Betty, sei impazzita?- Domanda Louis.

-No, non sono impazzita, sto solo provando un nuovo tipo di yoga psicologico.-

-Io direi che mettere la gamba destra sulla spalla sinistra non comporta proprio un bel niente di psicologico.- Esclamo querula.

-Ma che nome è Betty per un computer?- Questiona Abelard.

-Ah certo, invece il tuo che si chiama MacChicken no?-

Scoppio a ridere.

-Ma è una battuta bellissima!-

-Vero? Solo Louis non lo capisce! Sei d’accordo, Thelma?-

-Ah, io ho giusto un po’ di fame! Thelma, suvvia, svegliati che devi prepararci la colazione!- La chiama Louis.

Mi accorgo che anche il mio stomaco langue.

-Thelma, sì, dai, svegliati! Abbiamo fame, nutrici!-

Nessuno risponde.

Ha un sonno proprio pesante!

-Thelma?-

Non risponde ancora.

Mi avvicino alle tende della mansarda e le tiro. Non c’è nessuno.

-Hey, ragazzi, Thelma non c’è.-

-Sarà andata a comprare i croissants!-

-Allora spero che torni presto.-

-Ma come abbiamo fatto a non accorgerci che è uscita?-

-Merito del mio yoga fatato!- Risponde orgogliosa Betty.

-Ma tu non l’hai vista?- Chiedo.

-No, ero spenta e stavo mangiando dall’alimentatore.-

-Ma non era uscita mentre facevamo gli esercizi?-

-Io non l’ho mai detto!-

-Louis, Betty deve avere qualche virus, continua a dire cose a caso!-

-Ho lo stesso virus che hai tu, “trojan”!- Mi insulta.

-MA ALLORA! Ma ti pare?- Mannaggia.

-Beh, non ha tutti i torti!- Sghignazza Louis.

-Mo’ basta!! MO’ BASTA!!!-

La mia ira funesta sta per scatenarsi contro il peccatore, quando la porta si spalanca rivelando un losco figuro che si rivela essere Thelma. Che linguaggio. Potrei fare la voce narrante.

-Croissants!- Urliamo in coro.

-Croissants? Sapete dove ve li metto i vostri croissants?- Ribatte.

-Via, Thelma, più garbata.-

-Vi uccido tutti 394 volte! Non vi siete nemmeno accorti che non ero nel letto?-

-Sinceramente no, però ora che mi ci fai pensare c’era più silenzio, stamattina.- Dico.

-Dove sei stata, comunque? Stai bene?- Chiede Abelard.

-Ora sì, grazie! Beh, mi hanno rapita.-

-Chi? Gli alieni?- Figurarsi, se l’avessero rapita sarebbe combinata male, ma è messa meglio di me!

-No, brutta idiota! Quelli che stavano cercando voi, suppongo, dato che mi hanno detto “Anche lei parla!”-

-Anche lei parla? E chi ti ha rapito, una gang di sordomuti irascibili?- Chiede Betty.

-Ah, sì, certo, e le hanno proprio urlato “Anche lei parla!”- Si intromette Stufetta.

-In braille magari!- Ribatte.

-Ma non erano muti? Sono anche ciechi, poverini?-

-BASTA! State zitte!- Urla Thelma.

-Ma allora anche tu puoi sentirli!- Chiedo stupita e anche un po’ preoccupata, adesso.

-No, brutti tonti! Cioè sì, in realtà, ma solo da ieri sera.-

-No, no, aspetta. Racconta.- La incitiamo.

-Beh, allora. Sono uscita arrabbiata e sono finita in un pub di razzisti, così ho pensato bene di ubriacarmi. Ma ancora prima di iniziare ad avere la vista appannata ho sentito delle strane voci che mi parlavano. Mi sono girata ma non sono riuscita a vedere nessuno, e così via, e così via, alla fine sono uscita. Mentre camminavo per tornare qui sentivo qualcuno dire “Chissà chi viene a lavorare vicino a te stasera! Speriamo che guadagni tanto, mi fanno pena, povere stelle! Hey, guarda, sembra che ne arrivi una nuova, chissà come si chiama!” Così mi sono girata e ho visto solo dei lampioni…-

Non è possibile, porca anche senza volerlo!

-Così ho urlato “Ma insomma! Non sono una signora della notte! Cioè sì, ok, non sono certo una suora, ma io non mi faccio pagare!”-

Sì, certo, come no.

-Comunque…- La esorto. Se ciò che sta raccontando è vero non abbiamo tempo da perdere.

-Ah, sì. Comunque poi non mi ricordo niente, solo qualcuno che gridava “anche lei parla!”. Poi mi sono svegliata in questo furgoncino. C’erano due tizi vestiti di nero, uno dormiva sui sedili davanti e l’altro era vicino al portellone posteriore e mi osservava.-

-E come hai fatto ad uscire?- Chiede Abelard premuroso.

-Beh, ho deciso di prendere la situazione in mano… In realtà in bocca, perché ero legata. Ovviamente prima ho chiesto cosa volessero ma non riuscivo a capire cosa dicesse perché parlava quasi peggio di Naomio Camper. Sono riuscita a capire l’essenziale, ovvero che vogliono rapire tutti coloro che sono in grado di parlare con gli elettrodomestici(?), o i “CBDCCK”, come vi chiamano loro.-

-E cosa dovrebbe significare?-

-E io cosa ne so? Ma basta interrompermi, per l’amor del ciuelo! Mi ero stufata di interpretare quei versi deliranti così ho usato l’unica lingua internazionale.-

-L’inglese?-

-Oh, no. La mia!-

-Ma… Ma… Thelma!!- Dico.

-Beh, in casi estremi estremi rimedi! L’ho chiamato con voce suadente e ho agitato un po’ il petto, così si è avvicinato a me. Gli ho detto qualche parola piccante e ho avvicinato la bocca ad un punto ben preciso. Dopo un quarto d’ora lui era svenuto e io ero libera.-

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Paris P.O.V.

 

-Beh, in casi estremi estremi rimedi! L’ho chiamato con voce suadente e ho agitato un po’ il petto, così si è avvicinato a me. Gli ho detto qualche parola piccante e ho avvicinato la bocca ad un punto ben preciso. Dopo un quarto d’ora lui era svenuto e io ero libera.-

In poche parole ha fatto quello che le riesce meglio.

-E poi?- La incito.

-E poi ho impostato il navigatore e sono tornata a casa.-

-Col furgone dei rapitori?- Chiede Louis sconvolto.

-Ma secondo te?- gli risponde scocciata. 

È veramente tonto a volte.
-Ma cosa ne so, magari era lontano a piedi.- Si difende.

I pensieri nella testa di Abelard, da uno stato brado, vengono messi in cattività.
Mi viene in mente questa immagine ogni volta che torna sulla Terra dopo un viaggio tra le nuvole con i “my little pony”.

-Beh, siamo nella merda.- Esordisce.

Mi aspettavo qualcosa in più. Mannaggia! Era la mia unica speranza.

-Forse è il caso di spostarci nuovamente.- Ci suggerisce Stufetta.

-Come ci hanno trovato ora, ci troveranno ovunque andiamo.- Ribatto, -Ci conviene capire cosa vogliono di preciso e poi cercare un modo per risolvere il tutto.- Suggerisco fiera del mio buonsenso.

-Oppure ci potremmo spostare in continuazione e vi insegno a giocare in borsa per sopravvivere. Così viaggiamo anche un po’- Dice Ab.

-Andata.-

Thelma si alza di scatto dalla dinette.
-Prima però voglio un autografo da Micki Garaj!-

-No.- Le rispondo secca.

Ma che problemi ha?

-Non accetto un no come risposta.-

-Ovvio, non si possono tagliare cose astratte.- Ribatte Louis.

-Daiiiii! Mi dovete un favore!- piagnucola ignorandolo completamente, -Mi hanno rapita e non ve ne siete nemmeno accorti.-

-Oh, beh. Sei viva e vegeta no?- In realtà un po’ mi sento in colpa, ma sicuramente non lo ammetterò mai. Ecco. -Di cosa ti lamenti?-

-E qui, no? Dici la verità?- Chiede Louis

-Cosa c’entrano i cavalli adesso?- Rispondo irritatamente sarcastica.

Questo viaggio mi sta stressando. Mannaggia!

-Non capisco. Ab, aiutami!- 

Quella vacca non capisce mai niente!!

-Ma sì, Paris ti ha chiesto di cosa tu ti “là-menti” e quindi Lou ti ha chiesto “e qui no?” che Paris ha unito in “equino”.-

-Non quello, mi sono abituata alle vostre pessime battute. Non capisco perché non possa scendere un minuto dal camper per poter chiedere l’autografo!- 

-Ah. Oh, beh… ops.-

-Se ti lasciamo andare, ci compri dei cornetti?- Chiede Louis.

-Ho altra scelta?-

-No.-

-Ma, Louis!- Cerca di difenderla Abelard, -Non pensi alla sua vulnerabilità?-

-Ma secondo te l’avrei lasciata andare a caso, senza nessuna sicurezza?- Domanda retorico ondeggiando sinuosamente come un’alga scossa dalle correnti marine.

-Conoscendoti…- Risponde fermando quel movimento irrazionale poggiandogli entrambe le mani sulle spalle.

-Avevo un piano! Avremmo vestito me da Thelma, ovviamente sarei stata più figa… Poi Thelma da Te, Paris da Me e… Basta…- Si gongola.

-E poi?-

-Scusa, se tu sei un rapitore e ti trovi davanti tre travestiti, cosa fai?-

-Offro loro dei soldi in cambio di prestazioni sessuali?- Chiede il bollitore.

-Non penso proprio!- Mi intrometto. -Comunque secondo me è un piano geniale! Se tu ti trovassi davanti tre persone visibilmente travestite dalle persone che devi rapire, le rapiresti? Insomma, sarebbe ovvio pensare che abbiano convinto tre soggetti a far loro da copertura, quindi partiresti alla ricerca dei veri obiettivi.-

-In effetti è geniale! Louis, mi stupisci ogni giorno di più!-

-Grazie Ab. Modestamente…-

-Nessuno ha pensato al fatto che per mettere in atto questo piano avremmo comunque bisogno di scendere dal camper per acquistare dei cosmetici adatti?- 

-In effetti Thelma ha ragione.- La appoggia Abelard, -Va beh, dai, vado io e la finiamo qui!-

-Sei il mio eroe!- Lo abbraccia lei.

Che latte!

Louis si accomoda sul mio letto. -Pensavo che essendo una giornalista ti portassi sempre dietro kit del genere! Se poi devi diventare donna avventura devi… che ne so… travestirti da geisha per poter vivere le avventure di una succube dell’imperatore della Cina!-

-A parte il fatto che sono giapponesi... Sai che hai ragione!?- Esclama Thelma, -Perché non ci ho pensato?-

Io mi ritiro. Basta. Non li sopporto più. Mannaggia!

-Beh, intanto che tu vai a fare le commissioni, io mi accascio un po’ su questo giaciglio.- Esordisce sdraiandocisi sopra.

-Hey, Hey! Ho capito che a causa del tuo lavoro sei abituato a sdraiarti in letti altrui, ma quello è il mio! Giù le zampe! Cicisbeo che non sei altro!-

-Io non vi sopporto più! Ab, vengo con te!- 

Che bello! Se questo è quello che ottengo, discuterò con Louis più spesso. 

 

 

 

 

Io: Mi aiuti anche a scrivere il commento?
Lui: Il commento della vaccona arrapata? Sì, che bello!

Arrabattarsi.
Quando si parla di “arrabattarsi” si parla di uno sforzo, ma non di uno sforzo limpido, titanico e glorioso; è piuttosto un affaccendarsi per cavarsela, trovare tutti gli espedienti possibili per raggiungere uno scopo. 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Paris P.O.V.

Un problema se n'è andato, ne resta uno: il MIO letto!
-Louis, mannaggia!! Ti vuoi levare dal mio letto?- Possibile che debba sempre farmi dannare? Ha il suo a un metro di distanza, ma no! Lui deve salire sul mio.
-Ma il tuo giaciglio è talmente comodo!- Si lamenta. Come sempre d'altronde!

-Giaciglio? Ma con cosa te ne esci?-

-Gli scrittori avevano scritto troppe volte letto, non gli piaceva più- Sospira.
-Oh, beh. Ma giaciglio sta male.-

-Tanto loro sono più interessati ad ascoltare le conversazioni dei tizi seduti accanto a loro che a continuare ciò che hanno iniziato.- 

-Mi sento tradita. Quasi quasi mi licenzio. Ecco.- Ma possono? Urlo per sempre.

-Dai, non fare così, in fondo ci vogliono bene.-

-Mmmh... un altro errore del genere e (i) mene vado.- Vorrei vedere cosa farebbero senza di me. Sono la protagonista o no? In quest'ultimo periodo non mi pare proprio, dato che Thelma mi ha rubato la scena. Che nervi!!!

-Ma sì, ma sì. Vieni qui e rilassati un po'. Goditi questo momento di calma.- 

Io andrei anche, ma se non leva quel culone che si ritrova la vedo difficile. Che poi è pure un bel culone, come farà ad averlo così? Non l'ho mai visto fare uno sforzo nemmeno per prendere il telecomando. Mi ricordo perfettamente che un giorno, piuttosto che alzarsi, aveva scaricato l'applicazione “remote” per poter cambiare canale dal telefono. Osceno. Veramente osceno.

Adesso basta. Mi sdraio soavemente su di lui.

-Ahi! Mi fai male!-

-Come ti faccio male? Mi stai dicendo che sono pesante? Che sono grassa? Attento a come parli!-

Si dimena divincolandosi.

-Oh, beh. Ma ti pare?-

-Sì, che senso ha dirmi “vieni qui” se lì non c'è posto? È come dirmi “passo a prenderti in macchina con un mio amico che poi usciamo a cena” e poi vieni con una Smart e mi porti in un ristorante per coppiette gay! Ma scusa!-

-In realtà ci sono anche Smart a quattro posti...-

-Ma nel ristorante per coppiette gay io non c'entro un cazzo!-

-Ma non esistono!-

-Senti, taci! Voglio riposarmi.-

-Allora accomodati.- Dice lui facendomi più spazio.

Passiamo un po' di tempo a parlare del più e del meno finché Loui Sia d'or menta...

Guardandolo, mi accorgo che mi mancava stare un po' sola in sua compagnia. Dopotutto è il mio migliore amico e, in fondo, mi piace discutere con lui. Se così non fosse, l'avrei mandato a quel paese (quale?) tanto tempo fa... Dato che lo facciamo sempre.

Ad un tratto la porta si spalanca sbattendo impetuosamente contro la carrozzeria.

-OH, DEAMBUZZANA!- Urla Louis svegliandosi.

La delicatezza…

-Thelma!- sbraito.

-Eh? Cosa c’è?-

-Ma ti pare? Vuoi sfondare la parete?-

-Oh, mamma mia, non ti va mai bene niente. Taci, oggi è un giorno splendido e non voglio che nessuno me lo rovini.-

-E perché sarebbe un giorno splendido?-

-Guarda!- Dice estraendo gaia un foglio dalla borsa e sbattendomelo in faccia.

-Che cos’è?- chiedo.

-Leggi!-

-Ma non si capisce assolutamente niente.-

-Ah, si vede che non capisci l’arte e gli artisti. È l’autografo di Micki Garaj, non vedi?-

-Ohssignore! E tu sei uscita davvero apposta? Pensavo che scherzassi!-

-Assolutamente no! Ho anche deciso di dedicarle un articolo. “Micki Garaj, dal cambio di sesso alla carriera musicale”. Che ne pensi?-

-Micki è transessuale?-

-Sì. L’ho intervistata.-

-Ah. Oh, beh, mi è caduto un mito.-

-Come sei chiusa e bigotta!-

Lascio perdere, concludo la conversazione. Non sono bigotta, ma i transessuali, i kenyoti, i comunisti, i nazisti, i vegani, i cercatori di tesori, i parlamentari, le donne incinte, i puritani e i culturisti, no.

 

Non passa molto prima della nostra partenza e in men che non si dica siamo in viaggio verso la Calabria. Ora anche Abelard comincia a lamentarsi: “Qui lavoro solo io!” o  “Io mi sbatto per ore davanti al computer e voi non fate altro che oziare tutto il giorno!” sono ormai le sue frasi preferite e adesso si è messo in testa che vuole insegnarci a fare trading in borsa. Ha cominciato a spiegarci, ma io mi sono bloccata alle prime tre parole: “Le opzioni binarie…”. Comincio a pensare che ci trovi gusto a confondere me e Louis. Comunque la cosa che mi dà fastidio è Thelma! Come fa a capirci qualcosa di quello che ci spiega Ab?

Beh, però adesso qualcosa ho capito, penso. 

-Ma no, ma NO, MA COSA?!- Mi urla “Lord Abelard”, -Ma cosa fai? Te lo rispiego…- Che culo! -Non puoi puntare sul rialzo di una società se vedi che ha superato il picco precedente, bensì dovrai aspettare quando scende, così poi sei certa che risalirà. Ovviamente solo se la seconda onda supera la prima mantenendo il picco più basso maggiore del precedente. Te l’ho spiegata mille volte la regola delle tre onde!!! Meno male che ti sto facendo utilizzare un’applicazione di prova!-

Non ho capito niente. Mi ha rotto. Non sono capace. Lo vuole capire?

-Hey, Ab!- Lo chiama Thelma, -Ho vinto cento euro!-

Un leggero istinto omicida sta crescendo in me. Che nervi!

Ma poi “ho vinto” vuol dire che l’ha preso come un gioco e sta facendo a caso e ci riesce pure?! Che nervi #2.

Adesso basta. Mi metto d’impegno e provo. Vedo un’azienda che è al picco massimo. Sicuramente salirà. Sto per premere “Compra”, ma…

-Ferma, pazza donna! Non capisci proprio niente di finanza, eh? Ma neanche a dirtelo! Ma secondo te se è al picco massimo è più facile che guadagni o che perda? Che perda, tonta! Hai la passione per buttare i soldi dalla finestra?- Mi urla il computer.

-HEY! Che modi! Ma poi sono soldi finti!-

-Non importa! Rimani rimbambita comunque!-

-Mo’ basta. MO’ BASHTA! Louis, vieni qui subito, guido io!-

-Ti piacerebbe!- Sghignazza lui.

-Oh, per carità di Dio, no, non voglio morire!- Dice Thelma.

-Ma allora! Louis, brutto tonto, ferma all’istante l’abitacolo oppure giuro che ti brucio tutta la tua biancheria firmata!-

-No! I miei bellissimi e setosi boxer neri, no!-

-Oh, sì. E anche quelle di Abercrombie con cui hai perso la verginità!-

-E tu che ne sai?- mi chiede con tono sconvolto.

-Me l’hai raccontato quando eri ubriaco…-

-Oh, no, no no no. Oh guarda, un autogrill. Fermiamoci!-

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 

Louis P.O.V

 

Paris guida abbastanza bene, ma non lo ammetterei mai.

Oh beh. Fortunatamente Abelard sta male e quindi ho evitato la borsa fingendomi preoccupato per lui e accudendolo come una balia con la figlia della ricca vedova proprietaria terriera. Muahahahah.

Sento che l'abitacolo rallenta fino a fermarsi.

-Cosa succede?- Chiedo.

-Come cosa succede?- Ribatte Paris, -Ci siamo fermati.-

-Grazie, l'avevo visto...-

-Allora cosa mi chiedi?-

Quella ragazza mi esaspera.

-Siamo arrivati?-

-Sì-

Finalmente una risposta.

Abelard non sta meglio, purtroppo. Ora mi tocca cercare una farmacia aperta di sera. Mannaggia!

Dopo ore di ricerca finalmente ne troviamo una a venti minuti da dove siamo.

-Io non vado!- Grido io.

-Io nemmeno!- ululano le altre due squinzie (forse un po' più doriche che corinzie).

-Fate la morra cinese e basta. Però sbrigatevi, mi sta scoppiando la testa!- 

Decidiamo che è un'ottima soluzione.

-Bastardi!- Esordisce Paris alla fine, uscendo dal camper.

Bene, bene, ho scampato anche questa. 

Paris arriva dopo circa due quarti d'ora.

-Allora?- Chiede Ab.

Paris ridacchia, -È una storia lunga, mettetevi comodi.- Tutto tace. -Allora, in pratica sono entrata in farmacia per chiedere  qualche antinfiammatorio, ma il tipo aveva solo l'Oki che, però, a quanto pare, si può comprare solo con la ricetta. Non sapendo cosa fare ho deciso di usare il metodo “Thelma” e così gli ho offerto un pompino in cambio di una chiusura di un okio. Se lo è fatto fare, ma alla fine non me l'ha dato. Che zoccola!-

-Cosa non ti ha dato?- Chiedo maliziosamente.

-L'Oki. L'altro me l'ha dato eccome, la troia!-

-Beh,- si intromette Thelma, -sai com'è, ci vuole talento e bravura!-

-Ma io sono bravissima!-

-A quanto pare no, mia cara! Io l'avrei ottenuto!-

-Taci!-

-Mmmmh! Beh, adesso non mi sembra il momento di litigare, il povero Ab sta male. Dobbiamo trovare una soluzione.-

-Scusate- Interrompo, -Se Thelma è davvero così brava perché non mandiamo lei?- Chiedo.

 

 

Paris P.O.V

 

Thelma acconsente con aria da primadonna e io la seguo per cercare di capire cosa fa. 

Non so dire quanto godo nel vederla fallire col farmacista, anche se non è andata oltre le parole... Mannaggia! Comunque non c'è pane per pesci, o forse era “Pan per focaccia”, non ricordo... Decidiamo di arrenderci e ci avviamo verso il camper.

-Hey, Paris, ascolta!- sbotta ad un certo punto.

-Io non sento niente...- 

-Ma sì, ma sì, ascolta attentamente. Guarda, quello lì sta vendendo medicinali!- Mi dice indicandomi un tipo appostato all'entrata di un locale.

-Ma ovvio, perché un tipo fuori da un bar si mette a vendere medicinali.- La credevo più furba.

-Ovvio che no! Ma qualunque cosa sia, possiamo dargliela, spacciandola per oki. E boom! Effetto placebo.-

Decido che l'idea può funzionare, come se avessi qualche sottospecie di scelta con lei...

Ci avviciniamo al tipo e Thelma gli chiede se abbia dell'oki. L’uomo, che noto solo adesso essere particolarmente brutto, scuote il capo.

-Ho della tachipirina, però, se vuoi.-

Che bello comprare sostanze dalla dubbia legalità -anzi… dalla sicura illegalità-, e spacciarle per oki.

-Mmh, per il prezzo?-

-Sono 60€ un blister da 6.-

-30 e un pompino.- Ribatte fiera.

-Ci sto!-

I due si allontanano e io rimango qua, sola.

Qualche minuto dopo sento un urlo e vedo Thelma correre verso di me con un sacchetto in mano urlandomi di scappare.

Fuggiamo come se Loredana Bel tè ci stesse rincorrendo in cerca del botulino improvvisamente scomparso dal suo candido volto.

-Che tecnica avresti usato questa volta?- Chiedo appoggiandomi al camper ancora in affannosa ricerca di fiato.

-È una cosa tipo “Sole, cuore, amore”, però cambiando le parole.-

-Non ho capito.- Ma si diverte a confondermi? 

-Mordi, ruba, fuggi.-

-Molto poetico.- 

Che bello rischiare di essere rapite da uno spacciatore roito per ottenere qualcosa di cui non abbiamo assolutamente bisogno. Avremmo potuto anche dargli una caramella, adesso che ci penso. Oh, beh. Ormai ciò che è fatto è fatto.

 

-Avete trovato qualcosa?- Chiede Ab sofferente.

-Sì, ti abbiamo preso… ehm, un antidolorifico!-

-Oh, grazie! Vi devo un favore!-

-Devi ringraziare Thelma- le lancio un’occhiataccia, -È merito suo… Comunque ti conviene prenderne solo metà.-

-Non ci penso nemmeno, sto morendo!-

-Va bene, va bene.- Gli risponde Thelma sbuffando, - Vado a prenderti un bicchiere d’acqua.-

-Oh, grazie mille, sei un amore!-

Sono talmente dolci che mi viene voglia di andarmi a sparare un amaro in vena. Potrei vomitare.

Ora si è messa anche a canticchiare. Perché Abelard non le sbraita addosso? Non aveva mica mal di testa? Come se quelle urla demoniache che lei chiama “Canto” potessero migliorare la situazione.

-Basta, mi è venuto mal di testa anche a me!- Ulula Louis, -Me ne prendo una anche io.

Non faccio caso a ciò che ha detto finché non lo vedo accingersi a bere da un bicchiere. Troppo tardi. Ormai ce l’ha in bocca.

Ambiguo.

Io e Thelma ci guardiamo sconcertate, un accenno di panico è dipinto sui nostri volti. Tra poco si trasformeranno in due esseri forse paragonabili a dei bambini, ma dato che bambini già lo sono, saranno sicuramente peggio.

Un’unica soluzione affiora nella mia mente: ne prendo una anche io.

Cara Thelma, ora sono cavoli tuoi!

-Oh, no, cara!- Mi sussurra nell’orecchio, -non sarò l’unica sobria. No, no.- E fa anche lei ciò che tutti noi avevamo fatto poco prima.

 

-Hey, ragazzi!- Ci richiama all’attenzione Louis, -Giochiamo al gioco della bottiglia del piacere!-

 

 

 

Il commento della vacca isterica

Vorremmo avere una scusa per il ritardo, ma no, non l’abbiamo.

E non abbiamo nemmeno voglia di inventarne una, quindi…

La sola e unica verità è che ci piace viziarci e quindi, in un modo o nell’altro, continuiamo a rimandare. Non è molto chiaro, ma beh…

Diciamo che la procrastinazione è il nostro vizio preferito u.u

Nonostante ciò, ci sentiamo un po’ in colpa per avervi fatto aspettare. Chiediamo venia.

Ho appena confuso “presentatrice Tv” con “penetratrice di buchi”.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Thelma P.O.V.
 
-Il che cosa?- Chiedo curiosa.
Strano, io che non conosco questo genere di cose... anche se ci si può tranquillamente arrivare.
-Allora-  comincia a spiegare Louis, -In pratica è come il normale gioco della  bottiglia, solo che quello che esce deve togliersi un indumento per ogni turno e questo  vale per quattro turni mentre, alla quinta volta che la bottiglia lo punta, deve denudarsi.-
-Si fa interessante!- Sghignazza Ab.
-Ma io mi vergogno del mio fianco sinistro!- Si lamenta Paris.
-E per quale ragione?- Chiedo seccata.
-Ho una voglia!- Sussurra.
-Oh beh, e cosa ci sarebbe di strano?-
-Sembra un feto. Di solito metto il fondotinta quando devo mostrarmi.-
-Te  ne farai una ragione, ma ora lasciami finire la spiegazione. Detto  questo, la persona che viene scelta dalla bottiglia, e che è rimasta  nuda, dovrà fare delle cose a colui che sarà scelto in una seconda  girata. Se, nello scegliere la seconda persona, la bottiglia si ferma  nella direzione della prima, cioè se stesso, questa salta il turno.  Passando allo scopo del gioco, il primo che viene dovrà soddisfare tutti  gli altri. Tornando alle cose che dovrà fare il prescelto... Ci sono  degli step. Ci sarà un bacio a stampo, uno più passionale ma senza  lingua, una bella slinguazzata, la stimolazione dei capezzoli mediante  l'uso delle dita, la stimolazione dei capezzoli con l'utilizzo della  bocca e infine trenta secondi di masturbazione, tutti i mezzi sono  ammessi. Faccio un esempio per chiarire una cosa. Se a Thelma è uscita  Paris per quattro volte, dovrà stuzzicarle i capezzoli , ma se nei turni  dopo a Paris esce Thelma, ed è la prima volta che le esce come seconda,  si dovranno baciare semplicemente a stampo.- Prende un respiro,  -semplice, no?-
-Semplicissimo!- dice Ab.
Vedo  Paris un po' perplessa. Io, oh, beh. Capirò guardando gli altri, come  ho fatto per anni nelle lezioni di educazione fisica e direi che questo  ci si avvicina.
Vorrei  tanto sentire cos'avrebbero da dire gli elettrodomestici ma, purtroppo,  non li sento più. Dovrò ricordarmi di informarmi su come poterlo fare  di nuovo.
-Iniziamo!- Esclama Louis gayo.
Ci sediamo in cerchio sul letto più grande ma constatiamo che, in effetti, la bottiglia sulla stoffa non gira.
-Ma mi avete drogato?- Chiede Abelard dal nulla.
-Noi? Ma no... Sì, invece sì.- Rispondo.
-Ah, ok. Cominciamo?-
-Appena troviamo un modo per poter far roteare la bottiglia!- Urla Paris.
-Perché hai urlato?- Chiedo esterefatta.
-Chi, io? Non ho urlato.-
-Sì, invece.-
-Oh beh. Sarà la droga. Perché non mettiamo sotto un libro?-
-Ottima idea!-
Mettiamo il libro al centro e Abelard fa la prima girata.
La bottiglia sceglie... Paris!
-Oh, no, perché io per prima? Uffa! Beh, mi toglierò... Il reggiseno!- Esclama.
Dopo aver trafficato per un po' vedo il suo reggiseno che mi arriva dritto in faccia. Ed è anche di un colore orribile.
-Ma scusa! Ma puoi?- Gracchio.
-Se vuoi tienitelo, tanto mi fa schifo.-
-Anche a me. Quasi peggio di quelli color carne!-
-Sei solo invidiosa del mio succulento seno! Guardalo, ammiralo, non puoi averlo!- Mi dice facendomi l'occhiolino e mordendosi il labbro cercando di essere sexy. In effetti ci riesce, quasi mi bagno. Ma anche no, dai.
-Veramente non posso nemmeno vederlo il tuo succulento seno, dal momento che è sotto la maglietta!-
-Lo ammirerai ai prossimi giri!-
-Non parlarne come se fosse una cosa che voglio fare!- Dico.
-Brutta tonta! Mi farai uscire di sen(n)o!- Schiamazza.
-Dai, su, ragazze, altro giro, altro giro! Tocca a Thelma!- Ci interrompe Louis.
Impugno il freddo e duro arnese e lo faccio roteare con straordinaria tecnica ed eccezionale forza di polso, tanto che la bottiglia cade dal letto e si rompe.
-Thelma! Guarda cos'hai fatto, malandrina! Hai rovinato il gioco! E poi, se alla bottiglia è successo quello, non oso immaginare cosa sia successo alle cose con cui hai fatto pratica... pazza furiosa!- Ammicca Ab.
-Vorresti provare, eh? Soddisfatti o rimborsati...-
-Ti rendi conto di esserti data della puttana da sola?- Dice Paris.
-Perché? Ah, sì... ops. Beh, vado a prendere un'altra bottiglia.-
Esco dal camper ma non so né perché né dove andare.
Poi realizzo che, in effetti, sul camper non abbiamo soltanto una bottiglia, quindi salgo, apro la dispensa e ne prendo un'altra.  Tuttavia questa è piena e ad un certo punto, ne sono sicura, si aprirà inutilmente, come la bocca di Paris il 90% delle volte che parla. Che Mean Girl che sono. Regina George who?
Torno sul letto con gli altri e poggio la bottiglia sul libro, la faccio girare ed esce Abelard. Eh eh...
Eh eh eh.
Eh eh eh eh.
Eh eh eh eh eh.
Si toglie la maglietta.
Eh eh eh eh eh eh eh. *Sbav*
Un altro giro ed esce nuovamente Paris.
-Vada al diavolo la mia voglia...-
-Di pene?- La interrompe Louis.
-No, quella c'è ed è impossibile non badarci in questo momento.- Dice togliendosi la maglietta
Oh, finalmente cominciano a parlare tutti la mia lingua. Mi sento quasi a casa. In effetti la sua voglia ha davvero la forma di un feto. Che bello! E che schifo nello stesso tempo. Bambini? Piuttosto morta.
Passano un po' di giri e Louis è il primo a doversi denudare. Non avrei mai pensato di dirlo, ma anche lui con il fisico non scherza. Se passasse di qui un agente ci assumerebbe tutti come modelli. Forse. Pensandoci bene potrei provarci seriamente. Non dovrei più usare il mio cervello. Che pacchia! Altro che scrivere articoli per diventare "DonnAvventura CantonTicino" nella speranza che qualcuno poi li noti e mi assuma per un ruolo serio. Molto serio. Da non prendere sotto gamba. Perché gli articoli prima si pensano e poi si fanno. Anche se io non faccio testo, in realtà sì, è il mio lavoro, però di solito mi metto davanti al computer e scrivo cose a caso, non ci sto molto a pensar sopra prima di stilarli. Che bella parola "stilare".



Il capitolo era pronto sa due settimane ma ci siamo dimenticati di pubblicarlo, ch bambi! :D

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Louis P.O.V

 

-Ma scusate, perché sono il primo, e l'unico, tra l'altro, ad essere ignudo? Che scempio!- Mi lagno.
-Perché sei sfigato!- Ribatte Paris.
-Sì, sì, so che dici così ma continui ad addocchiarmi, eh, vecchia volpe?-
Non che la cosa mi dispiaccia, in effetti...
-Vecchia volpe tua nonna! Per chi mi hai preso, una signora di mezz'età che risparmia cinquanta centesimi comprando la frutta al mercato rionale?-
-Voi due, meno parole e... più fatti- dice Thelma facendo l'occhiolino.
-Chi tocca?-
-Tocco io, tocco io!- ribadisce.
-Oddio, non in quel senso!-
Il gioco continua, lasciando anche Thelma priva delle sue costose vesti.
Giro la bottiglia e con orrore noto che la bottiglia punta nella mia direzione. Spero di uscire ancora, altrimenti chissà chi dovrò baciare. Solo il destino lo sa.
Giro l'arnese e il suo roteare pare incessante. Osservo l'oggetto puntare senza meta mentre la mia mente spera che esca Paris, ma non smette di temere il peggio. La rotazione si fa sempre più lenta. Deglutisco, chiudo gli occhi per un istante. Ora è quasi ferma, il prescelto sta per essere rivelato.
-No!! Che schifo!-
Sento urlare Thelma, che, per altro, ha rovinato il mio fantastico racconto pregno di suspance. Mi tocca pure baciarla. Meno male che sono drogato.
Preferirei scaraventare il mio amatissimo smartwatch a terra facendolo frantumare in mille pezzi. No, ok, forse no. Lo amo troppo...
-E va bene, facciamo 'sta cosa.-
Nel frattempo Paris se la sta ridendo in compagnia di Ab, che vacche!
Almeno è solo a stampo.
Mi giro alla mia destra, dove si trova quella donna. Chissà quante cose hanno toccato quelle due protuberanze che le ricoprono i denti. Mi viene da vomitare.
Resto qualche secondo a guardarla schifato mentre lei è rilassata come un maiale appena sedato.
-Su, dai, non pensar di essere l'unico disgustato, di solito cerco di rispettare almeno i miei standard di uomo ma, sai com'è, per amor delle regole mi tocca- esordisce con tono rassegnato.
-Dai, facciamo velocemente e via.-
Ma perché ho proposto di fare questo gioco? Non lo voglio sapere.
Mi avvicino alle sue labbra indeciso finché non sento le sue sfiorare le mie.
Che bello! Che apatia! Cioè, non "che bello!". Cioè, sì, ma "che bello" inteso come: Viva l'apatia! Non riesco a capire nemmeno io il significato di ciò che ho appena formulato nella mia mente.

Improvvisamente Abelard comincia a gemere.
-Non è ancora ora di ansimare, suvvia, quello tra poco.- Ammicca Thelma.
-In realtà sto morendo!- Ribatte rantolando.
Poso il mio sguardo su di lui e in effetti è di un colore che sfuma tra il verde e il marrone, mai visto nulla di simile e spero di non doverlo più rivedere, è proprio un colore orripilante.
-Beh, portiamolo in pronto soccorso- suggerisco.
-Pensa che invece io volevo lasciarlo qui a morire!- mi sberleffa Paris.
Tirando un sospiro di esasperazione scendo dal letto e comincio a vestirmi.
-Su, ragazze, vestitevi e aiutate lui a fare lo stesso. Non state lì a contare gli acari della polvere!-
Infilo l'ultimo indumento e mi metto al volante.
-Ehm... c'è un problema.- Mi dice Paris.
-Cosa?-
-Non mi sembra il caso di andare al pronto soccorso con il camper dicendo che Abelard è in overdose.-
-Perché?-
-Perché è ovvio, poi ci scambierebbero per spacciatori, ci sequestrerebbero il camper per un'ispezione e noi rimarremmo senza per troppo tempo! Brutto tonto!-
Che nervi.
-Sì, forse hai ragione. Oh, beh. Parcheggiamo il camper da qualche parte e portiamolo a piedi.- Dico.
Arriviamo nel parcheggio dell'ospedale e mi fermo in un posto abbastanza lontano da occhi indiscreti. Mi giro e vedo che quelle due sono riuscite a far indossare ad Abelard solo una delle loro canottierine attillate.
-Ma scusate! Perché Ab è vestito da donna?-
-Ehm... Non voleva indossare nient'altro e beh, meglio di niente, no?-
-E perché gli avete dato proprio la canottiera rosa?-
-Senti, hai intenzione di girare "Ma come ti vesti - camper edition" o di salvarlo?- Chiede Thelma inacidita.
Scendiamo in qualche modo dal camper sorreggendo Ab che, noto solo ora, indossa i suoi pantaloncini da corsa azzurro fluo.
-FERMI!- Urla Thelma come suo solito.
-Cosa succede?- Chiedo.
-No, niente. Ma penso sia meglio che tu e Paris stiate sul camper, a tenerlo d'occhio. Ci hanno inseguiti, no? E poi, due drogati sono meglio di quattro. Se ci fosse bisogno di qualcosa almeno voi due microcefali potreste aiutarci.-
-Ma scusa! Microcefali a chi?- Si adira Paris.
-Suvvia, suvvia, taci! State qui!-
-Sono furiosa!-
-Oddio, smettila di fare la primadonna. C'è un'emergenza in atto, non vedi?-
-E tu ne approfitti, vero? Vecchia marpiona!-
-Chi, io? Non lo farei mai, nel modo più assoluto! Sono stanca di stare in presenza di queste vipere, di queste malelingue! Andiamo, Ab, ti accompagno io!- Esclama teatrale.
-Ma.. ma... io non ho detto niente!- Dico, ormai al vento.

Rientriamo nel camper e io mi stendo sul letto.
-Ti vedo preoccupato- mi dice Paris con tono quasi materno.
-Mmh, un po'. Non l'ho mai visto così.
-Ma sì, ma sì. Tranquillo, tra un'oretta starà già meglio. Piuttosto, facciamo una partita a scala quaranta.-
-Ok, ci sta, però stiamo sul letto, non ho voglia di alzarmi.-
-Sfaticato!- Si lamenta.
Paris prende le carte e si sistema a gambe incrociate di fronte a me. 

-Ma che roba è quella!?- Mi grida addosso.
-Un tris di re...- 
-Ma quella di cuori è una regina!-
-Ma cosa...- guardo le carte, -ah, sì, hai ragione. Va beh, dai, è un transgender.-
-Ma che transgender? Questo è barare!-
-Ascolta, se a TE i transessuali non TI piacciono non è colpa mia. Non puoi discriminare una persona solo perché è diversa da te.-
-Quando mai ho detto di disprezzare i transessuali?- Si lagna.
-Nel capitolo 17!-
-Ti odio!- Mi urla addosso afferrando il mio bellissimo tris multiculturale e cercando di rimettermelo in mano.
-Ma guarda cosa fai, tricheco delle nevi! Non vedi che hai scombussolato tutto il tavolo da gioco?-
-Ma ascolta, fuco castrato, se avessimo giocato su un tavolo, per l'appunto, non avremmo avuto questo problema!- dice continuando a tentare di mettermi il tris nel mazzo.
Stufo, lancio le carte per aria e la prendo per i polsi bloccandola supina sul materasso (e non su Pina, povera stella. Morta schiacciata da un tricheco...).
Che nervoso che mi fa venire questa donna! E la parte peggiore è che mi eccita discutere con lei e, dato che litighiamo sempre...
I suoi occhi sono puntati sui miei ma non riesco a decifrare il suo sguardo, sembra quasi confusa. Io invece non so cosa fare. La mia attenzione passa dai suoi occhi alla sua bocca, nemmeno stessi seguendo una partita di tennis. Decido di non farmi troppi problemi e mi butto sulle sue labbra. 

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Capitolo 22
*** AVVISO ***


Salve a tutti,

Con la presente Vi comunichiamo che le nostre pubblicazioni cesseranno il rinnovo sul sito per fanfiction e storie originali EFP.
Nonostante ciò, continueremo in egual modo ad aggiornare costantemente l'opera al seguente indirizzo:  http://www.wattpad.com/story/20351046-appliances-whisperer.

Vi auguriamo ogni bene,

gli autori.

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