Jasper twilight di nerry (/viewuser.php?uid=60054)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Inizio ***
Capitolo 3: *** Dolore ***
Capitolo 4: *** Buco nero ***
Capitolo 5: *** Solitudine... ed odio ***
Capitolo 6: *** Rivelazioni 1 ***
Capitolo 7: *** Rivelazioni 2 ***
Capitolo 8: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 9: *** Sole a Forks: la quiete prima della tempesta ***
Capitolo 10: *** Lampi, tuoni, fulmini e saette ***
Capitolo 11: *** Non tutti i mali vengono per nuocere ***
Capitolo 12: *** Non tutti mali vengono per nuocere... o forse sì ***
Capitolo 13: *** Fratello orso e nuovi incontri ***
Capitolo 14: *** Oggi una vampira per te... ***
Capitolo 15: *** ...domani un licantropo per me ***
Capitolo 16: *** Diamanti ***
Capitolo 17: *** Tentazione ***
Capitolo 18: *** Sedici anni ***
Capitolo 19: *** Prima volta ***
Capitolo 20: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 21: *** Resa dei conti ***
Capitolo 22: *** Vita in famiglia ***
Capitolo 23: *** Il ballo: sensazioni funeste ***
Capitolo 24: *** Testamento ***
Capitolo 25: *** Scambio equo e vantaggioso ***
Capitolo 26: *** Alice ***
Capitolo 27: *** La fine ***
Capitolo 28: *** Epilogo: Qualcosa per cui vivere ***
Capitolo 29: *** Libro Secondo: Prologo ***
Capitolo 30: *** Il pericolo viene dal passato ***
Capitolo 31: *** Dal sogno all'incubo 1 ***
Capitolo 32: *** Dal sogno all'incubo 2 ***
Capitolo 33: *** Tutti contro Jasper ***
Capitolo 34: *** Scossa ***
Capitolo 35: *** Alla tua salute, Jasper Withlock ***
Capitolo 36: *** Regalo di Natale ***
Capitolo 37: *** Italia, sto arrivando ***
Capitolo 38: *** Preferisco morire... ***
Capitolo 39: *** Volterra ***
Capitolo 40: *** Volturi ***
Capitolo 41: *** Scacco matto ***
Capitolo 42: *** Finalmente a casa ***
Capitolo 43: *** AVVISO: LEGGETELO, VE NE PREGO ***
Capitolo 44: *** LIBRO TRE: SPOILER ***
Capitolo 45: *** LIBRO TERZO: Prologo ***
Capitolo 46: *** Vecchie conoscenze e nuovi sviluppi? ***
Capitolo 47: *** Non dirlo... ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Jasper twilight
PROLOGO
Jazz – POV
Arrivammo troppo tardi: Alice aveva avuto la visione pochi minuti prima
ma il gruppo aveva già agito… e ucciso. Mi voltai per
guardare quel campo di battaglia; mi sembrava di stare sul set di un
film di guerra: l’autobus scolastico di uno dei licei di Port
Angeles poggiava a terra su una fiancata, i finestrini esplosi e del
fumo che usciva dal vano motore… e poi cadaveri, cadaveri
ovunque… una trentina di studenti sui quindici anni, tre docenti
e l’autista… tutti riversi a terra, morti… senza
più una goccia di sangue in corpo… tutti… o quasi.
Mi voltai verso mio fratello Edward e per un attimo ci guardammo negli occhi
E’ uno scempio… Perché?
-Non lo so, Jazz… spero solo che Alice superi tutto ciò…
Non è colpa sua, lo sa bene anche lei
- Ma non se lo perdonerà mai
Percepivo chiaramente la preoccupazione di mio fratello per quella che
era nostra sorella e anche sua compagna di vita… Niente di
proibito o incestuoso però; la nostra famiglia era speciale: due
genitori, Carlisle ed Esme Cullen, innamoratissimi e giovanissimi (non
raggiungevano i trenta anni), tre figli adottivi, tutti senza alcun
vincolo di sangue tra loro e di età compresa tra i 17 anni
di Alice ed Edward ed i 18 anni Emmett, così come 18
anni avevamo io e mia sorella gemella Rosalie Hale, di cui i coniugi
Cullen erano affidatari. Ma questa era la famiglia Cullen per il mondo
esterno… in realtà niente legava me e Rosalie, nessun
legame di sangue… ci accomunava solo il colore dei capelli,
biondi come il grano maturo, l’oro ed il miele… e gli
occhi di uno strano color topazio, oppure neri… ma quello era un
tratto comune anche al resto della famiglia, come le profonde occhiaie
violacee che spiccavano su un pallore cadaverico… come
cadaverica era la nostra temperatura corporea… Perché la
nostra famiglia era speciale… era una famiglia di morti, una
famiglia di vampiri.
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Capitolo 2 *** Inizio ***
Jazz Twilight - Cap 1 Inizio
INIZIO
Jasper – POV
E’ uno
scempio… Perché?
-Non lo so, Jazz… spero solo che Alice superi tutto
ciò…
Non è colpa
sua, lo sa bene anche lei
- Ma non se lo perdonerà mai
Alle parole di Edward mi voltai a cercare Alice con lo sguardo e la
trovai accanto ad Esme, entrambe distrutte alla vista di tutte quelle
vite innocenti spezzate da un gruppo di vampiri neonati, tanto simili e
tanto diversi da noi… Sì, perché
sebbene fossimo della stessa razza, noi Cullen ci nutrivamo di sangue
animale e questa era la causa del nostro strano colore di occhi, nei
vampiri generalmente rossi.
Un ringhio improvviso seguito da un enorme frastuono mi fece voltare
verso Emmett, che in preda all’ira aveva sradicato un albero
per poi mandarlo a schiantarsi contro un masso.
- Dannazione, Emm, facendo così non li riporterai in vita
– disse Rosalie, sua compagna
- Lo so, tesoro, ma avevo bisogno di sfogarmi- rispose a testa bassa
Grazie al mio potere riuscivo a percepire le emozioni di tutti loro e
ancora una volta non mi sorpresi della rabbia repressa di Rosalie,
preoccupata di tenere a freno quella di Emmett, così come
non mi deluse la calma flemmatica di Carlisle, che, sebbene sconvolto,
girava tra i cadaveri alla vana ricerca di qualche sopravvissuto.
- Ragazzi, aiutatemi… forse qualcuno è ancora
vivo…
- Già… ma se così fosse cosa ne farai?
Non potrai salvarlo… guarda come li hanno ridotti…
- Lo so Rose, in quel caso potrei solo trasformarli… ma non
voglio pensarci… in caso contrario, invece…
- Potresti farlo vivere – conclusi per lui, nel mentre
cercavo tra i corpi.
Alzando la testa individuai ad una decina di metri da me
un’irregolarità nel terreno, come una specie di
trincea, e mi avviai incerto verso di essa, spinto da una strana
sensazione, come se si trattasse di un’emozione estranea ai
membri della mia famiglia… era dolore puro… e
terrore…
Appena mi avvicinai sufficientemente da guardarvi dentro, notai due
corpi sovrapposti, un ragazzo sdraiato sopra un corpo più
piccolo ed esile, come a volerlo proteggere da morte certa.
Fu in quell’istante che sentii il battito di un cuore, lieve
come il suono prodotto dalle ali di una farfalla. Mi gettai nella fossa
seguito da Edward, che sollevò delicatamente il corpo
esanime del ragazzo mentre io voltavo il corpo più piccolo
per guardarlo in volto.
- Carlisle, presto: è viva
Chiamai mio padre per poi trattenere il respiro mentre scrutavo il
volto ricoperto di sangue e fango della ragazzina che tenevo tra le
braccia. Era poco più di una bambina, dalla corporatura
esile, sebbene fosse più alta di quanto non sembrasse in un
primo momento, ma il suo odore era irresistibilmente buono. Cercai lo
sguardo di Carlisle, già vicino a me: la sete mi faceva
bruciare la gola ma sentivo di non poter lasciare quel piccolo essere
umano, non potevo fare a meno di desiderarne il sangue ma non potevo
allontanarmi da lei, bisognoso di proteggerla.
- Ce la farai, Jasper…
Annuii in maniera impercettibile e riportai gli occhi sul volto della
giovane umana, che in quel momento sbatté leggermente le
palpebre per poi guardarmi con i due occhi più simile ai
miei che avessi mai visto prima, un miscuglio di sfumature castane,
ambrate e dorate… piene di dolore
- Adam…- sussurrò debolmente
Capii immediatamente che si riferiva al ragazzo che l’aveva
protetta col proprio corpo e percepii anche chiaramente
l’ansia con cui aveva fatto quella domanda. Decisi di seguire
l’esempio di Carlisle ed Edward, non rispondendole, e
utilizzai su di lei il mio potere calmante
Quando vidi spuntarle due lacrime agli angoli degli occhi compresi che
aveva capito, mentre il dolore che l’assaliva piegava in due
anche me; mi concentrai ancor di più per calmarla, fino a
che non la vidi sbattere le palpebre più volte nel tentativo
di riprendere a respirare regolarmente; poi tornò a
fissarmi.
- Angelo… - sussurrò sorridendomi tristemente per
poi chiudere gli occhi.
Stavo per sollevarla tra le mie braccia per portarla a casa nostra
quando venne scossa da uno spasmo violento che la porto ad afferrarmi
con forza la giacca all’altezza del petto.
- Brucia, brucia tutto… la mano… la
testa…
- Dannazione, l’hanno morsa! Il veleno! – disse
Carlisle concitato, aiutandomi a ristenderla a terra
Ero nel panico totale, non sapevo cosa fare, mentre mio padre la
sottoponeva ad un esame accurato fino a trovare la mezza luna, il
segno dei denti, sul polso della giovane.
- Abbiamo ancora pochi secondi, ragazzi: Jazz tienila ferma mentre le
inietto la morfina. Edward, aiutalo.-
Ormai sotto l’effetto del sedativo iniettatole, la giovane
aveva smesso di dimenarsi e Carlisle ne approfittò per
succhiarle via tutto il veleno
- Adesso è apposto. Edward, bendale il polso. –
cosa che mio fratello fece impiegandovi pochi secondi
- Jazz, se non te la senti… - iniziò, Carlisle
riferendosi alla sete che mi bruciava la gola da quando
l’avevo trovata e ne avevo aspirato l’aroma del
sangue
- No, la porto io- e sistemandola meglio tra le mie braccia
iniziai a correre verso casa.
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Capitolo 3 *** Dolore ***
Jasper twilight - Cap 2 DOLORE
E'
la prima fanfic che scrivo e prima di farlo ci ho riflettuto un bel po'
sopra, quindi... Ringrazio caldamente chi ha letto, recensito e
inserito la storia tra i preferiti.
DOLORE
Mi sentivo la testa vuota, ma le palpebre erano pesanti, esattamente
come il resto del mio corpo… talmente pesante che mi sentivo
sprofondare nel materasso, come se fossi un tutt’ uno con esso
Materasso?! Ma dove sono?
Mi sforzai di sollevare le palpebre e rimasi abbagliata dalla luce che
mi colpì gli occhi, costringendomi a richiuderli velocemente.
Attesi per alcuni secondi, poi ritentai nell’impresa. Riuscii
così a mettere a fuoco una finestra con una tenda rosso cupo,
una libreria ed una poltrona da camera.
Mentre cercavo di sollevarmi per mettermi seduta, la porta della stanza
si aprì lentamente e dallo spiraglio aperto sbucò un
volto dai lineamenti delicati, contornato da corti capelli scuri,
sbarazzini
- Ciao! Finalmente ti sei svegliata! Io sono Alice
Che voce angelica… Pensai, studiando la figuretta entrata in camera mentre si metteva seduta sul letto
- Io sono Cassandra… Cassy – dissi a fatica, poi, mentre
cercavo di sistemarmi meglio a sedere, entrò un uomo biondo,
bellissimo, sui trent’anni, seguito a ruota da un ragazzo con i
capelli color bronzo, che venne a sedersi sul letto, accanto ad Alice.
- Io sono il dottor Carlisle e lui è Edward – disse
l’uomo, presentandomi così anche il ragazzo seduto vicino
a me ed Alice, che mi sorrise.
Ma dove sono capitata?! Sono tutti indossatori con voci paradisiache… e che profumo… pensai mentre annusavo leggermente l’aria intorno a me, impregnata degli odori dei tre.
Ero ancora persa nei miei pensieri quando mi voltai verso Edward e lo
vidi sorridere al mio indirizzo, come se potesse leggere ciò che
mi passava per la mente
Mi diedi della stupida scuotendo la testa e quando vidi che il suo
sorriso si faceva sempre più aperto arrossii e cercai di
coprirmi meglio con il lenzuolo, realizzando così quanto poco
fossi vestita.
E proprio in quel momento di massimo imbarazzo entrò Lui, il mio
Angelo: biondo, alto, magro ma muscoloso e con l’espressione
più tormentata che avessi mai visto. E ricordai. Tutto.
Spalancai gli occhi in preda al panico, ma non vedevo più
niente, sentivo nelle orecchie le grida dei miei compagni di scuola, il
rumore delle lamiere dell’autobus che si accartocciavano,
l’esplosione dei vetri, l’odore agre del fumo, il calore
delle fiamme.
Adam… che mi trascinava fuori dal veicolo e mi urlava di correre…
“Scappa! Non devono prenderti!”
Adam che si gettava sull’uomo che mi aveva presa da dietro e mi torceva il collo mettendomelo a nudo.
Adam che veniva sbattuto a terra, afferrato e morso sul collo da una
donna… no, era una bestia sanguinaria dagli occhi rossi che
rideva con un ghigno diabolico mentre l’uomo tornava ad
afferrarmi e mi affondava i denti nel polso.
Adam che in un ultimo alito di vita si liberava dalla presa sfruttando un attimo di distrazione della sua aguzzina.
Adam che mi si gettava addosso, per proteggermi dall’uomo che
ormai mi guardava con la testa piegata di lato ed il volto solcato da
un sorriso crudele.
Adam con la testa inclinata in una posa innaturale che mi guardava con
occhi sempre più vuoti e mi diceva “Ti voglio bene, Cassy,
per sempre” mentre quella bestia gli succhiava via la vita.
- Jazz, presto, fa qualcosa! – disse Alice mentre Edward e
Carlisle cercavano di tenermi ferma per evitare che mi facessi male,
ormai in preda alle convulsioni
- Ci sto provando, ma… dannazione non ci riesco… è
come se avesse eretto un muro… riesco solo a sentire il suo
dolore!
Mi resi conto di tremare e urlare solo quando mi ritrovai schiacciata
contro un corpo duro e freddo come il marmo, una mano gelata che mi
teneva i polsi bloccati fra i nostri busti e l’altra che mi
teneva la testa appoggiata sul petto, la fronte contro la gola. Ed
iniziai a singhiozzare ripetendo senza sosta il nome di Adam.
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Capitolo 4 *** Buco nero ***
Jasper twilight - Cap 3 Buco nero
BUCO NERO
Jasper - POV
Cercavo di trasmetterle pace ma sentivo solo il dolore di lei che mi
squartava dentro, dove un tempo batteva il mio cuore. Mi sentivo
impotente dinanzi a tanta sofferenza, io, che ero in grado di
modificare e controllare le emozioni altrui, ero in balia di una
ragazzina devastata nell’anima. E feci una cosa che non avevo
mai fatto: abbracciai un essere umano, l’abbracciai cercando
di infonderle con il mio corpo gelato quella forza che non ero stato in
grado di trasmetterle con il mio potere. La strinsi a me sotto gli
occhi sorpresi di mio fratello, che non aveva intuito le mie intenzioni
talmente ero stato rapido nel realizzarle. Anche mio padre mi guardava
stupito. Solo Alice mi osservava con un accenno di sorriso sulle
labbra, lo sguardo triste per quel povero essere che tenevo stretto a
me.
Improvvisamente smise di agitarsi e iniziò a singhiozzare.
Si accasciò contro di me scossa da un pianto inconsolabile e
ripeteva continuamente “Adam”. Percepii qualcosa di
diverso in lei, un emozione nuova, mai avvertita prima: vuoto. Ma non
era il vuoto della solitudine, della perdita, era il niente, un enorme
buco nero in cui erano sprofondate tutte le sue emozioni e sensazioni.
Allora capii cosa le stava accadendo: stava morendo dentro, la sua
anima stava implodendo, accartocciandosi su sé stessa.
La scostai da me delicatamente guardandola in volto: quegli
occhi di un colore così simile a quello di noi Cullen erano
spenti, privi della vita che avrebbe dovuto accenderli
- No, maledizioni, non arrenderti!!! Reagisci!!!
Mi trovai addosso gli occhi stupiti di 6 persone. Alle prima urla
dell’umana erano infatti saliti anche mia madre Esme, Rosalie
ed Emmett.
- Cosa sta succedendo, Jasper? – chiese Esme
- Sta smettendo di lottare… - rispose Edward per me
Se io ero devastato dalla sua sofferenza e apatia, Ed lo era dalle
immagini che le passavano dalla testa
- No, ti prego, non mollare!- le intimai ormai disperato, carezzandole
il volto ed i capelli
Poi mi accorsi di qualcuno che me la strappava bruscamente dalle
braccia. Guardai Rosalie emettendo un ringhio di protesta, mentre
Emmett mi bloccava da dietro. Poi ci fu lo schiaffo, improvviso.
Ringhiai più forte all’indirizzo di mia sorella
che nel frattempo abbracciava la giovane umana.
- E’ tutto apposto, adesso sei al sicuro, sei salva
– le diceva Rosalie mentre la ragazza tornava a respirare in
maniera normale e mio fratello mi liberava dalla sua stretta.
- Rose, che cazzo…?
- Jazz, sta zitto! Aveva bisogno di uno scossone, ed io glielo ho dato!
- Ha ragione, figliolo, era in piena crisi e quella di Rose era
l’unica cura
Alle parole di mia madre emisi un ultimo lieve ringhio di protesta,
interamente concentrato su Cassandra, nei cui occhi, sebbene tristi,
era tornata la vita.
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Ringrazio tutti VOI, non pensavo che così tante persone potessero leggere la mia ff! Sono stupita di tanta attenzione, specie da parte di quelle anime pie che hanno taggato la storia tra i preferiti. GRAZIE DI CUORE!!!
PS: poiché il capitolo mi sembrava cortino ne ho postato subito un altro :)
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Capitolo 5 *** Solitudine... ed odio ***
Jasper twilight - Cap 4 Solitudine e odio
SOLITUDINE … ED ODIO
Cassy – POV
Ancora adesso mi chiedo cosa successe dopo. Ricordo solo uno schiaffo,
seguito da un ringhio e da voci lontane che si facevano sempre
più vicine. Poi un altro ringhio.
E vidi davanti a me un altro Angelo, stavolta femmina. Sbattei gli
occhi gonfi, confusa, mentre la perdita di Adam tornava a farsi sentire
nuovamente, con violenza, ma ormai non avevo più lacrime. Mi
guardai intorno e alle spalle dell’angelo dai lunghi capelli
biondi vidi un gigante muscoloso, con la stazza di un orso ed un
espressione preoccupata negli occhi dorati, quella stessa espressione
che vidi anche negli occhi della donna con i capelli color caramello,
da cui venni irrimediabilmente attratta
Mamma…
e rividi il volto di mia madre che mi guardava con quella stessa
espressione dopo avermi detto che mio padre non c’era
più. E da otto anni non c’era più
neanche lei. E adesso avevo perso anche Adam. Mi strinsi le ginocchia
al petto, assumendo una posizione fetale.
Ora sono proprio
sola…
- No, no lo sei. Adesso hai noi
Sollevai la testa, sorpresa, nella direzione di Edward, facendo molta
attenzione a non incrociare il volto del mio Angelo.
- Sì, Cassy, non sei sola. Ci siamo noi con te. Io,
Carlisle, Alice… ed anche loro: Emmett, Rose ed
Esme, che come hai capito è nostra madre. Ed anche il tuo
Angelo, Jasper…
Alle ultime parole di Edward arrossii violentemente, ritirandomi
nell’angolo più lontano del letto
Lui sa, sa tutto quello
che mi passa per la testa. Mi legge il pensiero… ma
come…?
Abbassai il capo continuando ad evitare di guardare il mio Angelo, come
se così facendo riuscissi a dimenticare ciò che
avevo passato. Rialzai la testa solo quando sentii un improvviso
spostamento d’aria accompagnato da un ringhio rabbioso e
seguito dallo sbattere violento della porta.
Jasper…
E fissai il vuoto dove pochi istanti prima si trovava lui.
*****
Jazz -POV
Era frustrante. Non sapevo cosa provassi per la fragile Cassandra, ero
solo certo di volerla aiutare a tornare a vivere. Ma lei mi evitava.
Evitava il mio sguardo. Mi ignorava come se la causa di tutto il suo
dolore fossi io, io che l’avevo salvata dal divenire come me.
Uscii dalla stanza come un indemoniato, sbattendo la porta con violenza.
Mi odia…
volevo solo proteggerla, aiutarla, e adesso lei mi odia
- Non è vero, Jazz, e lo sai anche tu – mi disse
mio fratello, raggiungendomi nella foresta
- L’hai vista, Ed, non riesce neanche a guardarmi
- Semplicemente perché il tuo volto è il primo
che ha visto quando ha ripreso i sensi subito dopo
l’aggressione e questo le impedisce di dimenticare cosa
è successo
- Ma non…
- Non sei stato tu ad aggredirla, lo sa… pensa infatti che
tu sia l’angelo mandato a salvarla. Ti chiama il
“Mio Angelo” e questo deve pur voler dire qualcosa
- Allora perché…?
- Probabilmente proprio perché non l’hai lasciata
morire: le hai impedito di raggiungere suo padre e sua
madre… ed Adam
- Credi sia stato un gesto egoista il mio?
- No, Jazz. Ma credo che la tua opera non sia finita.
Mi voltai verso Ed guardandolo interrogativamente
- Le hai salvato la vita e l’anima. Ma quest’ultima
è malata e tu devi curarla
Detto ciò Ed rientrò in casa, lasciandomi solo,
perso nei miei pensieri. Non so quanto tempo trascorsi fermo immobile a
fissare il nulla, ma quando presi la mia decisione il sole aveva
lasciato il posto alla luna.
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Capitolo 6 *** Rivelazioni 1 ***
Jasper Twilight - Cap 5 Rivelazioni 1
RIVELAZIONI 1
Jazz –POV
Erano trascorsi alcuni giorni e Cassandra, Cassy, sembrava essersi
ripresa. O almeno questo era ciò che mi riferivano gli
altri. Lei si ostinava ad evitarmi. Certo, mi rivolgeva la parola per
salutarmi, e questo era un passo avanti. Mi chiedeva scusa se faceva
qualcosa che secondo lei potesse infastidirmi. Ma continuava ad evitare
il mio sguardo.
Io, invece, il suo lo cercavo sempre, forse perché era
costantemente presente nei miei pensieri; lo ricordavo triste,
rassegnato, vuoto, spento, ancora triste. E sfuggente, ma solo con me.
Sapevo come tutti che ormai era sola al mondo: Ed ci aveva aggiornato
sulla sua vicenda. Aveva perso suo padre dieci anni prima, a cinque
anni, un padre di cui era, da buona figlia affettuosa,
“innamorata”. Poi sua madre, così simile
ad Esme, lo aveva seguito a distanza di due anni, e così a
sette anni si era ritrovata sola, in un istituto.
E li aveva trovato Adam, di due anni più grande. Cassy aveva
confessato ad Alice che lui era intervenuto in sua difesa durante un
bisticcio tra bambini, nel corso del quale due ragazzini
dell’età di Adam avevano iniziato a tormentarla
fino a farla piangere. Adam aveva fatto a pugni con gli altri due,
ergendosi poi a suo cavaliere protettore. Sapevo che c’era
dell’altro, ma Edward si ostinava a tenercelo, anzi a
tenermelo nascosto. Perché Alice sapeva ed ero certo che la
causa di tutta quella segretezza fosse proprio lei, insieme ad una
qualche sua visione che riguardava anche me ma di cui non voleva
rendere partecipe nessuno; all’infuori di Ed che
l’aveva letta nella sua testa.
Vabbé, il
fatto che comunque adesso mi rivolga anche solo due parole è
già qualcosa… Ma chi voglio prendere in giro? Che
me ne faccio di un Ciao e di uno…
- Scusa…
Cazzo!
La afferrai per le braccia al volo, prima che l’impatto tra i
nostri due corpi la scaraventasse a terra
- Scusa tu – le dissi guardandola in faccia, senza mollare la
presa – è colpa mia: andavo di fretta e ed ero
distratto - Da
te… Ti prego, alza la testa e guardami…
Sollevò lievemente la testa fino a incrociare il mio sguardo
per un attimo e ciò che vidi mi lasciò senza
parole: sorpresa, imbarazzo, dolore. Abbassai le braccia lungo il mio
corpo stringendo i pugni con forza.
Cassandra si scostò da me incassando la testa fra le spalle,
schiacciata da un peso invisibile ed allora capii che quello era il
momento giusto. Le afferrai il polso con delicatezza, mentre con la
mano libera le sollevai il mento con due dita per guardarla in volto.
- Possiamo parlare? Ci sono cose che noi dobbiamo sapere…
che tu devi sapere. E poi, io e te… Non possiamo continuare
così… Almeno,
io non posso…
Cassandra annuì lievemente, trattenendo il respiro,
facendosi rossa in volto.
Bene, avremmo parlato.
Quello che sarebbe successo dopo lo avrebbe deciso lei.
*****
Cassy –POV
Ero nel panico totale. Non sapevo come comportarmi con lui. Non lo
ritenevo responsabile della morte di Adam, non l’aveva ucciso
lui. E non lo ritenevo neanche responsabile del fatto che non
lo avesse salvato. Ma aveva salvato me, lasciandomi sola a vivere una
vita fatta di istituti e di compagni nuovi, senza più alcuna
certezza.
Dopo avermi “placcata” in fondo alle scale ed
avermi chiesto di parlare, mi fece accomodare in salotto, per poi
andare a chiamare gli altri. Nonostante mi trovassi in quella casa da
alcuni giorni era la prima volta che uscivo dalla mia camera, o per
meglio dire la camera di Jasper. Mi guardavo attorno incuriosita dal
fatto che tutto, in quella casa, sembrasse appena uscito da una mostra
del mobile: tutto era intonso, come se non fosse mai stato usato.
Tutto la dentro era perfetto: la casa, con la sua maestosa architettura
che si intuiva anche dall’interno, con quella parete
completamente in vetro, bellissima, che faceva sì che
l’abitazione sembrasse far parte della foresta in cui era
immersa; l’aria familiare che si respirava la dentro, grazie
ad una coppia di giovani sposi innamoratissimi ed ai di loro figli
adottivi, a loro volta innamoratissimi (Rose ed Emmett, Alice ed
Edward); e poi c’era lui, Jasper, sempre triste, come se
portasse su di sé tutti i dolori del mondo.
Diciamocela tutta,
Cassandra, sei invidiosa… a te manca tutto ciò,
ti manca il calore della famiglia Mi ritrovai con la
fronte contro la vetrata, a piangere silenziosamente Adam..
Ero talmente persa nei miei pensieri che neanche lo sentii tornare in
compagnia della sua famiglia. Poi alzai la testa e vidi lo sguardo di
Alice su di me riflesso nel vetro della finestra, allora mi asciugai le
lacrime e mi voltai.
Quel piccolo folletto con le movenze di una ballerina di danza classica
mi volò addosso, abbracciandomi forte e trasmettendomi,
nonostante fosse gelata, tutto il calore umano di cui avevo bisogno in
quel momento. Ero ancora stretta ad Alice quando guardai Rose e quel
bestione del suo ragazzo abbozzando un sorriso.
- Adesso lo capisci cosa intendevo quando ho detto che non sei sola?
Mentre Alice mi liberava dalla sua stretta spostai la mia attenzione su
Edward che nel frattempo si era avvicinato a noi due
- Io… Credo di dovere delle scuse a tutti voi: ero talmente
concentrata su me stessa, talmente presa dal mio dolore che non vi ho
neanche ringraziati per esservi presi cura di me.
Anche se avrei preferito
stare con Adam
- E’ morto per salvarti, non dovresti desiderare di essere
morta, renderesti vano il suo sacrificio
Abbassai gli occhi, presa dai sensi di colpa
- Hai ragione, Edward, se non fosse stato per lui quel…
quello mi avrebbe uccisa – non sapevo come chiamarlo, o
almeno non volerlo chiamarlo per quello che mi era sembrato
- Ricordi come siete stati aggrediti? – mi chiese Carlisle
Presi un respiro profondo e mi decisi a guardarlo in volto
- No, ricordo Adam che mi gridava di scappare e poi solo caos
finché quei due non ci sono saltati addosso: lui su di me e
lei su Adam, anche se poi lo ha finito lui
- Sai chi erano?
Scossi la testa in segno di diniego Ma so cosa erano, anche se
è impossibile da credersi
- Dillo, Cassandra – intervenne Edward
Lo guardai in preda al panico No,
mi prendereste per una pazza
- Ne sei certa? Guardaci bene, guarda Alice
- Edward, basta, la stai terrorizzando… - intervenne Jasper
avvicinandomisi
Afferrai la mano di Alice stringendogliela con forza e poi la guardai
in volto e mi costrinsi ad ammettere con me stessa ciò che
già sapevo ma che rifiutavo.
Ne osservai ancora una volta gli occhi contornati da occhiaie livide,
la pelle lattea e il gelo della sua mano; poi guardai Edward annotando
mentalmente le stesse cose e così feci con tutti gli altri,
fino a soffermarmi su Jasper che adesso mi stava di fronte, a pochi
centimetri.
- Siete uguali a loro ma… Non siete come loro…
Non ho paura di voi
- Cassandra, dillo… - mi sussurrò Jasper
avvicinandosi ancora
- Vampiri – dissi tutto in un fiato, aspettandomi una qualche
reazione da parte loro.
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Capitolo 7 *** Rivelazioni 2 ***
Jasper Twilight - Cap 6 Rivelazioni 2
RIVELAZIONI 2
Cassy -POV
- Lasciatela respirare, le state troppo addosso – intervenne
Esme, avvicinandosi e prendendomi dolcemente per un braccio, per poi
condurmi verso il divano.
- Siediti, tesoro… E voi – rivolgendosi a Ed e
Jasper – vi sembra il caso di dirglielo così?
E’ ancora sotto choc, povera piccola
- A me pare che la nanetta l’abbia presa meglio di quanto
pensi, mamma
- Emm, piantala, non sono una nanetta – lo ammetto, mi dava
sui nervi
- Vero, sei una puffa
- E tu un gigante dalla zucca vuota
Mi accorsi di cosa avevo detto solo dopo che gli altri scoppiarono a
ridere
- Oddio, Emm, mi spiace – ero sinceramente mortificata.
- A me no, significa che sei ancora in grado di reagire – mi
rispose ridendo anche lui
Ma è normale?!
- No – fu la risposta monosillabica di Edward ed io iniziai a
ridere di gusto, specie dopo aver visto l’espressione confusa
di Emmett ed Esme
E così siete
vampiri… Ma solo tu sai leggere nel pensiero, vero?
- Già
- Ehi la piantate voi due? Rendeteci partecipi
- Ok, scusate la maleducazione. Appreso che siete vampiri e che Ed
legge il pensiero…
- Alice ha il dono delle visioni mentre Jasper percepisce e controlla
le emozioni
- E voi altri? – mi rivolsi a Carlisle
- Noi non abbiamo alcun potere
- Ah… posso chiedervi di cosa vi nutrite? Voglio
dire… se beveste sangue umano io non sarei comodamente
seduta sul divano nel salotto di casa vostra – facevo molta
attenzione alla scelta delle parole.
- Ci consideriamo vegetariani, cioè beviamo sangue animale,
anche se ci costa uno sforzo immane: il sangue umano è
migliore e più energetico.
Mi fermai un attimo a riflettere sulle sue parole
- Non direi dottore, lei un potere ce l’ha
- Mh?
- Beh se fa il dottore entrerà spesso in contatto con il
sangue umano, quindi deve avere una forza di volontà unica
per non cedere alla sete ed uccidere
- Non l’avevo mai vista in questa ottica – mi
rispose sorridendomi
- Ehi Tappa, ma quando prendi il via non la smetti più di
parlare?
- Taci, Bestia – e feci la linguaccia all’indirizzo
di Emmett
Mi persi nei miei pensieri per alcuni minuti poi fui assalita da un
interrogativo per me straziante
- Carlisle, posso fare un’ultima domanda?
- Dimmi, cara…
- Ecco, quello che… - fui interrotta da Alice che mi si
sedette accanto afferrandomi la mano per farmi coraggio e da Jasper che
mi si mise alle spalle, poggiandomi le mani su di esse
Quando ripresi a parlare mi sentivo più calma e inclinando
la testa all’indietro guardai Jasper sorridendogli
debolmente, poi spostai nuovamente la mia attenzione sul bel dottore
- Quello che è successo, qual’ è la
versione ufficiale? -
- Incidente, l’autobus si è incendiato e sono
tutti morti carbonizzati. Tu sei l’unica sopravvissuta.
Sussultai e sentii la presa di Jasper farsi più decisa
- Tutti? Anche Adam…
- Mi spiace, ma non possiamo rendere pubblica la nostra esistenza, per
cui dovevamo mascherare il tutto; ed in questi casi la soluzione
migliore è un incendio.
- Capisco… e per quanto mi riguarda?
- Grazie alle nostre conoscenze e doti di persuasione sono riuscito a
farti stare da noi. Però… devi prometterci che
non rivelerai a nessuno di noi né come si sono svolti
realmente i fatti
- Promesso
Stavo ancora cercando di digerire il fatto che avrei pianto Adam su una
tomba piena di cenere quando, probabilmente, Esme percepì
qualcosa nello sguardo di Jasper, perché mi chiese se volevo
rimanere da sola. Ad un mio cenno affermativo iniziarono tutti ad
uscire; Rose, che fino a quel momento non aveva detto niente, mi si
avvicinò seguita da Emmett e fece una cosa che
stupì tutti, anche me: si chinò davanti a me e mi
stampò un bacio leggero sulla guancia.
- Se vuoi rimanere con noi… se non vuoi tornare in
istituto… sei la benvenuta, sorellina
Io la fissai, sorpresa dal bacio e dalle sue parole
Poi Emmett, prima di allontanarsi mi scompigliò i capelli
- Benvenuta in famiglia, scricciolo
Certa di essere ormai sola, mi lasciai andare ed iniziai a
piangere silenziosamente, la testa fra le mani, i gomiti poggiati sulle
ginocchia.
*****
Jasper – POV
Erano usciti tutti, solo io ero rimasto, senza farmene accorgere.
La vidi piegarsi su sé stessa e prendersi la testa fra le
mani mentre iniziava a piangere silenziosamente. Le osservavo le spalle
che si sollevavano a abbassavano ritmicamente, senza che emettesse un
suono. Percepivo chiaramente la rassegnazione alla perdita, la stava
metabolizzando, ma vederla così mi faceva stare male. Come
mi era già accaduto in precedenza. Ma solo con lei.
E la cosa assurda è che ne desideravo il sangue.
Ebbene sì, l’avevo salvata dal divenire come me,
ma il suo sangue era per me irresistibile. La mia dieta era vegetariana
da poco e comunque, con i miei trascorsi, difficilmente sarei riuscito
a controllarmi meglio di quanto già facessi se anche fossi
stato vegetariano da più tempo. Faticavo non poco a
controllarmi, a non saltarle al collo, ma mi rifiutavo di averla
salvata per poi ucciderla.
E poi c’era dell’altro.
Non sapevo spiegarmi cosa fosse, so solo che volevo proteggerla da
tutte le brutture del mondo, dalle sofferenze. Ed avevo scoperto che
ogni volta che pensava o parlava di Adam la cosa mi dava fastidio, non
sopportavo quello che provava per lui. Probabilmente se avessi saputo
prima della visione di Alice avrei capito già allora che ero
geloso. Ma in quel momento “Jasper” e
“geloso” non rientravano per me nella stessa frase,
lo ritenevo impossibile.
Continuai ad osservarla per un po’, poi mi decisi a
palesarmi. Mi inginocchiai accanto a lei e le presi le mani fra le mie,
abbassandogliele gentilmente. Mi guardò sorpresa, mentre le
lacrime continuavano a scendere senza sosta ed io mi rifiutavo di usare
il mio potere su di lei: in quel momento aveva bisogno di piangere e
tutto quello che mi sentivo di offrirle era una spalla su cui sfogarsi.
E lei lo capì. Mi gettò le braccia al collo ed
iniziò a singhiozzare. La tenni stretta a me anche quando mi
sistemai sul divano accanto a lei. Ormai avevo imparato a trattenere il
respiro quando l’avevo così vicina: potevo fare a
meno di respirare, non mi serviva, ma non riuscivo a fare a meno di
abbracciarla, non ci avrei rinunciato per niente al mondo.
Jazz, dannazione,
controllati… è una bambina, ha solo quindici
anni, non puoi fare cazzate
Ma era deliziosamente calda ed aveva un odore favoloso
Non puoi,
basta…Smettila di tormentarti… Forse è
meglio se mi allontano da lei, sta divenendo sempre più
difficile resistere
Non mi accorsi neanche che aveva smesso di piangere fino a quando non
sollevò la testa per guardarmi negli occhi, sorridendomi
debolmente
- Grazie… - e poi sentii le sue labbra sulla guancia
Mi scostai bruscamente e con un balzo mi trovai dalla parte opposta
della stanza
- Non farlo mai
più – le dissi scandendo bene le
parole
- Io, mi spiace, non volevo…
- Non sei tu, Cassandra, ma la mia natura… ed il desiderio
che ho del tuo sangue. Non fare mai più una cosa del genere,
ne va della tua vita
- Non mi faresti mai del male, altrimenti per cosa mi avresti salvata?
Per garantirti un pasto?
La osservai sorpreso mentre si alzava e mi si avvicinava lentamente
- Non ho paura di te – ed era vero
- Dovresti
- Perché? – mi chiese fermandosi a pochi
centimetri da me
- Ti salverebbe la vita
A quel punto mi ritrovai in debito di aria: non mi serviva per
respirare, ma per parlare sì e dovevo convincerla a limitare
i contatti con me. Feci quindi ciò che non avrei mai dovuto
fare: inspirai.
Il suo odore mi colpì forte, con una violenza devastante;
sentii il veleno affluire in bocca a fiotti, la gola in fiamme.
L’afferrai per le spalle schiacciandola contro il mio petto e
accostai le labbra alla vena che le pulsava sul collo. E mi bloccai;
quando analizzai i suoi sentimenti, riuscii a fermarmi in tempo. Le
sollevai il volto per guardarla negli occhi. Sapevo che i miei erano
ormai incupiti dalla sete che chiedeva di essere placata e percepii
immediato il sorriso che le increspò spontaneamente le
labbra.
- Quando hai sete i tuoi occhi cambiano colore, diventano
neri… ma comunque rimani il mio Angelo, ergo… non
mi farai mai del male
La fiducia cieca che riponeva in me e nella mia forza di
volontà era per me un toccasana: leniva tutte le ferite che
mi ero autoinferto quando, in passato, uccidevo per nutrirmi e privavo
gli umani della loro anima solo per trasformarli in neonati assetati di
sangue asserviti alle mie idee di conquista territoriale. Mi resi conto
che, seppur con uno sforzo enorme, riuscivo a controllarmi sempre
meglio, come se mi stessi abituando alla sua presenza sempre di
più, istante dopo istante.
- Mi dispiace, Cassandra. Devo imparare a controllarmi meglio.
- Ed io ti prometto che cercherò di non metterti
più in certe situazioni.
La lasciai andare, sorridendole, felice come non mai.
Mi allontanai un po’ da lei, anche perché mi era
venuto lo strano impulso di baciarla e senza lasciar trapelare i miei
pensieri le chiesi cosa ne pensasse dell’offerta di Rose ed
Emmett.
- Non saprei, il poter rimanere qui con Alice e Rose sarebbe per me il
massimo. Le considero già come sorelle… E poi
Esme… mi ricorda tanto mia madre… - mi
rispose tormentandosi una ciocca dei lunghi capelli scuri
- Ma…
- Ecco, non lo so… sai – continuò
voltandosi verso la vetrata – noi, io e Adam, avevamo dei
progetti. Tra pochi mesi avrebbe compiuto diciotto anni e avrebbe
lasciato l’istituto; io lo avrei seguito non appena ne avessi
compiuti sedici… ma adesso… non so…
probabilmente rimarrò la dentro fino alla maggiore
età, non ci ho ancora pensato.
- Allora rimani qui con noi. Esme e Carlisle hanno già
pensato a tutto: le pratiche per l’adozione sono pronte;
frequenteresti la nostra stessa scuola, qui a Forks: il preside ha la
tua richiesta di iscrizione in stand-by. – dissi tentando di
apparire tranquillo, mentre ero certo che se avessi potuto avere Adam
tra le mani, vivo, lo avrei ucciso io, pur ignorandone ancora il
perché.
Cercavo di convincerla in tutti i modi possibili, ma senza usare il mio
potere su di lei: volevo che scegliesse liberamente della sua vita,
anche se questo avrebbe potuto significare la mia sofferenza.
E lei se ne accorse.
- Perché non cerchi di convincermi con il tuo potere?
– mi chiese infatti, voltandosi e fissandomi in volto, curiosa
- Perché voglio lasciarti il libero arbitrio: ne va della
tua vita futura
- Potrebbero tornare a cercarmi? Intendo quei due vampiri…
Domanda intelligente
- Credo di sì: lui ti ha morsa per trasformarti, non per
nutrirsi di te e se scoprisse che sei ancora umana…
- Potrebbe tornare per finire il lavoro – concluse lei per me
- Sei perspicace, non c’è che dire
- Ammesso e non concesso che decida di rimanere con voi… La
differenza tra di noi è assai stridente, non credi?
- Beh, potresti essere la sorella più piccola di Emm, avete
i capelli pressoché dello stesso colore ed i tuoi occhi sono
assai simili ai nostri…
- Ma non sono pallida come voi
- Beh qualche differenza genetica tra fratelli di sangue
c’è, lo sai
- Sì, però… guardatevi: una famiglia
di modelli. Siete tutti bellissimi. Io come vostra parente non sarei
credibile
- Ti sottovaluti Cassandra – e mi trovai a studiarne ancora
una volta i lineamenti sottili, gli zigomi alti, gli occhi dorati, il
cui colore non finiva mai di stupirmi, e dal taglio lievemente a
mandorla, contornati da folte ciglia scure, come scuri erano i capelli
mossi, una massa setosa e morbida lunga fino alla vita. Poi ne osservai
la figura esile, ben proporzionata, con due gambe lunghe da gazzella
Niente male per una
quindicenne… ma che cazzo vado a pensare?! E’ una
bambina, coglione!
Riportai lo sguardo sul suo volto, soffermandomi sulle labbra carnose,
atteggiate in un’espressione di stupore per il mio esame
minuzioso.
Basta così,
idiota!
Poi tornai ad incrociarne lo sguardo ed allora la vidi arrossire
violentemente.
Merda!
- Ecco, io…
Poi vidi Alice entrare correndo come una matta per andare ad
abbracciare Cassandra, il cui colorito non accennava a tornare normale
- Starai qui con noi, l’ho visto!
- Sì, io…
- Come sono contenta, piccola mia – intervenne Esme, che con
il resto dei Cullen aveva seguito Alice a ruota.
Iniziarono a parlare tutti assieme, facendo progetti di ogni genere
circa la nuova arrivata in famiglia, sovrastando ognuno le
voci dell’altro, mentre io e Cassandra continuavamo a
fissarci in silenzio, finché l’urlo di Alice
interruppe tutto quel marasma.
- Adesso basta, so io qual è la priorità! Domani
shopping selvaggio! Dovrai pur avere un look alla Cullen!
- In bocca a lupo, Cassy! – mi augurò Edward e
solo il giorno dopo capii il perché della sua frase e delle
risate che ne seguirono.
***********************************************************************************
Ringrazio ancora per le splendide recensioni: siete tutte carinissime!
Ed una grazie anche a chi ha messo la storia tra i preferiti:
1 - acqua1879
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Un bacio a tutte voi, Nerry
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Capitolo 8 *** Primo giorno di scuola ***
Jasper Twilight - Cap 7 Primo giorno di scuola
PRIMO GIORNO DI SCUOLA
Cassy POV
Erano passati tre giorni dalla giornata all’insegna dello
shopping selvaggio, ed io stentavo ancora a riprendermi. Io pensavo che
andare per negozi fosse un divertimento, o almeno così mi era
sempre stata prospettata la cosa, ma farlo con Alice trasformava tutto
ciò da una pratica piacevole e divertente in una vera tortura,
peggiore anche della ruota o del supplizio della gocciolina, che se non
sbaglio era quello di Tantalo.
Comunque, era il primo giorno di scuola e mi ritrovavo agghindata come
se dovessi andare ad un pranzo importante. Alice aveva esagerato in
tutto: abiti, capelli e trucco; io, che odiavo dipingermi il volto,
trovavo questa pratica del tutto inutile dal momento che ritenevo che
solo un miracolo avrebbe potuto migliorarmi.
Solo su una cosa l’avevo avuta vinta, tra lo stupore generale: indossavo un bel paio di jeans… strappati!!
Alice aveva fatto il diavolo a quattro, mentre Emmett e Edward,
sì Ed, perché Jasper si era tirato fuori dai giochi,
scommettevano su chi delle due l’avrebbe avuta vinta, Emmet sulla
sottoscritta ed Edward sulla propria compagnia, fiducioso nelle sue
doti di veggente.
E stavolta vinse Emmett, ed io mi guadagnai il posto d’onore
sulla jeep di fratello orso lungo il tragitto per la scuola: in piedi
sul cassone posteriore, in pieno vento, insieme a Jasper, che non se la
sentiva di lasciarmi li dietro da sola, mentre Rose stava seduta
accanto al suo bestione; Ed e Alice erano nella Volvo di lui.
Non appena scesi dall’auto fui aggredita da Alice.
- Cassandra Cullen!!! Hai reso vana tutta la mia opera: hai i capelli che sono un disastro!!!
Io mi nascosi prontamente dietro le spalle di Emmett, indirizzandole
una linguaccia, la qual cosa suscitò le risa di tutti., Alice
inclusa.
Stavo iniziando a rilassarmi quando Edward se ne uscì con una
frase che diede il via ad una situazione ai limiti dell’assurdo.
- Umani ore 12; bersaglio Cassandra inquadrato - mormoro ridendo
- E brava il mio scricciolo – mi disse Emm scompigliandomi i capelli
- Tesoro, mi sa che tua sorella ci farà fare gli straordinari – gli disse Rose
- Già, anche se mi sa che non sarò io ad intervenire, vero Jazz?
- Che vuoi dire? – chiese l’interessato
- Vedremo, cognatino, vedremo
- Insomma, mi dite che sta succedendo? – chiesi io senza capirci niente
- Forse è meglio se Alice ti accompagna in segreteria prima che
Newton ti blocchi sulla porta d’ingresso – rispose Edward,
osservando Jasper, che, notai, si faceva sempre più di umore
nero.
- Ok…- ed anche se continuavo a non capire, mi avviai con Alice
verso il blocco principale del liceo. Improvvisamente mi resi conto che
ero al centro dell’attenzione: tutti mi guardavano incuriositi,
mormorando alle mie spalle “E’ la sorella piccola di
Emmett, prima stava presso un’altra famiglia” e ancora
“certo che è proprio una Cullen, hai visto che
occhi?”. Poi mi trovai davanti un ragazzo più grande di
me, di un biondo slavato, piuttosto insipido, nel complesso, che mi
sbarrava la strada.
- Newton, spostati, andiamo di fretta – gli disse Alice
- Presentami tua sorella e vi lascio passare – risposta che mi urtò non poco
- Piacere, Cassandra. Ed adesso scusa, ma rischio di fare tardi –
e lo oltrepassai senza neanche dargli la mano e chiedergli il nome.
- Ehi, quanta fretta… - disse afferrandomi per un braccio
- Ho detto che sono in ritardo – ripetei scandendo parola per parola e guardandolo negli occhi – Lasciami andare
- Newton, piantala – intervenne Alice
- Quante storie, si tratta solo di pochi minuti – senza accennare a mollare la presa
- Sicuramente troppi – ripsose Alice
- Eddai, non la mangio mica… - continuando a trattenermi
- Non credo riusciresti ad avvicinarti a lei a tal punto – sentii
aggiungere dalla voce di Jasper alle mie spalle, mentre mi passava le
braccia intorno alla vita e mi attirava contro di sé, mentre
l’altro mi lasciava il braccio
Sentii il volto farmisi di fuoco, incapace di muovermi, mentre Alice mi guardava sogghignando.
- Ahem, Newton, se non l’hai capito su mia sorella
c’è il cartello di “divieto di caccia” –
intervenne Emmett
Ero praticamente inchiodata sul posto, come paralizzata, pienamente
consapevole della presenza alle mie spalle che mi cingeva la vita con
fare possessivo. Riuscivo a sentirne il profumo, distinguendolo tra
tutti gli altri. E mi dava alla testa. La cosa che più mi
stupiva era la novità di quelle sensazioni. Ogni volta che
Jasper mi toccava sentivo come una scossa elettrica attraversarmi il
corpo e diventavo incapace di fare qualsiasi cosa. Alice e Rose lo
sapevano, mi ero confidata con loro dopo che Rose aveva fatto una
battuta circa il fatto che io e Jasper ci cercassimo sempre con lo
sguardo, sebbene evitassimo di ritrovarci da soli, “come due
fidanzatini alle prime armi”. E a me la definizione si calzava a
pennello, nel senso che ero veramente “alle prime armi” e
non sapevo come gestire la cosa. Con Adam c’era stato solo
qualche timido bacio a fior di labbra e comunque non erano dettati da
un sentimento che andasse oltre l’affetto fraterno; tra
l’altro lui non mi aveva mai fatto sentire come mi faceva sentire
Jasper e tutto ciò mi metteva in notevole difficoltà.
Newton, nel frattempo, si stava scusando con me ed Emmett, studiando
guardingo ogni movimento di Jasper, che, avendo percepito il mio
irrigidimento, aveva rafforzato la stretta, costringendo il povero
ragazzo a scusarsi anche con lui.
- Mi spiace, Hale, non sapevo stesse con te
- Io non… - intervenni, subito bloccata dal ragazzo alle mie spalle
- Ok, scuse accettate. Adesso scusaci tu ma siamo di fretta.
Detto ciò mi accompagnò in segreteria tenendomi una mano sulla vita.
*****
Jasper - POV
La osservai avviarsi in segreteria in compagnia di Alice, senza
però perdere di vista Newton, di cui avevo percepito
l’eccitazione e la smania da cavallo in fregola non appena le
aveva messo gli occhi addosso. Se fossimo stati da soli probabilmente
l’avrei ucciso. Mi voltai verso Edward che se la stava ridendo
per i miei pensieri mentre Rose ed Emmett attendevano l’evolversi
della situazione, lei con un sorriso sornione, tipico di chi la sa
lunga, lui intento a farsi schioccare le dita delle mani, pronto alla
scazzottata.
Ed, piantala di ridere
- Sei troppo buffo, Jasper.
Ed, smettila o dico ad Alice che mi hai riferito di aver bisogno di una camicia nuova
- Ok, ok, la faccio finita, però… voglio proprio vedere
ora cosa farai – indicandomi Cassy, alle prese con
quell’umano idiota
E no, cazzo! Le mani addosso no.
Fu con uno sforzo notevole che la raggiunsi a velocità normale, giunto in tempo per sentire dire allo stupido
- Eddai, non la mangio mica… -
- Non credo riusciresti ad avvicinarti a lei a tal punto –
intervenni, mentre, trovandomi alle spalle di Cassandra, le passavo le
braccia intorno alla vita attirandola contro di me, interrompendo
così il contatto tra Cassy e Newton, che abbassò il
braccio.
Troppo tardi realizzai cosa stavo facendo: ormai avevo la schiena di
Cassandra appoggiata contro di me, i suoi capelli mi sfioravano il
naso, riempiendolo del suo profumo.
Cannella e spezie.
Notai Alice che guardava Cassandra sogghignando, soddisfatta. Poi sentì Emmett dire:
- Ahem, Newton, se non l’hai capito su mia sorella c’è il cartello di “divieto di caccia”
Cassandra, imbarazzata dal mio gesto e dalle parole di Emm, si
irrigidì ancora di più sul posto mentre Newton si scusava
con lei ed Emmett. Studiando le emozioni di Cassandra, mi accorsi che
era imbarazzata sì, ma che non le dispiaceva affatto trovarsi
dove stava ed io rafforzai la stretta, facendole aderire la schiena ai
miei addominali. Newton si sentì allora in obbligo di scusarsi
anche con me
- Mi spiace, Hale, non sapevo stesse con te
- Io non… - intervenne Cassandra, ma io la interruppi rapidamente
- Ok, scuse accettate. Adesso scusaci tu ma siamo di fretta.
Detto ciò l’accompagnai in segreteria sospingendola,
tenendole una mano sulla vita; ritenevo infatti più sicuro che
fosse scortata da uno di noi ragazzi, dal momento che di “idioti
alla Newton” al liceo di Forks ce ne erano tanti.
Il resto della giornata, nonostante Cassandra fosse rimasta sola
durante le lezioni, trascorse abbastanza tranquillamente, anche
perché ci alternavamo ad aspettarla fuori dall’aula alla
fine delle lezioni.
Questa fu la routine dei giorni seguenti: a scuola tutti assieme; a
mensa assieme, con Cassandra che mangiava mentre noi facevamo finta;
Cassandra scortata alle lezioni, specie dal sottoscritto, tanto ormai
tutta la scuola vociferava sul fatto che stessimo assieme, e la cosa
per inciso a me non spiaceva… e neanche a lei.
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Capitolo 9 *** Sole a Forks: la quiete prima della tempesta ***
Jasper Twilight - Cap 8 Sole a Forks: la quiete prima della tempesta
SOLE A FORKS: LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA
Cassandra POV
Era ormai trascorso un mese e mezzo circa da quando ero entrata a far
parte del club dei Cullen ma costituivo ancora la novità
della scuola, forse perché ero l’unica ad aver rifilato il
due di picche al sirenetto della Forks High School. Mi chiedevo poi
come facessero a considerarlo tale; forse ero di parte, lo ammetto, e
sicuramente il fatto che fossero vampiri e che la bellezza disumana
fosse una peculiarità della specie, facevano sì che
nessuno degli studenti umani reggesse il confronto con i miei
fratelli. Figuriamoci poi Newton. Ma il fatto che i miei fratelli non
venissero neanche presi in considerazione per l’assegnazione
della fascia di Most Beautifull del liceo locale, non faceva sì
che le ragazze non gli sbavassero dietro. Con sommo divertimento di
Alice e Rose, i cui rapporti di coppia erano consolidati e ben noti a
tutti. Io ero invece quella che se la passava peggio.
Se infatti l’aver fatto credere a Newton che anche noi fossimo
una coppia mi aveva evitato alcuni approcci indesiderati,
dall’altra ero il bersaglio delle malelingue invidiose del mio
presunto rapporto con Jasper. Non che la cosa mi desse fastidio,
semplicemente mi facevo scivolare addosso quei commenti.
Quel giorno fui svegliata dall’allegro vocio di Alice, ciarliera
già di primo mattino, che tormentava il povero Edward con la
necessità stringente di andare a fare shopping: ad un mugolio
rassegnato di mio fratello scoppiai a ridere, alzandomi per iniziare a
prepararmi per uscire.
- Buongiorno anche a te Cassandra, e ricordati che la vita è una
ruota: oggi tocca a me, domani a te! – mi urlò Ed dalla
loro stanza, con cui confinava la mia nuova camera.
Scesa in cucina trovai la tavola imbandita per la colazione.
- Mamma, sei sempre la solita esagerata. Lo sai che non mangio quasi
niente al mattino – dissi ad Esme, baciandola sulla guancia. Non
si era ancora abituata al fatto che la chiamassi mamma ed ogni volta mi
guardava con gli occhi lucenti: sono certa che se avesse potuto
piangere lo avrebbe fatto.
- E fai male tesoro, alla tua età devi mangiare: lo studio, la crescita.
Alla parola crescita la guardai inarcando un sopracciglio: speravo
caldamente di fermarmi al mio metro e settantatre: già Alice era
una tappa ed avevo già superato sia Rose che Esme. Fortuna che i
maschi Cullen erano tutti alti, altrimenti mi sarei potuta dimenticare
di indossare gli stivaletti con il tacco che mi aveva costretto a
comprare Alice e con i quali sfioravo il metro e ottanta.
- Ok, meglio che ti fermi lì – mi disse Esme, ridendo
- Cucciola, buongiorno – mi salutò Emmett entrando seguito
a ruota da Rose, che venne a stamparmi il bacio del buongiorno sulla
guancia, come faceva tutte le mattine, rispettando così quella
prassi che ancora lasciava sconcertati il resto dei membri della
famiglia, bestione escluso.
- ‘Giorno, Yogi – fu il mio saluto di risposta mentre tracannavo il succo di frutta.
- Cassandra, ascolta: stamani, come puoi notare c’è il
sole, quindi noi non possiamo uscire: non è opportuno che gli
umani ci vedano sotto la luce del sole, saremmo riconoscibili per
ciò che siamo. Poi ti mostreremo perché. Pertanto ti
accompagnerò a scuola con la jeep di Emmet, che ha i vetri
oscurati, poi tornerò a prenderti a fine lezioni.
- Ok, Carlisle, nessun problema
- Bene… solo una cosa: sta attenta. Ed mi ha detto dei commenti
poco benevoli nei tuoi confronti ed Alice ha “visto”
qualcosa che non ci è piaciuto.
- Ok, cercherò di non mettermi nei guai. Ti aspetto giù in garage, allora
Arrivata nella rimessa, aprii la jeep e feci per salirci sopra quando mi sentii chiamare
- Dimmi, Jazz
- Cassy, oggi sarai a scuola da sola tutto il giorno. Sta attenta a Newton, non mi fido
- Tranquillo Jazz, so difendermi all’occasione. Adam mi ha
insegnato qualcosa – ormai parlare del mio Adam non mi faceva
più stare così male, anche se mi mancava tremendamente.
Al nome del ragazzo vidi Jasper incupirsi, poi mi ripeté le
raccomandazioni e mi lasciò lì da sola, scomparendo
rapidamente.
Tutto questo nervosismo non fece che preoccuparmi ulteriormente: la mia
famiglia non sbagliava mai qualcosa e dal momento che anche Alice aveva
avuto una visione decisi di stare fuori dai guai.
Ma furono loro a venire da me.
La mattinata, dopo che Carlisle mi aveva lasciata davanti al liceo, era
trascorsa bene, come sempre anche se nei tragitti per spostarmi da
un’aula all’altra durante il cambio di lezione li
percorrevo quasi di corsa, cercando di non farmi bloccare da nessuno.
Ma a mensa iniziarono i problemi. Il fatto che al tavolo dei Cullen
fossi seduta soltanto io dette il via ad un vocio da giornaletto
scandalistico “l’hanno già lasciata sola, se ne sono
già stancati”, “non la sopporta neanche Jasper,
altrimenti almeno lui avrebbe rinunciato alla giornata di
trekking”, “oggi la signorina sta da sola, ben le sta,
così impara a non filarsi nessuno”. Io continuavo a
pranzare tranquillamente, dispensando sorrisi all’indirizzo delle
malelingue. Poi vidi Mike Newton venire verso il mio tavolo, seguito da
Jessica non-so-chi, sua compagna di corso e ragazza ufficiale, ed un
altro paio di ragazzi, mi sembra Marc e Tom, tutti senza vassoio.
- Guarda guarda… ehi ragazzi, avete visto, la piccola Cullen tutta sola soletta…
Io continuai a mangiare senza degnarlo di uno sguardo.
- Possiamo sederci? – chiese spostando già la sedia per accomodarsi
Gli altri lo imitarono, ridacchiando, mentre Jessica metteva il muso
- Dai Mike, andiamocene
- Piantala. Va a sederti con le tue amichette e non seccarmi, abbiamo da fare. Cose da uomini
- Se ci fossero i suoi fratelli non ti comporteresti così, Mike – si lagnò lei
- Ho detto vattene, smamma
Io iniziai a raccogliere i resti del mio pranzo e poi mi alzai, sempre in silenzio, ignorandoli
Una volta posato il vassoio mi voltai e me li ritrovai tutti e tre davanti: sarei stata costretta a rivolgere loro la parola
- Cassy, Cassy… te ne vai già? – mi chiese Mike ridacchiando
- In mensa ci si viene per pranzare e dal momento che ho finito me ne vado. Con permesso.
- E dai, resta un po’ con noi – insistette lui,
attorcigliandosi una ciocca dei miei capelli ad un dito e facendomisi
più vicino.
- Newton, devo andare a lezione
- Restano 10 minuti di pausa…
- Che vorrei trascorrere in aula, leggendo. E adesso scusami veramente,
ma devo andare – stavo ribollendo di rabbia ma riuscivo a
controllarmi
- Come vuoi, principessa. Ci vediamo all’uscita, allora – e fece il gesto di soffiarmi un bacio
Che schifo! Certo che è un gran bastardo. Ha aspettato che Jasper e gli altri non fossero a scuola per saltarmi addosso.
Certa che fosse finita, all’ora di ginnastica mi recai
tranquillamente in palestra, dove, a fine lezione, improvvisamente mi
ritrovai da sola nello spogliatoio completamente vuoto. Capii troppo
tardi che mi si stava preparando uno scherzo: mi ritrovai circondata
dai tre ragazzi, sghignazzanti.
- Newton, che vuoi adesso?
- Che vorrò mai, ragazzi? – chiese agli altri due
Iniziavo ad avere paura, tanta, ma ero talmente lucida da riuscire a
ripassarmi mentalmente quelle quattro o cinque mosse che conoscevo per
metterli fuori combattimento. Certo, sapevo che non sarei riuscita a
metterli tutti fuori gioco, ma almeno la soddisfazione di
neutralizzarne uno e far male, anche se poco, agli altri due ero certa
che me la sarei tolta.
- E secondo te, Cassandra, cosa potrei volere da te? Cosa potremmo mai
volere? – disse afferrandomi ancora una volta una ciocca di
capelli, mentre io continuavo a tacere
- Sai, non mi è andata giù la figura che tu ed il tuo
ragazzo mi avete fatto fare durante il tuo primo giorno di scuola.
Soprattutto non mi è piaciuto quello che lui mi ha detto. Come
se non fossi degno di te.
Iniziavo ahimé ad intuire quale fossero le intenzioni di quei tre.
- Lo stai dicendo tu, Newton, non io. E comunque, Jasper…
- Jasper, il biondo con l’espressione agonizzante. Prima che
arrivassi tu sembrava in carenza di ossigeno, pronto a lasciarci le
penne, mentre adesso è sempre sorridente, allegro. E’
persino capace di ridere. Che cosa gli fai, per renderlo così
contento?
Cominciai a sperare che Carlisle iniziasse ad insospettirsi per il
fatto che non fossi ancora uscita per tornare a casa. La lezione era
ormai finita da venti minuti e pregavo che, in assenza di un nuvolone
che coprisse il sole della mattina, trovasse il modo di mandare
qualcuno a cercarmi.
- Perché non lo fai anche a me? Il mio umore migliorerebbe moltissimo
- Newton, piantala, non ho voglia dei tuoi stupidi giochetti
- Ma sentitela… e di cosa avresti voglia, allora? Forse ti manca
il tuo fidanzato, ma se vuoi… posso sempre rimediare io, tanto
non credo se ne accorgerà. Voglio dire… Non si
arrabbierà mica se mangio nel suo piatto, vero? – ed
iniziò a ridere sguaiatamente, mentre io mi preparavo a
difendermi
- Non ci scommetterei così tanto, Newton. Potrebbe fartela pagare molto cara… senza contare mio fratello
- Sai che paura… - mimando un balletto
Improvvisamente capii che quello era il momento giusto e feci scattare
un ginocchio in alto, verso l’inguine di Mike, che per il dolore
abbassò la testa, tenendosi con le mani i gioielli di famiglia.
Io approfittai dell’effetto sorpresa e, spinti gli altri due
l’uno contro l’altro, li feci inciampare nella panchetta
alle loro spalle. Quando sentii il tonfo della loro caduta ero
già alla porta dello spogliatoio. Mi sentii afferrare malamente
per un braccio e voltandomi vidi Mike con gli occhi fuori dalle orbite
per la rabbia. Mi assestò uno schiaffo talmente forte che andai
a sbattere violentemente contro la parete, poi mi afferrò per il
capelli, tirandomi verso di sé, e iniziò a baciarmi,
tenendomi bloccata contro il muro alle mie spalle. Quando sentii la
lingua farsi strada nella mia bocca, la morsi con tutta la forza che
avevo, riottenendo così la liberta. Riuscii a guadagnare la
porta della scuola ma una volta fuori iniziai ad imprecare per il
freddo e per il fatto che l’auto di Carlisle non fosse lì.
Dopo pochi secondi, proprio mentre Mike e gli altri due stavano per
raggiungermi fuori, vidi l’auto di Carlisle girare
l’angolo. Io mi slanciai verso di essa, lasciando i tre sul
marciapiede dove fino a pochi attimi prima stavo io, aprii lo sportello
velocemente e lo richiusi altrettanto velocemente, senza guardare il
dottore, mentre l’auto accelerava.
- Salve, Carlisle, sei arrivato giusto in tempo… - lo salutai
mentre mi voltavo verso di lui, ma la frase mi morì in bocca.
- In tempo per cosa, Cassandra? – mi chiese Jasper, guardandomi
- Porca puttana. Chi cazzo è stato?
Poi mise a fuoco la figura di Mike e degli altri due nello specchietto retrovisore
- Newton… giuro che lo ammazzo.
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Capitolo 10 *** Lampi, tuoni, fulmini e saette ***
Jasper Twilight - Cap 9 Lampi, tuoni, fulmini e saette
LAMPI, TUONI, FULMINI E SAETTE
Jasper POV
Carlisle quel pomeriggio sarebbe dovuto andare a prendere Cassandra a
scuola, dal momento che, essendo una giornata soleggiata, nessuno di
noi era andato in luoghi frequentati dagli umani. Ma l’arrivo
improvviso di ospiti inattesi dalla riserva Queileute a casa nostra
aveva fatto sì che mio padre, in qualità di capo clan,
dovesse ritardare l’uscita. Aveva cercato in tutti i modi di
contattare Cassandra al cellulare per avvisarla che avrebbe ritardato,
senza però ottenere risposta.
- Carlisle, quante volte hai già provato a chiamarla? – chiesi nervoso
- Ed e Rose stanno provando ininterrottamente da 15 minuti. E sinceramente inizio a preoccuparmi
Pessimo segno: mio padre era la calma fatta persona ed il fatto che
ammettesse così candidamente di non essere tranquillo non mi
piaceva per niente.
Poi una Alice trafelata mi venne incontro di corsa.
- Jasper, Cassandra… - il suo tono concitato non prometteva niente di buono
- Valla a prendere – intervenne Edward calmo, interrompendo la compagna e celandomi al contempo le sue emozioni
Capii allora che era il caso che mi affrettassi.
Raggiunsi la scuola spingendo il motore della jeep al massimo e quando
svoltai l’angolo della scuola vidi Cassandra corrermi incontro,
ancora in tenuta da ginnastica.
La lezione deve essere finita più tardi
Lo sportello dalla parte del passeggero si aprì che la macchina
stava ancora rallentando la sua corsa e si richiuse velocemente. Io
detti gas, ripartendo, e mentre la ragazza al mio fianco si allacciava
la cintura di sicurezza ne percepii l’eccitamento dovuto ad una
forte scarica di adrenalina. Stavo cercando di analizzare meglio la
cosa quando lei iniziò a parlare.
- Salve, Carlisle, sei arrivato giusto in tempo… - disse ma la frase lei morì in bocca.
- In tempo per cosa, Cassandra? – le chiesi, incrociando i suoi
occhi, sconcertato per il fatto che non si fosse accorta che in auto ci
fossi io e non nostro padre.
Fu questione di un secondo e mi infuriai come non mai: aveva la guancia
gonfia e livida, su cui spiccava il segno di una mano. Maschile.
L’angolo destro del labbro superiore era tumefatto. Aveva i
capelli annodati, come se qualcuno glieli avesse tirati
malamente.
- Porca puttana. Chi cazzo è stato?
Poi misi a fuoco la figura di Mike e degli altri due nello specchietto retrovisore
- Newton… giuro che lo ammazzo.
- No! – urlò, lei, voltandosi verso di me con sguardo
implorante, attaccandomisi ad un braccio – in fin dei conti non
è successo niente di grave – aggiunse, con la voce che
diveniva un sussurro
- Niente di grave? Niente di grave?! Lui è un uomo morto! Ed è mio!
Mi resi conto che la stavo terrorizzando e dal momento che ormai
eravamo vicini a casa, e quindi sufficientemente lontani da dove
avevamo lasciato l’idiota perché io non tornassi indietro
e lo finissi, inchiodai la macchina con una frenata brusca e scesi per
sbollire la rabbia. Non potevo indirizzarla contro di lei, quindi mi
inoltrai nel bosco velocissimamente e detti un pugno contro un albero,
buttandolo giù, sradicandolo. Stavo ancora cercando di
riprendere il controllo quando mi sentii chiamare debolmente
- Jasper… -
Mi voltai a guardarla molto lentamente e la vidi avvicinarsi a me con passo incerto, sollevare una mano e carezzarmi una guancia
- Sto bene. Non è riuscito nel suo intento, dico davvero – aggiunse a voce bassa, cercando di calmarmi
Stranamente il suo tocco riuscì a placare in parte la mia ira.
Poi abbassai gli occhi sulla sua maglietta, e tornai a ribollire
- Quel gran figlio di… ma cosa credeva di fare? – la vidi
tremare, e non solo per la mia reazione, ma anche per il freddo
La maglia, già di per sé leggere, aveva uno strappo sul
davanti, da cui si vedeva chiaramente il blu del reggiseno, che
spiccava sulla pelle di lei. Mi tolsi il maglione e l’aiutai ad
infilarlo, poi la strinsi a me.
- Scusami, non avrei dovuto gridare con te. E’ solo che…
- Lo so – mi sussurrò contro il petto – ma ti prego:
non esporti inutilmente. Non puoi permettere che un momento di rabbia,
per quanto giustificata vi costringa, ci costringa, a lasciare Forks
- Andiamo a casa
Raggiungemmo casa nostra in silenzio. Edward ci aspettava sulla porta,
probabilmente aveva già letto i pensieri di Cassandra e sapeva
già come si erano svolti i fatti, ma non lasciava trapelare
niente. Notai lo scambio di occhiate tra Cassandra a mio fratello e ad
un cenno del capo di quest’ultimo capii che lei gli aveva chiesto
di mantenere il silenzio.
Sospirai guardando mio fratello, nuovamente preda dell’istinto omicida
- Ha ragione lei, non possiamo rischiare di farci scoprire
Entrammo in salotto e non appena gli altri la videro le si accalcarono tutti intorno, preoccupati.
- Sto bene, niente che non si possa risistemare in pochi giorni
- Papà, le daresti un’occhiata, per favore? –
intervenni io richiedendo l’intervento di mio padre in
qualità di medico
- Certo, figliolo. Vieni tesoro, andiamo in camera tua
Li vidi sparire su per le scale, speranzoso che Cassandra si aprisse
con nostro padre e gli raccontasse l’accaduto: noi avremmo
ascoltato tutto dal salotto, grazie al nostro udito eccezionale.
La sentimmo infatti descrivere a grandi linee l’accaduto:
l’episodio in mensa, quello che era avvenuto in palestra, con lei
che si difendeva e riusciva a scappare. Poi, dopo una decina di minuti
di silenzio in cui Carlisle la visitava, mio padre scese in salotto.
- Sta bene, ha solo bisogno di riposare.
- Non è.. non ha… voglio dire Newton…
- No, Jasper, non l’ha stuprata: è scappata prima che
quella bestia ci riuscisse. Ed il tuo arrivo è stato
provvidenziale
Il ringhio di Rose gelò la stanza. Emmett era riuscita a bloccarla prima che si slanciasse sulle orme di Newton
- Lo ammazzo, quel maiale! Lo ammazzo!
Sapevamo tutti che lei, avendo vissuto una violenza, a seguito della
quale Carlisle l’aveva trasformata, era la sola persona in grado
di capire cosa Cassandra avesse passato realmente.
- Rose, calmati. Non vuole assolutamente che ci esponiamo per lei,
è stata chiara in tal senso. Non appena avrà finito di
fare la doccia l’accompagnerò alla polizia: ha deciso di
denunciarlo. Io farò un esposto al preside della scuola.
E’ la soluzione migliore per tutti, anche per lei.
- La cosa non mi va a genio, papà. Ma va bene così. – dissi allora
- Ma in un modo o nell’altro giuro che gliela farò pagare
– concluse Rose, mentre io mi avviavo al piano di sopra.
Bussai alla porta della camera di Cassandra
- Posso entrare?
- Un attimo, Jazz
Dai fruscii che provenivano dall’interno capii che si stava vestendo
- Entra pure
E così feci, richiudendomi la porta alle spalle. Poi mi voltai
ad osservarla. Aveva i capelli raccolti in un telo da bagno. Il labbro
era gonfio e lucido, la guancia stava già meglio: sospirai
sollevato. Poi vidi l’impronta delle dita sul braccio e
l’ematoma sulle spalle: la canotta che indossava sopra i jeans lo
celava solo in parte. Mi avvicinai a lei nuovamente imbelvito.
- Quanto è grande il livido che hai dietro? – chiesi incespicando nelle parole
- Non molto – rispose facendo spallucce, per poi trasalire.
- Che hai?
- Il collo… e la testa… mi ha sbattuta contro il muro
– disse con un filo di voce, studiando la mia reazione.
Mi avvicinai a lei lentamente, le liberai i capelli dal telo e le
passai una mano tra di essi, alla base nella nuca, attirandola verso di
me
- Va meglio? – le chiesi quando la sentii mugolare soddisfatta
per l’effetto della mia mano gelata sul punto dolorante
- Mh, decisamente. Sei meglio di un presidio medico chirurgico. – disse ridacchiando imbarazzata
Le sorrisi
- Ok, allora vediamo di sistemare anche questo – e le posai due dita sulle labbra
Lei arrossì violentemente ed il suo odore, mescolato a quello
del sapone e dello shampoo mi colpi le narici con la forza di un pugno
di Emmett, devastante.
- Aspetta… un… secondo… non… muoverti
– sussurrai, ormai con il cervello completamente staccato dalla
parte razionale
La vidi dilatare gli occhi per la sorpresa quando abbassai il volto verso il suo
- Ferma… non… muoverti – mormorai ancora.
Poi, finalmente, le sfiorai le labbra con le mie.
*******************************************************
Voglio ringraziare ancora chi mi segue costantemente, soprattutto
alcune delle mie fans più affezionate che non perdono mai
occasione di recensire i capitoli facendomi i complimenti per la storia
e lo stile. GRAZIE DI CUORE e UN BACIO
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Capitolo 11 *** Non tutti i mali vengono per nuocere ***
NON TUTTI I MALI VENGONO PER
NUOCERE
Cassandra POV
Dopo avermi visitata, Carlisle scese dagli altri. Io avrei fatto una
doccia, poi mi avrebbe accompagnata dalla polizia per denunciare
Newton. Speravo caldamente che questo servisse ad evitare una qualche
reazione sconsiderata da parte dei miei fratelli, ma il ringhio
violento seguito dalle grida di Rose mi face capire che così
non sarebbe stato.
Speriamo solo che non
faccia una cazzata irreparabile.
Quando Jasper bussò alla mia porta, mi infilai rapidamente
un paio di jeans ed una canotta poi lo feci entrare in camera mia.
Sembrava che Carlisle lo avesse calmato abbastanza, ma quando mi vide i
lividi che non aveva notato in precedenza tornò a schiumare
rabbia mal repressa. Poi quello che iniziò come il tentativo
da parte sua di dare sollievo con le sue mani gelide alla mia nuca ed
al labbro tumefatto si trasformò in qualcosa di diverso.
Non appena mi posò le dita gelate sulla bocca la mia schiena
fu attraversata da una scarica elettrica ed io mi sentii il viso ed il
collo in fiamme.
Lo vidi socchiudere gli occhi
- Aspetta… un… secondo…
non… muoverti – sussurrò, avvicinandosi
con il volto verso il mio
Oddio…
oddio… fu la sola cosa che riuscii a pensare,
inchiodata sul posto per la sorpresa e l’aspettativa
- Ferma… non… muoverti –
mormorò ancora.
Poi, finalmente, le sue labbra sfiorarono le mie delicatamente. Erano
fredde e bollenti allo stesso tempo. Mi stuzzicò la bocca
con piccoli baci leggeri, poi si staccò da me per guardarmi
negli occhi.
Non smettere, ti prego
E lui tornò a baciarmi, stavolta premendomi sulle labbra con
più decisione, fino farmi dischiudere la bocca per poi
iniziare a giocare con la mia lingua
Muoio
E quello fu l’ultimo pensiero che mi attraversò la
mente. Mi è ancora difficile dare un nome alle sensazioni
che mi trasmetteva, sentivo solo la mano sulla nuca che mi teneva la
testa per approfondire il bacio, mentre con l’altro braccio
mi faceva aderire a sé.
Era la prima volta che venivo baciata così ed ero certa che
nessun’altro lo avrebbe fatto all’infuori di
Jasper.
Ad un certo punto mi ritrovai sdraiata sul letto con Jasper sopra di
me, che continuava a baciarmi. Ogni tanto lasciava la mia bocca per
dedicarsi alla mandibola, agli zigomi e al collo, consentendomi
così di riprendere fiato. Poi torno ad impossessarsi della
bocca, stappandomi un gemito di dolore: il labbro spaccato stava
iniziando a complicare le cose.
Merda, proprio ora?!
Jasper sollevò la testa di scatto, guardandomi in volto
- Oddio, Cassy, mi dispiace, sono un completo idiota, non avrei dovuto
neanche… – mi disse liberandomi del suo
peso
- No! – urlai, mettendomi seduta di scatto, per poi ripeterlo
con un tono più basso, mentre arrossivo – No, per
favore, non dirlo
- Cosa non dovrei dire? – mi chiese, sorridendomi dolcemente
- Che non avresti dovuto… - abbassai la testa, vergognandomi
- Continua
- Baciarmi – sentivo il viso a fuoco
Cazzo, manco andasse a
fuoco solo quello. A dir poco mi sta uscendo il fumo dalle orecchie.
- Non mi pento di averti baciata, anzi – sollevandomi il viso
con due dita e sorridendomi sempre più teneramente
Aiuto, brucio, chiamate
i pompieri!
- E’ la scelta del momento che non è stata
azzeccata
Newton. Lo ammazzo.
Cazzo. Ricevo il mio primo vero bacio da un pezzo di ragazzo che
si sa dove comincia ma di cui non si vede la fine... ed il
labbro che LUI mi ha spaccato rovina tutto. Lo ammazzo.
- Se il tuo istinto omicida è indirizzato contro Newton, gli
stai facendo un torto. Pensa a come è iniziato il bacio.
Riflettici, amore
- Mhm, sì, come no… – poi mi ghiacciai,
sembravo una statua di sale, mentre Jasper mi scrutava negli occhi e
nell’anima
Amore?! Devo aver preso
una bella botta in testa. O sto sognando, non c’è
altra spiegazione: prima immagino Jasper che mi bacia e poi mi chiama
pure amore. Ora mi sveglio e torno alla normalità.
- Cassandra, amore, cosa c’è?
Ancora
- Non stavo sognando allora… - mormorai, sempre
più incredula e con il cuore che mi scoppiava
- No, e te lo dimostro – e tornò a baciarmi
dolcemente.
Quando si staccò da me avevo il fiatone come se avessi corso
la maratona di NY
- E adesso andiamo.- disse alzandosi dal letto con un movimento fluido,
aiutandomi poi a fare altrettanto.
- Carlisle ci sta aspettando per andare dallo sceriffo.
- Vieni anche tu? – lo guardai speranzosa
- Certo, non ti lascio da sola. E poi potrebbero convocare Newton
- Jazz, mi prometti che non gli farai niente? – gli circondai
la vita con le braccia, poggiandogli la fronte sul petto.
- E perché dovrei? – mi rispose,
poggiandomi il mento sulle testa - In fin dei conti, nonostante tutto,
mi ha anche fatto un favore
Io lo strinsi ancor di più, sorridendo per
l’assurdità della cosa: aveva ragione, aveva fatto
un favore ad entrambi. Era sorprendente quanto mi riuscisse facile fare
ciò che avevo sempre desiderato ma che non avevo mai osato
fare prima. Ebbene sì: realizzai in quel momento che,
nonostante il dolore per la perdita del mio unico vero amico, Adam, mi
ero innamorata di Jasper fin dal primo momento. Perdutamente.
- Anzi, due.
Merda. Ha sentito
ciò che provo per lui.
- Ehi, guarda… che la cosa è reciproca.
Sollevai la testa di scatto, ancora una volta sorpresa dalle sue parole.
- E adesso andiamo – disse, baciandomi poi sulla fronte
– Emmett sta iniziando a fare il diavolo a quattro con Alice
e Rose per salire e controllare cosa stiamo facendo. E’
incredibile il senso di protezione che ispiri a quell’orso:
se solo ti facessi soffrire sarebbe pronto a staccarmi la testa a morsi.
- Ricordatelo!!! – sentii tuonare la voce di Emmett dal piano
di sotto.
Scoppiammo a ridere entrambi. Poi, dopo essermi infilata un
maglioncino, raggiungemmo gli altri tenendoci per mano.
*******************************************************
AVVISO: probabilmente a causa del mio lavoro non riuscirò a
postare sempre con la stessa frequenza. Me ne scuso anticipatamente. Un
bacione a tutti.
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Capitolo 12 *** Non tutti mali vengono per nuocere... o forse sì ***
NON TUTTI I MALI VENGONO PER
NUOCERE...
O FORSE SI’
Cassandra POV
Le sera stessa dell’aggressione Carlisle, in
qualità di dottore, mi disse che il giorno dopo avrei
saltato la scuola. Io avevo insisto, cercato inutilmente di convincerlo
del fatto che stavo bene, ma Edward non si era fatto gli affari suoi ed
aveva rivelato alla famiglia che avevo intenzione di affrontare Newton
davanti a tutto il corpo studentesco. Lo stupido avrebbe saputo che lo
avevo denunciato solo nei giorni seguenti: lo sceriffo aveva aperto un
fascicolo a suo carico e, per evitare clamore, dal momento che aveva la
fedina penale pulita, voleva fare le cose con calma e discrezione.
- Eddai, Carlisle, che vuoi che mi possa fare?
- No, domani rimani a casa. Al limite riprenderai a frequentare la
scuola il giorno dopo. Tra l’altro, per domani Alice ha
previsto il sole, quindi saresti da sola
- Neanche per sogno, tu a scuola da sola non ci vai più
– mi ingiunse Jasper, abbracciandomi protettivo
- Ma…
- Niente, ma. Da ora in poi tu frequenterai le lezioni solo se saremo a
scuola anche noi. Chiuso il discorso
- Va bene, Jazz… - capitolai, non senza sbuffare
- Inoltre – intervenne Emmettt – mi vuoi privare
della soddisfazione di vederti mentre gliele suoni?
- Ahem…
- Che c’è Jasper
- Piantala! Sarebbe buona a dargliele davvero
- Oh, ma lo farà… e sarà uno
spettacolo – disse allora Alice – vedrete
– e sghignazzando allegramente volò tra le braccia
di Edward
Quella sera andai a dormire piuttosto presto, la giornata era stata
lunga e le emozioni talmente forti che crollai con la testa sulla
spalla di Jasper, che era salito in camera per darmi la buonanotte.
Fui svegliata da qualcosa di freddo che mi sfiorava il volto e da una
voce angelica
- Sveglia dormigliona… sono le nove di mattina ed io e te
abbiamo un appuntamento con il sole
- Altri 10 minuti… - supplicai voltandomi su un fianco e
andando a poggiarmi contro il corpo allungato sul mio letto, accanto a
me
- Eddai… alzati – e mi sentii sfiorare le labbra
una, due, tre volte, finché, ormai sveglia, non mi ritrovai
ancora una volta coinvolta in uno dei baci più devastanti
per la mia salute mentale.
Improvvisamente mi ritrovai sdraiata su Jasper, immobilizzata dalle sue
gambe intrecciate alle mie e dalle braccia che mi stringevano per la
vita e le spalle. In un momento di lucidità mi rammentai che
in casa non eravamo soli.
- Jazz.. meglio smettere… Emmett…
- Non c’è… Alice ha convinto tutti ad
andare a caccia
Soli. Devo ricordarmi di
ringraziare quel folletto dispettoso.
Con una mossa fulminea ci ritrovammo a parti invertite, con Jasper che
si teneva sui gomiti puntati sul materasso per potermi guardare negli
occhi.
- Sei dolcissima quando dormi – carezzandomi il volto
- Sei… sei.. rimasto con me tutta la notte…
- Mi sono allontanato stamani, giusto il tempo di farmi una doccia
– mi rispose, strusciando il naso contro la mia gola, subito
sostituito dalla bocca.
Oddio, ma
perché mi deve fare questo effetto?!
Sentivo uno strano pizzicore alla base della spina dorsale ogni volta
che mi baciava. Iniziava sempre così, da lì, poi
mi si allargava a tutta la schiena e mi venivano i brividi.
- Hai freddo?
- No – risposi velocemente per paura che si scostasse proprio
come la sera prima – Anzi
Ed era vero. Lui era gelato ma il contatto con la sua pelle mi scaldava
tanto che sarei potuta entrare in ebollizione.
Lo sentii ridacchiare sommessamente.
Vediamo se ti diverti
ancora…
E gli infilai una mano sotto la maglietta, iniziando a carezzargli i
muscoli della schiena. La sua reazione fu immediata: fu attraversato da
un fremito; avevo notato che tutte le volte che gli toccavo la pelle
della nuca rabbrividiva.
- Piccola peste – mi sussurrò a filo di labbra,
baciandomi ancora.
Persi completamente il controllo delle mie azioni, la parte razionale
del cervello scollegata, mi muovevo solo per istinto. Sentivo la pelle
delle spalle di Jasper sotto entrambi i palmi, mentre le sue mani mi
carezzavano i fianchi. Registrai a mala pena che mi faceva sollevare
una gamba, portandomi la coscia all’altezza dei suoi fianchi.
Poi con la mano risalì il braccio in una lenta carezza, fino
ad arrivare alla spallina del top con cui ero solita dormire,
abbassarla e poi lasciarmi la bocca per baciarmi sulla clavicola,
tracciandovi una scia di fuoco. Mi ritrovai ad armeggiare con
la sua maglia: riuscii a tirargliela su fino alle spalle poi lui mi
aiutò a sfilargliela. Ripresi a carezzargli le
spalle… la schiena… i pettorali… gli
addominali… sembrava di carezzare la statua del David
talmente era tanta la perfezione di quel corpo. Avevo perso tutti i
freni inibitori che può avere una vergine di quindici anni.
Soprattutto dopo che Jasper aveva iniziato a baciarmi
l’incavo tra i seni: il top era stato strappato via in malo
modo. Volevo di più. Il cervello ed il mio cuore gridavano
“ancora”. Presi a far scivolare le mani sempre
più giù, fino alla cintura. E mi ritrovai con le
braccia sollevate sopra la mia testa, i polsi bloccati delicatamente
dalle mani di Jasper.
- No -
Lo guardai senza capire il senso di quel monosillabo. Eravamo entrambi
ansimanti.
- Jasper…-
- No – tornò a ripetermi, fissandomi negli occhi
con amore
- Ma…
- Siamo già andati troppo oltre. Sai cosa succederebbe se
non ci fermassimo adesso, vero?
- Sì… - continuavo a non capire, io volevo che
succedesse
- Hai solo quindici anni…
- Quasi sedici, mancano 10 giorni
- Hai solo sedici anni – si corresse, sorridendomi
– anche se non cambia le cose. Non credo tu sia
già stata con un ragazzo, così come non credo sia
giusto che il primo sia io, un vampiro
Mi divincolai da lui come una furia, e mi alzai velocemente infilandomi
la prima cosa che mi capitò a tiro, una maglia di Emmett,
regalatami da fratello orso perché sapeva quanto mi piacesse
quel drago dorato che la decorava; mi stava grande, decisamente, ma era
perfetta: andato il top, ero rimasta in slip.
- Esci da questa stanza, Jasper. Fuori
- Cassy…
- Ho detto fuori. – e mi preparai al colpo finale - Devo
farmi la doccia: mi sento sporca
Lo vidi cambiare espressione: mi lanciò uno sguardo pieno di
rabbia e dolore. Lo avevo ferito volutamente, ma in quel momento mi era
sembrata l’unica cosa da fare per scaricare su di lui la mia
frustrazione, e comunque era così che mi aveva fatta
sentire. Mi aveva fatta sentire sporca ed inadeguata.
Afferrò la maglia con un gesto di stizza, infilandosela
rapidamente, mostrandomi un’indifferenza che mi feriva ancora
di più. E sicuramente lo percepì, come aveva
percepito tutte le mie emozioni fino a quel momento, ma lo
ignorò. Sapevo quanto fosse orgoglioso, tanto quanto me, se
non di più, perciò il fatto che si avviasse alla
porta senza ribattere non mi stupì affatto.
- Come vuoi – furono le sue uniche due parole
Aprii la porta, ma prima di vederlo uscire del tutto, affondai un
ultimo colpo
- Un’ultima cosa: d’ora in poi stammi lontano, non
voglio più avere niente a che fare con te. Ne ho
già avuto abbastanza di avere per ragazzo un vampiro
Era fermo, immobile sulla soglia della mia stanza e mi guardava con lo
stesso sguardo che aveva quando lo vidi la prima volta. Mi sentii il
cuore andare in mille pezzi, sgretolarsi, ma ormai il danno era fatto.
E conclusi la scenata sbattendogli violentemente la porta in faccia.
Complimenti, Cassandra.
Bella stronza.
Poi mi gettai sul letto, scoppiando a piangere. E fu li che mi
ritrovò Alice quando giunse a casa mezz’ora dopo,
abbandonando la caccia per una presunta emergenza a casa che aveva
fatto accorrere tutta la famiglia.
*********************************************************
Spero non me ne vorrete, ma la litigata mi serve per introdurre un altro personaggio. Indovinate chi ?
Baci
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Capitolo 13 *** Fratello orso e nuovi incontri ***
FRATELLO ORSO E NUOVI INCONTRI
Jasper POV
Ero catatonico, svuotato, devastato. Morto. Dacché ero stato
trasformato in vampiro quella era la prima vera volta in cui mi sentivo
morto. Ed era solo colpa mia.
Idiota. Coglione. Testa
di cazzo.
Sarei andato avanti per l’eternità, ma il
ricoprirmi di epiteti non mi avrebbe restituito ciò che con
i miei scrupoli assurdi avevo gettato alle ortiche.
Dio, come mi manca.
Avevo ancora il suo profumo nelle narici, la sua dolcezza in bocca ed
il suo calore su di me.
Emisi un ringhio basso, una sorta di lamento. Se avessi potuto
procurarmi la morte lo avrei fatto.
Sono proprio uno
stronzo. Come se anche lei non stesse male.
Mi diressi stancamente in salotto, dove, pochi minuti dopo, fui
aggredito da Alice. Sapeva già tutto.
- Dov’è?
- In camera sua
- Io vado da lei. Rose, tu bada a che Emm non lo uccida. Io e te, Jazz,
faremo i conti più tardi
La vidi sparire in direzione delle scale.
- Perché non siete andati alla radura? – chiese
Emmett sospettoso
- Perché nostro fratello è un coglione, Emm
– intervenne Edward, anche lui già a conoscenza di
tutto
- Ma chi è che piange? – chiese allora Esme,
preoccupata, poi guardò verso di me e capì
- Io ti ammazzo! Ti avevo avvertito! – il pugno di Emm mi
colpì in pieno volto, spedendomi verso la parete alle mie
spalle, poi fu bloccato da Edward e mio padre.
- Lasciatelo fare. Ha ragione. Me lo merito. Ed inoltre così
smetterò di soffrire. – dissi riacquistando una
posizione eretta.
Alle mie parole la rabbia di Emmett si sgonfiò tutta assieme.
- Cosa è successo? – mi chiese preoccupato anche
per me
- Per una volta che mi sono fatto degli scrupoli… Diciamo
che ho scelto il momento sbagliato
- Non avrete… - mi chiese Rose, incredula
- No… mi sono fermato in tempo, ma Cassy ha frainteso le mie
motivazioni, credo… e mi ha liquidato
- Cioè… fammi capire… ti ha mandato al
diavolo perché ti sei rifiutato di fare l’amore
con lei?! – Emm era sorpreso dell’intraprendenza
della ragazza, tanto che iniziò a sghignazzare
- Di sicuro non è mia sorella… ma cazzo, se mi
somiglia… anche io mi incazzo se Rose… Ahio!!!-
fu bruscamente interrotto da un pattone della sua dolce metà
- Idiota – fu poi il commento di lei
- Ma che ho detto?!
Io li osservai per un attimo poi mi avviai verso la porta
- Figliolo, dove vai?
- Vado a fare un giro, papà – poi avvicinandomi a
Esme – Mamma, non so quando ritornerò, non
aspettarmi – la baciai e uscii di corsa, mentre sentivo mio
fratello Edward dire al mio posto – Denali.
Forse era il caso che rimanessi lontano da casa per un po’,
così avrei restituito a Cassandra un po’ di
tranquillità.
Speriamo che non si
metta nei guai.
Denali. Afferrai le borse, avviai il motore della motocicletta e partii
sgassando.
*****
Cassandra POV
Erano trascorsi sei giorni da quando se ne era andato. Sapevo che
l’aveva fatto perché sperava che mi riprendessi
più facilmente. Tutto inutile.
Beh, mi ha dato
ciò che gli ho chiesto. Che mi lamento a fare?
Avevo tutta la famiglia intorno. I miei fratelli non mi lasciavano mai
sola e cercavano di distrarmi in ogni modo. Esme mi viziava
tremendamente e Carlisle, che avevo iniziato a chiamare
papà, aveva preso dei giorni di ferie per stare con me,
giorni durante i quali mi istruiva su tutto quello che riteneva dovessi
sapere sui vampiri. Lui sperava che questo servisse a distrarmi dal
pensiero di Jasper ed io glielo lasciavo credere, ma tutto
ciò che mi diceva, ogni cosa, gridava Jasper: il gelo della
pelle, Jasper che mi carezzava; la durezza del corpo, Jasper sdraiato
sopra di me sul mio letto, intento a baciarmi; la bellezza
irresistibile, Jasper a torso nudo, seduto sul mio letto; la voce
angelica, Jasper che mi sussurrava dolcemente all’orecchio,
abbracciandomi; Jasper, Jasper e ancora Jasper.
Avevo anche imparato a celare i miei pensieri ad Edward: cantavo,
cantavo di tutto, dalle filastrocche per bambini alle canzoncine
sconce, passando anche attraverso l’opera. E questo faceva
impazzire mio fratello.
Emmett cercava di farmi ridere in ogni modo, ed io mi sforzavo di
mostrarmi serena e di divertirmi, ma glielo leggevo negli occhi che non
cadeva nel mio tranello. Assai spesso mi abbracciava teneramente e mi
stampava baci sulla testa, sotto lo sguardo triste di Rose ed Alice.
Mi sforzavo di far apparire che non fosse successo niente, ma ci
riuscivo solo di giorno. La notte la trascorrevo sdraiata sul tappeto
della mia camera da letto, rannicchiata su me stessa, dormendo di un
sonno, quando arrivava, tormentato e fatto di incubi. Il più
frequente era quello in cui Jasper mi sorrideva per poi guardarmi
improvvisamente triste, voltarsi ed andare via; io cercavo di
raggiungerlo ma più io mi avvicinavo a lui e più
lui si allontanava da me.
Quella mattina Alice entrò nella mia stanza a passo di carica
- Adesso basta, non puoi struggerti per quello scemo
- Alice, che vuoi? – le chiesi, guardandola in cagnesco
- Vestiti, tra dieci minuti arriveranno i Quileutes:
c’è stata una serie di sparizioni a Port Angeles e
loro hanno fiutato la scia di due vampiri, forse quelli a capo del
gruppo di neonati che ti hanno attaccata sul bus scolastico. Vestiti,
papà vuole che tu sia presente: li avremo spesso in giro per
casa
- Mh – mugugnai in risposta, infilandomi nel bagno
- E sbrigati
- Sissignore, signor generale – le risposi infilandomi nella
doccia
Quando scesi in salotto, vi trovai sei ragazzi che non conoscevo,
cinque maschi e una femmina, tutti inconfondibilmente indiani. Sapevo
che erano licantropi, nemici giurati dei vampiri, ma che avevano
stretto un patto con i Cullen quando arrivarono qui la prima volta: si
spartirono il territorio e la riserva rimase off-limits per i freddi,
come il branco di La Push chiamava i vampiri. Le cose si erano un
po’ modificate nel tempo e sembrava che i due gruppi
riuscissero a convivere civilmente per proteggere il territorio da
“invasori” esterni all’accordo
originario. Come in questo caso.
Mi fermai sulla soglia osservandoli incuriosita, stupita dalla mole dei
ragazzi, uno dei quali mi sembrava essere addirittura alto quanto Emmett
- Cassandra, vieni – mi chiamò mio padre
sorridendo e allungando verso di me una mano, in segno di invito. Una
volta che gli fui vicina mi circondò le spalle con fare
protettivo.
- Cassandra, loro sono Sam, Embry, Quil, Leah, Jackob e Seth. Ragazzi
lei è mia figlia Cassandra
- Cassy – lo corressi, sorridendo all’indirizzo del
gruppo. Gli ultimi due furono quelli che più mi colpirono.
Seth sembrava infatti avere la mia età, mentre Jackob era la
montagna alta quanto fratello orso.
Parlarono per un po’ tra di loro circa le precauzioni da
adottare e le ricerche dei due vampiri.
Io intanto studiavo Seth e Jackob. Notai che quest’ultimo si
soffermava spesso con gli occhi sulla mia figura, soppesandola. Aveva
gli occhi di un marrone scuro, lucido come il velluto, i capelli neri e
lucenti ed una stazza impressionante: la maglietta di cotone, aderente,
ne metteva in risalto il torace ampio e muscoloso. I lineamenti del
volto non erano quelli perfetti e delicati di un vampiro,
bensì erano piuttosto marcati: nel complesso era comunque un
ragazzo per cui sarebbe facile perdere la testa. Mi sentii osservata
ancora una volta e mi accorsi che il mio esame della sua figura non gli
era passato inosservato. Mi sorrise sollevando un angolo della bocca,
iniziando a sua volta ad esaminarmi. Probabilmente quello che vide gli
piacque, perché intensificò il sorriso, facendomi
arrossire. Seth, che aveva notato lo scambi di occhiate, gli
assestò una gomitata, riportando la sua attenzione sul
discorso.
Poi, improvvisa, arrivò quella domanda
- Carlisle… Jasper dov’è? –
chiese Jackob
Mi colse impreparata e la fitta di dolore fu talmente acuta che mi
tolse il respiro
- Scusatemi… un attimo…- e mi allontanai in
cucina, dove poco dopo mi trovò Emmett, le mani che
stringevano violentemente i bordi del tavolo, mentre cercavo di
riprendere il controllo della respirazione.
La manona di Emmett mi calò sulla spalla e dopo avermi fatto
voltare verso di sé mi abbracciò stretta.
- Emm… fa male – gli dissi tenendo il volto contro
il suo torace nel tentativo di nascondere le lacrime che scendevano
silenziose.
- Lo chiamo e gli dico di tornare
- Non servirebbe a niente. E’ stato chiaro: sono una
mocciosa… e come se questo non bastasse, non solo sono
ancora vergine, ma non sono neanche un vampiro. Ergo: non faccio per
lui. Tra l’altro me lo ha detto quasi a chiare lettere:
trovati un amichetto umano, poi, caso mai, vedremo.
- Lo hai frainteso, Cassy. Jazz vuole solo che tu viva la tua
età: lui si è arruolato molto giovane, troppo,
barando sull’età, è partito per la
guerra e poi si è trovato vampiro. Non vuole privarti di
ciò che non ha avuto lui.
Io rimasi in silenzio, stretta in quel rassicurante abbraccio fraterno.
- Il suo è un gesto d’amore, Cassy.
- E lo chiami amore tutto ciò? Sto maledettamente male
- Ti ama
- Anche io lo amo, ma questo no gli da il diritto di decidere per me
- Lo chiamo e gli dico di tornare. Capirà…
Eppoi... Deve tornare anche perché abbiamo bisogno di lui
per fermare quei due vampiri prima che ci facciano scoprire dagli umani
- Ok. Torniamo dagli ospiti?
- Non preoccuparti, sono andati via. Torneranno domani per dirci cosa
hanno trovato.
- Emmett?
- Dimmi scricciolo
- Ti voglio bene
- Anche io, scricciolo, anche io
*****
Jasper POV
Erano trascorsi sei giorni da quando me ne era andato. In tarda
mattinata mi arrivò la telefonata di Emmett, in cui mi
chiedeva di tornare a casa perché erano sorti dei problemi e
Cassandra poteva essere in pericolo. Non volli sentire altro
- Parto subito
- Ti aspettiamo, Jasper.
Recuperai le mie cose al volo, pensando a Cassandra. E a quanto fossimo
stati vicini a fare l’amore. Perso nei miei pensieri non
sentii arrivare la presenza alle mie spalle, finché due
braccia sottili non mi abbracciarono da dietro, circondandomi la vita.
- Dove vai?
- Torno a casa. Tanya, lasciami in pace. – liberandomi dalla
presa
- Vengo con te
- No
- Ma Jasper…. – iniziò mugolando
Mi voltai verso la bella vampira bionda che aveva concentrato tutto il
suo potere seduttivo sul sottoscritto, dopo che Edward
l’aveva rifiutata per qualche decennio, per poi fare di Alice
la sua compagna, subito dopo il nostro arrivo in famiglia.
- No, Tanya. Non ho bisogno di altri fastidi a casa.
Mi guardò sorridendomi seducente
- E così io sarei un fastidio, eh? – e muovendosi
seducente me la ritrovai praticamente addosso
- Tanya…- sospirai, iniziando ad adirarmi seriamente
- Ok, ok – rispose spostandosi – prometto che mi
comporterò bene Forks
E lì compresi che il grosso dei miei guai con Cassandra era
appena iniziato.
***************************************
Grazie ancora per le splendide recensioni ed a chi ha messo la storia tra i preferiti. Baci.
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Capitolo 14 *** Oggi una vampira per te... ***
Jasper twilight - Cap 13 Oggi una vampira per te...
OGGI UNA VAMPIRA PER
TE…
Cassandra POV
- Cassandra…
- Si, Alice?
- Emm ha parlato con Jasper
Sentii il cuore mancare un colpo, le mani mi si fermarono a
mezz’aria, le dita sospese sui tasti del pianoforte di
Edward, il quale aveva iniziato ad insegnarmi a suonarlo.
- Ha detto che sarà qui il prima possibile
La guardai cercando di riprendere il controllo, posandomi le mani
giunte in grembo, ignorando il dolore sordo che avevo nel petto.
Notai lo strano sguardo di intesa che si scambiò con Rose
- Diglielo, Alice
- Non so…
- Vuoi farla stare peggio di come sta già?
- No, ma…
- Smettetela di parlare di me come se non ci fossi!!! – urlai
loro, imbelvita, alzandomi di scatto e voltandomi verso di loro
- Ecco… quello che Jasper non ha detto…
perché non poteva saperlo al momento della
telefonata…
- Alice… Stringi!!!
- Sì, Cassy, ci sto arrivando. Non verrà da solo.
La guardai senza capire. Fu Rose a spiegarmi.
- Tanya verrà con lui.
Quattro parole, semplici da capire, ma non da digerire.
Tanya. La bionda mozzafiato che aveva fatto una corte serrata ad
Edward, nonostante questi l’avesse sempre rifiutata,
rinunciando a lui solo quando aveva fatto di Alice la sua compagna.
Tanya. A cui Rose aveva quasi staccato la testa perché ci
aveva provato anche con Emmett.
Tanya. Che da decenni cercava di prendersi Jasper.
Tanya. Adulta. Sessualmente esperta. Vampira.
Con Jasper.
Nessuna
possibilità. Inutile illuderti, Cassandra, è
finita.
- Capisco – fu tutto ciò che riuscii a dire
Vidi Alice guardarmi stupita, mentre tornavo a sedermi e riprendevo a
strimpellare
- Cassandra, tutto bene?
- Sì. Lieta che torni e lieta di conoscere Tanya. - risposi
con indifferenza, mentre sentivo che dentro di me si era rotto qualcosa.
La mia reazione le stupì non poco, ma non volevo
assolutamente cha sapessero come mi sentivo veramente, ed iniziai a
simulare una pace interiore che non avevo ed ha dissimulare la maglia
di dolore che mi stritolava il cuore.
Le mie sorelle uscirono dalla stanza in silenzio. Io poco dopo me ne
andai in camera mia, afferrai al volo la chitarra classica che era
appartenuta ad Adam e uscii di casa, diretta ad una piccola radura che
avevo scoperto pochi giorni prima. Appena arrivata mi sistemai su un
masso in posizione lievemente rialzata ed iniziai a pizzicare le corde
delicatamente. Ma fui costretta a smettere. Le lacrime mi avevano
riempito gli occhi ed i singhiozzi mi scuotevano il corpo.
*****
Jasper POV
Ci mettemmo in viaggio quasi subito, io con la moto, Tanya con
l’auto. Sebbene lei avesse preferito starmi attaccata e fare
il viaggio con me, l’avevo convinta
dell’utilità per lei di avere un portabagagli dove
infilare la sua ingombrante valigia.
Arrivammo a Forks nel pomeriggio del giorno successivo alla telefonata
di Emmett. Io sfruttai il vantaggio datomi
dall’agilità della moto per arrivare prima di
Tanya: speravo di riuscire a parlare con Cassandra prima che quella
strega ci mettesse il naso.
Fermai la moto davanti all’ingresso, smontai rapidamente e
raggiunsi Edward che mi aspettava sulla porta.
- Ed... dov’è?
- Alla radura, l’ha scoperta alcuni giorni fa.
Corsi a cercarla. La trovai a terra, ranicchiata ai piedi di un masso,
cui stava appoggiata con le braccia, la testa abbandonata su
di esse. Accanto a lei la sua chitarra.
Mi avvicinai a lei lentamente e senza farmi sentire. Piangeva.
Disperatamente.
Non è servito
a niente andarmene.
Mi avvicinai ancora e le sfiorai i capelli. La vidi sollevare la testa
di scatto e guardarmi in volto. Si asciugò le lacrime in
tutta fretta ed indossò una maschera di indifferenza.
Mi resi conto che stava cercando di camuffare anche il suo stato
d’animo, ma qualche accenno di dolore passava tra le maglie
della finzione.
- Ciao Jasper, ben tornato - mi salutò usando un tono
monocorde, alzandosi.
La osservai studiandone i lineamenti del viso, lo sguardo. Era
dimagrita, tanto, e gli occhi erano circondati da due occhiaie scure,
malsane.
L’afferrai per le spalle, attirandola a me. Non oppose
resistenza, sembrava una bambola di pezza. Non appena ne incontrai gli
occhi rimasi di sasso. Erano sempre bellissimi, di un caldo colore
ambrato, ricco di sfaccettature dorate, proprio come lo ricordavo. Ma
erano fermi, immobili. Non c’era traccia di quei laghi di oro
liquido, sempre in movimento, che avevano ridato la vita al mio cuore
morto. Era lo stesso sguardo di quando decise di non voler
più lottare dopo l’aggressione subita sullo
scuolabus.
E capii che era colpa mia. Era viva, ma dentro sembrava morta.
La strinsi a me, cercandole le labbra, ma lei si divincolò
dolcemente ma con decisione, allontanandosi da me.
- Sta arrivando la tua nuova ragazza. Vuoi per caso farla ingelosire? -
mi chiese indirizzandomi un sorriso sghembo, alla Edward
- Non è la mia ragazza...
- Pardon hai ragione.... vampira...
In quel momento riuscii a percepire per una frazione di secondi il
dolore interiore che aveva accompagnato le sue parole, poi
sembrò riprendere il controllo di sé stessa. E mi
tagliò ancora una volta fuori.
La stavo ancora guardando negli occhi, in cerca di qualche risposta,
quando fece la sua comparsa Tanya.
- Ciao - poi, attaccandomisi al braccio - Jasper, tesoro, ecco dove ti
eri cacciato. Ti ho cercato ovunque, sai? - poi la vidi osservare
Cassandra socchiudendo gli occhi. Fu allora che mi stampò un
bacio sulle labbra
- E tu chi saresti? - poi fingendo di averlo compreso solo allora - Ma
certo, sei sua sorella. Quella umana. Cassandra, vero? - e nel mentre
mi si strusciava contro
Vidi Cassandra indietreggiare impercettibilmente ed in quel momento io
fui colpito in pieno petto dallo stesso dolore che avevo sentito
squarciarle il cuore.
- Cassandra, aspetta, non è...
- Sì, piacere di conoscerti Tanya. - poi la vidi afferrare
la chitarra al volo e correre in direzione di casa.
- Cassandra!!!
Lei non si fermò.
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Capitolo 15 *** ...domani un licantropo per me ***
…DOMANI UN
LICANTROPO PER ME
Cassandra POV
Correvo verso casa senza neanche vedere la strada talmente tante erano
le lacrime che mi inondavano gli occhi. Caddi un paio di volte,
sbucciandomi i palmi delle mani e graffiando anche la mia adorata
chitarra. Ma sentivo di dovermi allontanare da loro il più
possibile.
Continuavo a vedere la bella vampira che si strusciava contro il mio
Jasper. Che lo baciava. E lui non la scostava.
No, non è
più tuo. Anzi, non lo è mai stato.
Quando ero scappata dalla radura lo avevo sentito chiamarmi, ma non mi
ero fermata. Non potevo guardarli ancora mentre amoreggiavano.
*****
Jasper POV
Mi voltai verso Tanya scrollandomela di dosso.
- Tanya, sta lontana da me, ma soprattutto... sta lontana da Cassandra
- Ohi ohi, il povero vampiro innamorato di un’insulsa umana.
- Non puoi capire
- No. Tu non capisci che non siete fatti per stare assieme. Un vampiro
può stare solo con un vampiro e...
- E scommetto che tu ti offri volontaria per stare con me.
Mi guardò facendo spallucce e sorridendomi accattivante mi
si attaccò ancora al collo
- Piantala, Tanya.
L’allontanai bruscamente. Se non vuoi che ti stacchi la testa
rammenta ciò che ti ho detto. E ricordati che posso sempre
scatenarti contro Rose. Un ultimo consiglio: lasciami in pace, anzi,
lasciaci in pace.
E mi voltai iniziando a correre con in mente solo una cosa.
Cassandra.
*****
Cassandra POV
Arrivai a casa in uno stato pietoso. Riuscii a raggiungere la mia
stanza e a farmi una doccia. Il tutto mentre continuavo a piangere.
Poi, una volta scesa, fui bloccata da Emmett.
- Cassy, Jasper?
Ed io lo aggredii
- Non lo so e non mi interessa. Probabilmente si starà
facendo la sua bella.
- Cas...
- oooooh... basta lasciami in pace Emm!
E ancora una volta scappai di casa correndo... o almeno ci provai. Ero
appena oltre la porta. Stavo piangendo ancora e mi ritrovai a sbattere
contro un macigno. Jackob Black.
- Ehi, piccolina dove vai così di fretta? - mi chiese
prendendomi al volo.
- Cassandra! - sentii chiamarmi dalla voce di Jasper
- Ti prego, aiutami- dissi a Jackob guardandolo con occhi imploranti -
Portami via da qui... Per favore
Mi guardò un attimo, sorpreso, poi si voltò verso
Jasper che si stava avvicinando a noi. E capì.
- Ok, andiamo - Mi afferrò per la vita e mi strinse a
sé.
Io fui sorpresa del gesto, ma avevo bisogno di qualcuno che fosse
estraneo alla famiglia e lo lasciai fare. Mi ritrovai con il casco da
moto in testa, mentre Jackob me lo allacciava saldamente.
- Jackob, cosa... Cassandra?
- Non temere per tua sorella, ve la riporto più tardi -
mentre saliva in moto e aspettava che mi sistemassi dietro a lui
- Cassy, aspetta, io... noi...
- Glielo dici stasera, Cullen. Ci si.... - mi afferrò i
polsi e
intrecciò saldamente le mie braccia intorno alla sua vita,
tenendomi le mani tra le sue. Poi partì a tutto gas.
*****
Jasper POV
Quando arrivai a casa la cercai ovunque, tranne che in camera sua,
proprio dove era nascosta. Poi la senti gridare contro Emmett
- Oooooh... basta lasciami in pace Emm!
Ne seguii la scia di profumo fino a fuori casa... E la vidi con il
cagnaccio. Le mani di lui le circondavano i fianchi mentre lei lo
guardava in volto.
- Portami via da qui... Per favore - era terrorizzata... da me e dal
doversi confrontare con me
Lo vidi stringerla a sé ed aiutarla ad indossare il casco.
In quel momento lo avrei ucciso.
- Jackob, cosa... Cassandra? - un ultimo tentativo di richiamarla a me
- Non temere per tua sorella, ve la riporto più tardi -
mentre
saliva in moto e aspettava che lei si sistemasse alle sue spalle
- Cassy, aspetta, io... noi... - cercando di fermarli
- Glielo dici stasera, Cullen. Ci si.... - mentre le afferrava i polsi
e si passava le braccia di lei intorno alla vita. Poi partì
a
tutto gas.
Sentii arrivare Emmett e Alice alle mie spalle, mentre stavo meditando
di scatenare veramente Rose contro Tanya... ed Emmett contro Jackob.
- Adesso vedi di metterci una pezza, scemo che non sei altro! Non
vorrai mica che quel cane entri in famiglia...?
La mia risposta fu un ringhio all’indirizzo di Emmett, che
aveva appena pronunciato queste parole
- Allora vedi di fare qualcosa, Idiota - mi disse Alice, riuscendo a
farmi percepire l’iniziale maiuscola della parola idiota
anche
senza che lo avesse specificato.
- Alice... dove la porta?
- Lo sai che non posso vederlo, non leggo il futuro dei licantropi...
- Ma io ne leggo il pensiero...- intervenne Edward - La Push, la
spiaggia
*****
Cassandra POV
Mi ritrovai stretta alla sua schiena senza neanche sapere come fosse
successo.
Una ventina di minuti dopo eravamo in spiaggia, nella riserva.
Lì la mia famiglia non avrebbe mai potuto raggiungermi senza
infrangere il patto con i Quileutes. Neanche Jasper avrebbe mai osato
tanto.
Jackob mi aiuto a scendere dalla moto e poi mi tolse il casco
guardandomi in volto.
- Ti va di parlarne?
- Preferirei di no... Non so come ringraziarti per avermi...
Mi ritrovai un suo dito sulle labbra. Aveva la pelle caldissima, come
se fosse febbricitante. Altro contrasto tra vampiri e licantropi: la
temperatura del corpo; mentre i primi erano ghiacciati, i secondi erano
bollenti.
Lo guardai stupita.
- Sono io che devo ringraziare qualcuno... non sapevo come fare per
convincerti ad uscire con me! - mi confessò con la testa
piegata
di lato ed un sorriso seducente sulle belle labbra carnose.
Lo guardai sempre più sorpresa. Poi scoppiammo entrambi a
ridere.
- Grazie, Jackob, ne avevo proprio bisogno
- Prego, bambolina, non c’è di che - e mi
stampò un
baciò in fronte, forse abbracciandomi più a lungo
del
dovuto. Ma io stavo bene.
Forse ero egoista, ma il fatto che non mi chiedesse niente o che
semplicemente non si sforzasse di fare conversazione era per me una
cosa positiva. Iniziammo a passeggiare sul bagnasciuga a poi mi
portò fino alle pozze, dove ci sedemmo in silenzio. Era la
prima
volta che trovavo qualcuno che capisse come mi sentivo e mi lasciasse
il tempo necessario a elaborare i miei “problemi”.
E gliene
ero grata. Stavamo entrambi in silenzio, a scrutare il mare. E quando
mi venne freddo mi sentii circondare da due braccia calde e stringere
contro un petto bollente. Strano a dirsi, ma stavo veramente bene. Dopo
giorni trascorsi a piangere, a disperarmi ed a sentirmi morire, per la
prima volta sentivo che un po’ di vita attraversava il mio
corpo.
Forse avevo trovato il mio raggio di sole.
*****
Jasper POV
Quella sera l’aspettai, mostrando per la prima volta in vita
mia
i miei sentimenti a tutta la mia famiglia. Non sapevo con chi dei tre
essere più arrabbiato: Tanya, che aveva fatto
deliberatamente
credere a Cassy che tra noi ci fosse qualcosa; Jackob, che a detta di
Edward, si era mostrato subito interessato Cassy e che me
l’aveva portata via di sotto il naso con estrema
soddisfazione;
me stesso, che avevo dato il via a tutto il casino e per averla
gettarla praticamente tra le braccia del cane rognoso. E la mia
coscienza ribolliva.
Una cosa è
certa: ho tutta l’eternità a mia disposizione per
riconquistarla...
Fossi anche costretto a
trasformarla in vampira? Saresti disposto a farlo Jazz?
NO! Non a questi patti.
Ma non rinuncio a lei!
Quando sentii il rombo della moto di Jackob faticai non poco per
trattenermi dal correre fuori e attaccarlo. Soprattutto quando lo vidi
aiutarla a togliere il caso e, dopo aver parlato con lei, ed aver
gettato uno sguardo alla finestra di camera mia (sicuramente si sentiva
osservato), sfiorarle le labbra in un rapido bacio, per poi risalire in
moto e partire.
No. Non
l’avrai, Black. Giuro che non ti renderò la vita
facile con Cassandra. Lei è MIA.
*****
Cassandra POV
Ero stata bene con Jackob. Per un po’ avevo dimenticato Tanya
e
pensare a Jasper non mi faceva così male. Poi mi
riaccompagnò a casa. Quando arrivammo davanti alla villa non
uscì nessuno. Forse ne approfittò per questo. O
forse era
solo un gesto d’affetto o per tirarmi su. Ma al momento di
congedarsi mi sfiorò le labbra in un bacio dolcissimo,
lasciandomi stupita e più confusa che mai.
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Capitolo 16 *** Diamanti ***
Jasper twilight - Cap 15 Diamanti
DIAMANTI
Cassandra POV
Un giorno e poi avrei compiuto sedici anni. In famiglia erano tutti in
fermento. Volevano organizzarmi una festa ed Alice era tutta presa dai
preparativi, certa che mi sarei divertita. Da parte mia ritenevo di non
avere niente da festeggiare. E non ne volevo sapere niente, la qual
cosa mandava in bestia la mia dolce sorella elfa,.
Mi spiaceva soprattutto per Esme e Carlisle: si davano da fare
tantissimo, troppo. Mi sentivo in colpa per il fatto di detestare
l’idea di festeggiare il mio compleanno, in fin dei conti
sarebbe stato il primo che avremmo trascorso assieme.
Ma il dovermi fingere sorridente davanti a Jasper e Tanya era troppo
anche per me.
Ed infatti trascorrevo le mie giornate fuori casa, a La Push. Con
Jacob.
Non potevo fare diversamente. Licantropi e vampiri si erano trovati
dello stesso parere: finché non avessero scoperto qualcosa
di più sui due vampiri che giravano nella zona, io sarei
stata una sorvegliata speciale. Quindi, la scelta era tra stare a casa
Cullen o alla riserva Quilleute.
E vista l’ingombrante presenza di Tanya e del suo continuo
scodinzolare dietro a Jasper, avevo scelto la seconda opzione.
Non che la cosa mi facilitasse la vita. Se da una parte non vedevo la
coppietta felice, dall’altra mi trovavo sempre più
confusa su quello che provassi per il licantropo. Era sempre gentile e
disponibile con me. Mi trattava come se fossi un prezioso oggetto di
cristallo. E mi dava quello di cui avevo bisogno: una spalla amica su
cui piangere, qualcuno a cui appoggiarmi senza dover dare spiegazioni.
Ma non ero certa che fosse giusto nei suoi confronti.
Ed iniziavo a credere che avesse per me un interesse diverso: era
infatti riuscito a rubarmi altri tre baci.
Quel giorno avevamo trascorso la mattinata in spiaggia, ma per
l’ora di pranzo dovevo essere a casa: Alice mi aveva fatto
promettere che mi sarei presentata puntuale alle 12 e mezza per la
prova dell’abito che mi aveva regalato per il giorno della
festa. Quando fermò la moto davanti a casa Cullen, Edward ed
Emmett stavano litigando furiosamente con Jasper.
- Mai sei scemo o cosa?!
- Non mettertici anche tu Ed! Emm è già una
rottura di palle più che sufficiente!
- Vuoi lasciare le cose così come stanno? Ed è
vero?
- Emm, ma ti sei bevuto il cervello o cosa?
- Beh, stando a quello che dice lei, voi... - intervenne Ed, ora
più calmo, vista la furia del fratello
Guardavo i miei tre fratelli stupita: non gli avevo mai visti litigare
tra loro, né tanto meno alzare la voce così.
Scesi di moto poggiandomi alle spalle di Jacob, mi sfilai il casco,
mentre lui smontava a sua volta, e glielo restituii sorridendogli.
- Meglio che tu vada... sarebbero buoni a tirartici in mezzo.
- Già - e aggiunse a bassa voce - e scommetto che il
biondino non aspetterebbe altro che staccarmi la testa dal collo.
Poi mi scompigliò i capelli e mi dette un bacio,
stringendomi contro di sé.
Sentii un coro di ringhi sommessi provenire dalle mie spalle. Jacob si
staccò da me e guardò i miei fratelli
sogghignando soddisfatto mentre io lo guardavo ancora stupita per la
velocità del suo gesto.
- Bambolina, noi ci vediamo domani alla tua festa. Ho promesso al
folletto e a Barbie che ti avrei lasciata a loro. - e mi
sfiorò il naso con le labbra, prima di risalire in moto.
- Signori... Jasper - si congedò dai miei fratelli
*****
Jasper POV
Da quando Cassandra aveva preso a trascorrere le giornate a La Push,
con Jacob Black, Edward ed Emmett mi tormentavano continuamente, giorno
e notte, e se loro non c’erano, erano prontamente sostituiti
dalle loro dolci metà. Quella mattina i miei fratelli non mi
davano tregua, tanto che mi seguirono anche fuori continuando a darmi
addosso, mentre litigavamo furiosamente.
- Mai sei scemo o cosa?!- mi gridò contro Edward
- Non mettertici anche tu Ed! Emm è già una
rottura di palle più che sufficiente!
- Vuoi lasciare le cose così come stanno? Ed inoltre...
è vero? - chiese Emmett
- Emm, ma ti sei bevuto il cervello o cosa?
- Beh, stando a quello che dice lei, voi... - riprese Edward
Ci bloccammo alla vista di Cassandra che ci osservava stupita: non
dovevamo essere un bello spettacolo per lei.
La osservai scendere di moto e parlare con il cane.
- Meglio che tu vada... sarebbero buoni a tirartici in mezzo.- disse lei
- Già - rispose Jacob, per aggiungere a voce più
bassa - e scommetto che il biondino non aspetterebbe altro che
staccarmi la testa dal collo.
Non sai che
soddisfazione proverei nel farlo.
Lo vidi scompigliarle i capelli e poi attirarla velocemente a
sé e baciarla.
Il ringhio mi partì in automatico, contemporaneamente a
quello di Emm e Edward. Lui si staccò da lei, sogghignando e
guardandomi negli occhi, soddisfatto.
Bastardo.
- Bambolina, noi ci vediamo domani alla tua festa. Ho promesso al
folletto e a Barbie che ti avrei lasciata a loro. - e le
sfiorò il naso con le labbra, prima di risalire in moto.
- Signori... Jasper - si congedò ci salutò.
Non appena si fu allontanato, Cassandra si diresse correndo verso la
porta d’ingresso.
- Ciao a tutti... scappo da Alice... mi sta aspettando
Le bloccai il passo, spostandomi davanti a lei e stringendola a me.
- Ed, scusami con Alice... ma Cassy gliela rapisco io per un
po’ di tempo
- Jasper... lasciami... - si divincolava, cercando di sfuggirmi,
nonostante fosse consapevole dell’inutilità del
suo gesto, gli occhi dilatati per la sorpresa
- Spiacente, amore, ma se non mi vuoi ascoltarmi con le buone, lo farai
con le cattive
Con una mossa fulminea me la strinsi al petto e scattai in avanti,
iniziando a correre con lei tra le braccia
- Chiudi gli occhi, potrebbe darti fastidio
Non appena era iniziata la corsa, Cassandra mi aveva stretto le braccia
intorno al collo, il volto nascosto nell’incavo del mio collo.
- Jasper... per favore...
Era bellissimo poterla stringere di nuovo, qualunque ne fosse la causa.
Dio come mi sei mancata.
Iniziai a rallentare la mia corsa quando arrivammo in
prossimità della radura. Poi la lasciai scivolare contro di
me, sostenendola per la vita. Lei mi teneva ancora le braccia intorno
al collo e non sembrava volersi staccare da me. Il cuore le batteva
velocissimo, sembrava impazzito, e sapevo che non dipendeva dalla corsa.
Uno a zero per me, Jacob
Black.
Cassandra si staccò da me imbarazzata, allontanandosi da me,
rossa in volto
- Allora, cosa... Perché... - non riusciva ad articolare una
frase completa a causa della mia vicinanza ed iniziò a
guardarsi in torno.
- Jasper che ci facciamo qua? - mi chiese girando in tondo, su
sé stessa, le braccia allargate.
Io osservavo il sole che giocava con le varie sfumature di castano e
rosso cupo dei suoi capelli, creandole un alone rossastro attorno alla
testa.
- Volevo mostrarti una cosa...
- Allora? - mi incalzò, curiosa
Iniziai ad avvicinarmi lentamente a Cassandra, sfilandomi il maglione,
mentre lei mi guardava interrogativamente. Lasciai cadere la maglia a
terra, poi presi a slacciarmi la camicia. Cassandra iniziò
ad indietreggiare lentamente
- Cosa... vuoi... cosa vuoi fare?
Ero ancora in ombra quando la camicia toccò terra. Mi
guardava senza fiatare, trattenendo il respiro, in attesa della mia
mossa successiva.
Ed io avanzai sotto la luce del sole. La mia pelle iniziò a
brillare come se fosse cosparsa di polvere di diamante e questo era il
motivo per cui non potevamo esporci al sole in presenza degli umani.
La vidi spalancare gli occhi per la sorpresa, la bocca atteggiata in
un’ espressione di stupore.
- Sei... sei... bellissimo
- Sono un vampiro, un mostro - le risposi secco. Sapevo che
avrebbe avuto quella reazione, ma l’idea che si fosse
innamorata di me a causa della mia natura mi faceva stare male.
- No... - mi rispose avvicinandomisi lentamente, per fermarsi a
pochissima distanza da me. I capelli di lei, leggermente smossi dalla
brezza, mi sfiorarono il torace, subito seguiti da due dita timide
*****
Cassandra POV
- Sei... sei... bellissimo
- Sono un vampiro, un mostro - mi rispose secco
- No... - avvicinandomi lentamente a lui, fermandomi solo quando ero
quasi vicina a sfiorarlo con il corpo.
Era la cosa più bella che avessi mai visto in vita mia e
morivo dalla voglia di toccarlo.
Mi ritrovai a sfiorargli il torace timidamente, temevo sparisse e mi
rifiutasse ancora.
Quando vidi che non lo faceva, gli poggiai la mano sul petto, dove
avrebbe dovuto battere il suo cuore. Sapevo che mi stava guardando e
sollevai la testa fino ad incrociarne lo sguardo... e mi persi nei suoi
occhi.
Lo vidi sorridermi dolcemente, mentre con una mano mi sistemava i
capelli dietro l’orecchio, per poi lasciar scendere la mano a
carezzarmi il collo.
Basta, non mi importa
niente di Tanya. Lo amo, e anche a costo di farmi uccidere da quella
stronza, giuro che farò di tutto per riprendermelo
- No - ripetei più decisa - non sei un mostro- aggiunsi
facendogli scivolare le braccia intorno al collo
- Cassandra... mi dispiace, non volevo ferirti, io...
- Sh...- e dopo essermi sollevata in punta di piedi lo baciai.
Mi ritrovai schiacciata contro di lui, mentre il bacio si approfondiva
sempre di più. Sentivo la muscolatura delle sue spalle
guizzare sotto le mie mani, mentre, dopo essersi fatto strada sotto la
mia maglia, mi carezzava la pelle della schiena. Quando il bacio smise,
gli poggiai la testa sul petto, inspirando il suo profumo.
- Ti amo - sussurrai impercettibilmente, ma non per lui
- Ti amo - fu la sua risposta
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Capitolo 17 *** Tentazione ***
TENTAZIONE
Jasper POV
Non so ancora quanto rimanemmo lì nella radura,
io ci sarei rimasto per l’eternità. Sentivo il
cuore di Cassandra battere in maniera regolare e percepivo la
felicità che provava in quel momento, accompagnata da una
calma risolutezza: non mi avrebbe più lasciato. Oddio, non
che io glielo avrei permesso...
- Cassandra, amore... dobbiamo tornare a casa, altrimenti
Alice mi ammazza - cercai di convincerla, tentando di scostarla da me.
Ero seduto con la schiena contro un masso, mentre lei stava tra le mie
gambe, ranicchiata contro di me, con la testa poggiata sul mio petto,
ancora nudo.
- Dobbiamo proprio? - mi supplicò facendomi
scivolare una mano sugli addominali
- Mh - mugolai, facendo quasi le fusa come un gatto - lo sai
che starei qui e ti terrei volentieri tutta per me...
- Lo so... - disse scostando leggermente la testa dal mio
torace per guardarmi di sotto in su - ma mi piace troppo stare qui,
così, con te - e nel mentre continuava ad accarezzarmi i
muscoli dell’addome
- Cassandra... - la voce mi uscì strozzata, roca
- è... meglio... se ... andiamo...
-...?
Le bloccai gentilmente le mani, afferrandole i polsi.
- Se non fossi già morto... direi... direi che
stai cercando di uccidermi - ansimavo cercando di riprendere il
controllo della situazione... ma soprattutto del mio corpo, che mi
stava inviando segnali inequivocabili.
La vidi arrossire improvvisamente e spostarsi di scatto,
mettendosi in ginocchio di fronte a me: aveva capito cosa mi stava
succedendo, e probabilmente non si aspettava una tale reazione da parte
mia anche al suo più piccolo ed innocente tocco. Ero di
fatti certo che le sue carezze non fossero state un tentativo di
approccio sessuale, ma l’effetto che avevano avuto su di me
era dirompente. Impossibile non lo avesse percepito, dato che era
praticamente attaccata al mio bacino.
- Jazz... io... scusami... - iniziò a balbettare
- Sh, va tutto bene, amore... davvero...
- No, non è vero... voglio dire... io... tu...
- Che c’è? - capii che non era solo
imbarazzo il suo... era anche insicurezza
Merda. E’ tutta
colpa mia. Se non le avessi detto che la sua prima volta doveva essere
con un umano, probabilmente adesso non avrebbe paura di essere
nuovamente rifiutata.
- Ecco, il fatto è che non sapevo di... farti..
questo effetto. Ti giuro che se lo avessi saputo non ti avrei neanche
toccato. Scusami.
Si alzò stancamente, come se portasse sulle
spalle tutto il peso del mondo.
E’ assurdo. Mi
chiede scusa per qualcosa di cui non ha colpa.
- Cassandra... - mi alzai abbracciandola, poi da dietro -
non ti devi scusare di niente. La mia è una reazione
normale, non posso farci niente se muoio dalla voglia di fare
l’amore con te.
La sentii soffiare fuori un sospiro, come un accenno di
risata amara.
- Ma non vuoi essere il primo... - la sentii irrigidirsi
mentre mi diceva queste parole
- Ti sbagli... è che non voglio privarti delle
tue esperienze. Il fatto che io sia immortale, che sia già
morto, non può e non deve privarti della tua età.
Devi fare le tue esperienze al momento giusto, io lo so. Potresti poi
rammaricarti e rimpiangere qualcosa; ed io non voglio esserne la causa.
Non me lo perdonerei mai
Si voltò verso di me, rimanendo nel cerchio delle
mie braccia, e mi guardò in volto, triste
- No, non devi sentirti inadeguata... sei la cosa
più bella che mi sia capitata nella vita, e ti amo da morire
- Allora perché mi hai detto quelle cose?
Perché mi hai detto che...?
La zittii con un bacio
- Perché sono uno stupido - le risposi
dopo - Mi perdoni?
- Sì... e... Tanya?
Complimenti davvero,
Jasper, hai inferto veramente un colpo niente male alla sua autostima.
La guardai cercando di rassicurarla.
- Non è niente per me. Nel mio cuore ci sei solo
tu. Devi solo avere pazienza, Tanya è un po’ dura
a capire. E probabilmente non rinuncerà facilmente.
- Non importa, le darò del filo da torcere - mi
disse risoluta, sorridendomi più serena
- Ti fidi di me?
- Sì. Ciecamente. - rispose, baciandomi poi con
passione.
Quando riuscii a scostarla da me, recuperai camicia e
maglione, vestendomi sotto lo sguardo adorante di lei.
- Cassandra, se mi guardi così rischi grosso, lo
sai... - le dissi sorridendole, divertito
- Così come? - mi fece lei, stupita
- Come se volessi mangiarmi - le risposi guardandola negli
occhi.
Ci fu un attimo di silenzio. Poi scoppiammo a ridere
entrambi per l’assurdità della frase. Non si era
mai visto un umano che volesse mangiare un vampiro.
Sempre mentre continuavamo a ridere, l’afferrai e
me la caricai sulle spalle.
- Tieniti forte, scimmietta. - le dissi dandole una pacca
sul sedere, fingendo di aiutarla a salire più su, sulla mia
schiena.
- Ehi... giuro che questa me la paghi- protestò
lei, massaggiandosi la parte dolente.
*****
Cassandra POV
Quando arrivammo a casa, trovammo Alice e Rose ad attenderci
fuori, ma, invece di essere arrabbiate, stranamente sembravano
soddisfatte.
Io ero ancora sulle spalle di Jasper, stavamo ancora ridendo
per la battuta alla radura, quando improvvisamente mi arrivò
l’illuminazione.
Vendetta.
- Adesso ti mangio davvero, mio bel vampiro - gli sussurrai
nell’orecchio, iniziando a mordicchiargli il lobo per poi
scendere dietro l’orecchio, dove, lo baciai, facendovi
guizzare anche la lingua.
La sua reazione fu immediata. Si irrigidì tutto e
mi fece scivolare a terra lungo un suo fianco in modo che potessi
trovarmi davanti a lui.
- Hai deciso di scherzare con il fuoco, vedo... - mi disse,
gli occhi improvvisamente neri, ma non dalla sete
- Alice, la prova dell’abito è
rimandata a ora da destinarsi.- disse senza guardare la diretta
interessata.
- E tu... - mi disse afferrandomi saldamente per i
fianchi e attirandomi a sé, spingendomi il bacino contro il
suo - se vuoi la guerra, guerra avrai - mi sussurrò in un
orecchio, facendomi venire i brividi
- Jasper cosa stai facendo? - si intromise la voce di Tanya,
ma io la sentivo lontana
Avevo la salivazione completamente azzerata, cercavo di
deglutire, ma non ci riuscivo. Continuavo a guardarlo negli occhi; e
lui continuò a guardare nei miei anche mentre rispondeva
alla vampira.
- Non sono affari che ti riguardano
- Ma Jazz, insomma, tu, io... noi
- Non c’è un NOI che contempli me e te,
Tanya. L’altra metà della mia mela non sei tu - e
nel mentre continuava a fissare me
- E chi sarebbe? Quell’insipida umana che tieni
stretta a te? Tanto lei morirà ed allora tu verrai da me...
- No - intervenne Alice - questo non
accadrà mai
- Ma se è mortale...
- Ma non lo sarà per sempre. Diventerà
come noi, l’ho visto. E’ solo questione di tempo.
- Loro sono destinati l’una all’altro,
Tanya - intervenne Rose, felice come non mai - e adesso ti consiglio di
andartene prima che mi ricordi che ci hai provato pure con Emmett e
decida di staccarti la testa a morsi.
Io... vampira?!
Riconobbi negli occhi di Jasper lo stesso stupore che, ero
certa, fosse presente nei miei.
Mi accorsi del suo cambiamento d’umore repentino,
anche se cercò di non darlo a vedere.
****
Jasper POV
Cassandra... vampira?!
Continuai a guardare la mia ragazza senza far trasparire la
minima emozione, ma il cuore di lei aveva iniziato a battere
all’impazzata. Era felice, felice di sapere che le si
prospettava un lungo futuro con me. Tutta
l’eternità assieme.
No, questo no. No
pretendo tanto da te. Non ti trasformerò mai.
- Ma io ti amo. Voglio stare con te per sempre. Per
l’eternità.
Mi resi conto che non mi ero limitato a pensare quelle
parole, le avevo pronunciate. E l’espressione di Cassandra
era ferita.
- Cerca di capirmi, Cassy...
- Ci provo... ma è difficile... - allontanandosi
da me
L’afferrai al volo e stringendomela al petto
guardai Alice
- Lascia fare, Jazz, tanto sono certa che l’abito
le sta a pennello.- mi disse Alice , mentre Rose scortava
Tanya a fare le valigie
La portai velocemente in camera sua e l’adagiai
sul letto, sdraiandomi poi accanto a lei.
- Perché no? - mi chiese, cercando di non piangere
L’ho rifiutata
ancora una volta. Devo andarci cauto. E’ estremamente
sensibile.
- Perché non voglio condannarti ad una vita da
dannata per l’eternità
- Non credi che dovrei decidere io cosa voglio o meno?
- Sì, ma...
- Niente ma... non sono un’idiota, non sono
incapace di intendere e di volere. Ho deciso e so a cosa vado incontro.
L’afferrai per le braccia, sconvolto, scuotendola
- Non puoi...
- Se non lo farai tu lo chiederò a
qualcun’altro della famiglia. Credi forse che Emmett mi
risponderebbe di no?!
- Dannazione, Cassy... non ti accontenti di vivere una vita
lunga e felice accanto a me? Non ti basta?
- Sì.... per ora. Ma sai già che io
sto morendo... ogni istante che passa ...
- No! Tu non... - mi alzai di scatto allontanandomi dal letto
- Jasper...
La guardai sconvolto. Non poteva credere veramente che
l’avrei trasformata in vampiro, che le avrei rubato
l’anima.
- Domani potrei non esserci più, e tu lo sai... -
mi disse sollevandosi e mettendosi seduta sul letto
Io la guardai per un ultimo istante, poi uscii come una
furia sbattendo violentemente la porta.
*****
Cassandra POV
Trascorsi il resto del giorno e la notte a piangere. Ma non
ce l’avevo con Jasper, comprendevo bene il perché
delle sue reazioni. Tuttavia non potevo fare a meno di sentirmi morire
dentro. Ero condannata a vederlo sempre bello, giovane e vigoroso...
mentre io... io sarei invecchiata e sarei rimasta con lui
finché non ne avesse avuto abbastanza di una vecchia
decrepita con l’aspetto di sua madre, o peggio ancora, di sua
nonna.
Avevo chiesto alla famiglia di lasciarmi da sola, adducendo
un forte mal di testa. Però avrei tanto voluto che lui fosse
lì con me.
Ma non venne.
Fui svegliata dalle grida di Alice e Rose che entrarono in
camera mia come un ciclone.
- Sveglia dormigliona, e buon compleanno.
Tirai la testa fuori dal cuscino e risposi un grazie
stentato.
- Eddai, sveglia scricciolo - fu l’urlo di Emmett
prima di gettarsi sul mio letto.
CRACK.
Mi ritrovai a rotolare in direzione di mio fratello: il
letto aveva ceduto sotto il suo tuffo e lui era praticamente seduto a
terra.
Io e le mie sorelle scoppiammo a ridere come delle matte,
mentre Edward e Jasper, sentito il baccano, si infilavano in camera mia.
- Ma che.... ? Emmett? - riuscì solo a dire Ed,
unendosi alle risate
- Emm... scusa... Ma non ti bastava cambiare il letto tuo e
di Rose? Forse non te lo ricordi, ma questo avrei dovuto romperlo io...
- disse Jasper serafico, facendomi arrossire per il significato neanche
tanto velato delle sue parole. Infatti sapevamo tutti quanto Emm e Rose
fossero focosi ed agitati nell’intimità: avevano
già cambiato sei o sette letti.
- Scusami per ieri sera amore...- mi disse poi, sedendosi
sulla sponda del letto che ancora stava su e tirandomi a sé.
- Ok, noi... tutti fuori di qua - intervenne Rose
Io lo lasciai fare, ma l’immagine di lui con me
accanto invecchiata tornò a farsi strada nella mia mente.
- Jasper... - intervenne Ed - ha ragione lei... pensaci. Non
le salverai la vita... forse solo l’anima, ma la condannerai
a vivere una vita di sofferenza
Grazie Edward.
Mio fratello mi sorrise e poi venne a stamparmi un bacio in
fronte. Poi uscì, imitando gli altri.
Jasper mi guardava pensieroso, ma poi mi regalò
quel bel sorriso che mi piaceva tanto.
- Ti amo - mi disse, strusciando il suo naso contro il mio
- Ti amo
Gli sfiorai le labbra velocemente, poi mi infilai in bagno.
Quando ne uscii ero più presentabile, sebbene
fossi solo in biancheria intima.
- Tu vuoi farmi morire - mi disse Jasper, che io ero certa
se ne fosse andato, simulando un colpo al cuore e gettandosi di
traverso sul letto in pendenza.
Io per tutta risposta afferrai al volo una maglia e dei
jeans, mi vestii e poi gli saltai addosso.
- No... stando a quello che mi ha detto Alice del vestito...
beh... quello me lo riservo per stasera
Gli stampai un rapido bacio sulle labbra e corsi di sotto,
dove Esme e Carlisle mi aspettavano con la colazione.
***************************************************************************************
Ringrazio ancora le mie fans più sfegatate. Tra l'altro noto con
piacere che con una di loro condivido la passione per il personaggio
principale della mia fic: il prototipo del bello e tormentato si addice
molto a Jasper ed io lo adoro.
Grazie anche a tutti quelli che hanno taggato la storia tra i pref.
Mi scuso per il fatto che preferisco rimanere nel vago quando faccio i
miei ringraziamenti, ma ritengo giusto, nonostante l'affetto
dimostratomi da molte di voi, rispettare anche la volontà di chi
legge senza lasciare recensioni e quant'altro.
Mi basta sapere che per 50 lettrici vale la pena seguire la storia.
BACI
PS: probabilmente, in futuro, verrò meno alla regola di cui
sopra, sperò però di non offendere così coloro di
cui dimenticherò di riportare il nome.
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Capitolo 18 *** Sedici anni ***
Jasper twilight - Cap 17 Sedici anni
SEDICI ANNI
Cassandra POV
Quella mattina trascorse relativamente tranquilla, ma il
pomeriggio fu per me un’odissea. Alice e Rose mi
monopolizzarono completamente: capelli, trucco.... ed abito Sembravo
uscita da un salone di bellezza. Non mi riconoscevo quasi. Dovetti
ammettere che avevano fatto un lavoro incredibile. Avevo la pelle
luminosa, i capelli mi incorniciavano il volto in boccoli morbidi e
scomposti, ma ordinati. Gli occhi sembravano enormi, circondati dal
tratto scuro della matita. Guardai la mia immagine nello specchio,
attraverso cui andai poi a sorridere a Alice e Rose.
- Grazie - sorrisi loro
- Sei un incanto - fu il commento di Rose
- Vediamo quanto ti resisterà Jasper - aggiunse,
Alice, aiutandomi ad indossare il vestito, facendomi avvampare.
Erano ormai le sei di sera e di lì a poco gli
invitati avrebbero iniziato a presentarsi a casa Cullen. Non ci
sarebbero state molte persone, ma sicuramente io sarei stata
l’unica umana, circondata da vampiri e licantropi.
Jacob.
Non sapevo ancora come lo avrei affrontato. Speravo solo di
non averlo illuso talmente tanto da spezzargli il cuore.
Guardavo ancora la mia immagine nello specchio, stupita ed
incredula per il lavoro fatto da Alice e Rose, quando Esme venne in
camera mia.
- Cassandra, tesoro... sei bellissima. - mi disse
abbracciandomi
- Grazie, mamma - baciandola sulla guancia
- Ascolta... so che stasera dovrai affrontare una situazione
difficile - indubbiamente si riferiva a Jacob.
- Sappi che quel ragazzo ti vuole bene; sii cauta, ma cerca
di non lasciare nessuna porta aperta, altrimenti ne soffrirete in tre:
Jacob crederà di avere una possibilità che non
ha, soffrendo tremendamente; Jasper sarà divorato dalla
gelosia; tu soffrirai per entrambi. Non dovrai essere brusca, ma fargli
capire chiaramente che lui è per te solo un amico,
sicuramente il più caro.
La guardai grata dei suoi consigli, apprezzandone sempre
più il calore materno che accompagnava ogni suo
atteggiamento.
- Grazie mamma... Ti voglio bene - e l’abbracciai,
stritolandola quasi.
Dal suo sguardo compresi quanto quelle tre semplici parole
significassero per lei.
- Tesoro, adesso scendo. Gli ospiti sono arrivati tutti. Ti
aspettiamo giù. - si congedò dirigendosi verso la
porta e uscendo.
Mi guardai allo specchio ancora una volta. Avevo gli occhi
dilatati dal nervosismo. Presi un profondo respiro per calmarmi un
attimo.
Ok, Cassandra. Tocca a te.
*****
Jasper POV
Non la vedevo dalla mattina. E mi mancava terribilmente.
- Jazz, sii paziente. Stando a quello che ho visto nei
pensieri di Rose ed Esme... beh... ne vale la pena
- Che...?
- Quando la vedrai, capirai - mi rispose Edward
Sì, ok.
Però è frustrante. Me l’hanno rapita da
stamani.
I miei pensieri furono interrotti dall’arrivo di
Esme, che entrò nel salone tutta sorridente.
- Arriva -
Sentii chiaramente il rumore della porta della sua camera
che si chiudeva, seguito da quello dei suoi passi leggeri e cadenzati.
Sembra quasi il passo di
un condannato a morte.
Sentii il risolino di Edward in risposta al mio pensiero.
Sapevamo bene entrambi quanto fosse timida, anche se riusciva a
mascherarlo discretamente. Ma odiava trovarsi al centro
dell’attenzione. E stasera ci si sarebbe trovata gioco forza:
era la sua serata. E noi eravamo tutti lì per lei.
Anche i cani. Detti un’occhiata a Jacob Black, il
quale mi guardò con un ghigno soddisfatto sulle labbra. Io
gli risposi con la stessa espressione.
Ridi, ridi. Ride bene chi
ride ultimo, idiota.
Il profumo di Cassandra si fece improvvisamente
più forte e vidi Jacob rimanere a bocca spalancata, lo
sguardo incatenato al ballatoio delle scale, al piano di sopra. Mi
voltai in quella stessa direzione e rimasi senza fiato.
Cristo santo.
Era una visione. Un angelo.
Gli occhi dorati erano più grandi e brillanti del
solito, i capelli, inanellati, erano tirati indietro a scoprirle il
volto con due mollettine con strass, e le ricadevano poi in morbidi
boccoli lungo tutta la schiena. Il corpo longilineo e scattante era
fasciato da un completo pantalone bianco, in crespo di seta, i cui
pantaloni vestivano la parte inferiore del corpo seguendone le curve
morbide fino al ginocchio, per poi allargarsi verso le caviglie, mentre
il corpetto, corto sotto il seno, era ornato da frange, sempre bianche,
che andavano a sfiorare il cintolo dei calzoni e che ad ogni movimento
si scostavano dal corpo lasciando intravedere la pelle del ventre
piatto.
- Jazz... chiudi la bocca. Rischi che ti si sloghi la
mandibola - mi disse Emmett ridacchiando
- Allora... che ne dici fratello? - mi chiese Alice
Io non ero capace di articolare neanche una parola.
Mia.
Edward mi guardò incuriosito.
Alice mi sta rendendo le
cose ancor più complicate, Ed. Insomma,...
- Stai per capitolare, eh? - mi chiese a voce molto bassa
Diciamo che forse dovevo
mettermi un paio di calzoni di Emmett... Sarebbero stati più
comodi... Ti lascio immaginare perché, visto che ha una
taglia in più della mia
- Buttati, in fin dei conti vi amate.
Ero talmente tanto preso dalla visione di Cassandra che
stava scendendo le scale a capo chino, rossa in volto, con gli occhi di
tutti addosso, che notai a malapena che Jacob era sussultato alle
parole di Edward.
Quando arrivò al piano terra, tutti le si fecero
incontro per abbracciarla e baciarla, mentre io e Jacob ci studiavamo,
aspettando uno la reazione dell’altro.
Lo vidi avvicinarsi a Cassandra, sorridendole.
- Sei un incanto. Bellissima. - e le cercò le
labbra, ma lei voltò la testa, cosicché la
baciò su una guancia.
- Grazie Jacob. - poi guardò verso di me, incerta
Non temere, so che cosa
provi per me.
E cercai di infonderle sicurezza.
Mi avvicinai a lei sorridendole, ma non potevo fare a meno
di mangiarla con gli occhi. Era una visione. Non le dissi niente, mi
limitai solo a prenderle la mano e a baciarle il polso, senza staccare
gli occhi dai suoi.
Divenne bordeaux. Sapevo quale effetto avessi su di lei e
volevo lo sapesse anche Jacob.
Lo sentii ringhiare sommessamente, attirando su di
sé l’attenzione di Cassandra.
- Jake, possiamo parlare? - gli chiese liberandosi
dolcemente dalla mia presa.
- Sì... - rispose con un tono ormai rassegnato
Cassandra si voltò verso di me, esitante, ma la
rassicurai con un sorriso che per me non c’erano problemi.
Li vidi uscire in giardino.
*****
Cassandra POV
Dovevo dirglielo, ma non sapevo come...
Jake, mi dispiace, ma non
ti amo... no, troppo brutale
Jake, senti, che ne dici
di rimanere amici?... no, scontata, e poi non è che fossimo
qualcosa di più
Fu lui a venirmi in aiuto.
- So cosa vuoi dirmi... Sapevo sin dall’inizio che
sarebbe finita così
- Jake, io...
- No, fammi finire - mi disse prendendomi le mani e
stringendole dolcemente
- Mi sei piaciuta subito, dal primo momento... ma fin da
allora sapevo che eri innamorata di Jasper: la reazione che avesti
quando ne pronunciai il nome al nostro primo incontro fu
inequivocabile. Soffrivi per lui. Ho sperato che lui non tornasse, in
modo che tu potessi dimenticarlo e magari innamorarti di me. Ci ho
provato, ma mi sono reso conto immediatamente che non avrei avuto
alcuna possibilità. Cassandra... Ti voglio bene. Sono
innamorato di te e per te ci sarò sempre.
- Jake... - ormai le lacrime erano esondate dagli occhi. Lo
vedevo sfocato, attraverso quel mare salto che mi usciva dagli occhi
senza che riuscissi a fermarlo.
- Tesoro, non piangere - mi disse stringendomi a
sé e baciandomi sulla fronte - va tutto bene
- Ma io... tu... è colpa mia se sei triste
- No... non è colpa di nessuno. Al cuore non si
comanda.... E poi, come posso essere triste a causa della tua
felicità? Che amico sarei? - mi chiese sorridendomi
- Sarai sempre mio amico, vero? Non mi lascerai mai...
- Te lo ripeto, ci sarò sempre
Lo sentii scostarmi da sé e mi sfiorò
le labbra con un bacio gentile, un bacio fraterno
Lo vidi guardare dietro le mie spalle.
- Succhiasangue, te la affido. Abbi cura di lei... e sappi
che se la farai soffrire non dovrai fare i conti solo con Emmett, ma
anche con me
Io continuavo a guardarlo e quando tornò a
fissarmi in volto lo vidi sorridere apertamente.
- Adesso va da lui. Torniamo tutti dentro,
c’è una festa in corso... - mi disse sospingendomi
verso Jasper - la festeggiata non può stare fuori ed io ho
voglia di divertirmi ed assaggiare le squisitezze preparate da tua
madre.
Notai lo scambio di occhiata tra i due: erano tranquilli e
probabilmente sarebbero anche diventati amici. Presi entrambi a
braccetto e con loro rientrai in casa.
*****
Jasper POV
Uffa, ma questa serata
non finisce mai?
- Porta pazienza, Jasper... tra poco sarà tutta
tua
Mi voltai verso Alice, sorridendole
- Si vede così tanto?
- Naaaaaaaaa - e scoppiammo a ridere entrambi
- Jazz... calma i bollenti spiriti - mi disse Emmett,
ridacchiando, mentre per l’ennesima volta mi allentavo il
colletto della camicia, gli occhi piantati sulla figura di Cassandra
che, in quel momento stava salutando Jacob ed il branco di licantropi.
Non appena Carlisle chiuse la porta dietro alle spalle
dell’ultimo invitato mi fiondai alle spalle di Cassandra,
abbracciandola da dietro e stampandole un bacio sulla clavicola.
- Jasper... - sussultò sorpresa dalla mia mossa
repentina
- Scusa, amore... ma è da stamani che non ti
bacio come si deve - le dissi facendola voltare verso di me e
stringendomela contro
- Ahem... Jasper... - sentii il colpetto di tosse di Emmett
- Che c’è?
- E’ un problema se stasera Cassandra dorme nel
tuo letto? - fece una pausa strategica, durante la quale vidi Cassandra
avvampare, mentre gli altri scoppiavano a ridere ed io mi irrigidivo
sul posto
- Emm?! - chiesi
- Che hai capito?! - mi disse lui, fingendosi scandalizzato
per la natura del mio pensiero - E’ solo perché il
letto di Cassy è rotto... e tu non hai bisogno di dormire
- Se .. per quello... neanche voi... - dissi balbettando
mentre cercavo di scacciare dalla mia mente l’immagine di
Cassandra nel mio letto, coperta solo dal lenzuolo.
Edward, escimi dalla
testa, te ne prego.
- Già, ma noi... beh, il letto ci serve per
qualcos’altro, sai? E’ un po’ scomodo
fare certe cose sul pavimento, o peggio ancora, in piedi...
Cassandra cercava disperatamente di respirare in maniera
regolare, sempre più rossa in volto, finché non
mi nascose il volto contro il petto.
- Emmett, la stai mettendo in imbarazzo. Tra poco va a
fuoco, talmente è rossa - disse Rose, carezzando Cassandra
sulle spalle
- ah... beh... ok - e mi sorrise sornione
Non ci credo... ha rotto
il letto apposta
Lo guardai stralunato e per tutta risposta lui mi fece
l’occhiolino
- Alice... tu... lo sapevi...
La vidi afferrare la mano di Edward e tirarselo dietro
mentre usciva dalla stanza senza rispondermi
- Noi andiamo - e anche lei mi strizzò
l’occhio, lasciandomi sempre più basito. Uscirono
tutti, eravamo soli.
- Senti, Jazz... io dormo sul divano giù in
salotto
NO
- Cassandra, stavano scherzando...
- Vado a fare una doccia, mi metto il pigiama e torno
giù, dico davvero - mi disse guardandomi negli occhi, sempre
rossa
- No, resto io giù, io non ho bisogno del letto -
e la sospinsi verso le scale.
Dopo che si fu avviata al piano di sopra, cercai di
calmarmi, ma l’immagine di lei nel mio letto, nuda, non mi
aiutava. Mi misi davanti alla vetrata, le mani sprofondate nelle tasche
dei pantaloni, a guardare fuori.
No, non tornare
giù...
Troppo tardi, le sue braccia sottili mi stavano
già abbracciando la vita, il seno schiacciato contro la mia
schiena.
- Cassandra... non saresti dovuta scendere - le dissi
voltandomi verso di lei, trattenendo il respiro alla vista del corpo di
lei coperto solo da un top ed un paio di pantaloncini che celavano ben
poco.
- Perché? - mi chiese sorpresa
Dio, quanto sei innocente.
Le sistemai i capelli dietro le orecchie.
- Perché mi fai un effetto che fatico a
controllare
Ci fu un attimo di silenzio
- Non farlo... - mi sussurrò timidamente, a testa
bassa
- Cosa?
- Non controllarlo - aggiunse in un soffio, sollevando la
testa e guardandomi negli occhi
|
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Capitolo 19 *** Prima volta ***
Stavolta
scrivo prima del capitolo... Ci tengo a ringraziarvi tutte prima che
leggiate cosa ha partorito la mia mente "malata" di romanticismo. Ma
chi non vorebbe un Jasper come quello che troverete qui sotto come
proprio tenero amante?
Grazie a chi ha taggato la
storia tra i pref e alle mie fans più care... Specie a quella
che mi sta preparando l'altarino: voglio proprio vedere come mi farai
procedere i lavori adesso :P
Baci, Nerry
PRIMA VOLTA
Cassandra POV
Salii velocemente in camera mia, mi feci una doccia e
indossai velocemente la tenuta da notte: top e pantaloncini.
Cosa faccio adesso? Torno
giù d Jasper o vado in camera sua?
Vidi il mio volto riflesso nello specchio divenire rosso
mentre pensavo al mio bel vampiro, intento a baciarmi la clavicola.
Coraggio, Cassy... va da
lui. Seeeeeee, fosse facile...
Presi un bel respiro e decisi di scendere in salotto.
Era davanti alla porta vetrata, mi dava le spalle, le mani
sprofondate nelle tasche dei calzoni. Capii quando percepì
la mia presenza dall’irrigidirsi delle sue spalle.
Non di nuovo... ti prego,
Jasper...
Temevo un altro rifiuto. Ma quando lo abbracciai da dietro,
non mi aspettavo quella frase
- Cassandra... non saresti dovuta scendere - mi disse
voltandosi verso di me, rigido.
- Perché?
Mi sistemò i capelli dietro le orecchie.
- Perché mi fai un effetto che fatico a
controllare
Ci fu un attimo di silenzio
- Non farlo... - gli sussurrai timidamente, a testa bassa
- Cosa?
- Non controllarlo - aggiunsi in un soffio, sollevando la
testa e guardandolo negli occhi
Mi guardava in silenzio, sembrava una statua talmente era
inespressivo.
- Scusami, non dovevo - dissi indietreggiando, raggelata -
Io... io.. Buonanotte Jasper - e mi voltai velocemente, correndo a
rintanarmi in camera mia. Chiusi anche la porta a chiave.
Mi lasciai scivolare contro la parete, accanto alla porta
finestra che dava sul balcone e lì mi strinsi le gambe al
petto, raccolta in posizione fetale, il volto nascosto contro le
ginocchia.
Sono una stupida.
So come la pensa e
continuo ad assillarlo.
Prima o poi si
stancherà di me.
Ma io lo amo, e
vorrei...
Basta, inutile insistere.
Devi rispettare la sua decisione, devi capirlo... e se lo ami devi
accettarlo.
*****
Jasper POV
La guardai cercando di non venir meno alle mie idee. La vidi
indietreggiare, allontanandosi da me, ma non capivo il
perché, finché non pronunciò quella
frase
- Scusami, non dovevo... Io... io.. Buonanotte
Jasper
La vidi scappare al piano di sopra e sentii sbattere una
porta che, dal rumore, riconobbi essere quella di camera sua.
Ero intontito, basito... Non mi capacitavo di cosa fosse
successo in quei pochi secondi. Cercai di lasciarle il tempo necessario
a elaborare lei stessa il proprio gesto, esattamente come io avevo
bisogno di capire il perché di quella fuga. Anche se ero
certo che il detentore della risposta fossi proprio io.
Quando capii che ancora una volta la colpa di quella fuga
era mia e di quell’alone d’insicurezza in cui le
facevo vivere il nostro rapporto, decisi di porvi rimedio.
Entrai in camera sua silenziosamente, dalla portafinestra
del balcone, come avevo già fatto più volte nel
corso dei mesi precedenti durante il suo sonno: adoravo sentirle
pronunciare il mio nome mentre dormiva.
Era seduta a terra, appoggiata con le spalle alla parete,
vicino all’ingresso del balcone, le gambe al petto, raccolta
in posizione fetale, il volto nascosto contro le ginocchia. Mi
inginocchiai accanto a lei e le sfiorai delicatamente i capelli.
Sollevò la testa di scatto, sorpresa.
Mi misi in piedi aiutandola a fare altrettanto, in silenzio.
Cassandra continuava a guardarmi, incerta su quello che volessi fare.
La presi delicatamente in braccio e la portai in camera mia, dove la
poggiai sul letto, sedendomi poi accanto a lei.
*****
Cassandra POV
Ero seduta sul suo letto e lui continuava a guardarmi
mantenendo il silenzio. Io trattenevo il respiro: non sapevo cosa
sarebbe successo, ma non volevo rovinare l’effetto, qualunque
esso sarebbe stato. Aveva gli occhi cupi e tratteneva il respiro:
infatti non simulava neanche la respirazione umana. Improvvisamente mi
prese il volto tra le mani e mi rese depositaria di uno di quei sorrisi
che mi scaldavano il cuore.
Dio come ti amo.
Poi mi baciò dolcemente.
Mi ritrovai inginocchiata sul letto, di fronte a lui, le
mani affondate nei sui capelli, mentre mi sfiorava le labbra con
delicatezza, per poi allontanare il mio volto dal suo. Ed
improvvisamente seppi cosa dovevo e volevo fare.
Afferrai il primo bottone della camicia e glielo slacciai,
titubante, poi vedendo che non mi fermava, proseguii con gli altri.
*****
Jasper POV
Dopo averla baciata, iniziò a slacciarmi i
bottoni della camicia uno alla volta, facendo non poca
difficoltà, ma il suo essere impacciata, questa sua
inesperienza, la rendevano tenerissima.
La lasciai fare. Sapevo come sarebbe andata a finire. Ma non
avevo voglia di continuare a lottare. Non più.
La vidi trattenere il respiro fino a quando non riuscii a
sfilarmi la camicia dalle spalle: era certa che l’avrei
fermata. Ma non riuscivo più a resisterle.
E soprattutto non ci sarei più riuscito dopo che
iniziò a baciarmi il collo, la gola, le spalle, il petto.
La feci distendere sul letto, poi mi sdraiai su di lei,
baciandola dapprima dolcemente, poi con sempre più urgenza.
Le liberai le lunghe chiome dalla pinza per capelli che glieli teneva
bloccati sulla sommità della testa e vi insinuai dentro la
mano.
Dio, se ti amo.
Poi, non so come, mi ritrovai ad abbassarle le spalline del
top, tracciando una scia di baci lungo la clavicola, la spalla per poi
scendere lungo il seno.
- Sei dolcissima
*****
Cassandra POV
- Sei dolcissima - mi disse mentre mi baciava il seno
Mi sentivo andare a fuoco, dove mi sfiorava con le labbra
gelide sentivo delle fiammate che mi scioglievano come neve al sole.
Volevo di più. Ma avevo paura a chiederglielo.
Improvvisamente mi accorsi di che mi aveva tolto il top,
sebbene non me lo avesse sfilato dalla testa. Sentivo i suoi addominali
allungarsi sui miei, i pettorali che mi schiacciavano il seno: era una
sensazione unica, indescrivibile... Che mi spingeva a desiderare di
più.
*****
Jasper POV
Ormai eravamo entrambi nudi dalla cintola in su. Pelle
contro pelle, freddo contro calore. Ne percepii la resa nel momento
stesso in cui mi afferrò per il cintolo dei jeans, nel
tentativo di accorciare ulteriormente le distanze tra i nostri due
bacini, che già si fondevano. E capitolai anche io. Le
portai le labbra su un seno, mordendoglielo delicatamente, stando ben
attento a non ferirla con i miei denti affilatissimi. Poi iniziai a
scivolare sempre più giù, baciandola sul ventre
per soffermarmi poi all’altezza dell’ombellico,
mentre con le mani la liberavo degli ultimi indumenti. Ai suoi feci
seguire velocemente i miei, poi tornai a sdraiarmi su di lei, mentre
con un ginocchio mi facevo spazio tra le gambe di lei. Le percorsi la
gamba in una lenta carezza, sempre continuando a baciarla, mentre i
miei movimenti, per quanto cercassi di controllarmi per non
spaventarla, si facevano più frenetici. Le posai una coscia
sul mio fianco, mentre lei, per puro istinto, assecondava i miei
movimenti.
Oramai eravamo entrambi privi di freni. Quella ragazzina
umana mi aveva privato di tutto quell’autocontrollo di cui
andavo fiero. Ma non me ne importava: dopo quella notte sarei stato
anche disposto a morire, perché quella notte avrei veramente
incontrato l’amore.
*****
Cassandra POV
Dapprima mi accorsi che mi aveva tolto il top e che ero a
torso nudo: impossibile per me non percepire l’interezza del
suo busto a contatto con il mio. Poi, lo sentii interamente pelle
contro pelle. Rabbrividii. Era una sensazione fantastica. Mi resi
vagamente conto che con un ginocchio si faceva spazio tra le mie gambe,
per poi posarmi una coscia sul suo fianco. Lo sentii immobilizzarsi un
attimo, un bacio sulle labbra, dolcissimo, mentre una fitta di dolore
mi attraversava il basso ventre. Poi ci fummo solo noi due: lui che
tratteneva il respiro; io che mi irrigidivo per poi rilassarmi; Jasper
che iniziava a muoversi trascinandomi nella danza più antica
del mondo. Infine un caleidoscopio di luci mentre pronunciavamo
l’una il nome dell’altro.
*****
Jasper POV
Cercai in tutti i modi di farle provare meno dolore
possibile e quando avvertii in lei la prima fitta di dolore, mi fermai,
lasciando che piano piano l’interno del suo corpo si
abituasse a me. Poi iniziai a muovermi dentro Cassandra, che mi
assecondava come se non avesse fatto altro per tutta la sua vita.
L’esplosione arrivò simultanea per
entrambi
- Cassandra...
- Jasper...
Le nostre voci si fusero come i nostri corpi. Le affondai il
volto nel collo baciandoglielo dolcemente, poi mi voltai sulla schiena
attirandola sopra di me, abbracciandola stretta, il capo di lei sul mio
petto
- Ti amo, Jazz
- Ti amo, tesoro mio. Non ti lascerò mai.
Avevo preso la mia decisione. Che fosse egoistica o meno,
Cassandra mi aveva fatto capitolare, annullando tutti i miei scrupoli.
E poi, se lo ha previsto
anche Alice, probabilmente è così che
deve finire.
Poco dopo sentii il respiro di lei farsi regolare e la tenni
stretta a me tutta la notte, ammirandone la perfezione dei lineamenti
durante il sonno di lei e beandomi del calore che emanava il suo corpo
e con cui lei, solo lei, era finalmente riuscita a scaldare anche il
mio, gelato ormai da alcuni secoli.
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Capitolo 20 *** Il giorno dopo ***
IL GIORNO DOPO
Cassandra POV
Fui svegliata da un raggio di sole che mi scaldava il viso.
Mi stiracchiai nel letto, rimanendo ad occhi chiusi, per poi
spalancarli improvvisamente quando realizzai di essere completamente
nuda, con a coprirmi solo il lenzuolo.
- Buongiorno, amore.
Mi misi seduta di scatto, ed il lenzuolo mi scivolò
giù sui fianchi, mentre Jasper si sedeva accanto a me e mi
scostava i capelli dalle spalle per baciarmi il collo.
Riafferrai il lenzuolo al volo, tirandomelo sul petto, rossa in volto,
lo sguardo puntato sul materasso.
- Che c’è, Cassy? - mi chiese Jazz, con un tono di
voce tirato - sei pent...?
- NO - non gli feci neanche finire la frase che mi ero già
gettata contro di lui
- Non sono pentita, non potrei mai esserlo - gli dissi stringendomi a
lui incurante del fatto che il lenzuolo fosse scivolato giù
ancora e che lui fosse a torso nudo..
Mi strinse a sé, rilassandosi, mentre mi passava le mani
lungo tutta la schiena
- Ti ho fatto male? - mi chiese con il naso sprofondato nei miei capelli
- Solo un po’... all’inizio - risposi, nascondendo
il volto contro il collo, mentre iniziavo a giocare con i suoi capelli,
ancora umidi per la doccia.
- La prossima volta andrà meglio, promesso
- Vuoi dire che... può essere anche meglio di stanotte ?! -
ero certa che stesse prendendomi in giro
- Mh... sì - mi rispose, la voce roca; poi mi fece sdraiare
nuovamente sul letto e si mise sopra di me
La situazione tornò a farsi bollente.
- Jasper... cosa...?
Avevo il cervello completamente andato, come mi accadeva sempre ogni
volta che mi baciava; la spina dorsale fu attraversata da una scossa
improvvisa
- Beh... dal.. momento.. che.. mi.. sembri.. scettica... - mi disse
alternando una parola ad un bacio sul collo e poi sempre più
giù - ritengo ... giusto... dimostrarti.... la...
veridicità... delle... mie... affermazioni.
E così fece.
*****
Jasper POV
Avevamo fatto l’amore ancora una volta e Cassandra aveva
confermato l’esattezza delle mie teorie.
Eravamo ancora abbracciati e ci facevamo le coccole in silenzio,
beandoci uno del contatto con l’altra, quando mi giunse
all’orecchio la voce smorzata di Emmett che proveniva dal
piano terra.
- Ma almeno a cena la farà uscire da quel benedetto letto?
Lo sa che quella poverina ha bisogno di mangiare?
Compresi che di lì a poco mi sarei ritrovato fratello orso
in camera
- Amore, meglio se ti chiudi in bagno... Emmett sta salendo a
controllare la situazione...
La vidi schizzare verso la porta della stanza da bagno con il lenzuolo
avvolto intorno al corpo, nel mentre che io mi infilavo boxer e jeans
- Ok, così mi faccio una doccia
Non appena si chiuse dietro la porta, sentii Emmett bussare
- Entra, Emm
- Allora... sta bene?
Dritto al punto,
è?
- Sì, è sotto la doccia
- Com’è andata? - mi fece l’occhiolino,
sghignazzando
- Vuoi farmi credere che non siete stati tutti ad orecchie ritte, con
il radar in funzione, per captare qualche suono
“sospetto”?
Lo vidi in imbarazzo
- Ecco, beh... insomma...
- siii? - lo incalzai
- Diciamo che Rose ed Alice si sono date talmente tanto da fare che ne
io ne Ed abbiamo avuto il tempo di restare in ascolto
Devo ricordarmi di fare
un regalo a quelle due
Stavo ridendo come un matto ed Emm era sempre più frustrato
dal mio tacergli come fossero andate le cose
- Insomma, Jasper... puoi almeno dire se tutti i nostri sforzi in tal
senso sono serviti a qualcosa...
- Vuoi sapere se abbiamo concluso?
- Siii, dimmelo
- Non sono affari tuoi, comunque se vuoi saperlo, sì,
abbiamo fatto l’amore
- E com’è stato?
Eh no, cazzo, ci manca
solo questo
- Emm... impiccati
Improvvisamente lo vidi notare qualcosa per terra, raccoglierlo e
sorridermi, poi, soddisfatto.
- Forse... però ho avuto comunque la mie risposte
- Prego?
- Lo riconosci? - mi chiese mostrandomi quello che aveva raccolto: un
pezzo di stoffa informe
-...?
- Beh... se le cose fossero andate male... non credo che il top di
Cassy sarebbe in queste condizioni - mostrandomi l’oggetto in
questione strappato in più punti, dai miei denti
- Emm, se osi solo.. - lo minacciai
- Non preoccuparti, lo sapremo solo noi due - mi interruppe lanciandomi
il top ormai ridotto ad uno straccio
Cassandra scelse quel momento per uscire dal bagno con indosso il mio
accappatoio, e quando vide i resti del top che stringevo tra le mani
guardò prima me e poi Emmett interrogativamente, per poi
scoppiare a ridere non appena comprese il perché il suo capo
di abbigliamento fosse ormai da buttare.
- Dovrò dire a Carlisle che ho bisogno di una scorta extra
di pigiami, visto che qualcuno non si nutre di solo sangue animale -
disse lei ridendo, seguita da Emmett
- Mi stai prendendo in giro?
- No, Jasper... è solo che vorrei almeno che questa cosa non
divenisse un’abitudine... - mi rispose continuando a ridere
- E’ sufficiente che tu stia chiusa qui in camera...
completamente n...
- Emm, ti dispiace uscire? Mi devo vestire
Notai lo scambio di occhiata tra i due, ma non ci capii un
granché
- Ok, scricciolo... fra quanto scendete?
- Un paio di ore al massimo
Ma di che parlano?!
- Ok, ci si
- Ah, Emm... chiudi la porta, per favore
Una volta che Emmett fu uscito lo sentii sghignazzare, mentre
continuavo a guardare Cassandra, senza capire cosa le passasse per la
testa
- In questo momento vorrei essere Edward, almeno saprei cosa aspettarmi
- Oh, ma la risposta non tarderà ad arrivare - mi disse
sorridendomi in maniera maliziosa
La guardai avanzare verso di me, fermarsi a pochi centimetri di
distanza. Non so come ma mi ritrovai con gli occhi incatenati ai suoi,
tanto che non notai cosa stesse facendo, finché
l’accappatoio non le scivolò giù lungo
il corpo, per poi cadere a terra
- Così è sufficiente? - mi chiese con voce roca
- No, è ottimo - le risposi avventandomi sulla sua bocca e
portandola ancora una volta sul letto.
**********************************************************************************
Oggi capitolo corto, spero mi scusiate. Prometto che rimedierò al più presto.
Vi anticipo che prossimamente i due innamorati risolveranno una
questione lasciata in sospeso: la memoria dei vampiri è
mooooolto lunga... e non perdonano. E neanche Cassy.
Baci
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Capitolo 21 *** Resa dei conti ***
Jasper twilight - Cap 20 Resa dei conti
Ed eccomi di nuovo. Adesso andiamo a sistemare una cosa in sospeso, come promesso.
Più avanti ci saranno nuovi sviluppi con i cattivi... ma mi ci vorrà qualche capitolo.
Spero di non annoiarvi.
Baci, Nerry
RESA DEI CONTI
Cassandra POV
Erano trascorse alcune settimane dal mio compleanno ed ormai mi ero
definitivamente trasferita in camera di Jasper. Il nostro rapporto era
ormai ufficializzato, tanto che Emmett aveva smesso di prenderci in
giro, forse anche spinto dalle minacce di Rose di tenerlo “a
stecchetto”, cosa che Jasper, all’occorrenza, non
dimenticava mai di ricordargli tra le risate di tutta la famiglia.
Avevamo anche ripreso a frequentare la scuola, dal momento che sia i
miei fratelli che i licantropi di La Push avevano perso le tracce dei
due vampiri, che si erano allontanati dalla zona. Inoltre Carlisle non
riteneva opportuno che perdessi altri giorni di scuola. Anche Jasper
era della stessa opinione; infatti di li a breve, lui, Emmett e Rose si
sarebbero diplomati ed avrebbero preso a frequentare
l’università… almeno questo era quello
che avrebbero fatto credere al resto del mondo: in realtà
sarebbero rimasti a Forks, rintanati, e si sarebbero fatti vedere ogni
tanto, in occasione delle visite alla famiglia. Soprattutto Jasper, che
non ne voleva sapere di allontanarsi da me. Così prima
avessi finito il liceo, prima lo avrei seguito
all’università, anche se io speravo che per allora
sarei stata come lui. Jasper, da parte sua, non era più
così tanto contrario all’idea di trasformarmi, ma
voleva che vivessi ancora alcuni anni da umana, in modo tale da poter
raggiungere un’età tale da poter trascorrere il
maggior tempo possibile assieme anche a scuola.
Quella mattina, come d’abitudine, ci recammo a scuola tutti
insieme, Emmett e Edward sulla Volvo, Alice e Rose sulla cabrio rossa
mentre io e Jasper eravamo in moto. Ci trovavamo d’accordo
anche su questo: sfruttare il viaggio verso la scuola per stare il
più vicini possibile e la moto era l’ideale per
stare abbracciati senza doversi sorbire le battutine idiota di Emmett.
A cui, tuttavia, volevo sempre più bene. Non dovrei dirlo,
ma era il MIO fratellone. Adoravo tutti i miei fratelli, e mi trovavo
benissimo con loro, specie con i ragazzi, forse per il mio carattere un
po’ da maschiaccio – avevo infatti chiesto ad
Emmett di insegnarmi ad andare in moto, visto che Jasper si era
rifiutato. A Jasper ero invece riuscita a strappare la promessa di
insegnarmi a difendermi ed avevo già appreso un paio di
colpi niente male: certamente con i vampiri sarebbero stati inutili, ma
con gli umani avrebbero avuto successo.
Per la prima volta da che eravamo tornati a scuola, quel giorno si
rifece vivo Mike Newton, reduce da circa un mese di sospensione a causa
della sua aggressione ai miei danni.
Scesi di moto e aspettai che Jasper facesse altrettanto, poi lui mi
afferrò per la vita e mi condusse nella scuola.
- Bene bene bene…
Non appena riconobbi la voce di Newton sollevai gli occhi al cielo,
stringendomi a Jasper nel tentativo di fargli capire che non doveva
intervenire. Poi mi voltai verso Rose, il cui ringhio, sebbene
sibilato, non mi lasciò alcun dubbio sulle sue intenzioni.
- Emmett, tienila buona – dissi sottovoce
Vidi mio fratello stringere la bionda tra le braccia e massaggiarle la
schiena sussurrandole dolcemente nell’orecchio
- Lasciate fare a Cassy…- intervenne Alice, che aveva
già visto tutto
Mi sciolsi dolcemente dall’abbraccio di Jasper, che sembrava
non volermi mollare e mi avvicinai a Newton
- Problemi?
- Beh… non crederai che la cosa sia finita
così…
- Fossi in te mi rassegnerei, Mike
- Non direi, non dopo la sospensione comminatami dal preside e quella
denuncia che mi pende sulla testa
- Chi è cagion del suo male pianga sé
stesso…
-…?
- Sei tu il solo responsabile di ciò che ti è
accaduto: alla tua sconsiderata azione c’è stata
una mia reazione, che a quanto pare non ti aspettavi… beh,
peggio per te
Mi avvicinai ancora a lui, arrivandogli sotto il naso per poi fissarlo
negli occhi, con i miei ridotti a due fessure
- E sai una cosa? Girami alla larga o ti beccherai anche una denuncia
per minacce, siamo intesi?
A quel punto, dopo essermi voltata verso Jasper ed averne afferrata la
mano, passai accanto a Mike dandogli una spallata e mi diressi verso
l’aula in cui si teneva la prima lezione.
Non appena svoltato l’angolo mi sentii afferrare per i
fianchi e voltare di peso: mi trovai a guardare Jasper, il volto
contratto in una espressione rabbiosa e preoccupata
- Si può sapere che diavolo ti è saltato in
testa? Lo hai provocato ancora una volta davanti a tutta la scuola. Sai
che adesso ci riproverà senza ombra di dubbio?!
Lo guardai sorridendogli, senza rispondergli, poi gli sfiorai le labbra
con le mie, senza lasciar trapelare nessuna delle mie emozioni,
all’infuori di quello che provavo per lui. Lo vidi spalancare
gli occhi, sorpreso, per poi ridurli a due fessure.
- Come ci riesci?
Lo guardai facendo finta di non capire
- Come riesci a controllare così bene le tue emozioni?
Quando hai imparato?!
- E’ sufficiente che mi concentri su di te… In
questo modo mi riempi i pensieri ed influenzi tutte le mie sensazioni
- Dannazione… lo controlli… da quando lo sai?
- Da quella volta che abbiamo fatto l’amore, dopo che Emmett
è entrato in camera tua mentre io ero sotto la doccia
- Il giorno dopo il tuo compleanno… - mi fissò
per un attimo, in silenzio, ricordando che fino all’ultimo
non era riuscito a capire le mie intenzioni –
perché non…?
- Carlisle ha pensato che sarebbe stato meglio che prima ne fossi
certa… non è un potere, il mio… si
tratta solo di autocontrollo e papà ha pensato che prima di
parlarne a chiunque avrei dovuto padroneggiarlo – finii la
frase in un sussurro, terrorizzata dal fatto che Jasper potesse
avercela con me per averglielo taciuto.
Mi passò una mano dietro la nuca e mi attirò a
sé, poggiandomi la testa sul suo torace
- Va tutto bene, amore, solo… non farlo mai più,
non tacermi più niente…
- Te lo prometto, non lo farò mai più -gli dissi,
stringendomi forte a lui, temendo che potesse sparire da un momento
all’altro
Mi staccò da sé e mi rese depositaria di un
sorriso da urlo
- Adesso, in classe, miss simulatrice
Mi ritrovai a guardarlo boccheggiando, cercando di prendere aria: era
impossibile, ma nonostante stessimo assieme continuava ad inebetirmi in
una maniera incredibile.
- Amore, vai – mi disse ridendo, dandomi una sonora pacca sul
sedere
Arrossii vistosamente e corsi in a lezione.
La mattinata trascorse tranquilla, finché non dovetti andare
a mensa. All’ultima lezione, il professore ci fece uscire un
po’ prima, quindi nessuno dei miei fratelli era ad aspettarmi
in corridoio; decisi quindi di andare ad attendere Jasper fuori
dall’aula e fu così che mi imbattei in Mike Newton.
- Piccola Cullen… adesso sei sola – mi disse non
appena mi vide svoltare l’angolo , sorridendomi malignamente
Mi afferrò per le spalle e mi inchiodò alla
parete, immobilizzandomi contro di essa con il peso del proprio corpo
- Che buon profumo – mi disse affondandomi il naso sul collo,
per poi leccarmelo, facendomi rabbrividire dal ribrezzo
- Lasciami
- E perdermi un’occasione del genere? – mi disse ed
iniziò a trascinarmi in direzione del magazzino delle pulizie
Edward!!!
*****
Jasper POV
Eravamo tranquilli a lezione, quando vedemmo piombarci in aula Edward
ed Alice
- Chiedo scusa, prof, ma abbiamo un emergenza … dobbiamo
andare … ed i nostri fratelli…
- Ok, Cullen, ho capito. Rosalie, Jasper ed Emmett, uscite pure.
Lo sguardo di Edward non mi piaceva per niente ed Alice era molto
nervosa.
Non appena uscimmo dall’aula, Edward disse solo poche parole
e tutti capimmo
- Cassandra e Newton
- Alice, dove? – chiesi in preda all’istinto
omicida, lo stesso che in quel momento animava Rose
- Magazzino pulizie – mi rispose correndo verso di esso,
seguita da noi tutti
Non appena arrivammo alla stanza, Emmett afferrò la porta e
tirò, scardinandola, mentre io mi lanciavo dentro, pronto ad
afferrare Newton ed a lanciarlo fuori in corridoio. Ma ciò
che vidi mi lasciò di stucco.
Cassandra, sfruttando il momento di distrazione del ragazzo dovuto
all’azione di Emmett, era riuscita a ribaltare le loro
posizioni e, sgambettandolo da dietro, lo aveva mandato schiena a
terra. Poi gli era saltata sopra, sedendoglisi a cavalcioni, ed aveva
iniziato a prenderlo a pugni: destro, sinistro, destro,
sinistro…
Ne sentivo la rabbia feroce, incredulo che riuscisse a scaricargli
addosso tutta quella gragnola di colpi ben assestati, sebbene, avendola
allenata, sapessi di cosa fosse capace. La vidi alzarsi per poi
sollevarlo da terra, con una forza che non credevo che un fisico come
il suo potesse nascondere. Newton aveva il volto ricoperto di lividi e
si teneva il naso, probabilmente rotto. Dopo averlo sollevato, lo
spinse fuori dalla stanza, in corridoio, assestandogli un calcione nel
sedere.
Newton si trovò circondato da tutta la scuola che in quel
momento andava a mensa. Mi accorsi solo allora che il poveretto aveva
anche il segno di un morso sulle labbra, mentre Cassandra aveva
l’impronta di due dita all’altezza del collo.
- Adesso, spiegalo tu, a tutta la scuola, come mi sono fatta questi
segni ed il nome di chi ti ha spaccato la faccia… Un ultimo
consiglio: se vuoi essere sicuro di arrivare a 90 anni con
l’inquilino del piano di sotto interamente funzionante, ti
consiglio di non importunarmi più… Mia sorella
Rose sarebbe felicissima di staccartelo a mani nude, e ti garantisco
che fa assai più male della ginocchiata che ti ci ho
assestato la volta scorsa.
Emmett iniziò a ridere sonoramente, seguito a ruota, poco
alla volta da tutti i presenti, mentre io sentivo la rabbia di
Cassandra scemare lentamente.
- Jasper, mi accompagni a pranzo? Tutta questa ginnastica mi ha messo
una fame…
- Certo amore, certo… - le dissi abbracciandola e baciandola
sulla tempia
- Ve lo avevo detto che lo avrebbe sistemato ben bene – disse
Alice, continuando a ridere, mentre ci avviavamo tutti in mensa.
- Già – intervenne Rose - e mi sono divertita
quasi come se gliele avessi suonate io.
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Capitolo 22 *** Vita in famiglia ***
Jasper twilight - Cap 21 Vita in famiglia
VITA IN FAMIGLIA
Cassandra POV
Erano trascorse settimane dal mio epico scontro-incontro con Newton e
la popolarità che ne avevo ricavato non accennava a
diminuire: le ragazze di tutta la scuola, di ogni fascia di
età, mi avevano eletta a loro eroina, un modello da seguire;
i ragazzi, ad esclusione dei miei fratelli, i soli che mi si
avvicinavano, mi adoravano a distanza, vuoi per le mie guardie del
corpo vuoi per la nomea di picchiaduro che mi ero fatta con
l’aver rotto il naso al sirenetto Mike.
Continuavo anche ad essere la più invidiata a causa del mio
“ragazzo”. I commenti su di lui da parte della
componente studentesca di sesso femminile si sprecavano: si andava dal
banalissimo “fico” a termini più
ricercati come “adone”, e devo riconoscere che
quest’ultima definizione gli calzava a pennello. Il suo
essere statuario, dalla bellezza propria delle sculture greche, mi
lasciava sempre senza fiato, tanto che se mi avessero chiesto di
definire con una sola parola la concezione del bello assoluto secondo i
canoni classici avrei sicuramente detto “Jasper”.
E lui si stupiva ancora del fatto che mi incantassi a guardarlo senza
riuscire a pronunciare una parola… se poi mi sorrideva, beh,
a quel punto rincretinivo completamente. Ma quando mi toccava, bastava
anche una semplice carezza, entravo veramente in carenza di ossigeno,
il cervello mi si resettava e tutto ciò che desideravo in
quel momento era solo baciarlo.
La cosa meravigliosa è che tutto questo lo imbarazzava da
morire, esattamente come lui imbarazzava me quando mi fissava con
talmente tanta insistenza da sembrare essere in grado di vedere
attraverso gli abiti: mi faceva sentire nuda, ma non solo in senso
fisico… riusciva a leggermi l’anima. Anche
perché non avevo più cercato di tagliarlo fuori
dalle mie emozioni ricorrendo alla simulazione: sapevo che non gli
piaceva che usassi questa mia capacità con lui…
faceva parte del nostro tacito accordo: io non lo estraniavo dalle mie
emozioni e lui non cercava di influenzarle.
Quella mattina mi svegliò soffiandomi in un orecchio
- Sveglia, pigrona, è ora di alzarsi, la scuola ci aspetta
– mormorò, baciandomi
- Altri cinque minuti – fu la mia solita richiesta.
Quei fatidici cinque minuti mi servivano per svegliarmi in pace con il
mondo, in caso contrario sarei stata intrattabile tutto il giorno. Il
povero Emmett ricorda ancora la pessima esperienza avuta con la
sottoscritta a seguito di un suo brusco tentativo di svegliarmi: non so
come, ma, dal momento che mi infilava le dita nel naso, gli urlai
talmente forte contro che lo mandai a gambe all’aria per lo
spavento, facendolo cadere di sotto dal letto.
Ma quei cinque minuti mi servivano anche per chiedermi se quel corpo
contro cui ero allungata facesse parte di un bel sogno o se fosse la
felice realtà dei miei giorni presenti e futuri. E difatti,
io e Jasper eravamo diventati ritardatari cronici, o di professione, se
così vogliamo dire… infatti i cinque minuti si
trasformavano sempre in dieci, se non venti, trascorsi tra baci e
languide carezze… Ma la giornata iniziava così
per me nel miglior dei modi.
Anche quella mattina non facemmo eccezione e mi ritrovai a fare una
doccia di corsa e ad uscire di casa con i capelli ancora umidi e un
pancake in mano.
- Cassy, tesoro, se trascorreste meno tempo ad amoreggiare, forse
riusciresti a fare le cose con meno assillo, non credi? – mi
chiese Alice ridendo
- Certo… poi però mi chiederesti di tornare ad
amoreggiare con Jasper perché certe carenze mi rendono
intrattabile – risposi tra un morso e l’altro della
mia rapida colazione in itinere
- Giusto, amore… senza contare che poi Emm romperebbe le
scatole a me, insistendo con il dire che non ti presto le dovute
“attenzioni”
- E sia io, che tu, sappiamo quanto questo non sia vero – gli
soffiai in un orecchio, facendolo rabbrividire
- Peste
- Ti amo - gli dissi a fior di labbra
- Ti amo – mi rispose ricambiando il bacio
A quel punto Emmet iniziò a frugare nello zaino, da cui lo
vidi estrarre qualcosa senza che riuscissi ad individuarne la natura,
poiché mi dette rapidamente le spalle. Ci fu uno scatto,
seguito da un fruscio e quando Emmett tornò a voltarsi
scoppiammo tutti a ridere: teneva in mano una candela…
accesa, mentre con il corpo assumeva la posizione di una
“delicata” statuina reggi moccolo. Edward, da par
suo, si nascose dietro le sue spalle e, con le mani sollevate sulla
testa di Emmett, le tenne in modo tale da formare un cerchio, mentre
fratello orso sollevava gli occhi al cielo con uno sguardo mistico, con
tanto di aureola.
Mi ritrovai accasciata contro Jasper, mentre cercavo di prendere aria
tra una risata e l’altra, gli addominali talmente contratti
da farmi male
Rose non resistette e scattò loro una foto con il cellulare
- Emm, tesoro, non avertene a male, ma Carlisle ed Esme questa non
devono perdersela assolutamente. – ridendo anche lei come una
forsennata.
Entrammo a scuola che ancora ridevamo.
*****
Jasper POV
La scenetta di Emmett ed Edward di quella mattina fu talmente tanto
comica che all’ora di pranzo, in mensa, riprendemmo a ridere,
fra lo stupore generale di tutti i nostri compagni. Poi mi accorsi del
cambiamento d’umore in Edward… divenne nervoso e
rassegnato… era contrariato. Lo guardi inarcando un
sopracciglio in una muta domanda.
- Ballo di fine anno = Abiti da ballo = Alice = Shopping
Lo guardai scoppiando a ridere, mentre Emmett e Cassandra, non appena
Edward aveva terminato l’equazione, si alzarono dal tavolo
rapidamente, quasi in sincrono, e scattarono verso l’uscita
- VOI DUE!!!
Li vidi bloccarsi sulla porta e voltarsi lentamente l’uno
verso l’altra, scrutarsi in volto rassegnati e poi guardare
verso colei che con due parole ne aveva arrestato la corsa: Alice
- No, Alice, ti prego, non farmi questo… - iniziò
a pregare Cassandra, che si voltò verso di me in cerca di un
aiuto che sapeva non potevo offrirle: in quei casi eravamo tutti alla
mercé del folletto malefico con il dono della veggenza e la
padronanza della tecnica della tortura dello shopping.
- Stasera giro per negozi: Cassandra, tesoro mio, è il tuo
primo ballo ufficiale, per cui non transigo. E tu, Emmett,
bell’esempio le dai, vergogna, non si fa così.
– disse a quel gigante terrorizzato di nostro fratello,
picchiettandogli un dito sul petto con fare minaccioso, il tutto sotto
lo sguardo sornione di Rose che continuava imperterrita a limarsi le
unghie.
Edward faticava a non ridere in faccia a nostro fratello, la cui
espressione afflitta era decisamente comica. Io, invece, avevo
sfruttato la situazione a mio favore: avevo fatto sedere una Cassandra
mesta e rassegnata sulle mie ginocchia e con una mano le carezzavo
pigramente il fianco, mentre con l’altra mi ero insinuato
sotto la sua maglietta e le sfioravo il punto vita.
Era più forte di me, ma avevo il bisogno costante di sentire
la sua pelle sotto le mie mani ed il sapere che effetto questo le
provocasse mi faceva impazzire di desiderio.
- Jasper… non ora… - mi disse, gli occhi lucenti,
mentre si mordeva il labbro inferiore
- Hai ragione, scusa – e la baciai sulla punta del naso
- Allora, voi due, ascoltatemi – ci riprese Alice –
stasera tutti a Port Angeles in cerca di qualcosa che vada bene. Si
parte appena usciti da scuola, rientreremo solo quando mi
dirò soddisfatta.
- Mh… ma almeno posso mangiare qualcosa lungo la
strada?
- Sì, Cassy… in auto… non abbiamo
tempo da perdere.
E fu così che, alla fine delle lezioni mi ritrovai
trascinato insieme al resto della famiglia in una delle scorribande
più massacranti che Alice avesse mai organizzato.
Ma sapevo che la sera del ballo, non appena avessi visto Cassandra con
indosso l’abito scelto per lei da mia sorella, sarei per
sempre stato grato a quest’ultima per avermi sottoposto a
questa tortura… e le avrei confessato che Sì, ne
era valsa la pena.
**************************************************************************************
Capitolo corto, ma non potevo fare di più.
Si tratta di un chap di transizione e dal momento che mi è
stato chiesto di scrivere ancora qualcosa di "comico" prima dell'arrivo
dei cattivi, ho optato per questa soluzione, che tra l'altro mi serve
anche all'economia della narrazione.
Baci, Nerry
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Capitolo 23 *** Il ballo: sensazioni funeste ***
Jasper twilight - Cap 22 Il ballo: sensazioni funeste
IL BALLO:
SENSAZIONI FUNESTE
Cassandra POV
- Alice, basta, te ne prego… non mi sento più i
piedi
Eravamo di fronte al ventesimo negozio di abbigliamento e non ne volevo
più sapere di misurarmi abiti e scarpe. Tra
l’altro ero rimasta sola, alla mercé di Alice e
Rose: i ragazzi, con la scusa di non voler vedere i nostri abiti prima
del ballo, in modo da riservarsi la sorpresa, erano andati a far spese
da soli… e mi mancava Jasper.
Presi il cellulare e gli inviai un SMS: “Aiuto! Vieni a
salvarmi, ti prego! Sto per uccidermi dalla disperazione”
Tempo zero mi arrivò un SMS di risposta:
“Voltati”
E quando lo feci lo vidi ad una trentina di metri di distanza da me,
con una sola busta, contenente il suo abito, mentre io, a causa di
Alice, stavo soffocando sotto le sacche con i miei acquisti. In una
frazione di secondo, mollai le borse e mi slanciai verso Jasper,
lasciando Alice e Rose dinanzi alla vetrina, a sbraitare contro di me
per la mia riuscita fuga.
- Ti prego, mordimi! – lo supplicai con voce disperata,
attaccandomi al suo collo – metti fine a questa tortura
– guardandolo con occhi supplichevoli
- Smettila, sciocchina – mi rispose baciandomi sul naso e
abbracciandomi
- Dici bene tu, che ti sei defilato… ma io ho sperato che un
auto mi tirasse sotto… anche di cadere dalle
scale… di tutto pur di avere una scusa per porre fine a
questa tortura… ma niente… e lei è una
virago dello shopping. Se mi ami, ti scongiuro, metti fine alla mia
sofferenza – lo pregai ancora con tono melodrammatico,
mettendo a nudo il collo ed offrendoglielo, nel mentre cercavo di non
ridere.
- Ricorda, Alice…. L’avrai sulla
coscienza… - disse Jasper alla ragazza, che ci aveva
raggiunti assieme a Rose, nel mentre abbassava la bocca sul mio collo,
reggendomi il gioco e trattenendosi anche lui dal ridere.
- Addio, sorella crudele. Muoio a causa tua. – dissi non
appena sentii le labbra di Jasper sul collo, accasciandomi tra le sue
braccia.
- Idioti!!! E tu, Ed… smettila di ridere… non
sono affatto divertenti
A quel punto partì anche la risata di Emmett e Rose, ormai
privi di controllo
Alice iniziò a battere i piedi stizzita, mentre io, ancora
accasciata contro Jasper, la guardavo dall’unico occhio
aperto. A quel punto anche io e Jazz lasciammo libere le risate e ben
presto Alice si unì a noi.
*****
Jasper POV
Era la sera del ballo e non vedevo l’ora di ammirare
Cassandra con l’abito che le aveva acquistato Alice. Mi
trovai a pensare per l’ennesima volta alla sera a Port
Angeles ed alla scenetta messa su da Cassandra… Non avevo
mai visto Alice così offesa, ma poi aveva dovuto ammettere
anche lei stessa che se l’era cercata, poiché
aveva effettivamente esagerato.
Da quando è
arrivata Cassy sembra sempre festa
- Vero, Jazz… non abbiamo mai riso così tanto.
Anche Emm dice di non essere mai stato così bene come da
quando è arrivata Cassandra.
- Già già – annuì Emmett
– e poi è divertente vedere il controllatissimo
Carlisle tenersi la pancia dal ridere
- Sì, non è cosa di tutti i giorni –
ammise Edward
- Ha portato la primavera: in casa nostra, prima che arrivasse lei era
sempre inverno – dissi io
E’ la mia
Primavera. Ha riportato l’allegria in questa casa di vampiri,
di morti viventi… o non morti. Ha sciolto il gelo del nostro
cuore e lo ha riscaldato a poco a poco, con i suoi raggi da prima
tiepidi e timidi ed ora caldi ed avvolgenti. Ci ha ridato la vita. MI
ha ridato la vita.
Edward mi guardò sorridendomi.
- Finalmente hai trovato la pace interiore. Sono felice per te
La mia risposta fu un sorriso sgargiante.
Poi mi voltai verso le scale: avevo sentito avvicinarsi i passi delle
ragazze.
*****
Cassandra POV
Guardavo le mie sorelle. Erano bellissime.
Alice indossava un abito in seta grigio perla, lungo fino alle
caviglie, con un romantico scollo a cuore. Rose, invece, vestiva un
abito sottoveste nero in seta, anche questo lungo, con uno spacco
laterale che le si apriva fino a metà coscia. Io, da parte
mia, avevo un abito color champagne, in seta, dal corpetto stretto,
trattenuto da due bretelline sottilissime, e che mi si allargava
morbidamente in una gonna composta da più teli straliciati,
che andavano così a formare un orlo irregolare; le spalle
erano coperte da uno sciarpone in velo di seta sempre dello stesso
colore.
- Andiamo, altrimenti arriveremo tardi – disse Rose,
passandomi la mia borsetta.
Mi guardai un’ultima volta allo specchio, incredula di
ciò che vedevo, poi seguii le mie sorelle.
Loro stavano già scendendo le scale, quando io mi soffermai
a guardare i miei fratelli nascosta nell’ombra del corridoio
del piano di sopra. Sapevo che mi avrebbero scorta nonostante la scarsa
illuminazione ma volevo avere il tempo di memorizzare come erano in
quel momento, esattamente come avevo fatto con le mie sorelle.
Erano bellissimi… tutti e tre in smoking.
Emmett indossava quello classico, nero con camicia bianca…
sarebbe stato perfetto nei panni di James Bond… aveva
fascino da vendere.
Edward ne indossava uno blu, leggermente più informale,
abbinato ad una camicia celeste chiarissimo, quasi bianca…
un modello, un gentiluomo di altri tempi
Jasper… era spettacolare… ed era mio. Smoking
blu, dal taglio classico, abbinato ad una camicia blu
anch’essa, sebbene di un paio di toni più chiara,
in seta cangiante.
Vidi gli occhi di Edward ed Emmett illuminarsi alla vista di Alice e
Rose, mentre Jasper scrutava con la fronte aggrottata il punto in cui
mi tenevo nascosta. Come feci un passo avanti ed iniziai a scendere lo
vidi aprire il volto in un sorriso dolcissimo e mi venne incontro a
metà scale
- Sei bellissima
- No… tu sei bellissimo
Mi afferrò la mano e mi condusse all’auto.
*****
Jasper POV
Non credevo potesse essere più bella della sera del suo
compleanno… mi sbagliavo.
Non riuscivo a staccarle gli occhi dal volto. Era raggiante. Ma sentivo
che c’era qualcosa che non andava. Non capivo
perché si fosse fermata a studiarci nell’ombra.
Sembrava che volesse memorizzare l’attimo, per non perderne
il ricordo in futuro, come se fosse qualcosa a cui attaccarsi nei
momenti bui. Ma non ne capivo il perché. Era come se avesse
fatto una foto della scena, senza scattarla e la sensazione che mi
trasmetteva non mi piaceva. Ma non riuscii ad analizzarla,
perché la nascose.
- Amore… tutto bene?
- Sì Jasper – mi disse baciandomi
l’angolo della bocca
Sentivo che però non era così. Nonostante
cercasse di usare la sua capacità di simulazione, a tratti
mi arrivava una sensazione strisciante, come di paura. Ed il fatto che
mi celasse le sue emozioni non mi piaceva.
Con un tono di voce impercettibile per le orecchie umane, chiesi ad
Edward di leggerle i pensieri. Mi rispose facendo spallucce, corrugando
la fronte e facendomi cenno di no con la testa. Sapevo cosa voleva
dire: gli stava mandando segnali fuorvianti.
Non mi piaceva. E non era paranoia.
La presi per la vita e la condussi fuori, in giardino, dove la feci
sedere su una panchina, poi mi sistemai accanto a lei, tenendole
dolcemente le mani.
- Amore… cosa c’è? E non dirmi
niente… stai simulando una tranquillità che non
hai… e stai tenendo Ed fuori dai tuoi pensieri…
- Non lo so… è una sensazione strana…
come se tutto dovesse finire… - disse con voce stentorea
- Hai sentito Jacob e Seth parlare con papà?
- Sì…
Adesso mi era tutto chiaro. I due vampiri a cui davamo la caccia mesi
prima si erano rifatti vivi sul territorio di Forks ed i licantropi ce
ne avevano subito informati affinché potessimo sorvegliare
Cassandra.
- Tesoro… andrà tutto bene
- Ho paura…
- Non ti accadrà niente, non lo permetteremo – le
dissi abbracciandola
- Non ho paura per me… la morte mi è passata
accanto talmente tante volte che ormai non la temo più
– tenendomi il viso contro il collo
Già…
sedici anni di dolore e sofferenza. La vita ti ha tolto molto, amore mio
- Jasper… - staccandosi da me per guardarmi in volto - mi
prometti di essere prudente?
- Certo, amore…
- Jazz… sono seria. Promettimi che non
rischierai… neanche per me
- Cassandra – la interruppi
- Promettilo. Te ne prego… Ho perso mio padre, poi mia
madre. Me li ha portati via una malattia. Adam, invece… lui
ha tentato il tutto e per tutto per salvarmi… e forse, se mi
avesse lasciata morire, lui sarebbe ancora vivo… non
voglio… NON voglio che tu rischi per me, non sopporterei la
tua morte. – mi disse disperata
- Cassandra… perché mi dici questo…
ora?
- Ho fatto un sogno… un incubo… quei due
vampiri… lui mi voleva… attaccavano tutta la
famiglia e vi uccidevano… TI
uccidevano… e… non lo so… ma
sentivo di dovertelo dire… prima che fosse tardi…
Jazz, se mi ami veramente, promettimi che qualunque cosa mi accada tu
non rischierai la vita per me
- Non posso farlo, lo sai… TU sei la mia vita… e
senza di te sarei comunque morto, tornerei ad essere morto. –
stringendola a me con disperazione
Sentivo tutta la paura e il dolore che provava alla prospettiva di
perdere tutta la famiglia, di perdermi, ma non sapevo come farle capire
che era stato solo un brutto sogno.
Forse perché, come avrei scoperto più tardi, non
si trattava solo di quello, ma di una previsione della
realtà.
*************************************************************************************
Ringrazio ancora per le recensioni, per i pref e anche chi si limita a leggere
Baci, Nerry
PS: mi ci vuole un po' di tempo... ma i cattivi arrivano!
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Capitolo 24 *** Testamento ***
TESTAMENTO
Jasper POV
Cassandra era strana e questo dalla sera del ballo. Qualsiasi cosa la
occupasse, la faceva con disperazione, come se fosse l’ultima
volta. Avevo la percezione che si fosse come rassegnata ad un qualcosa
di inevitabile, sebbene lei sembrasse aver già fatto le sue
scelte. E la cosa non mi piaceva.
Facevamo l’amore come se per lei potesse essere
l’ultima volta, come se si aggrappasse a quel momento per non
dimenticarlo e per non farmelo dimenticare. Era infatti di una dolcezza
struggente, era l’amore, quello con la A maiuscola. Ma
intrisa di disperazione. Di quella disperazione che la spingeva a farmi
mille raccomandazioni quando andavo a caccia con i miei fratelli, a non
volermi lasciare mai e a cercare di trascorrere il maggior tempo
possibile con me, come se gliene rimanesse poco.
Come un condannato a
morte che già conosce il momento dell’esecuzione.
- Jasper… posso chiederti un favore? – mi chiese
distogliendomi dai miei pensieri
- Certo, principessa
- Mi accompagneresti… da Adam? – mi chiese
tormentandosi le mani
- Quando vuoi, amore – le sorrisi, intrecciando le dita con
le sue
- Adesso? – mi guardò supplichevole
- Come mai tutta questa fretta? – chiesi sorpreso, certo che
mi nascondesse qualcosa
- Così, mi manca… e poi, so che ti
sembrerà assurdo, ma… devo parlargli –
mi rispose abbassando lo sguardo sulle nostre mani.
- Ok, andiamo – e la condussi in garage, all’auto.
Quando aveva pronunciato quell’ultima frase avevo percepito
la barriere emotiva che ergeva in difesa delle sue sensazioni,
chiudendomi fuori ancora una volta; non mi sentii però di
chiederle spiegazioni, evitando di metterla sotto pressione e scoprire
così il perché di quel suo strano comportamento
che ormai andava avanti da tre settimane. Ed avevo tutto il tempo per
farlo, visto che era finita la scuola.
*****
Cassandra POV
Sentivo che Jasper si faceva sempre più sospettoso verso il
mio strano atteggiamento ma non potevo fare a meno di comportarmi come
facevo: vivevo con il terrore che ogni giorno potesse essere
l’ultimo, e questo perché quel dannato incubo era
divenuto una ricorrente di tutte le notti.
Jasper se ne era accorto, ma io gli dicevo che non era niente, e
cercavo di non lasciargli libero accesso ai miei sentimenti. Ma
nonostante tutto, qualcosa percepiva, anche se in maniera confusa.
Sapevo che la fine era vicina e speravo di riuscire a non tirarlo a
fondo con me; nel frattempo sentivo di dover fare alcune cose che non
potevo più rimandare.
E fu così che gli chiesi di accompagnarmi al cimitero, a
trovare Adam.
Mi avvicinai alla sua tomba con Jasper che mi cingeva la vita, poi mi
staccai da lui e mi inginocchiai a guardare la foto del mio
“fratellone”.
- Ciao Adam. Scusami se non sono venuta prima, ma… - toccai
la sua immagine, carezzandola come avrei potuto fare con il suo viso,
esattamente come avevo fatto tante volte in passato.
- Non ne avevo il coraggio… perdonami – ripresi,
mentre Jasper stava silenzioso alle mie spalle
- Adam… mi manchi terribilmente. All’inizio avrei
tanto voluto essere qui al posto tuo, o con te… ti ho anche
odiato per avermi lasciata sola. Poi… ho capito che dovevo
solo esserti grata… mi hai difesa ancora una volta,
l’ultima… non solo salvandomi la vita…
ma regalandomi l’amore. Mi sei sempre stato vicino,
fratellone, anche senza che ti chiedessi niente, e mi sei vicino
ancora… adesso però ho qualcosa da chiederti.
Percepii chiaramente tutti i cambiamenti di stato d’animo in
Jasper e a quel punto lo sentii trattenere il fiato, in ascolto, teso.
Mi avvicinai alla croce, abbracciandola come se stessi abbracciando
Adam, e continuai il mio discorso in un sussurro, sebbene sapessi che
niente sarebbe sfuggito all’orecchio del bel vampiro alle mie
spalle.
- Sento che il mio tempo qua si sta esaurendo, e sai quanto queste mie
sensazioni siano fondate su cose reali. Adam… veglia sulla
mia nuova famiglia, quella che mi hai donato con il tuo sacrificio.
Veglia su tutti i Cullen.. veglia su Jasper, te ne prego… lo
amo da morire e so che lui è disposto a morire per me,
esattamente come lo sono io per lui… ed è per
questo che ti chiedo di aiutarmi ancora, un’ultima volta. Non
permettere che accada niente a tutti loro. Aiutami a…
Fui interrotta dal ringhio rabbioso di Jasper, seguito da un urlo
carico di disperazione
- BASTA!!! SMETTILA!!!
Mi afferrò per le spalle costringendomi a staccarmi dalla
croce e mi ritrovai stretta a lui.
Lo sentivo tremare, mentre mi stringeva come un naufrago si stringe al
salvagente nel tentativo di non morire tra i flutti.
- Non dire mai più cose del genere… non voglio
più sentirti dire queste cose…
In quel momento mi sentii finalmente in pace; niente più
paura… niente più dolore, solo pace
Lo abbracciai sorridendogli dolcemente, poi nascosi il volto contro il
petto.
- Jazz… va tutto bene… adesso so che
andrà tutto bene.
*****
Jasper POV
Quella calma mi spaventava: era paragonabile alla pace di un moribondo
quando, dopo aver fatto testamento, si sente l’animo sgravato
dal peso della propria dipartita.
- Non ti accadrà niente. Non lo permetteremo
- Non potrai impedirlo. Ma va bene così: ho sistemato tutto.
Adesso andiamo a casa. Alice ci aspetta per la partita di Base-ball.
La guardai, fissandola, nel vano tentativo di capire cosa intendesse
dire con quella frase. Lei si limitò a sorridermi, per poi
baciarmi. Si voltò verso la tomba di Adam, depositando un
bacio, con la mano, sulla foto, poi mi condusse all’auto.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso. Io guidavo con una mano sola,
l’altra era stretta tra le sue mani e con le dita vi
tracciava dei ghirigori, sorridendo tranquilla.
Io, tranquillo non lo ero affatto, tanto che quando arrivammo allo
spiazzo dove avremmo giocato a base-ball tutta la famiglia si accorse
che qualcosa non andava.
- Jazz… cos’è successo? – mi
chiese Alice, mentre si scambiava occhiate preoccupate con Esme e
Carlisle.
- Alice… è stato terribile…
è come se sapesse di morire da un momento all’altro
Edward mi guardo preoccupato da ciò che leggeva nei miei
pensieri
- Pensi veramente che possa accaderle qualcosa?
- Non lo so… ma è troppo tranquilla…
è come se avesse accettato la propria sorte,
conoscendola…. Temo... temo possa essere vero.
- Ragazzi, si basa tutto su un sogno, un incubo, lo sappiamo.
Lasciamole il tempo di capirlo. Non assilliamola inutilmente.
- Sì, papà- intervenne Rose – forse
è meglio iniziare la partita.
*****
Cassandra POV
Vidi tutti quanti prendere posizione su quel campo da base-ball di
dimensioni gigantesche. Alice, non appena si sentì il primo
tuono, dette il segnale.
- Adesso possiamo giocare
Da che avevo saputo della partita mi ero chiesta perché
aspettassero i tuoni per poter giocare, ma non appena Jasper
colpì la palla lanciatagli da Alice ne capii il motivo: il
suono della palla che cozzava contro la mazza era esattamente identico
e della stessa potenza di un tuono, un temporale nel temporale.
Fissavo il campo di gioco stupita dalla rapidità e dalla
potenza con cui giocavano tutti, divertendosi un mondo. Edward si
rivelò subito essere il più veloce, mentre Emmett
era il più forte; Jasper era più tattico,
riusciva a muoversi come se stesse combattendo, mentre Rose ci metteva
tutta la rabbia e l’eleganza che la contraddistinguevano;
Alice e Carlisle giocavano per puro divertimento, con una precisione
che spaccava il capello in quattro. Faticavo non poco a distinguere le
loro azioni talmente tanta era la loro velocità, ma
fortunatamente Esme mi stava accanto e richiamava la mia attenzione sui
punti salienti, aiutandomi ad arbitrare.
Vidi Alice fermarsi improvvisamente, in preda ad una visione, a cui
seguì il suo urlo.
- Fermi! Jasper… portala via!! ORA!!!
************************************************************************************
Come promesso stanno per arrivare i cattivi.
Grazie ancora.
Baci, Nerry
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Capitolo 25 *** Scambio equo e vantaggioso ***
SCAMBIO EQUO E VANTAGGIOSO
Jasper POV
- Fermi! Jasper… portala via!! ORA!!!
- Non c’è più tempo –
intervenne Carlisle
Vidi i due vampiri avvicinarsi a noi, mentre Rose ed Esme cercavano con
ogni modo di camuffare l’odore di Cassandra.
Mi voltai a guardarla e notai che mi sorrideva dolcemente. Le afferrai
la mano per farle coraggio ma dalla sua stretta capii che era lei a
farne a me. Temevo che quello che aveva sognato si potesse avverare:
sapevo che l’avrei persa. La strinsi a me, disperato.
Mentre i due vampiri nomadi si avvicinavano a noi, gli altri si
frapposero tra noi e loro, lasciandoci in seconda fila.
- Vi abbiamo sentiti giocare… possiamo unirci? –
chiese lei
- Certamente, due giocatori stavano andando via – rispose
Carlisle nel tentativo di fornire una via di fuga a me e Cassandra.
Sentii Cassandra trattenere il respiro e stringermisi maggiormente
contro, affondandomi il volto nel petto. Registrai il nervosismo di
Edward e lo vidi avvicinarsi maggiormente a noi, la stessa cosa fece
Emmett. Rose ed Alice, intanto, tenevano d’occhio la femmina.
- Peccato, ci saremmo divertiti…- rispose la femmina
Vidi il maschio annusare l’aria e scrutare insistentemente
Cassandra, nel tentativo di vederne il volto.
- Jasper, accompagnala a casa – mi disse Carlisle
Fu questione di un secondo. Una folata di vento, improvvisa,
portò l’odore di Cassandra al maschio, che
aspirò l’aroma rapito.
- Ti sei portato uno spuntino – sibilò facendosi
avanti.
Mi misi dinanzi a Cassandra, mentre tutti gli altri si schierarono,
sempre di fronte a noi, in posizione di attacco.
- Lei sta con noi… è mia figlia – disse
Carlisle
- E da quando un’umana è figlia di un vampiro?-
chiese lui continuando a ringhiare
- Da quando mi ha salvato la vita impedendo che mi trasformassi in
vampiro. – disse Cassandra, aggirandomi per posizionarsi di
fronte a tutti noi
- Ma tu questo lo sai già, vero James? – gli disse
ancora, mostrandogli la cicatrice che i suoi denti aguzzi le avevano
lasciato sul polso quando le aveva iniettato il veleno.
*****
Cassandra POV
- Ma tu questo lo sai già, vero James? – gli
dissi, mostrandogli la cicatrice che i suoi denti aguzzi mi avevano
lasciato sul polso quando mi aveva iniettato il veleno.
Sentii tutti i componenti della mia famiglia trattenere il respiro, in
un silenzio innaturale, un silenzio di morte… che fu
interrotto dalla risata sguaiata di James.
- E così ti sei anche ricordata il mio nome…
quale onore…
Lo guardai impassibile, poi portai lo sguardo sulla femmina
- E tu sei Victoria
Vidi la vampira indietreggiare, stupita.
- Vediamo se continuerai ad ostentare tutta quella calma –
disse il maschio
- Non puoi farmi più male di quanto tu me ne abbia
già fatto
- Oh… non credo – mi rispose sogghignando,
indicandomi Jasper con un cenno del capo
- Penso che tu non abbia capito – ripresi io, sorridendogli
Edward, aiutami. Tu ed
Emmett dovete tenere fermo Jasper… qualunque cosa accada,
non lo dovete fare muovere
Sentii la mano di mio fratello posarsi sulla mia spalla segnalandomi
che aveva capito.
- Cassy, non…
- Alice, sai anche tu che non ho scelta
Vidi James osservarmi incuriosito, in attesa che finissi il nostro
discorso
- Sono giorni che non mi perdi di vista, James… sai, sebbene
non sia un vampiro, ho la strana capacità di sentirmi
osservata… cosa che hai fatto durante tutto
l’ultimo mese
- Non puoi essertene accorta…
- Non sottovalutare gli esseri umani… potresti avere delle
grosse sorprese…
Lo vidi scettico, ma sapevo che se mi fossi giocata bene le mie carte,
la mia famiglia sarebbe sopravvissuta
Ed, amplifica il raggio
d’azione del tuo potere… credo che il suo esercito
di neonati ci abbia circondato
La risposta di mio fratello fu un grugnito di assenso.
Bloccate Jasper e non
intervenite… nessuno di voi… o sarà
stato tutto inutile
Continuavo a comunicare telepaticamente con mio fratello senza
però distogliere gli occhi dal volto di James.
Ed…
dopo… digli che lo amo… fa che non se lo
dimentichi mai…
Mi voltai a guardare Jasper. Avrei tanto voluto abbracciarlo
un’ultima volta, ma sapevo che se lo avessi fatto sarei
crollata e lui non mi avrebbe permesso di fare quel che dovevo. E lui
capì. Il ringhio gli crebbe improvviso nel petto, uscendo
fuori come un brontolio in crescendo. Allungai un braccio e con la mano
gli sfiorai le labbra, mentre Edward ed Emmett lo bloccavano sul posto.
- Cassy… NO!!! – fu l’urlo di Alice, ma
avevo deciso
- Se è me che vuoi… è me che
avrai… richiama i neonati, la mia famiglia non mi
impedirà di seguirti
Il grido straziato di Jasper coprì del tutto il suono della
risata malefica e soddisfatta di James
- Bene… E’ uno scambio equo e vantaggioso per
entrambi: la loro vita in cambio della mia soddisfazione. Te in cambio
di tua sorella Alice. – mi disse, strattonandomi poi per un
braccio e attirandomi a sé.
- Famigliola felice, dite addio alla bella Cassandra… -
disse loro, leccandomi il collo dove batteva la vena
- Jazz… ti prego… - dissi all’indirizzo
del mi vampiro, che stava cercando in tutti i modi di liberarsi dalla
stretta di Edward ed Emmett – non complicare le
cose… ti amo.
Scivolai con lo sguardo su tutta la mia famiglia: Carlisle ed Esme
cercavano di farsi coraggio, Rose si controllava a fatica, guardandomi
con occhi pieni di dolore, Alice… lei piangeva senza
lacrime, mentre Emm ed Edward mi guardavano addolorati ma rassegnati.
Infine mi soffermai un’ultima volta su Jasper, sorridendogli
Poi James mi trascinò via ed io non mi voltai più
indietro, cercando di non sentire le grida disperate di Jasper che
chiamava il mio nome
************************************************************************************
Capitolo corto, me ne rendo conto. Se ci riesco, vedo di postarne un altro in giornata.
Baci, Nerry
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Capitolo 26 *** Alice ***
Jasper twilight - Cap 25 Alice
ALICE
Jasper POV
Erano trascorsi due giorni da quando lei se ne era andata. Detestavo i
miei fratelli per avermi impedito di seguirla, di intervenire per
tenerla con me… ma sapevo che avevano fatto la scelta
migliore, la sola che ci avrebbe consentito di vivere ed adoperarci per
cercare Cassandra e riprendercela.
Giuro che ti
troverò… anche se…
Ero terrorizzato all’idea di ciò che James avrebbe
potuto farle. Tremavo al solo pensiero che potesse toccarla, usarle
violenza, ucciderla. E la cosa sembrava essere più
complicata di quanto sembrasse inizialmente. James voleva Cassandra sin
dal primo attacco, dall’episodio dello scuolabus, questo era
chiaro, ma adesso c’era dell’altro.
Alice… che
ruolo hai in tutta questa storia?
Tutti noi avevamo ricordi frammentari del nostro passato da umani, ma
l’unica cosa che mia sorella ricordava era il suo nome.
E’ un vicolo
cieco.
Mi passai una mano sul volto, in preda allo sconforto.
- Jasper… la troveremo
- Lo so, mamma… mi spaventa solo l’incognita delle
condizioni in cui la troveremo… temo…
- E’ forte… e sembra sapere come tenerlo a bada
- Hai detto bene, papà… sembra… se
dovesse toccarla… io…
- Non le accadrà niente, Jasper, l’ho visto. La
ritroveremo.
Fummo distratti dall’ingresso dall’arrivo di
Edward, accompagnato da Jacob, Seth, Leah e Sam.
- Tu…! – mi aggredì Jacob –
non dovevi permetterglielo! Dovevi fermarla!!!
- Piantala Jake – intervenne Seth, bloccandolo prima che mi
saltasse al collo – hai sentito cosa ha detto Edward.
Cassandra ha costretto gli altri a fermarlo.
- E lo ha fatto di proposito: sapeva che se noi fossimo sopravvissuti
avrebbe avuto anche lei più possibilità di
tornare libera, sa che la cercheremo e la salveremo –
intervenne Edward
Io continuavo a guardare Jacob, vedendo riflesso nei suoi occhi lo
stesso dolore che sapevo essere nei miei.
- Jacob… non ho saputo proteggerla… -
mi scusai
- Non è colpa tua, Jasper… sicuramente lo avrebbe
impedito anche a me – mi interruppe, avvicinandomisi e
dandomi una lieve pacca sulle spalle – scusami per prima, ho
perso la testa… ma questo lo sai anche tu
Fummo interrotti dalla voce di Edward che richiamava
l’attenzione su Alice, in preda ad una delle sue visioni.
- Io… io… l’ho vista… so
dove la tiene!!! – urlò in preda
all’euforia
*****
Cassandra POV
Ero in quel posto da due giorni. Mi meravigliava il fatto che, pur
essendo nomadi, avessero approntato un rifugio come quello. In quella
che era diventata la mia cella c’erano un letto, un tavolino
con delle bottiglie di acqua poste sopra ed, in un angolo, un bagnetto
di servizio. Spartano ma sufficiente per non morire nello sporco.
Ma va bene tutto, basta
che loro siano vivi.
E come ogni volta che pensavo a loro tornavano i ricordi. Si dice che
quando uno sia in punto di morte veda la propria vita scorrergli
dinanzi agli occhi. I ricordi continuavano a tenermi compagnia ma io
non ero certa che James mi avrebbe uccisa.
Avevamo avuto occasione di parlare, se così si
può dire, ed avevo avuto la possibilità di
chiedergli cosa intendesse dire con quella frase su Alice.
Venni così a sapere che James aveva puntato mia sorella
durante il suo soggiorno forzato in un manicomio, dove, secondo me, era
stata rinchiusa perché aveva già sviluppato in
parte, sebbene da umana, quello che da vampira sarebbe diventato il suo
eccezionale potere. Ed era successo che un vampiro, innamoratosi di
lei, avendo notato l’interesse di James nei suo confronti,
l’avesse trasformata, impedendo così al mio
carceriere di farne ciò che voleva.
E non avevo ancora ben chiaro cosa volesse farne… ma sapevo
che la sorte che sarebbe dovuta essere di mia sorella si sarebbe ben
presto trasformata nella mia.
Adam… veglia
su di lui.
E lo rividi, il bel volto atteggiato in quel sorriso che mi scaldava il
cuore, gli occhi dorati, brillanti, la bocca carnosa lievemente
increspata su un angolo, quelle due fossette sulle guance, che tanto
adoravo. Mi strinsi le braccia attorno al busto, come se stessi
abbracciandolo.
Jasper
La porta si aprì improvvisamente, andando a sbattere contro
la parete, facendomi così voltare di scatto.
- Non starai ancora pensando a lui, vero? – mi chiese James,
sogghignando malignamente
Lo guardai in silenzio, sostenendone lo sguardo.
- Sei una stupida illusa… non ti troverà
mai…
Fece una pausa, il cui effetto sulla mia psiche fu devastante
- Almeno non prima che mi sarò divertito a sufficienza con
il tuo corpicino umano
Deglutii a fatica, cercando di non lasciare trapelare il terrore per
quello che mi stava rivelando essere il mio futuro. Lo vidi avanzare
verso di me con passo indolente, per poi fermarmisi di fronte e
costringermi a sollevare il volto verso il suo.
- Sai… questo scambio è proprio vantaggioso per
me… sei decisamente deliziosa… anche meglio di
tua “sorella” Alice
- Vuoi… uccidermi?
- No, voglio solo divertirmi con te… esattamente come faceva
il tuo biondino – mi disse sfiorandomi le labbra con il
pollice, costringendomi ad aprire le labbra
Mi sentii morire.
No, questo
no… Oddio, meglio la morte
- Ma per questo abbiamo tempo… devo imparare a
controllarmi… non voglio nutrirmi del tuo sangue, voglio
solo fare di te la mia compagna
- Non sarò mai la tua compagna… potrai
violentarmi… avrai il mio corpo, ma non la mia anima
- E se lo uccidessi?
- Ti odierei per il resto della mia vita…
- Devo spaventarmi? – sogghignò
- Se hai intenzione di trasformarmi ti consiglio di non torcergli un
capello… di non torcerlo a nessuno di loro… od il
mio primo atto da neonata sarà ucciderti… e sta
certo che ne sarei capace
Si staccò da me indietreggiando verso la porta, ridendo
malignamente, ma nel suo riso percepivo anche l’incertezza;
probabilmente stava riflettendo sulle mie parole e non le riteneva
infondate.
La porta si richiuse con un tonfo sordo ed io mi accasciai sul letto,
stravolta.
*****
Alice POV
Ero con Edward, in camera nostra. Ci stavamo preparando
all’incontro con Jacob e gli altri, incontro durante il quale
avremmo preso gli ultimi accordi per sferrare l’attacco a
James e liberare Cassandra.
La visione arrivò rapida e mi lasciò terrorizzata
e spossata. Avevo appena assistito ad uno scontro di nervi tra
Cassandra e James… ed avevo scoperto il perché
della sua frase sibillina
Te in cambio di tua
sorella
Guardai Edward in preda all’angoscia, stringendomi a lui. Non
c’era bisogno di parole, aveva visto la mia visione nel
momento stesso in cui mi era arrivata.
- Edward… Jasper… lui non lo deve
sapere… potrebbe perdere la testa e compromettere tutto
- Va bene, amore… però dobbiamo
sbrigarci… altrimenti per lei sarà tardi.
***************************************************************************************
Come promesso, altro capitolo.
Ho inserito un piccolo POV di Alice, spero non vi dispiaccia, ma ritenevo ci stesse proprio bene.
Ringrazio per le recensioni al cap. precedente: non credevo avrei suscitato tante e tali emozioni.
Siete tutte carinissime.
Bacioni, Nerry
P.S.
Florence... riesci sempre ad essere un passo avanti... sembra quasi che
tu mi legga nel pensiero... e mi riferisco alla domanda su Alice. Per
caso... sei parente di Edward? oppure sto diventando scontata?
Baci
|
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Capitolo 27 *** La fine ***
Jasper twilight - Cap 26 La fine
LA FINE
Jasper POV
Avevamo concordato la strategia di attacco. Il branco di licantropi
avrebbe agito da diversivo, sferrando il primo attacco e palesandosi al
nemico tramite il loro odore, sfruttando la direzione del vento. Noi
Cullen ci saremmo mossi subito dopo, mantenendo una posizione
sottovento, in modo da accerchiarli alle spalle e stringerli nella
nostra morsa.
Sei incredibile, amore.
Sei riuscita a far combattere vampiri e licantropi fianco a fianco.
- Non è da tutti, vero?- mi chiese Edward, sorridendomi con
la sola bocca
Cosa mi nascondi,
fratello?
- Niente…
Non mentirmi. Tu ed
Alice mi state celando qualcosa… e la cosa mi rende nervoso.
- Credimi… è meglio che tu non lo sappia per il
momento. Te lo diremo quando tutto sarà finito
E’
così sconvolgente?
- Lo è per la tua salute mentale… e non provare a
chiederlo ad Alice… te ne prego… fallo per lei:
si sente responsabile di tutta questa faccenda
Cosa c’entra
Alice in tutto questo?
- Lo saprai a tempo debito… non insistere… per il
bene di Cassandra
Quella frase mi fece desistere dai miei propositi e tornai a
concentrarmi su quanto stava per accadere.
In una frazione di secondo vidi Jacob e Sam correre verso i neonati,
che fortunatamente per noi non erano così numerosi,
probabilmente perché si erano già uccisi tra di
loro. I rispettivi branchi li seguivano schierati a V, in maniera da
poter controllare tutti i vampiri. Questi, non appena sentirono
l’odore dei lupi si slanciarono all’attacco,
ringhiando rabbiosamente, ignari che aspettavamo solo il momento per
chiuderli da dietro.
- Adesso – sibilai, facendomi però capire da tutti.
Scattammo avanti in gruppo, compatti, uno di fianco
all’altro, pronti a tutto.
Sto arrivando, amore mio.
*****
Cassandra POV
Mi ero assopita e fui svegliata da quello che credevo fosse un
temporale.
Mi avvicinai alla finestra, il cui vano era bloccato da sbarre,
attraverso cui potevo però vedere fuori.
Strano… non
piove… ma allora?!
Spalancai la finestra, afferrando le sbarre esterne con forza, in preda
ad un senso d’angoscia improvviso, derivante
dall’altrettanto improvvisa deduzione.
NO!!!
Sentivo l’odore del fumo trasportato dal vento, i ringhi
rabbiosi, gli ululati e il suono di corpi smembrati.
Strinsi le sbarre fino a far sbiancare le nocche delle dita, per poi
lasciarle bruscamente quando la porta alle mie spalle fu aperta
violentemente, lasciando entrare Victoria.
- Presto devi andartene… prima che torni... – ebbe
una lieve esitazione – prima che torni James… per
te sarà finita
Mi lanciò un mazzo di chiavi che io afferrai al volo, poi mi
diressi verso di lei correndo. Uscimmo assieme da quella catapecchia
sperduta e mi trovai dinanzi ad una motocicletta.
- Vai via più in fretta che puoi… non posso fare
più di così…
Portai lo sguardo sulla colonna di fumo che si sollevava a circa due
chilometri di distanza.
- VA!!! ORA!!! Non puoi più fare niente per loro!!!
Mi sentii spingere verso la moto, infilare un casco e darmi una
scrollata
- Sono morti… tutti!!!
Ero schiacciata dal peso di quelle parole.
- Posso anche rimanere… non ha senso che…
- Stupida! Sono morti per te! Anche i lupi! LUI E’ MORTO PER
TE!!! Glielo devi
Non so come ma mi convinse. Misi in moto e partii, lasciandomi la
colonna di fumo alle spalle.
Dopo alcuni chilometri riconobbi la strada su cui mi trovavo. Era
quella che portava alla spiaggia di La Push… anzi, alla
scogliera da cui si lanciavano i giovani licantropi. Jacob mi ci aveva
portata spesso.
Jacob…anche tu
Iniziai a vedere tutto appannato, mentre mi passavano davanti agli
occhi i volti delle persone care… e ad ogni volto il dolore
si faceva sempre più insopportabile.
Jacob che mi scompigliava i capelli, Seth e Leah che litigavano sotto
lo sguardo rassegnato di Sam, Embry e Quil che si accapigliavano, Paul
incazzato nero come suo solito, Jared che si scusava per il
comportamento di quest’ultimo.
Poi iniziai a tremare nell’esatto momento in cui mi si
affacciò in testa il volto di Carlisle ed Esme che mi
invitavano a fare parte della loro famiglia.
Mamma…
papà
Rose che mi baciava
“Se vuoi
rimanere con noi… se non vuoi tornare in
istituto… sei la benvenuta, sorellina”
Emmett ed Edward in versione candelabro
Fratello
orso… Ed…
Alice che mi sgridava bonariamete il primo giorno di scuola
“Cassandra
Cullen!!! Hai reso vana tutta la mia opera: hai i capelli che sono un
disastro!!!”
Jasper
…
Fui costretta a fermarmi sul ciglio della strada, piegata su me stessa,
nel vano tentativo di tornare a respirare normalmente, di attaccarmi a
qualcosa che mi tenesse in vita.
Non ho più
niente.. Adesso sono veramente sola...
Poi un impulso improvviso si fece strada in me.
Mi asciugai le lacrime, rimisi in moto e mi diressi verso la scogliera,
preda di una pace interiore senza precedenti
Sto
arrivando… per sempre
*****
Jasper POV
La battaglia era stata dura, ma ce l’avevamo fatta. Erano
rimasti in piedi solo due neonati, ma Embry e Paul gli stavano
assestando gli ultimi colpi prima di finirli.
Io, Edward ed Emmett avevamo appena finito di gettare i resti di James
nel fuoco, quando vidi Alice estraniarsi da tutti, in preda
all’ennesima visione.
- NO! CASSANDRA! NON FARLO! – gridò accasciandosi
al suolo, singhiozzando
- Jasper presto… alla scogliera di La Push…
è in moto. SBRIGATI!!!
- Andiamo!!! – mi esortò Jacob, correndomi al
fianco e liberandomi così dal patto che ci vietava di
oltrepassare i confini della riserva.
Iniziammo a correre velocemente, un vampiro al fianco di un licantropo,
mentre avevo il cervello preda delle più funeste visioni.
Eravamo a un paio di chilometri dallo strapiombo quando vidi una moto,
con sopra una figura slanciata, con i lungi capelli al vento, sgassare
rumorosamente, mangiare il terreno fino al baratro a
velocità assurda e poi saltare nel vuoto.
- CASSANDRA!!!!
*****
Cassandra POV
Ci sono. E’
questione di pochi minuti… e sarò con voi, con
te, amore mio.
Una bella rincorsa
è quello che ci vuole… l’ultima corsa
verso di te.
Non ho ripensamenti e
non ne avrò mai.
Ti ho amato nella vita e
ti amerò nella morte.
A nostro modo staremo
ancora insieme.
Per sempre.
Sto arrivando Jasper.
Che buffo…
è come volare… sospesa in aria.
Non chiamarmi,
amore… anche se è bello sapere che posso ancora
sentire la tua voce che pronuncia il mio nome.
Eccomi.
*****
Jasper POV
Vidi la scena come se fosse al rallentatore. La moto si
staccò dal terreno, il motore che rombava a vuoto, mentre
Cassandra si staccava da essa e precipitava in mare.
Accelerai ulteriormente il ritmo della corsa e mi lanciai nel
vuoto, dove poco prima era sparita lei.
Emersi e mi rituffai un paio di volte in preda al terrore di averla
persa, poi vidi un bagliore strano e mi gettai su di esso.
Eccoti. Ti prego, non
morire, te ne prego, Cassandra, resisti.
L’afferrai e la trascinai a riva aiutato da Jacob.
- Cassandra… amore, ti prego, rispondi
Mi sentii scostare delicatamente e voltandomi incrociai lo sguardo di
Edward.
- Va rianimata…
Mi scostai consentendogli di farle la respirazione bocca a bocca ed il
massaggio cardiaco. Nel frattempo continuavo a massaggiare le mani di
Cassandra, il cui volto pallido e bagnato era l’immagine
stessa della morte.
*****
Cassandra POV
Sto
galleggiando… dove sono? Sono morta?
Jasper, dove sei? Sento
la tua voce… ma non ti vedo… è tutto
bianco…
Amore…
Cos’è
questo peso che mi comprime ritmicamente lo sterno? Chi è
che mi soffia aria nei polmoni?
Non ho bisogno di
respirare… adesso non più
- Cassy reagisci…
Edward, ci sei anche tu?
- Forza bambolina, dai…
Jacob…
- Amore… oddio, cassandra… quanto vorrei averti
trasformata quando me lo hai chiesto…
Jasper… fa
niente, non disperarti… adesso staremmo sempre assieme
Ho voglia di
rimettere…
*****
Jasper POV
Sembrava non reagire. Ed io stavo impazzendo.
Poi improvvisamente la vidi contrarsi e sputare acqua, tossendo
violentemente, mentre Edward le sollevava la schiena, tenendola seduta.
- Jazz aiutala
Le feci poggiare le spalle contro il mio torace, sostenendola mentre
continuava a tossire e sputare acqua.
La sentii rabbrividire per il freddo e con un cenno d’intesa
io e Jacob ci scambiammo i posti. La cosa non mi allettava, ma sapevo
che a contatto con la temperatura corporea del licantropo si sarebbe
ripresa prima, mentre con la mia avrei potuto farle venire una
broncopolmonite.
La vidi aprire gli occhi a fatica per poi richiuderli, feriti dalla
luce e dall’acqua salta, mentre con le mani si teneva la gola
irritata.
- Credevo che da morti non si soffrisse così…
- Non sei morta
- Ma voi… Victoria mi ha detto…
- Probabilmente voleva portarti a fare quello che hai fatto…
Abbiamo ucciso James… e per vendicarsi voleva che tu ti
togliessi la vita – disse Edward
- E’ tutto finito?! – chiese guardandomi in volto,
per poi accarezzarmi la guancia, incredula
- Sì…
- Io credo che sia finita solo per ora… Victoria non si
arrenderà… - disse Jacob
- lo credo anche io – intervenne Edward – ma noi
abbiamo la nostra arma segreta
- Alice… - aggiunse Cassandra, sorridendogli
- State tutti bene? – chiese rivolta a me, per poi voltarsi
verso Jacob
- Sì, mai stai meglio – rispondemmo io ed il
licantropo all’unisono, suscitando
l’ilarità di mio fratello
- Eh sì… sei decisamente speciale, sorellina
– disse Edward aiutandola a sollevarsi in piedi per poi
caricarla in groppa a Jacob, che nel frattempo si era trasformato in
lupo.
- Adesso a casa
- Sì, Edward… a casa – disse Cassandra,
stringendomi la mano.
**********************************************************************************************
Ebbene, sì... siamo quasi alla fine.
Non sono ancora certa se si concluderà tutto entro il prossimo
capitolo, ma al massimo la mia mente malata ne partorirà un paio.
Ringrazio tutte le mie fans.
Baci, Nerry
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Capitolo 28 *** Epilogo: Qualcosa per cui vivere ***
EPILOGO: QUALCOSA PER CUI VIVERE
Jasper POV
Stavo dinanzi alla porta finestra in camera mia, dando le spalle al
letto che ospitava Cassandra, accanto a cui ero stato disteso fino a
pochi minuti prima.
Pensavo a quanto era accaduto il giorno precedente: il nostro attacco
ai danni dei neonati; l’uccisione di James; la corsa
disperata contro il tempo per strappare Cassandra alla morte, quella
morte che aveva cercato spontaneamente a seguito dell’inganno
di Victoria. E poi… gli abbracci, i singhiozzi
più o meno accompagnati da lacrime…
noi… i nostri abbracci, i nostri baci… il nostro
ritrovarsi.
Fui riportato al presente dal fruscio delle lenzuola che si spostavano
e mi ritrovai a sorridere, senza voltarmi.
- Lo so che mi hai sentita – mi disse Cassandra, mentre con
le braccia sottili si stringeva alla mia schiena nuda, depositandomi un
bacio sulle spalle, tra le scapole.
- Già… ma non volevo perdermi questo momento
– le risposi voltandomi verso di lei e stringendomela al petto
- Non sai quanto questo mi sia mancato… e non puoi
immaginare come mi sia sentito al pensiero che non potessi
più tenerti così – le confessai, a voce
bassissima
- Ho temuto che James riuscisse nel suo intento…
che… - non riuscì ad andare aventi
La sentii rabbrividire, mentre mi nascondeva il volto contro il torace
- Cassandra… quali erano le sue intenzioni? Edward ed Alice
non hanno voluto dirmelo…
Fu con immensa fatica che mi spiegò tutto. La sentivo
tremare terrorizzata e la cosa mi mandava in bestia: se non lo avessi
già ucciso in precedenza avrei potuto farlo in quel momento.
- Ti ha…
- No… sapeva di non avere il tuo autocontrollo…
avrebbe imparato a controllarsi… prima di…
- E’ tutto finito, amore… tutto finito…
- mi interruppi per aggiungere, poi – anche se temo che
Victoria non la pensi così
- Anche io… era la sua compagnia… ed ha
più di un motivo per odiarmi e volermi morta
- Ma ci saremo noi a proteggerti
- Lo so – mi disse, scostandosi lievemente da me per
guardarmi negli occhi
- Ma? – chiesi, dando voce a qualcosa che stava sospeso
nell’aria
Si staccò da me del tutto, dandomi le spalle, facendomi
sentire vuoto
- Ma non ci sarete sempre… non sarai sempre con
me… potrebbe trovarmi quando sono da sola… ed a
quel punto non avrei scampo… a meno che…
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale mi avvicinai a lei,
abbracciandola da dietro
- A meno che non ti trasformi…
- Ma tu non vuoi… ed io non me la sento di insistere su un
argomento che abbiamo già affrontato tante volte…
- Cassandra… amore… - e la feci voltare verso di
me
Le lessi una pena incredibile negli occhi… un conflitto
interiore che la spingeva da un lato a chiedere a qualcuno della mia
famiglia di trasformarla… dall’altro a rassegnarsi
a rimanere umana, accontentandomi.
-Lo so, Jazz… fa niente… è solo
che…
- Mi hai sentito…
- “Quanto vorrei averti trasformata quando me lo hai
chiesto…”… ma non te ne faccio una
colpa, amore… so che sei contrario.. e so che lo sei
perché temi di privarmi della mia adolescenza…
- Ma la cosa potrebbe dividerci per sempre… è
questo, vero? Temi che Victoria riesca nel suo intento…
La mia non era una domanda, per tanto non mi aspettavo risposta.
- Jasper… solo una domanda…
- Dimmi, amore…
- Sei ancora dell’idea di trasformarmi subito dopo il diploma?
La guardai, studiandola, in cerca di un tentennamento da parte sua.
- Sì, principessa… ma se tu hai cambiato
idea…
- A dire il vero… - e s’interruppe per un attimo,
abbassando la testa, poggiandomi la fronte sul petto
- Speravo l’avessi cambiata tu… nel senso che mi
avresti trasformata prima…
Le baciai la nuca, poi le sollevai il viso con due dita sotto il mento
- Ascolta… facciamo un accordo…
La fissai in quegli occhi che mi avevano stregato sin
dall’inizio
- Quando ti sarai diplomata, ti prometto che ti
trasformerò…
- Però…? – mi chiese lei, storcendo il
naso, indovinando l’obiezione in sospeso
- C’è una condizione…- le dissi,
preparandomi alla sua reazione sorpresa, sperando si limitasse giusto
allo stupore
- Mh?
- Beh… se proprio devo trasformarti… - e mi
fermai, simulando un’incertezza che non mi apparteneva
- Va avanti..- mi incalzo, stringendosi a me ulteriormente
- Sì.. insomma… sarebbe per
l’eternità…
La vidi corrugare la fronte, infastidita dalla mia lentezza nello
spiegarmi… ed io mi divertivo, lo ammetto
- Allora?
- Ecco…. Chi mi assicura che starai con me per sempre?
- Ehi, dico… ma mi stai prendendo in giro?! – mi
disse, guardandomi adirata
- No… ecco… - cercavo di prendere
tempo… ne studiavo le varie espressioni… era un
caleidoscopio di facce diverse… ma l’adoravo.
A quel punto esplose
- Jasper!
- Ok, ok, ci sto arrivando… - ed iniziai a non
poterne più di trattenere il sorriso che mi increspava le
labbra
- Ecco… trattandosi di un investimento per
l’eternità… sia da parte mia che da
parte tua, s’intende…
- Jasper!!!
- Eddai… volevo solo un’assicurazione da parte
tua…
- COSA????
- Vuoi sposarmi? Dopo il diploma e prima che ti trasformi, si intende
- Sei insopportabile… continuare così a tenermi
in sospeso, senza…
La vidi bloccarsi improvvisamente, come congelata
- Vuoi… vuoi … ripetere?
- Vuoi sposarmi? – le ripetei, sorridendole
La vidi spalancare gli occhi. Poi mi getto le braccia al collo,
baciandomi
appassionatamente
- E’ un sì?- le chiesi quando ci staccammo
- Sì… SI…SI… SIIIIIIIIIIIII
Tempo zero ci ritrovammo abbracciati sul letto, a baciarci teneramente
- Ti amo, Jasper
- Ti amo, Cassandra… Vita mia
E mi resi conto che mai in precedenza, neanche quando ero umano, avrei
mai potuto dire una verità più vera di quella che
era racchiusa in quelle due parole.
Cassandra era la mia vita.
Cassandra era qualcosa grazie a cui, nonostante la mia natura di
vampiro, di non morto, mi sentivo vivo.
Cassandra era qualcosa per cui vivere.
************************************************************************************************
Carissime, questo era l'ultimo capitolo.
Spero vi sia realmente piaciuta.
E per lasciare una porta aperta alle richieste di alcune di voi... e lo
ammetto, anche alla mia ispirazione, non ho voluto mettere il punto
finale a questo capitolo: può darsi che un domani, anche se
non so bene qunado, Victoria tornerà a farsi viva...
Sempre che prima, data la vicinanza di Volterra a casa mia, non
arrivino Aro, Marcus e Caio...
Chi lo sa...
E poi...Non è detto che dopo essermi
occupata di Jasper, non affronti
anche il crepuscolo di Emmett. (Anche se devo ammettere che Jazz
è il
mio "primo amore")
Un bacione a tutte voi e spero a presto.
Nerry.
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Capitolo 29 *** Libro Secondo: Prologo ***
Jasper Twilight Libro secondo - Prologo
PROLOGO
Cassandra POV
Avanzava lentamente verso di me, un espressione tesa sul bel volto che
tanto avevo amato e che continuavo ad amare nonostante tutta la
sofferenza che mi aveva procurato.
- Cosa… cosa ci fai qui?
Mi sorrise, ma non fu un sorriso di quelli che era solito riservarmi:
non raggiunse gli occhi e non increspò dolcemente le labbra
piene e sensuali; non creò quelle fossette sulle guance che
tanto adoravo. Fu un sorriso sarcastico… duro…
cattivo.
Continuava a venire verso di me, gli occhi neri per la rabbia che lo
animava.
Ma rabbia per cosa?
- Rispondimi…
- Non lo sai? Veramente?
La voce era sempre celestiale, un coro di angeli, ma il
tono… non lasciava presagire niente di buono.
Iniziai ad indietreggiare spaventata, le braccia tese dinanzi a me come
a volerlo tenere lontano.
- E’ inutile… e lo sai bene…
Il muro alle mie spalle arrestò il mio movimento
all’indietro; lui se ne accorse e sorrise ancora,
malignamente.
Non riuscivo più a connettere, ansimavo, come un asmatico in
piena crisi respiratoria.
Lui continuava ad avvicinarmisi minacciosamente; ed io ero immobile,
incapace di muovermi, come un topolino ipnotizzato da un serpente
incantatore.
E temevo di fare la fine del topo.
Chiusi gli occhi, serrandoli, in attesa dell’attacco, mentre
lacrime silenziose mi scendevano lungo le guance. Non volevo guardarlo
mentre mi finiva, volevo ricordarlo così come era quando mi
amava, non morire con negli occhi l’immagine del mostro che
avevo dinanzi adesso.
Mi sfiorò i palmi delle mani, tese ancora di fronte a me,
con il proprio petto, senza arrestarsi, costringendomi così
ad abbassare le braccia. Mi schiacciò contro il muro con il
proprio corpo ed io mi maledissi per la reazione del mio a quel
contatto.
- Adesso basta scappare, principessa.
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Capitolo 30 *** Il pericolo viene dal passato ***
IL PERICOLO VIENE DAL PASSATO
Jasper POV
Ero sdraiato sulla schiena, con il dolce peso di Cassandra sopra di me,
il mento poggiato sul dorso delle mani, a loro volta posate sul mio
petto, mentre mi guardava in volto, alternando un sorriso ad un bacio.
La mia mano scivolava lentamente su e giù sulla sua schiena
nuda.
Continuerei
così all’infinito.
- Mh… programmi per oggi? – mi chiese
- No – risposi, lasciando scivolare la mia mano su una
natica, stringendola lievemente, lasciando così intendere
che una mezza idea su come passare la giornata ce l’avevo.
- Sei sempre il solito – mi rispose mordendomi il labbro
inferiore – sei insaziabile.
Dopo un bacio appassionato, a cui misi fine per una carenza di ossigeno
da parte di Cassandra, ripresi a parlare.
- Cassy, a proposito di essere insaziabile… dovrei andare a
caccia…
- Va bene… io ne approfitto per rilassarmi.
Poi rotolò giù dal mio corpo, e afferrando la
vestaglia, si alzò dal letto.
- Dove vai?
- A farmi una doccia – mi rispose dirigendosi verso il bagno
- Hai bisogno di un volontario che ti lavi la schiena?
La vidi fermarsi bruscamente per poi voltarsi verso di me, rossa in
volto e sul collo.
- Jasper!!!- strillò, imbarazzata
- Che c’è? Ti vergogni? – le chiesi,
alzandomi ed infilandomi i pantaloni del pigiama, mentre ridacchiavo.
Dio quanto sei
tenera… Appassionata, dolce e sensuale… ma ancora
innocente… Basta poco per farti arrossire
- No… è che…
- Guarda…. Che ormai lo so come sei fatta… - le
dissi in tono canzonatorio, col risultato di farla diventare bordeau
- Sì… lo so… ma… - prese un
respiro profondo e poi mi guardò in volto, cercando di
mostrare una tranquillità che non possedeva
- Ma?
- E’ una cosa molto intima…
- E’ solo un’altra barriera che si infrange,
amore… e comunque non potremmo essere più intimi
di quanto non lo siamo già, non credi?
Ed era vero: conoscevo perfettamente il suo corpo, tanto che ogni mia
carezza seguiva un percorso ben definito, piacevole per lei, quanto per
me… una sorta di percorso preferenziale segnalato da un GPS,
il mio GPS interiore. Ed infatti tutto il mio essere conservava a
memoria una mappa indelebile di Cassandra, del suo corpo e della sua
anima… una mappa su cui mi muovevo senza fatica…
una mappa che conoscevo a menadito.
La vidi titubante, indecisa su cosa rispondermi.
- Eddai… Cassandra, amore… - cercai di
convincerla, stavolta, lo ammetto, facendo ricorso al mio fascino
vampiresco…
In amore e guerra tutto
è lecito.
- E va bene… - capitolò
La gratificai di un sorriso di quelli che sapevo le facevano perdere la
testa.
- Però così non vale, Jasper… lo sai
che effetto hai su di me quando mi sorridi così…
- mi disse, fingendo il broncio
- Lo so – le dissi avvicinandomi a lei per poi spingerla
dolcemente in bagno – ed il mio è un gesto
studiato – aggiunsi ridacchiando, mentre, ormai raggiunto il
bagno, le slacciavo la cintura della vestaglia per poi fargliela
scivolare lungo le spalle.
Aprii l’acqua nella doccia e poi, dopo essermi spogliato,
senza togliere i miei occhi da quelli di lei, ormai viola per
l’imbarazzo di essere completamente nuda dinanzi a me, la
spinsi sotto il getto dell’acqua calda, seguendola.
- Sei bellissima – le dissi scostandole i capelli dal volto e
dal collo, in cui poi affondai le labbra, baciandolo.
- Jasper… - sussurrò il mio nome
La interruppi con un bacio, che nelle intenzioni doveva essere dolce,
ma che ben presto si trasformò in appassionato, portandoci
ancora una volta a fare l’amore.
*****
Cassandra POV
Jasper ed i miei fratelli erano a caccia. Ero nello studio di Carlisle,
che era anche la biblioteca, intenta a leggere quando Alice
entrò improvvisamente, nervosa.
- Preparati, andiamo a fare un giro – mi disse strappandomi
via il libro dalle mani
- Ma che ti prende?
- Dobbiamo andarcene… ora
- Alice… cosa…?
- Ti spiegherò tutto in auto, adesso corriamo via da qua
prima che…
Fu interrotta dalla porta d’ingresso che si frantumava come
se fosse stata colpita da un bazuca.
Mi precipitai fuori, nell’ingresso, giusto in tempo per
vedere Esme e Rose in posizione d’attacco, intente a
ringhiare ad una vampira piccola e mora, dagli occhi rossi. I tratti
del volto erano di una bellezza angelica, ma vi si leggeva una
malvagità indicibile.
- Sono qui per Jasper. Dov’è?
Poi sentii il mio odore ed improvvisamente mi ritrovai alle spalle di
Alice, che mi si era posizionata davanti per difendermi.
- Non crederai veramente di impedirmi di farle ciò che
voglio, vero? Siete solo tre femmine… contro sette vampiri
guerrieri.
Mi resi conto che aveva ragione non appena pronunciò quelle
parole.
Esme prese la parola, cercando di guadagnare tempo.
- Chi sei? Cosa vuoi da mio figlio?
- Tuo “figlio”? – chiese
l’altra sorpresa
- Sì… Jasper
- Voglio lui… sono decenni che lo cerco: non si abbandona
l’esercito di Maria senza pagarne le conseguenze.
- Tu… - aggiunse poi indicandomi – che ci fai con
queste vampire?
Ancora una volta parlò Esme
- E’ mia figlia
Fu interrotta dalla risata malefica di Maria
- Ma non credo sia questo il motivo per cui il suo odore si confonde
con quello di Jasper… tu – aggiunse tornando a
voltarsi verso di me – tu sei la sua donna… ed
inizierò la mia vendetta partendo da te… mi
dedicherò a te personalmente
Indietreggiai istintivamente, mentre il significato delle sue parole si
faceva strada nella mia testa
- Te la farà pagare con la vita –
sibilò Rosalie
- Forse… ma vivrà tormentandosi per
l’eternità
Improvvisamente sentii partire i ringhi di Maria e del suo esercito e
mi ritrovai scaraventata contro la parete alle mie spalle. Sbattei la
nuca contro il muro, in malo modo, rimanendo sdraiata a terra.
Mi girava la testa e faticavo a mettere a fuoco l’ambiente
circostante.
Poi una mano scarna mi artigliò la gola, sollevandomi da
terra.
- Hai decisamente un buon odore – mi sibilò in
volto la vampira, scagliandomi poi dalla parte opposta della sala.
Ero in sua balia, ormai allo stremo, mentre mia madre e le mie sorelle
cercavano di difendersi come potevano dall’assalto degli
altri sei vampiri.
E’ la
fine…
Fu l’ultimo pensiero che riuscii a mettere insieme prima di
vedere tutto nero.
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Capitolo 31 *** Dal sogno all'incubo 1 ***
Jasper Twilight LS- Cap 2 Dal sogno all'incubo 1
DAL SOGNO ALL’INCUBO 1
Jasper POV
Eravamo tutti a caccia, io, Edward, Emmett e Carlisle.
Ci stavamo dedicando alle ultime prede quando vidi Edward
farsi di sasso e scattare verso casa
- Presto, le stanno attaccando.
Lo seguimmo verso la villa e la scena che ci si
parò di fronte fu terrificante: la porta era in mille
briciole e tre coppie di vampiri, a me ben noti, attaccavano ciascuna
una delle mie sorelle e mia madre, mentre Cassandra era sdraiata a
terra, con Maria china su di lei, pronta a morderla.
Mi lanciai contro la vampira, allontanandola da Cassandra,
mentre i miei fratelli e mio padre davano manforte alle rispettive
compagne, che fino a quel momento erano solo riuscite a tenersi in vita.
Controllai che Cassandra respirasse ancora… aveva
un vistoso livido sulla gola.
Poi mi dedicai a Maria.
- Perché? – le ringhiai contro
- Perché non dovevi lasciarmi… tu sei
mio… io ti ho creato… mi appartieni
- Io non sono tuo… - sibilai, pronto ad ucciderla
- Ti sei rammollito.... innamorarsi di
un’umana… ma guardala… quanto credi che
possa resistere ancora ad una vita come questa? Quanto credi di poter
resistere al richiamo del sangue?
- Io non sono come te… non più,
almeno… ed è grazie a lei se non mi considero
più un mostro! – le urlai contro, attaccandola
La scaraventai fuori di casa, mandandola a sbattere contro
un albero. Poi la seguii, lentamente.
Stavo pregustando il momento in cui le avrei fatto scontare
tutto quanto… anche se forse dovevo esserle grato di avermi
trasformato: in caso contrario non avrei mai incontrato Cassandra.
I miei familiari stavano già approntando una
pira: erano riusciti a sconfiggere gli altri sei: sebbene fossero forti
guerrieri non potevano niente contro il potere di Edward e la forza di
Emmett.
Afferrai Maria per le braccia e, facendo seguire ad una
torsione innaturale, un brusco strappo, gliele strappai entrambe. Poi
le afferrai la testa e, con immensa soddisfazione, le torsi il collo,
spezzandoglielo, per poi decapitarla. Gettai immediatamente la testa
nel fuoco, seguita dagli arti superiori e dal resto del corpo.
Fatto ciò mi precipitai in casa, dove raccolsi
Cassandra da terra per portarla in camera nostra.
Carlisle era alle mie spalle e mi costrinse ad uscire.
- Manda su tua madre ed Alice… tu stai con i tuoi
fratelli
- Papà… - feci per protestare
- Emmett… portalo giù.
E mio fratello eseguì l’ordine alla
lettera.
*****
Cassandra POV
Mi fa male la
gola… Dio, non riesco a respirare…
Accidenti… mi
è passata sopra una schiacciasassi
Cercai di aprire gli occhi, ma la luce me li fece richiudere
subito e la testa iniziò a pulsare dolorosamente.
- Cassandra…
- P…a…p…à
– riuscii a dire, cercando di tirarmi su, seduta
- Non affaticarti, tesoro… hai preso un paio di
brutti colpi alla testa ed hai una lieve commozione cerebrale. Ricordi
cosa è successo? – mi chiese, tenendomi
delicatamente bloccata al letto
Cercai di mettere a fuoco i ricordi
- Ma…ria
E rividi le mie sorelle e mia madre che combattevano per
salvare loro stesse e me
- Papà… mamma? – feci una
pausa – Rose? Alice? – iniziai a piangere
- Stanno bene piccolina, siamo arrivati in tempo. Edward ha
sentito i pensieri di Alice e siamo corsi subito
Poi feci la domanda che più mi stava a cuore
- Jasper?
- Lo faccio salire
Dopo pochi secondi il mio angelo era li con me. Si
fermò sulla soglia della porta, titubante.
- Vieni qui… per favore… - la voce era
roca e gracchiante
Lo vidi avanzare verso di me con gli occhi pieni di pena
e…
Senso di colpa
Quando mi fu sufficientemente vicino, gli afferrai la mano
e, strattonandolo dolcemente, lo feci sedere sul letto, accanto a me.
- Jazz… non…è…
colpa… tua
- Come puoi dirlo? – mi urlò contro,
allontanandosi da me
- Ti ho procurato solo guai… e tutto per questa
mia maledetta natura e per il mio mostruoso passato!
- No… mi hai salvato… la
vita… più volte… e mi hai
dato… l’amore
A queste ultime parole lo vidi irrigidirsi, per poi avviarsi
verso la porta
- Jasper… resta con me… per favore
Non lo avevo mai sentito così distante e la cosa
mi gettò nel panico totale… e lui lo
percepì.
Tornò indietro e si sedette nuovamente sul letto
- Mi abbracceresti…? – lo implorai, con
la sensazione sgradevole che potesse essere l’ultima volta
che lo avrebbe fatto
Non rispose, si limitò a sdraiarsi accanto a me e
ad abbracciarmi, in silenzio.
Capii che qualcosa in lui era cambiato… e la
sensazione di abbandono che provavo si fece fortissima quando gli dissi
- Ti amo
E non ottenni risposta
**********************************************************************************
Capitoletto corto... ma ho preferito dividerlo in due.
Grazie a tutte per l'entusiasmo dimostrato per la ripresa della ff.
Baci, Nerry
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Capitolo 32 *** Dal sogno all'incubo 2 ***
DAL SOGNO ALL’INCUBO 2
Jasper POV
Quando la vidi nel nostro letto, pallida, con la voce
stentorea…
E’ solo colpa
mia.
Non merita tutto questo.
IO non LA merito.
Avevo già deciso il da farsi, dovevo solo rendere
il tutto definitivo.
Avevo messo in pericolo lei e la mia famiglia. Anche mia
madre, Rose ed Alice erano state ferite, abbastanza gravemente.
Ma Cassandra… aveva ancora una volta rischiato la
vita. E stavolta per il mio passato.
Non potevo confondere la mia vita da
“mostro” con la sua innocenza… non solo
rischiavo di “contaminarla”… di
dannarla… ma anche di essere responsabile della sua morte.
Dovevo solo aspettare che si rimettesse in forze. Nel
frattempo le avrei lanciato i primi segnali… poi avrei
chiuso la partita… con lei e la mia famiglia…
morendo dentro e tornando ad essere l’ombra di ciò
che ero in quel momento.
Aveva già capito cosa stavo per fare…
aveva intuito le mie intenzioni dalla mia freddezza, dalla distanza che
mantenevo tra di noi.
E quando mi disse
- Ti amo
faticai non poco a trattenermi dal rispondere
- Anche io
Sapevo che se lo avessi fatto, non sarei più
riuscito a lasciarmi tutto alle spalle.
Speravo solo di non farle più male di quanto
riuscisse a sopportarne: era dotata di una sensibilità
unica… e nei miei confronti aveva sempre dimostrato un
sentimento talmente forte da condizionare la sua stessa sopravvivenza.
Ma non potevo fare diversamente. Sapevo che lì,
con la mia famiglia si sarebbe ripresa. Contavo sui miei fratelli, le
mie sorelle ed i miei genitori affinché non facesse
sciocchezze: avevo ancora vivido il ricordo del suo tuffo in moto
giù dalla scogliera.
Non devo pensarci.
E così feci fino al giorno fatidico.
*****
Cassandra POV
Mi ero rimessa, ormai… ma Jasper continuava a
tenermi a distanza. Inizialmente speravo fosse dovuto al mio stato di
salute… ma poi iniziai a capire che stava prendendo
tempo… e ne sospettavo la causa.
Quella mattina, purtroppo, ne ebbi conferma. Quella mattina
iniziai a lasciarmi morire.
Jasper venne a cercarmi in cucina, dove stavo facendo
colazione.
- Cassy… ti va di fare un giro?
Lo guardai stupita
Mi sono fatta troppe
paranoie, lo sapevo.
- Certo, dove mi porti?
- Alla radura?
Il nostro posto.
- Bello! – esclamai entusiasta
- Ti aspetto fuori
Lo guardai uscire, perplessa per il suo atteggiamento.
Poco dopo lo raggiunsi e senza dirmi niente mi
afferrò una mano ed iniziammo a camminare.
Ogni tanto lo guardavo di nascosto, cercando di
capire cosa gli passasse per la testa, ma era distante.
Quando arrivammo alla radura mi afferrò per i
fianchi, facendomi voltare verso di sé.
- Cassandra… - mi disse abbracciandomi in un modo
che mi spaventava.
Ero la stessa stretta di quando mi rivolsi ad Adam
raccomandandogli di vegliare su di lui e la mia famiglia…
sapeva di disperazione.
- Jasper… cosa…
Mi accorsi che la voce non mi voleva uscire fuori
- Cassandra… me ne vado
BOOM!!! Il cuore mi dette un colpo fortissimo, tanto da
sentirlo nelle orecchie.
Se non mi avesse sorretta sarei caduta a terra. Mi ci volle
un attimo, poi riuscii a riprendermi
- Perché?- chiesi staccandomi da lui
Una domanda semplice, una sola parola che racchiudeva tutto
il mio dolore
- Maria mi ha aperto gli occhi
Cercavo di afferrare il senso della sua affermazione
- Non sono giusto per te… no, ti prego, non
interrompermi
- Quando ti ho vista a terra… ho capito che in
realtà ho confuso i miei sentimenti per te…
cioè… ho creduto di essere innamorato di te
- Creduto?! – ogni sua parola era una pugnalata al
cuore
- Sì… il tuo odore… ho
confuso la tentazione per il tuo sangue con la passione per
te…
- Mi stai dicendo che ti sei sbagliato?! – non gli
credevo, non poteva avermi mentito così. Non poteva, dopo
tutti quei decenni da vampiro, confondere l’amore con
l’attrazione esercitata su di lui dal mio sangue, dal sangue
della cantante.
- Sì… forse in maniera inconsapevole
sei stato il mio banco di prova per imparare a resistere al richiamo
del sangue umano
- Banco… di… prova? – mi
sentivo tradita nei sentimenti, usata
- BANCO DI PROVA?! – gli urlai contro, perdendo il
controllo
- SEI UN LURIDO BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA!!!
- Sei il solo con cui ho fatto l’amore, il
primo… e mi vieni a dire che per te era tutto un test?!
– gli sibilai contro, tremando per la rabbia ed il dolore,
mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime
- Beh… ormai lo hai capito anche tu…
non possiamo stare assieme… un vampiro deve stare con un
vampiro… e comunque mi dimenticherai… sei
giovane, potrai rifarti una vita… ti dimenticherai di
me… e poi… non è che non ti voglia
bene… provo dell’affetto per te… sei
pur sempre mia sorella
Sorella
Quello fu il colpo di grazia.
- TI ODIO!!! FA QUELLO CHE DEVI FARE! VATTENE!
Crollai a terra, le ginocchia non ressero il peso del mio
corpo schiacciato da tanto dolore .
- Mi dispiace… Cassandra… non fare
niente di insensato, pensa ad Esme e Carlisle… te ne prego,
promettilo
- VATTENE!!!!
E lui lo fece.
Mi ritrovai a singhiozzare forte, incapace di controllarmi
- MALEDETTO IL GIORNO CHE TI HO INCONTRATO, JASPER
WITHLOCK!
*****
Jasper POV
“Maledetto il giorno che ti ho incontrato, Jasper
Withlock.”
Quell’urlo non mi dava pace. Ma aveva tutte le
ragioni per dire queste cose.
Le avevo fatto credere di averla usata… che non
mi importasse niente di lei… che non l’avevo mai
amata… volevo che mi odiasse, per dimenticarmi…
Ma non credevo che quell’ultimo grido mi avrebbe
fatto stare peggio di tutti i precedenti.
Perché per me quello era stato il giorno della
rinascita.
Ed ora ero tornato a morire.
**********************************************************************************
Care ragazze... ebbene sì. Chi aveva sentito puzza di abbandono ci ha zeeccato in pieno (e brava Florence).
Dovevo pur movimentare la cosa, stravolgere un po' la quotidianità di quei due.
Scusatemi, non vogliatemene.
A proposito... quello del prologo è Jasper... più avanti capirete anche il contesto in cui si inserisce.
Bacioni, Nerry
PS:
Alcune di voi mi hanno chiesto l'indirizzo msn... eccovelo
nerry@live.it
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Capitolo 33 *** Tutti contro Jasper ***
Scusatemi, ma ero in piena vena creativa, ed il capitolo mi è venuto così da sé... di getto.
Come capite dal titolo, questa
è la reazione dei Cullen a quanto accaduto tra Jasper e
Cassandra, quindi ci saranno i loro POV.
Anche per variare un po'.
Baci, Nerry.
TUTTI CONTRO JASPER
Edward POV
Ero incazzato nero con Jasper. Sapeva che
l’avrebbe distrutta. Ed aveva lasciato a noi il compito di
raccoglierne i cocci e rimetterli assieme.
Quando lo vidi rientrare in casa da solo, devastato, lessi
subito nei suoi pensieri ciò che aveva deciso di
fare… e la vidi: lessi la sofferenza atroce nei suoi
occhi, la vidi subire colpo dopo colpo, piegarsi su
sé stessa e gridare di dolore alle parole cattive
che le aveva rivolto, la udii maledire il loro incontro.
- Sei uno stronzo!
- Era l’unico modo che avessi per farmi
dimenticare… farmi odiare
- Ha ragione lei, sai? Sei un lurido bastardo figlio di
puttana! Te ne freghi di lei e di Esme! Sai che le farai soffrire
entrambe.
Alle mi grida accorsero tutti gli altri, stupiti di vedermi
privo di controllo.
Tenevo Jasper per il colletto della maglia, fissandolo in
volto pieno di rabbia. Lo avrei ucciso.
Poi gli lessi la pena negli occhi e lo lasciai andare,
spingendolo via da me, schifato.
- Sarebbe troppo facile…. Se facessi
ciò che mi detta l’istinto ti risparmierei di
soffrire. Ma devi scontare tutto fino in fondo, per
l’eternità.
- Edward… cosa…? – chiese
Esme
Mi voltai verso Emmettt
- Vado a cercare Cassandra… prima che…
Temevo che potesse fare qualcosa di avventato ma non mi
sentivo di dare voce ai miei pensieri dinanzi a mia madre.
- Me ne vado…- disse Jasper in un soffio
Emmett lo guardo prima spalancando gli occhi per la
sorpresa, poi riducendoli a due fessure.
- Vedi di farlo in fretta. Edward, vengo con te. E tu
– disse tornando a rivolgersi a Jasper – quando
torniamo non voglio trovarti qui.
Poi gli si avvicinò minacciosamente.
- Non – tornare – mai –
più. Non - cercarla - mai - più. Sta lontano da
lei o ti uccido.
Poi mi seguì fuori dalla porta.
Sapevo dove l’aveva lasciata e non fu difficile
ritrovarla, ma né io né Emmett eravamo preparati
alla scena che ci trovammo di fronte.
*****
Emmett POV
Schiumavo di rabbia. Non lo avevo ammazzato solo per non
dare un dolore ad Esme.
Ma quando la trovammo dovetti lottare contro
l’impulso di tornare indietro e dar sfogo al mio istinto.
Era rannicchiata su di un fianco, in posizione fetale,
scossa da brividi impercettibili. Non riuscii ad avvicinarmi a lei,
talmente tanto era il dolore che mi trasmetteva.
Vidi Edward inginocchiarlesi accanto e sfiorarle la spalla
delicatamente. Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime,
lasciandosi sollevare a sedere e abbracciare. Sembrava una bambola di
pezza e sentii un ringhio salirmi dentro il petto. Iniziò a
singhiozzare lievemente, mentre Edward l’aiutava ad alzarsi,
sempre tenendola stretta. Io mi avvicinai a loro e quando mi vide mi si
gettò addosso, attaccandomisi alla maglia in maniera
spasmodica, iniziando a singhiozzare forte.
Non sei sola,
piccolina… sono qua, io ci sarò sempre.
La circondai con le braccia, poi la sollevai e
stringendomela al petto iniziai a correre verso casa.
*****
Rose POV
Quel bastardo aveva fatto un ottimo lavoro. Era distrutta.
Un guscio vuoto.
Mi sembrava di rivedere me stessa dopo la violenza subita.
Non era stata solo fisica, ma anche psicologica.
Cassandra si sentiva usata, defraudata di qualcosa a cui
teneva più della sua stessa vita, lo sapevo.
Voleva farsi odiare, l’idiota.
Credeva che con noi avrebbe superato tutto.
Coglione!
Avrebbe dovuto vederla quando Emmett ed Edward la
riportarono a casa.
Avrebbe dovuto vederla nei giorni seguenti, sdraiata nel
letto della sua vecchia stanza, in stato quasi catatonico.
Rifiutava il cibo, si limitava a bere.
Eravamo alla disperazione, tutti noi.
Ma chi di noi soffriva di più era Esme.
*****
Esme POV
Non potevo odiarlo… era mio figlio.
Lo amavo.
Ma non gli perdonavo quello che le aveva fatto.
Era stato di una malvagità incredibile.
La vedevo soffrire in silenzio, rifiutare ogni contatto con
noi, Emmett escluso.
Mi guardava con gli occhi spenti.
Non sorrideva più.
E quello che mi preoccupava maggiormente, e con me Carlisle,
era che non piangeva più.
Era priva di reazioni.
Ed Alice se ne faceva una colpa.
*****
Alice POV
Era colpa mia. Avrei dovuto prevedere tutto quanto.
Ma non avrei mai ritenuto possibile che Jasper potesse
colpirla così duramente, con tutta quella cattiveria.
Sapevo che mentiva in tutto quello che le aveva detto.
L’amava follemente.
Ma come tutti i sentimenti spropositati, il suo
l’aveva portato ad agire stupidamente ed in maniera egoistica.
Ma…
Era colpa mia.
*****
Carlisle POV
Il fatto che non reagisse… mi preoccupava da
morire.
Nessun pianto, né urla disperate, né
rabbia. Niente di niente.
Temevo che sarebbe esplosa tutta assieme e sapevo che gli
effetti sarebbero stati devastanti.
Non aveva più il pieno controllo di sé
e questo rifiuto del cibo temevo la portasse nel tunnel
dell’anoressia.
Ma temevo anche in un cambiamento di rotta
drastico… sapevo che avrebbe cercato di uscirne…
La mia unica preoccupazione era che cercasse di farlo perdendosi.
Ma mai mi sarei aspettato quello che successe dopo.
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Capitolo 34 *** Scossa ***
SCOSSA
Cassandra POV
Per me le giornate erano ormai tutte uguali ed il loro lento
trascorrere era scandito solo dall’alternarsi del sole e
della luna, cosa a cui assistevo impassibile dalla finestra di camera
mia. Avevo abbandonato il letto, anche perché lo avevo
distrutto: era un ulteriore elemento che mi ricordava Lui e mi faceva
soffrire.
Avevo pianto tutte le mie lacrime ma il dolore sordo al
petto, quella bolla di sofferenza che mi schiacciava il cuore ed i
polmoni, rendendomi difficile anche respirare, non accennava ad
andarsene. Ma ormai ci convivevo.
La cosa più penosa era vedere
l’espressione sofferente dei miei cari, ma non riuscivo a
reagire… e comunque un mio sorriso, anche il meglio
riuscito, sarebbe risultato il più falso agli occhi di
tutti, specialmente a quelli di Edward, a cui non ero più in
grado di nascondere i miei pensieri.
Poi, un giorno…
*****
Rose POV
Ne avevo abbastanza di vederla in quello stato. Forse il mio
era egoismo, ma non sopportavo di vedere gli altri soffrire per lei
senza che nessuno di loro si assumesse l’onere di farla
reagire. Ed ancora una volta lo feci io.
Mi costò da morire… ma ero
già morta, no?
Entrai in camera sua senza bussare, spalancando la porta e
facendola sbattere contro la parete.
- Adesso basta! Sono stufa di vederti così per
quello stronzo che non ti merita. Sono stufa di vedere Alice ed Edward
sempre silenziosi e tristi. Sono stufa di nostro padre costantemente
preoccupato per te e di nostra madre che singhiozza notte e giorno
senza piangere, disperandosi perché non sei in grado di
reagire. Sono stufa di Emmett che sbuffa come una locomotiva e
demolisce alberi in continuazione. Ma soprattutto…
soprattutto sono stufa di te: non sei la Cassandra che ho conosciuto.
Reagisci, cazzo! Non darla vinta a quella merda di Jasper. Non ti
merita! E se c’è qualcuno che deve stare male, e
se non lo fa ora sta certa che lo farà in futuro, quando
capirà cosa ha perso, quel qualcuno è
decisamente lui! Quindi… TIRA LE CHIAPPE FUORI DA QUESTA
STANZA E TORNA A VIVERE!
Le dissi tutto questo scuotendola per le spalle e mano a
mano che andavo avanti con la mia filippica gli occhi le si riempivano
di lacrime…. Iniziò a singhiozzare piano, poi
sempre più forte, fino ad accasciarsi contro di me, che la
tenni stretta come avrei fatto con mia figlia. Ero forte della mia
età da vampira, sarei potuta essere sua nonna, ma
l’avevo sempre trattata come una sorella piccola in
virtù della mia età apparente, i miei immortali
18 anni, sebbene sin dall’inizio l’avessi sentita
come una figlia, quella che non avrei mai potuto avere ma che avrei
tanto desiderato, esattamente come Esme.
Mi sedetti assieme a lei sul letto e fu li che ci trovarono
Emmett e Carlisle, attirati dalle mie grida e dal pianto di lei.
- Io… mi… mi…
dispiace… - diceva tra i singhiozzi –
non… volevo… farvi…
preoccupare…
Emmet si inginocchiò di fronte a Cassandra e le
fece una lieve carezza sul volto
- Va tutto bene, scricciolo, lo sappiamo – le
disse attirandola a sé, mentre mi guardava negli occhi,
serio, sillabandomi Ti Amo con le labbra.
Sapevo cosa significavano quelle due parole, non erano solo
la dichiarazione dei suoi sentimenti per me, ma erano un qualcosa di
più profondo, era il suo ringraziamento per la scossa che le
avevo dato, quella scossa che l’aveva portata a reagire e che
solo io ero stata ancora una volta in grado di darle. Emmett la
adorava, era estremamente protettivo e possessivo nei suoi confronti,
come un fratello grande… anzi, di più…
come un padre. E se avevo agito in quel modo era soprattutto per lui,
per il mio bestione, grande, grosso e dal cuore tenero. E lui lo sapeva.
Ma ne io ne Emmett avremmo mai potuto immaginare a cosa
avrebbe portato. E neanche Alice avrebbe potuto vederlo con i suoi
poteri, né Edward avrebbe potuto leggerglielo nella mente.
Forse solo Carlisle poteva immaginarlo. Ed è per
questo che probabilmente rimase a guardarci immobile, in silenzio.
*****
Emmet POV
Cassandra sembrò reagire e riprendersi. Le
eravamo sempre accanto, cercando di far fronte ad una sua assai
probabile crisi. Era infatti troppo controllata e la cosa non mi
piaceva. Certo, ogni tanto sorrideva, giocava con me come
prima… ma non era lei… e sapevo che non sarebbe
più tornata ad esserlo.
Alice aveva mantenuto i contatti con Jasper, ma le avevo
chiesto di non dirgli niente di come stava
Cassandra. Non lo riguardava, non più, almeno,
non dopo il modo in cui l’aveva trattata. Sapevo,
però, che anche lui soffriva, Alice mi aveva fatto ragionare
a tal proposito, ma lo biasimavo, non tanto per la scelta, che, sebbene
la capissi, non accettavo, ma per il metodo, per le parole scelte.
Cassandra era comunque tornata a vivere… o
meglio, ad esistere…
E come iniziò la scuola, riprese a frequentare le
lezioni e superò lo scoglio del dover spiegare a tutti la
partenza di Jasper nel miglior modo possibile, almeno
all’apparenza.
Poi, mi resi conto, giorno dopo giorno, che qualcosa non
andava… e quel qualcosa culminò con la prima
festa per la vittoria della squadra di nuoto del liceo.
********************************************************************************************
Mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento ma tra feste e cose da fare ero veramente incasinata.
Baci, Nerry
PS: riporto ancora una volta il mio indirizzo msn, che ovviamente è qui per chiunque voglia contattarmi.
nerry@live.it
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Capitolo 35 *** Alla tua salute, Jasper Withlock ***
ALLA TUA SALUTE, JASPER WITHLOCK
Cassandra POV
Era iniziato il nuovo anno scolastico ed io ripresi a
frequentare le lezioni normalmente. Anzi, per distrarmi e non pensare a
Lui ero entrata a far parte della squadra di nuoto del liceo. Tra
l’altro, fu un caso. Durante una lezione di ginnastica,
l’insegnante ci portò in piscina ed il coach di
nuoto era lì che allenava la squadra femminile. Per caso mi
vide fare un paio di vasche e dopo aver preso il mio tempo mi chiese di
entrare in squadra, ed io accettai.
Così mi trovai a trattenermi a scuola per gli
allenamenti pomeridiani ed a frequentare anche i ragazzi della squadra
maschile. Per me era una buona cosa tenermi impegnata: mi impediva di
pensare a Lui, o almeno così credevo.
Poi…
Quella sera festeggiavamo la vittoria della squadra di nuoto
maschile ed in qualità di membro della squadra femminile vi
partecipai anche io. Mi allontanai dalle mie compagne di squadra per
andare in bagno e fu così che sentii i commenti di Jessica e
Lauren su me e Jasper.
- Hai visto? Jasper Hale…Se ne è
andato… lo dicevo io che l’avrebbe
lasciata… era troppo per lei… e quella stupida
che credeva di averlo preso all’amo… - disse la
prima, scoppiando poi a ridere, imitata dall’altra
- Già… e quest’anno, se non
fosse per Alice ed Edward sarebbe proprio sola…
sempre… non se la fila più nessuno
- Già… solo Angela spreca tempo con lei
- Secondo me le fa pena
- Probabile… si è isolata sempre di
più dal resto della scuola… e ben le sta
Le ascoltavo trattenendo il respiro, finché non
le sentii uscire dal bagno. Lasciai il mio nascondiglio e mi avvicinai
al lavabo, appoggiandomi ad esso, le orecchie che mi fischiavano. Mi
guardai allo specchio, stentando a riconoscere nell’immagine
riflessa, il mio volto: gli occhi erano dilatati, assenti. E mi feci
rabbia. Lui mi fece rabbia.
Non so se io ti meritassi
o no… ma indubbiamente non meritavo quello che mi hai fatto.
E adesso basta, vado a divertirmi alla facciaccia tua,
Jasper…
Uscii dal bagno come una furia, mi avvicinai al banco delle
bevande e presi da bere…
Alla tua salute, Jasper
Withlock
E poi bevvi ancora… e ancora…
Non so quanto punch abbia tracannato… ma
sicuramente troppo.
So solo che mi ritrovai davanti ad un Emmett incazzato nero,
con me e con quel biondino della squadra di nuoto, del quinto anno, con
cui mi aveva trovata a pomiciare in un angolo della palestra,
probabilmente grazie ad una delle solite visioni di Alice.
*****
Emmett POV
Quando Alice mi rivelò cosa stesse per combinare
Cassandra, mi fiondai in macchina, seguito da Edward. Percorsi il
tragitto fino alla scuola battendo ogni record di velocità
precedentemente stabilito da chiunque di noi Cullen. L’idea
che si buttasse via, ubriaca persa, tra le braccia di un coglione
qualunque non mi andava affatto, anzi, mi mandava in bestia e quello fu
probabilmente il motivo per cui mio fratello mi impose la sua presenza:
sapeva che avrei ucciso il ragazzo se non ci fosse stato lui a fermarmi.
E quando li trovai in un angolo buio della palestra, con le
mani di lui sotto la maglietta di lei, mentre, baciandola, cercava di
sdraiarla su un materassino da ginnastica, beh… in quel
momento l’avrei ucciso davvero.
Cassy era palesemente sbronza, tanto che quando la strappai
dalle braccia del coglione, protestò debolmente e poi,
dinanzi alla mia espressione incazzata, scoppiò a ridere.
- Cassandra, vai da Edward! – le dissi
seccamente, sempre più nero a causa delle sue risate.
- E perché? – mi chiese, con voce
impastata – mi stavo divertendo – aggiunse facendo
il broncio, per poi scoppiare a ridere di nuovo quando Edward
l’afferrò prima che cadesse a terra
- Si può sapere che vuoi, Cullen? – mi
chiese il biondino
- Se sai chi sono, saprai anche che lei è mia
sorella… minorenne… non solo è ubriaca
ma hai cercato di fartela
- Ehi, Yogi… guarda che eravamo in due a
partecipare… - intervenne Cassandra, divincolandosi da
Edward, che ancora una volta la prese al volo prima che finisse
sdraiata sul pavimento
- Zitta… sta con Edward e taci… hai
già detto e fatto abbastanza per stasera
- Piantala, Emm… mi stavo solo
divertendo… stavamo, come dire…. Socializzando
– ed iniziò a ridacchiare
- E poi, scusa ma… quando stavo con Jasper non
eri così protettivo…
- Jasper lo conosco bene, so…
- Se lo conoscessi bene non mi avresti permesso di
innamorarmi di lui… non gli avresti permesso di
toccarmi… invece… guarda cosa mi ha fatto
– mi sputò in faccia quelle accuse, lasciandomi
senza parole
- Tu non conosci Jsper, non conosci lui –
indicandomi il biondino - … e non conosci me…
io…
La vidi spalancare gli occhi e portarsi una mano alla bocca
- Merda… sto per vomitare
Detti un calcio nel sedere al biondino, per allontanarlo,
mentre mio fratello portava fuori Cassandra.
Quando li raggiunsi, Edward le stava tenendo la fronte
mentre lei era in preda all’ennesimo conato e restituiva alla
terra un po’ di quell’intruglio che aveva bevuto.
- Stai meglio? – le chiese Ed, sostenendola
- Mi fa male la testa… ed ho un saporaccio in
bocca…
- Ti sta bene… così prima di
sbronzarti di nuovo ci pensi due volte – le dissi io
- Voglio andare a casa
- Ti ci portiamo, Cassy… - le disse Edward,
sorridendole
- Ed… Emm…
- Sì? – chiedemmo noi
- Mi spiace… e che ho sentito delle cattiverie su
me e Jasper… dicevano che era normale che mi avesse
lasciato… che lui era troppo per me… ed
io… - iniziò a piangere, mentre Edward la
stringeva a sé, guardandomi preoccupato
- Voleva dimostrare a Jasper e a sé stessa che
può stare senza di lui… non infierire,
Emmett… si sente già male per conto
suo… e non solo perché è sbronza
- Ok, andiamo a casa, scricciolo - sospirai
Edward l’aiuto a sedersi sul sedile posteriore,
mettendolesi accanto, mentre io presi il posto di guida. Cassandra si
addormentò durante il tragitto verso casa, mentre io ed
Edward iniziammo a parlare.
- Emm… forse sarebbe il caso di
avvisarlo…
- No, non voglio che sappia niente – risposi,
stringendo spasmodicamente il volante
- Ma potrebbe decidere di tornare
- Appunto… le cose potrebbero solo peggiorare.
Credi forse che Cassandra sopporterebbe di averlo accanto mantenendo le
distanze? Riuscirebbe a sopportarne la presenza, la vicinanza, dopo
quello che le ha detto? Lei lo ama da morire, Ed… e lui
l’ha respinta nel più crudele dei modi…
- Sai benissimo che lui le ha mentito… lo
sai… lo hai detto anche tu… conosci bene
Jasper… e hai visto chi era diventato con Cassy al suo
fianco… era rinato… non avremmo mai conosciuto
quel Jasper se non ci fosse stata Cassy… Emmett…
non lasciarti guidare dalla rabbia nei suoi confronti… sai
che potrebbe essere la sola soluzione per nostra sorella, pensa al suo
bene e lascia da parte il rancore
- Ci penserò… Edward, ci
penserò… ma solo per Cassandra.
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Capitolo 36 *** Regalo di Natale ***
REGALO DI
NATALE
Cassandra POV
Dopo quella sera per me fu difficilissimo riconquistare la fiducia di
Esme e Carlisle, nonché quella dei miei fratelli. Non uscivo
più da sola, divieto assoluto di frequentare i ragazzi
più grandi, feste fuori discussione e agli allenamenti
c’era sempre Edward a farmi la guardia.
E la cosa andava avanti da un po’ di tempo: ormai eravamo
prossimi al Natale.
Ed io iniziavo a non poterne più di questa scorta continua,
dei
divieti e dell’isolamento in cui ero costretta a ritirarmi in
camera mia quando volevo sfuggire alle facce preoccupate, arrabbiate o
pensierose dei miei cari. E tutto questo non mi aiutava a non pensare a
Lui.
Poi, quel giorno…
- Cassandra, tesoro, vieni nel mio studio, per favore
- Sì, papà
Come se potessi rifiutare
Lo ammetto: ero diventata polemica e strafottente.
Dopo essere entrata nello studio di Carlisle, mi chiusi la porta alle
spalla e nel voltarmi notai che tutta la mia famiglia era lì
riunita.
- Cosa ho combinato adesso? Non mi sembra di aver fatto
niente… - dissi sollevando le mani
- Tranquilla, Cassy – disse Alice sorridendomi
- Siediti, scricciolo – aggiunse Emmett, sorridendomi
Io guardai Rose con fare interrogativo, sperando che almeno lei mi
dicesse qualcosa, ma ne ricavai solo un sorriso, esattamente come da
Edward e Esme.
Feci come mi chiese mio padre e mi misi in attesa
- Bene… sappiamo quanto per te sia stato difficile questo
periodo… non interrompermi, piccola… dicevo,
difficile… bene…. Avremmo pensato di farti
cambiare aria
per un po’, così…
Vidi Carlisle estrarre una busta dal cassetto della scrivania e
porgermela
- E’ il tuo regalo di Natale… in
anticipo… Aprila, Cassandra
Guardai tutti i miei cari, uno per uno, poi mi decisi ad
aprire la busta e vi trovai un biglietto aereo
- Guarda la destinazione, scricciolo – mi disse Emmett
Aprii il carnet e…
- Italia?! ITALIA????
Mi sollevai di scatto e corsi verso mio padre, investendolo con tutto
il mio peso, tanto che feci cadere all’indietro la sedia su
cui
stava seduto, con lui al suo seguito ed io sopra di lui.
- Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie
- Ehi, piccoletta… vuoi vedere se riesci ad ucciderlo?
–
mi chiese Emmett aiutandomi a sollevarmi mentre ridevamo tutti come
matti
- E’ anche merito tuo, vero, Yogi? – gli chiesi
saltandogli
al collo e stampandogli un bacio a schiocco sulla guancia
- A dire il vero… è anche mio – mi
disse Edward, strizzandomi l’occhio
- Sei sempre il solito geloso, vero Ed? – disse Emm,
stringendomi
a sé per poi spedirmi ad abbracciare l’altro mio
fratello
- Grazie, Edward… di tutto – gli dissi
abbracciandolo e posandogli la testa sul petto
Dalla sera della sbronza avevo scoperto un rapporto tutto nuovo con
lui: sembrava freddo e controllato, ma aveva una sensibilità
unica, e non solo perché riusciva a leggere i pensieri
altrui.
Somigliava molto nostro padre e si faceva carico del benessere fisico e
psicologico di tutta la famiglia. E lo adoravo.
Mi staccai da lui e corsi ad abbracciare le donne: mia madre, Rose ed
Alice.
- Non vuoi sapere quando parti?
Guardai mio padre con gli occhi pieni di lacrime di gioia
-…
- Il 23 Dicembre… rientrerai il 14 Gennaio
- Ma… Natale…
- Cassandra…- mi interrupe Alice facendomi voltare verso di
sé – fare il Natale con noi sarebbe una tortura
per
te…
- Ma è il nostro primo Natale assieme…
- Ma non c’è… si insomma… lo
sappiamo tutti
che hai sempre aspettato questo momento per trascorrerlo tutti assieme,
Lui incluso… e so che hai il suo regalo pronto da
mesi…
No, piccolina, non intristirti – mi disse abbracciandomi,
mentre
la bolla di dolore tornava a farsi sentire nel petto
- Cassy, piccola… - intervenne Rose – è
per questo
che ti mandiamo in Italia: gita organizzata all’insegna del
turismo nel Bel Paese… nella più bella regione
italiana,
la Toscana… pensaci: Firenze, Siena, Pisa… ed una
miriade
di borghi medievali… ciò che ti è
sempre piaciuto.
- E shopping – intervenne Alice, facendomi
l’occhiolino.
- Ma senza di voi…
- No, figlia mia – intervenne mia madre – stavolta
andrai
in gita organizzata… la prossima volta ci farai da guida
tu… Promesso
Tornai ad abbracciare mia madre, stringendola come non avevo mai fatto
prima.
- Ti voglio bene… Vi voglio bene… - dissi
sorridendo tra le lacrime.
*****
Jasper POV
Ero in piedi davanti alla finestra, aspettando la solita telefonata.
Eravamo sempre rimasti in contatto, ma non aveva mai voluto dirmi come
stesse… forse Emmet ed Edward glielo avevano proibito.
Ma dalla sera in cui mi disse in che condizioni l’avevano
trovata
i miei fratelli, ubriaca, prossima a buttarsi via con un idiota del
quinto anno…. Da allora, sapevo tutto… Alice
aveva deciso
di non tacermi più niente, ed ogni sera aspettavo quella
telefonata con trepidazione.
- Pronto – risposi al cellulare ancor prima che arrivasse al
secondo squillo
- Jasper… ciao
- Come sta?
- Come sempre
Sentii ancora una volta tutto il peso del mondo sulle mie spalle.
Sapevo che avrebbe sofferto, tanto…. Ma speravo che le
passasse
presto, invece…
Ma a chi vuoi darla a
bere? Sapevi
che sarebbe andata così… Ti ama dello stesso
amore che
provi per lei e ti meravigli se sta male come te? IPOCRITA!
- Jazz, ci sei?
- Sì…
- Ci sono novità… Papà ed i ragazzi le
hanno
regalato un viaggio in Italia… parte il 23 Dicembre e
rientra il
14 gennaio
- Bene… magari si distrae
Non ci credi neanche un po’, Jasper, ci sei passato prima di
lei
- Jazz, mi chiedevo…
- Dimmi…
- Non è che la seguiresti a distanza? Voglio
dire…
sì, insomma…. Sappiamo come l’ha
presa…
potrebbe fare una stupidaggine ed io sarei lontana per
intervenire…
L’idea di rivederla mi esaltava ed uccideva al contempo
- Seguila tu…
- Fosse facile… Edward ed Emmett non vogliono assolutamente
che le vada dietro… ed io sono preoccupata per lei
- Dammi un attimo
Cazzo…
rivederla… senza
poterla toccare… limitarsi a vegliare su di lei…
potrebbe
essere l’ultimo regalo che mi fa il destino
- Va bene…. Sarò la sua ombra… dammi i
dettagli.
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Capitolo 37 *** Italia, sto arrivando ***
ITALIA, STO ARRIVANDO
Cassandra POV
Mi avevano accompagnato all’aeroporto di Seattle tutti
quanti: Alice aveva previsto pioggia e così tutta la mia
famiglia mi avrebbe abbracciata al momento della partenza. Mi seguirono
fino al check-in, dove, mentre ero in fila, feci subito amicizia con
Rebecca, una ragazza della mia età che prendeva parte alla
mia stessa gita.
- Allora, scricciolo, pronta a partire? – mi chiese mio padre
- Non vedo l’ora di arrivare, altro che pronta a
partire… - risposi, abbracciandolo
- Cassy, prometti di chiamarci non appena arrivi a New York e poi
quando atterrerai a Pisa, ok?
- Certo mamma, te l’ho già detto…
- sospirai, facendo ridere Edward ed Emmett
- Lo so, sono troppo apprensiva – iniziò a
scusarsi Esme
- No… scusami, mamma, hai ragione… vi ho
decisamente dato di che preoccuparvi… mi dispiace
– le dissi, stringendomi a lei – ti voglio bene,
mamma… mi mancherai… mi mancherete tutti
- Anche io? – mi chiese Emmett
- Tu meno degli altri, Yogi – gli risposi facendogli una
linguaccia e scappando appena in tempo, prima che mi afferrasse e me la
facesse pagare per quella che sapeva benissimo essere una bugia.
- Qui SAI che mi devo contenere, tappetto, ma quando torni
dall’Italia faremo i conti… - mi disse con falso
tono minaccioso.
Io decisi improvvisamente per un’inversione di rotta e preso
lo slancio gli saltai sulle spalle, fingendo poi di morderlo sul collo.
- Ehi…. Ti sei rammollito… - e gli stampai un
bacio sulla guancia, giusto un attimo prima che Edward mi afferrasse e
mi facesse scendere dalle spalle del gigante di casa Cullen sotto lo
sguardo divertito di tutti gli altri.
- Scimmietta, controllati – mi disse Ed, ridendo come un
matto.
- Cassy, stanno per annunciare il volo… - disse Alice
- Ok – dissi, facendomi improvvisamente seria.
- Sapete, è strano… da una parte sono eccitata
per il viaggio… dall’altra sono triste
perché non sarete con me…
- Anche noi ti vogliamo bene, sorellina - mi disse Rose, abbracciandomi
- Beh… allora… vado – e dopo averli
abbracciati tutti un’ultima volta, mi decisi a superare il
controllo sicurezza.
Non appena varcai la soglia del gate d’imbarco mi voltai a
guardare la mia famiglia, salutandola con la mano per poi tornare a
voltarmi verso l’aereo che mi aspettava sul piazzale.
Italia, sto arrivando.
*****
Jasper POV
Sapevo che il suo volo era partito poche ore prima ed io ero
già in Italia ad aspettarla.
Non mi piace…
questa situazione non mi piace per niente… Cassandra in
vacanza in Italia… da “sola”…
oh… certo, sarebbe stata circondata da ragazzine urlanti con
cui condivideva solo l’età anagrafica…
e accompagnata da tre adulti… ma Cassandra…
dannazione… è imprevedibile… e questa
cosa sono certo che se fossi umano… beh, non mi farebbe
dormire. Ma come lo spiego ad Edward ed Emmett? E a tutti gli altri? La
sola a capirmi è Alice… anche lei è
preoccupata come me, me lo ha detto apertamente, ed il fatto che mi
abbia chiesto di seguirla come un’ombra la dice lunga sulla
sua ansia. E non credo neanche che Edward non sappia che Alice mi ha
chiamato… penso piuttosto che sia lui che Emmett si siano
rassegnati a vedermi coinvolto in questa faccenda. So bene quanto i
miei fratelli siano testardi ma so anche quanto vogliono bene a
Cassy… e sono certo che sono andati contro i loro principi,
acconsentendo tacitamente al piano di Alice.
Ero talmente immerso in queste riflessioni che quando
squillò il cellulare risposi senza guardare il display,
rimanendo così spiazzato dal suono della voce
dell’ultima persona che mi sarei aspettato di sentire.
- Emmet?!
- Stupito, vero?
Mi resi conto che era imbarazzato e nervoso
- Dimmi…
- So che Alice ti ha chiamato…
- E…?
- Solo una parola
- …
- Grazie, fratello
Sentii la sincerità nel suo tono e nelle sue parole
- Emmett… glielo devo… e lo devo a tutti
voi… Sono stato uno stupido… speravo che le
passasse… di soffrire solo io, anche al suo
posto… ma mi sono illuso… ho sottovalutato quello
che provava per me… io…
- Jasper… lascia stare… ho anche io le mie
colpe… avrei dovuto chiamarti immediatamente, alle prime
avvisaglie di ciò che sarebbe successo dopo… ho
peccato di orgoglio… facendole del male
indirettamente… solo perché volevo colpire
te…
- Emmett… mi spiace…
- Jasper… anche a me… fratello… veglia
su di lei…… ti passo Edward…
- Sì…
- Jazz…
- Ed…
- Alice teme che possa succedere qualcosa… non perderla di
vista… neanche un attimo
- Ok…Ed?
- Quando tutta questa storia sarà finita… di a
mamma… torno a casa
- Lo sappiamo già… ti sei dimenticato del potere
di Alice, fratello? – mi chiese ridacchiando
- A presto…
- Ciao, a presto
*****
Cassandra POV
- Il comandante vi informa che atterreremo all’aeroporto di
Pisa tra 10 minuti. Il tempo è bello e la temperatura media
è di 5 gradi.
Finalmente… Non ne
posso più di star chiusa qua dentro… sto per
diventare claustrofobica.
Il viaggio era andato bene, nonostante la durata. Non vedevo
l’ora di posare i piedi sulla terra ferma. Fortuna che ci
saremmo fermati a Pisa come prima tappa: dopo un viaggio del genere
l’idea di dover salire anche su di un autobus non mi
sorrideva neanche un po’.
Mi voltai verso Rebecca e la svegliai, scuotendola lievemente.
L’atterraggio fu rapido e senza scosse e pochi minuti dopo ci
trovammo ad attendere i bagagli. Dopo 10 minuti entrambe avevamo
recuperato le nostre valigie e ci dirigemmo verso l’uscita.
Era impressionante ascoltare tutte quelle voci che parlavano una lingua
diversa dall’altra: sebbene l’aeroporto di Pisa non
fosse immenso c’era una discreta quantità di voli
con le più varie destinazioni europee. Mi resi conto di
guardarmi attorno piena di stupore ed eccitazione per tutte quelle
novità che mi si presentavano dinanzi agli occhi. Poi,
improvvisamente… un manifesto turistico su una delle colonne
dinanzi al controllo sicurezza… Volterra.
Volterra…
Volturi… Carlisle…
E mi ritrovai a pensare a quando mio padre mi aveva parlato dei
Volturi, la “casta monarchica” dei vampiri, una
specie di triumvirato composto dai vampiri più anziani
esistenti al mondo… era stato quando mi istruiva sui vampiri
anche nel tentativo di distrarmi dalla partenza di...
Jasper
Mi ritrovai senza fiato, a barcollare sotto il peso della fitta che mi
squarciava il petto.
Sarà
così per sempre
- Cassy… tutto bene? – mi chiese una Rebecca
preoccupata, afferrandomi per un braccio – stai male?
- No… deve essere la stanchezza… tutto
ok… adesso passa
Bugiarda. Non
passerà mai
*****
Jasper POV
Aspettai l’arrivo dell’aereo dalla terrazza del
primo piano, poi, quando lo vidi accostarsi al finger, mi spostai al
piano terra, sufficientemente vicino all’uscita degli arrivi
affinché io potessi vedere Cassy senza che lei potesse
vedere me.
Attesi per una decina di minuti, poi uscì.
Aveva i lunghi capelli raccolti in una treccia bassa, il volto
circondato dalla pelliccia bianca del collo della giacca.
Dio mio…
è bellissima
Mi resi conto che la stavo mangiando con gli occhi, esattamente come i
due ragazzi a cui stava passando accanto in quel momento. Sentii un
lieve ringhio salirmi in gola
Fermo…
Controllati Jazz, non fare cazzate
La vidi scrutare l’ambiente e le persone circostanti con una
curiosità ed una sorpresa crescente nello sguardo.
Poi… improvvisamente… la vidi fissare una
colonna… impallidire e barcollare…
Aveva visto un manifesto di Volterra. Sapevo che Carlisle
l’aveva messa a conoscenza dei nostri segreti e della triade
di Volterra, i Volturi, e sapevo anche in quale occasione.
Povero amore mio,
continuo a darti il tormento.
Allora la guardai più attentamente annotando i piccoli
cambiamenti che aveva subito in quei mesi.
Era dimagrita, tanto. La pelle sugli zigomi era talmente tirata da
risultare trasparente; le guance erano incavate, gli occhi ancora
più grandi e spauriti, circondati da profonde occhiaie che
non erano imputabili al solo viaggio. Anche fisicamente si vedeva
quanto avesse sofferto e quanto soffrisse ancora: i jeans non
riuscivano a nascondere la magrezza delle gambe e la vita si era
talmente assottigliata che mi chiesi come facesse a sostenere il peso
delle spalle.
Cosa… Cosa ti
ho fatto?
E mentre continuavo a maledirmi per come l’avevo ridotta, la
osservai telefonare ad Esme e poi la seguii fino al suo albergo.
**************************************************************************************
Mi scuso per il ritardo con cui ho aggiornato, ma tra lavoro e pargolo sono stata incasinata.
Baci, Nerry
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Capitolo 38 *** Preferisco morire... ***
Jasper Twilight LS- Cap 9 Preferisco morire...
PREFERISCO MORIRE…
Cassandra POV
- Mamma, qui è bellissimo, non finirò mai di
ringraziarvi per questo immenso dono…
- Tuo padre ed i tuoi fratelli ne saranno felicissimi, tesoro
mio… ma dimmi, com’è il tempo?
- Soleggiato, sempre… o quasi… ma fa
freddo… anche se rispetto alla temperatura di Forks qui
sembra di stare ai Carabi – risposi ridendo
- Allora posso parlare con la mia sorellina preferita? –
sentii tuonare la voce di Emmett
- Mamma, metti il vivavoce, altrimenti ti darà il tormento
- Guarda, tappetto, che ti ho sentita
- Anche io ti ho sentito, Yogi, è pressoché
impossibile non farlo quando brontoli come un orso con le
emorroidi…- risposi ridendo, seguita dai miei familiari
- Cassandra… - mi richiamò all’ordine
mia madre, scandalizzata, pur senza riuscire a trattenere le risate
- Esme, ha ragione, è proprio così che sembra il
mio bestione – rincarò Rose
- Quando torni me la paghi, ricordalo, scricciolo
- Ok, ok… - risposi io scettica, sapendo bene che
l’unica cosa che mi avrebbe fatto sarebbe stata stritolarmi
nel suo abbraccio - E comunque mi manchi anche tu, fratello
orso… Mi mancate tutti…
- Anche tu ci manchi, Cassy - mi rispose Alice
- Papà…?
- Ci sono anche io, tranquilla amore…
- Grazie… di tutto… vi voglio bene
- Anche a me? – chiese Edward
- E smettila di cercare conferme… lo sai che ti adoro,
fratellone… però…
- Lo sapevo…
- Beh, ho iniziato ad apprezzare la privacy… se capisci cosa
intendo, Edward…
- Capito
- Beh… adesso vado, altrimenti mi perdo la visita di Siena
- Ciao – fu il saluto cumulativo dei miei familiari
- A presto
Quando finì la telefonata mi voltai ammirando la bellezza di
Piazza del Campo, e ripresa la videocamera in mano, iniziai a filmare.
Quando tornerò a casa per masterizzare tutti i DVD mi ci
vorrà un secolo… quasi quasi lo faccio fare ad
Edward… oltre ad essere precisissimo in tutto, ha
l’eternità dalla sua parte
A questo pensiero scossi la testa, ridacchiando tra me e me.
- Cassy, tutto bene?
- Certo Reb… stavo solo pensando a mio fratello Edward
- Il rossiccio da urlo?
- Lui… ma scusa, poco fa non hai detto che Emmett
è un “bruno da urlo”?
- E’ colpa mia se in famiglia tua sono tutti strafichi?
– mi chiese lei con espressione finta adorante, facendomi
scoppiare a ridere
- Già, lo hai detto anche di mio padre…
*****
Jasper POV
E’ così bello vederti ridere ancora.
La seguivo ormai da giorni: Pisa, Lucca, Firenze, Arezzo…ed
ora Siena… Il viaggio era quasi alla fine e
l’avevo vista sbocciare a nuova bellezza: aveva ripreso peso,
le occhiaie erano scomparse e sorrideva di nuovo.
Tra quello che mi avevano detto i miei fratelli per telefono e quello
che avevo potuto ascoltare dalle sue conversazioni con Rebecca e gli
altri del gruppo, sapevo che si era ripresa… ma solo in
parte. A volte si estraniava ancora dal resto del mondo ed Alice mi
aggiornava su ogni mutamento di decisione che la portava
nell’una o nell’altra direzione.
Le prossime mete sarebbero state Buonconvento, Monteriggioni, San
Gimignano e…
Volterra
Alice era nervosa… e mi raccomandava costantemente di non
perderla d’occhio.
Ed ero nervoso anche io.
Forse troppo…
E fu così che…
*****
Cassandra POV
Eravamo a Monteriggioni, un piccolo paesino presso Siena, verso cui
eravamo tornati dopo essere stati a Buonconvento.
Era bellissimo…un borgo medievale circondato da mura
torrite… un luogo da visitare in non più di mezza
giornata, talmente tanto era “raccolto”…
ma stupendo…
- Cassy…. Ancora a filmare? – mi chiese Rebecca,
sollevando gli occhi al cielo
- Un momento… mamma adorerebbe questo posto, lo
so… - risposi iniziando a riprendere la piazza, ovvero il
paese, girando lentamente su me stessa.
Fu un attimo. Una folata di vento… che fece smuovere i
capelli ricci, del color del miele e del grano maturo, mentre superavo
la figura di un ragazzo che mi dava le spalle, impegnato a telefonare
con il cellulare, che era entrato nell’obbiettivo. Tornai
sulla sua figura, tremando, incredula… poi zoommai e mi misi
in attesa… la mia pazienza fu premiata: il ragazzo si
voltò, sorpreso, mentre, nonostante la distanza, sapevo che
due occhi dorati mi fissavano attraverso la videocamera che stringevo
tra le mani, aggrappandomi ad essa come se fosse l’unica cosa
in grado di mantenermi in piedi.
Il cuore mi batteva forte nelle orecchie… e lo sentivo
uscire dal petto, mentre mi ritrovai a mormorare il suo nome
Jasper
*****
Jasper POV
- Jazz, va via di là… Alice ha visto…
– mi disse Edward
- Troppo tardi…lo ha già individuato…
Jazz, voltati… - sentii dire ad Alice e compresi subito cosa
stesse accadendo.
Mi voltai, sorpreso… e la vidi.
La sentii chiaramente pronunciare il mio nome e poi la vidi cadere a
terra, svenuta, prontamente soccorsa da Rebecca.
Merda
E feci l’ennesima stronzata: corsi, seppur a
velocità umana, verso di lei e mi inginocchiai accanto a
Rebecca.
- Cassandra…. Per favore… apri gli
occhi…
Mi resi conto che la sua amica mi stava osservando con gli occhi
sgranati per la sorpresa
- Tu… io so chi sei… Cassy ha la tua foto sul
cellulare… tu sei…
- Jasper… - mormorò Cassandra riprendendosi
- Principessa… stai bene? – le chiesi aiutandola a
sedersi, stringendomela al petto
- No… e comunque che te ne importa? – mi chiese
sibilando, mentre mi allontanava da sé premendomi le mani
sul petto.
Mi alzai con lei, attento a che non cadesse, ignorando la fitta di
dolore che i suoi occhi pieni di rabbia procurarono al mio cuore morto.
- Reb… andiamo…
- Cassandra… ma lui…
- Non voglio averci più niente a che fare…
Sentii chiaramente tutta la sofferenza che provava e ne rimasi
schiacciato.
- Cassandra…. Solo un minuto… concedimelo, ti
prego…
La vidi guardarsi attorno con aria circospetta e registrai chiaramente
la sua curiosità e la sua ira nei miei confronti.
- Va bene – cedette – Reb… ci vediamo
all’autobus dopo pranzo… devo parlare con mio
“fratello” – disse, calcando il tono
sull’ultima parola, fissandomi con gli occhi scintillanti.
- Grazie…
- Non ringraziarmi… aspetta prima di aver parlato con me
*****
Cassandra POV
Vuoi parlare con me? Bene, brutto stronzo. Parleremo… ma poi
ognuno per la sua strada.
- Grazie…
- Non ringraziarmi… aspetta prima di aver parlato con me
Lo sentii sfiorarmi la mano con la sua, per prendermela, ma io la
scostai in malo modo
- Non – toccarmi. – gli sibilai contro
Non volevo provare nuovamente quella sensazione sconvolgente che avevo
provato pochi attimi prima quando mi ero ritrovata stretta a lui.
Mi fece strada fuori le mura, verso il parcheggio delle auto, dove
individuai subito la sua: una BMW grigia metallizzata.
Mi aprì lo sportello e mi fece accomodare, poi,
andò a sedersi al posto di guida.
Lo osservai attentamente: era sempre bellissimo, dannatamente
sexy… ma sembrava stanco, come se faticasse a sostenere il
peso della “vita”.
Lieta di vederti soffrire, Jasper… non sai quanto
Lo vidi irrigidirsi e solo allora capii che avevo dato voce ai miei
pensieri senza neanche rendermene conto
- Me lo merito… mi merito tutta la tua cattiveria
Lo interruppi bruscamente
- Cattiveria?! Quella l’hai consumata tutta tu quando mi hai
lasciata
- Lo so… e non esiste attimo in cui non me ne penta
- Francamente, Jasper… me ne infischio…
- Cassandra, sai benissimo che posso sentire ciò che
provi… e so che non è così
- Ti illudi… ti dimentichi forse della mia
abilità particolare… credi forse che non sarei in
grado di farti credere di essere ancora innamorata di te…
mentre ti odio con tutta me stessa?
Sapevo che stavo giocando con il fuoco… che il mio
autocontrollo non era più quello di un tempo… e
che avrebbe potuto smascherare il mio bluff con estrema
facilità…
Lo vidi socchiudere gli occhi ed avvicinare il suo volto al mio, fino
ad arrivare ad alitarmi sulla bocca
- Ne sei certa? – mi chiese dolcemente, leggendomi negli
occhi e mettendomi a nudo l’anima.
Il cuore mi batteva impazzito e morivo dalla voglia di baciarlo.
Sei una stupida, Cassandra. Controllo!
- Sta lontano da me – dissi, ritraendomi verso lo sportello
alla mia destra.
- Cassandra… - mi disse tornando al suo posto, rilassato
– sappi che tornerò a casa…
No!
Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi.
- … quindi dovrai abituarti a riavermi tra i
piedi…
No!!
Il groppo in gola si faceva sempre più grande
- … e non potrai evitarmi per sempre…
No!!!
Chiusi gli occhi cercando di non mostrargli il mio dolore
- … perciò… che ne dici di stabilire
una tregua?
- NO!!! MAI!!!
Ormai piangevo, e mi odiavo per questa debolezza
- Cassandra…
- Preferisco morire che tornare ad averti accanto dopo quello che mi
hai fatto!!! TI ODIO!!!
Gli urlai contro tutta la mia rabbia, e singhiozzando violentemente
abbandonai l’auto e me ne tornai in paese, certa che non mi
avrebbe seguita.
*****
Jasper POV
- Preferisco morire che tornare ad averti accanto dopo quello che mi
hai fatto!!! TI ODIO!!!
E se ne andò.
Non la fermai, sapevo che aveva bisogno di tempo…
Ma io non mi arrendo. Non rinuncio. E ti riporterò da me. Lo
giuro.
Lo squillo del cellulare mi riportò alla realtà
e, dopo aver letto sul display il nome di chi mi chiamava, risposi
preparandomi al peggio
- Cosa ti è saltato in testa? Adesso è una
scheggia impazzita! Non vedo più niente!!!
- Fanculo, Alice!!!
E gettai il cellulare sul sedile posteriore.
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Capitolo 39 *** Volterra ***
VOLTERRA
Cassandra POV
Ancora tre
giorni… e poi ricomincerà tutto. Accidenti a te
Jasper…
Mi alzai dal letto spostando le coperte rabbiosamente.
Ero arrabbiata con me stessa, più che con
lui… ma non lo avrei mai ammesso. Avrebbe significato
ammettere che provavo ancora qualcosa per lui, che non aveva perso il
suo potere su di me… che nonostante tutto lo amavo ancora.
Aprii la portafinestra che dava sul balcone.
L’aria era assai fredda, ma era ciò di cui avevo
bisogno: aria fredda per schiarirmi le idee e solitudine.
Meno male che
ho la camera singola…
Mi ritrovai a pensare al ritorno a casa.
Ormai eravamo prossimi al rientro in America… nei
due giorni successivi avremmo visitato l’ultimo paese prima
di rientrare a Pisa per poi partire il giorno dopo alla volta di New
York.
Volterra…
Jasper…
Mi maledissi mentalmente per non riuscire a smettere di
pensare a lui, ma l’averlo visto, quella mattina, aveva
risvegliato ricordi che credevo sopiti.
Il nostro primo bacio… il nostro primo
ballo… la nostra prima volta, ovvero la mia prima
volta…
Scossi la testa nel vano tentativo di dimenticare tutto,
sapendo che non ci sarei mai riuscita
Accidenti a
te, Cassandra… Lo ami ancora… e sei ancora
convinta che, almeno all’inizio della vostra storia, anche
lui fosse innamorato di te… Idiota… Idiota e
patetica
Rientrai in camera mia asciugandomi il volto: ancora una
volta le lacrime avevano preso a scendere silenziosamente, senza che le
sentissi arrivare.
*****
Jasper POV
Per mia fortuna aveva sempre pernottato in alberghi
posizionati in maniera tale da consentirmi di scrutare
all’interno della sua camera: un cornicione, un terrazzino,
un albero di fronte alla sua finestra… Stavolta un
balcone…
La vidi uscire in pigiama… sembrava una bambina.
Era triste e ripiegata su sé stessa. Il volto
lasciava trasparire la battaglia interiore che stava vivendo. Poi la
vidi piangere… ed aspettai che si addormentasse…
Dovevo vederla… sfiorarla ancora una
volta…
Sapevo che da sveglia non mi avrebbe permesso di
farlo… ma dovevo farlo… ne avevo bisogno per
vivere
Ancora una
volta… una sola… potrebbe essere
l’ultima
E quando ne sentii il respiro regolare, entrai in camera sua
e mi sedetti sul tappeto, di fianco al letto, la testa appoggiata sul
dorso delle mani, a loro volta posate sul materasso… e mi
persi a contemplarla.
Trascorsi la notte con una ciocca di capelli morbidamente
attorcigliata ad un dito, gli occhi persi nel suo volto…
E ascoltandola, mentre parlava nel sonno, tornai a
vivere…
- Jasper… non lasciarmi…
- Mai più, amore mio, mai più
– le sussurrai dolcemente
E la vidi sorridere
- Ti amo…
- Anche io, Cassy… da morire
*****
Cassandra POV
La mattina mi svegliai riposata come non mai, come non mi
accadeva più da quando Jasper…
Basta!
Allontanai i pensieri tristi ancor prima che affiorassero,
distratta anche dalla porta finestra del balcone stranamente aperta.
Mah…
devo averla chiusa male
Poi mi feci una doccia rapida, e dopo essermi preparata
raccolsi le mie cose e mi diressi a fare colazione.
Dopo tre quarti di ora eravamo già
sull’autobus, diretti a Volterra.
L’autobus ci lasciò fuori le mura e
procedemmo verso il centro storico a piedi, seguendo gli
accompagnatori. Il programma del giorno prevedeva la visita al museo
archeologico, ricco di reperti etruschi, e pomeriggio libero, il che
per la maggior parte dei miei compagni di gita significava
“cazzeggiare” per negozi, ma non per me…
avevo già comprato tutto quello che dovevo per la mia
famiglia, anche se mi mancava solo un’ultima cosa per Esme:
un oggetto qualunque, purché bellissimo, in stile etrusco,
probabilmente un vaso… più qualcosa in alabastro,
materiale tipico di Volterra, dall’aspetto del marmo.
Mi misi in coda con il gruppo per entrare nel museo quando
sentii Reb tirarmi una manica della giacca.
- C’è il tuo ragazzo…
Merda! Ma ci
avrei dovuto scommettere: giornata nuvolosa e Jasper ne ha approfittato.
- Non lo è più… e non mi
importa
Bugiarda
- Sta venendo qua
Mi voltai a fronteggiarlo e rimasi senza parole, come ogni
volta che lo vedevo
- Cassy… possiamo parlare?
- Hai esaurito il tuo tempo ieri, Jazz… lasciami
in pace
- Scusate se mi intrometto… Jasper, giusto?
- Reb!
- Oggi pomeriggio siamo liberi… vieni con noi nel
museo, finita la visita avrete tempo di parlare
- REB!
- E basta… sono stufa di vederti soffrire
così solo per orgoglio… Lo vedrebbe anche un
cieco che ne sei ancora innamorata… esattamente come lui lo
è di te
Incrociai lo sguardo di Jasper, vedendovi riflessa la mia
stessa sorpresa.
Poi mi diressi velocemente all’interno del museo,
lasciandolo fuori insieme a Reb.
E che parlino
tra di loro, ne ho abbastanza di entrambi.
*****
Jasper POV
Non avrei mai sperato di trovare un’alleata in
Rebecca.
Ma la fortuna sembrava essere dalla mia parte.
E ne avevo bisogno.
La sera prima la telefonata di Alice mi aveva messo in
agitazione come non mai.
Sembrava che Cassandra stesse meditando qualcosa ed Alice
vedeva più futuri possibili alternarsi in rapida
successione. Ed uno di questi la vedeva dinanzi a Palazzo dei
Priori… la “reggia” dei Volturi. E
quello era il motivo per cui la famiglia si trovava già a
New York: in quello stesso istante erano sul volo Delta per Pisa.
Mi incollai alla scia di Cassandra e non appena terminammo
il tour del museo, mi fermai alle sue spalle, in attesa.
- Adesso vi lascio soli. Cassy… ascoltalo:
farà bene ad entrambi.
- Grazie Reb – le dissi
Lei mi rispose con un sorriso dolce e si
allontanò.
Girai intorno a Cassandra e mi portai dinanzi a lei.
Era ad occhi chiusi, deglutendo a fatica. Poi,
improvvisamente, mi guardò in volto e la vidi stringere i
denti.
Mi ami
ancora… anche se non vuoi darlo a vedere.
Stai
simulando un’indifferenza che non provi… me lo
dicono i tuoi occhi… anche se mandi segnali diversi.
- Cosa vuoi ancora?
- Tregua
- No
- Preferiresti veramente morire?
- Sì…
- E non hai paura? Potrei accontentarti… - le
dissi minaccioso
Adesso mi
stai dando veramente sui nervi.
- Non faresti neanche troppa fatica…
- Che vuoi dire?
- Che concluderesti quello che hai iniziato a
Forks…
Arretrai sotto il peso di quella accusa a cui non potevo
ribattere
- … anche se credo che non ne saresti
capace…
- … sei un vile
Mi voltò le spalle facendo per andarsene ma io la
voltai verso di me
Ero incazzato nero e mi resi conto di stringerla con troppa
forza solo quando la vidi serrare le labbra per il dolore
- Non ci scommetterei – le dissi allentando la
presa qual tanto che bastava per non farle male
- Non dimenticare che sei la mia cantante ed il tuo odore mi
è irresistibile
- Come?! E ti priveresti del tuo “banco di
prova”? – mi chiese sarcasticamente
- Che vuoi che sia… Emmett se ne è
prosciugate due di cantanti, per cui abbondano… e sai
benissimo che sono vegetariano da poco tempo
- Stai cercando di spaventarmi o cosa?
- Non fare la strafottente, signorina… potrai
anche simulare una calma che non hai… ma non puoi
controllare la dilatazione delle pupille ed il battito del cuore:
profumi di paura
- Ti odio
- Bugiarda
- Fanculo, Jasper!
E stavolta la lasciai andare.
*****
Cassandra POV
Quella notte dormii malissimo e neanche l’aver
parlato al telefono con mia madre mi permise di riprendermi del tutto
dalla discussione con Jasper. Non le dissi di averlo incontrato e,
stupidamente, non mi sembrò neanche strano che non lo
sapesse già grazie ai poteri di Alice.
Il fatto è che le parole di Reb mi avevano dato
di che pensare sulla vera natura dei sentimenti che provavo per Jasper.
Ne sono
ancora perdutamente innamorata.
Ed anche lo scontro con il mio angelo, che si era
trasformato nel mio demone, non mi aveva lasciato indifferente.
Mi fa paura.
Avevamo la mattinata libera ed avevo appuntamento con Reb
per fare un giro assieme.
Gli acquisti da fare, nonostante tutto, gli avevo
già fatti il giorno prima, per cui ero libera come
l’aria. Peccato che mi sentissi schiacciata a terra da tutto
il mio dolore.
Verso le dieci ci trovammo in piazza dei Priori e mentre ero
intenta a fare l’ennesima ripresa un odore dolcissimo mi
sfiorò le narici.
Vampiro.
Mi guardai attorno simulando disinteresse, finché
i miei occhi non si posarono su una ragazza bellissima, dalla pelle
nivea, le fattezze divine… e la voce angelica
Mi correggo:
Vampira
Notai che portava le lenti a contatto e ne compresi subito
il motivo: occhi rossi… dieta “carnivora”
Merda.
Era la guida turistica con cui Reb aveva preso accordi per
visitare Palazzo dei Priori ed allora capii quale sarebbe stato
l’esito della visita guidata.
Un’illuminazione.
Sarebbe stata la fine per Reb… e non la meritava.
Sarebbe stata la mia salvezza, la fine di tutto.
Non mi soffermai a pensare alla mia famiglia, a mia madre
che sicuramente mi avrebbe pianto in maniera inconsolabile;
né mi permisi di pensare a mio padre, che avrei deluso,
né ad Emmett e Rose, che avrei ferito a morte; né
ad Alice ed Edward che si sarebbero sentiti in colpa per una mia scelta
improvvisa.
- Reb… temo che il gruppo per la visita guidata
sia al completo… - le dissi dopo aver fatto di tutto per
ritardare al nostro appuntamento con la vampira.
- Vabbeh… vorrà dire che
andrò con la guida della Proloco… peccato, quella
ragazza era così piacevole…
- Già… senti, io mi sento poco
bene… ti spiace…
- No no… ci ritroviamo al bar qui di fronte
diciamo oggi pomeriggio alle quattro?
- Sì…
- Ok
- Reb…
- …
- Ti voglio bene, amica mia – le dissi
abbracciandola per l’ultima volta
- Anche io Cassy.
*****
Jasper POV
Si stava comportando in maniera strana. E tutto da quando
aveva individuato Heidi, l’esca – cacciatrice dei
Volturi, colei che procurava il pasto ai tre
“monarchi”e al loro corpo di guardia. Avevo avuto a
disposizione tutto il tempo necessario per scoprire come si muovevano e
devo dire che erano ben organizzati.
Fui riscosso dal suono del cellulare.
- Alice?
- Vuole entrare dentro Palazzo dei Priori: ha deciso di
farla finita… fermala… stiamo arrivando.
E compresi.
Cassandra stava aspettando il momento giusto per seguire il
gruppo di Heidi.
Mi spiace
signorina, ma devo rovinare i tuoi piani.
Ero animato dalla rabbia.
Ed avevo tutte le intenzioni di fargliela pagare per la sua
decisione assurda ed egoistica.
Mi avvicinai alla guida della ProLoco e mi infilai nel suo
gruppo. Una volta dentro il Palazzo avrei cercato di non perdere di
vista la porta di ingresso per poi poter seguire Cassandra e
bloccarla prima che fosse troppo tardi.
*****
Cassandra POV
Riuscii ad intrufolarmi al seguito di Heidi, così
si chiamava la Vampira.
Le stetti dietro per un po’, seguendola con tutto
il gruppo attraverso corridoi e stanze arredate con pezzi antichissimi.
Mi resi conto che la nostra guida aveva fretta, non ci permetteva quasi
di soffermarci dinanzi a niente. Mi bloccai un istante dinanzi ad un
tavolo bellissimo che avrebbe fatto innamorare mia madre, quando mi
sentii afferrare con forza ed improvvisamente fui spinta in una stanza
disadorna. Mi voltai verso la persona che mi aveva rapita e rimasi di
sasso.
NO!!!
I miei peggiori incubi si stavano materializzando.
Jasper
Volevo morire, ma non per mano sua.
In quel modo avrebbe distrutto tutti i bei ricordi che ci
univano.
Avanzava lentamente verso di me, un’espressione
tesa sul bel volto che tanto avevo amato e che continuavo ad amare
nonostante tutta la sofferenza che mi aveva procurato.
- Cosa… cosa ci fai qui?
Mi sorrise, ma non fu un sorriso di quelli che era solito
riservarmi: non raggiunse gli occhi e non increspò
dolcemente le labbra piene e sensuali; non creò quelle
fossette sulle guance che tanto adoravo. Fu un sorriso
sarcastico… duro… cattivo.
Continuava a venire verso di me, gli occhi neri per la
rabbia che lo animava.
Ma rabbia per
cosa?
- Rispondimi…
- Non lo sai? Veramente?
La voce era sempre celestiale, un coro di angeli, ma il
tono… non lasciava presagire niente di buono.
Iniziai ad indietreggiare spaventata, le braccia tese
dinanzi a me come a volerlo tenere lontano.
- E’ inutile… e lo sai bene…
Il muro alle mie spalle arrestò il mio movimento
all’indietro; lui se ne accorse e sorrise ancora,
malignamente.
Non riuscivo più a connettere, ansimavo, come un
asmatico in piena crisi respiratoria.
Lui continuava ad avvicinarmisi minacciosamente; ed io ero
immobile, incapace di muovermi, come un topolino ipnotizzato da un
serpente incantatore.
E temevo di fare la fine del topo.
Chiusi gli occhi, serrandoli, in attesa
dell’attacco, mentre lacrime silenziose mi scendevano lungo
le guance. Non volevo guardarlo mentre mi finiva, volevo ricordarlo
così come era quando mi amava, non morire con negli occhi
l’immagine del mostro che avevo dinanzi adesso.
Mi sfiorò i palmi delle mani, tese ancora di
fronte a me, con il proprio petto, senza arrestarsi, costringendomi
così ad abbassare le braccia. Mi schiacciò contro
il muro con il proprio corpo ed io mi maledissi per la reazione del mio
a quel contatto.
- Adesso basta scappare, principessa.
E sentii la sua bocca sulla vena pulsante sul mio collo.
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Capitolo 40 *** Volturi ***
VOLTURI
Jasper POV
L’avevo costretta spalle al muro, avevo il corpo
interamente allungato contro il suo e feci uno sforzo notevole per
controllarmi. Erano mesi che anelavo quel contatto ma quello non era
né il momento né il posto per lasciarmi andare
all’istinto. Se le cose fossero finite nel modo migliore
avrei avuto tutta l’eternità per amarla.
E andai avanti con il mio piano.
- Adesso basta scappare, principessa.
Calai con la bocca sulla vena pulsante del suo collo, la
dove il suo profumo era più intenso.
Mi ritrovai a sostenerne il peso, il corpo completamente
accasciato contro il mio.
E mi persi.
Mi ritrovai a sfiorarle la pelle con le labbra,
più e più volte, fino a risalire lungo lo zigomo,
per poi continuare sulla mascella, il mento… ed infine, la
bocca.
Mi gettai famelico su quelle labbra che mi davano il
tormento da quando le avevo baciate la prima volta…
La sentii stringersi a me in maniera convulsa: temeva la
lasciassi ancora, lo percepivo chiaramente.
Posi fine al bacio senza staccarmi da lei e le feci poggiare
la testa contro il mio petto.
La sentii sospirare.
- Jasper… volevi veramente uccidermi?
- No… non potrei mai farlo… volevo
spaventarti a morte…
- Ci sei riuscito
- Cassy… mi spiace
- Anche a me… Ti amo
- Anche io, amore mio
Improvvisamente sentii avvicinarsi qualcuno…
*****
Cassandra POV
Mi persi completamente in quel bacio.
Mi mancava da morire.
E finalmente avevo ritrovato l’altra
metà della mia mela.
Ero stretta a lui, contro il suo petto e mi beavo di quel
momento.
Ma c’era una cosa che dovevo sapere.
- Jasper… volevi veramente uccidermi?
- No… non potrei mai farlo… volevo
spaventarti a morte…
- Ci sei riuscito
- Cassy… mi spiace
- Anche a me… Ti amo
- Anche io, amore mio
Poi, improvvisamente lo sentii irrigidirsi e si
voltò verso la porta, coprendomi con il suo corpo, teso,
pronto a scattare
Gli toccai le spalle con una mano, incerta
- Jasper…?
- Non muoverti… sta sempre dietro di
me… fai quello che ti dico, te ne prego… - mi
sussurrò senza voltarsi, mettendosi in posizione
d’attacco nel momento stesso in cui la porta veniva
spalancata in malo modo, lasciando entrare nella stanza due figure
ricoperte da un mantello nero… due vampiri
- Eccovi qua… vi abbiamo trovati… Aro
ne sarà felice… andiamo
Jasper mi afferrò la mano e poi mi strinse a
sé, protettivo, ma ero certa fosse la fine per entrambi.
Uscimmo seguendo uno dei due vampiri, sfilando dinanzi
all’altro, che avrebbe chiuso la fila.
Quest’ultimo, quando gli passai davanti,
fiutò l’aria con espressione estasiata, leccandosi
poi le labbra.
- Mh… divina… spero me ne tocchi una
goccia…
Jasper si frappose tra me ed il vampiro che aveva parlato,
ringhiandogli contro, attirando così l’attenzione
dell’altro.
- Felix, piantala di fare l’idiota… Aro
li vuole vivi
- Uff… Demetri, mi stavo solo divertendo un
po’
Ci condussero attraverso un corridoio lungo e buio, fino ad
una specie di sala d’attesa dove una segretaria,
inequivocabilmente umana, sedeva in attesa di istruzioni.
Poi, Demetri ci fece entrare in uno stanzone scarsamente
illuminato e ci condusse dinanzi a tre figure: tre vampiri dalla pelle
di gesso che sembrava pronta a sgretolarsi sotto il tocco leggero delle
ali di una farfalla.
- Benvenuti, miei cari… Vi stavamo aspettando
- Aro… - disse Jasper, stringendomi maggiormente
a sé
- Jasper Cullen… e la piccola umana…
Cassandra… vostro padre mi ha parlato di voi…
- Papà…? – fu la mia
reazione stupita
Dov’è
mio padre? Perché gli ha parlato di noi? Ma soprattutto,
quando lo ha fatto?
Ero persa in questi ragionamenti quando la voce di Aro mi
riportò alla realtà
- Fateli entrare…
Ed in quel momento i miei occhi si incontrarono, sorpresi,
con quelli di mio padre.
*****
Carlisle POV
Ne incrociai lo sguardo e lessi tutto il terrore e la
sorpresa che la animavano.
Mi avvicinai rapidamente a lei e a Jasper e la strinsi a me
cercando di trasmetterle tutto l’affetto che provavo per lei.
- Papà…
- Va tutto bene, tesoro…
- Che bel quadretto
Le parole di Caius mi ricordarono che dei tre lui sarebbe
stato quello più difficile da convincere. Speravo solo che
Edward ed Alice riuscissero a rendere vano ogni suo tentativo di
mandare a morte la nostra intera famiglia.
La mia attenzione fu catturata da un membro del corpo di
guardia che si avvicinò ad Aro, dicendogli qualcosa che lo
fece sorridere.
- Bene…- disse Aro soddisfatto
Bene, sono già
qua
E vidi entrare Edward ed Alice
- bene bene… la piccola veggente ed il prezioso
Edward… Bella famiglia, Carlisle…
Confidavo nella visione di Alice e nei poteri di Edward e
Jasper…
Andrà tutto
bene… Deve andare tutto bene
*****
Jasper POV
Vidi entrare mio padre e poco dopo unirsi a noi anche Edward
ed Alice.
E compresi.
Sentivo la calma fiduciosa di Alice e fui certo che avesse
previsto il lieto fine.
Sentivo la tensione di Edward, concentrato nel tentativo di
individuare ogni piccola variazione nelle intenzioni dei nostri nemici.
Sentivo la pacatezza di mio padre dinanzi ai vampiri
più antichi.
E iniziai ad analizzare le loro emozioni.
- Bene, Carlisle… lieto di rivederti…
e di conoscere i tuoi figli più dotati… Alice,
Edward… e Jasper…
- Piantala con i convenevoli, Aro… decidiamo
della loro sorte e facciamola finita
- Quanta impazienza Caius… so che tu li vuoi
morti… ma potrebbero essere dei nostri….
Perché sprecare tali capacità?
- Devono morire… è la legge: nessun
umano deve sapere di noi…. E chi lo rivela morirà
come chi ne viene a conoscenza…
- Sei troppo frettoloso…
- Aro…
- Taci, Caius… ascoltiamoli… poi
decideremo… Bene, Jasper… avvicinati
Mi voltai verso Carlisle, il quale mi fece un cenno di
assenso…
- No… - sussurrò Cassandra,
abbracciandomi
- Non gli farà niente… vuole solo
conoscerne i pensieri – cercò di tranquillizzarla
Edward, staccandomela gentilmente di dosso
- Jasper… per favore…
- Va tutto bene, amore…
- Puah – fu il commento di Caius
Mi avvicinai ad Aro molto lentamente, concentrandomi sulle
sue emozioni: calma, attesa, soddisfazione… e
curiosità. Decisi di tenermi pronto a volgere tutte queste
sensazioni a mio vantaggio e lasciai che mi sfiorasse la testa.
Lo vidi spalancare gli occhi sorpreso, poi divenire sempre
più stupito mano a mano che andava avanti a leggere i miei
pensieri, anche quelli passati, e lo osservai portare il proprio
sguardo su Cassandra, incredulo.
- Bene – disse interrompendo il contatto
– Vedo che nonostante il tuo passato di guerriero e di
vampiro assetato di sangue umano hai trovato in te una forza superiore
a quella di Carlisle… come puoi fare l’amore con
lei e non cedere al richiamo del suo sangue? … è
la tua cantante…
- E’ molto difficile… lo è
stato soprattutto all’inizio…
- Ma non ti sei ancora assuefatto al suo profumo…
- Mai… ma la amo… non potrei mai
rinunciare alla mia ragione di vita
- Marcus?
- Sì Aro, dice il vero… il loro legame
è molto forte – disse il vampiro che sino ad
allora si era mantenuto in silenzio, scrutando tutti noi, ma
soprattutto Cassandra, con fare annoiato.
- Ed è molto forte anche il legame che la lega al
resto della famiglia: è una di loro… sebbene sia
umana
- Ed è per questo che deve morire –
intervenne Caius
- Al contrario – riprese Aro –
anzi… la piccola umana potrebbe riservare sorprese
inimmaginabili
Il ringhio feroce di Edward, che ancora stringeva Cassandra,
mi costrinse a voltarmi, guardandolo
- Mai, Aro – disse Edward – siamo pronti
a dar battaglia… non te la lasceremo
Compresi immediatamente il senso delle sue parole.
La particolare abilità di simulazione di
Cassandra la rendeva una potenziale e l’astuto Aro aveva
già individuato quelli che potevano essere gli sviluppi di
un dono come il suo sviluppato all’ennesima potenza.
Mi avvicinai a Cassandra rapidamente, mettendomi davanti a
lei, mentre Alice, mio padre ed Edward le si mettevano ai fianchi e
alle spalle.
- Marcus?
- Sono disposti a morire per lei
E lessi la frustrazione che attanagliava Aro: non voleva
ucciderci od avrebbe perso per sempre la possibilità di
unire Alice ed Edward al suo esercito
- Vuole anche te, Jasper… puoi terrorizzare le
schiere nemiche… e sai quanto la paura sia
destabilizzante… - disse Edward
- Adesso basta… a morte
- No, Caius… non possiamo rinunciare a loro i
maniera definitiva… e poi sono curioso di vedere cosa sa
fare la piccola… Avvicinati – disse rivolto a
Cassandra
Ringhiai ferocemente all’indirizzo dei tre
vampiri, pronto ad attaccare.
Due braccia sottili mi cinsero la vita e Cassandra si
strinse alle mie spalle, stranamente tranquilla e molto determinata.
- Ti amo, Jasper…
- No! – le dissi voltandomi verso di lei e
stringendomela conto
- Sshh… vuole solo vedere di cosa sono
capace… non mi ucciderà
- E’ vero, Jazz… - mi disse Alice,
facendomi l’occhietto
E la lasciai andare
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Capitolo 41 *** Scacco matto ***
SCACCO MATTO
Cassandra POV
Mi scostai da Jasper e, dopo avergli sfiorato le labbra, mi
avvicinai ad Aro, mano tesa, senza staccare gli occhi dai suoi.
Non mi fai
paura… e se gioco bene le mie carte…
Sentii il sibilo di Edward alle mie spalle: avevo iniziato a
giocare la mia partita a scacchi e lui si era trovato improvvisamente
confuso dai pensieri che gli lasciavo arrivare; come mi disse lui
stesso in un secondo tempo, era una sorta di trasmissione radio con il
segnale disturbato quel tanto che bastava da coprire tutto con un
gracchiare fastidioso
Il contatto con la mano del vampiro mi incuriosì
molto: la
pelle era dura ma sembrava dovesse sgretolarsi sotto il tocco delle mie
dita. Ma nonostante tutto non lasciai trasparire niente.
Lo vidi corrugare la fronte ed assottigliare gli occhi.
Sapevo cosa stava “vedendo”: un gran
muro nero,
interrotto da sprazzi di immagini confuse e prive di senso…
ed i
miei “pensieri” non erano in esse.
Lo vidi storcere la bocca, frustrato, mentre lasciavo che un
sorriso sarcastico si affacciasse sulle mie labbra.
Sentivo i miei fratelli, mio padre e Jasper perforarmi la
schiena con lo sguardo, increduli.
- Soddisfatto? – gli chiesi prendendolo in giro,
suscitando la rabbia di Caius
- Tu… come osi, piccola…
Lo guardai inarcando un sopracciglio, mentre Aro si
riprendeva dalla sorpresa
- Taci, Caius… l’ultima volta che ho
assistito a
qualcosa di simile è stato quando abbiamo trovato Jane ed
Alec… sarebbe preziosissima per noi
Mi guardò poi sogghignando
- A proposito di Jane…
- No!!! – fu l’urlo di mio padre
– la ucciderebbe!
Sentii due braccia afferrarmi da dietro ed allontanarmi da
Aro,
che nel frattempo era stato affiancato da una ragazzina bionda,
bellissima, ma dall’aria tremendamente diabolica e malvagia.
Mi ritrovai dietro mio padre, Jasper al mio fianco.
Improvvisamente vidi mio padre accasciarsi a terra,
ripiegato su
sé stesso, urlante di dolore, mentre la piccola strega
bionda lo
guardava con aria soddisfatta.
- Piccola bastarda! – le gridai contro,
frapponendomi tra lei e Carlisle, piegandomi su di lui
Fu improvviso: un dolore lancinante alla testa mi fece
perdere
l’equilibrio e mi ritrovai seduta a terra, mentre mio padre
si
riprendeva.
Stronza! Adesso vedrai.
Ed iniziai a mandare segnali contrastanti anche a lei,
riprendendo
il controllo della mia testa fino a che il dolore non si
trasformò in un lieve fischio nelle orecchie. Mi rialzai e
mi
diressi di fronte a Jane, sfidandola con gli occhi.
La vidi serrare i pugni e sforzarsi nel tentativo di farmi
agonizzare dal dolore.
- Niente da fare, nanetta
Ne ricevetti un sibilo rabbioso, mentre Aro scoppiava a
ridere
- Ottimo… piccola Jane, non essere
delusa… a quanto pare è una potenziale con i
fiocchi
- Aro…. Deve morire: hai visto di cosa
è capace…
Perfetto: li avevo divisi.
Aro aveva accantonato l’idea di uccidermi, Caius
aveva paura di me… c’ero riuscita
*****
Jasper POV
Scacco per Cassandra
Era riuscita a dividerli e capii che quello era proprio il
suo
intento. Ma non pensavo riuscisse a spaventare Caius. Mi voltai a
guardare Edward, stupito, leggendogli negli occhi la mia stessa
espressione. Solo Alice sembrava sapere qualcosa, ma non lasciava
intendere niente.
- Come puoi anche solo pensare che tali doni vengano
sprecati, Caius?
- Aro…
- Basta! – lo riprese bruscamente Aro, che poi
tornò
a voltarsi verso Cassandra, la quale, nel mentre, era arretrata fino a
tornare al mio fianco.
- C’è una sola condizione, soddisfatta
la quale, tu non dovrai morire, piccola umana piena di
talento…
- Ovvero? – chiese Cassandra, afferrandomi la mano
e stringendola
- Dovrai divenire una di noi
Afferrai Cassandra voltandola verso di me
- Non ora, amore… solo dopo il tuo diciottesimo
compleanno…
- Non tocca più a noi decidere, Jazz…
non possiamo aspettare se significa la morte certa per tutti noi
- No!
- Allora il problema è risolto: uccidiamoli
–
intervenne Caius, soddisfatto, mentre io continuavo a guardarla negli
occhi, supplicante
Quando la vidi distogliere gli occhi dai miei per portarli
su
Alice, che era accanto a noi, mi voltai a guardare mia sorella, che
avanzava verso Aro, la mano destra tesa dinanzi a sé.
Il Volturo afferrò prontamente la mano che gli
veniva
offerta e dopo un attimo di silenzio lo osservai mutare espressione,
soddisfatto.
- Ne sei certa, piccola Alice?
- Ho mai fallito?
- Lasciateli liberi. Carlisle, tutto quello che vi chiedo
è
la promessa di trasformarla al compimento dei suoi diciotto
anni…
- Ma Aro…
- E’ così che deve essere… e
così sia…
Ad un suo cenno, Demetri e Felix , insieme ad altri vampiri
della
guardia, ci circondarono e scortarono verso l’uscita, fra lo
stupore di tutti noi, esclusi Edward, Alice e Cassandra, a cui sentii
sussurrare una frase sibillina
*****
Cassandra POV
Scacco matto
Noi Cullen a scacchi
siamo decisamente imbattibili, non c’è che dire.
Ed io ed Alice siamo un’ottima squadra.
- Sei un’ incosciente – mi
sibilò Edward
nell’orecchio, mentre la guardia dei Volturi ci conduceva
verso
l’uscita facendoci attraversare al contrario lo stesso
percorso
seguito all’arrivo
- Però ci siamo riuscite – gli risposi
in un soffio,
sorridendo ad Alice, senza però staccarmi da Jasper, che mi
teneva stretta a sé.
Poi, improvvise arrivarono le grida strazianti delle vittime
designate quale pasto per quei vampiri famelici. Cercai in ogni modo di
coprirmi le orecchie per tenere fuori tutto quell’orrore e mi
ritrovai con il volto sprofondato contro il petto di Jasper che, dopo
avermi presa in braccio, cercava di calmarmi utilizzando i suoi poteri.
Il ricordo dell’aggressione subita da James e
Vittoria era
ancora troppo vivido e doloroso ed il volto di Adam tornò
prepotentemente dinanzi ai miei occhi, mentre il segugio lo privava
della vita.
Mi ritrovai in auto senza sapere come ci fossi arrivata:
ricordavo
solo la raccomandazione fattaci da Demetri di lasciare Volterra il
prima possibile.
Ero seduta in braccio a Jasper, il volto sprofondato
nell’incavo tra collo e spalla e ne aspiravo il profumo,
tranquillizzandomi.
- Cassy, tutto bene?
- Adesso sì, Jazz… voglio solo tornare
a casa… portami a casa, a Forks.
*************************************************************************************
Mi scuso sia per il ritardo che per la brevità del capitolo,
quest'ultima dettata e dalla carenza di tempo a disposizione e da
un'esigenza narrativa.
Un grazie a chi mi segue ed un bacione a tutte voi.
Nerry
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Capitolo 42 *** Finalmente a casa ***
Signore... questo è l'ultimo capitolo... e non mi convince molto.
Accetto consigli sul come migliorarlo.
Bacioni a tutte voi ed ha presto!!!
Nerry.
FINALMENTE A
CASA
Jasper POV
Eravamo tornati a casa dall’Italia ormai da un
mese e da allora i miei contatti con Cassandra si limitavano a qualche
bacio, neanche tanto appassionato, ma quello era il massimo che mi
concedessi… che ci concedessi…
Ed ognuno dormiva nella propria stanza.
Non volevo riprendere il nostro rapporto da dove lo avevo
così bruscamente e brutalmente interrotto: non volevo che le
cose tornassero quelle che erano sotto la spinta della passione. Ne
avevamo passante talmente tante… eravamo cambiati entrambi e
non desideravo che Cassy tornasse da me solo per
l’inequivocabile alchimia che ci faceva desiderare di fare
l’amore non appena se ne presentasse l’occasione.
Volevo riportarla a me grazie a ciò che provavo per lei, al
mio amore per lei, al desiderio di vederla sempre felice e soddisfatta
del nostro rapporto, al completarla, come amava dire lei, come se fossi
l’altra metà della sua mela.
Ma da alcuni giorni Cassandra si era fatta più
intraprendente ed in più di un’occasione aveva
sfruttato il momento propizio per portare avanti dei teneri tentativi
di seduzione nei miei confronti. E la mia resistenza stava iniziando a
scemare, minata dalla sua dolce insistenza.
Entrai in camera mia senza prestare attenzione alla presenza
che si celava al suo interno, finché, una volta richiusa la
porta, due braccia sottili mi circondarono i fianchi da dietro, mentre
un corpo caldo aderiva alla mia schiena.
- Cassandra… - sospirai voltandomi verso la mia
tentatrice, rimanendo di sasso
E’ decisamente
poco vestita, maledizione… Devo uscire da qui…
Ma tra la porta e me c’era proprio quella strega
sensuale.
- Ciao amore – mi disse baciandomi
nell’incavo tra spalla e collo, mandandomi in ebollizione.
- Cassy, non è il momento… - le dissi,
afferrandola per i fianchi, lasciati scoperti dalla maglia corta sotto
il seno e dai pantaloncini a vita bassa, scostandola da me, cercando al
contempo le parole per non ferirla.
Merda, ma una maglia
più lunga no?!
Il contatto con la sua pelle calda rischiò di
farmi perdere l’autocontrollo che mi ero imposto fino ad
allora e la lasciai andare, dirigendomi verso l’armadio,
spalancandolo.
- Non è mai il momento, o sbaglio? – mi
chiese tristemente, mentre mi sfilavo il maglione bianco e, a torso
nudo, iniziavo a cercarne uno nero
- Prima non eri così…
- Devo andare a caccia… e poi ne abbiamo
già parlato
- Dannazione, Jasper, sono innamorata di te, ti
amo… non sto con te solo perché sei una bomba del
sesso!
Mi voltai a guardarla, tenendo in mano il maglione nero. Le
lessi la disperazione negli occhi e mi maledissi per la tortura che
avevo scelto per noi.
- Speri di sfiancarmi e di allontanarmi da te per non
dovermi trasformare? E’ questo?
- No… e lo sai benissimo – le risposi,
gettando il maglione sul letto, ed avvicinandomi a lei
La vidi mutare espressione e le sue emozioni mi colpirono
con la violenza di uno schiaffo.
Rassegnazione. Sconfitta. Senso di abbandono. Solitudine.
Sola.
- No, Cassandra… non…
- E’ la promessa fatta ai Volturi…
è questo, vero? – mi disse, indietreggiando e
mantenendo così la nostra distanza
Smisi di avanzare, portando una mano avanti, palmo in alto,
in una muta richiesta di fiducia.
- No, Cassandra…
Tremava impercettibilmente, gli occhi dilatati, due immensi
laghi dorati in quel volto ancora scarno e pallido.
- Non… non sei la persona di cui mi sono
innamorata, per cui mi sono quasi annientata in questi mesi…
ed è perché adesso non puoi rimangiarti la
promessa che mi avevi fatto… adesso lo hai promesso ai
Volturi… e non puoi più tirarti
indietro…
- No!
Speravo si tranquillizzasse, che capisse…
- No?!
La osservai scuotere la testa confusa e poi guardarmi negli
occhi, con rabbia
- Non osare utilizzare il tuo potere su di me, Jasper!!!
Feci quello che mi chiese, conscio che in caso contrario
avrei potuto solo peggiorare le cose.
- Cassandra, ascoltami ti prego…
- No… l’ho fatto per tutto questo
mese… inizialmente pensavo mi evitassi a causa del mio stato
di salute… poi speravo fosse solo la tua volontà
di lasciarmi un po’ di spazio… ma
adesso…
Fu interrotta da un singhiozzo che la costrinse a portare
una mano chiusa a pugno alla bocca nel tentativo di soffocare il pianto.
Era una visione devastante: cercava in tutti i modi di non
piangere, facendo ricorso alle sue doti di simulatrice, ma era talmente
preda alle emozioni che non riusciva a gestirle.
E la cosa che mi faceva male era vedere che singhiozzava
senza lacrime.
Quante ne hai
già versate a causa mia?
- Puoi affermare… in tutta onestà
che… che non mi hai evitata… per tutto questo
tempo?
Devo misurare le parole.
- Cassandra… volevo solo tu ti riappropiasssi dei
tuoi spazi… non volevo costringerti, con la mia presenza ad
accettarmi come prima…
- Ma io non ho mai smesso di amarti –
sussurrò con un filo di voce
- Lo so…
- Allora perché…?
- Non voglio fraintendimenti… non voglio
confonderti…
Un sorriso amaro le sfiorò le labbra carnose,
mentre iniziò a scenderle una lacrima solitaria, subito
spazzata via da due dita, con un gesto rabbioso
- Spiacente per te… ma creare fraintendimenti
è proprio ciò che stai facendo… - mi
rispose, voltandomi le spalle ed avvicinandosi alla porta
Aveva le spalle ricurve, il capo chino ma quando
posò la mano sulla maniglia la vidi risollevare la testa e
drizzare le spalle.
E mi preparai ad incassare il colpo.
- Io ho bisogno di certezze Jasper… e se tu non
sei in grado di darmele… le andrò a cercare
altrove, da chi mi ama veramente… Buona caccia, Jasper
Black
- Cassandra, aspetta…
Ma la porta si era già richiusa alle sue spalle,
con un lieve scatto.
*****
Edward POV
Se anche non fossi stato in grado di leggerne i pensieri,
avrei intuito cosa aveva intenzione di fare non appena la vidi sparire
dalle visioni di Alice. Salii i gradini volando quasi ed entrai in
camera sua senza neanche bussare. La vidi sussultare e voltarsi verso
di me con uno zaino stretto in mano.
- Cosa credi di fare? – le ringhiai contro
- Edward… io…
Improvvisamente mollò quello che aveva in mano e
mi si scagliò contro, abbracciandomi mentre iniziava a
singhiozzare violentemente.
La strinsi a me rimanendo in silenzio, mentre mi permetteva
di vagare nei suoi pensieri come non aveva mai fatto prima.
Sembrava volesse che solo io sapessi alcune cose…
cose che probabilmente non aveva mai raccontato a nessuno, neanche ad
Emmett, perché non aveva il coraggio di dirle… ma
con me non aveva bisogno di parlare.
Era un susseguirsi di ricordi e pensieri riguardanti il
periodo iniziato con il suo rinvenimento ad opera di Jasper dopo
l’aggressione di James e Victoria.
Ci voleva molto bene… a tutti noi… ed
eravamo diventati il suo punto fermo… il suo porto sicuro.
E Jasper era la sua vita.
Ma con il suo atteggiamento dal ritorno da
Volterra… aveva minato tutte le certezze che le aveva dato
in precedenza… Non era neanche più
certa del suo amore per lei. Temeva che dipendesse dal fatto che ormai
era destinata a divenire una di noi. Ma pensava anche che Jasper si
fosse annoiato di lei e che in quei mesi di lontananza avesse capito di
non amarla e che non avesse il coraggio di dirglielo perché
temeva un suo gesto inconsulto.
- Credi veramente che non ti ami più?
- Quale altra spiegazione potrebbe esserci,
Edward… - mi rispose con il volto sprofondato contro il mio
petto.
- E’ per questo che vuoi andare a La Push?
- Non posso stare qui… con lui… non
così…
- Ma perché La Push? Per Jacob?
- No… - mi rispose scostandosi da me per
guardarmi in volto, sorridendomi tristemente
Sembrava una bambina.
- Edward… ormai anche Jake non ha più
interesse per me… ma sono felice per lui…
- Mh?
- Ha avuto l’imprinting…
- Ah! Ma allora, perché La Push?
- Perché lì ci sono i soli veri amici
che abbia mai avuto oltre a voi Cullen…
Sorrisi tra me al pensiero di quella presenza alle mie
spalle e che Cassandra non aveva ancora visto perché coperta
dalla mia figura.
- E se me ne andassi io?
*****
Cassandra POV
- E se me ne andassi io?
Mi irrigidii e la mano di mio fratello fu subito sulla mia
schiena.
Non lasciarmi sola con
lui, per favore
- Dovete chiarirvi
Edward, ti prego,
non…
- Parlate
Io…
- Stai soffrendo inutilmente. Ascoltalo, segui il mio
consiglio
Mi aggrappai ad Edward che, con delicatezza, cercava di
staccarsi da me
Edward…
Mi sorrise dolcemente e mi stampo un bacio sulla fronte
- Ascolta Jasper… ed ascolta il tuo cuore,
sorellina
Lo lasciai andare senza togliergli gli occhi di dosso fino a
che non si richiuse la porta alle spalle.
Mi sarei lasciata volentieri cadere sul letto talmente tanto
era per me lo sforzo di rimanere in piedi dinanzi a Jasper, ma non
volevo che vedesse come mi sentivo, quanto mi faceva soffrire.
- E’ inutile, Cassandra… stavolta non
riesci a simulare…
Lo guardai in volto e capii che diceva il vero. Lentamente
mi lasciai scivolare a terra, svuotata e sconfitta.
Ho perso tutto, anche la
dignità. Non riesco neanche e mostrarmi forte, a fingere che
non mi importi niente. Sono un fallimento.
Lo sentii avvicinarmisi ma non ero pronta al contatto della
sua mano sul volto e quando mi costrinse ad alzare il viso verso di
lui, voltai gli occhi per non incrociarne lo sguardo, certa che avrei
toccato il fondo.
- Cassandra… come… cosa devo fare per
farti capire che ti amo?
Scostai il volto dalla sua mano e riabbassai la testa.
Il suo profumo mi colpì le narici con forza,
dandomi alla testa e facendomi riaffiorare dei ricordi che avrei sempre
custodito nel mio cuore, comunque fosse finita.
Erano ricordi bellissimi, immagini dei nostri momenti
assieme, piccole cose che costituivano il mio tesoro più
grande: un suo sguardo, un suo sorriso, solo per me; lui che mi
abbracciava al mio risveglio, con in dosso solo i jeans chiari ed i
capelli biondi umidi per la doccia; una battaglia di cuscini da cui io
uscivo vincitrice solo per il suo buon cuore e perché sapeva
benissimo quale pegno gli avrei chiesto di pagare; noi due alla radura,
stesi a terra, abbracciati.
- Cassandra…
Non riuscivo a rispondergli, sentivo un macigno sul petto ed
uno in gola.
Mi aveva rifiutata ancora una volta, ma questa sarebbe stata
l’ultima. Avevo perso la dignità mostrandomi a lui
così come mi aveva ridotta, annientata, ma non intendevo
perdere tutto il rispetto di me stessa: ne avrei salvato almeno una
parte, per quanto piccola.
- Vattene
La parola mi uscì gracchiante
- No, non posso
- Non voglio la tua pietà
- Voglio darti il mio amore, nient’altro
- Allora perché mi hai evitato per tutto questo
tempo?
- Non volevo farti pressione
- O cercavi il modo di darmi il benservito?
- No… non posso vivere senza di te
- Lo hai fatto per mesi – gli risposi con astio,
guardandolo negli occhi per la prima volta da che era entrato in camera
mia
- Ho solo tirato avanti… e l’ho fatto
convinto di fare il tuo bene… ma sbagliavo. Ti amavo e non
ho mai smesso di amarti. Desideravo soltanto non metterti in pericolo
costantemente con la mia presenza.
- Mi hai quasi uccisa – gli dissi, perdendo il
controllo della voce, che iniziò a spezzarsi sotto la spinta
del pianto.
- Sono morto una seconda volta – mi rispose,
sfiorandomi il volto con una mano
- Vorrei poterti credere… vorrei tornasse tutto
come prima
- Lo vorrei anche io…
- Ma non è possibile, vero?
- Sono cambiate tante cose in questi mesi… e
siamo cambiati anche noi…
Chiusi gli occhi in attesa che proseguisse, certa che di
lì a poco un paletto avrebbe squarciato il mio petto.
Sentii la sua mano posarsi delicatamente sulla mia guancia,
il suo respiro gelido sfiorarmi le labbra.
- Solo una cosa non è cambiata, il mio amore per
te… e la mia offerta è sempre valida…
Aprii gli occhi e mi persi in quelle iridi dorate.
- Cassandra, vuoi sposarmi?
- Non stai scherzando, vero?
- No – mi rispose, sorridendomi dolcemente
Lo fissai incerta, poi mi gettai contro di lui,
abbracciandolo.
- Mi sei mancato, Jazz
- E’ un sì?
- Sì
E mi baciò, adagiandomi sul letto e sdraiandosi
sopra di me, uno di quei baci che in quei mesi mi erano
mancati da morire e che sapevo, in futuro, più niente e
nessuno mi avrebbe negato. Perché finalmente ero con Jasper... Finalmente ero a casa
*****
? POV
Bene bene, piccola
principessa. Sei tornata all’ovile. E con il tuo bel vampiro.
Ho aspettato tanto questo momento.
Adesso devo solo
pazientare ancora un po’… e poi…
Avrò la mia
vendetta!!!!
Ed il silenzio della foresta fu squarciato da una risata
sguaiata e malefica.
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Capitolo 43 *** AVVISO: LEGGETELO, VE NE PREGO ***
Carissime,
invito tutte voi a leggere la fanfiction che una nostra collega di penna ha scritto sulla coppia Jasper/altro personaggio. Saranno alcune situazioni ed episodi, oppure l'assonanza dei nomi delle due protagoniste, o forse ancora lo stile di scrittura usato che sembra voler calcare il mio, ma devo ammettere che mi piace.
Ed a costo di risultare autocelebrativa, vi invito a far seguire alla lettura di questa fanfiction, in cui, per magia, Bella non c'è ed Alice sta con Edward (mi ricorda qualcosa di familiare...)i primi capitoli di Jasper Twilight.
Vi prego di voler inserire nelle recensioni a questo "capitolo" le vostre impressioni in merito a quanto vi ho gentilmente richiesto.
Tengo ad aggiungere che avendo trovato una così talentuosa emule, probabilmente Jasper twilight si conclude qua: con mio sommo dispiacere i capitoli già scritti resteranno sul mio pc.
Bacioni,
Nerry
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Capitolo 44 *** LIBRO TRE: SPOILER ***
JT-L3 - ANTEPRIMA
Bene...
Rieccomi.
Stavolta con una,
spero, gradita sorpresa...
Uno spoiler sul
prologo del libro terzo... per chi ne volesse sapere di più,
vi invito a leggere la mia pagina: troverete il gruppo EFP creato per
parlare dei mio "bambini".
Buona lettura...
Le scivolai accanto sul materasso, poggiandomi ad un gomito per
studiarne il volto, mentre con un dito iniziai a carezzarle la pelle
del seno, laddove il lenzuolo iniziava a celarlo lasciandone intuire il
gonfiore. Non resistendo alla tentazione, feci scendere il lenzuolo
verso il basso, posandole il palmo aperto sul seno, proprio sopra il
cuore, per sentirlo battere contro la mia mano. La guardavo in volto,
aspettando che si svegliasse ed il leggero palpitare delle ciglia mi
disse che di lì a poco ne avrei incrociato gli occhi dorati.
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Capitolo 45 *** LIBRO TERZO: Prologo ***
model
Gruppo facebook: Nerry EFP
Altri lavori:
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Jasper
Twilight
Terzo libro in corso |
Emmett
Twilight
Conclusa |
Due giorni a
Montepulciano
In corso |
Prologo
Jasper POV
Erano le otto di mattina e Cassandra dormiva ancora. La sera prima
avevamo festeggiato il suo diciassettesimo compleanno e
l’immagine di lei avvolta in un miniabito bianco sporco che le
lasciava scoperte le spalle ed una generosa porzione di gambe,
fasciandone le curve, mi aveva costretto mio malgrado ad ammettere che
in quell’anno e mezzo circa, da quando la trovai in quella fossa,
in procinto di divenire come me, era sbocciata, divenendo una giovane
donna sensuale ed estremamente sexy.
Mi soffermai sulla sua figura, ora semiavvolta dal lenzuolo di seta,
rosso sangue, che ne celava a malapena i seni e la femminilità,
lasciandole scoperte le lunghe gambe da gazzella.
Sentii i lombi in preda alla familiare tensione da cui venivano colpiti ogni volta che la guardavo.
Infatti, sebbene io continuassi ancora ad incantarla, facendole quasi
dimenticare di respirare, lei mi infiammava i sensi giorno dopo giorno
sempre di più. La qual cosa aveva iniziato a farmi attendere il
compimento dei suoi diciotto anni con trepidazione, chiedendomi come si
sarebbe evoluto il nostro rapporto una volta che fosse divenuta come
me. Esistevano infatti dei limiti che ancora non mi era dato superare,
atterrito dall’idea di poterle fare del male. Ultimamente,
già in un paio di occasioni, avevo rischiato di spezzarle le
ossa… ma ancor più frequentemente avevo rischiato, in
preda alla passione, di ferirla con i miei denti, di morderla.
Tornai ad osservarne il volto, rilassato nel sonno, le labbra morbide
lievemente dischiuse, le lunghe ciglia a farle ombra sulle guance.
Era bellissima. Ogni giorno lo diveniva sempre più. Ed era mia.
Purtroppo certi momenti di pace non sono destinati a durare a lungo,
così quando sentii l’odore dei cani farsi sempre
più vicino, mi decisi a svegliarla per poi scendere assieme ad
incontrarli.
Le scivolai accanto sul materasso, poggiandomi ad un gomito per
studiarne il volto, mentre con un dito iniziai a carezzarle la pelle
del seno, laddove il lenzuolo iniziava a celarlo lasciandone intuire il
gonfiore. Non resistendo alla tentazione, feci scendere il lenzuolo
verso il basso, posandole il palmo aperto sul seno, proprio sopra il
cuore, per sentirlo battere contro la mia mano. La guardavo in volto,
aspettando che si svegliasse ed il leggero palpitare delle ciglia mi
disse che di lì a poco ne avrei incrociato gli occhi dorati.
- Buongiorno amore – mi sussurrò sorridendomi
- Buongiorno a te – le risposi, baciandola sul seno, laddove fino a poco prima sostava la mia mano.
Mi abbracciò stringendomi la testa al suo petto, carezzandomi i capelli, mentre io mi sistemavo meglio al suo fianco.
- Ti amo – mi disse dolcemente, mentre il battito del cuore si
faceva sempre più rapido a causa della mia mano malandrina che,
dotata di volontà propria, aveva preso ad accarezzarle il fianco
nudo.
- Ti amo – le risposi sorridendo lievemente, soffiandole aria
fresca sul seno e facendola così rabbrividire, mentre la mano
andava ad infilarsi in posti più caldi.
- Jazz… - mormorò lievemente quando sollevai la testa
scivolando verso l’alto, per guardarla negli occhi, mentre con
una rapida manovra mi portavo sopra di lei.
Avevo le labbra ad un soffio dalle sue, pregustando già la loro morbidezza quando la voce di Emmett interruppe la magia.
- Jasper tira le chiappe fuori da quel letto e lasciala respira. Vuoi vederla stecchita prima di trasformarla?
- Emmett piantala !
- E dai Rose….
- Ragazzi, scendete, sono a dieci metri dalla porta.
Vidi lo sguardo di Cassandra farsi serio e desolato, mentre lo accompagnava uno sbuffo di rassegnazione.
- Abbiamo tempo anche dopo… tutta l’eternità è a nostra disposizione, amore…
- Sì, tutta l’eternità – mi rispose a fior di labbra, sorridendomi per poi baciarmi dolcemente.
Solo poco tempo dopo quello scenario idilliaco mi si sarebbe rivelato per quello che era: un’illusione di felicità.
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Capitolo 46 *** Vecchie conoscenze e nuovi sviluppi? ***
JT-L3 - Vecchie conoscenze e nuovi sviluppi?
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Jasper
Twilight
Terzo libro in
corso |
Emmett
Twilight
Conclusa |
Due
giorni a
Montepulciano
In corso |
VECCHIE CONOSCENZE E NUOVI SVILUPPI?
Jasper POV
Scendemmo le scale con tutta calma, mentre mio padre faceva accomodare
i mutaforme in salotto. C’erano tutti: Sam, Jake, Paul, Jared,
Embry ed i fratelli Clearwather, Leah e Seth.
La cosa mi fece sospettare qualcosa, anche perché percepivo
chiaramente la preoccupazione e l’impazienza che animavano i vari
componenti del gruppo. Soprattutto non mi piaceva il cipiglio risoluto
di Jake, lo tirava fuori solo quando era preoccupato per due
persone: Keyla, il suo imprinting, e Cassandra.
Dopo i convenevoli, mi sedetti sul divano, invitando Cassandra al mio
fianco, mentre con lo sguardo cercavo Edward, il quale mi
sillabò silenziosamente un nome, facendomi raggelare: Vittoria.
Mi resi conto della tensione che mi aveva invaso i muscoli solo quando
mi arrivò la debole protesta di Cassandra, a cui avevo forse
stretto un po’ troppo la mano, attirandomela più vicino.
Fu Carlisle ad iniziare.
- Allora a cosa dobbiamo la vostra visita? Quando mi hai telefonato ho
avuto l’impressione che foste piuttosto preoccupati… -
disse rivolgendosi a Sam.
- Non giriamoci attorno – intervenne Jake, che evidentemente
oltre all’imprinting aveva assunto il comando di un secondo
gruppo. Notai infatti solo allora che sebbene fossero uniti, vicini tra
loro, erano ben distinti in due schieramenti, ognuno dei quali aveva a
capo un proprio alfa, Jake e Sam: il primo comandava il branco composto
dai fratelli Clearwather, mentre Sam era il capo di tutti gli altri.
Guardai ancora una volta Edward, chiedendo conferma ai miei pensieri,
ottenendo in cambio un lieve cenno di assenso.
- La femmina, la rossa, è tornata
Alle parole di Jake Cassandra si alzò di scatto, avvicinandoglisi fino a stringerne la maglia nei pugni.
- Ne siete certi? – chiese in preda all’agitazione
- Sì, bambolina… - le rispose Jake, posandole le mani sulle spalle.
Solo poco più di un anno prima per un gesto del genere avrei potuto ucciderlo.
- Le sparizioni a Seattle e Port Angeles – disse Edward.
- Lo crediamo anche noi succhiasangue – disse Paul, facendo
schioccare la mandibola come avrebbe fatto se fosse stato trasformato.
- Che significa….? – chiese Emmett
- Che sta organizzando un nuovo esercito… e si sta avvicinando
– intervenni io, avendo immediatamente capito le dinamiche del
ragionamento di mio fratello.
Mi alzai per avvicinarmi a Cassandra nell’esatto momento in cui
questa si voltò verso di me, gli occhi dilatati dalla paura.
- Devo…
- Scordatelo!!! – fu l’intervento rabbioso di Edward, che
l’afferrò per un braccio voltandola bruscamente verso di
sé
- …
- No, sei tu a non capire! Non risolveresti niente. Sai come andrebbe a finire.
La osservai cambiare espressione mentre gli si attaccava al colletto della camicia, guardandolo disperata.
- No, non funzionerebbe.
- …
- No, mi rifiuto. E lo faranno anche gli altri.
- …
- Pensaci: impazzirebbe e soffriremmo tutti. Pensa a mamma.
Cercavo di dare un senso a quella conversazione che sembrava essere a
senso unico, fino a che non vidi entrare Alice, incazzata come non mai.
***
Cassandra POV
Non potevo crederci: era tornata.
Mi rividi alle prese con lei e James, quando assaltarono lo scuolabus,
lasciandomi unica superstite, privando della vita la sola persona che
potevo considerare la mia famiglia, Adam.
Riprovai le medesime sensazioni di quando mi “aspettavo” l’imminente attacco della coppia.
Rivissi l’angoscia della partita di baseball, rivedendo i volti
dei miei cari stravolti dal dolore e sentendo ancora una volta nelle
orecchie l’urlo disperato di Jasper che gridava il mio nome
mentre James mi portava via da lui.
Sentii il cuore esplodermi per il dolore come quando Vittoria mi fece
credere che erano tutti morti per salvarmi, che non avrei più
rivisto il mio angelo.
Mi voltai a cercare lo sguardo di Jasper che in quel momento si stava alzando per avvicinarsi a me.
Non avrei potuto sopportarlo.
Non lo avrei superato.
Lo vidi chiaramente dinanzi a me mentre Vittoria ed il suo esercito me lo portavano via per sempre.
- Devo…
- Scordatelo!!! – Edward mi aveva afferrata per un braccio,
voltandomi bruscamente verso di sé affinché lo guardassi
in volto.
Non capisci!!!
- No, sei tu a non capire! Non risolveresti niente. Sai come andrebbe a finire.
Mi attaccai al colletto della camicia, supplicandolo.
Devo andarmene o vi ucciderà tutti. Dovrete solo permettermi di fuggire da qui. Dovete fermare Jasper.
- No, non funzionerebbe.
Sì, è l’unica possibilità.
- No, mi rifiuto. E lo faranno anche gli altri.
No!!! E’ l’unico modo per garantirgli la vita!!!
- Pensaci: impazzirebbe e soffriremmo tutti. Pensa a mamma.
L’ingresso di una Alice versione valchiria mi distrasse
momentaneamente dal mio intento, ma non mi salvò dallo schiaffo
che il folletto della famiglia mi assestò in barba ai presenti.
- Tu – non – ti – muovi – da – qua!
- Alice!!! – le urlò contro Jasper avvicinandomisi per
abbracciarmi e controllare il danno, mentre io continuavo a guardare
mia sorella con gli occhi sgranati.
- Alice un cavolo!!! Vuole andarsene per salvarci!!!
Mi ritrovai il volto di Jasper ad occupare totalmente il mio campo
visivo, le mani gelate sul volto, nel tentativo di dare sollievo alla
guancia colpita e non permettendomi allo stesso tempo di interrompere
il contatto con i suoi occhi.
- E’ vero? – mi chiese in un sussurrò, comprendendo
finalmente il perché del terrore e della sofferenza che mi aveva
afferrata.
- Io… non posso permettere che vi accada qualcosa…. Non
ai miei migliori amici, non alla mia famiglia… non alla persona
che amo…
Mi strinse a sé sospirando, poi si rivolse a Jake.
- Avete fiutato la traccia?
- Sul confine
- Si sta decisamente avvicinando
***
Emmett POV
Mi ritrovai a guardare la pazza di Alice con la voglia matta di
schiacciarle la testa: aveva osato picchiare il mio scricciolo!!!
Poi al momento delle spiegazioni, fui preso dall’irrefrenabile desiderio di dedicarle un monumento.
La mia piccolina, ancora una volta, voleva sacrificarsi, per tutti noi,
lasciando un luogo sicuro in cui noi tutti avremmo potuto starle al
fianco a proteggerla. Guardai Jasper mentre la abbracciava, parlando
con Jake della nomade che sin dall’inizio aveva costituito per
Cassandra una minaccia ancor più grave dei Volturi.
Cercai lo sguardo della mia sorellina e non appena lo incrocia la vidi abbassare gli occhi, triste.
- Cassy… - la chiamai sospirando, aprendo lievemente le braccia.
Vidi a malapena Jasper sorridermi, mentre, dopo un lieve bacio sulla
sua testa, con una leggera spinta indirizzava mia sorella verso di me.
Mi si fiondò contro, stringendomi le braccia attorno alla vita,
il volto contro il mio petto, come se temesse che potessi allontanarla,
mentre Rose le sfiorava i capelli in una lenta carezza. Era una bambina.
- Cassy, scricciolo… non mi hai deluso… però, ti
prego, non pensare mai più di lasciarmi da solo… lo sai
che senza di te qui impazziamo tutti e l’idea di un Jasper
annientato dal dolore, di Alice presa dai sensi di colpa, di Edward
versione canino bastonato… ci sono già passato e
sinceramente non aiuta… e poi… pensa a mamma.
In quel momento fui felice dell’assenza di Esme che era fuori a fare la spesa: non avrebbe retto a tanta preoccupazione.
- Hai ragione, Emm… scusami… mi spiace… è solo che…
- Lo so, piccolina… ma stavolta sappiamo già con chi
abbiamo a che fare e ti garantisco che fratello orso e l’allegra
brigata del bosco gli spaccheranno il culo!!! – le dissi cercando
di farla ridere.
- Emmett!!! – fu l’urlo di Rose, tra il serio ed il faceto.
- Oh… dimenticavo… l’amazzone bionda sarà
quella che farà loro più bua di tutti: se Rose si incazza
è la fine!!!
- Ricordatelo, scimmione… - intervenne la mia signora dandomi uno scappellotto.
Mi fece male, lo ammetto, ma non me ne importava niente: il sorriso che
illuminò il visino di Cassandra, per quanto debole, mi
ripagò di tutto, anche della settimana di astinenza che Rose mi
avrebbe comminato come sanzione per aver bestemmiato davanti alla
sorellina umana.
Tornai a guardare mio fratello Jasper a chiedere una conferma
silenziosa circa lo stato d’animo di Cassy: ne ricevetti un
sorriso ed un “grazie”.
***
Seth POV
La guardavo stupendomi ancora una volta dell’affetto che nutriva
per la famiglia Cullen, del rapporto speciale che aveva con ognuno di
loro, in un gioco di relazioni affettive, ognuna a sé stante,
nonostante l’amore profondo che le accomunava.
Esme e Carlisle erano indubbiamente quei genitori che ognuno di noi
potrebbe desiderare per sé ed il loro legame era molto
più forte e parlava di una amore genitori/figlia che
difficilmente sarebbe stato possibile trovare altrove: la vita, che
tanto le aveva tolto, li aveva portati sulla sua strada e lei li aveva
scelti come madre e padre..
Rose era la sorella maggiore, estremamente protettiva, una buona madre
in seconda: la bionda era difatti molto materna nei confronti di Cassy,
una vera leonessa pronta a difendere la cucciola.
Alice, la compagna di gioco, stravagante, risoluta, affettuosa: dato il forte legame sarebbero potute essere gemelle.
Edward… le si era avvicinato molto lentamente, lasciando a lei
le tempistiche per instaurare il loro legame: le voleva un bene del
mondo e ne conosceva i segreti più intimi.
Emmett era il suo fratellone, quello con cui confrontarsi e da non deludere mai. Niente da aggiungere.
E poi c’era Jasper. Il loro rapporto era unico: vivevano in
simbiosi, respiravano l’uno dell’altra, si nutrivano del
loro amore. Nel loro rapporto di coppia non c’era spazio per
nessun altro all’infuori di loro…. E non ci sarebbe mai
stato…
Mi sentii osservato: Edward mi stava fissando come se stesse soppesando i miei pensieri.
***
Jasper POV
Una variazione emotiva nell’aria…
Cercai la fonte di quelle sensazioni ed intercettai l’occhiata
tra Edward ed il giovane Clearwather No, non poteva essere…
Abbassai gli occhi su Cassandra che era tornata a stringersi a me e poi riportai gli occhi sul più giovane dei mutaforme.
Possibile?
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Capitolo 47 *** Non dirlo... ***
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NON DIRLO...
Cassandra POV
Come per un tacito accordo, ogni sera i mutaforme arrivavano
a casa Cullen per fare il punto della situazione sulle
“ricognizioni” che Vittoria ed il suo nuovo
esercito compievano sul territorio, e come ogni sera Esme preparava
loro la cena. Ci trovavamo sempre seduti a tavola, io con i Quilutes,
mentre la mia famiglia partecipava alla conversazione di noi commensali
occupando divano e poltrone del salotto.
Erano trascorse due settimane dalla sera in cui i mutaforme erano
venuti per portare notizie di Vittoria e l’argomento clou di
quella sera era ancora una volta l’opportunità o
meno che la sottoscritta andasse a stare alla riserva, da Jake e Keyla,
poiché quello senz’altro era per me il
posto più sicuro. Io non ne volevo sapere di lasciare Jasper
e la mia famiglia e quello era costantemente un motivo di discussione,
dai toni anche abbastanza accesi, tra me, Rosalie ed Alice, da una
parte, e Jasper, Edward e Jake, dall’altra: noi
donne insistevamo con il dire che io dovessi rimanere con i Cullen, con
Jasper, Edward ed Emmett a proteggermi fisicamente ed Alice a vegliare
sul mio futuro; gli uomini sostenevano che con i due branchi a
presidiare il confine difficilmente Vittoria sarebbe riuscita ad
attaccarmi in maniera diretta ed al contempo loro si sarebbero occupati
di intercettarla al di fuori della riserva, anche se Alice non avrebbe
potuto usare il suo potere per vedere il mio futuro,
“spento” dalla presenza dei lupi.
In tutto questo, mi stupiva l‘assenza di presa di posizione
da parte degli altri Quileutes, ma soprattutto mi stupiva
l’atteggiamento che Leah aveva assunto nei miei confronti.
Avevo l’impressione che cercasse di ridurre al minimo i
contatti tra me ed i Clearwather e la cosa mi dispiaceva, soprattutto
tenendo conto del rapporto di amicizia che mi legava a Seth, che era il
solo ad essermi coetaneo.
La mano di Edward sulla mia spalla mi distrasse da quei pensieri.
Edward? Tu sai cosa sta
succedendo, vero?
Mi rispose annuendo impercettibilmente, mantenendo la conversazione in
modalità silenziosa.
Me lo diresti?
Cenno di diniego.
Perché?
Guardò in direzione di Jasper e poi di Seth.
Hanno litigato?
Altro cenno di diniego.
Allora?!
Mi sorrise carezzandomi una guancia per poi baciarmi la fronte.
- Ehi, voi due… la smettete di parlare stando zitti? Siete
insopportabili!!!
- Emmett, fratellone, lo sai che ti adoro, vero? – gli chiesi
andando a sedermi in braccio a lui mentre facevo l’occhiolino
ad Edward, che dopo avermi sorriso si voltò verso Jasper,
ammiccandogli in direzione di Seth.
Io assistetti a questo scambio di occhiate senza capirci niente e mi
ripromisi di chiedere spiegazioni direttamente al Quileute non appena
mi se ne fosse presentata l’occasione.
***
Jasper POV
Avevo assistito impotente alla conversazione silenziosa tra Edward e
Cassandra, con il sospetto che stesse chiedendo ad Edward di spiegarle
il motivo per cui Leah si era così raffreddata nei suoi
confronti. Speravo vivamente che mio fratello non confermasse
i miei sospetti al riguardo, anche perché Cassy
era molto affezionata al lupacchiotto e l’idea che
arrivassero ad una rottura non mi andava a genio.
D’altra
parte…
I miei dannati dubbi erano tornati a tormentarmi.
E se non fossi giusto
per lei?
Avrebbe diritto ad una
vita normale.
Lui non è un
essere normale, nel senso che non è un normale essere
umano… Ma potrebbe dargli ciò che io non
potrò mai darle: una vita da umana, una famiglia vera, un
figlio.
Ma per colpa del mio
egoismo, del mio amore insano per lei, queste cose non potrà
averle comunque, non potrà restare umana.
Le ho sconvolto la vita
e per salvarla tra un anno la priverò dell’anima,
dannandola come me.
Sollevai la testa di scatto quando la mano di Cassandra mi
sfiorò la spalla.
- Amore… smettila. – mi disse facendomi alzare e
portandomi fuori dalla stanza.
Cristo Santo se mi conosceva!
Solo guardandomi in volto aveva capito quali pensieri affollavano la
mia testa, solo ascoltando il mio silenzio aveva sentito le grida di
dolore che mi squarciavano il petto.
Cercai di sorriderle ma mi resi conto di aver fatto una smorfia
patetica che non avrebbe convinto nessuno.
- Jazz… - sospirò tristemente – hai
intenzione di cominciare ancora una volta?
- No… è…
- A qualcosa a che fare con Seth?
Colpito ed affondato!!!
- No
- Non sai mentire – mi disse sorridendomi
- Non chiedermi niente
Mi guardò inclinando la testa a destra, studiandomi, poi mi
sorrise e mi abbracciò posandomi la testa sul petto.
- Come vuoi… ma tu non osare mai più pensare che
tra un anno mi priverai di molte cose che per me sono importanti.
Sollevò la testa per guardarmi negli occhi ed io mi persi in
quei laghi di oro fuso.
- So io cosa è importante per me… o meglio, CHI.
Ti amo, Jasper Withlock.
Aveva usato il mio cognome da umano e sapevo cosa questo significasse.
Amava me, non quello che potevo sembrare al resto del mondo.
Amava me, la mia essenza vitale, non il bel guscio che la mia nuova
natura di predatore mi aveva dato per garantirmi una rapida conquista
delle mie prede.
Amava me, non le importava che avessi desiderato e desiderassi ancora
il suo sangue con tutto me stesso.
Amava me… e per me era pronta a sacrificarsi, a dare la
vita, a divenire come me.
Amava me, e con me voleva vivere in eterno.
Ed era tutto ciò che desideravo.
Abbassai la testa e le sfiorai le labbra, trovandomi coinvolto in un
bacio dolcissimo.
***
Seth POV
Mi alzai dal tavolo in preda al nervosismo, ed uscii in giardino
passando per la porta finestra.
Sapevo cosa stava succedendo nello studio di Carlisle, tra quei due.
La cosa non mi aveva mai dato fastidio, prima…
Ma prima di cosa?!
Non lo sapevo neanche io… o meglio, mi rifiutavo di
ammetterlo con me stesso.
Jake e Leah lo avevano capito immediatamente.
Edward analizzava costantemente i miei pensieri.
Jasper era sempre con le antenne dritte.
Ed io mi affannavo a negare con me stesso, anche se…
Era sempre più difficile guardarla mentre stavano assieme,
fingere che in quell’ultimo anno non fosse cambiato niente,
almeno non per me.
Avrei voluto odiarlo, ma sapendo quanto lo amasse… non ci
riuscivo, sarebbe stato come odiare anche lei.
- Seth… non puoi continuare così…
- Leah, non so di cosa tu stia parlando – le dissi voltandomi
verso di lei
- Non trattarmi da idiota, fratellino… ci sono passata con
Sam.
- E’ difficile… dannatamente difficile –
sospirai, arrendendomi all’evidenza.
- Lo so.
- E’ per questo che cerchi di tenermela lontana?
- No, sto cercando di tenere te lontano da lei… è
diverso.
- Dettagli…
- Forse… Seth… lei ha scelto lui, è
sua… da quasi due anni, ormai… Era pronta a
morire per lui, ha cercato la morte quando Vittoria le ha fatto credere
che ci avessero massacrati tutti, che James lo avesse
ucciso… Hai visto come si è ridotta quando
l’ha lasciata dopo l’attacco di Maria…
ed in Italia… sono certa che è successo qualcosa
che non sappiamo. Non puoi credere veramente di avere
possibilità contro di lui… Anche Jake…
Mano a mano che mia sorella proseguiva con la sua tirata, sentivo il
cuore farmisi sempre più pesante e la rabbia stava prendendo
il sopravvento.
- Basta!!! – urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
- Piantala!!! Credi che non siano le stesse cose cui penso io per
togliermela dalla testa?! Credi che non veda come lo guarda?! Lo so che
non mi guarderà mai come guarda lui!!! Ma non riesco a
smettere di desiderarla!!!
Un suono soffocato mi costrinse a voltarmi verso la portafinestra dello
studio.
Era lì, gli occhi spalancati per la sorpresa, una mano sulla
bocca. Poi vidi lui, arrivarle alle spalle e circondarle la vita con le
braccia.
Portai lo sguardo sulle mani di lui, intrecciate sul ventre di lei, poi
lo guardai in volto, leggendogli negli occhi il dispiacere che provava
per me.
Tornai a guardare lei e vidi gli occhi divenire liquidi per le lacrime
trattenute.
- Seth… io… - si staccò da Jasper per
avvicinarmisi e quando allungò una mano fino a sfiorarmi il
volto, le afferrai il polso, bloccandola.
- No… non dirlo… - le abbassai il braccio, per
poi farle una lieve carezza sulla guancia.
Devo andarmene, non
posso stare più qui.
Indietreggiai senza staccare gli occhi dai suoi.
Addio.
Mi voltai bruscamente ed iniziai a correre.
Uno schiocco, e mi ritrovai a correre a quattro zampe, lontano da casa
Cullen, lontano da lei.
***
Cassandra POV
Jasper era tornato in salotto per prendermi da bere ed io ero rimasta
da sola nello studio di Carlisle.
Mi avvicinai alla portafinestra e vidi Seth e Leah in giardino, a pochi
metri da me, che parlavano in maniera concitata.
Non si accorsero della mia presenza.
Stava parlando Leah.
- …ed in Italia… sono certa che è
successo qualcosa che non sappiamo. Non puoi credere veramente di avere
possibilità contro di lui… Anche Jake…
Italia…
- Basta!!! – la interruppe Seth.
Mi feci più attenta…
- Piantala!!! Credi che non siano le stesse cose cui penso io per
togliermela dalla testa?!
Togliermela dalla testa…Ma cosa…?
- Credi che non veda come lo guarda?!
Come lo
guarda…
Italia
…
Come lo
guarda…
Iniziai a sentire un leggero fischio nelle orecchie.
- Lo so che non mi guarderà mai come guarda lui!!!
Come lo
guarda…
Non mi
guarderà mai come guarda lui.
Mi prende sempre in giro
dicendo che quando guardo Jazz sembro un fedele in estasi mistica
davanti alla Madonna.
Stavo ragionando in maniera frenetica, rielaborando tutte le
informazioni che registravo, incredula.
Mi ritrovai con la gola secca mentre dentro di me si faceva strada la
consapevolezza.
Non puoi credere
veramente di avere possibilità contro di lui…
Non mi
guarderà mai come guarda lui.
Anche Jake…
Anche Jake, prima
dell’imprinting con Keyla…l’ho lasciato
per Jasper…
No…
- Ma non riesco a smettere di desiderarla!!!
Sussultai, ormai certa di conoscere il motivo per cui Leah mi tenesse a
distanza… anche da Seth.
Vidi il ragazzo voltarsi verso di me, lo sguardo sconvolto che
rifletteva il mio.
Mi resi vagamente conto di Jasper alle mie spalle che mi circondava i
fianchi con le braccia.
Continuavo a fissare Seth senza riuscire a formulare un pensiero
coerente, senza riuscire ad articolare una parola.
Lo vidi fissare le mani di Jazz sul mio addome per poi sollevare lo
sguardo sul volto del vampiro alle mie spalle. Quando tornò
a fissarmi negli occhi mi accorsi di essere prossima alle lacrime.
Avevo capito cosa stava per fare e non potevo sopportare di perdere un
amico.
- Seth… io… - mi staccai da Jasper per
avvicinarmi a lui.
Allungai una mano: volevo che sapesse che mi dispiaceva, che gli volevo
bene, che era importante per me averlo come amico.
Cercai di carezzargli quel volto da bambino su un fisico da adulto, ma
mi bloccò il polso.
- No… non dirlo… - mi abbassò il
braccio delicatamente, poi, con due dita, mi sfiorò la
guancia in una carezza lieve, sorridendomi tristemente.
No, per favore
Seth…
Indietreggiò senza staccare gli occhi dai miei.
No...
Si voltò bruscamente, iniziando a correre.
Uno schiocco, e corse via lontano da casa Cullen, lontano da me,
lasciando dietro di sé brandelli di abiti.
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