Jasper twilight

di nerry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Inizio ***
Capitolo 3: *** Dolore ***
Capitolo 4: *** Buco nero ***
Capitolo 5: *** Solitudine... ed odio ***
Capitolo 6: *** Rivelazioni 1 ***
Capitolo 7: *** Rivelazioni 2 ***
Capitolo 8: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 9: *** Sole a Forks: la quiete prima della tempesta ***
Capitolo 10: *** Lampi, tuoni, fulmini e saette ***
Capitolo 11: *** Non tutti i mali vengono per nuocere ***
Capitolo 12: *** Non tutti mali vengono per nuocere... o forse sì ***
Capitolo 13: *** Fratello orso e nuovi incontri ***
Capitolo 14: *** Oggi una vampira per te... ***
Capitolo 15: *** ...domani un licantropo per me ***
Capitolo 16: *** Diamanti ***
Capitolo 17: *** Tentazione ***
Capitolo 18: *** Sedici anni ***
Capitolo 19: *** Prima volta ***
Capitolo 20: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 21: *** Resa dei conti ***
Capitolo 22: *** Vita in famiglia ***
Capitolo 23: *** Il ballo: sensazioni funeste ***
Capitolo 24: *** Testamento ***
Capitolo 25: *** Scambio equo e vantaggioso ***
Capitolo 26: *** Alice ***
Capitolo 27: *** La fine ***
Capitolo 28: *** Epilogo: Qualcosa per cui vivere ***
Capitolo 29: *** Libro Secondo: Prologo ***
Capitolo 30: *** Il pericolo viene dal passato ***
Capitolo 31: *** Dal sogno all'incubo 1 ***
Capitolo 32: *** Dal sogno all'incubo 2 ***
Capitolo 33: *** Tutti contro Jasper ***
Capitolo 34: *** Scossa ***
Capitolo 35: *** Alla tua salute, Jasper Withlock ***
Capitolo 36: *** Regalo di Natale ***
Capitolo 37: *** Italia, sto arrivando ***
Capitolo 38: *** Preferisco morire... ***
Capitolo 39: *** Volterra ***
Capitolo 40: *** Volturi ***
Capitolo 41: *** Scacco matto ***
Capitolo 42: *** Finalmente a casa ***
Capitolo 43: *** AVVISO: LEGGETELO, VE NE PREGO ***
Capitolo 44: *** LIBRO TRE: SPOILER ***
Capitolo 45: *** LIBRO TERZO: Prologo ***
Capitolo 46: *** Vecchie conoscenze e nuovi sviluppi? ***
Capitolo 47: *** Non dirlo... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Jasper twilight PROLOGO

Jazz – POV

Arrivammo troppo tardi: Alice aveva avuto la visione pochi minuti prima ma il gruppo aveva già agito… e ucciso. Mi voltai per guardare quel campo di battaglia; mi sembrava di stare sul set di un film di guerra: l’autobus scolastico di uno dei licei di Port Angeles poggiava a terra su una fiancata, i finestrini esplosi e del fumo che usciva dal vano motore… e poi cadaveri, cadaveri ovunque… una trentina di studenti sui quindici anni, tre docenti e l’autista… tutti riversi a terra, morti… senza più una goccia di sangue in corpo… tutti… o quasi.
Mi voltai verso mio fratello Edward e per un attimo ci guardammo negli occhi
E’ uno scempio… Perché?
-Non lo so, Jazz… spero solo che Alice superi tutto ciò…
Non è colpa sua, lo sa bene anche lei
- Ma non se lo perdonerà mai
Percepivo chiaramente la preoccupazione di mio fratello per quella che era nostra sorella e anche sua compagna di vita… Niente di proibito o incestuoso però; la nostra famiglia era speciale: due genitori, Carlisle ed Esme Cullen, innamoratissimi e giovanissimi (non raggiungevano i trenta anni), tre figli adottivi, tutti senza alcun vincolo di sangue tra loro e di età compresa tra i 17 anni di  Alice ed Edward ed i 18 anni Emmett,  così come 18 anni avevamo io e mia sorella gemella Rosalie Hale, di cui i coniugi Cullen erano affidatari. Ma questa era la famiglia Cullen per il mondo esterno… in realtà niente legava me e Rosalie, nessun legame di sangue… ci accomunava solo il colore dei capelli, biondi come il grano maturo, l’oro ed il miele… e gli occhi di uno strano color topazio, oppure neri… ma quello era un tratto comune anche al resto della famiglia, come le profonde occhiaie violacee che spiccavano su un pallore cadaverico… come cadaverica era la nostra temperatura corporea… Perché la nostra famiglia era speciale… era una famiglia di morti, una famiglia di vampiri.

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Capitolo 2
*** Inizio ***


Jazz Twilight - Cap 1 Inizio
INIZIO

Jasper – POV

E’ uno scempio… Perché?
-Non lo so, Jazz… spero solo che Alice superi tutto ciò…
Non è colpa sua, lo sa bene anche lei
- Ma non se lo perdonerà mai

Alle parole di Edward mi voltai a cercare Alice con lo sguardo e la trovai accanto ad Esme, entrambe distrutte alla vista di tutte quelle vite innocenti spezzate da un gruppo di vampiri neonati, tanto simili e tanto diversi da noi… Sì, perché sebbene fossimo della stessa razza, noi Cullen ci nutrivamo di sangue animale e questa era la causa del nostro strano colore di occhi, nei vampiri generalmente rossi.
Un ringhio improvviso seguito da un enorme frastuono mi fece voltare verso Emmett, che in preda all’ira aveva sradicato un albero per poi mandarlo a schiantarsi contro un masso.
- Dannazione, Emm, facendo così non li riporterai in vita – disse Rosalie, sua compagna
- Lo so, tesoro, ma avevo bisogno di sfogarmi- rispose a testa bassa
Grazie al mio potere riuscivo a percepire le emozioni di tutti loro e ancora una volta non mi sorpresi della rabbia repressa di Rosalie, preoccupata di tenere a freno quella di Emmett, così come non mi deluse la calma flemmatica di Carlisle, che, sebbene sconvolto, girava tra i cadaveri alla vana ricerca di qualche sopravvissuto.
- Ragazzi, aiutatemi… forse qualcuno è ancora vivo…
- Già… ma se così fosse cosa ne farai? Non potrai salvarlo… guarda come li hanno ridotti…
- Lo so Rose, in quel caso potrei solo trasformarli… ma non voglio pensarci… in caso contrario, invece…
- Potresti farlo vivere – conclusi per lui, nel mentre cercavo tra i corpi.
Alzando la testa individuai ad una decina di metri da me un’irregolarità nel terreno, come una specie di trincea, e mi avviai incerto verso di essa, spinto da una strana sensazione, come se si trattasse di un’emozione estranea ai membri della mia famiglia… era dolore puro… e terrore…
Appena mi avvicinai sufficientemente da guardarvi dentro, notai due corpi sovrapposti, un ragazzo sdraiato sopra un corpo più piccolo ed esile, come a volerlo proteggere da morte certa.
Fu in quell’istante che sentii il battito di un cuore, lieve come il suono prodotto dalle ali di una farfalla. Mi gettai nella fossa seguito da Edward, che sollevò delicatamente il corpo esanime del ragazzo mentre io voltavo il corpo più piccolo per guardarlo in volto.
- Carlisle, presto: è viva
Chiamai mio padre per poi trattenere il respiro mentre scrutavo il volto ricoperto di sangue e fango della ragazzina che tenevo tra le braccia. Era poco più di una bambina, dalla corporatura esile, sebbene fosse più alta di quanto non sembrasse in un primo momento, ma il suo odore era irresistibilmente buono. Cercai lo sguardo di Carlisle, già vicino a me: la sete mi faceva bruciare la gola ma sentivo di non poter lasciare quel piccolo essere umano, non potevo fare a meno di desiderarne il sangue ma non potevo allontanarmi da lei, bisognoso di proteggerla.
- Ce la farai, Jasper…
Annuii in maniera impercettibile e riportai gli occhi sul volto della giovane umana, che in quel momento sbatté leggermente le palpebre per poi guardarmi con i due occhi più simile ai miei che avessi mai visto prima, un miscuglio di sfumature castane, ambrate e dorate… piene di dolore
- Adam…- sussurrò debolmente
Capii immediatamente che si riferiva al ragazzo che l’aveva protetta col proprio corpo e percepii anche chiaramente l’ansia con cui aveva fatto quella domanda. Decisi di seguire l’esempio di Carlisle ed Edward, non rispondendole, e utilizzai su di lei il mio potere calmante
Quando vidi spuntarle due lacrime agli angoli degli occhi compresi che aveva capito, mentre il dolore che l’assaliva piegava in due anche me; mi concentrai ancor di più per calmarla, fino a che non la vidi sbattere le palpebre più volte nel tentativo di riprendere a respirare regolarmente; poi tornò a fissarmi.
- Angelo… - sussurrò sorridendomi tristemente per poi chiudere gli occhi.
Stavo per sollevarla tra le mie braccia per portarla a casa nostra quando venne scossa da uno spasmo violento che la porto ad afferrarmi con forza la giacca all’altezza del petto.
- Brucia, brucia tutto… la mano… la testa…
- Dannazione, l’hanno morsa! Il veleno! – disse Carlisle concitato, aiutandomi a ristenderla a terra
Ero nel panico totale, non sapevo cosa fare, mentre mio padre la sottoponeva ad un esame accurato fino a trovare la mezza luna, il segno dei denti, sul polso della giovane.
- Abbiamo ancora pochi secondi, ragazzi: Jazz tienila ferma mentre le inietto la morfina. Edward, aiutalo.-  
Ormai sotto l’effetto del sedativo iniettatole, la giovane aveva smesso di dimenarsi e Carlisle ne approfittò per succhiarle via tutto il veleno
- Adesso è apposto. Edward, bendale il polso. – cosa che mio fratello fece impiegandovi pochi secondi
- Jazz, se non te la senti… - iniziò, Carlisle riferendosi alla sete che mi bruciava la gola da quando l’avevo trovata e ne avevo aspirato l’aroma del sangue
- No, la porto io-  e sistemandola meglio tra le mie braccia iniziai a correre verso casa.

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Capitolo 3
*** Dolore ***


Jasper twilight - Cap 2 DOLORE
E' la prima fanfic che scrivo e prima di farlo ci ho riflettuto un bel po' sopra, quindi... Ringrazio caldamente chi ha letto, recensito e inserito la storia tra i preferiti.

DOLORE



Mi sentivo la testa vuota, ma le palpebre erano pesanti, esattamente come il resto del mio corpo… talmente pesante che mi sentivo sprofondare nel materasso, come se fossi un tutt’ uno con esso
Materasso?! Ma dove sono?
Mi sforzai di sollevare le palpebre e rimasi abbagliata dalla luce che mi colpì gli occhi, costringendomi a richiuderli velocemente. Attesi per alcuni secondi, poi ritentai nell’impresa. Riuscii così a mettere a fuoco una finestra con una tenda rosso cupo, una libreria ed una poltrona da camera.
Mentre cercavo di sollevarmi per mettermi seduta, la porta della stanza si aprì lentamente e dallo spiraglio aperto sbucò un volto dai lineamenti delicati, contornato da corti capelli scuri, sbarazzini
- Ciao! Finalmente ti sei svegliata! Io sono Alice
Che voce angelica… Pensai, studiando la figuretta entrata in camera mentre si metteva seduta sul letto
- Io sono Cassandra… Cassy – dissi a fatica, poi, mentre cercavo di sistemarmi meglio a sedere, entrò un uomo biondo, bellissimo, sui trent’anni, seguito a ruota da un ragazzo con i capelli color bronzo, che venne a sedersi sul letto, accanto ad Alice.
- Io sono il dottor Carlisle e lui è Edward – disse l’uomo, presentandomi così anche il ragazzo seduto vicino a me ed Alice, che mi sorrise.
Ma dove sono capitata?! Sono tutti indossatori con voci paradisiache… e che profumo… pensai mentre annusavo leggermente l’aria intorno a me, impregnata degli odori dei tre.
Ero ancora persa nei miei pensieri quando mi voltai verso Edward e lo vidi sorridere al mio indirizzo, come se potesse leggere ciò che mi passava per la mente
Mi diedi della stupida scuotendo la testa e quando vidi che il suo sorriso si faceva sempre più aperto arrossii e cercai di coprirmi meglio con il lenzuolo, realizzando così quanto poco fossi vestita.
E proprio in quel momento di massimo imbarazzo entrò Lui, il mio Angelo: biondo, alto, magro ma muscoloso e con l’espressione più tormentata che avessi mai visto. E ricordai. Tutto.

Spalancai gli occhi in preda al panico, ma non vedevo più niente, sentivo nelle orecchie le grida dei miei compagni di scuola, il rumore delle lamiere dell’autobus che si accartocciavano, l’esplosione dei vetri, l’odore agre del fumo, il calore delle fiamme.
Adam… che mi trascinava fuori dal veicolo e mi urlava di correre…
“Scappa! Non devono prenderti!”
Adam che si gettava sull’uomo che mi aveva presa da dietro e mi torceva il collo mettendomelo a nudo.
Adam che veniva sbattuto a terra, afferrato e morso sul collo da una donna… no, era una bestia sanguinaria dagli occhi rossi che rideva con un ghigno diabolico mentre l’uomo tornava ad afferrarmi e mi affondava i denti nel polso.
Adam che in un ultimo alito di vita si liberava dalla presa sfruttando un attimo di distrazione della sua aguzzina.
Adam che mi si gettava addosso, per proteggermi dall’uomo che ormai mi guardava con la testa piegata di lato ed il volto solcato da un sorriso crudele.
Adam con la testa inclinata in una posa innaturale che mi guardava con occhi sempre più vuoti e mi diceva “Ti voglio bene, Cassy, per sempre” mentre quella bestia gli succhiava via la vita.

- Jazz, presto, fa qualcosa! – disse Alice mentre Edward e Carlisle cercavano di tenermi ferma per evitare che mi facessi male, ormai in preda alle convulsioni
- Ci sto provando, ma… dannazione non ci riesco… è come se avesse eretto un muro… riesco solo a sentire il suo dolore!
Mi resi conto di tremare e urlare solo quando mi ritrovai schiacciata contro un corpo duro e freddo come il marmo, una mano gelata che mi teneva i polsi bloccati fra i nostri busti e l’altra che mi teneva la testa appoggiata sul petto, la fronte contro la gola. Ed iniziai a singhiozzare ripetendo senza sosta il nome di Adam.

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Capitolo 4
*** Buco nero ***


Jasper twilight - Cap 3 Buco nero
BUCO NERO

Jasper - POV

Cercavo di trasmetterle pace ma sentivo solo il dolore di lei che mi squartava dentro, dove un tempo batteva il mio cuore. Mi sentivo impotente dinanzi a tanta sofferenza, io, che ero in grado di modificare e controllare le emozioni altrui, ero in balia di una ragazzina devastata nell’anima. E feci una cosa che non avevo mai fatto: abbracciai un essere umano, l’abbracciai cercando di infonderle con il mio corpo gelato quella forza che non ero stato in grado di trasmetterle con il mio potere. La strinsi a me sotto gli occhi sorpresi di mio fratello, che non aveva intuito le mie intenzioni talmente ero stato rapido nel realizzarle. Anche mio padre mi guardava stupito. Solo Alice mi osservava con un accenno di sorriso sulle labbra, lo sguardo triste per quel povero essere che tenevo stretto a me.

Improvvisamente smise di agitarsi e iniziò a singhiozzare. Si accasciò contro di me scossa da un pianto inconsolabile e ripeteva continuamente “Adam”. Percepii qualcosa di diverso in lei, un emozione nuova, mai avvertita prima: vuoto. Ma non era il vuoto della solitudine, della perdita, era il niente, un enorme buco nero in cui erano sprofondate tutte le sue emozioni e sensazioni. Allora capii cosa le stava accadendo: stava morendo dentro, la sua anima stava implodendo, accartocciandosi su sé stessa.
 La scostai da me delicatamente guardandola in volto: quegli occhi di un colore così simile a quello di noi Cullen erano spenti, privi della vita che avrebbe dovuto accenderli
- No, maledizioni, non arrenderti!!! Reagisci!!!
Mi trovai addosso gli occhi stupiti di 6 persone. Alle prima urla dell’umana erano infatti saliti anche mia madre Esme, Rosalie ed Emmett.
- Cosa sta succedendo, Jasper? – chiese Esme
- Sta smettendo di lottare… - rispose Edward per me
Se io ero devastato dalla sua sofferenza e apatia, Ed lo era dalle immagini che le passavano dalla testa
- No, ti prego, non mollare!- le intimai ormai disperato, carezzandole il volto ed i capelli
Poi mi accorsi di qualcuno che me la strappava bruscamente dalle braccia. Guardai Rosalie emettendo un ringhio di protesta, mentre Emmett mi bloccava da dietro. Poi ci fu lo schiaffo, improvviso. Ringhiai più forte all’indirizzo di mia sorella che nel frattempo abbracciava la giovane umana.
- E’ tutto apposto, adesso sei al sicuro, sei salva – le diceva Rosalie mentre la ragazza tornava a respirare in maniera normale e mio fratello mi liberava dalla sua stretta.
- Rose, che cazzo…?
- Jazz, sta zitto! Aveva bisogno di uno scossone, ed io glielo ho dato!
- Ha ragione, figliolo, era in piena crisi e quella di Rose era l’unica cura
Alle parole di mia madre emisi un ultimo lieve ringhio di protesta, interamente concentrato su Cassandra, nei cui occhi, sebbene tristi, era tornata la vita.
********************************************************************************************************************** Ringrazio tutti VOI, non pensavo che così tante persone potessero leggere la mia ff! Sono stupita di tanta attenzione, specie da parte di quelle anime pie che hanno taggato la storia tra i preferiti. GRAZIE DI CUORE!!! PS: poiché il capitolo mi sembrava cortino ne ho postato subito un altro :)

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Capitolo 5
*** Solitudine... ed odio ***


Jasper twilight - Cap 4 Solitudine e odio
SOLITUDINE … ED ODIO

Cassy – POV

Ancora adesso mi chiedo cosa successe dopo. Ricordo solo uno schiaffo, seguito da un ringhio e da voci lontane che si facevano sempre più vicine. Poi un altro ringhio.
E vidi davanti a me un altro Angelo, stavolta femmina. Sbattei gli occhi gonfi, confusa, mentre la perdita di Adam tornava a farsi sentire nuovamente, con violenza, ma ormai non avevo più lacrime. Mi guardai intorno e alle spalle dell’angelo dai lunghi capelli biondi vidi un gigante muscoloso, con la stazza di un orso ed un espressione preoccupata negli occhi dorati, quella stessa espressione che vidi anche negli occhi della donna con i capelli color caramello, da cui venni irrimediabilmente attratta
Mamma… e rividi il volto di mia madre che mi guardava con quella stessa espressione dopo avermi detto che mio padre non c’era più. E da otto anni non c’era più neanche lei. E adesso avevo perso anche Adam. Mi strinsi le ginocchia al petto, assumendo una posizione fetale.
Ora sono proprio sola…
- No, no lo sei. Adesso hai noi
Sollevai la testa, sorpresa, nella direzione di Edward, facendo molta attenzione a non incrociare il volto del mio Angelo.
- Sì, Cassy, non sei sola. Ci siamo noi con te. Io, Carlisle, Alice… ed anche loro: Emmett, Rose ed  Esme, che come hai capito è nostra madre. Ed anche il tuo Angelo, Jasper…
Alle ultime parole di Edward arrossii violentemente, ritirandomi nell’angolo più lontano del letto
Lui sa, sa tutto quello che mi passa per la testa. Mi legge il pensiero… ma come…?
Abbassai il capo continuando ad evitare di guardare il mio Angelo, come se così facendo riuscissi a dimenticare ciò che avevo passato. Rialzai la testa solo quando sentii un improvviso spostamento d’aria accompagnato da un ringhio rabbioso e seguito dallo sbattere violento della porta.
Jasper…
E fissai il vuoto dove pochi istanti prima si trovava lui.

*****

Jazz -POV

Era frustrante. Non sapevo cosa provassi per la fragile Cassandra, ero solo certo di volerla aiutare a tornare a vivere. Ma lei mi evitava. Evitava il mio sguardo. Mi ignorava come se la causa di tutto il suo dolore fossi io, io che l’avevo salvata dal divenire come me.
Uscii dalla stanza come un indemoniato, sbattendo la porta con violenza.
Mi odia… volevo solo proteggerla, aiutarla, e adesso lei  mi odia
- Non è vero, Jazz, e lo sai anche tu – mi disse mio fratello, raggiungendomi nella foresta
- L’hai vista, Ed, non riesce neanche a guardarmi
- Semplicemente perché il tuo volto è il primo che ha visto quando ha ripreso i sensi subito dopo l’aggressione e questo le impedisce di dimenticare cosa è successo
- Ma non…
- Non sei stato tu ad aggredirla, lo sa… pensa infatti che tu sia l’angelo mandato a salvarla. Ti chiama il “Mio Angelo” e questo deve pur voler dire qualcosa
- Allora perché…?
- Probabilmente proprio perché non l’hai lasciata morire: le hai impedito di raggiungere suo padre e sua madre… ed Adam
- Credi sia stato un gesto egoista il mio?
- No, Jazz. Ma credo che la tua opera non sia finita.
Mi voltai verso Ed guardandolo interrogativamente
- Le hai salvato la vita e l’anima. Ma quest’ultima è malata e tu devi curarla
Detto ciò Ed rientrò in casa, lasciandomi solo, perso nei miei pensieri. Non so quanto tempo trascorsi fermo immobile a fissare il nulla, ma quando presi la mia decisione il sole aveva lasciato il posto alla luna.

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Capitolo 6
*** Rivelazioni 1 ***


Jasper Twilight - Cap 5 Rivelazioni 1
RIVELAZIONI 1

Jazz –POV

Erano trascorsi alcuni giorni e Cassandra, Cassy, sembrava essersi ripresa. O almeno questo era ciò che mi riferivano gli altri. Lei si ostinava ad evitarmi. Certo, mi rivolgeva la parola per salutarmi, e questo era un passo avanti. Mi chiedeva scusa se faceva qualcosa che secondo lei potesse infastidirmi. Ma continuava ad evitare il mio sguardo.
Io, invece, il suo lo cercavo sempre, forse perché era costantemente presente nei miei pensieri; lo ricordavo triste, rassegnato, vuoto, spento, ancora triste. E sfuggente, ma solo con me.
Sapevo come tutti che ormai era sola al mondo: Ed ci aveva aggiornato sulla sua vicenda. Aveva perso suo padre dieci anni prima, a cinque anni, un padre di cui era, da buona figlia affettuosa, “innamorata”. Poi sua madre, così simile ad Esme, lo aveva seguito a distanza di due anni, e così a sette anni si era ritrovata sola, in un istituto.
E li aveva trovato Adam, di due anni più grande. Cassy aveva confessato ad Alice che lui era intervenuto in sua difesa durante un bisticcio tra bambini, nel corso del quale due ragazzini dell’età di Adam avevano iniziato a tormentarla fino a farla piangere. Adam aveva fatto a pugni con gli altri due, ergendosi poi a suo cavaliere protettore. Sapevo che c’era dell’altro, ma Edward si ostinava a tenercelo, anzi a tenermelo nascosto. Perché Alice sapeva ed ero certo che la causa di tutta quella segretezza fosse proprio lei, insieme ad una qualche sua visione che riguardava anche me ma di cui non voleva rendere partecipe nessuno; all’infuori di Ed che l’aveva letta nella sua testa.
Vabbé, il fatto che comunque adesso mi rivolga anche solo due parole è già qualcosa… Ma chi voglio prendere in giro? Che me ne faccio di un Ciao e di uno…
- Scusa…
Cazzo!
La afferrai per le braccia al volo, prima che l’impatto tra i nostri due corpi la scaraventasse a terra
- Scusa tu – le dissi guardandola in faccia, senza mollare la presa – è colpa mia: andavo di fretta e ed ero distratto -  Da te… Ti prego, alza la testa e guardami…
Sollevò lievemente la testa fino a incrociare il mio sguardo per un attimo e ciò che vidi mi lasciò senza parole: sorpresa, imbarazzo, dolore. Abbassai le braccia lungo il mio corpo stringendo i pugni con forza.
Cassandra si scostò da me incassando la testa fra le spalle, schiacciata da un peso invisibile ed allora capii che quello era il momento giusto. Le afferrai il polso con delicatezza, mentre con la mano libera le sollevai il mento con due dita per guardarla in volto.
- Possiamo parlare? Ci sono cose che noi dobbiamo sapere… che tu devi sapere. E poi, io e te… Non possiamo continuare così… Almeno, io non posso…
Cassandra annuì lievemente, trattenendo il respiro, facendosi rossa in volto.
Bene, avremmo parlato.
Quello che sarebbe successo dopo lo avrebbe deciso lei.

*****
Cassy –POV

Ero nel panico totale. Non sapevo come comportarmi con lui. Non lo ritenevo responsabile della morte di Adam, non l’aveva ucciso lui.  E non lo ritenevo neanche responsabile del fatto che non lo avesse salvato. Ma aveva salvato me, lasciandomi sola a vivere una vita fatta di istituti e di compagni nuovi, senza più alcuna certezza.
Dopo avermi “placcata” in fondo alle scale ed avermi chiesto di parlare, mi fece accomodare in salotto, per poi andare a chiamare gli altri. Nonostante mi trovassi in quella casa da alcuni giorni era la prima volta che uscivo dalla mia camera, o per meglio dire la camera di Jasper. Mi guardavo attorno incuriosita dal fatto che tutto, in quella casa, sembrasse appena uscito da una mostra del mobile: tutto era intonso, come se non fosse mai stato usato.
Tutto la dentro era perfetto: la casa, con la sua maestosa architettura che si intuiva anche dall’interno, con quella parete completamente in vetro, bellissima, che faceva sì che l’abitazione sembrasse far parte della foresta in cui era immersa; l’aria familiare che si respirava la dentro, grazie ad una coppia di giovani sposi innamoratissimi ed ai di loro figli adottivi, a loro volta innamoratissimi (Rose ed Emmett, Alice ed Edward); e poi c’era lui, Jasper, sempre triste, come se portasse su di sé tutti i dolori del mondo.
Diciamocela tutta, Cassandra, sei invidiosa… a te manca tutto ciò, ti manca il calore della famiglia Mi ritrovai con la fronte contro la vetrata, a piangere silenziosamente Adam..
Ero talmente persa nei miei pensieri che neanche lo sentii tornare in compagnia della sua famiglia. Poi alzai la testa e vidi lo sguardo di Alice su di me riflesso nel vetro della finestra, allora mi asciugai le lacrime e mi voltai.
Quel piccolo folletto con le movenze di una ballerina di danza classica mi volò addosso, abbracciandomi forte e trasmettendomi, nonostante fosse gelata, tutto il calore umano di cui avevo bisogno in quel momento. Ero ancora stretta ad Alice quando guardai Rose e quel bestione del suo ragazzo abbozzando un sorriso.
- Adesso lo capisci cosa intendevo quando ho detto che non sei sola?
Mentre Alice mi liberava dalla sua stretta spostai la mia attenzione su Edward che nel frattempo si era avvicinato a noi due
- Io… Credo di dovere delle scuse a tutti voi: ero talmente concentrata su me stessa, talmente presa dal mio dolore che non vi ho neanche ringraziati per esservi presi cura di me.
Anche se avrei preferito stare con Adam
- E’ morto per salvarti, non dovresti desiderare di essere morta, renderesti vano il suo sacrificio
Abbassai gli occhi, presa dai sensi di colpa
- Hai ragione, Edward, se non fosse stato per lui quel… quello mi avrebbe uccisa – non sapevo come chiamarlo, o almeno non volerlo chiamarlo per quello che mi era sembrato
- Ricordi come siete stati aggrediti? – mi chiese Carlisle
Presi un respiro profondo e mi decisi a guardarlo in volto
- No, ricordo Adam che mi gridava di scappare e poi solo caos finché quei due non ci sono saltati addosso: lui su di me e lei su Adam, anche se poi lo ha finito lui
- Sai chi erano?
Scossi la testa in segno di diniego Ma so cosa erano, anche se è impossibile da credersi
 - Dillo, Cassandra – intervenne Edward
Lo guardai in preda al panico No, mi prendereste per una pazza
- Ne sei certa? Guardaci bene, guarda Alice
- Edward, basta, la stai terrorizzando… - intervenne Jasper avvicinandomisi
Afferrai la mano di Alice stringendogliela con forza e poi la guardai in volto e mi costrinsi ad ammettere con me stessa ciò che già sapevo ma che rifiutavo.
Ne osservai ancora una volta gli occhi contornati da occhiaie livide, la pelle lattea e il gelo della sua mano; poi guardai Edward annotando mentalmente le stesse cose e così feci con tutti gli altri, fino a soffermarmi su Jasper che adesso mi stava di fronte, a pochi centimetri.
- Siete uguali a loro ma… Non siete come loro… Non ho paura di voi
- Cassandra, dillo… - mi sussurrò Jasper avvicinandosi ancora
- Vampiri – dissi tutto in un fiato, aspettandomi una qualche reazione da parte loro.

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Capitolo 7
*** Rivelazioni 2 ***


Jasper Twilight - Cap 6 Rivelazioni 2
RIVELAZIONI 2

Cassy -POV

- Lasciatela respirare, le state troppo addosso – intervenne Esme, avvicinandosi e prendendomi dolcemente per un braccio, per poi condurmi verso il divano.
- Siediti, tesoro… E voi – rivolgendosi a Ed e Jasper – vi sembra il caso di dirglielo così? E’ ancora sotto choc, povera piccola
- A me pare che la nanetta l’abbia presa meglio di quanto pensi, mamma
- Emm, piantala, non sono una nanetta – lo ammetto, mi dava sui nervi
- Vero, sei una puffa
- E tu un gigante dalla zucca vuota
Mi accorsi di cosa avevo detto solo dopo che gli altri scoppiarono a ridere
- Oddio, Emm, mi spiace – ero sinceramente mortificata.
- A me no, significa che sei ancora in grado di reagire – mi rispose ridendo anche lui
Ma è normale?!
- No – fu la risposta monosillabica di Edward ed io iniziai a ridere di gusto, specie dopo aver visto l’espressione confusa di Emmett ed Esme
E così siete vampiri… Ma solo tu sai leggere nel pensiero, vero?
- Già
- Ehi la piantate voi due? Rendeteci partecipi
- Ok, scusate la maleducazione. Appreso che siete vampiri e che Ed legge il pensiero…
- Alice ha il dono delle visioni mentre Jasper percepisce e controlla le emozioni
- E voi altri? – mi rivolsi a Carlisle
- Noi non abbiamo alcun potere
- Ah… posso chiedervi di cosa vi nutrite? Voglio dire… se beveste sangue umano io non sarei comodamente seduta sul divano nel salotto di casa vostra – facevo molta attenzione alla scelta delle parole.
- Ci consideriamo vegetariani, cioè beviamo sangue animale, anche se ci costa uno sforzo immane: il sangue umano è migliore e più energetico.
Mi fermai un attimo a riflettere sulle sue parole
- Non direi dottore, lei un potere ce l’ha
- Mh?
- Beh se fa il dottore entrerà spesso in contatto con il sangue umano, quindi deve avere una forza di volontà unica per non cedere alla sete ed uccidere
- Non l’avevo mai vista in questa ottica – mi rispose sorridendomi
- Ehi Tappa, ma quando prendi il via non la smetti più di parlare?
- Taci, Bestia – e feci la linguaccia all’indirizzo di Emmett
Mi persi nei miei pensieri per alcuni minuti poi fui assalita da un interrogativo per me straziante
- Carlisle, posso fare un’ultima domanda?
- Dimmi, cara…
- Ecco, quello che… - fui interrotta da Alice che mi si sedette accanto afferrandomi la mano per farmi coraggio e da Jasper che mi si mise alle spalle, poggiandomi le mani su di esse
Quando ripresi a parlare mi sentivo più calma e inclinando la testa all’indietro guardai Jasper sorridendogli debolmente, poi spostai nuovamente la mia attenzione sul bel dottore
- Quello che è successo, qual’ è la versione ufficiale? -
- Incidente, l’autobus si è incendiato e sono tutti morti carbonizzati. Tu sei l’unica sopravvissuta.
Sussultai e sentii la presa di Jasper farsi più decisa
- Tutti? Anche Adam…
- Mi spiace, ma non possiamo rendere pubblica la nostra esistenza, per cui dovevamo mascherare il tutto; ed in questi casi la soluzione migliore è un incendio.
- Capisco… e per quanto mi riguarda?
- Grazie alle nostre conoscenze e doti di persuasione sono riuscito a farti stare da noi. Però… devi prometterci che non rivelerai a nessuno di noi né come si sono svolti realmente i fatti
- Promesso
Stavo ancora cercando di digerire il fatto che avrei pianto Adam su una tomba piena di cenere quando, probabilmente, Esme percepì qualcosa nello sguardo di Jasper, perché mi chiese se volevo rimanere da sola. Ad un mio cenno affermativo iniziarono tutti ad uscire; Rose, che fino a quel momento non aveva detto niente, mi si avvicinò seguita da Emmett e fece una cosa che stupì tutti, anche me: si chinò davanti a me e mi stampò un bacio leggero sulla guancia.
- Se vuoi rimanere con noi… se non vuoi tornare in istituto… sei la benvenuta, sorellina
Io la fissai, sorpresa dal bacio e dalle sue parole
Poi Emmett, prima di allontanarsi mi scompigliò i capelli
- Benvenuta in famiglia, scricciolo
Certa di essere ormai  sola, mi lasciai andare ed iniziai a piangere silenziosamente, la testa fra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia.

*****
Jasper – POV

Erano usciti tutti, solo io ero rimasto, senza farmene accorgere.
La vidi piegarsi su sé stessa e prendersi la testa fra le mani mentre iniziava a piangere silenziosamente. Le osservavo le spalle che si sollevavano a abbassavano ritmicamente, senza che emettesse un suono. Percepivo chiaramente la rassegnazione alla perdita, la stava metabolizzando, ma vederla così mi faceva stare male. Come mi era già accaduto in precedenza. Ma solo con lei.
E la cosa assurda è che ne desideravo il sangue.
Ebbene sì, l’avevo salvata dal divenire come me, ma il suo sangue era per me irresistibile. La mia dieta era vegetariana da poco e comunque, con i miei trascorsi, difficilmente sarei riuscito a controllarmi meglio di quanto già facessi se anche fossi stato vegetariano da più tempo. Faticavo non poco a controllarmi, a non saltarle al collo, ma mi rifiutavo di averla salvata per poi ucciderla.
E poi c’era dell’altro.
Non sapevo spiegarmi cosa fosse, so solo che volevo proteggerla da tutte le brutture del mondo, dalle sofferenze. Ed avevo scoperto che ogni volta che pensava o parlava di Adam la cosa mi dava fastidio, non sopportavo quello che provava per lui. Probabilmente se avessi saputo prima della visione di Alice avrei capito già allora che ero geloso. Ma in quel momento “Jasper” e “geloso” non rientravano per me nella stessa frase, lo ritenevo impossibile.
Continuai ad osservarla per un po’, poi mi decisi a palesarmi. Mi inginocchiai accanto a lei e le presi le mani fra le mie, abbassandogliele gentilmente. Mi guardò sorpresa, mentre le lacrime continuavano a scendere senza sosta ed io mi rifiutavo di usare il mio potere su di lei: in quel momento aveva bisogno di piangere e tutto quello che mi sentivo di offrirle era una spalla su cui sfogarsi.
E lei lo capì. Mi gettò le braccia al collo ed iniziò a singhiozzare. La tenni stretta a me anche quando mi sistemai sul divano accanto a lei. Ormai avevo imparato a trattenere il respiro quando l’avevo così vicina: potevo fare a meno di respirare, non mi serviva, ma non riuscivo a fare a meno di abbracciarla, non ci avrei rinunciato per niente al mondo.
Jazz, dannazione, controllati… è una bambina, ha solo quindici anni, non puoi fare cazzate
Ma era deliziosamente calda ed aveva un odore favoloso
Non puoi, basta…Smettila di tormentarti… Forse è meglio se mi allontano da lei, sta divenendo sempre più difficile resistere
Non mi accorsi neanche che aveva smesso di piangere fino a quando non sollevò la testa per guardarmi negli occhi, sorridendomi debolmente
- Grazie… - e poi sentii le sue labbra sulla guancia
Mi scostai bruscamente e con un balzo mi trovai dalla parte opposta della stanza
- Non farlo mai più – le dissi scandendo bene le parole
- Io, mi spiace, non volevo…
- Non sei tu, Cassandra, ma la mia natura… ed il desiderio che ho del tuo sangue. Non fare mai più una cosa del genere, ne va della tua vita
- Non mi faresti mai del male, altrimenti per cosa mi avresti salvata? Per garantirti un pasto?
La osservai sorpreso mentre si alzava e mi si avvicinava lentamente
- Non ho paura di te – ed era vero
- Dovresti
- Perché? – mi chiese fermandosi a pochi centimetri da me
- Ti salverebbe la vita
A quel punto mi ritrovai in debito di aria: non mi serviva per respirare, ma per parlare sì e dovevo convincerla a limitare i contatti con me. Feci quindi ciò che non avrei mai dovuto fare: inspirai.
Il suo odore mi colpì forte, con una violenza devastante; sentii il veleno affluire in bocca a fiotti, la gola in fiamme. L’afferrai per le spalle schiacciandola contro il mio petto e accostai le labbra alla vena che le pulsava sul collo. E mi bloccai; quando analizzai i suoi sentimenti, riuscii a fermarmi in tempo. Le sollevai il volto per guardarla negli occhi. Sapevo che i miei erano ormai incupiti dalla sete che chiedeva di essere placata e percepii immediato il sorriso che le increspò spontaneamente le labbra.
- Quando hai sete i tuoi occhi cambiano colore, diventano neri… ma comunque rimani il mio Angelo, ergo… non mi farai mai del male
La fiducia cieca che riponeva in me e nella mia forza di volontà era per me un toccasana: leniva tutte le ferite che mi ero autoinferto quando, in passato, uccidevo per nutrirmi e privavo gli umani della loro anima solo per trasformarli in neonati assetati di sangue asserviti alle mie idee di conquista territoriale. Mi resi conto che, seppur con uno sforzo enorme, riuscivo a controllarmi sempre meglio, come se mi stessi abituando alla sua presenza sempre di più, istante dopo istante.
- Mi dispiace, Cassandra. Devo imparare a controllarmi meglio.
- Ed io ti prometto che cercherò di non metterti più in certe situazioni.
La lasciai andare, sorridendole, felice come non mai.
Mi allontanai un po’ da lei, anche perché mi era venuto lo strano impulso di baciarla e senza lasciar trapelare i miei pensieri le chiesi cosa ne pensasse dell’offerta di Rose ed Emmett.
- Non saprei, il poter rimanere qui con Alice e Rose sarebbe per me il massimo. Le considero già come sorelle… E poi Esme… mi ricorda tanto mia madre… -  mi rispose tormentandosi una ciocca dei lunghi capelli scuri
- Ma…
- Ecco, non lo so… sai – continuò voltandosi verso la vetrata – noi, io e Adam, avevamo dei progetti. Tra pochi mesi avrebbe compiuto diciotto anni e avrebbe lasciato l’istituto; io lo avrei seguito non appena ne avessi compiuti sedici… ma adesso… non so… probabilmente rimarrò la dentro fino alla maggiore età, non ci ho ancora pensato.
- Allora rimani qui con noi. Esme e Carlisle hanno già pensato a tutto: le pratiche per l’adozione sono pronte; frequenteresti la nostra stessa scuola, qui a Forks: il preside ha la tua richiesta di iscrizione in stand-by. – dissi tentando di apparire tranquillo, mentre ero certo che se avessi potuto avere Adam tra le mani, vivo, lo avrei ucciso io, pur ignorandone ancora il perché.
Cercavo di convincerla in tutti i modi possibili, ma senza usare il mio potere su di lei: volevo che scegliesse liberamente della sua vita, anche se questo avrebbe potuto significare la mia sofferenza.
E lei se ne accorse.
- Perché non cerchi di convincermi con il tuo potere? – mi chiese infatti, voltandosi e fissandomi in volto, curiosa
- Perché voglio lasciarti il libero arbitrio: ne va della tua vita futura
- Potrebbero tornare a cercarmi? Intendo quei due vampiri…
Domanda intelligente
- Credo di sì: lui ti ha morsa per trasformarti, non per nutrirsi di te e se scoprisse che sei ancora umana…
- Potrebbe tornare per finire il lavoro – concluse lei per me
- Sei perspicace, non c’è che dire
- Ammesso e non concesso che decida di rimanere con voi… La differenza tra di noi è assai stridente, non credi?
- Beh, potresti essere la sorella più piccola di Emm, avete i capelli pressoché dello stesso colore ed i tuoi occhi sono assai simili ai nostri…
- Ma non sono pallida come voi
- Beh qualche differenza genetica tra fratelli di sangue c’è, lo sai
- Sì, però… guardatevi: una famiglia di modelli. Siete tutti bellissimi. Io come vostra parente non sarei credibile
- Ti sottovaluti Cassandra – e mi trovai a studiarne ancora una volta i lineamenti sottili, gli zigomi alti, gli occhi dorati, il cui colore non finiva mai di stupirmi, e dal taglio lievemente a mandorla, contornati da folte ciglia scure, come scuri erano i capelli mossi, una massa setosa e morbida lunga fino alla vita. Poi ne osservai la figura esile, ben proporzionata, con due gambe lunghe da gazzella
Niente male per una quindicenne… ma che cazzo vado a pensare?! E’ una bambina, coglione!
Riportai lo sguardo sul suo volto, soffermandomi sulle labbra carnose, atteggiate in un’espressione di stupore per il mio esame minuzioso.
Basta così, idiota!
Poi tornai ad incrociarne lo sguardo ed allora la vidi arrossire violentemente.
Merda!
- Ecco, io…
Poi vidi Alice entrare correndo come una matta per andare ad abbracciare Cassandra, il cui colorito non accennava a tornare normale
- Starai qui con noi, l’ho visto!
- Sì, io…
- Come sono contenta, piccola mia – intervenne Esme, che con il resto dei Cullen aveva seguito Alice a ruota.
Iniziarono a parlare tutti assieme, facendo progetti di ogni genere circa la nuova arrivata in famiglia,  sovrastando ognuno le voci dell’altro, mentre io e Cassandra continuavamo a fissarci in silenzio, finché l’urlo di Alice interruppe tutto quel marasma.
- Adesso basta, so io qual è la priorità! Domani shopping selvaggio! Dovrai pur avere un look alla Cullen!
- In bocca a lupo, Cassy! – mi augurò Edward e solo il giorno dopo capii il perché della sua frase e delle risate che ne seguirono.


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Ringrazio ancora per le splendide recensioni: siete tutte carinissime!
Ed una grazie anche a chi ha messo la storia tra i preferiti:
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2 - alicecullen90 [Contatta]
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Un bacio a tutte voi, Nerry

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Capitolo 8
*** Primo giorno di scuola ***


Jasper Twilight - Cap 7 Primo giorno di scuola
PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Cassy POV

Erano passati tre giorni dalla giornata all’insegna dello shopping selvaggio, ed io stentavo ancora a riprendermi. Io pensavo che andare per negozi fosse un divertimento, o almeno così mi era sempre stata prospettata la cosa, ma farlo con Alice trasformava tutto ciò da una pratica piacevole e divertente in una vera tortura, peggiore anche della ruota o del supplizio della gocciolina, che se non sbaglio era quello di Tantalo.
Comunque, era il primo giorno di scuola e mi ritrovavo agghindata come se dovessi andare ad un pranzo importante. Alice aveva esagerato in tutto: abiti, capelli e trucco; io, che odiavo dipingermi il volto, trovavo questa pratica del tutto inutile dal momento che ritenevo che solo un miracolo avrebbe potuto migliorarmi.
Solo su una cosa l’avevo avuta vinta, tra lo stupore generale: indossavo un bel paio di jeans… strappati!!
Alice aveva fatto il diavolo a quattro, mentre Emmett e Edward, sì Ed, perché Jasper si era tirato fuori dai giochi, scommettevano su chi delle due l’avrebbe avuta vinta, Emmet sulla sottoscritta ed Edward sulla propria compagnia, fiducioso nelle sue doti di veggente.
E stavolta vinse Emmett, ed io mi guadagnai il posto d’onore sulla jeep di fratello orso lungo il tragitto per la scuola: in piedi sul cassone posteriore, in pieno vento, insieme a Jasper, che non se la sentiva di lasciarmi li dietro da sola, mentre Rose stava seduta accanto al suo bestione; Ed e Alice erano nella Volvo di lui.
Non appena scesi dall’auto fui aggredita da Alice.
- Cassandra Cullen!!! Hai reso vana tutta la mia opera: hai i capelli che sono un disastro!!!
Io mi nascosi prontamente dietro le spalle di Emmett, indirizzandole una linguaccia, la qual cosa suscitò le risa di tutti., Alice inclusa.
Stavo iniziando a rilassarmi quando Edward se ne uscì con una frase che diede il via ad una situazione ai limiti dell’assurdo.
- Umani ore 12; bersaglio Cassandra inquadrato - mormoro ridendo
- E brava il mio scricciolo – mi disse Emm scompigliandomi i capelli
- Tesoro, mi sa che tua sorella ci farà fare gli straordinari – gli disse Rose
- Già, anche se mi sa che non sarò io ad intervenire, vero Jazz?
- Che vuoi dire? – chiese l’interessato
- Vedremo, cognatino, vedremo
- Insomma, mi dite che sta succedendo? – chiesi io senza capirci niente
- Forse è meglio se Alice ti accompagna in segreteria prima che Newton ti blocchi sulla porta d’ingresso – rispose Edward, osservando Jasper, che, notai, si faceva sempre più di umore nero.
- Ok…- ed anche se continuavo a non capire, mi avviai con Alice verso il blocco principale del liceo. Improvvisamente mi resi conto che ero al centro dell’attenzione: tutti mi guardavano incuriositi, mormorando alle mie spalle “E’ la sorella piccola di Emmett, prima stava presso un’altra famiglia” e ancora “certo che è proprio una Cullen, hai visto che occhi?”. Poi mi trovai davanti un ragazzo più grande di me, di un biondo slavato, piuttosto insipido, nel complesso, che mi sbarrava la strada.
- Newton, spostati, andiamo di fretta – gli disse Alice
- Presentami tua sorella e vi lascio passare – risposta che mi urtò non poco
- Piacere, Cassandra. Ed adesso scusa, ma rischio di fare tardi – e lo oltrepassai senza neanche dargli la mano e chiedergli il nome.
- Ehi, quanta fretta… - disse afferrandomi per un braccio
- Ho detto che sono in ritardo – ripetei scandendo parola per parola e guardandolo negli occhi – Lasciami andare
- Newton, piantala – intervenne Alice
- Quante storie, si tratta solo di pochi minuti – senza accennare a mollare la presa
- Sicuramente troppi – ripsose Alice
- Eddai, non la mangio mica… - continuando a trattenermi
- Non credo riusciresti ad avvicinarti a lei a tal punto – sentii aggiungere dalla voce di Jasper alle mie spalle, mentre mi passava le braccia intorno alla vita e mi attirava contro di sé, mentre l’altro mi lasciava il braccio
Sentii il volto farmisi di fuoco, incapace di muovermi, mentre Alice mi guardava sogghignando.
- Ahem, Newton, se non l’hai capito su mia sorella c’è il cartello di “divieto di caccia” – intervenne Emmett
Ero praticamente inchiodata sul posto, come paralizzata, pienamente consapevole della presenza alle mie spalle che mi cingeva la vita con fare possessivo. Riuscivo a sentirne il profumo, distinguendolo tra tutti gli altri. E mi dava alla testa. La cosa che più mi stupiva era la novità di quelle sensazioni. Ogni volta che Jasper mi toccava sentivo come una scossa elettrica attraversarmi il corpo e diventavo incapace di fare qualsiasi cosa. Alice e Rose lo sapevano, mi ero confidata con loro dopo che Rose aveva fatto una battuta circa il fatto che io e Jasper ci cercassimo sempre con lo sguardo, sebbene evitassimo di ritrovarci da soli, “come due fidanzatini alle prime armi”. E a me la definizione si calzava a pennello, nel senso che ero veramente “alle prime armi” e non sapevo come gestire la cosa. Con Adam c’era stato solo qualche timido bacio a fior di labbra e comunque non erano dettati da un sentimento che andasse oltre l’affetto fraterno; tra l’altro lui non mi aveva mai fatto sentire come mi faceva sentire Jasper e tutto ciò mi metteva in notevole difficoltà.
Newton, nel frattempo, si stava scusando con me ed Emmett, studiando guardingo ogni movimento di Jasper, che, avendo percepito il mio irrigidimento, aveva rafforzato la stretta, costringendo il povero ragazzo a scusarsi anche con lui.
- Mi spiace, Hale, non sapevo stesse con te
- Io non… - intervenni, subito bloccata dal ragazzo alle mie spalle
-  Ok, scuse accettate. Adesso scusaci tu ma siamo di fretta.
Detto ciò mi accompagnò in segreteria tenendomi una mano sulla vita.

*****

Jasper -  POV

La osservai avviarsi in segreteria in compagnia di Alice, senza però perdere di vista Newton, di cui avevo percepito l’eccitazione e la smania da cavallo in fregola non appena le aveva messo gli occhi addosso. Se fossimo stati da soli probabilmente l’avrei ucciso. Mi voltai verso Edward che se la stava ridendo per i miei pensieri mentre Rose ed Emmett attendevano l’evolversi della situazione, lei con un sorriso sornione, tipico di chi la sa lunga, lui intento a farsi schioccare le dita delle mani, pronto alla scazzottata.
Ed, piantala di ridere
- Sei troppo buffo, Jasper.
Ed, smettila o dico ad Alice che mi hai riferito di aver bisogno di una camicia nuova
- Ok, ok, la faccio finita, però… voglio proprio vedere ora cosa farai – indicandomi Cassy, alle prese con quell’umano idiota
E no, cazzo! Le mani addosso no.
Fu con uno sforzo notevole che la raggiunsi a velocità normale, giunto in tempo per sentire dire allo stupido
- Eddai, non la mangio mica… -
- Non credo riusciresti ad avvicinarti a lei a tal punto – intervenni, mentre, trovandomi alle spalle di Cassandra, le passavo le braccia intorno alla vita attirandola contro di me, interrompendo così il contatto tra Cassy e Newton, che abbassò il braccio.
Troppo tardi realizzai cosa stavo facendo: ormai avevo la schiena di Cassandra appoggiata contro di me, i suoi capelli mi sfioravano il naso, riempiendolo del suo profumo.
Cannella e spezie.
Notai Alice che guardava Cassandra sogghignando, soddisfatta. Poi sentì Emmett dire:
- Ahem, Newton, se non l’hai capito su mia sorella c’è il cartello di “divieto di caccia”
Cassandra, imbarazzata dal mio gesto e dalle parole di Emm, si irrigidì ancora di più sul posto mentre Newton si scusava con lei ed Emmett. Studiando le emozioni di Cassandra, mi accorsi che era imbarazzata sì, ma che non le dispiaceva affatto trovarsi dove stava ed io rafforzai la stretta, facendole aderire la schiena ai miei addominali. Newton si sentì allora in obbligo di scusarsi anche con me
- Mi spiace, Hale, non sapevo stesse con te
- Io non… - intervenne Cassandra, ma io la interruppi rapidamente
-  Ok, scuse accettate. Adesso scusaci tu ma siamo di fretta.
Detto ciò l’accompagnai in segreteria sospingendola, tenendole una mano sulla vita; ritenevo infatti più sicuro che fosse scortata da uno di noi ragazzi, dal momento che di “idioti alla Newton” al liceo di Forks ce ne erano tanti.
Il resto della giornata, nonostante Cassandra fosse rimasta sola durante le lezioni, trascorse abbastanza tranquillamente, anche perché ci alternavamo ad aspettarla fuori dall’aula alla fine delle lezioni.
Questa fu la routine dei giorni seguenti: a scuola tutti assieme; a mensa assieme, con Cassandra che mangiava mentre noi facevamo finta; Cassandra scortata alle lezioni, specie dal sottoscritto, tanto ormai tutta la scuola vociferava sul fatto che stessimo assieme, e la cosa per inciso a me non spiaceva… e neanche a lei.



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Capitolo 9
*** Sole a Forks: la quiete prima della tempesta ***


Jasper Twilight - Cap 8 Sole a Forks: la quiete prima della tempesta
SOLE A FORKS: LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA

Cassandra POV

Era ormai trascorso un mese e mezzo circa da quando ero entrata a far parte del club dei  Cullen ma costituivo ancora la novità della scuola, forse perché ero l’unica ad aver rifilato il due di picche al sirenetto della Forks High School. Mi chiedevo poi come facessero a considerarlo tale; forse ero di parte, lo ammetto, e sicuramente il fatto che fossero vampiri e che la bellezza disumana fosse una peculiarità della specie, facevano sì che nessuno degli studenti umani reggesse il confronto con i  miei fratelli. Figuriamoci poi Newton. Ma il fatto che i miei fratelli non venissero neanche presi in considerazione per l’assegnazione della fascia di Most Beautifull del liceo locale, non faceva sì che le ragazze non gli sbavassero dietro. Con sommo divertimento di Alice e Rose, i cui rapporti di coppia erano consolidati e ben noti a tutti. Io ero invece quella che se la passava peggio.
Se infatti l’aver fatto credere a Newton che anche noi fossimo una coppia mi aveva evitato alcuni approcci indesiderati, dall’altra ero il bersaglio delle malelingue invidiose del mio presunto rapporto con Jasper. Non che la cosa mi desse fastidio, semplicemente mi facevo scivolare addosso quei commenti.
Quel giorno fui svegliata dall’allegro vocio di Alice, ciarliera già di primo mattino, che tormentava il povero Edward con la necessità stringente di andare a fare shopping: ad un mugolio rassegnato di mio fratello scoppiai a ridere, alzandomi per iniziare a prepararmi per uscire.
- Buongiorno anche a te Cassandra, e ricordati che la vita è una ruota: oggi tocca a me, domani a te! – mi urlò Ed dalla loro stanza, con cui confinava la mia nuova camera.
Scesa in cucina trovai la tavola imbandita per la colazione.
- Mamma, sei sempre la solita esagerata. Lo sai che non mangio quasi niente al mattino – dissi ad Esme, baciandola sulla guancia. Non si era ancora abituata al fatto che la chiamassi mamma ed ogni volta mi guardava con gli occhi lucenti: sono certa che se avesse potuto piangere lo avrebbe fatto.
- E fai male tesoro, alla tua età devi mangiare: lo studio, la crescita.
Alla parola crescita la guardai inarcando un sopracciglio: speravo caldamente di fermarmi al mio metro e settantatre: già Alice era una tappa ed avevo già superato sia Rose che Esme. Fortuna che i maschi Cullen erano tutti alti, altrimenti mi sarei potuta dimenticare di indossare gli stivaletti con il tacco che mi aveva costretto a comprare Alice e con i quali sfioravo il metro e ottanta.
- Ok, meglio che ti fermi lì – mi disse Esme, ridendo
- Cucciola, buongiorno – mi salutò Emmett entrando seguito a ruota da Rose, che venne a stamparmi il bacio del buongiorno sulla guancia, come faceva tutte le mattine, rispettando così quella prassi che ancora lasciava sconcertati il resto dei membri della famiglia, bestione escluso.
- ‘Giorno, Yogi – fu il mio saluto di risposta mentre tracannavo il succo di frutta.
- Cassandra, ascolta: stamani, come puoi notare c’è il sole, quindi noi non possiamo uscire: non è opportuno che gli umani ci vedano sotto la luce del sole, saremmo riconoscibili per ciò che siamo. Poi ti mostreremo perché. Pertanto ti accompagnerò a scuola con la jeep di Emmet, che ha i vetri oscurati, poi tornerò a prenderti a fine lezioni.
- Ok, Carlisle, nessun problema
- Bene… solo una cosa: sta attenta. Ed mi ha detto dei commenti poco benevoli nei tuoi confronti ed Alice ha “visto” qualcosa che non ci è piaciuto.
- Ok, cercherò di non mettermi nei guai. Ti aspetto giù in garage, allora
Arrivata nella rimessa, aprii la jeep e feci per salirci sopra quando mi sentii chiamare
- Dimmi, Jazz
- Cassy, oggi sarai a scuola da sola tutto il giorno. Sta attenta a Newton, non mi fido
- Tranquillo Jazz, so difendermi all’occasione. Adam mi ha insegnato qualcosa – ormai parlare del mio Adam non mi faceva più stare così male, anche se mi mancava tremendamente.
Al nome del ragazzo vidi Jasper incupirsi, poi mi ripeté le raccomandazioni e mi lasciò lì da sola, scomparendo rapidamente.
Tutto questo nervosismo non fece che preoccuparmi ulteriormente: la mia famiglia non sbagliava mai qualcosa e dal momento che anche Alice aveva avuto una visione decisi di stare fuori dai guai.
Ma furono loro a venire da me.
La mattinata, dopo che Carlisle mi aveva lasciata davanti al liceo, era trascorsa bene, come sempre anche se nei tragitti per spostarmi da un’aula all’altra durante il cambio di lezione li percorrevo quasi di corsa, cercando di non farmi bloccare da nessuno.
Ma a mensa iniziarono i problemi. Il fatto che al tavolo dei Cullen fossi seduta soltanto io dette il via ad un vocio da giornaletto scandalistico “l’hanno già lasciata sola, se ne sono già stancati”, “non la sopporta neanche Jasper, altrimenti almeno lui avrebbe rinunciato alla giornata di trekking”, “oggi la signorina sta da sola, ben le sta, così impara a non filarsi nessuno”. Io continuavo a pranzare tranquillamente, dispensando sorrisi all’indirizzo delle malelingue. Poi vidi Mike Newton venire verso il mio tavolo, seguito da Jessica non-so-chi, sua compagna di corso e ragazza ufficiale, ed un altro paio di ragazzi, mi sembra Marc e Tom, tutti senza vassoio.
- Guarda guarda… ehi ragazzi, avete visto, la piccola Cullen tutta sola soletta…
Io continuai a mangiare senza degnarlo di uno sguardo.
- Possiamo sederci? – chiese spostando già la sedia per accomodarsi
Gli altri lo imitarono, ridacchiando, mentre Jessica metteva il muso
- Dai Mike, andiamocene
- Piantala. Va a sederti con le tue amichette e non seccarmi, abbiamo da fare. Cose da uomini
- Se ci fossero i suoi fratelli non ti comporteresti così, Mike – si lagnò lei
- Ho detto vattene, smamma
Io iniziai a raccogliere i resti del mio pranzo e poi mi alzai, sempre in silenzio, ignorandoli
Una volta posato il vassoio mi voltai e me li ritrovai tutti e tre davanti: sarei stata costretta a rivolgere loro la parola
- Cassy, Cassy… te ne vai già? – mi chiese Mike ridacchiando
- In mensa ci si viene per pranzare e dal momento che ho finito me ne vado. Con permesso.
- E dai, resta un po’ con noi – insistette lui, attorcigliandosi una ciocca dei miei capelli ad un dito e facendomisi più vicino.
- Newton, devo andare a lezione
- Restano 10 minuti di pausa…
- Che vorrei trascorrere in aula, leggendo. E adesso scusami veramente, ma devo andare – stavo ribollendo di rabbia ma riuscivo a controllarmi
- Come vuoi, principessa. Ci vediamo all’uscita, allora – e fece il gesto di soffiarmi un bacio
Che schifo! Certo che è un gran bastardo. Ha aspettato che Jasper e gli altri non fossero a scuola per saltarmi addosso.
Certa che fosse finita, all’ora di ginnastica mi recai tranquillamente in palestra, dove, a fine lezione, improvvisamente mi ritrovai da sola nello spogliatoio completamente vuoto. Capii troppo tardi che mi si stava preparando uno scherzo: mi ritrovai circondata dai tre ragazzi, sghignazzanti.
- Newton, che vuoi adesso?
- Che vorrò mai, ragazzi? – chiese agli altri due
Iniziavo ad avere paura, tanta, ma ero talmente lucida da riuscire a ripassarmi mentalmente quelle quattro o cinque mosse che conoscevo per metterli fuori combattimento. Certo, sapevo che non sarei riuscita a metterli tutti fuori gioco, ma almeno la soddisfazione di neutralizzarne uno e far male, anche se poco, agli altri due ero certa che me la sarei tolta.
- E secondo te, Cassandra, cosa potrei volere da te? Cosa potremmo mai volere? – disse afferrandomi ancora una volta una ciocca di capelli, mentre io continuavo a tacere
- Sai, non mi è andata giù la figura che tu ed il tuo ragazzo mi avete fatto fare durante il tuo primo giorno di scuola. Soprattutto non mi è piaciuto quello che lui mi ha detto. Come se non fossi degno di te.
Iniziavo ahimé ad intuire quale fossero le intenzioni di quei tre.
- Lo stai dicendo tu, Newton, non io. E comunque, Jasper…
- Jasper, il biondo con l’espressione agonizzante. Prima che arrivassi tu sembrava in carenza di ossigeno, pronto a lasciarci le penne, mentre adesso è sempre sorridente, allegro. E’ persino capace di ridere. Che cosa gli fai, per renderlo così contento?
Cominciai a sperare che Carlisle iniziasse ad insospettirsi per il fatto che non fossi ancora uscita per tornare a casa. La lezione era ormai finita da venti minuti e pregavo che, in assenza di un nuvolone che coprisse il sole della mattina, trovasse il modo di mandare qualcuno a cercarmi.
- Perché non lo fai anche a me? Il mio umore migliorerebbe moltissimo
- Newton, piantala, non ho voglia dei tuoi stupidi giochetti
- Ma sentitela… e di cosa avresti voglia, allora? Forse ti manca il tuo fidanzato, ma se vuoi… posso sempre rimediare io, tanto non credo se ne accorgerà. Voglio dire… Non si arrabbierà mica se mangio nel suo piatto, vero? – ed iniziò a ridere sguaiatamente, mentre io mi preparavo a difendermi
- Non ci scommetterei così tanto, Newton. Potrebbe fartela pagare molto cara… senza contare mio fratello
- Sai che paura… - mimando un balletto
Improvvisamente capii che quello era il momento giusto e feci scattare un ginocchio in alto, verso l’inguine di Mike, che per il dolore abbassò la testa, tenendosi con le mani i gioielli di famiglia. Io approfittai dell’effetto sorpresa e, spinti gli altri due l’uno contro l’altro, li feci inciampare nella panchetta alle loro spalle. Quando sentii il tonfo della loro caduta ero già alla porta dello spogliatoio. Mi sentii afferrare malamente per un braccio e voltandomi vidi Mike con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia. Mi assestò uno schiaffo talmente forte che andai a sbattere violentemente contro la parete, poi mi afferrò per il capelli, tirandomi verso di sé, e iniziò a baciarmi, tenendomi bloccata contro il muro alle mie spalle. Quando sentii la lingua farsi strada nella mia bocca, la morsi con tutta la forza che avevo, riottenendo così la liberta. Riuscii a guadagnare la porta della scuola  ma una volta fuori iniziai ad imprecare per il freddo e per il fatto che l’auto di Carlisle non fosse lì.
Dopo pochi secondi, proprio mentre Mike e gli altri due stavano per raggiungermi fuori, vidi l’auto di Carlisle girare l’angolo. Io mi slanciai verso di essa, lasciando i tre sul marciapiede dove fino a pochi attimi prima stavo io, aprii lo sportello velocemente e lo richiusi altrettanto velocemente, senza guardare il dottore, mentre l’auto accelerava.
- Salve, Carlisle, sei arrivato giusto in tempo… - lo salutai mentre mi voltavo verso di lui, ma la frase mi morì in bocca.
- In tempo per cosa, Cassandra? – mi chiese Jasper, guardandomi
- Porca puttana. Chi cazzo è stato?
Poi mise a fuoco la figura di Mike e degli altri due nello specchietto retrovisore
- Newton… giuro che lo ammazzo.

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Capitolo 10
*** Lampi, tuoni, fulmini e saette ***


Jasper Twilight - Cap 9 Lampi, tuoni, fulmini e saette
LAMPI, TUONI, FULMINI E SAETTE

Jasper POV

Carlisle quel pomeriggio sarebbe dovuto andare a prendere Cassandra a scuola, dal momento che, essendo una giornata soleggiata, nessuno di noi era andato in luoghi frequentati dagli umani. Ma l’arrivo improvviso di ospiti inattesi dalla riserva Queileute a casa nostra aveva fatto sì che mio padre, in qualità di capo clan, dovesse ritardare l’uscita. Aveva cercato in tutti i modi di contattare Cassandra al cellulare per avvisarla che avrebbe ritardato, senza però ottenere risposta.
- Carlisle, quante volte hai già provato a chiamarla? – chiesi nervoso
- Ed e Rose stanno provando ininterrottamente da 15 minuti. E sinceramente inizio a preoccuparmi
Pessimo segno: mio padre era la calma fatta persona ed il fatto che ammettesse così candidamente di non essere tranquillo non mi piaceva per niente.
Poi una Alice trafelata mi venne incontro di corsa.
- Jasper, Cassandra… - il suo tono concitato non prometteva niente di buono
- Valla a prendere – intervenne Edward calmo, interrompendo la compagna e celandomi al contempo le sue emozioni
Capii allora che era il caso che mi affrettassi.
Raggiunsi la scuola spingendo il motore della jeep al massimo e quando svoltai l’angolo della scuola vidi Cassandra corrermi incontro, ancora in tenuta da ginnastica.
La lezione deve essere finita più tardi
Lo sportello dalla parte del passeggero si aprì che la macchina stava ancora rallentando la sua corsa e si richiuse velocemente. Io detti gas, ripartendo, e mentre la ragazza al mio fianco si allacciava la cintura di sicurezza ne percepii l’eccitamento dovuto ad una forte scarica di adrenalina. Stavo cercando di analizzare meglio la cosa quando lei iniziò a parlare.
- Salve, Carlisle, sei arrivato giusto in tempo… - disse ma la frase lei morì in bocca.
- In tempo per cosa, Cassandra? – le chiesi, incrociando i suoi occhi, sconcertato per il fatto che non si fosse accorta che in auto ci fossi io e non nostro padre.
Fu questione di un secondo e mi infuriai come non mai: aveva la guancia gonfia e livida, su cui spiccava il segno di una mano. Maschile. L’angolo destro del labbro superiore era tumefatto. Aveva i capelli annodati, come se  qualcuno glieli avesse tirati malamente.
- Porca puttana. Chi cazzo è stato?
Poi misi a fuoco la figura di Mike e degli altri due nello specchietto retrovisore
- Newton… giuro che lo ammazzo.
- No! – urlò, lei, voltandosi verso di me con sguardo implorante, attaccandomisi ad un braccio – in fin dei conti non è successo niente di grave – aggiunse, con la voce che diveniva un sussurro
- Niente di grave? Niente di grave?! Lui è un uomo morto! Ed è mio!
Mi resi conto che la stavo terrorizzando e dal momento che ormai eravamo vicini a casa, e quindi sufficientemente lontani da dove avevamo lasciato l’idiota perché io non tornassi indietro e lo finissi, inchiodai la macchina con una frenata brusca e scesi per sbollire la rabbia. Non potevo indirizzarla contro di lei, quindi mi inoltrai nel bosco velocissimamente e detti un pugno contro un albero, buttandolo giù, sradicandolo. Stavo ancora cercando di riprendere il controllo quando mi sentii chiamare debolmente
- Jasper… -
Mi voltai a guardarla molto lentamente e la vidi avvicinarsi a me con passo incerto, sollevare una mano e carezzarmi una guancia
- Sto bene. Non è riuscito nel suo intento, dico davvero – aggiunse a voce bassa, cercando di calmarmi
Stranamente il suo tocco riuscì a placare in parte la mia ira. Poi abbassai gli occhi sulla sua maglietta, e tornai a ribollire
- Quel gran figlio di… ma cosa credeva di fare? – la vidi tremare, e non solo per la mia reazione, ma anche per il freddo
La maglia, già di per sé leggere, aveva uno strappo sul davanti, da cui si vedeva chiaramente il blu del reggiseno, che spiccava sulla pelle di lei. Mi tolsi il maglione e l’aiutai ad infilarlo, poi la strinsi a me.
- Scusami, non avrei dovuto gridare con te. E’ solo che…
- Lo so – mi sussurrò contro il petto – ma ti prego: non esporti inutilmente. Non puoi permettere che un momento di rabbia, per quanto giustificata vi costringa, ci costringa, a lasciare Forks
- Andiamo a casa
Raggiungemmo casa nostra in silenzio. Edward ci aspettava sulla porta, probabilmente aveva già letto i pensieri di Cassandra e sapeva già come si erano svolti i fatti, ma non lasciava trapelare niente. Notai lo scambio di occhiate tra Cassandra a mio fratello e ad un cenno del capo di quest’ultimo capii che lei gli aveva chiesto di mantenere il silenzio.
Sospirai guardando mio fratello, nuovamente preda dell’istinto omicida
- Ha ragione lei, non possiamo rischiare di farci scoprire
Entrammo in salotto e non appena gli altri la videro le si accalcarono tutti intorno, preoccupati.
- Sto bene, niente che non si possa risistemare in pochi giorni
- Papà, le daresti un’occhiata, per favore? – intervenni io richiedendo l’intervento di mio padre in qualità di medico
- Certo, figliolo. Vieni tesoro, andiamo in camera tua
Li vidi sparire su per le scale, speranzoso che Cassandra si aprisse con nostro padre e gli raccontasse l’accaduto: noi avremmo ascoltato tutto dal salotto, grazie al nostro udito eccezionale.
La sentimmo infatti descrivere a grandi linee l’accaduto: l’episodio in mensa, quello che era avvenuto in palestra, con lei che si difendeva e riusciva a scappare. Poi, dopo una decina di minuti di silenzio in cui Carlisle la visitava, mio padre scese in salotto.
- Sta bene, ha solo bisogno di riposare.
- Non è.. non ha… voglio dire Newton…
- No, Jasper, non l’ha stuprata: è scappata prima che quella bestia ci riuscisse. Ed il tuo arrivo è stato provvidenziale
Il ringhio di Rose gelò la stanza. Emmett era riuscita a bloccarla prima che si slanciasse sulle orme di Newton
- Lo ammazzo, quel maiale! Lo ammazzo!  
Sapevamo tutti che lei, avendo vissuto una violenza, a seguito della quale Carlisle l’aveva trasformata, era la sola persona in grado di capire cosa Cassandra avesse passato realmente.
- Rose, calmati. Non vuole assolutamente che ci esponiamo per lei, è stata chiara in tal senso. Non appena avrà finito di fare la doccia l’accompagnerò alla polizia: ha deciso di denunciarlo. Io farò un esposto al preside della scuola. E’ la soluzione migliore per tutti, anche per lei.
- La cosa non mi va a genio, papà. Ma va bene così. – dissi allora
- Ma in un modo o nell’altro giuro che gliela farò pagare – concluse Rose, mentre io mi avviavo al piano di sopra.
Bussai alla porta della camera di Cassandra
- Posso entrare?
- Un attimo, Jazz
Dai fruscii che provenivano dall’interno capii che si stava vestendo
- Entra pure
E così feci, richiudendomi la porta alle spalle. Poi mi voltai ad osservarla. Aveva i capelli raccolti in un telo da bagno. Il labbro era gonfio e lucido, la guancia stava già meglio: sospirai sollevato. Poi vidi l’impronta delle dita sul braccio e l’ematoma sulle spalle: la canotta che indossava sopra i jeans lo celava solo in parte. Mi avvicinai a lei nuovamente imbelvito.
- Quanto è grande il livido che hai dietro? – chiesi incespicando nelle parole
- Non molto – rispose facendo spallucce, per poi trasalire.
- Che hai?
- Il collo… e la testa… mi ha sbattuta contro il muro – disse con un filo di voce, studiando la mia reazione.
Mi avvicinai a lei lentamente, le liberai i capelli dal telo e le passai una mano tra di essi, alla base nella nuca, attirandola verso di me
- Va meglio? – le chiesi quando la sentii mugolare soddisfatta per l’effetto della mia mano gelata sul punto dolorante
- Mh, decisamente. Sei meglio di un presidio medico chirurgico. – disse ridacchiando imbarazzata
Le sorrisi
- Ok, allora vediamo di sistemare anche questo – e le posai due dita sulle labbra
Lei arrossì violentemente ed il suo odore, mescolato a quello del sapone e dello shampoo mi colpi le narici con la forza di un pugno di Emmett, devastante.
- Aspetta… un… secondo… non… muoverti – sussurrai, ormai con il cervello completamente staccato dalla parte razionale
La vidi dilatare gli occhi per la sorpresa quando abbassai il volto verso il suo
- Ferma… non… muoverti – mormorai ancora.
Poi, finalmente, le sfiorai le labbra con le mie.

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Voglio ringraziare ancora chi mi segue costantemente, soprattutto alcune delle mie fans più affezionate che non perdono mai occasione di recensire i capitoli facendomi i complimenti per la storia e lo stile. GRAZIE DI CUORE e UN BACIO

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Capitolo 11
*** Non tutti i mali vengono per nuocere ***


NON TUTTI I MALI VENGONO PER NUOCERE

Cassandra POV

Dopo avermi visitata, Carlisle scese dagli altri. Io avrei fatto una doccia, poi mi avrebbe accompagnata dalla polizia per denunciare Newton. Speravo caldamente che questo servisse ad evitare una qualche reazione sconsiderata da parte dei miei fratelli, ma il ringhio violento seguito dalle grida di Rose mi face capire che così non sarebbe stato.
Speriamo solo che non faccia una cazzata irreparabile.
Quando Jasper bussò alla mia porta, mi infilai rapidamente un paio di jeans ed una canotta poi lo feci entrare in camera mia. Sembrava che Carlisle lo avesse calmato abbastanza, ma quando mi vide i lividi che non aveva notato in precedenza tornò a schiumare rabbia mal repressa. Poi quello che iniziò come il tentativo da parte sua di dare sollievo con le sue mani gelide alla mia nuca ed al labbro tumefatto si trasformò in qualcosa di diverso.
Non appena mi posò le dita gelate sulla bocca la mia schiena fu attraversata da una scarica elettrica ed io mi sentii il viso ed il collo in fiamme.
Lo vidi socchiudere gli occhi
- Aspetta… un… secondo… non… muoverti – sussurrò, avvicinandosi con il volto verso il mio
Oddio… oddio… fu la sola cosa che riuscii a pensare, inchiodata sul posto per la sorpresa e l’aspettativa
- Ferma… non… muoverti – mormorò ancora.
Poi, finalmente, le sue labbra sfiorarono le mie delicatamente. Erano fredde e bollenti allo stesso tempo. Mi stuzzicò la bocca con piccoli baci leggeri, poi si staccò da me per guardarmi negli occhi.
Non smettere, ti prego
E lui tornò a baciarmi, stavolta premendomi sulle labbra con più decisione, fino farmi dischiudere la bocca per poi iniziare a giocare con la mia lingua
Muoio
E quello fu l’ultimo pensiero che mi attraversò la mente. Mi è ancora difficile dare un nome alle sensazioni che mi trasmetteva, sentivo solo la mano sulla nuca che mi teneva la testa per approfondire il bacio, mentre con l’altro braccio mi faceva aderire a sé.
Era la prima volta che venivo baciata così ed ero certa che nessun’altro lo avrebbe fatto all’infuori di Jasper.
Ad un certo punto mi ritrovai sdraiata sul letto con Jasper sopra di me, che continuava a baciarmi. Ogni tanto lasciava la mia bocca per dedicarsi alla mandibola, agli zigomi e al collo, consentendomi così di riprendere fiato. Poi torno ad impossessarsi della bocca, stappandomi un gemito di dolore: il labbro spaccato stava iniziando a complicare le cose.
Merda, proprio ora?!
Jasper sollevò la testa di scatto, guardandomi in volto
- Oddio, Cassy, mi dispiace, sono un completo idiota, non avrei dovuto neanche…  – mi disse liberandomi del suo peso
- No! – urlai, mettendomi seduta di scatto, per poi ripeterlo con un tono più basso, mentre arrossivo – No, per favore, non dirlo  
- Cosa non dovrei dire? – mi chiese, sorridendomi dolcemente
- Che non avresti dovuto… - abbassai la testa, vergognandomi
- Continua
- Baciarmi – sentivo il viso a fuoco
Cazzo, manco andasse a fuoco solo quello. A dir poco mi sta uscendo il fumo dalle orecchie.
- Non mi pento di averti baciata, anzi – sollevandomi il viso con due dita e sorridendomi sempre più teneramente
Aiuto, brucio, chiamate i pompieri!
- E’ la scelta del momento che non è stata azzeccata
Newton. Lo ammazzo. Cazzo. Ricevo il mio primo vero bacio da un pezzo di ragazzo che si  sa dove comincia ma di cui non si vede la fine... ed il labbro che LUI mi ha spaccato rovina tutto. Lo ammazzo.
- Se il tuo istinto omicida è indirizzato contro Newton, gli stai facendo un torto. Pensa a come è iniziato il bacio. Riflettici, amore
- Mhm, sì, come no… – poi mi ghiacciai, sembravo una statua di sale, mentre Jasper mi scrutava negli occhi e nell’anima
Amore?! Devo aver preso una bella botta in testa. O sto sognando, non c’è altra spiegazione: prima immagino Jasper che mi bacia e poi mi chiama pure amore. Ora mi sveglio e torno alla normalità.
- Cassandra, amore, cosa c’è?
Ancora
- Non stavo sognando allora… - mormorai, sempre più incredula e con il cuore che mi scoppiava
- No, e te lo dimostro – e tornò a baciarmi dolcemente.
Quando si staccò da me avevo il fiatone come se avessi corso la maratona di NY
- E adesso andiamo.- disse alzandosi dal letto con un movimento fluido, aiutandomi poi a fare altrettanto.
- Carlisle ci sta aspettando per andare dallo sceriffo.
- Vieni anche tu? – lo guardai speranzosa
- Certo, non ti lascio da sola. E poi potrebbero convocare Newton
- Jazz, mi prometti che non gli farai niente? – gli circondai la vita con le braccia, poggiandogli la fronte sul petto.
 - E perché dovrei? – mi rispose, poggiandomi il mento sulle testa - In fin dei conti, nonostante tutto, mi ha anche fatto un favore  
Io lo strinsi ancor di più, sorridendo per l’assurdità della cosa: aveva ragione, aveva fatto un favore ad entrambi. Era sorprendente quanto mi riuscisse facile fare ciò che avevo sempre desiderato ma che non avevo mai osato fare prima. Ebbene sì: realizzai in quel momento che, nonostante il dolore per la perdita del mio unico vero amico, Adam, mi ero innamorata di Jasper fin dal primo momento. Perdutamente.
- Anzi, due.
Merda. Ha sentito ciò che provo per lui.
- Ehi, guarda… che la cosa è reciproca.
Sollevai la testa di scatto, ancora una volta sorpresa dalle sue parole.
- E adesso andiamo – disse, baciandomi poi sulla fronte – Emmett sta iniziando a fare il diavolo a quattro con Alice e Rose per salire e controllare cosa stiamo facendo. E’ incredibile il senso di protezione che ispiri a quell’orso: se solo ti facessi soffrire sarebbe pronto a staccarmi la testa a morsi.
- Ricordatelo!!! – sentii tuonare la voce di Emmett dal piano di sotto.
Scoppiammo a ridere entrambi. Poi, dopo essermi infilata un maglioncino, raggiungemmo gli altri tenendoci per mano.

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AVVISO: probabilmente a causa del mio lavoro non riuscirò a postare sempre con la stessa frequenza. Me ne scuso anticipatamente. Un bacione a tutti.

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Capitolo 12
*** Non tutti mali vengono per nuocere... o forse sì ***


NON TUTTI I MALI VENGONO PER NUOCERE...
O FORSE SI’


Cassandra POV

 Le sera stessa dell’aggressione Carlisle, in qualità di dottore, mi disse che il giorno dopo avrei saltato la scuola. Io avevo insisto, cercato inutilmente di convincerlo del fatto che stavo bene, ma Edward non si era fatto gli affari suoi ed aveva rivelato alla famiglia che avevo intenzione di affrontare Newton davanti a tutto il corpo studentesco. Lo stupido avrebbe saputo che lo avevo denunciato solo nei giorni seguenti: lo sceriffo aveva aperto un fascicolo a suo carico e, per evitare clamore, dal momento che aveva la fedina penale pulita, voleva fare le cose con calma e discrezione.
- Eddai, Carlisle, che vuoi che mi possa fare?
- No, domani rimani a casa. Al limite riprenderai a frequentare la scuola il giorno dopo. Tra l’altro, per domani Alice ha previsto il sole, quindi saresti da sola
- Neanche per sogno, tu a scuola da sola non ci vai più – mi ingiunse Jasper, abbracciandomi protettivo
- Ma…
- Niente, ma. Da ora in poi tu frequenterai le lezioni solo se saremo a scuola anche noi. Chiuso il discorso  
- Va bene, Jazz… - capitolai, non senza sbuffare
- Inoltre – intervenne Emmettt – mi vuoi privare della soddisfazione di vederti mentre gliele suoni?
- Ahem…
- Che c’è Jasper
- Piantala! Sarebbe buona a dargliele davvero
- Oh, ma lo farà… e sarà uno spettacolo – disse allora Alice – vedrete – e sghignazzando allegramente volò tra le braccia di Edward
Quella sera andai a dormire piuttosto presto, la giornata era stata lunga e le emozioni talmente forti che crollai con la testa sulla spalla di Jasper, che era salito in camera per darmi la buonanotte.

Fui svegliata da qualcosa di freddo che mi sfiorava il volto e da una voce angelica
- Sveglia dormigliona… sono le nove di mattina ed io e te abbiamo un appuntamento con il sole
- Altri 10 minuti… - supplicai voltandomi su un fianco e andando a poggiarmi contro il corpo allungato sul mio letto, accanto a me
- Eddai… alzati – e mi sentii sfiorare le labbra una, due, tre volte, finché, ormai sveglia, non mi ritrovai ancora una volta coinvolta in uno dei baci più devastanti per la mia salute mentale.
Improvvisamente mi ritrovai sdraiata su Jasper, immobilizzata dalle sue gambe intrecciate alle mie e dalle braccia che mi stringevano per la vita e le spalle. In un momento di lucidità mi rammentai che in casa non eravamo soli.
- Jazz.. meglio smettere… Emmett…
- Non c’è… Alice ha convinto tutti ad andare a caccia
Soli. Devo ricordarmi di ringraziare quel folletto dispettoso.
Con una mossa fulminea ci ritrovammo a parti invertite, con Jasper che si teneva sui gomiti puntati sul materasso per potermi guardare negli occhi.
- Sei dolcissima quando dormi – carezzandomi il volto
- Sei… sei.. rimasto con me tutta la notte…
- Mi sono allontanato stamani, giusto il tempo di farmi una doccia – mi rispose, strusciando il naso contro la mia gola, subito sostituito dalla bocca.
Oddio, ma perché mi deve fare questo effetto?!
Sentivo uno strano pizzicore alla base della spina dorsale ogni volta che mi baciava. Iniziava sempre così, da lì, poi mi si allargava a tutta la schiena e mi venivano i brividi.
- Hai freddo?
- No – risposi velocemente per paura che si scostasse proprio come la sera prima – Anzi
Ed era vero. Lui era gelato ma il contatto con la sua pelle mi scaldava tanto che sarei potuta entrare in ebollizione.
Lo sentii ridacchiare sommessamente.
Vediamo se ti diverti ancora…
E gli infilai una mano sotto la maglietta, iniziando a carezzargli i muscoli della schiena. La sua reazione fu immediata: fu attraversato da un fremito; avevo notato che tutte le volte che gli toccavo la pelle della nuca rabbrividiva.
- Piccola peste – mi sussurrò a filo di labbra, baciandomi ancora.
Persi completamente il controllo delle mie azioni, la parte razionale del cervello scollegata, mi muovevo solo per istinto. Sentivo la pelle delle spalle di Jasper sotto entrambi i palmi, mentre le sue mani mi carezzavano i fianchi. Registrai a mala pena che mi faceva sollevare una gamba, portandomi la coscia all’altezza dei suoi fianchi. Poi con la mano risalì il braccio in una lenta carezza, fino ad arrivare alla spallina del top con cui ero solita dormire, abbassarla e poi lasciarmi la bocca per baciarmi sulla clavicola, tracciandovi una scia di fuoco.  Mi ritrovai ad armeggiare con la sua maglia: riuscii a tirargliela su fino alle spalle poi lui mi aiutò a sfilargliela. Ripresi a carezzargli le spalle… la schiena… i pettorali… gli addominali… sembrava di carezzare la statua del David talmente era tanta la perfezione di quel corpo. Avevo perso tutti i freni inibitori che può avere una vergine di quindici anni. Soprattutto dopo che Jasper aveva iniziato a baciarmi l’incavo tra i seni: il top era stato strappato via in malo modo. Volevo di più. Il cervello ed il mio cuore gridavano “ancora”. Presi a far scivolare le mani sempre più giù, fino alla cintura. E mi ritrovai con le braccia sollevate sopra la mia testa, i polsi bloccati delicatamente dalle mani di Jasper.
- No -
Lo guardai senza capire il senso di quel monosillabo. Eravamo entrambi ansimanti.
- Jasper…-
- No – tornò a ripetermi, fissandomi negli occhi con amore
- Ma…
- Siamo già andati troppo oltre. Sai cosa succederebbe se non ci fermassimo adesso, vero?
- Sì… - continuavo a non capire, io volevo che succedesse
- Hai solo quindici anni…
- Quasi sedici, mancano 10 giorni
- Hai solo sedici anni – si corresse, sorridendomi – anche se non cambia le cose. Non credo tu sia già stata con un ragazzo, così come non credo sia giusto che il primo sia io, un vampiro
Mi divincolai da lui come una furia, e mi alzai velocemente infilandomi la prima cosa che mi capitò a tiro, una maglia di Emmett, regalatami da fratello orso perché sapeva quanto mi piacesse quel drago dorato che la decorava; mi stava grande, decisamente, ma era perfetta: andato il top, ero rimasta in slip.
- Esci da questa stanza, Jasper. Fuori
- Cassy…
- Ho detto fuori. – e mi preparai al colpo finale - Devo farmi la doccia: mi sento sporca
Lo vidi cambiare espressione: mi lanciò uno sguardo pieno di rabbia e dolore. Lo avevo ferito volutamente, ma in quel momento mi era sembrata l’unica cosa da fare per scaricare su di lui la mia frustrazione, e comunque era così che mi aveva fatta sentire. Mi aveva fatta sentire sporca ed inadeguata.
Afferrò la maglia con un gesto di stizza, infilandosela rapidamente, mostrandomi un’indifferenza che mi feriva ancora di più. E sicuramente lo percepì, come aveva percepito tutte le mie emozioni fino a quel momento, ma lo ignorò. Sapevo quanto fosse orgoglioso, tanto quanto me, se non di più, perciò il fatto che si avviasse alla porta senza ribattere non mi stupì affatto.
- Come vuoi – furono le sue uniche due parole
Aprii la porta, ma prima di vederlo uscire del tutto, affondai un ultimo colpo
- Un’ultima cosa: d’ora in poi stammi lontano, non voglio più avere niente a che fare con te. Ne ho già avuto abbastanza di avere per ragazzo un vampiro
Era fermo, immobile sulla soglia della mia stanza e mi guardava con lo stesso sguardo che aveva quando lo vidi la prima volta. Mi sentii il cuore andare in mille pezzi, sgretolarsi, ma ormai il danno era fatto. E conclusi la scenata sbattendogli violentemente la porta in faccia.
Complimenti, Cassandra. Bella stronza.
Poi mi gettai sul letto, scoppiando a piangere. E fu li che mi ritrovò Alice quando giunse a casa mezz’ora dopo, abbandonando la caccia per una presunta emergenza a casa che aveva fatto accorrere tutta la famiglia.
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Spero non me ne vorrete, ma la litigata mi serve per introdurre un altro personaggio. Indovinate chi ?
Baci

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Capitolo 13
*** Fratello orso e nuovi incontri ***


FRATELLO ORSO E NUOVI INCONTRI
 
Jasper POV

Ero catatonico, svuotato, devastato. Morto. Dacché ero stato trasformato in vampiro quella era la prima vera volta in cui mi sentivo morto. Ed era solo colpa mia.
Idiota. Coglione. Testa di cazzo.
Sarei andato avanti per l’eternità, ma il ricoprirmi di epiteti non mi avrebbe restituito ciò che con i miei scrupoli assurdi avevo gettato alle ortiche.
Dio, come mi manca.
Avevo ancora il suo profumo nelle narici, la sua dolcezza in bocca ed il suo calore su di me.
Emisi un ringhio basso, una sorta di lamento. Se avessi potuto procurarmi la morte lo avrei fatto.
Sono proprio uno stronzo. Come se anche lei non stesse male.
Mi diressi stancamente in salotto, dove, pochi minuti dopo, fui aggredito da Alice. Sapeva già tutto.
- Dov’è?
- In camera sua
- Io vado da lei. Rose, tu bada a che Emm non lo uccida. Io e te, Jazz, faremo i conti più tardi
La vidi sparire in direzione delle scale.
- Perché non siete andati alla radura? – chiese Emmett sospettoso
- Perché nostro fratello è un coglione, Emm – intervenne Edward, anche lui già a conoscenza di tutto
- Ma chi è che piange? – chiese allora Esme, preoccupata, poi guardò verso di me e capì
- Io ti ammazzo! Ti avevo avvertito! – il pugno di Emm mi colpì in pieno volto, spedendomi verso la parete alle mie spalle, poi fu bloccato da Edward e mio padre.
- Lasciatelo fare. Ha ragione. Me lo merito. Ed inoltre così smetterò di soffrire. – dissi riacquistando una posizione eretta.
Alle mie parole la rabbia di Emmett si sgonfiò tutta assieme.
- Cosa è successo? – mi chiese preoccupato anche per me
- Per una volta che mi sono fatto degli scrupoli… Diciamo che ho scelto il momento sbagliato
- Non avrete… - mi chiese Rose, incredula
- No… mi sono fermato in tempo, ma Cassy ha frainteso le mie motivazioni, credo… e mi ha liquidato
- Cioè… fammi capire… ti ha mandato al diavolo perché ti sei rifiutato di fare l’amore con lei?! – Emm era sorpreso dell’intraprendenza della ragazza, tanto che iniziò a sghignazzare
- Di sicuro non è mia sorella… ma cazzo, se mi somiglia… anche io mi incazzo se Rose… Ahio!!!- fu bruscamente interrotto da un pattone della sua dolce metà
- Idiota – fu poi il commento di lei
- Ma che ho detto?!
Io li osservai per un attimo poi mi avviai verso la porta
- Figliolo, dove vai?
- Vado a fare un giro, papà – poi avvicinandomi a Esme – Mamma, non so quando ritornerò, non aspettarmi – la baciai e uscii di corsa, mentre sentivo mio fratello Edward dire al mio posto – Denali.
Forse era il caso che rimanessi lontano da casa per un po’, così avrei restituito a Cassandra un po’ di tranquillità.
Speriamo che non si metta nei guai.
Denali. Afferrai le borse, avviai il motore della motocicletta e partii sgassando.

*****
Cassandra POV

Erano trascorsi sei giorni da quando se ne era andato. Sapevo che l’aveva fatto perché sperava che mi riprendessi più facilmente. Tutto inutile.
Beh, mi ha dato ciò che gli ho chiesto. Che mi lamento a fare?
Avevo tutta la famiglia intorno. I miei fratelli non mi lasciavano mai sola e cercavano di distrarmi in ogni modo. Esme mi viziava tremendamente e Carlisle, che avevo iniziato a chiamare papà, aveva preso dei giorni di ferie per stare con me, giorni durante i quali mi istruiva su tutto quello che riteneva dovessi sapere sui vampiri. Lui sperava che questo servisse a distrarmi dal pensiero di Jasper ed io glielo lasciavo credere, ma tutto ciò che mi diceva, ogni cosa, gridava Jasper: il gelo della pelle, Jasper che mi carezzava; la durezza del corpo, Jasper sdraiato sopra di me sul mio letto, intento a baciarmi; la bellezza irresistibile, Jasper a torso nudo, seduto sul mio letto; la voce angelica, Jasper che mi sussurrava dolcemente all’orecchio, abbracciandomi; Jasper, Jasper e ancora Jasper.
Avevo anche imparato a celare i miei pensieri ad Edward: cantavo, cantavo di tutto, dalle filastrocche per bambini alle canzoncine sconce, passando anche attraverso l’opera. E questo faceva impazzire mio fratello.
Emmett cercava di farmi ridere in ogni modo, ed io mi sforzavo di mostrarmi serena e di divertirmi, ma glielo leggevo negli occhi che non cadeva nel mio tranello. Assai spesso mi abbracciava teneramente e mi stampava baci sulla testa, sotto lo sguardo triste di Rose ed Alice.
Mi sforzavo di far apparire che non fosse successo niente, ma ci riuscivo solo di giorno. La notte la trascorrevo sdraiata sul tappeto della mia camera da letto, rannicchiata su me stessa, dormendo di un sonno, quando arrivava, tormentato e fatto di incubi. Il più frequente era quello in cui Jasper mi sorrideva per poi guardarmi improvvisamente triste, voltarsi ed andare via; io cercavo di raggiungerlo ma più io mi avvicinavo a lui e più lui si allontanava da me.
Quella mattina Alice entrò nella mia stanza a passo di carica
- Adesso basta, non puoi struggerti per quello scemo
- Alice, che vuoi? – le chiesi, guardandola in cagnesco
- Vestiti, tra dieci minuti arriveranno i Quileutes: c’è stata una serie di sparizioni a Port Angeles e loro hanno fiutato la scia di due vampiri, forse quelli a capo del gruppo di neonati che ti hanno attaccata sul bus scolastico. Vestiti, papà vuole che tu sia presente: li avremo spesso in giro per casa
- Mh – mugugnai in risposta, infilandomi nel bagno
- E sbrigati
- Sissignore, signor generale – le risposi infilandomi nella doccia
Quando scesi in salotto, vi trovai sei ragazzi che non conoscevo, cinque maschi e una femmina, tutti inconfondibilmente indiani. Sapevo che erano licantropi, nemici giurati dei vampiri, ma che avevano stretto un patto con i Cullen quando arrivarono qui la prima volta: si spartirono il territorio e la riserva rimase off-limits per i freddi, come il branco di La Push chiamava i vampiri. Le cose si erano un po’ modificate nel tempo e sembrava che i due gruppi riuscissero a convivere civilmente per proteggere il territorio da “invasori” esterni all’accordo originario. Come in questo caso.
Mi fermai sulla soglia osservandoli incuriosita, stupita dalla mole dei ragazzi, uno dei quali mi sembrava essere addirittura alto quanto Emmett
- Cassandra, vieni – mi chiamò mio padre sorridendo e allungando verso di me una mano, in segno di invito. Una volta che gli fui vicina mi circondò le spalle con fare protettivo.
- Cassandra, loro sono Sam, Embry, Quil, Leah, Jackob e Seth. Ragazzi lei è mia figlia Cassandra
- Cassy – lo corressi, sorridendo all’indirizzo del gruppo. Gli ultimi due furono quelli che più mi colpirono. Seth sembrava infatti avere la mia età, mentre Jackob era la montagna alta quanto fratello orso.
Parlarono per un po’ tra di loro circa le precauzioni da adottare e le ricerche dei due vampiri.
Io intanto studiavo Seth e Jackob. Notai che quest’ultimo si soffermava spesso con gli occhi sulla mia figura, soppesandola. Aveva gli occhi di un marrone scuro, lucido come il velluto, i capelli neri e lucenti ed una stazza impressionante: la maglietta di cotone, aderente, ne metteva in risalto il torace ampio e muscoloso. I lineamenti del volto non erano quelli perfetti e delicati di un vampiro, bensì erano piuttosto marcati: nel complesso era comunque un ragazzo per cui sarebbe facile perdere la testa. Mi sentii osservata ancora una volta e mi accorsi che il mio esame della sua figura non gli era passato inosservato. Mi sorrise sollevando un angolo della bocca, iniziando a sua volta ad esaminarmi. Probabilmente quello che vide gli piacque, perché intensificò il sorriso, facendomi arrossire. Seth, che aveva notato lo scambi di occhiate, gli assestò una gomitata, riportando la sua attenzione sul discorso.
Poi, improvvisa, arrivò quella domanda
- Carlisle… Jasper dov’è? – chiese Jackob
Mi colse impreparata e la fitta di dolore fu talmente acuta che mi tolse il respiro
- Scusatemi… un attimo…- e mi allontanai in cucina, dove poco dopo mi trovò Emmett, le mani che stringevano violentemente i bordi del tavolo, mentre cercavo di riprendere il controllo della respirazione.
La manona di Emmett mi calò sulla spalla e dopo avermi fatto voltare verso di sé mi abbracciò stretta.
- Emm… fa male – gli dissi tenendo il volto contro il suo torace nel tentativo di nascondere le lacrime che scendevano silenziose.
- Lo chiamo e gli dico di tornare
- Non servirebbe a niente. E’ stato chiaro: sono una mocciosa… e come se questo non bastasse, non solo sono ancora vergine, ma non sono neanche un vampiro. Ergo: non faccio per lui. Tra l’altro me lo ha detto quasi a chiare lettere: trovati un amichetto umano, poi, caso mai, vedremo.
- Lo hai frainteso, Cassy. Jazz vuole solo che tu viva la tua età: lui si è arruolato molto giovane, troppo, barando sull’età, è partito per la guerra e poi si è trovato vampiro. Non vuole privarti di ciò che non ha avuto lui.
Io rimasi in silenzio, stretta in quel rassicurante abbraccio fraterno.
- Il suo è un gesto d’amore, Cassy.
- E lo chiami amore tutto ciò? Sto maledettamente male
- Ti ama
- Anche io lo amo, ma questo no gli da il diritto di decidere per me
- Lo chiamo e gli dico di tornare. Capirà… Eppoi... Deve tornare anche perché abbiamo bisogno di lui per fermare quei due vampiri prima che ci facciano scoprire dagli umani
- Ok. Torniamo dagli ospiti?
- Non preoccuparti, sono andati via. Torneranno domani per dirci cosa hanno trovato.
- Emmett?
- Dimmi scricciolo
- Ti voglio bene
- Anche io, scricciolo, anche io

*****
Jasper POV

Erano trascorsi sei giorni da quando me ne era andato. In tarda mattinata mi arrivò la telefonata di Emmett, in cui mi chiedeva di tornare a casa perché erano sorti dei problemi e Cassandra poteva essere in pericolo. Non volli sentire altro
- Parto subito
- Ti aspettiamo, Jasper.
Recuperai le mie cose al volo, pensando a Cassandra. E a quanto fossimo stati vicini a fare l’amore. Perso nei miei pensieri non sentii arrivare la presenza alle mie spalle, finché due braccia sottili non mi abbracciarono da dietro, circondandomi la vita.
- Dove vai?
- Torno a casa. Tanya, lasciami in pace. – liberandomi dalla presa
- Vengo con te
- No
- Ma Jasper…. – iniziò mugolando
Mi voltai verso la bella vampira bionda che aveva concentrato tutto il suo potere seduttivo sul sottoscritto, dopo che Edward l’aveva rifiutata per qualche decennio, per poi fare di Alice la sua compagna, subito dopo il nostro arrivo in famiglia.
- No, Tanya. Non ho bisogno di altri fastidi a casa.
Mi guardò sorridendomi seducente
- E così io sarei un fastidio, eh? – e muovendosi seducente me la ritrovai praticamente addosso
- Tanya…- sospirai, iniziando ad adirarmi seriamente
- Ok, ok – rispose spostandosi – prometto che mi comporterò bene Forks
E lì compresi che il grosso dei miei guai con Cassandra era appena iniziato.

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Grazie ancora per le splendide recensioni ed a chi ha messo la storia tra i preferiti. Baci.

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Capitolo 14
*** Oggi una vampira per te... ***


Jasper twilight - Cap 13 Oggi una vampira per te...
OGGI UNA VAMPIRA PER TE…

Cassandra POV

- Cassandra…
- Si, Alice?
- Emm ha parlato con Jasper
Sentii il cuore mancare un colpo, le mani mi si fermarono a mezz’aria, le dita sospese sui tasti del pianoforte di Edward, il quale aveva iniziato ad insegnarmi a suonarlo.
- Ha detto che sarà qui il prima possibile
La guardai cercando di riprendere il controllo, posandomi le mani giunte in grembo, ignorando il dolore sordo che avevo nel petto.
Notai lo strano sguardo di intesa che si scambiò con Rose
- Diglielo, Alice
- Non so…
- Vuoi farla stare peggio di come sta già?
- No, ma…
- Smettetela di parlare di me come se non ci fossi!!! – urlai loro, imbelvita, alzandomi di scatto e voltandomi verso di loro
- Ecco… quello che Jasper non ha detto… perché non poteva saperlo al momento della telefonata…
- Alice… Stringi!!!
- Sì, Cassy, ci sto arrivando. Non verrà da solo.
La guardai senza capire. Fu Rose a spiegarmi.
- Tanya verrà con lui.
Quattro parole, semplici da capire, ma non da digerire.
Tanya. La bionda mozzafiato che aveva fatto una corte serrata ad Edward, nonostante questi l’avesse sempre rifiutata, rinunciando a lui solo quando aveva fatto di Alice la sua compagna.
Tanya. A cui Rose aveva quasi staccato la testa perché ci aveva provato anche con Emmett.
Tanya. Che da decenni cercava di prendersi Jasper.
Tanya. Adulta. Sessualmente esperta. Vampira.
Con Jasper.
Nessuna possibilità. Inutile illuderti, Cassandra, è finita.
- Capisco – fu tutto ciò che riuscii a dire
Vidi Alice guardarmi stupita, mentre tornavo a sedermi e riprendevo a strimpellare
- Cassandra, tutto bene?
- Sì. Lieta che torni e lieta di conoscere Tanya. - risposi con indifferenza, mentre sentivo che dentro di me si era rotto qualcosa.
La mia reazione le stupì non poco, ma non volevo assolutamente cha sapessero come mi sentivo veramente, ed iniziai a simulare una pace interiore che non avevo ed ha dissimulare la maglia di dolore che mi stritolava il cuore.
Le mie sorelle uscirono dalla stanza in silenzio. Io poco dopo me ne andai in camera mia, afferrai al volo la chitarra classica che era appartenuta ad Adam e uscii di casa, diretta ad una piccola radura che avevo scoperto pochi giorni prima. Appena arrivata mi sistemai su un masso in posizione lievemente rialzata ed iniziai a pizzicare le corde delicatamente. Ma fui costretta a smettere. Le lacrime mi avevano riempito gli occhi ed i singhiozzi mi scuotevano il corpo.


*****

Jasper POV

Ci mettemmo in viaggio quasi subito, io con la moto, Tanya con l’auto. Sebbene lei avesse preferito starmi attaccata e fare il viaggio con me, l’avevo convinta dell’utilità per lei di avere un portabagagli dove infilare la sua ingombrante valigia.
Arrivammo a Forks nel pomeriggio del giorno successivo alla telefonata di Emmett. Io sfruttai il vantaggio datomi dall’agilità della moto per arrivare prima di Tanya: speravo di riuscire a parlare con Cassandra prima che quella strega ci mettesse il naso.
Fermai la moto davanti all’ingresso, smontai rapidamente e raggiunsi Edward che mi aspettava sulla porta.
- Ed... dov’è?
- Alla radura, l’ha scoperta alcuni giorni fa.
Corsi a cercarla. La trovai a terra, ranicchiata ai piedi di un masso, cui stava appoggiata con le braccia, la testa abbandonata  su di esse. Accanto a lei la sua chitarra.
Mi avvicinai a lei lentamente e senza farmi sentire. Piangeva. Disperatamente.
Non è servito a niente andarmene.
Mi avvicinai ancora e le sfiorai i capelli. La vidi sollevare la testa di scatto e guardarmi in volto. Si asciugò le lacrime in tutta fretta ed indossò una maschera di indifferenza.
Mi resi conto che stava cercando di camuffare anche il suo stato d’animo, ma qualche accenno di dolore passava tra le maglie della finzione.
- Ciao Jasper, ben tornato - mi salutò usando un tono monocorde, alzandosi.
La osservai studiandone i lineamenti del viso, lo sguardo. Era dimagrita, tanto, e gli occhi erano circondati da due occhiaie scure, malsane.
L’afferrai per le spalle, attirandola a me. Non oppose resistenza, sembrava una bambola di pezza. Non appena ne incontrai gli occhi rimasi di sasso. Erano sempre bellissimi, di un caldo colore ambrato, ricco di sfaccettature dorate, proprio come lo ricordavo. Ma erano fermi, immobili. Non c’era traccia di quei laghi di oro liquido, sempre in movimento, che avevano ridato la vita al mio cuore morto. Era lo stesso sguardo di quando decise di non voler più lottare dopo l’aggressione subita sullo scuolabus.
E capii che era colpa mia. Era viva, ma dentro sembrava morta.
La strinsi a me, cercandole le labbra, ma lei si divincolò dolcemente ma con decisione, allontanandosi da me.
- Sta arrivando la tua nuova ragazza. Vuoi per caso farla ingelosire? - mi chiese indirizzandomi un sorriso sghembo, alla Edward
- Non è la mia ragazza...
- Pardon hai ragione.... vampira...
In quel momento riuscii a percepire per una frazione di secondi il dolore interiore che aveva accompagnato le sue parole, poi sembrò riprendere il controllo di sé stessa. E mi tagliò ancora una volta fuori.
La stavo ancora guardando negli occhi, in cerca di qualche risposta, quando fece la sua comparsa Tanya.
- Ciao - poi, attaccandomisi al braccio - Jasper, tesoro, ecco dove ti eri cacciato. Ti ho cercato ovunque, sai? - poi la vidi osservare Cassandra socchiudendo gli occhi. Fu allora che mi stampò un bacio sulle labbra
- E tu chi saresti? - poi fingendo di averlo compreso solo allora - Ma certo, sei sua sorella. Quella umana. Cassandra, vero? - e nel mentre mi si strusciava contro
Vidi Cassandra indietreggiare impercettibilmente ed in quel momento io fui colpito in pieno petto dallo stesso dolore che avevo sentito squarciarle il cuore.
- Cassandra, aspetta, non è...
- Sì, piacere di conoscerti Tanya. - poi la vidi afferrare la chitarra al volo e correre in direzione di casa.
- Cassandra!!!
Lei non si fermò.

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Capitolo 15
*** ...domani un licantropo per me ***


 …DOMANI UN LICANTROPO PER ME
 
Cassandra POV

Correvo verso casa senza neanche vedere la strada talmente tante erano le lacrime che mi inondavano gli occhi. Caddi un paio di volte, sbucciandomi i palmi delle mani e graffiando anche la mia adorata chitarra. Ma sentivo di dovermi allontanare da loro il più possibile.
Continuavo a vedere la bella vampira che si strusciava contro il mio Jasper. Che lo baciava. E lui non la scostava.
No, non è più tuo. Anzi, non lo è mai stato.
Quando ero scappata dalla radura lo avevo sentito chiamarmi, ma non mi ero fermata. Non potevo guardarli ancora mentre amoreggiavano.

*****

Jasper POV

Mi voltai verso Tanya scrollandomela di dosso.
- Tanya, sta lontana da me, ma soprattutto... sta lontana da Cassandra
- Ohi ohi, il povero vampiro innamorato di un’insulsa umana.
- Non puoi capire
- No. Tu non capisci che non siete fatti per stare assieme. Un vampiro può stare solo con un vampiro e...
- E scommetto che tu ti offri volontaria per stare con me.
Mi guardò facendo spallucce e sorridendomi accattivante mi si attaccò ancora al collo
- Piantala, Tanya.
L’allontanai bruscamente. Se non vuoi che ti stacchi la testa rammenta ciò che ti ho detto. E ricordati che posso sempre scatenarti contro Rose. Un ultimo consiglio: lasciami in pace, anzi, lasciaci in pace.
E mi voltai iniziando a correre con in mente solo una cosa.
Cassandra.

*****

Cassandra POV

Arrivai a casa in uno stato pietoso. Riuscii a raggiungere la mia stanza e a farmi una doccia. Il tutto mentre continuavo a piangere. Poi, una volta scesa, fui bloccata da Emmett.
- Cassy, Jasper?
Ed io lo aggredii
- Non lo so e non mi interessa. Probabilmente si starà facendo la sua bella.
- Cas...
- oooooh... basta lasciami in pace Emm!
E ancora una volta scappai di casa correndo... o almeno ci provai. Ero appena oltre la porta. Stavo piangendo ancora e mi ritrovai a sbattere contro un macigno. Jackob Black.
- Ehi, piccolina dove vai così di fretta? - mi chiese prendendomi al volo.
- Cassandra! - sentii chiamarmi dalla voce di Jasper
- Ti prego, aiutami- dissi a Jackob guardandolo con occhi imploranti - Portami via da qui... Per favore
Mi guardò un attimo, sorpreso, poi si voltò verso Jasper che si stava avvicinando a noi. E capì.
- Ok, andiamo - Mi afferrò per la vita e mi strinse a sé. Io fui sorpresa del gesto, ma avevo bisogno di qualcuno che fosse estraneo alla famiglia e lo lasciai fare. Mi ritrovai con il casco da moto in testa, mentre Jackob me lo allacciava saldamente.
- Jackob, cosa... Cassandra?
- Non temere per tua sorella, ve la riporto più tardi - mentre saliva in moto e aspettava che mi sistemassi dietro a lui
- Cassy, aspetta, io... noi...
- Glielo dici stasera, Cullen. Ci si.... - mi afferrò i polsi e intrecciò saldamente le mie braccia intorno alla sua vita, tenendomi le mani tra le sue. Poi partì a tutto gas.

*****
Jasper POV

Quando arrivai a casa la cercai ovunque, tranne che in camera sua, proprio dove era nascosta. Poi la senti gridare contro Emmett
- Oooooh... basta lasciami in pace Emm!
Ne seguii la scia di profumo fino a fuori casa... E la vidi con il cagnaccio. Le mani di lui le circondavano i fianchi mentre lei lo guardava in volto.
- Portami via da qui... Per favore - era terrorizzata... da me e dal doversi confrontare con me
Lo vidi stringerla a sé ed aiutarla ad indossare il casco. In quel momento lo avrei ucciso.
- Jackob, cosa... Cassandra? - un ultimo tentativo di richiamarla a me
- Non temere per tua sorella, ve la riporto più tardi - mentre saliva in moto e aspettava che lei si sistemasse alle sue spalle
- Cassy, aspetta, io... noi... - cercando di fermarli
- Glielo dici stasera, Cullen. Ci si.... - mentre le afferrava i polsi e si passava le braccia di lei intorno alla vita. Poi partì a tutto gas.
Sentii arrivare Emmett e Alice alle mie spalle, mentre stavo meditando di scatenare veramente Rose contro Tanya... ed Emmett contro Jackob.
- Adesso vedi di metterci una pezza, scemo che non sei altro! Non vorrai mica che quel cane entri in famiglia...?
La mia risposta fu un ringhio all’indirizzo di Emmett, che aveva appena pronunciato queste parole
- Allora vedi di fare qualcosa, Idiota - mi disse Alice, riuscendo a farmi percepire l’iniziale maiuscola della parola idiota anche senza che lo avesse specificato.
- Alice... dove la porta?
- Lo sai che non posso vederlo, non leggo il futuro dei licantropi...
- Ma io ne leggo il pensiero...- intervenne Edward - La Push, la spiaggia

*****

Cassandra POV

Mi ritrovai stretta alla sua schiena senza neanche sapere come fosse successo.
Una ventina di minuti dopo eravamo in spiaggia, nella riserva. Lì la mia famiglia non avrebbe mai potuto raggiungermi senza infrangere il patto con i Quileutes. Neanche Jasper avrebbe mai osato tanto.
Jackob mi aiuto a scendere dalla moto e poi mi tolse il casco guardandomi in volto.
- Ti va di parlarne?
- Preferirei di no... Non so come ringraziarti per avermi...
Mi ritrovai un suo dito sulle labbra. Aveva la pelle caldissima, come se fosse febbricitante. Altro contrasto tra vampiri e licantropi: la temperatura del corpo; mentre i primi erano ghiacciati, i secondi erano bollenti.
Lo guardai stupita.
- Sono io che devo ringraziare qualcuno... non sapevo come fare per convincerti ad uscire con me! - mi confessò con la testa piegata di lato ed un sorriso seducente sulle belle labbra carnose.
Lo guardai sempre più sorpresa. Poi scoppiammo entrambi a ridere.
- Grazie, Jackob, ne avevo proprio bisogno
- Prego, bambolina, non c’è di che - e mi stampò un baciò in fronte, forse abbracciandomi più a lungo del dovuto. Ma io stavo bene.
Forse ero egoista, ma il fatto che non mi chiedesse niente o che semplicemente non si sforzasse di fare conversazione era per me una cosa positiva. Iniziammo a passeggiare sul bagnasciuga a poi mi portò fino alle pozze, dove ci sedemmo in silenzio. Era la prima volta che trovavo qualcuno che capisse come mi sentivo e mi lasciasse il tempo necessario a elaborare i miei “problemi”. E gliene ero grata. Stavamo entrambi in silenzio, a scrutare il mare. E quando mi venne freddo mi sentii circondare da due braccia calde e stringere contro un petto bollente. Strano a dirsi, ma stavo veramente bene. Dopo giorni trascorsi a piangere, a disperarmi ed a sentirmi morire, per la prima volta sentivo che un po’ di vita attraversava il mio corpo. Forse avevo trovato il mio raggio di sole.

*****

Jasper POV

Quella sera l’aspettai, mostrando per la prima volta in vita mia i miei sentimenti a tutta la mia famiglia. Non sapevo con chi dei tre essere più arrabbiato: Tanya, che aveva fatto deliberatamente credere a Cassy che tra noi ci fosse qualcosa; Jackob, che a detta di Edward, si era mostrato subito interessato  Cassy e che me l’aveva portata via di sotto il naso con estrema soddisfazione; me stesso, che avevo dato il via a tutto il casino e per averla gettarla praticamente tra le braccia del cane rognoso. E la mia coscienza ribolliva.
Una cosa è certa: ho tutta l’eternità a mia disposizione per riconquistarla...
Fossi anche costretto a trasformarla in vampira? Saresti disposto a farlo Jazz?
NO! Non a questi patti. Ma non rinuncio a lei!
Quando sentii il rombo della moto di Jackob faticai non poco per trattenermi dal correre fuori e attaccarlo. Soprattutto quando lo vidi aiutarla a togliere il caso e, dopo aver parlato con lei, ed aver gettato uno sguardo alla finestra di camera mia (sicuramente si sentiva osservato), sfiorarle le labbra in un rapido bacio, per poi risalire in moto e partire.
No. Non l’avrai, Black. Giuro che non ti renderò la vita facile con Cassandra. Lei è MIA.

*****

Cassandra POV

Ero stata bene con Jackob. Per un po’ avevo dimenticato Tanya e pensare a Jasper non mi faceva così male. Poi mi riaccompagnò a casa. Quando arrivammo davanti alla villa non uscì nessuno. Forse ne approfittò per questo. O forse era solo un gesto d’affetto o per tirarmi su. Ma al momento di congedarsi mi sfiorò le labbra in un bacio dolcissimo, lasciandomi stupita e più confusa che mai.

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Capitolo 16
*** Diamanti ***


Jasper twilight - Cap 15 Diamanti
DIAMANTI


Cassandra POV

Un giorno e poi avrei compiuto sedici anni. In famiglia erano tutti in fermento. Volevano organizzarmi una festa ed Alice era tutta presa dai preparativi, certa che mi sarei divertita. Da parte mia ritenevo di non avere niente da festeggiare. E non ne volevo sapere niente, la qual cosa mandava in bestia la mia dolce sorella elfa,.
Mi spiaceva soprattutto per Esme e Carlisle: si davano da fare tantissimo, troppo. Mi sentivo in colpa per il fatto di detestare l’idea di festeggiare il mio compleanno, in fin dei conti sarebbe stato il primo che avremmo trascorso assieme.
Ma il dovermi fingere sorridente davanti a Jasper e Tanya era troppo anche per me.
Ed infatti trascorrevo le mie giornate fuori casa, a La Push. Con Jacob.
Non potevo fare diversamente. Licantropi e vampiri si erano trovati dello stesso parere: finché non avessero scoperto qualcosa di più sui due vampiri che giravano nella zona, io sarei stata una sorvegliata speciale. Quindi, la scelta era tra stare a casa Cullen o alla riserva Quilleute.
E vista l’ingombrante presenza di Tanya e del suo continuo scodinzolare dietro a Jasper, avevo scelto la seconda opzione.
Non che la cosa mi facilitasse la vita. Se da una parte non vedevo la coppietta felice, dall’altra mi trovavo sempre più confusa su quello che provassi per il licantropo. Era sempre gentile e disponibile con me. Mi trattava come se fossi un prezioso oggetto di cristallo. E mi dava quello di cui avevo bisogno: una spalla amica su cui piangere, qualcuno a cui appoggiarmi senza dover dare spiegazioni. Ma non ero certa che fosse giusto nei suoi confronti.
Ed iniziavo a credere che avesse per me un interesse diverso: era infatti riuscito a rubarmi altri tre baci.
Quel giorno avevamo trascorso la mattinata in spiaggia, ma per l’ora di pranzo dovevo essere a casa: Alice mi aveva fatto promettere che mi sarei presentata puntuale alle 12 e mezza per la prova dell’abito che mi aveva regalato per il giorno della festa. Quando fermò la moto davanti a casa Cullen, Edward ed Emmett stavano litigando furiosamente con Jasper.
- Mai sei scemo o cosa?!
- Non mettertici anche tu Ed! Emm è già una rottura di palle più che sufficiente!
- Vuoi lasciare le cose così come stanno? Ed è vero?
- Emm, ma ti sei bevuto il cervello o cosa?
- Beh, stando a quello che dice lei, voi... - intervenne Ed, ora più calmo, vista la furia del fratello
Guardavo i miei tre fratelli stupita: non gli avevo mai visti litigare tra loro, né tanto meno alzare la voce così.
Scesi di moto poggiandomi alle spalle di Jacob, mi sfilai il casco, mentre lui smontava a sua volta, e glielo restituii sorridendogli.
- Meglio che tu vada... sarebbero buoni a tirartici in mezzo.
- Già - e aggiunse a bassa voce - e scommetto che il biondino non aspetterebbe altro che staccarmi la testa dal collo.
Poi mi scompigliò i capelli e mi dette un bacio, stringendomi contro di sé.
Sentii un coro di ringhi sommessi provenire dalle mie spalle. Jacob si staccò da me e guardò i miei fratelli sogghignando soddisfatto mentre io lo guardavo ancora stupita per la velocità del suo gesto.
- Bambolina, noi ci vediamo domani alla tua festa. Ho promesso al folletto e a Barbie che ti avrei lasciata a loro. - e mi sfiorò il naso con le labbra, prima di risalire in moto.
- Signori... Jasper - si congedò dai miei fratelli

*****


Jasper POV

Da quando Cassandra aveva preso a trascorrere le giornate a La Push, con Jacob Black, Edward ed Emmett mi tormentavano continuamente, giorno e notte, e se loro non c’erano, erano prontamente sostituiti dalle loro dolci metà. Quella mattina i miei fratelli non mi davano tregua, tanto che mi seguirono anche fuori continuando a darmi addosso, mentre litigavamo furiosamente.
- Mai sei scemo o cosa?!- mi gridò contro Edward
- Non mettertici anche tu Ed! Emm è già una rottura di palle più che sufficiente!
- Vuoi lasciare le cose così come stanno? Ed inoltre... è vero? - chiese Emmett
- Emm, ma ti sei bevuto il cervello o cosa?
- Beh, stando a quello che dice lei, voi... - riprese Edward
Ci bloccammo alla vista di Cassandra che ci osservava stupita: non dovevamo essere un bello spettacolo per lei.
La osservai scendere di moto e parlare con il cane.
- Meglio che tu vada... sarebbero buoni a tirartici in mezzo.- disse lei
- Già - rispose Jacob, per aggiungere a voce più bassa - e scommetto che il biondino non aspetterebbe altro che staccarmi la testa dal collo.
Non sai che soddisfazione proverei nel farlo.
Lo vidi scompigliarle i capelli e poi attirarla velocemente a sé e baciarla.
Il ringhio mi partì in automatico, contemporaneamente a quello di Emm e Edward. Lui si staccò da lei, sogghignando e guardandomi negli occhi, soddisfatto.
Bastardo.  
- Bambolina, noi ci vediamo domani alla tua festa. Ho promesso al folletto e a Barbie che ti avrei lasciata a loro. - e le sfiorò il naso con le labbra, prima di risalire in moto.
- Signori... Jasper - si congedò ci salutò.
Non appena si fu allontanato, Cassandra si diresse correndo verso la porta d’ingresso.
- Ciao a tutti... scappo da Alice... mi sta aspettando
Le bloccai il passo, spostandomi davanti a lei e stringendola a me.
- Ed, scusami con Alice... ma Cassy gliela rapisco io per un po’ di tempo
- Jasper... lasciami... - si divincolava, cercando di sfuggirmi, nonostante fosse consapevole dell’inutilità del suo gesto, gli occhi dilatati per la sorpresa
- Spiacente, amore, ma se non mi vuoi ascoltarmi con le buone, lo farai con le cattive
Con una mossa fulminea me la strinsi al petto e scattai in avanti, iniziando a correre con lei tra le braccia
- Chiudi gli occhi, potrebbe darti fastidio
Non appena era iniziata la corsa, Cassandra mi aveva stretto le braccia intorno al collo, il volto nascosto nell’incavo del mio collo.
- Jasper... per favore...
Era bellissimo poterla stringere di nuovo, qualunque ne fosse la causa.
Dio come mi sei mancata.
Iniziai a rallentare la mia corsa quando arrivammo in prossimità della radura. Poi la lasciai scivolare contro di me, sostenendola per la vita. Lei mi teneva ancora le braccia intorno al collo e non sembrava volersi staccare da me. Il cuore le batteva velocissimo, sembrava impazzito, e sapevo che non dipendeva dalla corsa.
Uno a zero per me, Jacob Black.
Cassandra si staccò da me imbarazzata, allontanandosi da me, rossa in volto
- Allora, cosa... Perché... - non riusciva ad articolare una frase completa a causa della mia vicinanza ed iniziò a guardarsi in torno.
- Jasper che ci facciamo qua? - mi chiese girando in tondo, su sé stessa, le braccia allargate.
Io osservavo il sole che giocava con le varie sfumature di castano e rosso cupo dei suoi capelli, creandole un alone rossastro attorno alla testa.
- Volevo mostrarti una cosa...
- Allora? - mi incalzò, curiosa
Iniziai ad avvicinarmi lentamente a Cassandra, sfilandomi il maglione, mentre lei mi guardava interrogativamente. Lasciai cadere la maglia a terra, poi presi a slacciarmi la camicia. Cassandra iniziò ad indietreggiare lentamente
- Cosa... vuoi... cosa vuoi fare?
Ero ancora in ombra quando la camicia toccò terra. Mi guardava senza fiatare, trattenendo il respiro, in attesa della mia mossa successiva.
Ed io avanzai sotto la luce del sole. La mia pelle iniziò a brillare come se fosse cosparsa di polvere di diamante e questo era il motivo per cui non potevamo esporci al sole in presenza degli umani.
La vidi spalancare gli occhi per la sorpresa, la bocca atteggiata in un’ espressione di stupore.
- Sei... sei... bellissimo
- Sono un vampiro, un mostro -  le risposi secco. Sapevo che avrebbe avuto quella reazione, ma l’idea che si fosse innamorata di me a causa della mia natura mi faceva stare male.
- No... - mi rispose avvicinandomisi lentamente, per fermarsi a pochissima distanza da me. I capelli di lei, leggermente smossi dalla brezza, mi sfiorarono il torace, subito seguiti da due dita timide

*****


Cassandra POV

- Sei... sei... bellissimo
- Sono un vampiro, un mostro - mi rispose secco
- No... - avvicinandomi lentamente a lui, fermandomi solo quando ero quasi vicina a sfiorarlo con il corpo.
Era la cosa più bella che avessi mai visto in vita mia e morivo dalla voglia di toccarlo.
Mi ritrovai a sfiorargli il torace timidamente, temevo sparisse e mi rifiutasse ancora.
Quando vidi che non lo faceva, gli poggiai la mano sul petto, dove avrebbe dovuto battere il suo cuore. Sapevo che mi stava guardando e sollevai la testa fino ad incrociarne lo sguardo... e mi persi nei suoi occhi.
Lo vidi sorridermi dolcemente, mentre con una mano mi sistemava i capelli dietro l’orecchio, per poi lasciar scendere la mano a carezzarmi il collo.
Basta, non mi importa niente di Tanya. Lo amo, e anche a costo di farmi uccidere da quella stronza, giuro che farò di tutto per riprendermelo
- No - ripetei più decisa - non sei un mostro- aggiunsi facendogli scivolare le braccia intorno al collo
- Cassandra... mi dispiace, non volevo ferirti, io...
- Sh...- e dopo essermi sollevata in punta di piedi lo baciai.
Mi ritrovai schiacciata contro di lui, mentre il bacio si approfondiva sempre di più. Sentivo la muscolatura delle sue spalle guizzare sotto le mie mani, mentre, dopo essersi fatto strada sotto la mia maglia, mi carezzava la pelle della schiena. Quando il bacio smise, gli poggiai la testa sul petto, inspirando il suo profumo.
- Ti amo - sussurrai impercettibilmente, ma non per lui
- Ti amo - fu la sua risposta

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Capitolo 17
*** Tentazione ***


TENTAZIONE

Jasper POV

Non so ancora quanto rimanemmo lì nella radura, io ci sarei rimasto per l’eternità. Sentivo il cuore di Cassandra battere in maniera regolare e percepivo la felicità che provava in quel momento, accompagnata da una calma risolutezza: non mi avrebbe più lasciato. Oddio, non che io glielo avrei permesso...
- Cassandra, amore... dobbiamo tornare a casa, altrimenti Alice mi ammazza - cercai di convincerla, tentando di scostarla da me. Ero seduto con la schiena contro un masso, mentre lei stava tra le mie gambe, ranicchiata contro di me, con la testa poggiata sul mio petto, ancora nudo.
- Dobbiamo proprio? - mi supplicò facendomi scivolare una mano sugli addominali
- Mh - mugolai, facendo quasi le fusa come un gatto - lo sai che starei qui e ti terrei volentieri tutta per me...
- Lo so... - disse scostando leggermente la testa dal mio torace per guardarmi di sotto in su - ma mi piace troppo stare qui, così, con te - e nel mentre continuava ad accarezzarmi i muscoli dell’addome
- Cassandra... - la voce mi uscì strozzata, roca - è... meglio... se ... andiamo...
-...?
Le bloccai gentilmente le mani, afferrandole i polsi.
- Se non fossi già morto... direi... direi che stai cercando di uccidermi - ansimavo cercando di riprendere il controllo della situazione... ma soprattutto del mio corpo, che mi stava inviando segnali inequivocabili.
La vidi arrossire improvvisamente e spostarsi di scatto, mettendosi in ginocchio di fronte a me: aveva capito cosa mi stava succedendo, e probabilmente non si aspettava una tale reazione da parte mia anche al suo più piccolo ed innocente tocco. Ero di fatti certo che le sue carezze non fossero state un tentativo di approccio sessuale, ma l’effetto che avevano avuto su di me era dirompente. Impossibile non lo avesse percepito, dato che era praticamente attaccata al mio bacino.
- Jazz... io... scusami... - iniziò a balbettare
- Sh, va tutto bene, amore... davvero...
- No, non è vero... voglio dire... io... tu...
- Che c’è? - capii che non era solo imbarazzo il suo... era anche insicurezza
Merda. E’ tutta colpa mia. Se non le avessi detto che la sua prima volta doveva essere con un umano, probabilmente adesso non avrebbe paura di essere nuovamente rifiutata.
- Ecco, il fatto è che non sapevo di... farti.. questo effetto. Ti giuro che se lo avessi saputo non ti avrei neanche toccato. Scusami.
Si alzò stancamente, come se portasse sulle spalle tutto il peso del mondo.
E’ assurdo. Mi chiede scusa per qualcosa di cui non ha colpa.
- Cassandra... - mi alzai abbracciandola, poi da dietro - non ti devi scusare di niente. La mia è una reazione normale, non posso farci niente se muoio dalla voglia di fare l’amore con te.
La sentii soffiare fuori un sospiro, come un accenno di risata amara.
- Ma non vuoi essere il primo... - la sentii irrigidirsi mentre mi diceva queste parole
- Ti sbagli... è che non voglio privarti delle tue esperienze. Il fatto che io sia immortale, che sia già morto, non può e non deve privarti della tua età. Devi fare le tue esperienze al momento giusto, io lo so. Potresti poi rammaricarti e rimpiangere qualcosa; ed io non voglio esserne la causa. Non me lo perdonerei mai
Si voltò verso di me, rimanendo nel cerchio delle mie braccia, e mi guardò in volto, triste
- No, non devi sentirti inadeguata... sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita, e ti amo da morire
- Allora perché mi hai detto quelle cose? Perché mi hai detto che...?
La zittii con un bacio
 - Perché sono uno stupido - le risposi dopo - Mi perdoni?
- Sì... e... Tanya?
Complimenti davvero, Jasper, hai inferto veramente un colpo niente male alla sua autostima.
La guardai cercando di rassicurarla.
- Non è niente per me. Nel mio cuore ci sei solo tu. Devi solo avere pazienza, Tanya è un po’ dura a capire. E probabilmente non rinuncerà facilmente.
- Non importa, le darò del filo da torcere - mi disse risoluta, sorridendomi più serena
- Ti fidi di me?
- Sì. Ciecamente. - rispose, baciandomi poi con passione.
Quando riuscii a scostarla da me, recuperai camicia e maglione, vestendomi sotto lo sguardo adorante di lei.
- Cassandra, se mi guardi così rischi grosso, lo sai... - le dissi sorridendole, divertito
- Così come? - mi fece lei, stupita
- Come se volessi mangiarmi - le risposi guardandola negli occhi.
Ci fu un attimo di silenzio. Poi scoppiammo a ridere entrambi per l’assurdità della frase. Non si era mai visto un umano che volesse mangiare un vampiro.
Sempre mentre continuavamo a ridere, l’afferrai e me la caricai sulle spalle.
- Tieniti forte, scimmietta. - le dissi dandole una pacca sul sedere, fingendo di aiutarla a salire più su, sulla mia schiena.
- Ehi... giuro che questa me la paghi- protestò lei, massaggiandosi la parte dolente.

*****

Cassandra POV

Quando arrivammo a casa, trovammo Alice e Rose ad attenderci fuori, ma, invece di essere arrabbiate, stranamente sembravano soddisfatte.
Io ero ancora sulle spalle di Jasper, stavamo ancora ridendo per la battuta alla radura, quando improvvisamente mi arrivò l’illuminazione.
Vendetta.
- Adesso ti mangio davvero, mio bel vampiro - gli sussurrai nell’orecchio, iniziando a mordicchiargli il lobo per poi scendere dietro l’orecchio, dove, lo baciai, facendovi guizzare anche la lingua.
La sua reazione fu immediata. Si irrigidì tutto e mi fece scivolare a terra lungo un suo fianco in modo che potessi trovarmi davanti a lui.
- Hai deciso di scherzare con il fuoco, vedo... - mi disse, gli occhi improvvisamente neri, ma non dalla sete
- Alice, la prova dell’abito è rimandata a ora da destinarsi.- disse senza guardare la diretta interessata.
 - E tu... - mi disse afferrandomi saldamente per i fianchi e attirandomi a sé, spingendomi il bacino contro il suo - se vuoi la guerra, guerra avrai - mi sussurrò in un orecchio, facendomi venire i brividi
- Jasper cosa stai facendo? - si intromise la voce di Tanya, ma io la sentivo lontana
Avevo la salivazione completamente azzerata, cercavo di deglutire, ma non ci riuscivo. Continuavo a guardarlo negli occhi; e lui continuò a guardare nei miei anche mentre rispondeva alla vampira.
- Non sono affari che ti riguardano
- Ma Jazz, insomma, tu, io... noi
- Non c’è un NOI che contempli me e te, Tanya. L’altra metà della mia mela non sei tu - e nel mentre continuava a fissare me
- E chi sarebbe? Quell’insipida umana che tieni stretta a te? Tanto lei morirà ed allora tu verrai da me...
- No -  intervenne Alice - questo non accadrà mai
- Ma se è mortale...
- Ma non lo sarà per sempre. Diventerà come noi, l’ho visto. E’ solo questione di tempo.
- Loro sono destinati l’una all’altro, Tanya - intervenne Rose, felice come non mai - e adesso ti consiglio di andartene prima che mi ricordi che ci hai provato pure con Emmett e decida di staccarti la testa a morsi.
Io... vampira?!
Riconobbi negli occhi di Jasper lo stesso stupore che, ero certa, fosse presente nei miei.
Mi accorsi del suo cambiamento d’umore repentino, anche se cercò di non darlo a vedere.

****
Jasper POV

Cassandra... vampira?!
Continuai a guardare la mia ragazza senza far trasparire la minima emozione, ma il cuore di lei aveva iniziato a battere all’impazzata. Era felice, felice di sapere che le si prospettava un lungo futuro con me. Tutta l’eternità assieme.
No, questo no. No pretendo tanto da te. Non ti trasformerò mai.
- Ma io ti amo. Voglio stare con te per sempre. Per l’eternità.
Mi resi conto che non mi ero limitato a pensare quelle parole, le avevo pronunciate. E l’espressione di Cassandra era ferita.
- Cerca di capirmi, Cassy...
- Ci provo... ma è difficile... - allontanandosi da me
L’afferrai al volo e stringendomela al petto guardai Alice
- Lascia fare, Jazz, tanto sono certa che l’abito le sta a pennello.-  mi disse Alice , mentre Rose scortava Tanya a fare le valigie
La portai velocemente in camera sua e l’adagiai sul letto, sdraiandomi poi accanto a lei.
- Perché no? - mi chiese, cercando di non piangere
L’ho rifiutata ancora una volta. Devo andarci cauto. E’ estremamente sensibile.
- Perché non voglio condannarti ad una vita da dannata per l’eternità
- Non credi che dovrei decidere io cosa voglio o meno?
- Sì, ma...
- Niente ma... non sono un’idiota, non sono incapace di intendere e di volere. Ho deciso e so a cosa vado incontro.
L’afferrai per le braccia, sconvolto, scuotendola
- Non puoi...
- Se non lo farai tu lo chiederò a qualcun’altro della famiglia. Credi forse che Emmett mi risponderebbe di no?!
- Dannazione, Cassy... non ti accontenti di vivere una vita lunga e felice accanto a me? Non ti basta?
- Sì.... per ora. Ma sai già che io sto morendo... ogni istante che passa ...
- No! Tu non... - mi alzai di scatto allontanandomi dal letto
- Jasper...
La guardai sconvolto. Non poteva credere veramente che l’avrei trasformata in vampiro, che le avrei rubato l’anima.
- Domani potrei non esserci più, e tu lo sai... - mi disse sollevandosi e mettendosi seduta sul letto
Io la guardai per un ultimo istante, poi uscii come una furia sbattendo violentemente la porta.

*****

Cassandra POV

Trascorsi il resto del giorno e la notte a piangere. Ma non ce l’avevo con Jasper, comprendevo bene il perché delle sue reazioni. Tuttavia non potevo fare a meno di sentirmi morire dentro. Ero condannata a vederlo sempre bello, giovane e vigoroso... mentre io... io sarei invecchiata e sarei rimasta con lui finché non ne avesse avuto abbastanza di una vecchia decrepita con l’aspetto di sua madre, o peggio ancora, di sua nonna.
Avevo chiesto alla famiglia di lasciarmi da sola, adducendo un forte mal di testa. Però avrei tanto voluto che lui fosse lì con me.
Ma non venne.
Fui svegliata dalle grida di Alice e Rose che entrarono in camera mia come un ciclone.
- Sveglia dormigliona, e buon compleanno.
Tirai la testa fuori dal cuscino e risposi un grazie stentato.
- Eddai, sveglia scricciolo - fu l’urlo di Emmett prima di gettarsi sul mio letto.
CRACK.
Mi ritrovai a rotolare in direzione di mio fratello: il letto aveva ceduto sotto il suo tuffo e lui era praticamente seduto a terra.
Io e le mie sorelle scoppiammo a ridere come delle matte, mentre Edward e Jasper, sentito il baccano, si infilavano in camera mia.
- Ma che.... ? Emmett? - riuscì solo a dire Ed, unendosi alle risate
- Emm... scusa... Ma non ti bastava cambiare il letto tuo e di Rose? Forse non te lo ricordi, ma questo avrei dovuto romperlo io... - disse Jasper serafico, facendomi arrossire per il significato neanche tanto velato delle sue parole. Infatti sapevamo tutti quanto Emm e Rose fossero focosi ed agitati nell’intimità: avevano già cambiato sei o sette letti.
- Scusami per ieri sera amore...- mi disse poi, sedendosi sulla sponda del letto che ancora stava su e tirandomi a sé.
- Ok, noi... tutti fuori di qua - intervenne Rose
Io lo lasciai fare, ma l’immagine di lui con me accanto invecchiata tornò a farsi strada nella mia mente.
- Jasper... - intervenne Ed - ha ragione lei... pensaci. Non le salverai la vita... forse solo l’anima, ma la condannerai a vivere una vita di sofferenza
Grazie Edward.
Mio fratello mi sorrise e poi venne a stamparmi un bacio in fronte. Poi uscì, imitando gli altri.
Jasper mi guardava pensieroso, ma poi mi regalò quel bel sorriso che mi piaceva tanto.
- Ti amo - mi disse, strusciando il suo naso contro il mio
- Ti amo
Gli sfiorai le labbra velocemente, poi mi infilai in bagno.
Quando ne uscii ero più presentabile, sebbene fossi solo in biancheria intima.
- Tu vuoi farmi morire - mi disse Jasper, che io ero certa se ne fosse andato, simulando un colpo al cuore e gettandosi di traverso sul letto in pendenza.
Io per tutta risposta afferrai al volo una maglia e dei jeans, mi vestii e poi gli saltai addosso.
- No... stando a quello che mi ha detto Alice del vestito... beh... quello me lo riservo per stasera
Gli stampai un rapido bacio sulle labbra e corsi di sotto, dove Esme e Carlisle mi aspettavano con la colazione.

***************************************************************************************
Ringrazio ancora le mie fans più sfegatate. Tra l'altro noto con piacere che con una di loro condivido la passione per il personaggio principale della mia fic: il prototipo del bello e tormentato si addice molto a Jasper ed io lo adoro.
Grazie anche a tutti quelli che hanno taggato la storia tra i pref.
Mi scuso per il fatto che preferisco rimanere nel vago quando faccio i miei ringraziamenti, ma ritengo giusto, nonostante l'affetto dimostratomi da molte di voi, rispettare anche la volontà di chi legge senza lasciare recensioni e quant'altro.
Mi basta sapere che per 50 lettrici vale la pena seguire la storia.
BACI
PS: probabilmente, in futuro, verrò meno alla regola di cui sopra, sperò però di non offendere così coloro di cui dimenticherò di riportare il nome.

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Capitolo 18
*** Sedici anni ***


Jasper twilight - Cap 17 Sedici anni
SEDICI ANNI

Cassandra POV

Quella mattina trascorse relativamente tranquilla, ma il pomeriggio fu per me un’odissea. Alice e Rose mi monopolizzarono completamente: capelli, trucco.... ed abito Sembravo uscita da un salone di bellezza. Non mi riconoscevo quasi. Dovetti ammettere che avevano fatto un lavoro incredibile. Avevo la pelle luminosa, i capelli mi incorniciavano il volto in boccoli morbidi e scomposti, ma ordinati. Gli occhi sembravano enormi, circondati dal tratto scuro della matita. Guardai la mia immagine nello specchio, attraverso cui andai poi a sorridere a Alice e Rose.
- Grazie - sorrisi loro
- Sei un incanto - fu il commento di Rose
- Vediamo quanto ti resisterà Jasper - aggiunse, Alice, aiutandomi ad indossare il vestito, facendomi avvampare.
Erano ormai le sei di sera e di lì a poco gli invitati avrebbero iniziato a presentarsi a casa Cullen. Non ci sarebbero state molte persone, ma sicuramente io sarei stata l’unica umana, circondata da vampiri e licantropi.
Jacob.
Non sapevo ancora come lo avrei affrontato. Speravo solo di non averlo illuso talmente tanto da spezzargli il cuore.
Guardavo ancora la mia immagine nello specchio, stupita ed incredula per il lavoro fatto da Alice e Rose, quando Esme venne in camera mia.
- Cassandra, tesoro... sei bellissima. - mi disse abbracciandomi
- Grazie, mamma - baciandola sulla guancia
- Ascolta... so che stasera dovrai affrontare una situazione difficile - indubbiamente si riferiva a Jacob.
- Sappi che quel ragazzo ti vuole bene; sii cauta, ma cerca di non lasciare nessuna porta aperta, altrimenti ne soffrirete in tre: Jacob crederà di avere una possibilità che non ha, soffrendo tremendamente; Jasper sarà divorato dalla gelosia; tu soffrirai per entrambi. Non dovrai essere brusca, ma fargli capire chiaramente che lui è per te solo un amico, sicuramente il più caro.
La guardai grata dei suoi consigli, apprezzandone sempre più il calore materno che accompagnava ogni suo atteggiamento.
- Grazie mamma... Ti voglio bene - e l’abbracciai, stritolandola quasi.
Dal suo sguardo compresi quanto quelle tre semplici parole significassero per lei.
- Tesoro, adesso scendo. Gli ospiti sono arrivati tutti. Ti aspettiamo giù. - si congedò dirigendosi verso la porta e uscendo.
Mi guardai allo specchio ancora una volta. Avevo gli occhi dilatati dal nervosismo. Presi un profondo respiro per calmarmi un attimo.
Ok, Cassandra. Tocca a te.

*****

Jasper POV

Non la vedevo dalla mattina. E mi mancava terribilmente.
- Jazz, sii paziente. Stando a quello che ho visto nei pensieri di Rose ed Esme... beh... ne vale la pena
- Che...?
- Quando la vedrai, capirai - mi rispose Edward
Sì, ok. Però è frustrante. Me l’hanno rapita da stamani.
I miei pensieri furono interrotti dall’arrivo di Esme, che entrò nel salone tutta sorridente.
- Arriva -
Sentii chiaramente il rumore della porta della sua camera che si chiudeva, seguito da quello dei suoi passi leggeri e cadenzati.
Sembra quasi il passo di un condannato a morte.
Sentii il risolino di Edward in risposta al mio pensiero. Sapevamo bene entrambi quanto fosse timida, anche se riusciva a mascherarlo discretamente. Ma odiava trovarsi al centro dell’attenzione. E stasera ci si sarebbe trovata gioco forza: era la sua serata. E noi eravamo tutti lì per lei.
Anche i cani. Detti un’occhiata a Jacob Black, il quale mi guardò con un ghigno soddisfatto sulle labbra. Io gli risposi con la stessa espressione.
Ridi, ridi. Ride bene chi ride ultimo, idiota.
Il profumo di Cassandra si fece improvvisamente più forte e vidi Jacob rimanere a bocca spalancata, lo sguardo incatenato al ballatoio delle scale, al piano di sopra. Mi voltai in quella stessa direzione e rimasi senza fiato.
Cristo santo.
Era una visione. Un angelo.
Gli occhi dorati erano più grandi e brillanti del solito, i capelli, inanellati, erano tirati indietro a scoprirle il volto con due mollettine con strass, e le ricadevano poi in morbidi boccoli lungo tutta la schiena. Il corpo longilineo e scattante era fasciato da un completo pantalone bianco, in crespo di seta, i cui pantaloni vestivano la parte inferiore del corpo seguendone le curve morbide fino al ginocchio, per poi allargarsi verso le caviglie, mentre il corpetto, corto sotto il seno, era ornato da frange, sempre bianche, che andavano a sfiorare il cintolo dei calzoni e che ad ogni movimento si scostavano dal corpo lasciando intravedere la pelle del ventre piatto.
- Jazz... chiudi la bocca. Rischi che ti si sloghi la mandibola - mi disse Emmett ridacchiando
- Allora... che ne dici fratello? - mi chiese Alice
Io non ero capace di articolare neanche una parola.
Mia.
Edward mi guardò incuriosito.
Alice mi sta rendendo le cose ancor più complicate, Ed. Insomma,...
- Stai per capitolare, eh? - mi chiese a voce molto bassa
Diciamo che forse dovevo mettermi un paio di calzoni di Emmett... Sarebbero stati più comodi... Ti lascio immaginare perché, visto che ha una taglia in più della mia
- Buttati, in fin dei conti vi amate.
Ero talmente tanto preso dalla visione di Cassandra che stava scendendo le scale a capo chino, rossa in volto, con gli occhi di tutti addosso, che notai a malapena che Jacob era sussultato alle parole di Edward.
Quando arrivò al piano terra, tutti le si fecero incontro per abbracciarla e baciarla, mentre io e Jacob ci studiavamo, aspettando uno la reazione dell’altro.
Lo vidi avvicinarsi a Cassandra, sorridendole.
- Sei un incanto. Bellissima. - e le cercò le labbra, ma lei voltò la testa, cosicché la baciò su una guancia.
- Grazie Jacob. - poi guardò verso di me, incerta
Non temere, so che cosa provi per me.
E cercai di infonderle sicurezza.
Mi avvicinai a lei sorridendole, ma non potevo fare a meno di mangiarla con gli occhi. Era una visione. Non le dissi niente, mi limitai solo a prenderle la mano e a baciarle il polso, senza staccare gli occhi dai suoi.
Divenne bordeaux. Sapevo quale effetto avessi su di lei e volevo lo sapesse anche Jacob.
Lo sentii ringhiare sommessamente, attirando su di sé l’attenzione di Cassandra.
- Jake, possiamo parlare? - gli chiese liberandosi dolcemente dalla mia presa.
- Sì... - rispose con un tono ormai rassegnato
Cassandra si voltò verso di me, esitante, ma la rassicurai con un sorriso che per me non c’erano problemi.
Li vidi uscire in giardino.

*****

Cassandra POV

Dovevo dirglielo, ma non sapevo come...
Jake, mi dispiace, ma non ti amo... no, troppo brutale
Jake, senti, che ne dici di rimanere amici?... no, scontata, e poi non è che fossimo qualcosa di più
Fu lui a venirmi in aiuto.
- So cosa vuoi dirmi... Sapevo sin dall’inizio che sarebbe finita così
- Jake, io...
- No, fammi finire - mi disse prendendomi le mani e stringendole dolcemente
- Mi sei piaciuta subito, dal primo momento... ma fin da allora sapevo che eri innamorata di Jasper: la reazione che avesti quando ne pronunciai il nome al nostro primo incontro fu inequivocabile. Soffrivi per lui. Ho sperato che lui non tornasse, in modo che tu potessi dimenticarlo e magari innamorarti di me. Ci ho provato, ma mi sono reso conto immediatamente che non avrei avuto alcuna possibilità. Cassandra... Ti voglio bene. Sono innamorato di te e per te ci sarò sempre.
- Jake... - ormai le lacrime erano esondate dagli occhi. Lo vedevo sfocato, attraverso quel mare salto che mi usciva dagli occhi senza che riuscissi a fermarlo.
- Tesoro, non piangere - mi disse stringendomi a sé e baciandomi sulla fronte - va tutto bene
- Ma io... tu... è colpa mia se sei triste
- No... non è colpa di nessuno. Al cuore non si comanda.... E poi, come posso essere triste a causa della tua felicità? Che amico sarei? - mi chiese sorridendomi
- Sarai sempre mio amico, vero? Non mi lascerai mai...
- Te lo ripeto, ci sarò sempre
Lo sentii scostarmi da sé e mi sfiorò le labbra con un bacio gentile, un bacio fraterno
Lo vidi guardare dietro le mie spalle.
- Succhiasangue, te la affido. Abbi cura di lei... e sappi che se la farai soffrire non dovrai fare i conti solo con Emmett, ma anche con me
Io continuavo a guardarlo e quando tornò a fissarmi in volto lo vidi sorridere apertamente.
- Adesso va da lui. Torniamo tutti dentro, c’è una festa in corso... - mi disse sospingendomi verso Jasper - la festeggiata non può stare fuori ed io ho voglia di divertirmi ed assaggiare le squisitezze preparate da tua madre.
Notai lo scambio di occhiata tra i due: erano tranquilli e probabilmente sarebbero anche diventati amici. Presi entrambi a braccetto e con loro rientrai in casa.

*****

Jasper POV

Uffa, ma questa serata non finisce mai?
- Porta pazienza, Jasper... tra poco sarà tutta tua
Mi voltai verso Alice, sorridendole
- Si vede così tanto?
- Naaaaaaaaa - e scoppiammo a ridere entrambi
- Jazz... calma i bollenti spiriti - mi disse Emmett, ridacchiando, mentre per l’ennesima volta mi allentavo il colletto della camicia, gli occhi piantati sulla figura di Cassandra che, in quel momento stava salutando Jacob ed il branco di licantropi.
Non appena Carlisle chiuse la porta dietro alle spalle dell’ultimo invitato mi fiondai alle spalle di Cassandra, abbracciandola da dietro e stampandole un bacio sulla clavicola.
- Jasper... - sussultò sorpresa dalla mia mossa repentina
- Scusa, amore... ma è da stamani che non ti bacio come si deve - le dissi facendola voltare verso di me e stringendomela contro
- Ahem... Jasper... - sentii il colpetto di tosse di Emmett
- Che c’è?
- E’ un problema se stasera Cassandra dorme nel tuo letto? - fece una pausa strategica, durante la quale vidi Cassandra avvampare, mentre gli altri scoppiavano a ridere ed io mi irrigidivo sul posto
- Emm?! - chiesi
- Che hai capito?! - mi disse lui, fingendosi scandalizzato per la natura del mio pensiero - E’ solo perché il letto di Cassy è rotto... e tu non hai bisogno di dormire
- Se .. per quello... neanche voi... - dissi balbettando mentre cercavo di scacciare dalla mia mente l’immagine di Cassandra nel mio letto, coperta solo dal lenzuolo.
Edward, escimi dalla testa, te ne prego.
- Già, ma noi... beh, il letto ci serve per qualcos’altro, sai? E’ un po’ scomodo fare certe cose sul pavimento, o peggio ancora, in piedi...
Cassandra cercava disperatamente di respirare in maniera regolare, sempre più rossa in volto, finché non mi nascose il volto contro il petto.
- Emmett, la stai mettendo in imbarazzo. Tra poco va a fuoco, talmente è rossa - disse Rose, carezzando Cassandra sulle spalle
- ah... beh... ok - e mi sorrise sornione
Non ci credo... ha rotto il letto apposta
Lo guardai stralunato e per tutta risposta lui mi fece l’occhiolino
- Alice... tu... lo sapevi...
La vidi afferrare la mano di Edward e tirarselo dietro mentre usciva dalla stanza senza rispondermi
- Noi andiamo - e anche lei mi strizzò l’occhio, lasciandomi sempre più basito. Uscirono tutti, eravamo soli.
- Senti, Jazz... io dormo sul divano giù in salotto
NO
- Cassandra, stavano scherzando...
- Vado a fare una doccia, mi metto il pigiama e torno giù, dico davvero - mi disse guardandomi negli occhi, sempre rossa
- No, resto io giù, io non ho bisogno del letto - e la sospinsi verso le scale.
Dopo che si fu avviata al piano di sopra, cercai di calmarmi, ma l’immagine di lei nel mio letto, nuda, non mi aiutava. Mi misi davanti alla vetrata, le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni, a guardare fuori.
No, non tornare giù...
Troppo tardi, le sue braccia sottili mi stavano già abbracciando la vita, il seno schiacciato contro la mia schiena.
- Cassandra... non saresti dovuta scendere - le dissi voltandomi verso di lei, trattenendo il respiro alla vista del corpo di lei coperto solo da un top ed un paio di pantaloncini che celavano ben poco.
- Perché? - mi chiese sorpresa
Dio, quanto sei innocente.
Le sistemai i capelli dietro le orecchie.
- Perché mi fai un effetto che fatico a controllare
Ci fu un attimo di silenzio
- Non farlo... - mi sussurrò timidamente, a testa bassa
- Cosa?
- Non controllarlo - aggiunse in un soffio, sollevando la testa e guardandomi negli occhi

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Capitolo 19
*** Prima volta ***


Stavolta scrivo prima del capitolo... Ci tengo a ringraziarvi tutte prima che leggiate cosa ha partorito la mia mente "malata" di romanticismo. Ma chi non vorebbe un Jasper come quello che troverete qui sotto come proprio tenero amante?
Grazie a chi  ha taggato la storia tra i pref e alle mie fans più care... Specie a quella che mi sta preparando l'altarino: voglio proprio vedere come mi farai procedere i lavori adesso :P
Baci, Nerry



PRIMA VOLTA


Cassandra POV

Salii velocemente in camera mia, mi feci una doccia e indossai velocemente la tenuta da notte: top e pantaloncini.
Cosa faccio adesso? Torno giù d Jasper o vado in camera sua?
Vidi il mio volto riflesso nello specchio divenire rosso mentre pensavo al mio bel vampiro, intento a baciarmi la clavicola.
Coraggio, Cassy... va da lui. Seeeeeee, fosse facile...
Presi un bel respiro e decisi di scendere in salotto.
Era davanti alla porta vetrata, mi dava le spalle, le mani sprofondate nelle tasche dei calzoni. Capii quando percepì la mia presenza dall’irrigidirsi delle sue spalle.
Non di nuovo... ti prego, Jasper...
Temevo un altro rifiuto. Ma quando lo abbracciai da dietro, non mi aspettavo quella frase
- Cassandra... non saresti dovuta scendere - mi disse voltandosi verso di me, rigido.
- Perché?
Mi sistemò i capelli dietro le orecchie.
- Perché mi fai un effetto che fatico a controllare
Ci fu un attimo di silenzio
- Non farlo... - gli sussurrai timidamente, a testa bassa
- Cosa?
- Non controllarlo - aggiunsi in un soffio, sollevando la testa e guardandolo negli occhi
Mi guardava in silenzio, sembrava una statua talmente era inespressivo.
- Scusami, non dovevo - dissi indietreggiando, raggelata - Io... io.. Buonanotte Jasper - e mi voltai velocemente, correndo a rintanarmi in camera mia. Chiusi anche la porta a chiave.
Mi lasciai scivolare contro la parete, accanto alla porta finestra che dava sul balcone e lì mi strinsi le gambe al petto, raccolta in posizione fetale, il volto nascosto contro le ginocchia.
Sono una stupida.
So come la pensa e continuo ad assillarlo.
Prima o poi si stancherà di me.
Ma io lo amo,  e vorrei...
Basta, inutile insistere. Devi rispettare la sua decisione, devi capirlo... e se lo ami devi accettarlo.

*****

Jasper POV

La guardai cercando di non venir meno alle mie idee. La vidi indietreggiare, allontanandosi da me, ma non capivo il perché, finché non pronunciò quella frase
- Scusami, non dovevo...  Io... io.. Buonanotte Jasper
La vidi scappare al piano di sopra e sentii sbattere una porta che, dal rumore, riconobbi essere quella di camera sua.
Ero intontito, basito... Non mi capacitavo di cosa fosse successo in quei pochi secondi. Cercai di lasciarle il tempo necessario a elaborare lei stessa il proprio gesto, esattamente come io avevo bisogno di capire il perché di quella fuga. Anche se ero certo che il detentore della risposta fossi proprio io.
Quando capii che ancora una volta la colpa di quella fuga era mia e di quell’alone d’insicurezza in cui le facevo vivere il nostro rapporto, decisi di porvi rimedio.
Entrai in camera sua silenziosamente, dalla portafinestra del balcone, come avevo già fatto più volte nel corso dei mesi precedenti durante il suo sonno: adoravo sentirle pronunciare il mio nome mentre dormiva.
Era seduta a terra, appoggiata con le spalle alla parete, vicino all’ingresso del balcone, le gambe al petto, raccolta in posizione fetale, il volto nascosto contro le ginocchia. Mi inginocchiai accanto a lei e le sfiorai delicatamente i capelli. Sollevò la testa di scatto, sorpresa.
Mi misi in piedi aiutandola a fare altrettanto, in silenzio. Cassandra continuava a guardarmi, incerta su quello che volessi fare. La presi delicatamente in braccio e la portai in camera mia, dove la poggiai sul letto, sedendomi poi accanto a lei.

*****

Cassandra POV

Ero seduta sul suo letto e lui continuava a guardarmi mantenendo il silenzio. Io trattenevo il respiro: non sapevo cosa sarebbe successo, ma non volevo rovinare l’effetto, qualunque esso sarebbe stato. Aveva gli occhi cupi e tratteneva il respiro: infatti non simulava neanche la respirazione umana. Improvvisamente mi prese il volto tra le mani e mi rese depositaria di uno di quei sorrisi che mi scaldavano il cuore.
Dio come ti amo.
Poi mi baciò dolcemente.
Mi ritrovai inginocchiata sul letto, di fronte a lui, le mani affondate nei sui capelli, mentre mi sfiorava le labbra con delicatezza, per poi allontanare il mio volto dal suo. Ed improvvisamente seppi cosa dovevo e volevo fare.
Afferrai il primo bottone della camicia e glielo slacciai, titubante, poi vedendo che non mi fermava, proseguii con gli altri.

*****

Jasper POV

Dopo averla baciata, iniziò a slacciarmi i bottoni della camicia uno alla volta, facendo non poca difficoltà, ma il suo essere impacciata, questa sua inesperienza, la rendevano tenerissima.
La lasciai fare. Sapevo come sarebbe andata a finire. Ma non avevo voglia di continuare a lottare. Non più.
La vidi trattenere il respiro fino a quando non riuscii a sfilarmi la camicia dalle spalle: era certa che l’avrei fermata. Ma non riuscivo più a resisterle.
E soprattutto non ci sarei più riuscito dopo che iniziò a baciarmi il collo, la gola, le spalle, il petto.
La feci distendere sul letto, poi mi sdraiai su di lei, baciandola dapprima dolcemente, poi con sempre più urgenza. Le liberai le lunghe chiome dalla pinza per capelli che glieli teneva bloccati sulla sommità della testa e vi insinuai dentro la mano.
Dio, se ti amo.
Poi, non so come, mi ritrovai ad abbassarle le spalline del top, tracciando una scia di baci lungo la clavicola, la spalla per poi scendere lungo il seno.
- Sei dolcissima

*****

Cassandra POV

- Sei dolcissima - mi disse mentre mi baciava il seno
Mi sentivo andare a fuoco, dove mi sfiorava con le labbra gelide sentivo delle fiammate che mi scioglievano come neve al sole. Volevo di più. Ma avevo paura a chiederglielo.
Improvvisamente mi accorsi di che mi aveva tolto il top, sebbene non me lo avesse sfilato dalla testa. Sentivo i suoi addominali allungarsi sui miei, i pettorali che mi schiacciavano il seno: era una sensazione unica, indescrivibile... Che mi spingeva a desiderare di più.

*****

Jasper POV

Ormai eravamo entrambi nudi dalla cintola in su. Pelle contro pelle, freddo contro calore. Ne percepii la resa nel momento stesso in cui mi afferrò per il cintolo dei jeans, nel tentativo di accorciare ulteriormente le distanze tra i nostri due bacini, che già si fondevano. E capitolai anche io. Le portai le labbra su un seno, mordendoglielo delicatamente, stando ben attento a non ferirla con i miei denti affilatissimi. Poi iniziai a scivolare sempre più giù, baciandola sul ventre per soffermarmi poi all’altezza dell’ombellico, mentre con le mani la liberavo degli ultimi indumenti. Ai suoi feci seguire velocemente i miei, poi tornai a sdraiarmi su di lei, mentre con un ginocchio mi facevo spazio tra le gambe di lei. Le percorsi la gamba in una lenta carezza, sempre continuando a baciarla, mentre i miei movimenti, per quanto cercassi di controllarmi per non spaventarla, si facevano più frenetici. Le posai una coscia sul mio fianco, mentre lei, per puro istinto, assecondava i miei movimenti.
Oramai eravamo entrambi privi di freni. Quella ragazzina umana mi aveva privato di tutto quell’autocontrollo di cui andavo fiero. Ma non me ne importava: dopo quella notte sarei stato anche disposto a morire, perché quella notte avrei veramente incontrato l’amore.

*****
Cassandra POV

Dapprima mi accorsi che mi aveva tolto il top e che ero a torso nudo: impossibile per me non percepire l’interezza del suo busto a contatto con il mio. Poi, lo sentii interamente pelle contro pelle. Rabbrividii. Era una sensazione fantastica. Mi resi vagamente conto che con un ginocchio si faceva spazio tra le mie gambe, per poi posarmi una coscia sul suo fianco. Lo sentii immobilizzarsi un attimo, un bacio sulle labbra, dolcissimo, mentre una fitta di dolore mi attraversava il basso ventre. Poi ci fummo solo noi due: lui che tratteneva il respiro; io che mi irrigidivo per poi rilassarmi; Jasper che iniziava a muoversi trascinandomi nella danza più antica del mondo. Infine un caleidoscopio di luci mentre pronunciavamo l’una il nome dell’altro.

*****

Jasper POV

Cercai in tutti i modi di farle provare meno dolore possibile e quando avvertii in lei la prima fitta di dolore, mi fermai, lasciando che piano piano l’interno del suo corpo si abituasse a me. Poi iniziai a muovermi dentro Cassandra, che mi assecondava come se non avesse fatto altro per tutta la sua vita.
L’esplosione arrivò simultanea per entrambi
- Cassandra...
- Jasper...
Le nostre voci si fusero come i nostri corpi. Le affondai il volto nel collo baciandoglielo dolcemente, poi mi voltai sulla schiena attirandola sopra di me, abbracciandola stretta, il capo di lei sul mio petto
- Ti amo, Jazz
- Ti amo, tesoro mio. Non ti lascerò mai.
Avevo preso la mia decisione. Che fosse egoistica o meno, Cassandra mi aveva fatto capitolare, annullando tutti i miei scrupoli.
E poi, se lo ha previsto anche Alice, probabilmente  è così che deve finire.
Poco dopo sentii il respiro di lei farsi regolare e la tenni stretta a me tutta la notte, ammirandone la perfezione dei lineamenti durante il sonno di lei e beandomi del calore che emanava il suo corpo e con cui lei, solo lei, era finalmente riuscita a scaldare anche il mio, gelato ormai da alcuni secoli.

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Capitolo 20
*** Il giorno dopo ***


IL GIORNO DOPO

Cassandra POV

Fui svegliata da un raggio di sole che mi scaldava il viso.
Mi stiracchiai nel letto, rimanendo ad occhi chiusi, per poi spalancarli improvvisamente quando realizzai di essere completamente nuda, con a coprirmi solo il lenzuolo.
- Buongiorno, amore.
Mi misi seduta di scatto, ed il lenzuolo mi scivolò giù sui fianchi, mentre Jasper si sedeva accanto a me e mi scostava i capelli dalle spalle per baciarmi il collo.
Riafferrai il lenzuolo al volo, tirandomelo sul petto, rossa in volto, lo sguardo puntato sul materasso.
- Che c’è, Cassy? - mi chiese Jazz, con un tono di voce tirato - sei pent...?
- NO - non gli feci neanche finire la frase che mi ero già gettata contro di lui
- Non sono pentita, non potrei mai esserlo - gli dissi stringendomi a lui incurante del fatto che il lenzuolo fosse scivolato giù ancora e che lui fosse a torso nudo..
Mi strinse a sé, rilassandosi, mentre mi passava le mani lungo tutta la schiena
- Ti ho fatto male? - mi chiese con il naso sprofondato nei miei capelli
- Solo un po’... all’inizio - risposi, nascondendo il volto contro il collo, mentre iniziavo a giocare con i suoi capelli, ancora umidi per la doccia.
- La prossima volta andrà meglio, promesso
- Vuoi dire che... può essere anche meglio di stanotte ?! - ero certa che stesse prendendomi in giro
- Mh... sì - mi rispose, la voce roca; poi mi fece sdraiare nuovamente sul letto e si mise sopra di me
La situazione tornò a farsi bollente.
- Jasper... cosa...?
Avevo il cervello completamente andato, come mi accadeva sempre ogni volta che mi baciava; la spina dorsale fu attraversata da una scossa improvvisa
- Beh... dal.. momento.. che.. mi.. sembri.. scettica... - mi disse alternando una parola ad un bacio sul collo e poi sempre più giù - ritengo ... giusto... dimostrarti.... la... veridicità... delle... mie... affermazioni.
E così fece.

*****

Jasper POV

Avevamo fatto l’amore ancora una volta e Cassandra aveva confermato l’esattezza delle mie teorie.
Eravamo ancora abbracciati e ci facevamo le coccole in silenzio, beandoci uno del contatto con l’altra, quando mi giunse all’orecchio la voce smorzata di Emmett che proveniva dal piano terra.
- Ma almeno a cena la farà uscire da quel benedetto letto? Lo sa che quella poverina ha bisogno di mangiare?
Compresi che di lì a poco mi sarei ritrovato fratello orso in camera
- Amore, meglio se ti chiudi in bagno... Emmett sta salendo a controllare la situazione...
La vidi schizzare verso la porta della stanza da bagno con il lenzuolo avvolto intorno al corpo, nel mentre che io mi infilavo boxer e jeans
- Ok, così mi faccio una doccia
Non appena si chiuse dietro la porta, sentii Emmett bussare
- Entra, Emm
- Allora... sta bene?
Dritto al punto, è?
- Sì, è sotto la doccia
- Com’è andata? - mi fece l’occhiolino, sghignazzando
- Vuoi farmi credere che non siete stati tutti ad orecchie ritte, con il radar in funzione, per captare qualche suono “sospetto”?
Lo vidi in imbarazzo
- Ecco, beh... insomma...
- siii? - lo incalzai
- Diciamo che Rose ed Alice si sono date talmente tanto da fare che ne io ne Ed abbiamo avuto il tempo di restare in ascolto
Devo ricordarmi di fare un regalo a quelle due
Stavo ridendo come un matto ed Emm era sempre più frustrato dal mio tacergli come fossero andate le cose
- Insomma, Jasper... puoi almeno dire se tutti i nostri sforzi in tal senso sono serviti a qualcosa...
- Vuoi sapere se abbiamo concluso?
- Siii, dimmelo
- Non sono affari tuoi, comunque se vuoi saperlo, sì, abbiamo fatto l’amore
- E com’è stato?
Eh no, cazzo, ci manca solo questo
- Emm... impiccati
Improvvisamente lo vidi notare qualcosa per terra, raccoglierlo e sorridermi, poi, soddisfatto.
- Forse... però ho avuto comunque la mie risposte
- Prego?
- Lo riconosci? - mi chiese mostrandomi quello che aveva raccolto: un pezzo di stoffa informe
-...?
- Beh... se le cose fossero andate male... non credo che il top di Cassy sarebbe in queste condizioni - mostrandomi l’oggetto in questione strappato in più punti, dai miei denti
- Emm, se osi solo.. - lo minacciai
- Non preoccuparti, lo sapremo solo noi due - mi interruppe lanciandomi il top ormai ridotto ad uno straccio
Cassandra scelse quel momento per uscire dal bagno con indosso il mio accappatoio, e quando vide i resti del top che stringevo tra le mani guardò prima me e poi Emmett interrogativamente, per poi scoppiare a ridere non appena comprese il perché il suo capo di abbigliamento fosse ormai da buttare.
- Dovrò dire a Carlisle che ho bisogno di una scorta extra di pigiami, visto che qualcuno non si nutre di solo sangue animale - disse lei ridendo, seguita da Emmett
- Mi stai prendendo in giro?
- No, Jasper... è solo che vorrei almeno che questa cosa non divenisse un’abitudine... - mi rispose continuando a ridere
- E’ sufficiente che tu stia chiusa qui in camera... completamente n...
- Emm, ti dispiace uscire? Mi devo vestire
Notai lo scambio di occhiata tra i due, ma non ci capii un granché
- Ok, scricciolo... fra quanto scendete?
- Un paio di ore al massimo
Ma di che parlano?!
- Ok, ci si
- Ah, Emm... chiudi la porta, per favore
Una volta che Emmett fu uscito lo sentii sghignazzare, mentre continuavo a guardare Cassandra, senza capire cosa le passasse per la testa
- In questo momento vorrei essere Edward, almeno saprei cosa aspettarmi
- Oh, ma la risposta non tarderà ad arrivare - mi disse sorridendomi in maniera maliziosa
La guardai avanzare verso di me, fermarsi a pochi centimetri di distanza. Non so come ma mi ritrovai con gli occhi incatenati ai suoi, tanto che non notai cosa stesse facendo, finché  l’accappatoio non le scivolò giù lungo il corpo, per poi cadere a terra
- Così è sufficiente? - mi chiese con voce roca
- No, è ottimo - le risposi avventandomi sulla sua bocca e portandola ancora una volta sul letto.

**********************************************************************************
Oggi capitolo corto, spero mi scusiate. Prometto che rimedierò al più presto.
Vi anticipo che prossimamente i due innamorati risolveranno una questione lasciata in sospeso: la memoria dei vampiri è mooooolto lunga... e non perdonano. E neanche Cassy.

Baci

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Capitolo 21
*** Resa dei conti ***


Jasper twilight - Cap 20 Resa dei conti
Ed eccomi di nuovo. Adesso andiamo a sistemare una cosa in sospeso, come promesso.
Più avanti ci saranno nuovi sviluppi con i cattivi... ma mi ci vorrà qualche capitolo.
Spero di non annoiarvi.
Baci, Nerry


RESA DEI CONTI


Cassandra POV

Erano trascorse alcune settimane dal mio compleanno ed ormai mi ero definitivamente trasferita in camera di Jasper. Il nostro rapporto era ormai ufficializzato, tanto che Emmett aveva smesso di prenderci in giro, forse anche spinto dalle minacce di Rose di tenerlo “a stecchetto”, cosa che Jasper, all’occorrenza, non dimenticava mai di ricordargli tra le risate di tutta la famiglia.
Avevamo anche ripreso a frequentare la scuola, dal momento che sia i miei fratelli che i licantropi di La Push avevano perso le tracce dei due vampiri, che si erano allontanati dalla zona. Inoltre Carlisle non riteneva opportuno che perdessi altri giorni di scuola. Anche Jasper era della stessa opinione; infatti di li a breve, lui, Emmett e Rose si sarebbero diplomati ed avrebbero preso a frequentare l’università… almeno questo era quello che avrebbero fatto credere al resto del mondo: in realtà sarebbero rimasti a Forks, rintanati, e si sarebbero fatti vedere ogni tanto, in occasione delle visite alla famiglia. Soprattutto Jasper, che non ne voleva sapere di allontanarsi da me. Così prima avessi finito il liceo, prima lo avrei seguito all’università, anche se io speravo che per allora sarei stata come lui. Jasper, da parte sua, non era più così tanto contrario all’idea di trasformarmi, ma voleva che vivessi ancora alcuni anni da umana, in modo tale da poter raggiungere un’età tale da poter trascorrere il maggior tempo possibile assieme anche a scuola.
Quella mattina, come d’abitudine, ci recammo a scuola tutti insieme, Emmett e Edward sulla Volvo, Alice e Rose sulla cabrio rossa mentre io e Jasper eravamo in moto. Ci trovavamo d’accordo anche su questo: sfruttare il viaggio verso la scuola per stare il più vicini possibile e la moto era l’ideale per stare abbracciati senza doversi sorbire le battutine idiota di Emmett. A cui, tuttavia, volevo sempre più bene. Non dovrei dirlo, ma era il MIO fratellone. Adoravo tutti i miei fratelli, e mi trovavo benissimo con loro, specie con i ragazzi, forse per il mio carattere un po’ da maschiaccio – avevo infatti chiesto ad Emmett di insegnarmi ad andare in moto, visto che Jasper si era rifiutato. A Jasper ero invece riuscita a strappare la promessa di insegnarmi a difendermi ed avevo già appreso un paio di colpi niente male: certamente con i vampiri sarebbero stati inutili, ma con gli umani avrebbero avuto successo.
Per la prima volta da che eravamo tornati a scuola, quel giorno si rifece vivo Mike Newton, reduce da circa un mese di sospensione a causa della sua aggressione ai miei danni.
Scesi di moto e aspettai che Jasper facesse altrettanto, poi lui mi afferrò per la vita e mi condusse nella scuola.
- Bene bene bene…
Non appena riconobbi la voce di Newton sollevai gli occhi al cielo, stringendomi a Jasper nel tentativo di fargli capire che non doveva intervenire. Poi mi voltai verso Rose, il cui ringhio, sebbene sibilato, non mi lasciò alcun dubbio sulle sue intenzioni.
- Emmett, tienila buona – dissi sottovoce
Vidi mio fratello stringere la bionda tra le braccia e massaggiarle la schiena sussurrandole dolcemente nell’orecchio
- Lasciate fare a Cassy…- intervenne Alice, che aveva già visto tutto
Mi sciolsi dolcemente dall’abbraccio di Jasper, che sembrava non volermi mollare e mi avvicinai a Newton
- Problemi?
- Beh… non crederai che la cosa sia finita così…
- Fossi in te mi rassegnerei, Mike
- Non direi, non dopo la sospensione comminatami dal preside e quella denuncia che mi pende sulla testa
- Chi è cagion del suo male pianga sé stesso…
-…?
- Sei tu il solo responsabile di ciò che ti è accaduto: alla tua sconsiderata azione c’è stata una mia reazione, che a quanto pare non ti aspettavi… beh, peggio per te
Mi avvicinai ancora a lui, arrivandogli sotto il naso per poi fissarlo negli occhi, con i miei ridotti a due fessure
- E sai una cosa? Girami alla larga o ti beccherai anche una denuncia per minacce, siamo intesi?
A quel punto, dopo essermi voltata verso Jasper ed averne afferrata la mano, passai accanto a Mike dandogli una spallata e mi diressi verso l’aula in cui si teneva la prima lezione.
Non appena svoltato l’angolo mi sentii afferrare per i fianchi e voltare di peso: mi trovai a guardare Jasper, il volto contratto in una espressione rabbiosa e preoccupata
- Si può sapere che diavolo ti è saltato in testa? Lo hai provocato ancora una volta davanti a tutta la scuola. Sai che adesso ci riproverà senza ombra di dubbio?!
Lo guardai sorridendogli, senza rispondergli, poi gli sfiorai le labbra con le mie, senza lasciar trapelare nessuna delle mie emozioni, all’infuori di quello che provavo per lui. Lo vidi spalancare gli occhi, sorpreso, per poi ridurli a due fessure.
- Come ci riesci?
Lo guardai facendo finta di non capire
- Come riesci a controllare così bene le tue emozioni? Quando hai imparato?!
- E’ sufficiente che mi concentri su di te… In questo modo mi riempi i pensieri ed influenzi tutte le mie sensazioni
- Dannazione… lo controlli… da quando lo sai?
- Da quella volta che abbiamo fatto l’amore, dopo che Emmett è entrato in camera tua mentre io ero sotto la doccia
- Il giorno dopo il tuo compleanno… - mi fissò per un attimo, in silenzio, ricordando che fino all’ultimo non era riuscito a capire le mie intenzioni – perché non…?
- Carlisle ha pensato che sarebbe stato meglio che prima ne fossi certa… non è un potere, il mio… si tratta solo di autocontrollo e papà ha pensato che prima di parlarne a chiunque avrei dovuto padroneggiarlo – finii la frase in un sussurro, terrorizzata dal fatto che Jasper potesse avercela con me per averglielo taciuto.
Mi passò una mano dietro la nuca e mi attirò a sé, poggiandomi la testa sul suo torace
- Va tutto bene, amore, solo… non farlo mai più, non tacermi più niente…
- Te lo prometto, non lo farò mai più -gli dissi, stringendomi forte a lui, temendo che potesse sparire da un momento all’altro
Mi staccò da sé e mi rese depositaria di un sorriso da urlo
- Adesso, in classe, miss simulatrice
Mi ritrovai a guardarlo boccheggiando, cercando di prendere aria: era impossibile, ma nonostante stessimo assieme continuava ad inebetirmi in una maniera incredibile.
- Amore, vai – mi disse ridendo, dandomi una sonora pacca sul sedere
Arrossii vistosamente e corsi in a lezione.
La mattinata trascorse tranquilla, finché non dovetti andare a mensa. All’ultima lezione, il professore ci fece uscire un po’ prima, quindi nessuno dei miei fratelli era ad aspettarmi in corridoio; decisi quindi di andare ad attendere Jasper fuori dall’aula e fu così che mi imbattei in Mike Newton.
- Piccola Cullen… adesso sei sola – mi disse non appena mi vide svoltare l’angolo , sorridendomi malignamente
Mi afferrò per le spalle e mi inchiodò alla parete, immobilizzandomi contro di essa con il peso del proprio corpo
- Che buon profumo – mi disse affondandomi il naso sul collo, per poi leccarmelo, facendomi rabbrividire dal ribrezzo
- Lasciami
- E perdermi un’occasione del genere? – mi disse ed iniziò a trascinarmi in direzione del magazzino delle pulizie
Edward!!!

*****

Jasper POV

Eravamo tranquilli a lezione, quando vedemmo piombarci in aula Edward ed Alice
- Chiedo scusa, prof, ma abbiamo un emergenza … dobbiamo andare … ed i nostri fratelli…
- Ok, Cullen, ho capito. Rosalie, Jasper ed Emmett, uscite pure.
Lo sguardo di Edward non mi piaceva per niente ed Alice era molto nervosa.
Non appena uscimmo dall’aula, Edward disse solo poche parole e tutti capimmo
- Cassandra e Newton
- Alice, dove? – chiesi in preda all’istinto omicida, lo stesso che in quel momento animava Rose
- Magazzino pulizie – mi rispose correndo verso di esso, seguita da noi tutti
Non appena arrivammo alla stanza, Emmett afferrò la porta e tirò, scardinandola, mentre io mi lanciavo dentro, pronto ad afferrare Newton ed a lanciarlo fuori in corridoio. Ma ciò che vidi mi lasciò di stucco.
Cassandra, sfruttando il momento di distrazione del ragazzo dovuto all’azione di Emmett, era riuscita a ribaltare le loro posizioni e, sgambettandolo da dietro, lo aveva mandato schiena a terra. Poi gli era saltata sopra, sedendoglisi a cavalcioni, ed aveva iniziato a prenderlo a pugni: destro, sinistro, destro, sinistro…
Ne sentivo la rabbia feroce, incredulo che riuscisse a scaricargli addosso tutta quella gragnola di colpi ben assestati, sebbene, avendola allenata, sapessi di cosa fosse capace. La vidi alzarsi per poi sollevarlo da terra, con una forza che non credevo che un fisico come il suo potesse nascondere. Newton aveva il volto ricoperto di lividi e si teneva il naso, probabilmente rotto. Dopo averlo sollevato, lo spinse fuori dalla stanza, in corridoio, assestandogli un calcione nel sedere.
Newton si trovò circondato da tutta la scuola che in quel momento andava a mensa. Mi accorsi solo allora che il poveretto aveva anche il segno di un morso sulle labbra, mentre Cassandra aveva l’impronta di due dita all’altezza del collo.
- Adesso, spiegalo tu, a tutta la scuola, come mi sono fatta questi segni ed il nome di chi ti ha spaccato la faccia… Un ultimo consiglio: se vuoi essere sicuro di arrivare a 90 anni con l’inquilino del piano di sotto interamente funzionante, ti consiglio di non importunarmi più… Mia sorella Rose sarebbe felicissima di staccartelo a mani nude, e ti garantisco che fa assai più male della ginocchiata che ti ci ho assestato la volta scorsa.
Emmett iniziò a ridere sonoramente, seguito a ruota, poco alla volta da tutti i presenti, mentre io sentivo la rabbia di Cassandra scemare lentamente.
- Jasper, mi accompagni a pranzo? Tutta questa ginnastica mi ha messo una fame…
- Certo amore, certo… - le dissi abbracciandola e baciandola sulla tempia
- Ve lo avevo detto che lo avrebbe sistemato ben bene – disse Alice, continuando a ridere, mentre ci avviavamo tutti in mensa.
- Già – intervenne Rose - e mi sono divertita quasi come se gliele avessi suonate io.

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Capitolo 22
*** Vita in famiglia ***


Jasper twilight - Cap 21 Vita in famiglia
VITA IN FAMIGLIA

Cassandra POV

Erano trascorse settimane dal mio epico scontro-incontro con Newton e la popolarità che ne avevo ricavato non accennava a diminuire: le ragazze di tutta la scuola, di ogni fascia di età, mi avevano eletta a loro eroina, un modello da seguire; i ragazzi, ad esclusione dei miei fratelli, i soli che mi si avvicinavano, mi adoravano a distanza, vuoi per le mie guardie del corpo vuoi per la nomea di picchiaduro che mi ero fatta con l’aver rotto il naso al sirenetto Mike.
Continuavo anche ad essere la più invidiata a causa del mio “ragazzo”. I commenti su di lui da parte della componente studentesca di sesso femminile si sprecavano: si andava dal banalissimo “fico” a termini più ricercati come “adone”, e devo riconoscere che quest’ultima definizione gli calzava a pennello. Il suo essere statuario, dalla bellezza propria delle sculture greche, mi lasciava sempre senza fiato, tanto che se mi avessero chiesto di definire con una sola parola la concezione del bello assoluto secondo i canoni classici avrei sicuramente detto “Jasper”.
E lui si stupiva ancora del fatto che mi incantassi a guardarlo senza riuscire a pronunciare una parola… se poi mi sorrideva, beh, a quel punto rincretinivo completamente. Ma quando mi toccava, bastava anche una semplice carezza, entravo veramente in carenza di ossigeno, il cervello mi si resettava e tutto ciò che desideravo in quel momento era solo baciarlo.
La cosa meravigliosa è che tutto questo lo imbarazzava da morire, esattamente come lui imbarazzava me quando mi fissava con talmente tanta insistenza da sembrare essere in grado di vedere attraverso gli abiti: mi faceva sentire nuda, ma non solo in senso fisico… riusciva a leggermi l’anima. Anche perché non avevo più cercato di tagliarlo fuori dalle mie emozioni ricorrendo alla simulazione: sapevo che non gli piaceva che usassi questa mia capacità con lui… faceva parte del nostro tacito accordo: io non lo estraniavo dalle mie emozioni e lui non cercava di influenzarle.
Quella mattina mi svegliò soffiandomi in un orecchio
- Sveglia, pigrona, è ora di alzarsi, la scuola ci aspetta – mormorò, baciandomi
- Altri cinque minuti – fu la mia solita richiesta.
Quei fatidici cinque minuti mi servivano per svegliarmi in pace con il mondo, in caso contrario sarei stata intrattabile tutto il giorno. Il povero Emmett ricorda ancora la pessima esperienza avuta con la sottoscritta a seguito di un suo brusco tentativo di svegliarmi: non so come, ma, dal momento che mi infilava le dita nel naso, gli urlai talmente forte contro che lo mandai a gambe all’aria per lo spavento, facendolo cadere di sotto dal letto.
Ma quei cinque minuti mi servivano anche per chiedermi se quel corpo contro cui ero allungata facesse parte di un bel sogno o se fosse la felice realtà dei miei giorni presenti e futuri. E difatti, io e Jasper eravamo diventati ritardatari cronici, o di professione, se così vogliamo dire… infatti i cinque minuti si trasformavano sempre in dieci, se non venti, trascorsi tra baci e languide carezze… Ma la giornata iniziava così per me nel miglior dei modi.
Anche quella mattina non facemmo eccezione e mi ritrovai a fare una doccia di corsa e ad uscire di casa con i capelli ancora umidi e un pancake in mano.
- Cassy, tesoro, se trascorreste meno tempo ad amoreggiare, forse riusciresti a fare le cose con meno assillo, non credi? – mi chiese Alice ridendo
- Certo… poi però mi chiederesti di tornare ad amoreggiare con Jasper perché certe carenze mi rendono intrattabile – risposi tra un morso e l’altro della mia rapida colazione in itinere
- Giusto, amore… senza contare che poi Emm romperebbe le scatole a me, insistendo con il dire che non ti presto le dovute “attenzioni”
- E sia io, che tu, sappiamo quanto questo non sia vero – gli soffiai in un orecchio, facendolo rabbrividire
- Peste
- Ti amo - gli dissi a fior di labbra
- Ti amo – mi rispose ricambiando il bacio
A quel punto Emmet iniziò a frugare nello zaino, da cui lo vidi estrarre qualcosa senza che riuscissi ad individuarne la natura, poiché mi dette rapidamente le spalle. Ci fu uno scatto, seguito da un fruscio e quando Emmett tornò a voltarsi scoppiammo tutti a ridere: teneva in mano una candela… accesa, mentre con il corpo assumeva la posizione di una “delicata” statuina reggi moccolo. Edward, da par suo, si nascose dietro le sue spalle e, con le mani sollevate sulla testa di Emmett, le tenne in modo tale da formare un cerchio, mentre fratello orso sollevava gli occhi al cielo con uno sguardo mistico, con tanto di aureola.
Mi ritrovai accasciata contro Jasper, mentre cercavo di prendere aria tra una risata e l’altra, gli addominali talmente contratti da farmi male
Rose non resistette e scattò loro una foto con il cellulare
- Emm, tesoro, non avertene a male, ma Carlisle ed Esme questa non devono perdersela assolutamente. – ridendo anche lei come una forsennata.
Entrammo a scuola che ancora ridevamo.

*****

Jasper POV

La scenetta di Emmett ed Edward di quella mattina fu talmente tanto comica che all’ora di pranzo, in mensa, riprendemmo a ridere, fra lo stupore generale di tutti i nostri compagni. Poi mi accorsi del cambiamento d’umore in Edward… divenne nervoso e rassegnato… era contrariato. Lo guardi inarcando un sopracciglio in una muta domanda.
- Ballo di fine anno = Abiti da ballo = Alice = Shopping
Lo guardai scoppiando a ridere, mentre Emmett e Cassandra, non appena Edward aveva terminato l’equazione, si alzarono dal tavolo rapidamente, quasi in sincrono, e scattarono verso l’uscita
- VOI DUE!!!
Li vidi bloccarsi sulla porta e voltarsi lentamente l’uno verso l’altra, scrutarsi in volto rassegnati e poi guardare verso colei che con due parole ne aveva arrestato la corsa: Alice
- No, Alice, ti prego, non farmi questo… - iniziò a pregare Cassandra, che si voltò verso di me in cerca di un aiuto che sapeva non potevo offrirle: in quei casi eravamo tutti alla mercé del folletto malefico con il dono della veggenza e la padronanza della tecnica della tortura dello shopping.
- Stasera giro per negozi: Cassandra, tesoro mio, è il tuo primo ballo ufficiale, per cui non transigo. E tu, Emmett, bell’esempio le dai, vergogna, non si fa così. – disse a quel gigante terrorizzato di nostro fratello, picchiettandogli un dito sul petto con fare minaccioso, il tutto sotto lo sguardo sornione di Rose che continuava imperterrita a limarsi le unghie.
Edward faticava a non ridere in faccia a nostro fratello, la cui espressione afflitta era decisamente comica. Io, invece, avevo sfruttato la situazione a mio favore: avevo fatto sedere una Cassandra mesta e rassegnata sulle mie ginocchia e con una mano le carezzavo pigramente il fianco, mentre con l’altra mi ero insinuato sotto la sua maglietta e le sfioravo il punto vita.
Era più forte di me, ma avevo il bisogno costante di sentire la sua pelle sotto le mie mani ed il sapere che effetto questo le provocasse mi faceva impazzire di desiderio.
- Jasper… non ora… - mi disse, gli occhi lucenti, mentre si mordeva il labbro inferiore
- Hai ragione, scusa – e la baciai sulla punta del naso
- Allora, voi due, ascoltatemi – ci riprese Alice – stasera tutti a Port Angeles in cerca di qualcosa che vada bene. Si parte appena usciti da scuola, rientreremo solo quando mi dirò soddisfatta.
- Mh… ma almeno posso mangiare qualcosa  lungo la strada?
- Sì, Cassy… in auto… non abbiamo tempo da perdere.
E fu così che, alla fine delle lezioni mi ritrovai trascinato insieme al resto della famiglia in una delle scorribande più massacranti che Alice avesse mai organizzato.
Ma sapevo che la sera del ballo, non appena avessi visto Cassandra con indosso l’abito scelto per lei da mia sorella, sarei per sempre stato grato a quest’ultima per avermi sottoposto a questa tortura… e le avrei confessato che Sì, ne era valsa la pena.

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Capitolo corto, ma non potevo fare di più.
Si tratta di un chap di transizione e dal momento che mi è stato chiesto di scrivere ancora qualcosa di "comico" prima dell'arrivo dei cattivi, ho optato per questa soluzione, che tra l'altro mi serve anche all'economia della narrazione.
Baci, Nerry

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Capitolo 23
*** Il ballo: sensazioni funeste ***


Jasper twilight - Cap 22 Il ballo: sensazioni funeste
IL BALLO: SENSAZIONI FUNESTE

Cassandra POV

- Alice, basta, te ne prego… non mi sento più i piedi
Eravamo di fronte al ventesimo negozio di abbigliamento e non ne volevo più sapere di misurarmi abiti e scarpe. Tra l’altro ero rimasta sola, alla mercé di Alice e Rose: i ragazzi, con la scusa di non voler vedere i nostri abiti prima del ballo, in modo da riservarsi la sorpresa, erano andati a far spese da soli… e mi mancava Jasper.
Presi il cellulare e gli inviai un SMS: “Aiuto! Vieni a salvarmi, ti prego! Sto per uccidermi dalla disperazione”
Tempo zero mi arrivò un SMS di risposta: “Voltati”
E quando lo feci lo vidi ad una trentina di metri di distanza da me, con una sola busta, contenente il suo abito, mentre io, a causa di Alice, stavo soffocando sotto le sacche con i miei acquisti. In una frazione di secondo, mollai le borse e mi slanciai verso Jasper, lasciando Alice e Rose dinanzi alla vetrina, a sbraitare contro di me per la mia riuscita fuga.
- Ti prego, mordimi! – lo supplicai con voce disperata, attaccandomi al suo collo – metti fine a questa tortura – guardandolo con occhi supplichevoli
- Smettila, sciocchina – mi rispose baciandomi sul naso e abbracciandomi
- Dici bene tu, che ti sei defilato… ma io ho sperato che un auto mi tirasse sotto… anche di cadere dalle scale… di tutto pur di avere una scusa per porre fine a questa tortura… ma niente… e lei è una virago dello shopping. Se mi ami, ti scongiuro, metti fine alla mia sofferenza – lo pregai ancora con tono melodrammatico, mettendo a nudo il collo ed offrendoglielo, nel mentre cercavo di non ridere.
- Ricorda, Alice…. L’avrai sulla coscienza… - disse Jasper alla ragazza, che ci aveva raggiunti assieme a Rose, nel mentre abbassava la bocca sul mio collo, reggendomi il gioco e trattenendosi anche lui dal ridere.
- Addio, sorella crudele. Muoio a causa tua. – dissi non appena sentii le labbra di Jasper sul collo, accasciandomi tra le sue braccia.
- Idioti!!! E tu, Ed… smettila di ridere… non sono affatto divertenti
A quel punto partì anche la risata di Emmett e Rose, ormai privi di controllo
Alice iniziò a battere i piedi stizzita, mentre io, ancora accasciata contro Jasper, la guardavo dall’unico occhio aperto. A quel punto anche io e Jazz lasciammo libere le risate e ben presto Alice si unì a noi.

*****

Jasper POV

Era la sera del ballo e non vedevo l’ora di ammirare Cassandra con l’abito che le aveva acquistato Alice. Mi trovai a pensare per l’ennesima volta alla sera a Port Angeles ed alla scenetta messa su da Cassandra… Non avevo mai visto Alice così offesa, ma poi aveva dovuto ammettere anche lei stessa che se l’era cercata, poiché aveva effettivamente esagerato.
Da quando è arrivata Cassy sembra sempre festa
- Vero, Jazz… non abbiamo mai riso così tanto. Anche Emm dice di non essere mai stato così bene come da quando è arrivata Cassandra.
- Già già – annuì Emmett – e poi è divertente vedere il controllatissimo Carlisle tenersi la pancia dal ridere
- Sì, non è cosa di tutti i giorni – ammise Edward
- Ha portato la primavera: in casa nostra, prima che arrivasse lei era sempre inverno – dissi io
E’ la mia Primavera. Ha riportato l’allegria in questa casa di vampiri, di morti viventi… o non morti. Ha sciolto il gelo del nostro cuore e lo ha riscaldato a poco a poco, con i suoi raggi da prima tiepidi e timidi ed ora caldi ed avvolgenti. Ci ha ridato la vita. MI ha ridato la vita.  
Edward mi guardò sorridendomi.
- Finalmente hai trovato la pace interiore. Sono felice per te
La mia risposta fu un sorriso sgargiante.
Poi mi voltai verso le scale: avevo sentito avvicinarsi i passi delle ragazze.

*****

Cassandra POV

Guardavo le mie sorelle. Erano bellissime.
Alice indossava un abito in seta grigio perla, lungo fino alle caviglie, con un romantico scollo a cuore. Rose, invece, vestiva un abito sottoveste nero in seta, anche questo lungo, con uno spacco laterale che le si apriva fino a metà coscia. Io, da parte mia, avevo un abito color champagne, in seta, dal corpetto stretto, trattenuto da due bretelline sottilissime, e che mi si allargava morbidamente in una gonna composta da più teli straliciati, che andavano così a formare un orlo irregolare; le spalle erano coperte da uno sciarpone in velo di seta sempre dello stesso colore.
- Andiamo, altrimenti arriveremo tardi – disse Rose, passandomi la mia borsetta.
Mi guardai un’ultima volta allo specchio, incredula di ciò che vedevo, poi seguii le mie sorelle.
Loro stavano già scendendo le scale, quando io mi soffermai a guardare i miei fratelli nascosta nell’ombra del corridoio del piano di sopra. Sapevo che mi avrebbero scorta nonostante la scarsa illuminazione ma volevo avere il tempo di memorizzare come erano in quel momento, esattamente come avevo fatto con le mie sorelle.
Erano bellissimi… tutti e tre in smoking.
Emmett indossava quello classico, nero con camicia bianca… sarebbe stato perfetto nei panni di James Bond… aveva fascino da vendere.
Edward ne indossava uno blu, leggermente più informale, abbinato ad una camicia celeste chiarissimo, quasi bianca… un modello, un gentiluomo di altri tempi
Jasper… era spettacolare… ed era mio. Smoking blu, dal taglio classico, abbinato ad una camicia blu anch’essa, sebbene di un paio di toni più chiara, in seta cangiante.
Vidi gli occhi di Edward ed Emmett illuminarsi alla vista di Alice e Rose, mentre Jasper scrutava con la fronte aggrottata il punto in cui mi tenevo nascosta. Come feci un passo avanti ed iniziai a scendere lo vidi aprire il volto in un sorriso dolcissimo e mi venne incontro a metà scale
- Sei bellissima
- No… tu sei bellissimo
Mi afferrò la mano e mi condusse all’auto.

*****

Jasper POV

Non credevo potesse essere più bella della sera del suo compleanno… mi sbagliavo.
Non riuscivo a staccarle gli occhi dal volto. Era raggiante. Ma sentivo che c’era qualcosa che non andava. Non capivo perché si fosse fermata a studiarci nell’ombra. Sembrava che volesse memorizzare l’attimo, per non perderne il ricordo in futuro, come se fosse qualcosa a cui attaccarsi nei momenti bui. Ma non ne capivo il perché. Era come se avesse fatto una foto della scena, senza scattarla e la sensazione che mi trasmetteva non mi piaceva. Ma non riuscii ad analizzarla, perché la nascose.
- Amore… tutto bene?
- Sì Jasper – mi disse baciandomi l’angolo della bocca
Sentivo che però non era così. Nonostante cercasse di usare la sua capacità di simulazione, a tratti mi arrivava una sensazione strisciante, come di paura. Ed il fatto che mi celasse le sue emozioni non mi piaceva.
Con un tono di voce impercettibile per le orecchie umane, chiesi ad Edward di leggerle i pensieri. Mi rispose facendo spallucce, corrugando la fronte e facendomi cenno di no con la testa. Sapevo cosa voleva dire: gli stava mandando segnali fuorvianti.
Non mi piaceva. E non era paranoia.
La presi per la vita e la condussi fuori, in giardino, dove la feci sedere su una panchina, poi mi sistemai accanto a lei, tenendole dolcemente le mani.
- Amore… cosa c’è? E non dirmi niente… stai simulando una tranquillità che non hai… e stai tenendo Ed fuori dai tuoi pensieri…
- Non lo so… è una sensazione strana… come se tutto dovesse finire… - disse con voce stentorea
- Hai sentito Jacob e Seth parlare con papà?
- Sì…
Adesso mi era tutto chiaro. I due vampiri a cui davamo la caccia mesi prima si erano rifatti vivi sul territorio di Forks ed i licantropi ce ne avevano subito informati affinché potessimo sorvegliare Cassandra.
- Tesoro… andrà tutto bene
- Ho paura…
- Non ti accadrà niente, non lo permetteremo – le dissi abbracciandola
- Non ho paura per me… la morte mi è passata accanto talmente tante volte che ormai non la temo più – tenendomi il viso contro il collo
Già… sedici anni di dolore e sofferenza. La vita ti ha tolto molto, amore mio
- Jasper… - staccandosi da me per guardarmi in volto - mi prometti di essere prudente?
- Certo, amore…
- Jazz… sono seria. Promettimi che non rischierai… neanche per me
- Cassandra – la interruppi
- Promettilo. Te ne prego… Ho perso mio padre, poi mia madre. Me li ha portati via una malattia. Adam, invece… lui ha tentato il tutto e per tutto per salvarmi… e forse, se mi avesse lasciata morire, lui sarebbe ancora vivo… non voglio… NON voglio che tu rischi per me, non sopporterei la tua morte. – mi disse disperata
- Cassandra… perché mi dici questo… ora?
- Ho fatto un sogno… un incubo… quei due vampiri… lui mi voleva… attaccavano tutta la famiglia e vi uccidevano… TI uccidevano…  e… non lo so… ma sentivo di dovertelo dire… prima che fosse tardi… Jazz, se mi ami veramente, promettimi che qualunque cosa mi accada tu non rischierai la vita per me
- Non posso farlo, lo sai… TU sei la mia vita… e senza di te sarei comunque morto, tornerei ad essere morto. – stringendola a me con disperazione
Sentivo tutta la paura e il dolore che provava alla prospettiva di perdere tutta la famiglia, di perdermi, ma non sapevo come farle capire che era stato solo un brutto sogno.
Forse perché, come avrei scoperto più tardi, non si trattava solo di quello, ma di una previsione della realtà.

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Ringrazio ancora per le recensioni, per i pref e anche chi si limita a leggere
Baci, Nerry
PS: mi ci vuole un po' di tempo... ma i cattivi arrivano!

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Capitolo 24
*** Testamento ***


TESTAMENTO

Jasper  POV

Cassandra era strana e questo dalla sera del ballo. Qualsiasi cosa la occupasse, la faceva con disperazione, come se fosse l’ultima volta. Avevo la percezione che si fosse come rassegnata ad un qualcosa di inevitabile, sebbene lei sembrasse aver già fatto le sue scelte. E la cosa non mi piaceva.
Facevamo l’amore come se per lei potesse essere l’ultima volta, come se si aggrappasse a quel momento per non dimenticarlo e per non farmelo dimenticare. Era infatti di una dolcezza struggente, era l’amore, quello con la A maiuscola. Ma intrisa di disperazione. Di quella disperazione che la spingeva a farmi mille raccomandazioni quando andavo a caccia con i miei fratelli, a non volermi lasciare mai e a cercare di trascorrere il maggior tempo possibile con me, come se gliene rimanesse poco.
Come un condannato a morte che già conosce il momento dell’esecuzione.
- Jasper… posso chiederti un favore? – mi chiese distogliendomi dai miei pensieri
- Certo, principessa
- Mi accompagneresti… da Adam? – mi chiese tormentandosi le mani
- Quando vuoi, amore – le sorrisi, intrecciando le dita con le sue
- Adesso? – mi guardò supplichevole
- Come mai tutta questa fretta? – chiesi sorpreso, certo che mi nascondesse qualcosa
- Così, mi manca… e poi, so che ti sembrerà assurdo, ma… devo parlargli – mi rispose abbassando lo sguardo sulle nostre mani.
- Ok, andiamo – e la condussi in garage, all’auto.
Quando aveva pronunciato quell’ultima frase avevo percepito la barriere emotiva che ergeva in difesa delle sue sensazioni, chiudendomi fuori ancora una volta; non mi sentii però di chiederle spiegazioni, evitando di metterla sotto pressione e scoprire così il perché di quel suo strano comportamento che ormai andava avanti da tre settimane. Ed avevo tutto il tempo per farlo, visto che era finita la scuola.

*****

Cassandra POV

Sentivo che Jasper si faceva sempre più sospettoso verso il mio strano atteggiamento ma non potevo fare a meno di comportarmi come facevo: vivevo con il terrore che ogni giorno potesse essere l’ultimo, e questo perché quel dannato incubo era divenuto una ricorrente di tutte le notti.
Jasper se ne era accorto, ma io gli dicevo che non era niente, e cercavo di non lasciargli libero accesso ai miei sentimenti. Ma nonostante tutto, qualcosa percepiva, anche se in maniera confusa.
Sapevo che la fine era vicina e speravo di riuscire a non tirarlo a fondo con me; nel frattempo sentivo di dover fare alcune cose che non potevo più rimandare.
E fu così che gli chiesi di accompagnarmi al cimitero, a trovare Adam.
Mi avvicinai alla sua tomba con Jasper che mi cingeva la vita, poi mi staccai da lui e mi inginocchiai a guardare la foto del mio “fratellone”.
- Ciao Adam. Scusami se non sono venuta prima, ma… - toccai la sua immagine, carezzandola come avrei potuto fare con il suo viso, esattamente come avevo fatto tante volte in passato.
- Non ne avevo il coraggio… perdonami – ripresi, mentre Jasper stava silenzioso alle mie spalle
- Adam… mi manchi terribilmente. All’inizio avrei tanto voluto essere qui al posto tuo, o con te… ti ho anche odiato per avermi lasciata sola. Poi… ho capito che dovevo solo esserti grata… mi hai difesa ancora una volta, l’ultima… non solo salvandomi la vita… ma regalandomi l’amore. Mi sei sempre stato vicino, fratellone, anche senza che ti chiedessi niente, e mi sei vicino ancora… adesso però ho qualcosa da chiederti.
Percepii chiaramente tutti i cambiamenti di stato d’animo in Jasper e a quel punto lo sentii trattenere il fiato, in ascolto, teso.
Mi avvicinai alla croce, abbracciandola come se stessi abbracciando Adam, e continuai il mio discorso in un sussurro, sebbene sapessi che niente sarebbe sfuggito all’orecchio del bel vampiro alle mie spalle.
- Sento che il mio tempo qua si sta esaurendo, e sai quanto queste mie sensazioni siano fondate su cose reali. Adam… veglia sulla mia nuova famiglia, quella che mi hai donato con il tuo sacrificio. Veglia su tutti i Cullen.. veglia su Jasper, te ne prego… lo amo da morire e so che lui è disposto a morire per me, esattamente come lo sono io per lui… ed è per questo che ti chiedo di aiutarmi ancora, un’ultima volta. Non permettere che accada niente a tutti loro. Aiutami a…
Fui interrotta dal ringhio rabbioso di Jasper, seguito da un urlo carico di disperazione
- BASTA!!! SMETTILA!!!
Mi afferrò per le spalle costringendomi a staccarmi dalla croce e mi ritrovai stretta a lui.
Lo sentivo tremare, mentre mi stringeva come un naufrago si stringe al salvagente nel tentativo di non morire tra i flutti.
- Non dire mai più cose del genere… non voglio più sentirti dire queste cose…
In quel momento mi sentii finalmente in pace; niente più paura… niente più dolore, solo pace
Lo abbracciai sorridendogli dolcemente, poi nascosi il volto contro il petto.
- Jazz… va tutto bene… adesso so che andrà tutto bene.

*****

Jasper POV

Quella calma mi spaventava: era paragonabile alla pace di un moribondo quando, dopo aver fatto testamento, si sente l’animo sgravato dal peso della propria dipartita.
- Non ti accadrà niente. Non lo permetteremo
- Non potrai impedirlo. Ma va bene così: ho sistemato tutto. Adesso andiamo a casa. Alice ci aspetta per la partita di Base-ball.
La guardai, fissandola, nel vano tentativo di capire cosa intendesse dire con quella frase. Lei si limitò a sorridermi, per poi baciarmi. Si voltò verso la tomba di Adam, depositando un bacio, con la mano, sulla foto, poi mi condusse all’auto.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso. Io guidavo con una mano sola, l’altra era stretta tra le sue mani e con le dita vi tracciava dei ghirigori, sorridendo tranquilla.
Io, tranquillo non lo ero affatto, tanto che quando arrivammo allo spiazzo dove avremmo giocato a base-ball tutta la famiglia si accorse che qualcosa non andava.
- Jazz… cos’è successo? – mi chiese Alice, mentre si scambiava occhiate preoccupate con Esme e Carlisle.
- Alice… è stato terribile… è come se sapesse di morire da un momento all’altro
Edward mi guardo preoccupato da ciò che leggeva nei miei pensieri
- Pensi veramente che possa accaderle qualcosa?
- Non lo so… ma è troppo tranquilla… è come se avesse accettato la propria sorte, conoscendola…. Temo...  temo possa essere vero.
- Ragazzi, si basa tutto su un sogno, un incubo, lo sappiamo. Lasciamole il tempo di capirlo. Non assilliamola inutilmente.
- Sì, papà- intervenne Rose – forse è meglio iniziare la partita.

*****

Cassandra POV

Vidi tutti quanti prendere posizione su quel campo da base-ball di dimensioni gigantesche. Alice, non appena si sentì il primo tuono, dette il segnale.
- Adesso possiamo giocare
Da che avevo saputo della partita mi ero chiesta perché aspettassero i tuoni per poter giocare, ma non appena Jasper colpì la palla lanciatagli da Alice ne capii il motivo: il suono della palla che cozzava contro la mazza era esattamente identico e della stessa potenza di un tuono, un temporale nel temporale.
Fissavo il campo di gioco stupita dalla rapidità e dalla potenza con cui giocavano tutti, divertendosi un mondo. Edward si rivelò subito essere il più veloce, mentre Emmett era il più forte; Jasper era più tattico, riusciva a muoversi come se stesse combattendo, mentre Rose ci metteva tutta la rabbia e l’eleganza che la contraddistinguevano; Alice e Carlisle giocavano per puro divertimento, con una precisione che spaccava il capello in quattro. Faticavo non poco a distinguere le loro azioni talmente tanta era la loro velocità, ma fortunatamente Esme mi stava accanto e richiamava la mia attenzione sui punti salienti, aiutandomi ad arbitrare.
Vidi Alice fermarsi improvvisamente, in preda ad una visione, a cui seguì il suo urlo.
- Fermi! Jasper… portala via!! ORA!!!

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Come promesso stanno per arrivare i cattivi.
Grazie ancora.
Baci, Nerry

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Capitolo 25
*** Scambio equo e vantaggioso ***


SCAMBIO EQUO E VANTAGGIOSO

Jasper POV

- Fermi! Jasper… portala via!! ORA!!!
- Non c’è più tempo – intervenne Carlisle
Vidi i due vampiri avvicinarsi a noi, mentre Rose ed Esme cercavano con ogni modo di camuffare l’odore di Cassandra.
Mi voltai a guardarla e notai che mi sorrideva dolcemente. Le afferrai la mano per farle coraggio ma dalla sua stretta capii che era lei a farne a me. Temevo che quello che aveva sognato si potesse avverare: sapevo che l’avrei persa. La strinsi a me, disperato.
Mentre i due vampiri nomadi si avvicinavano a noi, gli altri si frapposero tra noi e loro, lasciandoci in seconda fila.
- Vi abbiamo sentiti giocare… possiamo unirci? – chiese lei
- Certamente, due giocatori stavano andando via – rispose Carlisle nel tentativo di fornire una via di fuga a me e Cassandra.
Sentii Cassandra trattenere il respiro e stringermisi maggiormente contro, affondandomi il volto nel petto. Registrai il nervosismo di Edward e lo vidi avvicinarsi maggiormente a noi, la stessa cosa fece Emmett. Rose ed Alice, intanto, tenevano d’occhio la femmina.
- Peccato, ci saremmo divertiti…- rispose la femmina
Vidi il maschio annusare l’aria e scrutare insistentemente Cassandra, nel tentativo di vederne il volto.
- Jasper, accompagnala a casa – mi disse Carlisle
Fu questione di un secondo. Una folata di vento, improvvisa, portò l’odore di Cassandra al maschio, che aspirò l’aroma rapito.
- Ti sei portato uno spuntino – sibilò facendosi avanti.
Mi misi dinanzi a Cassandra, mentre tutti gli altri si schierarono, sempre di fronte a noi, in posizione di attacco.
- Lei sta con noi… è mia figlia – disse Carlisle
- E da quando un’umana è figlia di un vampiro?- chiese lui continuando a ringhiare
- Da quando mi ha salvato la vita impedendo che mi trasformassi in vampiro. – disse Cassandra, aggirandomi per posizionarsi di fronte a tutti noi
- Ma tu questo lo sai già, vero James? – gli disse ancora, mostrandogli la cicatrice che i suoi denti aguzzi le avevano lasciato sul polso quando le aveva iniettato il veleno.

*****

Cassandra POV

- Ma tu questo lo sai già, vero James? – gli dissi, mostrandogli la cicatrice che i suoi denti aguzzi mi avevano lasciato sul polso quando mi aveva iniettato il veleno.
Sentii tutti i componenti della mia famiglia trattenere il respiro, in un silenzio innaturale, un silenzio di morte… che fu interrotto dalla risata sguaiata di James.
- E così ti sei anche ricordata il mio nome… quale onore…
Lo guardai impassibile, poi portai lo sguardo sulla femmina
- E tu sei Victoria
Vidi la vampira indietreggiare, stupita.
- Vediamo se continuerai ad ostentare tutta quella calma – disse il maschio
- Non puoi farmi più male di quanto tu me ne abbia già fatto
- Oh… non credo – mi rispose sogghignando, indicandomi Jasper con un cenno del capo
- Penso che tu non abbia capito – ripresi io, sorridendogli
Edward, aiutami. Tu ed Emmett dovete tenere fermo Jasper… qualunque cosa accada, non lo dovete fare muovere
Sentii la mano di mio fratello posarsi sulla mia spalla segnalandomi che aveva capito.
- Cassy, non…
- Alice, sai anche tu che non ho scelta
Vidi James osservarmi incuriosito, in attesa che finissi il nostro discorso
- Sono giorni che non mi perdi di vista, James… sai, sebbene non sia un vampiro, ho la strana capacità di sentirmi osservata… cosa che hai fatto durante tutto l’ultimo mese
- Non puoi essertene accorta…
- Non sottovalutare gli esseri umani… potresti avere delle grosse sorprese…
Lo vidi scettico, ma sapevo che se mi fossi giocata bene le mie carte, la mia famiglia sarebbe sopravvissuta
Ed, amplifica il raggio d’azione del tuo potere… credo che il suo esercito di neonati ci abbia circondato
La risposta di mio fratello fu un grugnito di assenso.
Bloccate Jasper e non intervenite… nessuno di voi… o sarà stato tutto inutile
Continuavo a comunicare telepaticamente con mio fratello senza però distogliere gli occhi dal volto di James.
Ed… dopo… digli che lo amo… fa che non se lo dimentichi mai…
Mi voltai a guardare Jasper. Avrei tanto voluto abbracciarlo un’ultima volta, ma sapevo che se lo avessi fatto sarei crollata e lui non mi avrebbe permesso di fare quel che dovevo. E lui capì. Il ringhio gli crebbe improvviso nel petto, uscendo fuori come un brontolio in crescendo. Allungai un braccio e con la mano gli sfiorai le labbra, mentre Edward ed Emmett lo bloccavano sul posto.
- Cassy… NO!!! – fu l’urlo di Alice, ma avevo deciso
- Se è me che vuoi… è me che avrai… richiama i neonati, la mia famiglia non mi impedirà di seguirti
Il grido straziato di Jasper coprì del tutto il suono della risata malefica e soddisfatta di James
- Bene… E’ uno scambio equo e vantaggioso per entrambi: la loro vita in cambio della mia soddisfazione. Te in cambio di tua sorella Alice. – mi disse, strattonandomi poi per un braccio e attirandomi a sé.
- Famigliola felice, dite addio alla bella Cassandra… - disse loro, leccandomi il collo dove batteva la vena
- Jazz… ti prego… - dissi all’indirizzo del mi vampiro, che stava cercando in tutti i modi di liberarsi dalla stretta di Edward ed Emmett – non complicare le cose… ti amo.
Scivolai con lo sguardo su tutta la mia famiglia: Carlisle ed Esme cercavano di farsi coraggio, Rose si controllava a fatica, guardandomi con occhi pieni di dolore, Alice… lei piangeva senza lacrime, mentre Emm ed Edward mi guardavano addolorati ma rassegnati. Infine mi soffermai un’ultima volta su Jasper, sorridendogli
Poi James mi trascinò via ed io non mi voltai più indietro, cercando di non sentire le grida disperate di Jasper che chiamava il mio nome
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Capitolo corto, me ne rendo conto. Se ci riesco, vedo di postarne un altro in giornata.
Baci, Nerry

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Capitolo 26
*** Alice ***


Jasper twilight - Cap 25 Alice
ALICE

Jasper POV

Erano trascorsi due giorni da quando lei se ne era andata. Detestavo i miei fratelli per avermi impedito di seguirla, di intervenire per tenerla con me… ma sapevo che avevano fatto la scelta migliore, la sola che ci avrebbe consentito di vivere ed adoperarci per cercare Cassandra e riprendercela.
Giuro che ti troverò… anche se…
Ero terrorizzato all’idea di ciò che James avrebbe potuto farle. Tremavo al solo pensiero che potesse toccarla, usarle violenza, ucciderla. E la cosa sembrava essere più complicata di quanto sembrasse inizialmente. James voleva Cassandra sin dal primo attacco, dall’episodio dello scuolabus, questo era chiaro, ma adesso c’era dell’altro.
Alice… che ruolo hai in tutta questa storia?
Tutti noi avevamo ricordi frammentari del nostro passato da umani, ma l’unica cosa che mia sorella ricordava era il suo nome.
E’ un vicolo cieco.
Mi passai una mano sul volto, in preda allo sconforto.
- Jasper… la troveremo
- Lo so, mamma… mi spaventa solo l’incognita delle condizioni in cui la troveremo… temo…
- E’ forte… e sembra sapere come tenerlo a bada
- Hai detto bene, papà… sembra… se dovesse toccarla… io…
- Non le accadrà niente, Jasper, l’ho visto. La ritroveremo.
Fummo distratti dall’ingresso dall’arrivo di Edward, accompagnato da Jacob, Seth, Leah e Sam.
- Tu…! – mi aggredì Jacob – non dovevi permetterglielo! Dovevi fermarla!!!
- Piantala Jake – intervenne Seth, bloccandolo prima che mi saltasse al collo – hai sentito cosa ha detto Edward. Cassandra ha costretto gli altri a fermarlo.
- E lo ha fatto di proposito: sapeva che se noi fossimo sopravvissuti avrebbe avuto anche lei più possibilità di tornare libera, sa che la cercheremo e la salveremo – intervenne Edward
Io continuavo a guardare Jacob, vedendo riflesso nei suoi occhi lo stesso dolore che sapevo essere nei miei.
- Jacob… non ho saputo proteggerla…  - mi scusai
- Non è colpa tua, Jasper… sicuramente lo avrebbe impedito anche a me – mi interruppe, avvicinandomisi e dandomi una lieve pacca sulle spalle – scusami per prima, ho perso la testa… ma questo lo sai anche tu
Fummo interrotti dalla voce di Edward che richiamava l’attenzione su Alice, in preda ad una delle sue visioni.
- Io… io… l’ho vista… so dove la tiene!!! – urlò in preda all’euforia

*****

Cassandra POV

Ero in quel posto da due giorni. Mi meravigliava il fatto che, pur essendo nomadi, avessero approntato un rifugio come quello. In quella che era diventata la mia cella c’erano un letto, un tavolino con delle bottiglie di acqua poste sopra ed, in un angolo, un bagnetto di servizio. Spartano ma sufficiente per non morire nello sporco.
Ma va bene tutto, basta che loro siano vivi.
E come ogni volta che pensavo a loro tornavano i ricordi. Si dice che quando uno sia in punto di morte veda la propria vita scorrergli dinanzi agli occhi. I ricordi continuavano a tenermi compagnia ma io non ero certa che James mi avrebbe uccisa.
Avevamo avuto occasione di parlare, se così si può dire, ed avevo avuto la possibilità di chiedergli cosa intendesse dire con quella frase su Alice.
Venni così a sapere che James aveva puntato mia sorella durante il suo soggiorno forzato in un manicomio, dove, secondo me, era stata rinchiusa perché aveva già sviluppato in parte, sebbene da umana, quello che da vampira sarebbe diventato il suo eccezionale potere. Ed era successo che un vampiro, innamoratosi di lei, avendo notato l’interesse di James nei suo confronti, l’avesse trasformata, impedendo così al mio carceriere di farne ciò che voleva.
E non avevo ancora ben chiaro cosa volesse farne… ma sapevo che la sorte che sarebbe dovuta essere di mia sorella si sarebbe ben presto trasformata nella mia.
Adam… veglia su di lui.
E lo rividi, il bel volto atteggiato in quel sorriso che mi scaldava il cuore, gli occhi dorati, brillanti, la bocca carnosa lievemente increspata su un angolo, quelle due fossette sulle guance, che tanto adoravo. Mi strinsi le braccia attorno al busto, come se stessi abbracciandolo.
Jasper
La porta si aprì improvvisamente, andando a sbattere contro la parete, facendomi così voltare di scatto.
- Non starai ancora pensando a lui, vero? – mi chiese James, sogghignando malignamente
Lo guardai in silenzio, sostenendone lo sguardo.
- Sei una stupida illusa… non ti troverà mai…
Fece una pausa,  il cui effetto sulla mia psiche fu devastante
- Almeno non prima che mi sarò divertito a sufficienza con il tuo corpicino umano
Deglutii a fatica, cercando di non lasciare trapelare il terrore per quello che mi stava rivelando essere il mio futuro. Lo vidi avanzare verso di me con passo indolente, per poi fermarmisi di fronte e costringermi a sollevare il volto verso il suo.
- Sai… questo scambio è proprio vantaggioso per me… sei decisamente deliziosa… anche meglio di tua “sorella” Alice
- Vuoi… uccidermi?
- No, voglio solo divertirmi con te… esattamente come faceva il tuo biondino – mi disse sfiorandomi le labbra con il pollice, costringendomi ad aprire le labbra
Mi sentii morire.
No, questo no… Oddio, meglio la morte
- Ma per questo abbiamo tempo… devo imparare a controllarmi… non voglio nutrirmi del tuo sangue, voglio solo fare di te la mia compagna
- Non sarò mai la tua compagna… potrai violentarmi… avrai il mio corpo, ma non la mia anima
- E se lo uccidessi?
- Ti odierei per il resto della mia vita…
- Devo spaventarmi? – sogghignò
- Se hai intenzione di trasformarmi ti consiglio di non torcergli un capello… di non torcerlo a nessuno di loro… od il mio primo atto da neonata sarà ucciderti… e sta certo che ne sarei capace
Si staccò da me indietreggiando verso la porta, ridendo malignamente, ma nel suo riso percepivo anche l’incertezza; probabilmente stava riflettendo sulle mie parole e non le riteneva infondate.
La porta si richiuse con un tonfo sordo ed io mi accasciai sul letto, stravolta.

*****

Alice POV

Ero con Edward, in camera nostra. Ci stavamo preparando all’incontro con Jacob e gli altri, incontro durante il quale avremmo preso gli ultimi accordi per sferrare l’attacco a James e liberare Cassandra.
La visione arrivò rapida e mi lasciò terrorizzata e spossata. Avevo appena assistito ad uno scontro di nervi tra Cassandra e James… ed avevo scoperto il perché della sua frase sibillina
Te in cambio di tua sorella
Guardai Edward in preda all’angoscia, stringendomi a lui. Non c’era bisogno di parole, aveva visto la mia visione nel momento stesso in cui mi era arrivata.
- Edward… Jasper… lui non lo deve sapere… potrebbe perdere la testa e compromettere tutto
- Va bene, amore… però dobbiamo sbrigarci… altrimenti per lei sarà tardi.

***************************************************************************************
Come promesso, altro capitolo.
Ho inserito un piccolo POV di Alice, spero non vi dispiaccia, ma ritenevo ci stesse proprio bene.
Ringrazio per le recensioni al cap. precedente: non credevo avrei suscitato tante e tali emozioni.
Siete tutte carinissime.
Bacioni, Nerry

P.S.
Florence... riesci sempre ad essere un passo avanti... sembra quasi che tu mi legga nel pensiero... e mi riferisco alla domanda su Alice. Per caso... sei parente di Edward? oppure sto diventando scontata?
Baci

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Capitolo 27
*** La fine ***


Jasper twilight - Cap 26 La fine
LA FINE

Jasper POV

Avevamo concordato la strategia di attacco. Il branco di licantropi avrebbe agito da diversivo, sferrando il primo attacco e palesandosi al nemico tramite il loro odore, sfruttando la direzione del vento. Noi Cullen ci saremmo mossi subito dopo, mantenendo una posizione sottovento, in modo da accerchiarli alle spalle e stringerli nella nostra morsa.
Sei incredibile, amore. Sei riuscita a far combattere vampiri e licantropi fianco a fianco.
- Non è da tutti, vero?- mi chiese Edward, sorridendomi con la sola bocca
Cosa mi nascondi, fratello?
- Niente…
Non mentirmi. Tu ed Alice mi state celando qualcosa… e la cosa mi rende nervoso.
- Credimi… è meglio che tu non lo sappia per il momento. Te lo diremo quando tutto sarà finito
E’ così sconvolgente?
- Lo è per la tua salute mentale… e non provare a chiederlo ad Alice… te ne prego… fallo per lei: si sente responsabile di tutta questa faccenda
Cosa c’entra Alice in tutto questo?
- Lo saprai a tempo debito… non insistere… per il bene di Cassandra
Quella frase mi fece desistere dai miei propositi e tornai a concentrarmi su quanto stava per accadere.
In una frazione di secondo vidi Jacob e Sam correre verso i neonati, che fortunatamente per noi non erano così numerosi, probabilmente perché si erano già uccisi tra di loro. I rispettivi branchi li seguivano schierati a V, in maniera da poter controllare tutti i vampiri. Questi, non appena sentirono l’odore dei lupi si slanciarono all’attacco, ringhiando rabbiosamente, ignari che aspettavamo solo il momento per chiuderli da dietro.
- Adesso – sibilai, facendomi però capire da tutti.
Scattammo avanti in gruppo, compatti, uno di fianco all’altro, pronti a tutto.
Sto arrivando, amore mio.

*****

Cassandra POV

Mi ero assopita e fui svegliata da quello che credevo fosse un temporale.
Mi avvicinai alla finestra, il cui vano era bloccato da sbarre, attraverso cui potevo però vedere fuori.
Strano… non piove… ma allora?!
Spalancai la finestra, afferrando le sbarre esterne con forza, in preda ad un senso d’angoscia improvviso, derivante dall’altrettanto improvvisa deduzione.
NO!!!
Sentivo l’odore del fumo trasportato dal vento, i ringhi rabbiosi, gli ululati e il suono di corpi smembrati.
Strinsi le sbarre fino a far sbiancare le nocche delle dita, per poi lasciarle bruscamente quando la porta alle mie spalle fu aperta violentemente, lasciando entrare Victoria.
- Presto devi andartene… prima che torni... – ebbe una lieve esitazione – prima che torni James… per te sarà finita
Mi lanciò un mazzo di chiavi che io afferrai al volo, poi mi diressi verso di lei correndo. Uscimmo assieme da quella catapecchia sperduta e mi trovai dinanzi ad una motocicletta.
- Vai via più in fretta che puoi… non posso fare più di così…
Portai lo sguardo sulla colonna di fumo che si sollevava a circa due chilometri di distanza.
- VA!!! ORA!!! Non puoi più fare niente per loro!!!
Mi sentii spingere verso la moto, infilare un casco e darmi una scrollata
- Sono morti… tutti!!!
Ero schiacciata dal peso di quelle parole.
- Posso anche rimanere… non ha senso che…
- Stupida! Sono morti per te! Anche i lupi! LUI E’ MORTO PER TE!!! Glielo devi
Non so come ma mi convinse. Misi in moto e partii, lasciandomi la colonna di fumo alle spalle.
Dopo alcuni chilometri riconobbi la strada su cui mi trovavo. Era quella che portava alla spiaggia di La Push… anzi, alla scogliera da cui si lanciavano i giovani licantropi. Jacob mi ci aveva portata spesso.
Jacob…anche tu
Iniziai a vedere tutto appannato, mentre mi passavano davanti agli occhi i volti delle persone care… e ad ogni volto il dolore si faceva sempre più insopportabile.
Jacob che mi scompigliava i capelli, Seth e Leah che litigavano sotto lo sguardo rassegnato di Sam, Embry e Quil che si accapigliavano, Paul incazzato nero come suo solito, Jared che si scusava per il comportamento di quest’ultimo.
Poi iniziai a tremare nell’esatto momento in cui mi si affacciò in testa il volto di Carlisle ed Esme che mi invitavano a fare parte della loro famiglia.
Mamma… papà
Rose che mi baciava
“Se vuoi rimanere con noi… se non vuoi tornare in istituto… sei la benvenuta, sorellina”
Emmett ed Edward in versione candelabro
Fratello orso… Ed…
Alice che mi sgridava bonariamete il primo giorno di scuola
“Cassandra Cullen!!! Hai reso vana tutta la mia opera: hai i capelli che sono un disastro!!!”
Jasper

Fui costretta a fermarmi sul ciglio della strada, piegata su me stessa, nel vano tentativo di tornare a respirare normalmente, di attaccarmi a qualcosa che mi tenesse in vita.
Non ho più niente.. Adesso sono veramente sola...
Poi un impulso improvviso si fece strada in me.
Mi asciugai le lacrime, rimisi in moto e mi diressi verso la scogliera, preda di una pace interiore senza precedenti
Sto arrivando… per sempre

*****

Jasper POV

La battaglia era stata dura, ma ce l’avevamo fatta. Erano rimasti in piedi solo due neonati, ma Embry e Paul gli stavano assestando gli ultimi colpi prima di finirli.
Io, Edward ed Emmett avevamo appena finito di gettare i resti di James nel fuoco, quando vidi Alice estraniarsi da tutti, in preda all’ennesima visione.
- NO! CASSANDRA! NON FARLO! – gridò accasciandosi al suolo, singhiozzando
- Jasper presto… alla scogliera di La Push… è in moto. SBRIGATI!!!
- Andiamo!!! – mi esortò Jacob, correndomi al fianco e liberandomi così dal patto che ci vietava di oltrepassare i confini della riserva.
Iniziammo a correre velocemente, un vampiro al fianco di un licantropo, mentre avevo il cervello preda delle più funeste visioni.
Eravamo a un paio di chilometri dallo strapiombo quando vidi una moto, con sopra una figura slanciata, con i lungi capelli al vento, sgassare rumorosamente, mangiare il terreno fino al baratro a velocità assurda e poi saltare nel vuoto.
- CASSANDRA!!!!

*****

Cassandra POV

Ci sono. E’ questione di pochi minuti… e sarò con voi, con te, amore mio.
Una bella rincorsa è quello che ci vuole… l’ultima corsa verso di te.
Non ho ripensamenti e non ne avrò mai.
Ti ho amato nella vita e ti amerò nella morte.
A nostro modo staremo ancora insieme.
Per sempre.
Sto arrivando Jasper.

Che buffo… è come volare… sospesa in aria.

Non chiamarmi, amore… anche se è bello sapere che posso ancora sentire la tua voce che pronuncia il mio nome.
Eccomi.

*****

Jasper POV

Vidi la scena come se fosse al rallentatore. La moto si staccò dal terreno, il motore che rombava a vuoto, mentre Cassandra si staccava da essa e precipitava in mare.
Accelerai ulteriormente il ritmo della corsa e  mi lanciai nel vuoto, dove poco prima era sparita lei.
Emersi e mi rituffai un paio di volte in preda al terrore di averla persa, poi vidi un bagliore strano e mi gettai su di esso.
Eccoti. Ti prego, non morire, te ne prego, Cassandra, resisti.
L’afferrai e la trascinai a riva aiutato da Jacob.
- Cassandra… amore, ti prego, rispondi
Mi sentii scostare delicatamente e voltandomi incrociai lo sguardo di Edward.
- Va rianimata…
Mi scostai consentendogli di farle la respirazione bocca a bocca ed il massaggio cardiaco. Nel frattempo continuavo a massaggiare le mani di Cassandra, il cui volto pallido e bagnato era l’immagine stessa della morte.

*****

Cassandra POV

Sto galleggiando… dove sono? Sono morta?
Jasper, dove sei? Sento la tua voce… ma non ti vedo… è tutto bianco…
Amore…

Cos’è questo peso che mi comprime ritmicamente lo sterno? Chi è che mi soffia aria nei polmoni?
Non ho bisogno di respirare… adesso non più

- Cassy reagisci…
Edward, ci sei anche tu?
- Forza bambolina, dai…
Jacob…
- Amore… oddio, cassandra… quanto vorrei averti trasformata quando me lo hai chiesto…
Jasper… fa niente, non disperarti… adesso staremmo sempre assieme

Ho voglia di rimettere…

*****

Jasper POV

Sembrava non reagire. Ed io stavo impazzendo.
Poi improvvisamente la vidi contrarsi e sputare acqua, tossendo violentemente, mentre Edward le sollevava la schiena, tenendola seduta.
- Jazz aiutala
Le feci poggiare le spalle contro il mio torace, sostenendola mentre continuava a tossire e sputare acqua.
La sentii rabbrividire per il freddo e con un cenno d’intesa io e Jacob ci scambiammo i posti. La cosa non mi allettava, ma sapevo che a contatto con la temperatura corporea del licantropo si sarebbe ripresa prima, mentre con la mia avrei potuto farle venire una broncopolmonite.
La vidi aprire gli occhi a fatica per poi richiuderli, feriti dalla luce e dall’acqua salta, mentre con le mani si teneva la gola irritata.
- Credevo che da morti non si soffrisse così…
- Non sei morta
- Ma voi… Victoria mi ha detto…
- Probabilmente voleva portarti a fare quello che hai fatto… Abbiamo ucciso James… e per vendicarsi voleva che tu ti togliessi la vita – disse Edward
- E’ tutto finito?! – chiese guardandomi in volto, per poi accarezzarmi la guancia, incredula
- Sì…
- Io credo che sia finita solo per ora… Victoria non si arrenderà… - disse Jacob
- lo credo anche io – intervenne Edward – ma noi abbiamo la nostra arma segreta
- Alice… - aggiunse Cassandra, sorridendogli
- State tutti bene? – chiese rivolta a me, per poi voltarsi verso Jacob
- Sì, mai stai meglio – rispondemmo io ed il licantropo all’unisono, suscitando l’ilarità di mio fratello
- Eh sì… sei decisamente speciale, sorellina – disse Edward aiutandola a sollevarsi in piedi per poi caricarla in groppa a Jacob, che nel frattempo si era trasformato in lupo.
- Adesso a casa
- Sì, Edward… a casa – disse Cassandra, stringendomi la mano.

**********************************************************************************************
Ebbene, sì... siamo quasi alla fine.
Non sono ancora certa se si concluderà tutto entro il prossimo capitolo, ma al massimo la mia mente malata ne partorirà un paio.
Ringrazio tutte le mie fans.
Baci, Nerry

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Capitolo 28
*** Epilogo: Qualcosa per cui vivere ***


EPILOGO: QUALCOSA PER CUI VIVERE


Jasper POV

Stavo dinanzi alla porta finestra in camera mia, dando le spalle al letto che ospitava Cassandra, accanto a cui ero stato disteso fino a pochi minuti prima.
Pensavo a quanto era accaduto il giorno precedente: il nostro attacco ai danni dei neonati; l’uccisione di James; la corsa disperata contro il tempo per strappare Cassandra alla morte, quella morte che aveva cercato spontaneamente a seguito dell’inganno di Victoria. E poi… gli abbracci, i singhiozzi più o meno accompagnati da lacrime… noi… i nostri abbracci, i nostri baci… il nostro ritrovarsi.
Fui riportato al presente dal fruscio delle lenzuola che si spostavano e mi ritrovai a sorridere, senza voltarmi.
- Lo so che mi hai sentita – mi disse Cassandra, mentre con le braccia sottili si stringeva alla mia schiena nuda, depositandomi un bacio sulle spalle, tra le scapole.
- Già… ma non volevo perdermi questo momento – le risposi voltandomi verso di lei e stringendomela al petto
- Non sai quanto questo mi sia mancato… e non puoi immaginare come mi sia sentito al pensiero che non potessi più tenerti così – le confessai, a voce bassissima
- Ho temuto che James riuscisse nel suo intento… che… - non riuscì ad andare aventi
La sentii rabbrividire, mentre mi nascondeva il volto contro il torace
- Cassandra… quali erano le sue intenzioni? Edward ed Alice non hanno voluto dirmelo…
Fu con immensa fatica che mi spiegò tutto. La sentivo tremare terrorizzata e la cosa mi mandava in bestia: se non lo avessi già ucciso in precedenza avrei potuto farlo in quel momento.
- Ti ha…
- No… sapeva di non avere il tuo autocontrollo… avrebbe imparato a controllarsi… prima di…
- E’ tutto finito, amore… tutto finito… - mi interruppi per aggiungere, poi – anche se temo che Victoria non la pensi così
- Anche io… era la sua compagnia… ed ha più di un motivo per odiarmi e volermi morta
- Ma ci saremo noi a proteggerti
- Lo so – mi disse, scostandosi lievemente da me per guardarmi negli occhi
- Ma? – chiesi, dando voce a qualcosa che stava sospeso nell’aria
Si staccò da me del tutto, dandomi le spalle, facendomi sentire vuoto
- Ma non ci sarete sempre… non sarai sempre con me… potrebbe trovarmi quando sono da sola… ed a quel punto non avrei scampo… a meno che…
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale mi avvicinai a lei, abbracciandola da dietro
- A meno che non ti trasformi…
- Ma tu non vuoi… ed io non me la sento di insistere su un argomento che abbiamo già affrontato tante volte…
- Cassandra… amore… - e la feci voltare verso di me
Le lessi una pena incredibile negli occhi… un conflitto interiore che la spingeva da un lato a chiedere a qualcuno della mia famiglia di trasformarla… dall’altro a rassegnarsi a rimanere umana, accontentandomi.
-Lo so, Jazz… fa niente… è solo che…
- Mi hai sentito…
- “Quanto vorrei averti trasformata quando me lo hai chiesto…”… ma non te ne faccio una colpa, amore… so che sei contrario.. e so che lo sei perché temi di privarmi della mia adolescenza…
- Ma la cosa potrebbe dividerci per sempre… è questo, vero? Temi che Victoria riesca nel suo intento…
La mia non era una domanda, per tanto non mi aspettavo risposta.
- Jasper… solo una domanda…
- Dimmi, amore…
- Sei ancora dell’idea di trasformarmi subito dopo il diploma?
La guardai, studiandola, in cerca di un tentennamento da parte sua.
- Sì, principessa… ma se tu hai cambiato idea…
- A dire il vero… - e s’interruppe per un attimo, abbassando la testa, poggiandomi la fronte sul petto
- Speravo l’avessi cambiata tu… nel senso che mi avresti trasformata prima…
Le baciai la nuca, poi le sollevai il viso con due dita sotto il mento
- Ascolta… facciamo un accordo…
La fissai in quegli occhi che mi avevano stregato sin dall’inizio
- Quando ti sarai diplomata, ti prometto che ti trasformerò…
- Però…? – mi chiese lei, storcendo il naso, indovinando l’obiezione in sospeso
- C’è una condizione…- le dissi, preparandomi alla sua reazione sorpresa, sperando si limitasse giusto allo stupore
- Mh?
- Beh… se proprio devo trasformarti… - e mi fermai, simulando un’incertezza che non mi apparteneva
- Va avanti..- mi incalzo, stringendosi a me ulteriormente
- Sì.. insomma… sarebbe per l’eternità…
La vidi corrugare la fronte, infastidita dalla mia lentezza nello spiegarmi… ed io mi divertivo, lo ammetto
- Allora?
- Ecco…. Chi mi assicura che starai con me per sempre?
- Ehi, dico… ma mi stai prendendo in giro?! – mi disse, guardandomi adirata
- No… ecco… - cercavo di prendere tempo… ne studiavo le varie espressioni… era un caleidoscopio di facce diverse… ma l’adoravo.
A quel punto esplose
- Jasper!
- Ok, ok, ci sto arrivando… -  ed iniziai a non poterne più di trattenere il sorriso che mi increspava le labbra
- Ecco… trattandosi di un investimento per l’eternità… sia da parte mia che da parte tua, s’intende…
- Jasper!!!
- Eddai… volevo solo un’assicurazione da parte tua…
- COSA????
- Vuoi sposarmi? Dopo il diploma e prima che ti trasformi, si intende
- Sei insopportabile… continuare così a tenermi in sospeso, senza…
La vidi bloccarsi improvvisamente, come congelata
- Vuoi… vuoi … ripetere?
- Vuoi sposarmi? – le ripetei, sorridendole
La vidi spalancare gli occhi. Poi mi getto le braccia al collo, baciandomi appassionatamente
- E’ un sì?- le chiesi quando ci staccammo
- Sì… SI…SISIIIIIIIIIIIII
Tempo zero ci ritrovammo abbracciati sul letto, a baciarci teneramente
- Ti amo, Jasper
- Ti amo, Cassandra… Vita mia
E mi resi conto che mai in precedenza, neanche quando ero umano, avrei mai potuto dire una verità più vera di quella che era racchiusa in quelle due parole.
Cassandra era la mia vita.
Cassandra era qualcosa grazie a cui, nonostante la mia natura di vampiro, di non morto, mi sentivo vivo.
Cassandra era qualcosa per cui vivere.
************************************************************************************************

Carissime, questo era l'ultimo capitolo.
Spero vi sia realmente piaciuta.
E per lasciare una porta aperta alle richieste di alcune di voi... e lo ammetto, anche alla mia ispirazione, non ho voluto mettere il punto finale a questo capitolo: può darsi che un domani, anche se non so bene qunado, Victoria tornerà a farsi viva...
Sempre che prima, data la vicinanza di Volterra a casa mia, non arrivino Aro, Marcus e Caio...
Chi lo sa...
E poi...
Non è detto che dopo essermi occupata di Jasper, non affronti anche il crepuscolo di Emmett. (Anche se devo ammettere che Jazz è il mio "primo amore")

Un bacione  a tutte voi e spero a presto.
Nerry.


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Capitolo 29
*** Libro Secondo: Prologo ***


Jasper Twilight Libro secondo - Prologo
PROLOGO

Cassandra POV

Avanzava lentamente verso di me, un espressione tesa sul bel volto che tanto avevo amato e che continuavo ad amare nonostante tutta la sofferenza che mi aveva procurato.
- Cosa… cosa ci fai qui?
Mi sorrise, ma non fu un sorriso di quelli che era solito riservarmi: non raggiunse gli occhi e non increspò dolcemente le labbra piene e sensuali; non creò quelle fossette sulle guance che tanto adoravo. Fu un sorriso sarcastico… duro… cattivo.
Continuava a venire verso di me, gli occhi neri per la rabbia che lo animava.
Ma rabbia per cosa?
- Rispondimi…
- Non lo sai? Veramente?
La voce era sempre celestiale, un coro di angeli, ma il tono… non lasciava presagire niente di buono.
Iniziai ad indietreggiare spaventata, le braccia tese dinanzi a me come a volerlo tenere lontano.
- E’ inutile… e lo sai bene…
Il muro alle mie spalle arrestò il mio movimento all’indietro; lui se ne accorse e sorrise ancora, malignamente.
Non riuscivo più a connettere, ansimavo, come un asmatico in piena crisi respiratoria.
Lui continuava ad avvicinarmisi minacciosamente; ed io ero immobile, incapace di muovermi, come un topolino ipnotizzato da un serpente incantatore.
E temevo di fare la fine del topo.
Chiusi gli occhi, serrandoli, in attesa dell’attacco, mentre lacrime silenziose mi scendevano lungo le guance. Non volevo guardarlo mentre mi finiva, volevo ricordarlo così come era quando mi amava, non morire con negli occhi l’immagine del mostro che avevo dinanzi adesso.
Mi sfiorò i palmi delle mani, tese ancora di fronte a me, con il proprio petto, senza arrestarsi, costringendomi così ad abbassare le braccia. Mi schiacciò contro il muro con il proprio corpo ed io mi maledissi per la reazione del mio a quel contatto.
- Adesso basta scappare, principessa.

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Capitolo 30
*** Il pericolo viene dal passato ***


IL PERICOLO VIENE DAL PASSATO

Jasper POV

Ero sdraiato sulla schiena, con il dolce peso di Cassandra sopra di me, il mento poggiato sul dorso delle mani, a loro volta posate sul mio petto, mentre mi guardava in volto, alternando un sorriso ad un bacio.
La mia mano scivolava lentamente su e giù sulla sua schiena nuda.
Continuerei così all’infinito.
- Mh… programmi per oggi? – mi chiese
- No – risposi, lasciando scivolare la mia mano su una natica, stringendola lievemente, lasciando così intendere che una mezza idea su come passare la giornata ce l’avevo.
- Sei sempre il solito – mi rispose mordendomi il labbro inferiore – sei insaziabile.
Dopo un bacio appassionato, a cui misi fine per una carenza di ossigeno da parte di Cassandra, ripresi a parlare.
- Cassy, a proposito di essere insaziabile… dovrei andare a caccia…
- Va bene… io ne approfitto per rilassarmi.
Poi rotolò giù dal mio corpo, e afferrando la vestaglia, si alzò dal letto.
- Dove vai?
- A farmi una doccia – mi rispose dirigendosi verso il bagno
- Hai bisogno di un volontario che ti lavi la schiena?
La vidi fermarsi bruscamente per poi voltarsi verso di me, rossa in volto e sul collo.
- Jasper!!!- strillò, imbarazzata
- Che c’è? Ti vergogni? – le chiesi, alzandomi ed infilandomi i pantaloni del pigiama, mentre ridacchiavo.
Dio quanto sei tenera… Appassionata, dolce e sensuale… ma ancora innocente… Basta poco per farti arrossire
- No… è che…
- Guarda…. Che ormai lo so come sei fatta… - le dissi in tono canzonatorio, col risultato di farla diventare bordeau
- Sì… lo so… ma… - prese un respiro profondo e poi mi guardò in volto, cercando di mostrare una tranquillità che non possedeva
- Ma?
- E’ una cosa molto intima…
- E’ solo un’altra barriera che si infrange, amore… e comunque non potremmo essere più intimi di quanto non lo siamo già, non credi?
Ed era vero: conoscevo perfettamente il suo corpo, tanto che ogni mia carezza seguiva un percorso ben definito, piacevole per lei, quanto per me… una sorta di percorso preferenziale segnalato da un GPS, il mio GPS interiore. Ed infatti tutto il mio essere conservava a memoria una mappa indelebile di Cassandra, del suo corpo e della sua anima… una mappa su cui mi muovevo senza fatica… una mappa che conoscevo a menadito.
La vidi titubante, indecisa su cosa rispondermi.
- Eddai… Cassandra, amore… - cercai di convincerla, stavolta, lo ammetto, facendo ricorso al mio fascino vampiresco…
In amore e guerra tutto è lecito.
- E va bene… - capitolò
La gratificai di un sorriso di quelli che sapevo le facevano perdere la testa.
- Però così non vale, Jasper… lo sai che effetto hai su di me quando mi sorridi così… - mi disse, fingendo il broncio
- Lo so – le dissi avvicinandomi a lei per poi spingerla dolcemente in bagno – ed il mio è un gesto studiato – aggiunsi ridacchiando, mentre, ormai raggiunto il bagno, le slacciavo la cintura della vestaglia per poi fargliela scivolare lungo le spalle.
Aprii l’acqua nella doccia e poi, dopo essermi spogliato, senza togliere i miei occhi da quelli di lei, ormai viola per l’imbarazzo di essere completamente nuda dinanzi a me, la spinsi sotto il getto dell’acqua calda, seguendola.
- Sei bellissima – le dissi scostandole i capelli dal volto e dal collo, in cui poi affondai le labbra, baciandolo.
- Jasper… - sussurrò il mio nome
La interruppi con un bacio, che nelle intenzioni doveva essere dolce, ma che ben presto si trasformò in appassionato, portandoci ancora una volta a fare l’amore.

*****

Cassandra POV

Jasper ed i miei fratelli erano a caccia. Ero nello studio di Carlisle, che era anche la biblioteca, intenta a leggere quando Alice entrò improvvisamente, nervosa.
- Preparati, andiamo a fare un giro – mi disse strappandomi via il libro dalle mani
- Ma che ti prende?
- Dobbiamo andarcene… ora
- Alice… cosa…?
- Ti spiegherò tutto in auto, adesso corriamo via da qua prima che…
Fu interrotta dalla porta d’ingresso che si frantumava come se fosse stata colpita da un bazuca.
Mi precipitai fuori, nell’ingresso, giusto in tempo per vedere Esme e Rose in posizione d’attacco, intente a ringhiare ad una vampira piccola e mora, dagli occhi rossi. I tratti del volto erano di una bellezza angelica, ma vi si leggeva una malvagità indicibile.
- Sono qui per Jasper. Dov’è?
Poi sentii il mio odore ed improvvisamente mi ritrovai alle spalle di Alice, che mi si era posizionata davanti per difendermi.
- Non crederai veramente di impedirmi di farle ciò che voglio, vero? Siete solo tre femmine… contro sette vampiri guerrieri.
Mi resi conto che aveva ragione non appena pronunciò quelle parole.
Esme prese la parola, cercando di guadagnare tempo.
- Chi sei? Cosa vuoi da mio figlio?
- Tuo “figlio”? – chiese l’altra sorpresa
- Sì… Jasper
- Voglio lui… sono decenni che lo cerco: non si abbandona l’esercito di Maria senza pagarne le conseguenze.
- Tu… - aggiunse poi indicandomi – che ci fai con queste vampire?
Ancora una volta parlò Esme
- E’ mia figlia
Fu interrotta dalla risata malefica di Maria
- Ma non credo sia questo il motivo per cui il suo odore si confonde con quello di Jasper… tu – aggiunse tornando a voltarsi verso di me – tu sei la sua donna… ed inizierò la mia vendetta partendo da te… mi dedicherò a te personalmente
Indietreggiai istintivamente, mentre il significato delle sue parole si faceva strada nella mia testa
- Te la farà pagare con la vita – sibilò Rosalie
- Forse… ma vivrà tormentandosi per l’eternità
Improvvisamente sentii partire i ringhi di Maria e del suo esercito e mi ritrovai scaraventata contro la parete alle mie spalle. Sbattei la nuca contro il muro, in malo modo, rimanendo sdraiata a terra.
Mi girava la testa e faticavo a mettere a fuoco l’ambiente circostante.
Poi una mano scarna mi artigliò la gola, sollevandomi da terra.
- Hai decisamente un buon odore – mi sibilò in volto la vampira, scagliandomi poi dalla parte opposta della sala.
Ero in sua balia, ormai allo stremo, mentre mia madre e le mie sorelle cercavano di difendersi come potevano dall’assalto degli altri sei vampiri.
E’ la fine…
Fu l’ultimo pensiero che riuscii a mettere insieme prima di vedere tutto nero.

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Capitolo 31
*** Dal sogno all'incubo 1 ***


Jasper Twilight LS- Cap 2 Dal sogno all'incubo 1
DAL SOGNO ALL’INCUBO 1

Jasper POV

Eravamo tutti a caccia, io, Edward, Emmett e Carlisle.
Ci stavamo dedicando alle ultime prede quando vidi Edward farsi di sasso e scattare verso casa
- Presto, le stanno attaccando.
Lo seguimmo verso la villa e la scena che ci si parò di fronte fu terrificante: la porta era in mille briciole e tre coppie di vampiri, a me ben noti, attaccavano ciascuna una delle mie sorelle e mia madre, mentre Cassandra era sdraiata a terra, con Maria china su di lei, pronta a morderla.
Mi lanciai contro la vampira, allontanandola da Cassandra, mentre i miei fratelli e mio padre davano manforte alle rispettive compagne, che fino a quel momento erano solo riuscite a tenersi in vita.
Controllai che Cassandra respirasse ancora… aveva un vistoso livido sulla gola.
Poi mi dedicai a Maria.
- Perché? – le ringhiai contro
- Perché non dovevi lasciarmi… tu sei mio… io ti ho creato… mi appartieni
- Io non sono tuo… - sibilai, pronto ad ucciderla
- Ti sei rammollito.... innamorarsi di un’umana… ma guardala… quanto credi che possa resistere ancora ad una vita come questa? Quanto credi di poter resistere al richiamo del sangue?
- Io non sono come te… non più, almeno… ed è grazie a lei se non mi considero più un mostro! – le urlai contro, attaccandola
La scaraventai fuori di casa, mandandola a sbattere contro un albero. Poi la seguii, lentamente.
Stavo pregustando il momento in cui le avrei fatto scontare tutto quanto… anche se forse dovevo esserle grato di avermi trasformato: in caso contrario non avrei mai incontrato Cassandra.
I miei familiari stavano già approntando una pira: erano riusciti a sconfiggere gli altri sei: sebbene fossero forti guerrieri non potevano niente contro il potere di Edward e la forza di Emmett.
Afferrai Maria per le braccia e, facendo seguire ad una torsione innaturale, un brusco strappo, gliele strappai entrambe. Poi le afferrai la testa e, con immensa soddisfazione, le torsi il collo, spezzandoglielo, per poi decapitarla. Gettai immediatamente la testa nel fuoco, seguita dagli arti superiori e dal resto del corpo.
Fatto ciò mi precipitai in casa, dove raccolsi Cassandra da terra per portarla in camera nostra.
Carlisle era alle mie spalle e mi costrinse ad uscire.
- Manda su tua madre ed Alice… tu stai con i tuoi fratelli
- Papà… - feci per protestare
- Emmett… portalo giù.
E mio fratello eseguì l’ordine alla lettera.

*****

Cassandra POV

Mi fa male la gola… Dio, non riesco a respirare…
Accidenti… mi è passata sopra una schiacciasassi
Cercai di aprire gli occhi, ma la luce me li fece richiudere subito e la testa iniziò a pulsare dolorosamente.
- Cassandra…  
- P…a…p…à – riuscii a dire, cercando di tirarmi su, seduta
- Non affaticarti, tesoro… hai preso un paio di brutti colpi alla testa ed hai una lieve commozione cerebrale. Ricordi cosa è successo? – mi chiese, tenendomi delicatamente bloccata al letto
Cercai di mettere a fuoco i ricordi
- Ma…ria
E rividi le mie sorelle e mia madre che combattevano per salvare loro stesse e me
- Papà… mamma? – feci una pausa – Rose? Alice? – iniziai a piangere
- Stanno bene piccolina, siamo arrivati in tempo. Edward ha sentito i pensieri di Alice e siamo corsi subito
Poi feci la domanda che più mi stava a cuore
- Jasper?
- Lo faccio salire
Dopo pochi secondi il mio angelo era li con me. Si fermò sulla soglia della porta, titubante.
- Vieni qui… per favore… - la voce era roca e gracchiante
Lo vidi avanzare verso di me con gli occhi pieni di pena e…
Senso di colpa
Quando mi fu sufficientemente vicino, gli afferrai la mano e, strattonandolo dolcemente, lo feci sedere sul letto, accanto a me.
- Jazz… non…è… colpa… tua
- Come puoi dirlo? – mi urlò contro, allontanandosi da me
- Ti ho procurato solo guai… e tutto per questa mia maledetta natura e per il mio mostruoso passato!
- No… mi hai salvato… la vita… più volte… e mi hai dato… l’amore
A queste ultime parole lo vidi irrigidirsi, per poi avviarsi verso la porta
- Jasper… resta con me… per favore
Non lo avevo mai sentito così distante e la cosa mi gettò nel panico totale… e lui lo percepì.
Tornò indietro e si sedette nuovamente sul letto
- Mi abbracceresti…? – lo implorai, con la sensazione sgradevole che potesse essere l’ultima volta che lo avrebbe fatto
Non rispose, si limitò a sdraiarsi accanto a me e ad abbracciarmi, in silenzio.
Capii che qualcosa in lui era cambiato… e la sensazione di abbandono che provavo si fece fortissima quando gli dissi
- Ti amo
E non ottenni risposta

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Capitoletto corto... ma ho preferito dividerlo in due.
Grazie a tutte per l'entusiasmo dimostrato per la ripresa della ff.
Baci, Nerry

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Capitolo 32
*** Dal sogno all'incubo 2 ***


DAL SOGNO ALL’INCUBO 2

Jasper POV

Quando la vidi nel nostro letto, pallida, con la voce stentorea…
E’ solo colpa mia.
Non merita tutto questo.
IO non LA merito.

Avevo già deciso il da farsi, dovevo solo rendere il tutto definitivo.
Avevo messo in pericolo lei e la mia famiglia. Anche mia madre, Rose ed Alice erano state ferite, abbastanza gravemente.
Ma Cassandra… aveva ancora una volta rischiato la vita. E stavolta per il mio passato.
Non potevo confondere la mia vita da “mostro” con la sua innocenza… non solo rischiavo di “contaminarla”… di dannarla… ma anche di essere responsabile della sua morte.
Dovevo solo aspettare che si rimettesse in forze. Nel frattempo le avrei lanciato i primi segnali… poi avrei chiuso la partita… con lei e la mia famiglia… morendo dentro e tornando ad essere l’ombra di ciò che ero in quel momento.
Aveva già capito cosa stavo per fare… aveva intuito le mie intenzioni dalla mia freddezza, dalla distanza che mantenevo tra di noi.
E quando mi disse
- Ti amo
faticai non poco a trattenermi dal rispondere
- Anche io
Sapevo che se lo avessi fatto, non sarei più riuscito a lasciarmi tutto alle spalle.
Speravo solo di non farle più male di quanto riuscisse a sopportarne: era dotata di una sensibilità unica… e nei miei confronti aveva sempre dimostrato un sentimento talmente forte da condizionare la sua stessa sopravvivenza.
Ma non potevo fare diversamente. Sapevo che lì, con la mia famiglia si sarebbe ripresa. Contavo sui miei fratelli, le mie sorelle ed i miei genitori affinché non facesse sciocchezze: avevo ancora vivido il ricordo del suo tuffo in moto giù dalla scogliera.
Non devo pensarci.
E così feci fino al giorno fatidico.

*****

Cassandra POV

Mi ero rimessa, ormai… ma Jasper continuava a tenermi a distanza. Inizialmente speravo fosse dovuto al mio stato di salute… ma poi iniziai a capire che stava prendendo tempo… e ne sospettavo la causa.
Quella mattina, purtroppo, ne ebbi conferma. Quella mattina iniziai a lasciarmi morire.
Jasper venne a cercarmi in cucina, dove stavo facendo colazione.
- Cassy… ti va di fare un giro?
Lo guardai stupita
Mi sono fatta troppe paranoie, lo sapevo.
- Certo, dove mi porti?
- Alla radura?
Il nostro posto.
- Bello! – esclamai entusiasta
- Ti aspetto fuori
Lo guardai uscire, perplessa per il suo atteggiamento.
Poco dopo lo raggiunsi e senza dirmi niente mi afferrò una mano ed iniziammo a camminare.
Ogni tanto lo guardavo di nascosto,  cercando di capire cosa gli passasse per la testa, ma era distante.
Quando arrivammo alla radura mi afferrò per i fianchi, facendomi voltare verso di sé.
- Cassandra… - mi disse abbracciandomi in un modo che mi spaventava.
Ero la stessa stretta di quando mi rivolsi ad Adam raccomandandogli di vegliare su di lui e la mia famiglia… sapeva di disperazione.
- Jasper… cosa…
Mi accorsi che la voce non mi voleva uscire fuori
- Cassandra… me ne vado
BOOM!!! Il cuore mi dette un colpo fortissimo, tanto da sentirlo nelle orecchie.
Se non mi avesse sorretta sarei caduta a terra. Mi ci volle un attimo, poi riuscii a riprendermi
- Perché?- chiesi staccandomi da lui
Una domanda semplice, una sola parola che racchiudeva tutto il mio dolore
- Maria mi ha aperto gli occhi
Cercavo di afferrare il senso della sua affermazione
- Non sono giusto per te… no, ti prego, non interrompermi
- Quando ti ho vista a terra… ho capito che in realtà ho confuso i miei sentimenti per te… cioè… ho creduto di essere innamorato di te
- Creduto?! – ogni sua parola era una pugnalata al cuore
- Sì… il tuo odore… ho confuso la tentazione per il tuo sangue con la passione per te…
- Mi stai dicendo che ti sei sbagliato?! – non gli credevo, non poteva avermi mentito così. Non poteva, dopo tutti quei decenni da vampiro, confondere l’amore con l’attrazione esercitata su di lui dal mio sangue, dal sangue della cantante.
- Sì… forse in maniera inconsapevole sei stato il mio banco di prova per imparare a resistere al richiamo del sangue umano
- Banco… di… prova? – mi sentivo tradita nei sentimenti, usata
- BANCO DI PROVA?! – gli urlai contro, perdendo il controllo
- SEI UN LURIDO BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA!!!
- Sei il solo con cui ho fatto l’amore, il primo… e mi vieni a dire che per te era tutto un test?! – gli sibilai contro, tremando per la rabbia ed il dolore, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime
- Beh… ormai lo hai capito anche tu… non possiamo stare assieme… un vampiro deve stare con un vampiro… e comunque mi dimenticherai… sei giovane, potrai rifarti una vita… ti dimenticherai di me… e poi… non è che non ti voglia bene… provo dell’affetto per te… sei pur sempre mia sorella
Sorella
Quello fu il colpo di grazia.
- TI ODIO!!! FA QUELLO CHE DEVI FARE! VATTENE!
Crollai a terra, le ginocchia non ressero il peso del mio corpo schiacciato da tanto dolore    .
- Mi dispiace… Cassandra… non fare niente di insensato, pensa ad Esme e Carlisle… te ne prego, promettilo
- VATTENE!!!!
E lui lo fece.
Mi ritrovai a singhiozzare forte, incapace di controllarmi
- MALEDETTO IL GIORNO CHE TI HO INCONTRATO, JASPER WITHLOCK!    

*****

Jasper POV

“Maledetto il giorno che ti ho incontrato, Jasper Withlock.”
Quell’urlo non mi dava pace. Ma aveva tutte le ragioni per dire queste cose.
Le avevo fatto credere di averla usata… che non mi importasse niente di lei… che non l’avevo mai amata… volevo che mi odiasse, per dimenticarmi…
Ma non credevo che quell’ultimo grido mi avrebbe fatto stare peggio di tutti i precedenti.
Perché per me quello era stato il giorno della rinascita.
Ed ora ero tornato a morire.

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Care ragazze... ebbene sì. Chi aveva sentito puzza di abbandono ci ha zeeccato in pieno (e brava Florence).
Dovevo pur movimentare la cosa, stravolgere un po' la quotidianità di quei due.
Scusatemi, non vogliatemene.

A proposito... quello del prologo è Jasper... più avanti capirete anche il contesto in cui si inserisce.

Bacioni, Nerry

PS:
Alcune di voi mi hanno chiesto l'indirizzo msn... eccovelo
nerry@live.it

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Capitolo 33
*** Tutti contro Jasper ***


Scusatemi, ma ero in piena vena creativa, ed il capitolo mi è venuto così da sé... di getto. Come capite dal titolo, questa è la reazione dei Cullen a quanto accaduto tra Jasper e Cassandra, quindi ci saranno i loro POV.
Anche per variare un po'.
Baci, Nerry.

TUTTI CONTRO JASPER


Edward POV

Ero incazzato nero con Jasper. Sapeva che l’avrebbe distrutta. Ed aveva lasciato a noi il compito di raccoglierne i cocci e rimetterli assieme.
Quando lo vidi rientrare in casa da solo, devastato, lessi subito nei suoi pensieri ciò che aveva deciso di fare… e la vidi: lessi la sofferenza atroce nei suoi occhi,  la vidi subire colpo dopo colpo, piegarsi su sé stessa e gridare di dolore  alle parole cattive che le aveva rivolto, la udii maledire il loro incontro.
- Sei uno stronzo!
- Era l’unico modo che avessi per farmi dimenticare… farmi odiare
- Ha ragione lei, sai? Sei un lurido bastardo figlio di puttana! Te ne freghi di lei e di Esme! Sai che le farai soffrire entrambe.
Alle mi grida accorsero tutti gli altri, stupiti di vedermi privo di controllo.
Tenevo Jasper per il colletto della maglia, fissandolo in volto pieno di rabbia. Lo avrei ucciso.
Poi gli lessi la pena negli occhi e lo lasciai andare, spingendolo via da me, schifato.
- Sarebbe troppo facile…. Se facessi ciò che mi detta l’istinto ti risparmierei di soffrire. Ma devi scontare tutto fino in fondo, per l’eternità.
- Edward… cosa…? – chiese Esme
Mi voltai verso Emmettt
- Vado a cercare Cassandra… prima che…
Temevo che potesse fare qualcosa di avventato ma non mi sentivo di dare voce ai miei pensieri dinanzi a mia madre.
- Me ne vado…- disse Jasper in un soffio
Emmett lo guardo prima spalancando gli occhi per la sorpresa, poi riducendoli a due fessure.
- Vedi di farlo in fretta. Edward, vengo con te. E tu – disse tornando a rivolgersi a Jasper – quando torniamo non voglio trovarti qui.
Poi gli si avvicinò minacciosamente.
- Non – tornare – mai – più. Non - cercarla - mai - più. Sta lontano da lei o ti uccido.
Poi mi seguì fuori dalla porta.
Sapevo dove l’aveva lasciata e non fu difficile ritrovarla, ma né io né Emmett eravamo preparati alla scena che ci trovammo di fronte.

*****

Emmett POV

Schiumavo di rabbia. Non lo avevo ammazzato solo per non dare un dolore ad Esme.
Ma quando la trovammo dovetti lottare contro l’impulso di tornare indietro e dar sfogo al mio istinto.
Era rannicchiata su di un fianco, in posizione fetale, scossa da brividi impercettibili. Non riuscii ad avvicinarmi a lei, talmente tanto era il dolore che mi trasmetteva.
Vidi Edward inginocchiarlesi accanto e sfiorarle la spalla delicatamente. Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, lasciandosi sollevare a sedere e abbracciare. Sembrava una bambola di pezza e sentii un ringhio salirmi dentro il petto. Iniziò a singhiozzare lievemente, mentre Edward l’aiutava ad alzarsi, sempre tenendola stretta. Io mi avvicinai a loro e quando mi vide mi si gettò addosso, attaccandomisi alla maglia in maniera spasmodica, iniziando a singhiozzare forte.
Non sei sola, piccolina… sono qua, io ci sarò sempre.
La circondai con le braccia, poi la sollevai e stringendomela al petto iniziai a correre verso casa.

*****

Rose POV

Quel bastardo aveva fatto un ottimo lavoro. Era distrutta. Un guscio vuoto.
Mi sembrava di rivedere me stessa dopo la violenza subita. Non era stata solo fisica, ma anche psicologica.
Cassandra si sentiva usata, defraudata di qualcosa a cui teneva più della sua stessa vita, lo sapevo.
Voleva farsi odiare, l’idiota.
Credeva che con noi avrebbe superato tutto.
Coglione!
Avrebbe dovuto vederla quando Emmett ed Edward la riportarono a casa.
Avrebbe dovuto vederla nei giorni seguenti, sdraiata nel letto della sua vecchia stanza, in stato quasi catatonico.
Rifiutava il cibo, si limitava a bere.
Eravamo alla disperazione, tutti noi.
Ma chi di noi soffriva di più era Esme.

*****

Esme POV

Non potevo odiarlo… era mio figlio.
Lo amavo.
Ma non gli perdonavo quello che le aveva fatto.
Era stato di una malvagità incredibile.
La vedevo soffrire in silenzio, rifiutare ogni contatto con noi, Emmett escluso.
Mi guardava con gli occhi spenti.
Non sorrideva più.
E quello che mi preoccupava maggiormente, e con me Carlisle, era che non piangeva più.
Era priva di reazioni.
Ed Alice se ne faceva una colpa.

*****

Alice POV

Era colpa mia. Avrei dovuto prevedere tutto quanto.
Ma non avrei mai ritenuto possibile che Jasper potesse colpirla così duramente, con tutta quella cattiveria.
Sapevo che mentiva in tutto quello che le aveva detto.
L’amava follemente.
Ma come tutti i sentimenti spropositati, il suo l’aveva portato ad agire stupidamente ed in maniera egoistica.
Ma…
Era colpa mia.

*****

Carlisle POV

Il fatto che non reagisse… mi preoccupava da morire.
Nessun pianto, né urla disperate, né rabbia. Niente di niente.
Temevo che sarebbe esplosa tutta assieme e sapevo che gli effetti sarebbero stati devastanti.
Non aveva più il pieno controllo di sé e questo rifiuto del cibo temevo la portasse nel tunnel dell’anoressia.
Ma temevo anche in un cambiamento di rotta drastico… sapevo che avrebbe cercato di uscirne… La mia unica preoccupazione era che cercasse di farlo perdendosi.
Ma mai mi sarei aspettato quello che successe dopo.

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Capitolo 34
*** Scossa ***


SCOSSA


Cassandra POV

Per me le giornate erano ormai tutte uguali ed il loro lento trascorrere era scandito solo dall’alternarsi del sole e della luna, cosa a cui assistevo impassibile dalla finestra di camera mia. Avevo abbandonato il letto, anche perché lo avevo distrutto: era un ulteriore elemento che mi ricordava Lui e mi faceva soffrire.
Avevo pianto tutte le mie lacrime ma il dolore sordo al petto, quella bolla di sofferenza che mi schiacciava il cuore ed i polmoni, rendendomi difficile anche respirare, non accennava ad andarsene. Ma ormai ci convivevo.
La cosa più penosa era vedere l’espressione sofferente dei miei cari, ma non riuscivo a reagire… e comunque un mio sorriso, anche il meglio riuscito, sarebbe risultato il più falso agli occhi di tutti, specialmente a quelli di Edward, a cui non ero più in grado di nascondere i miei pensieri.
Poi, un giorno…

*****

Rose POV

Ne avevo abbastanza di vederla in quello stato. Forse il mio era egoismo, ma non sopportavo di vedere gli altri soffrire per lei senza che nessuno di loro si assumesse l’onere di farla reagire. Ed ancora una volta lo feci io.
Mi costò da morire… ma ero già morta, no?
Entrai in camera sua senza bussare, spalancando la porta e facendola sbattere contro la parete.
- Adesso basta! Sono stufa di vederti così per quello stronzo che non ti merita. Sono stufa di vedere Alice ed Edward sempre silenziosi e tristi. Sono stufa di nostro padre costantemente preoccupato per te e di nostra madre che singhiozza notte e giorno senza piangere, disperandosi perché non sei in grado di reagire. Sono stufa di Emmett che sbuffa come una locomotiva e demolisce alberi in continuazione. Ma soprattutto… soprattutto sono stufa di te: non sei la Cassandra che ho conosciuto. Reagisci, cazzo! Non darla vinta a quella merda di Jasper. Non ti merita! E se c’è qualcuno che deve stare male, e se non lo fa ora sta certa che lo farà in futuro, quando capirà cosa ha perso,  quel qualcuno è decisamente lui! Quindi… TIRA LE CHIAPPE FUORI DA QUESTA STANZA E TORNA A VIVERE!
Le dissi tutto questo scuotendola per le spalle e mano a mano che andavo avanti con la mia filippica gli occhi le si riempivano di lacrime…. Iniziò a singhiozzare piano, poi sempre più forte, fino ad accasciarsi contro di me, che la tenni stretta come avrei fatto con mia figlia. Ero forte della mia età da vampira, sarei potuta essere sua nonna, ma l’avevo sempre trattata come una sorella piccola in virtù della mia età apparente, i miei immortali 18 anni, sebbene sin dall’inizio l’avessi sentita come una figlia, quella che non avrei mai potuto avere ma che avrei tanto desiderato, esattamente come Esme.
Mi sedetti assieme a lei sul letto e fu li che ci trovarono Emmett e Carlisle, attirati dalle mie grida e dal pianto di lei.
- Io… mi… mi… dispiace… - diceva tra i singhiozzi – non… volevo… farvi… preoccupare…
Emmet si inginocchiò di fronte a Cassandra e le fece una lieve carezza sul volto
- Va tutto bene, scricciolo, lo sappiamo – le disse attirandola a sé, mentre mi guardava negli occhi, serio, sillabandomi Ti Amo con le labbra.
Sapevo cosa significavano quelle due parole, non erano solo la dichiarazione dei suoi sentimenti per me, ma erano un qualcosa di più profondo, era il suo ringraziamento per la scossa che le avevo dato, quella scossa che l’aveva portata a reagire e che solo io ero stata ancora una volta in grado di darle. Emmett la adorava, era estremamente protettivo e possessivo nei suoi confronti, come un fratello grande… anzi, di più… come un padre. E se avevo agito in quel modo era soprattutto per lui, per il mio bestione, grande, grosso e dal cuore tenero. E lui lo sapeva.
Ma ne io ne Emmett avremmo mai potuto immaginare a cosa avrebbe portato. E neanche Alice avrebbe potuto vederlo con i suoi poteri, né Edward avrebbe potuto leggerglielo nella mente.
Forse solo Carlisle poteva immaginarlo. Ed è per questo che probabilmente rimase a guardarci immobile, in silenzio.

*****

Emmet POV

Cassandra sembrò reagire e riprendersi. Le eravamo sempre accanto, cercando di far fronte ad una sua assai probabile crisi. Era infatti troppo controllata e la cosa non mi piaceva. Certo, ogni tanto sorrideva, giocava con me come prima… ma non era lei… e sapevo che non sarebbe più tornata ad esserlo.
Alice aveva mantenuto i contatti con Jasper, ma le avevo chiesto di non dirgli niente di come stava
Cassandra. Non lo riguardava, non più, almeno, non dopo il modo in cui l’aveva trattata. Sapevo, però, che anche lui soffriva, Alice mi aveva fatto ragionare a tal proposito, ma lo biasimavo, non tanto per la scelta, che, sebbene la capissi, non accettavo, ma per il metodo, per le parole scelte.
Cassandra era comunque tornata a vivere… o meglio, ad esistere…
E come iniziò la scuola, riprese a frequentare le lezioni e superò lo scoglio del dover spiegare a tutti la partenza di Jasper nel miglior modo possibile, almeno all’apparenza.
Poi, mi resi conto, giorno dopo giorno, che qualcosa non andava… e quel qualcosa culminò con la prima festa per la vittoria della squadra di nuoto del liceo.

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Mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento ma tra feste e  cose da fare ero veramente incasinata.
Baci, Nerry

PS: riporto ancora una volta il mio indirizzo msn, che ovviamente è qui per chiunque voglia contattarmi.
nerry@live.it


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Capitolo 35
*** Alla tua salute, Jasper Withlock ***


ALLA TUA SALUTE, JASPER WITHLOCK

Cassandra POV

Era iniziato il nuovo anno scolastico ed io ripresi a frequentare le lezioni normalmente. Anzi, per distrarmi e non pensare a Lui ero entrata a far parte della squadra di nuoto del liceo. Tra l’altro, fu un caso. Durante una lezione di ginnastica, l’insegnante ci portò in piscina ed il coach di nuoto era lì che allenava la squadra femminile. Per caso mi vide fare un paio di vasche e dopo aver preso il mio tempo mi chiese di entrare in squadra, ed io accettai.
Così mi trovai a trattenermi a scuola per gli allenamenti pomeridiani ed a frequentare anche i ragazzi della squadra maschile. Per me era una buona cosa tenermi impegnata: mi impediva di pensare a Lui, o almeno così credevo.
Poi…
Quella sera festeggiavamo la vittoria della squadra di nuoto maschile ed in qualità di membro della squadra femminile vi partecipai anche io. Mi allontanai dalle mie compagne di squadra per andare in bagno e fu così che sentii i commenti di Jessica e Lauren su me e Jasper.
- Hai visto? Jasper Hale…Se ne è andato… lo dicevo io che l’avrebbe lasciata… era troppo per lei… e quella stupida che credeva di averlo preso all’amo… - disse la prima, scoppiando poi a ridere, imitata dall’altra
- Già… e quest’anno, se non fosse per Alice ed Edward sarebbe proprio sola… sempre… non se la fila più nessuno
- Già… solo Angela spreca tempo con lei
- Secondo me le fa pena
- Probabile… si è isolata sempre di più dal resto della scuola… e ben le sta
Le ascoltavo trattenendo il respiro, finché non le sentii uscire dal bagno. Lasciai il mio nascondiglio e mi avvicinai al lavabo, appoggiandomi ad esso, le orecchie che mi fischiavano. Mi guardai allo specchio, stentando a riconoscere nell’immagine riflessa, il mio volto: gli occhi erano dilatati, assenti. E mi feci rabbia. Lui mi fece rabbia.
Non so se io ti meritassi o no… ma indubbiamente non meritavo quello che mi hai fatto. E adesso basta, vado a divertirmi alla facciaccia tua, Jasper…
Uscii dal bagno come una furia, mi avvicinai al banco delle bevande e presi da bere…
Alla tua salute, Jasper Withlock
E poi bevvi ancora… e ancora…
Non so quanto punch abbia tracannato… ma sicuramente troppo.
So solo che mi ritrovai davanti ad un Emmett incazzato nero, con me e con quel biondino della squadra di nuoto, del quinto anno, con cui mi aveva trovata a pomiciare in un angolo della palestra, probabilmente grazie ad una delle solite visioni di Alice.

*****

Emmett POV

Quando Alice mi rivelò cosa stesse per combinare Cassandra, mi fiondai in macchina, seguito da Edward. Percorsi il tragitto fino alla scuola battendo ogni record di velocità precedentemente stabilito da chiunque di noi Cullen. L’idea che si buttasse via, ubriaca persa, tra le braccia di un coglione qualunque non mi andava affatto, anzi, mi mandava in bestia e quello fu probabilmente il motivo per cui mio fratello mi impose la sua presenza: sapeva che avrei ucciso il ragazzo se non ci fosse stato lui a fermarmi.
E quando li trovai in un angolo buio della palestra, con le mani di lui sotto la maglietta di lei, mentre, baciandola, cercava di sdraiarla su un materassino da ginnastica, beh… in quel momento l’avrei ucciso davvero.
Cassy era palesemente sbronza, tanto che quando la strappai dalle braccia del coglione, protestò debolmente e poi, dinanzi alla mia espressione incazzata, scoppiò a ridere.
-  Cassandra, vai da Edward! – le dissi seccamente, sempre più nero a causa delle sue risate.
- E perché? – mi chiese, con voce impastata – mi stavo divertendo – aggiunse facendo il broncio, per poi scoppiare a ridere di nuovo quando Edward l’afferrò prima che cadesse a terra
- Si può sapere che vuoi, Cullen? – mi chiese il biondino
- Se sai chi sono, saprai anche che lei è mia sorella… minorenne… non solo è ubriaca ma hai cercato di fartela
- Ehi, Yogi… guarda che eravamo in due a partecipare… - intervenne Cassandra, divincolandosi da Edward, che ancora una volta la prese al volo prima che finisse sdraiata sul pavimento
- Zitta… sta con Edward e taci… hai già detto e fatto abbastanza per stasera
- Piantala, Emm… mi stavo solo divertendo… stavamo, come dire…. Socializzando – ed iniziò a ridacchiare
- E poi, scusa ma… quando stavo con Jasper non eri così protettivo…
- Jasper lo conosco bene, so…
- Se lo conoscessi bene non mi avresti permesso di innamorarmi di lui… non gli avresti permesso di toccarmi… invece… guarda cosa mi ha fatto – mi sputò in faccia quelle accuse, lasciandomi senza parole
- Tu non conosci Jsper, non conosci lui – indicandomi il biondino - … e non conosci me… io…
La vidi spalancare gli occhi e portarsi una mano alla bocca
- Merda… sto per vomitare
Detti un calcio nel sedere al biondino, per allontanarlo, mentre mio fratello portava fuori Cassandra.
Quando li raggiunsi, Edward le stava tenendo la fronte mentre lei era in preda all’ennesimo conato e restituiva alla terra un po’ di quell’intruglio che aveva bevuto.
- Stai meglio? – le chiese Ed, sostenendola
- Mi fa male la testa… ed ho un saporaccio in bocca…
- Ti sta bene… così prima di sbronzarti di nuovo ci pensi due volte – le dissi io
- Voglio andare a casa
- Ti ci portiamo, Cassy… - le disse Edward, sorridendole
- Ed… Emm…
- Sì? – chiedemmo noi
- Mi spiace… e che ho sentito delle cattiverie su me e Jasper… dicevano che era normale che mi avesse lasciato… che lui era troppo per me… ed io… - iniziò a piangere, mentre Edward la stringeva a sé, guardandomi preoccupato
- Voleva dimostrare a Jasper e a sé stessa che può stare senza di lui… non infierire, Emmett… si sente già male per conto suo… e non solo perché è sbronza
- Ok, andiamo a casa, scricciolo - sospirai
Edward l’aiuto a sedersi sul sedile posteriore, mettendolesi accanto, mentre io presi il posto di guida. Cassandra si addormentò durante il tragitto verso casa, mentre io ed Edward iniziammo a parlare.
- Emm… forse sarebbe il caso di avvisarlo…
- No, non voglio che sappia niente – risposi, stringendo spasmodicamente il volante
- Ma potrebbe decidere di tornare
- Appunto… le cose potrebbero solo peggiorare. Credi forse che Cassandra sopporterebbe di averlo accanto mantenendo le distanze? Riuscirebbe a sopportarne la presenza, la vicinanza, dopo quello che le ha detto? Lei lo ama da morire, Ed… e lui l’ha respinta nel più crudele dei modi…
- Sai benissimo che lui le ha mentito… lo sai… lo hai detto anche tu… conosci bene Jasper… e hai visto chi era diventato con Cassy al suo fianco… era rinato… non avremmo mai conosciuto quel Jasper se non ci fosse stata Cassy… Emmett… non lasciarti guidare dalla rabbia nei suoi confronti… sai che potrebbe essere la sola soluzione per nostra sorella, pensa al suo bene e lascia da parte il rancore
- Ci penserò… Edward, ci penserò… ma solo per Cassandra.

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Capitolo 36
*** Regalo di Natale ***


REGALO DI NATALE

Cassandra POV

Dopo quella sera per me fu difficilissimo riconquistare la fiducia di Esme e Carlisle, nonché quella dei miei fratelli. Non uscivo più da sola, divieto assoluto di frequentare i ragazzi più grandi, feste fuori discussione e agli allenamenti c’era sempre Edward a farmi la guardia.
E la cosa andava avanti da un po’ di tempo: ormai eravamo prossimi al Natale.
Ed io iniziavo a non poterne più di questa scorta continua, dei divieti e dell’isolamento in cui ero costretta a ritirarmi in camera mia quando volevo sfuggire alle facce preoccupate, arrabbiate o pensierose dei miei cari. E tutto questo non mi aiutava a non pensare a Lui.
Poi, quel giorno…
- Cassandra, tesoro, vieni nel mio studio, per favore
- Sì, papà
Come se potessi rifiutare
Lo ammetto: ero diventata polemica e strafottente.
Dopo essere entrata nello studio di Carlisle, mi chiusi la porta alle spalla e nel voltarmi notai che tutta la mia famiglia era lì riunita.
- Cosa ho combinato adesso? Non mi sembra di aver fatto niente… - dissi sollevando le mani
- Tranquilla, Cassy – disse Alice sorridendomi
- Siediti, scricciolo – aggiunse Emmett, sorridendomi
Io guardai Rose con fare interrogativo, sperando che almeno lei mi dicesse qualcosa, ma ne ricavai solo un sorriso, esattamente come da Edward e Esme.
Feci come mi chiese mio padre e mi misi in attesa
- Bene… sappiamo quanto per te sia stato difficile questo periodo… non interrompermi, piccola… dicevo, difficile… bene…. Avremmo pensato di farti cambiare aria per un po’, così…
Vidi Carlisle estrarre una busta dal cassetto della scrivania e porgermela
-  E’ il tuo regalo di Natale… in anticipo… Aprila, Cassandra
Guardai tutti i miei cari, uno per uno, poi mi decisi  ad aprire la busta e vi trovai un biglietto aereo
- Guarda la destinazione, scricciolo – mi disse Emmett
Aprii il carnet e…
- Italia?! ITALIA????
Mi sollevai di scatto e corsi verso mio padre, investendolo con tutto il mio peso, tanto che feci cadere all’indietro la sedia su cui stava seduto, con lui al suo seguito ed io sopra di lui.
- Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie
- Ehi, piccoletta… vuoi vedere se riesci ad ucciderlo? – mi chiese Emmett aiutandomi a sollevarmi mentre ridevamo tutti come matti
- E’ anche merito tuo, vero, Yogi? – gli chiesi saltandogli al collo e stampandogli un bacio a schiocco sulla guancia
- A dire il vero… è anche mio – mi disse Edward, strizzandomi l’occhio
- Sei sempre il solito geloso, vero Ed? – disse Emm, stringendomi a sé per poi spedirmi ad abbracciare l’altro mio fratello
- Grazie, Edward… di tutto – gli dissi abbracciandolo e posandogli la testa sul petto
Dalla sera della sbronza avevo scoperto un rapporto tutto nuovo con lui: sembrava freddo e controllato, ma aveva una sensibilità unica, e non solo perché riusciva a leggere i pensieri altrui. Somigliava molto nostro padre e si faceva carico del benessere fisico e psicologico di tutta la famiglia. E lo adoravo.
Mi staccai da lui e corsi ad abbracciare le donne: mia madre, Rose ed Alice.
- Non vuoi sapere quando parti?
Guardai mio padre con gli occhi pieni di lacrime di gioia
-…
- Il 23 Dicembre… rientrerai il 14 Gennaio
- Ma… Natale…
- Cassandra…- mi interrupe Alice facendomi voltare verso di sé – fare il Natale con noi sarebbe una tortura per te…
- Ma è il nostro primo Natale assieme…
- Ma non c’è… si insomma… lo sappiamo tutti che hai sempre aspettato questo momento per trascorrerlo tutti assieme, Lui incluso… e so che hai il suo regalo pronto da mesi… No, piccolina, non intristirti – mi disse abbracciandomi, mentre la bolla di dolore tornava a farsi sentire nel petto
- Cassy, piccola… - intervenne Rose – è per questo che ti mandiamo in Italia: gita organizzata all’insegna del turismo nel Bel Paese… nella più bella regione italiana, la Toscana… pensaci: Firenze, Siena, Pisa… ed una miriade di borghi medievali… ciò che ti è sempre piaciuto.
- E shopping – intervenne Alice, facendomi l’occhiolino.
- Ma senza di voi…
- No, figlia mia – intervenne mia madre – stavolta andrai in gita organizzata… la prossima volta ci farai da guida tu… Promesso
Tornai ad abbracciare mia madre, stringendola come non avevo mai fatto prima.
- Ti voglio bene… Vi voglio bene… - dissi sorridendo tra le lacrime.
 
*****

Jasper POV

Ero in piedi davanti alla finestra, aspettando la solita telefonata.
Eravamo sempre rimasti in contatto, ma non aveva mai voluto dirmi come stesse… forse Emmet ed Edward glielo avevano proibito.
Ma dalla sera in cui mi disse in che condizioni l’avevano trovata i miei fratelli, ubriaca, prossima a buttarsi via con un idiota del quinto anno…. Da allora, sapevo tutto… Alice aveva deciso di non tacermi più niente, ed ogni sera aspettavo quella telefonata con trepidazione.
- Pronto – risposi al cellulare ancor prima che arrivasse al secondo squillo
- Jasper… ciao
- Come sta?
- Come sempre
Sentii ancora una volta tutto il peso del mondo sulle mie spalle. Sapevo che avrebbe sofferto, tanto…. Ma speravo che le passasse presto, invece…
Ma a chi vuoi darla a bere? Sapevi che sarebbe andata così… Ti ama dello stesso amore che provi per lei e ti meravigli se sta male come te? IPOCRITA!
- Jazz, ci sei?
- Sì…
- Ci sono novità… Papà ed i ragazzi le hanno regalato un viaggio in Italia… parte il 23 Dicembre e rientra il 14 gennaio
- Bene… magari si distrae
Non ci credi neanche un po’, Jasper, ci sei passato prima di lei
- Jazz, mi chiedevo…
- Dimmi…
- Non è che la seguiresti a distanza? Voglio dire… sì, insomma…. Sappiamo come l’ha presa… potrebbe fare una stupidaggine ed io sarei lontana per intervenire…
L’idea di rivederla mi esaltava ed uccideva al contempo
- Seguila tu…
- Fosse facile… Edward ed Emmett non vogliono assolutamente che le vada dietro… ed io sono preoccupata per lei
- Dammi un attimo
Cazzo… rivederla… senza poterla toccare… limitarsi a vegliare su di lei… potrebbe essere l’ultimo regalo che mi fa il destino
- Va bene…. Sarò la sua ombra… dammi i dettagli.

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Capitolo 37
*** Italia, sto arrivando ***


ITALIA, STO ARRIVANDO

Cassandra POV

Mi avevano accompagnato all’aeroporto di Seattle tutti quanti: Alice aveva previsto pioggia e così tutta la mia famiglia mi avrebbe abbracciata al momento della partenza. Mi seguirono fino al check-in, dove, mentre ero in fila, feci subito amicizia con Rebecca, una ragazza della mia età che prendeva parte alla mia stessa gita.
- Allora, scricciolo, pronta a partire? – mi chiese mio padre
- Non vedo l’ora di arrivare, altro che pronta a partire… - risposi, abbracciandolo
- Cassy, prometti di chiamarci non appena arrivi a New York e poi quando atterrerai a Pisa, ok?
- Certo mamma, te l’ho già detto… -  sospirai, facendo ridere Edward ed Emmett
- Lo so, sono troppo apprensiva – iniziò a scusarsi Esme
- No… scusami, mamma, hai ragione… vi ho decisamente dato di che preoccuparvi… mi dispiace – le dissi, stringendomi a lei – ti voglio bene, mamma… mi mancherai… mi mancherete tutti
- Anche io? – mi chiese Emmett
- Tu meno degli altri, Yogi – gli risposi facendogli una linguaccia e scappando appena in tempo, prima che mi afferrasse e me la facesse pagare per quella che sapeva benissimo essere una bugia.
- Qui SAI che mi devo contenere, tappetto,  ma quando torni dall’Italia faremo i conti… - mi disse con falso tono minaccioso.
Io decisi improvvisamente per un’inversione di rotta e preso lo slancio gli saltai sulle spalle, fingendo poi di morderlo sul collo.
- Ehi…. Ti sei rammollito… - e gli stampai un bacio sulla guancia, giusto un attimo prima che Edward mi afferrasse e mi facesse scendere dalle spalle del gigante di casa Cullen sotto lo sguardo divertito di tutti gli altri.
- Scimmietta, controllati – mi disse Ed, ridendo come un matto.
- Cassy, stanno per annunciare il volo… - disse Alice
- Ok – dissi, facendomi improvvisamente seria.
- Sapete, è strano… da una parte sono eccitata per il viaggio… dall’altra sono triste perché non sarete con me…
- Anche noi ti vogliamo bene, sorellina - mi disse Rose, abbracciandomi
- Beh… allora… vado – e dopo averli abbracciati tutti un’ultima volta, mi decisi a superare il controllo sicurezza.
Non appena varcai la soglia del gate d’imbarco mi voltai a guardare la mia famiglia, salutandola con la mano per poi tornare a voltarmi verso l’aereo che mi aspettava sul piazzale.
Italia, sto arrivando.

*****

Jasper POV

Sapevo che il suo volo era partito poche ore prima ed io ero già in Italia ad aspettarla.
Non mi piace… questa situazione non mi piace per niente… Cassandra in vacanza in Italia… da “sola”… oh… certo, sarebbe stata circondata da ragazzine urlanti con cui condivideva solo l’età anagrafica… e accompagnata da tre adulti… ma Cassandra… dannazione… è imprevedibile… e questa cosa sono certo che se fossi umano… beh, non mi farebbe dormire. Ma come lo spiego ad Edward ed Emmett? E a tutti gli altri? La sola a capirmi è Alice… anche lei è preoccupata come me, me lo ha detto apertamente, ed il fatto che mi abbia chiesto di seguirla come un’ombra la dice lunga sulla sua ansia. E non credo neanche che Edward non sappia che Alice mi ha chiamato… penso piuttosto che sia lui che Emmett si siano rassegnati a vedermi coinvolto in questa faccenda. So bene quanto i miei fratelli siano testardi ma so anche quanto vogliono bene a Cassy… e sono certo che sono andati contro i loro principi, acconsentendo tacitamente al piano di Alice.
Ero talmente immerso in queste riflessioni che quando squillò il cellulare risposi senza guardare il display, rimanendo così spiazzato dal suono della voce dell’ultima persona che mi sarei aspettato di sentire.
- Emmet?!
- Stupito, vero?
Mi resi conto che era imbarazzato e nervoso
- Dimmi…
- So che Alice ti ha chiamato…
- E…?
- Solo una parola
- …
- Grazie, fratello
Sentii la sincerità nel suo tono e nelle sue parole
- Emmett… glielo devo… e lo devo a tutti voi… Sono stato uno stupido… speravo che le passasse… di soffrire solo io, anche al suo posto… ma mi sono illuso… ho sottovalutato quello che provava per me… io…
- Jasper… lascia stare… ho anche io le mie colpe… avrei dovuto chiamarti immediatamente, alle prime avvisaglie di ciò che sarebbe successo dopo… ho peccato di orgoglio… facendole del male indirettamente… solo perché volevo colpire te…
- Emmett… mi spiace…
- Jasper… anche a me… fratello… veglia su di lei…… ti passo Edward…
- Sì…
- Jazz…
- Ed…
- Alice teme che possa succedere qualcosa… non perderla di vista… neanche un attimo
- Ok…Ed?
- Quando tutta questa storia sarà finita… di a mamma… torno a casa
- Lo sappiamo già… ti sei dimenticato del potere di Alice, fratello? – mi chiese ridacchiando
- A presto…
- Ciao, a presto

*****

Cassandra POV

- Il comandante vi informa che atterreremo all’aeroporto di Pisa tra 10 minuti. Il tempo è bello e la temperatura media è di 5 gradi.
Finalmente… Non ne posso più di star chiusa qua dentro… sto per diventare claustrofobica.
Il viaggio era andato bene, nonostante la durata. Non vedevo l’ora di posare i piedi sulla terra ferma. Fortuna che ci saremmo fermati a Pisa come prima tappa: dopo un viaggio del genere l’idea di dover salire anche su di un autobus non mi sorrideva neanche un po’.
Mi voltai verso Rebecca e la svegliai, scuotendola lievemente.
L’atterraggio fu rapido e senza scosse e pochi minuti dopo ci trovammo ad attendere i bagagli. Dopo 10 minuti entrambe avevamo recuperato le nostre valigie e ci dirigemmo verso l’uscita. Era impressionante ascoltare tutte quelle voci che parlavano una lingua diversa dall’altra: sebbene l’aeroporto di Pisa non fosse immenso c’era una discreta quantità di voli con le più varie destinazioni europee. Mi resi conto di guardarmi attorno piena di stupore ed eccitazione per tutte quelle novità che mi si presentavano dinanzi agli occhi. Poi, improvvisamente… un manifesto turistico su una delle colonne dinanzi al controllo sicurezza… Volterra.
Volterra… Volturi… Carlisle…
E mi ritrovai a pensare a quando mio padre mi aveva parlato dei Volturi, la “casta monarchica” dei vampiri, una specie di triumvirato composto dai vampiri più anziani esistenti al mondo… era stato quando mi istruiva sui vampiri anche nel tentativo di distrarmi dalla partenza di...
Jasper
Mi ritrovai senza fiato, a barcollare sotto il peso della fitta che mi squarciava il petto.
Sarà così per sempre
- Cassy… tutto bene? – mi chiese una Rebecca preoccupata, afferrandomi per un braccio – stai male?
- No… deve essere la stanchezza… tutto ok… adesso passa
Bugiarda. Non passerà mai

*****

Jasper POV

Aspettai l’arrivo dell’aereo dalla terrazza del primo piano, poi, quando lo vidi accostarsi al finger, mi spostai al piano terra, sufficientemente vicino all’uscita degli arrivi affinché io potessi vedere Cassy senza che lei potesse vedere me.
Attesi per una decina di minuti, poi uscì.
Aveva i lunghi capelli raccolti in una treccia bassa, il volto circondato dalla pelliccia bianca del collo della giacca.
Dio mio… è bellissima
Mi resi conto che la stavo mangiando con gli occhi, esattamente come i due ragazzi a cui stava passando accanto in quel momento. Sentii un lieve ringhio salirmi in gola
Fermo… Controllati Jazz, non fare cazzate
La vidi scrutare l’ambiente e le persone circostanti con una curiosità ed una sorpresa crescente nello sguardo. Poi… improvvisamente… la vidi fissare una colonna… impallidire e barcollare…
Aveva visto un manifesto di Volterra. Sapevo che Carlisle l’aveva messa a conoscenza dei nostri segreti e della triade di Volterra, i Volturi, e sapevo anche in quale occasione.
Povero amore mio, continuo a darti il tormento.
Allora la guardai più attentamente annotando i piccoli cambiamenti che aveva subito in quei mesi.
Era dimagrita, tanto. La pelle sugli zigomi era talmente tirata da risultare trasparente; le guance erano incavate, gli occhi ancora più grandi e spauriti, circondati da profonde occhiaie che non erano imputabili al solo viaggio. Anche fisicamente si vedeva quanto avesse sofferto e quanto soffrisse ancora: i jeans non riuscivano a nascondere la magrezza delle gambe e la vita si era talmente assottigliata che mi chiesi come facesse a sostenere il peso delle spalle.
Cosa… Cosa ti ho fatto?
E mentre continuavo a maledirmi per come l’avevo ridotta, la osservai telefonare ad Esme e poi la seguii fino al suo albergo.

**************************************************************************************
Mi scuso per il ritardo con cui ho aggiornato, ma tra lavoro e pargolo sono stata incasinata.
Baci, Nerry


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Capitolo 38
*** Preferisco morire... ***


Jasper Twilight LS- Cap 9 Preferisco morire...
PREFERISCO MORIRE…

Cassandra POV

- Mamma, qui è bellissimo, non finirò mai di ringraziarvi per questo immenso dono…
- Tuo padre ed i tuoi fratelli ne saranno felicissimi, tesoro mio… ma dimmi, com’è il tempo?
- Soleggiato, sempre… o quasi… ma fa freddo… anche se rispetto alla temperatura di Forks qui sembra di stare ai Carabi – risposi ridendo
- Allora posso parlare con la mia sorellina preferita? – sentii tuonare la voce di Emmett
- Mamma, metti il vivavoce, altrimenti ti darà il tormento
- Guarda, tappetto, che ti ho sentita
- Anche io ti ho sentito, Yogi, è pressoché impossibile non farlo quando brontoli come un orso con le emorroidi…- risposi ridendo, seguita dai miei familiari
- Cassandra… - mi richiamò all’ordine mia madre, scandalizzata, pur senza riuscire a trattenere le risate
- Esme, ha ragione, è proprio così che sembra il mio bestione – rincarò Rose
- Quando torni me la paghi, ricordalo, scricciolo
- Ok, ok… - risposi io scettica, sapendo bene che l’unica cosa che mi avrebbe fatto sarebbe stata stritolarmi nel suo abbraccio - E comunque mi manchi anche tu, fratello orso… Mi mancate tutti…
- Anche tu ci manchi, Cassy - mi rispose Alice
- Papà…?
- Ci sono anche io, tranquilla amore…
- Grazie… di tutto… vi voglio bene
- Anche a me? – chiese Edward
- E smettila di cercare conferme… lo sai che ti adoro, fratellone… però…
- Lo sapevo…
- Beh, ho iniziato ad apprezzare la privacy… se capisci cosa intendo, Edward…
- Capito
- Beh… adesso vado, altrimenti mi perdo la visita di Siena
- Ciao – fu il saluto cumulativo dei miei familiari
- A presto
Quando finì la telefonata mi voltai ammirando la bellezza di Piazza del Campo, e ripresa la videocamera in mano, iniziai a filmare.
Quando tornerò a casa per masterizzare tutti i DVD mi ci vorrà un secolo… quasi quasi lo faccio fare ad Edward… oltre ad essere precisissimo in tutto, ha l’eternità dalla sua parte
A questo pensiero scossi la testa, ridacchiando tra me e me.
- Cassy, tutto bene?
- Certo Reb… stavo solo pensando a mio fratello Edward
- Il rossiccio da urlo?
- Lui… ma scusa, poco fa non hai detto che Emmett è un “bruno da urlo”?
- E’ colpa mia se in famiglia tua sono tutti strafichi? – mi chiese lei con espressione finta adorante, facendomi scoppiare a ridere
- Già, lo hai detto anche di mio padre…

*****

Jasper POV

E’ così bello vederti ridere ancora.
La seguivo ormai da giorni: Pisa, Lucca, Firenze, Arezzo…ed ora Siena… Il viaggio era quasi alla fine e l’avevo vista sbocciare a nuova bellezza: aveva ripreso peso, le occhiaie erano scomparse e sorrideva di nuovo.
Tra quello che mi avevano detto i miei fratelli per telefono e quello che avevo potuto ascoltare dalle sue conversazioni con Rebecca e gli altri del gruppo, sapevo che si era ripresa… ma solo in parte. A volte si estraniava ancora dal resto del mondo ed Alice mi aggiornava su ogni mutamento di decisione che la portava nell’una o nell’altra direzione.
Le prossime mete sarebbero state Buonconvento, Monteriggioni, San Gimignano e…
Volterra
Alice era nervosa… e mi raccomandava costantemente di non perderla d’occhio.
Ed ero nervoso anche io.
Forse troppo…
E fu così che…

*****

Cassandra POV

Eravamo a Monteriggioni, un piccolo paesino presso Siena, verso cui eravamo tornati dopo essere stati a Buonconvento.
Era bellissimo…un borgo medievale circondato da mura torrite… un luogo da visitare in non più di mezza giornata, talmente tanto era “raccolto”… ma stupendo…
- Cassy…. Ancora a filmare? – mi chiese Rebecca, sollevando gli occhi al cielo
- Un momento… mamma adorerebbe questo posto, lo so… - risposi iniziando a riprendere la piazza, ovvero il paese, girando lentamente su me stessa.
Fu un attimo. Una folata di vento… che fece smuovere i capelli ricci, del color del miele e del grano maturo, mentre superavo la figura di un ragazzo che mi dava le spalle, impegnato a telefonare con il cellulare, che era entrato nell’obbiettivo. Tornai sulla sua figura, tremando, incredula… poi zoommai e mi misi in attesa… la mia pazienza fu premiata: il ragazzo si voltò, sorpreso, mentre, nonostante la distanza, sapevo che due occhi dorati mi fissavano attraverso la videocamera che stringevo tra le mani, aggrappandomi ad essa come se fosse l’unica cosa in grado di mantenermi in piedi.
Il cuore mi batteva forte nelle orecchie… e lo sentivo uscire dal petto, mentre mi ritrovai a mormorare il suo nome
Jasper

*****

Jasper POV

- Jazz, va via di là… Alice ha visto… – mi disse Edward
- Troppo tardi…lo ha già individuato… Jazz, voltati… - sentii dire ad Alice e compresi subito cosa stesse accadendo.
Mi voltai, sorpreso… e la vidi.
La sentii chiaramente pronunciare il mio nome e poi la vidi cadere a terra, svenuta, prontamente soccorsa da Rebecca.
Merda
E feci l’ennesima stronzata: corsi, seppur a velocità umana, verso di lei e mi inginocchiai accanto a Rebecca.
- Cassandra…. Per favore… apri gli occhi…
Mi resi conto che la sua amica mi stava osservando con gli occhi sgranati per la sorpresa
- Tu… io so chi sei… Cassy ha la tua foto sul cellulare… tu sei…
- Jasper… - mormorò Cassandra riprendendosi
- Principessa… stai bene? – le chiesi aiutandola a sedersi, stringendomela al petto
- No… e comunque che te ne importa? – mi chiese sibilando, mentre mi allontanava da sé premendomi le mani sul petto.
Mi alzai con lei, attento a che non cadesse, ignorando la fitta di dolore che i suoi occhi pieni di rabbia procurarono al mio cuore morto.
- Reb… andiamo…
- Cassandra… ma lui…
- Non voglio averci più niente a che fare…
Sentii chiaramente tutta la sofferenza che provava e ne rimasi schiacciato.
- Cassandra…. Solo un minuto… concedimelo, ti prego…
La vidi guardarsi attorno con aria circospetta e registrai chiaramente la sua curiosità e la sua ira nei miei confronti.
- Va bene – cedette – Reb… ci vediamo all’autobus dopo pranzo… devo parlare con mio “fratello” – disse, calcando il tono sull’ultima parola, fissandomi con gli occhi scintillanti.
- Grazie…
- Non ringraziarmi… aspetta prima di aver parlato con me

*****

Cassandra POV

Vuoi parlare con me? Bene, brutto stronzo. Parleremo… ma poi ognuno per la sua strada.
- Grazie…
- Non ringraziarmi… aspetta prima di aver parlato con me
Lo sentii sfiorarmi la mano con la sua, per prendermela, ma io la scostai in malo modo
- Non – toccarmi. – gli sibilai contro
Non volevo provare nuovamente quella sensazione sconvolgente che avevo provato pochi attimi prima quando mi ero ritrovata stretta a lui.
Mi fece strada fuori le mura, verso il parcheggio delle auto, dove individuai subito la sua: una BMW grigia metallizzata.
Mi aprì lo sportello e mi fece accomodare, poi, andò a sedersi al posto di guida.
Lo osservai attentamente: era sempre bellissimo, dannatamente sexy… ma sembrava stanco, come se faticasse a sostenere il peso della “vita”.
Lieta di vederti soffrire, Jasper… non sai quanto
Lo vidi irrigidirsi e solo allora capii che avevo dato voce ai miei pensieri senza neanche rendermene conto
- Me lo merito… mi merito tutta la tua cattiveria
Lo interruppi bruscamente
- Cattiveria?! Quella l’hai consumata tutta tu quando mi hai lasciata
- Lo so… e non esiste attimo in cui non me ne penta
- Francamente, Jasper… me ne infischio…
- Cassandra, sai benissimo che posso sentire ciò che provi… e so che non è così
- Ti illudi… ti dimentichi forse della mia abilità particolare… credi forse che non sarei in grado di farti credere di essere ancora innamorata di te… mentre ti odio con tutta me stessa?
Sapevo che stavo giocando con il fuoco… che il mio autocontrollo non era più quello di un tempo… e che avrebbe potuto smascherare il mio bluff con estrema facilità…
Lo vidi socchiudere gli occhi ed avvicinare il suo volto al mio, fino ad arrivare ad alitarmi sulla bocca
- Ne sei certa? – mi chiese dolcemente, leggendomi negli occhi e mettendomi a nudo l’anima.
Il cuore mi batteva impazzito e morivo dalla voglia di baciarlo.
Sei una stupida, Cassandra. Controllo!
- Sta lontano da me – dissi, ritraendomi verso lo sportello alla mia destra.
- Cassandra… - mi disse tornando al suo posto, rilassato – sappi che tornerò a casa…
No!
Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi.
- … quindi dovrai abituarti a riavermi tra i piedi…
No!!
Il groppo in gola si faceva sempre più grande
- … e non potrai evitarmi per sempre…
No!!!
Chiusi gli occhi cercando di non mostrargli il mio dolore
- … perciò… che ne dici di stabilire una tregua?
- NO!!! MAI!!!
Ormai piangevo, e mi odiavo per questa debolezza
- Cassandra…
- Preferisco morire che tornare ad averti accanto dopo quello che mi hai fatto!!! TI ODIO!!!
Gli urlai contro tutta la mia rabbia, e singhiozzando violentemente abbandonai l’auto e me ne tornai in paese, certa che non mi avrebbe seguita.

*****

Jasper POV

- Preferisco morire che tornare ad averti accanto dopo quello che mi hai fatto!!! TI ODIO!!!
E se ne andò.
Non la fermai, sapevo che aveva bisogno di tempo…
Ma io non mi arrendo. Non rinuncio. E ti riporterò da me. Lo giuro.
Lo squillo del cellulare mi riportò alla realtà e, dopo aver letto sul display il nome di chi mi chiamava, risposi preparandomi al peggio
- Cosa ti è saltato in testa? Adesso è una scheggia impazzita! Non vedo più niente!!!
- Fanculo, Alice!!!
E gettai il cellulare sul sedile posteriore.

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Capitolo 39
*** Volterra ***


VOLTERRA

Cassandra POV

Ancora tre giorni… e poi ricomincerà tutto. Accidenti a te Jasper…
Mi alzai dal letto spostando le coperte rabbiosamente.
Ero arrabbiata con me stessa, più che con lui… ma non lo avrei mai ammesso. Avrebbe significato ammettere che provavo ancora qualcosa per lui, che non aveva perso il suo potere su di me… che nonostante tutto lo amavo ancora.
Aprii la portafinestra che dava sul balcone. L’aria era assai fredda, ma era ciò di cui avevo bisogno: aria fredda per schiarirmi le idee e solitudine.
Meno male che ho la camera singola…
Mi ritrovai a pensare al ritorno a casa.
Ormai eravamo prossimi al rientro in America… nei due giorni successivi avremmo visitato l’ultimo paese prima di rientrare a Pisa per poi partire il giorno dopo alla volta di New York.
Volterra… Jasper…
Mi maledissi mentalmente per non riuscire a smettere di pensare a lui, ma l’averlo visto, quella mattina, aveva risvegliato ricordi che credevo sopiti.
Il nostro primo bacio… il nostro primo ballo… la nostra prima volta, ovvero la mia prima volta…
Scossi la testa nel vano tentativo di dimenticare tutto, sapendo che non ci sarei mai riuscita
Accidenti a te, Cassandra… Lo ami ancora… e sei ancora convinta che, almeno all’inizio della vostra storia, anche lui fosse innamorato di te… Idiota… Idiota e patetica
Rientrai in camera mia asciugandomi il volto: ancora una volta le lacrime avevano preso a scendere silenziosamente, senza che le sentissi arrivare.

*****

Jasper POV

Per mia fortuna aveva sempre pernottato in alberghi posizionati in maniera tale da consentirmi di scrutare all’interno della sua camera: un cornicione, un terrazzino, un albero di fronte alla sua finestra… Stavolta un balcone…
La vidi uscire in pigiama… sembrava una bambina.
Era triste e ripiegata su sé stessa. Il volto lasciava trasparire la battaglia interiore che stava vivendo. Poi la vidi piangere… ed aspettai che si addormentasse…
Dovevo vederla… sfiorarla ancora una volta…
Sapevo che da sveglia non mi avrebbe permesso di farlo… ma dovevo farlo… ne avevo bisogno per vivere
Ancora una volta… una sola… potrebbe essere l’ultima
E quando ne sentii il respiro regolare, entrai in camera sua e mi sedetti sul tappeto, di fianco al letto, la testa appoggiata sul dorso delle mani, a loro volta posate sul materasso… e mi persi a contemplarla.
Trascorsi la notte con una ciocca di capelli morbidamente attorcigliata ad un dito, gli occhi persi nel suo volto…
E ascoltandola, mentre parlava nel sonno, tornai a vivere…
- Jasper… non lasciarmi…
- Mai più, amore mio, mai più – le sussurrai dolcemente
E la vidi sorridere
- Ti amo…
- Anche io, Cassy… da morire

*****

Cassandra POV

La mattina mi svegliai riposata come non mai, come non mi accadeva più da quando Jasper…
Basta!
Allontanai i pensieri tristi ancor prima che affiorassero, distratta anche dalla porta finestra del balcone stranamente aperta.
Mah… devo averla chiusa male
Poi mi feci una doccia rapida, e dopo essermi preparata raccolsi le mie cose e mi diressi a fare colazione.
Dopo tre quarti di ora eravamo già sull’autobus, diretti a Volterra.
L’autobus ci lasciò fuori le mura e procedemmo verso il centro storico a piedi, seguendo gli accompagnatori. Il programma del giorno prevedeva la visita al museo archeologico, ricco di reperti etruschi, e pomeriggio libero, il che per la maggior parte dei miei compagni di gita significava “cazzeggiare” per negozi, ma non per me… avevo già comprato tutto quello che dovevo per la mia famiglia, anche se mi mancava solo un’ultima cosa per Esme: un oggetto qualunque, purché bellissimo, in stile etrusco, probabilmente un vaso… più qualcosa in alabastro, materiale tipico di Volterra, dall’aspetto del marmo.
Mi misi in coda con il gruppo per entrare nel museo quando sentii Reb tirarmi una manica della giacca.
- C’è il tuo ragazzo…
Merda! Ma ci avrei dovuto scommettere: giornata nuvolosa e Jasper ne ha approfittato.
- Non lo è più… e non mi importa
Bugiarda
- Sta venendo qua
Mi voltai a fronteggiarlo e rimasi senza parole, come ogni volta che lo vedevo
- Cassy… possiamo parlare?
- Hai esaurito il tuo tempo ieri, Jazz… lasciami in pace
- Scusate se mi intrometto… Jasper, giusto?
- Reb!
- Oggi pomeriggio siamo liberi… vieni con noi nel museo, finita la visita avrete tempo di parlare
- REB!
- E basta… sono stufa di vederti soffrire così solo per orgoglio… Lo vedrebbe anche un cieco che ne sei ancora innamorata… esattamente come lui lo è di te
Incrociai lo sguardo di Jasper, vedendovi riflessa la mia stessa sorpresa.
Poi mi diressi velocemente all’interno del museo, lasciandolo fuori insieme a Reb.
E che parlino tra di loro, ne ho abbastanza di entrambi.

*****

Jasper POV

Non avrei mai sperato di trovare un’alleata in Rebecca.
Ma la fortuna sembrava essere dalla mia parte.
E ne avevo bisogno.
La sera prima la telefonata di Alice mi aveva messo in agitazione come non mai.
Sembrava che Cassandra stesse meditando qualcosa ed Alice vedeva più futuri possibili alternarsi in rapida successione. Ed uno di questi la vedeva dinanzi a Palazzo dei Priori… la “reggia” dei Volturi. E quello era il motivo per cui la famiglia si trovava già a New York: in quello stesso istante erano sul volo Delta per Pisa.
Mi incollai alla scia di Cassandra e non appena terminammo il tour del museo, mi fermai alle sue spalle, in attesa.
- Adesso vi lascio soli. Cassy… ascoltalo: farà bene ad entrambi.
- Grazie Reb – le dissi
Lei mi rispose con un sorriso dolce e si allontanò.
Girai intorno a Cassandra e mi portai dinanzi a lei.
Era ad occhi chiusi, deglutendo a fatica. Poi, improvvisamente, mi guardò in volto e la vidi stringere i denti.
Mi ami ancora… anche se non vuoi darlo a vedere.
Stai simulando un’indifferenza che non provi… me lo dicono i tuoi occhi… anche se mandi segnali diversi.
- Cosa vuoi ancora?
- Tregua
- No
- Preferiresti veramente morire?
- Sì…
- E non hai paura? Potrei accontentarti… - le dissi minaccioso
Adesso mi stai dando veramente sui nervi.
- Non faresti neanche troppa fatica…
- Che vuoi dire?
- Che concluderesti quello che hai iniziato a Forks…
Arretrai sotto il peso di quella accusa a cui non potevo ribattere
- … anche se credo che non ne saresti capace…
- … sei un vile
Mi voltò le spalle facendo per andarsene ma io la voltai verso di me
Ero incazzato nero e mi resi conto di stringerla con troppa forza solo quando la vidi serrare le labbra per il dolore
- Non ci scommetterei – le dissi allentando la presa qual tanto che bastava per non farle male
- Non dimenticare che sei la mia cantante ed il tuo odore mi è irresistibile
- Come?! E ti priveresti del tuo “banco di prova”? – mi chiese sarcasticamente
- Che vuoi che sia… Emmett se ne è prosciugate due di cantanti, per cui abbondano… e sai benissimo che sono vegetariano da poco tempo
- Stai cercando di spaventarmi o cosa?
- Non fare la strafottente, signorina… potrai anche simulare una calma che non hai… ma non puoi controllare la dilatazione delle pupille ed il battito del cuore: profumi di paura
- Ti odio
- Bugiarda
- Fanculo, Jasper!
E stavolta la lasciai andare.

*****

Cassandra POV

Quella notte dormii malissimo e neanche l’aver parlato al telefono con mia madre mi permise di riprendermi del tutto dalla discussione con Jasper. Non le dissi di averlo incontrato e, stupidamente, non mi sembrò neanche strano che non lo sapesse già grazie ai poteri di Alice.
Il fatto è che le parole di Reb mi avevano dato di che pensare sulla vera natura dei sentimenti che provavo per Jasper.
Ne sono ancora perdutamente innamorata.
Ed anche lo scontro con il mio angelo, che si era trasformato nel mio demone, non mi aveva lasciato indifferente.
Mi fa paura.
Avevamo la mattinata libera ed avevo appuntamento con Reb per fare un giro assieme.
Gli acquisti da fare, nonostante tutto, gli avevo già fatti il giorno prima, per cui ero libera come l’aria. Peccato che mi sentissi schiacciata a terra da tutto il mio dolore.
Verso le dieci ci trovammo in piazza dei Priori e mentre ero intenta a fare l’ennesima ripresa un odore dolcissimo mi sfiorò le narici.
Vampiro.
Mi guardai attorno simulando disinteresse, finché i miei occhi non si posarono su una ragazza bellissima, dalla pelle nivea, le fattezze divine… e la voce angelica
Mi correggo: Vampira
Notai che portava le lenti a contatto e ne compresi subito il motivo: occhi rossi… dieta “carnivora”
Merda.
Era la guida turistica con cui Reb aveva preso accordi per visitare Palazzo dei Priori ed allora capii quale sarebbe stato l’esito della visita guidata.
Un’illuminazione.
Sarebbe stata la fine per Reb… e non la meritava.
Sarebbe stata la mia salvezza, la fine di tutto.
Non mi soffermai a pensare alla mia famiglia, a mia madre che sicuramente mi avrebbe pianto in maniera inconsolabile; né mi permisi di pensare a mio padre, che avrei deluso, né ad Emmett e Rose, che avrei ferito a morte; né ad Alice ed Edward che si sarebbero sentiti in colpa per una mia scelta improvvisa.
- Reb… temo che il gruppo per la visita guidata sia al completo… - le dissi dopo aver fatto di tutto per ritardare al nostro appuntamento con la vampira.
- Vabbeh… vorrà dire che andrò con la guida della Proloco… peccato, quella ragazza era così piacevole…
- Già… senti, io mi sento poco bene… ti spiace…
- No no… ci ritroviamo al bar qui di fronte diciamo oggi pomeriggio alle quattro?
- Sì…
- Ok
- Reb…
- …
- Ti voglio bene, amica mia – le dissi abbracciandola per l’ultima volta
- Anche io Cassy.

*****

Jasper POV

Si stava comportando in maniera strana. E tutto da quando aveva individuato Heidi, l’esca – cacciatrice dei Volturi, colei che procurava il pasto ai tre “monarchi”e al loro corpo di guardia. Avevo avuto a disposizione tutto il tempo necessario per scoprire come si muovevano e devo dire che erano ben organizzati.
Fui riscosso dal suono del cellulare.
- Alice?
- Vuole entrare dentro Palazzo dei Priori: ha deciso di farla finita… fermala… stiamo arrivando.
E compresi.
Cassandra stava aspettando il momento giusto per seguire il gruppo di Heidi.
Mi spiace signorina, ma devo rovinare i tuoi piani.
Ero animato dalla rabbia.
Ed avevo tutte le intenzioni di fargliela pagare per la sua decisione assurda ed egoistica.
Mi avvicinai alla guida della ProLoco e mi infilai nel suo gruppo. Una volta dentro il Palazzo avrei cercato di non perdere di vista la porta di ingresso per poi poter seguire Cassandra  e bloccarla prima che fosse troppo tardi.

*****


Cassandra POV

Riuscii ad intrufolarmi al seguito di Heidi, così si chiamava la Vampira.
Le stetti dietro per un po’, seguendola con tutto il gruppo attraverso corridoi e stanze arredate con pezzi antichissimi. Mi resi conto che la nostra guida aveva fretta, non ci permetteva quasi di soffermarci dinanzi a niente. Mi bloccai un istante dinanzi ad un tavolo bellissimo che avrebbe fatto innamorare mia madre, quando mi sentii afferrare con forza ed improvvisamente fui spinta in una stanza disadorna. Mi voltai verso la persona che mi aveva rapita e rimasi di sasso.
NO!!!
I miei peggiori incubi si stavano materializzando.
Jasper
Volevo morire, ma non per mano sua.
In quel modo avrebbe distrutto tutti i bei ricordi che ci univano.
Avanzava lentamente verso di me, un’espressione tesa sul bel volto che tanto avevo amato e che continuavo ad amare nonostante tutta la sofferenza che mi aveva procurato.
- Cosa… cosa ci fai qui?
Mi sorrise, ma non fu un sorriso di quelli che era solito riservarmi: non raggiunse gli occhi e non increspò dolcemente le labbra piene e sensuali; non creò quelle fossette sulle guance che tanto adoravo. Fu un sorriso sarcastico… duro… cattivo.
Continuava a venire verso di me, gli occhi neri per la rabbia che lo animava.
Ma rabbia per cosa?
- Rispondimi…
- Non lo sai? Veramente?
La voce era sempre celestiale, un coro di angeli, ma il tono… non lasciava presagire niente di buono.
Iniziai ad indietreggiare spaventata, le braccia tese dinanzi a me come a volerlo tenere lontano.
- E’ inutile… e lo sai bene…
Il muro alle mie spalle arrestò il mio movimento all’indietro; lui se ne accorse e sorrise ancora, malignamente.
Non riuscivo più a connettere, ansimavo, come un asmatico in piena crisi respiratoria.
Lui continuava ad avvicinarmisi minacciosamente; ed io ero immobile, incapace di muovermi, come un topolino ipnotizzato da un serpente incantatore.
E temevo di fare la fine del topo.
Chiusi gli occhi, serrandoli, in attesa dell’attacco, mentre lacrime silenziose mi scendevano lungo le guance. Non volevo guardarlo mentre mi finiva, volevo ricordarlo così come era quando mi amava, non morire con negli occhi l’immagine del mostro che avevo dinanzi adesso.
Mi sfiorò i palmi delle mani, tese ancora di fronte a me, con il proprio petto, senza arrestarsi, costringendomi così ad abbassare le braccia. Mi schiacciò contro il muro con il proprio corpo ed io mi maledissi per la reazione del mio a quel contatto.
- Adesso basta scappare, principessa.
E sentii la sua bocca sulla vena pulsante sul mio collo.

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Capitolo 40
*** Volturi ***


VOLTURI

Jasper POV

L’avevo costretta spalle al muro, avevo il corpo interamente allungato contro il suo e feci uno sforzo notevole per controllarmi. Erano mesi che anelavo quel contatto ma quello non era né il momento né il posto per lasciarmi andare all’istinto. Se le cose fossero finite nel modo migliore avrei avuto tutta l’eternità per amarla.
E andai avanti con il mio piano.
- Adesso basta scappare, principessa.
Calai con la bocca sulla vena pulsante del suo collo, la dove il suo profumo era più intenso.
Mi ritrovai a sostenerne il peso, il corpo completamente accasciato contro il mio.
E mi persi.
Mi ritrovai a sfiorarle la pelle con le labbra, più e più volte, fino a risalire lungo lo zigomo, per poi continuare sulla mascella, il mento… ed infine, la bocca.
Mi gettai famelico su quelle labbra che mi davano il tormento da quando le avevo baciate la prima volta…
La sentii stringersi a me in maniera convulsa: temeva la lasciassi ancora, lo percepivo chiaramente.
Posi fine al bacio senza staccarmi da lei e le feci poggiare la testa contro il mio petto.
La sentii sospirare.
- Jasper… volevi veramente uccidermi?
- No… non potrei mai farlo… volevo spaventarti a morte…
- Ci sei riuscito
- Cassy… mi spiace
- Anche a me… Ti amo
- Anche io, amore mio
Improvvisamente sentii avvicinarsi qualcuno…

*****

Cassandra POV

Mi persi completamente in quel bacio.
Mi mancava da morire.
E finalmente avevo ritrovato l’altra metà della mia mela.
Ero stretta a lui, contro il suo petto e mi beavo di quel momento.
Ma c’era una cosa che dovevo sapere.
- Jasper… volevi veramente uccidermi?
- No… non potrei mai farlo… volevo spaventarti a morte…
- Ci sei riuscito
- Cassy… mi spiace
- Anche a me… Ti amo
- Anche io, amore mio
Poi, improvvisamente lo sentii irrigidirsi e si voltò verso la porta, coprendomi con il suo corpo, teso, pronto a scattare
Gli toccai le spalle con una mano, incerta
- Jasper…?
- Non muoverti… sta sempre dietro di me… fai quello che ti dico, te ne prego… - mi sussurrò senza voltarsi, mettendosi in posizione d’attacco nel momento stesso in cui la porta veniva spalancata in malo modo, lasciando entrare nella stanza due figure ricoperte da un mantello nero… due vampiri
- Eccovi qua… vi abbiamo trovati… Aro ne sarà felice… andiamo
Jasper mi afferrò la mano e poi mi strinse a sé, protettivo, ma ero certa fosse la fine per entrambi.
Uscimmo seguendo uno dei due vampiri, sfilando dinanzi all’altro, che avrebbe chiuso la fila.
Quest’ultimo, quando gli passai davanti, fiutò l’aria con espressione estasiata, leccandosi poi le labbra.
- Mh… divina… spero me ne tocchi una goccia…
Jasper si frappose tra me ed il vampiro che aveva parlato, ringhiandogli contro, attirando così l’attenzione dell’altro.
- Felix, piantala di fare l’idiota… Aro li vuole vivi
- Uff… Demetri, mi stavo solo divertendo un po’
Ci condussero attraverso un corridoio lungo e buio, fino ad una specie di sala d’attesa dove una segretaria, inequivocabilmente umana, sedeva in attesa di istruzioni.
Poi, Demetri ci fece entrare in uno stanzone scarsamente illuminato e ci condusse dinanzi a tre figure: tre vampiri dalla pelle di gesso che sembrava pronta a sgretolarsi sotto il tocco leggero delle ali di una farfalla.
- Benvenuti, miei cari… Vi stavamo aspettando
- Aro… - disse Jasper, stringendomi maggiormente a sé
- Jasper Cullen… e la piccola umana… Cassandra… vostro padre mi ha parlato di voi…
- Papà…? – fu la mia reazione stupita
Dov’è mio padre? Perché gli ha parlato di noi? Ma soprattutto, quando lo ha fatto?
Ero persa in questi ragionamenti quando la voce di Aro mi riportò alla realtà
- Fateli entrare…
Ed in quel momento i miei occhi si incontrarono, sorpresi, con quelli di mio padre.

*****

Carlisle POV

Ne incrociai lo sguardo e lessi tutto il terrore e la sorpresa che la animavano.
Mi avvicinai rapidamente a lei e a Jasper e la strinsi a me cercando di trasmetterle tutto l’affetto che provavo per lei.
- Papà…
- Va tutto bene, tesoro…
- Che bel quadretto
Le parole di Caius mi ricordarono che dei tre lui sarebbe stato quello più difficile da convincere. Speravo solo che Edward ed Alice riuscissero a rendere vano ogni suo tentativo di mandare a morte la nostra intera famiglia.
La mia attenzione fu catturata da un membro del corpo di guardia che si avvicinò ad Aro, dicendogli qualcosa che lo fece sorridere.
- Bene…- disse Aro soddisfatto
Bene, sono già qua
E vidi entrare Edward ed Alice
- bene bene… la piccola veggente ed il prezioso Edward… Bella famiglia, Carlisle…
Confidavo nella visione di Alice e nei poteri di Edward e Jasper…
Andrà tutto bene… Deve andare tutto bene

*****

Jasper POV

Vidi entrare mio padre e poco dopo unirsi a noi anche Edward ed Alice.
E compresi.
Sentivo la calma fiduciosa di Alice e fui certo che avesse previsto il lieto fine.
Sentivo la tensione di Edward, concentrato nel tentativo di individuare ogni piccola variazione nelle intenzioni dei nostri nemici.
Sentivo la pacatezza di mio padre dinanzi ai vampiri più antichi.
E iniziai ad analizzare le loro emozioni.
- Bene, Carlisle… lieto di rivederti… e di conoscere i tuoi figli più dotati… Alice, Edward… e Jasper…
- Piantala con i convenevoli, Aro… decidiamo della loro sorte e facciamola finita
- Quanta impazienza Caius… so che tu li vuoi morti… ma potrebbero essere dei nostri…. Perché sprecare tali capacità?
- Devono morire… è la legge: nessun umano deve sapere di noi…. E chi lo rivela morirà come chi ne viene a conoscenza…
- Sei troppo frettoloso…
- Aro…
- Taci, Caius… ascoltiamoli… poi decideremo… Bene, Jasper… avvicinati
Mi voltai verso Carlisle, il quale mi fece un cenno di assenso…
- No… - sussurrò Cassandra, abbracciandomi
- Non gli farà niente… vuole solo conoscerne i pensieri – cercò di tranquillizzarla Edward, staccandomela gentilmente di dosso
- Jasper… per favore…
- Va tutto bene, amore…
- Puah – fu il commento di Caius
Mi avvicinai ad Aro molto lentamente, concentrandomi sulle sue emozioni: calma, attesa, soddisfazione… e curiosità. Decisi di tenermi pronto a volgere tutte queste sensazioni a mio vantaggio e lasciai che mi sfiorasse la testa.
Lo vidi spalancare gli occhi sorpreso, poi divenire sempre più stupito mano a mano che andava avanti a leggere i miei pensieri, anche quelli passati, e lo osservai portare il proprio sguardo su Cassandra, incredulo.
- Bene – disse interrompendo il contatto – Vedo che nonostante il tuo passato di guerriero e di vampiro assetato di sangue umano hai trovato in te una forza superiore a quella di Carlisle… come puoi fare l’amore con lei e non cedere al richiamo del suo sangue? … è la tua cantante…
- E’ molto difficile… lo è stato soprattutto all’inizio…
- Ma non ti sei ancora assuefatto al suo profumo…
- Mai… ma la amo… non potrei mai rinunciare alla mia ragione di vita
- Marcus?
- Sì Aro, dice il vero… il loro legame è molto forte – disse il vampiro che sino ad allora si era mantenuto in silenzio, scrutando tutti noi, ma soprattutto Cassandra, con fare annoiato.
- Ed è molto forte anche il legame che la lega al resto della famiglia: è una di loro… sebbene sia umana
- Ed è per questo che deve morire – intervenne Caius
- Al contrario – riprese Aro – anzi… la piccola umana potrebbe riservare sorprese inimmaginabili
Il ringhio feroce di Edward, che ancora stringeva Cassandra, mi costrinse a voltarmi, guardandolo
- Mai, Aro – disse Edward – siamo pronti a dar battaglia… non te la lasceremo
Compresi immediatamente il senso delle sue parole.
La particolare abilità di simulazione di Cassandra la rendeva una potenziale e l’astuto Aro aveva già individuato quelli che potevano essere gli sviluppi di un dono come il suo sviluppato all’ennesima potenza.
Mi avvicinai a Cassandra rapidamente, mettendomi davanti a lei, mentre Alice, mio padre ed Edward le si mettevano ai fianchi e alle spalle.
- Marcus?
- Sono disposti a morire per lei
E lessi la frustrazione che attanagliava Aro: non voleva ucciderci od avrebbe perso per sempre la possibilità di unire Alice ed Edward al suo esercito
- Vuole anche te, Jasper… puoi terrorizzare le schiere nemiche… e sai quanto la paura sia destabilizzante… - disse Edward
- Adesso basta… a morte
- No, Caius… non possiamo rinunciare a loro i maniera definitiva… e poi sono curioso di vedere cosa sa fare la piccola… Avvicinati – disse rivolto a Cassandra
Ringhiai ferocemente all’indirizzo dei tre vampiri, pronto ad attaccare.
Due braccia sottili mi cinsero la vita e Cassandra si strinse alle mie spalle, stranamente tranquilla e molto determinata.
- Ti amo, Jasper…
- No! – le dissi voltandomi verso di lei e stringendomela conto
- Sshh… vuole solo vedere di cosa sono capace… non mi ucciderà
- E’ vero, Jazz… - mi disse Alice, facendomi l’occhietto
E la lasciai andare

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Capitolo 41
*** Scacco matto ***


SCACCO MATTO

Cassandra POV

Mi scostai da Jasper e, dopo avergli sfiorato le labbra, mi avvicinai ad Aro, mano tesa, senza staccare gli occhi dai suoi.
Non mi fai paura… e se gioco bene le mie carte…
Sentii il sibilo di Edward alle mie spalle: avevo iniziato a giocare la mia partita a scacchi e lui si era trovato improvvisamente confuso dai pensieri che gli lasciavo arrivare; come mi disse lui stesso in un secondo tempo, era una sorta di trasmissione radio con il segnale disturbato quel tanto che bastava da coprire tutto con un gracchiare fastidioso
Il contatto con la mano del vampiro mi incuriosì molto: la pelle era dura ma sembrava dovesse sgretolarsi sotto il tocco delle mie dita. Ma nonostante tutto non lasciai trasparire niente.
Lo vidi corrugare la fronte ed assottigliare gli occhi.
Sapevo cosa stava “vedendo”: un gran muro nero, interrotto da sprazzi di immagini confuse e prive di senso… ed i miei “pensieri” non erano in esse.
Lo vidi storcere la bocca, frustrato, mentre lasciavo che un sorriso sarcastico si affacciasse sulle mie labbra.
Sentivo i miei fratelli, mio padre e Jasper perforarmi la schiena con lo sguardo, increduli.
- Soddisfatto? – gli chiesi prendendolo in giro, suscitando la rabbia di Caius
- Tu… come osi, piccola…
Lo guardai inarcando un sopracciglio, mentre Aro si riprendeva dalla sorpresa
- Taci, Caius… l’ultima volta che ho assistito a qualcosa di simile è stato quando abbiamo trovato Jane ed Alec… sarebbe preziosissima per noi
Mi guardò poi sogghignando
- A proposito di Jane…
- No!!! – fu l’urlo di mio padre – la ucciderebbe!
Sentii due braccia afferrarmi da dietro ed allontanarmi da Aro, che nel frattempo era stato affiancato da una ragazzina bionda, bellissima, ma dall’aria tremendamente diabolica e malvagia.
Mi ritrovai dietro mio padre, Jasper al mio fianco.
Improvvisamente vidi mio padre accasciarsi a terra, ripiegato su sé stesso, urlante di dolore, mentre la piccola strega bionda lo guardava con aria soddisfatta.
- Piccola bastarda! – le gridai contro, frapponendomi tra lei e Carlisle, piegandomi su di lui
Fu improvviso: un dolore lancinante alla testa mi fece perdere l’equilibrio e mi ritrovai seduta a terra, mentre mio padre si riprendeva.
Stronza! Adesso vedrai.
Ed iniziai a mandare segnali contrastanti anche a lei, riprendendo il controllo della mia testa fino a che il dolore non si trasformò in un lieve fischio nelle orecchie. Mi rialzai e mi diressi di fronte a Jane, sfidandola con gli occhi.
La vidi serrare i pugni e sforzarsi nel tentativo di farmi agonizzare dal dolore.
- Niente da fare, nanetta
Ne ricevetti un sibilo rabbioso, mentre Aro scoppiava a ridere
- Ottimo… piccola Jane, non essere delusa… a quanto pare è una potenziale con i fiocchi
- Aro…. Deve morire: hai visto di cosa è capace…
Perfetto: li avevo divisi.
Aro aveva accantonato l’idea di uccidermi, Caius aveva paura di me… c’ero riuscita

*****

Jasper POV


Scacco per Cassandra
Era riuscita a dividerli e capii che quello era proprio il suo intento. Ma non pensavo riuscisse a spaventare Caius. Mi voltai a guardare Edward, stupito, leggendogli negli occhi la mia stessa espressione. Solo Alice sembrava sapere qualcosa, ma non lasciava intendere niente.
- Come puoi anche solo pensare che tali doni vengano sprecati, Caius?
- Aro…
- Basta! – lo riprese bruscamente Aro, che poi tornò a voltarsi verso Cassandra, la quale, nel mentre, era arretrata fino a tornare al mio fianco.
- C’è una sola condizione, soddisfatta la quale, tu non dovrai morire, piccola umana piena di talento…
- Ovvero? – chiese Cassandra, afferrandomi la mano e stringendola
- Dovrai divenire una di noi
Afferrai Cassandra voltandola verso di me
- Non ora, amore… solo dopo il tuo diciottesimo compleanno…
- Non tocca più a noi decidere, Jazz… non possiamo aspettare se significa la morte certa per tutti noi
- No!
- Allora il problema è risolto: uccidiamoli – intervenne Caius, soddisfatto, mentre io continuavo a guardarla negli occhi, supplicante
Quando la vidi distogliere gli occhi dai miei per portarli su Alice, che era accanto a noi, mi voltai a guardare mia sorella, che avanzava verso Aro, la mano destra tesa dinanzi a sé.
Il Volturo afferrò prontamente la mano che gli veniva offerta e dopo un attimo di silenzio lo osservai mutare espressione, soddisfatto.
- Ne sei certa, piccola Alice?
- Ho mai fallito?
- Lasciateli liberi. Carlisle, tutto quello che vi chiedo è la promessa di trasformarla al compimento dei suoi diciotto anni…
- Ma Aro…
- E’ così che deve essere… e così sia…
Ad un suo cenno, Demetri e Felix , insieme ad altri vampiri della guardia, ci circondarono e scortarono verso l’uscita, fra lo stupore di tutti noi, esclusi Edward, Alice e Cassandra, a cui sentii sussurrare una frase sibillina

*****

Cassandra POV


Scacco matto
Noi Cullen a scacchi siamo decisamente imbattibili, non c’è che dire. Ed io ed Alice siamo un’ottima squadra.
- Sei un’ incosciente – mi sibilò Edward nell’orecchio, mentre la guardia dei Volturi ci conduceva verso l’uscita facendoci attraversare al contrario lo stesso percorso seguito all’arrivo
- Però ci siamo riuscite – gli risposi in un soffio, sorridendo ad Alice, senza però staccarmi da Jasper, che mi teneva stretta a sé.
Poi, improvvise arrivarono le grida strazianti delle vittime designate quale pasto per quei vampiri famelici. Cercai in ogni modo di coprirmi le orecchie per tenere fuori tutto quell’orrore e mi ritrovai con il volto sprofondato contro il petto di Jasper che, dopo avermi presa in braccio, cercava di calmarmi utilizzando i suoi poteri.
Il ricordo dell’aggressione subita da James e Vittoria era ancora troppo vivido e doloroso ed il volto di Adam tornò prepotentemente dinanzi ai miei occhi, mentre il segugio lo privava della vita.
Mi ritrovai in auto senza sapere come ci fossi arrivata: ricordavo solo la raccomandazione fattaci da Demetri di lasciare Volterra il prima possibile.
Ero seduta in braccio a Jasper, il volto sprofondato nell’incavo tra collo e spalla e ne aspiravo il profumo, tranquillizzandomi.
- Cassy, tutto bene?
- Adesso sì, Jazz… voglio solo tornare a casa… portami a casa, a Forks.


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Mi scuso sia per il ritardo che per la brevità del capitolo, quest'ultima dettata e dalla carenza di tempo a disposizione e da un'esigenza narrativa.
Un grazie a chi mi segue ed un bacione a tutte voi.
Nerry

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Capitolo 42
*** Finalmente a casa ***


Signore... questo è l'ultimo capitolo... e non mi convince molto. Accetto consigli sul come migliorarlo. Bacioni a tutte voi ed ha presto!!! Nerry.
FINALMENTE A CASA

Jasper POV

Eravamo tornati a casa dall’Italia ormai da un mese e da allora i miei contatti con Cassandra si limitavano a qualche bacio, neanche tanto appassionato, ma quello era il massimo che mi concedessi… che ci concedessi…
Ed ognuno dormiva nella propria stanza.
Non volevo riprendere il nostro rapporto da dove lo avevo così bruscamente e brutalmente interrotto: non volevo che le cose tornassero quelle che erano sotto la spinta della passione. Ne avevamo passante talmente tante… eravamo cambiati entrambi e non desideravo che Cassy tornasse da me solo per l’inequivocabile alchimia che ci faceva desiderare di fare l’amore non appena se ne presentasse l’occasione. Volevo riportarla a me grazie a ciò che provavo per lei, al mio amore per lei, al desiderio di vederla sempre felice e soddisfatta del nostro rapporto, al completarla, come amava dire lei, come se fossi l’altra metà della sua mela.
Ma da alcuni giorni Cassandra si era fatta più intraprendente ed in più di un’occasione aveva sfruttato il momento propizio per portare avanti dei teneri tentativi di seduzione nei miei confronti. E la mia resistenza stava iniziando a scemare, minata dalla sua dolce insistenza.
Entrai in camera mia senza prestare attenzione alla presenza che si celava al suo interno, finché, una volta richiusa la porta, due braccia sottili mi circondarono i fianchi da dietro, mentre un corpo caldo aderiva alla mia schiena.
- Cassandra… - sospirai voltandomi verso la mia tentatrice, rimanendo di sasso
E’ decisamente poco vestita, maledizione… Devo uscire da qui…
Ma tra la porta e me c’era proprio quella strega sensuale.
- Ciao amore – mi disse baciandomi nell’incavo tra spalla e collo, mandandomi in ebollizione.
- Cassy, non è il momento… - le dissi, afferrandola per i fianchi, lasciati scoperti dalla maglia corta sotto il seno e dai pantaloncini a vita bassa, scostandola da me, cercando al contempo le parole per non ferirla.
Merda, ma una maglia più lunga no?!
Il contatto con la sua pelle calda rischiò di farmi perdere l’autocontrollo che mi ero imposto fino ad allora e la lasciai andare, dirigendomi verso l’armadio, spalancandolo.
- Non è mai il momento, o sbaglio? – mi chiese tristemente, mentre mi sfilavo il maglione bianco e, a torso nudo, iniziavo a cercarne uno nero
- Prima non eri così…
- Devo andare a caccia… e poi ne abbiamo già parlato
- Dannazione, Jasper, sono innamorata di te, ti amo… non sto con te solo perché sei una bomba del sesso!
Mi voltai a guardarla, tenendo in mano il maglione nero. Le lessi la disperazione negli occhi e mi maledissi per la tortura che avevo scelto per noi.
- Speri di sfiancarmi e di allontanarmi da te per non dovermi trasformare? E’ questo?
- No… e lo sai benissimo – le risposi, gettando il maglione sul letto, ed avvicinandomi a lei
La vidi mutare espressione e le sue emozioni mi colpirono con la violenza di uno schiaffo.
Rassegnazione. Sconfitta. Senso di abbandono. Solitudine.
Sola.
- No, Cassandra… non…
- E’ la promessa fatta ai Volturi… è questo, vero? – mi disse, indietreggiando e mantenendo così la nostra distanza
Smisi di avanzare, portando una mano avanti, palmo in alto, in una muta richiesta di fiducia.
- No, Cassandra…
Tremava impercettibilmente, gli occhi dilatati, due immensi laghi dorati in quel volto ancora scarno e pallido.
- Non… non sei la persona di cui mi sono innamorata, per cui mi sono quasi annientata in questi mesi… ed è perché adesso non puoi rimangiarti la promessa che mi avevi fatto… adesso lo hai promesso ai Volturi… e non puoi più tirarti indietro…
- No!
Speravo si tranquillizzasse, che capisse…
- No?!
La osservai scuotere la testa confusa e poi guardarmi negli occhi, con rabbia
- Non osare utilizzare il tuo potere su di me, Jasper!!!
Feci quello che mi chiese, conscio che in caso contrario avrei potuto solo peggiorare le cose.
- Cassandra, ascoltami ti prego…
- No… l’ho fatto per tutto questo mese… inizialmente pensavo mi evitassi a causa del mio stato di salute… poi speravo fosse solo la tua volontà di lasciarmi un po’ di spazio… ma adesso…
Fu interrotta da un singhiozzo che la costrinse a portare una mano chiusa a pugno alla bocca nel tentativo di soffocare il pianto.
Era una visione devastante: cercava in tutti i modi di non piangere, facendo ricorso alle sue doti di simulatrice, ma era talmente preda alle emozioni che non riusciva a gestirle.
E la cosa che mi faceva male era vedere che singhiozzava senza lacrime.
Quante ne hai già versate a causa mia?
- Puoi affermare… in tutta onestà che… che non mi hai evitata… per tutto questo tempo?
Devo misurare le parole.
- Cassandra… volevo solo tu ti riappropiasssi dei tuoi spazi… non volevo costringerti, con la mia presenza ad accettarmi come prima…
- Ma io non ho mai smesso di amarti – sussurrò con un filo di voce
- Lo so…
- Allora perché…?
- Non voglio fraintendimenti… non voglio confonderti…
Un sorriso amaro le sfiorò le labbra carnose, mentre iniziò a scenderle una lacrima solitaria, subito spazzata via da due dita, con un gesto rabbioso
- Spiacente per te… ma creare fraintendimenti è proprio ciò che stai facendo… - mi rispose, voltandomi le spalle ed avvicinandosi alla porta
Aveva le spalle ricurve, il capo chino ma quando posò la mano sulla maniglia la vidi risollevare la testa e drizzare le spalle.
E mi preparai ad incassare il colpo.
- Io ho bisogno di certezze Jasper… e se tu non sei in grado di darmele… le andrò a cercare altrove, da chi mi ama veramente… Buona caccia, Jasper
Black
- Cassandra, aspetta…
Ma la porta si era già richiusa alle sue spalle, con un lieve scatto.

*****

Edward POV

Se anche non fossi stato in grado di leggerne i pensieri, avrei intuito cosa aveva intenzione di fare non appena la vidi sparire dalle visioni di Alice. Salii i gradini volando quasi ed entrai in camera sua senza neanche bussare. La vidi sussultare e voltarsi verso di me con uno zaino stretto in mano.
- Cosa credi di fare? – le ringhiai contro
- Edward… io…
Improvvisamente mollò quello che aveva in mano e mi si scagliò contro, abbracciandomi mentre iniziava a singhiozzare violentemente.
La strinsi a me rimanendo in silenzio, mentre mi permetteva di vagare nei suoi pensieri come non aveva mai fatto prima.
Sembrava volesse che solo io sapessi alcune cose… cose che probabilmente non aveva mai raccontato a nessuno, neanche ad Emmett, perché non aveva il coraggio di dirle… ma con me non aveva bisogno di parlare.
Era un susseguirsi di ricordi e pensieri riguardanti il periodo iniziato con il suo rinvenimento ad opera di Jasper dopo l’aggressione di James e Victoria.
Ci voleva molto bene… a tutti noi… ed eravamo diventati il suo punto fermo… il suo porto sicuro.
E Jasper era la sua vita.
Ma con il suo atteggiamento dal ritorno da Volterra… aveva minato tutte le certezze che le aveva dato in precedenza… Non era neanche più  certa del suo amore per lei. Temeva che dipendesse dal fatto che ormai era destinata a divenire una di noi. Ma pensava anche che Jasper si fosse annoiato di lei e che in quei mesi di lontananza avesse capito di non amarla e che non avesse il coraggio di dirglielo perché temeva un suo gesto inconsulto.
- Credi veramente che non ti ami più?
- Quale altra spiegazione potrebbe esserci, Edward… - mi rispose con il volto sprofondato contro il mio petto.
- E’ per questo che vuoi andare a La Push?
- Non posso stare qui… con lui… non così…
- Ma perché La Push? Per Jacob?
- No… - mi rispose scostandosi da me per guardarmi in volto, sorridendomi tristemente
Sembrava una bambina.
- Edward… ormai anche Jake non ha più interesse per me… ma sono felice per lui…
- Mh?
- Ha avuto l’imprinting…
- Ah! Ma allora, perché La Push?
- Perché lì ci sono i soli veri amici che abbia mai avuto oltre a voi Cullen…
Sorrisi tra me al pensiero di quella presenza alle mie spalle e che Cassandra non aveva ancora visto perché coperta dalla mia figura.
- E se me ne andassi io?

*****

Cassandra POV


- E se me ne andassi io?
Mi irrigidii e la mano di mio fratello fu subito sulla mia schiena.
Non lasciarmi sola con lui, per favore
- Dovete chiarirvi
Edward, ti prego, non…
- Parlate
Io…
- Stai soffrendo inutilmente. Ascoltalo, segui il mio consiglio
Mi aggrappai ad Edward che, con delicatezza, cercava di staccarsi da me
Edward…
Mi sorrise dolcemente e mi stampo un bacio sulla fronte
- Ascolta Jasper… ed ascolta il tuo cuore, sorellina
Lo lasciai andare senza togliergli gli occhi di dosso fino a che non si richiuse la porta alle spalle.
Mi sarei lasciata volentieri cadere sul letto talmente tanto era per me lo sforzo di rimanere in piedi dinanzi a Jasper, ma non volevo che vedesse come mi sentivo, quanto mi faceva soffrire.
- E’ inutile, Cassandra… stavolta non riesci a simulare…
Lo guardai in volto e capii che diceva il vero. Lentamente mi lasciai scivolare a terra, svuotata e sconfitta.
Ho perso tutto, anche la dignità. Non riesco neanche e mostrarmi forte, a fingere che non mi importi niente. Sono un fallimento.
Lo sentii avvicinarmisi ma non ero pronta al contatto della sua mano sul volto e quando mi costrinse ad alzare il viso verso di lui, voltai gli occhi per non incrociarne lo sguardo, certa che avrei toccato il fondo.
- Cassandra… come… cosa devo fare per farti capire che ti amo?
Scostai il volto dalla sua mano e riabbassai la testa.
Il suo profumo mi colpì le narici con forza, dandomi alla testa e facendomi riaffiorare dei ricordi che avrei sempre custodito nel mio cuore, comunque fosse finita.
Erano ricordi bellissimi, immagini dei nostri momenti assieme, piccole cose che costituivano il mio tesoro più grande: un suo sguardo, un suo sorriso, solo per me; lui che mi abbracciava al mio risveglio, con in dosso solo i jeans chiari ed i capelli biondi umidi per la doccia; una battaglia di cuscini da cui io uscivo vincitrice solo per il suo buon cuore e perché sapeva benissimo quale pegno gli avrei chiesto di pagare; noi due alla radura, stesi a terra, abbracciati.
- Cassandra…
Non riuscivo a rispondergli, sentivo un macigno sul petto ed uno in gola.
Mi aveva rifiutata ancora una volta, ma questa sarebbe stata l’ultima. Avevo perso la dignità mostrandomi a lui così come mi aveva ridotta, annientata, ma non intendevo perdere tutto il rispetto di me stessa: ne avrei salvato almeno una parte, per quanto piccola.
- Vattene
La parola mi uscì gracchiante
- No, non posso
- Non voglio la tua pietà
- Voglio darti il mio amore, nient’altro
- Allora perché mi hai evitato per tutto questo tempo?
- Non volevo farti pressione
- O cercavi il modo di darmi il benservito?
- No… non posso vivere senza di te
- Lo hai fatto per mesi – gli risposi con astio, guardandolo negli occhi per la prima volta da che era entrato in camera mia
- Ho solo tirato avanti… e l’ho fatto convinto di fare il tuo bene… ma sbagliavo. Ti amavo e non ho mai smesso di amarti. Desideravo soltanto non metterti in pericolo costantemente con la mia presenza.
- Mi hai quasi uccisa – gli dissi, perdendo il controllo della voce, che iniziò a spezzarsi sotto la spinta del pianto.
- Sono morto una seconda volta – mi rispose, sfiorandomi il volto con una mano
- Vorrei poterti credere… vorrei tornasse tutto come prima
- Lo vorrei anche io…
- Ma non è possibile, vero?
- Sono cambiate tante cose in questi mesi… e siamo cambiati anche noi…
Chiusi gli occhi in attesa che proseguisse, certa che di lì a poco un paletto avrebbe squarciato il mio petto.
Sentii la sua mano posarsi delicatamente sulla mia guancia, il suo respiro gelido sfiorarmi le labbra.
- Solo una cosa non è cambiata, il mio amore per te… e la mia offerta è sempre valida…
Aprii gli occhi e mi persi in quelle iridi dorate.
- Cassandra, vuoi sposarmi?
- Non stai scherzando, vero?
- No – mi rispose, sorridendomi dolcemente
Lo fissai incerta, poi mi gettai contro di lui, abbracciandolo.
- Mi sei mancato, Jazz
- E’ un sì?
- Sì
E mi baciò, adagiandomi sul letto e sdraiandosi sopra di me, uno di quei baci che in quei mesi  mi erano mancati da morire e che sapevo, in futuro, più niente e nessuno mi avrebbe negato. Perché finalmente ero con Jasper... Finalmente ero a casa

*****

? POV

Bene bene, piccola principessa. Sei tornata all’ovile. E con il tuo bel vampiro. Ho aspettato tanto questo momento.
Adesso devo solo pazientare ancora un po’… e poi…
Avrò la mia vendetta!!!!

Ed il silenzio della foresta fu squarciato da una risata sguaiata e malefica.

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Capitolo 43
*** AVVISO: LEGGETELO, VE NE PREGO ***


Carissime, invito tutte voi a leggere la fanfiction che una nostra collega di penna ha scritto sulla coppia Jasper/altro personaggio. Saranno alcune situazioni ed episodi, oppure l'assonanza dei nomi delle due protagoniste, o forse ancora lo stile di scrittura usato che sembra voler calcare il mio, ma devo ammettere che mi piace. Ed a costo di risultare autocelebrativa, vi invito a far seguire alla lettura di questa fanfiction, in cui, per magia, Bella non c'è ed Alice sta con Edward (mi ricorda qualcosa di familiare...)i primi capitoli di Jasper Twilight. Vi prego di voler inserire nelle recensioni a questo "capitolo" le vostre impressioni in merito a quanto vi ho gentilmente richiesto. Tengo ad aggiungere che avendo trovato una così talentuosa emule, probabilmente Jasper twilight si conclude qua: con mio sommo dispiacere i capitoli già scritti resteranno sul mio pc. Bacioni, Nerry

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Capitolo 44
*** LIBRO TRE: SPOILER ***


JT-L3 - ANTEPRIMA Bene...
Rieccomi.
Stavolta con una, spero, gradita sorpresa...
Uno spoiler sul prologo del libro terzo... per chi ne volesse sapere di più, vi invito a leggere la mia pagina: troverete il gruppo EFP creato per parlare dei mio "bambini".

Buona lettura...


Le scivolai accanto sul materasso, poggiandomi ad un gomito per studiarne il volto, mentre con un dito iniziai a carezzarle la pelle del seno, laddove il lenzuolo iniziava a celarlo lasciandone intuire il gonfiore. Non resistendo alla tentazione, feci scendere il lenzuolo verso il basso, posandole il palmo aperto sul seno, proprio sopra il cuore, per sentirlo battere contro la mia mano. La guardavo in volto, aspettando che si svegliasse ed il leggero palpitare delle ciglia mi disse che di lì a poco ne avrei incrociato gli occhi dorati.

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Capitolo 45
*** LIBRO TERZO: Prologo ***


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Jasper Twilight Emmet Twilight Due giorni a Montepulciano
Jasper
Twilight
Terzo libro in corso
Emmett
Twilight
Conclusa
Due giorni a
Montepulciano
In corso



Prologo

Jasper POV

Erano le otto di mattina e Cassandra dormiva ancora. La sera prima avevamo festeggiato il suo diciassettesimo compleanno e l’immagine di lei avvolta in un miniabito bianco sporco che le lasciava scoperte le spalle ed una generosa porzione di gambe, fasciandone le curve, mi aveva costretto mio malgrado ad ammettere che in quell’anno e mezzo circa, da quando la trovai in quella fossa, in procinto di divenire come me, era sbocciata, divenendo una giovane donna sensuale ed estremamente sexy.
Mi soffermai sulla sua figura, ora semiavvolta dal lenzuolo di seta, rosso sangue, che ne celava a malapena i seni e la femminilità, lasciandole scoperte le lunghe gambe da gazzella.
Sentii i lombi in preda alla familiare tensione da cui venivano colpiti ogni volta che la guardavo.
Infatti, sebbene io continuassi ancora ad incantarla, facendole quasi dimenticare di respirare, lei mi infiammava i sensi giorno dopo giorno sempre di più. La qual cosa aveva iniziato a farmi attendere il compimento dei suoi diciotto anni con trepidazione, chiedendomi come si sarebbe evoluto il nostro rapporto una volta che fosse divenuta come me. Esistevano infatti dei limiti che ancora non mi era dato superare, atterrito dall’idea di poterle fare del male. Ultimamente, già in un paio di occasioni, avevo rischiato di spezzarle le ossa… ma ancor più frequentemente avevo rischiato, in preda alla passione, di ferirla con i miei denti, di morderla.
Tornai ad osservarne il volto, rilassato nel sonno, le labbra morbide lievemente dischiuse, le lunghe ciglia a farle ombra sulle guance.
Era bellissima. Ogni giorno lo diveniva sempre più. Ed era mia.
Purtroppo certi momenti di pace non sono destinati a durare a lungo, così quando sentii l’odore dei cani farsi sempre più vicino, mi decisi a svegliarla per poi scendere assieme ad incontrarli.
Le scivolai accanto sul materasso, poggiandomi ad un gomito per studiarne il volto, mentre con un dito iniziai a carezzarle la pelle del seno, laddove il lenzuolo iniziava a celarlo lasciandone intuire il gonfiore. Non resistendo alla tentazione, feci scendere il lenzuolo verso il basso, posandole il palmo aperto sul seno, proprio sopra il cuore, per sentirlo battere contro la mia mano. La guardavo in volto, aspettando che si svegliasse ed il leggero palpitare delle ciglia mi disse che di lì a poco ne avrei incrociato gli occhi dorati.
- Buongiorno amore – mi sussurrò sorridendomi
- Buongiorno a te – le risposi, baciandola sul seno, laddove fino a poco prima sostava la mia mano.
Mi abbracciò stringendomi la testa al suo petto, carezzandomi i capelli, mentre io mi sistemavo meglio al suo fianco.
- Ti amo – mi disse dolcemente, mentre il battito del cuore si faceva sempre più rapido a causa della mia mano malandrina che, dotata di volontà propria, aveva preso ad accarezzarle il fianco nudo.
- Ti amo – le risposi sorridendo lievemente, soffiandole aria fresca sul seno e facendola così rabbrividire, mentre la mano andava ad infilarsi in posti più caldi.
- Jazz… - mormorò lievemente quando sollevai la testa scivolando verso l’alto, per guardarla negli occhi, mentre con una rapida manovra mi portavo sopra di lei.
Avevo le labbra ad un soffio dalle sue, pregustando già la loro morbidezza quando la voce di Emmett interruppe la magia.
- Jasper tira le chiappe fuori da quel letto e lasciala respira. Vuoi vederla stecchita prima di trasformarla?
- Emmett piantala !
- E dai Rose….
- Ragazzi, scendete, sono a dieci metri dalla porta.
Vidi lo sguardo di Cassandra farsi serio e desolato, mentre lo accompagnava uno sbuffo di rassegnazione.
- Abbiamo tempo anche dopo… tutta l’eternità è a nostra disposizione, amore…
- Sì, tutta l’eternità – mi rispose a fior di labbra, sorridendomi per poi baciarmi dolcemente.
Solo poco tempo dopo quello scenario idilliaco mi si sarebbe rivelato per quello che era: un’illusione di felicità.


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Capitolo 46
*** Vecchie conoscenze e nuovi sviluppi? ***


JT-L3 - Vecchie conoscenze e nuovi sviluppi?



Jasper Twilight Emmet Twilight
Due giorni a Montepulciano
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Due giorni a
Montepulciano
In corso




VECCHIE CONOSCENZE E NUOVI SVILUPPI?


Jasper POV

Scendemmo le scale con tutta calma, mentre mio padre faceva accomodare i mutaforme in salotto. C’erano tutti: Sam, Jake, Paul, Jared, Embry ed i fratelli Clearwather, Leah e Seth.
La cosa mi fece sospettare qualcosa, anche perché percepivo chiaramente la preoccupazione e l’impazienza che animavano i vari componenti del gruppo. Soprattutto non mi piaceva il cipiglio risoluto di Jake,  lo tirava fuori solo quando era preoccupato per due persone: Keyla, il suo imprinting, e Cassandra.
Dopo i convenevoli, mi sedetti sul divano, invitando Cassandra al mio fianco, mentre con lo sguardo cercavo Edward, il quale mi sillabò silenziosamente un nome, facendomi raggelare: Vittoria. Mi resi conto della tensione che mi aveva invaso i muscoli solo quando mi arrivò la debole protesta di Cassandra, a cui avevo forse stretto un po’ troppo la mano, attirandomela più vicino.
Fu Carlisle ad iniziare.
- Allora a cosa dobbiamo la vostra visita? Quando mi hai telefonato ho avuto l’impressione che foste piuttosto preoccupati… - disse rivolgendosi a Sam.
- Non giriamoci attorno – intervenne Jake, che evidentemente oltre all’imprinting aveva assunto il comando di un secondo gruppo. Notai infatti solo allora che sebbene fossero uniti, vicini tra loro, erano ben distinti in due schieramenti, ognuno dei quali aveva a capo un proprio alfa, Jake e Sam: il primo comandava il branco composto dai fratelli Clearwather, mentre Sam era il capo di tutti gli altri. Guardai ancora una volta Edward, chiedendo conferma ai miei pensieri, ottenendo in cambio un lieve cenno di assenso.
- La femmina, la rossa, è tornata
Alle parole di Jake Cassandra si alzò di scatto, avvicinandoglisi fino a stringerne la maglia nei pugni.
- Ne siete certi? – chiese in preda all’agitazione
- Sì, bambolina… - le rispose Jake, posandole le mani sulle spalle.
Solo poco più di un anno prima per un gesto del genere avrei potuto ucciderlo.
- Le sparizioni a Seattle e Port Angeles – disse Edward.
- Lo crediamo anche noi succhiasangue – disse Paul, facendo schioccare la mandibola come avrebbe fatto se fosse stato trasformato.
- Che significa….? – chiese Emmett
- Che sta organizzando un nuovo esercito… e si sta avvicinando – intervenni io, avendo immediatamente capito le dinamiche del ragionamento di mio fratello.
Mi alzai per avvicinarmi a Cassandra nell’esatto momento in cui questa si voltò verso di me, gli occhi dilatati dalla paura.
- Devo…
- Scordatelo!!! – fu l’intervento rabbioso di Edward, che l’afferrò per un braccio voltandola bruscamente verso di sé
- …
- No, sei tu a non capire! Non risolveresti niente. Sai come andrebbe a finire.
La osservai cambiare espressione mentre gli si attaccava al colletto della camicia, guardandolo disperata.
- No, non funzionerebbe.
- …
- No, mi rifiuto. E lo faranno anche gli altri.
- …
- Pensaci: impazzirebbe e soffriremmo tutti. Pensa a mamma.
Cercavo di dare un senso a quella conversazione che sembrava essere a senso unico, fino a che non vidi entrare Alice, incazzata come non mai.

***

Cassandra POV

Non potevo crederci: era tornata.
Mi rividi alle prese con lei e James, quando assaltarono lo scuolabus, lasciandomi unica superstite, privando della vita la sola persona che potevo considerare la mia famiglia, Adam.
Riprovai le medesime sensazioni di quando mi “aspettavo” l’imminente attacco della coppia.
Rivissi l’angoscia della partita di baseball, rivedendo i volti dei miei cari stravolti dal dolore e sentendo ancora una volta nelle orecchie l’urlo disperato di Jasper che gridava il mio nome mentre James mi portava via da lui.
Sentii il cuore esplodermi per il dolore come quando Vittoria mi fece credere che erano tutti morti per salvarmi, che non avrei più rivisto il mio angelo.
Mi voltai a cercare lo sguardo di Jasper che in quel momento si stava alzando per avvicinarsi a me.
Non avrei potuto sopportarlo.
Non lo avrei superato.
Lo vidi chiaramente dinanzi a me mentre Vittoria ed il suo esercito me lo portavano via per sempre.
- Devo…
- Scordatelo!!! – Edward mi aveva afferrata per un braccio, voltandomi bruscamente verso di sé affinché lo guardassi in volto.
Non capisci!!!
- No, sei tu a non capire! Non risolveresti niente. Sai come andrebbe a finire.
Mi attaccai al colletto della camicia, supplicandolo.
Devo andarmene o vi ucciderà tutti. Dovrete solo permettermi di fuggire da qui. Dovete fermare Jasper.
- No, non funzionerebbe.
Sì, è l’unica possibilità.
- No, mi rifiuto. E lo faranno anche gli altri.
No!!! E’ l’unico modo per garantirgli la vita!!!
- Pensaci: impazzirebbe e soffriremmo tutti. Pensa a mamma.
L’ingresso di una Alice versione valchiria mi distrasse momentaneamente dal mio intento, ma non mi salvò dallo schiaffo che il folletto della famiglia mi assestò in barba ai presenti.
- Tu – non – ti – muovi – da – qua!
- Alice!!! – le urlò contro Jasper avvicinandomisi per abbracciarmi e controllare il danno, mentre io continuavo a guardare mia sorella con gli occhi sgranati.
- Alice un cavolo!!! Vuole andarsene per salvarci!!!
Mi ritrovai il volto di Jasper ad occupare totalmente il mio campo visivo, le mani gelate sul volto, nel tentativo di dare sollievo alla guancia colpita e non permettendomi allo stesso tempo di interrompere il contatto con i suoi occhi.
- E’ vero? – mi chiese in un sussurrò, comprendendo finalmente il perché del terrore e della sofferenza che mi aveva afferrata.
- Io… non posso permettere che vi accada qualcosa…. Non ai miei migliori amici, non alla mia famiglia… non alla persona che amo…
Mi strinse a sé sospirando, poi si rivolse a Jake.
- Avete fiutato la traccia?
- Sul confine
- Si sta decisamente avvicinando

***

Emmett POV

Mi ritrovai a guardare la pazza di Alice con la voglia matta di schiacciarle la testa: aveva osato picchiare il mio scricciolo!!!
Poi al momento delle spiegazioni, fui preso dall’irrefrenabile desiderio di dedicarle un monumento.
La mia piccolina, ancora una volta, voleva sacrificarsi, per tutti noi, lasciando un luogo sicuro in cui noi tutti avremmo potuto starle al fianco a proteggerla. Guardai Jasper mentre la abbracciava, parlando con Jake della nomade che sin dall’inizio aveva costituito per Cassandra una minaccia ancor più grave dei Volturi.
Cercai lo sguardo della mia sorellina e non appena lo incrocia la vidi abbassare gli occhi, triste.
- Cassy… - la chiamai sospirando, aprendo lievemente le braccia. Vidi a malapena Jasper sorridermi, mentre, dopo un lieve bacio sulla sua testa, con una leggera spinta indirizzava mia sorella verso di me.
Mi si fiondò contro, stringendomi le braccia attorno alla vita, il volto contro il mio petto, come se temesse che potessi allontanarla, mentre Rose le sfiorava i capelli in una lenta carezza. Era una bambina.
- Cassy, scricciolo… non mi hai deluso… però, ti prego, non pensare mai più di lasciarmi da solo… lo sai che senza di te qui impazziamo tutti e l’idea di un Jasper annientato dal dolore, di Alice presa dai sensi di colpa, di Edward versione canino bastonato… ci sono già passato e sinceramente non aiuta… e poi… pensa a mamma.
In quel momento fui felice dell’assenza di Esme che era fuori a fare la spesa: non avrebbe retto a tanta preoccupazione.
- Hai ragione, Emm… scusami… mi spiace… è solo che…
- Lo so, piccolina… ma stavolta sappiamo già con chi abbiamo a che fare e ti garantisco che fratello orso e l’allegra brigata del bosco gli spaccheranno il culo!!! – le dissi cercando di farla ridere.
- Emmett!!! – fu l’urlo di Rose, tra il serio ed il faceto.
- Oh… dimenticavo… l’amazzone bionda sarà quella che farà loro più bua di tutti: se Rose si incazza è la fine!!!
- Ricordatelo, scimmione… - intervenne la mia signora dandomi uno scappellotto.
Mi fece male, lo ammetto, ma non me ne importava niente: il sorriso che illuminò il visino di Cassandra, per quanto debole, mi ripagò di tutto, anche della settimana di astinenza che Rose mi avrebbe comminato come sanzione per aver bestemmiato davanti alla sorellina umana.
Tornai a guardare mio fratello Jasper a chiedere una conferma silenziosa circa lo stato d’animo di Cassy: ne ricevetti un sorriso ed un “grazie”.

***

Seth POV

La guardavo stupendomi ancora una volta dell’affetto che nutriva per la famiglia Cullen, del rapporto speciale che aveva con ognuno di loro, in un gioco di relazioni affettive, ognuna a sé stante, nonostante l’amore profondo che le accomunava.
Esme e Carlisle erano indubbiamente quei genitori che ognuno di noi potrebbe desiderare per sé ed il loro legame era molto più forte e parlava di una amore genitori/figlia che difficilmente sarebbe stato possibile trovare altrove: la vita, che tanto le aveva tolto, li aveva portati sulla sua strada e lei li aveva scelti come madre e padre..
Rose era la sorella maggiore, estremamente protettiva, una buona madre in seconda: la bionda era difatti molto materna nei confronti di Cassy, una vera leonessa pronta a difendere la cucciola.
Alice, la compagna di gioco, stravagante, risoluta, affettuosa: dato il forte legame sarebbero potute essere gemelle.
Edward… le si era avvicinato molto lentamente, lasciando a lei le tempistiche per instaurare il loro legame: le voleva un bene del mondo e ne conosceva i segreti più intimi.
Emmett era il suo fratellone, quello con cui confrontarsi e da non deludere mai. Niente da aggiungere.
E poi c’era Jasper. Il loro rapporto era unico: vivevano in simbiosi, respiravano l’uno dell’altra, si nutrivano del loro amore. Nel loro rapporto di coppia non c’era spazio per nessun altro all’infuori di loro…. E non ci sarebbe mai stato…
Mi sentii osservato: Edward mi stava fissando come se stesse soppesando i miei pensieri.

***

Jasper POV

Una variazione emotiva nell’aria…
Cercai la fonte di quelle sensazioni ed intercettai l’occhiata tra Edward ed il giovane Clearwather No, non poteva essere…
Abbassai gli occhi su Cassandra che era tornata a stringersi a me e poi riportai gli occhi sul più giovane dei mutaforme.
Possibile?

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Capitolo 47
*** Non dirlo... ***


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Jasper Twilight Emmet Twilight Due giorni a Montepulciano
Jasper
Twilight
Terzo libro in corso
Emmett
Twilight
Conclusa
Due giorni a
Montepulciano
In corso




NON DIRLO...



Cassandra POV
 
Come per un  tacito accordo, ogni sera i mutaforme arrivavano a casa Cullen per fare il punto della situazione sulle “ricognizioni” che Vittoria ed il suo nuovo esercito compievano sul territorio, e come ogni sera Esme preparava loro la cena. Ci trovavamo sempre seduti a tavola, io con i Quilutes, mentre la mia famiglia partecipava alla conversazione di noi commensali occupando divano e poltrone del salotto.
Erano trascorse due settimane dalla sera in cui i mutaforme erano venuti per portare notizie di Vittoria e l’argomento clou di quella sera era ancora una volta l’opportunità o meno che la sottoscritta andasse a stare alla riserva, da Jake e Keyla, poiché quello senz’altro era per me  il posto più sicuro. Io non ne volevo sapere di lasciare Jasper e la mia famiglia e quello era costantemente un motivo di discussione, dai toni anche abbastanza accesi, tra me, Rosalie ed Alice, da una parte, e Jasper, Edward e Jake, dall’altra:  noi donne insistevamo con il dire che io dovessi rimanere con i Cullen, con Jasper, Edward ed Emmett a proteggermi fisicamente ed Alice a vegliare sul mio futuro; gli uomini sostenevano che con i due branchi a presidiare il confine difficilmente Vittoria sarebbe riuscita ad attaccarmi in maniera diretta ed al contempo loro si sarebbero occupati di intercettarla al di fuori della riserva, anche se Alice non avrebbe potuto usare il suo potere per vedere il mio futuro, “spento” dalla presenza dei lupi.
In tutto questo, mi stupiva l‘assenza di presa di posizione da parte degli altri Quileutes, ma soprattutto mi stupiva l’atteggiamento che Leah aveva assunto nei miei confronti. Avevo l’impressione che cercasse di ridurre al minimo i contatti tra me ed i Clearwather e la cosa mi dispiaceva, soprattutto tenendo conto del rapporto di amicizia che mi legava a Seth, che era il solo ad essermi coetaneo.
La mano di Edward sulla mia spalla mi distrasse da quei pensieri.
Edward? Tu sai cosa sta succedendo, vero?
Mi rispose annuendo impercettibilmente, mantenendo la conversazione in modalità silenziosa.
Me lo diresti?
Cenno di diniego.
Perché?
Guardò in direzione di Jasper e poi di Seth.
Hanno litigato?
Altro cenno di diniego.
Allora?!
Mi sorrise carezzandomi una guancia per poi baciarmi la fronte.
- Ehi, voi due… la smettete di parlare stando zitti? Siete insopportabili!!!
- Emmett, fratellone, lo sai che ti adoro, vero? – gli chiesi andando a sedermi in braccio a lui mentre facevo l’occhiolino ad Edward, che dopo avermi sorriso si voltò verso Jasper, ammiccandogli in direzione di Seth.
Io assistetti a questo scambio di occhiate senza capirci niente e mi ripromisi di chiedere spiegazioni direttamente al Quileute non appena mi se ne fosse presentata l’occasione.

***

Jasper POV

Avevo assistito impotente alla conversazione silenziosa tra Edward e Cassandra, con il sospetto che stesse chiedendo ad Edward di spiegarle il motivo per cui Leah si era così raffreddata nei suoi confronti. Speravo vivamente che mio fratello non confermasse i  miei sospetti al riguardo, anche perché Cassy era molto affezionata al lupacchiotto e l’idea che arrivassero ad una rottura non mi andava a genio.
D’altra parte…
I miei dannati dubbi erano tornati a tormentarmi.
E se non fossi giusto per lei?
Avrebbe diritto ad una vita normale.
Lui non è un essere normale, nel senso che non è un normale essere umano… Ma potrebbe dargli ciò che io non potrò mai darle: una vita da umana, una famiglia vera, un figlio.
Ma per colpa del mio egoismo, del mio amore insano per lei, queste cose non potrà averle comunque, non potrà restare umana.
Le ho sconvolto la vita e per salvarla tra un anno la priverò dell’anima, dannandola come me.
Sollevai la testa di scatto quando la mano di Cassandra mi sfiorò la spalla.
- Amore… smettila. – mi disse facendomi alzare e portandomi fuori dalla stanza.
Cristo Santo se mi conosceva!
Solo guardandomi in volto aveva capito quali pensieri affollavano la mia testa, solo ascoltando il mio silenzio aveva sentito le grida di dolore che mi squarciavano il petto.
Cercai di sorriderle ma mi resi conto di aver fatto una smorfia patetica che non avrebbe convinto nessuno.
- Jazz… - sospirò tristemente – hai intenzione di cominciare ancora una volta?
- No… è…
- A qualcosa a che fare con Seth?
Colpito ed affondato!!!
- No
- Non sai mentire – mi disse sorridendomi
- Non chiedermi niente
Mi guardò inclinando la testa a destra, studiandomi, poi mi sorrise e mi abbracciò posandomi la testa sul petto.
- Come vuoi… ma tu non osare mai più pensare che tra un anno mi priverai di molte cose che per me sono importanti.
Sollevò la testa per guardarmi negli occhi ed io mi persi in quei laghi di oro fuso.
- So io cosa è importante per me… o meglio, CHI. Ti amo, Jasper Withlock.
Aveva usato il mio cognome da umano e sapevo cosa questo significasse.
Amava me, non quello che potevo sembrare al resto del mondo.
Amava me, la mia essenza vitale, non il bel guscio che la mia nuova natura di predatore mi aveva dato per garantirmi una rapida conquista delle mie prede.
Amava me, non le importava che avessi desiderato e desiderassi ancora il suo sangue con tutto me stesso.
Amava me… e per me era pronta a sacrificarsi, a dare la vita, a divenire come me.
Amava me, e con me voleva vivere in eterno.
Ed era tutto ciò che desideravo.
Abbassai la testa e le sfiorai le labbra, trovandomi coinvolto in un bacio dolcissimo.

***

Seth POV

Mi alzai dal tavolo in preda al nervosismo, ed uscii in giardino passando per la porta finestra.
Sapevo cosa stava succedendo nello studio di Carlisle, tra quei due.
La cosa non mi aveva mai dato fastidio, prima…
Ma prima di cosa?!
Non lo sapevo neanche io… o meglio, mi rifiutavo di ammetterlo con me stesso.
Jake e Leah lo avevano capito immediatamente.
Edward analizzava costantemente i miei pensieri.
Jasper era sempre con le antenne dritte.
Ed io mi affannavo a negare con me stesso, anche se…
Era sempre più difficile guardarla mentre stavano assieme, fingere che in quell’ultimo anno non fosse cambiato niente, almeno non per me.
Avrei voluto odiarlo, ma sapendo quanto lo amasse… non ci riuscivo, sarebbe stato come odiare anche lei.
- Seth… non puoi continuare così…
- Leah, non so di cosa tu stia parlando – le dissi voltandomi verso di lei
- Non trattarmi da idiota, fratellino… ci sono passata con Sam.
- E’ difficile… dannatamente difficile – sospirai, arrendendomi all’evidenza.
- Lo so.
- E’ per questo che cerchi di tenermela lontana?
- No, sto cercando di tenere te lontano da lei… è diverso.
- Dettagli…
- Forse… Seth… lei ha scelto lui, è sua… da quasi due anni, ormai… Era pronta a morire per lui, ha cercato la morte quando Vittoria le ha fatto credere che ci avessero massacrati tutti, che James lo avesse ucciso… Hai visto come si è ridotta quando l’ha lasciata dopo l’attacco di Maria… ed in Italia… sono certa che è successo qualcosa che non sappiamo. Non puoi credere veramente di avere possibilità contro di lui… Anche Jake…
Mano a mano che mia sorella proseguiva con la sua tirata, sentivo il cuore farmisi sempre più pesante e la rabbia stava prendendo il sopravvento.
- Basta!!! – urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
- Piantala!!! Credi che non siano le stesse cose cui penso io per togliermela dalla testa?! Credi che non veda come lo guarda?! Lo so che non mi guarderà mai come guarda lui!!! Ma non riesco a smettere di desiderarla!!!
Un suono soffocato mi costrinse a voltarmi verso la portafinestra dello studio.
Era lì, gli occhi spalancati per la sorpresa, una mano sulla bocca. Poi vidi lui, arrivarle alle spalle e circondarle la vita con le braccia.
Portai lo sguardo sulle mani di lui, intrecciate sul ventre di lei, poi lo guardai in volto, leggendogli negli occhi il dispiacere che provava per me.
Tornai a guardare lei e vidi gli occhi divenire liquidi per le lacrime trattenute.
- Seth… io… - si staccò da Jasper per avvicinarmisi e quando allungò una mano fino a sfiorarmi il volto, le afferrai il polso, bloccandola.
- No… non dirlo… - le abbassai il braccio, per poi farle una lieve carezza sulla guancia.
Devo andarmene, non posso stare più qui.
Indietreggiai senza staccare gli occhi dai suoi.
Addio.
Mi voltai bruscamente ed iniziai a correre.
Uno schiocco, e mi ritrovai a correre a quattro zampe, lontano da casa Cullen, lontano da lei.

***

Cassandra POV

Jasper era tornato in salotto per prendermi da bere ed io ero rimasta da sola nello studio di Carlisle.
Mi avvicinai alla portafinestra e vidi Seth e Leah in giardino, a pochi metri da me, che parlavano in maniera concitata.
Non si accorsero della mia presenza.
Stava parlando Leah.
- …ed in Italia… sono certa che è successo qualcosa che non sappiamo. Non puoi credere veramente di avere possibilità contro di lui… Anche Jake…
Italia…
- Basta!!! – la interruppe Seth.
Mi feci più attenta…
- Piantala!!! Credi che non siano le stesse cose cui penso io per togliermela dalla testa?!
Togliermela dalla testa…Ma cosa…?
- Credi che non veda come lo guarda?!
Come lo guarda…
Italia

Come lo guarda…
Iniziai a sentire un leggero fischio nelle orecchie.
- Lo so che non mi guarderà mai come guarda lui!!!
Come lo guarda…
Non mi guarderà mai come guarda lui.
Mi prende sempre in giro dicendo che quando guardo Jazz sembro un fedele in estasi mistica davanti alla Madonna.
Stavo ragionando in maniera frenetica, rielaborando tutte le informazioni che registravo, incredula.
Mi ritrovai con la gola secca mentre dentro di me si faceva strada la consapevolezza.
Non puoi credere veramente di avere possibilità contro di lui…
Non mi guarderà mai come guarda lui.
Anche Jake…
Anche Jake, prima dell’imprinting con Keyla…l’ho lasciato per Jasper…
No…
- Ma non riesco a smettere di desiderarla!!!
Sussultai, ormai certa di conoscere il motivo per cui Leah mi tenesse a distanza… anche da Seth.
Vidi il ragazzo voltarsi verso di me, lo sguardo sconvolto che rifletteva il mio.
Mi resi vagamente conto di Jasper alle mie spalle che mi circondava i fianchi con le braccia.
Continuavo a fissare Seth senza riuscire a formulare un pensiero coerente, senza riuscire ad articolare una parola.
Lo vidi fissare le mani di Jazz sul mio addome per poi sollevare lo sguardo sul volto del vampiro alle mie spalle. Quando tornò a fissarmi negli occhi mi accorsi di essere prossima alle lacrime.
Avevo capito cosa stava per fare e non potevo sopportare di perdere un amico.
- Seth… io… - mi staccai da Jasper per avvicinarmi a lui.
Allungai una mano: volevo che sapesse che mi dispiaceva, che gli volevo bene, che era importante per me averlo come amico.
Cercai di carezzargli quel volto da bambino su un fisico da adulto, ma mi bloccò il polso.
- No… non dirlo… - mi abbassò il braccio delicatamente, poi, con due dita, mi sfiorò la guancia in una carezza lieve, sorridendomi tristemente.
No, per favore Seth…
Indietreggiò senza staccare gli occhi dai miei.
No...
Si voltò bruscamente, iniziando a correre.
Uno schiocco, e corse via lontano da casa Cullen, lontano da me, lasciando dietro di sé brandelli di abiti.

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