Revolution

di percabeth2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Mi scuso per aver cancellato questa storia ma non la riuscivo a proseguire ed avevo paura che diventasse orribile così ho preferito bloccarla e rileggerla più tranquillamente. Per chi l'ha già iniziata e ha già letto i primi due capitoli parta direttamente dal terzo e non si preoccupi mentre per chi è nuovo ... spero che vi piaccia la mia storia. Buona lettura.




- Che male! Fortuna che sei piccolo, altrimenti mi avresti frantumato il cranio.- esclamo a bassa voce  massaggiandomi la parte dolorante. Aramis miagola  indignato passandomi , o meglio correndomi, sullo stomaco.
- Odioso!- gli dico mentre si sta leccando la zampa vicino alla porta – Sì, fai pure la falsa anima buona ora.-
Aramis è il mio gatto, è carino e dolce ma sa anche essere un gran testardo e soprattutto sa essere molto vendicativo, ovviamente per quanto gli consentano le sue doti e la sua statura.
Mi alzo controvoglia dal mio letto comodo e apro l’armadio, vediamo … la scelta può essere tra jeans e maglietta, jeans e felpa o jeans e maglione, ovviamente sto parlando dello  stesso paio di jeans quindi resta il dubbio per la parte superiore … ma i miei pensieri vengono interrotti da un forte bussare, così intenso che anche Aramis salta in piedi.
- Michelle, tua mamma vuole che ti metta questo, te lo lascio qui fuori che devo scappare, a dopo- mi dice una delle nostre aiutanti, dalla voce sembra Lucilla ma non ne sono sicura.
- Grazie.- Urlo di rimando ma penso che se ne sia già andata.
Se mia mamma l’ ha scelto sono sicura di due cose, la prima è che sono obbligata a metterlo e la seconda è che molto probabilmente non mi piacerà.
Chiudo l’armadio facendo sbattere le  ante di legno e beccandomi una soffiata da Aramis che ritorno scoprendo i denti, poi cerco di non fare caso al mio gatto nero e apro la porta scoprendo per terra un appendino coperto da un telo nero che non mi fa vedere il vestito, sembra uno di quei teli che si usano per coprire i vestiti importanti ma per quanto ne so oggi non c’è niente di importante, non che mi venga in mente almeno.
Chiudo la porta con il piede reggendo il vestito tra le braccia e mi fermo a contemplare la mia camera, tutto sommato non è così male, le pareti sono bianche ma quella di destra, dove ci sono la scrivania e il mobile l’ho dipinta con grandi cerchi e riccioli di nero che si uniscono formando un disegno astratto. Il letto a due piazze è appoggiato alla parete centrale esattamente sotto all’abbaino che c’è nel soffitto, spesso la notte mi ritrovo a guardarci fuori pensando a come sarebbe vivere fuori di qui.
Meglio che mi vesta, appoggio il vestito sul letto e dopo aver tolto il telo mi sorprendo piacevolmente alla vista della lunga gonna e del corpino con le maniche lunghe tutto in un favoloso blu notte.
 O mia mamma ha finalmente deciso di venire incontro ai miei gusti oppure gli hanno fatto un lavaggio del cervello, in entrambi i casi è perfetto così com’è.
Mi faccio una doccia veloce sentendo l’acqua fredda e il bagnoschiuma scivoloso sulla pelle, esco in tutta fretta e in altrettanta fretta mi asciugo i capelli per poi vestirmi. Problema : dovrò mettere i tacchi?
Chi se ne importa, non ne ho voglia, vada per le scarpe da ginnastica nere tanto la gonna è lunga e non si vedranno le scarpe neanche quando camminerò.
Appena apro la porta per uscire Aramis corre come un fulmine fuori facendomi sobbalzare ma mi riprendo in fretta, ormai sono abituata alle sue pazzie mattutine, quasi come ai suoi lunghi letarghi nel pomeriggio; imbocco il corridoio e mi dirigo nella stanza di mia madre perché anche se Lucilla non me l’ha detto molto probabilmente è lì che si trova.
Busso due volte e dopo qualche secondo mia mamma viene ad aprirmi sorridente per poi spalancare gli occhi.
-Quel vestito ti sta d’incanto! Ho scelto proprio bene – mi disse squadrandomi da capo a piedi.
- Ok, ok, sei pronta? Ah! Che dobbiamo fare a proposito?- chiesi curiosa di sapere la pazzia che si era inventata.
- Potresti essere meno sgarbata a volte no? Quel tono poi … - mi rimprovera severa accigliandosi.
Odio quando fa così … non le do torto però, sicuramente non sono tra le persone più dolci e amichevoli che si possano incontrare e poi ho questa cosa … io la chiamo barriera: è una specie di strato protettivo che si forma usando un tono arrabbiato, disprezzante, annoiato o qualunque altro tono per non far vedere alle persone la tua vera natura. C’e l’ho da quando la mia memoria mi assiste.
- Comunque oggi abbiamo la festa non ricordi? – mi chiese ritrovando il sorriso.
No, non ricordo ma proprio mentre sto per rispondere mi ritrovo a fissare mia mamma: il vestito lungo è pomposo e di colore bianco, le scarpe sono rosso acceso.
- Mamma, non pensi che questo vestito sia … come dire, da bambina?- le scarpe rosse mi ricordano Dorothy del mago di Oz, ma non glielo dico.
- No – mi risponde un po’ acida.
- Che si festeggia?- chiesi io non facendo caso alla sua occhiataccia.
- Il tuo compleanno, chiaro. Non te lo ricordi? – mi risponde divertita.
Il mio compleanno? Sul serio? Devo aver perso la condizione del tempo, pensavo mancassero ancora una o due settimane.
- Su forza, tutto il Paese è qui per la festa della sua principessa – dice prendendomi per un polso e stampandomi un bacio in fronte.
Tutto il Paese … mi sa che tra poco do di stomaco, io odio troppa gente e so già che ce ne sarà molta soprattutto perché tutti porteranno anche i loro servitori di famiglia. Per non contare la presenza del Branco e del Clan che non faranno che rivolgere a tutti noi occhiataccie torve e rabbiose, dopotutto chi non lo farebbe? Molti di loro fanno da nostri servitori e purtroppo molta gente li considera inferiori e li tratta da veri e propri schiavi infatti mia mamma è costantemente chiamata in Consiglio per le ribellioni e le pretese dei due schieramenti, lei fa tutto quello che può: assicura i servitori, punisce chi infrange le norme … Ma non può cancellare secoli di tradizioni in un battibaleno, purtroppo.
Eccoci arrivate nella stanza delle feste: grande, decorata e piena di gente. Sempre odiata.
L’unica cosa che mi piace sono le grandi finestre ricoperte dalle spesse tende rosso porpora.
- Una buona mattina a tutti! Chi vuole festeggiare?- chiede mia mamma sorridendo e molte persone alzano i calici mettendosi ad urlare il nome di mia mamma, ovviamente Clan e Branco fanno eccezione.
Le voci del popolo mi penetrano le orecchie con un sordo rumore un continuo di “ Rebecca Rebecca” mi colpisce le orecchie e mi trovo a pensare che ormai il nome di mia mamma sta perdendo lentamente senso, letteralmente.
- O no, siamo qui per festeggiare mia figlia, l’erede al trono – disse mia mamma – Che inizi la festa-
Che inizi il tormento piuttosto.
Grazie, grazie di avermi detto di non mettere i tacchi comodità perché se no ora ero a terra sul fondo della scala con una spalla lussata e un occhio sanguinante. Il vestito non è dei più facili da indossare e la gonna è un po’ troppo lunga forse ma ostento sicurezza e mantengo la testa alta, quando sarò regina non potrò permettermi di avere già dei nemici solo perché in adolescenza non mi sono comportata adeguatamente.
Forza, sono le undici, dieci ore e sarà tutto finito.
Saluto persone che non conosco, mia mamma me le presenta ma neanche tre secondi dopo ho dimenticato i nomi, sono troppo distratta ma proprio a concentrarmi non ci riesco, non mi piacciono le feste formali anche se non è esattamente formale questa ...
- Michelle – mi chiamano. Mia mamma – Questi sono Rinaldo e Fermo, rispettivamente i capi del Clan e del Branco-
- E’ un piacere signorina – mi bacia la mano Rinaldo mostrando i canini candidi. Clan. Vampiri.
- Piacere mio – rispondo cortesemente ma anche leggermente tesa.
-Mi hanno informato che non ha nessuna guardia personale giusto?- mi domanda Fermo. Annuisco osservando gli occhi scuri e la barba folta e corta.
- Mi piacerebbe offrire uno dei miei lupi al suo servizio – mi dice.
Il mio cervello va in tilt. Il capo del Branco mi vuole dare uno dei suoi lupi mannari? Non può essere lui è sempre stato uno dei più rigidi sostenitori dei cambiamenti al riguardo, mia mamma me lo dice sempre quando torna dalle riunioni che è un tipo tosto. Deve essere un test.
- Non penso di aver bisogno di una guardia. So cavarmela. – dico cercando di non essere insolente. Non si dovrebbe mai far arrabbiare un licantropo o si rischia di diventare un agnello con un cartello che dice : Mangiami.
- Insisto – risponde scrutandomi.
- Io insisto di più – ribatto guardandolo allo stesso modo.
Rinaldo si esibisce in una grossa risata che scopre apertamente i canini e mia mamma mi rimbrotta subito.
- Non essere insolente Michelle!-
- La lasci fare, ho un figlio della sua età, inoltre la sua sfrontatezza mi fa capire che è un tipo coraggioso forse non ha bisogno di una guardia- dice Fermo scrutandomi sempre più a fondo. Secondo me vuole aprirmi con la sola forza dello sguardo. – la verità è che ho un problema. Mio figlio, appunto, non ha nessun tipo di lavoro e gliene serve uno perché ho intenzione di non lasciargli il posto di capo tanto facilmente, ovviamente non voglio che finisca a spazzare i pavimenti in una casa. Speravo foste più debole e poteste aiutarmi-
 Mia mamma mi osserva e capisco immediatamente che sarebbe una bella occasione per rinsanare un po’ i rapporti, se è vero, mentre se è falso e manda suo figlio o chiunque altro come spia, qui nel castello può perfettamente vedere che non facciamo del male a nessuno e che cerchiamo di mantenere il controllo.
Fermo e Rinaldo se ne stanno già andando quando in un atto di pazzia richiamo la loro attenzione.
- Fermo! – chiamo – Mi servirebbe una guardia del corpo effettivamente … - una vocina continua a dirmi che ce lo avrò sempre in mezzo ai piedi, giorno e notte, dovrò sopportarmelo .
-Sicura? – mi chiede sorridente, un sorriso troppo scaltro per i miei gusti.
- Sicura – rispondo mentre sento i miei occhi farsi più scuri per la rabbia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Mi sveglio di malavoglia, sicuramente la notte non ha portato buon consiglio anzi, mi ha portato solo un mucchio si incubi e insicurezze: che cosa succederebbe se il figlio di Fermo si arrabbiasse? Morirei subito o prima mi ridurrebbe a pezzi? Inoltre mi sembra così strano che abbia tanto insistito per darmi una guardia, a mio parere vuole soltanto qualcuno che possa spiare i nostri metodi ma almeno, per quanto riguarda il castello, qui trattiamo tutti egregiamente e come si dovrebbe, diamo un compenso ai nostri aiutanti che non sono servi che esaudiscono i nostri capricci ma piuttosto, ci offrono i loro servizi.
A volte penso che meritino molto più rispetto loro che i grandi invitati nobili che solitamente arrivano, spocchiosi e avari, con il braccio corto.
Mi vesto normalmente con un paio di jeans e una camicia a maniche lunghe nera ed esco nel corridoio sbadigliando.
- Buongiorno – mi saluta Lucilla con un sorriso tutto canini.
-‘giorno dormito bene?- chiedo di rimando. Non voglio assolutamente che sia lei a farmi questa domanda.
- Benissimo grazie a voi- mi risponde. In realtà non abbiamo fatto niente, gli abbiamo solo dato una bara, dice che si trova meglio a dormire lì.
- Oh, figurati …- un altro sbadiglio.
- In sala da pranzo c’è tua mamma e qualcun altro – dice facendo una smorfia – ti stanno aspettando-
- Ok, grazie-
-Attenta al qualcun altro, non mi piace molto – mi dice afferrandomi il braccio con una presa salda. Dimostra la mia età ma chissà quanti anni ha, infondo i vampiri sono immortali.
Annuisco anche se in realtà non le sto prestando molto ascolto e mi dirigo verso la sala da pranzo.
I corridoi sono piuttosto vuoti e l’unica luce è quella che penetra dalle finestre che mostrano un paesaggio in fase di nascita. Siamo in primavera e tutto rinasce in questa stagione dopo essersi addormentato durante l’inverno.
La sala da pranzo è gigantesca, per poter ospitare gli ospiti. Mia mamma è seduta a capotavola come tutti i giorni ma al suo fianco, quello sinistro, c’è un ragazzo dai capelli neri che le sta parlando.
Qui c’è molto più movimento, i nostri aiutanti portano piatti e bevande sul tavolo e passando mi salutano cordiali mostrandomi sempre i loro canini affilati. In generale mia mamma Rebecca non adora i licantropi, dice che si fida di più dei vampiri finché hanno da bere.
Rubo un bicchiere di succo di mirtillo da un vassoio e mi dirigo verso la parte destra del tavolo, dove di solito siedo ma ancora prima di arrivare mi accorgo che c’è qualcosa che non va: mia mamma sembra quasi arrabbiata mentre il ragazzo sembra essere stanco, oppure è solo tremendamente annoiato.
Penso che i licantropi siano abituati a correre per i boschi a loro piacimento e in ogni caso, a restare in movimento per tutto il tempo quindi non so in che modo potrebbe essere stanco stando seduto.
- Ciao Michelle – mi saluta mia mamma sfoderando un grande sorriso ma io non ricambio, ormai ho visto  la sua espressione di prima ma lei fa comunque finta di niente e continua a parlare facendo un’improvvisata presentazione.
- Questo è William , sarà la tua guardia del corpo. William questa è mia figlia, Michelle –
Ha gli occhi neri. Ha gli occhi neri. E’ l’unica cosa che riesco a pensare ora, mentre gli stringo la mano.
- Ok, ora che ci siamo tutti. Provvediamo alla colazione. – dice mia mamma con un sorriso tirato, William non mi ha ancora staccato gli occhi di dosso e nemmeno io se è per questo ma lo faccio appena sento un tonfo: Milù è caduta.
Entrambi i miei compagni  di colazione fanno per alzarsi, ma sono più veloce.
- Ehy, tutto a posto? – le chiedo aiutandola ad alzarsi. C’è latte rovesciato ovunque.
-Mi dispiace … - bisbiglia. E’ così piccola … è stata trasformata all’età di dieci anni e poi non è più cambiata, mia mamma la presa con sé perché i suoi genitori sono morti nell’ultima guerra contro le Maligne, ovvero le streghe potremmo dire cattive, quelle che sfruttano i membri del Clan e del Branco.
Grazie a queste … ora ci odiano tutti.
- Figuriamoci piccola, è questo stupido tappeto … - le risponde mia mamma.
- Ho sempre odiato questo tappeto … - le sussurro io strappandole un sorriso.
- Hai detto qualcosa Michelle? – chiede mia mamma.
- Niente di niente proprio – rispondo io con noncuranza.
- Per tutti i canini!  Milù, sempre a fare danni è?- la rimprovera Lucilla, appena entrata dalla porta.
Getta un’occhiata veloce a William e poi posa gli occhi su di me. Non ti fidare, dicono.
- Oh, quanto la fai lunga … - dice mia mamma alzando gli occhi.
Lucilla sorride e in poco tempo riesce a pulire tutto il casino e prima di andarsene mi lancia un’altra occhiata di avvertimento. Che cosa avrà mai contro William non l’ho ancora capito.
- Ok, Michelle fai fare un giro a William?- chiede mia mamma sorridente come sempre ma giurerei che mentre usciamo sbuffi di sollievo
.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Spero che questo capitolo vi piaccia. I pesonaggi cambiano piuttosto in fretta forse ... Quindi se voleste farmi sapere che cosa ne pensate ve ne sarei molto grata. Buona lettura!




- Allora tu sei il figlio di Fermo … - dico mentre percorriamo il corridoi per la sala del trono. Ho deciso prima di mostrargli quella, poi la sala delle feste, le camere dei nostri aiutanti, la mia e infine la sua.
- E tu sei la figlia di Rebecca … - dice invece lui.
In piedi è più facile vederlo bene : ha i capelli neri e abbastanza corti, lisci ma non troppo, è abbastanza alto, circa un testa più di me ed ha un fisico ben delineato come se facesse palestra, ma non  come i ragazzi che partecipano ai concorsi, un fisico giusto.
- Non è facile essere la figlia di Rebecca. Sei la figlia della regina e in quanto tale devi partecipare anche hai discorsi e alle feste, ha volte è una vera barba … a proposito, questa è la sala del trono – dico mentre spalanco la porta. Davanti a noi si vede immediatamente il trono e tre gradini che proseguono con un lungo tappeto bianco, in fondo una porta a due battenti.
Ho sempre ammirato il trono, si dice che cambi in base alla regina o al re che vi siede sopra e penso sia vero dato che prima era oro con pietre di rubino ( così le foto lo fanno vedere) mentre ora è una specie di intreccio creato da vari steli di argento e ricoperto solo sulla schiena dal del velluto bianco, c’è anche un cuscino bianco per permettere maggiore comodità.
- Qui è dove incontrate la maggior parte della gente? – mi chiede curioso osservando la porta.
- Non esattamente  ma ci sono dei giorni in cui il popolo può venire a chiedere consulenza o anche solo a fare due chiacchere – odio quei giorni ma evito di dirglielo.
- Tutti? – mi chiede ancora più curioso ma anche con una punta di sarcasmo e scetticismo nella voce.
- Se intendi se possono venire anche i membri  del branco o del clan, sì possono venire e sia se sono guerrieri o aiutanti – rispondo seccata. – Penso tu abbia visto abbastanza, vieni, ti porto a vedere la sala delle feste. In quella incontriamo la maggior parte delle persone … - lo incito.
Non parla ma sicuramente mi ha sentito visto che mi sta seguendo.
- Quanto ci hai messo per imparare tutti i corridoi e dove arrivano? – mi chiede improvvisamente spezzando il silenzio che si era calato su di noi.
- Fino ai dieci anni ho vissuto con mio papà e quindi non avevo mai visto il castello ma poi mia mamma mi ha portato qui. Direi che ci ho messo circa un anno e non conosco ancora tutti i posti.- rispondo ripensando alla mia prima volta qui al castello. Sembrava così grande, non che ora non lo sia ovviamente.
- Non lo conosci ancora tutto? Quanti anni hai scusa? – mi chiede evidentemente sconcertato.
- La tua età da quello che dice tuo padre, ho sedici anni e comunque non si dovrebbe chiedere ad una donna la sua età .. – gli rispondo mentre cerco di aprire la porta per la sala delle feste.
- Quindi sei qui da sei anni – pensa ad alta voce per poi accorgersi della mia difficoltà ad aprire la porta.
- Ti aiuto, aspetta – dice aiutandomi a spingere.
- Grazie – rispondo appena riusciamo ad aprirla.
Non risponde, forse è stupito o forse non mi ha sentito ma comunque dopo qualche secondo si gira e sembra chiedermi qualcosa: vuole fare un giro.
- Scusa, forza dell’abitudine – mi dice girandosi verso la sala.
- Puoi andare a vederla se vuoi – dico pur non capendo la sua frase e lo invito a vedere la sala.
-Mi hai capito?- mi chiede sbalordito.
- L’espressione dei tuoi occhi era evidente quando abbiamo aperto la porta … - rispondo ovvia ed evasiva.
Con un cenno del capo fa per avviarsi ma poi si blocca all’improvviso e torna a guardarmi, serio.
- Non mi scorti per la sala?-
- Odio questa sala. C’è sempre troppa gente che ti guarda – rispondo tranquilla. Con passo lento torna ad affiancarsi a me.
- Ci sarà un altro giorno in cui la potrò osservare. Continuiamo il tour?-
Questo ragazzo è strano, molto strano, forse anche troppo però mi incuriosisce. Insomma tranne io che vivo qui e odio quella sala quale altra persona avrebbe rinunciato a farsi un giro nella sala da ballo più bella di tutto il Paese?
- Queste sono le camere degli aiutanti. Non ti conviene entrare nel corridoio, mia mamma si affida molto ai vampiri e non vorrei che battibeccaste- gli dico. Da dove mi è uscito il battibeccaste?
- Sul serio? Battibeccaste? Vocaboli da principessa? Comunque so come trattenermi non si preoccupi, mia signora- mi dice con un sorriso canzonatorio e facendo un mezzo inchino.
- Non so chi credi che io sia e non so chi ti credi di essere ma ti assicuro che se mi prendi di nuovo in giro ti immergo nell’acqua e ti lascio affogare, ricordati che so dove dormi – gli dico seria.
Mi guarda per qualche secondo perplesso e io non posso che sorridere nel vedere che almeno qualcosa hanno fatto le mie intimidazioni.
- Su , vieni- lo incito prendendo un altro corridoio.
Mentre camminiamo lascio vagare i miei pensieri fin quando, ormai quasi alle nostre stanze, non mi fa una domanda assurda.
- Dovrò indossare una divisa? –
- Hai visto delle persone in divisa qui? Sinceramente non sono una di quelle ragazze che direbbe che i tuoi abiti devono essere abbinati ai miei, quindi vestiti pure per come sei comodo. L’importante è che tu sia vestito- gli rispondo sorridendo, poi aggiungo -  eccoci qua arrivati, questa è la mia camera quella è la tua-
Gli indico la porta di fronte.
- Non ci sono delle chiavi?- mi chiede curioso.
- Sì ma prima di dartele vorrei sapere una cosa. Sulla soglia della sala delle feste ti sei scusato. Perché?- dico.
Sono curiosa per natura ma spesso evito di chiedere perché ho imparato che in molti casi è meglio così ma sui licantropi non so molto e molto probabilmente nessuno mi insegnerà niente  quindi, meglio approfittare di questa situazione.
- Storia lunga. Posso avere le chiavi? – mi dice allungando la mano per prenderle, sta per farlo ma io sposto la mano dove tengo le chiavi e me la porto dietro la schiena.
- Non sarà mica un segreto … - gli dico facendomi molto più curiosa.
-La curiosità è peccato per una principessa o sbaglio? – mi chiede sorridendo scaltro e tentando di rubarmi le chiavi.
- No, non penso proprio … -
Faccio in tempo a dirlo che lui fa un terzo tentativo per prendermi le chiavi ma i licantropi non sono gli unici a dover essere allenati e schizzo verso la mia camera tentando di aprire la porta e rinchiudermi dentro fino a quando non mi dice ciò che mi incuriosisce tanto.
E’ veloce e mi acchiappa tenendomi salda per i fianchi e schiacciandomi contro il muro.
- Le chiavi …-
-Assolutamente no- gli dico e gli do un calcio. Non è un calcio forte ma neanche uno debole e per la sorpresa e lo stupore mi lascia andare .
- Non ti costa nulla dirmelo- gli dico sorridente e quando si gira la sua espressione mi fa paura.
Non è arrabbiato ma ha quel sorriso scaltro di chi sa di avercela fatta.
- William … - ma mi incastra di nuovo contro la parete e questa volta ci mette più forza e le mani me le blocca saldamente. Si ferma per un momento come per rendersi conto di quello che è appena successo e una ciocca gli scivola davanti all’occhio destro confondendosi con il colore dell’iride.
Ha il battito del cuore veloce ma neanche il mio è quello che può definirsi regolare.
- Noi possiamo usare la telepatia con gli altri membri del branco se vogliamo e senza rendermene conto ti avevo chiesto se potevi farmi fare un giro della sala, per questo mi sono scusato – confessa lasciandomi.
Non faceva così freddo qualche secondo fa … Non mi ero accorta di essere così vicino a lui.
- Queste sono le chiavi- gli dico consegnandogliele.
- Ce ne sono tre- mi fa presente.
- Le ha fatte mia mamma, non ho idea di quale funzione abbiano le altre due. Me le puoi ridare un secondo? – gli chiedo confusa.
- Me le ridarai subito dopo?- mi chiede sorridente.
- Sì, non ti preoccupare. Allora … queste penso siano della tua camera mentre questa è del cancello perché è l’unica serratura che abbiamo fatta così mentre questa … - un pensiero inizia a insinuarsi dentro la mia testa ed una voce mi dice che lui è la mia guardia del corpo e che tutti gli altri posti che potrebbero servirgli restano aperti, per mia mamma potrebbe bussare ma non può essere che …
Mi giro dandogli le spalle e provo a vedere se ho ragione … Dannazione!
-Che c’è?- mi chiede.
- Queste sono per la mia stanza. Sono tendenzialmente testarda e di solito chiudo a chiave – rispondo scocciata.
- Non me ne ero accorto …-
Gli rispondo con una linguaccia e sto per andarmene a fare una bella doccia quando mi chiede.
- Quindi posso entrare quando voglio? –
- Sarebbe gradito se bussassi, e in ogni caso, non ti conviene scherzare con il fuoco – gli rispondo prima di sparirmene nel mio personale regno.

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***



ANGOLO DELL'AUTRICE: Spero che vi piaccia il capitolo. Mi piacerebbe avere qualche opinione perchè ho paura di fare dei cambiamenti troppo velocemente e sapere i miei errori potrebbe aiutarmi molto. Buona lettura.
percabeth2000






Mi sveglio ripensando a quello che è successo ieri pomeriggio, a come mi sono sentita quando ero vicina a William, ripenso a quanto sia strano e a quanto sia strana io.
Come ho potuto far cedere così facilmente la barriera? Che poi non l’ho fatta cedere, diciamo che si è solo piegata un pochino ma direi che in quanto a risposte sarcastiche e acide non mi batte nessuno, farei concorrenza anche al migliore.
Non ho idea di che ore sono ma appena guardo la sveglia mi volto dall’altra parte e mi copro la faccia con il cuscino: le sei. Ma perché il mio cervello è impostato su questo orario? Tutta colpa di quando andavo a scuola visto che studiavo la mattina e perciò mi svegliavo sempre presto.
Alzo la testa e fuori dall’abbaino vedo la pioggia che batte insistente sul vetro.
Ho sempre amato la pioggia, sarà perché sono nata in inverno . Quest’ultimo è una delle mie stagioni preferite con i suoi temporali e le sue nevicate, mi danno un po’ fastidio le giornate corte ma non ne faccio un dramma e mi godo il freddo.
Le gocce d’acqua di collegano tra di loro e la mia mente vaga pensando a quanto le perone siano simili a gocce d’acqua: proprio come esse molte di esse sono destinate ad unirsi o, da un punto di vista più triste, ad essere sopraffate.
Senza pensarci mi alzo e noto con mio stupore dell’assenza di Aramis … Non è da lui non essere così, ma quel leccapiedi potrebbe essere con mia mamma anzi, è quasi certo.
Indosso una tuta mimetica e una felpa nera e poi mi dirigo in sala da pranzo anche se manca una buona mezz’ora alle sette, ovvero l’ora in cui faccio colazione da sola, perché a mia mamma non piace fare presto la colazione ma in compenso gli piace fare la cena come le galline: alle sette a tavola!
Noto Milù e la saluto accennando un sorriso.
Non uso la barriera con tutti, di solito tendo a barricarmi di più con le persone che non conosco e con le persone che mi conoscono bene, la uso per non soffrire anche se a volte ha l’effetto contrario …
- Michelle! Come mai sei sveglia così presto?- mi chiede la vampirella saltellandomi incontro.
- Abitudine- rispondo facendo spallucce – Piccola, sei sporca di sangue. Proprio qui, all’angolo della bocca –
Le dico indicandole dove è sporca.
I vampiri non si nutrono di giorno ovviamente, sono perlopiù notturni anche se alcuni preferiscono il giorno … nessuno brucia alla luce del sole anche se alcuni libri e storie dicono il contrario, come il fatto che loro non abbiano un’anima. Io personalmente penso che ce l’abbiano o in caso contrario, ci avrebbero già squarciato la gola.
- Ehy, chi era quel ragazzo con cui ieri facevate colazione tu e la regina Rebecca? In cucina ne parlavano ma appena ho chiesto di più mi hanno detto che non era argomento per una bambina e poi mi hanno raccomandato di non avvicinarmi troppo- mi spiega Milù con voce offesa.
- E’ un licantropo, mi fa da guardia del corpo, non ti preoccupare però … non mi sembra il tipo che voglia sbranare una bambina – le sorrido e lei ricambia con un sorriso scintillante per poi ringraziare e sgattaiolare via con una velocità pazzesca.
- Ho sempre ammirato la loro velocità – dice una voce alle mie spalle. Non è molto conosciuta ma la riconosco: William.
- In compenso noto che voi siete molto silenziosi – dico io. Non l’avevo sentito arrivare … Non che io abbia un buon udito, è sempre stato un po’ debole se non per ascoltare le conversazioni che mi interessano.
- No, noi siamo furtivi, un po’ come i cani da caccia quando si appostano ed aspettano – mi fa presente con un aria vagamente da secchione.
- Pensavo fossero i gatti quelli furtivi – ribatto io, quando all’improvviso si sente un rumore forte e secco.
 Girandosi si capisce subito che il danno è stato causato da Aramis: il vaso preferito da mia mamma ora è ridotto in pezzi sul tappeto e le foglie e i petali secchi delle rose si sono sbriciolati.
- Furtivi eh?- mi prende in giro William.
Quando fa così lo prenderei a schiaffi talmente tanto da fargli diventare il pelo bianco: che razza di gatto è così sgraziato da spaccare ogni singolo vaso che si compra?
Aramis deve aver visto la mia espressione perché si affretta ad uscire dalla stanza correndo via come un fulmine.
- Come facevi a sapere dov’ero?- chiedo a William.
- Bé, è mattina e una delle prime azioni che si fanno la mattina sono cambiarsi e fare colazione. Ho dato per scontato che non saresti girata nuda per il castello e quindi secondo i miei pensieri, saresti dovuta essere     qui – mi spiega semplicemente.
- Visto che sei qui, vuoi fare colazione?- chiedo.
- In effetti, una bella colazione non farebbe male- mi risponde sorridente.
- Ok. Cosa vuoi?-
- Quello che c’è- dice scrollando le spalle.
Vado in cucina e chiedo di aggiungere un posto in tavola per la mia guardia del corpo.
- Chi è il pazzo che si è svegliato con te? Conosciuto un principe alla festa e passato una notte di fuoco?- mi chiede Lucilla con tono canzonatorio e con un sorriso furbo.
- E’ William- rispondo ma vedendo il suo sguardo aggiungo – il licantropo, la mia guardia del corpo, ricordi?-
Dallo sguardo vacuo che aveva prima, sul volto gli passano molte altre espressioni: paura, consapevolezza,attenzione e rimprovero.
- Ti sei portata a letto un licantropo? Potevi chiedermi di aiutarti, ho un fratello che potrebbe essere qui in neanche un’ora … Meglio un vampiro …- mi spiega.
-Lucilla, io non ho portato a letto proprio nessuno. Si è svegliato da solo, nella sua stanza- la vedo rilassarsi e con un sorriso ritorno in sala da pranzo.
William sembra iperattivo, continua a camminare avanti e indietro osservando alcuni quadri alle pareti.
- Chi li ha dipinti?- mi chiede curioso ed io mi avvicino per elencarglieli tutti.
- Questi due gli ha dipinti un vampiro anziano che mia mamma aveva incontrato per la strada, si erano messi a parlare e dopo averlo fatto restare per un po’ di tempo nel castello lui ci ha regalato questi quadri- sono dei bellissimi quadri raffiguranti rose rosse e bianche.
Mi ricordo che a quel tempo ero piccola ma il vampiro osservandomi, aveva capito che ero diversa da mia mamma ero meno estroversa e più chiusa, timida e mi aveva regalato un quadro tutto per me raffigurante una rosa nera macchiata di sangue.
Rimasi affascinata e lui mi disse solo che ero destinata a tante belle azioni ma che sarei stata come la rosa: incompresa e macchiata.
- Questi tre invece gli ha fatti mio cugino- dico riprendendomi dai miei ricordi e indicandogli tre quadri fatti a carboncino raffiguranti draghi e mostri.
-Questi sono stati fatti da una giovane lupa che cercava lavoro e a cui mia mamma ha commissionato dei quadri- sono particolarmente belli, fatti di curve e macchie colorate, molto astratti.
William mi osserva , sembra sul punto di dirmi qualcosa ma poi invece mi chiede solo di chi sono gli ultimi due quadri in fondo.
- Miei- rispondo.
- Non parli molto di te eh?- mi chiede ma non con sarcasmo o cattiveria, solo curiosità.
- Effettivamente no, non è nella mia natura. Meno le persone sanno di te e meno possono ferirti. Comunque neanche tu sei si tante parole su te stesso – rispondo sincera.
- Forse hai ragione ma visto che alla fine dovremmo conoscerci comunque … -
- Facciamo un gioco- propongo – Tu dici qualcosa di te e io di me- è una proposta stupida, da bambini dell’asilo ma mi sembra quella più logica e veloce. William sembra concordare.
-Cosa vuoi sapere?- lo incito.
-Tu presentati e poi faccio io-
- Allora, mi chiamo Michelle e sono figlia di Rebecca. Il mio colore preferito è il nero e sono una di quelle persone che non si fida degli altri tanto facilmente- mi presento. Con lui non riesco ad essere fredda, forse è perché mi ispira sicurezza, forse è perché ancora non ci conosciamo o forse è perché sono curiosa.
- Mi chiamo William e sono figlio di Fermo, sono un licantropo di nascita e il mio colore preferito è l’azzurro della tonalità dei tuoi occhi più o meno- si presenta lui sorridente e … imbarazzato?
Stiamo per continuare il gioco ma Lucilla entra con le varie pietanze e le bevande.
- Buongiorno- saluta William ma Lucilla non risponde e si limita a lanciarmi la solita occhiata di avvertimento.
- Non gli piaccio tanto eh?- dice ad alta voce facendomi scappare una risata.
- No, penso ti odi- rispondo continuando a ridere.
- E a te?- mi chiede abbastanza serio.
- A me cosa?- chiedo a mia volta.
- A te sto simpatico?- mi guarda in maniera strana.
- Per ora sì … Perché me lo chiedi William?- rispondo.
- Puoi chiamarmi Will se ti va – mi fa sapere.
- Ok, Will, perché volevi sapere se mi stavi simpatico?-
- Sarà più facile convivere non credi?- in effetti non ha tutti i torti.
- E a te sto simpatica Will?- gli chiedo. Probabilmente la risposta sarà sì ma per una strana ragione so che se mi direbbe no ci rimarrei male.
- Certo che mi state simpatica principessa- risponde facendo un inchino.
- Potete chiamarmi generale o illustrissima se preferite- dico continuando la sua presa in giro ma il peso che mi si era posato sul petto se ne è andato.
- Michelle va benissimo, è un bellissimo nome – mi dice lui serio ma anche felice ed io non posso fare a meno di esserlo a mia volta. E’ da tanto tempo che non passo del tempo con una persona della mia età che
non abbia la mania della superiorità.
Lo guardo alzando la testa e mi accorgo di quanto sia bello con i capelli scompigliati sul viso e gli occhi scuri e felici ma con un velo di tristezza sotto, mi sembra di perdermi dentro e forse è perché rivedo un po’ di me stessa in quei comportamenti e in quegli occhi.
Alla fine ci sediamo a tavola e facciamo colazione, dopo ho gli allenamenti.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


ANGOLO AUTRICE: Vi auguro solo una buona lettura e perdonate gli errori, li correggerò appena posso. A presto.




Quando entra mia mamma all’inizio resta sorpresa da come io e Will parliamo: continuiamo a fare il nostro  gioco e spesso finisce che ridiamo incontrollatamente. E’ da quando sono arrivata al castello che non mi sentivo così … libera. Ho passato sei anni a parlare con nobili educati e contenuti, a studiare e a sentirmi sulle spalle il peso che un giorno dovrò governare.
- Buongiorno ragazzi- ci saluta sorridente mia mamma sedendosi al tavolo.
- Ciao mamma-
- Buongiorno Rebecca- saluta Will in modo molto più formale.
Con mia mamma resta molto sull’attenti, lo so che è la regina ed è normale restare composti infatti, non è il suo comportamento che mi preoccupa ma quello di mia mamma.
Di solito mia mamma è solare e molto gentile con tutti ma nell’ultimo tempo è più regale del solito, più rigida e, più attenta.
- Oggi hai lezione Michelle?- mi chiede.
- Sì e non solo una- rispondo e getto un’occhiata all’orologio. Forse è meglio che vada a prepararmi.
Mi alzo e saluto mia mamma abbastanza di fretta.
- Vengo anch’io- dice Will salutando con un cenno rispettoso del capo.
- Che lezioni hai?- mi chiede curioso. Chissà se tutti i licantropi sono curiosi o se è solo lui così.
- Storia e poi allenamento di magia e autodifesa- gli rispondo evasiva – prendo due cose e arrivo … Aspettami qui- dico correndo in camera mia e afferrando velocemente il libro e la tuta per l’allenamento.
Esco velocemente dalla camera e per non perdere tempo passo di fianco a Will di corsa dicendogli di corrermi dietro.
Durante l’ora di storia si parla di …. Storia, ovviamente.
Non amo particolarmente la storia, o meglio, faccio abbastanza fatica a impararla e me la dimentico facilmente, mi restano impressi gli ideali e i motivi ma chiedermi date o nomi di persona … no, non ce la faccio proprio.
Siamo un grande Paese e siamo l’unica città che esiste qui, il nostro è un mondo molto strano perché mi sembra così piccolo eppure è pieno di fatti e di persone, di vite. Abitano qui vari popoli: streghe, vampiri, licantropi, fate e persone normali. Cerchiamo di convivere abbastanza pacificamente ma molto tempo fa molti stregoni hanno iniziato ad avere aiutanti proprio come ora e, proprio come ora, hanno iniziato a crearsi dei piccoli gruppi di persone che trattavano questi aiutanti come animali.
Le Maligne appunto.
C’è stata questa grande guerra in cui le Maligne hanno provato a conquistare i vampiri e i licantropi ma non tutte le streghe erano d’accordo e perciò le Maligne  sono state sconfitte e eliminate dalla società, recluse e esiliate in qualche posto lontano da qui , in mezzo alle radure sperdute oltre le montagne lontano dai clan e dai branchi.
La lezione prosegue ancora un po’ ma tutto sommato le ore passano in fretta e qualche volta mi diverto pure osservando le smorfie che fa William mentre il mio maestro parla della nostra “etnia” e di come i licantropi e i vampiri siano diversi, si come le fate siano subdole, di come i vampiri siano incantatori e di come i licantropi siano … Per usare il suo termine: rabbiosi.
Appena usciamo dalla sala William inizia a parlare di come stupido e maleducato e sì, anche ignorante, sia il mio professore.
- Se vuoi sapere qualcosa sui licantropi vieni a chiederla a me, quello dice un sacco di fesserie- dice indignato e incrociando le braccia al petto.
- Lo farò sicuramente, vale anche per te – rispondo sorridente dirigendomi verso il giardino.
- Il tuo maestro?- mi chiede una volta fuori, mentre l’aria ci rinfresca un po’ e ci scompiglia i capelli.
- Non mi serve un maestro, non più almeno. Aspettami qua, mi cambio e torno- gli dico prima di scomparire in una porta che funge da spogliatoio. E’ molto più grande di quanto servirebbe ma non è qualcosa che mi dà poi così fastidio visto che ci passo trenta secondi al giorno lì dentro.
La tuta che uso non è esattamente una tuta, è un’armatura magica. E’ leggera e comoda, mantiene il calore ma allo stesso tempo è traspirante e non ti fa cuocere dentro, il colore cambia a seconda dell’evenienza ma come colore di base si usa il nero.
- Stavo pensando … siamo all’aperto e visto che tu usi i tuoi poteri io non po…- si blocca un secondo osservandomi dalla punta dei capelli alla suola delle scarpe. Mi mette abbastanza in imbarazzo come mi guarda e mi sento arrossire così cerco di sviare.
- Stavi dicendo?- gli chiedo facendo finta di niente.
- Potrei trasformarmi?- finisce la frase ma non sposta lo sguardo, mi guarda negli occhi.
- Va bene- rispondo spostandomi verso destra.
Forse il miglior modo per far passare l’imbarazzo è esercitarmi così chiudo gli occhi e mi concentro. Non sono una strega perfetta ma sono sempre stata piuttosto brava, soprattutto con gli elementi della natura.
Mi concentro sull’acqua e l’erba intorno a me rinsecchisce mentre in mano mi si forma una grossa bolla di acqua che io plasmo e spezzo facendone tre, le sposto ognuna da un lato: una davanti, una a destra e una a sinistra. Mi rilasso e le faccio scomparire nella terra. L’erba rinvigorisce e torna verde brillante.
E’ un incantesimo semplice e non me la sento di fermarmi perciò provo con l’aria.
Concentro il mio pensiero e inizio a muovere la mano in circolo piano e costantemente, sento l’aria avvolgermi e aumento la rotazione finchè non sono nel centro di un piccolo ciclone controllato. Chiudo la mano a pugno e tutto scompare, come se non fosse mai successo niente.
Sento uno strano ringhio e girandomi non c’è più Will, o meglio, lui è ancora lì e stranamente lo riconosco immediatamente ma è un lupo, un lupo alto come un cavallo.
Ha il pelo nero come i capelli di Will e anche gli occhi sono gli stessi, dal suo ringhio e dalla sua espressione mi sembra che sia rimasto abbastanza indignato dal mio ciclone.
- Tranquillo era controllato, mi dispiace di averti spettinato il pelo, vuoi che ti pettini?- gli chiedo scherzosa sapendo che non può rispondermi.
Si limita ad un altro ringhio ma poi si avvicina un po’ e mi fa cenno di salire sopra la groppa.
- No,no e no. Sei un lupo non un cavallo e io non salgo su un lupo- rispondo scuotendo la testa e voltandomi nella speranza  che si arrenda.
Mi picchia con la testa sulla schiena e continua a farlo, ripetutamente, vuole mandarmi in bestia e ci sta riuscendo anche piuttosto bene.
- Will! Non ti salirò in groppa, arrenditi!- gli urlo. In tutta risposta mi ringhia contro arrabbiato e questa volta mi fa un po’ paura. Non penso che voglia farmi del male ma è pur sempre un lupo gigante ed è abbastanza spaventoso quando ringhia, se poi lo fa di cattiveria è peggio.
- Che vuoi fare?- gli chiedo esausta.
Fa segno con la testa di salirgli in groppa e io desisto, così mi posiziono accanto e provo a salirgli sopra, si abbassa facilitandomi il compito.
- Che gentilezza- dico.
Pensavo di trovare un pelo ruvido e sgradevole al tatto ma invece mi sbagliavo di grosso. Non è candido come quello di un gatto ma è folto e anche abbastanza soffice.
Faccio in tempo a sistemarmi che Will inizia a correre  per il perimetro del giardino e quando si ferma e scendo ritorna nella sua forma “standard” ovvero umano testardo e curioso.
- Piaciuto?- mi chiede sorridente.
Sono un po’ frastornata e ci metto un secondo per rispondergli. Non pensavo un lupo potesse correre così velocemente.
- Piacere non è la parola più adatta, diciamo che sono rimasta viva- gli rispondo. In verità non è che mi sia dispiaciuto, è stato divertente anche se un po’ da matti.
- In caso di pericolo si può scappare più velocemente- mi spiega.
- Hai fatto tutto questo per potere scappare più velocemente in caso di pericolo? Non potevi spiegarmelo prima di trasformarti?!? C’è stato un momento in cui credevo mi avresti sbranato e invece … Ti odio- dico gesticolando furiosamente.
- Sono un lupo gentile e poi sei troppo pelle e ossa per mangiarti- mi risponde con un sorriso gigantesco.
- Non so se prenderlo per un complimento oppure per un’offesa- alza le spalle indifferente.
- William?- lo chiamo.
- Sì …-
- Sai usare la spada?- chiedo.
- Sì, perché?- chiede lui.
- Seconda parte dell’allenamento – rispondo sorridendo scaltra.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Un grande saluto a tutti  i lettori. Mi scuso per il ritardo e spero che il capitolo vi possa ripagare dell'attesa. A presto.
percabeth2000







- William?- lo chiamo.
- Sì …-
- Sai usare la spada?- chiedo.
- Sì, perché?- chiede lui.
- Seconda parte dell’allenamento – rispondo sorridendo scaltra.



- Tu mi preoccupi, lo sai?-mi chiede William con un tono di voce divertito.
- Non è niente di che vedrai … - gli dico andando a prendere due spade vicino allo spogliatoio – un attimo e sarai battuto. Diciamo che devi solo farmi da sacco da pugile- finisco di spiegare  lanciandogli una spada che afferra al volo. Forse non è proprio così male a combattere.
- Vedremo mia principessa, cercherò solo di non ferire troppo il vostro orgoglio- mi dice menando un fendente a tradimento.
- Ah! Giochi sporco eh?- esclamo parando l’attacco e facendo un balzo indietro per allontanarmi.
- Non è giocare sporco ma allenarti ad ogni evenienza- si giustifica per poi colpirmi con la parte piatta della lama sul fianco.
- No, più attenzione mia principessa – dice facendo schioccare la lingua in segno di disapprovazione.
- Non sono tua- dico a denti stretti, quasi ringhiando.
- E poi sarei io il lupo eh?- chiede divertito Will.
Meno un fendente verso sinistra in modo da lasciare scoperto il lato destro perché di logica, per bloccare il mio colpo, deve anche lui farne uno verso quel lato e io ne approfitto per tirare un calcio verso il lato scoperto.
- Ora iniziamo a ragionare!- esclama felice finendo col farmi arrabbiare parecchio.
E’ una rabbia strana perché da una parte mi sento infuriata perché non ha creduto nella mia bravura ma dall’altra mi ha pur sempre fatto un complimento e questo mi fa piacere.
- Ecco cosa succede a dubitare di me-  dico tentando di colpirlo ma lui si difende molto bene.
- Sai, prima di arrivare qui pensavo fossi una tipa più … tranquilla, più principesca- mi dice.
- Le porgo le mie scuse se ho messo a repentaglio i suoi pensieri, mi dispiace – rispondo abbastanza acida.
Si aspettava una principessa regale, dolce, gentile e magari … magari anche femminile. Io sono praticamente il contrario.
- In realtà- continua mentre attacca e para i miei fendenti e i miei affondi – preferisco una principessa combattente come te. – e mentre lo dice sembra così serio e sicuro, non lo sta dicendo solo per compiacermi e questo lo trovo bellissimo.
- Grazie – dico sincera e anche fiera.
Peccato che Will non abbia intenzione di smettere e mi colpisce di nuovo, questa volta con l’elsa .
E’ stato così veloce che non l’ho neanche visto e per il colpo cado a terra non rinunciando però  a una piccola vendetta: uno sgambetto.
Evidentemente non se l’aspettava perché cade malamente. Sopra di me.
Il primo pensiero è dove sia finita la sua spada e quando mi accorgo che non è nel mio petto mi sento sollevata e alzando di poco la testa vedo William.
E’ vicino, forse troppo, ma non mi da fastidio o almeno non quel fastidio di cui ti vorresti liberare, più il fastidio di quando qualcuno vuole convincerti a fare qualcosa di bello e tu lì per lì fai finta di non volerlo fare.
 Gli occhi scuri sono sereni e mi osservano intensamente mentre qualche ciuffo gli ricade ribelle incorniciandogli il viso. Mi viene l’impulso di allungare la mano e spostarglielo, di accarezzargli la guancia e di immergere le mani nei suoi capelli ma non lo faccio e resto ferma, senza fare niente di preciso, ascoltando solo il suono dei nostri respiri e sentendo il suo petto abbassarsi e alzarsi.
E’ tranquillizzante.
Ha le mani ai lati della mia testa e non mi sento affatto in trappola ma più che altro protetta.
- Scusa – dice. L’ha detto talmente a bassa voce che, visto come ero perso tra i miei pensieri, sono stata fortunata se l’ho sentito.
- Non fa niente – rispondo automaticamente. Ora l’imbarazzo inizia a farsi sentire un po’ di più e con la mente lucida, ripensando ai miei ragionamenti sento il sangue affluirmi alle guance.
Una volta che si è alzato lui mi alzo anch’io e un po’ mi rincuoro, principalmente per due motivi.
Il primo è che il vento fresco mi permette di non arrossare troppo le guance o comunque, di avere sempre una scusa con cui coprirmi, del tipo: Scusa ma soffro il freddo e mi diventano le guance come due mele rosse.
Il secondo è che anche Will sembra imbarazzato e lo so che è brutto dire che ne sono rincuorata ma questo significa che se si sente così, qualcosa di me gli importa.
- Forse è meglio andare- faccio notare guardando il cielo.
-Perché?- chiede William confuso seguendo il mio sguardo.
-Tra poco si metterà a piovere- gli spiego con calma continuando ad osservare il cielo.
- Ma il cielo è limpido- afferma.
- Vuoi fidarti o no?- chiedo sbuffando e invitandolo a seguirmi dentro.
- I tuoi vestiti?- mi chiede dopo qualche passo in corridoio.
- Torno subito- rispondo uscendo a prenderli ma mentre rientro nel castello mi sento osservata. Con la porta semi aperta mi volto a scrutare il giardino e non vedo nessuno, la sensazione di essere osservata però c’è ancora e forse anche più intensa di prima.
- Michelle tutto apposto?- mi chiede Will leggermente preoccupato raggiungendomi sulla porta.
- Sì, tutto apposto- mento  mentre riprendiamo il percorso verso le camere.
Il silenzio mi fa riflettere: chi avrebbe potuto spiarmi? Ma soprattutto, perché?
Da quando sono al castello non mi ero mai sentita spiata.
-Sei sicura di stare bene? Sei più silenziosa del solito … - cerca di rompere il ghiaccio Will.
Come fa a capire quando nascondo qualcosa? Notando il rossore che ha sulle guance però penso che forse si sta riferendo a quando mi è caduto addosso, ho meglio, me lo sono fatta cadere addosso. Non che lo volessi ma alla fine è finita come è finita e … Non mi è dispiaciuto.
E’ stata una sensazione così strana e improvvisa che è difficile capire cosa ho provato.
- E’ una sensazione strana, prima quando ero fuori mi sono sentita osservata, spiata- gli rivelo guardandolo in faccia per vedere la sua reazione. Non appena capisce che il mio comportamento strano non è dato dalla nostra … situazione, il rossore sparisce e mi guarda molto più preoccupato e attento.
- Tranquillo Will, mi sono girata e non c’era nessuno- provo a rassicurarlo ma nemmeno io credo a quello che sto dicendo. William lascia comunque cadere l’argomento e io gli sono immensamente grata per questo, ho bisogno di ragionarci da sola.
Davanti alle camere nessuno dei due sa bene come muoversi.
- Ci vediamo dopo, vengo a bussare- dice lui.
Annuisco appena e poi entro nella mia camera.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Fino ad ora la storia non è stata neanche un pò movimentata ma questo capitolo è l'ultimo perchè dal prossimo inizierà la vera avventura. Spero vi piaccia.

Dopo aver fatto la doccia mi dirigo verso la sala per cenare e mi blocco sulla porta quando sento mia mamma parlare con Jason.
Jason è un amico di famiglia, quando poteva veniva ad aiutare mio papà con la casa ed è stato un grande punto di riferimento per me:era sempre disponibile e gentile.
- Non migliorano affatto Rebecca anzi, peggiorano e presto degenereranno- dice Jason evidentemente scosso.
- Bisogna mantenere la situazione il più possibile, devo avere il tempo di metterla al sicuro … - risponde mia mamma altrettanto scossa e molto provata.
- Spostare chi?- mi sussurrano all’orecchio.
Faccio un balzo incredibile e girandomi mollo una pacca alla spalla di quel pazzo.
-Ehy!- risponde seccato e divertito mantenendo un tono di voce basso.
Non faccio caso alla sua protesta e torno ad origliare la conversazione.
- Deve fare in fretta, mi raccomando. Si ricordi che entrambi teniamo a quella ragazza. Arrivederci.- sento dire da Jason e poi i suoi passi regolari.
Bisogna muoversi oppure uscendo ci noterà subito così tiro indietro William prendendolo per un braccio e poi faccio finta di camminare verso la sala.
- Michelle, che piacere, come va?- chiede Jason chiudendosi la porta alle spalle.
- Bene grazie e a te?- chiedo di rimando.
- Bene, ora devo andare però. Buona cena- ci augura congedandosi.
Appena esce dalla visuale mi rilasso per qualche secondo contenta di averla scampata.
- Dovevo mica venire a bussare io?- mi dice Will.
- Scusa, forza dell’abitudine- gli spiego e lui annuisce comprensivo.
Quando entriamo mia mamma sta sorridendo calorosamente ma io ho sentito la preoccupazione nella sua voce e la vedo nella sua postura e nella velata tristezza che nasconde nei suoi occhi azzurro celeste.
Inevitabilmente mi ritrovo a comparare i suoi occhi ai miei. I miei sono di un azzurro tempestoso come quello che ha il mare qualche ora prima che le sue onde coprano la spiaggia.
Mentre mangiamo siamo tutti in silenzio e solitamente questo non mi da fastidio ma la preoccupazione e il mistero che vi si cela dietro, il fatto che mia mamma voglia proteggermi da qualcosa che non conosco, o almeno penso di essere io quella ragazza di cui parlava con Jason, mi incuriosisce e mi rende irrequieta.
- Oggi hai fatto allenamento?- chiede mia mamma .
- Sì, fuori in giardino con Will- rispondo tranquilla.
Io e Will ci guardiamo e spero davvero che capisca che non deve dire niente sulla sensazione di essere spiata, ha sentito anche lui, mia mamma è già preoccupata di per sé senza le mie strane paranoie.
- Non uscire più ok? Almeno per un paio di giorni- mi invita.
- Ma … Non è giusto!- protesto. So che probabilmente vuole solo proteggermi ma il giardino è l’unica luogo che mi ricorda dove sono nata, è l’unico luogo che mi fa tornare un po’ bambina e che mi sa donare pace e tranquillità.
- William, tienila lontana di lì, a costo di portarla via di peso- dice mia mamma seria.
Mi alzo di scatto, andando quasi a sbattere contro Lucilla, e senza dire una parola esco dalla stanza andando in camera mia.
Non si fida di me, ha detto a Will di tenermi d’occhi solo per una protesta ed in più mi tiene rinchiusa qui dentro senza il permesso di andare nel mio posto preferito senza neanche dirmi il motivo.
Forse è stupido arrabbiarmi per questo ma non ne posso fare a meno.
Sento bussare e vado ad aprire la porta con un espressione ben poco felice sul volto e proprio lì c’è Will, preoccupato e teso mentre si passa la mano nei capelli corvini e, nonostante la rabbia e la confusione, mi ritrovo a desiderare che quella mano sia la mia.
- Che c’è? – chiedo un po’ acida.
- Sono obbligato a farlo lo sai vero?- mi chiede con gli occhi neri rassegnati.
Ha paura che sia arrabbiata con lui perché se uscissi sarebbe obbligato a fermarmi.
- Will, lo so. Non ti darei mai la colpa per questa situazione. Non è colpa mia ne tua e neanche di mia mamma è solo che … Mi ha dato fastidio che non si fidasse di me- rispondo sincera.
- Non sei il massimo dell’obbedienza- dice sorridente e io gli rifilo un’occhiataccia anche se non posso certo dargli torto – posso entrare?- mi chiede. Io gli lascio lo spazio.
Non ho una camera perfettamente in ordine ma non ho vestiti in giro, solo libri, quaderni e matite.
- Ti piace leggere- nota guardando i libri sul letto e sul pavimento – e scrivere-
Mi sento un po’ come se fossi nuda, poche persone entrano nella mia camera e quasi tutte sono famigliari.
- Che bella rosa- dice Will notando il quadro appeso sopra la testiera del letto – l’hai disegnata tu?- chiede curioso avvicinandosi.
- No, lo stesso vampiro che ha disegnato i quadri nella sala da pranzo- gi spiego – l’ha disegnata per me-
Mi guarda interrogativo e così provo a spiegarmi meglio.
- Mi ha detto che sono destinata a grandi azioni ma che rimarrò come quella rosa. Macchiata e incompresa-
-Gli credi?- mi chiede serio osservandomi.
- Un po’ sì. Nessuno per ora mi ha veramente capito- rispondo con un pizzico di malinconia nella voce.
Non dovrei aprirmi così tanto forse ma con Will mi viene spontaneo.
William sta in silenzio immerso nei suoi pensieri e proprio quando penso stia per dire qualcosa entra mia mamma.
Sembra sorpresa di ritrovarci qui insieme e, dato che tendo a non far vedere la mia camera non ne sono affatto stupita.
- Potrei parlare da solo con Michelle?- chiede gentile.
-Certamente. Buonanotte- risponde Will salutandoci.
- Notte- rispondo io.
La porta si chiude con un rumore secco ma non troppo forte e mia mamma inizia a parlare.
- Lo so che tu adori il giardino Michy, ma non posso farti uscire per questioni di sicurezza e non posso dirti neanche il perché devi solo fidarti- mia mamma non mi chiama spesso Michy e vedo quanto sia dispiaciuta per me.
- Non fa niente mamma, non ti preoccupare, avevo solo bisogno di pensare. Non sono arrabbiata- la rassicuro e dopo averlo detto mi rendo conto che è tutto vero: non ero arrabbiata perché in fondo sapevo che aveva fatto bene anche a dire a Will di tenermi controllata. Volevo solo allontanarmi e pensare da sola per un po’.
Mia mamma sembra sollevata, le vedo spuntare un piccolo sorriso e la sua rinnovata anche se piccola felicità fa sorridere anche me.
- Posso andare a dormire però ora?- dico sbadigliando.
- Certo. Notte- mi saluta dirigendosi verso la porta. La saluto anch’io sorridente.
Chiudo la porta e vado a letto sprofondando in un sonno irrequieto.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Mi scuso per non aver postato prima ma tra la scuola e la gita non ho trovato un momento e mi dispiace. Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere.




Mi sveglio di soprassalto quando sento l’allarme. Lo riconosco dalle prove di evacuazione che facciamo.
Ho sempre avuto la capacità di svegliarmi piuttosto velocemente e con la mente non troppo assonnata e così balzo in piedi cambiandomi al volo con la tuta da battaglia che è sicuramente l’abbigliamento più comodo che ho, per qualsiasi evenienza.
Esco dalla porta e provo a bussare a quella di Will ma appena poggio il pugno questa si apre e non vedo nessuno, sto per entrare ma qualcuno mi afferra per i polsi e mi sbatte malamente contro la parete bloccandomi con il peso del suo corpo.
- Non puoi sapere da quanto aspettavo di squarciare la gola a uno di voi traditori … - Quando alza il viso con la bocca ancora aperta e l’espressione di rabbia capisco che il mio interlocutore è un vampiro.
Probabilmente non sono chi aveva immaginato perché mi guarda stupito e richiude la bocca.
La mia mente è lucida e se anche i vampiri non possono bruciare al sole, sono fatti di carne e la carne brucia.
Sento montare nel petto come una grande onda di calore e dalle mie braccia fuoriescono due lingue di fuoco simili a serpenti ramati che si arrampicano su per le braccia vampiro fino a raggiungergli il collo e il petto finché non prende fuoco.
Mentre sul pavimento inizia a formarsi un mucchio di cenere penso che è questo a cui si riferiva Jason, questa è la cosa che stava degenerando, questa è la cosa per cui mia mamma voleva avere il tempo per proteggermi … Non abbiamo più tempo.
Dal fondo del corridoio sento provenire un ringhio basso e vedo arrivare un lupo nero, con i denti digrignati e il pelo ritto.
-Will?- chiedo.
Davanti ai miei occhi il lupo si trasforma e torna ad essere il Will di sempre con la maglietta stropicciata e i jeans scuri.
- Stai bene?- mi chiede ansimando un po’.
- Sì, tu piuttosto? Sembri stravolto- rispondo un po’ preoccupata. Ha i capelli più in disordine del solito e sembra stanco e sudato.
- Quando tua mamma è uscita dalla tua camera ha voluto parlare con me della situazione in modo che potessi proteggerti meglio, ci voleva trasferire e mi stava spiegando dove quando è suonato l’allarme … - spiega William.
Annuisco pensierosa – Chi ci attacca?-
- I vampiri- risponde.
- Rinaldo ci attacca?- sono disgustata, lo pensavo un amico o perlomeno lo credevo meno avventato.
- No, è stato deposto ed è salito Edrien che ha stabilito un patto con gli stregoni ribelli e le Maligne- mi risponde.
Il mio cervello ha bisogno di assimilare la notizia e ben presto mi ritrovo a correre verso la sala del trono.
Mentre corro le gambe, ancora indolenzite dal sonno, mi fanno male e la testa pulsa mentre l’allarme continua a farsi sentire: stridulo, forte e martellante. Will mi segue senza protestare o forse sono io che non lo sento.
La porta della sala è spalancata e dentro vi si cela uno scenario orribile, i quadri e i vasi sono gettati a terra e rotti, ridotti a pezzi da unghie e denti, gli aiutanti combattono in una lotta tra canini e gli stregoni fanno magie. Mia mamma è a terra con un labbro sanguinante ma con una luce negli occhi combattiva e viva.
Davanti a lei una bellissima donna dai capelli corvini, che toccano terra, e dagli occhi verdi come la corteccia degli ulivi avanza con un ghigno che le storpia il bellissimo volto. La sento urlare un ordine e altre due streghe si materializzano e portano via mia mamma che scompare in una polvere viola.
Quando la donna si volta a guardarmi il suo sorriso mi fa ancora più paura perché sembra compiaciuta e fiera di vedermi lì urla qualcos’altro e altri due stregoni si materializzano davanti a me.
Will trasformato si getta addosso a uno di essi mentre l’altro si mette subito all’opera e cerca di intrappolarmi con lunghi tralci di vite.
Sono arrabbiata, furiosa, e lascio che i tralci mi arrivino alla vita prima di farli seccare fino a farli diventare delle sottili funi di fumo, poi contrattacco e con un’onda d’urto sbalzo lo stregone a tre metri di distanza.
Will ha fatto lo stesso con il suo avversario e in un lampo mi carica in groppa.
Non voglio andarmene, voglio sapere dove hanno portato mia mamma, voglio combattere a costo della mia vita, voglio aiutare tutti gli aiutanti che riesco ma allo stesso tempo l’istinto mi dice di restare aggrappata al collo di Will per non cadere e non ho abbastanza forza per contrastarlo.
Mi lascio trasportare dai pensieri e ad un tratto sento il vento freddo venirmi addosso e il suono dell’allarme allontanarsi, le luci scomparire e poi il bosco, con la sua tranquillità e il suo silenzio.
Scendo con un leggero balzo e inizio a correre per tornare indietro.
Mi sento distrutta, fragile che mi si potrebbe rompere soffiandomi sopra, non voglio lasciare nessuno in quel luogo che consideravo sicuro, non voglio perdere mia mamma, non voglio perdere i pochi amici che mi sono fatta, non voglio essere costretta a vivere con il rimorso che poco a poco mia assale.
Will mi prende per la vita e cerco di lottare e di divincolarmi, mi fa girare e con gli occhi offuscati dalle lacrime gli urlo di lasciarmi andare a casa, di lasciarmi tornare dalla mia famiglia.  Ho le unghie che premono sulla carne del suo braccio ma lui non molla e mi guarda triste ma anche deciso, poi mi abbraccia.
Mi tiene stretta contro il petto e io mi lascio andare ad un pianto abbastanza silenzioso, singhiozzo per un po’ ma il cuore di Will mi culla e mi rilassa e quando capisce che non scapperò toglie un braccio e usa la mano per accarezzarmi i capelli in un gesto che mi conforta come nessun altro potrebbe fare.
- Non puoi tornare, ti ucciderebbero e lo sai. Sono il figlio di Fermo e possiamo andare dal branco ci possono aiutare. Ok?- mi chiede dolcemente e io annuisco stringendomi un po’ di più a lui.
Restiamo così per un po’ mentre il vento ci fa venire delle scosse su per la schiena ma ne io ne lui vogliamo staccarci. Alla fine sono io a farlo.
- Dove dormiamo?- la mia voce è ferma mentre pongo la domanda e mi asciugo le lacrime che ormai hanno lasciato solo il ricordo di fredde scie.
- Molto vicino c’è una caverna, venivo qui a guardare i fuochi d’artificio oppure quando non avevo voglia di vedere mio fratello- mi risponde.
- Camminiamo?- chiedo con voce speranzosa, non penso di avere abbastanza forze per restare aggrappata e salirgli in groppa.
Annuisce sorridente anche se è un sorriso triste.
Mi piace camminare con Will nel bosco, nel silenzio: mi dà il tempo di pensare.
E’ stato tutto così veloce e io sono stata per tutto il tempo decisa, non ho esitato a uccidere un vampiro e nemmeno a scagliare lontano quello stregone, se Will non mi avrebbe preso e non mi avrebbe caricato in groppa che avrei fatto?
Probabilmente mi sarei gettata nella battaglia senza nessuno scopo preciso uccidendo quanti più nemici mi avrebbero attaccato.
Arrivati alla grotta riesco a capire che c’è già stato perché ci sono delle coperte stipate in un angolo e una piccola torcia.
Le coperte sono abbastanza larghe per stenderle per terra e poi coprirsi a modi sacco a pelo, entrambi vi ci rifugiamo stanchi morti e ci lasciamo andare ad un sonno pesante e malinconico.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Allora, siamo rimasti a Will e Michelle che scappano dal castello e che si addormentano. Il capitolo parte con i pensieri di Michelle, avviso subito che è un capitolo piuttosto romantico e quindi, non volendovi farvi vomitare fiori e rose, avviso gli allergici. :) Ovviamente scherzo, non sul fatto che sia romantico però. Mi dispiace per gli eventuali errori e spero che il capitolo vi piaccia, attendo un vostro parere.
percabeth2000


Dopo tanto tempo inizio ad avere dei dubbi su William: e se fosse stata tutta una trappola e i licantropi avessero fatto un accordo con i vampiri?
Lo guardo, sta ancora dormendo ma non è assolutamente colpa sua è solo che io mi sono svegliata piuttosto presto.
No, Will può anche essere venuto al castello per controllare i nostri metodi con gli aiutanti ma non ci avrebbe attaccato, nessun licantropo l’avrebbe fatto e neanche i vampiri se fossero stati sotto la guida di Rinaldo avrebbero agito in quella maniera.
In un certo senso Will è venuto per niente, i nostri metodi … ora non abbiamo più neanche quelli, non ho più una casa, non so nemmeno chi è rimasto vivo, so solo che mi verranno a cercare e che probabilmente mi uccideranno.
- Come va?- chiede Will dolcemente. Si è appena svegliato e si è messo seduto con la schiena contro il muro,gli occhi chiusi in attesa della mia risposta.
- Male- rispondo semplicemente mettendomi anch’io seduta come lui.
La parete è fredda e dura, anche un po’ umida a causa della notte appena trascorsa, ma è salda, qualcosa che non si piega facilmente, è forte e resistente. Spero di riuscire ad essere così anch’io.
Will batte la mano per terra invitandomi ad avvicinarsi al suo fianco così mi sposto piano, quasi come fosse un segreto questo mio bisogno di affetto, questa mia fragilità. Una volta che gli sono da parte lui mi stringe in vita e io, quasi automaticamente, appoggio la testa sulla sua spalla.
- Andrà meglio vedrai, non uccideranno tua mamma e neanche le tue amiche- mi conforta.
Ho paura a dirglielo, ho il timore che mi guardi con occhi diversi ma glielo dico lo stesso.
- Will, quando mi hai trovata in corridoio io … non ero sola, c’era un vampiro, morto. L’ho ucciso io. Quando mi ha bloccata sul muro pensava fossi un’aiutante e ha detto che era da tanto tempo che non vedeva l’ora di squarciare il collo ai traditori-  confesso. Il peso che avevo stava diventando insopportabile, sentivo di dover dire a qualcuno quello che avevo fatto. Uccidere non è poi così semplice come si pensa.
- Non uccideranno nessuno- ripete con voce dolce ma ferma.
E’ una convinzione sbagliata, perché non dovrebbero ucciderli? Perché non dice la verità?
- Will, c’ero anch’io nella sala, ho visto come combattevano … - ho gli occhi che cercano di trattenere le lacrime mentre mi tornano in mente le scene della battaglia e la rabbia mi chiude la gola in una morsa.
- Lo so, ma non gli uccideranno Michelle, non a quelli a cui tieni – dice di nuovo.
Mi sembra una cantilena, mi sembra una di quelle storielle che dicono ai bambini per farli stare calmi. Capisco che anche lui possa esserci restato male ma è meglio dire le cose come stanno non fare finta che andrà tutto bene.
- Will non prendermi per una stupida!- dico scattando in ginocchio e spostandomi dal suo semi-abbraccio.
- Non ti tratto da stupida! Non li conoscevo come li conoscevi tu e mi dispiace per tutti loro ma non ti sto mentendo, gli serve qualcuno, gli serve qualcuno a cui vuoi bene, gli serve attirarti lì- dice alzandosi in piedi.
Forse non dovevo prendermela così, in fondo voleva solo consolarmi cercando di proteggermi.
-Will … - lo chiamo leggermente imbarazzata alzandomi e avvicinandomi a lui – Scusa, sono agitata e non volevo urlarti contro, tu volevi solo aiutarmi … - sono schiacciata contro il muro con le sue mani vicine ai miei fianchi e con la sua faccia vicinissima.
- Non tornerai indietro, promettimelo- mi chiede con gli occhi neri fissi nei miei.
-Non posso promettertelo, lo sai- rispondo abbassando lo sguardo.
-Non puoi tornare indietro … - sussurra voltando la testa e osservando un punto indistinto del muro.
- Perché?- chiedo allora io sussurrando incuriosita e intimorita dalla sua risposta.
Si gira di nuovo verso di me e si avvicina di più poggiando la fronte sulla mia e chiudendo gli occhi. Per qualche secondo anch’io gli chiudo beandomi del contatto con la sua pelle e del suo respiro che mi solletica il viso.
-Perché?- ripeto.
Apre gli occhi quasi di scatto mentre un suo braccio mi passa intorno alla vita staccandomi dal muro freddo che mi teneva in piedi e l’altro suo braccio porta la mano sulla mia guancia che accarezza leggermente.
Con delicatezza e avventatezza porta le sue labbra sulle mie in uno scontro pieno di amore e dolore, paura e felicità. E’ un bacio travolgente, sembra un gorgo ma non capisco se questo mi porti in fondo all’abisso o sopra il cielo.
Le mie braccia , dotate di vita propria, si sono allacciate intorno al suo collo e una mano è andata a scompigliare i capelli di ossidiana che già più di una volta avrei voluto toccare.
Entrambi schiudiamo la bocca come spinti da una forza invisibile, entrambi cerchiamo conforto nell’altro come se ci conoscessimo da sempre, entrambi diventiamo più famelici e più … curiosi, entrambi vogliamo scoprirci e comprenderci più di chiunque altro.
Ci stacchiamo piano e restiamo appoggiati con la fronte.
-Ecco perché non voglio che te ne vai,  ho bisogno di te- mi sussurra rispondendo alla mia domanda.
- Scusa Will, non posso. Prima o poi dovrò tornare, laggiù c’è una parte della mia vita- spiego con la speranza che capisca.
Annuisce e si stacca guardando verso l’apertura della caverna.
- Meglio andare non trovi?- mi chiede riferendosi al branco.
- Senti, non mi uccideranno vero?- chiedo a mia volta un po’ preoccupata.
Si gira e mi fa un sorriso che non posso fare a meno di ricambiare.
- No, non ti uccideranno- risponde.
Sistemiamo un po’ le coperte e quando usciamo lui si trasforma subito ed io salto sulla sua groppa affrontando un altro viaggio verso l’ignoto
.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Questo capitolo è molto più lungo del precedente e meno romantico ma spero che vi piaccia comunque. Grazie a chi legge e a chi ha recensito. Chiedo scusa per gli eventuali errori.
percabeth2000



Con un po’ di pratica restare sopra la groppa di Will è diventato molto più semplice e non mi devo aggrappare più come la prima volta.
Non fare fatica però ha i suoi lati negativi perché non concentrandomi su quello i miei pensieri vagano e cercano risposte che da soli non possono trovare.
Ho bisogno di te. Mi rimbombano in testa le parole di Will perché è stato così dolce mentre io gli ho solo risposto che dovrò tornare a casa, prima o poi. Inoltre continua a venirmi in mente l’immagine di quella donna al castello. Come può una tale bellezza essere così distruttrice e malvagia? Forse il mondo è tutto sbagliato: il bello non è il buono e il brutto non è il cattivo. Sono confusa e allo stesso tempo ho le idee chiare, mi sento come un mare in tempesta spietato e preciso ma allo stesso tempo sballottato dal vento.
Provo a concentrarmi sugli alberi e noto che la luce del sole passa tra i rami formando una specie di cupola verde-dorata tutta sopra di noi che sembra volerci proteggere dal male che c’è fuori. Anche se so che tutto questo non è vero ma sono solo le mie fantasticherie, non ho voglia di pensare ad altro ma solo di godermi questi piccoli momenti di tranquillità tra una fuga e un dispiacere.
Ad un certo punto Will  rallenta fino a camminare invece che correre.
- Will- lo chiamo – vuoi che scenda così ti riposi un po’?-  chiedo calma e lui fa cenno di sì con la testa.
Faccio un balzo per scendere e appena tocco il terreno mi accorgo che qui l’erba e morbida e più rigogliosa, non metto piede su l’erba così da … Una vita.
- E’ affascinante?- mi sussurra Will osservandomi mentre guardo l’erba. E’ tornato umano.
-Come sei spiritoso, sto morendo dal ridere- rispondo con un sorriso sarcastico dipinto sul viso.
- No, sul serio, ti piace così tanto? La guardavi in modo strano – mi chiede più serio.
- Sei geloso dell’erba Will?- chiedo invece io.
- No. Rispondi alla mia domanda ora- mi risponde spronandomi.
- E’ che non vedevo l’erba così da quando avrò avuto sì e no cinque anni. Quando ero piccola mi piaceva scappare di casa ed andare nei prati per vedere se i contadini avevano lasciato in giro i cavalli. L’erba era così. - spiego perdendomi un po’ troppo nei ricordi.
- Se vuoi puoi venire a stare qui. Saresti tra il branco e il castello- dice lui guardandosi attorno e stirandosi la schiena.
Sarei tra te e mamma penso.
- Ok, scusa, proposta stupida- dice lui passandosi la mano tra i capelli. Quando è agitato è così carino.
- Non era stupida, ma comunque non penso che sia sicuro stare a vivere qui – dico sorridente sperando si rassicurarlo – Ora, ce la fai a camminare lupo?- chiedo provocatoria.
- Strega, guarda che per quanto tu sia leggera un peso ce l’hai, è comprensibile una pausa – mi fa presente lui.
-Sai che ti dico? D’ora in poi io cammino così non ti peso più sulla groppa è?-  sorrido e parlo un po’ come una mamma con il proprio bambino.
- Non intendevo quello- mi dice serio ma io mi sono già voltata, con finta faccia imbronciata, e mi sto dirigendo … in verità non lo so dove.
- Non sai dove andare – mi dice afferrandomi per il polso e facendomi voltare verso di lui.
- Ho un ottimo senso dell’orientamento – sì, per i luoghi che conosco però.
Mi guarda inarcando un sopracciglio.
- Ok, non è vero- ammetto con un pizzico di delusione.
- Ci sono io per questo no?- chiede spavaldo.
- No, tu non ci sei per questo. Tu sei qui per non farmi fare pazzie – rispondo sincera guardandolo negli occhi e spostandogli un ciuffo di capelli.
Si avvicina un po’ titubante ma afferrandolo per la maglietta lo spingo a baciarmi.
Sento il fuoco divamparmi dentro come ad un falò e sento un’energia che di solito non ho e non mi appartiene.
Riesce ad accendermi come se fossi una miccia, mi fa esplodere ed è  proprio quello di cui ho bisogno da tutta una vita, qualcuno che riesca ad accendermi e che mi faccia sentire parte di qualcosa che non sia obbligatorio o scomodo, parte di una scelta, una libera scelta.
- Spero che non consideri questa una pazzia o sarei costretto a fermarti e non credo di riuscirci – mi dice.
- Questa è l’eccezione alla regola, questo tipo di pazzie sono concesse- dico.
Sorridiamo entrambi e come un flash per la testa mi passa una domanda.
- Will, al castello , eri venuto per controllarci non è così?- chiedo. Se la risposta fosse sì non mi arrabbierei e neanche se fosse no ma la verità la voglio sapere, mi interessa.
Lui mi guarda titubante come se avesse paura della mia reazione.
- Sì – risponde solamente.
- E … Cosa ne pensi?- la mia domanda lo lascia alquanto sorpreso ma risponde comunque.
- Siete della brave persone, non fate del male a nessuno e vi comportate in maniera civile –
- Civile? Io sono tutto tranne che civile, odio le leggi e le regole e odio vivere a palazzo ovvero il fulcro di ciò che dovrebbe rappresentare la civiltà- dico io sorridendo mentre parlo. Sorrido perché ho sempre odiato le ragazze nobili dalle buone maniere, di quelle che a tavola usano trenta forchette diverse a seconda di cosa si mangia.
Anche Will scoppia a ridere.
- Quindi sei pazza anche nel rispettare le leggi?- chiede evidentemente divertito.
- Sono nel bosco, da sola, con te, credi che le leggi non abbiano nulla in contrario contro questo?- chiedo io alzando un sopracciglio in attesa di una sua risposta.
-  Bè, chissenefrega – risponde lui.
- Ok, ora dovremmo muoverci non credi, prima che arrivi qualcuno ad arrestarci sui nostri comportamenti non civili- scherzo io e lui annuisce.
In ogni caso camminare è meglio che stare in groppa a Will. Sopra a un cavallo sì sopra a un lupo no, è molto più scombussolante.
Camminare mi aiuta ad osservare meglio il paesaggio e a orientarmi. Gli alberi sono alti e con larghe e sottili foglie verdi speranza, mi ricordano tanto il sorriso dei bambini quello spensierato e senza paura.
Ci impieghiamo circa un’ora e mezza per arrivare al branco.
In sostanza è una mini città dotata di abitazioni ma al contrario di essere vere e proprie case quest’ultime sono tende, enormi tende dal colore sabbia.
- Il branco non è esattamente sedentario, ci spostiamo tra il bosco a seconda della selvaggina e della stagione- mi spiega Will ma registro le sue parole come se fossero di sottofondo perché sono letteralmente stupita e abbagliata da questa popolazione.
I bambini e le bambine giocano per strada qui perché non devono preoccuparsi di niente, sono in mezzo alla natura, li vedo trasformarsi e ritrasformarsi e ridere.
- Will!- una voce da bambina.
- Serena!- esclama invece Will abbracciando e facendo volteggiare una bambina che avrà sì e no otto anni.
- Mi sei mancato. Tu chi sei?- mi chiede rivolgendosi direttamente a me.
- Mi chiamo Michelle, piacere – rispondo stringendogli la mano.
-Oh, tu sei quella Michelle che Will doveva tenere d’occhio? Sai, mio fratello ti odia- dice senza peli sulla lingua.
 Io guardo Will con aria interrogativa. Pensavo fosse lui suo fratello.
- Serena è mia sorella minore, Troy è mio fratello maggiore- mi spiega ed io annuisco – Dov’è papà Serena?- chiede poi.
- In tenda- risponde la piccola.
 Will fa cenno di seguirlo verso una grossa tenda posta verso ovest e io non oppongo la minima resistenza, Fermo non mi preoccupa molto ma inizio a temere di questo Troy: ho già abbastanza gente che vuole uccidermi,forse una in più non mi darà chissà che fastidio ma di certo non è incoraggiante.
-Padre?...- chiama Will appena entriamo.
Riconosco Fermo. E’ concentrato su alcuni fogli e pur avendoci sentito non alza la testa e rimane con lo sguardo fisso ad osservare le parole nere. Seguo il suo sguardo e vedo che più legge più diventa teso: le spalle si irrigidiscono gli occhi proseguono riga per riga sperando di vedere qualcosa di diverso.
- Will, Michelle, ho appena saputo … - dice alzando il foglio. Ecco cosa stava leggendo, stava leggendo dell’attacco.
- La situazione peggiora di ora in ora, i vampiri che stavano al castello si rifiutano di lavorare per le Maligne e loro rubano i servi dalle altre case ma rubano licantropi e non vampiri, di quelli ne hanno già troppi- Fermo si lascia andare ad una risata piena d’ira e dolore.
- Hai sbagliato a venir qui Michelle. Sarà il prossimo luogo che attaccheranno.- Non mi sta guardando con ostilità ma con un’ironia nera e un dolore atroce negli occhi.
- Potete andarvene, se non vi troveranno non vi prenderanno, siete veloci: scappate.- suggerisco con un tono di voce serio e deciso che non sempre appartiene a me. Mi sembra di vedere la scena fuori dal mio corpo, so che se se ne vanno io non posso seguirli o la loro caccia sarebbe più feroce.
Will mi tiene il polso stretto come se volesse impedirmi di fare qualcosa di avventato. Non può scegliere tra me e la sua famiglia, voglio che sia al sicuro, che stia con loro.
- Scappare per sempre?- chiede Fermo esibendosi in un'altra risata atroce – No, non voglio vivere una vita in fuga-
- Vogliono me- la presa sul polso si stringe di più – Se avranno me vi lasceranno in pace almeno per un po’, avrete il tempo di scappare talmente lontano che non vi raggiungeranno prima di tre mesi e in quel tempo potrete spostarvi ancora di più- propongo.
- Io resto con te- dice Will guardandomi negli occhi.
- Will, vai con la tua famiglia, sarai al sicuro – gli dico io con la voce un po’ incrinata dalla tristezza.
- E chi penserà a te?- sbotta lui.
- Will ha ragione. Tu resti con noi, noi onoriamo i nostri lavori e Will è la tua guardia … - Fermo sta finendo la frase quando dalla tenda irrompe qualcuno.
Ha i capelli biondi e gli occhi marrone scuro non so come ma noto la somiglianza, seppur flebile, che ha con Will. E’ Troy.
- E’ una strega proteggerla non ci porterà da nessuna parte! Perché non la usiamo come merce di scambio invece? Loro hanno fatto così con noi per anni!- ha la voce ruvida e dura. Non è come quella di Will.
- Troy che diavolo stai dicendo?!? Ti sembra questo il modo giusto?!?- risponde Will arrabbiato e quasi ringhiando.
- Non ricordi cosa hanno fatto a mamma Will? Lei sarebbe delusa dal tuo comportamento.- sibila invece Troy.
Guardo Will perplessa ma lui non sta guardando me ma sta ancora fissando suo fratello. Cosa abbiamo fatto a sua mamma? Non sapevo che fosse … E’ morta?
Will ha lasciato il mio polso e si è messo davanti a me come per farmi da scudo ma lo registro piano e la testa inizia a girarmi pensando a tutto insieme: la madre di Will, la mia, papà … Papà mi manca …
- Troy, non tutte le streghe sono uguali. E poi lei è nata come noi, ha vissuto come noi per dieci anni – sto fissando Fermo che a sua volta mi fissa con aria compassionevole.
- Tu conoscevi papà?- sussurro.
- Era un mio grande amico – risponde lui con un sorriso triste.
Papà era un umano come poteva conoscere Fermo? Ho un ricordo, sfuocato dalla luce del sole e dal suono delle risate, ricordo papà una domenica pomeriggio. Mamma era al castello, restava sempre lì ormai. Un amico.
Papà che sorride. Me lo presenta: “ Michelle, lui è Fermo…” Il ricordo scompare.
- Io ti ho visto, eri venuto a trovarci tre giorni prima che accadesse – non ho più la voce, le parole mi escono solo sussurrate.
Fermo accenna solo un sì con il capo.
Esco dalla tenda e mi metto a correre verso le piante.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Sono riuscita a postare. Allora, Michelle è corsa via verso il bosco in seguito alla discussione con Fermo, Troy e Will. Spero che il capitolo vi piaccia. :)


Mentre corro entrando sempre di più nel fitto della foresta quei rami che prima mi trasmettevano un senso di protezione e sicurezza ora mi trasmettono solo dolore.
Al castello ho cercato per sei anni di riporre la perdita di mio papà in un angolo della mente, ho cercato di tenerla protetta ma lontana e sbiadita perché non potevo permettermi di mostrarmi debole.
Sta succedendo tutto in fretta, troppo in fretta, papà, le Maligne, Fermo, Troy… Mi sembra di sentire la testa scoppiare.
Qualcuno mi afferra da dietro e subito inizio a divincolarmi temendo il peggio ma poi riconosco il profumo della foresta e mi calmo.
- Michelle – mi chiama. E’ evidente che non sa cosa dire. – Non sapevo di tuo padre –
- Io non sapevo di tua madre- ribatto voltandomi ad osservarlo. Quella tristezza che cerca di nascondere io la vedo lo stesso perché so dove cercarla. La tiene nello stesso luogo in cui la tengo io : lontana.
- Come … Come è successo? – chiedo accarezzandogli il braccio.
- Avevo cinque anni, mio fratello nove ed era uscito con papà … Mamma è rimasta con me. Ci hanno attaccato, alcune streghe, prima che arrivasse papà stavano per colpirmi e mia mamma si è messa in mezzo. L’ha fatto per proteggermi. – La tristezza negli occhi di Will è evidente ma nella sua voce si nota anche un certo senso di colpa che in realtà non dovrebbe avere, non è mica colpa sua se delle streghe si sono alzate la mattina con l’idea di farli tutti schiavi.
- Mio papà è solo morto, due giorni dopo che ero andata in vacanza da mamma. Non si sa di cosa sia morto, il corpo non è stato ritrovato. Scomparso nel nulla. – sorrido. Un sorriso amaro.
Al castello non tenevo la porta chiusa perché ero testarda e basta ma perché avevo attacchi di panico, soprattutto le prime notti. Appena saputo dell’accaduto la notte l’ho sognato sanguinante davanti a me che mi dava la colpa per non esserci stata, ho urlato così forte da non sentire la pioggia che batteva insistente sul vetro.
- Possiamo stare un po’ qui?- chiedo a Will.Sembra che anche a lui l’idea non dispiaccia: ora nessuno dei due vuole gente intorno.
- Non possiamo, dobbiamo mangiare e poi bisognerà pur allenarsi un po’ non trovi?- mi chiede accennando un sorriso. Annuisco e inizio a seguirlo ancora un po’ turbata.
E’ da poco che sono qui ma non mi stupisco nel vedere che mangiano tutti insieme, nessuno escluso. Si sta seduti per terra o sulle rocce e si mangia quello che hanno cacciato, a quanto apre oggi è andata molto bene perché i lupi che sono partiti stamattina hanno riportato con sé due cinghiali e sette lepri.
Fortunatamente il branco non è poi così esteso altrimenti avrebbero dovuto uccidere molti più animali per poter sfamare tutti quanti.
Troy non è seduto a molta distanza mentre Will mi sta proprio accanto. Troy mi fissa quasi con disgusto e non sembra per niente felice di vedere suo fratello così vicino a me. La soluzione migliore sarebbe abbassare lo sguardo e fare finta di niente ma uno dei miei peggiori difetti è l’orgoglio e non posso fare a meno di sentirmi in dovere di tener alta la testa e di non farmi sottomettere.
- Va tutto bene? – mi chiede William avvicinandosi un po’. Troy sembra volermi sbranare.
- Tuo fratello cerca di ammazzarmi solo osservandomi – gli faccio presente ma proprio mentre sta per rivolgergli un’occhiataccia lo blocco – Ma tu lo devi lasciare in pace capito? –
Non voglio che litighi con la sua famiglia soprattutto perchè credo di poter far cambiare idea a suo fratello.
- Non lo proteggere, in fondo l’hai detto anche tu: vuole ammazzarti. – mi dice.
- E’ vero ma se non fai nulla è meglio. Proverò a fargli cambiare idea, da sola – gli dico guardandolo negli occhi.
- D’accordo ma se ti dovesse toccare … - comincia Will.
- Dimmelo che lo faccio fuori – finisco io – Sarà fatto – sorrido.
Il pranzo finisce abbastanza in fretta e William mi conduce in uno spiazzo di erba lontano dalle tende. E’ perfetto per allenarsi: ampio e senza ostacoli.
- L’ultima volta mi sono trasformato e non ho potuto ammirare la tua bravura- mi sussurra in un orecchio. Rabbrividisco nel sentire il suo respiro così vicino.
Non so perché ma il primo elemento che mi viene in mente da usare è il ghiaccio e così seguo il mio istinto.
Intorno a noi in un cerchio perfetto si formano delle gigantesse stalagmiti e si innalzano un metro sopra le nostre teste : riflettono i raggi solari e il verde del fogliame.
Piuttosto di farle semplicemente scomparire ho intenzione di giocare un po’ e così inizio a sfregarmi le mai fino a che il fuoco non si materializza e poi lo soffio come farebbe uno sputa -fuoco facendo sciogliere il ghiaccio.
- Wow!- esclama una bambina dietro ad un albero. La riconosco: è la sorellina di Will, Serena. Ha anche lei i capelli neri ma i suoi occhi sono marrone chiaro. Deve aver preso dalla mamma.
- Cosa ci fai qui Serena?- chiede Will un po’ arrabbiato.
- Io volevo vedere cosa sapeva fare la strega – risponde senza timore e senza alcuna preoccupazione.
- Lei ha un nome e non è strega – fa notare Will questa volta con tono di rimprovero.
- Ma Troy … - ribatte. Stanno per iniziare a discutere e questa è l’ultima cosa di cui ho bisogno oggi anche se ammetto che potrebbe essere divertente, questa bambina riuscirebbe a mettere in seria difficoltà il migliore degli oratori con la sua onestà.
- Non fa niente, puoi chiamarmi come più preferisci – dico io con un sorriso incoraggiante – Vuoi vedere qualcosa in particolare?- le chiedo poi.
-Non so … E’ vero che potete trasformarvi?- mi chiede lei con un sorriso curioso. Assomiglia proprio a suo fratello.
- Sì, possiamo trasformarci negli elementi, vuoi vedere?- chiedo a mia volta contenta segretamente di quella domanda. Mi piace trasformarmi perché una volta che sei diventato parte dell’elemento inizi a comprenderlo appieno e ti senti parte della natura in tutto e per tutto.
- Posso vederti con il fuoco?- è così eccitata all’idea, si vede lontano un miglio. Anche Will mi osserva curioso ed io sono più che felice di accontentare entrambi.
La trasformazione richiede più impegno del semplice uso degli elementi perché implica il legame. Serve creare un legame per collegarsi all’elemento e di solito il fuoco è uno dei più difficili perché tutti ne hanno paura ma con il tempo e l’allenamento diventa semplice.
Sento il fuoco tutto intorno a me come una specie di turbine e poi inizio a non sentire i capelli ma solo una massa informe che fluttua intorno alla testa, il sangue scorre lento e caldo come lava e tutto il mio corpo diventa una massa bollente.
La faccia di Serena è stupita e tiene la bocca aperta ma quella di Will è impagabile: ha gli occhi sbarrati e mi guarda in un misto di ammirazione e incredulità.
Sorrido pensando a come mi vedono. Mi sono guardata allo specchio un paio di volte quando mi trasformavo per pura curiosità personale e so che vedono i miei occhi come se fossero vuoti, vedono le mie labbra come se fosse lava incrostata e modellata e così vedono anche il mio naso e le mie orecchi, le mie mani, i miei piedi e il busto. Durante la trasformazione i vestiti si fondono con la tua vera natura e restano attaccata a quella in modo che poi, durante la ritrasformazione, si ritrovano ancora lì.
Infatti mentre mi ritrasformo i vestiti sono ancora al loro posto e con disgusto mi dico che forse una doccia non sarebbe poi così male.
- Ti è piaciuto? – chiedo a Serena e lei annuisce con vigore poi sorride e salutandoci corre dalle sue amiche.
- Se ti tocco non mi brucio vero?- mi chiede Will avvicinandosi da dietro.
- Non saprei … - rispondo con aria vagamente pensierosa.
Mi gira e mi tiene per la vita.
- Forse dovresti farti una doccia … - mi dice storcendo un po’ il naso.
- Che insolente!- sbotto dandogli uno spintone – neanche tu sai di acqua di rose mio caro –
Entrambi ci guardiamo negli occhi con aria di sfida ma insieme scoppiamo anche a ridere come due idioti.
- Ti porto alle docce – mi dice poi.
Le docce in realtà sono dei pozzi d’acqua con una cascata su un lato. La cascata non è molto alta ma la forza con cui si getta nello specchio d’acqua è di una potenza che mi fa rimanere a bocca aperta.
- Tu te ne vai non è vero?- chiedo con un tono che non ammette repliche ma che allo stesso tempo è timoroso della risposta.
- Certo, ti lascio tutta la privacy di cui hai bisogno – sorride.
Anche quando lo vedo scomparire nella vegetazione non mi butto subito in acqua ma al contrario aspetto un po’ beandomi dell’atmosfera calma e silenziosa .
Potrei restare qui, dimenticarmi di tutto e di tutti e fare finta che non esista nient’altro che questo posto, questa vita. Fare finta che nessuno stia soffrendo, al di là di questa foresta. Ma non sarebbe giusto.
Fare la doccia così è strano, la cascata è fredda ma allo stesso tempo non puoi fare a meno di spostarti di lì.
Dopo la doccia mi rivesto con quello che ho: ovvero la tuta per il combattimento.
Lo specchio d’acqua e la cascata non sono lontani dall’accampamento del branco e non faccio fatica a ritornarci ma proprio quando sto per avviarmi per la strada qualcosa, o qualcuno, mi blocca e mi porta contro un albero dal tronco spesso e rugoso. Riconosco due occhi marrone scuro.
E’ Troy.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Non ho idea di come sia uscito il capitolo ma spero tanto che non sia una schifezza assoluta. Fatemi sapere il vostro parere.
Eravamo restati a Troy che blocca Michelle ... Buona lettura.
percabeth2000



Mi tiene i polsi così stretti che penso non passi più i sangue e le mani iniziano a diventare bianche.
- Tu te ne devi andare – sibila accusatorio.
- Non sto facendo nulla di male – rispondo cercando di mantenere la calma. Potrei fare come con lo stregone: sbatterlo via con un onda d’urto, ma non mi sembra che sia la soluzione giusta. Non farei che alimentare le sue convinzioni.
- Hai incantato mio padre, mio fratello e ora stai provando anche a incantare mia sorella, non ti voglio qui – sputa queste accuse come se fossero un dato di fatto, come se sapesse già che è vero: punto e basta.
- Io non ho incantato proprio nessuno – rispondo sentendo salire la rabbia.
- Mio padre ti crede, Will ti crede e anche la mia sorellina … -
- Mi credono perché sto dicendo la verità – dico.
Finalmente lascia i miei polsi ma con la mano destra inizia a stringermi il collo.
- Bugiarda – mi accusa.
- Non ti sto … mentendo, mi dispiace per … tua mamma – faccio fatica a parlare e alla parola mamma lui stringe la presa, non voglio attaccarlo. Se solo riesco a finire la frase – sono state le … le Maligne … non puoi incol … incolpare tutta la popolazione … per lo sbaglio di … di … alcuni individui –
La mano si apre di scatto lasciandomi andare e come prima cosa mi metto una mano sul collo iniziando di nuovo a inspirare ossigeno.
- Grazie – dico ma esce più un sussurro ruvido che una vera e propria parola.
- Sei sicura siano state le Maligne? E poi come faccio ad essere certo che tu non sia una di loro? – mi chiede più calmo ma comunque teso. Ha fatto un passo indietro e gli sono davvero grata: più spazio, più ossigeno.
- Aveva cinque anni Will, quindi circa undici anni fa. Le maligne sono state esigliate, è vero, ma sono pur sempre streghe e sanno come fare per venire da noi, sanno anche che potremmo ucciderle o lasciarle marcire in prigione ma di questo loro non si preoccupano. Probabilmente è da molto tempo che aspettano di assaltare il castello così. Ci sono persone cattive al mondo, è vero, ma nessuna strega sana di mente avrebbe ucciso dei licantropi. Soprattutto non avrebbe attaccato un branco – spiego.
- Le avete uccise tutte vero? – chiedo poi.
- Staccandogli le teste – risponde. Scruta il mio viso in cerca di una qualche rabbia nascosta che potrei provare per le mie “compagne” uccise così brutalmente.
- Potere sprecato – sussurro invece – ma hanno scelto loro il proprio destino –
Le Maligne sono streghe brave in molte arti magiche e di combattimento ma si mettono al servizio dei proprio scopi di potere e supremazia sprecando tutto il potenziale che hanno.
- E per l’altra domanda? – chiede dopo una pausa di silenzio – come faccio a sapere  non sei una di loro? –
- Devi provare a fidarti e poi, se fossi una di loro, farei la parte della vittima e non starei qui a spiegarti tutto questo. In più, vivo al castello da sei anni e mia mamma è la regina se volessi il potere, mi basterebbe ucciderla o aspettare che muoia invece mi hanno  tolto la mia casa e hanno preso mia mamma- rispondo con un tono arrabbiato ma al contempo triste.
Troy non sembra farci molto caso e annuisce un po’ pensieroso ma sempre con quel suo viso fermo e deciso.
- Sai la strada? – mi chiede poi ed io annuisco.
Percorriamo la strada insieme e per tutto il breve tragitto nessuno dei due parla, poi all’accampamento ci dividiamo: lui va verso quella che penso sia la sua tenda e io cerco Will.
Mi sento un po’ un pesce fuor d’acqua. E’ ovvio che non sia solo Troy a provare del risentimento verso le streghe e il branco, soprattutto i componenti giovani mi guardano con un cipiglio cattivo. Forse sono amici di Troy, chissà se anche loro hanno perso qualcuno … Magari hanno ragione e noi siamo davvero così cattive.
- Eccoti! Pensavo fossi affogata – mi dice Will con un grande sorriso. Lo ricambio ma lui nota subito che c’è qualcosa che non va.
- Ehy, stai bene? – mi chiede un po’ preoccupato.
Ancora prima che possa rispondergli lui nota le facce dei ragazzi del suo branco e mi scosta in un posto più appartato, dove c’è meno gente e solo qualche tenda.
- Non devi farci caso, sono amici di Troy, probabilmente gli ha messo qualcosa in testa. Mio fratello è bravo con i discorsi. – cerca di rassicurarmi ma io sono un po’ troppo persa nei miei pensieri. Io non sono cattiva, mamma non è cattiva, conosco tante streghe buone e tanti stregoni simpatici  eppure loro ci vedono tutte come Maligne, ci vedono come una popolazione malvagia e senza cuore.
- Non ti piace qui eh? – chiede rassegnato. Una fitta al petto mi squarcia lo stomaco. E’ colpa mia se sta così, perché non gli ho risposto prima?
- No, mi piace qui, davvero. Stavo solo pensando che c’è troppa disparità, c’è troppo odio tra i diversi popoli e questo non va bene. Non riesco a capire come mamma fa ha sopportare tutto questo peso e non so se riuscirò a fare lo stesso . Ovviamente se resto viva – spiego con malinconia.
- Sarai una regina perfetta per me. Per quanto può contare la mia opinione – mi dice.
- Conta più di quanto tu creda – rispondo gettandomi tra le sue braccia. E’ così rilassante stare vicino a Will, il suo cuore batte calmo e mi culla tutte le volte come una melodia dolce.
- Non ci fare caso comunque … hanno la testa piena di quello che dice Troy – mi rassicura di nuovo.
- C’era Troy, prima. Stavo tornando qui quando mi ha bloccata- evito di dirgli come mi ha bloccata ma lo nota lo stesso: i segni sul polso e sul collo sono ancora leggermente visibili.
- Io lo ammazzo … - sibila lasciandomi, ma poi rimane sconcertato: sono scoppiata a ridere.
- Che c’è? – chiede un po’ arrabbiato.
- Per quanto mi piaccia vederti in versione superlupo , ti assicuro che non mi ha fatto niente e che ora ci siamo chiariti, quindi, mio prode cavaliere, ritira le zanne – rispondo con un sorriso divertito e rassicurante.
- Sicura di stare bene? – mi chiede osservandomi i polsi e poi accarezzandomi il collo.
- Sì, tutto bene – dico anche se non è propriamente vero. E’ il primo ragazzo che mi accarezza il collo oltre al fatto che è il primo ragazzo che ho baciato ed è anche il primo ragazzo che non vorrei uccidere, è il primo ragazzo che mi aiuta senza volere niente in cambio, è il primo ragazzo che mi fa sentire accettata.
L’atmosfera è cambiata così in fretta che quasi non me ne sono accorta: prima era malinconica, poi arrabbiata, scherzosa e ora è diventata … elettrica.
Lo guardo negli occhi e un po’ mi perdo in quel nero così misterioso e bello, mi perdo negli zigomi pronunciati ma allo stesso tempo delicati, i capelli neri e le labbra rosee.
 Ogni secondo che passa ci avviciniamo un po’ di più ma poi un suono ci interrompe ed è così simile a quello di allarme del castello che al momento mi spavento.
- Tranquilla è la cena – mi dice invece Will. Anche lui sembra sollevato ora, forse pensava come me all’allarme.
Anche la cena avviene con le stesse modalità del pranzo, tutti insieme in un unico luogo solo che nel mezzo c’è anche un bel falò che ci riscalda piacevolmente.
Troy continua a non apprezzare la vicinanza di Will alla mia ma cerco di non farci troppo caso anche perché Will continua a richiamarmi e ad indicarmi con un dito tutte le persone che conosce, ovvero praticamente tutti. Sorride e indica, indica e racconta un aneddoto divertente, indica e mi spiega il genere di persona.
- Ehy Will, non si indica sai?- gli chiedo io divertita alla nona persona indicata.
- Dovresti toglierteli … - mi dice invece abbassando il dito ed osservandomi.
- Cosa?- chiedo io alquanto confusa.
- I tuoi modi da principessa, a volte sono alquanto fastidiosi – mi spiega avvicinandosi con un sorriso furbo sulle labbra.
- Will, non troppo vicino – dico io osservando con la coda dell’occhio Troy.
Si sposta di scatto guardandomi deluso e confuso. Mi dispiace vederlo così  soprattutto se so che sono stata io a farlo rimanere male.
- Scusa Wil, è che tuo fratello mi mette un po’ a disagio, continua a fissarci – gli spiego io e solo mentre lo dico me ne rendo conto. Troy ci osserva così intensamente che ho quasi paura ad avvicinarmi, non mi piace mostrarmi in pubblico e non mi piace essere osservata.
Will sembra capirmi e annuisce sorridente.
Appena la cena finisce Will mi porta verso una tenda e mi scorta dentro: è di media grandezza, ha due sacchi a pelo sistemati per terra, vicini ma non troppo.
Sono troppo stanca anche solo per dire qualcosa così accenno solo un” Notte” e mi addormento sul terreno con ancora la mia tuta da combattimento addosso.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Lo so che sono immensamente in ritardo e per questo mi scuso. Il capitolo non è uno dei più lunghi e non uno dei più felici ma spero che apprezziate comunque.
Mi scuso in anticipo per eventuali errori. Grazie mille e buona lettura.
percabeth2000





Sono al castello ma non è come  lo ricordavo, le finestre sono oscurate come se non venissero lavate da anni e tutte le pareti sono ricoperte da schizzi di sangue o cibo, i muri sono graffiati e le tende strappate. Si sente un gran vociare nella sala delle feste ma il mio corpo non esegue più ciò che gli chiedo: sembra telecomandato da qualcun altro.
La bellissima donna dai capelli neri mi sorride con il suo solito ghigno.
Sembra comparsa dal nulla, come se si fosse materializzata all’improvviso, indica una nuvoletta di vapore grigiastro e sorride.
Nella nuvoletta si vedono case in fiamme e animali che scappano, o così sembrano a prima vista ma osservando attentamente si capisce: le case  sono tende e gli animali sono lupi. Lupi troppo grandi per essere solo animali.
“Succederà mia cara, vieni da me, non ti farò del male, ma se rifiuti …. Loro bruceranno. In particolare lui”
Un lupo completamente nero compare nella scena e le fiamme iniziano a circondarlo, non sembra spaventato ma più che altro intrepido. Le fiamme lo avvolgono ma con pazienza, quasi a voler prolungare lo spettacolo e la sofferenza.
“ Fino a mezzogiorno di domani, un tempo più che ragionevole”
 
Scatto seduta. Ho i capelli appiccicati alla fronte per via del sudore, dei lunghi e potenti brividi continuano a risalirmi su per la schiena e il mio respiro piuttosto che calmarsi inizia ad agitarsi sempre di più.
Continuo ad avere lo stesso incubo e appena sembra che sbiadisca e si fermi, rinizia da capo mostrandomi sempre una tortura diversa da applicare a Will: bruciato vivo, annegato, morto per assideramento, dissanguamento, colpi di frusta.
La voce continua a ripetermi la scadenza con la sua voce quasi dolce, cantilenante e sognante. E’ un incantesimo, lo chiamiamo il canto delle sirene perché ipnotizza e rende le menti malleabili.
La parte peggiore non è vedere come è ridotto il castello o come intendono attaccare il branco o pensare a come lei cerchi di convincermi, la parte più brutta è vedere Will che muore.  Mi lascia a guardare ma non mi permette di fare niente: non posso urlare, ne cercare di aiutarlo in qualunque modo, non posso stringergli le mani al collo e farla morire di soffocamento. Essere impotenti di fronte a una situazione del genere è come essere morti.
I brividi iniziano a cessare dopo un po’ no? E allora perché ora sto tremando come una foglia in inverno? Ho sempre pensato di essere forte abbastanza da sopportare i colpi della vita dopo quello che era successo a mio papà, ho sempre pensato che forse, se mi fossi impegnata, sarei anche diventata una buona regina per il mio popolo e invece ora mi ritrovo ad aver paura di qualcosa che ho solo sognato.
Eppure dentro di me so, che anche se quelle minacce possono sembrare banali e inutili, dentro di me so che se non faccio ciò che mi chiede verranno messe in atto.
Ho i nervi a fior di pelle e sono talmente tesa che faccio fatica ad accorgermi che ho iniziato a piangere.
Delle piccole e lente lacrime scivolano sul viso e seguono la curva degli zigomi, tracciano il mio volto come una matita su un foglio, certe volte si fermano come se stessero riflettendo se proseguire il loro viaggio o meno. Chissà se sono consapevoli che in poche tempo moriranno evaporate o se invece pensano che sia solo un nuovo inizio.
Infondo posso io giudicarle quando nel profondo mi sono illusa di poter iniziare una nuova vita più tranquilla e senza peso?
Saranno forse le quattro del mattino e decido di alzarmi a fare una passeggiata sperando che almeno un po’ l’aria fresca riesca a farmi pensare.
Una volta uscita l’aria mi punge il viso con il suo profumo e il lieve tepore mi riscalda un po’.
Non ho idea di cosa fare ora. Sono abbattuta. Se andrò da loro non attaccheranno il branco ma è anche vero che non c’è da fidarsi delle Maligne e che non so cosa intendono fare di me.
Un piccolo bagliore  mi incuriosisce e ad un tratto riconosco il punto in cui mi trovo e anche la tenda da cui proviene la luce. E’ la tenda di Fermo e lui ha il diritto di sapere.
Una volta arrivata mi affaccio all’interno sussurrando il nome del capobranco.
Ci siamo visti a pranzo e a cena ma stamattina sono scappata da lui proprio mentre parlava di mio padre e proprio mentre iniziavo a ricordarmi. Sembra che sia passato un infinità di tempo da allora.
- Michelle. Hai bisogno di qualcosa?- mi chiede gentile ma è evidente che è stato tutta la notte sveglio a guardare resoconti e a leggere lettere. Appare sempre più evidente che stiamo per iniziare una guerra.
- Ti devo dire una cosa – rispondo con il tono più calmo che riesco a usare.
Lascio da parte l’imbarazzo di essere scappata mentre i ricordi mi assalivano e inizio a illustrargli i miei incubi e le mie paure, lui annuisce e basta, pensieroso e attento ad ogni sfumatura del sogno.
- Devo partire- finisco di dire.
- Non posso impedirti di farlo ma se lo fai per noi non servirà a niente. Stanno attaccando tutti i branchi – mi dice gettando un’occhiata alle carte sulla scrivania.
- E invece servirà. Se vado voi avete il tempo di nascondervi più lontano. Nascondete i bambini e preparate i guerrieri. –
- Il castello è protetto dalla magia noi non possiamo piombare lì – fa presente Fermo.
- Infatti gli aspetterete qui. Siete abituati a restare nella natura, è un ambiente che voi conoscete meglio di loro per il vostro sangue, per il vostro essere.- spiego io.
Fermo sembra convincersi un po’ di più ma è evidente che un pensiero lo preoccupa particolarmente.
- Will vorrà venire con te – sputa fuori.
- Will non può … lo useranno per farmi del male. L’hanno visto al castello con me, se lo prendono lo useranno per farmi fare quello che vogliono. Sono a conoscenza del fatto che sono qui ma siete sempre stato un popolo riservato e secondo gli accordi l’unico nome scritto è quello del capobranco. Per quel che ne sanno potremmo odiarci. Will è l’unico su cui possono contare per fare leva – se prendessero Will sarai disposta a tutto pur di salvarlo.
- Non ti lascerà sola – ripete.
- Dovremmo spiegargli il perché allora. Bisogna spiegargli perché deve lasciarmelo fare – dico io decisa. Non posso permettere che venga con me. Oltretutto non c’è nessuna garanzia che lo manterranno in vita dopo averlo sfruttato.
Fermo mi guarda con uno sguardo dispiaciuto, compassionevole e anche sconfitto. Questo è il miglior piano che abbiamo e non possiamo far altro che mettere in atto questo.
Il silenzio ormai è tutto intorno a noi e nessuno dei due ha qualcosa da dire.
- E’ l’unica possibilità – dico prima di andarmene fuori.
Non faccio in tempo a riprendere fiato perché evidentemente qualcuno stava aspettando fuori e ora è impaziente di parlare con me.
- Tu non vai da nessuna parte – scandisce – tantomeno senza di me –
- Will … mi hai sentito, è l’unica possibilità che abbiamo, l’unico modo … - sapevo che sarebbe arrivato il momento di dirglielo ma è troppo presto, gli incubi, il piano, lui. Come faccio a lasciarlo qui consapevole che forse non lo rivedrò mai più?
- C’è sempre una seconda opzione, abbiamo bisogno di un po’ di tempo ma sono sicuro che la troveremo – è evidente che non vuole lasciami ma così fa più male  a tutti e due.
Tiro un sospiro profondo e lo guardo negli occhi consapevole che la speranza che ora gli accende svanirà piano piano mentre parlo.
- Non abbiamo tempo, abbiamo fino a domani a mezzogiorno e allora prenderanno me  e te e i tuoi famigliari faranno male a voi e ci useranno tutti come pedine dei loro luridi giochi di potere. Will, mi dispiace -  come temevo gli occhi si sono spenti e la speranza sta mutando in rabbia.
-  Hanno portato via mia madre e ora portano via anche te. E’ … - mi sta tenendo le mani in una stretta calda e forte.
- E’ ingiusto, lo so. Will devi avere fiducia – dico accennando un sorriso – ce la faremo –
Mi guarda per un secondo negli occhi e cerco di nascondere meglio che posso la paura e i dubbi che mi assillano per dimostrargli che quanto ho appena detto è realizzabile, possibile e concreto. Non ci dobbiamo arrendere per nessun motivo.
Il sole in questo momento è bellissimo mentre piano si innalza verso la volta ancora scura facendo risplende le foglie verdi in una luce dorata, magica e un po’ malinconica.
A volte la vita è proprio ingiusta con noi ma non dobbiamo cadere dobbiamo rialzarci sempre.
Il silenzio che c’è tra me e Will è il silenzio più bello che ho mai ascoltato durante tutta la mia vita. Non è un silenzio imbarazzato ne tantomeno teso. E’ un silenzio di parole non dette, lasciate sospese tra le nostre due anime. Parole che dette perderebbero un po’ di quel loro sapore eterno e dolce e che in questo momento non farebbero altro che farci del male.
Will mi attira un po’ più vicino e mi stringe in un abbraccio delicato che mi fa scaldare il cuore . Quando ci sciogliamo è come se un peso mi fosse improvvisamente calato sul cuore come un grosso macigno.
Forse fino ad ora non avevo realizzato quanto davvero potessi perdere.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Chiedo scusa, mi dispiace davvero tantissimo per aver fatto aspettare tanto questo capitolo, spero che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate.
percabeth2000



Per tutto il resto della giornata non faccio altro che pensare a come posso migliorare il piano e a cosa posso fare per aiutare il branco.
La colazione, il pranzo e la cena passano velocemente uno dopo l’altro e io rimango sempre vicino a Will ma non parliamo tanto e restiamo più che altro in silenzio finché alla sera Fermo non espone i nostri ragionamenti e i nostri pensieri. Allora non possiamo più fare finta che non sia successo niente.
Avere gli occhi di tutti questi licantropi puntati su di me non è affatto una bella sensazione anche perché mi guardano tutti con pietà, danno già per scontato che sono un vitello da macello, danno per scontato che sto andando incontro ad una morte che se non è certa è comunque molto probabile. Ed hanno ragione.
Quando torniamo in tenda è ancora presto e attraverso il tessuto s’intravede la luce del falò ancora acceso. Forse Fermo sta parlando con alcuni dei suoi più fedeli aiutanti per stabilire le posizioni e il tipo di attacco.
- Domani ti porto io fino ai confini del bosco – Will lo dice con tono deciso non lasciando trapelare nessuna emozione.
- Va bene – dico annuendo – però devi lasciarmi un po’ prima, non ti devono vedere o capiranno tutto. Per quello che sanno loro, voi mi avete tenuto come merce di scambio e tu … - per quando sarò là dovrò inventarmi una scusa che non lo renda un bersaglio – tu mi hai salvata per usarmi. Io e te ci odiamo. Per me puoi morire e io posso morire per te – questo è il completamento del piano: il branco resterà al sicuro almeno per un po’, non useranno più Will come leva e io, io dovrò riuscire a farle marcire da dentro il castello senza marcire a mia volta.
- Non potrei lasciarti morire … - dice lui avvicinandosi un po’ con un sorriso minuscolo sul volto.
- Nemmeno io Will, ma hai capito cosa intendevo – rispondo io con lo stesso piccolo sorriso.
Più si avvicina e più il suo sorriso si spegne mentre il mio corpo si fa teso. Lo tengo io fermo perché se no gli avrei già gettato le braccia al collo da un pezzo ma non so come si sente. Sarà distrutto e forse ora un contatto anche solo come un abbraccio non farebbe altro che farci venire una fitta al cuore insopportabile, ma mi chiedo se il mio cuore soffra di più se lo abbraccio o se gli sto lontano.
Passo dopo passo il mio cuore martella più velocemente. Da quanto non lo bacio? Ieri mattina? Mi sembra un’eternità.
Tiene una mia ciocca tra le dita rigirandosela un po’ tra l’indice e il medio, lo osservo e noto che è pensieroso e che si è imbambolato sui miei capelli.
-Will? – lo chiamo.
Sembra riprendersi ma questo non fa altro che portare la sua attenzione su di me e ciò mi rende un po’ a disagio. Perché continui a guardarmi? Cos’ho?
- Sei bellissima – mi sussurra.
Nessuno mi ha mai detto che ero bella se non mia mamma, mio papà e qualcuno dei nobili che vengono alle grandi feste. Nessuno l’ha mai detto con la dolcezza e la serietà con cui l’ha fatto Will.
- Anche tu Will – gli rispondo.
- Posso? – chiede timoroso. Annuisco dando ascolto al mio cuore e non alla mia testa.
 In ogni altro caso potrebbe sembrare strano chiedere il permesso per dare un bacio ma anche lui deve aver avuto i miei stessi dubbi: questo bacio come ci farà sentire dopo?
E’ strano come ogni singolo bacio cambi a seconda di ciò che ho bisogno, di come riusciamo ogni volta  ad incastrarci perfettamente, di come mi faccia sentire bene con un singolo e semplice gesto.
Will sa di foresta, sa di pini selvatici e di alti alberi, sa di nuove giornate passate al sole, di venticelli freschi e di ruscelli puliti. Will sa di libertà, della libertà più pura che abbia mai immaginato.
Ci stacchiamo piano e spontaneamente appoggio la testa sul  suo petto e chiudo gli occhi.
Il contatto non fa altro che ricordarci che ci dobbiamo lasciare ma nessuno dei due vuole staccarsi e neanche rinunciare ad esso.
Però Will si stacca, lentamente, e mi prende in braccio. Mi appoggia sul sacco a pelo. E mi bacia.
Ormai non ho più un filo logico da seguire, persino i miei pensieri sono scollegati tra loro, sia il mio corpo, che la mia mente che il mio cuore vogliono solo lui.
E’ praticamente a cavalcioni su di me, cerca di non schiacciarmi, e mentre mi bacia risale con le mani lungo i miei fianchi. Ogni punto che tocca prende fuoco e le sue dita mi trasmettono elettricità pura, al suo tocco quasi tremo ma piuttosto inarco la schiena e cerco di avvicinarmi a lui.
Ci stacchiamo per riprendere fiato ma non passa che qualche secondo prima che qualcuno di noi due cerchi le labbra dell’altro. Le mie mani sono aggrappate alla sua maglietta in un gesto che dice che lo voglio vicino, non voglio che si allontani, voglio che stia con me.
Una delle sue mani è scivolata sotto la mia schiena e segue delicatamente tutte le vertebre. Lui non lo sa ma è in momenti come questi che non sono le mie ossa a tenermi salda: è lui.
Si stacca di nuovo per riprendere fiato e appoggia la fronte contro la mia, con le labbra sfiora tutta la linea del mento e poi arriva al collo e prende a lasciarci piccoli baci.
Le dita sui fianchi in confronto erano il ghiaccio. I piccoli baci che mi lascia, sono più caldi del fuoco stesso, sono carichi di passione, di desiderio e di amore e non riesco a far altro che sospirare ed aggrapparmi alla sua schiena.
Segue un percorso del tutto immaginario partendo da poco sotto l’orecchio e proseguendo fino a dove si trova la giugulare finendo al centro delle clavicole dove bacia l’incavo destro.
Quando si stacca e riporta l’attenzione su di me nessuno dei due dice niente, ci guardiamo e basta, il nero e l’azzurro mischiato in un vortice di emozioni.
Non penso che nessuno dei due si sia pentito di quello che abbiamo appena fatto, entrambi siamo però consapevoli delle conseguenze e siamo consapevoli di non poter proseguire, non è né il momento né il luogo adatto.
Will si stende di fianco a me, il petto e la faccia rivolti all’insù e il respiro ancora un po’ pesante, esattamente come il mio. Mi appoggio con la testa al suo corpo e lui mi stringe la vita per portarmi il più vicino possibile.
Restiamo così per un tempo imprecisato finchè gli occhi non si socchiudono e il respiro si fa più regolare.
Per tutta la notte gli incubi continuano a tartassarmi e ogni volta che mi sveglio, dentro la mia testa inizia a formarsi un’oscura chiarezza che provo a soffocare.
Se quest’ultima fosse vera, sarebbe orribile.
Ogni volta che mi alzo, sussultando e scattando in piedi, Will si sveglia con me e senza dire una parola mi continua ad abbracciare.
La mattina il sole è già caldo e quando ci alziamo mi rendo conto che quell’orribile chiarezza ha un’alta probabilità di essere vera e quindi deve essere detta.
- Will, penso che lo sappiano –rivelo mentre si mette delle scarpe nere.
Si gira a guardarmi piuttosto interrogativo.
- Sanno che provo qualcosa per te, ho paura che far finta che tu volessi usarmi non funzionerà perciò… cerca di restare nascosto – spiego triste.
- Restare nascosto?- sbotta arrabbiato – Devo lasciar morire gli altri? – gli occhi neri si sono fatti duri e in un primo momento non riesco a guardarlo in faccia da dove traspare la sua delusione.
- Scusa, volevo dire camuffato, prova a restare camuffato. Copriti i lineamenti magari o resta trasformato il più possibile, non sei l’unico lupo nero qui no? Non ti conoscono così bene da riconoscerti trasformato – provo a dire sperando di aver usato le parole giuste.
Si vede lontano un miglio che entrambi siamo tesi, spaventati, arrabbiati ma anche decisi a portare a termine i nostri compiti.
Will annuisce guardando un punto indistinto con un espressione iraconda che non penso sia destinata a me, sono certa che se avesse qui una Maligna probabilmente la userebbe come una bambola di pezza, ne sono sicura perché anche io farei così.
Un raggio di luce bianca entra dalla tenda mentre la figura scura di un uomo si staglia imponente sull’uscio.
- Michelle, vorrei parlarti per un secondo – la voce ferma di Fermo mi richiama dai miei pensieri e lasciando prima uno sguardo veloce a Will lascio la tenda per seguirlo.
Camminiamo in silenzio tra le tende e mi accorgo che tutti stanno sistemando i propri averi raccogliendo velocemente tutto ciò di cui potrebbero aver bisogno durante il viaggio di spostamento.
I bambini e le bambine che solo ieri giocavano contenti ora stanno aiutando i genitori e cercano di dimostrarsi forti agli occhi degli adulti e degli anziani.
- Presumo che Will ti abbia detto che l’avevo mandato per osservare il castello … - rompe il silenzio Fermo.
I suoi grandi occhi scuri e seri si posano su di me e io annuisco alla sua domanda.
- Ciò che Will non ti ha detto è che non l’avevo mandato solo per questo, le acque si muovono già da un po’, anche tua mamma lo sapeva e voleva spostarti in un posto più sicuro – ricordo che proprio prima di essere attaccati c’era stato un discorso del genere.
- Ho mandato Will come tua guardia del corpo perché te ne serviva una, avevo paura per te, tuo padre era un grande uomo ed è sempre stato sincero e fedele con me senza neanche far parte del branco. Una semplice persona con un animo così era rara ed è tutt’ora rara ma penso che tu abbia tante delle sue buone qualità. – Le sue parole sono semplici ma allo stesso tempo ho bisogno di rifletterci sopra per comprenderle appieno.
- Credi in te stessa Michelle, non sono mai riuscito a conoscerti bene ma sono certo che saresti un’ottima regnante – faccio in tempo a girarmi che Fermo se ne è già andato, probabilmente ad aiutare qualche famiglia che sta preparando i bagagli.
Fermo parla quasi per enigmi a volte, non si riesce mai a comprendere e a vedere il suo quadro generale, è lui che te ne svela i pezzi a poco a poco mentre tu devi ricomporli insieme.
- Andiamo – Will mi si affianca con indosso i soliti jeans e una maglietta blu a maniche corte che mette in risalto il suo fisico.
Incapace di parlare e ancora troppo immersa nel discorso di Fermo annuisco e lo seguo.
Fermo ha mandato Will per proteggermi, non mi conosce ma crede in me, questo è un bel incoraggiamento.
Alzo lo sguardo dall’erba alta che mi arriva a metà polpaccio e fisso la schiena di Will che sta davanti a me.
Mi sembra di sentire ancora il suo respiro caldo solleticarmi il viso ma provo a non concentrarmi su questo e a memorizzare ogni singolo spazio di vita che riesco a scorgere: un albero particolare, un cervo dalle lunghe corna intricate e qualche scoiattolo che si affaccia curioso sui rami.
Passa un po’ di tempo mentre camminiamo nel silenzio totale ma sembra che siano passati solo pochi secondi quando Will si ferma e anch’io riesco a scorgere il castello in lontananza. Da qui a piedi saranno circa dieci minuti e data la posizione del sole ho ancora un paio d’ ore a mezzogiorno.
Sospirando mi avvicino a Will e mi metto di fronte.
- Grazie – dico deglutendo – grazie per tutto – spero che non si metta a parlare e che non faccia nessuna domanda perché in questo momento non sono in grado di potergli rispondere, i miei sentimenti mi si stanno annodando in gola in un groviglio di emozioni contrastanti.
Abbassa lo sguardo e mi prende il mento tra le dica fissandomi con i suoi occhi scuri e magnifici.
- Non è un addio – mi sussurra.
- Non è un addio – ripeto lasciandogli un bacio sulla guancia.
Alla fine riesco a voltarmi e a proseguire da sola, non mi giro indietro finché non sono certa di essere troppo lontana: non deve vedere la mia faccia, non deve vedere le lacrime del mio dolore.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Mi scuso per l'ENORME ritardo e mi dispiace darvi la notizia che se non riuscirò a postare per la fine di questa settimana, non ci sarò fino ad Agosto.
Mi dispiace tanto perchè tengo particolarmente a questa storia ma se porto il computer dove andiamo rischio seriamente che me lo rubano. 
Spero che il capitolo sia uscito bene anche se è un pò più corto del solito, fatemi sapere che cosa ne pensate.
Buona lettura,
percabeth2000





Mentre lascio il bosco alle mie spalle mi rendo conto di quanto in questi due giorni abbia sperato che tutto questo fosse solo un brutto sogno.
La mia mente ha cercato di rigettare la realtà, ha cercato di ignorare la verità ma ora non posso più nascondermi dietro ad altre persone, non posso più nascondermi e basta.
Il branco mi ha accolto e sta facendo di tutto per salvare i propri membri .
Io devo impegnarmi per fare lo stesso sforzo, devo salvare la mia famiglia ma non solo, devo salvare tutto il mio popolo.
Visto che sono ancora in campagna mi concedo qualche secondo per respirare la brezza leggera e per osservare le distese del grano colorate d’oro.
Per arrivare al castello mancano solo pochi minuti e ho già deciso come procedere quando mi faranno l’interrogatorio.
Busso al portone della sala del trono e dopo qualche secondo ecco che due vampiri robusti spalancano le porte.
Ciò che ho davanti è orribile. Per terra sono sparsi una quantità di oggetti incalcolabile, tutti quanti hanno in comune la sola caratteristica di essere d’oro e nel centro, per arrivare al trono, si trova un lungo tappeto del colore del sangue.
Il tappetto non sembra solo del colore del sangue, mentre ci cammino sopra noto che è vischioso e che cambia sfumatura, non so se sia un incantesimo o meno ma il tappeto è come se fosse letteralmente fatto di sangue.
- Oh, che onore avere qui la principessa – dice la donna dei miei sogni.
- Come si chiama ? – le chiedo a bruciapelo con uno sguardo che trasuda odio.
- Sei perfetta – sussurra compiaciuta alzandosi dal trono – Mi chiamo Airina – risponde poi – E’ un piacere conoscerti –
- Che hai fatto a mia mamma e al trono? – chiedo io con disgusto.
Quando c’era mia mamma al trono, esso era argento e bianco, ispirava fiducia, purezza e nobiltà d’animo ora il trono è formato da ossa, ossa di un grigio fumo intenso che trasmettono dolore e morte, il cuscino bianco è  ora un cuscino vermiglio .
- Il trono si è adattato alla sua nuova padrona , cara, mentre per quanto riguarda tua madre, è nelle prigioni ad aspettare il suo momento – mi risponde Airina con un tono duro.
Per quanto sappia già che è malvagia e crudele, cattiva e spietata, resto sorpresa nel sentirle usare un tono del genere , fino ad ora con me aveva usato un tono compiaciuto oppure incantatore ma mai duro.
- Katerina, Melinda, scortatela nella sua stanza – ordina Airina.
- Ci vediamo per la cena – dice invece rivolgendosi a me con il tono che è solita usare. Affabile e incantatore.
Katerina e Melinda sono due vampire abbastanza robuste, più alte di me . Potrei anche provare a metterle fuori gioco ma a cosa mi servirebbe? Non sono certo stati loro a portarmi qui al castello, certo non mi hanno lasciato molte possibilità ma ho bussato io poco fa alle porte.
Ogni passo è come un ago nel cuore, ogni corridoio è sporco con oggetti rotti e cibo ovunque, quando passiamo fuori dalla sala delle feste intravedo vampiri e streghe, anche alcuni stregoni, che si ubriacano e ridono come dei pazzi giocando a tirarsi qualsiasi oggetto che gli capita sotto mano. Le tende che tanto amavo di quella sala sono così sporche che il tanfo che rilasciano si sente fino a qui.
Non sono qui da così tanto tempo però hanno già distrutto molte vite e rovinato molte altre.
Tra queste anche la mia.
Stringo i pugni e mi costringo ad andare avanti e a tenere il passo delle mie scortatrici.
Mi accorgo che imboccano il corridoio che porta alla mia vecchia stanza.
Rimango stupita nel vedere che questo corridoio è stato tirato a lucido, non c’è una sola macchia e perfino i legni delle porte sono stati lucidati con l’olio per renderli più brillanti.
Riconosco il punto dove ho ucciso quel vampiro il giorno dell’attacco e mentre Katerina apre la mia porta i miei occhi non fanno a meno di fissare quella di Will quasi come se lui potesse sbucare fuori all’improvviso.
Per fortuna nessuna delle due se ne accorge.
Dovrei stare più attenta ai miei sentimenti. Io odio Will e odio il branco, loro mi hanno solo usata, questa è la storia. Io non sono innamorata di Will.
- Dentro – mi spinge Melinda.
Persa come sono tra i miei pensieri traballo un po’ dopo la sua spinta.
Sento la chiave girare nella serratura e sono sicura che se provassi ad aprire la porta non otterrei alcun risultato neanche se provassi a bruciarla. Probabilmente prima che arrivassi le hanno fatto un sacco di incantesimi di chiusura e protezione, alcuni dei quali inventati da loro e perciò sconosciuti alla mia magia.
La mia camera è identica a come l’ho lasciata ma molto più ordinata, con i libri, i quaderni e le penne al loro posto.
Will era stato sorpreso dal quadro con la rosa.
Will. Quanto mi manca.
Devo smetterla però perché se continuo così non supererò neanche la giornata, il mio stomaco brontola ma, stando a quello che ha detto Airina dovrò aspettare fino alla cena e qualcosa mi dice che sia per punizione.
Chissà che cosa ho detto per farla arrabbiare tanto … Cosa si aspettava? Che il mio tono fosse dolce e gentile dopo tutto quello che mi ha fatto?
Oppure cerca di farmi saltare il pranzo per indebolire le mie forze e di conseguenza i miei poteri. Ma allora perché farmi fare la cena?
Mi sto incasinando troppo, insomma non sono affari miei, io devo solo cercare di indebolirli il più possibile e poi il branco li sterminerà. Non è un branco numerosissimo però ho visto quando si trasformano e non c’è niente, niente, che li possa fermare.
Devo concentrarmi sul mio compito, devo mentire il meglio che posso ora.
Mi stendo sul letto e osservo il soffitto. E’ un qualcosa che mi ha sempre calmato.
Osservo il bianco e immagino di dipingerci sopra, di scriverci sopra, ma scriverei una storia diversa da quella che sto vivendo, scriverei una storia più dolce e meno spaventosa.
Dipingerei grandi distese di erba e magnifici mari puliti, non corridoio sporchi e puzzolenti, niente cibo putrefatto ne oggetti in pezzi.
Mi metto seduta a gambe incrociate e inizio a ripetere la mia litania : Will mi odia, mi ha usato, io non lo amo. Will mi odia, mi ha usato, io non lo amo. Will mi odia, mi ha usato, io non lo amo.
Può sembrare strano ma la litania funziona e i miei veri sentimenti, quello che provo realmente, sono dietro a un muro eretto da me.
Non lo scoprirà, resteranno al sicuro. Resterà al sicuro.
Sono talmente stanca e sopraffatta che poco dopo mi addormento e mi sveglio solo quando sento i pugni di qualcuno battere sulla mia porta.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Sono tornata dalle vacanze sabato e ora sono riuscita a postare, finalmente. Dovrei aver finito le mie ferie e quindi cercherò di postare con più frequenza. Spero solo che il capitolo vi piaccia, rileggendolo mi sembrava ... strano ecco, forse ho confuso un pò troppo tutto. Fatemi sapere e buona lettura.
percabeth2000




Vado alla porta assonnata e sbadigliando anche se in realtà ho la mente lucida.
- Non posso aprire- dico sbuffando.
Appena ho finito di dirlo Katerina e Melinda mi aprono la porta e all’unisono, serie e impassibili, mi dicono:”Mettiti questo” e la porta si richiude con un tonfo.
Per un attimo penso di guardare e magari anche di indossare l’abito che le due  vampire mi hanno consegnato ma poi ci ripenso e apro l’armadio.
I miei vestiti sono ancora tutti lì, per la maggior parte composti da jeans, felpe e maglie lunghe. Decido però di prendere un paio di pantaloni di pelle nera e una maglietta a maniche corte dello stesso colore.
Butto la tuta da combattimento sotto il  letto facendo in modo di poterla lavare più tardi e allo stesso tempo di nasconderla nel caso mi perlustrassero la camera.
Vado nel mio bagno e mi risciacquo la faccia sfregando per bene gli occhi, mi spazzolo i capelli e poi, trovato un elastico nell’armadietto, mi lego i capelli in una coda alta.
Non mi sono fatta la doccia e le scarpe che mi metto sono sporche di terra.
Il riflesso che vedo nello specchio è esattamente quello che speravo di ottenere, il riflesso di una persona forte e combattiva, il riflesso di una combattente dura e spietata che non si fa sottomettere, vedo il riflesso della ragazza che dovrei essere. Dovrei, non sono. Perché sì, posso sembrare una ribelle che si dibatte e che reagisce ma in realtà mi sento a pezzi, una ragazza rotta che finge di essere intera.
Bussano di nuovo alla porta.
-Non posso aprire. Di nuovo- urlo scostandomi dallo specchio.
La porta si apre ma niente Katerina e niente Melinda, alla porta c’è Lucinda arrabbiata e preoccupata. Con la testa mi fa cenno di seguirla.
-Sei viva- dico mentre percorriamo il corridoio.
-Anche tu – osserva.
- E gli altri?- chiedo con la voce lievemente incrinata.
- Siamo tutti vivi, bè, chi è sopravvissuto all’attacco. Quando te ne sei andata siamo stati sopraffatti e rinchiusi ma non ci hanno fatto del male. Ovviamente chi è stato ucciso prima è rimasto morto – risponde con voce amareggiata.
Te ne sei andata, siamo stati sopraffatti. Già me ne sono andata come un coniglio, gli ho lasciati soli e cosa più disonorevole , per un momento ho anche pensato di non tornare.
Lucilla mi osserva e forse dalla mia espressione intuisce i miei pensieri.
- Non intendevo quello Michelle,mi sono espressa male tu non … - la blocco afferrandogli le mani.
- No Lucinda. Hai ragione, rimedierò, te lo prometto – le dico per poi entrare nella sala da pranzo lasciandola sola.
Come la camera, anche la sala sembra in perfetto ordine, lucida e quasi splendente e a capotavola c’è Airina con la sua enorme chioma corvina che gli cade al fianco .
Spostando lo sguardo noto che non ci sono più i quadri appesi alle pareti ma al loro posto ci sono una decina di vampiri allineati e seri. Un bel contrasto con quelli che facevano baldoria nella sala dei ricevimenti.
Airina mi osserva da capo a piedi ma non ha la reazione che mi ero immaginata, nel suo sguardo non c’è né disgusto né rimprovero, anzi, sembra compiaciuta del fatto che non ho scelto di eseguire i miei ordini, ne sembra quasi … fiera.
- Vieni a sederti qui Michelle – mi incita picchiettando le dita lunghe e sottili sul posto apparecchiato di fianco a lei.
Mi avvicino mentre i vampiri mi seguono con occhio guardingo, non ci faccio troppo caso presa dal disgusto. Siete esattamente dove dovrebbe sedere mia madre.
Una volta che mi sono seduta Airina schiocca le dita e alcuni dei nostri aiutanti si fanno avanti portando tra le braccia pietanze che emanano profumi deliziosi, e bibite fresche.
Inizio a mangiare,zitta, mantenendo lo sguardo sul piatto e infilzando il cibo con un po’ troppa foga.
- Ti piace la tua camera? – mi chiede ad un certo punto.
- Anche se non mi piacesse cosa potrebbe fare? La può rendere confortevole ma non può cambiare ciò che è: una prigione – le rispondo irritata.
- Se io ti lasciassi libero arbitrio, tu staresti buona e tranquilla? Potrei contare sulla tua fedeltà? – mi chiede addentando un pomodoro. Ovviamente sono tutte  domande retoriche, sono tutte domande di cui lei già conosce la risposta.
In un impeto di rabbia mi alzo facendo scattare la sedia all’indietro, i pugni serrati contro i fianchi. I vampiri sembrano pronti ad avventarsi su di me e a bloccarmi ma Airina li blocca con un movimento della mano.
- Lei crede … - inizio disgustata – crede davvero di poter avere la mia fedeltà dopo quello che mi ha fatto? –
- Io so di non poter avere la tua fedeltà perché l’hai già data a quei cani – risponde tranquilla, quasi non  gli importasse ma con un bagliore negli occhi verdi.
- Ai cani? – chiedo con un tono di voce tremante. Gli occhi di Airina si fanno più vispi e più subdoli , luccicanti come quelli di un serpente che sta per colpire a morte.
Non avevo programmato delle domande del genere durante la cena, ero pronta a torture e estorsioni ma non a questo, ho sottovalutato l’astuzia di Airina, devo stare più attenta.
- I cani, quelli uguali al ragazzo che ti ha fatto uscire di qui – spiega addentando un altro boccone.
- La mia fedeltà non è con loro. Mi hanno usata e mi volevano usare come un contratto, volevano usarmi per salvarsi la pelle- dico risedendomi.
 Dentro di me sospiro per il sollievo, niente tentennamenti nella voce questa volta.
- Eppure sembravi tenere a quel lupo – dice lei.
- Tengo alla salute del mio popolo – dico ma anche io so che è un’argomentazione debole perciò aggiungo – e non sapevo di come volessero usarmi fino a stamattina. Quando ho detto che dovevo venire da voi loro hanno fatto i teneri ma ho sentito che in realtà mi volevano solo come merce di scambio, non gli interessava se morivo o meno e volevano assicurarsi la salvezza –
Airina sembra ancora un po’ scettica e allungando un po’ il collo mi chiede: “ Quindi non ti interessa più salvarli?”
Penso a Will, alla sua sorellina, a Troy, a Fermo, a tutto il branco. Sto provando a salvarli.
- Brucino pure – dico addentando un boccone.
- Con noi starai meglio, noi … - inizia Airina sollevata dalla mia risposta.
- Io non sto con voi come non sto con loro- la fermo – la mia fedeltà sta con la regina, la vera regina, la mia fedeltà resta con mia mamma.-
Nei pochi secondi di silenzio che seguono la stanza sembra farsi prima rovente e poi in un colpo fredda come il ghiaccio.
- Io sono tua madre! Lei è solo un intralcio – sbotta Airina battendo un pugno sul legno. Dalle sue dita parte un rivolo di ghiaccio che si propaga e si espande rendendo la stanza ancora più fredda.
- Il sangue non la rende tua madre, sono io che ti ho protetto per tutti questi anni, io che ho progettato per te gloria e potere. Non lei – continua mentre la voce va via via assottigliandosi e i suoi occhi sembrano perdersi nel nulla.
Prima che possa dire qualcosa Katerina e Melinda mi si affiancando e mi alzano di peso spingendomi verso la porta e poi verso il corridoio. Prima che la stanza si chiuda del tutto vedo la mano di Airina distendersi e dal palmo aperto uscire una vampata di fuoco.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Allora so che non pubblico da un pò e spero solo che possiate perdonarmi.
Questo capitolo è un pò più lungo degli altri ma non volevo spezzarlo in due così ... E' uscito questo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
percabeth2000

p.s. una piccola anticipazione sul prossimo capitolo : un personaggio tornerà in scena in una maniera un pò ... Dolorosa?
Buona lettura.




Per tutto il tragitto che percorro verso la mia camera la mia mente è un turbino di confusione e incredulità.
Per la prima volta ho visto Airina nel giorno dell’attacco eppure lei dice che è mia madre, che mi ha protetto e che ha progettato per me gloria e potere, quindi lei già mi conosceva.
Però se mi conosceva, e mi ha protetta, perché fare tutto questo? Perché imprigionare mia mamma e uccidere i miei amici? Per lei è forse questa la definizione di protezione? Isolarmi dalle persone che amo?
Come la prima volta, arrivate alla camera le due vampire mi spingono dentro e chiudono la porta.
Sento i loro passi allontanarsi e farsi sempre più attutiti mentre nella mia testa sembra in corso un uragano.
E’ forse per questo che stamattina non mi ha fatto mangiare? Perché ho chiamato Rebecca “mamma”? Era forse gelosa?
Non penso che Airina mi abbia mentito, non questa volta, credo davvero che mi veda come la sua bambina.
Infondo pensandoci bene … Mi ha costretto a venire al castello ma poi non mi ha ne torturato ne ucciso, vuole uccidere e fare schiavi i licantropi ma non ha attaccato il branco, mi ha ricattato per andare da lei, forse non voleva che mi facessi male?
Anche imprigionare i nostri aiutanti sembra un gesto fatto per me. Ogni altra maligna gli avrebbe torturati e uccisi per il puro gusto di vederli soffrire, o comunque gli avrebbe usati come schiavi e non gli avrebbe lasciati così “liberi” . Se mi odiasse davvero mi avrebbe rinchiuso in una lurida prigione e invece mi ha tenuto in camera, chiusa a chiave ma pur sempre in un ambiente famigliare, in cui forse sperava che mi sarei sentita a mio agio.
Non riesco a capire però … Sembra voglia giustiziare mia mamma eppure se volesse proteggermi non lo farebbe. Così come , se volesse proteggermi, potrebbe fare a meno di voler la distruzione del branco anche se in fondo, non credo sappia dei miei sentimenti per Will.
Chissà cosa le è successo per farle odiare così tanto i licantropi e soprattutto, chissà cosa le è successo per farle credere che io sia sua figlia.
Rimpiango di aver dormito tutto il pomeriggio. Ho la mente stanca e confusa ma il mio corpo è troppo riposato per lasciarsi cullare dal buio.
Devo smetterla di pensare ad Airina però o i miei pensieri si ingarbuglieranno talmente tanto da portarmi alla pazzia. Magari sono già pazza e ancora non me ne sono accorta.
Se sono pazza allora c’è una sola persona che può salvarmi. Will. Mi sono imposta di lasciarlo in un angolino della mente in modo da tenerlo al sicuro ma ora non c’è niente da cui devo proteggerlo. Sono sola.
Dall’abbaino entra la luce candida della luna però le stelle non si riescono a vedere, coperte dalle nuvole scure e gigantesche.
Chiudo gli occhi e mi concentro su Will, cerco di visualizzare i suoi capelli neri e morbidi, la curvatura sorridente delle labbra, cerco di riportare alla mente la sua voce e poi focalizzo quei due splendidi e misteriosi occhi scuri.
Quei due occhi che mi hanno conquistata, rapita e incantata ancora prima che io avessi il tempo di rendermene conto, quei due occhi così dolci e comprensivi.
Will mi capisce, mi ha sempre capita, chissà come c’è riuscito e nonostante tutto mi è stato a fianco.
E con l’immagine di Will nella testa scivolo piano nel sonno.
 
Quando mi sveglio la luce del sole mi suggerisce che siamo ancora nel primo mattino, forse le otto o giù di lì, mi alzo e mi vado a fare una doccia.
I pensieri di ieri sera sono ancora tutti lì ma cerco di tenere a bada l’uragano in un angolino e di concentrarmi invece su qualcos’altro. Ecco, prima di tutto dovrei piantarla di andare a letto vestita con i vestiti della giornata, perché non mettere invece un bel pigiama?
Il getto caldo mi fa solleticare la pelle e quando passo la faccia sotto l’acqua mi sento così bene che anche i pensieri sembrano calmarsi  tutto d’un tratto.
Una volta uscita da sotto l’acqua mi asciugo e mi vesto con dei jeans e una maglia nera.
Quando esco dal bagno noto una busta bianca. Avvicinandomi e raccogliendola noto che non è una busta ma  un biglietto che con ogni probabilità hanno fatto scivolare sotto la porta. Sopra, in bella calligrafia, c’è scritto:
 
Mia cara, sono solita non fare colazione e perciò non ne ho pensata una per te, mi scuso, avrei dovuto pensarci.
Fatti trovare pronta per le dieci, Katerina e Melinda verranno a prenderti, ho un regalo per te.
A.
 
Appena finito di leggere tutti i pensieri che ero riuscita a tenere sotto controllo si avventano su di me come un colpo di frusta.
Che significa che ha un regalo per me? Cosa potrebbe essere? Che significa per lei regalo?
Non so come comportarmi, soprattutto dopo quello che è successo ieri sera. Mi impongo di calmarmi.
Continuerò a fare la combattente e  cercherò di scoprire qualche informazione sui suoi piani magari in modo da poter escogitare un piano per sventarli .
Non passa molto tempo , ho forse l’agitazione non me ne fa rendere conto, prima che Katerina e Melinda mi vengano a bussare .Come sempre nessuno dice niente e si limitano ad eseguire il loro compito stando in silenzio.
Mi accorgo che non stiamo andando in una sala o in una camera e neanche alle prigioni anzi, ci stiamo dirigendo fuori dal castello.
L’aria fuori fresca e pungente dell’aroma dei primi fiori mi rincuora e mi ricordo il vero motivo per cui sono qua, il diritto per cui stiamo combattendo. Perché ogni uomo o donna o bambino o animale ha diritto alla libertà.
Non riesco a capire dove stiamo andando e soprattutto quale regalo potrebbe esserci qui fuori per me ma Katerina e Melinda mi scortano con passo sicuro e ben presto anch’io mi rendo conto che la nostra meta sono le scuderie.
Ho sempre amato le scuderie anche se amavo di più andare nei campi a giocare con i cavalli liberi.
In sei anni ho visto le scuderie solo quando facevo lezione e qualche volta, per salutare il popolo , mamma mi permetteva di montare a cavallo mentre lei restava sulla carrozza.
Le ho sempre adorate. Dalla prima volta in cui le ho viste con il legno chiaro ovunque e con quel profumo di paglia e di campo, quel tepore dato dagli sbuffi caldi di stalloni e giumente, quell’ accoglienza che solo gli animali riescono a trasmetterti.
Il portone che conduce all’interno è leggermente socchiuso e mentre lo scostano per entrare  la luce si riversa nel corridoio che separa le due fila di box piene di bellissimi cavalli e essi nitriscono felici della bella giornata e irritati dalla presenza delle due vampire.
Airina è difficile da non notare con quei capelli così scuri. Ho sempre amato il nero, è sempre stato il mio colore preferito e l’oscurità o la notte non mi hanno fatto mai paura come agli altri bambini ma nella lucentezza della sua cascata corvina e nella sua intensità c’è qualcosa di snaturato, qualcosa di sbagliato.
Quando si accorge della mia presenza Airina non fa cenno di alcun nervosismo, nessuna rabbia , niente.
Sembra che quello che mi ha detto ieri sera sia scomparso, mai accaduto, e per un attimo sono indotta a pensarci anch’io : possibile che mi sia immaginata tutto?
Gli occhi verdi sono sorridenti quasi e assolutamente calmi, quasi volessero cullarmi o rassicurarmi … Oh, no, cercano di convincermi.
Lei vuole che io dimentichi o che in qualche modo il ricordo di ieri si offuschi .
Alcuni incantesimi si compiono attraverso il contatto visivo e anche se non penso che questo sia un vero e proprio incantesimo distolgo per un secondo lo sguardo fingendo di osservare il cavallo che sta alla mia destra.
- Ti ho detto che ti avrei dato un regalo no? – mi chiede invitandomi a raggiungerla.
Inizio a camminare verso di lei ma sembra che qualcosa sia cambiato, non sento più la presenza delle due vampire. Quando mi volto per controllare noto che effettivamente le due vampire non ci sono più.
- Le ho lasciate andare, mi sembravano solo un di troppo non credi? Per quanto i vampiri possano essere utili sono sempre inferiori – mi spiega.
Non credo che avrebbe voluto dire quella frase, penso si sia trattenuta dal dire : sono sempre schiavi.
Airina continua a sorridere ma questa volta non è rivolta verso di me ma verso il box che le sta di fronte e che è posizionato sul lato sinistro del corridoio.
Ricordo che quel box dovrebbe essere vuoto così come altri che ora sono invece riempiti da cavalli. Forse dopo l’attacco altri stregoni e altre maligne sono venute qui a cavallo o forse gli hanno solo presi in più per rinsaldare la cavalleria in battaglia e aggiungere membri alle file.
- Ti presento Buria , cavalla libera delle terre oltre le colline – dice Airina.
Quello che vedo è probabilmente uno degli spettacoli più meravigliosi a cui sono mai stata sottoposta.
Nel box con il collo curvato orgogliosamente sta una bellissima cavalla. Non è alta come un frisone ma possiede due grandi zampe ricoperte di un fitto ma per niente rude pelo, la criniera le ricade dolcemente in riccioli su un lato del collo muscoloso e i due occhi sono grandi ma hanno un espressione palesemente contrariata.
- Se è una cavalla libera allora perché l’avete rinchiusa qui? – chiedo parlando davvero con qualcuno per la prima volta in questa mattina.
Airina non sembra offesa dalla domanda e sembra volersi avvicinare alla cavalla ma questa fa scattare la testa in avanti cercando di morderle il polso.
- Vedi? La libertà non si può intrappolare però può essere addomesticata quanto basta da diventare gentile verso un solo individuo e penso che voi due andrete d’accordo – mi risponde.
- Non ho provveduto a nuovi finimenti ma penso che tu possa adeguarti a quelli che già sono presenti – fa presente in modo educato ma frettoloso. Con mia grandissima sorpresa mi saluta e se ne va raccomandandomi solo di essere in orario per il pranzo.
E così questo è il mio regalo. Forse uno dei più bei regali che io abbia mai ricevuto, forse uno dei più brutti.
Non capisco Airina, e questo mi fa paura.
Lei dice che io e Buria andremo d’accordo, chissà se è vero … Da quello che ricordo sulle lezioni di lingue Buria significa tempesta.
Provo ad avvicinare una mano verso il muso della cavalla e lei fa scattare i denti. Riesco a spostare la mano in fretta e dopo averlo fatto rifaccio esattamente lo stesso gesto e lei risponde esattamente allo stesso modo.
Direi che il suo nome gli si addice ma ancora non conosce quanto io possa diventare testarda.
Avvicino la mano per la terza volta e questa volta sbuffando irritata si avvicina tanto da appoggiare  tutto il muso lungo le sbarre di ferro, gli occhi mandano saette.
- Tranquilla , non sono una di loro, ti libererei ma penso che tu possa diventare la mia migliore amica. Sai ci assomigliamo tanto , soprattutto ora, nemmeno io sono qua esattamente per mio volere – le dico avvicinando cautamente la mano.
Lentamente mi avvicino sempre di più e alla fine riesco a toccarla. Il pelo folto e corto del muso ricorda un po’ il velluto ed è semplicemente un piacere stare ad accarezzarlo.
Buria sembra essersi tranquillizzata e c’è una luce nei suoi occhi, un qualcosa che assomiglia molto alla comprensione, deve aver capito sul serio ciò che gli ho detto.
Appena sono più sicura entro nel box e mi metto a strigliarla e a pulirla per bene, il manto nero si fa sempre più lucido così come anche la criniera e la coda.  Poco dopo è già ora di pranzo.
Mi incammino verso il castello godendomi il più possibile l’aria fresca e tutto ciò che mi circonda.
Appena entro nella sala da pranzo  sembra che non sia cambiato niente dalla cena di ieri sera: tutto pulito e ordinato, i vampiri sempre contro le pareti.
Airina siede composta a capotavola e io mi siedo dove ero seduta ieri.
Gli aiutanti portano altre deliziosi manicaretti e bibite gasate.
E’ tutto troppo silenzioso, ieri Airina continuava a parlare e a fare domande mentre oggi se ne sta in silenzio anche se mi sembra di intravedere un sorriso compiaciuto e felice dietro quella sua maschera di tranquillità e calma.
- Cosa farete con i branchi? Insomma, vi siete alleata con i vampiri lo farete anche con i licantropi? – chiedo fingendo indifferenza.
Grazie alla barriera che ho sempre avuto con gli altri fingere indifferenza è semplice per me, purtroppo è quasi naturale, mentre mentire mi richiede un po’ più d’impegno.
- O, li staneremo tutti , abbiamo già iniziato a farlo. Uccidiamo i più forti e rendiamo schiavi i più malleabili – mi risponde osservando il mio volto cercando probabilmente un rammarico e tristezza che non riuscirà a scorgere sotto la barriera di ghiaccio che ho elevato.
- E le donne e i bambini? –
- Loro li teniamo tutti, solitamente le donne non sono aggressive le uccidiamo solo se necessario – risponde – Perché? – chiede poi.
- Bè, sta sorgendo un nuovo regno no? Dovrò adeguarmi – rispondo io e noto che un bagliore si accende nei suoi occhi, un bagliore di orgoglio e felicità. Mi ha creduto.  – E poi mentre ero con il branco ho sentito dire che anni fa delle streghe gli hanno attaccati e una donna è morta per proteggere suo figlio -  dico riferendomi alla mamma di Will.
- E’ stato uno sbaglio. Vedi, progettiamo tutto questo da molto tempo- spiega aprendo le mani e facendo segno a tutto quello che ci circonda – Ma alcune streghe non hanno voluto ascoltarmi e piuttosto di controllare e seguire il branco l’hanno attaccato pensando di poterci ricavare degli schiavi. Alla fine è stato il loro sangue a scorrere –
Troy l’aveva detto, hanno staccato la testa a tutte.
E così la morte della mamma di Will è stata uno sbaglio … Un inutile spreco di vite fatto per puro appagamento personale. Disgustoso.
Continuiamo a mangiare in silenzio finché non arriva il dolce.
- E’ la tua preferita – dice Airina ancora prima che possa vedere di che cosa si tratta.
Quando uno dei nostri ormai vecchi aiutanti mi porge il piatto noto che è davvero la mia preferita. Sul piatto bianco immacolata sta deposta con grazia una bellissima fetta di torta al cioccolato con sopra un po’ di panna fresca.
Vorrei chiedere ad Airina spiegazioni. Conoscere la verità a volte è un pesante fardello ma non sapere le cose mi manda alla pazzia .
Proprio mentre sto per parlare però lei mi blocca senza volerlo dicendo : “ Ho un’altra sorpresa per te”
Appena abbiamo finito anche il dolce è la stessa Airina a scortarmi nel luogo in cui a quanto pare c’è la mia sorpresa. 
Imbocca i corridoi con una sicurezza quasi sovrannaturale e non esita mai neanche per un secondo sulla direzione da prendere, quando arriviamo in fondo ad un corridoio però penso che forse ha perso l’orientamento o che si è sbagliata.
Con dolcezza appoggia il palmo alla parete e poi inizia a sussurrare qualche parola che non riesco a capire.
Nella parete appare una porta di ferro nero dall’aria non proprio accogliente, Airina la spinge come fosse fatta di fogli di carta e poi prosegue nel corridoio buio aldilà .
Mentre camminiamo nel buio mi chiedo come una Maligna possa sapere di questo passaggio segreto, magari Airina un tempo ha vissuto qui quando era piccola o forse anche questo fa parte del loro progetto.
Dopo qualche minuto noto un bagliore in fondo seguito da uno strano odore, sembra quasi acqua mischiata con ferro e sale o forse è solo sudore ma non quel sudore dato dalla fatica , più il sudore dato dallo sforzo e dal dolore.
Quando finalmente riesco a scorgere cosa c’è nella stanza non posso far altro che stringere i pugni e mordermi la lingua per non mettermi ad urlare .

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Scusate tanto se non ho pubblicato prima ma l'ispirazione è mancata.
Non sono molto sicura di come sia uscito il capitolo neanche ora che è completo.
Spero solo che vi piaccia, sarei molto contenta se mi diceste che cosa ne pensate. Grazie della pazienza e grazie a tutti quelli che leggono e che recensiscono, buona lettura.
percabeth2000



La stanza è circolare ed è completamente costituita da fredda e rozza pietra grigia.
Sulle pareti sono disposte maniglie e chiodi di ferro arrugginito e sporco di un liquido scuro e denso: sangue rappreso.
Non è tutto questo che mi fa venir voglia di urlare però, anzi, la stanza è la parte meno dura dello scenario che ho di fronte.
Will ha le mani legate da delle spesse catene che lo fanno restare a braccia aperte, i piedi sono legati insieme da una corda mentre le ginocchia restano appoggiate al pavimento.
Tutto è stato fatto per mantenere la schiena tesa e ben scoperta.
- L’hanno trovato sul limitare della foresta, stupido da parte sua.  La pagheranno cara. – racconta Airina.
Non sa che è stato lui a portarmi fuori dal castello quella notte e forse è meglio così perché secondo la mia versione dei fatti mi ha portato via solo per usarmi.
Per quanto cerchi di mantenere un’espressione indifferente i miei occhi non possono fare a meno di staccarsi dall’orribile scena che ho davanti.
Will è veramente conciato male, non so quando l’hanno trovato ma gli hanno tolto la maglietta e i pantaloni sono pieni di strappi e ricoperti di polvere. I polsi e le caviglie sono arrossati ma non tagliati o grattati mentre per terra ci sono sparse delle piccole gocce rosse e vischiose. Sangue.
- Questo cagnaccio però non ci vuole rivelare nulla, neanche un piccolo indizio sulla loro posizione, ma vedrai che Brutus riuscirà ad essere abbastanza convincente … - dice Airina mentre un sorriso malefico le si dipinge in volto.
Una sensazione sgradevole e orribile, un presentimento che cercavo di ignorare, mi fa rabbrividire mentre noto altri particolari.
Brutus è un omone alto sì e no un metro e sassanta ma con due spalle gigantesche e un busto massiccio. Attorno all’avambraccio tiene arrotolata una frusta nera che termina in due lacci con una punta di metallo sottile ma alquanto tagliente.
Non sono sicura che Will mi abbia visto, tiene il voto abbassato e l’unica cosa che posso vedere sono i suoi bellissimi capelli ora ricoperti di sporcizia. Mi accorgo che è sudato e rassegnato, non cerca minimamente di liberarsi.
- Non ve lo dirà mai, è inutile. Il lupi sono fedeli al proprio branco fino alla morte – provo a dire spostando lo sguardo sul volto di quella che si crede mia madre.
- Allora morirà seguendo ciò in cui crede – risponde lei guardano fissa davanti a sé.
Brutus ha sciolto la frusta e in pochi secondi la fa schioccare.
Come fa Airina a restare così ferma? Così composta davanti a questo?
La frusta scatta così velocemente che quasi non riesco a vederla però so che ha c’entrato il suo bersaglio perfettamente. Will caccia un urlo di dolore che però spegne quasi subito , non vuole dare la soddisfazione di essere visto dolorante.
La frusta schiocca di nuovo e anche questa volta va a segno. Will si limita a gemere dolorante.
Ho i nervi a fior di pelle, tutto questo è un incubo. Devo restare immobile e non far saltare la copertura perché useranno Will se gli dico di smettere.
Fino ad ora ho pensato a questo, ma Airina non vuole usarmi infondo, vuole solo che regni e che mantenga il potere così come lo sta facendo lei anche se salvo Will ora non lo userà ma lo terrà come un servo, uno schiavo.
Ho sempre pensato che piuttosto di vivere schiavi sia meglio la morte ma infondo Will al massimo lavorerà per loro solo per un paio di giorni e posso chiedergli di averlo come schiavo personale. Airina sarà contenta di vedere che sono d’accordo con loro e Will si salverà .
Tutto questo senza dover dire niente su quello che provo per lui.
- E se lo teneste per me? Come mio schiavo personale? Sarebbe il giusto pegno per avermi usata e in più sarebbe una prova del nuovo potere – dico voltandomi per osservare la sua reazione.
Airina alza una mano proprio mentre Brutus sta per schioccare un altro colpo di frusta ma al suo comando tutto cessa.
- Non vi darà comunque alcuna informazione, lo sappiamo bene entrambe. Guariamolo e teniamolo come mio schiavo è giovane perché sprecarlo? – chiedo un po’ più sicura.
Ho paura che dica di no ma penso di conoscerla abbastanza bene per sapere che anche lei non ama gli sprechi.
- Bè Michelle, forse hai ragione, ti serve un buon allenamento e devi imparare ad avere più polso perciò sono d’accordo ma bada bene di essere severa e dovrai guarirlo tu. Ne io ne altri dei miei hanno tempo da sprecare con questo cane. E’ tuo, facci quello che vuoi. – mi dice – Brutus, slegalo – ordina all’omone.
Brutus non batte ciglio ed esegue l’ordine. Una volta slegato Will si accascia a terra senza emettere alcun suono e Airina mi fa cenno con la testa di prenderlo.
Cerco di avvicinarmi il più lentamente possibile anche se vorrei solo correre da lui e poi mi faccio girare un suo braccio intorno al collo.
Anche se mezzo svenuto Will riesce a tenersi in piedi e ad usarmi come appoggio almeno per la metà del tragitto che dobbiamo percorrere, poi intuendo che verrà usato come schiavo, prova a rallentarmi in qualunque modo ma è troppo debole.
- Dove lo posso curare? – chiedo .
- In camera tua ma stai attenta, potrebbe trasformarsi anche se è in queste condizioni – mi risponde Airina prima di andarsene chissà dove.
Apro la porta della mia camera e cerco di stendere Will il più delicatamente possibile lasciandogli la schiena bella scoperta per poterla curare.
Ora siamo soli.
-Will. Will. Mi senti? Sono io, Michelle … -provo a chiamarlo ma dalla sua bocca esce solo un rantolo sottomesso.
Spesso ho reputato che tenere in camera un kit di pronto soccorso fosse per lo più inutile … Un grande sbaglio.
Prendo il kit e lo apro sul comodino vicino al letto e per prima cosa apro il disinfettante, strappo un pezzo di una mia maglietta pulita e poi inizio a disinfettargli i tagli.
Will  non urla ma continua a rantolare dolorante e io cerco di essere il più precisa e veloce possibile per alleviare le sue sofferenze.
Vorrei fasciargli la schiena ma per farlo devo girare le bende intorno al busto e ora come ora Will è troppo sfinito.
In piedi, mentre guardo la pelle di  Will e tengo in mano la stoffa sporca del suo sangue mi accorgo di essere stanca come non lo sono mai stata, stanca e spaventata.
Distolgo lo sguardo e vado in bagno a lavarmi le mani e la maglia, poi ricordandomi della tuta per gli allenamenti, torno incamera a prenderla e lavo anche quella. Continuo a sfregare con foga e quando è tutto pulito rimango comunque a pulirmi le mani, non riesco a togliere il pensiero che siano impregnate del suo sangue.
A volte ho pensato di voler Will qui ma non in questa maniera, non per questo motivo. Perché se ne stava sul limitare del bosco? Che voleva fare? Si è quasi fatto ammazzare …
Torno in camera il più silenziosamente possibile e usando la sedia della scrivania mi siedo accanto a Will , devo restare sveglia nel caso si svegli e non capisca dove si trova e in più appena si riprende un po’ ho intenzione di fasciargli le ferite perché in caso contrario ci metteranno molto più tempo a guarire.
Non passa molto tempo, forse circa un paio d’ore, e Will si sveglia sbarrando gli occhi come un gatto davanti ad una macchina . Sembra davvero spaventato e disorientato, è la prima volta che lo vedo così.
- Tranquillo Will, ora sei al sicuro – cerco di rassicurarlo spostandogli un ciuffo che gli è ricaduto sugli occhi.
- Sei davvero qui? Non è un sogno vero? – mi chiede chiudendo gli occhi.
- Sono qui Will , sul serio – lo rassicuro accarezzandogli la guancia.
A volte mi sembra di avere una dipendenza patologica da Will, mi è bastato un solo giorno lontano da lui e tutto ciò che vorrei fare ora sarebbe stringerlo a me.
- Mi sei mancata – mi dice sorridendo.
Quel sorriso mi fa scoppiare un groppo di rabbia in gola. Come può sorridere quando è in queste condizioni? Voglio proprio sapere che diavolo ci faceva sul limitare di quel cavolo di bosco!
- Ti sei fatto catturare … a che cavolo stavi pensando Will?!? – gli chiedo – Se tu fossi morto io … Io … Io non so cosa avrei fatto brutto stupido di un licantropo! – ed è proprio vero, senza di lui non so se sarei riuscita ad andare avanti, non sono sicura neanche che sarei riuscita a respirare come ho fatto fino ad ora, non avrei più avuto appetito  e tutte le notti sarei morta di dolore.
- Non rimproverarmi! Mi hanno trovato questa mattina presto perché girovagavo con in testa gli incubi. Non mi sono accorto di loro, non volevo certo farmi catturare ma tu te ne sei andata e non sapevo cosa ti avrebbero fatto. Ho sognato che ti torturavano e … - Will si blocca.
Calde e grosse lacrime mi scivolano giù sulle guancie. Non so dire per cosa siano esattamente : tristezza, dolore, senso di colpa, spavento, felicità.
- Scusa, ho avuto paura di perderti – gli sussurro asciugandomi le lacrime con il dorso della mano.
Non volevo urlargli contro, non se lo meritava ed io non avevo il diritto di giudicarlo senza neanche sapere i fatti, infondo io avrei fatto lo stesso per lui.
- Lo so, anche io … - dice Will provando ad alzarsi seduto. Si rigira con la pancia verso l’alto, senza appoggiarsi con la schiena, ma appena appoggia le mani sul letto, cade sui gomiti in un gemito di dolore.
 D’istinto cerco di ritirarlo su provando ad alzarlo per la vita.
- Forse è meglio bendarti un po’ – faccio presente e lui annuisce d’accordo con me.
Dal kit di pronto soccorso prendo delle bende e inizio a fasciargli tutto il busto. La tristezza sembra essersi attutita e tra di noi iniziano a formarsi un mucchio di domande sospese.
- Che ti hanno fatto? – inizia Will mentre faccio il secondo giro attorno al suo corpo.
- Nulla di male, tranne quello che hanno fatto a te e che vogliono fare al popolo e alla loro vera regina . Airina mi ha regalato una splendida cavalla nera – gli dico concentrata  sul mio lavoro.
- Ti ha fatto un regalo? – chiede Will sorpreso protendendosi in avanti.
- Sta fermo! – lo rimprovero – Sì, lei … lei crede … - inizio.
Non so come spiegarglielo perché in realtà non ho ben capito nemmeno io che cosa veramente sia successo ieri sera, è stato tutto così surreale e continuo ad essere convinta che lei creda davvero ciò che ha detto.
Will mi guarda interrogativo cercando di intuire i miei pensieri.
- Crede che io sia sua figlia. Non di sangue, questo lo sa, ma dice di avermi protetto e di aver sempre progettato per me potere e ricchezza. – gli rivelo.
- Sul serio? Crede davvero che tu sia sua figlia? – mi chiede lui non solo sorpreso ma anche un po’ sospettoso.
- Le è scappato ieri sera e Will, è stata sincera, devi credermi. Lei ci credeva sul serio mentre lo diceva. – gli rispondo mentre finisco si sistemargli le bende.
- Ma è inverosimile … - pensa ad alta voce.
- Lo so. – stavo anch’io pensando esattamente la stessa cosa.
- Will, tu sei il mio schiavo da questo momento, era l’unico modo per farti sopravvivere. – aggiungo dopo vari istanti di silenzio ansiosa di lasciare l’argomento in sospeso, almeno per un po’, – quindi , non dovrai essere troppo gentile con me, almeno all’inizio –
-Il tuo schiavo eh? – mi dice appoggiandosi al cuscino e sorridendo divertito – E quali sono gli ordini? –
Entrambi siamo ancora piuttosto tesi e Will resterà sveglio solo per poco, ha veramente bisogno di riposarsi.
Ci sono ancora troppe questioni che devono essere risolte, tante persone che dobbiamo proteggere e tanti ostacoli che dobbiamo superare.
In questo momento ho bisogno di lui come ho bisogno dell’aria. Ho bisogno di sapere che è qua vicino a me e che ci resterà .
- Baciami – dico.
Will appare per un secondo confuso, l’ho detto con un tono particolarmente serio e questo deve averlo lasciato perplesso.
- Sono bendato e dolorante, si può avvicinare principessa ? – chiede lui con lo stesso tono serio.
Mi avvicino piano appoggiandomi in ginocchio sul materasso e poi allungandosi verso di lui, arrivata a neanche dieci centimetri Will mi prende il viso tra le mani e in un colpo fa combaciare le nostre labbra.
Will continua ad avere il sapore della libertà e io non riesco a non pensare a quanto mi sia mancato e a quanto voglia stare con lui.
Se potessi scegliere come morire, sicuramente vorrei farlo soffocata da lui, soffocata dai suoi baci e dalla sua stretta.
Will si stacca quasi subito mantenendo però una certa vicinanza.
- Va bene principessa? – mi chiede continuando la falsa.
- In realtà ne vorrei … - mi blocco scattando in piedi. Qualcuno ha bussato alla porta.
- Non posso uscire! Quante volte lo devo ripetere? – chiedo arrabbiata. Non si poteva scegliere un momento peggiore per venire a bussare.
- Airina ha fatto togliere le protezioni, puoi uscire tranquillamente – risponde una voce dall’altro lato della porta. Lucilla.
Velocemente vado ad aprire e me la ritrovo davanti con un vestito rosso scarlatto tra le braccia.
- Vuole che tu metta questo, tra un’ora e mezza c’è la cena ma lei vuole vederti tra dieci minuti nella sala del trono  - mi avvisa.
- Grazie Lucilla. – rispondo mentre lei inizia ad allontanarsi ed io a chiudere la porta.
- Devi andare? – mi chiede Will sbuffando.
- Già … Dormi un po’ tu, hai bisogno di recuperare le forze, io cercherò di tornare con qualcosa subito dopo cena – rispondo mentre guardo il vestito un po’ più attentamente.
- Dopo cena? – mi chiede lui.
- Sì, vado a salutare la mia cavalla Buria, ceno e poi torno. Non ti accorgerai neanche della mia assenza – rispondo dirigendomi verso il bagno per cambiarmi.
- Impossibile non accorgersene- sussurra lui mentre chiudo la porta e il mio cuore fa un balzo.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Chiedo davvero scusa per il ritardo sproporzionato. Non voglio usare altro tempo perciò spero solo che il capitolo vi piaccia.
percabeth2000

Quasi senza accorgermene sono già in corridoio diretta alla sala del trono.
Ho deciso di vestirmi con l’abito che Airina ha scelto per me e che Lucilla mi ha portato. E’ veramente strano portarlo perché mi sembra fatto apposta per me, è perfetto per i miei gusti e si capisce chiaramente che chi lo ha scelto mi conosce.
E’ stretto in vita mentre sul fondo si allarga in una gonna non troppo ampia e molto comoda, le maniche sono lunghe e lo scollo non è profondo, è di un viola molto intenso e sul corpetto ha un ricamo nero che ricorda dei rami intrecciati.
Non riesco ad essere troppo in ansia per questo incontro anche se non ho idea di che cosa voglia dirmi o di cosa vuole parlarmi il pensiero di Will qui è come un balsamo per il mio corpo, la mia mente e il mio cuore.
Come è bello camminare per il castello da sola anche se solo per poco, sembrerebbe quasi di essere tornati ai vecchi tempi se non fosse che ormai tutto è cambiato.
Il fetore dei rifiuti e degli alcolici si sente praticamente ovunque e tranne alcuni corridoio e alcune sale ciò che riesco a scorgere attraverso le porte è il delirio totale: mobili gettati a terra, quadri rotti, poltrone graffiate e rovesciate.
Prima che la nostalgia possa travolgermi arrivo alla sala del trono e quando entro trovo Airina che cammina avanti e indietro con fare pensieroso,si volta quando chiudo la porta alle mie spalle.
- Ti sta un incanto – dice mentre mi osserva avvicinarmi. Mi limito a fare un cenno di ringraziamento con la testa.
- Di che cosa vuole parlarmi? – chiedo quando le sono di fronte.
- Come sta il cane? – ribatte invece lei quasi nervosa.
- Dorme – ribatto fredda aspettando una sua spiegazione.
Airina annuisce distratta e poi sospira. Per la prima volta la sua espressione mi fa davvero pena.
- Ti prego, non fidarti. Io so quanto possano sembrare dolci e hanno un fascino quasi innato ma non fidarti … ti farà solo del male- ha un tono quasi di supplica.
- Cani, nient’altro che questo sono – riprende con una voce decisamente più arrabbiata e con i pugni stretti         - Prima ti fanno credere di essere innamorati di te e invece ti usano solo perché hai delle potenzialità che loro non hanno, nel frattempo se la fanno con le loro lupe-
Airina è davvero arrabbiata ma in fondo ai suoi occhi si vede anche il dolore acuto che un qualche licantropo sconsiderato gli ha provocato.
- Come fa a dire che solo i licantropi fanno queste cose? – chiedo io con cautela.
- Sono dei porci ecco perché, animali senza la minima traccia di emozione e gli animali servono gli uomini . presta la massima attenzione e ora và, la cena è tra due ore – mi dice girandosi e andandosene con un passo duro.
La osservo mentre si allontana . Ora capisco perché odia tanto i licantropi: qualcuno le ha spezzato il cuore. Più che spezzato glielo ha letteralmente strappato dal petto rendendola la brutale donna che è diventata adesso, probabilmente con la vista annebbiata dal dolore e dalla perdita si è unita alle Maligne e con il rancore e l’ira che prova verso di loro l’hanno eletta capo.
Provo a pensare  cosa farei io se Will mi usasse e contemporaneamente mi tradisse anche. Ne uscirei distrutta, probabilmente piangerei per notti intere fino a quando mi ritroverei senza più una lacrima, senza sentire niente se non un sordo ronzio che continuamente mi martella la testa. E poi verrebbe la rabbia, cieca e brutale.
E’ troppo tempo che sono qua ferma a fissare il vuoto e così mi metto a camminare verso la scuderia dove c’è Buria.
Come sempre la scuderia mi accoglie con il suo profumo di fieno ma sono ancora troppo concentrata a rimuginare le parole di Airina.
E’ così strano come un’emozione bella come l’amore sia in grado di trasformare le persone. Ci rende liberi e allo stesso tempo ci intrappola perché non puoi scappare da un sentimento così profondo e poi quando questo ti si mostra per qualcosa di falso e opportunista tu rimani intrappolato .
E’ un po’ come essere una mosca nella tela del ragno. Non c’è via di scampo.
Come si può sfruttare una persona con un sentimento così puro e dolce? Perché macchiare di peccati un’emozione che dovrebbe essere libera e senza secondi fini? Perché rovinare una vita?
Nn riesco a distogliermi da questi pensieri ne mentre sto con Buria ne mentre la cena procede nel silenzio più assoluto. Neanche Airina che di solito cerca di farmi credere che non sia successo nulla parla e sembra che anche i vampiri che come al solito sostituiscono i quadri non respirino.
E’ come assistere ad un funerale: il funerale di un cuore che non esiste più.
Torno alla mia camera con una scodella di zuppa e un pezzo di pollo per Will e quando entro lo trovo intento a leggere alcuni appunti che erano ordinatamente sistemati sul comodino.
E’ così concentrato che non si è accorto di me e così mi prendo un secondo per osservarlo. E’ così bello mentre se ne sta seduto concentrato sulle parole che ho scritto, con il sopracciglio nero rilassato e i capelli sparati ovunque.
Le coperte intorno sembrano fargli da cornice e con un certo imbarazzo mia accorgo che sta leggendo i mie appunti. Sul mio letto. Mezzo nudo.
- Allora hai fame? – gli chiedo chiudendo la porta con il piede.
- Sei bravissima … - mi dice sollevando lo sguardo con la bocca leggermente socchiusa.
- Te l’avevo detto che ti avrei portato del cibo – rispondo scrollando le spalle.
- Non per quello -  scrolla la testa – Per questo – dice alzando i fogli.
- Oh- mi limito a dire. Nessuno legge mai i miei appunti, di solito nessuno entra neanche in camera mia. Will ha proprio deciso di ribaltare la mia vita. Involontariamente sorrido al pensiero di Will e di come sarebbe la mia vita con lui ma poi la tristezza e il dolore della delusione di Airina mi fanno impensierire.
- Stai bene? – mi chiede lui leggermente preoccupato. Annuisco senza convinzione porgendogli il piatto.
- Che è successo? – mi chiede dopo un po’ incitandomi a sedermi vicino a lui.
Mentre Will finisce di mangiare gli racconto tutto. Ed è così strano riuscire a parlare senza filtri e senza bisogno di pensarci, con lui esce così naturale e semplice come se fossi abituata a confidarmi mentre sono sempre stata piuttosto chiusa.
- Tanto per chiarire … Io non faccio niente del genere – dice lui dopo che ho finito di parlare – E come te penso che sia un atto spregevole e insensato – continua prendendomi per il mento e avvicinandomi al suo viso.
IL bordo del vassoio mi preme contro lo stomaco ma sono talmente persa nei suoi occhi che anche se mi stesse trafiggendo non mi sposterei.
Will non mi bacia subito, avvicina le nostre labbra fino a quando non si sfiorano appena e poi rimaniamo così per un po’ fermi a contemplarci e a sentire i rispettivi respiri sulla pelle.
Quando le sue labbra mi toccano è come se fossi sollevata in aria, innalzata da due braccia invisibili.
Dopo poco due braccia ci sono davvero e il vassoio viene spostato malamente alla destra di Will, approfittando dell’assenza del vassoio mi avvicino di più e infilo le mani tra i suoi capelli.
I capelli di Will non sono puliti e nemmeno lui eppure non provo ribrezzo o schifo, in realtà la cosa non mi turba minimamente.
Quando ci stacchiamo appoggio la fronte alla sua e con più delicatezza possibile gli sussurro : “Dovresti farti una doccia” lui annuisce sorridente.
- Pensi che potrei farti ciò che è successo ad Airina? – mi chiede dopo un po’ giocherellando con una mia ciocca.
- No. E’ solo che se non fosse stata devastata dall’amore non si sarebbe mai unita alle Maligne e tutto questo non sarebbe mai successo – dico.
- Se ci concentriamo sui se la nostra vita sarà un rimpianto unico – dice Will continuando a giocare con i miei capelli.
Già … Se pensiamo costantemente che avremmo potuto fare un’altra scelta, che forse sarebbe stato meglio così, che se magari avessi preso quell’altra strada saremmo arrivati prima allora la nostra vita sarebbe solo un rimpianto, un costante pensiero fisso rivolto al passato.
Se si vuole davvero fare qualcosa allora è meglio guardare il presente, ormai la scelta si è fatta e bisogna arrivare alla fine in qualche modo.
- Hai ragione – acconsento – Ma anch’io ho ragione, Will, ti serve una doccia – ripeto.
- Ehi non puzzo così tanto e poi prima non mi sembra ti abbia dato fastidio – mi dice con un sorriso malizioso che mi fa arrossire .
- Bè ora invece mi da fastidio – ribatto cercando di nascondermi le guance con i capelli.
- Donne … che le capisce è bravo – borbotta lui alzandosi piano mentre io sistemo il vassoio sulla scrivania.
- Le bende Will … non ti puoi lavare con addosso le bende – dico io leggermente divertita dalla sua noncuranza .
Annuisce mentre inizia a togliersi le bende srotolandole con cura, io distolgo lo sguardo e cerco di sistemare i pochi oggetti che sono ancora in giro.
Quando mi volto Will è davanti allo specchio e si sta fissando la schiena con uno sguardo strano, quasi non creda sia veramente la sua.
- Ora sono ancora un po’ brutti ma guariranno presto, soprattutto se dopo la doccia ti faccio qualche incantesimo di guarigione – cerco di rassicurarlo io mettendomi al suo fianco.
I tagli sono più profondi di quel che pensavo e intorno la pelle si è arrossata .
- Resteranno le cicatrici … - pensa ad alta voce. Scuoto la testa osservando i tali riflessi sullo specchio.
- No, non resterà nulla. Ora però vai a lavarti – dico spronandolo a staccarsi dal suo riflesso.
Will si avvia verso il bagno e mentre si fa la doccia io ripasso gli incantesimi di guarigione.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Salve! So che non posto da un sacco e mi dispiace ma non riesco a scrivere molto ora che la scuola è ricominciata quindi ho deciso di fare così : cercherò di postare più spesso ma i capitoli saranno più corti.
In questo periodo non mi va neanche il computer ( sto usando quello di mio cugino) quindi non so bene come farò a gestire la cosa ma farò il possibile.
Buona lettura,
percabeth2000




Gli incantesimi di guarigione non sono molto complessi e i principali si insegnano a sette anni in modo da potersi curare da soli sbucciature e piccoli tagli.
Gli incantesimi di guarigione sono semplici ma non se li stai facendo sulla schiena nuda del ragazzo che ti piace, in quel caso … restare concentrati non è facile.
- Quanto ci metterai?- mi chiede Will mentre batte il piede sul pavimento con impazienza.
- Will, abbi almeno un po’ di pazienza – gli rispondo sbadigliando un attimo dopo.
- Ehi … - dice Will dolcemente girandosi verso di me.
- La schiena Will! – esclamo io provando ad andargli di nuovo alle spalle per finire il “lavoro”.
- Hai bisogno di dormire almeno un po’ e poi per oggi sono apposto, sto già molto meglio – dice lui bloccandomi e accarezzandomi una guancia mentre sbadiglio una seconda volta.
- Ma … - provo a dire ma un terzo sbadiglio mi blocca.
- Sei tenera mentre sbadigli- dice sorridente.
- Grazie. Però almeno le bende vanno messe – rispondo io.
Will annuisce sempre sorridente e prende le bende pulite sulla scrivania passandosele intorno al busto e facendo una bella fasciatura.
So che è scortese e moralmente sbagliato però non riesco a togliergli gli occhi di dosso … E’ a piedi nudi e indossa un paio di miei pantaloni della tuta che fortunatamente sono abbastanza larghi per non strizzargli le gambe come due salami, il petto quasi completamente ricoperto di fasciature è muscoloso e il viso … Oddio mi ha beccata.
- Noti qualcosa che ti piace?- mi chiede evidentemente divertito.
- Io … - le guance si sono notevolmente accaldate e ho iniziato a far vagare lo sguardo per la stanza imbarazzata.  Non avevo certo pensato al fatto che potesse vedermi.
- Scusa – dico alla fine sospirando.
-Bè … infondo sono il tuo schiavo personale , puoi fare quello che vuoi – dice lui avvicinandosi – e poi non è un fatto tanto grave-
Continuo a guardarmi i piedi. Immagino le mie dita muoversi all’interno delle scarpe, le contraggo e le rilasso ritmicamente cercando di allentare l’agitazione e la vergogna.
- Puoi anche guardarmi mentre ti parlo sai? – mi chiede lui alzando il mento.
- Sì che lo so, ma tu sei il mio schiavo no? Quindi non sono obbligata ad essere educata con te – rispondo con aria altezzosa.
- Oh ! Ecco di nuovo la mia ragazza! – esclama felice afferrandomi per la vita.
- La tua ragazza? – chiedo io inarcando un sopracciglio mentre mi si allarga un sorriso sulla faccia. Non l’aveva mai detto.
- Certo se tu vuoi … - ora è lui ad essere in imbarazzo. Punta la sguardo sui nostri piedi che quasi si sfiorano.
- Se io voglio … - ripeto mettendo un dito sotto il mento con fare pensieroso – se io voglio … -
- Lo stai facendo apposta vero? – mi chiede fingendosi arrabbiato.
- Se ti stai riferendo a questa lentezza …  No, io e la mia voglia di farti soffrire non c’entriamo- rispondo convinta trattenendo a stento una risata. L’intento però non va a buon fine e dopo poco mi ritrovo quasi a piegarmi dal ridere.
- Ok, ok, ora però ho bisogno di una risposta seria Michelle – mi riprende dopo un po’ lui. Ha gli occhi seri e il viso è preoccupato.
Come può credere che la mia risposta sia diversa da un sì ?
Per una volta prendo l’iniziativa e alzandomi sulle punte lo bacio. All’inizio è rigido e forse anche un po’ sorpreso però dopo qualche secondo mi afferra per la vita e mi stringe a sé mentre io immergo le mani nei suoi capelli ebano.
- E’ una risposta abbastanza esaustiva? – gli sussurro con il respiro un po’ corto.
- No – risponde sussurrando a sua volta.
Ho appena il tempo per ascoltare la risposta e rimanerne un secondo confusa prima di sentirmi alzare da terra e venire trasportata sul materasso. Will mi fa sdraiare e poi si stende di fianco a me continuando a baciarmi fino a togliermi il respiro.
- Se ci trovasse Airina non credo che approverebbe – dico giocherellando con una sua ciocca. Inizio a capire perché gioca così spesso con le mie … E’ un modo come un altro per mantenere il contatto senza bisogno né guardarsi né di toccarsi direttamente.
-Ma non ti toccherebbe con un dito, sembra che ci tenga davvero a te – dice lui osservando il soffitto steso a pancia in su.
- Potrebbe toccare te però – ribatto io osservandolo.
Tutto quello che ricevo in risposta è un’alzata di spalle.
- Sei un testardo, stupido, aspirante suicida di un licantropo – dico sbuffando e sistemandomi con più delicatezza possibile sul suo petto.
- Già … E tu sei la strega più stupida, incoerente e avventata che conosca – ribatte lui accarezzandomi i capelli.
Un sorriso mi si dipinge sul viso quasi spontaneamente e anche se non riesco a vedere il viso di Will sono sicura che anche lui sta sorridendo. Il mio sorriso viene però interrotto da un altro sbadiglio .Will si lascia sfuggire una risata.
- Ora dovresti dormire- mi dice continuando ad accarezzarmi i capelli .
- Anche tu Will – sussurro.
Poco dopo sprofondo in un sonno tranquillo scandito dalle carezze di Will e dal battito del suo cuore.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Salve! Questa settimana sono riuscita a postare e sono davvero molto contenta! Spero che il capitolo vi piaccia.
percabeth2000
Ringrazio chi fino ad ora mi ha seguito e mi ha sopportato. Un grazie speciale a chi ha inserito la storia tra le preferite/ seguite/ricordate e un enorme GRAZIE a chi ha recensito.


La mattina mi sveglio stiracchiandomi. Il primo suono che sento è la risata di Will.
-‘giorno – dico allungando le gambe – Cosa c’è da ridere? – chiedo con la voce ancora un po’ sonnolenta anche se ormai sono più che sveglia.
- Il modo in cui ti stiracchi … E poi stavo pensando a come sembri innocua mentre dormi, tutto il contrario di quando sei sveglia – mi risponde mentre continua a sorridere.
- Io non sono mai innocua e poi, cos’ha il mio modo di stiracchiarmi? – dico .
- Oh, niente, sembri un gatto – mi risponde con nonchalance. Oddio Aramis! Balzo in piedi come un fulmine, come ho potuto dimenticarmi di quello stupido gatto? Spero che sia ancora vivo.
- Che succede? – mi chiede Will preoccupato mentre osserva la mia espressione.
- Il mio gatto … Bè, quello di mamma. Non l’ho più visto – gli spiego.
- Quel gatto nero che aveva rotto il vaso in sala da pranzo?- mi chiede ed io annuisco confusa – tranquilla, l’ho visto quando mi hanno portato qui … credo che se ne vada giù nelle prigioni insieme a tua mamma-
- Oh. Grazie di avermi avvisato – dico sorridendo. Non sono mai stata brava a sorridere, quando sorrido spesso si nota che in realtà è tutta una finzione così sorrido raramente e solo se ho un motivo valido per sorridere. Stare qui con Will, essere ancora vivi mi da un motivo per sorridere anche se c’è ben altro da fare.
All’improvviso Will si posa una mano dietro la schiena lasciandosi sfuggire un lamento di dolore, quando la sposta ha la mano sporca di sangue.
- Will togliti le bende – gli dico avvicinandomi un po’ preoccupata. Non credo che sia niente di grave, durante la notte probabilmente qualche ferita si è riaperta ma vanno pulite e disinfettate subito altrimenti potrebbero fare infezione e per guarire ci impiegherebbero giorni.
Will inizia a sciogliersi la fasciatura ma quando arriva agli ultimi due giri si blocca.
- Mi dai una mano? Non ho la vedo la schiena e penso che le bende si siano un po’ appiccicate. Rischio di staccarmi tutte le croste se faccio da solo – mi chiede. In risposta mi avvicino e mi siedo di fianco a lui prendendo il lembo di benda che tiene in mano.
Con più delicatezza possibile gli srotolo le bende e quando arrivo all’ultimo strato noto che effettivamente si sono appiccicate un po’ alle croste a causa del sangue che è uscito e si è rappreso durante la notte.
Mentre tolgo le bende Will inizia a parlarmi.
- Non te l’ho detto prima , lo so avrei dovuto ma volevo passere un po’ di tempo con te restando relativamente tranquilli – dice con voce triste e alzandomi il mento per guardarlo negli occhi. Ho in mano le bende e sono sicura che anche le mie mani ora sono un po’ sporche del suo sangue.
- Il branco non vuole aspettare le truppe nel bosco. Attaccheranno quando ci sarà il processo di tua madre, credo che sarà dopodomani sera – prosegue sempre guardandomi negli occhi.
- Si faranno uccide, è pieno di vampiri , stregoni e streghe qui – dico  mentre mi scorrono sulle palpebre immagini di corpi a terra, lupi morti, sangue ovunque.
-Papà sta radunando quanti più branchi può-
- Will potevi dirmelo subito … - dico cercando di non apparire arrabbiata perché in realtà non lo sono. Avrei fatto anch’io quello che ha fatto lui.
- Te l’ho detto, volevo passare un po’ di tempo con te senza preoccuparci troppo di qualcosa che in realtà non possiamo controllare … - dice Will tranquillo ma mentre lo dice vedo un lampo di rabbia nei suoi occhi – Siamo adolescenti non dovremmo vivere così ne avere così tante pressioni ! Soprattutto non voglio che ne abbia tu – mentre parla mi accarezza il viso.
- Will , è impossibile non avere preoc … - provo a dire ma non mi lascia il tempo di finire.
- Lo sai anche tu cosa intendo Michelle – ribatte lui guardandomi serio e al contempo triste. Entrambi sappiamo che ha ragione, nessun adolescente, nessun adulto o bambino si meriterebbe di dover avere così tante preoccupazioni e intrecci da risolvere e scoprire. Ogni essere umano, ogni essere vivente dovrebbe poter vivere con un minimo di tranquillità e invece siamo tutti dentro questo casino e tutto è iniziato dal desiderio di potere e di supremazia.
- Se non fosse successo tutto questo non mi avresti baciato in quella grotta – gli dico abbozzando un sorriso. Will mi sorride a sua volta passandomi il pollice sulla guancia.
- L’avrei fatto comunque prima o poi. Avevo voglia di baciarti fin da quando mi hai fatto cadere all’allenamento e ti sono finito sopra- un lieve rossore ci circonda le guance mentre riportiamo alla mente le sensazione che abbiamo provato. Sembra passato così tanto tempo …
- Michelle io ti … - lo bacio prima che possa finire la frase. Ha le labbra come il velluto e anche se sento che vorrebbe finire la frase lui non si stacca e continua a baciarmi.
So cosa voleva dire, voleva dire quello che si aspettano tutti quando si sta insieme, quel ‘’ ti amo ‘’ che fa scaldare i cuori anche alle persone più fredde ma io non lo voglio sentire. Non voglio ascoltare le parole che hanno distrutto tanti cuori, tanto sono solo stupide parole che non servono a nulla, a me basta lui, qui, adesso.
Non so perché ma gli occhi si fanno umidi e improvvisamente sento un dolore lacerante al petto.
- Non dirlo ok? Troppe persone hanno usato questa parola senza darle un vero senso. Fa finta che non esista – gli sussurro trattenendo le lacrime.
- Ma … - prova a ribattere.
- Will. Ti prego … - gli chiedo.
Guardandomi Will nota immediatamente che sto male. Deve essere peggio di quanto credevo. La testa inizia a girarmi sempre più forte e dopo i capogiri viene un dolore sordo e continuo, inizio a piangere come una bambina, piago come se  trattenessi le lacrime da anni, senza ritegno.
- Michelle che c’è?-mi chiede preoccupato.
- Non lo so – singhiozzo. Ed è proprio questo che mi fa paura, non riesco a capire cos’ho.
- Ti fa male qualcosa? Se è per prima non volevo … - mi dice.
- Non è quello Will – parlo a pezzi interrotta dal fiume di lacrime che non vuole smettere di scendere.  In un secondo cado dal letto e l’unica cosa che sento è dolore. Riesco a sentire chiaramente il cuore rompersi. E’ impossibile eppure sta succedendo, è come se una miriade di aghi trafiggessero il cuore da parte a parte e mi viene voglia di urlare ma mi trattengo. Tutto quello che accade è come se avvenisse ad un’altra persona, registro Will che mi alza e mi mette sul letto mi parla ma non lo sento. Ho gli occhi talmente appannati che non ne distinguo il viso.
Il dolore aumenta e con lui la paura. Sono sicura di non essermi fatta niente, non mi sono tagliata, non ho una spada nel petto e allora perché mi sento morire? E’ come se tutto il sangue che ho nel corpo stesse defluendo mentre gli organi si piegano su se stessi e il cuore … Il cuore gronda sangue. Lo sento distintamente.
Non so per quanto tempo piango ne per quanto tempo sento questo dolore ma alla fine si affievolisce e mentre tutto sfuma mi rendo conto di essere tra le braccia di Will sul pavimento, con i pugni tanto stretti da essersi quasi immobilizzati.
Non ho idea di cosa dire, sono ancora così scossa e spaventata che ricomincio  a piangere ma non come prima, piango come faccio di solito, non mi viene da urlare e non sento neanche tutto quel dolore.
- Will … - chiamo e lui mi da un bacio sulla guancia. Un bacio delicato e rassicurante che mi fa smettere di piangere.
- Prima non ti sei fermata – mi dice con la voce un po’ rotta. Deve aver pianto anche lui.
- Io … Era come morire, non so perché … - non riesco a dire nient’altro sono ancora troppo scioccata e gi occhi e la testa mi fanno male da tanto piangere.
Will cerca di tranquillizzarmi come può lasciandomi piangere ancora per un po’. A volte piangere aiuta a liberarsi da pesi che altrimenti sarebbero insostenibili.
Mentre mi tranquillizzo inizio a pensare un po’ più lucidamente. Michelle. Calmati. Pensa.
Will mi accarezza la schiena facendo dei cerchi che mi rilassano i muscoli e mi alleggeriscono il cuore. Pensa.
Passano pochi secondi e poi arriva … La risposta a tutto questo. Il dolore, la sensazione di morte, il cuore che si spezza. Airina ha condiviso il suo dolore con me.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Ecco a tutti il nuovo capitolo! Ora scappo ... a presto.
percabeth2000



I minuti successivi regna un silenzio sovrannaturale. Il mio respiro si è calmato . Will ha smesso di accarezzarmi però continua a stringermi.
- Che è successo ? – sussurra Will mandando fuori le parole che gli rimbombavano sicuramente in testa.
- Credo sia stata Airina – la mia voce è distaccata. Guardo il comodino con un misto di ammirazione e freddezza. Alle mie parole sento il corpo di Will irrigidirsi e sussultare quasi impercettibilmente.
- Cosa? – chiede.
- Ho detto che credo sia stata Airina- ripeto staccandomi un po’ dal suo braccio e guardandolo.
- Come? – chiede sempre più confuso.
- Credo che mi abbia fatto provare il dolore della sua perdita, quello che si prova a subire un tradimento. Forse voleva darmi un incentivo per restare all’erta – rispondo sempre più consapevole che è questa la realtà.
- Pensavo ti volesse bene … - sussurra lui.
-E’ così . Pensa di proteggermi – rispondo io.
Will si scosta e poi velocemente scatta in piedi, furente. Una specie di ringhio gli esce dalla gola,un ringhio da lupo, un lupo molto arrabbiato.
- Will… - provo a calmarlo appoggiandogli una mano alla base del polpaccio.  Ha lo sguardo volto dall’altro lato ma quando sente il mio tocco mi guarda e si abbassa appoggiandosi solo sui piedi.
- Will lei è … E’ come morta dentro, so che non può essere giustificata ma arrabbiarsi non farà che peggiorare il suo pensiero su di voi – gli dico cercando di mantenere un tono calmo e rilassato.
In realtà in questo momento non riesco a provare delle grandi emozioni, è come se tutto fosse  coperto da un velo di nebbia, tutte le sensazioni sono attutite come se fossi sotto sedativo. Probabilmente una conseguenza del dolore.
- Tu … Michelle piangevi un sacco, non capivo cosa avevi, ho provato di tutto ma non ti calmavi … Avevo paura di perderti. Ho paura di perderti – mi dice . Guardandolo negli occhi noto che sono leggermente lucidi come quando si sta per piangere.
- Aiutami ad alzarmi per favore – chiedo e prontamente Will mi aiuta e riesco ad alzarmi appoggiandomi alle sue braccia e sostenendomi come meglio posso. Mi sembra di avere i muscoli addormentati.
Quando sono in piedi lo abbraccio con tutte le mie forze circondandogli il busto con le braccia. Will si rilassa un po’ e mi abbraccia a sua volta appoggiando il mento sulla mia testa.
- Non mi perderai Will – dico.
- Ma non puoi affermarlo con sicurezza – ribatte lui ed entrambi ci scostiamo un po’. Io per alzare la testa a guardarlo e lui per abbassarla.
Ha ragione. Non posso promettergli che rimarrò viva, che non mi farò del male. Non posso promettergli cose che non rientrano nei miei poteri.
Siamo tutte persone potenti, persone che fanno azioni che altri oserebbero solo immaginare. I licantropi corrono con il vento, le streghe dominano gli elementi , i vampiri creano illusioni tanto belle da non distinguerle dalla realtà. Eppure nessuno di noi ha potere su questo casino. Nessuno può considerarsi al sicuro in questo mondo , nè oggi nè domani.
Da sotto la porta scivola un biglietto di carta lucida. Staccandomi da Will lo raccolgo e mi accorgo che è una specie di orario.
10:30 colazione
13.00 pranzo
20.00 cena
Porta anche il licantropo con te.
A.
 
Will mi appare dietro e da sopra la mia spalla legge il biglietto.
- Di solito non mi chiama così vero? – chiede con un sorriso amaro e adirato allo stesso tempo.
- Will … -
- Non provare a rabbonirmi. Quella donna può anche rovinare la mia vita ma se ti tocca, fisicamente o psicologicamente, non proverò neanche a trattenermi dal staccarle la testa – dice.
Lo guardo negli occhi e per la prima volta scorgo in lui quella furia e quella avventatezza con cui di solito si descrivono i licantropi. I suoi occhi non sono mai stati di un nero così freddo e deciso.
- Non farti provocare Will. Airina è brava in questo – dico lasciando il biglietto nelle sue mani e andando a cambiarmi in bagno.
Non ho voglia di farmi una doccia, in realtà non ho voglia di fare niente. Se potessi resterei tutto il giorno sul letto a guardare fuori dall’abbaino le nuvole che si muovono pigre. Invece mi metto un paio di jeans scuri e una maglione leggero viola scuro. Mentre mi pettino noto quanto il mio viso sia vuoto.
Mi è già capitato di sentirmi vuota, svuotata da ogni emozione, ma mai così. E’ come se non sentissi nulla, assolutamente niente, non riesco neanche a provare dolore o tristezza e nemmeno la paura che mi cova in petto sembra abbastanza forte da farmi smuovere qualcosa. Cosa mi ha fatto?
Mi sciacquo il viso e esco dalla porta allontanandomi dallo specchio come se potesse bruciarmi.
Una volta fuori Will si è già messo le bende e se ne sta lì fermo ad aspettarmi.
- Non mi hanno dato nulla da mettermi- il suo tono cerca di velare la rabbia.
- Vieni così – dico scrollando le spalle.
- Davanti al capo delle Maligne, che odia fortemente i licantropi perché uno gli ha spezzato il cuore, mezzo nudo – pensa ad alta voce mentre un sorriso gli increspa le labbra troppo rigide.
Niente. Assolutamente niente. Nessuna razione del mio cuore, nessun sollievo, neanche una capriola alla vista del suo sorriso. Un buco.
- Airina capirà – dico scrollando la testa e abbassando lo sguardo per evitare il suo, che mi osserva stranito e confuso.
Apro la porta e lo guido fuori dalla mia camera fino alla sala da pranzo. In realtà non ha bisogno di una guida visto che già conosce la strada ma mi fa restare comunque davanti.
-Ricordi? La prima volta mi hai fatto fare il giro ma non mi hai fatto vedere la sala da ballo, dove fate le feste- dice Will.
Faccio una deviazione passando davanti proprio a quella sala e fermandomici di fronte.
- Non è bella come una volta – dico prima di aprire, non senza un certo sforzo, la porta. La stanza è uguale a come l’avevo vista l’ultima volta: sporca, fetida e distrutta.
Will mi supera di qualche passo osservando con incredulità la stanza.
Non so cosa succede ma improvvisamente torno a provare le emozioni e all’improvviso mi sento felice come non mai. Ma alla felicità ben presto subentrano tutte le altre emozioni che erano rimaste assopite sotto lo strato di dolore e magia che Airina mi aveva lasciato. Le sensazioni si avventano su di me come una pioggia insistente e mi ritrovo a dovermi sostenere al muro per non cadere a terra.
Sopraffatta dalle emozioni mi lascio scivolare con la schiena lungo il muro. Alla fine mi ritrovo seduta con il viso rivolto verso il soffitto, sulle labbra nonostante senta un misto di paura e rabbia turbinarmi in petto mi si forma un sorriso di gratitudine.
- E’ un disastro questa sala …Michelle cosa ci fai lì seduta? –mi chiede Will girandosi e vedendomi per terra. Si avvicina e si abbassa restando appoggiato sui piedi.
- Michelle … - mi chiama.
- Potessi Will, ti bacerei – rispondo alzando la testa e osservandolo.
- Che ti è successo? – mi chiede sorridente – Non che mi dispiaccia questa tua affermazione –
- La magia deve avermi lasciato in trance per un po’, ora mi ha lasciato del tutto. L’affermazione sarà stata dettata da un minuto di follia – rispondo sempre sorridente.
Alle spalle di Will c’è un grande orologio appeso in lontananza. Segna le dieci e venti.
- Muoviti. Siamo in ritardo- lo incito alzandomi e dirigendomi verso la porta seguita da Will.
Non credo che Will abbia veramente capito che cosa è successo ma ora non ha importanza.
In qualche minuto siamo davanti alla porta. Will è evidentemente tirato e quella stessa tensione mi attanaglia il corpo. Ora che riesco a sentire di nuovo le sensazioni, sono quasi tentata di chiedere di ritornare allo stato in cui ero prima.
A volte però le sensazioni sono quelle che ci spingono ad andare avanti, a volte sono l’ossigeno che alimenta la nostra fiamma e senza di esse ci spegneremmo.
Apro le porte ed entro seguita a distanza di qualche passo da Will. Airina sta seduta tranquillamente a capotavola ma quando ci vede appoggia il bicchiere e mi invita a sedermi come al solito con un sorriso incoraggiante. Sono sicura che abbia visto Will ma non ne da alcun segno, come se lui non esistesse oppure non fosse lì.
- Come hai dormito stanotte? – mi chiede Airina mentre si mette nel piatto un po’ di frutta.
- Bene – rispondo semplicemente prendendo un bicchiere di succo al mirtillo.
- E tu? – chiede rivolta a Will. Per poco non mi strozzo con il succo. Non credevo che si sarebbe rivolta direttamente a lui e, nella remota possibilità, non avrei mai creduto che lo facesse così. Quasi… gentilmente.
- Le ferite bruciano un po’ – risponde Will serio, negli occhi un luccichio di sfida.
Airina scoppia in una risata fragorosa che mi fa irrigidire e che mette in agitazione anche i vampiri che stanno lungo il muro. Non posso vedere Will che mi sta alle spalle ma sarei pronta a scommettere che anche lui è rimasto turbato.
-Voi siete così … incontenibili – dice Airina sorseggiando un liquido scuro, credo sia vino.
Un sorriso le increspa le labbra. Non è un sorriso semplice da decifrare sembra arrabbiato, nostalgico e stanco.
- E questa mattina come è passata? – chiede guardandomi fisso negli occhi. Se avevo dei dubbi ora sono sicura che è stata lei, ha davvero condiviso il suo dolore con me.
- Senza troppi problemi – rispondo secca continuando a guardarla negli occhi anche se dentro di me l’unica cosa che vorrei fare è scappare da lei e dal suo sguardo.
In risposta si limita ad annuire e per il resto della colazione nessuno parla. Will resta per tutto il tempo dietro di me e non tocca cibo, in realtà non so neanche se potrebbe prendere qualcosa dal tavolo.
Non sono mai stata particolarmente lenta a mangiare anzi di solito finisco sempre di mia mamma. Mia mamma … chissà come sta giù nelle prigioni, chissà che cosa sa di quello che sta accadendo. Lei conosceva già da prima Airina o perlomeno era a conoscenza del pericolo infatti ne aveva parlato con Jason e voleva portarmi al sicuro.
Come con mia mamma finisco prima di Airina e così mi alzo dal tavolo.
- Andiamo da Buria – dico. Dalla mia espressione deve trasparire la rabbia che provo e se non è così mi dispiace. Airina deve vedere come mi ha ridotto, deve sapere che sono arrabbiata.
- A dopo – dice sorridendo. Il solito sorriso falso.
Mi giro e seguita da Will esco dalla stanza.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Allora ... Ecco il nuovo capitolo, è pronto da un pò ma mi dimenticavo di postarlo oppure internet non andava e quindi ci ho di nuovo messo un sacco di tempo. Spero che vi piaccia.
Volevo darvi una notizia: una mia amica ha scritto un'altra storia che sarebbe sempre ambientata in questo mondo, diciamo così, ci saranno sempre Michelle e William ma i protagonisti saranno Troy e una nuova ragazza. Che ne dite? fatemi sapere e buona lettura.
percabeth2000




-Ti ho preso questa … Non è molto ma è meglio di niente – dico a Will una volta lontani dalla stanza. Mentre Airina mangiava ho preso una mela cercando di sembrare il più naturale possibile. Nasconderla non sarebbe servito a nulla con tutti quei vampiri che osservano ogni movimento nella stanza.
- Va bene, grazie – dice Will prendendola ed addentandola con gusto. La mela fa un bel suono secco segno che non è una mela di quelle pastose. Quelle le odio.
- Buona? – chiedo a Will e lui annuisce sorridendo.
- Adesso ti mostro l’unica amica che mi sono trovata in questo macello-  dico.
Fuori non fa particolarmente freddo, ormai siamo in piena primavera e il venticello che scuote l’erba è piuttosto caldo. Le scuderie sono sempre rassicuranti e rischiarate dalla luce del sole.
Chi le ha progettate deve aver pensato al benessere dei cavalli, infatti le scuderie restano esposte al sole per quasi tutta la mattina mentre durante le ore più calde vengono rinfrescate dal vento che filtra dalla porta e dal legno.
- Airina era circondata da vampiri – dice Will buttando il torsolo della mela in un cespuglio.
- No Will, eravamo noi ad essere circondati da loro. Lei era la capostipite, un solo cenno e ci avrebbero ammazzati se lei avesse voluto – dico acida.
Generalmente provo pietà per Airina ma ora proprio non ci riesco. Non ha solo imprigionato mia mamma, non le vuole solo togliere la vita ma pretende anche di essere la sua sostituta. E per Will? Non ho mai provato un dolore simile a quello che mi ha fatto sentire lei e in seguito quel vuoto, così lacerante e crudele nella sua assoluta immobilità. Era come essere un burattino nelle mani di un intrattenitore.
Pietà? No, la pietà scompare sotto lo strato di ira e odio che le sue azioni mi fanno provare.
Immersa nei miei pensieri mi ritrovo di fronte al box di Buria che sbuffa e batte il piede per terra.
- Will attento che morde –dico notando la sua mano che si protende verso il muso della cavalla nera. Come da copione Buria fa scattare i denti ma Will fortunatamente è abbastanza veloce da schivare il morso.
- Una cavalla tranquilla vedo – dice massaggiandosi la mano.
- Airina dice che andremo d’accordo e lo penso anch’io – dico provando ad accarezzarla. Prova di nuovo a mordermi. Probabilmente l’ultima volta era stanca ed è stato un caso il fatto di riuscire ad accarezzarla e addirittura a strigliarla.
- Siete entrambe qui contro la vostra volontà …- pensa Will ad alta voce ed io annuisco sorridendo amaramente.
Provo di nuovo ad allungare la mano verso il muso di Buria e questa volta non cerca di mordermi ma in ogni caso appare riluttante.
- Non mi fido di lei – dice Will.
- Di Buria? – chiedo continuando ad accarezzarla con circospezione. Anche i cavalli più addomesticati possono mordere figuriamoci una che fino a poco fa era libera nei campi.
- In realtà pensavo ad Airina … Scusa sono da tutt’altra parte con la testa – mi risponde accennando un sorriso imbarazzato.
- Tranquillo Will. Posso capirti – gli dico. Il pelo morbido di Buria mi aiuta a non farmi prendere dalle riflessioni e a calmarmi. Per un po’ rimaniamo in un silenzio che non è silenzio, troppi pensieri nella testa e troppe parole non dette riempiono l’aria e la rendono sempre più pesante.
- Sai che facciamo? Adesso andiamo un po’ a correre- dico spezzando il pensiero.
-Correre? – chiede Will uscendo dal turbine di pensieri che gli affollava la testa.
- Sì correre … Così ti trasformi e ti sgranchisci le gambe – dico – Se ce la fai … - aggiungo poi ricordandomi delle bende.
- Ce la fai tu a resistere ad un’altra corsa su un licantropo? – chiede lui.
- Ma io non salgo su di te . Salgo su Buria–dico indicandola.
- Sei pazza … Non è mai stata montata, ti farai uccidere – dice lui guardandomi come si guarderebbe una matta… Bè forse lo sono.
- Hai paura di non riuscire a starci dietro? – sorrido io provocandolo.
Will sta per rispondere ma lo blocco invitandolo ad aiutarmi a prendere la mia sella e la testiera con le redini. Proprio al fianco delle stalle c’è un piccolo spazio dove teniamo tutti i finimenti per i cavalli e sul fondo c’è una sella di cuoio scuro, una sella un po’ ammaccata e rotta a dir la verità. Chiedo a Will di prenderla mentre io prendo la testiera con le redini dal gancio appeso la muro. Qui dentro c’è profumo di cuoio e di vecchio … Si sente il ricordo delle lunghe cavalcate al sole e di quelle nella nebbia, lo si percepisce sulla pelle e sui vestiti.
- Tu non vuoi farlo veramente vero? – mi chiede Will leggermente preoccupato mentre torniamo al box.
Alzo gli occhi al cielo e apro il box facendo scorrere la porta. Con cautela mi avvicino a Buria che non sembra affatto propensa a farsi mettere il morso. Da piccola mi è capitato di aver a che fare con cavalli che mordevano ma fortunatamente mi hanno sempre preso solo di striscio lasciandomi un livido e basta. Ho però la sensazione che se Buria  vuole veramente mordermi, mi staccherà un pezzo di carne senza alcun rimorso.
- Buona bella … Vuoi uscire di qui no? – chiedo io avvicinandomi con cautela. Alla parola ‘’uscire’’ sembra calmarsi un attimo, come se stesse decidendo cosa fare. Quell’attimo di calma mi per mette di avvicinarmi e di accarezzarla mantenendo sempre un certo grado di attenzione.
Dopo qualche carezza Buria sembra essersi calmata e così provo a mettergli le redini infilandogliele sul collo. Il cuore mi pulsa nel petto mentre con estrema delicatezza provo a infilargli la testiera.
Appena Sente il morso premergli sulla bocca Buria si agita e si tira indietro andando a sbattere con il sedere sul muro, prima che si imbizzarrisca abbasso la testiera e le accarezzo il collo con fare rassicurante.
Appena si calma provo di nuovo a mettergli il morso e questa volta riesco anche a fargli aprire la bocca e a metterglielo ma poi, mentre le sposto le orecchie per sistemare la testiera lei lo spunta.
- E allora sei un po’ stronza eh? – dico io sbuffando. Ero ad un passo dalla vittoria.
Will scoppia in una mezza risata che cerca di fermare senza grande successo.
- Che ridi tu? – dico io con aria offesa.
- Non pensavo che te ne uscissi con un esclamazione del genere – risponde lui con nonchalance.
Scuotendo la testa provo a fare un terzo tentativo. Appoggio il morso alla sua bocca e mentre gliela faccio aprire tiro ben su anche la testiera in modo da non farglielo sputare, Buria si ribella un po’ ma una volta che le ho infilato le orecchie è fatta. Le allaccio il sottocollo e poi la guido più avanti nel box. Più volte Buria cerca di sottrarsi alla mia presa ma il morso la costringe a seguirmi. Con una lunghina la lego al box ed esco a prendere la sella e il sottosella che Will tiene in braccio.
- Stai attenta – mi dice. Ha uno sguardo preoccupato eppure non cerca di impedirmi di sellarla.
- Certo Will- lo rassicuro, seria.
Mi avvicino al fianco della cavalla cercando di non fare movimenti bruschi e gli mette su il sottosella. Non sembra infastidita anche se sicuramente si sentirà un po’ strana. Dopo il sottosella gli appoggio sopra la sella con più calma e delicatezza possibile. Non essendo mai stata montata non ha mai neanche sentito il peso di una sella sulla schiena, infatti appena gliela appoggio subito si agita e cerca di allontanarsi verso il fondo del box e visto che non ci riesce, si spaventa e inizia ad agitarsi sempre di più.
- Ehi, calma, tranquilla … va tutto bene Buria, tutto bene – provo a rassicurarla ma è troppo spaventata. Si sente in trappola.  Per farla sentire più a suo agio la slego  e la lego lasciandogli più libertà di manovra, il lato positivo è che non è più spaventata, quello negativo è che potrebbe mordermi da un momento all’altro.
Le lascio la sella sopra per un po’ di tempo e poi inizio ad applicare sopra un po’ di peso spingendo sulla sua schiena con le braccia. Il peso la infastidisce ma non la irrita molto, questo è un buon segno.
Quando penso di avercela fatta ecco che le mie speranze vanno in fumo. Sto per agganciare il sottopancia per assicurare la sella ma Buria non è abituata a sentirsi qualcosa che la stringe e quindi va subito nel panico. Provo tre o quattro volte ma è come lavorare con un puledro … E’ spaventata e il fatto che l’abbiano catturata per portarla qui sicuramente non le avrà messo molto fiducia per ciò che lega o stringe.
- Niente, non posso mettergli la sella – dico delusa. Avrei davvero voluto fare una bella cavalcata.
- Non puoi sellare qualche altro cavallo? E’ spaventata ora, è presto per montarla – dice Will mentre esco da box.
Ma io voglio lei …  Un’idea mi sfiora il cervello è un’idea folle ma è quella che mi serve.
-La monto a pelo – esordisco mentre mettiamo a posto la sella.
- A pelo? Ma stai bene? – mi chiede Will con la faccia stupita.
- Benissimo. Se cado lei sarà libera anche se con qualche impedimento a causa delle redini, se resto su saremo entrambe felici e contente – rispondo io.
- Michelle non voglio vederti morta – dice Will afferrandomi per il polso e bloccandomi prima che io possa rientrare nel box a prendere Buria.
- Non morirò Will, papà mi ha fatto montare a volte a pelo, me la cavo discretamente – dico io sorridendogli e staccandomi dalla sua presa.
Prendo Buria per le redini e con calma la porto fuori, dove il sole ci scalda la schiena.
Non sembra particolarmente agitata, non cerca di scappare e non mi tira, ma io sento la sua emozione, sento il fremito delle sue zampe e la voglia che ha di mettersi a galoppare.
Will si trasforma quasi immediatamente e Buria si agita non appena lo vede. Credo che ritrovarsi di fianco un lupo grande quanto lei non la rassicuri molto.
- Will non fare movimenti bruschi- gli chiedo tranquillizzando la cavalla con piccole carezze.
- Tranquilla Buria, è quel ragazzo che  stava fuori prima dal box, quello a cui hai quasi staccato la mano, tranquilla – gli dico sorridendo al pensiero.
In risposta Buria sembra calmarsi mentre Will sbuffa infastidito.
- Ok bella, ora salgo, fai la brava cavallina – gli dico io seria. Buria si immobilizza e io le salto in groppa con quanta più prudenza e delicatezza posso. Will mi guarda come se potessi cadere da un momento all’altro, cosa vera, ma Buria non si muove di un millimetro resta calma e rilassata, immobile mentre ascolta il vento fresco tra le fronde degli alberi.
Sei bravissima.
Fin da piccola ho creduto che si potesse instaurare un rapporto telepatico con un animale. Quando si riesce a trovare l’armonia non c’è bisogno di parlarsi, tu pensi una cosa e lui ti capisce. Con Buria è così da quando l’ho vista, lei è diversa e io ne sono certa.
- Allora Will ? Sei pronto a perdere miseramente?- chiedo io euforica.
Da quando sono in groppa sento ancora più nitidamente la voglia di correre, è così intensa e bella. Ti riempie il cuore di euforia ed eccitazione incontenibile.
Ora corriamo.
Non schiaccio neanche i talloni contro i suoi fianchi, mi limito a stringere le gambe e a tenermi ben salda, che Buria scatta. In russo Buria significa tempesta e devo dire che non c’è nome più giusto per questa cavalla, è veloce molto veloce. Non tento di frenare né di rallentare perché è inutile, né lei né io vogliamo davvero fermarci. Il rumore che fanno i suoi zoccoli sull’erba è musica e il suo respiro mi impedisce di aver paura, probabilmente dovrei, ma tutto il mio corpo sta fremendo di felicità non ha tempo per preoccuparsi di una qualsiasi cosa che non sia questo momento.
All’inizio Will ci segue senza problemi e sta al passo con grande scioltezza ma nell’ultimo tratto Buria accelera e Will rimane indietro. Vorrei ridere ma mi trattengo. Devo rimanere almeno un po’ concentrata.
Corriamo ancora per qualche minuto e poi rallento Buria. Lo faccio piano e abbastanza di malavogliama so che è necessario, tra poco sarà l’ora di pranzo e Airina ci aspetta in sala.
Will ci aspetta davanti alle scuderie.
- Battuto- dico sorridendo.
- Felice di esserlo stato da due splendide come voi – risponde lui di rimando facendomi arrossire. Buria invece lo ringrazia chiedendo una carezza.
- Prima mi vuole azzannare la mano e ora chiede le carezze, uguale a Michelle – dice lui ridendo.
Era da un po’ che non mi sentivo così bene e così spensierata.
- Su ora rientriamo – incito Buria tirandola un po’ con le redini.
Mentre le sfilo le redini Buria appoggia il muso contro la mia spalla e io d’istinto le circondo il possente collo con un braccio in modo che la sua testa si possa appoggiare alla mia schiena. Resto per un po’ così , racchiusa in questo abbraccio così stranamente rassicurante e quasi famigliare.
- Grazie – le sussurro poi mentre mi stacco e, dopo aver sistemato le redini,  raggiungo Will che mi aspetta fuori.
Con il viso rivolto verso il sole i suoi capelli luccicano come un diamante nero, gli occhi chiusi si godono il calore dei raggi e le labbra sono rilassate con una piega leggermente incurvata all’insù.
- Ehi, prendi il sole?- gli chiedo osservandolo attentamente.
- Già. Dovresti farlo anche tu – mi risponde senza aprire gli occhi mentre mi circonda la vita e mi porta al suo fianco.
- Come hai fatto? – chiedo stupita.
- Come ho fatto cosa? – chiede lui di rimando senza aprire gli occhi.
- A saper esattamente dove ero e ad afferrarmi con tanta sicurezza – rispondo io.
Will apre finalmente gli occhi.
- So esattamente dove sei per due motivi: il primo è perché sono in parte animale e riesco a sentire la presenza di un altro essere vivente con precisione – dice.
Ogni volta che scopro qualcosa di nuovo sui licantropi mi rendo poco di quanto poco li conosciamo. Tutti non fanno altro che ripetere che sono persone iraconde e senza controllo ma io li ho visti, non sono affatto così, forse l’unico un po’ avventato è Troy ma non è a causa del sue essere ma di ciò che ha passato durante l’infanzia.
- Aspetta un attimo. Hai detto due motivi, qual è l’altro? – gli chiedo liberandomi dai pensieri.
- L’altro sei semplicemente tu. Non so perché ma se mi sei vicina il mio corpo lo sente.  Anche quando mi hai portato nella tua camera per curarmi, quando ho provato a rallentarti, lo sentivo che non eri mia nemica, forse ero troppo stanco per capire che eri tu ma in fondo sapevo che non eri una minaccia altrimenti mi sarei gettato a terra per non farmi trasportare – mi risponde stringendomi in un abbraccio – Tu mi fai uno strano effetto-
Non sono molto brava a parlare e non lo sono mai stata, quindi mi limito a stringerlo più forte che posso e  ad accucciarmi contro il suo petto.
Dopo qualche secondo il rintocco di un orologio si sente in lontananza. L’una, siamo in ritardo per il pranzo.
- Will! – dico staccandomi ma lui ha già capito e mi sta trascinando dentro il castello tenendomi per il polso.
Arriviamo il più in fretta possibile alla sala da pranzo e Will sta già aprendo la porta quando lo blocco.
- Le mani … e insomma, dovrei aprire io – dico leggermente imbarazzata.
Dopo quello che mi ha detto giù vicino alle scuderie mi sembra quasi di tradirlo. Senza contare che non ho minimamente voglia di staccarmi da lui.
 Mi lascia il polso quasi subito e la sua espressione si fa seria e anche un po’ cupa. Cerco di non farci troppo caso ed entro nella sala dove Airina ci aspetta , come sempre sta sorridendo.
Il pranzo passa tranquillo e Airina offre addirittura del cibo a Will cosa che durante la colazione non ha minimamente preso in considerazione. Lo fa sedere al mio fianco e gli permette di mangiare tutto quello che vuole, ci fa domande ma sempre separatamente e se a me chiede cosa ho fatto durante la mattinata a lui chiede solo ed esclusivamente come sta e in quanto tempo crede di rimettersi.
Verso l’una e mezza sia io che Will abbiamo finito così alzandomi dico ad Airina che andiamo a riposarci un po’.
- Aspetta, ora sta meglio, può stare in una camera da solo. Ho pensato di metterlo nella camera di fronte alla tua dove stava quel licantropo che ti ha rapita. Le chiavi – nel momento in cui le nomina un vampiro viene avanti portando una sola chiave appesa ad un piccolo gancio di ferro. Airina me la porge.
- A stasera allora – ci saluta con un sorriso troppo grande e pulito per essere vero.
- A stasera – saluto uscendo il più velocemente possibile da quella stanza.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Mi dispiace davvero tanto di non essere riuscita a postare prima ma la scuola mi sta uccidendo sotto tutti i punti di vista e credo che chi fa un Liceo possa capirmi :).  Spero che questo capitolo vi piaccia.
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Mentre torniamo alle nostre camere nessuno dei due apre bocca, entrambi persi nei rispettivi pensieri.
- Sono stato stupido, là fuori, mentre ti abbracciavo così come se nulla fosse … - spezza il silenzio Will quando siamo ormai davanti alle nostre porte.
- Siamo stati entrambi irresponsabili Will, ma in teoria tu sei il mio schiavo personale, ricordatelo – dico io avvicinandomi a lui con un sorriso divertito – e ogni mio desiderio deve essere esaudito, non importa quanto sia strambo o anticonformista, Airina può spaventarmi e mettermi in guardia ma io e te possiamo fare quello che vogliamo –
- Quello che vogliamo eh? -  chiede Will con un sorriso scaltro.
- In realtà quello che voglio io , se vogliamo essere precisi- rispondo arretrando verso la mia porta. Tengo le mani dietro la schiena in modo da poter aprire velocemente la mia porta, ho ancora nel pugno le chiavi della camera di Will ma voglio che venga nella mia, almeno per un po’.  Non sopporterei di stare da sola ancora e poi Will sembrava così dispiaciuto del suo comportamento prima, deve capire che non è stata colpa sua e poi quello che li ho detto è vero. Airina non sa quello che provo veramente per Will, forse potrebbe intuirlo con il tempo ma in ogni caso se ci dovesse vedere mentre ci abbracciamo o baciamo non può dirmi nulla. In un certo senso lui è mio, posso farci quello che voglio. Questo è quello che si fa con gli schiavi. Non credo che riuscirei mai a far fare a Will qualcosa a cui lui non è d’accordo e non voglio neanche obbligarlo a fare nulla che lui non voglia.
- Michelle … dove stai andando?- mi chiede lui con un tono da rimprovero.
- Dai Will … Non lasciarmi sola, stai un po’ con me – rispondo io con la voce di una bambina che chiede ai genitori la gigantesca caramella sulla bancarella.
- E se ci vede?- chiede lui  un po’ preoccupato.
- Will, non è che se un ragazzo e una ragazza sono nella stessa stanza devono per forza … Bè, darsi da fare. Si può anche parlare, o giocare a qualcosa – rispondo io alzando gli occhi al cielo e aprendo piano la porta.
Will non è ancora sicuro di cosa fare.
- Allora vieni?- chiedo io.
- Solo per poco ok?- chiede lui di rimando.
- Solo per poco!- esclamo io di rimando mentre entro in camera contenta. Mentre entro felice Will mi afferra il polso e mi apre il pugno dove tenevo la sua chiave, me la sfila di mano e la mette in tasca.
- Se hai tu la chiave, non tornerò mai nella mia stanza- sorride Will.
- Io non ti obbligo a restare se non vuoi Will, è solo che stare tutto il pomeriggio qui da sola quando so che tu sei a tre, quattro metri da me mi farebbe impazzire – dico io sincera.
- Io adoro stare con te Michelle ma più tempo passo con te più poi non voglio staccarmi da te e in questa situazione non so quanto sarebbe a nostro favore – risponde lui afferrandomi il mento e alzando la testa che avevo abbassato. Mi sono comportata proprio da bambina, non è da me ma è come se oggi non volessi fare altro che divertimi. Sembra stupido ma tutta questa pressione … Non trovo un altro modo per liberarmene, solo divertirmi un po’, sfogarmi.
- Mi dispiace . Ho fatto la bambina, scusami, non ho pensato minimamente alle conseguenze – dico guardando la parete piena di riccioli e curve nere.
- A volte siamo tutti dei bambini, capita, è normale – dice girandosi a guardare la parete.
- Come fai lo sai solo tu – sussurro io scuotendo la testa mentre un sorriso mi si dipinge sul viso.
- A fare che?- chiede lui sorridente.
- A farmi ritornare sempre il buon umore -  rispondo io mentre il sorriso si fa sempre più largo.
- Ah allora posso fare anche di meglio – e mentre lo dice si trasforma nel bellissimo lupo nero che è. Fortunatamente la mia stanza è abbastanza larga da permettergli di muoversi. Sfortunatamente questo gli permette di gettarmi a terra con una zampata delicata , batto il sedere sul pavimento ma non faccio in tempo a dire “ Ahi” che Will mi è addosso e mi  sta facendo il solletico con il muso. Spinge il naso contro la mia pancia e i miei fianchi mentre io mi piego e mi rotolo dal ridere. Non riesco a smettere di ridere e i miei polmoni si svuotano sempre più velocemente lasciandomi senza fiato,
-Will, ti prego, non respiro … smettila – dico mentre ancora le risate mi riempiono la gola.
Will smette e tornando in forma umana si mette in piedi e mi aiuta ad alzarmi.
- Allora, divertita?- mi chiede sorridendo.
-Sì grazie- rispondo io con lo stesso sorriso.
Passiamo il resto del pomeriggio a giocare a carte e facciamo anche una partita a scacchi, poi prima che lui se ne vada ci fermiamo un po’ e io mi metto a disegnare distrattamente su un foglio di carta. Disegno curve e linee che si intersecano senza nessuno schema preciso, semplicemente si incrociano e poi tornano indietro seguendo un’altra direzione.
Improvvisamente un pensiero mi folgora: Serena non può essere la sorella di Will. Non so perché questo pensiero mi si insinua nella mente solo ora ma mentre tracciavo le linee mi è venuto da pensare a quello che è stato fino ad ora il mio percorso e ripensandoci ho notato che la storia non combacia. Se Will ha sedici anni e sua mamma è morta quando ne aveva cinque sua madre non ha potuto avere Serena perché lei ora ha solo otto anni.
- Will …- lo chiamo non sapendo bene come domandargli spiegazioni.
- Sì?- mi risponde lui alzandosi seduto. La schiena deve essergli quasi totalmente guarita visto che non ha avuto problemi a stare sdraiato su di essa, gli incantesimi hanno funzionato.
- Stavo pensando …- inizio a dire abbassando il blocco di fogli che tenevo in mano – Serena è tua sorella? Cioè lo è di sangue? – chiedo cercando di essere il più gentile possibile.
- Abbiamo fatto qualche calcolo?- chiede lui serio.
Sono stata così egoista fino ad ora, abituata come sono a vivere nella ricchezza questa deve avermi corrotto la mente. Come ho potuto non notarlo prima? Come non ho potuto fare caso a quello che succedeva ?
- Io non intendevo quello Michelle …- dice intuendo i miei pensieri e cercando di accarezzarmi una guancia ma io mi sposto indietro disgustata da me stessa.
- No, non è mia sorella di sangue ma sia io che Troy la consideriamo come tale. Papà l’ha ritrovata dopo un attacco in un altro branco, sua madre era sicuramente morta e così papà ha deciso di tenerla con noi – racconta osservandomi in cerca di una qualche risposta.
- Tuo padre è così gentile e altruista … Non mi conosceva neanche eppure ti ha mandato a proteggermi e mi ha accolto quando ne avevo bisogno, mi ha aiutato. Serena non poteva trovare una famiglia migliore – dico sincera anche se forse le parole mi escono un po’ più dure di quanto vorrei.
Pensare a quanto gli altri siano buoni e a quanto le loro capacità e qualità siano nobili mi ha sempre messo a disagio e continua a farlo, soprattutto ora che mi sono resa conto di quanto la mia vista sia limitata.
- Michelle … Non mi ascolterai qualunque cosa io dica vero? Né se ti dirò che anche tu sei gentile né se ti elencherò le tue qualità. – la voce di Will sembra irritata ma io non lo smentisco, mi conosce abbastanza bene da sapere che quello che ha detto è vero.
- Mio papà ha anche i suoi difetti, come tutti noi e come anche tu ma – dice afferrandomi un polso – le persone che ti vogliono bene ti staranno sempre accanto, nonostante tu sia testarda, distratta a volte, forse anche viziata …- continua avvicinandosi mentre elenca i miei difetti.
- Scusa – sussurro quando è a un soffio dalla mia bocca. Fisso i suoi occhi neri sgranarsi e poi guardarmi seri: sembra che mi leggano dentro l’anima e quel nero è ipnotico, quasi per me fosse una droga, non riesco ad allontanare lo sguardo dai suoi occhi incastrata nella trappola più pericolosa.
- Non fa nulla Michelle, a volte la gente neanche ci pensa e in un certo senso fa bene, non importa da dove venga o da chi sia nata, Serena è mia sorella – mi dice lui.
Annuisco spostandomi un po’ più indietro.
- Che ho? Puzzo? – mi chiede Will. La domanda è così strana che non so neanche che cosa pensare: se puzza? Ovvio che no, il suo profumo mi dà assuefazione altro che puzza.
- Non so, io cerco di avvicinarmi e tu ti allontani – risponde Will alla domanda muta che il mio volto gli porge.
- Puzzi? No Will, non puzzi e non hai niente che possa allontanare una ragazza sana di mente.- gli dico seria, riavvicinandomi un po’. A questo punto è Will che decide di spostarsi indietro.
- Non una bella sensazione è? – mi chiede divertito dalla mia espressione. Subito dopo la domanda però si riavvicina con quel suo fare curioso ma anche preoccupato.
- Allora come mai non ti lasci baciare? – la domanda resta in sospeso per un po’, sembra quasi aleggiare nell’aria tra di noi.
- Crei dipendenza e non sono abituata ad avere bisogno di qualcuno perciò mi illudo di poterti stare lontana, di poter resistere alle emozioni che provo – rispondo avvicinandomi ancora di più – Ti ricordi quando nella grotta, appena scappati ad qui, mi hai detto di aver bisogno di me? Ti sbagliavi.  Sono io ad avere bisogno di te, un bisogno tremendo - 
Non credo di essermi mai aperta tanto con nessuno. Fino ad ora on avevo lasciato trapelare così tanto e per quanto ora mi senta libera ho un peso che mi preme sul petto: tutte le paure, prima tra tutte quella che lui se ne vada, mi schiacciano e dopo aver provato ciò che si prova quando si viene traditi non credo di poter sopportare una cosa del genere.
- Come faccio a restare arrabbiato con te?- le parole sono più silenziose di un sussurro ma le sento sulle mie labbra, sento le sue pronunciarle talmente vicino al mio viso che le sue labbra toccano le mie sfiorandole appena.
Le sue labbra mi mandano una scossa in tutto il corpo ma prima che possa sporgermi per sentirle pienamente appoggiate alle mie la sveglia suona. L’avevamo puntata per avvisarci di quando Will sarebbe dovuto tornare in camera. Will sbuffa contrariato.
- Ehi, sei tu che hai avuto l’idea di puntare la sveglia- gli dico sorridente mentre vado a spegnerla.
- Ma non pensavo che suonasse in un momento del genere!- sbuffa di nuovo alzandosi in piedi.
Sta vicino alla porta ma non sembra intenzionato ad uscire prima che io l’abbia raggiunto. Chissà perché sta con me, non avevo neanche notato quello che comportava l’età di Serena e chissà cos’altro non ho notato presa com’ero dai miei pensieri. Forse è meglio non darsi tutte le colpe, non si può notare ogni cosa a chiunque a volte capita di perdersi nei propri pensieri l’importante è aprire gli occhi ad un certo punto e rendersi conto di quello che ci circonda.
- Vieni a salutarmi o devo andarmene senza neanche una parola?-  mi chiede con una faccia strana.
- Scusa, mi ero incantata – cerco di giustificarmi avvicinandomi.
- Guardando che cosa ?- chiede lui scaltro, guardandomi con un sopracciglio alzato.
- Oh, su nulla … Stavo ripensando a quel bel ragazzo che ho visto mentre mangiavamo al branco … - rispondo io facendo finta di guardare tra le nuvole il volto di questo ‘’bellissimo ragazzo’’.
Will ringhia a denti stretti guardando il pavimento e io mi metto a ridere come una pazza, divertita dalla sua reazione.
- Ti odio – mi sibila afferrandomi per i fianchi.
- Bè … Si vede che dovrò proprio andare a cercare quel ragazzo … - dico io guardando la porta con sguardo affranto.
- Lo sai che ti seguirò fino a che non l’avrai trovato e poi lo  metterò fuori gioco vero? – dice lui guardandomi serio e stringendomi di più.
Scoppio di nuovo a ridere lasciandomi andare contro il suo petto.
- Ci vediamo dopo – gli dico salutandolo.
Will si  avvicina repentino e mi lascia un bacio sulla guancia prima di uscire e andare nella sua camera.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Non so più come chiedere scusa per i miei aggiornamenti lentissimi, quest'anno è stato particolarmente impegnativo senza contare il blocco dello scrittore che di certo non mi aiutava. Mi scuso se il capitolo ha errori ma ho scritto questo capitolo su un computer un pò vecchio e spesso dovevo fermarmi e riprendere la frase che mi scriveva tutta attaccata. Spero che vi piaccia lo stesso,
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Appena Will lascia la mia camera decido di farmi una doccia infatti dopo la cavalcata di stamattina il profumo che emette il mio corpo non è esattamente uno dei migliori. Prendo dall’armadio un paio di jeans scuri e una maglietta viola prima di dirigermi in bagno, guardandomi allo specchio quasi non riconosco la mia immagine: i capelli sono tutti scompigliati e gli occhi hanno qualcosa di diverso,sembrano più scuri del solito.  Mi infilo nella doccia sotto il getto caldo e, visto che è da un po’ che non provo ad usare i miei poteri inizio a cambiare la temperatura dell’acqua alterando brividi freddi e calde carezze che mi scorrono sul corpo. Dopo aver finito di fare la doccia esco sistemandomi i capelli meglio che posso, all’ultimo decido di farmi una treccia per ridurre al minimo i danni collaterali e mi sdraio sul letto aspettando la cena con Airina. Oggi a pranzo è sembrata così serena e tranquilla, naturalmente non ha perso quel sottofondo di falsità che la ricopre costantemente ma sembrava essere più… Non so, più calma, più sicura.
Resto per un po’ sdraiata a contemplare il cielo che intravedo dall’abbaino finchè non si fa ora di cena e arriva il momento di andare da Airina, esco dalla mia tana e noto che anche Will sta per uscire così gli faccio un sorriso e poi lo precedo lungo i corridoi per arrivare alla sala da pranzo.
Entrando noto subito come i vampiri che ricoprono le pareti siano aumentati notevolmente, fino quasi a diventare il doppio.
- Accomodatevi, ho aumentato un po’ le precauzioni, si dice che qualcuno voglia attaccare il castello – dice Airina sorridendo ed esibendosi in una risata fragorosa alla fine.-Mi chiedo chi possa essere così stupido da attaccare un castello con delle protezioni magiche-
Io non rispondo concentrandomi ad osservare il mio piatto e a prenderne delle piccole forchettate che infilo in bocca di malavoglia. Airina non ha tutti i torti, come può il banco attaccare il castello  quando è risaputo delle barriere che lo proteggono? Nessuno riuscirebbe a sorpassarle, a meno che questo qualcuno non abbia una conoscenza approfondita delle arti magiche, ovvero quella ce le Maligne hanno usato per entrare nel castello e per sottometterci. Una giovane mi passa accanto portando un vassoio e la vedo ringhiare contro i vampiri che stanno appoggiati alle pareti, deve essere un licantropo una di quegli schiavi che hanno preso le Maligne dopo aver preso possesso del castello.
Il sorriso di Airina si fa gelido mentre questa poggia il vassoio sul tavolo andandosene.
Il peggior difetto di Airina è la superbia, crede di essere al di sopra d tutto e di tutti ed è per questo che il branco riuscirà ad entrare nel castello, sarà lei stessa ad aprirgli le porte, come farà con tutti quando processerà mia madre nella sala del trono. Un sorriso amaro mi spunta sulle labbra senza che abbia la prontezza di fermarlo.
-Perché sorridi?- mi chiede Airina trafiggendomi con uno sguardo mellifluo.
- Stavo pensando a che fine faranno quegli stupidi che provano ad attraversare le barriere- rispondo io con noncuranza mangiando un altro boccone. Sento Will farsi più rilassato quando capisce che Airina crede in tutto e per tutto che io sono dalla sua parte,ameno per quanto riguarda la sottomissione delle altre etnie.
Airina risponde con una risata e la cena continua nel più assoluto silenzio fino a quando un vampiro non si stacca dalla parete per raggiungere Airina, si scambiano qualche parola e questa gli sorride compiaciuta.
- Prima che u vada a dormire, devi sapere che, per il grande evento di domani sera, ti ho fatto confezionare un abito- esclama Airina sconvolgendomi. Un abito per festeggiare la messa a morte di mia mamma, pensa davvero che mi possa fare piacere una cosa del genere?
Un vampiro entra in ala dalla cucina portando in braccia una lunga confezione scura, me la porge chinando il capo e si allontana.
- Grazie- sibilo ad Airina freddamente, soppesando l’abito che stringo con forza tra i pugni. Mi dirigo verso l’uscita e qualche minuto dopo sento i passi di Will farsi più consecutivi fino a quando non mi raggiunge affiancandomi.
-   Pretende davvero che tu celebri la morte di tua madre come fosse una festa?- chiede incredulo almeno quanto me.
- A quanto pare… - rispondo io irritata. Come si può pensare che una figlia celebri la morte di un suo genitore? Ho già perso mio papà e non ho intenzione di perdere anche mia mamma solo perché una Maligna è convinta di essere la mia vera madre.
Arrivata alle nostre stanze apro la mia lasciando spalancata la porta, voglio proprio vedere come è fatto questo vestito. Scarto la confezione e ciò che mi salta immediatamente all’occhio è il colore vermiglio del’abito che si intonerà sicuramente con quello del lungo tappeto che porta al trono, ha un corpetto decisamente stretto con delle maniche lunghe ma di pizzo, una fascia circonda i fianchi dando la sensazione che la gonna sia più voluminosa di quello che in realtà è. Purtroppo devo ammettere che non mi dispiace e anzi lo troverei un bell’abito se non rappresentasse una sottomissione al suo volere e alla morte di mia mamma. Chissà come è se  la passa nelle prigioni, non ho neanche provato ad andarla  a trovare, avrebbe fatto insospettire Airina e in più, credo che con tutti i servitori che si ritrova, Airina abbia messo delle guardie anche a sorvegliare l’entrata al carcere.
- E’ un po’ rosso? – chiede Will entrando e osservando l’abito. Quasi senza accorgermene il mio sguardo si posa sul quadro con la rosa e, per la prima volta lo capisco veramente… Macchiata e incompresa. Indossando il colore del sangue alla cerimonia che si terrà domani sera,o meglio, al processo di mia mamma,verrò rappresentata così al Paese: macchiata. Di una colpa orribile e imperdonabile oltretutto. E sarò incompresa perché nessuno, se non io e il branco, saprà dell’attacco che starà per avvenire.
- Beh in effetti sì- dico a Will accennando un sorriso stanco.
-Non dormirai con me giusto?- chiedo poi con tristezza osservandolo. Will mi risponde con un sorriso mesto.
-No, però mi pare che prima una sveglia ci abbia interrotti-dice avvicinandosi ed afferrandomi per la vita. Al suo tocco il mio corpo teso dal disgusto e dalla tensione si lascia andare ad una specie di sospiro.
- Sveglia?- chiedo io facendo una faccia confusa. Will si lascia andare in un sorriso e mi bacia. Un’ondata di calore mi avvolge dolce come un profumo e densa come l’acqua… Mi lascio travolgere dalle emozioni e assaporo le sue labbra gustandomi ogni momento come se fosse l’ultimo.
- Promettimi una cosa… Domani sera, lascia fare al branco e non ti mettere nei casini-mi sussurra sulle labbra con il suo fiato caldo. Scuoto la testa.
- Will, sono i casini a richiamarmi, non posso sfuggirgli – gli dico cercando di allentare la tensione ma ben sapendo che quello che ho detto è la verità. Non gli prometterò di non fare nulla, non gli prometterò di stare ferma a guardare.
- Allora dimmi che sarai al mio fianco- mi chiede, questa volta guardandomi negli occhi con una serietà e una profondità che non gli avevo mai visto.
- Anche volendo, non potrei mai starti lontana- gli rispondo sincera osservandolo. E’ così bello, così dannatamente troppo gentile e onesto, così troppo per me.
- Stiamo insieme fino alla fine – dice lui con calma staccandosi un pò dal mio corpo che sembra urlare a causa della sua lontananza. Incapace di aggiungere anche solo una parola resto a guardarlo uscire dalla porta e scomparire al di là della mia e della sua stanza.
Fino alla fine…

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Ed ecco quello che credo sia ormai il penultimo capitolo... Spero vi piaccia! Vi prego di  scusare gli eventuali errori.
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Non ricordo di essermi addormentata e neanche di essermi infilata un pigiama prima di andare a letto, ma è evidente che devo averlo fatto. Mi alzo stirandomi i muscoli della schiena che sembrano più indolenziti del solito, spalanco gli occhi alla vista dell’orario segnato sulla sveglia: sette e mezza. Tra mezz’ora devo essere pronta. Mi alzo il più velocemente possibile sfilandomi i pantaloni e la maglietta che mi fungevano da pigiama, decido di prendere un pantalone corto e un’altra maglietta pulita dall’armadio.
- Ehi, posso entrare?-la voce di Will mi raggiunge, distorta dal casino che sto facendo.
- Vieni- gli rispondo mentre mi infilo la maglia.
-Ti sei appena svegliata? Perché dovremmo andare tra poco e… oh. Potevi dirmelo, ti avrei aspettata fuori- dice Will osservandomi mentre infilo i pantaloncini.
-Ti dà fastidio? – chiedo abbottonandomeli senza perdere tempo. Vado in bagno ed afferro la spazzola pettinandomi i capelli con foga.
- Non lo chiamerei esattamente fastidio, più che altro suscita pensieri poco adatti alla situazione- mi risponde quasi sibilando apparendomi dietro le spalle mentre mi sto asciugando il viso. Lancio un urlo,sorpresa.
Will scoppia a ridere prima di baciarmi con foga affondando le mani lungo i miei fianchi e risalendo per tutta la schiena. Sorridendo infilo le mie mani tra i suoi capelli scuri, emette un ringhio basso e lungo.
- Tutto bene?- chiedo leggermente preoccupata.
- Sì … Però evita di farmi altri scherzetti del genere. Dobbiamo rimanere concentrati- dice serio senza però riuscire a trattenere un timido sorriso.
-Ok-gli rispondo solamente tornando in camera. Sole le sette e quarantacinque.
Andiamo a far colazione con un’aria molto più cupa e consapevole di quella che aleggiava tra di noi pochi istanti prima: nonostante questo sembri un giorno come un altro in realtà è molto diverso. E’ il giorno delle svolte,è il giorno in cui all’alba di domani si conteranno le perdite e si stabiliranno le vittorie.
Una volta entrati nella stanza da pranzo la colazione ci viene servita con grande pomposità:ogni pietanza sembra essere due volte più accurata e più abbondante. Cerco lo sguardo di Airina confusa.
- Oggi è un grande giorno! Stasera, dopo la condanna, faremo una grande festa- esclama Airina con un ampio sorriso stampato in viso. E continua con frasi del genere per tutta la colazione, non curandosi di quanto possa arrecarmi dolore, è come se fosse convinta che io odi mia madre. Dopo la colazione scopro che la mia testa ha risentito di ogni singola parola che è uscita dalle labbra di Airina. Sento un forte dolore che mi schiaccia il cervello.
- Mal di testa?- mi chiede Will mentre ci dirigiamo verso e nostre stanze.
- Sì… Ti va se andiamo un attimo fuori a fare un giro? Magari l’aria mi aiuterà- gli chiedo massaggiandomi le tempie. Will acconsente sorridendomi e insieme ci dirigiamo nel piccolo spazio dove,non molto tempo fa, svolgevo i miei allenamenti.
Fuori l’aria ci rinfresca e la mente, per qualche minuto, smette di pulsare.
- Ehi, meglio?- mi chiede Will dolcemente.
- Io,non sono sicura di farcela- gli rispondo mentre la testa inizia di nuovo a martellarmi . Credo di aver lasciato da parte per troppo tempo la mia preoccupazione, ho sempre rimandato ed ora, ora che il momento è vicino, la mia mente è talmente piena di pensieri, rimpianti, rimorsi ed emozioni così contraddittorie che anche il mio corpo si ribella.  Maggiori sono  i pensieri che mi si affollano in testa e maggiore è la stanchezza e il dolore che si posa sulle mie membra.
- Credo di aver rimandato troppo a lungo – dico a Will cercando di spiegare quello che mi sta succedendo.
- Sì, l’ho fatto anch’io. Michelle, ce la faremo,mio padre ha radunato altri licantropi e, grazie all’orgoglio di Airina, la parte più difficile ci verrà risparmiata – dice Will con tono rassicurane. Annuisco in risposta facendoli capire di aver sentito le sue parole. Restiamo fuori per quasi tutta la mattinata con il mal di testa che va e viene come il vento fresco,ala fine siamo costretti a rientrare per il pranzo e, durante quest’ultimo, Airina appare ancora più euforica ed entusiasta di questa mattina a colazione.
Il mio mal di testa si attenua quando mi rendo conto di dover attenuare la mia preoccupazione, sembra strano dirlo ma l’unico modo che ho per  essere padrona di me e per poter dare il meglio è quello di separarmi dalle mie emozioni,per lo meno, devo riuscire ad attenuarle un po’ per non farmi sopprimere da loro. Mentre Airina continua emozionata ad elencare cosa sarà presente alla festa, io cerco di riprendere il controllo di me stessa e di valutare la situazione complessiva. Il piano che Fermo ha attuato è geniale ma basta una sola tassella sbagliata a far cadere tutto il domino in un quadro scomposto ed io non posso permettere che, se accadesse questo, mia mamma venga uccisa. Fare un secondo piano non ha senso e, per questo,  decido che se qualcosa andrà storto rischierò tutto per ciò che amo. C’è però un problema in questa mia visione, non voglio e non posso mettere a rischio il mio popolo. Come potrei lasciare a morire mia madre, Will o chiunque altro per salvare il mio popolo? Ci riuscirei? E in tal caso, sarebbe veramente la cosa giusta da fare?
Ho una grande confusione in testa e anche i miei pensieri si susseguono l’uno all’altro con grande incoerenza.
- Michelle, magari alla festa potrai fare la conoscenza di alcuni miei amici. Sono molto simpatici- Airina mi risveglia dai miei pensieri scuotendomi con questa affermazione. Simpatici? Chissà perché questa descrizione mi pare sbagliata.
Annuisco svogliata per poi finire la frutta che poco fa mi ha portato Lucilla. Sembra stare abbastanza bene, nonostante sia circondata da vampiri che lei definirebbe sicuramente bifolchi.
Dopo pranzo l’unica cosa che voglio fare è prepararmi. Quasi corro per raggiungere la mia stanza ed una volta dentro cerco la mia tuta per gli allenamenti e penso a come nasconderla sotto il vestito che Airina mi ha dato da indossare per questa sera. La tuta ha le maniche lunghe e, dato che le maniche del vestito sono di pizzo, sono costretta a tagliare quelle nere della tuta che altrimenti si vedrebbero. Mentre taglio il tessuto Will si sistema sulla sedia posta davanti alla scrivania, osservandomi, non parla, quasi non lo si sente far rumore, però con la sua sola presenza riesce a darmi il supporto di cui ho bisogno e il coraggio e la concentrazione che mi servono per affrontare questa sera. Una volta che la tuta è pronta la sistemo sul letto e mi sdraio a pancia in su guardando fuori dall’abbaino.
- L’attesa è quasi peggio di quello che ci aspetta- dico senza quasi pensarci.
- Hai ragione, non la sopporto- mi dà ragione Will.
Invito Will a stendersi al mio fianco e lui non se lo fa ripetere sdraiandosi alla mia sinistra, mi circonda la vita con un braccio e inizia ad accarezzarmi il fianco rilassandomi, faccio appena in tempo a chiudere gli occhi beandomi di quel contatto che lui lo interrompe. Apro gli occhi per capirne il motivo e me lo ritrovo a pochi centimetri dal viso intento a fissarmi con uno sguardo profondo, mi si avvicina con dolcezza all’orecchio e mi sussurra: “scusa”. Poi mi bacia. In principio rimango sconvolta e paralizzata, con gli occhi fissi a guardare nuvole muoversi sopra di noi, non riesco a capire perché mi abbia chiesto scusa … Alla fine le labbra di Will sono troppo convincenti e dolci, così la mia concentrazione si indirizza su di esse perdendo la cognizione della realtà.
Come quella sera prima di allontanarsi dall’accampamento dei licantropi, Will mi accarezza tutta la schiena seguendo con i polpastrelli tutta la curva della mia spina dorsale e facendomi tremare al solo contatto con la sua pelle calda.
- Ehi, perché scusa?-gli chiedo appena si stacca dalle mie labbra per riprendere fiato. Non sono neanche sicura che la mia domanda si stata sentita, l’ho detta così velocemente e con così poco fiato che, più che una domanda sarà parso un sussurro.
- Dovremmo restare concentrati,tu vuoi stare concentrata … Ma io non riuscivo più a starti lontano e ho agito d’istinto – mi risponde osservandomi con aria quasi colpevole.
- Tu non preoccuparti per me, adoro il tuo istinto- gli dico sorridendogli con rassicurazione. E’ inutile che restiamo concentrati ora, quando mancano ancora diverse ore, restare concentrati ora ci farà solo agitare… Quello che mi fa agitare in questo momento è invece il mio senso critico, la penso così perché è la cosa giusta o perché voglio così ardentemente stare con Will che voglio credere che sia giusta? Lo osservo e con stupore mi accorgo che anche lui è immerso in una riflessione che, a mio parere,deve essere molto simile a quella che sto facendo io.
Senza pensarci mi sporgo  verso di lui e lo bacio di nuovo. Sento sia i miei che i suoi muscoli rilassarsi e le sue mani ritornare sui miei fianchi, risalgono fino al petto lasciando scoperta la pancia che a contatto con l’aria rabbrividisce. Io intanto non posso fare a meno di immergere le mie mani nei suoi capelli tirandoli un po’ e giocandoci mi godo la loro morbidezza, lui mi stringe più a sé e inizia a baciarmi con più foga.
- Non ti dovevi far vedere da me in mutande stamattina-mi sussurra all’orecchio passandomi le labbra lungo la linea del mento. Non riesco a rispondere perché lui ha raggiunto il mio collo e il solo contato con le sue labbra calde mi blocca il respiro e, definitivamente, mi fa perdere la ragione. Arriva fino alla spalla e poi, stupendomi e lasciandomi senza fiato prende a mordicchiare la pelle alla base del collo, appena sopra la clavicola, non riuscendo a trattenermi gemo di piacere a quel gesto inatteso e lui soddisfatto riporta le sue labbra sulle mie. Non so da dove mi venga il coraggio ma mentre mi sta baciando riesco ad invertire le posizioni e ad andare sopra di lui,Will altrettanto stupito si lascia andare ad un sospiro stranito ma prima che ossa dire qualunque cosa mi metto a fare esattamente le stesse cose che lui qualche minuto prima aveva fatto su di me. Ben presto mi rendo conto di quanto sia piacevole attuare quei gesti oltre che subirli, Will emette un ringhio sommesso mentre gli mordo  la pelle alla base del collo e io non posso fare a meno di sorridere della sua reazione, percependo il mio sorriso Will rivolta di nuovo le posizioni e bloccandomi mi dà un ultimo bacio prima di restare a fissarmi per un po’.
- Non farlo più, la prossima volta non ho intenzione di trattenermi-mi dice quasi sibilando, con un tono tra l’intimidatorio e il malizioso.
- Magari non vorrò che tu ti trattenga- gli sibilo io con lo stesso tono.
 Will sorride e si sdraia al mio fianco mettendosi ad osservare il cielo fuori dall’abbaino insieme a me, entrambi con il respiro un po’ affannoso ci lasciamo cullare dal battito dei nostri cuori  per un tempo indefinito finché non ci accorgiamo che si sono già fatte le quattro e con malinconia condita da dolcezza ci lasciamo per sistemarci le idee e prepararci al meglio per questa sera che Airina ha definito: stupenda,impagabile e meravigliosa.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


QUESTA E' LA FINE: Già questa è definitivamente la fine di questa avventura, il capitolo non sarà lunghissimo nè uno dei migliori e probabilmente vi lascerà un pò in sospeso ma spero comunque che vi possa piacere. Mi dispiace per non aver continuato questa storia con regolarità e ringrazio di cuore tutti quelli che, anche solo per caso o per noia si sono ritrovati a leggere questa storia. Siete stati davvero importanti e senza di voi non avrei mai concluso questa storia. Perciò vi saluto e vi ringrazio di cuore, davvero.
percabeth2000





Appena Will esce dalla mia camera, con studiata lentezza, mi dirigo verso il bagno per farmi una doccia calda che spero riesca a distendere i nervi. Sotto il getto bollente lascio che la mia mente vaghi disperatamente alla ricerca di un barlume di quella gioia che ho provato solo poco  prima.
Per la prima volta in tutta la mia vita capisco appieno cosa significhi sentire crescere l’ansia dentro il proprio corpo. E’ come se un’ onda mi sia investendo completamente fino quasi a schiacciarmi con la sua densità, ogni secondo che passo sotto il getto caldo si dilata all’infinito e sembra che, nella mia mente, tutti i più piccoli difetti si uniscano a formare un unico blocco che mi porta a non credere minimamente nella buona riuscita del piano. Scuoto la testa più e più volte cercando di scacciare la negatività e di quietare l’ansia ma purtroppo, non serve a molto. Mi lascio cullare per parecchio tempo dall’acqua … Cerco di far riaffiorare ricordi felici o di concentrarmi e ripetere a mente i lunghi monologhi sulla storia che mi faceva il professore, tutto pur di tenere i pensieri concentrati su qualcosa di diverso. Quando anche le distrazioni finiscono, deciso di uscire dall’abbraccio accogliente della doccia e di andare a vestirmi. Lancio uno sguardo preoccupato all’orologio e mi accorgo che non manca poi molto.
Infilarmi il vestito di Airina sopra la tuta si rivela più complicato del previsto, senza contare che il calore dei due tessuti mi fa quasi mancare il fiato. Cerco di refrigerarmi con qualche trucchetto che mi hanno insegnato da bambina ma non funziona molto bene, infatti la magica non impedisce ai miei nervi di tendersi e neanche al mio cuore di pompare più sangue del dovuto. Mi infilo un paio di scarpe comode, che mi permettano di correre e di spostarmi quanto più agilmente possibile e poi aspetto. Un tempo che pare infinito mi separa dal momento in cui mi siedo sul letto a torturarmi le mani a quello in cui mi alzo per uscire. Una volta fuori dalla stanza tutto appare meno vivo, meno reale. Come se fino ad ora fosse stato solo il mio subconscio a creare le paure che mi hanno tormentato, come se tutto fosse tornato come prima… Delle voci che provengono dalla sala del trono mi fanno ricredere. In realtà non si tratta di sole voce ma di vere e proprie urla.
Provo a bussare alla porta di Will ma non ricevo nessuna risposta così mi avvio preoccupata verso le voci.
Quando entro nella sala del trono resto scioccata: c’è metà popolo, ne sono certa. Non è mai stata piena in questo modo. C’è gente stupita, e qualcuno ha una punta di esaltazione negli occhi, tutti sono disposti su due grandi file, ai lati del tappeto che sembra essere stato intessuto con il sangue, tutti osservano mia madre legata e inginocchiata, trattenuta da una magia o forse semplicemente troppo distrutta per fare qualsiasi cosa che non sia respirare e guardare a terra, la osservano mentre Airina seduta sul trono ha un grande sorriso raggiante stampato sul volto.
-Vieni cara, il tuo cagnolino è già qui- mi invita Airina appena mi vede. Con calma avanzo verso di lei, continuando ad osservare mia mamma . Come se sentisse che sono arrivata  mia madre alza  il viso e mi guarda, ha gli occhi spenti ma sembra tranquilla, quasi felice, chissà cosa pensava che mi fosse capitato.
- Ora silenzio!- urla Airina eccitata alzandosi dal trono con uno scatto. Il suo sguardo duro e severo mette a tacere tutti in un solo istante, ma io la conosco e negl’occhi ha una luce che non gli avevo mai visto: follia pura.
-Questa donna miei cari è accusata di uno dei più orribili e atroci crimini: a messo davanti al proprio popolo il benessere di soggetti reietti e inutili. Vi ha costretti a subire i soprusi dei cani per anni e a dovervi abbassare al loro livello! – alcuni iniziano ad urlare, concordi con il discorso di Airina. Come può il popolo ascoltare queste parole? Sono più che certa che molte delle persone presenti hanno amici o conoscenti che sono licantropi o vampiri. Perché tanto odio verso chi è come noi?
Will accanto a me ringhia sottovoce, cercando di non farsi sentire. Vorrei tanto appoggiarmi a lui, cercare di appoggiarlo in qualche modo ma non posso ancora farlo. Dobbiamo mantenere la calma fino all’arrivo dei branchi.
- Quest’oggi signori, sorge un nuovo regno, un nuovo regime e tutto quello che c’era una volta verrà spazzato e distrutto, la corruzione verrà estirpata alla radice. Rebecca morirà- e nei suoi occhi non c’è solo follia ma anche una rabbia feroce e animale. Un fuoco che non riscalda ma brucia, uccide e tortura.
Sopra il fragore delle ovazioni improvvisamente si sente un rumore sorso e rombante e i licantropi arrivano in massa travolgendo le persone. I popolani scappano nonostante molti di essi abbiano sostenuto Airina fino a qualche istante prima, le maligne presenti e i vampiri si preparano invece a combattere, Airina lancia un urlo di rabbia e scompare in un battito di ciglia ricomparendo accanto a mia madre e tenendo tutti i licantropi che tentano di portarla via lontani.
Will non perde tempo e si trasforma mentre io mi slaccio velocemente il vestito scalciandolo e allontanandolo da me. Il fragore è assordante e i miei sensi sembrano tutti essere un passo indietro rispetto a quello che sta accadendo, il caldo forse mi sta offuscando la mente… Il caldo oppure quella Maligna che mi osserva. Con uno sprazzo di lucidità riesco a spostarla con un onda d’urto facendogli perdere la concentrazione.
Cerco di spostarmi verso mia madre e di andare il più possibile vicino ad Airina. Quando sono a pochi passi da questa, con gli occhi ricolmi di malata fiducia, mi invita ad andarle accanto.  Mi affianco a lei lanciando un veloce sguardo verso mia mamma, stesa a terra, esausta e malridotta. Concentrandomi intensamente riesco a fare una bolla di protezione intorno a noi tre; in quella bolla si riversano rabbia e disperazione, nostalgia e tristezza. Vedo al di fuori di quello strato un po’ offuscato i lupi che azzannano le Maligne, la gente che scappa, senso le urla delle persone, le grida e vedo il tappeto rosso fagocitare ogni macchia di sangue che corre sul pavimento. I corpi morti rimangono stesi immobili sul terreno, marionette.
Una volta innalzata la bolla di protezione mi volto verso Airina con rabbia, lei neanche mi guarda. Sta fissando mia madre con un sorriso vittorioso dipinto sul volto, nelle mani sembra plasmare una sfera di fuoco … Qualunque cosa sia non sembra innocente. MI trasporto davanti a lei.
- Vuoi farlo tu cara?- mi chiede sempre più sorridendo, abbassando le mani.
- Sì. Lo faccio io- gli rispondo scaraventandola contro la bolla utilizzando un’altra onda d’urto. Sfrutto il momento di confusione per avvicinarmi ulteriormente a mia mamma e provare a parlarle ma Airina si riprende in fretta.
- Dovrebbe morire! Lei non è tua madre! Io lo sono! Quel cane di tuo padre, si è divertito ad usarmi finchè non ha incontrato lei!- Airina urla, gesticola, ha un’espressione folle dipinta in volto.  – Tu dovevi essere mia, nascere dal mio grembo, non dal suo!- Mi volto sconvolta verso mia madre che sembra confermare la mia ipotesi: Airina è pazza, è lacerata dal dolore, ma non sta mentendo. Prima della mia nascita, prima del mio concepimento, prima di mia madre. Mio padre era innamorato di questa donna.
- L’hai ucciso tu… - sussurro. Non riesco a far altro che rimanere immobile, tutto ciò che mi circonda sembra andare a rallentatore.
- No… Delle stupide l’hanno fatto. Io lo volevo con me di nuovo, saremmo stati una famiglia, capisci?- Airina parla con chiarezza ma noto i suoi occhi verdi farsi sempre più lucidi. Sta succedendo tutto così in fretta, non riesco a collegare ogni cosa. Un luccichio. Un movimento. E Airina sta alzando qualcosa sopra la testa di mia mamma. Senza neanche pensarci mi buttò sul corpo della Maligna facendola cascare a terra, afferro il coltello che le è scivolato dalla mano e mi rialzo. Nel frattempo anche lei si alza, ancora più decisa di prima, mi viene in contro e di riflesso, faccio scattare il braccio. Il coltello le affonda nel costato facendola gemere, non si scompone e rimane a fissarmi con i suoi occhi verdi. Vedo solo dolore e distruzione in quegli occhi, la pazzia sembra essersene andata, sembra accettare la morte, quasi come se la gradisse.
Faccio qualche passo indietro mentre la bolla si disintegra. La battaglia che imperava fuori sembra essere giunta al termine e anche quella che stava dentro di me sembra finalmente essersi calmata. Tutto ora ha uno schema, una ragione, non acquisterà mai un senso ma certamente ora ha un motivo, una causa. Un’amore tradito, distrutto. Scivolo lentamente verso mia mamma abbracciandola forte.
Alle sue spalle vedo Will osservarmi attentamente, come sempre sa che c’è qualcosa in me che non è del tutto sistemato … e come sempre saprà rimediare.
- Ci rimetteremo. Mi sei mancata- mi sussurra mia madre all’orecchio. Io non rispondo, mi limito a stringerla più forte e ad osservare tutti quelli che mi circondano: vivi, morti. Le ferite non si risaneranno mai del tutto, ai morti non  verrà dato altro sollievo che quello di essere sepolti e ai vivi che li compiangono non resterà altro che andare avanti. Ci rimetteremo… Mi rimetterò, Will mi aiuterà e io aiuterò lui Un debole sorriso fa capolino sulle mie labbra mentre tutti cercano conforto nelle braccia dei propri compagni.

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