Un anno in Corea di Ghrian (/viewuser.php?uid=853684)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Driiiin, Driiiiin,
Driiiiiiiiiiiiiin!
Aprii gli occhi spaventata,
pensando a
un attacco nucleare in corso, invece era solo la mia maledetta
sveglia che mi comunicò molto gentilmente che la visita nel
mondo
dei sogni era terminata.
Poco male, mi aspettava un
altro giorno
intensivo di lezioni universitarie.
-Carlotta, spegni
quell'aggeggio
infernale!- mi urlò mia madre dalla stanza accanto,
svegliata anche
lei dal volume improponibile della mia simpatica sveglia digitale.
Purtroppo ero costretta a utilizzare un volume che sfiora gli
ultrasuoni se volevo alzarmi ad un orario decente.
Mi alzai svogliata e ancora
assonnata
dal letto rischiando di cadere non appena appoggiai un piede sul
pavimento gelido, abbandonai il mio caldo pigiamino con gli orsetti
disegnati sopra, infilai un paio di jeans stretti con una camicia a
righe morbida sopra risvoltando le maniche fino al gomito.
Perfetto per il clima
ballerino di
Milano. Eravamo a novembre e fuori persisteva ancora un caldo tipico
primaverile. Non che mi lamentassi, ma non sapere mai come vestirsi
la mattina può diventare un trauma enorme. E poi
diciamocelo, non è
normale.
Presi la mia fida borsa a
tracolla, già
riempita di libri e dopo aver messo degli stivaletti neri, mi fiondai
fuori di casa evitando le urla di mia madre che dalla sua camera mi
augurava una buona giornata.
Gentilissima, certo, ma
appena sveglia
e ancora intontita come un calabrone che si è appena
schiantato
contro un parabrezza, le sue urla non facevano che infastidirmi e
innervosirmi.
Non ero propriamente in
ritardo, la
prima lezione cominciava alle nove ed erano appena le sette e un
quarto, ma avevo in programma una bella colazione con la mia migliore
amica, Larissa.
Siamo amiche da quando
eravamo bambine,
all'asilo la nostra priorità era battere chiunque ad ogni
gioco e
dopo vari scontri ci eravamo rese conto che era decisamente
più
divertente un'alleanza. Dopo quel giorno non ci siamo più
separate,
due pesti che creavano più danni che altro. E ancora adesso
siamo
così, due pazze sognatrici.
Certo, alle superiori lei
scelse un
liceo classico mentre io, scelsi uno scientifico senza mai
abbandonare il conservatorio, una delle mie più grandi
passioni.
Anche
all'università ci siamo trovate
a prendere due strade diverse: lei insegnante mentre io puntai a
specializzarmi in scienze biologiche per poi diventare una genetista
forence.
Già... chi me
l'ha fatto fare?
Entrai nel nostro solito
bar, spingendo
la porta e quasi sbattendoci contro se non fosse stato per una santa
vecchietta che mi aiutò, tenendomela aperta. La ringraziai
con un
sorriso smagliante e mi avviai al nostro solito tavolo dove una
chioma leonina nera mi stava aspettando con un broncio davvero
impagabile.
-Finalmente sei arrivata,
mi stava
crescendo la barba.-
Mi siedetti sbuffando
sonoramente, per
farle sentire bene quanto il suo commento mi abbia resa felice, e
posai la borsa sulla sedia libera alla mia destra mentre guardavo
Larissa legarsi i capelli in una coda bassa, nel tentativo di domarli
leggermente. Tentativo fallito, viste le sue moltitudini ciocche
scure che uscivano ribelli dalla costrizione dell'elastico.
Come la capivo, sebbene i
miei capelli
fossero più ondulati e di un color biondo cenere, erano
costantemente gonfi. Se lei li poteva portare corti fino alle spalle,
io non ci potevo neanche pensare.
Il mio destino era quello
di portarli
lunghi fino a metà schiena fino al termine della mia vita
mortale.
Un destino roseo e pieno di
elastici.
Prospettive positive.
-Non sono in ritardo. E poi
quella
battuta è vecchissima, devi rinnovare il tuo repertorio.- le
dissi
mentre cercavo di attirare l'attenzione del cameriere, riuscendo al
primo tentativo. Avevo un disperato bisogno di un caffè.
-Probabilmente. Allora, a
che ora hai
la lezione?- mi chiese, incrociando le braccia magre scoperte da una
maglia a maniche corte, sul tavolino.
-Alle nove. Ci hanno detto
di essere
tutti puntuali, chissà perchè.-
-Forse perchè
non lo siete mai?-
Scoppiammo a ridere
all'unisono,
proprio mentre il cameriere arrivava al nostro tavolo guardandoci
come se fossimo delle pazze scatenate.
-Volete ordinare
qualcosa?- chiese
incredibilmente scocciato, tantè che picchiettava
addirittura il
piede sul pavimento di marmo bianco.
Io lo guardai con una
faccia che
esprimeva tutto il mio scetticismo sulla sua persona -Ma va? Si,
gradiremmo due cappuccini alla cannella e due brioches alla
marmellata. Grazie.- lo liquidai subito, mentre lui assunse una posa
ancora più scocciata e irritata. Nel farlo
arricciò le labbra
carnose ed era un vero spettacolo perchè sembrava proprio un
castoro
con il mal di pancia.
Larissa
ridacchiò senza contegno
guardandolo camminare a tutta velocità verso il bancone del
bar.
-Quello ci sputa nel
cappuccino.-
dichiarò lei, smettendo immediatamente di ridere e
adombrandosi,
facendo ricomparire il suo solito broncio.
-Non li prepara lui.-
sorrisi malvagia
facendole l'occhiolino.
-Tornando a noi, so che
anche la
facoltà di lingue orientali ha un richiamo per oggi alle
nove. Ho
sentito Bea e ha detto che dovevano arrivare puntuali perchè
avrebbero ricevuto una bella notizia.-
-Ora che mi ci fai pensare,
la lezione
non si svolge nella mia facoltà. Probabilmente dovremo
svolgere un
progetto in cui ci saranno anche loro, faremo un tirocinio all'estero
da quanto ho capito.- risposi scostandomi per far posare in pace la
nostra ordinazione al gentil cameriere.
Lei bevve un sorso del
cappuccino
constatandone la bontà con un sospiro poco incline al
pubblico del
bar e suggerì -Forse vi mandano in Cina, o in Giappone! E ti
ritroveresti una Larissa molto invidiosa.-
Io quasi mi strozzai con un
boccone di
brioches, che avevo addentato come un orso bruno con un salmone bello
succulento -Non esagerare. Si parla di un anno all'estero, l'ultimo
per giunta e di una probabilità molto alta di rimanere li.
Non credo
di voler cambiare totalmente cultura. Già faccio fatica ad
integrarmi con la mia, figuriamoci con una completamente opposta.-
-Non hai tutti i torti.
Però sarebbe
una bella esperienza, l'anno che hai passato a Londra ti era
piaciuto, no?-
-Si, ma parliamo di due
mondi diversi.
E poi siamo costretti a spostarci, in Italia i laboratori di ricerca,
ma soprattutto i fondi, non sono proprio ben forniti.-
-Ancora non sappiamo nulla,
stiamo
facendo delle ipotesi un po' campate per aria. Mi farai sapere.-
-Sicuro.- rispondo,
chiudendo il
discorso e lasciando che Lar si avventasse sulla brioches. Ah, cosa
avrei fatto senza di lei?
Pagammo il conto e sotto
l'occhio
attento del nostro Mr Castorino come l'aveva soprannominato Lar, ci
dirigemmo verso le nostre facoltà dividendoci all'entrata.
Secondo i moduli appesi
nella bacheca
all'entrata dovevo spostarmi nel piano più basso della
struttura,
nell'aula magna. Scesi le scale che mi sembrarono infinite e mi
diressi verso la porta antipanico blu che mi permetteva l'ingresso
nella classe di giapponese.
L'aula era praticamente
vuota, a parte
qualche studente del corso di lingue, vidi però la massa di
capelli
rossi appartenenti a Beatrice seduta in una delle file in centro,
così la raggiunsi e mi sedetti pesantemente in parte a lei
-Ciao,
Bea.-
-Ehi, Carl, come stai?- mi
chiese,
guardandomi con i suoi occhioni azzurri.
-Bene, anche se avrei
sicuramente
dormito di più.- risposi, sprofondando nella poltroncina
rossa. Le
nostre aule non erano così comode, accidentaccio a loro.
-Oh, anch'io.
Però oggi avremo una
notiziona che varrà la pena della nostra limitata fase REM.-
-A quanto pare.
Cos'è questa storia di
un tirocinio con le nostre facoltà?- chiesi, mettendomi
più comoda
e rientrando sempre di più nella poltroncina.
-Beh, abbiamo entrambi un
anno
all'estero da completare e sembra che vogliano prendere due piccioni
con una fava.- spiegai, torturandosi una ciocca di capelli sfuggita
dal suo chignon malandato.
-Capisco. Spero non sia
troppo
lontano.- sbuffai senza ritegno.
-Puoi sempre scegliere.-
-Sai che sceglierei
comunque di
partire, sebbene non mi piaccia l'idea di continuare a spostarmi. Ma
è un'opportunità troppo alta. E poi amo
viaggiare.-
-Siamo proprio uguali.
Anche se i tuoi
occhi multicolor non li vorrei mai.-
Io risi di gusto,
trascinandomi dietro
anche lei e alcuni ragazzi che si erano seduti vicino a noi.
Gli occhi, una mia piccola
particolarità. Cambiavano a seconda del tempo e dell'umore,
passando
dal verde prato al nocciola. Mentre lei con i suoi occhi azzurri e i
capelli sembra davvero Anna dai capelli rossi, uno dei miei cartoni
preferiti fin da piccola.
Questa ragazza si aggiunse
alla nostra
piccola cerchia di amicizie tre anni fa, ma diventammo subito
inseparabili. Un amico in comune ci presentò e fummo subito
pappa e
ciccia, vi lascio immaginare quando ha conosciuto Larissa. Un casino
infinito.
-Silenzio per favore!-
richiamò, con
molta fatica, l'attenzione un professore della facoltà di
lingue.
-Grazie. Come sapete sia la
facoltà in
cui insegno sia quella di scienze biologiche necessita di un anno
all'estero per compiere il tirocinio obbligatorio. Chi ha
già
sfruttato questa occasione può esimersi dal compierla
nuovamente
anche se noi la riteniamo in ogni caso un'opportunità da non
sottovalutare.
Quest'anno abbiamo deciso
di accettare
la collaborazione altre volte offertaci dalle università di
Seul, in
Corea del Sud. Ecco perchè abbiamo pensato di unire le
nostre
facoltà e utilizzare quest'anno non solo come tirocinio e
formazione
delle due materie ma anche come un'opportunità di lavoro e
vita per
voi. Ovviamente dovrete trovarvi un appartamento, se quelli messi a
disposizione non saranno più disponibili. I pranzi saranno
offerti
dalle università ma a tutto il resto dovrete provvedere voi,
vi
consigliamo quindi di trovarvi un lavoretto, anche quelli offerti
gentilmente dalle università. Se avete intenzione di
iscrivervi i
moduli sono reperibili in settimana, insieme al programma. Per i
laureandi in genetica che hanno intenzione di partecipare, le lezioni
sono terminate. Dovrete imparare almeno le basi del coreano e
rispolverare l'inglese. Per i libri di testo non preoccupatevi, la
scuola provvederà a farveli avere.
Grazie a tutti per
l'attenzione.-
Una volta che spense il
microfono,
nell'aula magna gremita di ben novanta studenti stupefatti si
scatenò
l'inferno.
NOTA:
Saaaalve!
Allora,
questa è la mia FF su questo gruppo e a dire la
verità non volevo nemmeno scriverla, ma questa idea mi
è balenata in mente e persisteva finchè non ho
ceduto e l'ho scritta.
Lo stesso problema si è manifestato nel pubblicarla ma ho
deciso di buttarmi!
Fatemi
sapere cosa ne pensate, questa è una di quelle storie che
praticamente si scrive da sola: una trama davvero molto semplice,
personaggi ben definiti e con un carattere ben preciso. L'unica cosa
abbastanza difficile è scrivere della cultura coreana con
tutte le loro tradizioni dato che la mia conoscenza si limita a qualche
libro e ad internet poichè non ho avuto la fortuna
(purtroppo) di riuscire a farmi un bel viaggetto.
Ma, mai dire mai: limita le idee.
Bene, sono curiosa di sapere
se vi piace!
Alla prossimaa
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
-Ma che diavolo...- fu
l'unica frase
più o meno sensata che uscì dalla mia bocca
ancora spalancata.
Lar è una
veggente! Altro che Sibilla
Cooman, lei era una vera e propria veggente nata. Me la immaginavo
aprire un chioschetto con un turbante in testa alla stazione di
Milano. Un unica parola: perfetta.
-Carl, chiudi la bocca, non
vorrai che
le mosche la usino come nuova casa per le vacanze.- affermò
Bea,
sempre gentile, mentre sfilava il telefono dalla borsa minuscola che
aveva appoggiato sulla poltroncina rossa alla sua destra. Mi chiedevo
come facesse a infilarci dentro qualunque cosa le servisse. E quando
dico “qualunque cosa” intendo davvero tutto.
-Beh, se è solo
per le vacanze...-
sbuffai ironica, ma lei non dette nessun segno di avermi sentito,
impegnata com'era a pigiare i tasti del telefono.
-Che dici di pranzare
insieme a Lar? Ha
appena finito la sua lezione di greco.- rispose, scrollando il
telefono semplicemente perchè internet non prendeva. Una
piccola
innocente mania che avevo trasmesso a tutte le mie amiche, insieme
all'insultare qualsiasi genere di tecnologia avanzata.
-Va bene. Ma prima andiamo
a prendere i
moduli, abbiamo finalmente l'occasione di fare un bel viaggetto
insieme.- affermai sorridente, alzandomi da quelle sedie scomodissime
e facendo segno alla mia amica di fare lo stesso.
Lei sospirò
-Peccato che Larissa non
possa venire.-
Il mio sorriso si spense in
un attimo e
ricambiai il suo sguardo triste, pensando alla mia povera amica
sommersa da versioni di greco antico. Sicuramente una vacanza le
avrebbe fatto bene.
Annuii mentre mi infilavo
la borsa a
tracolla, continuando a tenere il muso fino alla consegna dei moduli
per l'iscrizione.
-Siete qui per il
tirocinio?- ci chiese
scocciata la segretaria. Ma oggi cosa avevano tutti?
Sembrava che chiunque fosse
affetto da
malumore.
-Si, grazie.- risposi,
prendendo i
fogli porsi dalla signora in rosso. Sì, in rosso. E dico
solo una
parola: completamente.
-Sapete già cosa
fare, immagino.-
-Certo. Sa per caso tra
quanto dovremmo
partire?- domandò Bea, sgranando gli occhioni e facendola
imbambolare per qualche secondo.
Peccato che si riscosse
quasi subito
-Un mese. Ecco i tuoi nuovi libri di testo.-
Rimasi di sasso,
immobilizzata dalla
testa ai piedi, ovviamente con una faccia da ebete. Un mese? UN MESE?
Scherziamo, vero?!
-E io dovrei imparare il
coreano, una
delle lingue più complicate al mondo, in un maledettissimo
mese?
Cosa pensano che sia, Wonder Woman?- sbraitai, scioccata dalla
notizia e totalmente fuori di me.
-Stai tranquilla, ce la
farai senza
problemi. Non è così complicato come sembra,
fidati.- cercò di
calmarmi la mia amica, rossa anche lei. Iniziavo a sviluppare
un'avversione per quel colore.
Feci un respiro profondo,
cercando di
calmarmi -Beh, almeno avrò l'occasione di rivedere James.-
Due ore
dopo
-JAMES?- urlò
Lar, sputacchiandomi in
faccia il suo toast al prosciutto.
Socchiusi gli occhi e
cercando di
evitare che pezzi non meglio identificati si infilassero nelle mie
narici, mi tolsi con una manata praticamente metà toast dal
viso,
portandomi via anche il fondotinta che avevo applicato malamente nel
bagno poco illuminato dell'università.
Almeno le occhiaie dovevano
essere
costantemente coperte, certe volte assomigliavo davvero a un piccolo
panda.
-Si, James. Te ne ho
già parlato, l'ho
conosciuto due anni fa a Londra.-
-Lo sappiamo, genio.
Potreste
finalmente uscire insieme.- replicò Beatrice, con uno
sguardo
sognante mentre si portava alla bocca un grissino. Senza alcun
successo, posso affermare, poiché finì per
infilzarsi una guancia.
E io ovviamente le scoppiai
a ridere in
faccia, seguita da Lar e subito dopo da una rossa leggermente
confusa. Beh, frustarsi la faccia con un surrogato del pane
può
rendere un po' scioccati, lo capisco.
-Mi duole distruggere i
vostri sogni da
wedding planners ma io e lui siamo solo amici. E poi ha una
fidanzata.- ribattei, asciugandomi le lacrime con le dita.
-Poco male, troverete
sicuramente
qualche bel mandorlone.- ridacchiò Larissa, tentando una
faccia
ammiccante.
Io e Bea ci guardammo
sconvolte e
biascicammo un -Aiuto.- per poi rimetterci a ridere, sotto i
tentativi di ridurci in cenere della nostra leoncina.
-Dai, smettetela. Devo
rientrare, ho
una lezione.- ci liquidò Lar, alzandosi e costringendoci a
seguirla
fuori dal bar.
-Agli ordini capitano.-
esclamai,
eseguendo anche un perfetto saluto militare.
-Anche noi abbiamo lezione.
Coreano,
neanche a farlo apposta. Su, sbrighiamoci!- gesticolò Bea
come una
piovra impazzita.
-Va bene, va bene. Mi sto
muovendo, non
serve che mi trascini!- niente da fare, mi aveva arpionato un braccio
e ora mi stava tirando come un cane che ha puntato un albero.
Salutai con la mano libera
Lar che
intanto rideva sotto i baffi mentre cercavo di liberarmi dalla sua
stretta di ferro.
Dopo pochi, patetici
tentativi mi
arresi e mi lasciai trascinare per scale, corridoi e infine arrivammo
nella nostra aula già piena di universitari che conoscevo
benissimo.
-Ciao, Carl! Hai deciso di
venire anche
tu?- mi chiese Andrea, un ragazzo del mio stesso corso.
Apri la bocca per
rispondere ma la mia
simpatica amica mi precedette -Si, ha deciso di partire con me. Ora
se non ti dispiace vorremmo prendere posto.-
Lui si irrigidì
e la scrutò
malissimo. Feci in tempo a mimare un “scusa” con le
labbra prima
che lei si riappropriasse del mio braccio per indirizzarmi verso i
posti da lei considerati migliori.
Hai pazzi si da sempre
ragione, no?
-Ricominceremo dalle basi
vero?-
balbettai, preoccupata per la mia prima lezione in una lingua a me
totalmente sconosciuta. Non sono mai stata una cima nelle lingue,
l'inglese l'ho imparato a furia di studiarlo e poi l'anno all'estero
aiuta davvero tanto. Per il resto ero completamente persa. Buio
totale.
-Annyeonghaseyo. Oggi
ricominceremo
dalle basi, per i laureandi della facoltà di genetica. Spero
che si
sviluppi in voi un amore e una forte passione per questa lingua
meravigliosa. Sijag!
Gyogwaseoeul.-
Quaranta persone su una
classe di
sessanta si mosse per frugare nelle rispettive borse.
Il restante venti, tra cui
vi facevo
parte anchio, guardava l'insegnate a bocca aperta sentendosi stupido
e molto confuso.
Solo un pensiero mi
continuava a
balenare in mente... Idiota. Sono un'idiota.
NOTA:
Salve a tutti!!
Nella scorsa nota mi sono scordata di dirvi che pubblicherò
più o meno ogni settimana, cercando ovviamente di essere il
più costante possibile.
Spero che la storia vi stia piacendo, so che siamo solo al secondo
capitolo e non avete ancora un'idea di come si svilupperà la
storia (a dire il vero non c'è l'ho nemmeno io) ma spero
comunque che vi ispiri almeno un pò!
Alla prossima!
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
-Caaaaarl, sbrigati o
perderemo
l'aereo!-
-Si, signorina Sangari, si
sbrighi! Non
abbiamo tutto il giorno!-
-Carlotta, mi aiuti con la
borsa?-
-Carlotta, ha preso il
passaporto?-
-Carlotta non hai
dimenticato nulla,
vero?-
Il mio cervello stava
minacciando di
partire per una vacanza alle Hawaii, altro che Corea e laboratori di
genetica.
Il mio nome non era mai
stato nominato
così tante volte in tutta la mia vita, sembrava che tutti
avessero
un'improvvisa urgenza di parlare con me. O chiedermi qualunque cosa
passasse per il loro piccolo cervellino poco sviluppato. Accidenti a
loro.
Si, mi rendo conto di
essere
leggermente acidula ma volare non mi è mai piaciuto
particolarmente,
mi ha sempre messo inquietudine e tanta ansia addosso.
Inoltre i toni lagnosi dei
professori,
dei miei compagni e dei miei genitori non facevano che innervosirmi
di più.
Potete benissimo
immaginarmi come un
toro inferocito e sbuffante, che tentava di incornare chiunque le
rivolgesse la parola.
-Carl, telefonaci spesso mi
raccomando.- mi disse mia madre con un tono incredibilmente severo,
ovviamente finto che però riuscì a trattenere per
pochi secondi e
scoppiare a ridere avvolgendomi in un abbraccio stritolatore a cui si
aggiunse anche mio padre, probabilmente sentendosi escluso dal
gruppo.
-Certo. Ci sentiamo.-
riuscii ad
articolare, cercando di ricordare come si permetteva all'ossigeno di
entrare in corpo. I miei genitori hanno questo piccolo difettuccio,
sono assurdi e dolci allo stesso tempo ma non li cambierei mai.
Scivolai via dalle loro
braccia e mi
diressi verso il nostro gate, pronta ad imbarcarmi. Mi aspettavano
ben dodici ore di viaggio prima di posare i miei piccoli piedini sul
suolo coreano.
-Caaaaaaaaarl! Beeeeeeeeea!
Non vorrete
andarvene senza salutarmi, spero! Altrimenti è la volta
buona che vi
ammazzo.- ululò Lar, agitando le mani al vento come se
dovesse
scacciare un esercito di mosche. Sì, siamo strane.
-Laaaaaaar!- urlammo di
conseguenza
noi, girandoci in contemporanea e buttandoci letteralmente addosso a
lei, abbracciandola.
-Ci mancherai.-
piagnucolò Bea.
-Anche voi, tantissimo.
Sentiamoci
spesso, Skipe serve pure a qualcosa.-
-Ovvio. Appena atterriamo
ti invio un
messaggio. I nostri insegnanti si sono già premurati di
consegnarci
le schede coreane. Mai stati così previdenti.- commentai,
prendendoli un po' troppo in giro e guadagnandomi un'occhiataccia ben
assestata dal mio insegnante di genetica. Ups.
-Buon viaggio, ragazze.- ci
salutò per
l'ultima volta Lar, asciugandosi una lacrima che era appena scappata
dalla palpebra inferiore.
Continuammo a salutarla con
la mano,
mentre ci incamminavamo verso le scale.
-Sei pronta?- mi chiese
Bea,
infilandosi un auricolare nelle orecchie e facendo partire la musica
a tutto volume.
-Sempre.- risposi solenne,
per poi
scoppiare a ridere e salire finalmente sull'aereo.
Dopo molti spostamenti e
vari problemi
a decidere che posti occupare, come se ce ne fossero molti,
finalmente decollammo e io mi rilassai leggermente.
La prima parte era andata
bene, ora
bisognava solo sperare di non cadere.
-Vuoi una cuffia?-
-No, grazie Bea. Leggo un
po'.-
Lei alzò le
spalle e si rinfilò la
cuffietta. Guardai il mio libro e pensai al momento critico della
preparazione della valigia e a tutti i libri che non avevo potuto
prendere su. Il peso era quello che era, purtroppo.
Me li sarei fatta spedire,
non vi erano
dubbi. Senza i miei libri non sarei riuscita a vivere, così
come
senza la mia chitarra.
Aprii la prima pagina di
“Emma” di
Jane Austen e mi immersi nella lettura, sperando di distrarmi da quel
volo infinito.
-Carlotta, svegliati!-
Mi riscossi velocemente,
aprendo gli
occhi e pronta per fulminare chiunque avesse osato destarmi dal mio
sonno profondo.
Due occhi azzurri fuori
dalle orbite mi
fissavano.
-Che c'è?-
risposi in malo modo,
sistemandomi meglio sul sedile, ora diventato scomodissimo.
Avevo dormito in una
posizione
indecente: le gambe accartocciate sul sedile, le braccia incrociate e
il busto piegato verso il finestrino prima oscurato. Ora la vista
delle case illuminate mi aveva incantato, facendomi letteralmente
spiaccicare sul vetro.
-Stiamo volando sopra la
Corea. Tra
poco atterreremo.- fece lei, sedendosi più comoda e
inclinando la
testa verso di me.
-Oh, bene.- farfugliai,
troppo presa ad
osservare quell'incredibile continente illuminato in modo
abbagliante. Era decisamente uno spettacolo meraviglioso.
-Ragazzi, ci siamo!-
confermò
l'insegnante di coreano.
Quando percepii la discesa
dell'aereo,
iniziai a pensare seriamente al mio testamento.
-Terraaaaaaa!- gridai non
appena misi
un piede sulla terra ferma.
-Come sei melodrammatica.-
mi liquidò
Bea, tentando di essere superiore.
-Ma smettila che anche tu
all'atterraggio minacciavi vomito.- ribattei imperterrita e senza
pietà.
Lei sgranò gli
occhi e spalancò la
bocca, in una posa incredula decisamente finta.
-Come attrice falliresti
prima ancora
di debuttare.- ridacchiai, ricevendo uno scappellotto sul collo che
mi lasciò un bel segno rosso.
-Forza, forza che la Korea
University
ci aspetta.- sbraitò un altro insegnante di lingue,
sputacchiando un
po' in giro.
Alzai gli occhi al cielo e
mi diressi
verso i pullman che avrebbero dovuto portarci all'università
in
questione.
Buttai malamente la valigia
insieme
alle altre e conquistai il posto vicino al finestrino, non senza le
continue proteste di Bea.
-Hai chiamato James?- mi
chiese,
utilizzando gli occhiali da sole come cerchietto per tenere indietro
i capelli. Dopotutto era notte qui.
-Non ancora. Gli mando un
messaggio.-
sospirai, prendendo il cellulare dalla borsa.
Lei annui e sprofondammo
nel sedile,
una con le sue inseparabili cuffiette e io con la faccia appiccicata
al finestrino. Niente di nuovo, insomma.
A:
Jamesuccio
Jaaaaaaames!
Ho appena messo piede sul suolo coreano. Dobbiamo riuscire a vederci
il prima possibile.
DA:
Jamesuccio
Finalmente!
Sai già dove dormirai?
A:
Jamesuccio
Al
dormitorio dell'università, in teoria.
DA:
Jamesuccio
Sapete
già se avrete i posti?
A:
Jamesuccio
No, non
sappiamo ancora nulla. Dovrò anche trovarmi un lavoro...
conosci
qualcuno?
DA:
Jamesuccio
Penso
di si. Tienimi aggiornato, nel caso passo a prenderti.
A:
Jamesuccio
Sai,
come tassista avresti il lavoro assicurato. Grazie.
DA:
Jamesuccio
Lo so.
Non pensare di passarla liscia, voglio un pagamento. Un abbraccio
basterà.
A:Jamesuccio
Affare
fatto.
Era
uno dei ragazzi più dolci che avessi mai conosciuto. Jenni
aveva
fatto proprio un bell'affare e anche lui, quella ragazza era davvero
un'amore.
Ti
facevano sperare che i colpi di fulmine esistessero davvero.
NOTA:
Salveeeeee!
Come
state? Io penso di stare per morire, ho troppi impegni caspiterina!
Comunque, spero che questo capitolo vi piaccia, finalmente Carotta
arriva in Corea e beh, dal testo capite bene quanto sia fuori di
testa...
Vorrei
ringraziare chi ha messo questa storia tra le seguite, spero che
andando avanti questo piccolo parto della mia mente bacata continui a
piacervi!
Inoltre, beh direi di ringraziare anche quella santa donna mangiatrice
di pollo a tradimento che mi ha recensito! Aspettatti una bella
sorpresa per domani...
Buon pomeriggio e alla
prossimaaa!
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
“Mi
dispiace signorina Sangari, ma i posti sono limitati.”
Ecco
una frase che mi fece uscire di testa. Ma proprio a me dovevano
capitare tutte le sfighe di questo mondo?
Beh,
non proprio a me...diciamo a dieci del mio corso.
-Non
preoccuparti, James ti darà una mano, no?- mi
consolò Bea,
abbracciandomi dolcemente -Stanotte puoi dormire con me, ci stiamo
nel letto.-
-Ti
ringrazio. Chiamo James e vedo se può procurarmi qualcosa.
Non
saprei proprio dove girarmi.-
La
mia amica fece un verso scocciato e prese a svuotare la valigia,
rabbiosa.
Misi
una mano sul ricevitore e chiesi -Bea, ma che ti hanno fatto quei
poveri vestiti?-
-Niente!
Ma che cavolo, per una volta che avevamo la possibilità di
farci una
piccola vacanza insieme, non hanno una misera brandina per te!-
-Calma,
ora cerco di rimediare. Non saremo vicine ma vedrai che ci
divertiremo lo stesso.-
Sgranò
gli occhietti azzurri e fece per parlare, quando la persona che stavo
chiamando rispose al telefono con un forte accento britannico.
-junbiga
doesyeossseubnikka?-
-Ciaaaaaao Jamesuccio!-
-Caaaaaarl! Ciao, come
stai?-
-Beh, agitata. E molto.-
-Non hai il posto dove
dormire vero?-
-Esatto. Qualche
suggerimento?-
-Si, ti offro un
appartamento, nuovo
appena ristrutturato.-
-Per fortuna che fai il
coreografo. Ti
sei dato alle agenzie immobiliari?-
-No, simpaticona. E' il
vecchio
appartamento di Jenni, che non ha ancora venduto.-
-Non ho molte altre
alternative. Non
posso certo passare un anno in un albergo. L'affitto?-
-Ma che affitto. Basta che
mi dai il si
per il lavoro di cui ti ho parlato per messaggio.-
-Qui gatta ci cova. James,
che razza di
lavoro è per farti arrivare a non farmi pagare l'affitto?-
-Nulla... ti spiego non
appena ci
vediamo. A che università sei? Ti passo a prendere.-
-Sono alla Korea
University. Ma
davvero, non serve. Dimmi dove si trova l'appartamento e poi vengo
con i servizi pubblici.-
-Meglio di no. Fatti
trovare fuori tra
qualche minuto.-
-Ma io...-
-Tuuu,Tuuu,Tuuu-
Fissai il telefono
interdetta. Ma che
cattiveria! Mi aveva chiuso deliberatamente e con molta poca
galanteria il telefono in faccia.
Altro che i famosi
galantuomini
britannici. Tutte balle e questa ne era la prova.
-Allora?- mi chiese Bea,
che per tutta
la conversazione era rimasta a fissarmi.
-Ho un appartamento e un
lavoro a
quanto pare.- balbettai, ancora scioccata dalla velocità
della cosa.
Magari fosse stato
così sempre. Avevo
solo la fortuna di avere un amico con molti contatti.
Beh, dopo una marea di
sfighe, una
bella botta di fortuna ci voleva.
-Però, che
fortuna sfacciata.-
Annuii, mentre raccattavo
la mia
valigia e aprivo la porta -Io vado, domani ti passo a prendere?-
-Certamente, andiamo
insieme al
discorso di apertura. Buona fortuna e chiamami per farmi sapere
com'è
l'appartamento.-
-Ovvio. Qualcosa mi dice
che passerai
molto spesso la notte da me.- ridacchiai divertita.
-E te lo domandi anche?
Dovrebbe essere
scontato!- mi rispose, fintamente sconvolta.
E con una grossa risata mi
chiusi la
porta alle spalle.
-Finalmente sei arrivata!
Mi stava
crescendo la barba di Gandalf.- sbraitò il gentiluomo
inglese dal
finestrino della sua Volvo grigia.
-Che battuttona. Piuttosto
aiutami con
la valigia, britannico dei miei stivali.- alzai gli occhi al cielo,
mentre lui se la rideva tutto contento.
-Ti offro un passaggio, un
tetto sopra
la testa, un lavoro... e mi fai pure sfacchinare?-
-Ecco, sempre il solito. E
io che
pensavo che Jenni ti avesse inculcato almeno un po' di gentilezza
coreana.- sfiatai, mentre caricavo la mia super valigia nel baule
della sua macchinina.
-Ti ricordo che Jenni
è solo per metà
coreana e ha vissuto tutta la sua vita in Inghilterra.-
-Anche tu, ma la cavalleria
non sai
cosa voglia dire.- ribattei, sbattendo con forza il baule.
-Bah, la solita ingrata.-
mi liquidò,
aprendomi da dentro la portiera.
-Non sono cambiata affatto,
visto?- mi
sedetti pesantemente, allargando le braccia per mostrare i miei
vestiti spiegazzati, i capelli aggrovigliati, il trucco sbavato...
insomma una bomba sexy.
-Vedo,vedo. Su abbracciami,
sweetheart.-
Ci abbracciammo di slancio,
dandoci
anche una bella craniata, dopodichè lui accese la macchina
mentre io
chiudevo la portiera.
-Allora dov'è
questo appartamento?-
chiesi curiosa di scoprire qualcosa di più su quella
metropoli
completamente sconosciuta.
Si, avevo passato un mese
ad imparare
le basi del coreano, malamente aggiungerei, ma della città
non
sapevo praticamente nulla.
La cultura coreana era
anche quella un
mistero, anche se parzialmente fugato dalla mia santa amica che mi
aveva spiegato qualcosa.
-Ora lo scoprirai. Non
posso rivelarti
molto ma sappi che la riservatezza è d'obbligo.-
-Ma come? Io avevo
già in mente di
dare delle mega festone...- incrociai le braccia, mettendo il
broncio.
-Scherzi, vero?- chiese
lui, fermandosi
ad uno stop.
-Certo. Avevo intenzione di
invitare
solo Bea. Cavolo, ci conosciamo da due anni e ancora non capisci
quando scherzo? Siamo messi piuttosto male, qui.-
-Hai ragione. Beh, Bea
penso che tu la
possa invitare, ma non troppe persone.-
-Mi vuoi spiegare che sta
succedendo?
C'è un laboratorio nazionale che fa esperimenti su gas
letali ?-
domandai, sfinita dal suo fare misterioso.
Mi sistemai leggermente la
casacca
bianca che indossavo: era lunga fino a metà coscia, a
maniche lunghe
e copriva quella piccola ciccetta in mezzo alle gambe. Sotto
indossavo dei pantaloni molto stretti, quasi dei leggings con una
fantasia strana, tra i pois e i rombi, ovviamente risvoltati visto
che il mio metro e cinquantasei non mi permetteva di indossare
pantaloni normali. Vendevano solo vestiti o jeans adatti per modelle
rinsecchite con gambe lunghissime e io povera mortale, dovevo
adattarmi.
-Certo e io ti farei vivere
sopra.
Conoscendoti distruggeresti la città in un nanosecondo-
-Vedo che hai un alta
considerazione di
me.- commentai offesa, beccandomi un'occhiataccia a dir poco
spaventosa -Va bene, va bene ho capito. Poche persone.-
Lui sospirò -Per
ora sappi che la
riservatezza deve essere totale, poi vedremo.-
Alzai le spalle e posai la
testa contro
il finestrino che iniziava ad appannarsi, segno di un elevata
differenza di temperatura tra l'abitacolo in cui viaggiavamo e
l'ambiente esterno.
Fuori solo con una maglia a
maniche
lunghe faceva un po' freschino, eravamo a ottobre ma qui il tempo era
più esagerato che da noi. Non aveva mezze misure: in inverno
faceva
freddissimo e in estate faceva caldissimo. Beh, senz'altro non mi
sarei annoiata.
-Carlotta, siamo arrivati.-
mi riscosse
dai miei pensieri James, scuotendomi leggermente la spalla.
Mi stiracchiai mentre mi
giravo a
guardarlo.
-Hai sonno, vero?
Tranquilla, sarà
questione di pochi minuti.-
Lo sbadiglio che stavo
emettendo si
fermò immediatamente lasciandomi con le fauci spalancate
-Come
scusa?-
-Oh, le luci sono accese
perciò
stasera conoscerai i tuoi vicini che forse diventeranno i tuoi datori
di lavoro.- sorrise, mentre mi guardava con condiscendenza. Intanto i
miei occhi minacciavano di uscire dalle orbite. Tutto tranquillo:
sono assonnata, sembra che un cuculo abbia deciso di formare un nido
con i miei capelli, i vestiti stropicciati da dodici ore di aereo
più
una di pullman, il trucco sbavato per la stessa ragione... sono
proprio perfetta per un conoscere gente.
NOTA:
Ri-salveeeee!
Ok,
questo capitolo è stato postato in seguito all'altro solo
come regalo e la persona in questione lo sa ;)
Cosa ne pensate?? Io amo la protagonista, soprattutto perchè
le sue uscite strane mi vengono di getto, insomma si scrivono da sole!
Ora,
lo scrivo subito così tagliamo la testa al toro: penso di
pubblicare ogni 5 giorni/ una settimana, anche se adesso arrivano le
vacanze e avrò sicuramente più tempo...
Bene,
allora alla prossimaaaa!
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
-Spero tu stia vivamente
scherzando.
Altrimenti potrei rischiare di investirti con la tua bella Volvo.-
Lui fece una risatina
nervosa e uscì
velocemente dalla macchina, chiudendosi con un rumore sordo la
portiera dietro le spalle.
Aprii il baule e
tirò fuori la mia
valigia, senza dire una parola ma con un cipiglio molto preoccupato.
-Ti sei ricordato solo ora
cosa
significhi “essere gentili”?- ironizzai, chiudendo
il baule e
cercando di sfilargli la maniglia della valigia dalle mani, con
scarso successo.
-No è che se ho
la tua valigia non
puoi scappare.- sussurrò, sempre più preoccupato
e spaventato.
Iniziava a inquietare anche
me.
-Ok, se vuoi uccidermi e
farmi a
fettine non pensare che mi preoccupi per la valigia.- scherzai,
cercando di farlo ridere un po' ma niente di niente. L'allarme che
c'era nella mia testa aveva iniziato a suonare.
-Andiamo.- disse lapidario.
Aveva parcheggiato davanti
ad una
villetta a se che però sembrava collegata con un'altra,
situata
proprio in parte. Avevano il giardino in comune, così come
un grosso
“corridoio” esterno alle case che le collegava.
Entrammo dal cancellino
basso, e io lo
richiusi dietro di me, stando attenta a non sbatterlo come facevo con
praticamente qualunque cosa.
Mi condusse verso la
seconda casa
seguendo la stradina che si divideva in due per portare all'ingresso
delle rispettive villette.
Nella prima tutte le luci
erano accese
e quando dico tutte intendo proprio tutte. Chissà quando
dovevano
pagare di bolletta, probabilmente una cifra esorbitante.
Pensai a questi vicini
così riservati
e che forse sarebbero diventati i miei “datori di
lavoro”, di che
cosa non si sa. Ma chi diavolo faceva una specie di colloquio a
mezzanotte, un mafioso?
-Prego, prima le signore.-
mi aprì la
porta James, facendomi entrare nel suo appartamento che sarebbe
diventato il mio per quell'anno.
Azionò
l'interruttore, proprio in
parte alla porta d'ingresso e si illuminò un grosso
lampadario che
faceva luce per tutto il soggiorno. La casa era...diversa. Si,
diversa da quelle in cui ero abituata io.
-Fermaaaaa!-
ululò James, prendendomi
per il braccio e spingendomi indietro,fino all'ingresso.
-Che c'è? Sei
impazzito di colpo?!-
-Togliti le scarpe.-
ordinò e quasi
non lo strangolai. Bea mi aveva detto di questa usanza, ma non
credevo di doverlo fare persino in casa mia o sua, dipende dai punti
di vista.
-Uff, va bene.- lo
accontentai, subito
dopo mi diressi verso il centro del salotto. Sembrava più un
Loft,
il salotto era collegato con la cucina, anche se era parzialmente
coperta da un muro, al centro della sala vi era un divano nero ad
angolo con davanti un televisione e in parte una poltrona.
La cucina era ben fornita,
con un
tavolo molto grande e tantissime sedie, più un isola al
centro.
Dal salotto partiva
lateralmente una
rampa di scale nere, molto moderne senza lo scorrimano che portavano
al piano superiore dove vi erano tre stanze: due camere da letto e un
bagno.
Io scelsi la prima, con un
letto
matrimoniale gigante e un armadio a parete. Non mancava la scrivania
e un computer. Il mio non si sarebbe sentito solo.
Scesi di nuovo dalle scale
e notai che
aveva posizionato in un angolo della stanza una libreria che occupava
tutta la parete, vuota ovviamente e delle lavagnette con i pennarelli
annessi. Ma che bravo, aveva pensato a tutto.
-Carl? Finalmente sei
arrivata, pensavo
fossi stata inglobata dal materasso.- disse James, prendendomi in
giro senza pietà. Io intanto stavo ammirando la libreria e
pensando
a tutti i miei libri, perciò gli davo la schiena. Non
attribuii
neanche molta importanza alla risatina che sentii.
-Non sarebbe stata una
brutta morte. E
devo ammettere che ho pensato di lanciarmici sopra. Ma non riuscivo a
starti lontano.- risposi, spostandomi i capelli su una spalla. Avrei
dovuto tagliarli in Italia, mi arrivavano a metà schiena.
Cespugliosi e lunghi, una combo terrificante.
-Oh, ma quanta dolcezza!
Non pensavo di
starti così a cuore.-
-Veramente parlavo della
libreria.-
Alla grossa risata che
partii dovetti
girarmi perchè la voce non assomigliava per niente a quella
di
James.
-Ma che..- iniziai ma la
mia bocca
rimase aperta senza possibilità di richiuderla. O di finire
la
frase.
Avevo davanti ben dodici
ragazzi, tutti
giovani e tutti con colori di capelli improponibili. E truccati
più
di me. Oddio.
-Carlotta, ti presento i
tuoi nuovi
vicini, gli EXO.- li presentò James, tutto contento per la
mia
reazione anche se vedevo che ci era rimasto male alla mia battutina.
-Ehmm, ciao.- salutai in
coreano
agitando la mano e tutti si inchinarono, ricambiando.
Mi avvicinai a James che mi
presentò
uno per uno tutti loro, stordendomi con i mille nomi che avevano e
che mi sarei dimenticata subito.
Dopo averli salutati mi
girai
fulminando James, tantè che se prima aveva messo il suo
braccio
intorno alle mie spalle per guidarmi, ora l'aveva tolto in tutta
fretta e li aveva alzati entrambi per portarli davanti a se in segno
di resa.
-Ma che diavolo ti
è saltato in testa?
Cosa dovrei fare con dodici ragazzi?- sbraitai in inglese, avanzando
lentamente verso di lui. Non volevo urlare in coreano, uno
perchè
non volevo farmi sentire e due, beh non mi trovavo molto con quella
lingua.
-Dovresti solo fare le
pulizie. E
magari preparagli da mangiare. Ti pagano, tranquilla.- cercò
di
calmarmi lui.
-Ti sembro per caso una
golf? E poi mi
spieghi perchè tutta questa riservatezza?- continuai ad
alzare la
voce, rendendomi conto che i ragazzi mi guardavano come se fossi
pazza ma ovviamente non mi importava. Dovevo fare da babysitter a
dodici ragazzi? Non esisteva.
-Beh, loro sono un gruppo
famoso. Non
li conosci?- mi chiese anche se una mia occhiata gli diede la
risposta che voleva.
-No,okay. Loro sono uno dei
gruppi più
famosi della Corea del Sud, sotto la casa discografica SM. Io sono il
loro coreografo.- mi spiegò, solenne.
-Ah, bene. Quindi non devo
far sapere a
nessuno dove vivo o che lavoro faccio perchè altrimenti si
rischia
un attentato terroristico? Mi fa molto piacere.- risposi sarcastica,
andando a spostare la valigia dall'ingresso e posizionandola vicino
alle scale.
Uno dei dodici ragazzi,
biondo e
davvero molto alto, ridacchiò coprendosi la bocca con la
mano
cercando di soffocare le risate.
-Già,
dimenticavo. Kris capisce
l'inglese e lo parla anche molto bene.- esclamò James,
cercando di
sviare il discorso. Effettivamente avevo notato che lui era l'unico
dei ragazzi a guardarmi normalmente non come un aliena appena
atterrata sulla terra.
-Bene, almeno ho qualcuno
con cui
parlare una lingua che conosco.-
-Perchè non
conosci la nostra lingua?
Eppure ci hai salutato in un coreano perfetto.- mi chiese, spostando
il peso su una gamba.
-No, lo conosco davvero
poco. L'ho
studiato giusto per un mese, per sapere almeno le basi prima di
spostarmi qui.- feci, incrociando le braccia.
-Ti possiamo aiutare noi.
Lavorando a
stretto contatto, imparerai a parlarlo perfettamente. Dopotutto
è
la sola lingua che anche gli altri capiscono. Testoni, non hanno mai
voluto imparare l'inglese.- affermò, guardandoli molto male.
-Veramente io non ho ancora
accettato.-
ribadii, guardandolo un po' storto.
-Pensala come
un'esperienza, imparerai
il coreano e le tradizioni. Non ti ruberemo molto tempo, solo quello
che deciderai tu di dedicarci.- riprovò Kris, tentando di
convincermi.
E va bene. Ma sia chiaro
che io non
sono una cuoca provetta e i letti li rifaccio come voglio io.-
sbuffai piuttosto treatralmente, per niente contenta di come si stava
sviluppando la cosa. Però avevo davvero bisogno di un lavoro
e mi
stavano dando molto spazio, per di più era in parte al mio
appartamento. Tutto era a suo favore, tranne che avrei dovuto lavare
la biancheria di ben dodici ragazzi e avrei dovuto pulire il loro
casino. Per non parlare del cibo, tutti i ragazzi si comportavano
come orsi affamati a tavola e non pensavo che in Corea, per quanto
siano educati, fossero diversi dagli occidentali. Iniziavo a sentirmi
male, quasi rimpiangevo l'aereo.
-Sai, in teoria non
dovresti dettare tu
le condizioni.- si intromise nella conversazione James,
distogliendomi dalle mie importantissime constatazioni.
Io alzai gli occhi al cielo
e feci a
Kris di andare avanti. Lui annuii -Bene, noi siamo impegnati dalla
mattina fino all'ora di pranzo, abbiamo due ore libere e poi dobbiamo
ritornare ad allenarci. Torneremo per cena.-
-Che orari stressanti! Io
ho lezione la
mattina, il pranzo ci viene offerto dall'università ma a
questo
punto mi conviene tornare a casa. Poi il pomeriggio dipende, le ore
di laboratorio cambiano in continuazione.- ribattei, cercando di non
pensare alla difficoltà di incastrare i vari impegni.
-Allora per le pulizie
verrai quando
puoi durante la giornata. A pranzo e a cena puoi rimanere da noi, se
ti va.-
-Sei molto gentile, ma
bisogna vedere
loro cosa vogliono fare. E poi non voglio rompervi troppo le scatole,
se avete tutto questo lavoro da fare sarete stanchi morti.-
-Che animo gentile.-
commentò James,
che fu subito messo a tacere da una mia eloquente occhiata.
-Allora ci vediamo domani
mattina per
la colazione? Alle 7.00?- mi sorrise il biondo ossigenato.
-Certo. Annyeonghi
jumuseyo.-
-Gamsa.- esclamarono in
coro, sparendo
piano piano dalla porta di legno che portava al corridoio che
collegava le due case.
-Buonanotte anche a te,
Jamesuccio dei
miei stivali. Salutami Jenni.-
-Certamente. Buonanotte,
Carl e
grazie.-
Avevo un solo pensiero
fisso in testa.
Dormire.
Avrei pensato il giorno
dopo al casino
in cui mi ero infilata.
NOTA:
Ciaaaaaaaaaao!
Come
state? Finalmente la scuola è finitaaaaaaaaa!
Bene, probabilmente non ve ne fregerà una beata cippa, ma io
ve lo dico lo stesso!
Aaaaallora, ecco che spuntano gli EXO come dei piccoli funghetti... e
chi lo sa che guai combineranno?
Al prossimo capitoloo!
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Driiiiin!
-Ma che cavolo..- sbraitai,
aprendo un
solo occhio e cercando con non so quali poteri mentali di spegnere
quel maledetto aggeggio che suonava imperterrito ed incurante delle
mie maledizioni.
Sicuramente in quel momento
non
funzionavano, così allungai un braccio e la spensi
toccacciando il
display del telefono.
Spinsi indietro il lenzuolo
che mi
copriva e mi stropicciai gli occhi tentando invano di trattenere uno
sbadiglio.
Mi alzai dal letto notando
solo in quel
momento che avevo indosso gli stessi vestiti della sera prima, il che
era abbastanza preoccupante. Ero talmente stanca che nel momento in
cui avevo toccato il letto ero entrata nel mondo dei sogni.
Il jet-lag era davvero
terribile e non
avevo ancora recuperato le ore di sonno, quindi era facile immaginare
quanto la mia faccia fosse terrificante.
Guardai l'ora sul cellulare
e all'alba
delle 6.30 del mattino dovevo attivarmi per essere almeno
presentabile. Dovevo presenziare all'accoglienza da parte della Korea
University e preparare la colazione per ben dodici individui che non
conoscevo minimamente.
Inoltre non sapevo nemmeno
come
arrivarci visto che James mi aveva lasciato senza darmi una misera
indicazione su dove mi trovavo. Sapevo che Seul era divisa in
distretti, una sorta di Hunger Games praticamente, ma non conoscevo
il distretto in cui abitavo, di conseguenza non sapevo come arrivare
all'università.
Decisi che avrei chiesto a
Kris
indicazioni, dopotutto lui era sicuramente più pratico della
zona e
parlava inglese. Una qualità da non sottovalutare mai, anche
perchè
in coreano riuscivo solo a chiedere “dove sono?”
Aprii la porta della mia
camera e mi
diressi verso le scale, decisa a prendere dei vestiti puliti e il mio
beauty da viaggio per rimettere in sesto, per quanto potevo, la mia
faccia terrificante.
Scesi le scale stando
particolarmente
attenta a non inciampare, non volevo iniziare il mio primo giorno di
tirocinio con un livido sulla guancia.
Raggiunsi la valigia e
tirai fuori una
blusa semplice bianca, dei pantaloni classici gli unici che mi
arrivavano alla caviglia e recuperai le mie scarpe classiche nere
dall'uscio. Arraffato l'intimo, calze e beauty mi diressi di nuovo al
piano di sopra, lanciando il tutto sulla scaffalatura che si trovava
in bagno.
Mi feci una doccia veloce e
mi truccai
leggermente: una sottile linea di eyeliner, matita nera nella rima
interna e tanto mascara.
Uscii dal bagno con ancora
i capelli
bagnati, decisa a lasciarli asciugare naturalmente e preparai la
borsa per l'università, con tanto di camice bianco e libri.
Ero pronta per preparare la
colazione
ai famosi EXO, di cui io ovviamente non sapevo nulla e non mi ero
minimamente informata. La mia capacità di indifferenza era
quasi
assurda.
Appena misi piede nel
corridoio che
collegava le nostre case, notai che alla loro porta mi attendevano
delle ciabattine rosa con un coniglio bianco stampato sopra.
Le guardai schifata, io
odiavo il rosa
confetto. A dire il vero avevo sviluppato una forte avversione per
tutte le sfumature del rosa, grazie a mia madre che fin da piccola
coglieva ogni occasione per vestirmi con quel colore infernale.
Le indossai conscia della
tradizione
coreana di togliersi le scarpe prima di entrare in casa, anche
perchè
immaginavo fossero li ad aspettare proprio me. Per la mia immensa
gioia, s'intende.
Spalancai la porta ed
entrai
ciabattando, guardandomi intorno alla ricerca della cucina.
Ovviamente nessuno mi aveva detto nulla perciò andai
completamente
alla cieca, osservando il salotto in cui ero sbucata.
Le nostre case erano
praticamente
uguali come disposizione delle stanze, che fortuna!
Andai diretta in cucina,
aprendo tutti
gli sportelli che avevo davanti trovandoli quasi tutti vuoti se non
per due scatole di cereali. Bene, avrebbero dovuto accontentarsi.
Aprii il frigo alla ricerca
di qualcosa
che fosse commestibile e trovai solo un cartone di latte e qualche
bottiglietta di acqua.
-Carl! Finally!!-
urlò qualcuno alle
mie spalle, facendomi fare un salto talmente alto che se fosse stato
presente il mio insegnante di ginnastica delle superiori mi avrebbe
dato un dieci e lode. Ed io avevo sempre una media che sfiorava il
sei, il che è tutto dire.
Per fortuna avevo arpionato
il latte,
altrimenti i cereali li avrebbero sgranocchiati come cricetini oppure
avrebbero dovuto mungere una mucca.
-Mio Dio, se volevi
uccidermi ci stavi
quasi riuscendo.- balbettai, posando il cartone sull'isola davanti a
me e appoggiandomi al frigo.
-Scusa, pensavo non
arrivassi più.-
rispose, sedendosi direttamente sopra l'isola. Io guardai l'orologio
ed erano solo le 6.50.
-In realtà sono
in anticipo. Passando
a cose serie, latte e cereali? Ma come diavolo fate a vivere?!-
chiesi, prendendo le ciotole da una mensolina e iniziando a versare
il latte.
-In effetti avremmo bisogno
di comprare
qualcosa.- commentò lui, spostandosi verso il tavolo e
accomodandosi
su una sedia.
Una mia eloquente occhiata
lo fece
ridacchiare ma smise subito quando entrarono due ragazzi di cui non
ricordavo il nome. Strano, eh?
Si buttarono letteralmente
sulle sedie,
spanciandosi sul tavolo e sbadigliando come bradipi assonnati.
-Cosa mangiate solitamente?
Devo
comunque uscire per fare la spesa, perciò fatemi una lista
che la
faccio anche per voi. Appena sono in università mi faccio
indicare
un posto vicino e conveniente.- chiesi, passando al coreano e
cercando di mettere in pratica quello che avevo imparato.
Loro si tirarono su subito,
come
scottati e mi guardarono sconvolti. In quel momento mi preoccupai, un
pensiero davvero brutto si stava facendo largo nella mia mente...che
diavolo avevo detto?
Guardai Kris in cerca di
aiuto e lui
annui sicuro -Tranquilla, hai parlato correttamente. Immagino siano
un po' scioccati, ieri hai parlato praticamente solo inglese.-
Feci un sospiro di sollievo
e servii le
ciotole ai tre ragazzi mentre i restanti nove facevano il loro
ingesso proprio in quel momento, tutti rigorosamente in pigiama.
-Per rispondere alla tua
domanda, la
colazione è sempre questa, per pranzo e cena sbizzarrisciti.
Abbiamo
una cuoca italiana, decidi tu.- disse in coreano, ottenendo cenni
affermativi e contenti dagli altri. Uno batté addirittura le
mani.
-D'accordo. Un'altra cosa,
ho davvero
bisogno di un'informazione. Sapete come fare per raggiungere la Korea
University? I miei insegnanti ci hanno consegnato un abbonamento
valido per qualunque mezzo ma non so quale prendere!- feci, servendo
le ultime tazze.
-Non c'è bisogno
di prendere mezzi
pubblici, siamo abbastanza vicini.- rispose un ragazzo moro, con un
taglio davvero improbabile ma che a quanto potevo vedere andava
davvero di moda in Corea, e degli occhi grandissimi. Mi ricordavo di
lui, si chiamava D.O.
Mi spiegò la
strada da fare e anche
dove si trovava un piccolo, nascosto supermercato vicino ai nostri
appartamenti dove andavano spesso a comprare ciò che gli
serviva.
Li ringraziai e dopo aver
salvato uno
dei ragazzi, quello con le orecchie a parabola, da un annegamento da
latte uscii dal loro appartamento, salutandoli con un inchino. Mal
riuscito, ovviamente.
NOTA:
Saaaaaalve!
Passato
delle buone feste? Abbuffati tutti per bene?
Io sono andata in giro per città, un Natale molto culturale!
Spero
che questo capitolo vi piaccia, personalmente lo trovo un pò
scarno ma non sono riuscita a fare di meglio.
Cooooomunque alla prossimaa!
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Questi maledetti coreani!
Prima o poi
ne avrei fatto fuori uno, solo per vedere che diamine avevano al
posto del cervello.
Ma è possibile
guidare come dei piloti
di Formula 1? Sbraitarti dietro perché ti sei soffiata il
naso?
Si, è possibile.
E che cavolo.
Rientrai in casa che era
ora di pranzo,
caricata come un mulo di sacchetti per la spesa e libri universitari
sia in coreano che in inglese. Camminavo a onde come se fossi ubriaca
e per poco non mi schiantai contro il divano.
Posai, o meglio lanciai con
estrema
delicatezza le borsine per terra, ringhiando e sbuffando come un
bufalo impazzito.
Avevo portato per ben tre
chilometri o
anche di più almeno quaranta chili di roba, il tutto in sei
sacchetti di cui solo uno era per me.
Mi tolsi le scarpe e
afferrai le cinque
borse, con la mia solita delicatezza di un elefante in una
cristalleria, e mi diressi a grande falcate verso la casa di quel
gruppo.
Aprii la porta senza
nemmeno bussare e
quando vidi le ciabatte rosa che mi aspettavano, rischiai di
decapitare quel coniglietto che mi guardava con occhi luccicanti.
Due di loro erano sul
divano,
abbracciati a guardare uno show televisivo e ogni tanto
ridacchiavano, mentre altri discutevano seduti per terra.
Mah, dovevo ancora
abituarmi al fatto
che qui in Corea l'abbraccio o qualunque forma di affetto tra maschi
era una cosa normale. Da noi sarebbe stato accostato ad altro... non
che sapessi le loro preferenze o che m'importasse, solo era strano.
Anche il fatto che si
sedessero sempre
per terra era strano. Voglio dire: le sedie esistono per un motivo,
no?
Tuttavia avevano una
cultura intera sul
sedersi per terra, perciò chi ero io per polemizzare?
Posai i sacchi sull'isola e
iniziai a
svuotarli malamente, mettendo tutto nelle apposite mensole.
-Ehi, Carl, come
è andata oggi?- mi
chiese Kris in coreano ma la mia faccia nera e omicida dovette
parlare molto chiaro perché disse subito dopo -Come non
detto.-
Ma gli altri si
dimostrarono duri di
comprendonio a quanto pareva perché un ragazzo moro mi
domandò
subito dopo -Ma dai, parlaci un po' della tua giornata!-
Al che gli chiesi senza
troppi
preamboli -Scusa non ricordo il tuo nome. A dire il vero di molti di
voi non lo ricordo.-
Tattica perfetta per non
parlare di se.
-Oh, io sono Lay. Di chi
non ricordi il
nome?- sorrise illuminando un po' la stanza che iniziavo a vedere
rossa. Preoccupante, si.
-Praticamente di tutti, a
parte te,
Kris e D.O- risposi, facendo spallucce e indicando i due ragazzi di
cui mi ricordavo. Certo Kris parlava inglese perciò era
l'unico di
cui non mi sarei dimenticata neanche a morire, mentre D.O lo
ricordavo per via dei suoi occhi a palla. Facevano davvero
impressione.
I due in questione si
guardarono
sorridendo e vantandosi con gli altri di essere i miei preferiti,
finché un ragazzo biondo non diede una cuscinata in testa ad
entrambi che mostrarono la loro migliore espressione offesa ma almeno
si zittirono.
Dopo la sua eroica impresa,
prese la
parola -Allora conviene fare un giro di presentazione. Io sono
Baekhyun.- sorrise, socchiudendo leggermente gli occhi.
Il ragazzo con le orecchie
a sventola
che salvai da un annegamento ringhiò un -Chanyeol!- mentre
un altro
alzò la mano -Xiumin.-
Un ragazzo moro stravaccato
per terra
disse -Ciao, sono Kai.- e il suo vicino si alzò venendomi
incontro
-Io sono Suho.-
-Tao, che bello
conoscerti!- si
sbracciò un ragazzo biondo con delle occhiaie mostruose.
-Io sono Luhan.- mi
salutò dolcemente
un ragazzo dai tratti molto femminili e il suo vicino disse -Sehun.-
facendo il segno di vittoria, anche se non capivo il perché.
Avevo
molto da capire. Anche troppo per i miei gusti.
-Io invece sono Chen,
ciaaaao!- gridò
l'ultimo ragazzo alzandosi in piedi e agitando le braccia come un'
anguilla impazzita.
-Ehmm, grazie, ci
metterò un po' a
ricordarmeli e ad associarli ai visi, perciò non offendetevi
se
sbaglio o vi confondo.- risposi ancora abbastanza seccata e scioccata
dalle loro presentazioni. Mi aspettavano giorni molto difficili,
già
lo immaginavo.
-Non importa, vedi
però di impararli!-
ridacchio Suho, in parte a me.
Feci un mezzo sorriso e mi
diressi
verso la cucina, tirando fuori dalla borsa un sacchetto di pasta.
-Ti posso aiutare?- mi
chiese il
ragazzo, che mi aveva seguito e ora si apprestava a lavarsi le mani.
-Assolutamente no! Lontano
da qui, vuoi
rubarmi il lavoro?- scherzai, scatenando una sua grossa risata.
-Non mi azzarderei mai!-
portò le mani
avanti in segno di resa e si allontanò dal lavabo, tornando
in sala
dai suoi compagni.
Intanto che preparavo una
semplice
pasta al pomodoro, mi persi nei miei pensieri, ritornando alla
mattinata tremenda che avevo appena vissuto.
Qualche
terribile ora prima
Dopo
tristi minuti spesi nel tentativo di orientarmi e capire quale fosse
la strada giusta per quella dannatissima università, mi
arresi e
tirai fuori il cellulare, pronta a chiamare i soccorsi.
Ma
un'anima pia, notando la mia in pena, si fermò chiedendomi
se avevo
bisogno di aiuto.
Era
un ragazzo piuttosto alto, con i capelli castani e tagliati piuttosto
strani come se fossero la cappella di un fungo, gli occhi scurissimi
e un abbigliamento molto curato.
-Oh,
grazie. Sai dirmi come arrivare alla Korea University?- chiesi,
guardandolo come se fosse Dio sceso in terra. Si, ero disperata.
Molto disperata.
Lui
sorrise, mettendo in mostra una dentatura quasi perfetta tranne che
per un canino, leggermente spostato in dentro. Non chiedetemi
perché
abbia notato questi particolari insignificanti, non lo so nemmeno io,
la proprietaria di questa testa bacata.
-Ti
accompagno, anch'io seguo un corso li.-
Spalancai
gli occhi, sorpresa e stupita dalla mia fortuna sfacciata. Strano e
infatti ci avevo visto giusto... un'azione casualmente positiva deve
essere per forza bilanciata con tre negative, altrimenti l'equilibrio
del mondo rimarrebbe inalterato. Mi sembra ovvio.
-Ti
ringrazio, sei molto gentile.-
E
così scoprii che si stava per laureare in medicina, gli
mancavano
qualche esame per sfuggire dal controllo dei genitori e scappare
all'estero. Appena scoprì che ero italiana e che sarei
rimasta in
Corea solo per un anno mi pregò di portarlo con me. Io
scoppiai a
ridere e finalmente mi presentai, riuscendo a capire anche il suo
nome: Kim Hyun-Su.
Ma
la cosa più divertente era sentire lui che cercava di
ripetere il
mio nome correttamente riuscendo solo a
“coranizzarlo” sempre di
più.
-Siamo
arrivati.- constatai, una volta arrivati davanti al grande edificio.
-Teniamoci
in contatto, che ne dici?- chiese, porgendomi il suo telefono
poiché
potessi inserire il mio numero.
Ci
dividemmo praticamente subito, dopo la promessa di sentirci presto.
Ancora con il telefono in mano, mi accorsi delle dieci chiamate di
Bea e dei due messaggi di Andrea. Oh,oh.
Entrai
nell'edificio e seguii la massa di studenti che si dirigevano verso
una delle aule più grandi dell'università.
E
ovviamente all'entrata mi aspettava una rossa decisamente inviperita.
Il perché non ero sicura di volerlo sapere.
NOTA: Saaaaalve e buon annooo!
Come avete passato l'ultimo? Spero abbiate fatto baldoria, in fondo
bisogna festeggiare!
Io mi sono davvero divertita, anche se il primo sono stata a letto
tutto il giorno nel tentativo di riprendermi. Tentativo che non
è ancora terminato...
Il che è triste.
MA, bando alle ciance, questo
capitolo vi piace?
A me non dispiace, non capita nulla di strano anche se entra in gioco
un nuovo personaggio il cui destino non ho ancora deciso... mah,
aspettiamo e vediamo cosa mi viene in mente.
Bene, io vi auguro ancora un
felice anno e alla prossima!
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
piccolo
flashback in corso
-TU,
ESSERE MALVAGIO!- gridò, arrabbiatissima la mia amica, che
per
l'occasione aveva i capelli che andavano da tutte le parti, dotati di
vita propria e gli occhi azzurri lampeggianti. Sembrava davvero
Medusa, il che mi fece chiudere gli occhi per un secondo. Riflesso
involontario causato dalla paura.
Sì,
perché Bea poteva essere carina e gentile quanto voleva, ma
quando
si arrabbiava era meglio girarle alla larga.
-Ehm,
c-ciao Bea.- balbettai, cercando di agitare una mano in segno di
saluto ma il mio sistema nervoso non voleva collaborare.
Probabilmente mi aveva davvero impietrito.
-CIAO
UN CORNO! SI PUO' SAPERE DOVE TI ERI CACCIATA? LE VORREI RICORDARE
CHE MI DOVEVA CHIAMARE IERI SERA!-
La
stessa mano che prima non voleva collaborare, si mosse immediatamente
per rimediare, dandomi una bello schiaffo sonoro sulla fronte.
Inutile dire che subito dopo rimasi a guardarla in cagnesco come solo
una pazza come me può fare.
-Hai
perfettamente ragione, mi sono dimenticata. Sono successe davvero
troppe cose.- le spiegai, sperando che comprendesse e che la
smettesse di guardarmi come se fossi un gabbiano che le ha appena
rubato un panino.
Dopo
avermi studiato per bene, sospirò e annuii. L'avevo scampata
bella.
-Va
bene. Ma non farlo mai più.- ordinò minacciosa,
dopo di chè un bel
sorriso smagliante comparve sul suo volto e mi prese a braccetto
trascinandomi all'interno del università.
Leggermente
bipolare la mia dolce amica, eh?
-Si
mamma. Dove dobbiamo andare?-
-Non
né ho idea. Seguiamo la massa, almeno andiamo sul sicuro.-
le sue
perle di saggezza erano una cosa davvero unica.
Ridacchiai
ma non appena vidi gli insegnanti di quella scuola smisi subito,
iniziando a sudare freddo. Non perché facessero paura,
semplicemente
rispetto ai nostri davano l'idea di essere più rigidi e
inflessibili. Tuttavia forse era solo il cipiglio infastidito che
avevano assunto sentendoci starnazzare come anatre impazzite che
aveva creato quell'illusione.
Prendemmo
posto e dopo un lungo, anzi lunghissimo, discorso di benvenuto ci
divisero, noi di scienze a vedere i laboratori mentre gli
universitari di lingue si diressero verso le loro aule.
Vi
avvicinai ad Andrea che mi guardava impaurito -Va tutto bene?- gli
chiesi, cercando di infondere un po' di gentilezza nel tono di voce.
-Credo
di si. Mi inquietano un po' questi professori, sono così
altezzosi.-
-Già.
Speriamo bene.-
-A
proposito, domani sera io ed alcuni amici vorremmo andare a scoprire
un po' i bar di Seul, avresti voglia di venire con noi?-
-Non
lo so, ti farò sapere.-
Lui
mi fece l'occhiolino e si girò a seguire quello che stava
dicendo il
nostro nuovo insegnante coreano, di cui io capivo una parola ogni
sei. Andavamo molto bene.
Dopo
una full immersion in laboratorio, con macchinari decisamente
più
sofisticati dei nostri, uscii dall'edificio appagata e stanca.
Aspettai
Bea ma dovetti lasciarla subito senza troppe spiegazioni
poiché
avevo delle compere da fare.
Mi
diressi verso il supermercato che mi aveva indicato D.O e non appena
ci misi piede, notai che era completamente vuoto a parte una
vecchietta coreana che dormicchiava sul bancone.
Svaligiai
praticamente il negozio e una volta pagato tornai a casa, non dopo
una bella sgridata da parte della vecchia acida perché avevo
osato
soffiarmi il naso in pubblico. Ma dico io.
E
ovviamente dovevo trasportare da sola ben sei, SEI, borsine ricolme
di cibo per sfamare quei dodici ragazzi assatanati, da quanto mi
diceva James e schivare nel contempo le macchine.
Sì,
perché in Corea non si guida, si fanno gare di
velocità estreme. E
non sto scherzando.
-E'
prontooo!- gridai dalla cucina, iniziando a mettere la pasta nei
piatti.
-CIBOO!-
ulularono tutti, come se non mangiassero da mesi.
Portai
alcuni piatti in sala, dove dodici animali mi guardavano con
l'acquolina in bocca. Beh, almeno i ragazzi non cambiano molto da
paese a paese, questa cosa era stata appurata.
Una
volta messi in tavola tutti i piatti, si buttarono letteralmente sul
cibo e spazzolarono via tutto.
Avevo
il sano terrore che cinque borsine di roba non sarebbero bastate per
una settimana. Aiuto.
-Wow,
sei bravissima a cucinare.- mi disse D.O, scatenando sguardi stupiti
e alcuni consensi.
-Ti
ringrazio. Ma è solo una pasta al pomodoro, nulla di
articolato.-
risposi, portandogli via il piatto.
-Carl,
se D.O ti dice che sei brava prendilo come un complimentone. E' lui
il cuoco di casa.- chiarì Kris, ridendo della mia faccia
abbastanza
scioccata. Non mi sarei mai immaginata che qualcuno di loro sapesse
cucinare.
-Allora
ti super-ringrazio, contento? Nel pomeriggio sarete a casa?-
ironizzai, notando la faccia offesa di Kris e quella divertita di
D.O.
-No,
abbiamo del lavoro da sbrigare.- mi rispose Kai, credo, sorridendo
malizioso.
Io
alzai un sopracciglio vedendo il suo sorrisetto ma feci finta di
nulla e andai in cucina a lavare i piatti.
-Perché
ce l'hai chiesto?- mi seguì Chanyeol, il ragazzo con le
orecchie a
sventola.
Misi
le mani nell'acqua calda -Beh, devo pur pulire no? E preferirei farlo
quando nessuno è in casa, inoltre è uno dei miei
unici giorni
liberi perciò è meglio sfruttarlo per portarsi un
po' avanti.-
-Quando
nessuno è in casa? Sei una ladra?- chiese sospettoso, mentre
io
lottavo con un piatto particolarmente scivoloso.
-Certo
e anche molto scaltra, infatti ti riferisco senza problemi quando ho
intenzione di svaligiare la casa, così sono sicura di non
essere
beccata.- risposi sarcastica, provocando una risata da un biondo
dietro Chanyeol che intanto mi guardava offeso.
-Beh,
ti ha steso Channie.- ridacchiò Baekhyun, dando una pacca
sulla
spalla al suo amico, che mi guardava ancora in cagnesco.
-Non
mi piace.- sbottò, girando i tacchi e sbattendo la porta
della
cucina.
Sia
io che Baekhyun lo guardammo uscire di scena, con il sorriso morto
sulle labbra. E' vero che sono ironica e a volte davvero troppo
sarcastica ma cavolo, un po' di senso dell'umorismo!
-Non
farci caso, gli passerà presto.- mi rincuorò il
biondo, sorridendo
gentile.
-Non
volevo mica offenderlo.- mi giustificai, asciugando i piatti con uno
strofinaccio.
-Lo
so, non ti preoccupare. E' un po' giù in questo periodo.-
fece
spallucce e se ne andò anche lui, lasciandomi sola con i
miei
pensieri e uno stomaco brontolante.
NOTA: Rieccomiiii!
Ok, sto andando avanti con la
storia, a rilento lo ammetto, ma sto andando avanti.
Con la scuola faccio fatica, ma cercherò di pubblicare
comunque spesso. C'è l'ho sempre fatta, non vedo
perché non dovrei farcela.
Beene, la nostra protagonista
continua con le sue disavventure. Povera, mi spiace per lei.
Alla prossimaaaa e buona
serata!
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Finii
relativamente presto di lavare i piatti, il che potrebbe non avere
senso dato che avevano ancora un pasto da consumare ma si parla di
ben dodici piatti... avrei dovuto fare scorta anche di detersivo di
questo passo.
Uscii
dalla cucina che non mi sentivo le mani, non perché avessi
faticato
tanto, ma il passaggio continuo tra il caldo e il freddo mi davano
quella fastidiosa sensazione di non avere più le mani.
I
ragazzi erano quasi tutti nelle loro camere, tranne D.O e Suho che
discutevano piuttosto animatamente guardando un foglio. Il che era
anche divertente, il coreano di per se è una lingua che si
basa
molto sui suoni perciò immaginatevi quando litigano...
assolutamente
da vedere.
-Io
vado, forse ci vediamo stasera.- li salutai, ormai già
posizionata
sulla porta pronta a scappare.
-Come
forse? Non mangi con noi? Ho notato che non hai toccato cibo, sai?.-
mi rispose Suho, guardandomi prima stranito e poi quasi offeso.
Strani
questi coreani: sono lì per lavorare mica per partecipare ad
una
bella scampagnata.
-Probabilmente
vi lascerò la cena in caldo, ho molto da rivedere per
domani. E poi
non voglio disturbarvi più di quanto già faccia.-
alzai le spalle,
togliendomi le ciabatte.
Beh,
togliere è un po' riduttivo... diciamo che la frase
“scagliare
lontano con molto disgusto” era più adatta.
-Figurati,
certo che non disturbi.- affermò D.O, spalancando gli
occhioni
castani. Quel ragazzo sarebbe stato perfetto per la
pubblicità, solo
sgranando gli occhi convincerebbe persino un pelato a comprare
bottiglioni di shampoo per chiome fluenti.
Sorrisi
accondiscendente, facendo finta che fosse vero e uscii dalla porta,
diretta alla mia cucina.
Decisi
di prepararmi un panino veloce, ero già stanca dalla
giornata
incredibilmente infernale e dovevo ancora pulire tutta la casa dei
miei pittoreschi vicini.
Ma
io mi chiedo, quanto può essere sfortunato un essere umano?
Tanto.
Davvero, davvero tanto.
Iniziai
a mettere via nelle mensole tutti i prodotti che avevo acquistato,
quando il telefono squillò facendomi ovviamente prendere un
infarto.
Era il giorno dei continui tentativi di omicidio verso la mia
persona, ormai l'avevo capito.
-Pronto?-
dissi in italiano. E come da programma, avevo sbagliato lingua.
-Caaaaarl,
come stai?- rispose una voce annoiata che identificai subito.
-Jamesuccio!
Abbastanza bene e tu?-
-Benissimo,
ovvio! Jenni ti saluta tanto e mi chiede quando verrai a cena da noi.
In realtà “chiedere” è un
eufemismo, ordinare mi sembra più
corretto. -
-Non
lo so. Sai, sono abbastanza impegnata.- risposi sarcastica alla
vocina stridula di James.
-Ehmm,
si, certamente. Come ti sembra la Corea?- chiese, cambiando
evidentemente argomento.
-Incasinata.
Davvero troppo per i miei gusti.-
-Ci
farai l'abitudine, su. Fammi sapere quando sei libera, abbiamo una
bella cenetta in programma e poi... karaoke!-
-Che?-
sbottai, già pensando al peggio.
-Si
è uno dei passatempi preferiti dei coreani.-
-Ma
che bello.-
-Scrivimi
quando puoi. Ora devo andare al lavoro, Bye!-
-Ciao,
Ja...- e mi buttò il telefono in faccia. Ovviamente.
Sospirai
pesantemente e finii il panino in fretta e furia, ero davvero
affamata.
Guardai
l'ora ed erano solo le due del pomeriggio, avevo tempo per togliere
ogni traccia di sporco dalla casa di quei scalmanati, così
decisi di
sistemare la valigia ed appendere i miei vestiti nell'armadio in
camera da letto.
Scoprii
che era talmente grande da ospitare un orso polare, la mia roba
rimaneva in un solo cassetto... ed era ancora vuoto.
Mandai
un messaggio a mia madre, chiedendole quando mi avrebbe inviato il
resto dei miei vestiti e delle mie cose, ricordandomi solo in seguito
che in Italia erano le undici di sera.
Mi
avrebbe ucciso, già lo sapevo. L'unica cosa positiva era che
mi
trovavo dall'altra parte del mondo, avrebbe dovuto faticare non poco
prima di riuscire a strangolarmi. Anche perché era
terrorizzata
dagli aerei. Un punto a mio favore, finalmente.
Stavo
per scendere le scale quando una canzoncina molto allegra
partì,
segno che il mio telefono stava suonando di nuovo. Panico per un
secondo, ma dopo aver visto il nome di Bea sullo schermo mi rilassai
vistosamente.
-Ciao,
Bea!-
-Ciaaao!
Volevo chiederti se avevi voglia di uscire stasera, andiamo a farci
un giretto della città.-
-Ovvio!
A proposito, Andrea mi ha chiesto la stessa cosa per domani sera. Mi
fai da spalla?-
-Uff,
va bene. Aspetta, invita i suoi amici per caso?- chiese inquisitoria.
-Da
quel che ho capito, si.- risposi innocientemente.
-No,
ti prego. Sono tutti delle amebe.-
-Lo
so. Però rifiuto sempre, facciamo le brave bambine per una
sera?-
-Solo
per una sera.- acconsentì lei.
-Sicuro.
Non voglio sentire per due volte di seguito i loro discorsi sui peli
pubici, grazie.-
-Che
schifo. Ci troviamo in università? Dovrai farmi vedere anche
il tuo
appartamento, sto morendo dalla curiosità.-
-Certo,
a che ora facciamo?- domandai, evitando accuratamente la domanda sul
mio appartamento.
-Alle
dieci? Così andiamo tranquille.-
-Perfetto,
allora a dopo.-
Bene,
era ufficiale: stasera niente studio.
Mi
rimisi le mie ciabattine rosa, del tutto inguardabili a parer mio ed
entrai nella casa degli EXO, armata di swiffer, scopa, aspirapolvere
e profumatori per l'ambiente.
Avevo
tutto quel che mi serviva per combattere le forze malvagie del
disordine, dello sporco e della puzza.
Peccato
che quando entrai nella prima stanza dovetti arrendermi all'evidenza:
un misero swiffer non sarebbe bastato. Proprio per niente.
Mio
Dio, volevo morire.
NOTA: Saaaaaaaaaaalve!
Devo chiedere umilmente scusa
anche qui... la febbre e il mal di stomaco mi hanno completamente
destituito.
Moribonda sul divano non avevo molta voglia di andare avanti con la
storia, MA ora vi pubblico un bel capitoletto.
Spero vi strappi qualche
risata. Alla prossima!
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Bene,
potevo dire addio al pomeriggio.
Non
solo il salotto era un porcilaio incredibile, ma se possibile, le
loro stanze erano messe anche peggio!
Ma
andiamo per ordine: dopo aver fatto almeno una quindicina di respiri
profondi, mi decisi ad avanzare nel caos più totale, alzando
lo
swiffer in difesa di qualche attacco da parte di vestiti sporchi e di
cosa non lo voglio sapere.
In
più soffrivo ancora il jet lag, che non mi aveva abbandonato
del
tutto dato la leggera ronfata della notte precedente.
Dopo
qualche ora a raccattare vestiti, fogli volanti e eyeliner secchi
sparsi ovunque, riuscii a tirare un sospiro di sollievo: la sala era
terminata.
Ora
mi restavano solo sette stanze... in quel momento pensai seriamente
di buttarmi sotto una macchina. Per come guidavano i coreani era una
morte certa e indolore.
-Forza
e coraggio, Carl. Non ti sei arresa neanche davanti a sette ore di
laboratorio.- mi dissi, cercando di auto convincermi ad alzarmi dal
divano su cui ero sprofondata.
Ritrovata
un po' di forza di volontà, mi alzai, trascinandomi in
cucina come
un bradipo assonnato.
Avevo
una mezza intenzione di preparare una vera pizza italiana, ma per
farlo avevo bisogno di tempo. La pasta doveva pur lievitare.
Una
volta preparata, infarinata e maneggiata con le mie forzute braccine,
la misi in una bacinella che avvolsi con una coperta in modo da
permetterle di lievitare correttamente.
Con
i muscoli che giustamente chiedevano pietà in ginocchio,
feci le
scale pronta per affrontare le loro stanze obbrobriose.
E
infatti solo una si dimostrò in perfette condizioni, anche
se in
parte. Beh, meglio di niente.
Accontentiamoci,
almeno una persona sembrava non essere vissuta in una caverna a
ruttare l'alfabeto.
L'unica
cosa positiva erano gli strumenti: ne avevano a bizzeffe e di tutti i
colori; chitarre elettriche, acustiche e classiche, pianoforti a
coda e batterie. Inutile dire che rimasi a bocca aperta, in confronto
la mia chitarrina era una povera senzatetto barbuta.
Pulii
e strofinai, raccolsi e lavai, spazzai e profumai... penso che quella
casa non sia mai stata così linda. Avevo un futuro, se mai
mi
sarebbe andata male con genetica.
Guardai
l'ora e mi accorsi che era tardissimo, avevo impiegato ben quattro
ore per pulire quel caos assurdo!
Tornai
in cucina e stesi la pasta della pizza in due teglie, in modo che ce
ne fosse abbastanza per tutti sebbene sapevo benissimo che due teglie
erano troppo poche per loro.
Purtroppo
non avevo abbastanza pasta perciò si sarebbero dovuti
accontentare.
Zitti, muti e mangiate.
Tagliai
i pomodori freschi e li frullai bene, cercando di rendere la passata
omogenea e senza pezzi proprio come piaceva a me. Con un cucchiaio
colorai la pasta bianca e aggiunsi ben tre mozzarelle a cubetti.
Infornai le due teglie e intanto che la pizza si cuoceva, preparai il
tavolo.
Finalmente
avevo finito!
Mi
stiracchiai, scrocchiando persino la schiena da quanto ero tesa e
aspettai che il forno suonasse, sedendomi su uno sgabello.
Per
fortuna mi ero portata dietro il mio libro di biologia, altrimenti
non avrei studiato praticamente nulla stasera e non potevo
permettermelo.
Certo
era il primo giorno, ma se c'era una cosa che detestavo era essere
impreparata. Avere il controllo della situazione era una delle mie
piccole fisse, forse perché la mia vita è sempre
stata presa un po'
come capitava.
I
miei genitori hanno sempre lavorato moltissimo, ero spesso fuori casa
anche per svariati giorni perciò io non ho mai vissuto
veramente con
loro.
Avevo
una babysitter da cui mi portavano e dove io non mi trovavo per
niente a mio agio, non perché lei non fosse in grado di
accudirmi o
non fosse gentile, era con i suoi figli che io non mi sentivo
compatibile.
Probabilmente
per loro la mia era stata un'invasione del territorio, un tentativo
di rubargli la mamma, tanté che arrivarono anche a vendette
piuttosto cattive per la loro età e su cui io non avevo il
minimo
controllo.
Non
potevo sapere quando mi avrebbero chiuso nello scantinato né
per
quanto tempo, non potevo sapere quando avrebbero alzato le mani
né
quante volte. Forse è proprio per questo che la mia mania
per il
controllo si intensificò.
Per
fortuna trovai la forza di reagire e dopo un anno riuscii a
raccontare tutto a mia madre che mi portò via da quella
casa.
La
superai in fretta, ero piccola e avevo tutta la vita davanti a me, ma
questa terribile esperienza mi fece aprire gli occhi e maturare molto
in fretta. Le persone sono crudeli e lo sono sempre anche se non lo
manifestano.
Troppo
brusca? Troppo generica?
Forse,
ma molte notti mi capitava di avere ancora gli incubi. Questo non
rendeva il mio pensiero più positivo di quando avevo otto
anni.
Mentre
leggevo per la milionesima volta la composizione di una cellula
eucariota, un profumino delizioso mi fece alzare il naso dal libro e
come una piccola talpa cieca mi diressi puntando il naso nella
direzione del profumo.
Inutile
dire che poco dopo il forno suonò e mentre tiravo fuori le
teglie
dal forno anche la porta d'ingresso si aprì.
-Che
buon profumino!- ululò Baekhyun dall'ingresso, fiondandosi
in cucina
ancora con una scarpa in mano.
-Tranquillo
ciccio, c'è né per tutti.- risposi, posando le
teglie sull'isola e
prendendo la forbice. Si, perché qui i coltelli non
esistono, per
tagliare usano le forbici. No comment.
Baekhyun
mi guardò sorpreso, sbarrando gli occhi come un procione
abbagliato
e poi scoppiò in una grossa risata talmente contagiosa da
farmi
ridacchiare.
-Ho
fameeee!- gridò impazzito Chen, uno dei ragazzi
più chiassosi che
io abbia mai conosciuto. E li conosco solo da ieri, il che è
tutto
dire.
Pian
piano anche gli altri arrivarono come cuccioli all'ora della pappa e
guardarono la pizza con aria sognante facendo -Ooooh.- e -Aaaaah.- in
continuazione. Xiumin aveva anche un po' di bava alla bocca. E non
scherzo.
Chanyeol
ovviamente mi lanciò un'occhiataccia a dir poco spaventosa
ma quando
vide la mia piccola opera d'arte si addolcì un poco. La fame
colpisce tutti prima o poi.
-Mangiamoo!-
incitò Sehun, già pronto ad avventarsi sulle mie
teglie.
-NO!-
gridai, riuscendo non so come a sovrastare il miscuglio di voci che
si era creato -Prima seduti. Poi arriva la pizza.-
-Ma
noi...- tentò Kris mentre Kai mi guardava a bocca aperta.
-Ho
detto seduti. Un po' di ordine, grazie. Dopo il caos esagerato che mi
avete lasciato in casa è il minimo.- ordinai, schifata al
solo
pensiero delle lavatrici piene di mutande sporche. I guanti in
lattice, una delle migliori invenzioni. Così come il bastone
dei
selfie, utilissimo per prelevare quelle cose dal pavimento.
Suho
mi guardò un po' imbarazzato, così come anche gli
altri. Ah, ora
fate i timidi?!
-Su,
che si raffredda.- a quanto pare dissi le parole magiche
perché
tutti si smobilitarono e si sedettero ai loro posti.
Chanyeol
mi fissava minaccioso, iniziava davvero a darmi sui nervi oltre che
preoccuparmi. Ansia, mi metteva ansia.
Dopo
aver servito una bella fettona di pizza a tutti e osservato le facce
sognanti ed estasiate dei presenti, tranne quella di Chanyeol
ovviamente, mi dileguai in silenzio, andando a casa mia.
Avevo
una serata all'insegna del divertimento... che gioia.
NOTA:
Ma saaaaaalve!
Come
state?
Haaaaaa finalmente posto un nuovo capitolo...
Scriverlo mi ha fatto morire dal ridere. Povera Carlotta, la faccio
capitare nelle peggiori situazioni.
Prima o poi si ribellerà, me lo sento.
Beh, fatemi sapere cosa ne
pensate e noi ci sentiamo al prossimo!
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Mi
buttai letteralmente in doccia, aspettando che l'acqua diventasse
calda per togliermi di dosso la stanchezza accumulata nella giornata.
Che
cosa voleva da me quell'antipatico di un coreano? Mah, lo sapeva solo
lui.
Potevo
capire che la mia battuta potesse averlo turbato, ma cavolo non era
così offensiva! Probabilmente aveva davvero paura che fossi
una
piccola ladruncola in erba, chi lo sa.
Rimasi
sotto l'acqua calda per molto tempo, lasciando che mi scorresse
addosso, trascinando via con se le fatiche della giornata. Ero
piuttosto stanca, non ero sicura di riuscire a reggere i ritmi.
Il
jet-lag si faceva ancora sentire e il solo pensiero della giornata di
domani mi faceva sentire male. Amebe, amebe ovunque.
Uscii
dalla doccia, impiastricciando tutto il bagno nel tentativo di
raggiungere il mio accappatoio.
Una
volta indossato, tornai in camera pensando a cosa diamine potevo
mettermi: una gonna? Dei pantaloni? Un vestito? Una tuta?
Dopo
aver valutato le varie opzioni, decisi di indossare un vestito
completamente nero a maniche corte abbastanza accollato, vista la
fissazione dei coreani per le scollature, un maglioncino corto sopra,
calzamaglie nere e un paio di scarpe col tacco abbastanza basse.
Se
dovevamo camminare almeno non avrei avuto i piedi doloranti nel giro
di due minuti. Mi truccai leggermente, giusto un po' di fondotinta,
sempre per evitare di sembrare un cadavere ambulante, ed un po' di
mascara. All'ultimo minuto aggiunsi anche un rossetto scuro,
altrimenti Bea avrebbe attaccato la mia faccia con i suoi trucchi.
Sì,
quella ragazza ha una vera e propria fissazione. Voglio dire, siamo
ragazze è normale avere un interesse per tutto
ciò che riguarda il
makeup, ma lei è esagerata.
Personalmente
ho una passione per i rossetti, ma inizia e muore con loro, lei
invece adora tutto. E quando dico tutto, intendo davvero tutto.
I
capelli li lasciai così com'erano, liberi sulle spalle e
ondulati.
Deodorante
e un po' di profumo ed ero pronta per partire.
Scesi
le scale, stando attenta a non ribaltarmi come una tartaruga,
altrimenti sarei rimasta stesa tutta la serata tentando di rialzarmi
e presi la mia borsa infilandoci dentro il telefono.
Stavo
per uscire di casa quando la porta che conduceva al corridoio in
comune con l'altra casa, si spalancò di getto.
Vi
lascio immaginare la mia reazione: spaventata feci un salto indietro
lasciando andare la borsa che, dopo aver provato l'ebrezza di volare,
cadde a terra con un tonfo rovesciando tutto il suo contenuto sul
pavimento.
Cercando
di far riprendere il mio povero cuore da quell'attacco palese alla
mia salute, guardai verso la porta e verso il mio aggressore. O
meglio dire, i miei aggressori.
Gli
EXO avevano invaso la mia casa, aggirandosi per il salotto e
controllando tutto. Baekhyun e Chen salirono perfino in camera mia...
e tornarono giù con i miei vestiti addosso. Non ci volevo
credere.
Baekhyun
indossava un mio maglioncino, che gli stava pure bene dannazione,
mentre Chen si era infilato la mia felpa dell'università.
Non ero
arrabbiata, quello era un eufemismo, ero furibonda.
Chanyeol
aveva preso in mano alcuni miei libri e li guardava con sufficienza.
Troppo, davvero troppo.
Stavo
per aprire bocca ed insultarli fino a fargli rimpiangere di avermi
incontrata, quando Suho e Kris fecero il loro ingresso, guardando
sbigottiti i loro compagni.
Quando
videro la mia faccia, probabilmente capirono cosa stavo per fare
poiché Kris si avvicinò e mi chiese scusa in
tutte le lingue che
sapeva.
-Non
ho intenzione che anche casa mia diventi un cesso.- dissi in inglese,
mentre raccoglievo l'interno della mia borsa sparpagliato sul
pavimento.
Sia
Kris che Suho mi aiutarono, mentre gli altri cantavano a squarciagola
ballando sul mio tavolino. Dovevo ancora capire cosa c'era che non
andava in loro. Davvero.
-Sono
sicura di non aver messo nessuna droga nella pizza... che diavolo
hanno bevuto?- chiesi a nessuno in particolare, mentre buttavo
malamente il portafogli in borsa.
-Loro
sono così, agitati e casinisti. Mi dispiace, sapevo che
volevano
vedere casa tua ma non immaginavo che avrebbero combinato tutto
questo.- si scusò Suho, mentre raccoglieva qualcosa di
colorato dal
pavimento.
Quando
mi resi conto di cosa si trattava cercai di fermarlo, inutilmente.
Ci
mise un po' per capire cosa teneva in mano, ma quando lo comprese
fece una faccia sconvolta e le sue guance si colorarono di un bel
rosso vivo.
Kris
non sapeva dove guardare mentre Suho ancora teneva in mano
l'assorbente, borbottando qualche parola disconnessa.
Io
mi stavo davvero trattenendo dal scoppiargli a ridere in faccia.
Giuro, stavo facendo una fatica sovrumana.
Con
un sorriso enorme sulle labbra, presi l'involucro rosa dalle dita di
Suho e lo riposi all'interno della borsa, chiudendola di scatto.
Mi
alzai da terra e vidi che tutti ci stavano fissando, senza sapere
cosa dire. Al che non riuscii più a trattenermi e scoppiai
in una
grossa risata. Mio Dio, che ridere.
Suho
arrossì ancora di più mentre Kris mi guardava
male -Non dovete mica
vergognarvi. Su, alzatevi.- gli dissi, cercando di tranquillizzarli.
-Io
non mi vergogno affatto.- sbottò Kris, mettendo il muso e
incrociando le gambe sul pavimento. Suho lo guardava come se fosse
impazzito di colpo.
-Tranquilli,
è una cosa normale. Tornando a noi, io devo uscire, ci
vediamo
domani.- affermai, ancora ridacchiando.
Probabilmente
si accorsero solo ora del fatto che ero vestita elegante e alcune
occhiate mi confermarono che il vestito mi cadeva a pennello.
-Stai
molto bene, Carl! Dove vai?- mi chiese Lay, avvicinandosi all'isola.
-Vado
con un'amica a fare un giretto.- risposi vaga, spostandomi verso la
porta d'ingresso.
-Bello.
Magari domani possiamo portarti noi a vedere Seul.- si intromise Kai,
incrociando le braccia e guardando Suho, in cerca di un cenno
affermativo.
-Mi
dispiace, ma domani iniziano le lezioni e la sera sono ancora
impegnata. Ma possiamo fare un'altra sera, molto volentieri.- dissi
dispiaciuta. Notai che Chanyeol alzò un sopracciglio
scettico. E che
cavolo.
-Quanti
impegni e sei appena arrivata. Potresti perdere il lavoro se non gli
dedichi abbastanza tempo.- fece lui, con un tono quasi maligno.
Luhan
gli diede uno scappellotto e si scusò per lui -Non dagli
retta, fa
così quando non riesce a comporre della musica decente. Si
isola e
si comporta come fosse il Grinch.-
Chanyeol
lo guardò in cagnesco e io alzai le spalle. Sapevo cosa si
provava
quando non riuscivi a scrivere nulla, ma chiudersi in questo modo non
aiuta a far tornare l'ispirazione.
In
Italia avevo lasciato una piccola orchestra, dove suonavo il violino
e il pianoforte e aiutavo a comporre. Purtroppo avrebbero dovuto fare
a meno di me per quell'anno e io di loro. Già mi mancavano.
-Non
importa. Il lavoro me lo tengo ben stretto, non ti preoccupare.-
risposi, guadagnandomi un'altra occhiata omicida. Avrei potuto fare
la collezione.
-Ma
James? Oggi ci ha chiesto come ti stavi trovando.- mi
domandò
Xiumin, spalancando gli occhioni castani. Quel ragazzo era davvero
troppo tenero, ti veniva voglia di abbracciarlo e non lasciarlo mai
più.
-Mi
ha invitato a cena. Gli dovrò scrivere.- dissi
più a me stessa che
a loro.
-Oh,
ha invitato anche noi. Andremo tutti insieme allora.-
esclamò Kai,
sorridendo sornione e sedendosi sugli sgabelli in parte all'isola.
-Perfetto.
Ora devo scappare, a domani e non distruggetemi la casa, grazie.-
salutai, ricevendo degli -Hu!- da tutti. Beh, da tutti forse no.
NOTA:
Eccomii!
Sono
tornata con un nuovo capitolo... che mi fa morire dal ridere!
Giuro, riesco ad immaginarmi perfettamente la faccia di Suho. Povero,
cosa gli faccio fare.
Devo ammettere che un po' mi sento in colpa.
Beeeene, ci vediamo al
prossimo!
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Il
buio mi confondeva a tal punto di perdere i punti di riferimento che
avevo strategicamente adottato, con il risultato di farmi incavolare
di più. Il che non andava per niente bene.
Io
lo sapevo che non ero adatta per quel cavolo di lavoro: non sono in
grado di fare da babysitter neanche ad un bambino di dieci anni!
Si,
perché quando i miei zii mi affidarono per una serata il mio
carissimo cuginetto, non solo mi distrusse la casa ma riuscì
anche a
farsi male, concludendo il loro romantico anniversario al capezzale
del figlioletto ingessato.
Quella
piccola peste si ruppe un piede tentando di indossare un paio di mie
scarpe col tacco. Non voglio nemmeno sapere quale demone l'avesse
posseduto quella sera.
Ovviamente
parliamo del mio cuginetto preferito, perciò non posso
permettermi
di insultarlo troppo, gli voglio bene. Devo ammettere che è
una
delle persone che mi manca di più.
Dopo
vari vicoletti imboccati nella speranza di raggiungere la mia nuova
università, una struttura in mattoni troppo illuminata mi
chiarì
che finalmente ero arrivata. Forse mettere i tacchi non era stata una
brillante idea. Peccato che io sia piena di queste brillanti idee.
Mi
guardai in giro ma oltre qualche gruppo di ragazzi coreani intenti a
scolarsi bottiglie di soju, di Bea non si vedeva neanche l'ombra.
Armata
di coraggio e molta speranza, spinsi con forza la porta a vetri ed
entrai nella struttura, incontrando solo una ragazza coreana che
riconobbi come un'insegnate di lingue.
Mi
inchinai e dopo esserci scambiate qualche convenevole, mi disse che
l'aspettavano a casa il marito e il figlioletto per un bel film. La
salutai cortesemente e le augurai di passare una bella serata in
famiglia, sperando la stessa cosa.
Chissà
come mai, avevo un brutto presentimento. Davvero un brutto
presentimento.
Ma
forse era solo dettato da questa terribile giornata che finalmente
stava per terminare.
Tuttavia
ogni volta che ripensavo a quei dodici ragazzi scalmanati mi veniva
da sorridere, in fondo erano divertenti e sembrava ci mettessero
sincerità in quello che facevano. A parte uno.
Quel
ragazzo era in grado di farmi innervosire come pochi, ma meglio non
pensarci o avrei rischiato di ringhiare per tutta la sera e oltre.
Mi
avviai verso i dormitori, setacciando in giro alla ricerca di quella
squilibrata di Bea.
Sì,
perché io non ricordavo affatto dove dormiva. Sono un'amica
molto
presente, vero?
Nei
dormitori non volava una mosca, sembrava che non ci fosse nessuno
seppur fossero le dieci di sera. Insomma, un po' di baldoria?
Quando
svoltai nel primo corridoio, pensai rassegnata di essere entrata in
un loop temporale e di essere costretta a continuare a girare a vuoto
in questa università piuttosto inquietante.
Ma
finalmente, un furioso battere alla tastiera di un povero computer mi
fece sperare di non essere completamente sola, e infatti non appena
entrai nella stanza notai la proprietaria di una testa rossa ben
acconciata, praticamente incollata allo schermo del computer.
-Bea!
Finalmente ti ho trovato!- esclamai, improvvisando un balletto molto
imbarazzante di vittoria.
Ma
il suo sguardo omicida mi fece smettere subito di ballare e mi tolse
tutta la sincera felicità di non essere più sola.
-Non
sarei così felice se fossi in te.- ringhiò,
tornando a trucidare i
tasti del computer.
-Perché?
Che è successo?- chiesi, ingenua.
-Nulla,
semplicemente la nostra meravigliosa serata con le amebe è
stata
anticipata.- sbottò, mettendosi le mani tra i capelli.
Io
mi sbilanciai e per poco non caddi per terra ma per fortuna, trovai
il letto a soccorrermi e con un tonfo ci sprofondai dentro.
-Cosa?
Spero tu stia scherzando.-
-Proprio
per niente. Ci vengono a prendere tra cinque minuti.- mi rispose
lapidaria, alzandosi dalla sedia.
-Ma...hai
messo il vestito?- continuò lei, squadrandomi da capo a
piedi.
-Si
e a quanto pare ho fatto un'enorme cavolata. Adesso sembrerà
che mi
sono vestita bene per loro e se li conosco bene, non tarderanno con
le loro battutine.- dissi, spostandomi i capelli dietro le spalle.
-Già.
Pace, riusciremo a sgattaiolare via.- affermò solenne,
strappandomi
una risata.
-In
fondo lo facciamo solo per Andrea. E' l'unico intelligente e
vagamente interessante del gruppo.- mugugnai, cercando di riemergere
dal letto inglobatore.
Lei
si mise il rossetto, facendo dei versi affermativi.
-Meglio
dai, domani sarà una giornata stressante e almeno la sera
posso
rilassarmi sul divano.- ripresi, mentre mi alzavo.
-Vero.
A proposito, non mi hai detto nulla sul lavoro! Piccola cavalletta
traditrice!- mi urlò contro, agitando il rossetto viola.
Io
alzai le mani nel tentativo di difendermi dall'attacco colorato e
dissi -Ehi, non c'è bisogno di paragonarmi ad un insetto
raccapricciante! Te ne avrei parlato comunque.- feci, facendo finta
di essere offesa.
-Bene,
allora parla.- mi ordinò, tenendo in mano quel tubetto
colorato
sempre con aria minacciosa.
-Beh,
James mi ha trovato lavoro presso i miei vicini. Praticamente faccio
la golf.- sputai, guardandola diventare rossa nel tentativo di
trattenere le risate.
-Si,
ridi pure, ma almeno la sottoscritta ha una casa sua.- la rimbeccai,
facendole mettere il muso.
-Che
crudeltà toccare questi tasti dolenti! Ma non c'è
l'hai un cuore?-
ululò melodrammatica.
-Penso
che nel profondo, ma tanto in profondità ci sia anche lui.-
ironizzai.
Ci
guardammo e scoppiammo in una risata quasi isterica. Dopo esserci
asciugate le lacrime e massaggiate gli zigomi, mi chiese -E come sono
questi tuoi vicini?-
Oh,oh.
Ecco la domanda più difficile.
Bea,
purtroppo per me, aveva un debole per la musica coreana e conosceva
praticamente tutti i gruppi famosi in questo stato.
Ora,
non sapevo se era una fan anche degli EXO ma non volevo rischiare
-Beh, sono due ragazzi.-
Quando
quella balla colossale mi uscì dalla bocca, mi sentii
incredibilmente in colpa.
Non
volevo mentirle, ma non volevo nemmeno che andasse a casa loro
urlando come una pazza isterica. Non volevo perdere il lavoro e
nemmeno la fiducia di James.
Per
quanto fosse assurdo, questa situazione mi portava a mentire di
proposito a una delle mie più care amiche. E non mi piaceva,
non mi
piaceva proprio per niente.
Le
bugie hanno le gambe corte e prima o poi saltano fuori, sempre. E'
una frase fatta ma molto efficace e decisamente veritiera. Inoltre le
bugie creano un sacco di problemi, proprio perché non si
possono
controllare e come maniaca ossessiva, lo so bene.
Speravo
davvero che questa situazione si risolvesse in fretta, anche se
conoscevo bene Bea e sapevo che mi avrebbe stressato finché
non
avesse finalmente visto la casa di James.
Per
quello avevo ancora tempo, in fondo non era casa mia, no? Non potevo
invitare chiunque volessi.
Quasi
mi vergognavo di me stessa. Ridursi a inventare scuse una dietro
l'altra non era da me, amante della verità più
assoluta. Ma dovevo
farmene una ragione, per ora almeno.
-Due
ragazzi? E sono carini?- mi chiese, curiosa.
-No,
proprio per niente.- risposi secca, pensando a Chanyeol. Ah,
vendetta.
-Oh,
beh ci rifaremo stasera.- disse, guardando la porta con una smorfia
disgustata.
Già,
perché quattro ragazzi erano appena apparsi salutando tutti
contenti. Noi lo eravamo un po' meno. Ma solo un po', eh.
-Ciaaaaao,
ragazze! Che carine che siete stasera. Vi siete messe in ghingheri
solo per noi?- esclamò Luca, un'idiota incredibile.
Gli
altri si misero a ridere mentre Andrea ci guardava con aria di scuse.
Ci
aspettava una lunga serata. Quasi rimpiangevo gli sguardi omicidi di
Chanyeol. Quasi.
-Tutto
giù! Forza Marco, bevilo tutto!-
-Giù,
giù, giù!-
Eravamo
entrati in un piccolo bar, tipico coreano, dove si beveva
principalmente soju seduti per terra.
Non
appena i proprietari ci hanno visti entrare, si sono guardati
preoccupati. Pensate me.
Dopo
circa due ore seduta per terra, a sorseggiare qualche bicchierino di
soju, volevo solo andare a casa e buttarmi sul letto. Invece ero
lì,
insieme a Bea ad annoiarmi a morte.
Anche
Andrea sembrava non divertirsi molto, infatti mi fece segno di uscire
a prendere una boccata d'aria e lasciare questi idioti al loro
divertimento.
-Esco
un attimo.- sussurrai a Bea, prima di alzarmi e sistemarmi il
vestito.
-Fai
in fretta. Resisto ancora per poco, poi gli tiro il tavolo in testa.-
fece di rimando lei.
Fuori
l'aria si era fatta freddina, grazie ad un venticello gelido che non
risparmiava nessuno.
Raggiunsi
Andrea, che fissava una coppia dall'altro lato della strada -Non vi
state divertendo, vero?- mi chiese.
-Non
molto, no. Ma comunque apprezzo il pensiero.- sorrisi, vedendolo
abbattuto. In realtà non apprezzavo per niente il pensiero,
altra
balla colossale. Stavo diventando esperta.
-Mi
dispiace. Speravo che questa serata prendesse una piega diversa.-
rispose triste, guardandomi di sottecchi.
-Ah
si? E quale?- domandai, sgranando gli occhi.
-Beh,
speravo che potessimo rimanere un po' da soli.-
Aspetta,
cosa? Stava scherzando, vero?
-Scusa?-
-Si,
non l'avevi capito?- fece lui, guardandomi come se fossi un'idiota.
Ma che film mentali si era fatto questo?
-Veramente
no. E comunque penso che tu abbia capito male.- ribattei seccata.
-Ah.-
concluse lui, sempre più abbattuto.
-Ma
questo non vuol dire che non possiamo essere amici.- ripresi il
discorso, cercando di riportarlo sulla retta via.
-Si,
certo.- disse, sorridendo appena.
Bene,
ora che il mio cuore era più leggero potevo andarmene. E io
che
speravo in una scappatoia, invece lui aveva preso coraggio e ci aveva
provato. Tentativo fallito.
Lo
so, ero crudele ma capitemi: io e i ragazzi non andavamo molto
d'accordo. Dopo quello che mi era successo non ero più
riuscita ad
avvicinarmi ad un ragazzo senza essere scortese.
Inoltre
avevo avuto un fidanzato a diciannove anni e dopo quell'esperienza
tutta la mia fiducia già traballante nel genere maschile, si
era
dissolta del tutto.
Già,
il mio meraviglioso fidanzato dopo circa un anno e qualche mese di
intimità, aveva deciso di cambiare e provare
l'intimità di un'altra
ragazza. E la ragazza in questione ovviamente gliela avevo presentata
io come mia cara amica.
Si
può capire come mai non abbia più voluto avere
nulla a che fare con
altri ragazzi. Anche se sembra che il destino mi sia contro, in ben
due giorni sono riuscita ad entrare in contatto con dodici ragazzi di
un famoso gruppo coreano, Kim Hyun-Su e il mio compagno di corso
Andrea.
Che
fortuna sfacciata.
-Bene,
noi andremmo. Siamo un po' stanche.- dissi, sbadigliando.
-Oh,
certo. Vuoi che ti accompagni?- mi chiese lui, premuroso. Forse un
po' troppo.
-Non
ti preoccupare, tu goditi la serata. Io e Bea dobbiamo andare nella
stessa direzione.-
-E'
vero che tu abiti fuori dall'università! Dovrai mostrarmi il
tuo
appartamento.- sussurrò lui, aprendomi la porta del locale.
Si
certo, furbacchione.
Non
risposi ed entrai al calduccio, facendo segno a Bea di alzarsi.
-Già
ve ne andate?- chiese Marco, ubriaco fradicio dopo tre bottiglie di
soju.
-Si,
ho sonno.- risposi secca, guardandolo disgustata mentre tentava di
alzarsi da terra. Insomma, con esempi maschili di questo genere, come
facevano ad attrarmi?
-Nonnetta.-
mi rimbeccò Luca, perfettamente sobrio.
-Una
nonnetta che si tiene bene.- ribattei, salutando Andrea e scappando
letteralmente dalla porta.
-Che
brutta serata. Stavo per vomitare quando Luca mi ha circondato le
spalle con un braccio.- rabbrividii Bea.
-Già.
Mi è tornata la voglia di una doccia calda, per togliermi di
dosso
il viscidume.-
Scherzammo
un po' sulla serata ma tutte e due avevamo solo voglia di dormirci
sopra, così ci salutammo davanti all'università e
ci demmo
appuntamento alla mattina dopo.
Avevamo
una lezione in comune sulla lingua, ancora non sapevamo quando
avremmo iniziato con le vere e proprie lezioni dei nostri indirizzi.
Un
giorno un po' impegnativo, anche se non troppo. Avevo la fortuna di
essere all'ultimo anno e di avere poche ore di lezione da seguire.
Arrivai
alle villette in pochi minuti, sebbene i tacchi non erano bassissimi
il potere del sonno aveva la meglio e mi faceva camminare molto
velocemente pur di raggiungere in fretta la mia meta.
In
Corea le case sono quasi tutte chiuse con una combinazione, come
negli alberghi, perciò inserii la mia sequenza di numeri e
aprii la
porta.
Mi
tolsi le scarpe e le abbandonai sul pavimento con un tonfo secco, ma
sinceramente non mi importava molto del parquet in quel momento.
A
piedi scalzi mi incamminai nel soggiorno completamente buio, diretta
verso la cucina per bere un bel bicchiere d'acqua. Quel soju metteva
davvero sete.
Non
capivo come Marco potesse essere così ubriaco: in una
bottiglia non
c'era così tanto liquore e poi personalmente ero abituata a
drink
ben più pensanti di quello.
Accesi
la luce e per poco non svenni: sul mio bel divano c'era Chanyeol che
mi guardava malissimo.
Mio
Dio, che paura.
NOTA:
Saaaaalve!
Mi
rendo conto di essere un po' in ritardo, ma la scuola chiama e io non
posso che rispondere.
Ma ancora per poco... MUAHAHAH
Ok,
smettiamola con le risate malvagie e passiamo alle news, che non sono
poi molte.
Da oggi in poi i capitoli saranno mooolto più lunghi dei
precedenti, come potete constatare già con questo. Ho fatto
questa scelta semplicemente perché non voglio farla durare
8567432 capitoli ma gradirei almeno qualcuno in meno.
Poooi
so che la storia sta andando avanti molto lentamente, mi piace spezzare
la giornata nei capitoli, come avrete notato e anche questo ho deciso
di toglierlo. Se riesco a raccontare una giornata in un capitolo bene,
due ancora meglio.
Non so ancora dove andrò a parare, si vedrà.
Con
questo vi saluto e alla prossima!
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Avevo
rischiato un bruttissimo infarto. E tutto per colpa di quel coreano
tagliato a fungo.
Misi
una mano all'altezza del cuore nel tentativo di calmarmi e socchiusi
leggermente gli occhi, ma mai senza mai perderlo un secondo di vista.
Lui
era seduto elegantemente sul divano, le gambe accavallate e un
braccio poggiato mollemente su un cuscino. Una visione molto
tranquilla se non fosse per gli occhi, stretti e fulminanti.
Probabilmente
se avesse potuto mi avrebbe ridotto in cenere. Peccato per lui.
-Ti
sembra questa l'ora di tornare?- sbraitò, alzandosi di
scatto dal
divano.
Confusa,
guardai l'orologio a parete e vidi che era mezzanotte e mezza,
nemmeno troppo tardi considerando l'orario cui ero uscita.
Ma
in ogni caso, cosa diamine gli importava a lui?
Gli
lanciai un'occhiataccia e gli diedi le spalle, aprendo il frigo.
Decisi di comportarmi come una bambina capricciosa, esattamente come
si comportava lui. Anche se molte sue uscite erano davvero senza
senso.
Presi
una bottiglia d'acqua e riempii il mio bicchiere, scolandomelo
immediatamente senza troppi complimenti.
-Hai
intenzione di rispondermi? Sai, avrei sonno.- riprese, avvicinandosi
a me.
Io
riposi il bicchiere nel lavandino in acciaio e mi stiracchiai,
sbadigliando rumorosamente.
Di
sottecchi vidi che la sue espressione, se prima adirata, ora si era
trasformata in offesa: pensava che stessi sbadigliando per lui? Beh,
che pensasse pure quello che voleva, era lui che aveva fatto
irruzione in casa mia non certo il contrario.
Lo
oltrepassai, sfiorandolo con il tessuto del vestito e misi un piede
su primo gradino diretta al mio caldo lettuccio dove non avrei
più
percepito la fastidiosa ed irritante presenza di Chanyeol.
-Bene,
fai pure come vuoi. Prendo in prestito questo libro, eh? Sei davvero
molto gentile a darmi libero arbitrio.-
A
quelle parole mi congelai a metà strada. Aspetta, cosa?
Cosa
aveva detto quella sottospecie di fungo troppo cresciuto?
Mi
girai lentamente e vidi che stava tirando fuori dalla libreria tutti
i miei poveri libri, scrutandoli alla ricerca di uno degno della sua
persona.
-Mi
spiace, ma finché non imparerai l'italiano quei libri
saranno
completamente inutili.- ribattei maligna, godendomi il suo sgomento.
-Allora
non hai perso l'uso della parola.- si riprese subito, lasciando
perdere i libri.
-Per
tua sfortuna, non ancora.-
-Proprio
vero. Ho sonno, me ne vado a dormire.- affermò, scacciandomi
con un
gesto della mano.
-Scusa.-
lo chiamai e lui si girò subito, spalancando gli occhi dalla
sorpresa -Si rimettono al loro posto le cose che non ci
appartengono.-
-Quello
è il tuo lavoro, no?- mi rimbeccò, sorridendo
acido.
Io
sorrisi di rimando -Ora non sto lavorando.- e lasciandolo impalato in
mezzo al salotto, me ne andai, sbattendo la porta della camera.
Mi
tolsi di dosso il vestito e le calzamaglie, sbattendole nella cesta
dei vestiti da lavare e mi infilai il pigiama: un paio di
pantaloncini con stampati sopra dei pinguini e una maglia a maniche
corte, con la stessa stampa.
Andai
in bagno e mi struccai con cura e dopo un bel lavaggio di zanne,
ritornai in camera.
Con
molta delicatezza mi buttai sul letto, rimbalzando e mi infilai sotto
il lenzuolo, avvolgendomelo intorno fingendo di essere una mummia.
Non
c'è bisogno di dire che mi addormentai come un masso,
sognando
bottiglie di soju danzanti e libri distrutti da un gigante
incredibilmente assomigliante a Chanyeol.
La
cosa più strana era che non avevo assunto droghe, anche se
faticavo
a crederlo. Era tutto frutto della mia povera mente ormai da
cestinare.
La
mattina dopo mi alzai di malumore, trascinandomi letteralmente fuori
dal letto. Peccato però che avevo passato la notte
avviluppata
nella coperta, come se fosse un bozzolo, perciò non appena
poggiai i piedi per terra e cercai di spostarne uno avanti
all'altro, caddi
rumorosamente.
Ormai
spanciata per terra, rotolai per sfuggire all'abbraccio mortale del
lenzuolo e strisciai fino alla porta. Con non so quale forza di
volontà riuscii ad alzarmi ed a fiondarmi in bagno.
Dopo
una bella doccia e un po' di trucco, finalmente ero presentabile.
Indossai un paio di blue jeans strappati, una camicia a righe
bianche e blu infilata nei pantaloni e sopra una giacca in pelle nera
per non rischiare di trasformarmi in un ghiacciolo umano.
Presi
la mia solita borsa, infilandoci dentro anche il mio camice bianco, e
le mie scarpe bianche che lasciai davanti alla porta dei miei vicini
per prendere quelle assurde ciabattine rosa. Se le odiavo.
Entrai
in casa dirigendomi diretta in cucina, pensando nel frattempo cosa
cucinare nel pomeriggio. Non volevo che la mattina dovessero mangiare
sempre latte e cereali, così decisi che più tardi
avrei preparato
delle brioches. Se mi impegnavo anche la mattina stessa, in modo da
farle trovare calde.
Ero
talmente immersa nei miei pensieri che non mi ero accorta di quattro
persone che discutevano animatamente in salotto.
-Carl?-
mi chiamò una voce famigliare dall'altra stanza.
Io
mi girai di scatto, verso la direzione della voce -Wait, James?!-
Corsi
in sala e non appena vidi la matassa di capelli castani, sorrisi
felice.
-Caaaaaarl!-
ululò, abbracciandomi stretta.
-Non
respiro, James! Scollati!- sfiatai, senza ossigeno.
-Oh,
scusa! Allora, come stai? Si comportano bene queste piccole pesti?-
chiese in coreano, facendosi serio e indicando le quattro persone che
si trovavano ora in salotto.
Sehun,
Kai, Lay e Xiumin si guardarono colpevoli ma non avevo intenzione di
svelare a James che mi avevano quasi buttato giù la casa.
-Sono
solo un po' stanca, il jet-lag sembra che non voglia lasciarmi. Oh,
ma loro sono bravissimi!- sorrisi, facendo l'occhiolino al gruppo
mentre James li guardava sospettoso.
Dalle
sue spalle feci il labiale -Carini e coccolosi, mi raccomando.-
facendoli ridere a crepapelle.
Ridacchiando
tornai in cucina, riempiendo le tazze con il latte e portando sul
tavolo tre varianti di cereali.
Suho,
Chanyeol e Baekhyun fecero il loro ingresso in sala e ancora
assonnati si sedettero a tavola, rischiando di finire con la faccia
nel latte. Era proprio una loro prerogativa, allora.
-Hai
sonno?- sussurrai a Chanyeol, con un ghigno poco simpatico sul viso.
Lui
mi lanciò un'occhiataccia mentre Baekhyun ridacchiava,
attento a non
attirare l'attenzione degli altri. Soddisfatta della sua reazione, mi
spostai in sala dove James stava riordinando la sua borsa.
-Allora,
non mi hai ancora detto come stai tu!- lo ripresi.
-Bene,
ma anch'io sono un po' stanco. Questi ragazzi mi faranno impazzire.-
-Non
lo sei già?- lo presi in giro, facendolo alzare gli occhi al
cielo.
-Non
ti stanchi mai di fare battutine sarcastiche, eh?. A proposito, Jenni
vi invita a cena domani sera, va bene?- mi chiese, posandomi una man
sul braccio.
-Si,
credo di si.- balbettai, per niente contenta che dovessero
partecipare tutti.
-Perfetto,
gli altri sanno già tutto. Noi ci vediamo domani, eh? E non
studiare
troppo!- raccomandò, salutando gli altri seccamente.
Chissà cos'era
successo.
-Domani
si va a cena tutti insieme, allora.- affermò Kai,
sorridendomi
sornione.
Io
feci spallucce e mi misi la borsa a tracolla -Dove vai?-
domandò
Lay, guardandomi confuso.
-All'università?-
risposi, ovvia.
-Prima
mangia.- dichiarò Xiumin, facendo alzare Suho per prendermi
una
tazza. Il tutto sotto lo sguardo inquisitore di Chanyeol.
-Ma
non c'è ne bisogno...io...- iniziai ma fui interrotta
dall'arrivo
degli altri -Tu adesso mangi.- ordinò D.O.
Sbuffando
come un bufalo impazzito mi sedetti al tavolo e consumai la prima
colazione insieme a loro. La prima si, ma di certo non l'ultima.
Riuscirono
a farmi sentire a casa, per quanto fosse assurdo. A casa e meno sola.
-Non
ho ancora capito perché scappi sempre.- mi riprese Luhan,
prendendo
la scatola di cereali per versarsene un bel po' nella sua tazza
seguito attentamente da Sehun, che non vedeva l'ora di fregargli la
scatola dalle mani.
-Non
voglio disturbarvi e poi il mio lavoro è fare le pulizie,
non
mangiare a scrocco.- sbottai, guardando Chanyeol con aria di sfida.
Presi la scatola di cereali che mi porgeva Sehun e la rovesciai nella
tazza, tentando di rendere il latte un po' più gustoso.
Io
detestavo il latte da solo, dovevo sempre aggiungerci qualcosa.
Solitamente era caffè, ma andava bene anche il miele che
rendeva
dolce e gustoso quella bevanda così insapore.
-Non
mangi a scrocco, in fondo il cibo lo compri tu!- intervenne Baekhyun,
parlando a bocca piena.
Dopo
una mia occhiataccia, dettata dalla disgustosa visione dei cereali
masticati sulla sua lingua, richiuse le fauci, deglutendo come un
essere umano.
-Vero,
ma lo compro per voi non per me. In ogni caso va bene così,
ho più
tempo per studiare.- dissi facendo spallucce.
Vidi
undici facce che mi guardavano interrogative, tranne Tao che
addormentatosi sulla sedia, faceva dondolare la testa avanti e
indietro.
Esilarante,
davvero.
Mi
portai una cucchiaiata alla bocca e sebbene il sapore dolce dei
cereali rendesse il latte più buono, non era abbastanza per
i miei
gusti perciò storsi leggermente la bocca.
Sospirando
contrariata, sia per il latte che per il poco comprendonio dei miei
nuovi animaletti, risposi -Beh, dato che non ho molto tempo a
disposizione studio mentre mangio.-
Facce
che prima erano confuse ora mi guardavano sbalordite. Ma che avevo
detto di strano?
Proprio
mentre Suho stava per dirmi qualcosa il mio telefono iniziò
a
squillare. Chi poteva chiamarmi alle 7.30 di mattina?
Quando
vidi sul display la scritta “mamma” tutto si
chiarì: stavo per
ricevere una bella strigliata.
Mi
scusai con i ragazzi e mi alzai dalla sedia, spostandola
rumorosamente dietro di me. Vidi con la coda dell'occhio che avevo
svegliato Tao ma si era ripreso subito: afferrata la confezione di
cereali, si versò direttamente in bocca il contenuto.
Sorrisi
divertita e inseguita dalla musichetta allegra e da dodici sguardi
curiosi, mi rifugiai in salotto.
-Pronto?-
-Carlotta!
Come stai, tesoro?- urlò una
voce femminile dall'altra parte del telefono.
-Ciao,
mamma. Io tutto abbastanza bene e tu?- risposi,
spostando l'aggeggio lontano dal mio orecchio. Non volevo certo
rischiare una rottura del timpano a ventun anni.
-Bene,
anche se ci manchi tanto. Ho visto stamattina il tuo messaggio ma non
ho voluto chiamarti sapendo che era notte in Corea.- disse
lei, calcando sul “non ho voluto” in maniera molto
insistente.
-Sottile
rimprovero, eh?-
-Figlia
molto perspicace, eh?- mi fece il
verso e dopo qualche secondo di silenzio tombale scoppiammo a ridere.
-E'
proprio vero, tale madre tale figlia.-
-Beh,
dovrai pur aver preso qualcosa dalla tua vecchia mamma, no?- domandò
con un tono molto ammiccante.
-Ancora
con questa storia? L'abbiamo capito tutti che lo dici solo per
sentirti dire che non sei vecchia.-
-Che
cattiva. Figlia degenere.-
-Ho
preso tutto dalla mia vecchia mamma.- ribattei,
usando il suo stesso tono.
-Mi sa
che stai sbagliando, mi hai confuso con qualcun altro. Io non sono la
tua mamma, tesoro.-
-Si
brava. Ci crediamo, non preoccuparti.-
-Da
piccola ti prendevi di quegli infarti. A proposito, che cosa
c'è di
tanto urgente da scrivermi così tardi?-
-Erano
le undici, non era tardi. Volevo solo sapere quando avevi intenzione
di inviarmi il resto dei vestiti e gli strumenti.-
-Pensavo
oggi, mandami per messaggio l'indirizzo dell'appartamento.-
-Va
bene, ci sentiamo presto?-
-Certo,
ma ti chiamo io. Non voglio prendermi colpi, sono ancora giovane.-
-Dovresti
deciderti sulla tua età, sai?-
replicai
sarcastica, riavendo indietro una grossa risata che mi fece
sorridere prima di un “ciao”.
Chiusi
la telefonata e ancora sorridente, ritornai in cucina che era
piombata nel silenzio più assoluto. Penso fosse una cosa mai
vista
nella casa degli EXO, da quando li avevo visti la prima volta non
erano stati zitti nemmeno un minuto.
Li
guardai perplessa e i dodici ragazzi mi restituirono uno sguardo
scioccato. Si, anche Chanyeol mi guardava sconvolto.
Beh,
meglio delle occhiatacce.
-Ragazzi,
che è successo?- chiesi, ritornando al mio coreano
traballante.
Iniziavo a preoccuparmi, il silenzio si stava allungando un po'
troppo e davvero avevano delle facce completamente stravolte.
Stavo
per riaprire bocca, quando un fiume di parole provenienti da dodici
anatre starnazzanti mi investì in pieno, rintontendomi e
facendomi
sentire il bisogno di una bella coperta calda.
Chen,
Baekhyun, Kai, Sehun, Xiumin, Luhan, Kris, Lay, D.O e Tao sbraitavano
e urlavano tutti insieme, agitandosi come dei matti. Dove diavolo ero
finita?
Suho
cercava di calmarli, anche se notavo che mi lanciava occhiate
scioccate ma quello che mi preoccupava di più era Chanyeol
che mi
guardava sconvolto. Davvero sconvolto.
Il
che era strano per uno come lui, probabilmente non si scioccava per
nulla.
Mi
misi la mano sulla fronte, cercando di placare quel mal di testa che
stava iniziando a dare segni della sua presenza. Ci mancava solo
quella.
-Ragazzi,
basta. Cos'ho combinato di tanto sconvolgente?- chiesi, sull'orlo
dell'esasperazione e di un mal di testa perforante.
Si
zittirono tutti nuovamente, mentre Kai prese la parola -Ma che lingua
era quella?-
Io
lo guardai come se fosse idiota e risposi -Italiano. Vi prego non
ditemi che avete fatto tutto quel baccano per una stupidata come
questa.-
Le
loro facce offese e un po' colpevoli mi diedero la risposta:
sì, era
proprio per quello.
-E'
una lingua meravigliosa. Molto musicale.- si intromise D.O,
spalancando gli occhioni castani.
-Abbastanza,
si. Anche il coreano non è male, forse troppo difficile per
me.-
replicai, guardando il cellulare.
Mi
uscii un sospiro strozzato: erano le otto ed ero in ritardo.
NOTA: Salve
a tuttiiii!
E' un po'
tardino per pubblicare ma volevo che aveste il capitolo 13 prima
dell'inizio della mia settimana infernale... anche perchè
altrimenti non saprei quando riuscire a pubblicare.
Allora, svelato il mistero di Channie il funghetto sul divano...
aspettava la nostra cara Carlotta, insomma. Diciamo pure che non vedeva
l'ora di prenderla di nuovo ad occhiatacce e battutine poco divertenti.
Che dire,
la telefonata con la mamma di Carl mi fa morire. Io e mia mamma siamo
uguali e dovevo inserirla in qualche modo.
Voglio
ringraziare chi recensisce, chi ha messo la storia tra le seguite, le
preferite e le ricordate... grazie, di cuore.
Beeene, ci si sente alla
prossima allora!
Buonaseraaaata!
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
-Mio
Dio, devo scappare!- ululai, raccattando la mia borsa dallo sgabello
in cucina e salutai tutti con un grido soffocato.
-Carl,
ma dove vai?-
-Carl!-
gridarono Sehun e Kris, alzandosi dalle loro sedie -Non abbiamo
finito!-
-Ne
riparliamo quando torno, sono in ritardo!- sbraitai, lanciando le
ciabatte rosa contro la porta e sorbendomi in sottofondo le proteste
di Suho.
Uscii
correndo come Jack Sparrow inseguito dai cannibali e mentre tentavo
di evitare le auto sulla strada principale, cercavo il telefono nel
giubbotto di pelle che continuava a suonare fastidiosamente.
-Pronto?-
ringhiai, mentre la borsa a tracolla era appena caduta per terra.
-Carl
dove cavolo sei?- mi urlò nell'orecchio Bea.
-Sto
arrivando.- risposi secca.
-Sbrigati,
tra poco iniziano le lezioni.-
-Ma
va?- ironizzai, chiudendo la telefonata.
Corsi
più velocemente verso l'università e una volta
che vidi l'edificio
in mattoni quasi mi inginocchiai sul terreno per ringraziare tutti
gli Dei. Peccato che non ne avessi tempo.
Quasi
buttai giù la porta d'entrata e mi fiondai su per le scale,
entrando
nell'aula già stracolma.
Bea
alzò un braccio indicandomi il posto vicino a lei e io le
feci un
segno con la mano, facendole capire che sarei arrivata. Prima dovevo
chiedere una cosa ad un mio professore.
-Mi
scusi? Professor Giudici?- chiesi, cercando di far ritornare normale
il mio respiro. Sembravo un drago sputa fuoco.
-Carlotta,
salve. Come stai?- mi rispose cordiale il mio caro insegnante di
Immunologia. Era un uomo abbastanza giovane, sulla quarantina e
portava grossi occhiali neri sul suo nasino minuscolo.
Gli
occhiali continuavano a scivolare e lui diventava isterico a forza di
tirarseli su con l'indice.
-Senza
fiato. Volevo sapere quando inizieranno le lezioni del nostro corso.-
Lui
mi guardò da sopra le lenti con un penetrante sguardo
azzurro -Beh,
il coreano ancora non lo conoscete bene ed è sicuramente una
buon
incentivo continuare le lezioni. Mi rendo conto tuttavia che anche
giusto iniziare le nostre, in fondo dovrete laurearvi alla fine
dell'anno.-
Mentre
faceva il suo discorso io ripresi completamente fiato e lo guardavo
cercando di non addormentarmi per terra. Diamine, vieni al punto!
-Penso
che domani o al più tardi dopodomani le lezioni
riprenderanno.-
finì, ricevendo un sorriso sornione dalla sottoscritta. Lo
ringraziai e poi andai diretta al mio posto, tirando fuori i libri di
coreano.
Bea
era incredibilmente eccitata, non vedeva l'ora di ricominciare. Io
sinceramente avevo solo voglia di dormire. E di mangiare qualcosa che
non avesse il retrogusto di latte.
-Che
sonno!- sbadigliai, stiracchiandomi come un orso fuori dal letargo.
-Oh,
che sfaticata che sei Carl.- mi riprese Bea, ridacchiando mentre mi
spingeva fuori dall'aula.
Io
alzai gli occhi al cielo: se sapesse davvero cosa facevo a
casa...altro che sfaticata.
Lei
continuava a spingermi imperterrita verso le macchinette -Ho bisogno
di cibo.- constatò, fermandomi ad un centimetro dal vetro
dell'aggeggio sputa-snack.
-Ok,
ma non devi mangiare me.- ribattei, spostandomi dalla macchinetta e
facendogli una linguaccia.
-Che
essere maleducato che sei.- affermò, spostandosi i capelli
rossi
aggrovigliati dietro la spalla con un gesto molto altezzoso.
-Devi
essere di buon umore per farmi tutti questi complimenti.- la
rimbeccai, facendola ridere.
-Ho
solo fame.-
-Beh,
prego: le macchine che ti donano cibo in cambio di denaro babbano
sono proprio di fronte a te.- feci, indicando teatralmente l'ingresso
delle banconote.
Bea
mi lanciò un'occhiataccia e inserì i suoi soldi
mentre qualcuno mi
picchiettava insistentemente la spalla. Chi era che voleva morire?
Mi
girai in direzione del picchiettatore assassino e mi ritrovai faccia
a faccia con Kim Hyun-Su che mi sorrideva tutto contento.
-Annyeonghaseyo
Carl! Come stai?- mi salutò lui, inchinandosi profondamente
sotto lo
sguardo sbigottito di Bea.
-Oh,
ciao Hyun-Su. Io sto bene grazie e tu?- chiesi, facendo una breve
imitazione di un inchino.
-Benissimo
ora che ti rivedo! Ti andrebbe di uscire stasera? Ti faccio conoscere
i miei amici.- mi chiese, guardandomi con gli occhi da cucciolo.
Calma,
bello cos'è sta storia? Io non avevo nessuna intenzione di
uscire
con lui, avevo già dodici ragazzi a cui fare la babysitter
non ne
volevo certo un altro. Grazie al cielo esisteva Jamesuccio che mi
aveva invitato a cena. Con tutti gli EXO, dimenticavo.
-Mi
spiace ma stasera non posso, ho un altro impegno. Facciamo un'altra
sera, ti va?- gli risposi sorridendo dispiaciuta. Quando mi ci metto
so recitare. Ma solo quando mi ci metto davvero.
-Oh,
mi spiace molto! Certo, certo ti chiamo io allora. Buona serata!-
disse, mentre un suo amico lo tirava per una manica.
Continuò
a salutarmi da lontano finché non sparì in
un'aula dalla porta
verde.
-E
tu queste cose non me le dici?- ululò Bea ferita, tirandomi
il mio
giubbino in pelle.
-Beh,
ti ho detto di Andrea, no?- pigolai, cercando di spostare il
discorso.
-Ma
cosa mi interessa di Andrea, lui era più interessante! Come
vi siete
conosciuti?-
-Non
direi. Mi ha aiutata a trovare la strada per l'università il
primo
giorno.-
-Molto
romantico, no?- domandò sorridendo malefica.
-No
e piantala subito.- la freddai, tentando di sfuggire al suo piano
crudele.
-Sei
cattiva! Che hai da fare stasera di così urgente? Potevamo
uscire
con lui!-
-Veramente
l'ha chiesto a me e poi ho una cena a casa di Jenni e James.-
risposi, avanzando verso l'uscita. Era mezzogiorno e le lezioni per
quella giornata erano terminate.
-Davvero?
Sai cominci a preoccuparmi.- affermò seria, fermandosi in
mezzo alla
strada.
-E
perché mai?- le andai dietro roteando gli occhi. Sapevo che
era una
cavolata, lo sapevo.
-Troppi
ragazzi ti girano intorno...ed è meraviglioso! Finalmente
sei
sbocciata anche tu!- gridò, iniziando a ballarmi in tondo ed
a
starnazzare. Cosa avevo detto? Cavolata.
-Va
bene, Bea. Ora devo tornare a casa, ci sentiamo.- chiusi la
conversazione, scappando dalla rossa impazzita.
-Ciaaaao,
chiamami!-
Sì,
Bea, cerchiamo di drogarci di meno.
Nel
ritorno mi fermai al solito supermercato, sperando che la nonnetta
troppo forzuta per i miei gusti, non mi riconoscesse.
E
stranamente ebbi fortuna: mi accolse con un sorriso e mi
salutò
cordiale.
Riempii
altre cinque borsine di roba e pagai il tutto con gli ultimi
spiccioli che avevo in tasca, per fortuna in Corea il cibo non
costava molto.
Mi
diressi verso casa a passo veloce, volevo assolutamente farmi una
bella pastasciutta al ragù. Nessuno mi avrebbe distratto dal
mio
compito, l'avrei preparata anche per quei dodici anatroccoli
così
sarebbero rimasti contenti.
Inserii
il codice per aprire la porta e mi fiondai in cucina posando la mia
borsa dell'università, poi entrai nella villetta degli EXO,
pronta
per preparare un bel pranzetto ma quello che vidi mi fece gridare di
terrore. Terrore puro ed incondizionato.
Quella
dannata casa era un disastro.
Io
non riuscivo a crederci. Giuro che non credevo ai miei occhi.
Possibile
che in quel poco tempo che avevano a disposizione prima di recarsi
alle prove fosse riusciti a combinare un disastro di dimensioni
abnormi? Sì, è possibile.
Non
ho mai avuto istinti omicidi prima d'ora, ma c'è sempre una
prima
volta e quella era la mia occasione. Non potevo certo perdermela.
Vestiti
ovunque, impilati in traballanti torri di Pisa, fogli accartocciati
persino nel forno, scarpe sul divano... e questo era solo il salotto.
Non volevo vedere le loro camere.
Sono
troppo giovane per un infarto, cavolo.
Presi
un bel respiro nel tentativo di calmarmi, ma il tic all'occhio destro
che mi era comparso non accennava a smettere, così armata di
pazienza e del mio fidato swiffer mi misi a pulire. Ancora.
Solo
dopo un'ora la sala era ritornata ad essere una vera sala, anche
perché prima assomigliava di più ad una discarica.
Decisi
di impegnarmi comunque e dopo davvero troppo tempo la pasta stava
bollendo e la porta d'ingresso si aprì sbattendo.
-Carl
sei a casa?- gridò Luhan seguito da un tonfo sordo, che
dovevano
essere le sue scarpe, e dalla sua comparsa in cucina.
-Ovviamente,
dove altro potrei andare? Solo voi riuscite ad incasinarmi la casa in
dieci minuti.- risposi seccata, guardando la pentola e cercando di
non far attaccare la pasta.
-Sì
ehmm... ci dispiace per il disastro...- fece Suho, entrando a passo
svelto.
Io
sospirai -Fa niente. Dovrò abituarmici.-
-Sì
esatto. E' il tuo lavoro, no?- sbraitò Chanyeol, facendo la
sua
entrata come una vecchietta inacidita. Non gli risposi e lui si
sedette sulla sedia, rimanendo tutto il tempo a fissarmi malevolo
mentre
chiacchieravo con gli altri ragazzi. Che scatole.
-Ma
si può sapere cosa vuoi da me? Se ti sto sulle palle dillo e
basta,
così la facciamo finita.- sbottai all'ennesima occhiataccia
lanciatami da quel fungo asiatico.
Dovetti
aver urlato, poiché scese il silenzio tombale in sala.
Immaginatevi
dodici ragazzi che vi fissano completamente scioccati... beh, mi
sentivo osservata. Davvero troppo.
L'unico
suono che ruppe quel silenzio forzato fu il borbottio dell'acqua che
bolliva, segno che era quasi pronto.
Mi
alzai dalla sedia e visto che gli sguardi sconvolti mi seguivano,
alzai le spalle -Beh, me lo dirai dopo. Speriamo che la pasta al
ragù
vi faccia uscire da questo stato catatonico. Non siete un bel vedere,
sapete? E mi inquietate.-
Iniziai
a metterla nei piatti, distribuendo il sugo più o meno in
modo
omogeneo. Ovviamente seguita da dodici paia di occhi, che non si
perdevano un mio movimento.
Portai
i piatti al tavolo e servii tutti, aspettandomi una valanga di
-Ahhhh.- e -Oooh.- come la prima volta e invece nulla, continuavano
con la tattica del silenzio.
Loro
continuavano a fissarmi e io, di conseguenza, facevo lo stesso ma con
un' espressione interrogativa.
Cogliendo
il mio smarrimento, dettato anche dalla faccia sconvolta di Chanyeol,
Xiumin decise di intervenire -Carl, hai detto una cosa abbastanza
scioccante.-
-E
perché mai?- chiesi, sempre più confusa.
Lui
arrossì leggermente e notai che continuava a guardarsi le
scarpe.
Facevo così paura?
-Ecco,
qui le ragazze non parlano come te.- fece, guardando Kai alla ricerca
di un aiuto.
-Si,
diciamo che sei stata molto diretta.- si intromise Baekhyun,
facendomi un lieve sorriso.
Io
ero sempre più confusa e mi rendevo conto di quanto poco
sapessi
sulla loro cultura. Per me era normale essere diretta, dire
chiaramente quello che pensavo. Ho sempre creduto fermamente che la
convivenza dovesse basarsi sulla sincerità ed ho fatto di
questa mia
convinzione uno stile di vita.
La
sincerità è uno dei sentimenti più
importanti che deve essere
sempre presente, altrimenti non vale la pena di impegnarsi con una
persona.
-Sono
stata sincera.- sbottai, prendendo un piatto e fermandomi in cucina a
mangiare sull'isola. Da li avevo una visuale completa su tutti.
Loro
si guardarono a vicenda, sorridendo contenti. Sì,
sorridendo, Sì,
tutti. Sì, anche Chanyeol.
Penso
di non averlo mai visto sorridere. Non so se mi fa paura o piacere,
ci devo pensare.
-Carl,
qui le ragazze non sono mai sincere. Usate l'espressione doppia
faccia?- mi informò Suho.
-Certo.
Buon viso a cattivo gioco.-
-Esatto.
La sincerità è molto relativa... e rara.- si
intromise Kris, prima
di infilarsi una forchettata in bocca. Sì, perché
ho proibito loro
di mangiarle con le bacchette. Come si fa a mangiare la pasta con le
bacchette? Dai, è impossibile.
E
la cosa più assurda è quanto si sono lamentati!
Per loro mangiare
con le bacchette è una cosa insostituibile... penso abbiano
accettato solo per farmi contenta.
-E'
bello essere l'eccezione.- replicai, mangiando di gusto il mio primo
piatto italiano in Corea.
Cadde
di nuovo il silenzio, tutti erano concentrati a spazzolare quello che
avevano nei propri piatti tranne Kai, che tutto contento mi
trotterellava accanto.
-Quindi
stasera si va da James?- mi chiese, portandomi il suo piatto vuoto.
-Si.
Così Jenni sarà felice.- risposi riponendo il mio
e il suo piatto
nel lavello.
-Anche
noi siamo felici. E' la prima uscita tutti insieme!- ululò,
con gli
occhi che gli luccicavano.
-E'
vero non ci avevo pensato! Dobbiamo portarti in giro per Seul! Ti
piace giocare a Basket? E ai videogiochi?- mi domandò a
raffica un
super eccitato Chen, entrando nella conversazione brutalmente, come
suo solito.
-Io
e il Basket non andiamo molto d'accordo... il fatto che sia alta a
malapena un metro e sessanta mi limita un po'. Per il resto va bene
tutto.- dissi, spaventata dal sorrisone di Chen. Raccapricciante.
-Ti
piacciono i videogiochi?!?- mi domandò scioccato Sehun,
spalancando
la bocca.
-Si,
perché è strano?-
-Un
po'.-
Mah,
che strani questi coreani.
NOTA:
Sono tornataaa!
Chiedo
scusa per il ritardo MADORNALE, ma come vi avevo anticipato la scorsa
settimana ero davvero piena di verifiche... che schifo la scuola.
In ogni caso cercherò di essere più puntuale e di
darmi alla scrittura furiosa.
Dimenticavo
una piccola cosuccia, settimana prossima sarò in gita
(Barcellona, yeeeee) e quindi non riuscirò a pubblicare, per
ovvie ragioni.
Penso però di postare un capitolo domenica, in modo da non
lasciare una settimana scoperta.
Beh,
che altro dire... buon pomeriggio a tutti!
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
-Caaaarl
are you ready?- sbraitò Kris dal mio salotto.
-Yeah,
I'm coming!- urlai io in risposta direttamente dal bagno.
Mi
stavo ancora finendo di truccare ma almeno ero vestita: indossavo dei
jeans a vita molto alta e una maglia nera a maniche lunghe infilata
all'interno. La particolarità della maglia era che teneva
tutte le
spalle scoperte e sebbene nella cultura coreana non era ben visto,
decisi di non pensarci per una volta, in fondo andavo a casa di
inglesi, mi era concesso di fregarmene dei coreani.
Scesi
le scale velocemente, prendendo dei tronchetti neri piuttosto alti e
nel frattempo mi feci una coda alta, trattenendo la mia chioma
leonina.
Larissa
sarebbe stata fiera di me. Dovevo ricordarmi di contattarla il prima
possibile, mi mancava.
-Carl,
ma cosa ti sei messa?- mi chiese Lay, guardandomi quasi strabico.
Tutti
mi stavano fissando male e io nel frattempo facevo finta di nulla,
infilandomi i miei tronchetti.
Nel
passare accanto all'isola, presi la borsa e feci segno agli altri che
era ora di avviarci, se non volevamo fare tardi il che non era
contemplato a casa Jenni. Se eri in ritardo lei era capace di non
farti entrare in casa. Quella donna era crudele con i ritardatari.
-Carl,
davvero non dovresti indossare certe cose...- si intromise Suho,
fermandomi per un braccio.
Io
roteai gli occhi al cielo -Lo so che nella vostra cultura portare una
maglia scollata significa essere paragonati ad una prostituta della
peggior specie, ma andiamo a casa di inglesi e per una volta da
quando sono qui voglio fare l'italiana.- risposi, cercando di non
essere troppo dura ma allo stesso tempo cercando di far capire che
niente e nessuno mi avrebbe tolto questa maglia. Anche
perché mi
sarei messa ad urlare.
-Va
bene, in fondo non hai tutti i torti.- affermò Lay,
facendomi
l'occhiolino.
Scoppiai
a ridere di gusto -Forza, andiamo altrimenti Jenni ci
infilerà nel
menù!-
Dodici
scalmanati mi seguirono verso l'uscita e dovettero poi guidarmi verso
la retta via. Non sapevo dove James abitasse, lui non si era mai
degnato di rivelarmelo. Essere immondo.
-Ritornando
al discorso di prima...- mi fermarono Sehun e Chen - Allora ti
piacciono i videogiochi, eh? Ci divertiremo, oh se ci divertiremo.-
dissero con voce satanica, strofinandosi i palmi delle mani.
-Lo
sapete di essere imbarazzanti, vero?- domandai, scioccata da quella
inquietante vista ma allo stesso tempo divertita.
-Certo,
è la nostra qualità migliore.- si
pavoneggiò Chen, facendo ridere
Sehun e Baekhyun fino alle lacrime. Dovevo dire che erano davvero
simpatici, sebbene la pulizia delle loro mutande non mi avesse fatto
ben sperare. Ma non bisogna essere troppo scettici, in fondo si parla
di maschi, si sa che sono una razza completamente a parte.
-La
smettete di importunarla?- si intromise Kai, spintonando Chen che
intanto aveva appoggiato un braccio intorno alle spalle di Baekhyun.
Io
ancora non capisco il bisogno dei ragazzi coreani di abbracciarsi in
continuazione. Era una cosa che avevo riscontrato ovunque: tra lo
stesso sesso era normale tenersi per mano o abbracciarsi, addirittura
alcuni ragazzi si toccavano le cosce a vicenda!
L'esatto
contrario di ciò che succedeva in Occidente. In Italia due
ragazzi
visti in atteggiamenti affettuosi sarebbero stati additati come
fidanzati mentre qui era una cosa normalissima.
-Non
mi stanno importunando.- ridacchiai, mentre Sehun faceva le linguacce
a Kai.
-Io
non ne sarei così convinto, sai?- fece lui, prima di urlare
-AISH,
Sehun io ti uccido!- e rincorrerlo come un bambino per la strada. Una
scena assurda.
Mentre
li guardavo ridendo a crepapelle, Chanyeol si avvicinò,
accostandosi
a me. Io lo guardai di sbieco, ancora con il sorriso che aleggiava
sul viso. Ero pronta ad un altro suo commentino sarcastico ma si
limitò a sorridermi di rimando -Sai, io non ti odio.
Semplicemente
non capivo se eri una persona di cui ci si poteva fidare. Da quel che
ho potuto vedere però, James ha fatto una bella scelta.-
sussurrò
piano, facendo attenzione a non farsi sentire da Suho e Luhan che
parlottavano fra loro poco più avanti di noi.
Lo
guardai stupita, spalancando completamente gli occhi e la bocca.
Dovevo essere davvero buffa, perché lui mi
scoppiò a ridere in
faccia senza nessun pudore.
Mi
riscossi velocemente e dopo avergli lanciato un'occhiata assassina,
mi mossi, seguendo il resto del gruppo che nel frattempo era andato
avanti non accorgendosi di noi.
Allungai
il passo nel tentativo di raggiungerli e sentii Chanyeol che si
affrettava a raggiungermi.
-Caaarl,
Channie, sbrigatevi!- gridò D.O, fermandosi per aspettarci.
-Ci
siamo.- dissi, non appena gli fummo accanto.
-Perfetto,
perché siamo arrivati. Questa è la casa di
James.- mi sorrise lui,
indicandomi una villetta moderna sulla sinistra.
-Però,
si tiene bene il signorino.- commentai ironica, facendo scoppiare
l'ilarità dei ragazzi che mi circondavano.
Ma
io non scherzavo affatto, al confronto la casa che mi aveva
“affittato” era una topaia vera e propria.
Solo
da fuori si vedeva la modernità che la caratterizzava: la
parete
esterna che stavamo tutti osservando era fatta completamente di vetro
e dava una visione perfetta della serra che avevano allestito. La
casa era circondata da un muretto piuttosto basso, composto da tante
pietre colorate disposte una sull'altra, che si apriva in un bel
cancello in ferro battuto.
Qui
si vedeva il giardinetto curato, sebbene non fosse ampio ma
compensavano con la riserva naturale di flora all'interno. Non mi
sarei stupita di ritrovarmi un tigre del bengala che giocava con un
bel gomitolo di lana sotto una palma.
La
struttura si sviluppava in altezza, come la mia, ma era normale. A
Seul non avevo ancora visto una sola casa abbastanza larga, ma in una
metropoli era difficile.
Entrammo
dal cancello e Xiumin bussò gentilmente alla porta che si
spalancò
in un nanosecondo.
-Finalmente
siete arrivati! Su, entrate che fa freddo!- ululò una vocina
sottile
e che al solo suono aveva il potere di farmi sorridere.
I
dodici anatroccoli sperduti non se lo fecero ripetere due volte, si
fiondarono all'interno e si tolsero le scarpe mentre io rimasi in
fondo alla fila aspettando il momento in cui Jenni si fosse accorta
della mia presenza.
Una
volta che l'ingresso si fu liberato dalle loro figure starnazzanti e
disastrate, finalmente arrivò anche il mio turno di
togliermi i miei
tronchetti. Sinceramente ancora non capivo il perché dovessi
togliermi sempre le scarpe quando entravo in casa d'altri. O nella
mia, che è ancora peggio.
Voglio
dire, una ragazza si fa del male indossando delle scarpe col tacco
altresì chiamate “ strumenti di tortura”
e poi deve toglierseli
per tutta la serata? Ma allora cosa li mettiamo a fare?
Forse
è per quello che le coreane indossano solo trampoli.
Perché non
soffrono il mal di piedi, in fondo devono sempre toglierle.
-CARLOTTA?-
sbraitò Jenni, non appena mi vide sfilarmi le scarpe con una
smorfia
di disprezzo. La sua voce nel dire il mio nome, storpiato ovviamente,
salì di qualche ottava. Probabilmente se ci fossero stati
dei cani
nelle vicinanze, avrebbero iniziato ad ululare felici.
-Jenni,
ciao. E' bello rivederti.- sorrisi, lanciando le scarpe vicino a
quelle di Kris, che erano delle vere e proprie barche.
Lei
mi guardò male -Non ci vediamo da un anno e l'unica cosa che
sai
dirmi è questa schifezza? Vieni qui e abbracciami!-
ribatté,
stritolandomi in una morsa mortale.
-Mi
stai soffocando! Sono troppo giovane per morire, Jenni!- sfiatai,
cercando di respirare correttamente. Questa ragazza mi avrebbe ucciso
prima o poi, lo sospettavo già da quando la incontrai la
prima
volta, ma ora ne avevo la certezza.
-Oh,
scusa! E' che sono così felice di vederti.- riprese,
lasciandomi
andare ma conducendomi forzatamente in salotto, dove tutti si erano
accomodati sugli enormi divani.
-Carl
ce l'hai fatta, eh? Stavamo per segnalarti come dispersa.- mi riprese
James, facendomi l'occhiolino.
-Dovresti
rivedere il repertorio delle tue battute... sai iniziano ad essere
scontate.- ghignai malvagia, ridendo della smorfia che si dipinse sul
suo volto.
I
ragazzi ci guardavano a bocca aperta, stavamo dando spettacolo. Jenni
mi diede un colpetto sulla spalla e sinuosa si diresse in cucina,
facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli neri.
Mi
incamminai anch'io verso l'unica poltrona libera, ma di certo non
sinuosamente come la coreana, sembravo più un criceto
imbalsamato.
Accoccolata
sulla mia poltrona, in una posizione del tutto poco consona alla
situazione, dedicai la mia attenzione a James che faceva girare il
vino all'interno di un grosso bicchiere di vetro.
Era
sempre stato bello, aveva un anno in più di me ed
è stato il mio
primo amico in Inghilterra. Ma ora la sua bellezza era quasi spenta,
i capelli color cioccolato erano sbiaditi e gli occhi azzurri
così
vivaci erano costantemente distratti. Cosa stava succedendo?
Non
ero una grande osservatrice, la maggior parte delle volte bisognava
darmi delle badilate in faccia perché mi accorgessi anche
solo delle
banalità, ma lui... era palese che non stesse bene.
Mentre
lo guardavo fissare una macchia sul pavimento, Jenni tornò
con un
vassoio pieno di formaggi -Questi sono gli antipasti. Spero vi
piacciano i formaggi di capra.-
-Oh,
non siamo esigenti, non ti preoccupare.- sorrise Chanyeol,
prendendone un pezzo.
-Ha
ragione, mangiamo praticamente di tutto.- aggiunse Chen, rotolandosi
sul tappeto. Mah, quel ragazzo sembrava più un cane troppo
cresciuto.
-Jenni,
ti posso dare una mano?- chiesi, prima che scomparisse in cucina.
Lei
mi guardò stupita e gettò un'occhiata veloce a
James, che
continuava imperterrito a fissare il pavimento. Distolse subito lo
sguardo e lo rivolse a me, incatenandomi nei suoi occhi scuri -Certo,
ti ringrazio.-
Avevo
capito, qualcosa non andava e lei non vedeva l'ora di
parlarmene.
NOTA:
Saaaaaalve!
No,
non sono morta... anche se
devo ammettere che vi ero molto vicina.
Chiedo umilmente venia per il mio ASSURDO e MADORNALE ritardo, ma la
scuola ha preso il sopravvento e non ho avuto più il tempo
di andare avanti con la storia.
Pian piano sto riprendendo, con fatica, ma sto cercando di farmi venire
le idee.
In
ogni caso, spero vi piaccia
questo capitolo e spero di sentirvi al prossimo!
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
La
seguii silenziosamente in cucina, trattenendomi dal farle una miriade
di domande a raffica. Odiavo questo comportamento di James, non era
da lui starsene buono e zitto. Anzi, era totalmente l'opposto.
La
cucina era... enorme. Non mi viene in mente nessun altro aggettivo
abbastanza qualificato per descriverla.
L'isola
in marmo bianco, sgabelli neri molto moderni sistemati alle sue
estremità e l'intera struttura davano un'idea di quanto i
proprietari fossero benestanti e aggiornati sulle nuove mode.
In
fondo Jenni era una stilista, se non le conosceva lei le nuove
tendenze, chi poteva?
-Carl,
non so che fare.- sbottò, sedendosi di getto su uno sgabello
e
coprendosi il viso ben truccato con le mani -Hai visto James? Sembra
quasi che... che non sia presente.-
-Sì,
l'ho visto. Da quanto va avanti?- chiesi, appoggiandomi con un fianco
all'isola.
-Da
qualche mese. E' assente, scostante e stanco.- elencò,
puntandoli
con le dita.
-Quando
mi è venuto a prendere qualche giorno fa, sembrava
tranquillo.
Normale.-
-Ti
è venuto a prendere?!?- mi domandò, spalancando
gli occhi a
mandorla.
-Sì,
non lo sapevi? L'università non aveva più camere
disponibili, così
James mi ha affittato il vostro appartamento.- spiegai, vedendo i
suoi occhi aprirsi sempre di più. Se fossi andata avanti a
parlare
probabilmente i suoi bulbi oculari sarebbero schizzati fuori dalle
orbite.
-Non
mi ha detto nulla... perché non mi ha detto nulla?-
-Sei
d'accordo, vero? Non voglio mettermi in mezzo...- misi le mani
avanti.
-Oh,
no va benissimo! Sentiti libera di fare come se fossi a casa tua, noi
non la utilizziamo più quella casa, come puoi vedere. Mi
chiedo
solamente perché ha sentito il bisogno di nascondermelo, non
avrei
detto di no!- affermò, alzandosi di scatto e iniziando a
camminare
per la stanza come un lupo in gabbia.
-Ascolta,
magari aveva davvero paura che tu non fossi d'accordo.- cercai di
calmarla, ma anche alle mie stesse orecchie, le parole che stavo
dicendo risultavano false e assurde.
Jenni
mi lanciò un'occhiata preoccupata, non sapendo come reagire
-Cosa
faccio ora?-
-Affronta
il discorso, è evidente che non sta bene. Qualcosa lo turba,
magari
sul lavoro.- provai, nel tentativo di trovare una soluzione che non
sembrasse drastica. Ma avevo molti dubbi.
Il
comportamento di James era identico a quello del mio ex- ragazzo, che
mi tradiva con una mia amica. Quando la loro storia era cominciata,
lui si comportava allo stesso modo: era scostante e distratto, non
prestava attenzione a quello che dicevo. Era sempre attaccato al
cellulare, sebbene prima lo detestasse e trovava sempre scuse per non
uscire con me.
Non
volevo saltare a conclusioni affrettate e non volevo nemmeno far
preoccupare Jenni senza motivo. Magari era davvero solo stanco.
Magari.
-Non
lo so, Carl. Non si confida più con me...- iniziò
lei, guardandomi
eloquente.
-Ah,
no. Assolutamente no. Non mettermi in mezzo, per favore.- ribattei,
noncurante del suo sguardo supplicante -E' una cosa che dovete
risolvere voi, mi dispiace. Se mi intromettessi, combinerei solo
casini e lo sai. Meglio che la gestisci tu.- conclusi, spostandomi
verso la porta che dava sul salotto.
-Va
bene, hai ragione. Ma promettimi solo una cosa, Carl. Solo una.-
Mi
fermai e girai solo il viso, portandolo sopra la spalla -Cosa?-
-Non
lasciarmi sola.-
Tornai
in sala con il groppo in gola. Aveva capito, aveva capito tutto.
Jenni
sapeva a cosa stavo pensando quando mi ha riferito lo strano
comportamento di James e sa che ho passato la stessa cosa.
Se
mai le mie paure fossero fondate, di certo non l'avrei lasciata a
risolvere questo enorme casino da sola. L'avrei aiutata, per quanto
potevo.
Ma
anche James era mio amico e vedevo che stava male, davvero male. Sam
non era così abbattuto quando tornava a casa dal lavoro dopo
aver
visto la sua “amante”.
Non
mi convinceva, proprio per niente.
Posai
il vassoio con i calici di vino sul tavolo e ritornai alla mia
poltrona, senza però averne preso uno prima.
Avevo
bisogno di Alcool, anche se un bicchiere di vino non era niente di
abbastanza forte.
-Carlotta,
dov'è Jenni?- mi chiese James, riscuotendosi dal suo stato
comatoso.
-In
cucina.-
-E
cosa ci fa in cucina?-
Lo
guardai interdetta dopo quella domanda senza senso e dovette
accorgersi anche lui della grande cavolata appena detta,
perché
tossicchiò e si fiondò alla ricerca della
fidanzata.
Eravamo
messi male, peggio del previsto.
Sorseggiai
il vino, sentendomi osservata. E infatti Chanyeol non mi perdeva di
vista così come Lay e Baekhyun.
-Ragazzi,
che c'è?- chiesi, infastidita da tanta attenzione. Volevo
solo un
momento per pensare, in pace.
-Niente,
è che sei strana.- mi rispose Baekhyun, guardandomi
attentamente.
-Strana?-
gli feci il verso, appoggiando il bicchiere sulla coscia.
-Sì,
sembri scossa. Va tutto bene?- sussurrò Lay, avvicinandosi
alla mia
poltrona.
-Sto
bene... sono solo stanca.- mugugnai, sentendo la bugia nell'aria.
Anche gli altri se ne accorsero perché iniziarono a fissarmi.
Per
fortuna o per sfortuna, dipende dai punti di vista, la scena
imbarazzante fu interrotta da un'altra alquanto triste. Delle urla
provenivano dalla cucina e si poteva distinguere la voce di James
strozzata e Jenni che piangeva.
Non
volevo sentire.
-Forse
è meglio andare.- si intromise Suho, facendo alzare tutti.
-Già,
forse è meglio...- ripetei sottovoce, alzandomi lentamente
dalla
poltrona.
-Dove
state andando?- gridò James, riemergendo dalla cucina.
-E'
meglio se torniamo a casa... così potete discutere senza
problemi.-
rispose Kris, spingendo Kai e Sehun verso la porta.
-No...
non andatevene per colpa nostra... io...- balbettò lui,
guardandomi
perso.
Io
scossi solo la testa, prima di avviarmi verso i ragazzi.
-Carlotta...
non è come pensi.-
-Lo
spero, James, lo spero davvero tanto.- replicai, mettendomi le scarpe
e uscendo, verso il freddo venticello che si era alzato nella
capitale.
-Non
avrei mai pensato ad una cosa del genere.- ruppe il silenzio Tao,
sistemandosi la sua giacca di pelle blu. Sì, blu.
-E
perché mai? Era scontato che prima o poi accadesse
qualcosa.-
ribatté Chen, camminando piano.
-Scontato?
Ti sembra il giusto modo di esprimerti?- lo rimproverò D.O,
dandogli
uno scappellotto sulla testa.
-Non
ha tutti i torti. Jenni è fantastica ma si vedeva che le
cose non
andavano bene da un po'.- si intromise Xiumin, lasciando tutti a
bocca aperta.
-Forse,
in ogni caso non mi sembra giusto parlarne ora.- freddò
tutti Luhan,
guardandomi mesto.
Io
non lo considerai, come non ascoltai i loro discorsi. Ero persa nel
mio mondo, ripensando e rimuginando sulla situazione.
Non
che fossi impicciona, ma avevo a cuore quei due ragazzi, mi avevano
aiutato davvero tanto e gli dovevo praticamente la vita.
Mi
sentivo in dovere di fare qualcosa per aiutarli, anche la cosa
più
stupida, per sdebitarmi almeno un po'.
Camminavo
davanti a tutti, senza far caso ai passanti che mi guardavano come se
fossi un animale raro ed esotico, senza pensare a quel gruppo di
ragazzi coreani dietro di me che si stavano preoccupando per la mia
assenza.
I
ricordi venivano a galla, pian piano, e sapevo che non mi sarei mai
liberata del peso che portavo nella mia vita. Mai avrei perso la mia
integrità per qualcuno.
Ma
queste erano tutte cose che avevo già deciso anni fa, tutti
propositi e limitazioni che mi ero imposta per non soffrire
più.
-Carl,
stai bene?- mi scrollò Kai, facendomi ritornare nel mondo
dei vivi.
-Cos...
oh, si sto bene.- mi ripresi, rendendomi conto che eravamo arrivati a
casa.
Li
salutai brevemente e mi diressi verso la porta d'ingresso, digitando
il codice d'accesso.
Avevo
davvero sonno, ma in realtà volevo chiamare Lar non appena
avessi
messo piede in quella casa. Mi mancava e volevo un parere amico,
sicuro e senza mezzi termini.
Chiusi
la porta senza guardarmi indietro e non appena entrai, mi tolsi i
tronchetti gettandoli sul pavimento in legno. Corsi in camera a
cambiarmi, cercando il pigiama a tentoni per la stanza realizzando
solo dopo averla messa a soqquadro che l'avevo lasciato in bagno la
mattina stessa.
Dopo
aver inscenato “ Dora l'esploratrice”, indossai il
mio caldo
pigiamino con i pinguini e ritornai in sala, saltellando per le
scale.
Agguantai
il mio portatile, lo misi sul tavolino davanti al divano collegandomi
subito con Skype e chiamai Larissa, sperando in una sua veloce
risposta.
Per
fortuna siamo due esseri telepatici, e accettò la mia
chiamata in un
nanosecondo.
-PER
FORTUNA CHE DOVEVI CHIAMARMI SUBITO!- sbraitò, senza
lasciarmi il
tempo neanche di aprire bocca.
-Ciao
anche te.- risposi, incrociando le gambe sui cuscini morbidi del
divano.
-Ma
che ciao e ciao, ti sembra il modo di trattare la tua più
cara
amica?- fece lei, portando la mano al cuore in modo molto teatrale.
-Come
sei melodrammatica. Dovresti lasciare l'università di
Lettere e
dedicarti al teatro.- ironizzai, facendola scoppiare in una grossa
risata.
Sorrisi
sentendomi già più leggera, Lar aveva questo
pregio: essere in
grado di sollevarti da tutto.
-Ci
farò un pensierino. Allora, passiamo a cose serie, come sta
andando?-
Sospirai,
prendendomi il viso tra le mani e fissando gli occhioni scuri della
mia amica -Bene per quanto riguarda l'università, sebbene
sia stufa
del coreano.-
-Non
avevo dubbi, sai? Come si trova Bea?- mi chiese, sempre più
curiosa.
-Bene.
Osannata da Luca ma bene.-
-Povera,
la compatisco. Quel ragazzo dovrebbe farsi ricoverare.-
mugugnò,
scocciata al solo sentire il nome del ragazzo.
-Già.
Tra lui e Andrea non so chi sia peggio. Anche James si è
infilato
nel limbo.- commentai, sapendo di aver sganciato una bomba.
E
infatti...-Cosa?!? Parlamene, ora.- ordinò, al
ché non potei far
altro che obbedire. Le raccontai del mio lavoro, degli EXO, di
Chanyeol, della mia bugia colossale, di Kim Hyun-Su e della
situazione tra James e Jenni.
Mi
sentii molto meglio dopo anche se Larissa ci mise molto prima di
emettere un verdetto.
-Carl...
ma quante cose sono successe?- gridò, portando le braccia al
cielo.
-Ho
una vita piena.- ridacchiai, vedendo l'occhiataccia che mi aveva
appena lanciato Lar.
-Ascoltami,
dì a Bea chi hai come vicini, è vero
scimmiotterà un po' in giro
ma vedrai che ti lascerà in pace. Per James e Jenni, non
saprei,
devono cavarsela da soli. In fondo tu non fai parte della coppia, no?
Kim qualcosa... cosa? Perché cavolo hai aspettato
così tanto a
dirmelo? Mi sento offesa.
Comunque
dammi retta, lascia perdere tutti e continua a vivere la tua vita.-
concluse il suo discorso, tutto d'un fiato.
Io
la guardavo con gli occhi spalancati e completamente sconvolta dalla
sua parlantina, ma dopo pochi secondi scoppiai a ridere a crepapelle,
trascinandomi dietro anche lei.
Risi
fino alle lacrime, sembravamo due disperate.
Dopo
aver sorpassato anche la fase isterica del riso, gli chiesi come se
la cavasse a Milano tutta sola. Fu così che scoprii che sola
non
era, ma aveva trovato un bel ragazzo con cui stava uscendo.
-Anche
tu non sei da meno. Le novità più succulente non
me le dici?- la
ripresi, sorridendo felice.
Finalmente
aveva trovato qualcuno adatto a tenerle testa. Sì,
perché proprio
come i suoi capelli, era una vero leoncino.
-Mi
mancate, Carl. Come farò senza di voi per un anno?- mi
chiese,
diventando di colpo seria.
-Anche
tu mi manchi e tanto. Forse riusciremo a tornare a Febbraio per il
nuovo anno.-
-Speriamo,
davvero. Ciao, Carl e chiamami più spesso, chiaro?- mi
impose,
puntandomi un dito contro. O meglio, contro il monitor.
-Agli
ordini, mio capitano!- risposi, facendole un saluto militare.
-Ciao
Spongebob!- salutò, chiudendo la chiamata.
Bene,
ora dovevo farne subito un'altra. Beatrice la rossa doveva sapere con
chi avevo a che fare.
E
iniziavo a temere per la mia incolumità.
NOTA: Buonaseeeeeera!
Ri-eccomi con un capitolo un
po' più "serioso" rispetto al solito... però
qualcosa deve pur succedere, no?
in ogni caso, spero che vi piaccia, devo ancora ben decidere come far
svolgere questa storia tra Jenni e James... MAH
E' tutto un gran MAH.
Okay, BUONA PASQUA RAGAZZOTTI!
Alla prossimaaaaa
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Le
dissi tutto con una telefonata, non sarei riuscita ad aspettare fino
a domani.
In
un primo momento pensai che mi avrebbe chiuso il telefono in faccia,
invece rimase ad ascoltarmi fino alla fine, facendomi concludere
senza mai interrompere il mio discorso abbastanza disconnesso.
Il
silenzio che lo seguì fu un po' imbarazzante,
finché lei non si
decise a romperlo dicendomi -Sei un idiota. Una grandissima idiota.
Certo che mi piacciono quelle scimmie impazzite ma non ho intenzione
di fiondarmi a casa loro per rubare le loro mutande.-
-Non
si sa mai. Sai essere una grande rompiscatole quando vuoi.- replicai,
spostando il telefono nell'altra mano.
-Sì,
è vero ma non raggiungerò mai i tuoi livelli.-
E
dopo questa epica risposta, scoppiammo a ridere all'unisono
rischiando ancora una volta di cadere nell'isteria. Nel mio caso di
cadere malamente dal divano.
Sono
una persona goffa, niente commenti.
-Ora
che abbiamo chiarito...- riprese lei, una volta che la sua voce ebbe
raggiunto un livello accettabile - ...mi farai vedere quella
maledetta casa?-
-Certamente.
Dobbiamo fare una serata pizza!-
-Pizza...ho
già la bava alla bocca.-
-Allora
ci mettiamo d'accordo domani.- feci, sistemandomi meglio sul divano.
-Ovviamente.
Voglio quella dannata pizza.- concluse, chiudendomi il telefono in
faccia.
Pensavo
davvero si sarebbe arrabbiata molto di più e invece...
meglio così,
davvero. Per una volta aveva sul serio ragione Lar, il che era un
miracolo.
Lanciai
il cellulare sul tavolino con un sospiro di sollievo e stavo per
alzarmi dal divano diretta al piano superiore, quando sentii delle
voci sempre più vicine alla mia porta che provenivano dalla
casa in
parte alla mia.
E
di chi mai potevano essere?
Mi
diedi una manata in fronte, pronta a sorbirmi gli EXO ancora per
quella sera e infatti... -Caaaarl, ci apri? Sei ancora sveglia?-
prevalse la voce di Chen da dietro la porta.
-Idiota,
se ti risponde vuol dire che è sveglia, no?-
replicò Kris e
dall'urlo di dolore che si espanse nel corridoio capii che il nostro
“cold guy” dovette avergli dato una bella botta.
Scoppiai
di nuovo a ridere, contorcendomi sul divano come una medusa drogata e
sentendo i miei strilli capirono che ero ancora sveglia. E ovviamente
spalancarono la porta senza nessuna grazia e si riversarono come uno
stuolo di cavallette nel mio soggiorno, senza che io avessi nemmeno
il tempo di aprire bocca.
La
sottoscritta voleva solo studiare un po' e magari andare a dormire ad
un orario decente. Ma no, dovevo ancora beneficiare della loro
squisita e incantevole compagnia. Puah.
-Che
cosa ci fate qua?- borbottai stizzita dalla loro intrusione.
Le
suddette scimmie urlatrici scorrazzarono un po' per il mio salotto,
fino a raggiungermi sul divano.
Chen,
Kris, Suho, Chanyeol e Xiumin si sedettero per terra, dall'altro lato
del tavolino mentre Kai, Sehun e Baekhyun si lanciarono sul divano,
schiacciandomi tra i cuscini.
Lay,
Tao, Luhan e D.O rimasero in piedi guardando gli altri un po'
smarriti, prima di alzare le spalle e fare anche loro come se fossero
a casa propria.
Dopo
che tutti ebbero trovato una sistemazione, si degnarono finalmente di
rispondermi -Volevamo salutarti! Eri un po' persa tra le nuvole
prima.- mi spiegò Xiumin, inclinando la testa da un lato.
Sbuffai
sonoramente, scrollandomi di dosso Sehun che si era steso a pancia in
giù sulle mie gambe. E tutta questa confidenza? Dove l'aveva
presa
quel criceto ambulante?
-Non
dovevate preoccuparvi, sto bene.- replicai, ignorando le proteste del
biondino che offeso, si accoccolò su Kai.
-Non
sembrerebbe, sai?- si intromise Suho cercando di psicanalizzarmi con
un'espressione concentrata piuttosto buffa da vedere.
Alzai
gli occhi al cielo, tentando di non guardare Kai e Sehun abbracciati
stretti sul mio divano.
-Sto
bene, davvero. Solo... non me l'aspettavo, tutto qua.- specificai,
incrociando le gambe sul divano e togliendo un po' di spazio a
Baekhyun -Ho sempre pensato a loro come una coppia felice ed
innamorata, non avevo idea che stessero avendo così tanti
problemi.
Ma non sono affari miei, se vorranno il mio aiuto devono solo
chiedere, tuttavia non ho la minima intenzione di immischiarmi anche
a costo di sembrare senza cuore.-
Baekhyun
mi guardava a bocca aperta, così come Sehun che aveva
sciolto
l'abbraccio con Kai.
-Perché?-
mi chiese Chanyeol, guardandomi intensamente.
Suho
gli diede una pacca sul braccio aggiungendo -Se possiamo chiedere,
ovviamente.-
Gli
sorrisi e poi mi rivolsi al gigante agghiacciante -Per esperienza so
che sono situazioni spiacevoli da risolvere privatamente. E' meglio
così, credetemi.- sussurrai, leggermente a disagio.
Odiavo
parlare del passato, soprattutto di episodi poco piacevoli.
-Per
esperienza?- ripeté Tao, subito zittito da un'occhiata
assassina di
D.O. Quel ragazzo quando voleva sapeva essere davvero spaventoso.
-Sì,
per esperienza. Spero davvero che Jenni non si trovi nella mia stessa
situazione, altrimenti è la volta buona che faccio fuori
quel
inglesuccio da strapazzo.- brontolai, incrociando anche le braccia.
Chanyeol
continuava a fissarmi in modo strano, come se mi stesse studiando. E
non mi piaceva quando le persone mi studiavano. Mi sentivo sempre
come un piccolo esperimento di laboratorio e la sensazione non era
piacevole, lo posso assicurare.
Stavo
per aprire bocca quando delle braccia si avvilupparono intorno al mio
collo, stringendomi contro un corpo alla mia sinistra. La stretta che
mi stava dando era decisamente troppo forte e iniziai a lamentarmi,
cercando di sottrarmi da quelle braccia malefiche.
Ma
da bravo perfido, Baekhyun aumentò la stretta, rendendomi
impossibile scappare.
Se
pensava che mi sarei arresa così facilmente sbagliava, e
anche di
grosso: iniziai a muovermi come un pesce appena pescato, cercando di
uscire dalla rete mortale di Baekhyun.
Risultato?
Lui non né voleva sapere di lasciarmi andare e io non
né volevo
sapere di smettere di muovermi così cademmo dal divano,
finendo
addosso a Luhan ed a D.O.
Una
specie di piramide umana. Arte astratta.
Ridemmo
fino allo sfinimento perché quando uno cercava di alzarsi
finiva
solo con incastrarsi sempre di più e ricadere sopra qualcun
altro.
Alla
fine, presi da un'ondata di bontà, Lay e Xiumin ci aiutarono
ad
alzarci cercando di non cadere anche loro nel buco nero che avevamo
creato.
Grazie
a Xiumin che mi tirò su dalla pancia di Luhan, mi ristabilii
sul
divano, arrampicandomici sopra come un babbuino.
Anche
Baekhyun mi raggiunse, posandomi la testa sulla spalla sinistra
mentre Luhan e D.O si sedettero con più grazia sul pavimento.
-Grazie.-
sussurrai piano sui capelli ossigenati di quel chiassoso coreano.
Sentii
attraverso il tessuto del pigiama, che sul suo viso si stava formando
un sorriso gigantesco, felice e soddisfatto per il suo risultato.
Erano
davvero pochi giorni che ci conoscevamo ma stavamo diventando amici
davvero in fretta, il che mi spaventava. Non volevo affezionarmi
così
in fretta a delle persone che dopo un anno sapevo non avrei
più
rivisto. Dopotutto erano famosi e non potevano certo permettersi di
sprecare il loro tempo libero, men che meno con me.
-Direi
che si sta facendo tardi. Andiamo a dormire?- domandò Suho
alla
ciurma, che si girò a guardarlo male -Scusate.-
s'indignò lui,
portando le mani avanti.
Io
ridacchiai, lasciandomi andare contro lo schienale del divano,
portandomi dietro anche Baekhyun e Sehun che si era di nuovo
appiccicato al mio fianco.
-Sono
circondata da cozze ossigenate.- commentai, facendo ridere gli altri
membri mentre i diretti interessati mugugnarono qualcosa offesi.
-E
se guardassimo un bel film?- intervenne Chen, avendo subito
l'approvazione di tutti tranne che di Suho e Kris.
-Dovremmo
andare a dormire, domani abbiamo gli allenamenti.- riprovò
Kris,
appoggiando i gomiti sul tavolino i vetro.
-E
quando mai non abbiamo gli allenamenti, Kris hyung?-
ribatté, D.O,
assottigliando gli occhi.
-Forse
ha ragione lui, lo possiamo guardare domani sera il film.- mi
intromisi, appoggiando i due ragazzi che mi guardavano grati.
-Ma
noi vogliamo guardarlo ora.- piagnucolò Tao, guardandomi con
una
faccia da cucciolo bastonato. Era tremendamente difficile digli di
no, ma alla fine Kris e Suho convinsero gli altri a tornare a casa,
non prima di avermi strappato una promessa: domani sera, pizza e
film.
Che
potevo dire se non: Sissignore!
Mentre
tutti pian piano si dirigevano nel corridoio verso la loro tana, io
mi alzai dal divano, raccogliendo il computer che avevo tristemente
abbandonato sul tavolino e lo infilai nella borsa a tracolla. Se
domani avessimo iniziato effettivamente il corso di biologia, avevo
davvero bisogno del mio caro aggeggio tecnologico.
-Carl...-
mi chiamò una voce profonda che io sapevo appartenere ad un
certo
fungo maledetto.
-Dimmi,
mio caro funghetto sottaceto.- ironizzai, girandomi per ammirare la
sua faccia sbigottita.
-Funghetto
sottaceto?- ripeté, sempre più sconvolto mentre
si spostava dal
divano.
-E'
un bel soprannome. Adatto al tuo taglio di capelli.- spiegai,
sorridendo maligna.
I
suoi occhi a mandorla brillarono di una luce inquietante e le sue
labbra carnose si aprirono in un sorriso molto simile al mio.
Probabilmente era ora di temere il peggio, ma quella sottospecie di
gigante maligno non mi spaventava.
Sempre
tenendo il suo sguardo incatenato al mio si avvicinò fino ad
arrivare di fronte a me -Stai cercando di vendicarti?-
domandò,
continuando ad inchiodarmi sul posto.
Ah,
era ancora lontano dal farmi cadere ai suoi piedi. Se voleva che
cedessi doveva impegnarsi molto di più di quanto non stesse
facendo.
-La
vendetta è un piatto che va servito freddo, mai sentita
questa
meravigliosa frase di circostanza? E poi, più a lungo si
protrae più
il piatto diventa gustoso.- replicai, aumentando il mio sorrisetto.
-Simpatico,
sì. Ma certo non quanto il tuo pigiamino.-
ribatté, alzando un
sopracciglio alla mia precedente affermazione.
-Deboluccia
come difesa, ti devi rimboccare le maniche se vuoi giocare con me. E
poi i pinguini sono carini.-
-Anche
i funghetti.- disse, scoppiando a ridere di gusto -Buonanotte,
Carlotta.- riprese, storpiando in modo indicibile il mio nome.
-Buonanotte,
Channie.- ghignai, vedendolo preso alla sprovvista.
Risi
anch'io, lasciando la cucina e dirigendomi verso le scale. Sarebbe
stato un anno meraviglioso.
La
mattina dopo mi svegliai di scatto, sentendo un enorme ed insolito
baccano provenire dal mio soggiorno. Un momento, dal mio soggiorno?
Ma
che diavolo stava succedendo?
Vivevo
da sola, avevo dodici animali da compagnia ma non mi aspettavo certo
che si mettessero a scorrazzare in casa mia. Avevano la loro stalla,
non capivo perché dovessero disturbare il mio santo sonno
ristoratore.
Mi
alzai dal letto, anche se in realtà sarebbe più
giusto “ruzzolai
giù dal letto”, e mi fiondai al piano di sotto
verso quel chiasso
infernale.
Non
pensai a quali potessero essere mie condizioni, non me ne importava
un granché, volevo solo che la piantassero erano le cinque
del
mattino! Avrei potuto avere ancora due ore di beata fase REM e invece
dovevo sorbirmi i loro litigi. Che vita.
Scesi
le scale praticamente saltandole e una volta arrivata al famigerato
salotto, la scena che mi si presentò davanti mi fece
scoppiare a
ridere di gusto, senza riuscire a trattenermi.
Chanyeol
aveva la faccia completamente ricoperta di glitter dorati, che ogni
volta che si muoveva, spargeva dappertutto come una tenera fatina.
Inoltre gli avevano infilato un bel cappello con delle antenne da
insetto che dondolavano avanti e indietro ogni volta che ruotava la
sua testolina.
Ma
non era l'unico ad aver subito gli scherzi di Baekhyun e Chen,
vedendo le grasse risate che si stavano facendo a dispetto della
faccia arrabbiata di Chanyeol ma anche Kai aveva subito la medesima
triste sorte. Beh, triste non certo per me.
Al
poveretto gli avevano disegnato dei bei baffetti, arricciati sul
fondo e degli occhiali tondi intorno alle orbite. Anche lui portava
un cappello, formato dagli slip di non so chi. E non voglio saperlo,
davvero. Dico solo una cosa... erano rosa, confetto. Penso di aver
reso perfettamente l'idea.
I
due poveri funghetti erano davvero arrabbiati, si poteva vedere dal
fumo che usciva dalle orecchie e dalle narici dei due coreani.
Non
volevo nemmeno sapere che perfida vendetta stava architettando
Chanyeol, di sicuro avrebbe fatto passare la voglia di ridere a quei
due.
In
quel momento decisi di intervenire anch'io, fino a prova contraria la
casa in cui Channie la fata madrina stava spargendo la sua polvere
magica era la mia e io non avevo un golf tuttofare.
-Ragazzi
sono le cinque di mattina e sebbene voi abbiate deciso di anticipare
Carnevale io vorrei tornare a dormire.- dissi, sbadigliando un po' ma
guardando quelle piccole pesti di Chen e Baekhyun.
Dodici
persone si girarono a guardarmi sconcertati, come se non si
aspettassero di vedermi li, in casa mia. E sottolineo in casa mia.
Al
che mi mossi decisa verso Kai, lui indietreggiò leggermente
forse
pensando che lo avrei steso con una gomitata ma, non appena lo
raggiunsi, allungai una mano arraffando le mutande che portava ancora
in testa.
Le
lanciai in faccia a Baekhyun che si scostò lanciando un
urletto poco
virile. Poi andai verso la mia borsa, dove tenevo sempre delle
salviettine struccanti e le porsi a Chanyeol che mi guardò
riconoscente.
-Se
non dovessero bastare a toglierti quella roba dalla faccia, di sopra
c'è il bagno. Ma non usare la mia doccia, anche casa vostra
ne è
dotata. Buonanotte.- conclusi, avviandomi con molta grazia verso le
scale, sognando di nuovo il mio materasso.
Peccato
che mentre la mia mente stava fantasticando, il mio piede
andò in
fallo facendomi inciampare tra un gradino e l'altro.
Tra
le risate unanimi, pensai solo “ Almeno non sembro una fatina
sbrilluccicante”.
NOTA:
Saaaaaaalve!
Buona
domenica!
Cosa dite di questo bel capitolone? Lunghino ma pieno di avvenimenti...
e che avvenimenti!
Tutti da ridere, direi.
Bene, bene, non ho molto da
scrivere anche perché mi devo sbrigare a postarlo alrimenti
una lettrice accanita di questa storia mi fa a pezzettini e poi li
mette nel congelatore.
Serial killer.
Paura.
Ci sentiamo
alla prossimaa
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Erano
le sei del mattino. Le maledettissime sei del mattino ed io
ero,ovviamente ancora sveglia.
Tutta
colpa di quei babbuini che avevano utilizzato la mia casa come una
multinazionale di banane. Brutti antipatici.
Mi
stropicciai gli occhi, cercando di non strapparmeli via e mi girai
sul fianco, guardando ancora una volta i numerini che lampeggiavano
sullo schermo della mia sveglia digitale. Le sei e un minuto. Avevo
ancora due ore prima della lezione all'università e sapevo
che non
sarei più riuscita ad addormentarmi, così decisi
di alzarmi e
sfruttare il tempo a disposizione. Pensai di fare finalmente le
brioches per quei mangia banane a tradimento, almeno avevo la scusa
per fare una colazione decente.
Eh,
si, qui in Corea la colazione è importante ma viene trattata
come
tutti gli altri pasti... mangiano il riso. Il riso in bianco.
Io
non ci volevo credere la prima volta che Xiumin me lo disse, credevo
che mi stesse prendendo in giro. Invece era la triste realtà.
Poco
male, avrebbero imparato presto a fare una colazione all'italiana.
Quanto mi mancava il mio Cappuccino e quello snob del cameriere.
Più
il tempo passava più mi rendevo conto di quanto
effettivamente mi
mancasse l'Italia, le persone ma soprattutto i modi di fare. Quando
ero a Londra era diverso ma non quanto a Seul...un mondo totalmente
diverso. E non parlo solo degli occhi a mandorla.
Mentre
sognavo la mia terra ricca di pizza e brioches, mi tirai a sedere,
continuando a borbottare come il gufo di Merlino, Anacleto.
Mi
stiracchiai un po', cercando di non slogarmi una spalla e finalmente
spostai il mio peso su entrambe le gambe, in una posizione da Homo
Sapiens Sapiens. Insomma, un essere umano tipo e non una balena
spiaggiata.
Sempre
sbadigliando imboccai le scale, trovandomi brillantini ovunque segno
che Chanyeol aveva deciso di usare il mio bagno, come da
suggerimento.
Puntai
decisa verso la cucina, o meglio, verso il frigo, quando sul divano
bianco intravidi delle figure completamente sdraiate, che emettevano
suoni insopportabili. Cose che nessun umano avrebbe mai dovuto
emettere. Nessuno.
Feci
un salto enorme, tappandomi la bocca con una mano per non emettere un
urlo degno di una Mandragola mentre l'altra si teneva lo stomaco.
Quando
capii chi erano le figure bellamente stravaccate sul mio divano,
tirai un sospiro di sollievo per poi maledirli in italiano per lo
spavento che mi avevano fatto prendere.
Ho
tutta la vita davanti a me e sono troppo giovane per morire
d'infarto. Maledetti EXO.
Già,
perché quei tre trattori erano niente di meno che Kai, Suho
e
Chanyeol.
Probabilmente
spaventati da Chen e Baekhyun, avevano deciso di rimanere qui a
dormire per avere una sicurezza maggiore e non rischiare di essere di
nuovo molestati dai quei due bimbi sperduti.
L'unica
cosa che non capivo era perché Suho aveva deciso di restare
con le
due povere vittime sacrificali, in fondo da quello che ero riuscita a
capire, lui era il leader del gruppo e aveva l'abitudine di aiutarli
in tutto e per tutto ma aveva anche l'obbligo di controllarli sempre.
Ecco
perché non mi spiegavo la sua presenza... aveva lasciato ben
nove
persone da sole in una casa che di per se non sembrerebbe nulla di
strano, ma in questo caso si parlava di bambini troppo cresciuti.
Alzai
le spalle rassegnata, ormai questa casa era diventata anche la loro e
io non potevo fare altro che adattarmici, così mi diressi
finalmente
in cucina, pronta per mettere alla prova le mie capacità
culinarie.
Aprii
il frigo e presi tutto l'occorrente per fare le brioches e dopo un
bel po', riuscii finalmente a terminarle per infilarle nel forno.
Cercai di fare il più piano possibile per non svegliarli, mi
avevano
rovinato il sonno, ma io avevo solo qualche ora di lezione mentre
loro li aspettava un allenamento estenuante e davvero durissimo. Da
quello che mi raccontavano lo facevano con piacere, amavano il loro
lavoro, ma si vedeva che erano stanchi ed ogni giorno crollavano un
po' di più.
Ormai
era giorno e il sole aveva fatto capolino anche tra le ante che
oscuravano la casa, colpendo i tre babbuini proprio in viso.
E
come da manuale, si svegliarono un po' intontiti, confusi
sull'appartamento in cui si trovavano. Ma la confusione
scomparì
presto, non appena mi videro affaccendata nell'estrarre la teglia dal
forno e posizionarla sull'isola cercando di non rovesciare nulla.
Anche perché in quel caso avrei maledetto tutti. Davvero
tutti.
Sui
loro visi vidi comparire la felicità, mentre dai loro
stomaci
provenire suoni raccapriccianti dettati da una fame che doveva essere
spaventosa.
Anche
io ero affamata, ma il mio stomaco non si ribellava alla
superiorità
del cervello. Insomma avevo un bel autocontrollo, cosa che loro
dovevano imparare disperatamente.
Sorrisi
guardando i miei cari animaletti e con ancora i guantoni che mi
proteggevano le mani dissi -Ben svegliati, cricetoni! Ditemi, come
mai avete usato come camera da letto personale il mio soggiorno?-
Kai
mi guardò leggermente imbarazzato -Non volevamo rischiare
un'altra
aggressione...-
-Oh,
scherzavo! Forza, andiamo a svegliare anche gli altri. Abbiamo una
bella colazione all'italiana che ci aspetta.- lo interruppi,
prendendo la teglia con una mano e con l'altra le cialde per la
macchina del caffè. James da bravo inglese italianizzato
dalla
sottoscritta, ne aveva comprata una già in Inghilterra e
l'aveva
portata con se quando si era trasferito in Corea.
Il
che era perfetto, almeno la potevo sfruttare.
Peccato
però che l'abbia regalata ai vicini, perciò ogni
volta che volevo
drogarmi con un po' di sana caffeina, dovevo trasferirmi con le mie
cialde da quegli oranghi.
-D'accordo...-
mormorò Kai, non perdendo di vista neanche un momento le mie
brioches.
Chanyeol
le guardava con aria affranta e rassegnata, così curiosa gli
chiesi
il perché di quella faccia.
-Semplice,
so che ne mangerò solo una. E sempre se mi va bene.- mi
rispose,
guardandomi attentamente mentre mi infilavo quelle disgustose
ciabattine rosa.
-Non
ti piacciono?- mi chiese a bruciapelo, facendo sobbalzare Suho che
era ancora addormentato.
Io
mi congelai, rendendomi conto di essere stata appena colta in
flagrante. Oh,oh.
-Ehm,
cosa?- domandai, facendo finta di non aver capito. Ma lui aveva
capito subito il mio gioco e mi lanciò un'occhiata divertita
-Hai
capito benissimo.-
Sbuffai
scocciata -No, non mi piacciono. Detesto il rosa.- ammisi, sentendomi
un po' in colpa.
Suho
mi guardò scioccato così come Kai mentre Chanyeol
scoppiò a ridere
come un disperato, tenendosi la pancia con due manie mostrando le sue
zanne bianche e perfette. Probabilmente aveva portato l'apparecchio.
Continuò
a ridere fino allo sfinimento e anche dopo si lasciava andare in
risatine inquietanti, tant'è che iniziarono a ridacchiare
anche gli
altri. Intanto avevamo raggiunto il corridoio e le loro risate
rimbalzavano sulle pareti, facendomi innervosire ad ogni passo.
Al
raggiungimento della porta, sbottai fronteggiandoli con le mani sui
fianchi -Si può sapere cosa c'è di
così divertente?-
Chanyeol
si asciugò le lacrime e delegò a Suho il compito
di rispondermi
-Scusa Carl, ma tu sei la prima ragazza che conosciamo che odia il
colore rosa.-
Io
li guardai scioccata -Ah, davvero?-
-Sì,
davvero.- mi fece il verso quello struzzo di Chanyeol. Bene, ero
diventata ufficialmente un fenomeno da baraccone. Di bene in meglio,
insomma.
Alzai
gli occhi al cielo, ormai rassegnata dall'intera situazione e aprii
la porta, trovando i restanti bimbi sperduti attorno al tavolo da
pranzo, in attesa del rancio.
Dalle
loro facce sembrava non mangiassero da mesi. Erano davvero
impressionanti, la quantità di cibo che riuscivano ad
ingurgitare
era pari a quella di un ippopotamo. Assurdi.
-Cibo!
Finalmente, Carl! Volevi farci morire di fame?- intervenne
immediatamente Chen con voce lamentosa.
-Chen,
la vuoi piantare?- si intromise Luhan, donando al diretto interessato
una bella ciabattata in testa.
-Ahi!
Sei completamente impazzito?- urlò incredulo lui.
-No,
semplicemente sto tentando di inculcarti un po' di educazione anche
se è complicato. Forse anche troppo.- rispose tranquillo
Luhan,
facendomi l'occhiolino.
Se
prima osservavo la scena senza commentare, vedendo il broncio messo
da Chen e la faccina di Luhan mentre si guardava le unghie non potei
far altro che scoppiare a ridere come un'assatanata.
Ovviamente
seguita da Kai e Chanyeol. Ovviamente.
-Ragazzi,
ho fatto le brioches.- dissi, quando recuperai una voce normale.
-Siiii!-
ulularono in coro quegli anatroccoli.
Voi
lascio solo immaginare come si avventarono sopra i miei piccoli
capolavori. Non per niente li paragono a degli animali.
Però
le previsioni di Chanyeol si rivelarono sbagliate: non solo
riuscì
ad accaparrarsene una, ma rubò anche quella di Baekhyun per
vendicarsi della notte scorsa. In totale ne ingurgitò ben
due mentre
la sottoscritta nemmeno una. Strano.
Almeno
riuscii a farmi il caffè, un nettare paradisiaco per me.
Dopo
aver trangugiato due tazze di caffè, mi alzai dalla sedia
stiracchiandomi leggermente -Devo andare! Ci vediamo per pranzo?-
chiesi, sapendo della moltitudine di impegni che avevano.
-No
Carl, oggi non ci saremo... ma stasera si!- mi rispose Kris, cercando
di frenare l'entusiasmo di Tao e Kai che nel frattempo si erano
alzati guardandomi supplicanti.
-Pizza
e film... hai promesso!-
-Una
promessa è una promessa!- commentai solenne, indossando
ancora il
mio pigiamino con i pinguini. Molto matura -Ora però devo
scappare a
cambiarmi, ci vediamo stasera!-
Corsi
in camera mia, estraendo dall'armadio un paio di jeans blu, una
maglia color cipria, un maglioncino nero e degli stivaletti neri
bassi.
Arpionai
anche il giubbotto di pelle, ultimamente il tempo a Seul stava
cambiando. Si vedeva che iniziava ad avvicinarsi l'inverno e io non
vedevo l'ora che arrivasse il pacco spedito da mia madre.
Necessitavo
di maglioni se non volevo diventare una piccola stalattite.
Presi
la borsa e mi chiusi la porta alle spalle, pronta all'inferno del
coreano e dei laboratori.
Un'altra
giornata era cominciata.
NOTA:
Sono tornataaaa
E
sto morendo... pian piano.
La scuola mi sta distruggendo e faccio fatica ad andare avanti con la
storia.
Cooomunque, spero che vi piaccia e spero di sentirvi presto!
Alla
prossimaaa
|
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Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
-CARL,
svegliati! Abbiamo poco tempo!-
-Lo
so, lo so!- risposi frettolosamente ad una Beatrice indemoniata, che
mi strattonava da una parte all'altra del università
tentando di
direzionarmi sulla giusta via. Non vi dico il mal di mare che stavo
provando.
Eravamo
in un ritardo spaventoso, il tutto perché quei simpaticoni
dei miei
vicini mi avevano rubato del tempo prezioso sproloquiando su film e
popcorn.
Inoltre
Bea, aveva la sindrome da
ti-aspetto-e-andiamo-insieme-in-aula-perché-da-sola-non-ci-so-arrivare,
di conseguenza eravamo in ritardo entrambe. Un circolo vizioso
tremendo.
-In
che aula dobbiamo andare?- chiesi a Bea, tentando di tenere il suo
passo.
Quando
ci si mette, quella donna è in grado di vincere una maratona
nel
giro di cinque minuti. E non sto scherzando.
-La
numero 5. Sì, la lezione sarà sul coreano.- mi
urlò, girandosi per
lanciarmi un'occhiata di rimprovero e facendo svolazzare i suoi
capelli, raccolti in una coda disordinata.
-Ma
io non ti ho chiesto su cos'era!- ribattei, rallentando un po'.
-Io
leggo nel pensiero, dovresti saperlo ormai.- commentò,
fermandosi di
fronte alla porta dell'aula e aprendo la porta verde.
-No,
tu sei psicopatica, è diverso.- la rimbeccai, alzandomi la
massa di
capelli che avevo per far circolare un po' d'aria anche la sotto.
Stavo
letteralmente morendo.
Non
sono propriamente un tipo sportivo, penso che si sia notato.
Entrammo
nell'aula cercando di rimanere composte, ma si vedeva lontano un
miglio che avevamo corso come delle disperate.
Ci
sedemmo ai primi posti che trovammo liberi e dopo aver tirato fuori i
libri, ci immergemmo nella grammatica coreana. Nulla di più
orribile.
-Ragazzi,
le due ore sono finite. Domani le lezioni salteranno ma
giovedì, per
chi fa parte del corso di Biologia, inizierà a prendere
confidenza
con i laboratori. Non preoccupatevi, una volta entrati non vorrete
più uscirne!- trillò il nostro professore,
cercando di stimolarci
un po'.
Probabilmente
non se n'era reso conto, ma la sua affermazione sembrava più
una
minaccia.
L'inferno
dantesco applicato ad un laboratorio. Meraviglioso.
Dopo
esserci guardati tutti negli occhi, spaventati
dall'eventualità di
essere divorati da un esperimento di laboratorio venuto male, ci
alzammo dalle poltroncine e ci dirigemmo fuori dall'aula, cercando
qualcosa per nutrire i nostri corpi affamati.
Sì,
avevo fame e anche tanta.
Se
Bea non mi avesse trascinato di fronte alle macchinette,
probabilmente l'avrei addentata procurandole un bel tatuaggio della
mia arcata dentale.
-Questa
lezione non finiva più.- si lamentò lei,
infilando i soldi
nell'apertura e pigiando i tasti per prendere un pacco di grissini.
-Vero.
Senza offesa, ma il coreano fa schifo.- replicai, prendendo lo stesso
pacchetto e aprendolo come se fossi una barbona che non mangiava da
mesi.
-La
lingua farà anche schifo, ma i bellocci che hai come vicini
non sono
male.-
Alla
sua affermazione, un pezzo di grissino mi si bloccò in gola
-Cos'hai
detto?- chiesi, cercando di non strozzarmi.
-Abbiamo
ancora una serata all'insegna della pizza, ricordi?- mi fece il
verso, con l'aria di chi la sa lunga.
-Bea,
hai promesso. Niente furti di mutande, anche perché non ti
conviene
affatto.-
-Come?!?-
ululò scioccata, spalancando gli occhi.
-Hai
capito benissimo. Non farmi rimembrare cose che è meglio che
rimangano nel dimenticatoio.- commentai, rabbrividendo da sola.
-Va
bene, non voglio vederti a terra piangente. Una promessa è
una
promessa.-
-E
anche la mia lo era. Che ne dici di domani sera?- esclamai, colpita
da un'illuminazione.
-E
sia! Party haaaard!- gridò, facendo girare nella nostra
direzione
molti universitari sconvolti.
Le
tappai la bocca con una gomitata e la portai via, cercando un angolo
di prato dove non vi fossero appollaiati delle coppiette o gruppi di
ragazzi intenti a bere.
-Bea,
sfrutta la tua vista da falco e cerca un posto libero.-
-Guarda
che chiamo il WWF!- si indignò lei, mettendo il muso ma
comunque
guardandosi intorno.
-Trovato,
là sotto l'albero.- dissi, indicando un posto all'ombra.
In
realtà non faceva così caldo da sedersi fuori e
nemmeno era una
bella giornata, minacciava pioggia, ma avevo voglia di rimanere un
po' all'aperto, rimanere chiusi in un aula senza finestre per due ore
creava un'aria leggermente soffocante.
-Carl,
ma non è il tuo amico quello seduto a pochi metri
dall'albero?- mi
chiese Bea, guardandolo curiosa.
-Mi
sembra di si... -
-Invitiamolo!-
-No,
Bea, non mi sembra il caso.- sussurrai, prendendole il braccio per
fermarla.
-Mi
devi dire qualcosa?- mi fissò lei, guardandomi attentamente.
-No.
Ma non voglio altri problemi.-
-Cos'è
successo?- mi chiese ancora, avvicinandosi sempre di più,
tant'è
che potevo addirittura specchiarmi nelle sue pupille.
-Sediamoci,
così ti racconto.- sospirai rassegnata, convinta che se non
avessi
ceduto sarebbe andata avanti a farmi domande finché la mia
intera
esistenza non fosse terminata.
Devo
aggiungere che se avessi continuato a fare la colf per quelle scimmie
agitate, la fine sarebbe arrivata molto in fretta. Morta per puzza,
oppure per schiacciamento.
Dovevo
stare attenta, erano opzioni molto probabili.
Ci
sedemmo sotto l'albero, con tutta la grazia di cui ero capace e
iniziai a raccontarle di Chanyeol e dei ragazzi, cercando di non
focalizzarmi troppo sui dettagli irrilevanti.
Non
appena finì il mio monologo la risposta di Beatrice fu -Gli
piaci,
questo è certo. Anzi, probabilmente li dentro piaci quasi a
tutti.-
Alzai
gli occhi al cielo ripetutamente, guadagnandomi una bella borsata in
faccia.
-Grazie,
cercavi di risistemarmi la faccia?- chiesi, massaggiandomi la fronte.
-Per
quello ci vorrebbe un chirurgo plastico.-
-Tu
sai come far star bene le persone.-
-Sempre
a tua disposizione.-
-Ti
chiamerò se mai vorrò suicidarmi.- ribattei,
guardando la sua
faccia trasformarsi da furba a offesa.
-Cattiva!-
abbaiò, cercando di colpirmi di nuovo con la borsa.
-Smettila
Bea, non sono una scippatrice, non la voglio la tua borsa.- esclamai,
proteggendomi dall'attacco violento della mia amica.
-Hai
un cuore di pietra.- affermò con tono melodrammatico,
fermandosi di
colpo e portandosi una mano al cuore.
-Ci
rosoliamo sopra la carne.- ironizzai, facendole ricordare i nostri
trascorsi ai campi estivi.
Altro
che le superate vacanze al mare ad abbronzarsi, meglio le gite in
boschi sperduti a mangiare insetti.
La
mia esatta idea di vacanza. Ovviamente.
-Dai,
andiamo, ormai la pausa è finita.- ritornò semi-
seria,
raccogliendo le sue cose da terra.
Sospirai
e di malavoglia, seguii il suo esempio, pronta per richiudermi in
un'aula buia e triste.
Altre
due ore dopo, mi sentivo uno straccio. Brutto, sporco e puzzolente.
-Non
finiva più, o mi sbaglio?- esalò Bea,
trascinandosi fuori
dall'aula.
-Non
sbagli affatto. Quel professore ama parlare delle lontre,
chissà che
droghe aveva assunto prima di farci lezione.- replicai,
posizionandomi meglio la borsa sulle spalle e seguendo la massa di
studenti fino al portone d'ingresso.
Sì,
il nostro simpatico professore di coreano amava le lontre. Ad ogni
occasione ci parlava di questi fantastici animali, a detta sua; di
come si riproducevano, della stagione degli amori, della loro
anatomia... Iniziavo a detestare le lontre.
-Mio
Dio, davvero. Cosa avranno di così speciale lo sa solo lui.-
fece
lei, fermandosi a pochi metri dalla porta -Allora ci vediamo domani
sera?- aggiunse, guardandomi speranzosa.
-Pizza
per tutti!- gridai, felice finalmente di poter mangiare più
di una
singola fetta di pizza.
-Ovvio!
Porto qualcosa?-
-Zuccheri.
Voglio le meringhe. Porta le meringhe. Vestiti da meringa.- mormorai,
sorridendo malvagia.
-Ho
afferrato il concetto, non preoccuparti.- si allontanò,
ponendo le
mani davanti a se, probabilmente spaventata dalla mia faccia.
-Brava
la mia piccola cicoria. Ora vado dalle anatre starnazzanti, ti faccio
sapere l'orario.-
-Va
bene, Spongebob.-
La
salutai con la mano, partendo per tornare a casa. Il mio programma
per il pomeriggio era posarmi elegantemente sul letto e ronfare
pesantemente fino a sera.
Il
giorno dopo sarei rimasta a casa, avevo delle pulizie da fare.
Purtroppo.
Ma
non potevo certo saltarle, quei dodici ragazzi avrebbero sguazzato in
un porcile altrimenti.
Al
solo pensiero rabbrividivo dall'orrore.
Camminai
persa nei miei pensieri, come al solito. Amavo ascoltare della buona
musica mentre facevo sport o semplicemente mi spostavo da un posto
all'altro, ma quel giorno niente cuffiette e niente Ipod, avevo delle
cose importanti a cui pensare.
Ad
esempio quello che mi aveva detto Lar su James: non erano affari miei
e sebbene Jenni mi avesse chiesto di non abbandonarla, cosa che non
avevo assolutamente intenzione di fare, dovevano sbrigarsela da soli.
Avevo
davvero paura che James stesse tradendo Jenni.
Pregavo
che non fosse così, che fosse solo una mia impressione.
Un'impressione sbagliata.
Non
volevo che si rovinassero, erano una coppia meravigliosa e dopo tanti
anni e molti progetti, non aveva senso mandare tutto all'aria.
Aprii
la porta di casa con la solita combinazione e mi tolsi le scarpe,
buttandole vicino alla porta. Prima o poi avrei dovuto metterle a
posto, in fondo non era una scarpiera l'atrio, sebbene qui in Corea
le cose fossero diverse.
Eliminai
anche il mio giubbino di pelle, gettandolo sul divano e scalza mi
appropinquai a raggiungere il tanto agognato letto.
Mi
misi il pigiama e l'unica cosa che dissi prima di colpire il cuscino
fu -Meringhe. Spero che se ne ricordi.-
NOTA:
chiedo umilmente venia.
Non
sono morta, mi sono presa solo una piccola pausa dalla scrittura...
causa esami.
Ad
ogni modo, non so ancora quando riuscirò a riprendere a
scrivere, ma questa storia è prossima alla fine, per fortuna.
Beeeeeeene,
spero vi piaccia e mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla
prossima!
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
Mi
svegliai di colpo verso le tre del pomeriggio, non perché un
raggio
troppo luminoso mi avesse colpito, ma per dei forti rumori molesti
che avevano disturbato il mio sonno ristoratore.
Rumori
minacciosi e inquietanti che provenivano dal mio stomaco. Ebbene
sì,
la colpevole ero proprio io.
Solo
in quel momento mi venne in mente che avevo mangiato solo un
pacchetto di grissini stantii quella mattina, non contando la misera
colazione... più che misera direi nulla.
Un
caffè non si poteva considerare una colazione completa.
Quei
brutti mangiatori di riso avevano trangugiato tutte le mie piccole
brioches ed ero rimasta completamente a bocca asciutta. Per non
parlare del solito ritardo, che mi aveva portato ad uno spuntino
d'emergenza, raro per me che dopo colazione solitamente non mangio
mai nulla.
Maledetti
mangiatori di riso. Maledetti.
Guardai
storto il mio stomaco che continuava ad implorare di essere riempito,
così mi alzai, scalciando il lenzuolo in fondo al letto.
Mi
stiracchiai e sbadigliando rumorosamente, spostai i capelli dal mio
viso che durante il sonno avevano ben pensato di andare a salutare
allegramente la mia bocca.
Mi
diressi in cucina, avevo voglia di tante meringhe, ma avrei dovuto
aspettare alla sera dopo per saziare queste voglie assurde. Fossi
incinta le accoglierei con gioia, ma non lo ero.
Speravo
di non essere vicina a quel brutto periodo del mese in cui le donne
diventano tutte intrattabili e lamentose. Lo speravo davvero,
rappresentavo il classico stereotipo delle donne mestruate.
Aprii
lo sportello, tirai fuori un pacco di biscotti al cioccolato e andai
a sedermi sul divano, trascinandomi dietro anche il computer.
Dopo
aver spulciato le email e aver risposto ad alcuni messaggi su
Facebook, respirai profondamente, decisa a riprendere il mio
bellissimo lavoro da domestica.
Si
percepisce la mia felicità, vero?
Misi
il pacco di biscotti sul tavolino di fronte a me e tornai in camera a
cambiarmi, cercando qualcosa di molto comodo visto che prevedevo di
rimanere in quella casa per molto più tempo del necessario.
Alla
fine optai per un paio di pantaloni della tuta grigi, davvero molto
larghi, che ricordavano i pigiami di mio padre e una maglia,
anch'essa abbastanza larga, blu scura.
Raccolsi
i capelli in una crocchia scomposta e armata del mio fidato swiffer,
mi immessi nella caverna oscura. Speravo di tornare viva.
Indossai
quelle brutte ciabatte rosa ed entrai nella casa, sbattendomi
brutalemente la porta alle spalle. Ero pronta.
Come
al solito era in uno stato di completo disordine, ma non me ne curai
più di tanto, ormai ero abituata a vedere la casa trattata
come un
vero e proprio porcilaio ambulante.
Iniziai
a raccogliere i vestiti sparsi per terra e li misi nella cesta,
pronti per essere sbattuti nella lavatrice con un intero flacone di
disinfettante.
Una
volta che il pavimento fu libero per essere finalmente calpestato, mi
diedi alla raccolta differenziata: cartacce, lattine, bottiglie di
plastica abbandonate a se stesse.
Avrei
dovuto fare un bel discorsetto a quei ragazzi, soprattutto sull'uso
corretto del cestino dei rifiuti.
Poi
passai alla fase della pulizia completa: il lavaggio.
Annientai
qualsiasi macchia di sporco che si ostinava a rimanere sul mio
passaggio e disinfettai per bene sia il divano che il tappeto. Non
volevo sapere cosa avessero combinato li sopra, non lo volevo proprio
sapere.
Mi
passai la mano sulla fronte, posando a terra lo straccio e sospirando
pesantemente.
Avevo
bisogno di riprendere fiato, non ce la facevo più.
Oltre
al fatto che le pulizie mi stavano prendendo troppo tempo, ero
esausta fisicamente e avevo finito solo il soggiorno e la cucina.
Avevo
ancora da sistemare sette stanze, di cui una era il bagno.
Rabbrividii
al solo pensiero, se il tappeto mi faceva paura non osavo nemmeno
immaginare il bagno come era conciato. Urgeva un altro flacone di
disinfettante al più presto.
Mi
risparmio dal raccontare quel che successe dopo, non voglio avere del
vomito sulla coscienza, anche perché il mio direi che
è abbastanza.
Sì,
gli EXO non sono certamente le persone più pulite della
terra.
In
ogni caso, dopo aver messo in moto la lavatrice, mi misi ai fornelli
con l'idea di preparare un piatto diverso ma allo stesso tempo
mangiato spesso dai coreani.
Puntai
su un bel risotto alla milanese, facile da preparare e relativamente
veloce visto che ormai erano già arrivate le sette di sera.
Poco
dopo la porta d'ingresso si aprì, riversando una nuvola di
mosconi
pronti ad addentare qualunque cosa avessero a portata di zampa.
Animali.
-Carl,
è pronto?- mi chiese Chen, sbirciando nella pentola.
-No,
perciò non iniziare a rompere.- risposi, facendo appello
alla mia
gentilezza innata e continuando a mescolare il riso.
-Siamo
di buon umore oggi, eh?- ironizzò Kris, facendo ridacchiare
Sehun e
Kai, mentre si appollaiava sul divano.
-Direi
buonissimo.- si intromise Chanyeol, iniziando la conversazione su
“Carlotta è nel suo periodo del mese?”.
Non
vi dico cosa tirarono fuori... imbarazzante.
-Siete
assurdi. Davvero, non mi viene in mente un aggettivo migliore per
descrivervi.-
-Almeno
siamo divertenti.- ribatté Baekhyun, facendomi l'occhiolino.
Sbuffai
irritata e iniziai a mettere il riso nel piatto, passandoli a Suho e
D.O che si prodigavano a metterli in tavola.
Preparai
un piatto anche per me e mi sedetti su uno sgabello dell'isola -Come
è andata oggi?-
-Stressante.
Ci hanno fatto lavorare come muli.- rispose Luhan, prima di bere un
sorso di acqua.
-E
a te?- domandò Xiumin, facendo girare tutti a guardarmi.
-E'
andata bene, per fortuna.-
-Quindi
abbiamo sgobbato solo noi. Non è giusto!- scoppiò
Tao, facendo
ridere tutti, persino me.
-Bene,
allora suppongo tu non abbia scelto il film per stasera.- commentai
sorridendo.
Fece
una faccia da cucciolo indifeso che più che intenerirmi mi
fece
scoppiare di nuovo a ridere.
-Guardiamo
una commedia?- chiese Lay, non ricevendo nessuna risposta.
-Io
direi un Horror.- fece Kai.
-Io
direi di no, invece.- feci io.
Ci
guardammo intensamente per qualche minuto e poi ridacchiammo di
nuovo.
-Hai
paura?- mi prese in giro Sehun.
-Eccome.-
dichiarai io, senza alcuna vergogna.
Non
avevo mai capito come mai tutti avessero problemi ad ammettere le
cose che non piacevano o che facevano paura. Tutti ne avevamo,
perciò
che senso aveva tenerle nascoste?
C'erano
moltissime altre cose di cui vergognarsi.
-Mi
hai spiazzato, lo devo ammettere.- rispose, spalancando gli occhi.
-Bene,
allora mettiamo Cattivissimo me.- propose Chanyeol, che mi
trovò
subito d'accordo con lui.
Questo
ragazzo iniziava a piacermi.
-Aggiudicato.-
gongolò contento Suho, guadagnandosi un'occhiata divertita
da Kris.
Vi
lascio immaginare la serata: tutti ammassati sul divano, con quattro
ciotole di popcorn da dividersi e un cartone alla televisione. Il
tutto si può riassumere in una parola: disagio.
In
tredici su un divano era infattibile, ma nemmeno la corsa forsennata
alla “chi se lo accalappia prima” era andata a buon
fine,
considerando che la maggior parte di loro era inciampato in qualcosa
o qualcuno.
Allora
quel genio di Lay ha avuto un'illuminazione: perché non ci
stringiamo un po'?
Certo,
stringersi. In pratica io sono finita in braccio a Chanyeol con Lay
in parte a lui che era mezzo schiacciato da Baekhyun, mentre Kris
aveva da una parte Sehun e dall'altra Luhan che si dimenavano
lamentandosi del poco spazio vitale. Non capivo cosa avessero da
lamentarsi.
Qui
l'unica che ne aveva il diritto ero io, mi ritrovavo seduta sopra un
fungo sottaceto!
Suho,
Xiumin, Tao, D.O, Kai e Chen si erano arresi, seduti sul tappeto con
una faccia imbronciata.
-Sempre
addosso a me, eh?- sussurrò Chanyeol, non appena il film fu
partito
e i ragazzi spensero la luce.
-Non
per mia scelta, non ti preoccupare.- risposi sottovoce, assicurandomi
che percepisse tutto il mio sarcasmo.
-Non
sei divertente. Io ci speravo.- ribatté lui, avvicinandosi
al mio
orecchio.
Spalancai
gli occhi interdetta dalla piega che stava prendendo la
conversazione. Cosa aveva appena detto? Possibile che avessi
frainteso?
Iniziai
ad agitarmi -Speravi male.-
-Quindi
se io ti chiedessi di uscire mi diresti di no?- chiese, soffiandomi
sul collo e facendomi rabbrividire.
-Probabilmente.-
-Ma
non lo sapremo mai finché non te lo chiederò,
vero?-
-Ci
hai preso, funghetto.- sorrisi, guardando lo schermo.
-Che
ne pensi, allora?-
-Che
ne pensi, cosa?- ripetei, sogghignando crudele.
-Tu
mi distruggi.- scoppiò lui, adagiandosi sconfitto contro lo
schienale.
-Dovrai
abituarti se vuoi uscire con me.- replicai, abbassando ulteriormente
la voce. Avevo già avvistato Chen tendere le orecchie verso
di noi.
-Cosa
hai appena detto?!?!?- saltò su lui, facendomi quasi cadere
addosso
al povero Xiumin.
-Hai
sentito benissimo e io non ripeterò. Non sei sordo.-
-Mi
va bene, pinguino.-
-Fate
silenzio? Voi due non starete più vicini, è una
promessa.- ci
minacciò Suho, guardandoci male.
E
alla fine finì a guardare la restante parte di film seduta
in parte
a Chen e D.O, dove il primo continuava a farmi i dispetti. Tanti.
Troppi, per un essere umano.
Questa
è la scusa che mi ripeto per non sentirmi in colpa dopo la
ciabattata in testa che gli diedi.
Si,
lo so, sono una persona orribile.
Ma
dopo pizzicotti, grattatine, urletti, gomitate, spostamenti vari, una
ciabattata era il minimo.
Vi
lascio solo immaginare come andò la sera dopo.
Sempre
peggio, la mia vita peggiorava a vista d'occhio.
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Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
Capitolo
21
Erano
passate tre settimane.
Tre
cavolo di settimane dal mio maturato consenso all'uscita con quel
fungo appassito, ma nessuno si era premurato di darmi qualche
informazione in merito a questa fantomatica
“uscita”.
Loro
erano molto impegnati con i vari concerti e i pressanti allenamenti a
cui erano costantemente sottoposti, mentre io ero praticamente un
fantasma: pulivo la casa e preparavo da mangiare.
Nemmeno
una volta, da quella serata film, mi ero fermata con loro. Non
perché
non ne avessi voglia ma semplicemente non avevo tempo: erano iniziate
le regolari lezioni, finalmente non dovevo più studiare
quella
maledetta lingua e le ore di laboratorio erano davvero tantissime.
Capitava
molte volte che mi fermassi a dormire da Bea, cercando di non
esagerare, ma dopo cinque ore ad esaminare provette, chi aveva voglia
di tornare a casa?
Mi
buttavo sul letto di Bea e dormivo come un orso in letargo
lì, senza
dovermi trascinare fino alla mia cara casetta.
Alla
fine io e la rossa scatenata riuscimmo ad organizzarci e per la
nostra serata pizza, mi portò tante meringhe. E non scherzo,
me le
trovai persino nel letto.
Il
che non mi dispiacque affatto, chiariamoci.
Ora
invece stavo cercando di velocizzarmi, dovevo pur andare a preparare
qualche pasto a quegli scalmanati, anche se non sapevo cosa
combinare.
Avevo
una mezza idea di cucinare delle lasagne, ma ci sarebbe voluto troppo
tempo, così optai per una bella cotoletta e via.
Conoscendoli
avrebbero apprezzato anche un piatto di alghe pur di mettere qualcosa
nello stomaco.
Avevo
voglia di farmi una bella dormita, ma dovevo lavorare, così
impiegai
il tempo che sprecavo per pensare a quei brutti antipatici, per
sgambettare più velocemente.
Avevo
un bel po' di cose da studiare quel pomeriggio, ancora un mese e poi
iniziava la sessione di esami, l'incubo di ogni universitario.
Arrivai
a casa delle papere starnazzanti in tempo per preparare il pranzo e
lo lasciai pronto in tavola, sapevo che sarebbero arrivati a breve,
mentre io mi trasferii nella mia stanza con una barretta di
cioccolato e il mio librone.
Dopo
un'ora di studio già non ce la facevo più, i miei
neuroni
chiedevano disperatamente una pausa che venne ampiamente regalata.
Chiusi
il libro e dopo pochi secondi la porta della mia camera si
aprì,
facendo sbucare la testa bruna di James.
Dimenticavo,
ancora non sapevo niente sulla sua situazione sentimentale.
-James?!?-
ululai, alzandomi dal letto e correndo ad abbracciarlo.
-Se
non mi stritoli mi fai un favore. Ero solo venuto a controllare che
non fossi morta.- sfiatò lui, sottraendosi dal mio abbraccio
mortale.
-Non
sono morta. Ho solo smesso di avere una vita sociale.-
-O
degli amici. Sì, ho notato.- rispose lui, buttandosi sul
letto.
-Gli
esami si avvicinano e non posso permettermi di prendermela comoda.-
replicai, sedendomi vicino a lui.
-Dovresti.
Ti stai dimenticando di tutti.-
Non
risposi, in fondo non avevo nessuna scusa da poter usare.
James
mi guardò storto, aspettando una risposta che non
arrivò mai,
finché non mi alzai e presi una bottiglietta d'acqua per
entrambi.
-Carl,
capisco che gli esami sono importanti ma vorrei che dedicassi del
tempo anche agli amici. Suho mi ha detto che è da un po' che
non ti
fai vedere.-
-E
tu quanto tempo dedichi a Jenni?- ribattei, guardandolo fisso.
Forse
non era stata una bella uscita da parte mia, ma volevo fargli capire
che era un ipocrita a farmi la paternale.
Sapevo
che lo faceva per me, ma purtroppo aveva problemi ben più
grandi del
mio “chiudermi in casa” e sinceramente, era passato
tanto tempo
dalla famosa cena a casa sua... volevo saperne qualcosa.
Ricordavo
che avevo deciso di non immischiarmi, ed ero ancora di quel pensiero
ma il fatto di non aver avuto nessun contatto con loro, mi aveva
fatto riflettere molto sulla loro situazione ed ero intenzionata ad
avere qualche risposta in più.
L'arrivo
di James era una coincidenza troppo succulenta per farsela scappare.
-Carl...-
sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
-Niente
“Carl”. Lo so perfettamente che non sono affari
miei, ma da
quando Jenni mi ha raccontato cosa c'era che non andava, non ho
potuto fare a meno di notare certe similitudini con una certa
persona.-
-Sei
fuori strada e lo sai.- ribatté, passando, di nuovo, una
mano tra i
capelli troppo lunghi.
-Non
sono affari miei, semplicemente volevo farti notare l'ipocrisia
contenuta nelle tue parole.-
-...Hai
ragione.- sospirò lui, stendendosi sul letto -Qualcosa non
va, da
molto tempo.-
-Vuoi
parlarne?- chiesi, stendendomi accanto a lui.
-Le
cose non vanno molto bene, né a casa né al
lavoro. Jenni sta
diventando sempre più sospettosa sui miei orari e sui miei
comportamenti, ma la realtà è molto
più semplice di quanto tutti
pensino... sono semplicemente stanco. I ritmi stanno diventando
sempre più pressanti ed i ragazzi iniziano a cedere,
così come me.-
-Quindi
l'amante sarebbe il lavoro.- dissi, girando la testa per guardare il
suo profilo.
-Esattamente.-
ridacchiò, girandosi anche lui -E per te? Cosa ti spaventa?-
Sospirai
pesantemente... non avevo voglia di iniziare quel discorso.
-Chanyeol
mi ha chiesto di uscire qualche settimana fa, senza poi dirmi
assolutamente nulla. Oltre a questo si aggiungono gli esami che sono
dietro l'angolo e mi fanno “ciao ciao” con la
manina.-
Mentre
finivo di parlare mi girai a guardare James che a sua volta mi
restituiva uno sguardo sconvolto.
-Cos'è
che ha fatto Chanyeol?!?- gridò senza alcun contegno.
-Eh,
la gelosia.- risposi ridendo, guadagnandomi una cuscinata in faccia.
Non serve che io descriva cosa successe dopo, vi serva solo sapere
che la stanza era piena di piume. Mannaggia.
Tra
le risate e la leggera illusione che tutto si fosse sistemato,
scendemmo in cucina cercando qualcosa per reidratarci. Può
sembrare
stupido ma la guerra all'ultima piuma fa perdere un sacco di energie.
E di liquidi.
Ci
perdemmo a parlare delle nostre ultime settimane e dopo qualche ora
ci salutammo: lui doveva tornare da Jenni, mentre io dovevo ormai
preparare la cena. Purtroppo non potevo scamparla anche oggi, i
ragazzi erano in casa.
Feci
un respiro profondo e mi diressi verso la porticina comunicante e una
volta infilate le mie solite orribili ciabattine rosa, mi introdussi
furtivamente nel loro salotto.
Non
avevo molta voglia di incontrarli ma non avevo molte altre scelte.
Intanto mi godevo il mio piccolo momento
“Diabolik”, sebbene non
avessi intenzione di uccidere o derubare nessuno... mi avrebbe fatto
comodo sicuramente, ma era meglio allontanare dal mio malefico
cervello pensieri di questo tipo.
Entrai
di soppiatto semplicemente perché non avevo voglia di
affrontarli,
di avere discussioni ne tanto meno di ritrovarmi Chanyeol davanti. Mi
sembrava anche abbastanza normale, se un ragazzo ti avanza una
proposta poi si dovrebbe mettere in pratica, no?
Chi
lo sapeva cosa pensavano quei mangia riso a tradimento, tuttavia mi
promisi di chiederlo.
Il
salotto era deserto, completamente vuoto, se non per i soliti vestiti
sporchi sparsi per il pavimento. E si che avevo fatto le pulizie solo
poche ore fa, raccogliendo il disastro che lasciavano in casa ogni
volta che ci mettevano piede.
Ma
ormai ero abituata, ogni volta che rientravano in casa era sempre la
stessa storia ma d'altronde era il mio lavoro, non potevo certo
lamentarmi.
-Ti
sembra il modo di entrare?- mi sorprese Suho, guardandomi storto con
le braccia sui fianchi.
Ricambiai
lo sguardo senza riserve, la rabbia e il rancore erano subentrati
alla vergogna -Beh, ultimamente entro sempre allo stesso modo, come
mai stavolta dovrebbe essere diverso?-
-Forse
perché in casa stavolta ci sono i proprietari?-
ribatté lui e seppi
di aver perso la battaglia. Si era addolcito all'istante,
probabilmente conscio del motivo del mio comportamento poco gentile
-Carl, siamo stati molto impegnati...-
-Lo
so, non ti devi preoccupare per questo. Sono stata molto impegnata
anch'io.-
-Va
bene, riusciremo a vederci tutti insieme? Gli altri stanno facendo
una doccia veloce.- mi chiese, sapendo benissimo che una volta pronta
la pasta me ne sarei andata.
-Vedremo,
Suho.- risposi criptica -Non ti assicuro niente.-
Lui
abbassò gli occhi, evitando completamente il mio sguardo,
trovando
molto più interessanti le sue calze.
Aveva
ragione ad essere arrabbiato ma in quel momento l'egoismo sembrava la
via più facile... non me la sentivo molto di affrontare
Chanyeol e
gli altri, di dover dare spiegazioni sulla mia scomparsa dalle scene.
Non
intendevo certo insinuare che non erano affari loro, capivo
l'interesse che Suho mi stava dimostrando, il mio problema era che la
vergogna di chi sa di aver sbagliato è sempre una brutta
rogna.
-Carl,
ti capisco, non rimarrò certo qui a pregarti.-
Questa
sua affermazione mi fece uscire dal circolo dei miei pensieri e mi
concentrai sul suo viso corrucciato -E va bene! Ma sappi che lo
faccio solo per te.-
Questa
frase valse la pena solo per l'espressione sorpresa che gli
comparì
-Chiudi quella boccaccia, non vorrai diventare la nuova casa per le
mosche.-
Ridacchiò,
facendomi segno di seguirlo in cucina.
-Cosa
cuciniamo oggi?- mi chiese, con gli occhi luccicanti.
-Direi
un bel minestrone di verdura, che dici? Dovete rimanere in forma e in
salute voi topastri.-
-Ma
che schifo! Rifai ancora le lasagne!- ululò Chen, piombando
in
cucina come un indemoniato.
-Certo,
tanto ci vogliono solo cinque minuti per preparale.- risposi
sarcastica. Quel ragazzo proprio non aveva il senso del tempo.
-Davvero?-
mi chiesero in coro Suho e Chen, stupiti dalla mia risposta senza
aver percepito neppur in minima parte, il mio sarcasmo.
-Vi
sta prendendo in giro, idioti.- affermò il ragazzo con le
orecchie a
sventola, entrando nella stanza con incredibile nonchalance.
Quasi
lo invidiavo, io faticavo a trattenere la voglia di tirargli il
mestolo in faccia.
La
rabbia bussò di nuovo alla mia porta e io la accolsi
più che
volentieri. Capivo certamente che non era colpa sua la poca costanza
causata dal lavoro ma, voglio dire, se vuoi uscire con una persona ti
fai vivo, no?
Non
la dimentichi come se niente fosse.
Non
la lasci bollire nel suo brodo, aspettando qualcosa che non
arriverà.
Perché
non credete che io non l'abbia mai cercato: certo, i miei esami mi
lasciavano davvero poco tempo libero, che quasi sempre impiegavo per
il lavoro, ma nella prima settimana avevo tentato di parlagli,
tuttavia era sempre risultato scostante e poco interessato.
Insomma,
si capiva perfettamente che non gli fregava molto di avermi chiesto
di uscire e, dopo aver appreso ciò, ho semplicemente smesso
di
cercarlo.
E
ora lui si presentava al mio cospetto così, tranquillo e
come se
niente fosse successo?
L'avrei
ammazzato, di una morte violenta e assurda, facendolo bollire nel
ragù che gli piaceva tanto.
Baekhyun
mi sventolò la sua manina da bimba troppo cresciuta davanti
alla
faccia, interrompendo di nuovo il filo dei miei pensieri. Dovevo
smetterla di concentrarmi troppo di fronte agli altri e nel mezzo
delle conversazioni.
Potevo
cominciare a risultare più strana di quello che ero
già.
-Carl,
sei ancora viva o la mia bellezza stratosferica ti ha imbambolata?-
mi prese in giro lui, facendomi notare che effettivamente sembravo
uno stoccafisso.
-No,
la tua bellezza non è proprio nelle mie corde, mi spiace.-
sussurrai, ancora persa nei miei pensieri.
-La
mia invece ti piace di più?- ribatté Chanyeol,
ghignando in maniera
poco amichevole.
Come
scusa?
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Capitolo 22 *** Capitolo 22 ***
Capitolo
22
-Hai
capito benissimo, non serve che te lo ripeta.-
Per
un momento non capii, poi mi resi conto che dovevo aver pensato ad
alta voce, il che indicava evidentemente che non stavo bene. Proprio
per niente, non era da me essere così distratta.
-No,
sono molte cose ma non certo imbecille.- ribattei, senza troppo
sforzo. Meglio così, il mio caratteraccio stava ritornando
dalla
vacanza immeritata che si era preso.
-Su
questo siamo tutti d'accordo.- disse Kai, tentando di immettersi
nella conversazione per spostare il discorso su qualcosa di meno
pericoloso. Era intelligente quel ragazzo, tutti lo trattavano come
un bel faccino ma aveva un cervello niente male. Aveva capito
perfettamente che piega stavano prendendo le battutine di Chanyeol,
così come lo avevo compreso io e la situazione non mi
piaceva.
Chanyeol,
però, alzò le spalle e senza dire niente a
nessuno, prese una
bottiglietta d'acqua ed uscì dalla cucina...certo, non prima
di
avermi mandato un'occhiata piuttosto eloquente.
Perplessa
mi girai a guardare Baekhyun, che scrollò le spalle, anche
lui
indeciso quanto me.
Non
avevo idea di cosa avrei dovuto fare, se seguirlo e chiarirci oppure
far finta di nulla e cucinare il minestrone.
Scelsi
la seconda, rendendomi conto dell'egoismo che mi guidava, ma
d'altronde non avevo voglia di altri problemi.
Finii
di cucinare in fretta e, una volta portato il rancio, salutai tutti
rintanandomi nella mia bat-caverna, tentando di non far capire il mio
turbamento.
Ma
cosa voleva quel tipo da me?
Mi
aveva domandato di uscire insieme a lui e io avevo acconsentito,
oltre a questo non saprei proprio che altro fare.
Lo
avevo cercato ma, a quanto pareva, la voglia di vedermi non c'era
altrimenti trovare un buco tra i suoi impegni non sarebbe stato un
problema.
Alzai
le spalle con noncuranza, se aveva voglia di vedermi sapeva dove
trovarmi.
Ero
in ritardo, come al solito.
Mai
una novità in quella vita.
Decisi
che al mio ritorno dall'università avrei chiamato James, non
ne
potevo più di continuare a fare da balia a quei ragazzi.
Non
fraintendetemi li adoravo, a parte uno, ma non riuscivo a star dietro
alle lezioni e agli esami. In Corea il sistema universitario
è molto
più rigido di quello italiano, di conseguenza rimanevo
sempre un
passo indietro rispetto agli altri.
Non
avevo intenzione di rischiare l'anno.
Avrei
mantenuto i miei obblighi per continuare a vivere in quella casa, ma
non potevo più recarmici ogni giorno.
Non
era assolutamente una giustificazione, no?
In
ogni caso non mi importava nulla, gli orari stavano diventando
davvero improponibili e non riuscivo ad organizzarmi tra il lavoro e
lo studio.
-Alleluia
Carl, pensavo fossi caduta preda di qualche malanno improvviso e,
agonizzante in mezzo alla strada, cercassi aiuto disperatamente.-
esclamò Bea, con una simpatia che faceva invidia.
-Io
mi chiedo se queste battute così spiritose te le studi la
notte. A
volte mi stupisci.-
-Rimarrai
sempre con questo dubbio.- commentò, prendendomi
sottobraccio e
trascinandomi verso l'entrata dell'università.
-Hai
questa malsana mania di volermi staccare il braccio. Cosa ti ha fatto
di male, poverino?- chiesi teatralmente, cercando di simulare la mia
espressione divertita in una smorfia di dolore.
-Lascia
perdere la carriera da attrice. Andresti a vivere sotto i ponti
cara.-
-Ti
ringrazio, sempre gentile.-
Mi
liberai dalla sua presa ferrea e mi fiondai in aula.
Si
preannunciava una giornata davvero pesante.
Una
volta infilata la chiave nella toppa, tirai un sospiro di sollievo,
finalmente quella giornata estenuante stava per finire.
Non
vedevo l'ora di farmi una doccia calda, infilare il mio pigiama con
le paperelle e buttarmi nel letto pronta per dormire fino alla
settimana dopo.
Invece
mi aspettava la cucina dei vicini, nella casa dei vicini e
probabilmente anche con i vicini al suo interno.
La
giornata andava sempre meglio.
Mi
sfilai il giubbotto di pelle e lo lanciai sul divano, insieme alla
borsa piena di libri universitari. Mi tolsi le scarpe e indossai le
pantofole rosa, pronta per entrare all'inferno.
Sbuffando,
aprii la porta e con estrema tranquillità, varcai la soglia
della
casa. Lo spettacolo che vi trovai mi lasciò come sempre
basita.
I
ragazzi erano tutti sul divano, abbracciati in una stretta mortale
mentre dalla televisione arrivavano urli terrificanti. Ovviamente
stavano guardando un film horror, categoria odiata dalla sottoscritta
che preferiva film d'azione o semplice commedie.
Alzai
le spalle, a me andava bene, almeno finché non mi
costringevano a
guardarli con loro, lì iniziavano a crearsi i veri problemi.
So
essere una grandissima rompipalle quando mi ci metto.
Comunque
mi avviai verso la cucina, senza far caso ad un paio di occhi a
mandorla che mi seguivano nella semi oscurità. Ero intenta
ad
insultarmi per non aver fatto la spesa, quando un gentiluomo con i
capelli a fungo non mi spuntò dietro le spalle.
Da
brava eroina qual ero, saltai spaventata, pensando chissà
cosa. E
ovviamente ne ricavai una risata schernitrice.
-Che
vuoi?- sibilai malevolmente a Chanyeol.
Lui,
per un momento, spalancò gli occhi sorpreso, ma fu questione
di
pochi secondi, poco dopo gli aveva già ridotti ad una
fessura. Beh,
più di quanto non fossero già.
-Sei
insopportabile, lo sai?-
-Me
lo dicono in molti.- ribattei, senza saper bene cosa dire.
-Dovresti
dargli ascolto.- rispose lui, prendendo una bottiglietta d'acqua ed
accingendosi ad andare verso il salotto.
-Sicuramente,
ma vedi, almeno io non chiedo falsi inviti.- sputai, senza pensare a
quello che avevo appena detto. Cavolo, perché non tengo a
freno la
lingua qualche volta?
Chanyeol
si voltò a guardarmi, il viso sconvolto.
Sconvolto
da che cosa, mi chiesi io. Bah, mistero della vita.
-Che
hai da guardarmi così? Ho detto solo la verità.-
mi difesi,
prendendo una padella per cuocere delle bistecche.
Sbatté
gli occhi un paio di volte e poi si scrollò.
-Me
ne sono dimenticato.- sussurrò, guardando per terra.
-Come
te ne sei dimenticato?! Come cavolo hai fatto a dimenticartene?!-
urlai, tanto da far spegnere la televisione agli altri e farli
accorrere per paura che uccidessi qualcuno.
Almeno,
suppongo fosse per quello, divento abbastanza feroce quando mi ci
metto.
-Ascolta...
ho avuto mille cose a cui pensare: le canzoni, i concerti... non
avevo il tempo per pensare anche a te.-
Nel
finire la frase si accorse della grandissima cavolata che era appena
uscita dalla sua bocca, spalancò gli occhi e aprì
la bocca,
probabilmente cercando qualche giustificazione per la sua uscita. Ma
rimase a boccheggiare, senza sapere cosa dire.
Io,
dal canto mio, non avevo nulla da ribattere.
Gli
stiravo le mutande, pulivo la loro casa, cucinavo, studiavo. Non
avevo il tempo nemmeno per guardarmi un film,per chiamare un'amica.
Non
avevo tempo per vivere.
E
lui non riusciva a trovare cinque minuti per pensare a me? Per
chiedermi se andava bene venerdì, alle otto, al ristorante
giapponese?
Ma
vaffanculo.
-Beh,
visto che sei così occupato da non trovare neanche cinque
minuti per
me, meglio che non ti disturbi affatto.- ribattei, mettendo nel
piatto le bistecche e servendole agli undici ragazzi sbigottiti.
-Anzi,
sarà meglio che mi trovi qualcos'altro da fare, non vorrei
mai
assillarti troppo con la mia presenza.-
E
dopo questa stupenda frase d'effetto, levai le tende, tornandomene a
casa pronta per la serata che avrei dovuto avere: doccia, pigiama e
letto.
Ma
prima urgeva una chiamata a James.
Il
prima possibile.
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