Un anno in Corea

di Ghrian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Driiiin, Driiiiin, Driiiiiiiiiiiiiin!


Aprii gli occhi spaventata, pensando a un attacco nucleare in corso, invece era solo la mia maledetta sveglia che mi comunicò molto gentilmente che la visita nel mondo dei sogni era terminata.

Poco male, mi aspettava un altro giorno intensivo di lezioni universitarie.

-Carlotta, spegni quell'aggeggio infernale!- mi urlò mia madre dalla stanza accanto, svegliata anche lei dal volume improponibile della mia simpatica sveglia digitale. Purtroppo ero costretta a utilizzare un volume che sfiora gli ultrasuoni se volevo alzarmi ad un orario decente.

Mi alzai svogliata e ancora assonnata dal letto rischiando di cadere non appena appoggiai un piede sul pavimento gelido, abbandonai il mio caldo pigiamino con gli orsetti disegnati sopra, infilai un paio di jeans stretti con una camicia a righe morbida sopra risvoltando le maniche fino al gomito.

Perfetto per il clima ballerino di Milano. Eravamo a novembre e fuori persisteva ancora un caldo tipico primaverile. Non che mi lamentassi, ma non sapere mai come vestirsi la mattina può diventare un trauma enorme. E poi diciamocelo, non è normale.

Presi la mia fida borsa a tracolla, già riempita di libri e dopo aver messo degli stivaletti neri, mi fiondai fuori di casa evitando le urla di mia madre che dalla sua camera mi augurava una buona giornata.

Gentilissima, certo, ma appena sveglia e ancora intontita come un calabrone che si è appena schiantato contro un parabrezza, le sue urla non facevano che infastidirmi e innervosirmi.

Non ero propriamente in ritardo, la prima lezione cominciava alle nove ed erano appena le sette e un quarto, ma avevo in programma una bella colazione con la mia migliore amica, Larissa.

Siamo amiche da quando eravamo bambine, all'asilo la nostra priorità era battere chiunque ad ogni gioco e dopo vari scontri ci eravamo rese conto che era decisamente più divertente un'alleanza. Dopo quel giorno non ci siamo più separate, due pesti che creavano più danni che altro. E ancora adesso siamo così, due pazze sognatrici.

Certo, alle superiori lei scelse un liceo classico mentre io, scelsi uno scientifico senza mai abbandonare il conservatorio, una delle mie più grandi passioni.

Anche all'università ci siamo trovate a prendere due strade diverse: lei insegnante mentre io puntai a specializzarmi in scienze biologiche per poi diventare una genetista forence.

Già... chi me l'ha fatto fare?

Entrai nel nostro solito bar, spingendo la porta e quasi sbattendoci contro se non fosse stato per una santa vecchietta che mi aiutò, tenendomela aperta. La ringraziai con un sorriso smagliante e mi avviai al nostro solito tavolo dove una chioma leonina nera mi stava aspettando con un broncio davvero impagabile.

-Finalmente sei arrivata, mi stava crescendo la barba.-

Mi siedetti sbuffando sonoramente, per farle sentire bene quanto il suo commento mi abbia resa felice, e posai la borsa sulla sedia libera alla mia destra mentre guardavo Larissa legarsi i capelli in una coda bassa, nel tentativo di domarli leggermente. Tentativo fallito, viste le sue moltitudini ciocche scure che uscivano ribelli dalla costrizione dell'elastico.

Come la capivo, sebbene i miei capelli fossero più ondulati e di un color biondo cenere, erano costantemente gonfi. Se lei li poteva portare corti fino alle spalle, io non ci potevo neanche pensare.

Il mio destino era quello di portarli lunghi fino a metà schiena fino al termine della mia vita mortale.

Un destino roseo e pieno di elastici. Prospettive positive.

-Non sono in ritardo. E poi quella battuta è vecchissima, devi rinnovare il tuo repertorio.- le dissi mentre cercavo di attirare l'attenzione del cameriere, riuscendo al primo tentativo. Avevo un disperato bisogno di un caffè.

-Probabilmente. Allora, a che ora hai la lezione?- mi chiese, incrociando le braccia magre scoperte da una maglia a maniche corte, sul tavolino.

-Alle nove. Ci hanno detto di essere tutti puntuali, chissà perchè.-

-Forse perchè non lo siete mai?-

Scoppiammo a ridere all'unisono, proprio mentre il cameriere arrivava al nostro tavolo guardandoci come se fossimo delle pazze scatenate.

-Volete ordinare qualcosa?- chiese incredibilmente scocciato, tantè che picchiettava addirittura il piede sul pavimento di marmo bianco.

Io lo guardai con una faccia che esprimeva tutto il mio scetticismo sulla sua persona -Ma va? Si, gradiremmo due cappuccini alla cannella e due brioches alla marmellata. Grazie.- lo liquidai subito, mentre lui assunse una posa ancora più scocciata e irritata. Nel farlo arricciò le labbra carnose ed era un vero spettacolo perchè sembrava proprio un castoro con il mal di pancia.

Larissa ridacchiò senza contegno guardandolo camminare a tutta velocità verso il bancone del bar.

-Quello ci sputa nel cappuccino.- dichiarò lei, smettendo immediatamente di ridere e adombrandosi, facendo ricomparire il suo solito broncio.

-Non li prepara lui.- sorrisi malvagia facendole l'occhiolino.

-Tornando a noi, so che anche la facoltà di lingue orientali ha un richiamo per oggi alle nove. Ho sentito Bea e ha detto che dovevano arrivare puntuali perchè avrebbero ricevuto una bella notizia.-

-Ora che mi ci fai pensare, la lezione non si svolge nella mia facoltà. Probabilmente dovremo svolgere un progetto in cui ci saranno anche loro, faremo un tirocinio all'estero da quanto ho capito.- risposi scostandomi per far posare in pace la nostra ordinazione al gentil cameriere.

Lei bevve un sorso del cappuccino constatandone la bontà con un sospiro poco incline al pubblico del bar e suggerì -Forse vi mandano in Cina, o in Giappone! E ti ritroveresti una Larissa molto invidiosa.-

Io quasi mi strozzai con un boccone di brioches, che avevo addentato come un orso bruno con un salmone bello succulento -Non esagerare. Si parla di un anno all'estero, l'ultimo per giunta e di una probabilità molto alta di rimanere li. Non credo di voler cambiare totalmente cultura. Già faccio fatica ad integrarmi con la mia, figuriamoci con una completamente opposta.-

-Non hai tutti i torti. Però sarebbe una bella esperienza, l'anno che hai passato a Londra ti era piaciuto, no?-

-Si, ma parliamo di due mondi diversi. E poi siamo costretti a spostarci, in Italia i laboratori di ricerca, ma soprattutto i fondi, non sono proprio ben forniti.-

-Ancora non sappiamo nulla, stiamo facendo delle ipotesi un po' campate per aria. Mi farai sapere.-

-Sicuro.- rispondo, chiudendo il discorso e lasciando che Lar si avventasse sulla brioches. Ah, cosa avrei fatto senza di lei?


Pagammo il conto e sotto l'occhio attento del nostro Mr Castorino come l'aveva soprannominato Lar, ci dirigemmo verso le nostre facoltà dividendoci all'entrata.

Secondo i moduli appesi nella bacheca all'entrata dovevo spostarmi nel piano più basso della struttura, nell'aula magna. Scesi le scale che mi sembrarono infinite e mi diressi verso la porta antipanico blu che mi permetteva l'ingresso nella classe di giapponese.

L'aula era praticamente vuota, a parte qualche studente del corso di lingue, vidi però la massa di capelli rossi appartenenti a Beatrice seduta in una delle file in centro, così la raggiunsi e mi sedetti pesantemente in parte a lei -Ciao, Bea.-

-Ehi, Carl, come stai?- mi chiese, guardandomi con i suoi occhioni azzurri.

-Bene, anche se avrei sicuramente dormito di più.- risposi, sprofondando nella poltroncina rossa. Le nostre aule non erano così comode, accidentaccio a loro.

-Oh, anch'io. Però oggi avremo una notiziona che varrà la pena della nostra limitata fase REM.-

-A quanto pare. Cos'è questa storia di un tirocinio con le nostre facoltà?- chiesi, mettendomi più comoda e rientrando sempre di più nella poltroncina.

-Beh, abbiamo entrambi un anno all'estero da completare e sembra che vogliano prendere due piccioni con una fava.- spiegai, torturandosi una ciocca di capelli sfuggita dal suo chignon malandato.

-Capisco. Spero non sia troppo lontano.- sbuffai senza ritegno.

-Puoi sempre scegliere.-

-Sai che sceglierei comunque di partire, sebbene non mi piaccia l'idea di continuare a spostarmi. Ma è un'opportunità troppo alta. E poi amo viaggiare.-

-Siamo proprio uguali. Anche se i tuoi occhi multicolor non li vorrei mai.-

Io risi di gusto, trascinandomi dietro anche lei e alcuni ragazzi che si erano seduti vicino a noi.

Gli occhi, una mia piccola particolarità. Cambiavano a seconda del tempo e dell'umore, passando dal verde prato al nocciola. Mentre lei con i suoi occhi azzurri e i capelli sembra davvero Anna dai capelli rossi, uno dei miei cartoni preferiti fin da piccola.

Questa ragazza si aggiunse alla nostra piccola cerchia di amicizie tre anni fa, ma diventammo subito inseparabili. Un amico in comune ci presentò e fummo subito pappa e ciccia, vi lascio immaginare quando ha conosciuto Larissa. Un casino infinito.

-Silenzio per favore!- richiamò, con molta fatica, l'attenzione un professore della facoltà di lingue.

-Grazie. Come sapete sia la facoltà in cui insegno sia quella di scienze biologiche necessita di un anno all'estero per compiere il tirocinio obbligatorio. Chi ha già sfruttato questa occasione può esimersi dal compierla nuovamente anche se noi la riteniamo in ogni caso un'opportunità da non sottovalutare.

Quest'anno abbiamo deciso di accettare la collaborazione altre volte offertaci dalle università di Seul, in Corea del Sud. Ecco perchè abbiamo pensato di unire le nostre facoltà e utilizzare quest'anno non solo come tirocinio e formazione delle due materie ma anche come un'opportunità di lavoro e vita per voi. Ovviamente dovrete trovarvi un appartamento, se quelli messi a disposizione non saranno più disponibili. I pranzi saranno offerti dalle università ma a tutto il resto dovrete provvedere voi, vi consigliamo quindi di trovarvi un lavoretto, anche quelli offerti gentilmente dalle università. Se avete intenzione di iscrivervi i moduli sono reperibili in settimana, insieme al programma. Per i laureandi in genetica che hanno intenzione di partecipare, le lezioni sono terminate. Dovrete imparare almeno le basi del coreano e rispolverare l'inglese. Per i libri di testo non preoccupatevi, la scuola provvederà a farveli avere.

Grazie a tutti per l'attenzione.-

Una volta che spense il microfono, nell'aula magna gremita di ben novanta studenti stupefatti si scatenò l'inferno.








NOTA: Saaaalve!

Allora, questa è la mia FF su questo gruppo e a dire la verità non volevo nemmeno scriverla, ma questa idea mi è balenata in mente e persisteva finchè non ho ceduto e l'ho scritta.
Lo stesso problema si è manifestato nel pubblicarla ma ho deciso di buttarmi!

Fatemi sapere cosa ne pensate, questa è una di quelle storie che praticamente si scrive da sola: una trama davvero molto semplice, personaggi ben definiti e con un carattere ben preciso. L'unica cosa abbastanza difficile è scrivere della cultura coreana con tutte le loro tradizioni dato che la mia conoscenza si limita a qualche libro e ad internet poichè non ho avuto la fortuna (purtroppo) di riuscire a farmi un bel viaggetto. 
Ma, mai dire mai: limita le idee.

Bene, sono curiosa di sapere se vi piace!
Alla prossimaa


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Ma che diavolo...- fu l'unica frase più o meno sensata che uscì dalla mia bocca ancora spalancata.

Lar è una veggente! Altro che Sibilla Cooman, lei era una vera e propria veggente nata. Me la immaginavo aprire un chioschetto con un turbante in testa alla stazione di Milano. Un unica parola: perfetta.

-Carl, chiudi la bocca, non vorrai che le mosche la usino come nuova casa per le vacanze.- affermò Bea, sempre gentile, mentre sfilava il telefono dalla borsa minuscola che aveva appoggiato sulla poltroncina rossa alla sua destra. Mi chiedevo come facesse a infilarci dentro qualunque cosa le servisse. E quando dico “qualunque cosa” intendo davvero tutto.

-Beh, se è solo per le vacanze...- sbuffai ironica, ma lei non dette nessun segno di avermi sentito, impegnata com'era a pigiare i tasti del telefono.

-Che dici di pranzare insieme a Lar? Ha appena finito la sua lezione di greco.- rispose, scrollando il telefono semplicemente perchè internet non prendeva. Una piccola innocente mania che avevo trasmesso a tutte le mie amiche, insieme all'insultare qualsiasi genere di tecnologia avanzata.

-Va bene. Ma prima andiamo a prendere i moduli, abbiamo finalmente l'occasione di fare un bel viaggetto insieme.- affermai sorridente, alzandomi da quelle sedie scomodissime e facendo segno alla mia amica di fare lo stesso.

Lei sospirò -Peccato che Larissa non possa venire.-

Il mio sorriso si spense in un attimo e ricambiai il suo sguardo triste, pensando alla mia povera amica sommersa da versioni di greco antico. Sicuramente una vacanza le avrebbe fatto bene.

Annuii mentre mi infilavo la borsa a tracolla, continuando a tenere il muso fino alla consegna dei moduli per l'iscrizione.

-Siete qui per il tirocinio?- ci chiese scocciata la segretaria. Ma oggi cosa avevano tutti?

Sembrava che chiunque fosse affetto da malumore.

-Si, grazie.- risposi, prendendo i fogli porsi dalla signora in rosso. Sì, in rosso. E dico solo una parola: completamente.

-Sapete già cosa fare, immagino.-

-Certo. Sa per caso tra quanto dovremmo partire?- domandò Bea, sgranando gli occhioni e facendola imbambolare per qualche secondo.

Peccato che si riscosse quasi subito -Un mese. Ecco i tuoi nuovi libri di testo.-

Rimasi di sasso, immobilizzata dalla testa ai piedi, ovviamente con una faccia da ebete. Un mese? UN MESE? Scherziamo, vero?!

-E io dovrei imparare il coreano, una delle lingue più complicate al mondo, in un maledettissimo mese? Cosa pensano che sia, Wonder Woman?- sbraitai, scioccata dalla notizia e totalmente fuori di me.

-Stai tranquilla, ce la farai senza problemi. Non è così complicato come sembra, fidati.- cercò di calmarmi la mia amica, rossa anche lei. Iniziavo a sviluppare un'avversione per quel colore.

Feci un respiro profondo, cercando di calmarmi -Beh, almeno avrò l'occasione di rivedere James.-




Due ore dopo


-JAMES?- urlò Lar, sputacchiandomi in faccia il suo toast al prosciutto.

Socchiusi gli occhi e cercando di evitare che pezzi non meglio identificati si infilassero nelle mie narici, mi tolsi con una manata praticamente metà toast dal viso, portandomi via anche il fondotinta che avevo applicato malamente nel bagno poco illuminato dell'università.

Almeno le occhiaie dovevano essere costantemente coperte, certe volte assomigliavo davvero a un piccolo panda.

-Si, James. Te ne ho già parlato, l'ho conosciuto due anni fa a Londra.-

-Lo sappiamo, genio. Potreste finalmente uscire insieme.- replicò Beatrice, con uno sguardo sognante mentre si portava alla bocca un grissino. Senza alcun successo, posso affermare, poiché finì per infilzarsi una guancia.

E io ovviamente le scoppiai a ridere in faccia, seguita da Lar e subito dopo da una rossa leggermente confusa. Beh, frustarsi la faccia con un surrogato del pane può rendere un po' scioccati, lo capisco.

-Mi duole distruggere i vostri sogni da wedding planners ma io e lui siamo solo amici. E poi ha una fidanzata.- ribattei, asciugandomi le lacrime con le dita.

-Poco male, troverete sicuramente qualche bel mandorlone.- ridacchiò Larissa, tentando una faccia ammiccante.

Io e Bea ci guardammo sconvolte e biascicammo un -Aiuto.- per poi rimetterci a ridere, sotto i tentativi di ridurci in cenere della nostra leoncina.

-Dai, smettetela. Devo rientrare, ho una lezione.- ci liquidò Lar, alzandosi e costringendoci a seguirla fuori dal bar.

-Agli ordini capitano.- esclamai, eseguendo anche un perfetto saluto militare.

-Anche noi abbiamo lezione. Coreano, neanche a farlo apposta. Su, sbrighiamoci!- gesticolò Bea come una piovra impazzita.

-Va bene, va bene. Mi sto muovendo, non serve che mi trascini!- niente da fare, mi aveva arpionato un braccio e ora mi stava tirando come un cane che ha puntato un albero.

Salutai con la mano libera Lar che intanto rideva sotto i baffi mentre cercavo di liberarmi dalla sua stretta di ferro.

Dopo pochi, patetici tentativi mi arresi e mi lasciai trascinare per scale, corridoi e infine arrivammo nella nostra aula già piena di universitari che conoscevo benissimo.

-Ciao, Carl! Hai deciso di venire anche tu?- mi chiese Andrea, un ragazzo del mio stesso corso.

Apri la bocca per rispondere ma la mia simpatica amica mi precedette -Si, ha deciso di partire con me. Ora se non ti dispiace vorremmo prendere posto.-

Lui si irrigidì e la scrutò malissimo. Feci in tempo a mimare un “scusa” con le labbra prima che lei si riappropriasse del mio braccio per indirizzarmi verso i posti da lei considerati migliori.

Hai pazzi si da sempre ragione, no?

-Ricominceremo dalle basi vero?- balbettai, preoccupata per la mia prima lezione in una lingua a me totalmente sconosciuta. Non sono mai stata una cima nelle lingue, l'inglese l'ho imparato a furia di studiarlo e poi l'anno all'estero aiuta davvero tanto. Per il resto ero completamente persa. Buio totale.

-Annyeonghaseyo. Oggi ricominceremo dalle basi, per i laureandi della facoltà di genetica. Spero che si sviluppi in voi un amore e una forte passione per questa lingua meravigliosa. Sijag!

Gyogwaseoeul.-

Quaranta persone su una classe di sessanta si mosse per frugare nelle rispettive borse.

Il restante venti, tra cui vi facevo parte anchio, guardava l'insegnate a bocca aperta sentendosi stupido e molto confuso.

Solo un pensiero mi continuava a balenare in mente... Idiota. Sono un'idiota.










NOTA: Salve a tutti!!
Nella scorsa nota mi sono scordata di dirvi che pubblicherò più o meno ogni settimana, cercando ovviamente di essere il più costante possibile.
Spero che la storia vi stia piacendo, so che siamo solo al secondo capitolo e non avete ancora un'idea di come si svilupperà la storia (a dire il vero non c'è l'ho nemmeno io) ma spero comunque che vi ispiri almeno un pò!

Alla prossima!


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-Caaaaarl, sbrigati o perderemo l'aereo!-

-Si, signorina Sangari, si sbrighi! Non abbiamo tutto il giorno!-

-Carlotta, mi aiuti con la borsa?-

-Carlotta, ha preso il passaporto?-

-Carlotta non hai dimenticato nulla, vero?-


Il mio cervello stava minacciando di partire per una vacanza alle Hawaii, altro che Corea e laboratori di genetica.

Il mio nome non era mai stato nominato così tante volte in tutta la mia vita, sembrava che tutti avessero un'improvvisa urgenza di parlare con me. O chiedermi qualunque cosa passasse per il loro piccolo cervellino poco sviluppato. Accidenti a loro.

Si, mi rendo conto di essere leggermente acidula ma volare non mi è mai piaciuto particolarmente, mi ha sempre messo inquietudine e tanta ansia addosso.

Inoltre i toni lagnosi dei professori, dei miei compagni e dei miei genitori non facevano che innervosirmi di più.

Potete benissimo immaginarmi come un toro inferocito e sbuffante, che tentava di incornare chiunque le rivolgesse la parola.

-Carl, telefonaci spesso mi raccomando.- mi disse mia madre con un tono incredibilmente severo, ovviamente finto che però riuscì a trattenere per pochi secondi e scoppiare a ridere avvolgendomi in un abbraccio stritolatore a cui si aggiunse anche mio padre, probabilmente sentendosi escluso dal gruppo.

-Certo. Ci sentiamo.- riuscii ad articolare, cercando di ricordare come si permetteva all'ossigeno di entrare in corpo. I miei genitori hanno questo piccolo difettuccio, sono assurdi e dolci allo stesso tempo ma non li cambierei mai.

Scivolai via dalle loro braccia e mi diressi verso il nostro gate, pronta ad imbarcarmi. Mi aspettavano ben dodici ore di viaggio prima di posare i miei piccoli piedini sul suolo coreano.

-Caaaaaaaaarl! Beeeeeeeeea! Non vorrete andarvene senza salutarmi, spero! Altrimenti è la volta buona che vi ammazzo.- ululò Lar, agitando le mani al vento come se dovesse scacciare un esercito di mosche. Sì, siamo strane.

-Laaaaaaar!- urlammo di conseguenza noi, girandoci in contemporanea e buttandoci letteralmente addosso a lei, abbracciandola.

-Ci mancherai.- piagnucolò Bea.

-Anche voi, tantissimo. Sentiamoci spesso, Skipe serve pure a qualcosa.-

-Ovvio. Appena atterriamo ti invio un messaggio. I nostri insegnanti si sono già premurati di consegnarci le schede coreane. Mai stati così previdenti.- commentai, prendendoli un po' troppo in giro e guadagnandomi un'occhiataccia ben assestata dal mio insegnante di genetica. Ups.

-Buon viaggio, ragazze.- ci salutò per l'ultima volta Lar, asciugandosi una lacrima che era appena scappata dalla palpebra inferiore.

Continuammo a salutarla con la mano, mentre ci incamminavamo verso le scale.

-Sei pronta?- mi chiese Bea, infilandosi un auricolare nelle orecchie e facendo partire la musica a tutto volume.

-Sempre.- risposi solenne, per poi scoppiare a ridere e salire finalmente sull'aereo.

Dopo molti spostamenti e vari problemi a decidere che posti occupare, come se ce ne fossero molti, finalmente decollammo e io mi rilassai leggermente.

La prima parte era andata bene, ora bisognava solo sperare di non cadere.

-Vuoi una cuffia?-

-No, grazie Bea. Leggo un po'.-

Lei alzò le spalle e si rinfilò la cuffietta. Guardai il mio libro e pensai al momento critico della preparazione della valigia e a tutti i libri che non avevo potuto prendere su. Il peso era quello che era, purtroppo.

Me li sarei fatta spedire, non vi erano dubbi. Senza i miei libri non sarei riuscita a vivere, così come senza la mia chitarra.

Aprii la prima pagina di “Emma” di Jane Austen e mi immersi nella lettura, sperando di distrarmi da quel volo infinito.

-Carlotta, svegliati!-

Mi riscossi velocemente, aprendo gli occhi e pronta per fulminare chiunque avesse osato destarmi dal mio sonno profondo.

Due occhi azzurri fuori dalle orbite mi fissavano.

-Che c'è?- risposi in malo modo, sistemandomi meglio sul sedile, ora diventato scomodissimo.

Avevo dormito in una posizione indecente: le gambe accartocciate sul sedile, le braccia incrociate e il busto piegato verso il finestrino prima oscurato. Ora la vista delle case illuminate mi aveva incantato, facendomi letteralmente spiaccicare sul vetro.

-Stiamo volando sopra la Corea. Tra poco atterreremo.- fece lei, sedendosi più comoda e inclinando la testa verso di me.

-Oh, bene.- farfugliai, troppo presa ad osservare quell'incredibile continente illuminato in modo abbagliante. Era decisamente uno spettacolo meraviglioso.

-Ragazzi, ci siamo!- confermò l'insegnante di coreano.

Quando percepii la discesa dell'aereo, iniziai a pensare seriamente al mio testamento.



-Terraaaaaaa!- gridai non appena misi un piede sulla terra ferma.

-Come sei melodrammatica.- mi liquidò Bea, tentando di essere superiore.

-Ma smettila che anche tu all'atterraggio minacciavi vomito.- ribattei imperterrita e senza pietà.

Lei sgranò gli occhi e spalancò la bocca, in una posa incredula decisamente finta.

-Come attrice falliresti prima ancora di debuttare.- ridacchiai, ricevendo uno scappellotto sul collo che mi lasciò un bel segno rosso.

-Forza, forza che la Korea University ci aspetta.- sbraitò un altro insegnante di lingue, sputacchiando un po' in giro.

Alzai gli occhi al cielo e mi diressi verso i pullman che avrebbero dovuto portarci all'università in questione.

Buttai malamente la valigia insieme alle altre e conquistai il posto vicino al finestrino, non senza le continue proteste di Bea.

-Hai chiamato James?- mi chiese, utilizzando gli occhiali da sole come cerchietto per tenere indietro i capelli. Dopotutto era notte qui.

-Non ancora. Gli mando un messaggio.- sospirai, prendendo il cellulare dalla borsa.

Lei annui e sprofondammo nel sedile, una con le sue inseparabili cuffiette e io con la faccia appiccicata al finestrino. Niente di nuovo, insomma.


A: Jamesuccio

Jaaaaaaames! Ho appena messo piede sul suolo coreano. Dobbiamo riuscire a vederci il prima possibile.


DA: Jamesuccio

Finalmente! Sai già dove dormirai?


A: Jamesuccio

Al dormitorio dell'università, in teoria.


DA: Jamesuccio

Sapete già se avrete i posti?


A: Jamesuccio

No, non sappiamo ancora nulla. Dovrò anche trovarmi un lavoro... conosci qualcuno?


DA: Jamesuccio

Penso di si. Tienimi aggiornato, nel caso passo a prenderti.


A: Jamesuccio

Sai, come tassista avresti il lavoro assicurato. Grazie.


DA: Jamesuccio

Lo so. Non pensare di passarla liscia, voglio un pagamento. Un abbraccio basterà.


A:Jamesuccio

Affare fatto.


Era uno dei ragazzi più dolci che avessi mai conosciuto. Jenni aveva fatto proprio un bell'affare e anche lui, quella ragazza era davvero un'amore.

Ti facevano sperare che i colpi di fulmine esistessero davvero.








NOTA: Salveeeeee!

Come state? Io penso di stare per morire, ho troppi impegni caspiterina!
Comunque, spero che questo capitolo vi piaccia, finalmente Carotta arriva in Corea e beh, dal testo capite bene quanto sia fuori di testa...

Vorrei ringraziare chi ha messo questa storia tra le seguite, spero che andando avanti questo piccolo parto della mia mente bacata continui a piacervi!
Inoltre, beh direi di ringraziare anche quella santa donna mangiatrice di pollo a tradimento che mi ha recensito! Aspettatti una bella sorpresa per domani...

Buon pomeriggio e alla prossimaaa!


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Mi dispiace signorina Sangari, ma i posti sono limitati.”


Ecco una frase che mi fece uscire di testa. Ma proprio a me dovevano capitare tutte le sfighe di questo mondo?

Beh, non proprio a me...diciamo a dieci del mio corso.

-Non preoccuparti, James ti darà una mano, no?- mi consolò Bea, abbracciandomi dolcemente -Stanotte puoi dormire con me, ci stiamo nel letto.-

-Ti ringrazio. Chiamo James e vedo se può procurarmi qualcosa. Non saprei proprio dove girarmi.-

La mia amica fece un verso scocciato e prese a svuotare la valigia, rabbiosa.

Misi una mano sul ricevitore e chiesi -Bea, ma che ti hanno fatto quei poveri vestiti?-

-Niente! Ma che cavolo, per una volta che avevamo la possibilità di farci una piccola vacanza insieme, non hanno una misera brandina per te!-

-Calma, ora cerco di rimediare. Non saremo vicine ma vedrai che ci divertiremo lo stesso.-

Sgranò gli occhietti azzurri e fece per parlare, quando la persona che stavo chiamando rispose al telefono con un forte accento britannico.

-junbiga doesyeossseubnikka?-

-Ciaaaaaao Jamesuccio!-

-Caaaaaarl! Ciao, come stai?-

-Beh, agitata. E molto.-

-Non hai il posto dove dormire vero?-

-Esatto. Qualche suggerimento?-

-Si, ti offro un appartamento, nuovo appena ristrutturato.-

-Per fortuna che fai il coreografo. Ti sei dato alle agenzie immobiliari?-

-No, simpaticona. E' il vecchio appartamento di Jenni, che non ha ancora venduto.-

-Non ho molte altre alternative. Non posso certo passare un anno in un albergo. L'affitto?-

-Ma che affitto. Basta che mi dai il si per il lavoro di cui ti ho parlato per messaggio.-

-Qui gatta ci cova. James, che razza di lavoro è per farti arrivare a non farmi pagare l'affitto?-

-Nulla... ti spiego non appena ci vediamo. A che università sei? Ti passo a prendere.-

-Sono alla Korea University. Ma davvero, non serve. Dimmi dove si trova l'appartamento e poi vengo con i servizi pubblici.-

-Meglio di no. Fatti trovare fuori tra qualche minuto.-

-Ma io...-

-Tuuu,Tuuu,Tuuu-

Fissai il telefono interdetta. Ma che cattiveria! Mi aveva chiuso deliberatamente e con molta poca galanteria il telefono in faccia.

Altro che i famosi galantuomini britannici. Tutte balle e questa ne era la prova.

-Allora?- mi chiese Bea, che per tutta la conversazione era rimasta a fissarmi.

-Ho un appartamento e un lavoro a quanto pare.- balbettai, ancora scioccata dalla velocità della cosa.

Magari fosse stato così sempre. Avevo solo la fortuna di avere un amico con molti contatti.

Beh, dopo una marea di sfighe, una bella botta di fortuna ci voleva.

-Però, che fortuna sfacciata.-

Annuii, mentre raccattavo la mia valigia e aprivo la porta -Io vado, domani ti passo a prendere?-

-Certamente, andiamo insieme al discorso di apertura. Buona fortuna e chiamami per farmi sapere com'è l'appartamento.-

-Ovvio. Qualcosa mi dice che passerai molto spesso la notte da me.- ridacchiai divertita.

-E te lo domandi anche? Dovrebbe essere scontato!- mi rispose, fintamente sconvolta.

E con una grossa risata mi chiusi la porta alle spalle.


-Finalmente sei arrivata! Mi stava crescendo la barba di Gandalf.- sbraitò il gentiluomo inglese dal finestrino della sua Volvo grigia.

-Che battuttona. Piuttosto aiutami con la valigia, britannico dei miei stivali.- alzai gli occhi al cielo, mentre lui se la rideva tutto contento.

-Ti offro un passaggio, un tetto sopra la testa, un lavoro... e mi fai pure sfacchinare?-

-Ecco, sempre il solito. E io che pensavo che Jenni ti avesse inculcato almeno un po' di gentilezza coreana.- sfiatai, mentre caricavo la mia super valigia nel baule della sua macchinina.

-Ti ricordo che Jenni è solo per metà coreana e ha vissuto tutta la sua vita in Inghilterra.-

-Anche tu, ma la cavalleria non sai cosa voglia dire.- ribattei, sbattendo con forza il baule.

-Bah, la solita ingrata.- mi liquidò, aprendomi da dentro la portiera.

-Non sono cambiata affatto, visto?- mi sedetti pesantemente, allargando le braccia per mostrare i miei vestiti spiegazzati, i capelli aggrovigliati, il trucco sbavato... insomma una bomba sexy.

-Vedo,vedo. Su abbracciami, sweetheart.-

Ci abbracciammo di slancio, dandoci anche una bella craniata, dopodichè lui accese la macchina mentre io chiudevo la portiera.

-Allora dov'è questo appartamento?- chiesi curiosa di scoprire qualcosa di più su quella metropoli completamente sconosciuta.

Si, avevo passato un mese ad imparare le basi del coreano, malamente aggiungerei, ma della città non sapevo praticamente nulla.

La cultura coreana era anche quella un mistero, anche se parzialmente fugato dalla mia santa amica che mi aveva spiegato qualcosa.

-Ora lo scoprirai. Non posso rivelarti molto ma sappi che la riservatezza è d'obbligo.-

-Ma come? Io avevo già in mente di dare delle mega festone...- incrociai le braccia, mettendo il broncio.

-Scherzi, vero?- chiese lui, fermandosi ad uno stop.

-Certo. Avevo intenzione di invitare solo Bea. Cavolo, ci conosciamo da due anni e ancora non capisci quando scherzo? Siamo messi piuttosto male, qui.-

-Hai ragione. Beh, Bea penso che tu la possa invitare, ma non troppe persone.-

-Mi vuoi spiegare che sta succedendo? C'è un laboratorio nazionale che fa esperimenti su gas letali ?- domandai, sfinita dal suo fare misterioso.

Mi sistemai leggermente la casacca bianca che indossavo: era lunga fino a metà coscia, a maniche lunghe e copriva quella piccola ciccetta in mezzo alle gambe. Sotto indossavo dei pantaloni molto stretti, quasi dei leggings con una fantasia strana, tra i pois e i rombi, ovviamente risvoltati visto che il mio metro e cinquantasei non mi permetteva di indossare pantaloni normali. Vendevano solo vestiti o jeans adatti per modelle rinsecchite con gambe lunghissime e io povera mortale, dovevo adattarmi.

-Certo e io ti farei vivere sopra. Conoscendoti distruggeresti la città in un nanosecondo-

-Vedo che hai un alta considerazione di me.- commentai offesa, beccandomi un'occhiataccia a dir poco spaventosa -Va bene, va bene ho capito. Poche persone.-

Lui sospirò -Per ora sappi che la riservatezza deve essere totale, poi vedremo.-

Alzai le spalle e posai la testa contro il finestrino che iniziava ad appannarsi, segno di un elevata differenza di temperatura tra l'abitacolo in cui viaggiavamo e l'ambiente esterno.

Fuori solo con una maglia a maniche lunghe faceva un po' freschino, eravamo a ottobre ma qui il tempo era più esagerato che da noi. Non aveva mezze misure: in inverno faceva freddissimo e in estate faceva caldissimo. Beh, senz'altro non mi sarei annoiata.

-Carlotta, siamo arrivati.- mi riscosse dai miei pensieri James, scuotendomi leggermente la spalla.

Mi stiracchiai mentre mi giravo a guardarlo.

-Hai sonno, vero? Tranquilla, sarà questione di pochi minuti.-

Lo sbadiglio che stavo emettendo si fermò immediatamente lasciandomi con le fauci spalancate -Come scusa?-

-Oh, le luci sono accese perciò stasera conoscerai i tuoi vicini che forse diventeranno i tuoi datori di lavoro.- sorrise, mentre mi guardava con condiscendenza. Intanto i miei occhi minacciavano di uscire dalle orbite. Tutto tranquillo: sono assonnata, sembra che un cuculo abbia deciso di formare un nido con i miei capelli, i vestiti stropicciati da dodici ore di aereo più una di pullman, il trucco sbavato per la stessa ragione... sono proprio perfetta per un conoscere gente.










NOTA: Ri-salveeeee!

Ok, questo capitolo è stato postato in seguito all'altro solo come regalo e la persona in questione lo sa ;)
Cosa ne pensate?? Io amo la protagonista, soprattutto perchè le sue uscite strane mi vengono di getto, insomma si scrivono da sole!

Ora, lo scrivo subito così tagliamo la testa al toro: penso di pubblicare ogni 5 giorni/ una settimana, anche se adesso arrivano le vacanze e avrò sicuramente più tempo...

Bene, allora alla prossimaaaa!


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Spero tu stia vivamente scherzando. Altrimenti potrei rischiare di investirti con la tua bella Volvo.-

Lui fece una risatina nervosa e uscì velocemente dalla macchina, chiudendosi con un rumore sordo la portiera dietro le spalle.

Aprii il baule e tirò fuori la mia valigia, senza dire una parola ma con un cipiglio molto preoccupato.

-Ti sei ricordato solo ora cosa significhi “essere gentili”?- ironizzai, chiudendo il baule e cercando di sfilargli la maniglia della valigia dalle mani, con scarso successo.

-No è che se ho la tua valigia non puoi scappare.- sussurrò, sempre più preoccupato e spaventato.

Iniziava a inquietare anche me.

-Ok, se vuoi uccidermi e farmi a fettine non pensare che mi preoccupi per la valigia.- scherzai, cercando di farlo ridere un po' ma niente di niente. L'allarme che c'era nella mia testa aveva iniziato a suonare.

-Andiamo.- disse lapidario.

Aveva parcheggiato davanti ad una villetta a se che però sembrava collegata con un'altra, situata proprio in parte. Avevano il giardino in comune, così come un grosso “corridoio” esterno alle case che le collegava.

Entrammo dal cancellino basso, e io lo richiusi dietro di me, stando attenta a non sbatterlo come facevo con praticamente qualunque cosa.

Mi condusse verso la seconda casa seguendo la stradina che si divideva in due per portare all'ingresso delle rispettive villette.

Nella prima tutte le luci erano accese e quando dico tutte intendo proprio tutte. Chissà quando dovevano pagare di bolletta, probabilmente una cifra esorbitante.

Pensai a questi vicini così riservati e che forse sarebbero diventati i miei “datori di lavoro”, di che cosa non si sa. Ma chi diavolo faceva una specie di colloquio a mezzanotte, un mafioso?

-Prego, prima le signore.- mi aprì la porta James, facendomi entrare nel suo appartamento che sarebbe diventato il mio per quell'anno.

Azionò l'interruttore, proprio in parte alla porta d'ingresso e si illuminò un grosso lampadario che faceva luce per tutto il soggiorno. La casa era...diversa. Si, diversa da quelle in cui ero abituata io.

-Fermaaaaa!- ululò James, prendendomi per il braccio e spingendomi indietro,fino all'ingresso.

-Che c'è? Sei impazzito di colpo?!-

-Togliti le scarpe.- ordinò e quasi non lo strangolai. Bea mi aveva detto di questa usanza, ma non credevo di doverlo fare persino in casa mia o sua, dipende dai punti di vista.

-Uff, va bene.- lo accontentai, subito dopo mi diressi verso il centro del salotto. Sembrava più un Loft, il salotto era collegato con la cucina, anche se era parzialmente coperta da un muro, al centro della sala vi era un divano nero ad angolo con davanti un televisione e in parte una poltrona.

La cucina era ben fornita, con un tavolo molto grande e tantissime sedie, più un isola al centro.

Dal salotto partiva lateralmente una rampa di scale nere, molto moderne senza lo scorrimano che portavano al piano superiore dove vi erano tre stanze: due camere da letto e un bagno.

Io scelsi la prima, con un letto matrimoniale gigante e un armadio a parete. Non mancava la scrivania e un computer. Il mio non si sarebbe sentito solo.

Scesi di nuovo dalle scale e notai che aveva posizionato in un angolo della stanza una libreria che occupava tutta la parete, vuota ovviamente e delle lavagnette con i pennarelli annessi. Ma che bravo, aveva pensato a tutto.

-Carl? Finalmente sei arrivata, pensavo fossi stata inglobata dal materasso.- disse James, prendendomi in giro senza pietà. Io intanto stavo ammirando la libreria e pensando a tutti i miei libri, perciò gli davo la schiena. Non attribuii neanche molta importanza alla risatina che sentii.

-Non sarebbe stata una brutta morte. E devo ammettere che ho pensato di lanciarmici sopra. Ma non riuscivo a starti lontano.- risposi, spostandomi i capelli su una spalla. Avrei dovuto tagliarli in Italia, mi arrivavano a metà schiena. Cespugliosi e lunghi, una combo terrificante.

-Oh, ma quanta dolcezza! Non pensavo di starti così a cuore.-

-Veramente parlavo della libreria.-

Alla grossa risata che partii dovetti girarmi perchè la voce non assomigliava per niente a quella di James.

-Ma che..- iniziai ma la mia bocca rimase aperta senza possibilità di richiuderla. O di finire la frase.

Avevo davanti ben dodici ragazzi, tutti giovani e tutti con colori di capelli improponibili. E truccati più di me. Oddio.

-Carlotta, ti presento i tuoi nuovi vicini, gli EXO.- li presentò James, tutto contento per la mia reazione anche se vedevo che ci era rimasto male alla mia battutina.

-Ehmm, ciao.- salutai in coreano agitando la mano e tutti si inchinarono, ricambiando.

Mi avvicinai a James che mi presentò uno per uno tutti loro, stordendomi con i mille nomi che avevano e che mi sarei dimenticata subito.

Dopo averli salutati mi girai fulminando James, tantè che se prima aveva messo il suo braccio intorno alle mie spalle per guidarmi, ora l'aveva tolto in tutta fretta e li aveva alzati entrambi per portarli davanti a se in segno di resa.

-Ma che diavolo ti è saltato in testa? Cosa dovrei fare con dodici ragazzi?- sbraitai in inglese, avanzando lentamente verso di lui. Non volevo urlare in coreano, uno perchè non volevo farmi sentire e due, beh non mi trovavo molto con quella lingua.

-Dovresti solo fare le pulizie. E magari preparagli da mangiare. Ti pagano, tranquilla.- cercò di calmarmi lui.

-Ti sembro per caso una golf? E poi mi spieghi perchè tutta questa riservatezza?- continuai ad alzare la voce, rendendomi conto che i ragazzi mi guardavano come se fossi pazza ma ovviamente non mi importava. Dovevo fare da babysitter a dodici ragazzi? Non esisteva.

-Beh, loro sono un gruppo famoso. Non li conosci?- mi chiese anche se una mia occhiata gli diede la risposta che voleva.

-No,okay. Loro sono uno dei gruppi più famosi della Corea del Sud, sotto la casa discografica SM. Io sono il loro coreografo.- mi spiegò, solenne.

-Ah, bene. Quindi non devo far sapere a nessuno dove vivo o che lavoro faccio perchè altrimenti si rischia un attentato terroristico? Mi fa molto piacere.- risposi sarcastica, andando a spostare la valigia dall'ingresso e posizionandola vicino alle scale.

Uno dei dodici ragazzi, biondo e davvero molto alto, ridacchiò coprendosi la bocca con la mano cercando di soffocare le risate.

-Già, dimenticavo. Kris capisce l'inglese e lo parla anche molto bene.- esclamò James, cercando di sviare il discorso. Effettivamente avevo notato che lui era l'unico dei ragazzi a guardarmi normalmente non come un aliena appena atterrata sulla terra.

-Bene, almeno ho qualcuno con cui parlare una lingua che conosco.-

-Perchè non conosci la nostra lingua? Eppure ci hai salutato in un coreano perfetto.- mi chiese, spostando il peso su una gamba.

-No, lo conosco davvero poco. L'ho studiato giusto per un mese, per sapere almeno le basi prima di spostarmi qui.- feci, incrociando le braccia.

-Ti possiamo aiutare noi. Lavorando a stretto contatto, imparerai a parlarlo perfettamente. Dopotutto è la sola lingua che anche gli altri capiscono. Testoni, non hanno mai voluto imparare l'inglese.- affermò, guardandoli molto male.

-Veramente io non ho ancora accettato.- ribadii, guardandolo un po' storto.

-Pensala come un'esperienza, imparerai il coreano e le tradizioni. Non ti ruberemo molto tempo, solo quello che deciderai tu di dedicarci.- riprovò Kris, tentando di convincermi.

E va bene. Ma sia chiaro che io non sono una cuoca provetta e i letti li rifaccio come voglio io.- sbuffai piuttosto treatralmente, per niente contenta di come si stava sviluppando la cosa. Però avevo davvero bisogno di un lavoro e mi stavano dando molto spazio, per di più era in parte al mio appartamento. Tutto era a suo favore, tranne che avrei dovuto lavare la biancheria di ben dodici ragazzi e avrei dovuto pulire il loro casino. Per non parlare del cibo, tutti i ragazzi si comportavano come orsi affamati a tavola e non pensavo che in Corea, per quanto siano educati, fossero diversi dagli occidentali. Iniziavo a sentirmi male, quasi rimpiangevo l'aereo.

-Sai, in teoria non dovresti dettare tu le condizioni.- si intromise nella conversazione James, distogliendomi dalle mie importantissime constatazioni.

Io alzai gli occhi al cielo e feci a Kris di andare avanti. Lui annuii -Bene, noi siamo impegnati dalla mattina fino all'ora di pranzo, abbiamo due ore libere e poi dobbiamo ritornare ad allenarci. Torneremo per cena.-

-Che orari stressanti! Io ho lezione la mattina, il pranzo ci viene offerto dall'università ma a questo punto mi conviene tornare a casa. Poi il pomeriggio dipende, le ore di laboratorio cambiano in continuazione.- ribattei, cercando di non pensare alla difficoltà di incastrare i vari impegni.

-Allora per le pulizie verrai quando puoi durante la giornata. A pranzo e a cena puoi rimanere da noi, se ti va.-

-Sei molto gentile, ma bisogna vedere loro cosa vogliono fare. E poi non voglio rompervi troppo le scatole, se avete tutto questo lavoro da fare sarete stanchi morti.-

-Che animo gentile.- commentò James, che fu subito messo a tacere da una mia eloquente occhiata.

-Allora ci vediamo domani mattina per la colazione? Alle 7.00?- mi sorrise il biondo ossigenato.

-Certo. Annyeonghi jumuseyo.-

-Gamsa.- esclamarono in coro, sparendo piano piano dalla porta di legno che portava al corridoio che collegava le due case.

-Buonanotte anche a te, Jamesuccio dei miei stivali. Salutami Jenni.-

-Certamente. Buonanotte, Carl e grazie.-


Avevo un solo pensiero fisso in testa. Dormire.

Avrei pensato il giorno dopo al casino in cui mi ero infilata.







NOTA:  Ciaaaaaaaaaao!

Come state? Finalmente la scuola è finitaaaaaaaaa!
Bene, probabilmente non ve ne fregerà una beata cippa, ma io ve lo dico lo stesso!
Aaaaallora, ecco che spuntano gli EXO come dei piccoli funghetti... e chi lo sa che guai combineranno?

Al prossimo capitoloo!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Driiiiin!


-Ma che cavolo..- sbraitai, aprendo un solo occhio e cercando con non so quali poteri mentali di spegnere quel maledetto aggeggio che suonava imperterrito ed incurante delle mie maledizioni.

Sicuramente in quel momento non funzionavano, così allungai un braccio e la spensi toccacciando il display del telefono.

Spinsi indietro il lenzuolo che mi copriva e mi stropicciai gli occhi tentando invano di trattenere uno sbadiglio.

Mi alzai dal letto notando solo in quel momento che avevo indosso gli stessi vestiti della sera prima, il che era abbastanza preoccupante. Ero talmente stanca che nel momento in cui avevo toccato il letto ero entrata nel mondo dei sogni.

Il jet-lag era davvero terribile e non avevo ancora recuperato le ore di sonno, quindi era facile immaginare quanto la mia faccia fosse terrificante.

Guardai l'ora sul cellulare e all'alba delle 6.30 del mattino dovevo attivarmi per essere almeno presentabile. Dovevo presenziare all'accoglienza da parte della Korea University e preparare la colazione per ben dodici individui che non conoscevo minimamente.

Inoltre non sapevo nemmeno come arrivarci visto che James mi aveva lasciato senza darmi una misera indicazione su dove mi trovavo. Sapevo che Seul era divisa in distretti, una sorta di Hunger Games praticamente, ma non conoscevo il distretto in cui abitavo, di conseguenza non sapevo come arrivare all'università.

Decisi che avrei chiesto a Kris indicazioni, dopotutto lui era sicuramente più pratico della zona e parlava inglese. Una qualità da non sottovalutare mai, anche perchè in coreano riuscivo solo a chiedere “dove sono?”

Aprii la porta della mia camera e mi diressi verso le scale, decisa a prendere dei vestiti puliti e il mio beauty da viaggio per rimettere in sesto, per quanto potevo, la mia faccia terrificante.

Scesi le scale stando particolarmente attenta a non inciampare, non volevo iniziare il mio primo giorno di tirocinio con un livido sulla guancia.

Raggiunsi la valigia e tirai fuori una blusa semplice bianca, dei pantaloni classici gli unici che mi arrivavano alla caviglia e recuperai le mie scarpe classiche nere dall'uscio. Arraffato l'intimo, calze e beauty mi diressi di nuovo al piano di sopra, lanciando il tutto sulla scaffalatura che si trovava in bagno.

Mi feci una doccia veloce e mi truccai leggermente: una sottile linea di eyeliner, matita nera nella rima interna e tanto mascara.

Uscii dal bagno con ancora i capelli bagnati, decisa a lasciarli asciugare naturalmente e preparai la borsa per l'università, con tanto di camice bianco e libri.

Ero pronta per preparare la colazione ai famosi EXO, di cui io ovviamente non sapevo nulla e non mi ero minimamente informata. La mia capacità di indifferenza era quasi assurda.

Appena misi piede nel corridoio che collegava le nostre case, notai che alla loro porta mi attendevano delle ciabattine rosa con un coniglio bianco stampato sopra.

Le guardai schifata, io odiavo il rosa confetto. A dire il vero avevo sviluppato una forte avversione per tutte le sfumature del rosa, grazie a mia madre che fin da piccola coglieva ogni occasione per vestirmi con quel colore infernale.

Le indossai conscia della tradizione coreana di togliersi le scarpe prima di entrare in casa, anche perchè immaginavo fossero li ad aspettare proprio me. Per la mia immensa gioia, s'intende.

Spalancai la porta ed entrai ciabattando, guardandomi intorno alla ricerca della cucina. Ovviamente nessuno mi aveva detto nulla perciò andai completamente alla cieca, osservando il salotto in cui ero sbucata.

Le nostre case erano praticamente uguali come disposizione delle stanze, che fortuna!

Andai diretta in cucina, aprendo tutti gli sportelli che avevo davanti trovandoli quasi tutti vuoti se non per due scatole di cereali. Bene, avrebbero dovuto accontentarsi.

Aprii il frigo alla ricerca di qualcosa che fosse commestibile e trovai solo un cartone di latte e qualche bottiglietta di acqua.

-Carl! Finally!!- urlò qualcuno alle mie spalle, facendomi fare un salto talmente alto che se fosse stato presente il mio insegnante di ginnastica delle superiori mi avrebbe dato un dieci e lode. Ed io avevo sempre una media che sfiorava il sei, il che è tutto dire.

Per fortuna avevo arpionato il latte, altrimenti i cereali li avrebbero sgranocchiati come cricetini oppure avrebbero dovuto mungere una mucca.

-Mio Dio, se volevi uccidermi ci stavi quasi riuscendo.- balbettai, posando il cartone sull'isola davanti a me e appoggiandomi al frigo.

-Scusa, pensavo non arrivassi più.- rispose, sedendosi direttamente sopra l'isola. Io guardai l'orologio ed erano solo le 6.50.

-In realtà sono in anticipo. Passando a cose serie, latte e cereali? Ma come diavolo fate a vivere?!- chiesi, prendendo le ciotole da una mensolina e iniziando a versare il latte.

-In effetti avremmo bisogno di comprare qualcosa.- commentò lui, spostandosi verso il tavolo e accomodandosi su una sedia.

Una mia eloquente occhiata lo fece ridacchiare ma smise subito quando entrarono due ragazzi di cui non ricordavo il nome. Strano, eh?

Si buttarono letteralmente sulle sedie, spanciandosi sul tavolo e sbadigliando come bradipi assonnati.

-Cosa mangiate solitamente? Devo comunque uscire per fare la spesa, perciò fatemi una lista che la faccio anche per voi. Appena sono in università mi faccio indicare un posto vicino e conveniente.- chiesi, passando al coreano e cercando di mettere in pratica quello che avevo imparato.

Loro si tirarono su subito, come scottati e mi guardarono sconvolti. In quel momento mi preoccupai, un pensiero davvero brutto si stava facendo largo nella mia mente...che diavolo avevo detto?

Guardai Kris in cerca di aiuto e lui annui sicuro -Tranquilla, hai parlato correttamente. Immagino siano un po' scioccati, ieri hai parlato praticamente solo inglese.-

Feci un sospiro di sollievo e servii le ciotole ai tre ragazzi mentre i restanti nove facevano il loro ingesso proprio in quel momento, tutti rigorosamente in pigiama.

-Per rispondere alla tua domanda, la colazione è sempre questa, per pranzo e cena sbizzarrisciti. Abbiamo una cuoca italiana, decidi tu.- disse in coreano, ottenendo cenni affermativi e contenti dagli altri. Uno batté addirittura le mani.

-D'accordo. Un'altra cosa, ho davvero bisogno di un'informazione. Sapete come fare per raggiungere la Korea University? I miei insegnanti ci hanno consegnato un abbonamento valido per qualunque mezzo ma non so quale prendere!- feci, servendo le ultime tazze.

-Non c'è bisogno di prendere mezzi pubblici, siamo abbastanza vicini.- rispose un ragazzo moro, con un taglio davvero improbabile ma che a quanto potevo vedere andava davvero di moda in Corea, e degli occhi grandissimi. Mi ricordavo di lui, si chiamava D.O.

Mi spiegò la strada da fare e anche dove si trovava un piccolo, nascosto supermercato vicino ai nostri appartamenti dove andavano spesso a comprare ciò che gli serviva.

Li ringraziai e dopo aver salvato uno dei ragazzi, quello con le orecchie a parabola, da un annegamento da latte uscii dal loro appartamento, salutandoli con un inchino. Mal riuscito, ovviamente.








NOTA: Saaaaaalve!

Passato delle buone feste? Abbuffati tutti per bene?
Io sono andata in giro per città, un Natale molto culturale!

Spero che questo capitolo vi piaccia, personalmente lo trovo un pò scarno ma non sono riuscita a fare di meglio.

Cooooomunque alla prossimaa!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Questi maledetti coreani! Prima o poi ne avrei fatto fuori uno, solo per vedere che diamine avevano al posto del cervello.

Ma è possibile guidare come dei piloti di Formula 1? Sbraitarti dietro perché ti sei soffiata il naso?

Si, è possibile. E che cavolo.

Rientrai in casa che era ora di pranzo, caricata come un mulo di sacchetti per la spesa e libri universitari sia in coreano che in inglese. Camminavo a onde come se fossi ubriaca e per poco non mi schiantai contro il divano.

Posai, o meglio lanciai con estrema delicatezza le borsine per terra, ringhiando e sbuffando come un bufalo impazzito.

Avevo portato per ben tre chilometri o anche di più almeno quaranta chili di roba, il tutto in sei sacchetti di cui solo uno era per me.

Mi tolsi le scarpe e afferrai le cinque borse, con la mia solita delicatezza di un elefante in una cristalleria, e mi diressi a grande falcate verso la casa di quel gruppo.

Aprii la porta senza nemmeno bussare e quando vidi le ciabatte rosa che mi aspettavano, rischiai di decapitare quel coniglietto che mi guardava con occhi luccicanti.

Due di loro erano sul divano, abbracciati a guardare uno show televisivo e ogni tanto ridacchiavano, mentre altri discutevano seduti per terra.

Mah, dovevo ancora abituarmi al fatto che qui in Corea l'abbraccio o qualunque forma di affetto tra maschi era una cosa normale. Da noi sarebbe stato accostato ad altro... non che sapessi le loro preferenze o che m'importasse, solo era strano.

Anche il fatto che si sedessero sempre per terra era strano. Voglio dire: le sedie esistono per un motivo, no?

Tuttavia avevano una cultura intera sul sedersi per terra, perciò chi ero io per polemizzare?

Posai i sacchi sull'isola e iniziai a svuotarli malamente, mettendo tutto nelle apposite mensole.

-Ehi, Carl, come è andata oggi?- mi chiese Kris in coreano ma la mia faccia nera e omicida dovette parlare molto chiaro perché disse subito dopo -Come non detto.-

Ma gli altri si dimostrarono duri di comprendonio a quanto pareva perché un ragazzo moro mi domandò subito dopo -Ma dai, parlaci un po' della tua giornata!-

Al che gli chiesi senza troppi preamboli -Scusa non ricordo il tuo nome. A dire il vero di molti di voi non lo ricordo.-

Tattica perfetta per non parlare di se.

-Oh, io sono Lay. Di chi non ricordi il nome?- sorrise illuminando un po' la stanza che iniziavo a vedere rossa. Preoccupante, si.

-Praticamente di tutti, a parte te, Kris e D.O- risposi, facendo spallucce e indicando i due ragazzi di cui mi ricordavo. Certo Kris parlava inglese perciò era l'unico di cui non mi sarei dimenticata neanche a morire, mentre D.O lo ricordavo per via dei suoi occhi a palla. Facevano davvero impressione.

I due in questione si guardarono sorridendo e vantandosi con gli altri di essere i miei preferiti, finché un ragazzo biondo non diede una cuscinata in testa ad entrambi che mostrarono la loro migliore espressione offesa ma almeno si zittirono.

Dopo la sua eroica impresa, prese la parola -Allora conviene fare un giro di presentazione. Io sono Baekhyun.- sorrise, socchiudendo leggermente gli occhi.

Il ragazzo con le orecchie a sventola che salvai da un annegamento ringhiò un -Chanyeol!- mentre un altro alzò la mano -Xiumin.-

Un ragazzo moro stravaccato per terra disse -Ciao, sono Kai.- e il suo vicino si alzò venendomi incontro -Io sono Suho.-

-Tao, che bello conoscerti!- si sbracciò un ragazzo biondo con delle occhiaie mostruose.

-Io sono Luhan.- mi salutò dolcemente un ragazzo dai tratti molto femminili e il suo vicino disse -Sehun.- facendo il segno di vittoria, anche se non capivo il perché. Avevo molto da capire. Anche troppo per i miei gusti.

-Io invece sono Chen, ciaaaao!- gridò l'ultimo ragazzo alzandosi in piedi e agitando le braccia come un' anguilla impazzita.

-Ehmm, grazie, ci metterò un po' a ricordarmeli e ad associarli ai visi, perciò non offendetevi se sbaglio o vi confondo.- risposi ancora abbastanza seccata e scioccata dalle loro presentazioni. Mi aspettavano giorni molto difficili, già lo immaginavo.

-Non importa, vedi però di impararli!- ridacchio Suho, in parte a me.

Feci un mezzo sorriso e mi diressi verso la cucina, tirando fuori dalla borsa un sacchetto di pasta.

-Ti posso aiutare?- mi chiese il ragazzo, che mi aveva seguito e ora si apprestava a lavarsi le mani.

-Assolutamente no! Lontano da qui, vuoi rubarmi il lavoro?- scherzai, scatenando una sua grossa risata.

-Non mi azzarderei mai!- portò le mani avanti in segno di resa e si allontanò dal lavabo, tornando in sala dai suoi compagni.

Intanto che preparavo una semplice pasta al pomodoro, mi persi nei miei pensieri, ritornando alla mattinata tremenda che avevo appena vissuto.


Qualche terribile ora prima


Dopo tristi minuti spesi nel tentativo di orientarmi e capire quale fosse la strada giusta per quella dannatissima università, mi arresi e tirai fuori il cellulare, pronta a chiamare i soccorsi.

Ma un'anima pia, notando la mia in pena, si fermò chiedendomi se avevo bisogno di aiuto.

Era un ragazzo piuttosto alto, con i capelli castani e tagliati piuttosto strani come se fossero la cappella di un fungo, gli occhi scurissimi e un abbigliamento molto curato.

-Oh, grazie. Sai dirmi come arrivare alla Korea University?- chiesi, guardandolo come se fosse Dio sceso in terra. Si, ero disperata. Molto disperata.

Lui sorrise, mettendo in mostra una dentatura quasi perfetta tranne che per un canino, leggermente spostato in dentro. Non chiedetemi perché abbia notato questi particolari insignificanti, non lo so nemmeno io, la proprietaria di questa testa bacata.

-Ti accompagno, anch'io seguo un corso li.-

Spalancai gli occhi, sorpresa e stupita dalla mia fortuna sfacciata. Strano e infatti ci avevo visto giusto... un'azione casualmente positiva deve essere per forza bilanciata con tre negative, altrimenti l'equilibrio del mondo rimarrebbe inalterato. Mi sembra ovvio.

-Ti ringrazio, sei molto gentile.-

E così scoprii che si stava per laureare in medicina, gli mancavano qualche esame per sfuggire dal controllo dei genitori e scappare all'estero. Appena scoprì che ero italiana e che sarei rimasta in Corea solo per un anno mi pregò di portarlo con me. Io scoppiai a ridere e finalmente mi presentai, riuscendo a capire anche il suo nome: Kim Hyun-Su.

Ma la cosa più divertente era sentire lui che cercava di ripetere il mio nome correttamente riuscendo solo a “coranizzarlo” sempre di più.

-Siamo arrivati.- constatai, una volta arrivati davanti al grande edificio.

-Teniamoci in contatto, che ne dici?- chiese, porgendomi il suo telefono poiché potessi inserire il mio numero.

Ci dividemmo praticamente subito, dopo la promessa di sentirci presto. Ancora con il telefono in mano, mi accorsi delle dieci chiamate di Bea e dei due messaggi di Andrea. Oh,oh.

Entrai nell'edificio e seguii la massa di studenti che si dirigevano verso una delle aule più grandi dell'università.

E ovviamente all'entrata mi aspettava una rossa decisamente inviperita. Il perché non ero sicura di volerlo sapere.










NOTA: Saaaaalve e buon annooo!
Come avete passato l'ultimo? Spero abbiate fatto baldoria, in fondo bisogna festeggiare!
Io mi sono davvero divertita, anche se il primo sono stata a letto tutto il giorno nel tentativo di riprendermi. Tentativo che non è ancora terminato... 
Il che è triste. 

MA, bando alle ciance, questo capitolo vi piace? 
A me non dispiace, non capita nulla di strano anche se entra in gioco un nuovo personaggio il cui destino non ho ancora deciso... mah, aspettiamo e vediamo cosa mi viene in mente.

Bene, io vi auguro ancora un felice anno e alla prossima!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


piccolo flashback in corso


-TU, ESSERE MALVAGIO!- gridò, arrabbiatissima la mia amica, che per l'occasione aveva i capelli che andavano da tutte le parti, dotati di vita propria e gli occhi azzurri lampeggianti. Sembrava davvero Medusa, il che mi fece chiudere gli occhi per un secondo. Riflesso involontario causato dalla paura.

Sì, perché Bea poteva essere carina e gentile quanto voleva, ma quando si arrabbiava era meglio girarle alla larga.

-Ehm, c-ciao Bea.- balbettai, cercando di agitare una mano in segno di saluto ma il mio sistema nervoso non voleva collaborare. Probabilmente mi aveva davvero impietrito.

-CIAO UN CORNO! SI PUO' SAPERE DOVE TI ERI CACCIATA? LE VORREI RICORDARE CHE MI DOVEVA CHIAMARE IERI SERA!-

La stessa mano che prima non voleva collaborare, si mosse immediatamente per rimediare, dandomi una bello schiaffo sonoro sulla fronte. Inutile dire che subito dopo rimasi a guardarla in cagnesco come solo una pazza come me può fare.

-Hai perfettamente ragione, mi sono dimenticata. Sono successe davvero troppe cose.- le spiegai, sperando che comprendesse e che la smettesse di guardarmi come se fossi un gabbiano che le ha appena rubato un panino.

Dopo avermi studiato per bene, sospirò e annuii. L'avevo scampata bella.

-Va bene. Ma non farlo mai più.- ordinò minacciosa, dopo di chè un bel sorriso smagliante comparve sul suo volto e mi prese a braccetto trascinandomi all'interno del università.

Leggermente bipolare la mia dolce amica, eh?

-Si mamma. Dove dobbiamo andare?-

-Non né ho idea. Seguiamo la massa, almeno andiamo sul sicuro.- le sue perle di saggezza erano una cosa davvero unica.

Ridacchiai ma non appena vidi gli insegnanti di quella scuola smisi subito, iniziando a sudare freddo. Non perché facessero paura, semplicemente rispetto ai nostri davano l'idea di essere più rigidi e inflessibili. Tuttavia forse era solo il cipiglio infastidito che avevano assunto sentendoci starnazzare come anatre impazzite che aveva creato quell'illusione.

Prendemmo posto e dopo un lungo, anzi lunghissimo, discorso di benvenuto ci divisero, noi di scienze a vedere i laboratori mentre gli universitari di lingue si diressero verso le loro aule.

Vi avvicinai ad Andrea che mi guardava impaurito -Va tutto bene?- gli chiesi, cercando di infondere un po' di gentilezza nel tono di voce.

-Credo di si. Mi inquietano un po' questi professori, sono così altezzosi.-

-Già. Speriamo bene.-

-A proposito, domani sera io ed alcuni amici vorremmo andare a scoprire un po' i bar di Seul, avresti voglia di venire con noi?-

-Non lo so, ti farò sapere.-

Lui mi fece l'occhiolino e si girò a seguire quello che stava dicendo il nostro nuovo insegnante coreano, di cui io capivo una parola ogni sei. Andavamo molto bene.

Dopo una full immersion in laboratorio, con macchinari decisamente più sofisticati dei nostri, uscii dall'edificio appagata e stanca.

Aspettai Bea ma dovetti lasciarla subito senza troppe spiegazioni poiché avevo delle compere da fare.

Mi diressi verso il supermercato che mi aveva indicato D.O e non appena ci misi piede, notai che era completamente vuoto a parte una vecchietta coreana che dormicchiava sul bancone.

Svaligiai praticamente il negozio e una volta pagato tornai a casa, non dopo una bella sgridata da parte della vecchia acida perché avevo osato soffiarmi il naso in pubblico. Ma dico io.

E ovviamente dovevo trasportare da sola ben sei, SEI, borsine ricolme di cibo per sfamare quei dodici ragazzi assatanati, da quanto mi diceva James e schivare nel contempo le macchine.

Sì, perché in Corea non si guida, si fanno gare di velocità estreme. E non sto scherzando.



-E' prontooo!- gridai dalla cucina, iniziando a mettere la pasta nei piatti.

-CIBOO!- ulularono tutti, come se non mangiassero da mesi.

Portai alcuni piatti in sala, dove dodici animali mi guardavano con l'acquolina in bocca. Beh, almeno i ragazzi non cambiano molto da paese a paese, questa cosa era stata appurata.

Una volta messi in tavola tutti i piatti, si buttarono letteralmente sul cibo e spazzolarono via tutto.

Avevo il sano terrore che cinque borsine di roba non sarebbero bastate per una settimana. Aiuto.

-Wow, sei bravissima a cucinare.- mi disse D.O, scatenando sguardi stupiti e alcuni consensi.

-Ti ringrazio. Ma è solo una pasta al pomodoro, nulla di articolato.- risposi, portandogli via il piatto.

-Carl, se D.O ti dice che sei brava prendilo come un complimentone. E' lui il cuoco di casa.- chiarì Kris, ridendo della mia faccia abbastanza scioccata. Non mi sarei mai immaginata che qualcuno di loro sapesse cucinare.

-Allora ti super-ringrazio, contento? Nel pomeriggio sarete a casa?- ironizzai, notando la faccia offesa di Kris e quella divertita di D.O.

-No, abbiamo del lavoro da sbrigare.- mi rispose Kai, credo, sorridendo malizioso.

Io alzai un sopracciglio vedendo il suo sorrisetto ma feci finta di nulla e andai in cucina a lavare i piatti.

-Perché ce l'hai chiesto?- mi seguì Chanyeol, il ragazzo con le orecchie a sventola.

Misi le mani nell'acqua calda -Beh, devo pur pulire no? E preferirei farlo quando nessuno è in casa, inoltre è uno dei miei unici giorni liberi perciò è meglio sfruttarlo per portarsi un po' avanti.-

-Quando nessuno è in casa? Sei una ladra?- chiese sospettoso, mentre io lottavo con un piatto particolarmente scivoloso.

-Certo e anche molto scaltra, infatti ti riferisco senza problemi quando ho intenzione di svaligiare la casa, così sono sicura di non essere beccata.- risposi sarcastica, provocando una risata da un biondo dietro Chanyeol che intanto mi guardava offeso.

-Beh, ti ha steso Channie.- ridacchiò Baekhyun, dando una pacca sulla spalla al suo amico, che mi guardava ancora in cagnesco.

-Non mi piace.- sbottò, girando i tacchi e sbattendo la porta della cucina.

Sia io che Baekhyun lo guardammo uscire di scena, con il sorriso morto sulle labbra. E' vero che sono ironica e a volte davvero troppo sarcastica ma cavolo, un po' di senso dell'umorismo!

-Non farci caso, gli passerà presto.- mi rincuorò il biondo, sorridendo gentile.

-Non volevo mica offenderlo.- mi giustificai, asciugando i piatti con uno strofinaccio.

-Lo so, non ti preoccupare. E' un po' giù in questo periodo.- fece spallucce e se ne andò anche lui, lasciandomi sola con i miei pensieri e uno stomaco brontolante.









NOTA: Rieccomiiii!

Ok, sto andando avanti con la storia, a rilento lo ammetto, ma sto andando avanti.
Con la scuola faccio fatica, ma cercherò di pubblicare comunque spesso. C'è l'ho sempre fatta, non vedo perché non dovrei farcela.

Beene, la nostra protagonista continua con le sue disavventure. Povera, mi spiace per lei.

Alla prossimaaaa e buona serata!



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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Finii relativamente presto di lavare i piatti, il che potrebbe non avere senso dato che avevano ancora un pasto da consumare ma si parla di ben dodici piatti... avrei dovuto fare scorta anche di detersivo di questo passo.

Uscii dalla cucina che non mi sentivo le mani, non perché avessi faticato tanto, ma il passaggio continuo tra il caldo e il freddo mi davano quella fastidiosa sensazione di non avere più le mani.

I ragazzi erano quasi tutti nelle loro camere, tranne D.O e Suho che discutevano piuttosto animatamente guardando un foglio. Il che era anche divertente, il coreano di per se è una lingua che si basa molto sui suoni perciò immaginatevi quando litigano... assolutamente da vedere.

-Io vado, forse ci vediamo stasera.- li salutai, ormai già posizionata sulla porta pronta a scappare.

-Come forse? Non mangi con noi? Ho notato che non hai toccato cibo, sai?.- mi rispose Suho, guardandomi prima stranito e poi quasi offeso.

Strani questi coreani: sono lì per lavorare mica per partecipare ad una bella scampagnata.

-Probabilmente vi lascerò la cena in caldo, ho molto da rivedere per domani. E poi non voglio disturbarvi più di quanto già faccia.- alzai le spalle, togliendomi le ciabatte.

Beh, togliere è un po' riduttivo... diciamo che la frase “scagliare lontano con molto disgusto” era più adatta.

-Figurati, certo che non disturbi.- affermò D.O, spalancando gli occhioni castani. Quel ragazzo sarebbe stato perfetto per la pubblicità, solo sgranando gli occhi convincerebbe persino un pelato a comprare bottiglioni di shampoo per chiome fluenti.

Sorrisi accondiscendente, facendo finta che fosse vero e uscii dalla porta, diretta alla mia cucina.

Decisi di prepararmi un panino veloce, ero già stanca dalla giornata incredibilmente infernale e dovevo ancora pulire tutta la casa dei miei pittoreschi vicini.

Ma io mi chiedo, quanto può essere sfortunato un essere umano? Tanto. Davvero, davvero tanto.


Iniziai a mettere via nelle mensole tutti i prodotti che avevo acquistato, quando il telefono squillò facendomi ovviamente prendere un infarto. Era il giorno dei continui tentativi di omicidio verso la mia persona, ormai l'avevo capito.

-Pronto?- dissi in italiano. E come da programma, avevo sbagliato lingua.

-Caaaaarl, come stai?- rispose una voce annoiata che identificai subito.

-Jamesuccio! Abbastanza bene e tu?-

-Benissimo, ovvio! Jenni ti saluta tanto e mi chiede quando verrai a cena da noi. In realtà “chiedere” è un eufemismo, ordinare mi sembra più corretto. -

-Non lo so. Sai, sono abbastanza impegnata.- risposi sarcastica alla vocina stridula di James.

-Ehmm, si, certamente. Come ti sembra la Corea?- chiese, cambiando evidentemente argomento.

-Incasinata. Davvero troppo per i miei gusti.-

-Ci farai l'abitudine, su. Fammi sapere quando sei libera, abbiamo una bella cenetta in programma e poi... karaoke!-

-Che?- sbottai, già pensando al peggio.

-Si è uno dei passatempi preferiti dei coreani.-

-Ma che bello.-

-Scrivimi quando puoi. Ora devo andare al lavoro, Bye!-

-Ciao, Ja...- e mi buttò il telefono in faccia. Ovviamente.

Sospirai pesantemente e finii il panino in fretta e furia, ero davvero affamata.

Guardai l'ora ed erano solo le due del pomeriggio, avevo tempo per togliere ogni traccia di sporco dalla casa di quei scalmanati, così decisi di sistemare la valigia ed appendere i miei vestiti nell'armadio in camera da letto.

Scoprii che era talmente grande da ospitare un orso polare, la mia roba rimaneva in un solo cassetto... ed era ancora vuoto.

Mandai un messaggio a mia madre, chiedendole quando mi avrebbe inviato il resto dei miei vestiti e delle mie cose, ricordandomi solo in seguito che in Italia erano le undici di sera.

Mi avrebbe ucciso, già lo sapevo. L'unica cosa positiva era che mi trovavo dall'altra parte del mondo, avrebbe dovuto faticare non poco prima di riuscire a strangolarmi. Anche perché era terrorizzata dagli aerei. Un punto a mio favore, finalmente.

Stavo per scendere le scale quando una canzoncina molto allegra partì, segno che il mio telefono stava suonando di nuovo. Panico per un secondo, ma dopo aver visto il nome di Bea sullo schermo mi rilassai vistosamente.

-Ciao, Bea!-

-Ciaaao! Volevo chiederti se avevi voglia di uscire stasera, andiamo a farci un giretto della città.-

-Ovvio! A proposito, Andrea mi ha chiesto la stessa cosa per domani sera. Mi fai da spalla?-

-Uff, va bene. Aspetta, invita i suoi amici per caso?- chiese inquisitoria.

-Da quel che ho capito, si.- risposi innocientemente.

-No, ti prego. Sono tutti delle amebe.-

-Lo so. Però rifiuto sempre, facciamo le brave bambine per una sera?-

-Solo per una sera.- acconsentì lei.

-Sicuro. Non voglio sentire per due volte di seguito i loro discorsi sui peli pubici, grazie.-

-Che schifo. Ci troviamo in università? Dovrai farmi vedere anche il tuo appartamento, sto morendo dalla curiosità.-

-Certo, a che ora facciamo?- domandai, evitando accuratamente la domanda sul mio appartamento.

-Alle dieci? Così andiamo tranquille.-

-Perfetto, allora a dopo.-

Bene, era ufficiale: stasera niente studio.


Mi rimisi le mie ciabattine rosa, del tutto inguardabili a parer mio ed entrai nella casa degli EXO, armata di swiffer, scopa, aspirapolvere e profumatori per l'ambiente.

Avevo tutto quel che mi serviva per combattere le forze malvagie del disordine, dello sporco e della puzza.

Peccato che quando entrai nella prima stanza dovetti arrendermi all'evidenza: un misero swiffer non sarebbe bastato. Proprio per niente.

Mio Dio, volevo morire.









NOTA: Saaaaaaaaaaalve!

Devo chiedere umilmente scusa anche qui... la febbre e il mal di stomaco mi hanno completamente destituito.
Moribonda sul divano non avevo molta voglia di andare avanti con la storia, MA ora vi pubblico un bel capitoletto.

Spero vi strappi qualche risata. Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Bene, potevo dire addio al pomeriggio.

Non solo il salotto era un porcilaio incredibile, ma se possibile, le loro stanze erano messe anche peggio!

Ma andiamo per ordine: dopo aver fatto almeno una quindicina di respiri profondi, mi decisi ad avanzare nel caos più totale, alzando lo swiffer in difesa di qualche attacco da parte di vestiti sporchi e di cosa non lo voglio sapere.

In più soffrivo ancora il jet lag, che non mi aveva abbandonato del tutto dato la leggera ronfata della notte precedente.

Dopo qualche ora a raccattare vestiti, fogli volanti e eyeliner secchi sparsi ovunque, riuscii a tirare un sospiro di sollievo: la sala era terminata.

Ora mi restavano solo sette stanze... in quel momento pensai seriamente di buttarmi sotto una macchina. Per come guidavano i coreani era una morte certa e indolore.

-Forza e coraggio, Carl. Non ti sei arresa neanche davanti a sette ore di laboratorio.- mi dissi, cercando di auto convincermi ad alzarmi dal divano su cui ero sprofondata.

Ritrovata un po' di forza di volontà, mi alzai, trascinandomi in cucina come un bradipo assonnato.

Avevo una mezza intenzione di preparare una vera pizza italiana, ma per farlo avevo bisogno di tempo. La pasta doveva pur lievitare.

Una volta preparata, infarinata e maneggiata con le mie forzute braccine, la misi in una bacinella che avvolsi con una coperta in modo da permetterle di lievitare correttamente.

Con i muscoli che giustamente chiedevano pietà in ginocchio, feci le scale pronta per affrontare le loro stanze obbrobriose.

E infatti solo una si dimostrò in perfette condizioni, anche se in parte. Beh, meglio di niente.

Accontentiamoci, almeno una persona sembrava non essere vissuta in una caverna a ruttare l'alfabeto.

L'unica cosa positiva erano gli strumenti: ne avevano a bizzeffe e di tutti i colori; chitarre elettriche, acustiche e classiche, pianoforti a coda e batterie. Inutile dire che rimasi a bocca aperta, in confronto la mia chitarrina era una povera senzatetto barbuta.

Pulii e strofinai, raccolsi e lavai, spazzai e profumai... penso che quella casa non sia mai stata così linda. Avevo un futuro, se mai mi sarebbe andata male con genetica.

Guardai l'ora e mi accorsi che era tardissimo, avevo impiegato ben quattro ore per pulire quel caos assurdo!

Tornai in cucina e stesi la pasta della pizza in due teglie, in modo che ce ne fosse abbastanza per tutti sebbene sapevo benissimo che due teglie erano troppo poche per loro.

Purtroppo non avevo abbastanza pasta perciò si sarebbero dovuti accontentare. Zitti, muti e mangiate.

Tagliai i pomodori freschi e li frullai bene, cercando di rendere la passata omogenea e senza pezzi proprio come piaceva a me. Con un cucchiaio colorai la pasta bianca e aggiunsi ben tre mozzarelle a cubetti. Infornai le due teglie e intanto che la pizza si cuoceva, preparai il tavolo.

Finalmente avevo finito!

Mi stiracchiai, scrocchiando persino la schiena da quanto ero tesa e aspettai che il forno suonasse, sedendomi su uno sgabello.

Per fortuna mi ero portata dietro il mio libro di biologia, altrimenti non avrei studiato praticamente nulla stasera e non potevo permettermelo.

Certo era il primo giorno, ma se c'era una cosa che detestavo era essere impreparata. Avere il controllo della situazione era una delle mie piccole fisse, forse perché la mia vita è sempre stata presa un po' come capitava.

I miei genitori hanno sempre lavorato moltissimo, ero spesso fuori casa anche per svariati giorni perciò io non ho mai vissuto veramente con loro.

Avevo una babysitter da cui mi portavano e dove io non mi trovavo per niente a mio agio, non perché lei non fosse in grado di accudirmi o non fosse gentile, era con i suoi figli che io non mi sentivo compatibile.

Probabilmente per loro la mia era stata un'invasione del territorio, un tentativo di rubargli la mamma, tanté che arrivarono anche a vendette piuttosto cattive per la loro età e su cui io non avevo il minimo controllo.

Non potevo sapere quando mi avrebbero chiuso nello scantinato né per quanto tempo, non potevo sapere quando avrebbero alzato le mani né quante volte. Forse è proprio per questo che la mia mania per il controllo si intensificò.

Per fortuna trovai la forza di reagire e dopo un anno riuscii a raccontare tutto a mia madre che mi portò via da quella casa.

La superai in fretta, ero piccola e avevo tutta la vita davanti a me, ma questa terribile esperienza mi fece aprire gli occhi e maturare molto in fretta. Le persone sono crudeli e lo sono sempre anche se non lo manifestano.

Troppo brusca? Troppo generica?

Forse, ma molte notti mi capitava di avere ancora gli incubi. Questo non rendeva il mio pensiero più positivo di quando avevo otto anni.

Mentre leggevo per la milionesima volta la composizione di una cellula eucariota, un profumino delizioso mi fece alzare il naso dal libro e come una piccola talpa cieca mi diressi puntando il naso nella direzione del profumo.

Inutile dire che poco dopo il forno suonò e mentre tiravo fuori le teglie dal forno anche la porta d'ingresso si aprì.

-Che buon profumino!- ululò Baekhyun dall'ingresso, fiondandosi in cucina ancora con una scarpa in mano.

-Tranquillo ciccio, c'è né per tutti.- risposi, posando le teglie sull'isola e prendendo la forbice. Si, perché qui i coltelli non esistono, per tagliare usano le forbici. No comment.

Baekhyun mi guardò sorpreso, sbarrando gli occhi come un procione abbagliato e poi scoppiò in una grossa risata talmente contagiosa da farmi ridacchiare.

-Ho fameeee!- gridò impazzito Chen, uno dei ragazzi più chiassosi che io abbia mai conosciuto. E li conosco solo da ieri, il che è tutto dire.

Pian piano anche gli altri arrivarono come cuccioli all'ora della pappa e guardarono la pizza con aria sognante facendo -Ooooh.- e -Aaaaah.- in continuazione. Xiumin aveva anche un po' di bava alla bocca. E non scherzo.

Chanyeol ovviamente mi lanciò un'occhiataccia a dir poco spaventosa ma quando vide la mia piccola opera d'arte si addolcì un poco. La fame colpisce tutti prima o poi.

-Mangiamoo!- incitò Sehun, già pronto ad avventarsi sulle mie teglie.

-NO!- gridai, riuscendo non so come a sovrastare il miscuglio di voci che si era creato -Prima seduti. Poi arriva la pizza.-

-Ma noi...- tentò Kris mentre Kai mi guardava a bocca aperta.

-Ho detto seduti. Un po' di ordine, grazie. Dopo il caos esagerato che mi avete lasciato in casa è il minimo.- ordinai, schifata al solo pensiero delle lavatrici piene di mutande sporche. I guanti in lattice, una delle migliori invenzioni. Così come il bastone dei selfie, utilissimo per prelevare quelle cose dal pavimento.

Suho mi guardò un po' imbarazzato, così come anche gli altri. Ah, ora fate i timidi?!

-Su, che si raffredda.- a quanto pare dissi le parole magiche perché tutti si smobilitarono e si sedettero ai loro posti.

Chanyeol mi fissava minaccioso, iniziava davvero a darmi sui nervi oltre che preoccuparmi. Ansia, mi metteva ansia.

Dopo aver servito una bella fettona di pizza a tutti e osservato le facce sognanti ed estasiate dei presenti, tranne quella di Chanyeol ovviamente, mi dileguai in silenzio, andando a casa mia.

Avevo una serata all'insegna del divertimento... che gioia.









NOTA: Ma saaaaaalve!

Come state?
Haaaaaa finalmente posto un nuovo capitolo...
Scriverlo mi ha fatto morire dal ridere. Povera Carlotta, la faccio capitare nelle peggiori situazioni.
Prima o poi si ribellerà, me lo sento.

Beh, fatemi sapere cosa ne pensate e noi ci sentiamo al prossimo!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Mi buttai letteralmente in doccia, aspettando che l'acqua diventasse calda per togliermi di dosso la stanchezza accumulata nella giornata.

Che cosa voleva da me quell'antipatico di un coreano? Mah, lo sapeva solo lui.

Potevo capire che la mia battuta potesse averlo turbato, ma cavolo non era così offensiva! Probabilmente aveva davvero paura che fossi una piccola ladruncola in erba, chi lo sa.

Rimasi sotto l'acqua calda per molto tempo, lasciando che mi scorresse addosso, trascinando via con se le fatiche della giornata. Ero piuttosto stanca, non ero sicura di riuscire a reggere i ritmi.

Il jet-lag si faceva ancora sentire e il solo pensiero della giornata di domani mi faceva sentire male. Amebe, amebe ovunque.

Uscii dalla doccia, impiastricciando tutto il bagno nel tentativo di raggiungere il mio accappatoio.

Una volta indossato, tornai in camera pensando a cosa diamine potevo mettermi: una gonna? Dei pantaloni? Un vestito? Una tuta?

Dopo aver valutato le varie opzioni, decisi di indossare un vestito completamente nero a maniche corte abbastanza accollato, vista la fissazione dei coreani per le scollature, un maglioncino corto sopra, calzamaglie nere e un paio di scarpe col tacco abbastanza basse.

Se dovevamo camminare almeno non avrei avuto i piedi doloranti nel giro di due minuti. Mi truccai leggermente, giusto un po' di fondotinta, sempre per evitare di sembrare un cadavere ambulante, ed un po' di mascara. All'ultimo minuto aggiunsi anche un rossetto scuro, altrimenti Bea avrebbe attaccato la mia faccia con i suoi trucchi.

Sì, quella ragazza ha una vera e propria fissazione. Voglio dire, siamo ragazze è normale avere un interesse per tutto ciò che riguarda il makeup, ma lei è esagerata.

Personalmente ho una passione per i rossetti, ma inizia e muore con loro, lei invece adora tutto. E quando dico tutto, intendo davvero tutto.

I capelli li lasciai così com'erano, liberi sulle spalle e ondulati.

Deodorante e un po' di profumo ed ero pronta per partire.

Scesi le scale, stando attenta a non ribaltarmi come una tartaruga, altrimenti sarei rimasta stesa tutta la serata tentando di rialzarmi e presi la mia borsa infilandoci dentro il telefono.

Stavo per uscire di casa quando la porta che conduceva al corridoio in comune con l'altra casa, si spalancò di getto.

Vi lascio immaginare la mia reazione: spaventata feci un salto indietro lasciando andare la borsa che, dopo aver provato l'ebrezza di volare, cadde a terra con un tonfo rovesciando tutto il suo contenuto sul pavimento.

Cercando di far riprendere il mio povero cuore da quell'attacco palese alla mia salute, guardai verso la porta e verso il mio aggressore. O meglio dire, i miei aggressori.

Gli EXO avevano invaso la mia casa, aggirandosi per il salotto e controllando tutto. Baekhyun e Chen salirono perfino in camera mia... e tornarono giù con i miei vestiti addosso. Non ci volevo credere.

Baekhyun indossava un mio maglioncino, che gli stava pure bene dannazione, mentre Chen si era infilato la mia felpa dell'università. Non ero arrabbiata, quello era un eufemismo, ero furibonda.

Chanyeol aveva preso in mano alcuni miei libri e li guardava con sufficienza. Troppo, davvero troppo.

Stavo per aprire bocca ed insultarli fino a fargli rimpiangere di avermi incontrata, quando Suho e Kris fecero il loro ingresso, guardando sbigottiti i loro compagni.

Quando videro la mia faccia, probabilmente capirono cosa stavo per fare poiché Kris si avvicinò e mi chiese scusa in tutte le lingue che sapeva.

-Non ho intenzione che anche casa mia diventi un cesso.- dissi in inglese, mentre raccoglievo l'interno della mia borsa sparpagliato sul pavimento.

Sia Kris che Suho mi aiutarono, mentre gli altri cantavano a squarciagola ballando sul mio tavolino. Dovevo ancora capire cosa c'era che non andava in loro. Davvero.

-Sono sicura di non aver messo nessuna droga nella pizza... che diavolo hanno bevuto?- chiesi a nessuno in particolare, mentre buttavo malamente il portafogli in borsa.

-Loro sono così, agitati e casinisti. Mi dispiace, sapevo che volevano vedere casa tua ma non immaginavo che avrebbero combinato tutto questo.- si scusò Suho, mentre raccoglieva qualcosa di colorato dal pavimento.

Quando mi resi conto di cosa si trattava cercai di fermarlo, inutilmente.

Ci mise un po' per capire cosa teneva in mano, ma quando lo comprese fece una faccia sconvolta e le sue guance si colorarono di un bel rosso vivo.

Kris non sapeva dove guardare mentre Suho ancora teneva in mano l'assorbente, borbottando qualche parola disconnessa.

Io mi stavo davvero trattenendo dal scoppiargli a ridere in faccia. Giuro, stavo facendo una fatica sovrumana.

Con un sorriso enorme sulle labbra, presi l'involucro rosa dalle dita di Suho e lo riposi all'interno della borsa, chiudendola di scatto.

Mi alzai da terra e vidi che tutti ci stavano fissando, senza sapere cosa dire. Al che non riuscii più a trattenermi e scoppiai in una grossa risata. Mio Dio, che ridere.

Suho arrossì ancora di più mentre Kris mi guardava male -Non dovete mica vergognarvi. Su, alzatevi.- gli dissi, cercando di tranquillizzarli.

-Io non mi vergogno affatto.- sbottò Kris, mettendo il muso e incrociando le gambe sul pavimento. Suho lo guardava come se fosse impazzito di colpo.

-Tranquilli, è una cosa normale. Tornando a noi, io devo uscire, ci vediamo domani.- affermai, ancora ridacchiando.

Probabilmente si accorsero solo ora del fatto che ero vestita elegante e alcune occhiate mi confermarono che il vestito mi cadeva a pennello.

-Stai molto bene, Carl! Dove vai?- mi chiese Lay, avvicinandosi all'isola.

-Vado con un'amica a fare un giretto.- risposi vaga, spostandomi verso la porta d'ingresso.

-Bello. Magari domani possiamo portarti noi a vedere Seul.- si intromise Kai, incrociando le braccia e guardando Suho, in cerca di un cenno affermativo.

-Mi dispiace, ma domani iniziano le lezioni e la sera sono ancora impegnata. Ma possiamo fare un'altra sera, molto volentieri.- dissi dispiaciuta. Notai che Chanyeol alzò un sopracciglio scettico. E che cavolo.

-Quanti impegni e sei appena arrivata. Potresti perdere il lavoro se non gli dedichi abbastanza tempo.- fece lui, con un tono quasi maligno.

Luhan gli diede uno scappellotto e si scusò per lui -Non dagli retta, fa così quando non riesce a comporre della musica decente. Si isola e si comporta come fosse il Grinch.-

Chanyeol lo guardò in cagnesco e io alzai le spalle. Sapevo cosa si provava quando non riuscivi a scrivere nulla, ma chiudersi in questo modo non aiuta a far tornare l'ispirazione.

In Italia avevo lasciato una piccola orchestra, dove suonavo il violino e il pianoforte e aiutavo a comporre. Purtroppo avrebbero dovuto fare a meno di me per quell'anno e io di loro. Già mi mancavano.

-Non importa. Il lavoro me lo tengo ben stretto, non ti preoccupare.- risposi, guadagnandomi un'altra occhiata omicida. Avrei potuto fare la collezione.

-Ma James? Oggi ci ha chiesto come ti stavi trovando.- mi domandò Xiumin, spalancando gli occhioni castani. Quel ragazzo era davvero troppo tenero, ti veniva voglia di abbracciarlo e non lasciarlo mai più.

-Mi ha invitato a cena. Gli dovrò scrivere.- dissi più a me stessa che a loro.

-Oh, ha invitato anche noi. Andremo tutti insieme allora.- esclamò Kai, sorridendo sornione e sedendosi sugli sgabelli in parte all'isola.

-Perfetto. Ora devo scappare, a domani e non distruggetemi la casa, grazie.- salutai, ricevendo degli -Hu!- da tutti. Beh, da tutti forse no.










NOTA: Eccomii!

Sono tornata con un nuovo capitolo... che mi fa morire dal ridere!
Giuro, riesco ad immaginarmi perfettamente la faccia di Suho. Povero, cosa gli faccio fare.
Devo ammettere che un po' mi sento in colpa.

Beeeene, ci vediamo al prossimo!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Il buio mi confondeva a tal punto di perdere i punti di riferimento che avevo strategicamente adottato, con il risultato di farmi incavolare di più. Il che non andava per niente bene.

Io lo sapevo che non ero adatta per quel cavolo di lavoro: non sono in grado di fare da babysitter neanche ad un bambino di dieci anni!

Si, perché quando i miei zii mi affidarono per una serata il mio carissimo cuginetto, non solo mi distrusse la casa ma riuscì anche a farsi male, concludendo il loro romantico anniversario al capezzale del figlioletto ingessato.

Quella piccola peste si ruppe un piede tentando di indossare un paio di mie scarpe col tacco. Non voglio nemmeno sapere quale demone l'avesse posseduto quella sera.

Ovviamente parliamo del mio cuginetto preferito, perciò non posso permettermi di insultarlo troppo, gli voglio bene. Devo ammettere che è una delle persone che mi manca di più.

Dopo vari vicoletti imboccati nella speranza di raggiungere la mia nuova università, una struttura in mattoni troppo illuminata mi chiarì che finalmente ero arrivata. Forse mettere i tacchi non era stata una brillante idea. Peccato che io sia piena di queste brillanti idee.

Mi guardai in giro ma oltre qualche gruppo di ragazzi coreani intenti a scolarsi bottiglie di soju, di Bea non si vedeva neanche l'ombra.

Armata di coraggio e molta speranza, spinsi con forza la porta a vetri ed entrai nella struttura, incontrando solo una ragazza coreana che riconobbi come un'insegnate di lingue.

Mi inchinai e dopo esserci scambiate qualche convenevole, mi disse che l'aspettavano a casa il marito e il figlioletto per un bel film. La salutai cortesemente e le augurai di passare una bella serata in famiglia, sperando la stessa cosa.

Chissà come mai, avevo un brutto presentimento. Davvero un brutto presentimento.

Ma forse era solo dettato da questa terribile giornata che finalmente stava per terminare.

Tuttavia ogni volta che ripensavo a quei dodici ragazzi scalmanati mi veniva da sorridere, in fondo erano divertenti e sembrava ci mettessero sincerità in quello che facevano. A parte uno.

Quel ragazzo era in grado di farmi innervosire come pochi, ma meglio non pensarci o avrei rischiato di ringhiare per tutta la sera e oltre.

Mi avviai verso i dormitori, setacciando in giro alla ricerca di quella squilibrata di Bea.

Sì, perché io non ricordavo affatto dove dormiva. Sono un'amica molto presente, vero?

Nei dormitori non volava una mosca, sembrava che non ci fosse nessuno seppur fossero le dieci di sera. Insomma, un po' di baldoria?

Quando svoltai nel primo corridoio, pensai rassegnata di essere entrata in un loop temporale e di essere costretta a continuare a girare a vuoto in questa università piuttosto inquietante.

Ma finalmente, un furioso battere alla tastiera di un povero computer mi fece sperare di non essere completamente sola, e infatti non appena entrai nella stanza notai la proprietaria di una testa rossa ben acconciata, praticamente incollata allo schermo del computer.

-Bea! Finalmente ti ho trovato!- esclamai, improvvisando un balletto molto imbarazzante di vittoria.

Ma il suo sguardo omicida mi fece smettere subito di ballare e mi tolse tutta la sincera felicità di non essere più sola.

-Non sarei così felice se fossi in te.- ringhiò, tornando a trucidare i tasti del computer.

-Perché? Che è successo?- chiesi, ingenua.

-Nulla, semplicemente la nostra meravigliosa serata con le amebe è stata anticipata.- sbottò, mettendosi le mani tra i capelli.

Io mi sbilanciai e per poco non caddi per terra ma per fortuna, trovai il letto a soccorrermi e con un tonfo ci sprofondai dentro.

-Cosa? Spero tu stia scherzando.-

-Proprio per niente. Ci vengono a prendere tra cinque minuti.- mi rispose lapidaria, alzandosi dalla sedia.

-Ma...hai messo il vestito?- continuò lei, squadrandomi da capo a piedi.

-Si e a quanto pare ho fatto un'enorme cavolata. Adesso sembrerà che mi sono vestita bene per loro e se li conosco bene, non tarderanno con le loro battutine.- dissi, spostandomi i capelli dietro le spalle.

-Già. Pace, riusciremo a sgattaiolare via.- affermò solenne, strappandomi una risata.

-In fondo lo facciamo solo per Andrea. E' l'unico intelligente e vagamente interessante del gruppo.- mugugnai, cercando di riemergere dal letto inglobatore.

Lei si mise il rossetto, facendo dei versi affermativi.

-Meglio dai, domani sarà una giornata stressante e almeno la sera posso rilassarmi sul divano.- ripresi, mentre mi alzavo.

-Vero. A proposito, non mi hai detto nulla sul lavoro! Piccola cavalletta traditrice!- mi urlò contro, agitando il rossetto viola.

Io alzai le mani nel tentativo di difendermi dall'attacco colorato e dissi -Ehi, non c'è bisogno di paragonarmi ad un insetto raccapricciante! Te ne avrei parlato comunque.- feci, facendo finta di essere offesa.

-Bene, allora parla.- mi ordinò, tenendo in mano quel tubetto colorato sempre con aria minacciosa.

-Beh, James mi ha trovato lavoro presso i miei vicini. Praticamente faccio la golf.- sputai, guardandola diventare rossa nel tentativo di trattenere le risate.

-Si, ridi pure, ma almeno la sottoscritta ha una casa sua.- la rimbeccai, facendole mettere il muso.

-Che crudeltà toccare questi tasti dolenti! Ma non c'è l'hai un cuore?- ululò melodrammatica.

-Penso che nel profondo, ma tanto in profondità ci sia anche lui.- ironizzai.

Ci guardammo e scoppiammo in una risata quasi isterica. Dopo esserci asciugate le lacrime e massaggiate gli zigomi, mi chiese -E come sono questi tuoi vicini?-

Oh,oh. Ecco la domanda più difficile.

Bea, purtroppo per me, aveva un debole per la musica coreana e conosceva praticamente tutti i gruppi famosi in questo stato.

Ora, non sapevo se era una fan anche degli EXO ma non volevo rischiare -Beh, sono due ragazzi.-

Quando quella balla colossale mi uscì dalla bocca, mi sentii incredibilmente in colpa.

Non volevo mentirle, ma non volevo nemmeno che andasse a casa loro urlando come una pazza isterica. Non volevo perdere il lavoro e nemmeno la fiducia di James.

Per quanto fosse assurdo, questa situazione mi portava a mentire di proposito a una delle mie più care amiche. E non mi piaceva, non mi piaceva proprio per niente.

Le bugie hanno le gambe corte e prima o poi saltano fuori, sempre. E' una frase fatta ma molto efficace e decisamente veritiera. Inoltre le bugie creano un sacco di problemi, proprio perché non si possono controllare e come maniaca ossessiva, lo so bene.

Speravo davvero che questa situazione si risolvesse in fretta, anche se conoscevo bene Bea e sapevo che mi avrebbe stressato finché non avesse finalmente visto la casa di James.

Per quello avevo ancora tempo, in fondo non era casa mia, no? Non potevo invitare chiunque volessi.

Quasi mi vergognavo di me stessa. Ridursi a inventare scuse una dietro l'altra non era da me, amante della verità più assoluta. Ma dovevo farmene una ragione, per ora almeno.

-Due ragazzi? E sono carini?- mi chiese, curiosa.

-No, proprio per niente.- risposi secca, pensando a Chanyeol. Ah, vendetta.

-Oh, beh ci rifaremo stasera.- disse, guardando la porta con una smorfia disgustata.

Già, perché quattro ragazzi erano appena apparsi salutando tutti contenti. Noi lo eravamo un po' meno. Ma solo un po', eh.

-Ciaaaaao, ragazze! Che carine che siete stasera. Vi siete messe in ghingheri solo per noi?- esclamò Luca, un'idiota incredibile.

Gli altri si misero a ridere mentre Andrea ci guardava con aria di scuse.

Ci aspettava una lunga serata. Quasi rimpiangevo gli sguardi omicidi di Chanyeol. Quasi.






-Tutto giù! Forza Marco, bevilo tutto!-

-Giù, giù, giù!-


Eravamo entrati in un piccolo bar, tipico coreano, dove si beveva principalmente soju seduti per terra.

Non appena i proprietari ci hanno visti entrare, si sono guardati preoccupati. Pensate me.

Dopo circa due ore seduta per terra, a sorseggiare qualche bicchierino di soju, volevo solo andare a casa e buttarmi sul letto. Invece ero lì, insieme a Bea ad annoiarmi a morte.

Anche Andrea sembrava non divertirsi molto, infatti mi fece segno di uscire a prendere una boccata d'aria e lasciare questi idioti al loro divertimento.

-Esco un attimo.- sussurrai a Bea, prima di alzarmi e sistemarmi il vestito.

-Fai in fretta. Resisto ancora per poco, poi gli tiro il tavolo in testa.- fece di rimando lei.

Fuori l'aria si era fatta freddina, grazie ad un venticello gelido che non risparmiava nessuno.

Raggiunsi Andrea, che fissava una coppia dall'altro lato della strada -Non vi state divertendo, vero?- mi chiese.

-Non molto, no. Ma comunque apprezzo il pensiero.- sorrisi, vedendolo abbattuto. In realtà non apprezzavo per niente il pensiero, altra balla colossale. Stavo diventando esperta.

-Mi dispiace. Speravo che questa serata prendesse una piega diversa.- rispose triste, guardandomi di sottecchi.

-Ah si? E quale?- domandai, sgranando gli occhi.

-Beh, speravo che potessimo rimanere un po' da soli.-

Aspetta, cosa? Stava scherzando, vero?

-Scusa?-

-Si, non l'avevi capito?- fece lui, guardandomi come se fossi un'idiota. Ma che film mentali si era fatto questo?

-Veramente no. E comunque penso che tu abbia capito male.- ribattei seccata.

-Ah.- concluse lui, sempre più abbattuto.

-Ma questo non vuol dire che non possiamo essere amici.- ripresi il discorso, cercando di riportarlo sulla retta via.

-Si, certo.- disse, sorridendo appena.

Bene, ora che il mio cuore era più leggero potevo andarmene. E io che speravo in una scappatoia, invece lui aveva preso coraggio e ci aveva provato. Tentativo fallito.

Lo so, ero crudele ma capitemi: io e i ragazzi non andavamo molto d'accordo. Dopo quello che mi era successo non ero più riuscita ad avvicinarmi ad un ragazzo senza essere scortese.

Inoltre avevo avuto un fidanzato a diciannove anni e dopo quell'esperienza tutta la mia fiducia già traballante nel genere maschile, si era dissolta del tutto.

Già, il mio meraviglioso fidanzato dopo circa un anno e qualche mese di intimità, aveva deciso di cambiare e provare l'intimità di un'altra ragazza. E la ragazza in questione ovviamente gliela avevo presentata io come mia cara amica.

Si può capire come mai non abbia più voluto avere nulla a che fare con altri ragazzi. Anche se sembra che il destino mi sia contro, in ben due giorni sono riuscita ad entrare in contatto con dodici ragazzi di un famoso gruppo coreano, Kim Hyun-Su e il mio compagno di corso Andrea.

Che fortuna sfacciata.

-Bene, noi andremmo. Siamo un po' stanche.- dissi, sbadigliando.

-Oh, certo. Vuoi che ti accompagni?- mi chiese lui, premuroso. Forse un po' troppo.

-Non ti preoccupare, tu goditi la serata. Io e Bea dobbiamo andare nella stessa direzione.-

-E' vero che tu abiti fuori dall'università! Dovrai mostrarmi il tuo appartamento.- sussurrò lui, aprendomi la porta del locale.

Si certo, furbacchione.

Non risposi ed entrai al calduccio, facendo segno a Bea di alzarsi.

-Già ve ne andate?- chiese Marco, ubriaco fradicio dopo tre bottiglie di soju.

-Si, ho sonno.- risposi secca, guardandolo disgustata mentre tentava di alzarsi da terra. Insomma, con esempi maschili di questo genere, come facevano ad attrarmi?

-Nonnetta.- mi rimbeccò Luca, perfettamente sobrio.

-Una nonnetta che si tiene bene.- ribattei, salutando Andrea e scappando letteralmente dalla porta.

-Che brutta serata. Stavo per vomitare quando Luca mi ha circondato le spalle con un braccio.- rabbrividii Bea.

-Già. Mi è tornata la voglia di una doccia calda, per togliermi di dosso il viscidume.-

Scherzammo un po' sulla serata ma tutte e due avevamo solo voglia di dormirci sopra, così ci salutammo davanti all'università e ci demmo appuntamento alla mattina dopo.

Avevamo una lezione in comune sulla lingua, ancora non sapevamo quando avremmo iniziato con le vere e proprie lezioni dei nostri indirizzi.

Un giorno un po' impegnativo, anche se non troppo. Avevo la fortuna di essere all'ultimo anno e di avere poche ore di lezione da seguire.

Arrivai alle villette in pochi minuti, sebbene i tacchi non erano bassissimi il potere del sonno aveva la meglio e mi faceva camminare molto velocemente pur di raggiungere in fretta la mia meta.

In Corea le case sono quasi tutte chiuse con una combinazione, come negli alberghi, perciò inserii la mia sequenza di numeri e aprii la porta.

Mi tolsi le scarpe e le abbandonai sul pavimento con un tonfo secco, ma sinceramente non mi importava molto del parquet in quel momento.

A piedi scalzi mi incamminai nel soggiorno completamente buio, diretta verso la cucina per bere un bel bicchiere d'acqua. Quel soju metteva davvero sete.

Non capivo come Marco potesse essere così ubriaco: in una bottiglia non c'era così tanto liquore e poi personalmente ero abituata a drink ben più pensanti di quello.

Accesi la luce e per poco non svenni: sul mio bel divano c'era Chanyeol che mi guardava malissimo.

Mio Dio, che paura.










NOTA: Saaaaalve!

Mi rendo conto di essere un po' in ritardo, ma la scuola chiama e io non posso che rispondere.
Ma ancora per poco... MUAHAHAH

Ok, smettiamola con le risate malvagie e passiamo alle news, che non sono poi molte.
Da oggi in poi i capitoli saranno mooolto più lunghi dei precedenti, come potete constatare già con questo. Ho fatto questa scelta semplicemente perché non voglio farla durare 8567432 capitoli ma gradirei almeno qualcuno in meno.

Poooi so che la storia sta andando avanti molto lentamente, mi piace spezzare la giornata nei capitoli, come avrete notato e anche questo ho deciso di toglierlo. Se riesco a raccontare una giornata in un capitolo bene, due ancora meglio.
Non so ancora dove andrò a parare, si vedrà.

Con questo vi saluto e alla prossima!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Avevo rischiato un bruttissimo infarto. E tutto per colpa di quel coreano tagliato a fungo.

Misi una mano all'altezza del cuore nel tentativo di calmarmi e socchiusi leggermente gli occhi, ma mai senza mai perderlo un secondo di vista.

Lui era seduto elegantemente sul divano, le gambe accavallate e un braccio poggiato mollemente su un cuscino. Una visione molto tranquilla se non fosse per gli occhi, stretti e fulminanti.

Probabilmente se avesse potuto mi avrebbe ridotto in cenere. Peccato per lui.

-Ti sembra questa l'ora di tornare?- sbraitò, alzandosi di scatto dal divano.

Confusa, guardai l'orologio a parete e vidi che era mezzanotte e mezza, nemmeno troppo tardi considerando l'orario cui ero uscita.

Ma in ogni caso, cosa diamine gli importava a lui?

Gli lanciai un'occhiataccia e gli diedi le spalle, aprendo il frigo. Decisi di comportarmi come una bambina capricciosa, esattamente come si comportava lui. Anche se molte sue uscite erano davvero senza senso.

Presi una bottiglia d'acqua e riempii il mio bicchiere, scolandomelo immediatamente senza troppi complimenti.

-Hai intenzione di rispondermi? Sai, avrei sonno.- riprese, avvicinandosi a me.

Io riposi il bicchiere nel lavandino in acciaio e mi stiracchiai, sbadigliando rumorosamente.

Di sottecchi vidi che la sue espressione, se prima adirata, ora si era trasformata in offesa: pensava che stessi sbadigliando per lui? Beh, che pensasse pure quello che voleva, era lui che aveva fatto irruzione in casa mia non certo il contrario.

Lo oltrepassai, sfiorandolo con il tessuto del vestito e misi un piede su primo gradino diretta al mio caldo lettuccio dove non avrei più percepito la fastidiosa ed irritante presenza di Chanyeol.

-Bene, fai pure come vuoi. Prendo in prestito questo libro, eh? Sei davvero molto gentile a darmi libero arbitrio.-

A quelle parole mi congelai a metà strada. Aspetta, cosa?

Cosa aveva detto quella sottospecie di fungo troppo cresciuto?

Mi girai lentamente e vidi che stava tirando fuori dalla libreria tutti i miei poveri libri, scrutandoli alla ricerca di uno degno della sua persona.

-Mi spiace, ma finché non imparerai l'italiano quei libri saranno completamente inutili.- ribattei maligna, godendomi il suo sgomento.

-Allora non hai perso l'uso della parola.- si riprese subito, lasciando perdere i libri.

-Per tua sfortuna, non ancora.-

-Proprio vero. Ho sonno, me ne vado a dormire.- affermò, scacciandomi con un gesto della mano.

-Scusa.- lo chiamai e lui si girò subito, spalancando gli occhi dalla sorpresa -Si rimettono al loro posto le cose che non ci appartengono.-

-Quello è il tuo lavoro, no?- mi rimbeccò, sorridendo acido.

Io sorrisi di rimando -Ora non sto lavorando.- e lasciandolo impalato in mezzo al salotto, me ne andai, sbattendo la porta della camera.

Mi tolsi di dosso il vestito e le calzamaglie, sbattendole nella cesta dei vestiti da lavare e mi infilai il pigiama: un paio di pantaloncini con stampati sopra dei pinguini e una maglia a maniche corte, con la stessa stampa.

Andai in bagno e mi struccai con cura e dopo un bel lavaggio di zanne, ritornai in camera.

Con molta delicatezza mi buttai sul letto, rimbalzando e mi infilai sotto il lenzuolo, avvolgendomelo intorno fingendo di essere una mummia.

Non c'è bisogno di dire che mi addormentai come un masso, sognando bottiglie di soju danzanti e libri distrutti da un gigante incredibilmente assomigliante a Chanyeol.

La cosa più strana era che non avevo assunto droghe, anche se faticavo a crederlo. Era tutto frutto della mia povera mente ormai da cestinare.


La mattina dopo mi alzai di malumore, trascinandomi letteralmente fuori dal letto. Peccato però che avevo passato la notte avviluppata nella coperta, come se fosse un bozzolo, perciò non appena poggiai i piedi  per terra e cercai di spostarne uno avanti all'altro, caddi rumorosamente.

Ormai spanciata per terra, rotolai per sfuggire all'abbraccio mortale del lenzuolo e strisciai fino alla porta. Con non so quale forza di volontà riuscii ad alzarmi ed a fiondarmi in bagno.

Dopo una bella doccia e un po' di trucco, finalmente ero presentabile. Indossai un paio di blue jeans strappati, una camicia a righe bianche e blu infilata nei pantaloni e sopra una giacca in pelle nera per non rischiare di trasformarmi in un ghiacciolo umano.

Presi la mia solita borsa, infilandoci dentro anche il mio camice bianco, e le mie scarpe bianche che lasciai davanti alla porta dei miei vicini per prendere quelle assurde ciabattine rosa. Se le odiavo.

Entrai in casa dirigendomi diretta in cucina, pensando nel frattempo cosa cucinare nel pomeriggio. Non volevo che la mattina dovessero mangiare sempre latte e cereali, così decisi che più tardi avrei preparato delle brioches. Se mi impegnavo anche la mattina stessa, in modo da farle trovare calde.

Ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi ero accorta di quattro persone che discutevano animatamente in salotto.

-Carl?- mi chiamò una voce famigliare dall'altra stanza.

Io mi girai di scatto, verso la direzione della voce -Wait, James?!-

Corsi in sala e non appena vidi la matassa di capelli castani, sorrisi felice.

-Caaaaaarl!- ululò, abbracciandomi stretta.

-Non respiro, James! Scollati!- sfiatai, senza ossigeno.

-Oh, scusa! Allora, come stai? Si comportano bene queste piccole pesti?- chiese in coreano, facendosi serio e indicando le quattro persone che si trovavano ora in salotto.

Sehun, Kai, Lay e Xiumin si guardarono colpevoli ma non avevo intenzione di svelare a James che mi avevano quasi buttato giù la casa.

-Sono solo un po' stanca, il jet-lag sembra che non voglia lasciarmi. Oh, ma loro sono bravissimi!- sorrisi, facendo l'occhiolino al gruppo mentre James li guardava sospettoso.

Dalle sue spalle feci il labiale -Carini e coccolosi, mi raccomando.- facendoli ridere a crepapelle.

Ridacchiando tornai in cucina, riempiendo le tazze con il latte e portando sul tavolo tre varianti di cereali.

Suho, Chanyeol e Baekhyun fecero il loro ingresso in sala e ancora assonnati si sedettero a tavola, rischiando di finire con la faccia nel latte. Era proprio una loro prerogativa, allora.

-Hai sonno?- sussurrai a Chanyeol, con un ghigno poco simpatico sul viso.

Lui mi lanciò un'occhiataccia mentre Baekhyun ridacchiava, attento a non attirare l'attenzione degli altri. Soddisfatta della sua reazione, mi spostai in sala dove James stava riordinando la sua borsa.

-Allora, non mi hai ancora detto come stai tu!- lo ripresi.

-Bene, ma anch'io sono un po' stanco. Questi ragazzi mi faranno impazzire.-

-Non lo sei già?- lo presi in giro, facendolo alzare gli occhi al cielo.

-Non ti stanchi mai di fare battutine sarcastiche, eh?. A proposito, Jenni vi invita a cena domani sera, va bene?- mi chiese, posandomi una man sul braccio.

-Si, credo di si.- balbettai, per niente contenta che dovessero partecipare tutti.

-Perfetto, gli altri sanno già tutto. Noi ci vediamo domani, eh? E non studiare troppo!- raccomandò, salutando gli altri seccamente. Chissà cos'era successo.

-Domani si va a cena tutti insieme, allora.- affermò Kai, sorridendomi sornione.

Io feci spallucce e mi misi la borsa a tracolla -Dove vai?- domandò Lay, guardandomi confuso.

-All'università?- risposi, ovvia.

-Prima mangia.- dichiarò Xiumin, facendo alzare Suho per prendermi una tazza. Il tutto sotto lo sguardo inquisitore di Chanyeol.

-Ma non c'è ne bisogno...io...- iniziai ma fui interrotta dall'arrivo degli altri -Tu adesso mangi.- ordinò D.O.

Sbuffando come un bufalo impazzito mi sedetti al tavolo e consumai la prima colazione insieme a loro. La prima si, ma di certo non l'ultima.

Riuscirono a farmi sentire a casa, per quanto fosse assurdo. A casa e meno sola.




-Non ho ancora capito perché scappi sempre.- mi riprese Luhan, prendendo la scatola di cereali per versarsene un bel po' nella sua tazza seguito attentamente da Sehun, che non vedeva l'ora di fregargli la scatola dalle mani.

-Non voglio disturbarvi e poi il mio lavoro è fare le pulizie, non mangiare a scrocco.- sbottai, guardando Chanyeol con aria di sfida. Presi la scatola di cereali che mi porgeva Sehun e la rovesciai nella tazza, tentando di rendere il latte un po' più gustoso.

Io detestavo il latte da solo, dovevo sempre aggiungerci qualcosa. Solitamente era caffè, ma andava bene anche il miele che rendeva dolce e gustoso quella bevanda così insapore.

-Non mangi a scrocco, in fondo il cibo lo compri tu!- intervenne Baekhyun, parlando a bocca piena.

Dopo una mia occhiataccia, dettata dalla disgustosa visione dei cereali masticati sulla sua lingua, richiuse le fauci, deglutendo come un essere umano.

-Vero, ma lo compro per voi non per me. In ogni caso va bene così, ho più tempo per studiare.- dissi facendo spallucce.

Vidi undici facce che mi guardavano interrogative, tranne Tao che addormentatosi sulla sedia, faceva dondolare la testa avanti e indietro.

Esilarante, davvero.

Mi portai una cucchiaiata alla bocca e sebbene il sapore dolce dei cereali rendesse il latte più buono, non era abbastanza per i miei gusti perciò storsi leggermente la bocca.

Sospirando contrariata, sia per il latte che per il poco comprendonio dei miei nuovi animaletti, risposi -Beh, dato che non ho molto tempo a disposizione studio mentre mangio.-

Facce che prima erano confuse ora mi guardavano sbalordite. Ma che avevo detto di strano?

Proprio mentre Suho stava per dirmi qualcosa il mio telefono iniziò a squillare. Chi poteva chiamarmi alle 7.30 di mattina?

Quando vidi sul display la scritta “mamma” tutto si chiarì: stavo per ricevere una bella strigliata.

Mi scusai con i ragazzi e mi alzai dalla sedia, spostandola rumorosamente dietro di me. Vidi con la coda dell'occhio che avevo svegliato Tao ma si era ripreso subito: afferrata la confezione di cereali, si versò direttamente in bocca il contenuto.

Sorrisi divertita e inseguita dalla musichetta allegra e da dodici sguardi curiosi, mi rifugiai in salotto.


-Pronto?-

-Carlotta! Come stai, tesoro?- urlò una voce femminile dall'altra parte del telefono.

-Ciao, mamma. Io tutto abbastanza bene e tu?- risposi, spostando l'aggeggio lontano dal mio orecchio. Non volevo certo rischiare una rottura del timpano a ventun anni.

-Bene, anche se ci manchi tanto. Ho visto stamattina il tuo messaggio ma non ho voluto chiamarti sapendo che era notte in Corea.- disse lei, calcando sul “non ho voluto” in maniera molto insistente.

-Sottile rimprovero, eh?-

-Figlia molto perspicace, eh?- mi fece il verso e dopo qualche secondo di silenzio tombale scoppiammo a ridere.

-E' proprio vero, tale madre tale figlia.-

-Beh, dovrai pur aver preso qualcosa dalla tua vecchia mamma, no?- domandò con un tono molto ammiccante.

-Ancora con questa storia? L'abbiamo capito tutti che lo dici solo per sentirti dire che non sei vecchia.-

-Che cattiva. Figlia degenere.-

-Ho preso tutto dalla mia vecchia mamma.- ribattei, usando il suo stesso tono.

-Mi sa che stai sbagliando, mi hai confuso con qualcun altro. Io non sono la tua mamma, tesoro.-

-Si brava. Ci crediamo, non preoccuparti.-

-Da piccola ti prendevi di quegli infarti. A proposito, che cosa c'è di tanto urgente da scrivermi così tardi?-

-Erano le undici, non era tardi. Volevo solo sapere quando avevi intenzione di inviarmi il resto dei vestiti e gli strumenti.-

-Pensavo oggi, mandami per messaggio l'indirizzo dell'appartamento.-

-Va bene, ci sentiamo presto?-

-Certo, ma ti chiamo io. Non voglio prendermi colpi, sono ancora giovane.-

-Dovresti deciderti sulla tua età, sai?- replicai sarcastica, riavendo indietro una grossa risata che mi fece sorridere prima di un “ciao”.


Chiusi la telefonata e ancora sorridente, ritornai in cucina che era piombata nel silenzio più assoluto. Penso fosse una cosa mai vista nella casa degli EXO, da quando li avevo visti la prima volta non erano stati zitti nemmeno un minuto.

Li guardai perplessa e i dodici ragazzi mi restituirono uno sguardo scioccato. Si, anche Chanyeol mi guardava sconvolto.

Beh, meglio delle occhiatacce.

-Ragazzi, che è successo?- chiesi, ritornando al mio coreano traballante. Iniziavo a preoccuparmi, il silenzio si stava allungando un po' troppo e davvero avevano delle facce completamente stravolte.

Stavo per riaprire bocca, quando un fiume di parole provenienti da dodici anatre starnazzanti mi investì in pieno, rintontendomi e facendomi sentire il bisogno di una bella coperta calda.

Chen, Baekhyun, Kai, Sehun, Xiumin, Luhan, Kris, Lay, D.O e Tao sbraitavano e urlavano tutti insieme, agitandosi come dei matti. Dove diavolo ero finita?

Suho cercava di calmarli, anche se notavo che mi lanciava occhiate scioccate ma quello che mi preoccupava di più era Chanyeol che mi guardava sconvolto. Davvero sconvolto.

Il che era strano per uno come lui, probabilmente non si scioccava per nulla.

Mi misi la mano sulla fronte, cercando di placare quel mal di testa che stava iniziando a dare segni della sua presenza. Ci mancava solo quella.

-Ragazzi, basta. Cos'ho combinato di tanto sconvolgente?- chiesi, sull'orlo dell'esasperazione e di un mal di testa perforante.

Si zittirono tutti nuovamente, mentre Kai prese la parola -Ma che lingua era quella?-

Io lo guardai come se fosse idiota e risposi -Italiano. Vi prego non ditemi che avete fatto tutto quel baccano per una stupidata come questa.-

Le loro facce offese e un po' colpevoli mi diedero la risposta: sì, era proprio per quello.

-E' una lingua meravigliosa. Molto musicale.- si intromise D.O, spalancando gli occhioni castani.

-Abbastanza, si. Anche il coreano non è male, forse troppo difficile per me.- replicai, guardando il cellulare.

Mi uscii un sospiro strozzato: erano le otto ed ero in ritardo.









NOTA: Salve a tuttiiii!

E' un po' tardino per pubblicare ma volevo che aveste il capitolo 13 prima dell'inizio della mia settimana infernale... anche perchè altrimenti non saprei quando riuscire a pubblicare.
Allora, svelato il mistero di Channie il funghetto sul divano... aspettava la nostra cara Carlotta, insomma. Diciamo pure che non vedeva l'ora di prenderla di nuovo ad occhiatacce e battutine poco divertenti.

Che dire, la telefonata con la mamma di Carl mi fa morire. Io e mia mamma siamo uguali e dovevo inserirla in qualche modo.

Voglio ringraziare chi recensisce, chi ha messo la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate... grazie, di cuore.

Beeene, ci si sente alla prossima allora! 
Buonaseraaaata!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


-Mio Dio, devo scappare!- ululai, raccattando la mia borsa dallo sgabello in cucina e salutai tutti con un grido soffocato.

-Carl, ma dove vai?-

-Carl!- gridarono Sehun e Kris, alzandosi dalle loro sedie -Non abbiamo finito!-

-Ne riparliamo quando torno, sono in ritardo!- sbraitai, lanciando le ciabatte rosa contro la porta e sorbendomi in sottofondo le proteste di Suho.

Uscii correndo come Jack Sparrow inseguito dai cannibali e mentre tentavo di evitare le auto sulla strada principale, cercavo il telefono nel giubbotto di pelle che continuava a suonare fastidiosamente.

-Pronto?- ringhiai, mentre la borsa a tracolla era appena caduta per terra.

-Carl dove cavolo sei?- mi urlò nell'orecchio Bea.

-Sto arrivando.- risposi secca.

-Sbrigati, tra poco iniziano le lezioni.-

-Ma va?- ironizzai, chiudendo la telefonata.

Corsi più velocemente verso l'università e una volta che vidi l'edificio in mattoni quasi mi inginocchiai sul terreno per ringraziare tutti gli Dei. Peccato che non ne avessi tempo.

Quasi buttai giù la porta d'entrata e mi fiondai su per le scale, entrando nell'aula già stracolma.

Bea alzò un braccio indicandomi il posto vicino a lei e io le feci un segno con la mano, facendole capire che sarei arrivata. Prima dovevo chiedere una cosa ad un mio professore.

-Mi scusi? Professor Giudici?- chiesi, cercando di far ritornare normale il mio respiro. Sembravo un drago sputa fuoco.

-Carlotta, salve. Come stai?- mi rispose cordiale il mio caro insegnante di Immunologia. Era un uomo abbastanza giovane, sulla quarantina e portava grossi occhiali neri sul suo nasino minuscolo.

Gli occhiali continuavano a scivolare e lui diventava isterico a forza di tirarseli su con l'indice.

-Senza fiato. Volevo sapere quando inizieranno le lezioni del nostro corso.-

Lui mi guardò da sopra le lenti con un penetrante sguardo azzurro -Beh, il coreano ancora non lo conoscete bene ed è sicuramente una buon incentivo continuare le lezioni. Mi rendo conto tuttavia che anche giusto iniziare le nostre, in fondo dovrete laurearvi alla fine dell'anno.-

Mentre faceva il suo discorso io ripresi completamente fiato e lo guardavo cercando di non addormentarmi per terra. Diamine, vieni al punto!

-Penso che domani o al più tardi dopodomani le lezioni riprenderanno.- finì, ricevendo un sorriso sornione dalla sottoscritta. Lo ringraziai e poi andai diretta al mio posto, tirando fuori i libri di coreano.

Bea era incredibilmente eccitata, non vedeva l'ora di ricominciare. Io sinceramente avevo solo voglia di dormire. E di mangiare qualcosa che non avesse il retrogusto di latte.



-Che sonno!- sbadigliai, stiracchiandomi come un orso fuori dal letargo.

-Oh, che sfaticata che sei Carl.- mi riprese Bea, ridacchiando mentre mi spingeva fuori dall'aula.

Io alzai gli occhi al cielo: se sapesse davvero cosa facevo a casa...altro che sfaticata.

Lei continuava a spingermi imperterrita verso le macchinette -Ho bisogno di cibo.- constatò, fermandomi ad un centimetro dal vetro dell'aggeggio sputa-snack.

-Ok, ma non devi mangiare me.- ribattei, spostandomi dalla macchinetta e facendogli una linguaccia.

-Che essere maleducato che sei.- affermò, spostandosi i capelli rossi aggrovigliati dietro la spalla con un gesto molto altezzoso.

-Devi essere di buon umore per farmi tutti questi complimenti.- la rimbeccai, facendola ridere.

-Ho solo fame.-

-Beh, prego: le macchine che ti donano cibo in cambio di denaro babbano sono proprio di fronte a te.- feci, indicando teatralmente l'ingresso delle banconote.

Bea mi lanciò un'occhiataccia e inserì i suoi soldi mentre qualcuno mi picchiettava insistentemente la spalla. Chi era che voleva morire?

Mi girai in direzione del picchiettatore assassino e mi ritrovai faccia a faccia con Kim Hyun-Su che mi sorrideva tutto contento.

-Annyeonghaseyo Carl! Come stai?- mi salutò lui, inchinandosi profondamente sotto lo sguardo sbigottito di Bea.

-Oh, ciao Hyun-Su. Io sto bene grazie e tu?- chiesi, facendo una breve imitazione di un inchino.

-Benissimo ora che ti rivedo! Ti andrebbe di uscire stasera? Ti faccio conoscere i miei amici.- mi chiese, guardandomi con gli occhi da cucciolo.

Calma, bello cos'è sta storia? Io non avevo nessuna intenzione di uscire con lui, avevo già dodici ragazzi a cui fare la babysitter non ne volevo certo un altro. Grazie al cielo esisteva Jamesuccio che mi aveva invitato a cena. Con tutti gli EXO, dimenticavo.

-Mi spiace ma stasera non posso, ho un altro impegno. Facciamo un'altra sera, ti va?- gli risposi sorridendo dispiaciuta. Quando mi ci metto so recitare. Ma solo quando mi ci metto davvero.

-Oh, mi spiace molto! Certo, certo ti chiamo io allora. Buona serata!- disse, mentre un suo amico lo tirava per una manica.

Continuò a salutarmi da lontano finché non sparì in un'aula dalla porta verde.

-E tu queste cose non me le dici?- ululò Bea ferita, tirandomi il mio giubbino in pelle.

-Beh, ti ho detto di Andrea, no?- pigolai, cercando di spostare il discorso.

-Ma cosa mi interessa di Andrea, lui era più interessante! Come vi siete conosciuti?-

-Non direi. Mi ha aiutata a trovare la strada per l'università il primo giorno.-

-Molto romantico, no?- domandò sorridendo malefica.

-No e piantala subito.- la freddai, tentando di sfuggire al suo piano crudele.

-Sei cattiva! Che hai da fare stasera di così urgente? Potevamo uscire con lui!-

-Veramente l'ha chiesto a me e poi ho una cena a casa di Jenni e James.- risposi, avanzando verso l'uscita. Era mezzogiorno e le lezioni per quella giornata erano terminate.

-Davvero? Sai cominci a preoccuparmi.- affermò seria, fermandosi in mezzo alla strada.

-E perché mai?- le andai dietro roteando gli occhi. Sapevo che era una cavolata, lo sapevo.

-Troppi ragazzi ti girano intorno...ed è meraviglioso! Finalmente sei sbocciata anche tu!- gridò, iniziando a ballarmi in tondo ed a starnazzare. Cosa avevo detto? Cavolata.

-Va bene, Bea. Ora devo tornare a casa, ci sentiamo.- chiusi la conversazione, scappando dalla rossa impazzita.

-Ciaaaao, chiamami!-

Sì, Bea, cerchiamo di drogarci di meno.



Nel ritorno mi fermai al solito supermercato, sperando che la nonnetta troppo forzuta per i miei gusti, non mi riconoscesse.

E stranamente ebbi fortuna: mi accolse con un sorriso e mi salutò cordiale.

Riempii altre cinque borsine di roba e pagai il tutto con gli ultimi spiccioli che avevo in tasca, per fortuna in Corea il cibo non costava molto.

Mi diressi verso casa a passo veloce, volevo assolutamente farmi una bella pastasciutta al ragù. Nessuno mi avrebbe distratto dal mio compito, l'avrei preparata anche per quei dodici anatroccoli così sarebbero rimasti contenti.

Inserii il codice per aprire la porta e mi fiondai in cucina posando la mia borsa dell'università, poi entrai nella villetta degli EXO, pronta per preparare un bel pranzetto ma quello che vidi mi fece gridare di terrore. Terrore puro ed incondizionato.

Quella dannata casa era un disastro.





Io non riuscivo a crederci. Giuro che non credevo ai miei occhi.

Possibile che in quel poco tempo che avevano a disposizione prima di recarsi alle prove fosse riusciti a combinare un disastro di dimensioni abnormi? Sì, è possibile.

Non ho mai avuto istinti omicidi prima d'ora, ma c'è sempre una prima volta e quella era la mia occasione. Non potevo certo perdermela.

Vestiti ovunque, impilati in traballanti torri di Pisa, fogli accartocciati persino nel forno, scarpe sul divano... e questo era solo il salotto. Non volevo vedere le loro camere.

Sono troppo giovane per un infarto, cavolo.

Presi un bel respiro nel tentativo di calmarmi, ma il tic all'occhio destro che mi era comparso non accennava a smettere, così armata di pazienza e del mio fidato swiffer mi misi a pulire. Ancora.

Solo dopo un'ora la sala era ritornata ad essere una vera sala, anche perché prima assomigliava di più ad una discarica.

Decisi di impegnarmi comunque e dopo davvero troppo tempo la pasta stava bollendo e la porta d'ingresso si aprì sbattendo.

-Carl sei a casa?- gridò Luhan seguito da un tonfo sordo, che dovevano essere le sue scarpe, e dalla sua comparsa in cucina.

-Ovviamente, dove altro potrei andare? Solo voi riuscite ad incasinarmi la casa in dieci minuti.- risposi seccata, guardando la pentola e cercando di non far attaccare la pasta.

-Sì ehmm... ci dispiace per il disastro...- fece Suho, entrando a passo svelto.

Io sospirai -Fa niente. Dovrò abituarmici.-

-Sì esatto. E' il tuo lavoro, no?- sbraitò Chanyeol, facendo la sua entrata come una vecchietta inacidita. Non gli risposi e lui si sedette sulla sedia, rimanendo tutto il tempo a fissarmi malevolo

mentre chiacchieravo con gli altri ragazzi. Che scatole.

-Ma si può sapere cosa vuoi da me? Se ti sto sulle palle dillo e basta, così la facciamo finita.- sbottai all'ennesima occhiataccia lanciatami da quel fungo asiatico.

Dovetti aver urlato, poiché scese il silenzio tombale in sala. Immaginatevi dodici ragazzi che vi fissano completamente scioccati... beh, mi sentivo osservata. Davvero troppo.

L'unico suono che ruppe quel silenzio forzato fu il borbottio dell'acqua che bolliva, segno che era quasi pronto.

Mi alzai dalla sedia e visto che gli sguardi sconvolti mi seguivano, alzai le spalle -Beh, me lo dirai dopo. Speriamo che la pasta al ragù vi faccia uscire da questo stato catatonico. Non siete un bel vedere, sapete? E mi inquietate.-

Iniziai a metterla nei piatti, distribuendo il sugo più o meno in modo omogeneo. Ovviamente seguita da dodici paia di occhi, che non si perdevano un mio movimento.

Portai i piatti al tavolo e servii tutti, aspettandomi una valanga di -Ahhhh.- e -Oooh.- come la prima volta e invece nulla, continuavano con la tattica del silenzio.

Loro continuavano a fissarmi e io, di conseguenza, facevo lo stesso ma con un' espressione interrogativa.

Cogliendo il mio smarrimento, dettato anche dalla faccia sconvolta di Chanyeol, Xiumin decise di intervenire -Carl, hai detto una cosa abbastanza scioccante.-

-E perché mai?- chiesi, sempre più confusa.

Lui arrossì leggermente e notai che continuava a guardarsi le scarpe. Facevo così paura?

-Ecco, qui le ragazze non parlano come te.- fece, guardando Kai alla ricerca di un aiuto.

-Si, diciamo che sei stata molto diretta.- si intromise Baekhyun, facendomi un lieve sorriso.

Io ero sempre più confusa e mi rendevo conto di quanto poco sapessi sulla loro cultura. Per me era normale essere diretta, dire chiaramente quello che pensavo. Ho sempre creduto fermamente che la convivenza dovesse basarsi sulla sincerità ed ho fatto di questa mia convinzione uno stile di vita.

La sincerità è uno dei sentimenti più importanti che deve essere sempre presente, altrimenti non vale la pena di impegnarsi con una persona.

-Sono stata sincera.- sbottai, prendendo un piatto e fermandomi in cucina a mangiare sull'isola. Da li avevo una visuale completa su tutti.

Loro si guardarono a vicenda, sorridendo contenti. Sì, sorridendo, Sì, tutti. Sì, anche Chanyeol.

Penso di non averlo mai visto sorridere. Non so se mi fa paura o piacere, ci devo pensare.

-Carl, qui le ragazze non sono mai sincere. Usate l'espressione doppia faccia?- mi informò Suho.

-Certo. Buon viso a cattivo gioco.-

-Esatto. La sincerità è molto relativa... e rara.- si intromise Kris, prima di infilarsi una forchettata in bocca. Sì, perché ho proibito loro di mangiarle con le bacchette. Come si fa a mangiare la pasta con le bacchette? Dai, è impossibile.

E la cosa più assurda è quanto si sono lamentati! Per loro mangiare con le bacchette è una cosa insostituibile... penso abbiano accettato solo per farmi contenta.

-E' bello essere l'eccezione.- replicai, mangiando di gusto il mio primo piatto italiano in Corea.

Cadde di nuovo il silenzio, tutti erano concentrati a spazzolare quello che avevano nei propri piatti tranne Kai, che tutto contento mi trotterellava accanto.

-Quindi stasera si va da James?- mi chiese, portandomi il suo piatto vuoto.

-Si. Così Jenni sarà felice.- risposi riponendo il mio e il suo piatto nel lavello.

-Anche noi siamo felici. E' la prima uscita tutti insieme!- ululò, con gli occhi che gli luccicavano.

-E' vero non ci avevo pensato! Dobbiamo portarti in giro per Seul! Ti piace giocare a Basket? E ai videogiochi?- mi domandò a raffica un super eccitato Chen, entrando nella conversazione brutalmente, come suo solito.

-Io e il Basket non andiamo molto d'accordo... il fatto che sia alta a malapena un metro e sessanta mi limita un po'. Per il resto va bene tutto.- dissi, spaventata dal sorrisone di Chen. Raccapricciante.

-Ti piacciono i videogiochi?!?- mi domandò scioccato Sehun, spalancando la bocca.

-Si, perché è strano?-

-Un po'.-

Mah, che strani questi coreani.











NOTA: Sono tornataaa!

Chiedo scusa per il ritardo MADORNALE, ma come vi avevo anticipato la scorsa settimana ero davvero piena di verifiche... che schifo la scuola.
In ogni caso cercherò di essere più puntuale e di darmi alla scrittura furiosa.

Dimenticavo una piccola cosuccia, settimana prossima sarò in gita (Barcellona, yeeeee) e quindi non riuscirò a pubblicare, per ovvie ragioni.
Penso però di postare un capitolo domenica, in modo da non lasciare una settimana scoperta.

Beh, che altro dire... buon pomeriggio a tutti!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


-Caaaarl are you ready?- sbraitò Kris dal mio salotto.

-Yeah, I'm coming!- urlai io in risposta direttamente dal bagno.

Mi stavo ancora finendo di truccare ma almeno ero vestita: indossavo dei jeans a vita molto alta e una maglia nera a maniche lunghe infilata all'interno. La particolarità della maglia era che teneva tutte le spalle scoperte e sebbene nella cultura coreana non era ben visto, decisi di non pensarci per una volta, in fondo andavo a casa di inglesi, mi era concesso di fregarmene dei coreani.

Scesi le scale velocemente, prendendo dei tronchetti neri piuttosto alti e nel frattempo mi feci una coda alta, trattenendo la mia chioma leonina.

Larissa sarebbe stata fiera di me. Dovevo ricordarmi di contattarla il prima possibile, mi mancava.

-Carl, ma cosa ti sei messa?- mi chiese Lay, guardandomi quasi strabico.

Tutti mi stavano fissando male e io nel frattempo facevo finta di nulla, infilandomi i miei tronchetti.

Nel passare accanto all'isola, presi la borsa e feci segno agli altri che era ora di avviarci, se non volevamo fare tardi il che non era contemplato a casa Jenni. Se eri in ritardo lei era capace di non farti entrare in casa. Quella donna era crudele con i ritardatari.

-Carl, davvero non dovresti indossare certe cose...- si intromise Suho, fermandomi per un braccio.

Io roteai gli occhi al cielo -Lo so che nella vostra cultura portare una maglia scollata significa essere paragonati ad una prostituta della peggior specie, ma andiamo a casa di inglesi e per una volta da quando sono qui voglio fare l'italiana.- risposi, cercando di non essere troppo dura ma allo stesso tempo cercando di far capire che niente e nessuno mi avrebbe tolto questa maglia. Anche perché mi sarei messa ad urlare.

-Va bene, in fondo non hai tutti i torti.- affermò Lay, facendomi l'occhiolino.

Scoppiai a ridere di gusto -Forza, andiamo altrimenti Jenni ci infilerà nel menù!-

Dodici scalmanati mi seguirono verso l'uscita e dovettero poi guidarmi verso la retta via. Non sapevo dove James abitasse, lui non si era mai degnato di rivelarmelo. Essere immondo.

-Ritornando al discorso di prima...- mi fermarono Sehun e Chen - Allora ti piacciono i videogiochi, eh? Ci divertiremo, oh se ci divertiremo.- dissero con voce satanica, strofinandosi i palmi delle mani.

-Lo sapete di essere imbarazzanti, vero?- domandai, scioccata da quella inquietante vista ma allo stesso tempo divertita.

-Certo, è la nostra qualità migliore.- si pavoneggiò Chen, facendo ridere Sehun e Baekhyun fino alle lacrime. Dovevo dire che erano davvero simpatici, sebbene la pulizia delle loro mutande non mi avesse fatto ben sperare. Ma non bisogna essere troppo scettici, in fondo si parla di maschi, si sa che sono una razza completamente a parte.

-La smettete di importunarla?- si intromise Kai, spintonando Chen che intanto aveva appoggiato un braccio intorno alle spalle di Baekhyun.

Io ancora non capisco il bisogno dei ragazzi coreani di abbracciarsi in continuazione. Era una cosa che avevo riscontrato ovunque: tra lo stesso sesso era normale tenersi per mano o abbracciarsi, addirittura alcuni ragazzi si toccavano le cosce a vicenda!

L'esatto contrario di ciò che succedeva in Occidente. In Italia due ragazzi visti in atteggiamenti affettuosi sarebbero stati additati come fidanzati mentre qui era una cosa normalissima.

-Non mi stanno importunando.- ridacchiai, mentre Sehun faceva le linguacce a Kai.

-Io non ne sarei così convinto, sai?- fece lui, prima di urlare -AISH, Sehun io ti uccido!- e rincorrerlo come un bambino per la strada. Una scena assurda.

Mentre li guardavo ridendo a crepapelle, Chanyeol si avvicinò, accostandosi a me. Io lo guardai di sbieco, ancora con il sorriso che aleggiava sul viso. Ero pronta ad un altro suo commentino sarcastico ma si limitò a sorridermi di rimando -Sai, io non ti odio. Semplicemente non capivo se eri una persona di cui ci si poteva fidare. Da quel che ho potuto vedere però, James ha fatto una bella scelta.- sussurrò piano, facendo attenzione a non farsi sentire da Suho e Luhan che parlottavano fra loro poco più avanti di noi.

Lo guardai stupita, spalancando completamente gli occhi e la bocca. Dovevo essere davvero buffa, perché lui mi scoppiò a ridere in faccia senza nessun pudore.

Mi riscossi velocemente e dopo avergli lanciato un'occhiata assassina, mi mossi, seguendo il resto del gruppo che nel frattempo era andato avanti non accorgendosi di noi.

Allungai il passo nel tentativo di raggiungerli e sentii Chanyeol che si affrettava a raggiungermi.

-Caaarl, Channie, sbrigatevi!- gridò D.O, fermandosi per aspettarci.

-Ci siamo.- dissi, non appena gli fummo accanto.

-Perfetto, perché siamo arrivati. Questa è la casa di James.- mi sorrise lui, indicandomi una villetta moderna sulla sinistra.

-Però, si tiene bene il signorino.- commentai ironica, facendo scoppiare l'ilarità dei ragazzi che mi circondavano.

Ma io non scherzavo affatto, al confronto la casa che mi aveva “affittato” era una topaia vera e propria.

Solo da fuori si vedeva la modernità che la caratterizzava: la parete esterna che stavamo tutti osservando era fatta completamente di vetro e dava una visione perfetta della serra che avevano allestito. La casa era circondata da un muretto piuttosto basso, composto da tante pietre colorate disposte una sull'altra, che si apriva in un bel cancello in ferro battuto.

Qui si vedeva il giardinetto curato, sebbene non fosse ampio ma compensavano con la riserva naturale di flora all'interno. Non mi sarei stupita di ritrovarmi un tigre del bengala che giocava con un bel gomitolo di lana sotto una palma.

La struttura si sviluppava in altezza, come la mia, ma era normale. A Seul non avevo ancora visto una sola casa abbastanza larga, ma in una metropoli era difficile.

Entrammo dal cancello e Xiumin bussò gentilmente alla porta che si spalancò in un nanosecondo.

-Finalmente siete arrivati! Su, entrate che fa freddo!- ululò una vocina sottile e che al solo suono aveva il potere di farmi sorridere.

I dodici anatroccoli sperduti non se lo fecero ripetere due volte, si fiondarono all'interno e si tolsero le scarpe mentre io rimasi in fondo alla fila aspettando il momento in cui Jenni si fosse accorta della mia presenza.

Una volta che l'ingresso si fu liberato dalle loro figure starnazzanti e disastrate, finalmente arrivò anche il mio turno di togliermi i miei tronchetti. Sinceramente ancora non capivo il perché dovessi togliermi sempre le scarpe quando entravo in casa d'altri. O nella mia, che è ancora peggio.

Voglio dire, una ragazza si fa del male indossando delle scarpe col tacco altresì chiamate “ strumenti di tortura” e poi deve toglierseli per tutta la serata? Ma allora cosa li mettiamo a fare?

Forse è per quello che le coreane indossano solo trampoli. Perché non soffrono il mal di piedi, in fondo devono sempre toglierle.

-CARLOTTA?- sbraitò Jenni, non appena mi vide sfilarmi le scarpe con una smorfia di disprezzo. La sua voce nel dire il mio nome, storpiato ovviamente, salì di qualche ottava. Probabilmente se ci fossero stati dei cani nelle vicinanze, avrebbero iniziato ad ululare felici.

-Jenni, ciao. E' bello rivederti.- sorrisi, lanciando le scarpe vicino a quelle di Kris, che erano delle vere e proprie barche.

Lei mi guardò male -Non ci vediamo da un anno e l'unica cosa che sai dirmi è questa schifezza? Vieni qui e abbracciami!- ribatté, stritolandomi in una morsa mortale.

-Mi stai soffocando! Sono troppo giovane per morire, Jenni!- sfiatai, cercando di respirare correttamente. Questa ragazza mi avrebbe ucciso prima o poi, lo sospettavo già da quando la incontrai la prima volta, ma ora ne avevo la certezza.

-Oh, scusa! E' che sono così felice di vederti.- riprese, lasciandomi andare ma conducendomi forzatamente in salotto, dove tutti si erano accomodati sugli enormi divani.

-Carl ce l'hai fatta, eh? Stavamo per segnalarti come dispersa.- mi riprese James, facendomi l'occhiolino.

-Dovresti rivedere il repertorio delle tue battute... sai iniziano ad essere scontate.- ghignai malvagia, ridendo della smorfia che si dipinse sul suo volto.

I ragazzi ci guardavano a bocca aperta, stavamo dando spettacolo. Jenni mi diede un colpetto sulla spalla e sinuosa si diresse in cucina, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli neri.

Mi incamminai anch'io verso l'unica poltrona libera, ma di certo non sinuosamente come la coreana, sembravo più un criceto imbalsamato.

Accoccolata sulla mia poltrona, in una posizione del tutto poco consona alla situazione, dedicai la mia attenzione a James che faceva girare il vino all'interno di un grosso bicchiere di vetro.

Era sempre stato bello, aveva un anno in più di me ed è stato il mio primo amico in Inghilterra. Ma ora la sua bellezza era quasi spenta, i capelli color cioccolato erano sbiaditi e gli occhi azzurri così vivaci erano costantemente distratti. Cosa stava succedendo?

Non ero una grande osservatrice, la maggior parte delle volte bisognava darmi delle badilate in faccia perché mi accorgessi anche solo delle banalità, ma lui... era palese che non stesse bene.

Mentre lo guardavo fissare una macchia sul pavimento, Jenni tornò con un vassoio pieno di formaggi -Questi sono gli antipasti. Spero vi piacciano i formaggi di capra.-

-Oh, non siamo esigenti, non ti preoccupare.- sorrise Chanyeol, prendendone un pezzo.

-Ha ragione, mangiamo praticamente di tutto.- aggiunse Chen, rotolandosi sul tappeto. Mah, quel ragazzo sembrava più un cane troppo cresciuto.

-Jenni, ti posso dare una mano?- chiesi, prima che scomparisse in cucina.

Lei mi guardò stupita e gettò un'occhiata veloce a James, che continuava imperterrito a fissare il pavimento. Distolse subito lo sguardo e lo rivolse a me, incatenandomi nei suoi occhi scuri -Certo, ti ringrazio.-

Avevo capito, qualcosa non andava e lei non vedeva l'ora di parlarmene. 










NOTA: Saaaaaalve!

No, non sono morta... anche se devo ammettere che vi ero molto vicina.
Chiedo umilmente venia per il mio ASSURDO e MADORNALE ritardo, ma la scuola ha preso il sopravvento e non ho avuto più il tempo di andare avanti con la storia.
Pian piano sto riprendendo, con fatica, ma sto cercando di farmi venire le idee.

In ogni caso, spero vi piaccia questo capitolo e spero di sentirvi al prossimo!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


La seguii silenziosamente in cucina, trattenendomi dal farle una miriade di domande a raffica. Odiavo questo comportamento di James, non era da lui starsene buono e zitto. Anzi, era totalmente l'opposto.

La cucina era... enorme. Non mi viene in mente nessun altro aggettivo abbastanza qualificato per descriverla.

L'isola in marmo bianco, sgabelli neri molto moderni sistemati alle sue estremità e l'intera struttura davano un'idea di quanto i proprietari fossero benestanti e aggiornati sulle nuove mode.

In fondo Jenni era una stilista, se non le conosceva lei le nuove tendenze, chi poteva?

-Carl, non so che fare.- sbottò, sedendosi di getto su uno sgabello e coprendosi il viso ben truccato con le mani -Hai visto James? Sembra quasi che... che non sia presente.-

-Sì, l'ho visto. Da quanto va avanti?- chiesi, appoggiandomi con un fianco all'isola.

-Da qualche mese. E' assente, scostante e stanco.- elencò, puntandoli con le dita.

-Quando mi è venuto a prendere qualche giorno fa, sembrava tranquillo. Normale.-

-Ti è venuto a prendere?!?- mi domandò, spalancando gli occhi a mandorla.

-Sì, non lo sapevi? L'università non aveva più camere disponibili, così James mi ha affittato il vostro appartamento.- spiegai, vedendo i suoi occhi aprirsi sempre di più. Se fossi andata avanti a parlare probabilmente i suoi bulbi oculari sarebbero schizzati fuori dalle orbite.

-Non mi ha detto nulla... perché non mi ha detto nulla?-

-Sei d'accordo, vero? Non voglio mettermi in mezzo...- misi le mani avanti.

-Oh, no va benissimo! Sentiti libera di fare come se fossi a casa tua, noi non la utilizziamo più quella casa, come puoi vedere. Mi chiedo solamente perché ha sentito il bisogno di nascondermelo, non avrei detto di no!- affermò, alzandosi di scatto e iniziando a camminare per la stanza come un lupo in gabbia.

-Ascolta, magari aveva davvero paura che tu non fossi d'accordo.- cercai di calmarla, ma anche alle mie stesse orecchie, le parole che stavo dicendo risultavano false e assurde.

Jenni mi lanciò un'occhiata preoccupata, non sapendo come reagire -Cosa faccio ora?-

-Affronta il discorso, è evidente che non sta bene. Qualcosa lo turba, magari sul lavoro.- provai, nel tentativo di trovare una soluzione che non sembrasse drastica. Ma avevo molti dubbi.

Il comportamento di James era identico a quello del mio ex- ragazzo, che mi tradiva con una mia amica. Quando la loro storia era cominciata, lui si comportava allo stesso modo: era scostante e distratto, non prestava attenzione a quello che dicevo. Era sempre attaccato al cellulare, sebbene prima lo detestasse e trovava sempre scuse per non uscire con me.

Non volevo saltare a conclusioni affrettate e non volevo nemmeno far preoccupare Jenni senza motivo. Magari era davvero solo stanco. Magari.

-Non lo so, Carl. Non si confida più con me...- iniziò lei, guardandomi eloquente.

-Ah, no. Assolutamente no. Non mettermi in mezzo, per favore.- ribattei, noncurante del suo sguardo supplicante -E' una cosa che dovete risolvere voi, mi dispiace. Se mi intromettessi, combinerei solo casini e lo sai. Meglio che la gestisci tu.- conclusi, spostandomi verso la porta che dava sul salotto.

-Va bene, hai ragione. Ma promettimi solo una cosa, Carl. Solo una.-

Mi fermai e girai solo il viso, portandolo sopra la spalla -Cosa?-

-Non lasciarmi sola.-




Tornai in sala con il groppo in gola. Aveva capito, aveva capito tutto.

Jenni sapeva a cosa stavo pensando quando mi ha riferito lo strano comportamento di James e sa che ho passato la stessa cosa.

Se mai le mie paure fossero fondate, di certo non l'avrei lasciata a risolvere questo enorme casino da sola. L'avrei aiutata, per quanto potevo.

Ma anche James era mio amico e vedevo che stava male, davvero male. Sam non era così abbattuto quando tornava a casa dal lavoro dopo aver visto la sua “amante”.

Non mi convinceva, proprio per niente.

Posai il vassoio con i calici di vino sul tavolo e ritornai alla mia poltrona, senza però averne preso uno prima.

Avevo bisogno di Alcool, anche se un bicchiere di vino non era niente di abbastanza forte.

-Carlotta, dov'è Jenni?- mi chiese James, riscuotendosi dal suo stato comatoso.

-In cucina.-

-E cosa ci fa in cucina?-

Lo guardai interdetta dopo quella domanda senza senso e dovette accorgersi anche lui della grande cavolata appena detta, perché tossicchiò e si fiondò alla ricerca della fidanzata.

Eravamo messi male, peggio del previsto.

Sorseggiai il vino, sentendomi osservata. E infatti Chanyeol non mi perdeva di vista così come Lay e Baekhyun.

-Ragazzi, che c'è?- chiesi, infastidita da tanta attenzione. Volevo solo un momento per pensare, in pace.

-Niente, è che sei strana.- mi rispose Baekhyun, guardandomi attentamente.

-Strana?- gli feci il verso, appoggiando il bicchiere sulla coscia.

-Sì, sembri scossa. Va tutto bene?- sussurrò Lay, avvicinandosi alla mia poltrona.

-Sto bene... sono solo stanca.- mugugnai, sentendo la bugia nell'aria. Anche gli altri se ne accorsero perché iniziarono a fissarmi.

Per fortuna o per sfortuna, dipende dai punti di vista, la scena imbarazzante fu interrotta da un'altra alquanto triste. Delle urla provenivano dalla cucina e si poteva distinguere la voce di James strozzata e Jenni che piangeva.

Non volevo sentire.

-Forse è meglio andare.- si intromise Suho, facendo alzare tutti.

-Già, forse è meglio...- ripetei sottovoce, alzandomi lentamente dalla poltrona.

-Dove state andando?- gridò James, riemergendo dalla cucina.

-E' meglio se torniamo a casa... così potete discutere senza problemi.- rispose Kris, spingendo Kai e Sehun verso la porta.

-No... non andatevene per colpa nostra... io...- balbettò lui, guardandomi perso.

Io scossi solo la testa, prima di avviarmi verso i ragazzi.

-Carlotta... non è come pensi.-

-Lo spero, James, lo spero davvero tanto.- replicai, mettendomi le scarpe e uscendo, verso il freddo venticello che si era alzato nella capitale.



-Non avrei mai pensato ad una cosa del genere.- ruppe il silenzio Tao, sistemandosi la sua giacca di pelle blu. Sì, blu.

-E perché mai? Era scontato che prima o poi accadesse qualcosa.- ribatté Chen, camminando piano.

-Scontato? Ti sembra il giusto modo di esprimerti?- lo rimproverò D.O, dandogli uno scappellotto sulla testa.

-Non ha tutti i torti. Jenni è fantastica ma si vedeva che le cose non andavano bene da un po'.- si intromise Xiumin, lasciando tutti a bocca aperta.

-Forse, in ogni caso non mi sembra giusto parlarne ora.- freddò tutti Luhan, guardandomi mesto.

Io non lo considerai, come non ascoltai i loro discorsi. Ero persa nel mio mondo, ripensando e rimuginando sulla situazione.

Non che fossi impicciona, ma avevo a cuore quei due ragazzi, mi avevano aiutato davvero tanto e gli dovevo praticamente la vita.

Mi sentivo in dovere di fare qualcosa per aiutarli, anche la cosa più stupida, per sdebitarmi almeno un po'.

Camminavo davanti a tutti, senza far caso ai passanti che mi guardavano come se fossi un animale raro ed esotico, senza pensare a quel gruppo di ragazzi coreani dietro di me che si stavano preoccupando per la mia assenza.

I ricordi venivano a galla, pian piano, e sapevo che non mi sarei mai liberata del peso che portavo nella mia vita. Mai avrei perso la mia integrità per qualcuno.

Ma queste erano tutte cose che avevo già deciso anni fa, tutti propositi e limitazioni che mi ero imposta per non soffrire più.

-Carl, stai bene?- mi scrollò Kai, facendomi ritornare nel mondo dei vivi.

-Cos... oh, si sto bene.- mi ripresi, rendendomi conto che eravamo arrivati a casa.

Li salutai brevemente e mi diressi verso la porta d'ingresso, digitando il codice d'accesso.

Avevo davvero sonno, ma in realtà volevo chiamare Lar non appena avessi messo piede in quella casa. Mi mancava e volevo un parere amico, sicuro e senza mezzi termini.

Chiusi la porta senza guardarmi indietro e non appena entrai, mi tolsi i tronchetti gettandoli sul pavimento in legno. Corsi in camera a cambiarmi, cercando il pigiama a tentoni per la stanza realizzando solo dopo averla messa a soqquadro che l'avevo lasciato in bagno la mattina stessa.

Dopo aver inscenato “ Dora l'esploratrice”, indossai il mio caldo pigiamino con i pinguini e ritornai in sala, saltellando per le scale.

Agguantai il mio portatile, lo misi sul tavolino davanti al divano collegandomi subito con Skype e chiamai Larissa, sperando in una sua veloce risposta.

Per fortuna siamo due esseri telepatici, e accettò la mia chiamata in un nanosecondo.

-PER FORTUNA CHE DOVEVI CHIAMARMI SUBITO!- sbraitò, senza lasciarmi il tempo neanche di aprire bocca.

-Ciao anche te.- risposi, incrociando le gambe sui cuscini morbidi del divano.

-Ma che ciao e ciao, ti sembra il modo di trattare la tua più cara amica?- fece lei, portando la mano al cuore in modo molto teatrale.

-Come sei melodrammatica. Dovresti lasciare l'università di Lettere e dedicarti al teatro.- ironizzai, facendola scoppiare in una grossa risata.

Sorrisi sentendomi già più leggera, Lar aveva questo pregio: essere in grado di sollevarti da tutto.

-Ci farò un pensierino. Allora, passiamo a cose serie, come sta andando?-

Sospirai, prendendomi il viso tra le mani e fissando gli occhioni scuri della mia amica -Bene per quanto riguarda l'università, sebbene sia stufa del coreano.-

-Non avevo dubbi, sai? Come si trova Bea?- mi chiese, sempre più curiosa.

-Bene. Osannata da Luca ma bene.-

-Povera, la compatisco. Quel ragazzo dovrebbe farsi ricoverare.- mugugnò, scocciata al solo sentire il nome del ragazzo.

-Già. Tra lui e Andrea non so chi sia peggio. Anche James si è infilato nel limbo.- commentai, sapendo di aver sganciato una bomba.

E infatti...-Cosa?!? Parlamene, ora.- ordinò, al ché non potei far altro che obbedire. Le raccontai del mio lavoro, degli EXO, di Chanyeol, della mia bugia colossale, di Kim Hyun-Su e della situazione tra James e Jenni.

Mi sentii molto meglio dopo anche se Larissa ci mise molto prima di emettere un verdetto.

-Carl... ma quante cose sono successe?- gridò, portando le braccia al cielo.

-Ho una vita piena.- ridacchiai, vedendo l'occhiataccia che mi aveva appena lanciato Lar.

-Ascoltami, dì a Bea chi hai come vicini, è vero scimmiotterà un po' in giro ma vedrai che ti lascerà in pace. Per James e Jenni, non saprei, devono cavarsela da soli. In fondo tu non fai parte della coppia, no? Kim qualcosa... cosa? Perché cavolo hai aspettato così tanto a dirmelo? Mi sento offesa.

Comunque dammi retta, lascia perdere tutti e continua a vivere la tua vita.- concluse il suo discorso, tutto d'un fiato.

Io la guardavo con gli occhi spalancati e completamente sconvolta dalla sua parlantina, ma dopo pochi secondi scoppiai a ridere a crepapelle, trascinandomi dietro anche lei.

Risi fino alle lacrime, sembravamo due disperate.

Dopo aver sorpassato anche la fase isterica del riso, gli chiesi come se la cavasse a Milano tutta sola. Fu così che scoprii che sola non era, ma aveva trovato un bel ragazzo con cui stava uscendo.

-Anche tu non sei da meno. Le novità più succulente non me le dici?- la ripresi, sorridendo felice.

Finalmente aveva trovato qualcuno adatto a tenerle testa. Sì, perché proprio come i suoi capelli, era una vero leoncino.

-Mi mancate, Carl. Come farò senza di voi per un anno?- mi chiese, diventando di colpo seria.

-Anche tu mi manchi e tanto. Forse riusciremo a tornare a Febbraio per il nuovo anno.-

-Speriamo, davvero. Ciao, Carl e chiamami più spesso, chiaro?- mi impose, puntandomi un dito contro. O meglio, contro il monitor.

-Agli ordini, mio capitano!- risposi, facendole un saluto militare.

-Ciao Spongebob!- salutò, chiudendo la chiamata.

Bene, ora dovevo farne subito un'altra. Beatrice la rossa doveva sapere con chi avevo a che fare.

E iniziavo a temere per la mia incolumità. 










NOTA: Buonaseeeeeera!

Ri-eccomi con un capitolo un po' più "serioso" rispetto al solito... però qualcosa deve pur succedere, no?
in ogni caso, spero che vi piaccia, devo ancora ben decidere come far svolgere questa storia tra Jenni e James... MAH
E' tutto un gran MAH.

Okay, BUONA PASQUA RAGAZZOTTI!

Alla prossimaaaaa

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Le dissi tutto con una telefonata, non sarei riuscita ad aspettare fino a domani.

In un primo momento pensai che mi avrebbe chiuso il telefono in faccia, invece rimase ad ascoltarmi fino alla fine, facendomi concludere senza mai interrompere il mio discorso abbastanza disconnesso.

Il silenzio che lo seguì fu un po' imbarazzante, finché lei non si decise a romperlo dicendomi -Sei un idiota. Una grandissima idiota. Certo che mi piacciono quelle scimmie impazzite ma non ho intenzione di fiondarmi a casa loro per rubare le loro mutande.-

-Non si sa mai. Sai essere una grande rompiscatole quando vuoi.- replicai, spostando il telefono nell'altra mano.

-Sì, è vero ma non raggiungerò mai i tuoi livelli.-

E dopo questa epica risposta, scoppiammo a ridere all'unisono rischiando ancora una volta di cadere nell'isteria. Nel mio caso di cadere malamente dal divano.

Sono una persona goffa, niente commenti.

-Ora che abbiamo chiarito...- riprese lei, una volta che la sua voce ebbe raggiunto un livello accettabile - ...mi farai vedere quella maledetta casa?-

-Certamente. Dobbiamo fare una serata pizza!-

-Pizza...ho già la bava alla bocca.-

-Allora ci mettiamo d'accordo domani.- feci, sistemandomi meglio sul divano.

-Ovviamente. Voglio quella dannata pizza.- concluse, chiudendomi il telefono in faccia.

Pensavo davvero si sarebbe arrabbiata molto di più e invece... meglio così, davvero. Per una volta aveva sul serio ragione Lar, il che era un miracolo.

Lanciai il cellulare sul tavolino con un sospiro di sollievo e stavo per alzarmi dal divano diretta al piano superiore, quando sentii delle voci sempre più vicine alla mia porta che provenivano dalla casa in parte alla mia.

E di chi mai potevano essere?

Mi diedi una manata in fronte, pronta a sorbirmi gli EXO ancora per quella sera e infatti... -Caaaarl, ci apri? Sei ancora sveglia?- prevalse la voce di Chen da dietro la porta.

-Idiota, se ti risponde vuol dire che è sveglia, no?- replicò Kris e dall'urlo di dolore che si espanse nel corridoio capii che il nostro “cold guy” dovette avergli dato una bella botta.

Scoppiai di nuovo a ridere, contorcendomi sul divano come una medusa drogata e sentendo i miei strilli capirono che ero ancora sveglia. E ovviamente spalancarono la porta senza nessuna grazia e si riversarono come uno stuolo di cavallette nel mio soggiorno, senza che io avessi nemmeno il tempo di aprire bocca.

La sottoscritta voleva solo studiare un po' e magari andare a dormire ad un orario decente. Ma no, dovevo ancora beneficiare della loro squisita e incantevole compagnia. Puah.

-Che cosa ci fate qua?- borbottai stizzita dalla loro intrusione.

Le suddette scimmie urlatrici scorrazzarono un po' per il mio salotto, fino a raggiungermi sul divano.

Chen, Kris, Suho, Chanyeol e Xiumin si sedettero per terra, dall'altro lato del tavolino mentre Kai, Sehun e Baekhyun si lanciarono sul divano, schiacciandomi tra i cuscini.

Lay, Tao, Luhan e D.O rimasero in piedi guardando gli altri un po' smarriti, prima di alzare le spalle e fare anche loro come se fossero a casa propria.

Dopo che tutti ebbero trovato una sistemazione, si degnarono finalmente di rispondermi -Volevamo salutarti! Eri un po' persa tra le nuvole prima.- mi spiegò Xiumin, inclinando la testa da un lato.

Sbuffai sonoramente, scrollandomi di dosso Sehun che si era steso a pancia in giù sulle mie gambe. E tutta questa confidenza? Dove l'aveva presa quel criceto ambulante?

-Non dovevate preoccuparvi, sto bene.- replicai, ignorando le proteste del biondino che offeso, si accoccolò su Kai.

-Non sembrerebbe, sai?- si intromise Suho cercando di psicanalizzarmi con un'espressione concentrata piuttosto buffa da vedere.

Alzai gli occhi al cielo, tentando di non guardare Kai e Sehun abbracciati stretti sul mio divano.

-Sto bene, davvero. Solo... non me l'aspettavo, tutto qua.- specificai, incrociando le gambe sul divano e togliendo un po' di spazio a Baekhyun -Ho sempre pensato a loro come una coppia felice ed innamorata, non avevo idea che stessero avendo così tanti problemi. Ma non sono affari miei, se vorranno il mio aiuto devono solo chiedere, tuttavia non ho la minima intenzione di immischiarmi anche a costo di sembrare senza cuore.-

Baekhyun mi guardava a bocca aperta, così come Sehun che aveva sciolto l'abbraccio con Kai.

-Perché?- mi chiese Chanyeol, guardandomi intensamente.

Suho gli diede una pacca sul braccio aggiungendo -Se possiamo chiedere, ovviamente.-

Gli sorrisi e poi mi rivolsi al gigante agghiacciante -Per esperienza so che sono situazioni spiacevoli da risolvere privatamente. E' meglio così, credetemi.- sussurrai, leggermente a disagio.

Odiavo parlare del passato, soprattutto di episodi poco piacevoli.

-Per esperienza?- ripeté Tao, subito zittito da un'occhiata assassina di D.O. Quel ragazzo quando voleva sapeva essere davvero spaventoso.

-Sì, per esperienza. Spero davvero che Jenni non si trovi nella mia stessa situazione, altrimenti è la volta buona che faccio fuori quel inglesuccio da strapazzo.- brontolai, incrociando anche le braccia.

Chanyeol continuava a fissarmi in modo strano, come se mi stesse studiando. E non mi piaceva quando le persone mi studiavano. Mi sentivo sempre come un piccolo esperimento di laboratorio e la sensazione non era piacevole, lo posso assicurare.

Stavo per aprire bocca quando delle braccia si avvilupparono intorno al mio collo, stringendomi contro un corpo alla mia sinistra. La stretta che mi stava dando era decisamente troppo forte e iniziai a lamentarmi, cercando di sottrarmi da quelle braccia malefiche.

Ma da bravo perfido, Baekhyun aumentò la stretta, rendendomi impossibile scappare.

Se pensava che mi sarei arresa così facilmente sbagliava, e anche di grosso: iniziai a muovermi come un pesce appena pescato, cercando di uscire dalla rete mortale di Baekhyun.

Risultato? Lui non né voleva sapere di lasciarmi andare e io non né volevo sapere di smettere di muovermi così cademmo dal divano, finendo addosso a Luhan ed a D.O.

Una specie di piramide umana. Arte astratta.

Ridemmo fino allo sfinimento perché quando uno cercava di alzarsi finiva solo con incastrarsi sempre di più e ricadere sopra qualcun altro.

Alla fine, presi da un'ondata di bontà, Lay e Xiumin ci aiutarono ad alzarci cercando di non cadere anche loro nel buco nero che avevamo creato.

Grazie a Xiumin che mi tirò su dalla pancia di Luhan, mi ristabilii sul divano, arrampicandomici sopra come un babbuino.

Anche Baekhyun mi raggiunse, posandomi la testa sulla spalla sinistra mentre Luhan e D.O si sedettero con più grazia sul pavimento.

-Grazie.- sussurrai piano sui capelli ossigenati di quel chiassoso coreano.

Sentii attraverso il tessuto del pigiama, che sul suo viso si stava formando un sorriso gigantesco, felice e soddisfatto per il suo risultato.

Erano davvero pochi giorni che ci conoscevamo ma stavamo diventando amici davvero in fretta, il che mi spaventava. Non volevo affezionarmi così in fretta a delle persone che dopo un anno sapevo non avrei più rivisto. Dopotutto erano famosi e non potevano certo permettersi di sprecare il loro tempo libero, men che meno con me.

-Direi che si sta facendo tardi. Andiamo a dormire?- domandò Suho alla ciurma, che si girò a guardarlo male -Scusate.- s'indignò lui, portando le mani avanti.

Io ridacchiai, lasciandomi andare contro lo schienale del divano, portandomi dietro anche Baekhyun e Sehun che si era di nuovo appiccicato al mio fianco.

-Sono circondata da cozze ossigenate.- commentai, facendo ridere gli altri membri mentre i diretti interessati mugugnarono qualcosa offesi.

-E se guardassimo un bel film?- intervenne Chen, avendo subito l'approvazione di tutti tranne che di Suho e Kris.

-Dovremmo andare a dormire, domani abbiamo gli allenamenti.- riprovò Kris, appoggiando i gomiti sul tavolino i vetro.

-E quando mai non abbiamo gli allenamenti, Kris hyung?- ribatté, D.O, assottigliando gli occhi.

-Forse ha ragione lui, lo possiamo guardare domani sera il film.- mi intromisi, appoggiando i due ragazzi che mi guardavano grati.

-Ma noi vogliamo guardarlo ora.- piagnucolò Tao, guardandomi con una faccia da cucciolo bastonato. Era tremendamente difficile digli di no, ma alla fine Kris e Suho convinsero gli altri a tornare a casa, non prima di avermi strappato una promessa: domani sera, pizza e film.

Che potevo dire se non: Sissignore!



Mentre tutti pian piano si dirigevano nel corridoio verso la loro tana, io mi alzai dal divano, raccogliendo il computer che avevo tristemente abbandonato sul tavolino e lo infilai nella borsa a tracolla. Se domani avessimo iniziato effettivamente il corso di biologia, avevo davvero bisogno del mio caro aggeggio tecnologico.

-Carl...- mi chiamò una voce profonda che io sapevo appartenere ad un certo fungo maledetto.

-Dimmi, mio caro funghetto sottaceto.- ironizzai, girandomi per ammirare la sua faccia sbigottita.

-Funghetto sottaceto?- ripeté, sempre più sconvolto mentre si spostava dal divano.

-E' un bel soprannome. Adatto al tuo taglio di capelli.- spiegai, sorridendo maligna.

I suoi occhi a mandorla brillarono di una luce inquietante e le sue labbra carnose si aprirono in un sorriso molto simile al mio. Probabilmente era ora di temere il peggio, ma quella sottospecie di gigante maligno non mi spaventava.

Sempre tenendo il suo sguardo incatenato al mio si avvicinò fino ad arrivare di fronte a me -Stai cercando di vendicarti?- domandò, continuando ad inchiodarmi sul posto.

Ah, era ancora lontano dal farmi cadere ai suoi piedi. Se voleva che cedessi doveva impegnarsi molto di più di quanto non stesse facendo.

-La vendetta è un piatto che va servito freddo, mai sentita questa meravigliosa frase di circostanza? E poi, più a lungo si protrae più il piatto diventa gustoso.- replicai, aumentando il mio sorrisetto.

-Simpatico, sì. Ma certo non quanto il tuo pigiamino.- ribatté, alzando un sopracciglio alla mia precedente affermazione.

-Deboluccia come difesa, ti devi rimboccare le maniche se vuoi giocare con me. E poi i pinguini sono carini.-

-Anche i funghetti.- disse, scoppiando a ridere di gusto -Buonanotte, Carlotta.- riprese, storpiando in modo indicibile il mio nome.

-Buonanotte, Channie.- ghignai, vedendolo preso alla sprovvista.

Risi anch'io, lasciando la cucina e dirigendomi verso le scale. Sarebbe stato un anno meraviglioso.



La mattina dopo mi svegliai di scatto, sentendo un enorme ed insolito baccano provenire dal mio soggiorno. Un momento, dal mio soggiorno?

Ma che diavolo stava succedendo?

Vivevo da sola, avevo dodici animali da compagnia ma non mi aspettavo certo che si mettessero a scorrazzare in casa mia. Avevano la loro stalla, non capivo perché dovessero disturbare il mio santo sonno ristoratore.

Mi alzai dal letto, anche se in realtà sarebbe più giusto “ruzzolai giù dal letto”, e mi fiondai al piano di sotto verso quel chiasso infernale.

Non pensai a quali potessero essere mie condizioni, non me ne importava un granché, volevo solo che la piantassero erano le cinque del mattino! Avrei potuto avere ancora due ore di beata fase REM e invece dovevo sorbirmi i loro litigi. Che vita.

Scesi le scale praticamente saltandole e una volta arrivata al famigerato salotto, la scena che mi si presentò davanti mi fece scoppiare a ridere di gusto, senza riuscire a trattenermi.

Chanyeol aveva la faccia completamente ricoperta di glitter dorati, che ogni volta che si muoveva, spargeva dappertutto come una tenera fatina. Inoltre gli avevano infilato un bel cappello con delle antenne da insetto che dondolavano avanti e indietro ogni volta che ruotava la sua testolina.

Ma non era l'unico ad aver subito gli scherzi di Baekhyun e Chen, vedendo le grasse risate che si stavano facendo a dispetto della faccia arrabbiata di Chanyeol ma anche Kai aveva subito la medesima triste sorte. Beh, triste non certo per me.

Al poveretto gli avevano disegnato dei bei baffetti, arricciati sul fondo e degli occhiali tondi intorno alle orbite. Anche lui portava un cappello, formato dagli slip di non so chi. E non voglio saperlo, davvero. Dico solo una cosa... erano rosa, confetto. Penso di aver reso perfettamente l'idea.

I due poveri funghetti erano davvero arrabbiati, si poteva vedere dal fumo che usciva dalle orecchie e dalle narici dei due coreani.

Non volevo nemmeno sapere che perfida vendetta stava architettando Chanyeol, di sicuro avrebbe fatto passare la voglia di ridere a quei due.

In quel momento decisi di intervenire anch'io, fino a prova contraria la casa in cui Channie la fata madrina stava spargendo la sua polvere magica era la mia e io non avevo un golf tuttofare.

-Ragazzi sono le cinque di mattina e sebbene voi abbiate deciso di anticipare Carnevale io vorrei tornare a dormire.- dissi, sbadigliando un po' ma guardando quelle piccole pesti di Chen e Baekhyun.

Dodici persone si girarono a guardarmi sconcertati, come se non si aspettassero di vedermi li, in casa mia. E sottolineo in casa mia.

Al che mi mossi decisa verso Kai, lui indietreggiò leggermente forse pensando che lo avrei steso con una gomitata ma, non appena lo raggiunsi, allungai una mano arraffando le mutande che portava ancora in testa.

Le lanciai in faccia a Baekhyun che si scostò lanciando un urletto poco virile. Poi andai verso la mia borsa, dove tenevo sempre delle salviettine struccanti e le porsi a Chanyeol che mi guardò riconoscente.

-Se non dovessero bastare a toglierti quella roba dalla faccia, di sopra c'è il bagno. Ma non usare la mia doccia, anche casa vostra ne è dotata. Buonanotte.- conclusi, avviandomi con molta grazia verso le scale, sognando di nuovo il mio materasso.

Peccato che mentre la mia mente stava fantasticando, il mio piede andò in fallo facendomi inciampare tra un gradino e l'altro.

Tra le risate unanimi, pensai solo “ Almeno non sembro una fatina sbrilluccicante”. 












NOTA: Saaaaaaalve!

Buona domenica!
Cosa dite di questo bel capitolone? Lunghino ma pieno di avvenimenti... e che avvenimenti!
Tutti da ridere, direi.

Bene, bene, non ho molto da scrivere anche perché mi devo sbrigare a postarlo alrimenti una lettrice accanita di questa storia mi fa a pezzettini e poi li mette nel congelatore.
Serial killer.
Paura.

Ci  sentiamo alla prossimaa

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Erano le sei del mattino. Le maledettissime sei del mattino ed io ero,ovviamente ancora sveglia.

Tutta colpa di quei babbuini che avevano utilizzato la mia casa come una multinazionale di banane. Brutti antipatici.

Mi stropicciai gli occhi, cercando di non strapparmeli via e mi girai sul fianco, guardando ancora una volta i numerini che lampeggiavano sullo schermo della mia sveglia digitale. Le sei e un minuto. Avevo ancora due ore prima della lezione all'università e sapevo che non sarei più riuscita ad addormentarmi, così decisi di alzarmi e sfruttare il tempo a disposizione. Pensai di fare finalmente le brioches per quei mangia banane a tradimento, almeno avevo la scusa per fare una colazione decente.

Eh, si, qui in Corea la colazione è importante ma viene trattata come tutti gli altri pasti... mangiano il riso. Il riso in bianco.

Io non ci volevo credere la prima volta che Xiumin me lo disse, credevo che mi stesse prendendo in giro. Invece era la triste realtà.

Poco male, avrebbero imparato presto a fare una colazione all'italiana. Quanto mi mancava il mio Cappuccino e quello snob del cameriere.

Più il tempo passava più mi rendevo conto di quanto effettivamente mi mancasse l'Italia, le persone ma soprattutto i modi di fare. Quando ero a Londra era diverso ma non quanto a Seul...un mondo totalmente diverso. E non parlo solo degli occhi a mandorla.

Mentre sognavo la mia terra ricca di pizza e brioches, mi tirai a sedere, continuando a borbottare come il gufo di Merlino, Anacleto.

Mi stiracchiai un po', cercando di non slogarmi una spalla e finalmente spostai il mio peso su entrambe le gambe, in una posizione da Homo Sapiens Sapiens. Insomma, un essere umano tipo e non una balena spiaggiata.

Sempre sbadigliando imboccai le scale, trovandomi brillantini ovunque segno che Chanyeol aveva deciso di usare il mio bagno, come da suggerimento.

Puntai decisa verso la cucina, o meglio, verso il frigo, quando sul divano bianco intravidi delle figure completamente sdraiate, che emettevano suoni insopportabili. Cose che nessun umano avrebbe mai dovuto emettere. Nessuno.

Feci un salto enorme, tappandomi la bocca con una mano per non emettere un urlo degno di una Mandragola mentre l'altra si teneva lo stomaco.

Quando capii chi erano le figure bellamente stravaccate sul mio divano, tirai un sospiro di sollievo per poi maledirli in italiano per lo spavento che mi avevano fatto prendere.

Ho tutta la vita davanti a me e sono troppo giovane per morire d'infarto. Maledetti EXO.

Già, perché quei tre trattori erano niente di meno che Kai, Suho e Chanyeol.

Probabilmente spaventati da Chen e Baekhyun, avevano deciso di rimanere qui a dormire per avere una sicurezza maggiore e non rischiare di essere di nuovo molestati dai quei due bimbi sperduti.

L'unica cosa che non capivo era perché Suho aveva deciso di restare con le due povere vittime sacrificali, in fondo da quello che ero riuscita a capire, lui era il leader del gruppo e aveva l'abitudine di aiutarli in tutto e per tutto ma aveva anche l'obbligo di controllarli sempre.

Ecco perché non mi spiegavo la sua presenza... aveva lasciato ben nove persone da sole in una casa che di per se non sembrerebbe nulla di strano, ma in questo caso si parlava di bambini troppo cresciuti.

Alzai le spalle rassegnata, ormai questa casa era diventata anche la loro e io non potevo fare altro che adattarmici, così mi diressi finalmente in cucina, pronta per mettere alla prova le mie capacità culinarie.

Aprii il frigo e presi tutto l'occorrente per fare le brioches e dopo un bel po', riuscii finalmente a terminarle per infilarle nel forno. Cercai di fare il più piano possibile per non svegliarli, mi avevano rovinato il sonno, ma io avevo solo qualche ora di lezione mentre loro li aspettava un allenamento estenuante e davvero durissimo. Da quello che mi raccontavano lo facevano con piacere, amavano il loro lavoro, ma si vedeva che erano stanchi ed ogni giorno crollavano un po' di più.


Ormai era giorno e il sole aveva fatto capolino anche tra le ante che oscuravano la casa, colpendo i tre babbuini proprio in viso.

E come da manuale, si svegliarono un po' intontiti, confusi sull'appartamento in cui si trovavano. Ma la confusione scomparì presto, non appena mi videro affaccendata nell'estrarre la teglia dal forno e posizionarla sull'isola cercando di non rovesciare nulla. Anche perché in quel caso avrei maledetto tutti. Davvero tutti.

Sui loro visi vidi comparire la felicità, mentre dai loro stomaci provenire suoni raccapriccianti dettati da una fame che doveva essere spaventosa.

Anche io ero affamata, ma il mio stomaco non si ribellava alla superiorità del cervello. Insomma avevo un bel autocontrollo, cosa che loro dovevano imparare disperatamente.

Sorrisi guardando i miei cari animaletti e con ancora i guantoni che mi proteggevano le mani dissi -Ben svegliati, cricetoni! Ditemi, come mai avete usato come camera da letto personale il mio soggiorno?-

Kai mi guardò leggermente imbarazzato -Non volevamo rischiare un'altra aggressione...-

-Oh, scherzavo! Forza, andiamo a svegliare anche gli altri. Abbiamo una bella colazione all'italiana che ci aspetta.- lo interruppi, prendendo la teglia con una mano e con l'altra le cialde per la macchina del caffè. James da bravo inglese italianizzato dalla sottoscritta, ne aveva comprata una già in Inghilterra e l'aveva portata con se quando si era trasferito in Corea.

Il che era perfetto, almeno la potevo sfruttare.

Peccato però che l'abbia regalata ai vicini, perciò ogni volta che volevo drogarmi con un po' di sana caffeina, dovevo trasferirmi con le mie cialde da quegli oranghi.

-D'accordo...- mormorò Kai, non perdendo di vista neanche un momento le mie brioches.

Chanyeol le guardava con aria affranta e rassegnata, così curiosa gli chiesi il perché di quella faccia.

-Semplice, so che ne mangerò solo una. E sempre se mi va bene.- mi rispose, guardandomi attentamente mentre mi infilavo quelle disgustose ciabattine rosa.

-Non ti piacciono?- mi chiese a bruciapelo, facendo sobbalzare Suho che era ancora addormentato.

Io mi congelai, rendendomi conto di essere stata appena colta in flagrante. Oh,oh.

-Ehm, cosa?- domandai, facendo finta di non aver capito. Ma lui aveva capito subito il mio gioco e mi lanciò un'occhiata divertita -Hai capito benissimo.-

Sbuffai scocciata -No, non mi piacciono. Detesto il rosa.- ammisi, sentendomi un po' in colpa.

Suho mi guardò scioccato così come Kai mentre Chanyeol scoppiò a ridere come un disperato, tenendosi la pancia con due manie mostrando le sue zanne bianche e perfette. Probabilmente aveva portato l'apparecchio.

Continuò a ridere fino allo sfinimento e anche dopo si lasciava andare in risatine inquietanti, tant'è che iniziarono a ridacchiare anche gli altri. Intanto avevamo raggiunto il corridoio e le loro risate rimbalzavano sulle pareti, facendomi innervosire ad ogni passo.

Al raggiungimento della porta, sbottai fronteggiandoli con le mani sui fianchi -Si può sapere cosa c'è di così divertente?-

Chanyeol si asciugò le lacrime e delegò a Suho il compito di rispondermi -Scusa Carl, ma tu sei la prima ragazza che conosciamo che odia il colore rosa.-

Io li guardai scioccata -Ah, davvero?-

-Sì, davvero.- mi fece il verso quello struzzo di Chanyeol. Bene, ero diventata ufficialmente un fenomeno da baraccone. Di bene in meglio, insomma.

Alzai gli occhi al cielo, ormai rassegnata dall'intera situazione e aprii la porta, trovando i restanti bimbi sperduti attorno al tavolo da pranzo, in attesa del rancio.

Dalle loro facce sembrava non mangiassero da mesi. Erano davvero impressionanti, la quantità di cibo che riuscivano ad ingurgitare era pari a quella di un ippopotamo. Assurdi.

-Cibo! Finalmente, Carl! Volevi farci morire di fame?- intervenne immediatamente Chen con voce lamentosa.

-Chen, la vuoi piantare?- si intromise Luhan, donando al diretto interessato una bella ciabattata in testa.

-Ahi! Sei completamente impazzito?- urlò incredulo lui.

-No, semplicemente sto tentando di inculcarti un po' di educazione anche se è complicato. Forse anche troppo.- rispose tranquillo Luhan, facendomi l'occhiolino.

Se prima osservavo la scena senza commentare, vedendo il broncio messo da Chen e la faccina di Luhan mentre si guardava le unghie non potei far altro che scoppiare a ridere come un'assatanata.

Ovviamente seguita da Kai e Chanyeol. Ovviamente.

-Ragazzi, ho fatto le brioches.- dissi, quando recuperai una voce normale.

-Siiii!- ulularono in coro quegli anatroccoli.

Voi lascio solo immaginare come si avventarono sopra i miei piccoli capolavori. Non per niente li paragono a degli animali.

Però le previsioni di Chanyeol si rivelarono sbagliate: non solo riuscì ad accaparrarsene una, ma rubò anche quella di Baekhyun per vendicarsi della notte scorsa. In totale ne ingurgitò ben due mentre la sottoscritta nemmeno una. Strano.

Almeno riuscii a farmi il caffè, un nettare paradisiaco per me.

Dopo aver trangugiato due tazze di caffè, mi alzai dalla sedia stiracchiandomi leggermente -Devo andare! Ci vediamo per pranzo?- chiesi, sapendo della moltitudine di impegni che avevano.

-No Carl, oggi non ci saremo... ma stasera si!- mi rispose Kris, cercando di frenare l'entusiasmo di Tao e Kai che nel frattempo si erano alzati guardandomi supplicanti.

-Pizza e film... hai promesso!-

-Una promessa è una promessa!- commentai solenne, indossando ancora il mio pigiamino con i pinguini. Molto matura -Ora però devo scappare a cambiarmi, ci vediamo stasera!-

Corsi in camera mia, estraendo dall'armadio un paio di jeans blu, una maglia color cipria, un maglioncino nero e degli stivaletti neri bassi.

Arpionai anche il giubbotto di pelle, ultimamente il tempo a Seul stava cambiando. Si vedeva che iniziava ad avvicinarsi l'inverno e io non vedevo l'ora che arrivasse il pacco spedito da mia madre.

Necessitavo di maglioni se non volevo diventare una piccola stalattite.

Presi la borsa e mi chiusi la porta alle spalle, pronta all'inferno del coreano e dei laboratori.

Un'altra giornata era cominciata.







NOTA: Sono tornataaaa

E sto morendo... pian piano.
La scuola mi sta distruggendo e faccio fatica ad andare avanti con la storia.
Cooomunque, spero che vi piaccia e spero di sentirvi presto!

Alla prossimaaa


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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


-CARL, svegliati! Abbiamo poco tempo!-

-Lo so, lo so!- risposi frettolosamente ad una Beatrice indemoniata, che mi strattonava da una parte all'altra del università tentando di direzionarmi sulla giusta via. Non vi dico il mal di mare che stavo provando.

Eravamo in un ritardo spaventoso, il tutto perché quei simpaticoni dei miei vicini mi avevano rubato del tempo prezioso sproloquiando su film e popcorn.

Inoltre Bea, aveva la sindrome da ti-aspetto-e-andiamo-insieme-in-aula-perché-da-sola-non-ci-so-arrivare, di conseguenza eravamo in ritardo entrambe. Un circolo vizioso tremendo.

-In che aula dobbiamo andare?- chiesi a Bea, tentando di tenere il suo passo.

Quando ci si mette, quella donna è in grado di vincere una maratona nel giro di cinque minuti. E non sto scherzando.

-La numero 5. Sì, la lezione sarà sul coreano.- mi urlò, girandosi per lanciarmi un'occhiata di rimprovero e facendo svolazzare i suoi capelli, raccolti in una coda disordinata.

-Ma io non ti ho chiesto su cos'era!- ribattei, rallentando un po'.

-Io leggo nel pensiero, dovresti saperlo ormai.- commentò, fermandosi di fronte alla porta dell'aula e aprendo la porta verde.

-No, tu sei psicopatica, è diverso.- la rimbeccai, alzandomi la massa di capelli che avevo per far circolare un po' d'aria anche la sotto.

Stavo letteralmente morendo.

Non sono propriamente un tipo sportivo, penso che si sia notato.

Entrammo nell'aula cercando di rimanere composte, ma si vedeva lontano un miglio che avevamo corso come delle disperate.

Ci sedemmo ai primi posti che trovammo liberi e dopo aver tirato fuori i libri, ci immergemmo nella grammatica coreana. Nulla di più orribile.



-Ragazzi, le due ore sono finite. Domani le lezioni salteranno ma giovedì, per chi fa parte del corso di Biologia, inizierà a prendere confidenza con i laboratori. Non preoccupatevi, una volta entrati non vorrete più uscirne!- trillò il nostro professore, cercando di stimolarci un po'.

Probabilmente non se n'era reso conto, ma la sua affermazione sembrava più una minaccia.

L'inferno dantesco applicato ad un laboratorio. Meraviglioso.

Dopo esserci guardati tutti negli occhi, spaventati dall'eventualità di essere divorati da un esperimento di laboratorio venuto male, ci alzammo dalle poltroncine e ci dirigemmo fuori dall'aula, cercando qualcosa per nutrire i nostri corpi affamati.

Sì, avevo fame e anche tanta.

Se Bea non mi avesse trascinato di fronte alle macchinette, probabilmente l'avrei addentata procurandole un bel tatuaggio della mia arcata dentale.

-Questa lezione non finiva più.- si lamentò lei, infilando i soldi nell'apertura e pigiando i tasti per prendere un pacco di grissini.

-Vero. Senza offesa, ma il coreano fa schifo.- replicai, prendendo lo stesso pacchetto e aprendolo come se fossi una barbona che non mangiava da mesi.

-La lingua farà anche schifo, ma i bellocci che hai come vicini non sono male.-

Alla sua affermazione, un pezzo di grissino mi si bloccò in gola -Cos'hai detto?- chiesi, cercando di non strozzarmi.

-Abbiamo ancora una serata all'insegna della pizza, ricordi?- mi fece il verso, con l'aria di chi la sa lunga.

-Bea, hai promesso. Niente furti di mutande, anche perché non ti conviene affatto.-

-Come?!?- ululò scioccata, spalancando gli occhi.

-Hai capito benissimo. Non farmi rimembrare cose che è meglio che rimangano nel dimenticatoio.- commentai, rabbrividendo da sola.

-Va bene, non voglio vederti a terra piangente. Una promessa è una promessa.-

-E anche la mia lo era. Che ne dici di domani sera?- esclamai, colpita da un'illuminazione.

-E sia! Party haaaard!- gridò, facendo girare nella nostra direzione molti universitari sconvolti.

Le tappai la bocca con una gomitata e la portai via, cercando un angolo di prato dove non vi fossero appollaiati delle coppiette o gruppi di ragazzi intenti a bere.

-Bea, sfrutta la tua vista da falco e cerca un posto libero.-

-Guarda che chiamo il WWF!- si indignò lei, mettendo il muso ma comunque guardandosi intorno.

-Trovato, là sotto l'albero.- dissi, indicando un posto all'ombra.

In realtà non faceva così caldo da sedersi fuori e nemmeno era una bella giornata, minacciava pioggia, ma avevo voglia di rimanere un po' all'aperto, rimanere chiusi in un aula senza finestre per due ore creava un'aria leggermente soffocante.

-Carl, ma non è il tuo amico quello seduto a pochi metri dall'albero?- mi chiese Bea, guardandolo curiosa.

-Mi sembra di si... -

-Invitiamolo!-

-No, Bea, non mi sembra il caso.- sussurrai, prendendole il braccio per fermarla.

-Mi devi dire qualcosa?- mi fissò lei, guardandomi attentamente.

-No. Ma non voglio altri problemi.-

-Cos'è successo?- mi chiese ancora, avvicinandosi sempre di più, tant'è che potevo addirittura specchiarmi nelle sue pupille.

-Sediamoci, così ti racconto.- sospirai rassegnata, convinta che se non avessi ceduto sarebbe andata avanti a farmi domande finché la mia intera esistenza non fosse terminata.

Devo aggiungere che se avessi continuato a fare la colf per quelle scimmie agitate, la fine sarebbe arrivata molto in fretta. Morta per puzza, oppure per schiacciamento.

Dovevo stare attenta, erano opzioni molto probabili.

Ci sedemmo sotto l'albero, con tutta la grazia di cui ero capace e iniziai a raccontarle di Chanyeol e dei ragazzi, cercando di non focalizzarmi troppo sui dettagli irrilevanti.

Non appena finì il mio monologo la risposta di Beatrice fu -Gli piaci, questo è certo. Anzi, probabilmente li dentro piaci quasi a tutti.-

Alzai gli occhi al cielo ripetutamente, guadagnandomi una bella borsata in faccia.

-Grazie, cercavi di risistemarmi la faccia?- chiesi, massaggiandomi la fronte.

-Per quello ci vorrebbe un chirurgo plastico.-

-Tu sai come far star bene le persone.-

-Sempre a tua disposizione.-

-Ti chiamerò se mai vorrò suicidarmi.- ribattei, guardando la sua faccia trasformarsi da furba a offesa.

-Cattiva!- abbaiò, cercando di colpirmi di nuovo con la borsa.

-Smettila Bea, non sono una scippatrice, non la voglio la tua borsa.- esclamai, proteggendomi dall'attacco violento della mia amica.

-Hai un cuore di pietra.- affermò con tono melodrammatico, fermandosi di colpo e portandosi una mano al cuore.

-Ci rosoliamo sopra la carne.- ironizzai, facendole ricordare i nostri trascorsi ai campi estivi.

Altro che le superate vacanze al mare ad abbronzarsi, meglio le gite in boschi sperduti a mangiare insetti.

La mia esatta idea di vacanza. Ovviamente.

-Dai, andiamo, ormai la pausa è finita.- ritornò semi- seria, raccogliendo le sue cose da terra.

Sospirai e di malavoglia, seguii il suo esempio, pronta per richiudermi in un'aula buia e triste.



Altre due ore dopo, mi sentivo uno straccio. Brutto, sporco e puzzolente.

-Non finiva più, o mi sbaglio?- esalò Bea, trascinandosi fuori dall'aula.

-Non sbagli affatto. Quel professore ama parlare delle lontre, chissà che droghe aveva assunto prima di farci lezione.- replicai, posizionandomi meglio la borsa sulle spalle e seguendo la massa di studenti fino al portone d'ingresso.

Sì, il nostro simpatico professore di coreano amava le lontre. Ad ogni occasione ci parlava di questi fantastici animali, a detta sua; di come si riproducevano, della stagione degli amori, della loro anatomia... Iniziavo a detestare le lontre.

-Mio Dio, davvero. Cosa avranno di così speciale lo sa solo lui.- fece lei, fermandosi a pochi metri dalla porta -Allora ci vediamo domani sera?- aggiunse, guardandomi speranzosa.

-Pizza per tutti!- gridai, felice finalmente di poter mangiare più di una singola fetta di pizza.

-Ovvio! Porto qualcosa?-

-Zuccheri. Voglio le meringhe. Porta le meringhe. Vestiti da meringa.- mormorai, sorridendo malvagia.

-Ho afferrato il concetto, non preoccuparti.- si allontanò, ponendo le mani davanti a se, probabilmente spaventata dalla mia faccia.

-Brava la mia piccola cicoria. Ora vado dalle anatre starnazzanti, ti faccio sapere l'orario.-

-Va bene, Spongebob.-

La salutai con la mano, partendo per tornare a casa. Il mio programma per il pomeriggio era posarmi elegantemente sul letto e ronfare pesantemente fino a sera.

Il giorno dopo sarei rimasta a casa, avevo delle pulizie da fare. Purtroppo.

Ma non potevo certo saltarle, quei dodici ragazzi avrebbero sguazzato in un porcile altrimenti.

Al solo pensiero rabbrividivo dall'orrore.

Camminai persa nei miei pensieri, come al solito. Amavo ascoltare della buona musica mentre facevo sport o semplicemente mi spostavo da un posto all'altro, ma quel giorno niente cuffiette e niente Ipod, avevo delle cose importanti a cui pensare.

Ad esempio quello che mi aveva detto Lar su James: non erano affari miei e sebbene Jenni mi avesse chiesto di non abbandonarla, cosa che non avevo assolutamente intenzione di fare, dovevano sbrigarsela da soli.

Avevo davvero paura che James stesse tradendo Jenni.

Pregavo che non fosse così, che fosse solo una mia impressione. Un'impressione sbagliata.

Non volevo che si rovinassero, erano una coppia meravigliosa e dopo tanti anni e molti progetti, non aveva senso mandare tutto all'aria.

Aprii la porta di casa con la solita combinazione e mi tolsi le scarpe, buttandole vicino alla porta. Prima o poi avrei dovuto metterle a posto, in fondo non era una scarpiera l'atrio, sebbene qui in Corea le cose fossero diverse.

Eliminai anche il mio giubbino di pelle, gettandolo sul divano e scalza mi appropinquai a raggiungere il tanto agognato letto.

Mi misi il pigiama e l'unica cosa che dissi prima di colpire il cuscino fu -Meringhe. Spero che se ne ricordi.-











NOTA: chiedo umilmente venia.
Non sono morta, mi sono presa solo una piccola pausa dalla scrittura... causa esami.
Ad ogni modo, non so ancora quando riuscirò a riprendere a scrivere, ma questa storia è prossima alla fine, per fortuna.

Beeeeeeene, spero vi piaccia e mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Mi svegliai di colpo verso le tre del pomeriggio, non perché un raggio troppo luminoso mi avesse colpito, ma per dei forti rumori molesti che avevano disturbato il mio sonno ristoratore.

Rumori minacciosi e inquietanti che provenivano dal mio stomaco. Ebbene sì, la colpevole ero proprio io.

Solo in quel momento mi venne in mente che avevo mangiato solo un pacchetto di grissini stantii quella mattina, non contando la misera colazione... più che misera direi nulla.

Un caffè non si poteva considerare una colazione completa.

Quei brutti mangiatori di riso avevano trangugiato tutte le mie piccole brioches ed ero rimasta completamente a bocca asciutta. Per non parlare del solito ritardo, che mi aveva portato ad uno spuntino d'emergenza, raro per me che dopo colazione solitamente non mangio mai nulla.

Maledetti mangiatori di riso. Maledetti.

Guardai storto il mio stomaco che continuava ad implorare di essere riempito, così mi alzai, scalciando il lenzuolo in fondo al letto.

Mi stiracchiai e sbadigliando rumorosamente, spostai i capelli dal mio viso che durante il sonno avevano ben pensato di andare a salutare allegramente la mia bocca.

Mi diressi in cucina, avevo voglia di tante meringhe, ma avrei dovuto aspettare alla sera dopo per saziare queste voglie assurde. Fossi incinta le accoglierei con gioia, ma non lo ero.

Speravo di non essere vicina a quel brutto periodo del mese in cui le donne diventano tutte intrattabili e lamentose. Lo speravo davvero, rappresentavo il classico stereotipo delle donne mestruate.

Aprii lo sportello, tirai fuori un pacco di biscotti al cioccolato e andai a sedermi sul divano, trascinandomi dietro anche il computer.

Dopo aver spulciato le email e aver risposto ad alcuni messaggi su Facebook, respirai profondamente, decisa a riprendere il mio bellissimo lavoro da domestica.

Si percepisce la mia felicità, vero?

Misi il pacco di biscotti sul tavolino di fronte a me e tornai in camera a cambiarmi, cercando qualcosa di molto comodo visto che prevedevo di rimanere in quella casa per molto più tempo del necessario.

Alla fine optai per un paio di pantaloni della tuta grigi, davvero molto larghi, che ricordavano i pigiami di mio padre e una maglia, anch'essa abbastanza larga, blu scura.

Raccolsi i capelli in una crocchia scomposta e armata del mio fidato swiffer, mi immessi nella caverna oscura. Speravo di tornare viva.

Indossai quelle brutte ciabatte rosa ed entrai nella casa, sbattendomi brutalemente la porta alle spalle. Ero pronta.

Come al solito era in uno stato di completo disordine, ma non me ne curai più di tanto, ormai ero abituata a vedere la casa trattata come un vero e proprio porcilaio ambulante.

Iniziai a raccogliere i vestiti sparsi per terra e li misi nella cesta, pronti per essere sbattuti nella lavatrice con un intero flacone di disinfettante.

Una volta che il pavimento fu libero per essere finalmente calpestato, mi diedi alla raccolta differenziata: cartacce, lattine, bottiglie di plastica abbandonate a se stesse.

Avrei dovuto fare un bel discorsetto a quei ragazzi, soprattutto sull'uso corretto del cestino dei rifiuti.

Poi passai alla fase della pulizia completa: il lavaggio.

Annientai qualsiasi macchia di sporco che si ostinava a rimanere sul mio passaggio e disinfettai per bene sia il divano che il tappeto. Non volevo sapere cosa avessero combinato li sopra, non lo volevo proprio sapere.

Mi passai la mano sulla fronte, posando a terra lo straccio e sospirando pesantemente.

Avevo bisogno di riprendere fiato, non ce la facevo più.

Oltre al fatto che le pulizie mi stavano prendendo troppo tempo, ero esausta fisicamente e avevo finito solo il soggiorno e la cucina.

Avevo ancora da sistemare sette stanze, di cui una era il bagno.

Rabbrividii al solo pensiero, se il tappeto mi faceva paura non osavo nemmeno immaginare il bagno come era conciato. Urgeva un altro flacone di disinfettante al più presto.

Mi risparmio dal raccontare quel che successe dopo, non voglio avere del vomito sulla coscienza, anche perché il mio direi che è abbastanza.

Sì, gli EXO non sono certamente le persone più pulite della terra.

In ogni caso, dopo aver messo in moto la lavatrice, mi misi ai fornelli con l'idea di preparare un piatto diverso ma allo stesso tempo mangiato spesso dai coreani.

Puntai su un bel risotto alla milanese, facile da preparare e relativamente veloce visto che ormai erano già arrivate le sette di sera.

Poco dopo la porta d'ingresso si aprì, riversando una nuvola di mosconi pronti ad addentare qualunque cosa avessero a portata di zampa.

Animali.

-Carl, è pronto?- mi chiese Chen, sbirciando nella pentola.

-No, perciò non iniziare a rompere.- risposi, facendo appello alla mia gentilezza innata e continuando a mescolare il riso.

-Siamo di buon umore oggi, eh?- ironizzò Kris, facendo ridacchiare Sehun e Kai, mentre si appollaiava sul divano.

-Direi buonissimo.- si intromise Chanyeol, iniziando la conversazione su “Carlotta è nel suo periodo del mese?”.

Non vi dico cosa tirarono fuori... imbarazzante.

-Siete assurdi. Davvero, non mi viene in mente un aggettivo migliore per descrivervi.-

-Almeno siamo divertenti.- ribatté Baekhyun, facendomi l'occhiolino.

Sbuffai irritata e iniziai a mettere il riso nel piatto, passandoli a Suho e D.O che si prodigavano a metterli in tavola.

Preparai un piatto anche per me e mi sedetti su uno sgabello dell'isola -Come è andata oggi?-

-Stressante. Ci hanno fatto lavorare come muli.- rispose Luhan, prima di bere un sorso di acqua.

-E a te?- domandò Xiumin, facendo girare tutti a guardarmi.

-E' andata bene, per fortuna.-

-Quindi abbiamo sgobbato solo noi. Non è giusto!- scoppiò Tao, facendo ridere tutti, persino me.

-Bene, allora suppongo tu non abbia scelto il film per stasera.- commentai sorridendo.

Fece una faccia da cucciolo indifeso che più che intenerirmi mi fece scoppiare di nuovo a ridere.

-Guardiamo una commedia?- chiese Lay, non ricevendo nessuna risposta.

-Io direi un Horror.- fece Kai.

-Io direi di no, invece.- feci io.

Ci guardammo intensamente per qualche minuto e poi ridacchiammo di nuovo.

-Hai paura?- mi prese in giro Sehun.

-Eccome.- dichiarai io, senza alcuna vergogna.

Non avevo mai capito come mai tutti avessero problemi ad ammettere le cose che non piacevano o che facevano paura. Tutti ne avevamo, perciò che senso aveva tenerle nascoste?

C'erano moltissime altre cose di cui vergognarsi.

-Mi hai spiazzato, lo devo ammettere.- rispose, spalancando gli occhi.

-Bene, allora mettiamo Cattivissimo me.- propose Chanyeol, che mi trovò subito d'accordo con lui.

Questo ragazzo iniziava a piacermi.

-Aggiudicato.- gongolò contento Suho, guadagnandosi un'occhiata divertita da Kris.

Vi lascio immaginare la serata: tutti ammassati sul divano, con quattro ciotole di popcorn da dividersi e un cartone alla televisione. Il tutto si può riassumere in una parola: disagio.

In tredici su un divano era infattibile, ma nemmeno la corsa forsennata alla “chi se lo accalappia prima” era andata a buon fine, considerando che la maggior parte di loro era inciampato in qualcosa o qualcuno.

Allora quel genio di Lay ha avuto un'illuminazione: perché non ci stringiamo un po'?

Certo, stringersi. In pratica io sono finita in braccio a Chanyeol con Lay in parte a lui che era mezzo schiacciato da Baekhyun, mentre Kris aveva da una parte Sehun e dall'altra Luhan che si dimenavano lamentandosi del poco spazio vitale. Non capivo cosa avessero da lamentarsi.

Qui l'unica che ne aveva il diritto ero io, mi ritrovavo seduta sopra un fungo sottaceto!

Suho, Xiumin, Tao, D.O, Kai e Chen si erano arresi, seduti sul tappeto con una faccia imbronciata.

-Sempre addosso a me, eh?- sussurrò Chanyeol, non appena il film fu partito e i ragazzi spensero la luce.

-Non per mia scelta, non ti preoccupare.- risposi sottovoce, assicurandomi che percepisse tutto il mio sarcasmo.

-Non sei divertente. Io ci speravo.- ribatté lui, avvicinandosi al mio orecchio.

Spalancai gli occhi interdetta dalla piega che stava prendendo la conversazione. Cosa aveva appena detto? Possibile che avessi frainteso?

Iniziai ad agitarmi -Speravi male.-

-Quindi se io ti chiedessi di uscire mi diresti di no?- chiese, soffiandomi sul collo e facendomi rabbrividire.

-Probabilmente.-

-Ma non lo sapremo mai finché non te lo chiederò, vero?-

-Ci hai preso, funghetto.- sorrisi, guardando lo schermo.

-Che ne pensi, allora?-

-Che ne pensi, cosa?- ripetei, sogghignando crudele.

-Tu mi distruggi.- scoppiò lui, adagiandosi sconfitto contro lo schienale.

-Dovrai abituarti se vuoi uscire con me.- replicai, abbassando ulteriormente la voce. Avevo già avvistato Chen tendere le orecchie verso di noi.

-Cosa hai appena detto?!?!?- saltò su lui, facendomi quasi cadere addosso al povero Xiumin.

-Hai sentito benissimo e io non ripeterò. Non sei sordo.-

-Mi va bene, pinguino.-

-Fate silenzio? Voi due non starete più vicini, è una promessa.- ci minacciò Suho, guardandoci male.

E alla fine finì a guardare la restante parte di film seduta in parte a Chen e D.O, dove il primo continuava a farmi i dispetti. Tanti. Troppi, per un essere umano.

Questa è la scusa che mi ripeto per non sentirmi in colpa dopo la ciabattata in testa che gli diedi.

Si, lo so, sono una persona orribile.

Ma dopo pizzicotti, grattatine, urletti, gomitate, spostamenti vari, una ciabattata era il minimo.

Vi lascio solo immaginare come andò la sera dopo.

Sempre peggio, la mia vita peggiorava a vista d'occhio.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21


Erano passate tre settimane.

Tre cavolo di settimane dal mio maturato consenso all'uscita con quel fungo appassito, ma nessuno si era premurato di darmi qualche informazione in merito a questa fantomatica “uscita”.

Loro erano molto impegnati con i vari concerti e i pressanti allenamenti a cui erano costantemente sottoposti, mentre io ero praticamente un fantasma: pulivo la casa e preparavo da mangiare.

Nemmeno una volta, da quella serata film, mi ero fermata con loro. Non perché non ne avessi voglia ma semplicemente non avevo tempo: erano iniziate le regolari lezioni, finalmente non dovevo più studiare quella maledetta lingua e le ore di laboratorio erano davvero tantissime.

Capitava molte volte che mi fermassi a dormire da Bea, cercando di non esagerare, ma dopo cinque ore ad esaminare provette, chi aveva voglia di tornare a casa?

Mi buttavo sul letto di Bea e dormivo come un orso in letargo lì, senza dovermi trascinare fino alla mia cara casetta.

Alla fine io e la rossa scatenata riuscimmo ad organizzarci e per la nostra serata pizza, mi portò tante meringhe. E non scherzo, me le trovai persino nel letto.

Il che non mi dispiacque affatto, chiariamoci.

Ora invece stavo cercando di velocizzarmi, dovevo pur andare a preparare qualche pasto a quegli scalmanati, anche se non sapevo cosa combinare.

Avevo una mezza idea di cucinare delle lasagne, ma ci sarebbe voluto troppo tempo, così optai per una bella cotoletta e via.

Conoscendoli avrebbero apprezzato anche un piatto di alghe pur di mettere qualcosa nello stomaco.

Avevo voglia di farmi una bella dormita, ma dovevo lavorare, così impiegai il tempo che sprecavo per pensare a quei brutti antipatici, per sgambettare più velocemente.

Avevo un bel po' di cose da studiare quel pomeriggio, ancora un mese e poi iniziava la sessione di esami, l'incubo di ogni universitario.

Arrivai a casa delle papere starnazzanti in tempo per preparare il pranzo e lo lasciai pronto in tavola, sapevo che sarebbero arrivati a breve, mentre io mi trasferii nella mia stanza con una barretta di cioccolato e il mio librone.

Dopo un'ora di studio già non ce la facevo più, i miei neuroni chiedevano disperatamente una pausa che venne ampiamente regalata.

Chiusi il libro e dopo pochi secondi la porta della mia camera si aprì, facendo sbucare la testa bruna di James.

Dimenticavo, ancora non sapevo niente sulla sua situazione sentimentale.

-James?!?- ululai, alzandomi dal letto e correndo ad abbracciarlo.

-Se non mi stritoli mi fai un favore. Ero solo venuto a controllare che non fossi morta.- sfiatò lui, sottraendosi dal mio abbraccio mortale.

-Non sono morta. Ho solo smesso di avere una vita sociale.-

-O degli amici. Sì, ho notato.- rispose lui, buttandosi sul letto.

-Gli esami si avvicinano e non posso permettermi di prendermela comoda.- replicai, sedendomi vicino a lui.

-Dovresti. Ti stai dimenticando di tutti.-

Non risposi, in fondo non avevo nessuna scusa da poter usare.

James mi guardò storto, aspettando una risposta che non arrivò mai, finché non mi alzai e presi una bottiglietta d'acqua per entrambi.

-Carl, capisco che gli esami sono importanti ma vorrei che dedicassi del tempo anche agli amici. Suho mi ha detto che è da un po' che non ti fai vedere.-

-E tu quanto tempo dedichi a Jenni?- ribattei, guardandolo fisso.

Forse non era stata una bella uscita da parte mia, ma volevo fargli capire che era un ipocrita a farmi la paternale.

Sapevo che lo faceva per me, ma purtroppo aveva problemi ben più grandi del mio “chiudermi in casa” e sinceramente, era passato tanto tempo dalla famosa cena a casa sua... volevo saperne qualcosa.

Ricordavo che avevo deciso di non immischiarmi, ed ero ancora di quel pensiero ma il fatto di non aver avuto nessun contatto con loro, mi aveva fatto riflettere molto sulla loro situazione ed ero intenzionata ad avere qualche risposta in più.

L'arrivo di James era una coincidenza troppo succulenta per farsela scappare.

-Carl...- sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

-Niente “Carl”. Lo so perfettamente che non sono affari miei, ma da quando Jenni mi ha raccontato cosa c'era che non andava, non ho potuto fare a meno di notare certe similitudini con una certa persona.-

-Sei fuori strada e lo sai.- ribatté, passando, di nuovo, una mano tra i capelli troppo lunghi.

-Non sono affari miei, semplicemente volevo farti notare l'ipocrisia contenuta nelle tue parole.-

-...Hai ragione.- sospirò lui, stendendosi sul letto -Qualcosa non va, da molto tempo.-

-Vuoi parlarne?- chiesi, stendendomi accanto a lui.

-Le cose non vanno molto bene, né a casa né al lavoro. Jenni sta diventando sempre più sospettosa sui miei orari e sui miei comportamenti, ma la realtà è molto più semplice di quanto tutti pensino... sono semplicemente stanco. I ritmi stanno diventando sempre più pressanti ed i ragazzi iniziano a cedere, così come me.-

-Quindi l'amante sarebbe il lavoro.- dissi, girando la testa per guardare il suo profilo.

-Esattamente.- ridacchiò, girandosi anche lui -E per te? Cosa ti spaventa?-

Sospirai pesantemente... non avevo voglia di iniziare quel discorso.

-Chanyeol mi ha chiesto di uscire qualche settimana fa, senza poi dirmi assolutamente nulla. Oltre a questo si aggiungono gli esami che sono dietro l'angolo e mi fanno “ciao ciao” con la manina.-

Mentre finivo di parlare mi girai a guardare James che a sua volta mi restituiva uno sguardo sconvolto.

-Cos'è che ha fatto Chanyeol?!?- gridò senza alcun contegno.

-Eh, la gelosia.- risposi ridendo, guadagnandomi una cuscinata in faccia. Non serve che io descriva cosa successe dopo, vi serva solo sapere che la stanza era piena di piume. Mannaggia.



Tra le risate e la leggera illusione che tutto si fosse sistemato, scendemmo in cucina cercando qualcosa per reidratarci. Può sembrare stupido ma la guerra all'ultima piuma fa perdere un sacco di energie. E di liquidi.

Ci perdemmo a parlare delle nostre ultime settimane e dopo qualche ora ci salutammo: lui doveva tornare da Jenni, mentre io dovevo ormai preparare la cena. Purtroppo non potevo scamparla anche oggi, i ragazzi erano in casa.

Feci un respiro profondo e mi diressi verso la porticina comunicante e una volta infilate le mie solite orribili ciabattine rosa, mi introdussi furtivamente nel loro salotto.

Non avevo molta voglia di incontrarli ma non avevo molte altre scelte. Intanto mi godevo il mio piccolo momento “Diabolik”, sebbene non avessi intenzione di uccidere o derubare nessuno... mi avrebbe fatto comodo sicuramente, ma era meglio allontanare dal mio malefico cervello pensieri di questo tipo.

Entrai di soppiatto semplicemente perché non avevo voglia di affrontarli, di avere discussioni ne tanto meno di ritrovarmi Chanyeol davanti. Mi sembrava anche abbastanza normale, se un ragazzo ti avanza una proposta poi si dovrebbe mettere in pratica, no?

Chi lo sapeva cosa pensavano quei mangia riso a tradimento, tuttavia mi promisi di chiederlo.

Il salotto era deserto, completamente vuoto, se non per i soliti vestiti sporchi sparsi per il pavimento. E si che avevo fatto le pulizie solo poche ore fa, raccogliendo il disastro che lasciavano in casa ogni volta che ci mettevano piede.

Ma ormai ero abituata, ogni volta che rientravano in casa era sempre la stessa storia ma d'altronde era il mio lavoro, non potevo certo lamentarmi.

-Ti sembra il modo di entrare?- mi sorprese Suho, guardandomi storto con le braccia sui fianchi.

Ricambiai lo sguardo senza riserve, la rabbia e il rancore erano subentrati alla vergogna -Beh, ultimamente entro sempre allo stesso modo, come mai stavolta dovrebbe essere diverso?-

-Forse perché in casa stavolta ci sono i proprietari?- ribatté lui e seppi di aver perso la battaglia. Si era addolcito all'istante, probabilmente conscio del motivo del mio comportamento poco gentile -Carl, siamo stati molto impegnati...-

-Lo so, non ti devi preoccupare per questo. Sono stata molto impegnata anch'io.-

-Va bene, riusciremo a vederci tutti insieme? Gli altri stanno facendo una doccia veloce.- mi chiese, sapendo benissimo che una volta pronta la pasta me ne sarei andata.

-Vedremo, Suho.- risposi criptica -Non ti assicuro niente.-

Lui abbassò gli occhi, evitando completamente il mio sguardo, trovando molto più interessanti le sue calze.

Aveva ragione ad essere arrabbiato ma in quel momento l'egoismo sembrava la via più facile... non me la sentivo molto di affrontare Chanyeol e gli altri, di dover dare spiegazioni sulla mia scomparsa dalle scene.

Non intendevo certo insinuare che non erano affari loro, capivo l'interesse che Suho mi stava dimostrando, il mio problema era che la vergogna di chi sa di aver sbagliato è sempre una brutta rogna.

-Carl, ti capisco, non rimarrò certo qui a pregarti.-

Questa sua affermazione mi fece uscire dal circolo dei miei pensieri e mi concentrai sul suo viso corrucciato -E va bene! Ma sappi che lo faccio solo per te.-

Questa frase valse la pena solo per l'espressione sorpresa che gli comparì -Chiudi quella boccaccia, non vorrai diventare la nuova casa per le mosche.-

Ridacchiò, facendomi segno di seguirlo in cucina.

-Cosa cuciniamo oggi?- mi chiese, con gli occhi luccicanti.

-Direi un bel minestrone di verdura, che dici? Dovete rimanere in forma e in salute voi topastri.-

-Ma che schifo! Rifai ancora le lasagne!- ululò Chen, piombando in cucina come un indemoniato.

-Certo, tanto ci vogliono solo cinque minuti per preparale.- risposi sarcastica. Quel ragazzo proprio non aveva il senso del tempo.

-Davvero?- mi chiesero in coro Suho e Chen, stupiti dalla mia risposta senza aver percepito neppur in minima parte, il mio sarcasmo.

-Vi sta prendendo in giro, idioti.- affermò il ragazzo con le orecchie a sventola, entrando nella stanza con incredibile nonchalance.

Quasi lo invidiavo, io faticavo a trattenere la voglia di tirargli il mestolo in faccia.

La rabbia bussò di nuovo alla mia porta e io la accolsi più che volentieri. Capivo certamente che non era colpa sua la poca costanza causata dal lavoro ma, voglio dire, se vuoi uscire con una persona ti fai vivo, no?

Non la dimentichi come se niente fosse.

Non la lasci bollire nel suo brodo, aspettando qualcosa che non arriverà.

Perché non credete che io non l'abbia mai cercato: certo, i miei esami mi lasciavano davvero poco tempo libero, che quasi sempre impiegavo per il lavoro, ma nella prima settimana avevo tentato di parlagli, tuttavia era sempre risultato scostante e poco interessato.

Insomma, si capiva perfettamente che non gli fregava molto di avermi chiesto di uscire e, dopo aver appreso ciò, ho semplicemente smesso di cercarlo.

E ora lui si presentava al mio cospetto così, tranquillo e come se niente fosse successo?

L'avrei ammazzato, di una morte violenta e assurda, facendolo bollire nel ragù che gli piaceva tanto.

Baekhyun mi sventolò la sua manina da bimba troppo cresciuta davanti alla faccia, interrompendo di nuovo il filo dei miei pensieri. Dovevo smetterla di concentrarmi troppo di fronte agli altri e nel mezzo delle conversazioni.

Potevo cominciare a risultare più strana di quello che ero già.

-Carl, sei ancora viva o la mia bellezza stratosferica ti ha imbambolata?- mi prese in giro lui, facendomi notare che effettivamente sembravo uno stoccafisso.

-No, la tua bellezza non è proprio nelle mie corde, mi spiace.- sussurrai, ancora persa nei miei pensieri.

-La mia invece ti piace di più?- ribatté Chanyeol, ghignando in maniera poco amichevole.

Come scusa?




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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22


-Hai capito benissimo, non serve che te lo ripeta.-

Per un momento non capii, poi mi resi conto che dovevo aver pensato ad alta voce, il che indicava evidentemente che non stavo bene. Proprio per niente, non era da me essere così distratta.

-No, sono molte cose ma non certo imbecille.- ribattei, senza troppo sforzo. Meglio così, il mio caratteraccio stava ritornando dalla vacanza immeritata che si era preso.

-Su questo siamo tutti d'accordo.- disse Kai, tentando di immettersi nella conversazione per spostare il discorso su qualcosa di meno pericoloso. Era intelligente quel ragazzo, tutti lo trattavano come un bel faccino ma aveva un cervello niente male. Aveva capito perfettamente che piega stavano prendendo le battutine di Chanyeol, così come lo avevo compreso io e la situazione non mi piaceva.

Chanyeol, però, alzò le spalle e senza dire niente a nessuno, prese una bottiglietta d'acqua ed uscì dalla cucina...certo, non prima di avermi mandato un'occhiata piuttosto eloquente.

Perplessa mi girai a guardare Baekhyun, che scrollò le spalle, anche lui indeciso quanto me.

Non avevo idea di cosa avrei dovuto fare, se seguirlo e chiarirci oppure far finta di nulla e cucinare il minestrone.

Scelsi la seconda, rendendomi conto dell'egoismo che mi guidava, ma d'altronde non avevo voglia di altri problemi.

Finii di cucinare in fretta e, una volta portato il rancio, salutai tutti rintanandomi nella mia bat-caverna, tentando di non far capire il mio turbamento.

Ma cosa voleva quel tipo da me?

Mi aveva domandato di uscire insieme a lui e io avevo acconsentito, oltre a questo non saprei proprio che altro fare.

Lo avevo cercato ma, a quanto pareva, la voglia di vedermi non c'era altrimenti trovare un buco tra i suoi impegni non sarebbe stato un problema.

Alzai le spalle con noncuranza, se aveva voglia di vedermi sapeva dove trovarmi.


Ero in ritardo, come al solito.

Mai una novità in quella vita.

Decisi che al mio ritorno dall'università avrei chiamato James, non ne potevo più di continuare a fare da balia a quei ragazzi.

Non fraintendetemi li adoravo, a parte uno, ma non riuscivo a star dietro alle lezioni e agli esami. In Corea il sistema universitario è molto più rigido di quello italiano, di conseguenza rimanevo sempre un passo indietro rispetto agli altri.

Non avevo intenzione di rischiare l'anno.

Avrei mantenuto i miei obblighi per continuare a vivere in quella casa, ma non potevo più recarmici ogni giorno.

Non era assolutamente una giustificazione, no?

In ogni caso non mi importava nulla, gli orari stavano diventando davvero improponibili e non riuscivo ad organizzarmi tra il lavoro e lo studio.

-Alleluia Carl, pensavo fossi caduta preda di qualche malanno improvviso e, agonizzante in mezzo alla strada, cercassi aiuto disperatamente.- esclamò Bea, con una simpatia che faceva invidia.

-Io mi chiedo se queste battute così spiritose te le studi la notte. A volte mi stupisci.-

-Rimarrai sempre con questo dubbio.- commentò, prendendomi sottobraccio e trascinandomi verso l'entrata dell'università.

-Hai questa malsana mania di volermi staccare il braccio. Cosa ti ha fatto di male, poverino?- chiesi teatralmente, cercando di simulare la mia espressione divertita in una smorfia di dolore.

-Lascia perdere la carriera da attrice. Andresti a vivere sotto i ponti cara.-

-Ti ringrazio, sempre gentile.-

Mi liberai dalla sua presa ferrea e mi fiondai in aula.

Si preannunciava una giornata davvero pesante.


Una volta infilata la chiave nella toppa, tirai un sospiro di sollievo, finalmente quella giornata estenuante stava per finire.

Non vedevo l'ora di farmi una doccia calda, infilare il mio pigiama con le paperelle e buttarmi nel letto pronta per dormire fino alla settimana dopo.

Invece mi aspettava la cucina dei vicini, nella casa dei vicini e probabilmente anche con i vicini al suo interno.

La giornata andava sempre meglio.

Mi sfilai il giubbotto di pelle e lo lanciai sul divano, insieme alla borsa piena di libri universitari. Mi tolsi le scarpe e indossai le pantofole rosa, pronta per entrare all'inferno.

Sbuffando, aprii la porta e con estrema tranquillità, varcai la soglia della casa. Lo spettacolo che vi trovai mi lasciò come sempre basita.

I ragazzi erano tutti sul divano, abbracciati in una stretta mortale mentre dalla televisione arrivavano urli terrificanti. Ovviamente stavano guardando un film horror, categoria odiata dalla sottoscritta che preferiva film d'azione o semplice commedie.

Alzai le spalle, a me andava bene, almeno finché non mi costringevano a guardarli con loro, lì iniziavano a crearsi i veri problemi. So essere una grandissima rompipalle quando mi ci metto.

Comunque mi avviai verso la cucina, senza far caso ad un paio di occhi a mandorla che mi seguivano nella semi oscurità. Ero intenta ad insultarmi per non aver fatto la spesa, quando un gentiluomo con i capelli a fungo non mi spuntò dietro le spalle.

Da brava eroina qual ero, saltai spaventata, pensando chissà cosa. E ovviamente ne ricavai una risata schernitrice.

-Che vuoi?- sibilai malevolmente a Chanyeol.

Lui, per un momento, spalancò gli occhi sorpreso, ma fu questione di pochi secondi, poco dopo gli aveva già ridotti ad una fessura. Beh, più di quanto non fossero già.

-Sei insopportabile, lo sai?-

-Me lo dicono in molti.- ribattei, senza saper bene cosa dire.

-Dovresti dargli ascolto.- rispose lui, prendendo una bottiglietta d'acqua ed accingendosi ad andare verso il salotto.

-Sicuramente, ma vedi, almeno io non chiedo falsi inviti.- sputai, senza pensare a quello che avevo appena detto. Cavolo, perché non tengo a freno la lingua qualche volta?

Chanyeol si voltò a guardarmi, il viso sconvolto.

Sconvolto da che cosa, mi chiesi io. Bah, mistero della vita.

-Che hai da guardarmi così? Ho detto solo la verità.- mi difesi, prendendo una padella per cuocere delle bistecche.

Sbatté gli occhi un paio di volte e poi si scrollò.

-Me ne sono dimenticato.- sussurrò, guardando per terra.

-Come te ne sei dimenticato?! Come cavolo hai fatto a dimenticartene?!- urlai, tanto da far spegnere la televisione agli altri e farli accorrere per paura che uccidessi qualcuno.

Almeno, suppongo fosse per quello, divento abbastanza feroce quando mi ci metto.

-Ascolta... ho avuto mille cose a cui pensare: le canzoni, i concerti... non avevo il tempo per pensare anche a te.-

Nel finire la frase si accorse della grandissima cavolata che era appena uscita dalla sua bocca, spalancò gli occhi e aprì la bocca, probabilmente cercando qualche giustificazione per la sua uscita. Ma rimase a boccheggiare, senza sapere cosa dire.

Io, dal canto mio, non avevo nulla da ribattere.

Gli stiravo le mutande, pulivo la loro casa, cucinavo, studiavo. Non avevo il tempo nemmeno per guardarmi un film,per chiamare un'amica.

Non avevo tempo per vivere.

E lui non riusciva a trovare cinque minuti per pensare a me? Per chiedermi se andava bene venerdì, alle otto, al ristorante giapponese?

Ma vaffanculo.


-Beh, visto che sei così occupato da non trovare neanche cinque minuti per me, meglio che non ti disturbi affatto.- ribattei, mettendo nel piatto le bistecche e servendole agli undici ragazzi sbigottiti.

-Anzi, sarà meglio che mi trovi qualcos'altro da fare, non vorrei mai assillarti troppo con la mia presenza.-

E dopo questa stupenda frase d'effetto, levai le tende, tornandomene a casa pronta per la serata che avrei dovuto avere: doccia, pigiama e letto.

Ma prima urgeva una chiamata a James.

Il prima possibile.

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