Daryl's cookies di LonelyWolf88 (/viewuser.php?uid=160612)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
daryl's cookies capitolo 1
Scritta per Hanna ( Carol'sDixon ) da Ravenesque2
( https://www.fanfiction.net/s/11166369/1/Daryl-s-Cookies )
Daryl's cookies
Il bancone della cucina era cosparso di briciole. Carol si
accigliò esaminandolo con attenzione, poi si guardò
intorno con sospetto, gli occhi socchiusi.
''Sam?''
Il suo tono era duro e impaziente e per un breve momento iniziò
a pensare che forse si era immaginata tutto, proiettando all'esterno le
sue paure più profonde, ma poi, proprio come quel mal di testa
di cui
difficilmente riuscivi a liberarti, eccolo lì. I suoi capelli
e quei suoi occhietti vispi sbucarono fuori da dietro un angolo
del bancone nella sua cucina e riusciva già a leggerci
dentro la paura che non erano in grado
di nascondere, anche se ancora non riusciva a vedere il suo volto per
intero.
Voleva lavorare su quella paura, voleva che fosse così
terrorizzato dallo starle vicino da scappare via urlando,
ma mentre
lui si sollevava ulteriormente mostrando le labbra ancora ricoperte
dalle
briciole dei suoi
biscotti, Carol si ritrovò invece a ridacchiare.
''Si signora?''. Quell'innocenza forzata però sciolse il suo
cuore a poco a poco fino a quando fu costretta a mordicchiare l'interno
della sua guancia per cercare di trattenere le risate.
''Hai visto i miei biscotti?Avevo intenzione di.. lasciarne qualcuno da parte per Daryl''.
Il viso del ragazzo sbiancò completamente mentre si strofinava
goffamente il pugno sulle labbra, lasciando cadere le briciole a terra, sul
pavimento che aveva appena ripulito.
''Mi dispiace..Pensavo che.. pensavo che li avessi fatti per me''. Il
ragazzo stava tremando, rimase fermo e immobile al punto che Carol
pensò che di lì a poco avrebbe finito con lo svenire di fronte ai suoi
occhi. La sua fronte si corrucciò in confusione, anche se il
senso di colpa e l'agitazione stavano cercando di spingerla a fare delle
domande di cui non era realmente sicura di voler sentire la risposta.
''Va tutto bene..-''
Il cigolio della porta d'ingresso che si apriva e il rumore della
balestra di Daryl che veniva poggiata dove solitamente le persone
avrebbero lasciato le loro calzature sembrarono stimolare in Sam l'azione
e il bambino si tuffò di nuovo dietro il bancone nascondendosi mentre il
cuore di Carol divenne sempre più agitato e colmo di crescente
preoccupazione.
''Hey..'' Daryl scivolò silenzioso all'interno della stanza,
lanciando occhiate sospettose in ogni angolo prima di incrociare
finalmente il suo sguardo sorprendentemente diffidente in quello divertito
di lei. Sbuffò contro la sua stessa ansia, ridacchiò per
essere stato colto in flagrante a comportarsi in modo così nervoso e in
qualche modo quell'auto-indulgenza riuscì a farlo rilassare un
minimo. Le sue guance si colorarono di un'intensa sfumatura di rosso e
voltò il viso, cercando di nasconderlo a Carol che schioccò
la lingua in segno di sconforto. Non aveva ancora finito,
però, e nel secondo stesso in cui lui risollevò la testa per
guardarla, Carol sentì come una scarica d'elettricità
riempire l'aria e rimase perfettamente immobile, ad aspettare qualcosa,
ad aspettare che questo qualcosa accadesse senza avere nemmeno idea di cosa potesse essere. ''Siamo soli?''
Lei annuì lentamente, sapendo che era l'unica persona rimasta in
casa, dal momento che stava per iniziare ad occuparsi della cena, di
nuovo, se non altro non appena fosse riuscita a chiarire le cose con
Sam e a rispedirlo a casa sua. C'era un energia per quanto concerneva
Daryl che la rendeva nervosa ma la eccitava al tempo stesso.
''Pensavo che avessi intenzione di preparare dei biscotti per me e Aaron questa mattina''
Il modo in cui si fece più vicino, quel fuoco che bruciava nei
suoi occhi così espressivi che si agganciarono
possessivamente ai suoi, forti e pieni di calore, deviò la sua
attenzione per un attimo. Quando le sue labbra sembrarono riempire il
suo campo visivo mentre scendevano lentamente fino a trovare le sue, si
dimenticò completamente di tutto quello che aveva a che fare con
i
biscotti. Quella mossa inaspettata la portò ad ansimare contro
le sue
labbra, e con esitazione, la lingua di Daryl si precipitò fuori,
scivolando brevemente dentro la sua bocca. Il gemito che crebbe
bruscamente
in lei sembrò quasi portare con sé anni e anni di
emozioni
represse. Le sue dita trovarono appiglio nell'intreccio laterale della
cucitura del suo
gilet mentre si faceva più vicina, il cuoio si piegava sotto la
forza del suo pugno stretto, mentre lo tirava inconsciamente
contro di lei. Il
sapore di quelle labbra, quel mix amaro di sigarette e quell'aroma
inaspettato di birra furono una gradita sorpresa, si
aggrappò a lui in preda alla disperazione di sentirlo ancora
più vicino. La sua tecnica non era quella di un principiante ma
nemmeno quella di un esperto ma a Carol non importava perché
qualsiasi abilità Daryl avesse scelto di condividere con lei era
preziosa.
Quando il baciò finì, si sentì come se fosse alla
deriva in mezzo alla nebbia. Gli occhi di Daryl erano lucidi come sospettava
che
fossero anche i suoi e un'euforica risatina sorpresa
scoppiò dal profondo dentro di lei. Il petto di Daryl si
sollevava a un ritmo vertiginoso e il suo sangue sembrava quasi urlare dentro
le sue vene
mentre facevano a gara per rallentare fino a ritrovare un ritmo
stabile.
Le mani di Carol erano ancora aggrappate al suo gilet mentre lui
continuava
a starle così vicino, talmente tanto che ogni cellula nel suo corpo si sentiva
richiamata in una stuzzicante attesa, desiderando di avere di
più.
Daryl era evidentemente a corto di parole, la sua espressione
passò lentamente da una di inebetita soddisfazione a una di
sincera
aspettativa.
Carol trasse un profondo respiro per calmarsi e incontrò i suoi
occhi, assorbendone quell'amore che sembrava quasi averlo dissanguato
fino a che finalmente non aveva trovato il modo di liberarlo.
''Mi vuoi dire per che cos'era questo? Dopotutto, non ti ho preparato
nessun biscotto''. Si ricordò improvvisamente di Sam e
sospettò che se avesse guardato oltre le spalle di Daryl avrebbe
visto quella testolina fare capolino da dietro il bancone per osservarli con curiosità.
''E' solo che..''. Stava lottando, le parole e le emozioni erano una
confusione completa nella sua testa e nel suo cuore ma le sue labbra la rassicurarono del fatto che andava tutto bene, che
avrebbe eventualmente trovato il modo di dirle quello
che voleva dire e
lo avrebbe fatto utilizzando le parole invece di fare affidamento
solamente sulle sue azioni, che l'avevano già convinta a fondo.
''Non voglio che pensi che mi stia allontanando. Io..ci sto ancora
provando''. Le sue mani armeggiarono timidamente lungo i suoi fianchi
fino a quando non trovarono un appiglio, fino a quando non
applicò una pressione sufficiente a far saltare un battito al
suo cuore, mentre la tirava un po più vicina a lui. La
baciò di nuovo, muovendo appena le labbra fino a quando quel
bacio non si concluse con lui che ansimava forte contro di lei e il suo
sangue che ruggiva attraverso tutto il suo corpo a quella dolce
promessa.
''Quando tornerò, forse potremo provarci un po di
più..insieme''
Gli occhi di Carol si riempirono di lacrime mentre annuiva, le
parole le si bloccarono in gola. Dal punto di vista di un estraneo sarebbe
pure potuto sembrare un flirt malizioso o quasi, ma l'incertezza nelle parole di
Daryl riuscì a commuoverla e invece di provare a
forzare le parole fuori dalla sua gola stretta, si gettò contro
di lui, avvolgendo le braccia attorno al suo collo e premendo il corpo
contro il suo più forte che poteva mentre lui la stringeva con
ancora più foga.
''Ti preparerò degli altri biscotti'', gli sussurrò in un
orecchio una volta che i suoi singhiozzi scemarono, poi affondò
rapidamente il viso umido nell'incavo della sua spalla. Carol non
riusciva
nemmeno a ricordare quanto tempo era passato dall'ultima volta che
aveva provato un sollievo del genere, questo livello di comprensione
tra loro due faceva si che non avessero bisogno di troppe parole e Daryl stava finalmente cercando di aprirsi a lei.
Non si era limitato solo a corredare un discorso da cliché con
un bacio, gli aveva
appena provato che aveva pensato a loro due, che voleva che diventassero
un loro, probabilmente da
molto più tempo di quanto lei potesse immaginare. Non pensava
che ci fossero delle parole adeguate per spiegare il modo in cui lui la faceva
sentire, ma avrebbe sempre potuto riversare tutto l'amore che sentiva
per lui nei suoi biscotti.
''Lui..Non ti farà del male?''
La vocina curiosa e interrogativa di Sam li colpì come una doccia
fredda, le braccia di Daryl si tesero e tutto il suo corpo si fece
rigido. Carol poggiò la sua mano sulla sua schiena in segno di conforto, proprio sopra le
ali che adornavano la sua veste mentre il suo cuore iniziava nuovamente
ad accelerare violentemente ma stavolta per un motivo completamente
diverso, Carol sapeva che era essenziale che il ragazzino capisse che
non tutti gli uomini erano uguali, che non tutti gli uomini facevano
del male alle donne che amavano. Che avrebbe potuto avere la
possibilità di crescere in modo diverso.
''Daryl non mi farebbe mai del male, Sam''. La sua voce era densa di
talmente tanta convinzione che anche Daryl si rilassò
immediatamente sotto il suo tocco, girandosi lentamente per riuscire a
vedere il piccolo intruso nella loro cucina, la piccola spia che era
stata testimone del loro primo bacio. Sembrava stordito dal
fatto di vedere un bambino che non faceva parte del gruppo stare dentro
la loro casa, ma poi la comprensione ebbe la meglio e Daryl
ignorò
quello che Sam aveva detto e deviò l'argomento in un luogo
decisamente più sicuro per tutti quanti.
''Sei venuto per i biscotti di Carol? Perché non
sono ancora pronti''. Quell'informazione fu accolta da degli occhi
sbarrati e uno sguardo talmente colpevole che fece scoppiare Carol in
una
risatina, lasciò andare parzialmente Daryl e
già
sentiva la mancanza del calore e della pressione del suo corpo contro
il suo. Le dita di Carol scivolarono come piccoli fantasmi lungo
la sua schiena, la
superficie ruvida della pelle le solleticò i polpastrelli,
socchiuse gli occhi in contemplazione di quel piccolo intruso.
''Sam stava per darmi una mano a prepararli''. Avrebbe fatto tardi con
la preparazione della cena ma ormai non sembrava una cosa poi così
importante.
''Giusto'', annuì Daryl, come se si aspettasse quel tipo di spiegazione. ''Fareste meglio a preparare due infornate,
allora. Se il ragazzo ti darà una mano dovrebbe portare qualcosa anche a
casa sua''.
Dopo la sua precedente apprensione e l'ansia dovuta all'improvvisa apparizione di
Daryl, la promessa di poter avere degli altri biscotti sembrò
tranquillizzare Sam.
''Grazie, Daryl''. Il ragazzino fu talmente impressionato che Daryl
iniziò a sentirsi a disagio e poco a poco si trascinò lentamente verso la porta.
''Non è niente'', disse, arrossendo fino alla punta delle orecchie. ''E Carol che stai aiutando''. Rivolse il suo sguardo
su di lei e si tranquillizzò, un timido sorriso che piegava
all'insù l'angolo della sua bocca quando vide che Carol gli stava sorridendo apertamente.
''Tornerai stanotte? Ti preparo la cena'', gli promise, le sue
labbra già fremevano al pensiero di avere altri di quei
baci, era fermamente convinta che fare pratica fosse doveroso.
Daryl sbuffò. ''Casseruola?''
Carol sembrava un po stordita e fin troppo sorridente. ''Lo sai''
Lui allungò una mano per afferrare le sue dita, accarezzandole
maldestramente con il pollice. ''Tornerò non appena
avrò finito di passare attraverso tutto quello che Aaron pensa
che io abbia bisogno di sapere''. Roteò gli occhi con aria
scocciata e lei pensò che fosse la cosa più adorabile che
lo avesse mai visto fare. Cercò di trattenersi dal comportarsi
come una sciocca ragazzina innamorata alla sua prima cotta che
l'avrebbe
fatta ridacchiare per qualsiasi piccolo gesto che le faceva capire che
il ragazzo che le piaceva era interessato a lei tanto quanto lo era lei
stessa, ma non ce l'avrebbe mai fatta e Carol ne era consapevole.
Sfiorò il pollice di Daryl con il suo e una vampata di calore
rese le sue gambe deboli.
''Formerete una bella squadra'', ammise lei, lacrime d'invidia le fecero pungere gli occhi.
''Io e te siamo molto meglio'' le rispose Daryl. Quell'ammissione sembrò risucchiare
via tutta la sua precedente spavalderia. Fece un passo indietro, un po scioccato
dall'essersi spinto così in là. Sam si avvicinò a lui e Daryl
gli scompigliò i capelli prima di tuffarsi verso l'uscita,
afferrando la sua balestra mentre spalancava la porta d'ingresso. Si
fermò, esitò un attimo, poi silenzioso come un piccolo
topolino infilò nuovamente la testa dentro l'ingresso. Cercò il suo sguardo, cercò di sostenerla mentre
il suo cuore batteva a un ritmo pazzesco che nessun essere umano avrebbe
mai potuto sostenere senza crollare. Il suo timido atto evaporò alla
vista dei suoi occhi gonfi e del suo dolce sorriso. ''Ci vediamo
stanotte''. E dopodiché se ne andò, lasciando una
raggiante Carol che tirava su con il naso con un curioso Sam,
desideroso di sapere tutto di lei e Daryl, e una doppia razione di biscotti da mettere in forno.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
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Capitolo 2
Era già sera inoltrata quando riuscirono finalmente a tornare a
casa, luridi ed esausti. Sasha si trascinò fuori dalla sua
torre per aprire loro il cancello incrociando a malapena il loro
sguardo, sbatté con forza il cancello dietro di loro, poi
controllò
che fosse chiuso per bene prima di riposizionare il fucile attorno
alla sua
spalla e riprendere la sua precedente occupazione nella suddetta torre.
La sua freddezza preoccupò Daryl, così come quel
gesto meccanico e quasi risentito di lasciarli rientrare dietro la
protezione di quelle mura. Daryl sollevò lo sguardo verso una
luna completamente piena, strizzò gli occhi a quella luce
quasi fosse accecante quanto quella del sole, mentre si mordicchiava
il labbro inferiore, pensieroso. Qualcuno doveva fare qualcosa per
quella ragazza prima che perdesse totalmente il controllo.
Era talmente stanco da trascinare i piedi lungo la strada. La
balestra pesava come un dannato fardello contro la sua
schiena, aveva perso da tempo la sua classica figura di amica quando
si erano ritrovati a percorrere un terreno sconnesso e ricoperto dalla vegetazione
per sfuggire a un gruppo di persone poco amichevoli contro il quale si
erano
accidentalmente imbattuti. Aveva perso la moto, ma almeno erano ancora
vivi. Ormai ci aveva fatto l'abitudine al perdere le moto e se non
altro quest'ultima non
aveva alcun attaccamento emotivo. Non erano altro che un paio di ruote e
se erano riusciti a trovare quella, probabilmente avrebbero potuto rimpiazzarla facilmente.
''Hai intenzione di dirlo a Deanna?''. Erano le prime parole che
uscivano dalla sua bocca dopo ore e ore di silenzio e Daryl
sentì la
secchezza graffiare la sua gola come carta vetrata, il
bisogno di bere era sempre più urgente. Aaron
guardava davanti a lui, probabilmente l'unica pensiero nella sua mente era
quello di poter riabbracciare Eric, ma il dovere veniva
sempre per primo e non avvisare il loro capo delle
potenziali minacce presenti là fuori avrebbe potuto finire
con il rivelarsi mortale.
''Si, andrò prima a parlare con lei. Sembra
che siano tutti già andati a letto'', osservò
preoccupato all'improvviso, lasciando a Daryl il compito di occuparsene.
Daryl si voltò nuovamente per controllare Sasha, il suo
sguardo fisso era rivolto oltre il muro fino a quando non utilizzò il
mirino del suo fucile per riuscire a vedere ancora più lontano, si era
già dimenticata di loro due.
''Già, fin troppo strano se è questo che mi stai chiedendo'',
sbuffò Daryl, poi senza nemmeno un ultimo cenno della sua
mano
stanca, se ne andò iniziando a dirigersi verso il posto dove
sapeva che Carl stava senz'altro riposando dopo essersi levato il
cappello, quel posto che chiamava casa.
Più si avvicinava alla casa che condivideva con il suo gruppo, e
vedeva le luci brillare attraverso le finestre sul portico, più
iniziava a sentirsi preoccupato. Il resto della strada era buio, e dava
a quella
città un'aura così raccapricciante che gli fece rizzare i
peli sulla nuca. Daryl continuò ad avanzare, fermandosi di
fronte alla prima
casa per ascoltare. Non sentì nessun rumore provenire da
là dentro, fu rassicurato dall'oscurità che ci regnava, ma
alle sue spalle, nel punto dove pensava che si trovasse la casa del
dottore, poté sentire un tonfo sordo e il mormorio sommesso di
alcune
voci, scandite a intervalli da quelli che sembravano singhiozzi
ovattati. L'intero posto iniziava a dargli i brividi e a Daryl
bastò un attimo per domandarsi se stava veramente bene là
dentro, o se avrebbe fatto meglio a tentare a fortuna oltre quelle
mura. Se solo non
avesse avuto la certezza di quello che c'era là fuori, di quello
che non aspettava altro che il momento giusto per poter causare del
dolore, probabilmente si
sarebbe voltato e avrebbe fatto marcia indietro. O se non altro,
avrebbe potuto
farlo, se non fosse per il fatto che Carol gli mancava così
tanto da far male.
La sua mano si strinse sulla maniglia della porta prima ancora che
si
rendesse conto che in qualche modo era riuscito a trascinarsi su per i
gradini del portico. C'era una bagliore tenue che fuoriusciva
attraverso
la fessura lasciata dalla porta parzialmente chiusa della cucina,
quella porta socchiusa tratteneva il grosso della luce a bada
mentre
Carol sedeva nel soggiorno, con un'aria distrutta, fissava
qualcosa che si trovava al di là di quello che Daryl riusciva a
vedere. Non si era nemmeno mossa e se
non l'avesse conosciuta così bene avrebbe potuto pensare che
fosse
rimasta congelata in uno stato di shock. Tuttavia, l'attesa silenziosa
di Daryl non sembrò innescare i suoi sensi solitamente molto
acuti che l'avrebbero avvertita della sua presenza, così lui si
schiarì la gola trasalendo a quanto arido suonò . Sentiva
il bisogno di bere un oceano
di acqua ma quando Carol si voltò lentamente verso di lui con
i lineamenti del suo volto intrisi di paura, le sue spalle
crollarono e
indietreggiò andando a sbattere contro la porta d'ingresso,
preparandosi
mentalmente per il peggio. Gli occhi di Carol, così pieni di
desiderio
l'ultima volta che li aveva incrociati, ora sembravano solo l'ombra di
un ricordo circondato da altre ombre ed erano come perseguitati da dei
fantasmi che ricordavano dei poveri bambini abbandonati dai capelli
biondi. A Daryl fece male il cuore a vederla in quello stato,
essere testimone di quel dolore così crudo che sentiva penetrare
dentro di sé. Chi avevano perso stavolta? Avrebbe voluto
chiederglielo, ma le parole non riuscivano ad uscire dalle sue labbra.
I volti dei suoi
amici attraversarono la sua mente uno dopo l'altro, bloccandosi
quando arrivò a chiedere a se stesso se avrebbe potuto
sopportare la
perdita di uno o dell'altro - Maggie, Abraham, Rosita... Sapeva che non
si trattava di Sasha. Lei sembrava comportarsi come se fosse già
morta,
i suoi occhi specialmente, ma non il suo corpo, quello viveva ancora
nell'unico modo che ora contava in questa vita. Tara, Michonne,
Carl? Daryl si
fece coraggio, sapendo che se lei stava provando ad accettarlo allora
lui avrebbe
potuto fare lo stesso. Che altra scelta avevano se non quella di
continuare a vivere, accettando la morte quando questa si faceva largo
tra di loro? Prese un profondo, doloroso respiro, Daryl si costrinse a
sentirsi forte e si diresse verso di lei, preparandosi a scoprire da
quale verità lo stesse proteggendo quel muro di silenzio.
Era Sam, era semplicemente addormentato sul loro divano e il sollievo
di Daryl fu
così rapido che cadde sulle ginocchia ai suoi piedi e
seppellì il viso nel suo grembo, le sue spalle tremavano
dalla stanchezza sia fisica che mentale. Lei insinuò le dita tra
i
suoi capelli scompigliati e lui non si sentì minimamente in colpa,
nemmeno quando
un singhiozzo sfuggì dalla sua gola e si ritrovò a
circondarle i fianchi con le sue braccia, stringendola forte
contro di lui.
''Mi dispiace'', disse lei, in tono avvilito. ''Sembravi così sconvolto''.
''Ho pensato che uno di noi fosse morto''. Non riusciva a ricordare di
aver mai pianto prima d'ora dal sollievo di sapere che i suoi amici
erano
ancora vivi, ma sembrava che riprendersi stesse diventando sempre
più
difficile e la stanchezza aveva completamente annullato la sua
consueta capacità di rimanere composto di
fronte a una crisi. Sarebbe
riuscito a trovare la forza per andare avanti, di chiunque si fosse
trattato, solo per aiutarla a fare lo stesso, ma non era mai stato
così felice prima
d'ora che si trattasse soltanto di uno strano bambino che dormiva dove
non avrebbe dovuto.
''Oh Daryl, mi dispiace tanto.. E' solo che.. ''. Le sue dita
continuarono dolcemente il loro percorso tra i suoi capelli e lui
sollevò lo sguardo per vederla fissare quel bambino, una lacrima
solitaria cadde dai suoi occhi lucidi e scivolò giù lungo
il suo viso. ''E' arrivato qui quando era già buio. Ho mandato
Rick a casa sua ma.. non è ancora tornato''.
La verità che si nascondeva dietro quelle parole che lei non gli
stava dicendo cadde con il peso di un macigno nelle sue
viscere. Il bambino era raggomitolato sotto alcune
coperte che Carol doveva aver levato proprio dal suo stesso letto,
perché anche se Daryl non aveva passato proprio tanto tempo
tra quelle mura, il colore e
la fantasia sembravano familiari. Sam rabbrividì, gemette un po
nel sonno e si raggomitolò ancora più stretto, le sue
dita afferrarono le
coperte tirandole su fino a quando non ricoprirono completamente la sua
testa.
''Da quanto tempo?''
''Un'ora, più o meno''. Carol stava sussurrando e Daryl non era
mai stato così grato del fatto che lei riuscisse a capirlo
subito. Un
sospiro tremante le sfuggì e si asciugò quella lacrima
solitaria, ignorando il fatto che subito dopo ne seguì un altra,
più grande, più veloce, più audace. Mosse
leggermente le gambe e lui si rese conto di aver poggiato su di lei con
tutto il suo peso per tutto quel tempo e rimettersi in piedi fu un vero
e proprio sforzo. Lottò per rialzarsi ma ormai non aveva
motivo di preoccuparsi del fatto che il dolore e la stanchezza stessero
rallentando i suoi movimenti. Anche lei si era alzata e lo aveva preso
per
mano, il suo amore e il suo tocco gentile filtrarono attraverso di lui
quel tanto che bastò a fargli capire che ormai era completamente
andato, era il suo prigioniero.
Rimasero a fissarsi a vicenda per un lungo momento, persi in quanto
sembrasse profondo il mondo negli occhi l'uno
dell'altro, di quanto fossero incommensurabili i segreti ai quali
entrambi si aggrappavano,
anche se vi erano delle esperienze con le quali avrebbero potuto
rapportarsi.
''Ho sentito la tua mancanza''.
Per un minuto non fu sicuro di chi avesse parlato per primo,
perché lui ne aveva sentito la mancanza con ogni parte
della
sua anima malconcia. Dopo la prigione, perderla era stato un dolore
così profondo che non avrebbe voluto provare mai più
e l'euforia di scoprire che, non solo era viva, ma era il motivo
per il quale lui era scampato dal ritrovarsi appeso a un gancio da
macellaio era stata
l'esperienza più incredibile e travolgente di tutta la sua vita.
Non sapeva perché continuava ad andare là fuori,
lasciandola indietro dove non poteva vederla, perché ogni volta
arrivava sempre più vicino al punto di rimanerne paralizzato. Tutto
quello che sapeva era che
doveva farlo, doveva cacciare, doveva reclutare, doveva stanare i
pericoli prima che quei pericoli potessero trovarli. Lei riusciva a
capirlo e non l'aveva mai trattenuto, anche se a volte pensava
che era quello che stavano facendo ora le sue mani
l'unica
cosa che desiderava ardentemente da una vita intera.
Carol gli prese le mani, le voltò e premette dolcemente le sue
labbra in entrambi i palmi, poi le sue lacrime scivolarono libere
sul suo sorriso. ''Mi sei mancato anche tu. Così tanto..''
Lo aveva detto per primo, allora, scoprì Daryl con stupore, ma
al posto di quel brivido che si aspettava di provare alla scoperta di aver rivelato i
suoi sentimenti in maniera così completa, il suo sangue iniziò invece a scaldarsi sempre di più.
''Forse...''. Non sapeva se avesse o meno il coraggio, ma forse questa era
l'occasione migliore, e con quel tipo di pensiero a invadere completamente il suo
cervello, Daryl prese un respiro profondo e decise di fidarsi del fatto
che Carol non lo avrebbe mai fatto pentire. ''Forse potresti farmi
vedere quanto..''
Non si aspettava molto di più di uno dei suoi sorrisi maliziosi
mentre lei lo
guardava attraverso le sue folte ciglia, i suoi occhi erano
come un caldo, fuoco blu. Quello che ottenne fu lei nella sua completa
interezza, quella di un abbraccio. Daryl strinse a sua volta le sue
braccia attorno a lei,
forse più per mantenere entrambi in piedi, poi quando lei
soffocò dei tiepidi singhiozzi contro il suo collo, la
rinnovata irrequietezza del ragazzo sul divano lo fece allarmare e
lentamente e in silenzio guidò se stesso e Carol su per le
scale verso la sua stanza.
Carol sembrò perdere il controllo una volta che la porta fu
chiusa, le sue mani calde si insinuarono sotto la maglietta di
Daryl in modo
che le sue dita potessero riposare contro la pelle del suo ventre.
Daryl gelò, sentì le sue labbra sul collo nel
mentre che quelle dita avventurose continuavano a svolazzare leggere così
vicine alla sua
cintura da riempirlo di brividi. Le emozioni e i pensieri iniziarono a
turbinare vorticosamente nella sua testa, così veloci che non sapeva come fare
per fermarli, ma, come sempre Carol era lì, a intuire il
problema ancora prima che questo sorgesse. Fece un passo indietro e
trattenne un gemito quando il suo tocco morbido abbandonò il suo
corpo. Il vortice nella sua testa invertì direzione e adesso si
sentiva completamente fuori da quella profondità, aveva bisogno
che lei riprendesse a fare quello che stava facendo quasi quanto aveva
bisogno che smettesse di farlo.
Il naso di Carol era arrossato e le sue guance ancora rigate di lacrime
quando guardò verso di lui, con un'espressione incerta. Il suo
sorriso era delicato, forse era più per lui che per se stessa e, anche
se Daryl apprezzava il suo sforzo, rabbrividì al pensiero che
lei si sentisse in dovere di farlo.
''Hai fame?''
La mente di Daryl si svuotò. Scosse la testa, sapendo che
il suo
stomaco era in subbuglio ma non per la fame. Tirò su con il naso
pateticamente e il suo cuore non voleva fare altro che toccarla.
Immaginò che in qualche modo lei lo avesse percepito
perché allungò il braccio e catturò
la sua mano che fu lenta a reagire ma che si strinse attorno alle sue
dita una volta che riuscì a capire quello che stava succedendo.
''Sto morendo di sete''
Lei annuì, prese una brocca e un bicchiere, lo riempì
da accanto al suo letto prima di offrirgliela, guardandolo
intensamente mentre lui mandava giù fino all'ultima goccia.
''Non puoi metterti a letto se prima non ti fai una doccia. Lascierai sporcizia su tutti i miei cuscini''.
Fu stordito da questa inaspettata sorpresa e sentì le sue ginocchia
sussultare, quasi stesse per svenire. Non si erano mai spinti
così lontano prima che lui partisse, non avevano mai diviso un letto. Non che
lui non lo desiderasse ma pensava che Carol non fosse pronta. Diavolo,
non era nemmeno certo del fatto che lo fosse lui. Si sedette sul bordo del
suo letto, la stanchezza che lo inondava completamente dopo quella
settimana passata nella spedizione all'esterno.
''Mi stai dicendo che sono sporco?''. Infilò il dito in uno dei
passanti della cintura di Carol e la tirò gentilmente più vicina
a lui, senza davvero più sapere nemmeno quello che stava facendo
ma dandosi un'immaginaria pacca sulla spalla quando lei reagì stringendosi attorno a lui,
premendogli la testa contro il suo seno mentre con le mani cercava
di sistemargli i capelli meglio che poteva.
''Daryl, sei ricoperto di polvere e riesco a sentire del terriccio persino nei tuoi capelli. Mi permetterai di lavarli per te?''
Ci fu una pausa in cui pensò che il mondo intero si fosse
fermato, solo lui poteva sentire il cuore di Carol battere forte
contro la
sua fronte e si domandò se fosse per via della paura della
richiesta che gli aveva appena fatto oppure se fosse dovuto
all'eccitazione per il fatto che lui avrebbe anche potuto
accettare.
''Abbiamo anche le bollicine'', disse cercando di allettarlo e lui rise,
stringendola con forza mentre sentiva il suo sangue rimescolarsi, caldo e
bisognoso.
''Sono un uomo adulto ormai. Non ho bisogno delle bollicine''
Lei lo prese in giro. ''Sei un uomo adulto che sta per crollare a terra
addormentato. Lascia che prepari l'acqua. Prometto che ci saranno un
sacco di bollicine dove potrai nascondere la tua pudica innocenza e dopo mi
occuperò dei tuoi
capelli. Prometto che non ti renderai nemmeno conto della mia
presenza''.
Questo era alquanto improbabile, solo il pensiero di poterla avere
così vicina al suo corpo completamente nudo, nascosto solo dalla
buona
volontà di quelle bollicine, bastò a far correre il suo
cuore al doppio della velocità di quella a cui batteva il suo.
Il punto era che lui si fidava di lei e lei aveva ragione. Era
sporco. Non era nemmeno degno di dormire fuori sul portico in
quelle condizioni e sentiva che lei ne aveva bisogno, aveva bisogno di
stargli
vicina. Non era un idiota, aveva notato il modo in cui cercava di
mantenere le distanze da quel bambino e il modo in cui lui continuava a
correrle dietro come un gatto randagio che sapeva di avere
l'opportunità di essere
nutrito. Loro due avevano come un radar per gli abusi e senza aver
bisogno
di dire una parola, Daryl si era creato un quadro preciso in mente con
l'aggiunta
di quel bambino che dormiva al piano di sotto.
''Okay''
Carol rabbrividì per il sollievo che andò ad aggiungersi alle preoccupazioni di
Daryl. Lo lasciò lì, seduto sul bordo del letto mentre
andava a preparare la vasca da bagno e lui cercava di non assopirsi.
Avrebbero dovuto aspettare Rick, avrebbero dovuto controllare Sam, ma Daryl sapeva che
se quella notte doveva accadere qualcosa, sarebbe accaduto
comunque, che lui fosse stato sporco o pulito, che fosse rimasto sveglio o che si fosse addormentato,
e la decisione di Carol era abbastanza forte da motivare entrambi.
Carol ritornò con un sorrisetto malizioso sulle labbra e Daryl
non
riuscì a levarle gli occhi di dosso. Non l'aveva nemmeno baciata
e ciò nonostante, il ricordo dei baci che si erano scambiati era
stato il
motivo principale grazie al quale era riuscito a sfuggire dai loro
inseguitori e ritornare a casa tra le sue braccia tutto d'un pezzo.
''Le bollicine sono pronte''. Quel suo sguardo intenso lo travolse
completamente, poi lei gli fece l'occhiolino prima di incamminarsi
verso
la porta. ''Inizia pure ad andare mentre io vado un attimo a
controllare Sam.
Magari Rick è tornato''. La vivacità del suo sorriso
barcollò per un momento, ma poi si riprese subito e posando il
suo sguardo dapprima su di lui per poi dirigerlo verso la
porta del bagno, gli suggerì di darsi una mossa.
Aveva un tempo limitato per potersi spogliare senza nessun pubblico,
quindi
non appena lei lasciò la stanza lui si fiondò
all'interno, si sfilò la
maglia da sopra la testa dopo aver gettato il gilet sul coperchio
del water. Non era il caso di indossare quei pantaloni nemmeno per un
altro
giorno ancora, così se li sfilò via e li lasciò
cadere sul
pavimento, poi saltò dentro la vasca senza nessuna cautela,
l'ammasso di bollicine iniziò a volteggiare tutto attorno e
servì a distrarlo dal
lamentarsi per il calore pungente dell'acqua. Quest'ultima non
aveva nemmeno iniziato a raffreddarsi quando lui iniziò a
sentirsi impaziente del ritorno di Carol. Cercando di essere premuroso
decise di inzupparsi
almeno la testa e contare fino a tre, per essere certo che ogni ciocca
fosse ben zuppa. Quando ruppe di nuovo sopra la superficie dell'acqua
si sentiva
quasi ringiovanito. Ma non abbastanza da tenere gli occhi aperti mentre
si poggiava contro il bordo della vasca in attesa.
Circondato dal vapore e con il calore che cullava e rilassava i suoi
muscoli, Daryl cedette alla seduzione del sollievo di potersi
finalmente riposare. C'era
come un rumore bianco intorno a lui che lo fece andare alla deriva
dentro la
sua testa e cementava quella sua percezione di sicurezza. Ad ogni
minima contrazione di un muscolo
poteva sentire l'acqua circondarlo dolcemente e quelle bollicine
erano così alte che arrivavano quasi a sfiorargli il mento. Era
così ipnotizzato da quella sensazione di benessere che
quando
sentì la leggera pressione sulla testa, quei lenti e allettanti
movimenti
circolari sulle sue tempie che piano piano si allargavano fino ad
espandersi su tutto il cuoio capelluto, sprofondò
ulteriormente nella letargia che questi incoraggiavano piuttosto che
cercare
di combattere per una via d'uscita fuori da quella nebbia sonnolenta.
''Carol?'' Il suo nome suonò quasi come una preghiera, era certo
della sua presenza così profondamente quanto conosceva la sua
stessa
anima, tutto dentro di lui era proteso verso lei. Era una nuova
esperienza, una che non sarebbe nemmeno mai stato certo di poter
descrivere se lei glielo avesse chiesto, ma il suo tocco sulla sua
testa, le sue labbra fresche a contrasto con il calore della sua pelle,
furono la
miglior ricompensa che la vita gli avesse mai dato.
''Va tutto bene''. La sua voce lo riportò brevemente indietro da
quella trance ipnotica, accogliendolo nuovamente in quel mondo dove le
sue dita si trovavano tra
i suoi capelli e massaggiavano delicatamente lo shampoo con cura
ammirevole lungo ogni singola ciocca. Non sembrava un semplice lavaggio
di capelli, era fin
troppo intimo quello che lei gli stava facendo. Il modo in cui il suo
corpo stava rispondendo.
''Mi piace quando fai così..''. Il tono roco delle sue parole lo
mise in allarme, rendendolo desideroso di notare se le sue azioni registravano un qualsiasi tipo di cambiamento, se
avrebbe smesso di sfregare le dita contro la sua testa, se avrebbe smesso di aumentare
la pressione delle sue unghie mentre faceva in modo che il sapone
lavasse via ogni singolo granello di sporco e di polvere ancora
esistente sulla sua testa, lasciando i suoi riccioli immacolati.
Poté sentire il suo respiro contro l'orecchio ancora prima che
lei iniziasse a parlare, e l'esplosione di pelle d'oca che si
diffuse lungo il suo collo lo fece rabbrividire.
''Mi piace quando me lo lasci fare''.
Il piacere iniziò a fluire dentro di lui e fu fantastico,
abbastanza
profondo da costringerlo a stringere gli occhi per riuscire a tenere
stretta
quell'emozione che gli bruciava in gola. Delle persone che aveva amato
nessuna aveva mai avuto l'opportunità di toccarlo e basta.
Nessuno aveva mai desiderato di sentire la sua pelle sotto il tocco
delle proprie mani. Lei invece continuava a sorprenderlo da
quando tutto aveva avuto inizio in questa nuova vita,
da quando il mondo era andato al Diavolo e Daryl adesso era ancora
più sorpreso dal fatto che la sua dolcezza e il suo amore lo
avessero portato alle lacrime.
Carol batté sopra la sua spalla, e con un tono di voce un po
più neutrale, come se pensasse che l'impatto di quello scambio
così piccolo fosse già abbastanza per lui gli disse :
''Immergiti''
Daryl non se ne rese conto fino a quando non si ritrovò
nuovamente sotto la superficie dell'acqua per ripulire i capelli dal
sapone, solo allora realizzò che probabilmente aveva appena
perso la protezione di quella sua coperta di bolle. Il
suo viso andò in fiamme per l'imbarazzo, quando emerse fu
veramente grato del fatto che Carol non si trovasse di
fronte a lui. Le sue mani tornarono subito sui suoi capelli,
solo che questa volta stavano cercando di strizzare via l'acqua in
eccesso prima di
iniziare ad accarezzare delicatamente il suo collo e fare pressione con
i pollici alla base, proprio tra le scapole.
Il gemito che scappò dal profondo della sua gola sfiorava
l'indecenza e
Daryl arrossì nuovamente, sapendo che lei ne aveva avuto la
conferma osservando la punta delle sue orecchie, quando rapidamente
passò un dito
attorno al profilo di una di esse e si chinò per baciarla
delicatamente.
''Rick è tornato''
Daryl si irrigidì sotto la pressione delle sue dita. Non era
sicuro di essersi abituato o meno a ricevere brutte notizie, ma il
ragazzino che stava addormentato sul
loro divano al piano di sotto, gli disse che sicuramente non c'era
tanto
di buono.
''Jessie..sta bene. Starà bene''. Le parole le si
bloccarono in
gola e il sospiro pesante che tirò rivelò una cicatrice che
non era ancora completamente guarita. Daryl allungò un braccio
dietro la sua testa per afferrarle la mano, e dopo aver intrecciato le dita con le
sue la tirò un po più in
avanti. Lei si strinse a lui, le sue braccia lo circondarono e si
aggrapparono al suo petto mentre lei seppelliva il viso nell'incavo
della sua spalla.
''E Pete?''
Sentì i suoi denti graffiare contro la sua pelle, un piccolo
morso d'amore che fu subito placato dal tocco della sua lingua e da un
successivo bacio.
''Non le farà più del male. Nemmeno a Sam''.
E qui veniva la parte che già conosceva. Quel coglione era
stato proprio fortunato che lui non fosse in casa quando Sam era venuto
a
chiedere il loro aiuto perché non ne sarebbe mai più
uscito . Strisciando, forse, ma solo se fosse stato in grado di
sopravvivere a un proiettile nel cervello. Non era mai stato in grado
di liberarsi del suo stesso padre ma cazzo se sarebbe rimasto a
guardare un altro bambino passare attraverso quello che aveva passato
lui. Non in
questo mondo, un mondo in cui sopravvivere era già abbastanza
duro senza dover anche lottare dentro le mura come eri costretto a fare
quando ne
stavi fuori.
''E' morto?''
''No. Deanna l'ha scoperto in qualche modo e l'ha fermato''.
Sembrava un po delusa e forse anche se pure lui avrebbe dovuto sentirsi
nello stesso identico modo, non poteva di certo biasimarla.
''Gli ha preso la pistola''.
Daryl si irrigidì, sapendo quanto era stato importante per Carol il fatto che
loro fossero nuovamente riusciti a recuperare le loro armi. Lei aveva paura di fidarsi
di questo posto, aveva paura che tutti loro lo facessero, e la
perdita della pistola era stata senz'altro un duro colpo sia per lei che per Rick.
''Le ha detto dove l'ha presa?''
Carol si tirò via e affondò nuovamente le dita nei suoi
muscoli doloranti, massaggiando con una forza e con un'abilità a
cui
avrebbe pagato per sempre omaggio ora che ne era a conoscenza. Si
rilassò contro di lei, sapendo che a questo ritmo, la sua
precedente rivelazione non avrebbe fatto la differenza quando anche quelle
bollicine stavano state spazzate via da un qualcosa di completamente
diverso. Era completamente teso dal ventre in giù, in
contrasto con
la letargia che si diffondeva attraverso la metà superiore del
suo corpo e, sopratutto, della sua mente.
''No, ha detto di averla rubata. Ha messo Michonne di pattuglia per adesso''.
Daryl annuì, chiedendosi se non fosse stata comunque la scelta
più saggia. Aveva visto il modo in cui il suo amico guardava la madre di
quel ragazzino e la cosa l' aveva innervosito, ancora prima che
venisse a sapere che razza di spreco di aria fosse Pete.
Rimasero in silenzio per un po, Carol che cercava di rilassare i suoi
muscoli contratti che si calmavano come per magia sotto il suo tocco. Daryl
era assopito e felice quando lei terminò, una totale poltiglia
di essere umano che avrebbe potuto manipolare in qualsiasi modo avesse
voluto.
''Sei pronto per uscire ora, bello addormentato?''
Fu difficile forzare i suoi occhi ad aprirsi ma la ricompensa del suo
sorriso e della sua risatina ne valsero la pena. Stava tenendo in mano
il
più grande e morbido asciugamano che avesse mai visto, lo teneva
completamente spalancato tra le sue braccia e come sotto l'effetto di
un ipnosi, Daryl si
mise
in piedi, uscì dalla vasca e le andò incontro. Lei si
prese
del tempo per avvolgere l'asciugamano attorno alla sua vita, per poi
lasciare scintille infuocate con le dita contro il suo addome,
instillando in Daryl il desiderio di avere di più. Si sentiva
quasi così coraggioso da
chiederglielo.
''Sei stanco'', disse lei e lo lasciò inquieto e dolente. Lo
sguardo di Carol si
spostò leggermente verso il basso, notò il modo in cui
l'asciugamano cadeva sopra le sue forme e le sue labbra si inarcarono
in un
sorriso malizioso. Si fece più vicina, le sue mani ormai
bruciavano contro il
suo petto e poi finalmente gli diede quel bacio di benvenuto per cui
lui stava fremendo, con l'aggiunta del bonus del suo corpo premuto
con forza contro la sua erezione protetta da quell'asciugamano. Era la
promessa di una dolce tortura che ancora doveva venire e così
Daryl si tuffò in quel
bacio con una disperazione che lei non sembrava avere intenzione
di
soddisfare. Si tirò indietro leggermente, le sue stesse palpebre
erano pesanti, ma il sorriso era ancora saldo sulle sue labbra. ''Siamo
entrambi stanchi. Vestiti e vieni a letto con me''.
Non aveva bisogno di farselo ripetere due volte. Anche se stavano
entrambi per crollare dalla stanchezza e gli fu ordinato di mettersi
addosso dei vestiti, Daryl non era uno stupido. La promessa di poter
dormire accanto a lei nel suo letto non era una proposta che Daryl
aveva intenzione di rifiutare. Non più.
Lei si era già addormentata quando lui la raggiunse, ma non aveva
importanza. Non appena si mise sotto le coperte tirò il suo
corpo contro di lui e la sua figura delicata si rannicchiò
immediatamente contro la sua, le dita di Carol incontrarono
la pelle nuda dei
suoi fianchi dove i pantaloni della tuta che lei aveva lasciato per lui
stavano bassi. Ci stavano per arrivare, e a lui andava bene fare le
cose con calma. Era stata una notte piena di fantasmi, domani era un
nuovo
giorno.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
daryl's cookies capitolo 3
Daryl's cookies
- Capitolo 3
Daryl raggiunse dolcemente lo stato di veglia, come se fosse
cullato alla deriva sulle onde dell'oceano. Era una sensazione
stranissima dal momento che quasi tutte le mattine da un po di tempo a
questa
parte iniziavano con un sobbalzo per loro, l'urgenza di
controllare che non ci fosse nessun pericolo ad attenderli era
superiore persino a quello di
doversi trascinare in bagno per la pisciata mattutina. La luce del
sole filtrava tenue attraverso una piccola tenda
di pizzo illuminando la stanza, facendone risplendere l'interno in
piccoli sprazzi
di luce che erano piacevoli piuttosto che fastidiosi. Sapeva ancora
prima
di aprire gli occhi che Carol se n'era già andata e ne fu
rattristato per un lungo momento fino a quando non sentì il
leggero brusio di alcune voci che provenivano dal piano di sotto. Lei
aveva lasciato la porta aperta, probabilmente in modo da fargli intuire
dov'era andata senza che dovesse per questo saltare fuori dal letto e
il conforto che gli diede questo piccolo gesto di premura lo
toccò
profondamente come tutte le cose che Carol faceva per lui.
Si allungò, stiracchiando i suoi muscoli e inarcandosi nel letto
sullo sfondo di quella che sembrava una di quelle colazioni da sit-com
in corso al piano di sotto. Oltre al mormorio della voce di Carol
e quella che sospettava che fosse la voce di Sam, la casa era
tranquilla. A lui sembrava deserta, e Daryl scoprì che quel
senso di solitudine gli piaceva, che quella casa appartenesse solo a
lui e a Carol e nessun altro. Che quello che succedeva tra le mura di
quella casa apparteneva solo a loro. La
loro famiglia, i loro ricordi. Era una situazione poco familiare, una
che probabilmente non avrebbe mai creduto possibile un anno fa ma che
adesso non sembrava spaventosa nemmeno la metà di quello che
aveva pensato. Rotolò su un fianco, strofinando il viso sul
cuscino di Carol, limitandosi ad ascoltare.
La sua voce saliva e scendeva, a volte sentiva il ragazzo ridere, come
se fosse sorpreso del fatto che sapesse come fare. Poteva vedere Carol
sorridergli di rimando nella sua mente e quel pensiero lo fece
sorridere a sua volta con la testa sempre nascosta nel suo cuscino,
l'innocenza di quel momento fu liberatoria in qualche modo.
Poco dopo la sentì salire le scale, piccoli passi veloci come se
fosse ansiosa che lui si unisse a loro. Daryl si tuffò sul suo
cuscino, fingendo subito di essere ancora addormentato e senza
nemmeno sapere il perché, sapeva solo che la sua mattina era
iniziata come
nessun altra di cui ancora conservava il ricordo e sentiva nell'aria
un'atmosfera di
giocosità nella quale decise di buttarsi a capofitto senza
pensarci due
volte.
Carol sembrò fare una breve pausa prima di entrare dentro la
stanza e Daryl si ritrovò a dubitare di quello che aveva
pensato. Fu solo quando sentì l'aria fresca colpirgli la schiena
nuda che pensò che forse questa non era poi una così
buona idea, ma prima che potesse fare qualcosa per farle capire che in
realtà era sveglio, Carol esitò a trovare un piccolo
spazio sul letto accanto a lui, il suo tocco gentile tracciò le
linee frastagliate delle cicatrici per cui aveva passato una vita a
tenerle nascoste. Non indugiò nemmeno un momento, non voleva
farlo sentire a
disagio ma bensì amato e lui sentì scomparire un po
del
dolore del suo passato. Iniziò a giocare con le sue dita sulla
pelle delicata sopra le sue costole, solleticandolo per svegliarlo e
successivamente si rannicchiò contro la sua schiena, il suo
respiro caldo lo colpì tra le scapole mentre lo abbracciava
stretto.
''Abbiamo un ospite a colazione''. Le sue labbra si mossero contro la
sua pelle provocandogli i brividi. Rotolò leggermente sul
fianco, quel tanto che bastava per permetterle di sdraiarsi accanto a
lui nella sua parte di letto e lei gli sorrise, con un'espressione di
trasognata indulgenza che non aveva mai visto prima in lei.
''Buongiorno, Bella Addormentata''.
Lui arrossì per quel suo prendersi gioco di lui, proprio mentre
lei si trascinò un po più vicina per baciarlo sulla
punta del naso. Lui le prese la mano, concentrato sul piacere
sensoriale che gli provocava il fatto di intrecciare le dita con le sue
e non riuscì a
fermare quella bolla di felicità che si gonfiava dentro il suo
petto. Nulla avrebbe potuto farlo, nemmeno i peggiori ricordi della sua
vita. Per averne la dimostrazione, decise di correre il rischio,
qualcosa che rasentava l'euforia cresceva dentro di lui quando lei
dimostrò ancora una volta quanto fossero in sintonia e
quanto sapesse stare al suo gioco continuando a sorridergli, non
importava quanto lui potesse mettere alla prova la loro
connessione.
''Le cicatrici sono ancora lì?'', si voltò per guardare
sopra la sua spalla, indicando con lo sguardo la sua schiena martoriata, ancora in fiamme a causa del suo precedente tocco
amorevole.
''Sono felice che siano ancora al loro posto'', gli rivelò con
sicurezza, abbassandosi sopra di lui per posare dolcemente le labbra
contro le sue. ''Se non fosse stato così avrei iniziato a
domandarmi che razza di uomo strano era finito nel mio letto''.
Lui sbuffò fuori una risatina, il rumore di un compulsivo
rilascio di felicità e poi la inchiodò al letto,
spostandosi in modo da ricoprire parzialmente il corpo di Carol con il suo mentre la
stringeva domandole un bacio più approfondito. Era diventato
dipendente dal suo sapore, dalla sua sincerità tutte quelle volte che
decideva di condividere qualcosa di se stessa con lui e Daryl era sull'orlo di farsi
esplodere la testa nel cercare di affrontare tutto quello che ancora avevano da
esplorare.
''Si?''. La sua voce era ancora impastata dal sonno e uscì fuori
come una specie di lamento roco. A Daryl non passò inosservato
il modo in cui lei inizio a strusciarsi contro il suo corpo e
la reazione che questo le provocava. ''Suona quasi come una sfida.
Forse dovrei trasferirmi qui per fare in modo
che non ci sia più spazio per
nessun altro nel tuo letto''.
Era un po stordito con se stesso per il modo in cui avanzava certi
pensieri, senza nemmeno sapere con certezza se fosse serio o se la
stesse semplicemente prendendo in giro, ma quando Carol sorrise e
guardò verso di lui come se le avesse appena consegnato il
sole e l'arcobaleno, si rilassò.
''Non ha senso usare due stanze diverse se non ne abbiamo bisogno''. I
suoi occhi brillavano di quella gioia a cui lui si stava lentamente
abituando, quella che stava filtrando attraverso la barriera
protettiva che aveva
costruito intorno al suo cuore e lo spingeva a recuperare il tempo
perso.
''Meglio affrettarsi allora. Ho visto il modo in cui ti guarda quel tipo robusto''
Lei mise il broncio e diavolo se questo non lo fece sciogliere in un
pozza di inutilità. Lo fece solamente eccitare ancora di
più.
''Quale tipo? Non so di cosa stai parlando''. Il suo ghigno sfacciato
gli disse che sapeva esattamente di cosa stava parlando, ma era felice
di tirare la corda e vedere quanto lontano si sarebbe spinto prima di
mollare. Era ovvio che lei sapeva a chi si riferiva; Era stata proprio
lei a raccontargli del fatto che Tobin si fosse offerto di insegnarle a
sparare, concludendo il racconto con una risatina felice che lo aveva
messo in guardia sul fatto che se aveva intenzione di fare la sua mossa, il tempo
stava per scadere.
''Mhmh.. si che lo sai''. La baciò per farla tacere, già
sentendo nella sua mente la lunga presa in giro che non avrebbe fatto
altro
che fargli aumentare ulteriormente la pressione sanguigna per poi
spingerlo verso l'insicurezza. In questo momento era sicuro di
sapere come si sentiva lei nei suoi confronti. Non aveva voglia di
sentir parlare
di un altro uomo, anche se era solo un flebile tentativo di farlo
ingelosire.
Aveva fatto la sua scelta e adesso era qui con lei per tutti i giorni a
venire. Aveva intenzione di essere presente per lei, di stare con lei,
per il resto della sua vita. Fino a che l'imprevidibilità di
questo mondo glielo avesse concesso. Lui le apparteneva, dovevano solo
comprendere tutto quello che ancora doveva venire.
Carol era rimasta senza fiato quando lui concluse il bacio e Daryl le sorrise
timidamente prima di seppellire la testa nell'incavo della sua spalla per
nascondere quanto era fottutamente estasiato dal fatto di poterle fare
quest'effetto. Si sentiva straordinario, come un re... fino a quando il
suo stomaco non iniziò a brontolare e vibrare sopra di lei.
Carol sbuffò prima di insinuarsi completamente sotto il suo
corpo fino a quando lui finì con il ritrovarsi improvvisamente
intrappolato nel mezzo delle sue gambe divaricate. Era bello, era
così bello il modo
in cui la sua eccitazione crebbe al contatto con la sua regione pubica.
''Che
ne dici di trasferirti qui subito dopo la colazione, Casanova?''
Daryl puntò il gomito e poggiò la testa contro il palmo
della
mano, optando per un atteggiamento di finta sicurezza di sé
mentre lasciava correre il suo sguardo affamato lungo il corpo di
Carol fino a
dove poteva. C'erano dei segni difficili da ignorare del fatto
che lei fosse fortemente interessata a quel suo esame accurato, il modo
in
cui inarcò il petto verso l'alto per attirare la sua attenzione,
la mano che continuava a spettinargli i capelli. Il crescente calore
tra le sue
gambe che era a un passo dall'incenerire il suo membro. Le sue
pulsazione veloci, le pupille così dilatate che lo portarono a
chiedersi se
avrebbe mai rivisto quel mare blu limpido nei suoi occhi.
''La colazione mi sembra sempre più allettante'', ansimò
mentre Carol cercava di ucciderlo contorcendosi sempre più forte
contro la sua erezione. Si accasciò completamente sopra
di lei, spingendo forte, tenendola così stretta nella speranza
di sviare la sua attenzione da quel dolore così dolce che
pulsava nel suo inguine.
''Non hai ancora visto niente..'' , gli promise lei con voce roca e
Daryl
era abbastanza certo che dopo averlo visto una volta, niente
sarebbe
stato in grado di fermarlo dal perdere il controllo sull'argomento. Era
relativamente certo del fatto che il gentiluomo che era in lui non
sarebbe sopravvissuto una volta averla vista nuda, una volta aver
avuto
modo di vedere tutte quelle parti segrete che la componevano. ''Ho
preparato le frittelle. E in questo momento Sam sta al piano di sotto a
fare fuori anche la tua parte. Probabilmente dovrò prepararne
delle altre''.
Daryl fu costretto a tirarsi su per guardarla, fissandola con un totale
mancanza di comprensione. Come erano passati da lui che tramava dei
modi
per riuscire a spogliarla al parlare delle frittelle?. Il resto della
frase iniziò a prendere rapidamente forma e ad avere un
significato nella sua testa e fu allora che si ricordò del
ragazzino dell'altra sera e balzò in piedi staccandosi da lei
per poi rotolare giù dal letto,
allontanandosi dalla tentazione mentre aveva ancora il controllo e
l'intelligenza per farlo.
Lei scese dal letto e andò di fronte a lui prima ancora che lui
potesse elaborare cosa fare. Aveva bisogno di andare in bagno, e aveva
bisogno di cercare di fermare quel calore fiammeggiante che stava
incendiando il suo viso. Era stato quasi sul punto di spogliarla
nonostante fossero gli unici due adulti responsabili in casa, con un
ragazzino che non era nemmeno il loro che li aspettava al piano di
sotto per finire la colazione. Il senso di colpa iniziò ad
attanagliarlo mentre le sue spalle si afflosciavano e cercava di
decidere se correre immediatamente nella sua stanza o scusarsi. Lei gli
levò la decisione dalle mani rientrando nel suo spazio
personale,
poggiò i palmi caldi delle sue mani contro il suo petto. Con i
pollici sfiorò i suoi capezzoli e lui stava quasi per maledirla
perché aveva appena fatto ricordare al suo membro il motivo per
cui poco fa
era stato così reattivo.
''Hey..'' .Provò a calmarlo, cercando di attirare la sua
attenzione nuovamente su di lei mentre lui vacillava tra le sue scarse
opzioni. Si guardò intorno nella stanza, alla disperata
ricerca di una camicia con la quale coprirsi finché le dita
di Carol non iniziarono a impossessarsi della sua pelle, del suo collo
fino a fermarsi sulle sue guance. Con una sola audace
mossa riprese il controllo delle
sue tendenze volubili e ottenne la sua totale attenzione. ''Non abbiamo
fatto niente di male, Daryl. Va tutto bene, anche se Sam fosse venuto
qui e avesse visto qualcosa''.
Non era sicuro se crederle o meno. Aveva visto più porno di
quanti ne potesse ricordare da un'età molto precoce, era stato
esposto a delle dinamiche familiari completamente sbagliate al punto in
cui anche lui iniziò a sospettare che non fosse normale, o
almeno ne ebbe la certezza quella volta in cui decise di parlare a un
bambino della
sua classe di quello che suo padre aveva fatto alla mamma ed era finito
in sospensione. Si stava allontanando da lei, pieno di rimorsi e di
paure per il fatto di essere scivolato così facilmente in questo
tipo di depravazione quando sentì nuovamente le labbra di
Carol sopra le sue. Non era
un bacio delicato, gli morse il labbro duramente cercando di
riportarlo indietro da lei.
''Daryl, amarsi non è sbagliato. Abbiamo ancora entrambi i nostri
vestiti addosso, e vedere due adulti dimostrarsi un po di sano affetto
non ucciderà di certo quel bambino. Non. Abbiamo. Fatto. Nulla''.
Riuscì a riportarlo indietro grazie alla sua certezza, confidava
in
lei, e consentì nuovamente alla felicità che provava
nello
stare con lei il permesso di scacciare via quei suoi fottuti ricordi.
Iniziò a fare dei respiri profondi e controllati che da
tempo lo aiutavano a raggiungere una sorta di modalità zen e
ritrovò un po di quella sfacciata sfrontatezza.
''No..non è successo niente'', ripeté, poi lasciò
scivolare le mani fino a raggiungere il suo fondo schiena, dandogli una
rapida, suggestiva stretta. ''Non ancora comunque''.
Le mani di Carol andarono a posarsi sopra le sue, premendole contro
il suo sedere mentre lo scrutava attraverso quelle folte ciglia imbronciando le labbra. ''E' un peccato che tu sia solo
chiacchiere''
Daryl rimase a bocca aperta. Strinse gli occhi guardandola prima di
stringere
con ancora più forza quei due gloriosi globi che formavano
il suo fondo
schiena e la tirò più vicina. Non gli passò
nemmeno per l'anticamera del cervello il fatto di essere
imbarazzato dal modo in cui stava effettivamente strofinando il
suo membro tra le sue gambe. Era difficile pensare a qualcosa oltre al
fatto di quanto fosse bello essere così vicino a lei, a quanto
sarebbe stato bello poterlo essere ancora di più. Carol
allungò
le braccia dietro il suo collo, guardandolo con desiderio mentre lui
faceva
scorrere lascivo la mano lungo la sua coscia aiutandola ad ancorare
la gamba sul suo fianco, piegandosi sulle ginocchia per trovare la
posizione perfetta per spingere contro .. quel preciso.. punto..
''Ah..Mhh..''. Le labbra di Daryl cercarono le sue e si
dimenticò completamente delle porte aperte e dei bambini che
spazzolavano via le frittelle al piano di sotto, il suo corpo
entrò in modalità pilota automatico. Cercò di
raggiungere la sua pelle sotto la camicia tirandola fuori da
sotto la cintura dei suoi pantaloni modello mamma e da qualche parte
nel suo cervello si susseguì una guerra di pensieri su quanto
liscia fosse la sua pelle mentre esplorava lentamente il percorso
risalendo dalle sue costole fino a stringere a coppa uno dei suoi seni
e il miracolo di essere in grado di sconvolgere completamente le sue membra anche
con quegli abiti ridicoli che aveva deciso di dover indossare.
Il leggero bussare contro la porta della loro camera li fece scoppiare
come un colpo di pistola. Daryl schizzò via da Carol così
improvvisamente da farle perdere l'equilibrio facendola cascare sul letto
in mezzo a un tripudio di risate. Sam non sembrò per niente fare
caso a quello che aveva appena interrotto, un sorriso enorme disegnato
sul suo volto, mentre osservava Carol trasformarsi dalla donna severa
che aveva conosciuto fino ad ora ad una pazza che schiamazzava su un
letto. Daryl osservò il tutto con un reverenziale timore.
''Signorina Carol?''
Daryl sbatté le palpebre, guardando Carol che cercava di
riprendere il controllo di se stessa mentre si raddrizzava i vestiti e
cercava di fare la parte dell'adulta responsabile.
''Fammi indovinare. Sei pronto per delle altre frittelle,vero?'' chiese
innocentemente e Daryl ridacchiò incredulo mentre si girava
verso il bagno.
''Iniziate pure ad andare'', disse Daryl da sopra la sua spalla. ''Vi
raggiungo tra poco''. Aprì la porta ed era quasi dentro quando
Carol gli levò il fiato dai polmoni con la promessa di un qualcosa che
lei sapeva di non poter mantenere con certezza, e
scioccato dal fatto che avesse avuto il coraggio di dire una cosa del
genere davanti al bambino, non importava quanto giovane potesse
sembrare.
''Non metterci troppo, amorino. La prossima infornata di biscotti sarà al cioccolato''.
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