Doppi diversi

di Momoka chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Secrets are nothing special ***
Capitolo 2: *** I'm just a megaphone ***
Capitolo 3: *** I just wanted a coffee ***
Capitolo 4: *** Strange Dreams ***
Capitolo 5: *** More and more doubts ***
Capitolo 6: *** Nothing and Everything ***



Capitolo 1
*** Secrets are nothing special ***


Secrets are nothing special

Secrets are nothing special.

 

I segreti e i brutti ricordi sono come le foglie: prima o poi ti cadono in testa.

 

 

4 Aprile 1923

 

La mamma mi ha regalato questo diario e ho già deciso di inaugurarlo.

Quindi ti racconto di me: mi chiamo Rosalie Hale  e ho già otto anni.

Le mie compagne di classe mi dicono sempre che sono brutta, ma non è vero perché la mia mamma dice sempre che sono un fiorellino*.

Oggi sono andata a scuola e la maestra ha detto che sono stata brava però ci ha dato troppe operazioni, così sono potuta uscire a giocare solo alle quattro e alle sei la mamma è venuta a chiamarmi perché dice che una signorina non deve stare fuori troppo tardi, uffa! E poi ho dovuto anche fare il bagno.

Ma mentre ero fuori mi sono divertita tanto tanto: ho rincorso il gatto di Miss Spencer e le ho rotto due vasi e sono caduta in una pozzanghera………..

 

 

<< Ma come ci è finito il diario di questa piccola pazza nella mia soffitta?  Sarà mica lei quella delle foto? E soprattutto perché mi assomiglia?

Ok, calma! Sono pensieri da povera imbecille in piena crisi di nervi… >>

Ero seduta sul pavimento della soffitta della casa dei miei nonni paterni: attorno a me c’erano tante, tantissime fotografie e un piccolo quaderno, un diario.

Li avevo trovati poco prima in un vecchio baule buttato, seminascosto, in un angolo: all’interno si trovavano altri libri, fotografie e alcuni abiti un po’ mangiati dalle tarme.

Mi tirai a sedere, chiusi il diario e riguardai i ritratti che avevano in comune una cosa, o meglio, una persona.

Non avevo la minima idea di chi fosse quella bambina, ragazza e giovane donna rappresentata in tutte le immagini ma alla prima occhiata ero rimasta di stucco perché, senza il minimo dubbio, quella ero io.

Presi tra le mani un primo piano tra i più recenti, se così si potevano chiamare, e mi trascinai allo specchio più vicino.

Accostai l’immagine al mio riflesso e dovetti trattenermi per non gridare: non c’era niente di strano che 70 anni prima fosse vissuta una ragazza che poteva essere scambiata per la mia gemella, ma perché non mi avevano parlato mai di lei? E che ci facevano tutte quelle cose appartenute a lei nella mia casa?

Fissai ancora la specchio, gli occhi che schizzavano al viso della mia gemella: stessi zigomi, stessi occhi, stessi capelli e stesse labbra…forse le mie guance erano un filo più piene e suo naso appena più piccolo…per il resto due gocce d’acqua.

Mi sedetti ancora sul pavimento e per quella che doveva essere già la 15° volta mi chiesi perché non fossi andata da Matthew e Joenna  quel benedetto pomeriggio: entro il venerdì seguente avremmo dovuto presentare una relazione sulla violenza di genere, alias violenza e stupri sulle donne…era solo lunedì ma sapevo benissimo che ci sarebbe voluto parecchio tempo; avevo sperato che ci affibbiassero qualcosa di diverso: al minimo accenno della questione mi pareva di avere degli attacchi di rabbia mentre per Joe era più complicato…lei aveva rischiato di brutto e c’erano volute settimane prima che tornasse del tutto in sé…e Matt, bhe, lui era il fratello, gemello per giunta, della mia amica.

Il motivo per cui non lo avevo fatto era decisamente semplice: i miei erano partiti per il loro 20° anniversario di matrimonio e, visto che avevano intenzione di rifare l’itinerario della luna di miele, sarebbero tornati solo dopo un mese, quindi io ero bloccata dai nonni.. completamente assurdo.

Io, Lily Ivy Hale, affascinante diciottenne pronta per il college, non sapevo ancora quale,costretta  a passare uno stupendo mese di insperata libertà dai miei iper protettivi nonni paterni: Thomas e Grisela  Hale .

Diciamo che i due mi avevano chiesto di riordinare la soffitta,” lavoretto” che di solito sbrigavano o mio padre o mia madre.

Avevo appena finito, pronta per un’altra super chiacchierata in MSN, quando mi ero accorta di aver lascito fuori posto un baule e mi ero messa a spingerlo contro la parete: peccato che, grazie alla mia incredibile forza e al mio stupefacente equilibrio, gli fossi finita addosso, aprendo il coperchio…per farla breve quel baule era il misterioso baule della misteriosa ragazza fotocopia.

Ricominciai a frugare (D’accordo lo ammetto: sono curiosa all’inverosimile. NdA E per fortuna lo ammetti!! NdL Puoi non rovinare la suspence??) nel baule e ne tirai fuori un vestito sul fondo: era il più grande e perciò l’ultimo realizzato.

Era veramente grazioso: grigio perla, lungo fino ai piedi,  l’abito sembrava  di seta; Era stretto sotto al petto mentre tutto il resto cadeva dolcemente soprattutto sulla vita, ornata da una complicata cintura ricamata.

Me lo appoggia sul corpo, come quando in un negozio non avevo voglia di entrare in camerino: era della mia taglia, largo sulla vita per via della fattura, ma mi sarebbe certamente andato bene.

< E pure questa ci mancava!! Io e misteriosa ragazza foto abbiamo pure la stessa taglia!! >

Mi risedetti accanto al baule e ripresi a leggere.

 

…ma una bambina mi ha prestato uno strofinaccio per asciugarmi.

Si chiama Vera e mi sta’ davvero simpatica: ha 8 anni come me e ha i capelli e gli occhi scuri e mi sembra un po’ più carina di me ma è anche dolcissima e visto che la mamma ha tenuto lo straccio per lavarlo domani posso andare a casa sua per ridarglielo….bellissimo!!

Sono sicura di avere una nuova amica…

 

- Lily! Lily, hai finito?? Tra 10 minuti è pronta la cena.-

- Tranquilla, nonna, ho finito. Adesso scendo e ti aiuto ad apparecchiare.-

Buttai un occhiata all’orologio: ma era umanamente possibile mangiare alle sette di sera a maggio inoltrato?

Raccolsi velocemente le foto e i diari, spinsi il baule contro il muro e andai in camera per mettere tutto sulla scrivania , ma tenni in tasca una della foto più recenti, il primo piano e scesi in sala.

Mentre facevo avanti e indietro tra sala e cucina, senza vedere il bisogna di due stanze separate, le chiesi cosa ci fosse per cena.

- Pasticcio di carne e patate.-

-Mmmh, buono.-

A essere sincera il piatto non mi entusiasmava, ma mio nonno lo adorava e questo faceva a caso mio: saremmo rimasti seduti per un bel po’ e perciò non avrebbero potuto evitare le mie domande stile ragazzina- petulante-e super-curiosa e avrei anche potuto mettere in chiaro la faccenda dell’orario di rientro…insomma come può una diciottenne dover rientrare alle 11 di sera? Mi sembravano davvero iper-protettivi… ho sempre adorato i miei nonni ma questo aspetto…no comment.

Vidi mio nonno entrare in sala e mi preparai all’assalto: pronta a fare fuoco… di domande…non sono mica una serial killer….credo.

 

 

* NdA: Mi sento idiota alla follia!!!

 

 

 

Messaggio dall’autrice pazza.

 

Ciaoooooooooooooooooooooo!!  Prima di tutto vi prego, siate clementi….. è la mia prima ff.  T.T

Accetto tutti i possibili consigli e critiche….aiutatemi!!

Voglio solo avvisarvi che i nostri beneamati Cullen appariranno direttamente solo tra un paio di capitoli….per ora saranno solo Lily e i diari di Rosalie….Vi supplico siate pazienti…..ci saranno sorprese.

Lasciatemi un commentino, anche piccolo piccolo.

 

Un bacio

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Capitolo 2
*** I'm just a megaphone ***


I

 I’m just a megaphone

 

 

Ogni volta che una persona tace la verità il mondo inizia a girare al contrario: tocca ai morti gridare.

 

 

Stavamo mangiando già da 15 minuti buoni e io tenevo gli occhi incollati al piatto, cercando un modo per attaccare discorso, ma per quella volta il problema mi venne  risparmiato, miracolosamente.

- Lily, tesoro, so che non sei felice per l’ora di rientro…ma devi capire che siamo preoccupati per te…-

- Ma nonno, non capisco per cosa!! E’ già un anno che me ne vado e torno tranquilla dai pub o dalle discoteche anche alle 2 con la mia macchina….lo sai che non esagero con gli alcolici e che ho la fedina pulita…-

- Ma noi non ci preoccupiamo per quello che potresti fare tu, ma per quello che potrebbero farti o farti fare…insomma ci sono anche brutte persone….-

- Nonna, non vado da sola…ci vado con  Joe e Matt, i gemelli Dale…li conoscete anche voi!-

- Ascolta, piccola, di te ci fidiamo e anche dei tuoi amici, ma di tanti altri non molto: so che i tuoi genitori stavano tranquilli ma per noi è diverso…dobbiamo abituarci…entro la fine del mese non avremo problemi neanche noi….ma per adesso non crearci ansie, va bene??-

O mio Dio!! Ma perché ricorrevano all’arma “ niente ansia per i nonni”?? Perchèèèèèèè?????

Mi arresi, in fondo avevo altre cose da chiedere. – Ma bene! Per le 11 sarò a casa. Comunque….- mossi un po’ lo forchetta per aria – oggi, mentre facevo le pulizie di sopra, ho trovato una cosa interessante e ve ne volevo parlare.- Osservai le loro reazioni: calma piatta, ossia disinteresse totale.

Sospirai, estrassi dalla tasca la foto che riportava la data più recente, 1933, e la appoggiai sul tavolo.

- Chi è questa ragazza?-

La reazione mi stupì per la sua rapidità: gli sguardi dei miei nonni si incontrarono rapidamente e poi mio nonno mi rispose biascicando

- Dove l’hai trovata?-

- Non si risponde con una domanda a una domanda. Comunque era in un cassetto di sopra- Lo so, era una bugia, ma la cosa mi puzzava- Chi è?-

- Era la nostra vicina di casa e si chiamava Valery Anderson. Era una ragazza adorabile ma dopo il suo matrimonio nel ’33 non l’abbiamo più sentita…-

Accidenti, mi stava raccontando una balla dietro l’altra: avevo ragione, la cosa puzzava proprio…Meglio non parlare del baule….

- Perché mi assomiglia così tanto? Siamo imparentati? < Ah ah, domanda difficile! E adesso che mi dici? >

- Non non siamo parenti, ma all’inizio Rochester era così piccola che il…il….come si chiama…DNA, ecco!! Girava tra le varie famiglie …un caso.-

< Certo, certo….viva la casualità. Se mi tenete nascosto qualcosa, dite addio al segreto… >

- Questa sera vado con i Dale al pub e, tranquilli,- li anticipai- entro le 11 sono a casa.-

Aiutai a sparecchiare e me ne andai in camera, chiamai Joe e Matt e li avvisai del piano e ripresi in mano il diario.

 

 

 

7 maggio 1925

 

Sono stata da Vera tutto il giorno: la signora Thompson è un vero angelo. L’unica cosa che mi dispiace è che non sono ricchi come noi…non so perché, ma è così

Abbiamo fatto i compiti quasi tutto il pomeriggio, perché la signorina della 5° classe è davvero severissima e poi siamo andate a giocare con le bambole.

Adoro farlo…è un po’ come avere già dei bambini…e poi con loro posso mentre con Thomas, che ha solo 4 mesi, no.

Siamo uscite da casa sua alle 5 perché Ve voleva vedere il piccolo, ma sulla strada abbiamo incontrato un gruppo di bambini…ma che sciocchi!!.

Quando ci hanno viste hanno iniziato a fare il verso delle galline e a chiamarci codini di paglia e carbonella…ma Marc Clivston, il figlio del carpentiere, ha salutato Vera e allora Marie e Janne, che stavano passando, hanno iniziato a dire che Marc è innamorato di Vera.

Lei è diventata rossissima e Marc è scappato, ma io sono coraggiosa e gli ho detto che sembravano tutti dei pollastri ma loro hanno iniziato a chiamarmi ancora codini di paglia e io sono corsa da Ve….Ma chissà se è vero che Marc vuol bene a Vera?...

 

 

Guardai la sveglia: ero in super ritardo!!!

Presi i jeans puliti, un top tipo raso azzurro a le scarpe argento, poi mi pettinai i capelli, truccai a razzo, presi la borsetta e, salutati i nonni, uscii di corsa.

Quando arrivai al pub, Matt e Joe mi stavano già aspettando e avevano ordinato una birra per tutti e tre.

- Allora reclusa, come va? –

- Lasciamo perdere, che è meglio.- Bevvi un sorso e poi scoppiai a ridere: a Joenna erano rimasti i baffi di schiuma sulla bocca.

- Ti prego, dimmi che non è vero che devi rientrare alle 11, ti prego!!-

-Zitta, Joe, non vedi che è già in depression da sé per la bella notizia, vero ragazzina?!-

Ridacchiai alla “battutona” e poi mi voltai verso la mia amica: mi sembrava rigida e preoccupata.

- Io vado in bagno. Joe, vieni?-

- Sì.-

Arrivate; Joe si appoggiò non proprio leggermente alla parete, cominciò a respirare velocemente, troppo, e poi si sedette sul bordo alto dei lavandini.

- Ly, sono spaventata: oggi, mentre uscivo dalla piscina ho visto uno di quella banda.

Due di loro sono già fuori e Ly…. Mi fissavano come .. come quel giorno….Io sto impazzendo, Ly, davvero. Che posso fare, dimmelo tu??-

- Lo hai detto a Matt?-

- No. Lily, tu non l’hai visto quando sono venuti a prendermi dalla polizia…sembrava pronto a fare una strage…aveva degli occhi…se gli dico che sono fuori e che hanno ricominciato finisce in ospedale o peggio. Che faccio adesso?-

< Qui la strage la faccio io: prima a loro e poi a quei cretini che li hanno già lasciati uscire…anche io ti ho vista quella sera, sai? Ti sono rimasta davanti immobile due ore prima che scoppiassi a piangere e ti lasciassi abbracciare… la strage qui la faccio io.>

Feci un salto, mi sedetti accanto a lei e le appoggiai la mano sulla spalla.

- Allora, tu cosa faresti??-

- Non lo so. Tieni sempre il cell con le chiamate di emergenza in automatico e…stai attenta, non so cosa dire, stai attenta. E comunque lo devi dire a Matt.- Annuì – Joe, non dovresti chiedere alla Jones di cambiarti argomento vist…-

- Non se ne parla! Lo devo affrontare. Ly, lo so che sono stata fortunata, ma è come se si fossero portati via qualcosa o l’avessero nascosto dentro di me da qualche parte e ora non ho la minima idea di dove sia…è brutto, sai?-

Non sapevo cosa dirle e riuscii solo ad abbracciala e ad aspettare che riuscisse a tornare di là.

Per il resto fu una serata tranquilla e, come concordato, alle 11 ero a casa .

A dire la verità per la prima volta nella mia vita non vedevo l’ora di essere a casa: cavolo, quel diario aveva una carica d’attrazione gigantesca: avevo la certezza che sarei morta se non ne avessi conosciuta la fine.

 

 

12 Marzo 1927

 

Non ci posso credere, è assolutamente impossibile!! E’ assolutamente e meravigliosamente impossibile!!

Me lo hanno detto….mi hanno detto che sono carina, bella, stupenda!!! E non erano persone che conoscevo, ma ragazzi sconosciuti, a una fiera.

Mi guardavano…mi guardavano tutti, anche quelli più grandi, come se fossi una fata, un angelo apparso!!

E’ stata una sensazione meravigliosa, inebriante.

O cielo, sono così felice: non sono più una dolce bambina, ma una bella ragazza.

Insomma, ho capito, lo so di essere cresciuta, ma non mi ero mai accorta di essere diventata così: sembro grande, più grande di una ragazzina di 12 anni.

Stasera mi sono guardata allo specchio e…è stato incredibile: mi sono guardata, ma ho visto un’altra…e l’altra è così bella…ha…ho un po’ di petto, poco ma si vede, le gambe sottili come la vita.

E i capelli! Non sono più quel cespuglio ribelle, ma una cascata bionda e gli occhi illuminano il viso…non posso credere di essere io quella!!....

 

< Che fai ragazzina? Ti sei messa a giocare con lo specchio? E allora siamo in due…che dici, è divertente? Ti fa sentire grande? Sì, io e ti ci assomigliamo troppo…giù le mani dalla mia identità…io sono io e tu eri tu…>

Appoggiai la testa sul cuscino e afferrai la svegliai in fianco al letto: 01:52.

Tardi. Non riuscivo a smettere di leggere…dovevo sapere….non capivo cosa ma lo dovevo fare…e poi quella settimana avrei avuto poco altro tempo…mancavano tre giorni alla fine del semestre….ma quando arrivava la lettera del college…ci speravo in Dartmouth….

 

..E poi è successa un'altra cosa strana…i ragazzi mi… guardavano e io non sentivo imbarazzata mi ….piaceva…era strano e sentivo qualcosa che si muoveva…domani ne parlo con Vera, che è meglio.

Anche lei mi sembra strana e ogni tanto ha la testa da un’altra parte e mi sembra di non capire dove vada a finire…è lì che andiamo quando dobbiamo crescere?? Allora voglio raggiungerla…io voglio crescere!!!

Lei sembra già cresciuta, cioè non lo so…non le importa dei vestiti ma di Marc…forse davvero gli vuole bene…e lui è sempre gentile.

A dire la verità però una cosa mi sfugge…come si può essere grandi senza interessarsi ai vestiti…per me sono indispensabili…per essere notati…ecco un’altra cosa che le devo chiedere….domani non mi scappa!!! Me lo deve assolutamente dire, come posso fare per crescere più velocemente…io ho fretta!!!...

 

< Perché non riesco a smettere di leggere?? Per quale assurdo, malsano motivo?! Qualcuno si degno di dirmelo?? Cosa sono diventata?? Una radio?? Un tuo megafono, ragazzina-foto?? Non ne hai bisogno!! Forse sei morta e allora ti ascolteranno…no, nessuna farà neanche quello…tu hai un segreto e tutti lo sanno, ma resta segreto perché nessuno ne parla.

Tu nascondi qualcosa e nessuno ha il coraggio di dire cosa.

E allora io sarò il tuo megafono…ad amplificare il tuo grido ci penso io…….ma tu, accidenti a te, la potresti piantare di monopolizzare la mia vita??? Perché vorrei ancora averne una, sai com’è……….e poi avrei anche sonno, perciò lasciami dormire, da brava, da domani alzo il volume……>

 

 

 

 

Angolino dell’autrice pazza

 

Oddioooo!!!! Cioè, davvero mi avete commentato…Graziee!!!

Come vedete la nostra Lily assomiglia veramente a qualcuno di nostra conoscenza…. Aspettate e ci saranno sorprese….

Anche se siamo tutti impazienti che compaiano i Cullen, Momoka chan in primis, ci saranno ancora un paio di cappi di attesa…ma tranquille…

 

Un ringraziamento speciale a Clitemnestra, Scarlett Blood e Sarapastu per i commi e anche a tutte le persone che hanno solo letto…grazie a tutti.

E infine, last but not least, un grazie a Kumiko Chan, una pazientissima amica che mi sopporta ogni volta che mi serve un consiglio….Grazie!!

 

Un bacio a tutte e al prossimo cappi!!

 

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Capitolo 3
*** I just wanted a coffee ***


I just wanted a coffee

I just wanted a coffee.

 
Viviamo per i nostri sogni e desideri e con ogni nostra parola li rendiamo reali: forse sarebbe meglio tacere per non disilluderli.
 
 
 

21 febbraio 1929

 
La festa è stata un successo assoluto: c’erano tutte le autorità, il sindaco, il pastore e il proprietario della banca King.
A fine serata ero a dire poco esausta e con un’emicrania assolutamente insopportabile, ma ne è valsa davvero la pena: balli, abiti lussuosi e una cena niente male.
E poi ragazzi, tutti ricchi e alcuni anche decisamente belli, anche se due, a dire la verità, erano fantastici: il figlio di Maynard Davenant, Oliver, con i suoi bei capelli biondi ma soprattutto Maurice Hoover, bruno e slanciato.
Non sarei potuta rimanere fino alla fine, ma papà mi ha lasciata: in fondo, anche se non avessero voluto, lo avrei fatto lo stesso perché sarebbe scoppiata una ribellione tra i ragazzi in sala.
Per tutta la sera hanno guardato solo me, cioè non proprio: qualcuno faceva la corte a Katerine Gresham, ma soltanto perché quella smorfiosa è l’unica ragazza nell’alta società con gli occhi verdi e i capelli rossi; ammettendo pure che sia bella, con me non può competere.
Lei ha 18 anni e io 14, eppure anche i ventenni lasciavano le ragazze di 16-17 per stare con me…e questo dice tutto.
Ma soprattutto ieri ero una favola: avevo raccolto i capelli in uno chignon morbido così i capelli rilucevano e la nuca scoperta faceva un effetto meraviglioso con il vestito bianco panna e il nastrino oro sotto il petto…e io non ho bisogno di portare il bustino come quelle…non ho paura che mi guardino perché so perfettamente di essere bella…e poi io sorrido, gli invito con gli occhi senza farmi accorgere, mica come loro che se ne stanno con il viso nascosto dai ventagli…anche se è facile capire perché: il viso di alcune è così sgradevole, che senza quel ventaglio i poveretti avrebbero un colpo e bisognerebbe chiamare il medico…poverette!!
Per fortuna al posto di Biancaneve non c’ero io, altrimenti i Sette Nani sarebbero morti d’infarto….


 < O mio Dio!! Ma questa qui da dove l’hanno pescata?? Chi è ?? La sorella minore e più acida della matrigna?? Ma poverette quelle ragazze sì, ma perché ti avevano intorno…. Vedi di piantarla e crescere o ti scordi che mi metto a cercarti chiaro??….hai visto, mi stai facendo impazzire: adesso parlo pure con un diario…sono andata di testa ed è solo colpa tua!!>
Ero veramente partita: a Rochester le giornate calde e soleggiate erano rare e io cosa facevo?? Me ne stavo chiusa in casa a leggere un diario, come un’ammalata!!
Va bene, metà dei miei amici erano fuori città e l’altra metà stava bloccando le linee telefoniche dei college per sapere solo che le nostre poste non erano efficientissime…io quel problema non l’avevo: mi era già arrivata conferma per Darthmouth, quell’autunno…libertà.
Ma, anche se  non ci fosse nessuno con cui uscire, perché mai me ne dovevo stare tappata dentro casa??
Potevo sedermi, o meglio stravaccarmi, fuori: solo io, il sole, la mia musica e un po’ di espresso macchiato…e ovviamente i miei diari droga.
Non avevo avuto molto tempo quelle due settimane e, per quanto in crisi d’astinenza, l’ultima mia parte razionale aveva deciso che gli esami erano più importanti.
Cominciai ad organizzarmi: trascinai al sole la sedia sdraio con il tavolino, mi cacciai l’MP3 nella tasca dei pantaloncini corti ( Non si spreca il sole!!) e preparai l’espresso con la moka: mi aveva insegnato un’amica tornata dall’Italia e ero rimasta incantata davanti al sapore del caffè forte con il latte…la mia droga numero 2.
Accesi il fuoco sotto la caffettiera grande e  uscii di nuovo….sdraiata al sole come una lucertola o un gatto riaprii il diario…
 
 
7 aprile 1930
 
E’ un’ingiustizia!!!! Non va bene, non è giusto, non è normale!!
Non è possibile che sia successa una cosa simile…Vera…dovrei essere felice per lei….è la mia migliore amica….mi sento in colpa a pensare queste cose, ma…ma qui c’è per forza qualcosa fuori posto.
Le ha dato un bacio…o meglio si sono baciati…e lei era così felice…persa….Vera, la mia migliore amica, ha già baciato un ragazzo…sono preoccupata per lei, non si starà buttando via al primo che arriva?? Certo Marc è un bravo ragazzo, ma lei che ne sa?? Ma perché sta con lui…Cioè, non è bellissimo o di una buona posizione…è uno dei ragazzi della città. .Io glielo ho anche chiesto, ma quella mi ha guardato strana e ha solo sorriso…ma perché lui preferisce lei??
Insomma, non per voler essere cattiva, ma Vera è solo graziosa, mica altro…sono sicura che quel ragazzo ha qualche idea in testa…di certo vuole solo spezzarle il cuore…ma come ha fatto Vera a cascarci??....dovrebbe capirlo che non è naturale che un ragazzo di 17 anni si interessi così tanto a lei, quando ce ne sono di molto più belle due passi accanto??
Lei dice che è normale, che loro due sono davvero innamorati e che è così da tanto tempo…ma perché allora nessuno è innamorato di me??  Cosa ho in meno di lei?? Niente!! Anzi sono meglio…sono più ricca e più bella…Ma quella felice qui è lei…non io… lei lavora nella fabbrica vicina… io studio ancora….  Cosa sta succedendo al mondo??
Perché la felicità non arriva a chi la chiede? Io voglio solo sposarmi con un ragazzo ricco e bello e avere dei bambini?? E’ così tanto…e lei che mi dice che devo avere pazienza.. che arriva per tutte al momento giusto…perché non è il mio momento giusto…quando arriverà?? Insomma cosa altro devo dare per il mio desiderio…non è complicato da far avverare.. voglio solo essere la principessa del mio piccolo regno…


< Ciao principessa! Che dici, è brutto crescere di botto dopo che lo si ha chiesto tanto…ma tu non ci pensi…o mi sbaglio?? Ripigliati ragazza, o diventi acida come il caffè bruciato…il caffè…bruciato..>
-Il caffè!! Accidenti, la mia droga numero 2!!-
Corsi in cucina, molto, ma molto tardi per poter rimediare al disastro e me ne rimasi a guardare il liquido ormai carbonizzato sul fornello.
Spensi il gas, tolsi la caffettiera con le presine, la misi sotto l’acqua fredda e poi ripulii il piano cottura.

per fortuna in casa ne avevamo due e così preparai l’altra e riaccesi.
Preparai lo zucchero e il latte e li portai fuori sul tavolino; poi, non appena fu pronto, versai il mio meraviglioso espresso in un bicchiere e tornai all’aria aperta.
Versai subito il latte….e iniziai a sentire il “richiamo dell’anello”, cioè del diario e, dopo aver aggiunto velocemente al miscuglio quattro cucchiai giganti di zucchero lo appoggiai di nuovo per farlo raffreddare.
 
 
 15 gennaio 1931
 
Sono veramente colpita. Niente da aggiungere…sono rimasta meravigliata…e questo non è bene.
Rosalie Hale non può mettersi a guardare con la coda dell’occhio i nuovi arrivati.
Il problema è che non potevo farne a meno…e non solo io, ma anche il resto delle personalità venute ad accogliere il nuovo dottore dell’ospedale appena arrivato con la moglie e il fratello minore.
Ad aprire la porta è stata la signora Esme Cullen…cielo, sembrava una di quelle fate delle favole, dolce materna e…bella; non avevo mai visto una donna più bella di me, ma non sono rimasta troppo male…in fondo lei oramai è sposata…e poi…posso anche ammettere che esista qualcuna…ma non posso sopportare di essere superata in bellezza da degli uomini….se il dottor Carlisle Cullen e Edward si possono dire umani…sembrano dèi greci...
Il dottore è alto, i capelli biondo chiaro, gli occhi dorati e la pelle pallida…e un sorriso…per un attimo sono andata in confusione…non capisco come la moglie riesca a stragli a accanto senza perdere il contatto con la realtà…anche lei gli somiglia…gli stessi occhi e pelle, ma hai una cascata di folti riccioli caramello…è inutile con lei non riesco ad avercela…è troppo gentile, ospitale…e inoffensiva… e poi penso che mi dovrebbe dispiacere per la signora…se dopo 5 anni di matrimonio non ha ancora avuto un bambino, forse non potrà mai…povera donna.
E’ suo cognato che proprio non riesco a digerire, lui, i suoi capelli rossi e la sua aria da stupendo angelo vendicatore deluso dal mondo: come può avermi guardata così??
A metà della visita mi ha guardata per un istante…mentre ero occupata a urlare nella mia testa quanto fosse ingiusto che quei tre miracoli fossero venuti a rubarmi il primato…e io gli ho lanciato la mia occhiata magica…già si dovrebbe ritenere onorato…non lo faccio per tutti…e invece, quel coso mi ha fissata come fossi un essere indegno di attenzioni…ma chi pensa di essere?? Il Padreterno?? Un divinità??
A appena tornata a casa ci si è messa pure mia madre, con le sue domande sui nuovi arrivati....ma perché deve tormentare me per i suoi pettegolezzi??
Accidenti al quel ragazzo…accidenti…
 


Scoppia a ridere…la vendetta della giustizia galattica arriva prima o poi.
< Non me lo dire…la fantastica bellezza del paese rifiutata?! Brutto, ragazza??…certo che è brutto…accidenti agli esemplari del sesso maschile e ai loro sbalzi d’umore…però…” Un angelo vendicatore deluso dal mondo”…acci…non sembra simpatico….sembra proprio uno stronzetto…forse hai trovato qualcuno con cui fare il paio…ma almeno tu sei divertente e di diabete da sdolcinatezza non ne fai venire…>
Allungai la mano verso la tazza: era ancora troppo caldo.
 

 

22 novembre 1931
 
Grande notizia…Vera si è fidanzata.
Stamattina verso le 10, all’uscita della funzione, mi si è avvicinata e mi ha chiesto se quel pomeriggio presto poteva venire da me perché aveva una grande notizia.
Alle due la stavo già aspettando e alle tre, quando è arrivata l’ho praticamente trascinata al piano di sopra.
Ci siamo sedute sul mio letto e poi lei mi ha sorriso di botto, si è sfilata un guanto e mi ha mostrato la  mano…non c’era niente, ma il significato l’ho capito anche io.
-Ti sei fidanzata!!-
.Sì. E…-
-Come, quando, dove…dettagli!!-
-Marc me lo ha chiesto ieri sera: era venuto a fare visita ai miei e, mentre i miei per un attimo non c’erano, mi si è inginocchiato davanti e mi ha chiesto se volevo sposarlo.
Ho solo annuito: Rosie, giuro, non riuscivo a parlare.
Quando i miei sono rientrati glielo abbiamo detto, avresti dovuto vedere le loro facce.
Mio padre si è alzato e ha detto che andava bene, ma che non avrebbero potuto darci niente.. sai cosa me ne importa…il primo di marzo mi sposo e vorrei che tu fossi la mia damigella, Rosalie…-
Non mi sono trattenuta più e le sono saltata addosso per abbracciarla… sono felice per lei, ma anche un po’ inquieta…non saranno messi bene economicamente…come faranno a mantenersi??
Però qualcosa mi brucia…Vera…prima di me…



Sollevai la testa di lato di lato e mi guardai attorno con la bocca piegata…che strano…sposarsi a 17 anni…conoscevo alcune ragazze che ha erano andate a Las Vegas finite le superiori per una cerimonia lampo… ma così, ufficiale, mi sembrava antico e irresponsabile, anche se non erano passati più di 75 anni…
< Certo che però anche tu…nella tua ingenuità e nel tuo egoismo sapevi già come funzionava il mondo…e poi c’era la Depressione…ma l’ultimo tuo pensiero era quello di dissuaderla… era normale…e anche il tuo sogno…stavi male?...sì, di sicuro…>
Allungai la mano di scatto per prendere la tazza, ma con la mia solita "scordinazione"  ... o forse la mia perfetta sfortuna, rovesciai tutto, intendo anche il latte e lo zucchero, porcaccia, sul tavolino sul pavimento.
Mentre guardavo il mio caffè a spasso sul pavimento, pensai di essere la vittima di qualche spirito dispettoso…insomma, quello era già il secondo tentativo a vuoto!
Raccolsi e ripulii tutto, tornai in cucina per preparare un’altra moka e riempii di nuovo il contenitore dello zucchero e lo rimisi al suo posto.
Dopo aver finito il tutto, me ne tornai fuori e ripresi a leggere.
 
 
2 marzo 1932


La cerimonia è andata benissimo, anche se è stata semplice e sobria…anche troppo, ma in fondo più di così non si potevano permettere.
Sono andata a casa di Vera di prima mattina: il compito della damigella è aiutare la sposa, fino all’ultimo secondo.
Il vestito era quello della madre, con qualche modifica: una specie di camicetta di seta con le maniche orlate di pizzo collegata alla gonna, lunga e senza altre decorazioni che un ricamo sui fianchi, da un spessa fascia.
I capelli erano raccolti in due trecce arrotolate poi insieme e legate da un nastro bianco con una pietra di luna…il mio regalo.
Vera era bellissima, semplice ma stupenda.
Pensavo che si sarebbe messa a piangere, ma non lo ha fatto…era sempre lì, davanti a tutti, la mano stretta in quella di Marc un espressione a metà tra l’estasi e la malizia…non sono sicura che tutte le spose…sembrino… fate…perché dal viso nessuno avrebbe detto Vera una donna comune…in quel momento….



16 settembre 1932


Sono stata da Vera per tutto il pomeriggio: sembra l’ incarnazione della felicità.
Hanno problemi economici e lei lavora tutto il giorno in quella casa, ma dice che le basta l’amore di Marc e il suo bambino.
La gravidanza sta andando avanti benissimo…si vede già un po’il pancione…Vera mi ha detto che dovrebbe nascere verso la metà di febbraio prossimo.
Sono felice per lei e vorrei che anche lei lo fosse, ma appena mi vede si accorge che qualcosa non va e continua a chiedermi cosa…dice che siamo amiche e che le posso dire tutto…ma io so che non è vero.
Come posso raccontarle che sono invidiosa di lei e che in certi momenti non vorrei vederla…lei è lì, con suo marito e il suo piccolo nel pancione…e io qui, da sola, come una bellissima montagna, una ninfa a cui nessuno osa avvicinarsi per paura che sparisca…Dio sono una donna anche io.
Il problema è che io voglio non solo tutto quello che Vera ha, ma anche di più…lo ho già capito: desidero anche il lusso.
Ma so anche che tutto questo, forse mi farei bastare le cose che ho anche ora, mi dovrà essere dato da qualcuno più importante di me…i miei genitori continuano a ripetere che l’unico degno di me sarà molto più in alto nella scala sociale…e così l’attesa si prolunga per la mia bellezza.
Forse se non fossi così, avrei già un uomo…ma non rinuncerei al mio aspetto…io sono anche come appaio, ma sono combattuta…io non voglio una parte e non darò mai solo un brandello di me…io voglio tutto….



< Bel problema!! Ora sei veramente impicciata…e sei più realista ogni secondo…ma anche più ingenua…non dici niente di ingenuo, ma lo sei…sei una bimba, intrappolata nel corpo di una donna…non ne vuoi uscire, ma ti senti impacciata, lo odi e lo ami…>
Presi finalmente la mia tazza e bevvi un bel sorso…stava per partirmi l’automatismo "Buooonooo!!”, quando sentii uno strano sapore e misi il dito nel barattolo dello zucchero…dopo essermelo portato in bocca, trasalii e sputai subito tutto…maledizione!!....al posto dello zucchero avevo messo il sale!!!
Rovesciai tutto nell’erba e, vicina a un attacco di rabbia da manicomio, andai un attimo in cucina e dopo pochi minuti ritornai sulla mia sdraio.



20 dicembre 1932

Forse è il mio momento…forse Vera aveva ragione…prima o poi aveva per tutte!!
Mio padre oggi aveva dimenticato il pranzo a casa e allora mamma mi ha chiesto di portarglielo.
Come al solito mi ha dimostrato che sono io la speranza per la famiglia grazie alla mia bellezza che va sempre valorizzata…so di stare facendo la vanitosa, ma finalmente il mio aspetto è servito a qualcosa… e allora mi ha pettinato i capelli per poterli decorare con un nastro e mi fatto mettere il mio vestito bianco di organza…mi stringe le vita…e l’effetto non è male.

Ho dato il pacchetto a mio padre, ma lui mi ha chiamata indietro per presentarmelo..per presentarmi lui…Royce King II.

E’ il figlio del padrone della banca e…bhe…veramente bello: occhi e capelli chiarissimi, un viso ammiccante e cordiale e un fisico slanciato.

- Rosalie, questo è Mr Royce King II.-

-Piacere.-

-Il piacere è mio.-

Abbiamo parlato per una decina di minuti.

- Scusatemi, ma io devo tornare a casa. Mr King, è stato un piacere-

Non ho pensato a sorridere come faccio con tutti i ragazzi, mi è venuto istintivo, voglio piacergli.

- Signor Hale, se vuole posso riaccompagnare io a casa sua figlia…così lei non si affaticherà…so che è stato ammalato…-

-Non si scomodi, la prego. Conosco perfettamente la strada. Grazie infinite per la proposta.-

-Stia tranquillo, Mr King, non è molto distante. Sono anni che Rosalie torna e viene in banca da sola.-

-Ma l’ultimo tratto è un po’ isolato e ultimamente girano persone poco raccomandabili…mi farebbe solo piacere riaccompagnarla, signorina-

-Sono d’accordo, allora .Rose che ne pensi?-

-Se davvero non le è d’incomodo, allora accetto.-

Ci siamo incamminati e dopo una decina di minuti Royce mi ha proposto di darci del tu:ero davvero felice…quel ragazzo mi piaceva ogni secondo di più.

E arrivata a casa mi ha baciato la mano

- E’ stato un piacere conoscerti, Rosalie. Spero di rivederti presto.-

Ero un po’ scombussolata, ma mamma mi ha subito trascinata fuori a fare la spesa e, quando sono rientrata ho trovato all’ingresso un grande mazzo di rose.

- Alla meravigliosa ninfa che oggi mi è stata presentata.

Royce King II –

Penso di stare impazzendo, non ho mai incontrato un ragazzo migliore di questo…



01 gennaio 1933

Non ho parole per descriverlo.

In questo momento sono la ragazza più felice della Terra!

Ieri sono andata alla festa di Capodanno dei King e Royce è stato il mio cavaliere.

Avevo un abito blu pavone, con un leggerissimo scialle argento, scollato, lungo e attillato…una favola.

Ho ballato tutta la sera, ma verso le 11 Royce ha proposto di andare a fare una piccola passeggiata fuori: ho accettato subito, perché mi sentivo accaldata.

Mi sono fermata a guardare la luna per un attimo, Royce mi ha messo un braccio attorno alla vita e mi ha sussurrato all’orecchio:- E’ meravigliosa, ma al tuo confronto non vale nulla.-

Poi mi ha abbracciata e stretta a sé e mi ha baciata….mi sono persa in quel calore.

Dopo qualche minuto, mentre io ero appoggiata contro il suo petto, mi ha alzato il viso.

- Profumi e sei bella come la rosa più preziosa del mondo e i tuoi occhi sono delle viole di zaffiro: sei la mia perfetta fata dei fiori, la mia ninfa. Nella mia vita non potrei chiedere altro che te.-

Ho pensato di svenire.

Questa mattina al mio risveglio oltre alle rose ho trovato anche un mazzo di viole…

 

12 febbraio 1933

Questo è in definitiva il più bel giorno della mia vita, forse ne arriveranno altro ancora più splendidi, ma se questo fosse il migliore, ne sarei felice.

E’ nato il bambino di Vera, Henry…è la creatura più bella che abbia mai visto, con due occhini spaesati e il respiro affannoso.

Sono rimasta con la mia amica per tutto il tempo e dopo di lei sono stata la prima a prenderlo in braccio… non ho parole…ma presto anche io avrò i miei…presto…

Sono tornata a casa di corsa, ma, appena entrata, sono stata intercettata da mia madre che mi ha accompagnata di sopra per sistemarmi, rifiutandosi di dirmi il perché di quella fretta.

Appena scesa ho visto Royce e gli ho sorriso: lui mi è venuto incontro e, quando sono stata nel centro del salotto mi si è inginocchiato davanti.

- Rosalie Lilion Hale, mi vuoi sposare, mia ninfa dei fiori??-

Sono rimasta senza fiato, ma poi gli ho detto di sì e lui mi ha messo l’anello, un magnifica brillante, al dito.

Abbiamo parlato per un po’ e fissato la data del matrimonio…il 20 aprile.

Quando l’ho riaccompagnato alla porta, mi ha stretta forte a baciata: sono rimasta stupita perché non mi aveva mai baciata così, con tutta quella passione e forza.

Domani andrò da Vera…ho scoperto di non invidiarla più…ora sono io quella più felice….avrò tutto quello che ha lei e anche la ricchezza…finalmente il mio sogno è reale…sarò la principessa del mio regno…
 

 

10 aprile 1933

Oggi c’è stata l’ultima prova del mio vestito…è una meraviglia assoluta: bianco panna, il corsetto è stretto e aderente con sbuffi alle maniche di velo ricamato e guanti di seta che arrivano fino alle spalle.

La fascia in vita è di pizzo realizzato anche con fili d’oro…ma la parte che preferisco è la gonna: è lunga, pesante, tutta di seta e ricoperta di velo, con uno strascico di 30 centimetri.

Riposto l’abito alcune delle donne presenti mi hanno fatto un regalo, ma quelli che mi stanno più cari sono quelli di mamma e Vera.

Il primo è un lungo abito grigio perla di seta, lungo e sobrio se non per una complicata cintura ricamata sulla vita…ed è proprio lì il particolare: è larghissima, perché è vestito da mettere alla fine della gravidanza; il pancione gonfierà la stoffa e la cintura combacerà alla perfezione…non poteva farmi augurio migliore.

Il secondo è un fiore di stoffa bianca, ricamato di blu da appuntare tra i capelli: Vera lo ha fatto ha mano e poi lo ha fatto irrigidire con l’amido: è il regalo d’auguri della mia migliore amica e il suo posto il giorno del matrimonio sarà tra i miei capelli….Finalmente ho tutta la felicità che ho sempre desiderato…nessun giorno sarà mai più bello di oggi….

E martedì ritorno da Vera...Henry è più bello ogni giorno che passa...tutte le volte che mi vede allunga le mani verso di me e ride...ha due fossette bellissime....

-10

Chiusi il diario e mi portai la tazza alla labbra….cosa era successo dopo alla ragazza che avevo visto cambiare sotto i miei occhi? Dove era??

Le era successo qualcosa di strano e terribile e di sicuro non si era spostata 10 giorni dopo l’ultimo scritto sul diario…

< Chi sei veramente?? Come mai non hai potuto realizzare i tuoi sogni…avevi una speranza così forte che li avevi resi reali…scoprirò cosa ti è successo, te lo prometto.>

Decisi di andare in municipio il giorno seguente a cercare informazioni…bevvi un altro sorso…

< Un’ unica cosa, non lo faccio solo per te chiaro?? E non scopro cosa accidenti ti è successo impazzirò e potrò dire addio alle mie due droghe…i tuoi diari e il mio caffè macchiato…guarda qui, per colpa tua mi tocca bermi il the…ora non ho più neanche diritto a un bel caffè…e pensare che per oggi non chiedevo altro…>

 

Angolino dell'autrice pazza

Ciao!!!!!!

Allora...capitolone....scusate se è un po' troppo lungo e se...ehmmm...sono stata un po' cattiva con Rosie...a 14 anni me la sono sempre immaginata così. XD

Grazie a tutte le persone che hanno letto e, in particolare:

  • Scarlett blood

  • Clitemnestra

  • Wawa chan: 1000000 di grazie per il consiglio

Grazie anche a chi a aggiunto la storia nei preferiti...sono super commossa!!!, e scusate se non lo ho detto prima...ma....ehm...non sapevo dove guardare e un'amica me l'ha dovuto spiegare...^-^''''

  • CallieAm

  • Honey Evans

  • Hoshimi

  • Wawa chan

  • Roxi_rock5

  • sidney bristow

Al prossimo cappi.

Baci

 

 

 

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Capitolo 4
*** Strange Dreams ***


Strange Dreams

Strange Dreams

 

 

 

La notte non è un buon momento per le domande senza risposta: le soluzioni trovate sono così assurde e perfette che uno finisce per crederci veramente. 

 

 

Respirai a fondo e mi avvicinai alla porta: era rosso lucido e vicino allo zerbino era posato un vaso di terracotta.

Prima di suonare il campanello ricordai a me stessa che c’era una consistente possibilità di ricevere solo uno sguardo nervosamente sorpreso e un –Fuori!-.

Per non considerare]’alta probabilità che il mio testimone non fosse in grado di raccontarmi niente: il fatto che la migliore amica fosse ancora viva non ne garantiva la salute…accidenti all’invecchiamento…e ai database male informati del comune.

Il giorno precedente ero andata in municipio a un orario preoccupantemente mattiniero e avevo iniziata a tartassare e supplicare Anne, una compagna di scuola che lavorava lì per l’estate: all’inizio era stata irremovibile ma dopo un’ora dei miei –Per favore, ti pregotipregotiprego-  anche un sordo avrebbe ceduto e così ero riuscita a scoprire che la mia sosia era la sorella maggiore di mio nonno….non comment….ma soprattutto che Vera Clivston era ancora viva e che viveva per giunta a pochi chilometri da me.

E così mi ritrovavo davanti alla casa di una perfetta sconosciuta, della quale però sapevo probabilmente di più di una buona metà dei suoi concittadini.

Suonai e mi lisciai il maglioncino per l’ennesima volta: ero nervosa perché…neanche lo sapevo…forse perché quella donna rappresentava l’ultimo legame con qualcosa di oscuro e misterioso.

- Ehi, ciao!-

-Ehhh?...O ciao!- Ad aprire la porta era venuto un ragazzo di circa 20 anni, con folti riccioli neri e gli occhi verdi che mi sorrideva incuriosito e un po’ ammiccante…non era male.

- Posso aiutarti?? Ti serve qualcosa?-

- Mi chiamo Lily Hale…e …e cerco Vera Clivston…sono la nipote di un’amica d’infanzia-

- Mia nonna? Certo entra…entra pure…vieni-

-Grazie mille-

-A proposito, io sono Sean-

-Piacere…Lily…ma lo sai già.-

-Di dove sei? Non ti ho mai vista...-

- Rochestre…qua vicino…perché??-

- Sono tutte così carine?? Mi sa di no…-

- E qui tutti così curiosi?? Anche a me sa di no.-

- Okkaaaaaaaaiiiii!-

Infilò la testa nella porta a vetri e afferrò lo zaino appoggiato allo stipite.

-Nonna, c’è una ragazza che è venuta a farti visita…e io adesso vado al lavoro…ci vediamo.-

- Ciao, spero di rivederti.-

Gli sorrisi e lo guardai prendere la giacca e uscire.

- Signorina, che fa? Non entra??-

Un altro respiro. Pronta.

- Buongiorno. Mi chiamo…-

Vera si alzò quasi di scatta: a dispetto dell’età era ancora in salute e il viso sembrava giovane.

- O cielo santo! Sei…sei…uguale a…a lei…-

Scossi leggermente la testa e lasciai che mi accarezzasse la guancia.

-Sono Lily Ivy Hale…la nipote di Thomas, il fratello di…Rosalie.-

Si risedette sulla poltrona e me ne indicò un’altra accanto alla sua.

- E’ incredibile…le assomigli così tanto…sembrate due gocce d’acqua…uguali…forse la linea delle guance…ho veramente creduto che fossi lei…anche se non è possibile…-

Accavallai appena le gambe e poi la guardai in viso: avevo così tante domande…cosa era successo dopo?

Ma comincia a raccontarle tutto quello che avevo scoperto prima: era giusto così, avevo ficcato il naso anche nei fatti dell’anziana davanti a me.

- Sai, non mi stupisce che non ti abbiano mai detto niente. La scomparsa di Rose li ha distrutti…avranno pensato che sarebbe stato meglio  provare a dimenticarsene…non farlo mai, se vuoi il mio parere: non siamo fatti per scordarci degli altri e quando poi i ricordi riaffiorano sono solo più dolorosi…Piccola, perché sei venuta da me? Capisco che forse i tuoi non ti vogliano raccontare niente…ma …tu vuoi sapere anche che tipo era lei, giusto?-

-Sì…ma vede…mi sembra quasi che non me ne parlino perché hanno paura che mi accada qualcosa di simile…avete mai scoperto dell’altro??-

-Sai solo che è sparita, giusto? Allora finirò io di raccontarti.

L’ultima che l’ha vista sono stata io…era venuta a trovarmi per vedere Henry…non era sera tardi…ma non è mai tornata a casa…e la mattina dopo hanno trovato dei brandelli del suo vestito, sporchi di sangue, nel vicolo dietro casa sua…e tante forcine sparpagliate dappertutto…i capelli biondi strappati arricciati attorno…nessuno sa per certo cosa sia successo ma lo immaginiamo tutti benissimo…-

Tolse il fazzoletto dalla tasca.

Morivo dalla voglia di scappare e dimenticare quella maledetta faccenda…ma ormai ero arrivata troppo lontano…un po’ come quando leggi un libro che non ti piace veramente, ma superata la metà sei  obbligata a finirlo solo per toglierti la curiosità…la mia era angoscia…soprattutto perché se quella era solo la metà…a fine ricerca mi  sarei di certo dovuta ricoverare in una clinica psichiatrica, poco ma sicuro.

- Era questo che volevi sapere?-

-Veramente no…lei… che tipo era? Insomma, cosa le piaceva fare?-

- Era una ragazza, a parte per il suo aspetto veramente splendido, come ce ne sono tante dappertutto…le piaceva ridere, scherzare, ballare…suonava il pianoforte bene e aveva una bella voce limpida e….ed era letteralmente ossessionata dal suo aspetto…senza alcun motivo, per giunta: anche con uno strofinaccio sarebbe stata stupenda…era pungente e sarcastica…ma si arrabbiava se qualcuno faceva lo stesso con lei…a parte che con me…ci siamo prese in giro alla follia per migliaia si volte.

Mi dispiace dirlo, ma è sempre stata anche un po’ superficiale…penso per via dell’ambiente in cui è cresciuta…ma sono sicura che per aiutare una sua futura famiglia si sarebbe potuta trasformare anche in una contadina…la cosa più importante però è un’altra: era, è e resterà la  mia migliore amica…povera sciocca ragazza di paglia…era il suo vecchio soprannome…-

-Vera, mi scusi…a lei…non piaceva qualcuno? Antipatie reali…odio??-

- Non ho mai visto Rosie odiare qualcuno…disprezzarlo sì, averlo in antipatia anche, ma odiare…per quanto fosse stata capace di malignità…era troppo buona e materna…che strana madre meravigliosa sarebbe potuta diventare!...per una cosa simile…l’unica volta che ce l’ho vista vicina è stato quando in città era arrivata una nuova famiglia…i …-

-I Cullen…il ragazzo rosso..-

- O mio Dio!! Avresti dovuto sentire cosa ha tirato dietro a quel poveretto…se le maledizioni funzionano non lo invidio proprio…era riuscita perfino a fargli il verso…si era messa in testa uno strofinaccio rosso, legata due pezzi di stoffa sulla schiena e aveva iniziato a girare per la stanza camminando sulle punte, guardando il pavimento e borbottando – Sono l’angelo dei pazzi falliti con le ragazze! -  muovendo le braccia come due ali…sono scivolata dalla sedia per la risate…penso che le facesse rabbia la bellezza del ragazzo…era veramente un sogno apparso per errore nella realtà…tale e quale al fratello maggiore…una sera mi era ritrovata in un’accesa discussione su quale dei due fosse più attraente…la questione non è mai stata risolta…-

Ridacchiai con lei…sapevo di cosa parlava…le discussioni chièilpiùbelloperte erano sempre molto interessanti…

- E poi?? Il fidanzato di Rosalie si è risposato-

- Non lo ha mai fatto.-

Sulle prime pensai a un ultimo atto d’amore per la fidanzata scomparsa a ne rimasi meravigliata.

- E’ stato ucciso neanche due mesi dopo la scomparsa di Rosalie…gli hanno spezzato l’osso del collo…probabilmente è stato un serial killer…prima ne erano venuti altri 4….tutti ammazzati allo stesso identico modo…orribile…-

- Perciò ora non c’è più nessun altro che sappia di lei?-

- No, mia cara, no. Ascoltami, lei è morta. Non c’è nessun altra spiegazione…non dimenticartela….ma lasciala riposare in pace…dovunque sia…è stata una gioia vederti, piccola: per un attimo è stato come riaverla qui…grazie.-

Non volevo alzarmi…qualcosa mi tratteneva a quella poltrona…

-Ci deve essere qualcosa che posso ancora fare… una qualsiasi.-

Vera si girò e fissò un armadietto accanto al fornello.

-Se è questo quello che desideri…trova la sua tomba…-

Non era quello che speravo: una ricerca che mi avrebbe portato davanti a una bara nella terra…patetico…ma almeno niente ospedale…annuii.

Mi stava allungando delle fotografie: due in bianco e nero e una a colori, ma di periodi palesemente diversi.

- Questi siamo io e mio marito negli anni ’50.- L’immagine era chiara e nitida.

- E’ stata scattata al matrimonio di mio figlio Henry…era il 1955…lui è il primo a destra nell’altra…aveva 14 anni.-

La presi in mano: nitida e chiara. – Gli altri sono Martha, Joshua, Lance e Judith…per qualche assurda ragione ho scritto i nomi dietro: è stata una vera fortuna…nella terza ci sono tutti i miei nipoti…è dell’anno scorso…-

Me le passai tra le dita…era incredibile la quantità di persone che arrivano e se ne vanno in soli 60…in una solo famiglia si superava la ventina…la mia ricerca era proprio finita…

- Se scopri dove è sepolta appoggiale sopra, per favore…e …e dì…che….-

Scoppiò in lacrime…sapevo cosa voleva che dicessi…l’abbracciai e aspettai che suo nipote tornasse…senza riuscire a dire un’altra parola.

 

- Ti prego, per favore, Anne!! Non lo saprà nessuno…dai….20 minuti….poi me ne vado e non rompo più, giuro…ti scongiuro!!!-

- Ma tu sei matta!! Se mi beccano a farti usare gli archivi senza permesso mi sbattono fuori!!!-

- Anne per favore…20, no, 10 minuti…so già cosa cercare…il tuo capo è uscito…appena lo vedi alla finestra mi vieni a chiamare…ho anche una scusa pronta…Dai…poi mi tolgo dai piedi!-

- Muoviti, fila…ma non fare rumore…te la ricordi la password??-

- Sì, sì, grazie!! Ti voglio troppo bene…Grazie!!-

Accesi e dopo pochi minuti la pagina degli archivi della città era pronta: Carlisle Cullen.

Apparve una pagina, ma non era riportata altra informazione oltre il trasferimento.

Imprecai a bocca chiusa, ma riuscii trovare una foto sua e della famiglia…cavoli, si capiva il motivo dell’invidia della Bella scomparsa nel nulla…insomma…

Scossi la testa e ordinai la stampa, ma mentre prendevo in mano il foglio Anne mi chiamò: .- Ly!! Spicciati e vieni fuori!!-

Chiusi tutto e schizzai davanti al bancone, fingendo di chiedere informazioni.

Mentre il capo dell’ufficio entrava sfoderai la mia scusa: - Allora per quel duplicato vengo domani, Anne??-

-Sì, mi raccomando entro le l 5. A domani!-

- Ciao!-

Uscii, tornai a casa e mi misi al computer: mentre aspettavo che terminasse il caricamento mi mangia un panino.

Chiusi a lampo tutte le finestre della pubblicità e mi ritrovai davanti alla pagina di Google: pensavo di trovare informazioni tramite l’ordine dei medici e perciò inserii “ Dottor Carlisle Cullen”.

Il primo risultato riportava: “ Dottor Carlisle Cullen, Pronto Soccorso dell’ospedale di Forks, Washington.”

L’omonimia mi sembrò strana e pensai a un articolo di cronaca relativa agli anni ’30…forse aveva fatto qualcosa di veramente utile…e decisi di aprire la pagina.

Per la sorpresa caddi dalla sedia finendo sul pavimento…l’home page della clinica risaliva a tre mesi prima…ma il vero problema era l’immagine sorridente sulla destra.

Tirai fuori dalla tasca il foglio stropicciato stampato poco prima e, con l’orribile sensazioni di un deja vu, l’avvicinai allo schermo…fotocopie…gemelli omozigoti.

Spensi tutto alla svelta e cominciai a ripulire la stanza, il bagno, la cucina, il salotto, il ripostiglio e persino il garage.

Andai in biblioteca e a correre per il parco, poi dai miei nonni e rilessi da cima a fondo tutti i documenti del college, compresi programmi mensili e opportunità di lavoro e sportive.

Niente da fare, niente di niente.

Il tempo volava a una velocità sovrumana e il mio cervello aveva tempo di andarsene a spasso: con il passare delle ore sentii qualcosa che si avvicinava…non avevo idea di cosa diavolo fosse, ma sapevo che non dovevo assolutamente farlo avvicinare: era pericoloso, innaturale e sarebbe stato il colpo di grazia definitivo alla mia salute mentale.

La notte mi piombò addosso troppo presto e, nonostante tre camomille e una bustina di tranquillante, il sonno decise di girarmi alla larga…e rimasero le ombre a farmi compagnia.

Avevano forme diverse e differenti e mutavano ogni secondo: prima erano una pianta, poi un libro, una maglietta, un mantello…sempre abbastanza complicate da tenere la mia mente presente.

Quando Morfeo arrivò lo fece all’improvviso e lento: il mio maledetto subconscio malsano riuscì a risbucare fuori e a presentarmi la sua inverosimile e perfetta idea in tutta la sua assurda bellezza.

- Non può essere un sosia o un caso della genetica…è semplicemente la stessa persona…ed è ancora viva…bella e forte per l’eternità…quindi non è umano…cosa sarà mai??-

Il maledetto pensiero illogico urlava nella mia testa, ma non si decideva a rispondere alla sua domanda e obbligò me a farlo: era così semplice e limpido, terrificante e oscuro.

Vampiro.

Mi girai dall’altra parte ripentendo il ragionamento milioni di volte, rigirandomi nel letto a ogni nuovo tentativo: passai al setaccio la teoria alla ricerca di falle e cercai di sostituire il bellissimo e letale non-morto con qualsiasi altra creatura mitologica lievemente meno terrificante, ma senza successo.

Di botto anche la mia stanza non era più sicura: e che cavolo, l’avevo superata o no la fase dei terrori mitologici??

Il nuovo centro d’attrazione era di fronte al mio letto: il computer.

C’era qualcosa che dovevo fare…e una promessa da mantenere….fatta a chi, poi….ma oramai…

Mi tolsi le coperte di dosso e mi risedetti davanti alla stramaledetta finestra sul mondo che per una benedetta volta se ne sarebbe dovuta stare zitta.

Con il viso illuminato solo dalla pagina Internet vuota pensai alla mossa successiva…semplice…andare a ficcare di nuovo il naso…era diventata la mia specialità.

Cercai informazioni: clima, collocazione, tempi di percorrenza…ogni cosa possibile su Forks e la penisola olimpica…combaciava tutto…poco sole, foreste per agguati indisturbati…la mia maledetta fantasia era diventata il comandante in capo del mio cervello.

Ero arrabbiata e terrorizzata, ma, in  una certo modo, calma: sapevo cosa fare e cosa diavolo era successo.

Prenotai un volo notturno per il giorno seguente con destinazione  Port Angeles: rincitrullita sì, ma ai miei soldi un po’ ci tenevo ancora.

Arrivata la conferma mi lanciai sul letto: ero tranquilla, stavo per andarmene all’altro mondo sbranata da dei vampiri, ma ero felice…se fossi sopravvissuta, la clinica psichiatrica mi avrebbe buttato fuori come caso inguaribile.

Chiusi gli occhi e quella notte pensai a quali scuse potessero funzionare per tenere buona…la creatura più pericolosa e affascinante dell’universo…  

 

                                                                                 

 

Messaggio dall’Autrice pazza

 

Ciao!!!

Mamma mia…continuate a seguirmi…me non ci crede…Grazie!!!!

Allora…la nostra sosia ha scoperto qualcosa…finalmente…

Grazie mille a:

  • Wawa chan
  • Clitemnestra
  • Scarlett Blood
  • Kumiko_Chan

Siete davvero tutte troppo gentili…mi viziate XD

Grazie anche a bella95 per avermi aggiunto ai preferiti…grazie cara!!

Ho paura che dovrò rallentare il ritmo perché…ehmmm….sono lievemente incasinata con la scuola…e se non voglio un debito…T.T

Farò il possibile…giuro.

Un bacio a tutte e alla prossima

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** More and more doubts ***


More and more doubts

More and more doubts

 

I dubbi generano risposte e queste dubbi: il ciclo infinito può terminare solo quando si è a conoscenza di tutto.

 

Mi svegliai solo quando il sole riuscì a filtrare tra le imposte e a colpirmi sul viso.

In quel momento mi parve tutto così irreale: come potevano esistere creature malefiche e assassine in una giornata che iniziava con il sereno??

Mi alzai quando ormai ero sicura che fossero almeno le quattro del pomeriggio, dopo essere stata a poltrire nel letto; uscita dalle coperte, lo rifeci con calma e iniziai a radunare le cose indispensabili per il viaggio: vestiti caldi e impermeabili, beauty case e documenti.

Poi, mi riattaccai al PC: dovevo trovare una scusa plausibile per entrare in un pronto soccorso senza insospettire e perciò scorsi tutte le notizie mediche recenti di lieve importanza.

La cosa mi prese del tempo e uscii di corsa e andai dai nonni per la cena: avevo preparato una stupenda e rassicurante farsa anche per loro.

< Stupida ragazza-spuntino!! IO ODIO MENTIRE!! E per colpa tua tra un po’ i politici verranno da me per farsi dare lezioni su come eludere avversari e fregare gli elettori…mi faccio schifo da sola…>

Convincere i due fu meno difficile di quanto avessi temuto: in effetti una settimana di escursioni nei boschi della penisola olimpica non era propriamente un’idea pericolosa…

Mi ci volle lo stesso la  solita buona dose di “Tranquilli”, “Chiamo, non vi preoccupate”, “Tutto sistemato, i miei lo sanno” e “Sì, la carta d’identità l’ho presa” per riuscire a tornarmene a casa.

Prima di potermi dichiarare pronta mancava ancora una cosa: trovare un sistema rapido e sicuro per attutire la mia somiglianza con “ La Sbranata”: osservai a lungo le foto e poi decisi.

Entrai nella doccia e mi lavai velocemente: uscita, non asciugai la frangia e legai i capelli insieme per farli apparire più corti, ricci e creare una specie di barriera sugli occhi…truccandoli pesantemente e con parecchio fard la somiglianza si sarebbe attenuata…vestiti da escursionista avrebbero completato l’opera.

Annuii soddisfatta al pensiero e controllai la sveglia: era l’una e mezza e il volo sarebbe decollato alle quattro…meglio essere all’aeroporto per le due e mezza.

Ripescai dall’armadio il mio zainetto: era vecchio, malconcio e coperto dalle scritte accumulate in anni di scuola ma aveva il grandissimo vantaggio di essere completamente immune alle leggi della fisica…per quante cose tu ci pigiassi dentro c’era sempre dell’altro posto…una meraviglia.

Messo dentro tutto rimasi a guardarlo e mi chiesi se non fosse il caso di aggiungere martello, paletto di legno e crocifisso…forse avrebbero aiutato.

< Che stupida che sei, tu odi Buffy…andare a fare la cacciatrice di vampiri poi…quantomeno umiliante…allo sbaraglio pure…lascia perdere che è meglio…cerca di morire con dignità>

Scossi la testa per scacciare lo stupidissimo pensiero e uscii.

Appena arrivata mi dedicai alla trafila burocratica e alla fine mi sedetti nella saletta d’attesa con le cuffie nelle orecchie: avrebbero tenuto alla larga gli scocciatori e mi avrebbero impedito di riaddormentarmi seduta stante, vista la quantità di sonno arretrato.

 

 

- Signorina. Mi scusi, ma siamo atterrati a Port Angeles….Deve scendere…-

< Ma che Port Angeles e Port Angeles!! Io sto andando a Vampiralandia….Mi lasci stare!!....Ehi Lily…aspetta…Port Angeles….Cavoli!!>

Scattai in piedi e, dopo aver ringraziato la povera santa ragazza e preso lo zaino, corsi all’uscita.

Per prima cosa cercai il bagno: avevo bisogno di uno specchio per rifarmi il trucco e per fortuna ne trovai uno vuoto.

Anche il banco informazioni era praticamente deserto e poco dopo ero finalmente seduta sull’autobus per il parco degli orrori…che cominciarono per strada: curve e pioggia, pioggia e curve…insomma, mal d’auto.

Ma soprattutto, automobilisti al limite della malattia mentale: avevo appena appoggiato la testa contro il finestrino freddo per recuperare un minimo di lucidità, quando una Volkswagen Golf del 1986 ci tagliò la strada e inchiodò davanti a noi.

La frenata, oltre all’inevitabile colpo di clacson, mi catapultò giù dal sedile.

Quando mi rialzai, dominata dal desiderio di dirne quattro a quell’essere, mi occorsi che qualcuno ci stava già pensando per me: il ragazzo al volante, dalla carnagione ambrata e i capelli neri, si era appena preso due pugni sulla testa, dalla ragazza seduta in fianco a lui e da un amico dietro.

Unendomi al coro di protesta, mi avvicinai dal finestrino per curiosare: i miei due benefattori si assomigliavano davvero, quasi fossero fratelli.

La prima era minuta e aveva i capelli corti e lisci, mentre l’altro era alto e aveva un viso allegro: fantastico…due tipi carini in due giorni…bene.  

Sempre sul sedile posteriore erano seduti anche un terzo ragazzo uguale agli altri, ma con i capelli lunghi, e una ragazzina di circa 15 anni: aveva i capelli rosso bronzo ricciuti e lunghi fino alla vita e la pelle pallida…sembrava fuori posto e al contempo il pezzo mancante di un puzzle…lei e l’altro se la ridevano.

- Scusatemi! Davvero, mi dispiace…non mi aspettavo di prendere la curva a quella velocità…scusate…scusate!!-

< E per fortuna che ti scusi…potrebbe essere l’ultima volta che dormo…Dio, che pessimista…tutta colpa tua, ragazza merenda, come al solito!!...Nell’improbabile caso che la vampira fossi tu, tesoro, ho due paroline da dirti…Ly…piantala…hai il cervello fuori controllo…se non stai attenta ti ricoverano veramente…chissà se le cliniche psichiatriche hanno gli allarmi anti vampiro…esistono almeno??...>

Lasciai il mio subconscio, ormai l’unica parte della mia testa ancora attiva, e mi dedicai a un’interessante osservazione…come procedeva la lite??

- Embry Call!! Se fossi in te non me ne tornerei a casa stasera…devo passare al negozio di tua madre…sei propriamente un imbecille!!-

Una donna due file davanti se la stava prendendo davvero…quasi mi dispiaceva per il pirata…quasi.

Per fortuna eravamo già in ritardo e ripartimmo subito.

L’autobus si fermò davanti alla stazione di polizia e di fronte a un negozio di articoli per il trekking: come tutto nella cittadina, anche i due edifici sembravano orientati verso l’autostrada.

Mi guardai attorno lentamente e respirai una boccata d’aria fresca: era tutto verde e pieno di pozzanghere e si sentiva un odore strano e piacevole, muschio e salsedine… … In fondo Forks non sembrava male: calma e carina, un po’ deprimente, ma molto rilassante.

Aggiustai lo zaino sulla spalla e ripassai mentalmente la farsa per il pronto soccorso mentre mi ci incamminavo.

Non mi ci volle molto per arrivarci: come tutto, anche l’accettazione era piccola e piena di piante in vaso…persino sui ripianetti alle finestre.

Una giovane infermiera con i capelli rossi mi venne incontro

-Buongiorno. Le serve qualcosa?? Ha qualche problema??-

-Ero andata a trovare una vecchia amica a Jeuno, all’Alaska Southeast, e quando sono atterrata a Port Angeles per lo scalo hanno comunicato di una lieve malattia infettiva al campus.

Io penso di non avere niente ma, visto che questo era l’ospedale più vicino, sono venuta per farmi controllare…tutto qui-

Sorrisi e guardai la ragazza…era pensierosa.

-Hai fatto benissimo…aspetta…ecco il comunicato…vieni, ti accompagno in sala d’attesa…c’è pochissima gente oggi.-

La stanza era in tema con l’ambiente: piante, piante e ancora piante.

Mi sedetti sulla sedia e accavallai le gambe.

- Allora…vediamo…mi dai la tessera dell’assicurazione, per piacere? Bene…Lily Ivy Hale…residente a Rochester…anni 18…ci siamo…tieni questo modulo: se dopo la visita risulti a posto me lo devi rendere con la firma del medico…mi lasci un attimo la tessera che la devo inserire nel database?? Torno subito.-

Si allontanò e ne approfittai per guardarmi attorno: c’erano solo due altre persone.

Una ragazzina con la gamba ingessata rideva sotto i baffi: ora di togliere il gesso…felicità massima, mentre un signore anziano teneva in mano una grande busta…esami da controllare, probabilmente.

- Questa è tua. Aspetta…il tuo cognome è Hale, giusto?? Come la figlia adottiva del dottor Cullen…e hai anche i capelli biondi…tutto bene??-

A sentire le parole “ Figlia adottiva” avevo avuto un mezzo infarto e avevo mosso all’improvviso le gambe, colpendo la sedia.

- Ti senti male??-

-No, no…è solo…un crampo…ho camminato un po’…-

Acchiappò il foglio, lo rilesse e poi si rilassò.

-Per fortuna i crampi con questo non c’entrano niente…mi hai fatto spaventare…solleva la e premi la pianta del piede con la mano…io vado.-

Si aprì subito una delle due porte e una dottoressa con una coda lunga di capelli color miele si affacciò.

- Arrivederci e grazie, dottoressa.-

- Torni tra una settimana…a chi tocca…vieni Jennifer…va meglio?? Devi controllare se tra una settimana puoi togliere tutto, giusto??-

Chiuse la porta e mi appoggiai completamente alla sedia: figlia…adottiva…ma allora grande abbastanza…capelli biondi…O mio Dio!!!!

Stavo per andare a dire all’infermiera di un improvviso atroce mal di testa per farmi dare un antidolorifico per andare nel mondo delle nuvole, quando vidi arrivare di corsa la diretta interessata e bussare alla seconda porta.

-Dottor Cullen, mi spiace disturbarla ma c’è sua moglie nel suo studio che le deve parlare subito…mi ha detto che è abbastanza urgente.-

-Arrivo subito. La ringrazio Stacey.-

Il paziente precedente uscì dopo pochi minuti, seguito dal mio ricercato.

Sistemai di scatto il cappuccio e, nascosta dalla mezza penombra creata, rimasi pietrificata dalla meraviglia: avevo ragione….non era di certo umano….era troppo perfetto.

Il viso, sottile e gentile, era illuminato da due grandi occhi dorati, dolci e tranquilli, e dai capelli biondi chiaro, lisci ma non perfettamente ordinati.

Salutando, sorrise e sentii chiaramente l’ultima parte pensante della mia testa volare via galleggiando: le labbra, sottili e lievemente rosate, scoprirono per un attimo i denti candidi…

Non mi resi neanche conto che aveva svoltato l’angolo,veloce e aggraziato, e mi alzai per raggiungerlo.

Rimanendo sempre a distanza lo seguii fino al suo studio.

Seduta su una delle poltroncine c’era una giovane donna: anche se non riuscii a vederla bene, ero troppo distante, riconobbi il color caramello dei capelli.

-Esme, amore-

Lei lo abbracciò , accarezzandogli i capelli con la mano, mentre lui prendeva la sua per baciarla.

- Allora, per il weekend…Alaska o New York? Serve il tuo voto per lo spareggio, o quei pazzi scatenati mi distruggono la casa tentando di convincere “pacificamente” gli altri a cambiare meta…sembrano tori in un negozio di pittura rossa!!-

-Alice che dice?-

-Alice non è imparziale. Presente cosa vogliono dire lei più New York??-

-“Quando finiamo scarpinare che devo andare a fare shopping?” ? Meglio l’Alaska….Secondo te sarebbe rischioso andare via per un fine settimana da soli??- [

- L’idea è fantastica…potrei non preoccuparmi per la casa…basta dai, che mi dimentico cosa ti dovevo dire…tra uno sclero e l’altro la nostra Alice prevede cose diverse…meglio stare attenti.-

-Vero. Ci vediamo tra poco…un’ora e ho finito.

Mi allontanai velocemente e rientrai nella saletta.

Pensiero stupido a cuccia!! Ma figuriamoci se la  mia testa bacata mi ascolta…c’è l’avranno qui il caffè macchiato?? Basta!!>

Per un benedettissimo colpo di fortuna venni visitata dalla dottoressa e, anche se in quel momento non ero sicura di esserlo mentalmente, venni dichiarata a posto.

In accettazione chiesi un elenco telefonico…l’idea da galera stava prendendo il sopravvento…mi scrissi l’indirizzo del bersaglio e poi uscii.

Avevo prenotato una camera per una notte vicino al negozio di trekking e, per mantenere la farsa, decisi di andare a curiosare.

Entrata, cominciai a girare tra i vari articoli e mi scontrai con quello che doveva sicuramente essere il commesso: aveva i capelli biondi e la pelle ancora leggermente abbronzata...non era di sicuro nato lì.

Per tutto il tempo in cui rimasi non riuscì a levarmi gli occhi di dosso…ma la cosa evidentemente non fu una buona idea…mentre uscivo una ragazza bruna sui 23 entrò e si buttò addosso al simpaticone…che, impegnato come era, non riuscì a ricambiare in tempo da impedirle di accorgersi di me. Stavo mettendo nei guai troppe persone da quando ero arrivata...

Non cercai neanche di trovare qualcosa da fare quella sera: me ne andai subito a dormire e, per qualche ragione, ci riuscii molto meglio del solito.

Mi alzai presto e, dopo aver fatto colazione, mi incamminai verso il bosco…comandata da due forze opposte: per ogni passo in avanti un’altra parte di me voleva farne un indietro…non a caso finii per terra almeno una ventina di volte.

A dire la verità anche concentrandosi non era difficile: rami, muschi o alberi secolari con le loro radici formavano un intrico vivente quasi mortale per una con  la testa a viole…

Quando arrivai davanti alla casa il mio umore oscillava tra il terrorizzato, l’indignato e l’esagitato… incomprensibile a chiunque, me compresa.

Mi avvicinai: dall’esterno si sarebbe detta l’abitazione di una qualunque famiglia…chissà se c’era un fosso con coccodrilli a scomparsa o un accesso rapido per la cripta o la sala torture…

Tirandomi sulle punte, sbirciai da una delle grandi finestre: peccato che le tende, tirate anche dall’interno, rendessero impossibile vedere qualcosa.

Stavo già per rinunciare e darmela a gambe dando ascolto alla vocina due, quando vidi che una delle porte su un terrazzetto a metà di una scala era rimasta aperta…l’omino nel cervello numero uno iniziò ballare…poveri i miei neuroni già allo stremo!!

La biforcazione di un albero abbastanza basso arrivava proprio a livello: supplicando che le scalate fatte da bambina fossero servite a qualcosa e raccomandandomi l’anima, cominciai a salire e arrivata miracolosamente ancora intera alla forcella, mi alzai in piedi.

Respirai a fondo e, dopo essermi dondolata avanti e indietro, saltai finendo faccia a terra sull’adorato piano di muratura…la mia caduta preferita, di sicuro.

-Permesso, vampiri miei pazzi..-

Entrai e salii le scale fino al piano superiore: non volevo scendere…meno vedevo di quella casa meglio mi sarei sentita.

Eppure era un bellissimo posto: luminoso, con grandi finestre e, ovviamente oramai, piante: accidenti, in quel posto doveva essere uno sport nazionale, il giardinaggio.

Fissai le porte inquieta e aprii quella davanti a me: uno studio.

Era ricoperto da pareti di legno, a cui erano addossate librerie piene di libri dall’aspetto antico; appesa alla parete vicino a una poltrona di cuoio nero, c’era una croce di legno.

Anche senza essere esperti si vedeva benissimo che era vecchia di secoli, probabilmente un pezzo rarissimo…ma che diamine ci faceva lì??

Stavo per uscire rassicurata dall’atmosfera accogliente e serena che quella stanza sembrava emanare, quando vidi una cosa che attirò completamente la mia attenzione: lei…o meglio una sua foto…a colori.

Bella come non mai, l’immagine ritraeva il mio clone in versione ottimizzata seduta su quella che sembrava proprio la poltrona alle mie spalle con in mano un numero di Vogue…infarto definitivo…maledetta  terribile terrificante certezza.

Rosalie Hale era viva….come essere sovrannaturale…come vampira.

Uscii di corsa dalla stanza e mi ritrovai nel corridoio.

Avrei voluto scappare…ma la maledetta vocina nella mia testa diceva

Per una volta, il mio subconscio pazzo aveva ragione: avevo una promessa e poi ero…curiosa, malsanamente e mortalmente curiosa.

Spalancai la porta davanti a me, ma un particolare me la fece escludere subito: una foto in bianco e nero del dottore mano nella mano con la moglie…o qualunque cosa  fosse Esme…se si chiamava così…..in quel momento avevo le certezze sotto i tacchi.

Dieci passi più in giù.

L’ambiente era completamente diverso: colori e una porta bianca con scritto guardaroba: l’aprii e rimasi letteralmente a bocca aperta…milioni di abiti, appesi a grucce, ricreavano l’effetto di un backstage

Presi il primo che mi capitò tra le mani e me lo appoggiai sul corpo: di sicuro non era suo…avevamo la stessa taglia e quel meraviglioso e cortissimo vestito era più sottile sulla vita di almeno dieci centimetri…niente da fare, buco nell’acqua.

La stanza successiva era leggermente aperta e per prima cosa sbirciai… e poi mi intrufolai dentro…mi sembrava di invadere la privacy di una persona conosciuta.

Era una mise di antico e moderno: uno splendido letto di ferro battuto, posto vicino a un cassettone di noce lucidissimo,era coperto da della seta azzurro cupo.

Su un angolo un tavolino di vetro era appoggiato un vaso di ceramica pieno di fiori bianchi…calle e rose.

Anche lì c’era un grande armadio a muro e lo aprii velocemente.

Ne estrassi un complesso vestito di seta color oro, ricamato e con la schiena scoperta: sembrava l’opera di uno stilista ma non aveva alcuna etichetta come se fosse stato realizzato apposta.
Non osai indossarlo: temevo di distruggerlo tanto sembrava infinitamente fragile e perfetto.

Davanti a un grande specchio con una complicata cornice argentea mi decisi  ad appoggiarmelo addosso…corrispondeva….era la sua stanza senza alcun dubbio.

Lo distesi sul letto per non riempirlo di pieghe e lentamente aprii il cassettone per cercare della carta e una penna per dirle anche solo chi erano le persone nelle foto…punto e basta.

Sollevati alcuni strati di tessuto, tra cui un completo di biancheria un po’…, trovai dei fogli…e un altro diario.

D’istinto presi in mano tutto e slegai il nastro che univa quelli che sembravano almeno quattro fogli protocollo, stropicciati e lisciati diversi volte…sofferti…

Mi sedetti sul letto accanto all’abito e gli occhi mi caddero sulla prima riga del pacco di fogli.

Non erano affari miei, era pericoloso e lo sapevo benissimo…ma rovinata per rovinata…tanto conveniva terminare quello che si era iniziato…

 

Non riesco a capire perché stia facendo questo…spero solo che serva…non capisco cosa sia questa nuova leggerezza e forse per saperlo devo prima dire alle tenebre…

 

 

Messaggio dall’Autrice pazza

Scusatemi!!! Ritardo mostruoso, orrendo…potete anche strangolarmi…sono stata una settimana in Sicilia con la scuola…meraviglioso!!

Ed eccoci a casa Cullen!!!

Sono contentissima che continuiate a seguirmi…e grazie per tutto, complimenti e critiche.

·        Clitemnestra: grazie davvero per il supporto per la scuola…qualcuno che mi capisce..

·        francefo80:grazie per il suggerimento…non mi ero davvero accorta dell’inconveniente

·        sarapastu

·        wawa chan

·        thsere

Cosa saranno questi misteriosi fogli…a voi capire e immaginare!!

Prometto che cercherò di aggiornare il più presto possibile.

Un bacio

    

 

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Capitolo 6
*** Nothing and Everything ***


Nothing and Everything

Nothing and Everything.

 

Cosa sono il Nulla e il Tutto? Niente od ogni cosa…o forse solo il secondo di silenzio tra un’emozione e il suo rifiuto.

 

 

Non riesco a capire perché stia facendo questo…spero solo che serva…non capisco cosa sia questa nuova leggerezza e forse per saperlo devo prima dire alle tenebre…devo dire addio…

Il punto è che non voglio…conosco il mio rifugio buio e non lo voglio lasciare…qui sono al sicuro.

E poi c’è quella sensazione…quella maledetta sensazione…che non è più con me…era il mio allarme e mi doveva proteggere, ma ora…niente.

Non mi sento inadeguate, colpevole, spaventata o chissà che altro… sono solo…io.

Ma  non va bene! Non posso essere solo Rosalie…non è giusto, non è vero…non sono più me da troppo tempo…non voglio più esserlo da quella sera.

Se lo fossi dovrei raccontare, parlare, mostrare al mondo la mia ferita, la mia indecenza…ma questa nuova cosa…Dio mio, non so neanche cosa sia….mi trascina fuori…vuole vedermi rovinata…sbugiardata davanti a tutti quelli che conosco…davanti a lui.

E’ tutta colpa sua se la sensazione non è qui a proteggermi…lui è un ragazzo stupendo, mi piace e forse di più…lo vorrei…e lei non mi protegge…non mi strappa da lui come aveva fatto con gli altri.

Ha sempre funzionato con tutti, a parte Edward e Carlisle, ma ora…niente di niente…non c’è verso.

Era arrivata durante una visita a Denali…mi avevano accompagnato a conoscere le mie cugine adottive…mai piaciute le visite ai parenti, ma loro erano simpatiche e gentili. Kate, Irina e Tanya.

Ma evidentemente quello era il periodo delle affiliazioni e anche alle tre sorelle si era aggiunta una coppia: Carmen ed Eleazar.

Sono di origini spagnole, con i capelli e gli occhi scuri e la pelle olivastra sotto il colorito pallido…il ragazzo era veramente bello e mi ero messa a guardarlo di sottecchi, ignorata del resto, quando cominciai a sentire un peso sul petto…un’inadeguatezza, un senso di terrore e di stare sbagliando…non mi dovevo avvicinare…era un uomo, nonostante tutto…sarebbe risuccesso.

Finora è sempre andata così, ma con Emmett…è tutto sparito…dovrei raccontargli, ma non riesco.

Non ho mai raccontato a nessuno, parlando, quello che mi è successo.

Non ho mai detto che…che… 

Il foglio era strappato, di netto, e rovinato da una macchia d’inchiostro, come se la pena fosse stata spezzata.

Stavo iniziando a intuire…non avrei voluto sapere cosa succedeva dopo, ma ormai…dentro, conoscevo il destino della mia povera amica.

Girai il foglio, pensando di non trovare quella parola.

…VIOLENTATA.

Lo stava urlando.

Non so perché , ma me la immaginai in quella stessa stanza, la finastre chiuse e una macchia nera sul pavimento, a respirare male, incredula di avercela fatta e per un secondo più tranquilla, prima di dover rientrare nell’inferno.

Quella maledetta sera tornavo dalla casa di Vera…

Vera!

…alla mia…quando li ho visti…sotto quel lampione, le bottiglie in mano, a due passi dalla porta.

C’era lui con loro…c’era Royce…

Royce…O Dio santissimo…

Ricorderò per sempre le loro parole…Rose! Ecco la mia Rose!!...Dov’eri finita? Avevamo freddo!...Non è più bella di tutte le bellezze della tua Georgia??....Fa’ un po’ vedere come sei fatta!

E quelle risate…le loro mani…i visi rossi per l’alcool e l’eccitazione…di vedermi davanti a loro distrutta e indifesa…la paura e il terrore di aver capito tutto e non poter fare niente.

E i colpi per tenermi incollata al suolo, mentre mi spogliavano e mi strappavano di dosso gli abiti per violentarmi, toccarmi e fare quello che volevano.

E quelle stelle…il primo e l’ultimo istante di tutto.

Il freddo…e la certezza di morire, dolce e accetta, e il vento sulla pelle.

 

Ero lì…seduta…ferma…immobile, quasi priva di coscienza…conscia di quello che sapevo e triste per questo, distrutta.

Chi era lei per me? Nessuno, una morta…aveva la mia età e avevo visto la sua vita schizzarmi sotto gli occhi…ora ne vedevo la fine, più desolante e ovvia che mai.

Non mi accorsi nemmeno di aver iniziato a piangere…non era un pianto isterico, di rabbia o dolore…non mi accorsi nemmeno di aver iniziato.

Lo capii soltanto quando sentii il viso e il collo bagnati dalle lacrime che cadevano sul vestito d’oro che mi era sembrato così fragile, ma che ora, in confronto alla felicità, sembrava l’acciaio.

 

 

Ma il  gelo aumentò, molto più vicino a me e il vento iniziò a soffiare sulla mia pelle con violenza.

Quando riaprii gli occhi per la prima volta  ero al caldo e non sentivo assolutamente niente. Ero completamente in pace.

C’erano delle voci…di persone che, come tante altre, avrebbero deciso il mio destino.

-Lei!! Fra tutte le ragazza che rischiano di morire ogni giorno, lei dovevi salvare. La cercheranno dappertutto!!-

-Non potevo lasciarla lì. Lo capisci questo? Era troppo inumano.-

-Tanto in questo mondo è inumano...-

-Edward...come puoi pensare di non aiutarla...noi possiamo salvare chi è più debole di noi...questo è il dono che è stato fatto a tutti noi.-

-Esme...-

-E ora, che hai intenzione di fare?-

-Non penso ce la farà.-

Mi chiesi cosa dovevo ancora fare, per cosa dovevo lottare…io ero già morta, chiedevo solo di potere stare finalmente in pace…

Non ero cosciente del mio corpo, ma la mia mente c’era…sapevo chi stava parlando: Carlisle, Esme ed Edward Cullen…oggi sono la mia famiglia…se quello che mi hanno fatto sia stato bene o male, non lo so ancora…

In quel momento desideravo solo che i battiti del mio cuore fossero contati e, inaspettatamente, venni esaudita…anche se non nel modo inconsueto…

 

Come poteva scrivere se il suo cuore non batteva più? Come poteva soffrire e amare?

 

 

 Due dita gelide si appoggiarono sul mio collo, forse per cercare il battito, e poi iniziò tutto.

Un lampo di dolore mi attraversò. Senza sparire. Qualcosa di innaturalmente acuminato mi trapassò la pelle del collo...e ne uscì.

Mi irrigidii e sentii le mie braccia che si contraevano in uno spasimo.

Poi il freddo scomparve per diventare l’inferno.

Cominciò piano nel petto e si allargo come una macchia di petrolio incendiato in tutto il mio corpo per consumarlo.

Il mio respiro divenne irregolare e iniziai a rantolare...era tutto così caldo, troppo caldo e la mia mente era annegata nel dolore e concentrata solo su di esso.

Qualcosa di gelido si appoggiò di nuovo sul mio collo... una mano... era così meravigliosamente fredda. Mi aggrappai a quell'ultima ancora, sperando che mi aiutasse a risalire.

Eppure mi arrivavano solo scuse.

Un altro spasimo. Strinsi la mano più forte. Non la volevo, ma non riuscivo a staccarmi.

Il mio corpo smise di ascoltarmi...il respiro e il battito del cuore erano frenetici, come se avessero saputo di dover morire poco dopo...gridai...perché il dolore non si calmava se gridavo? A che mi serviva quell’ ultimo appiglio umano?

-Scusami. Piccola, perdonami...finirà.-

La voce si perse nel nulla. O nel fuoco.

Smisi di pensare o sentire, avvolta da qualcosa che non sarebbe dovuto essere destinato a me.

 

Riprendere coscienza di me fu peggio che averla persa.

Il bruciore ricomparve più violento e demoniaco di prima con la consapevolezza di esserne immersa e di non poter fare niente. E ricomparvero le voci.

-Quanto manca?- Quanto mancava a cosa, accidenti ?! Non sopportavo di non sapere cosa diavolo stesse accadendo a me e al mio corpo!!

-Maledizione a quei porci! Aveva la sua vita e ora diventerà un mostro per colpa di due tipi diversi di mostri...-

-Ma cosa stai?-

-Edward. Non puoi sempre sentire e sapere tutto. So quanto faccia male questa consapevolezza in momenti come questi, ma non puoi salvarle tutte, non sei onnipotente... hai già impedito che la vita di tante andasse a rotolo...-

-Questa città è piccola. Se avessi controllato meglio i pensieri che mi arrivavano l'avrei potuta aiutare...-

-Lo potrai fare anche adesso. Avrà bisogno di aiuto.-

-Sarebbe stato meglio se l'avessi fatto prima...-

Che avrebbe dovuto fare prima? E che aveva in testa quel povero pazzo? Cosa pensava di essere capace di fare? Stenderli tutti? Un ragazzo contro cinque uomini? Certo che gli scemi...

Tutto intorno a me appariva più chiaro e definito e per un attimo ebbi la sensazione che il dolore cominciasse a lasciarmi...i piedi e le punte delle dita non stavano bruciando più, erano... fresche.

-Tesoro, forse è meglio se cominci a spiegarle cosa le è successo...è abbastanza cosciente?- Cosa mi era successo? Grandioso o orrendo: era finita ma come al solito non ho deciso niente...fantastico.

- Piccola, Rosalie…riesci a sentire?-

Girai la testa e, fissando Carlisle negli occhi, gli chiesi cosa diavolo mi fosse successo…o meglio che mi stava succedendo.

Non volevo che mi raccontasse tutto…che senso può avere aggiungere un inferno a un altro?

Edward gli si avvicinò per un attimo e sussurrò qualcosa che non riuscii  a capire, parlava tanto in fretta…

- Quando ti ho trovato stavi per morire, lo sai vero?-

-Perché non mi hai lasciato lì? Perché non mi avete permesso di morire?? E questo maledetto bruciore!! E una nuova, stupida cura? Smettetela!!-

- Ora è tardi. Spero che mi perdonerai…ho deciso per te. Ma non potevo lasciarti lì…-

-Perché?-

-Perché una vita conta.-

Mi voltai di scatto…era Edward.

-Fra poco tutto questo finirà…ascoltami…e non prendermi per pazzo, per favore.-  Sorrise un po’ amaro.

- Rosalie…ora tu non sei più umana. Per molti, ma puoi ancora esserlo…in modo diverso…-

-Ma che accidenti vuol dire?- Ricominciai a sentire il petto bruciare più forte, il mio cuore veloce.

- Sei un vampiro.-

Rimasi paralizzata…ero un mostro.

 

< Dio, l’ha detto. Ti prego, no, dimmi che ho letto male…è un codice…non può essere…>

Volevo alzare i tacchi, scappare, lontano da quello che sapevo.  Come?

Perché tutte a me?? Non bastava già aver perso l’amore, la serenità, la felicità e Dio solo sapeva che altro?  Il destino non mi aveva già dato addosso abbastanza? Avevo chiesto o sperato troppo?

 

< Ma perché tutte a me?? Non era sufficiente avere un interesse insensato e ossessivo per una morta? Che poi manco è morta…più o meno. Noooo…dovevo anche scoprire che lei è una vampira…e io mi sono per giunta intrufolata in casa sua!! Ma che genio!! Che ho fatto di male…e anche lei?? >

 

Rimasi paralizzata.

Poi, di botto, sentii una specie di esplosione nel  petto…violenta, bruciante.

Sobbalzai e Carlisle mi prese di nuovo la mano, come se stesse per scadere il tempo.

- Tra poco la trasformazione terminerà e io non so come sarai al risveglio. Noi non siamo vampiri normali.

 NON  UCCIDIAMO GLI UOMINI.

 

Cheeee?!?!?

 

Sopravviviamo grazie al sangue animale e ci sappiamo controllare. Se lo vorrai,  potrai restare con noi…nella nostra famiglia.

Qualunque cosa sceglierai, sappi che non sarai mai un mostro…ricordatelo.-

Avrei voluto rispondere, ma, in quel preciso istante, il mio cuore prese a bruciare.

E non come prima…tutto il calore stava lasciando il mio corpo e schizzando verso il petto, concentrandosi.

Ricaddi indietro e mi sentii mancare il respiro.

Veloci, sempre più affannati, i battiti mi risuonavano nelle orecchie, come nella più folle e mortale delle corse.

Di botto fu il silenzio…e una specie di pace.

Riaprii gli occhi e li ritrovai in fianco a me, cauti.

- Come ti senti? Senti un bruciore in gola?-

Non me ne ero accorta e portai la mano alla gola…niente di che, solo la secchezza che si ha dopo aver cantato a lungo quando fuori c’è vento.

Lo dissi e vidi gli sguardi di tutti rilassarsi.

- Bene, questo ci da un po’ di tempo. Rosalie, credi alla storia che ti ho raccontato prima?-

- Neanche a una sola parola. Perché non vi fate ricoverare tutti?? Essere pallidi non vuol dire essere esseri mitologici.-

- Guarda la tua pelle.-

Era più chiara del solito…- Sono sempre stata pallida.-

- Non ti sembra di vedere e sentire meglio?-

A dire la verità, me ne ero già resa conto…la danza della luce riflessa degli specchi era quasi una magia…- Ho sempre avuto una buona vista.-

Si avvicinò alle tende e aprì la finestra: la luce dell’ alba entrò nella stanza e andò a posarsi sulla pelle del dottore.

Brillava.

Si scostò e lasciò che quel raggio arrivasse sulla mia pelle: rimasi a guardare il mio braccio…non era più carne, ma un diamante di seta.

- O mio Dio. Allora è tutto vero…sono davvero un…un…un vampiro.-

Scattai in piedi e, mentre mi giravo per prendere una coperta da mettermi addosso, mi accorsi di indossare una camicia da notte lunga alla caviglia…erano stati loro…gentili.

- E’ mia…spero che non ti sia piccola.-

Restai a bocca aperta: si preoccupavano per me.

- Grazie…Esme.-  Mi sorrise di rimando.

- Come va la gola?-

- Brucia un po’ di più…perché sempre questa domanda?-

- Ci serva per capire quando abbiamo sete…tu sei una nuova vampira, una neonata, ed è già incredibile che tu sia così calma, ma è meglio non rischiare…andiamo a caccia??-

Andai nel panico più assoluto…caccia…sete…

- Cosa vuol dire tutto questo?-

- Quando abbiamo sete diventiamo più pericolosi…anche se con il tempo impariamo  a dominarla. Non ti preoccupare, non uccideremo nessuna persona, solo degli animali…-

- Come farò?? – Ero sull’orlo di una brutta crisi di panico.

- Sarà naturale…ti verrà spontaneo…è normale.-

Annuii, ben poco convinta.

Esme mi si avvicinò. – Forse prima è meglio che si dia un’occhiata, che dici?-

- Perché?? –

Lei riprese a parlare, con una dolcezza che assomigliava a quella di una madre – Vedi, con la trasformazione anche il nostro aspetto cambia un po’…a volte è difficile accettarlo, anche se forse per te sarà più facile…in particolare, non ti preoccupare degli occhi…ti abituerai e tre poco cambieranno…-

Ero sempre più stressata, ma lasciai che Esme mi appoggiasse un braccio intorno alle spalle, mentre mi accompagnava verso il bagno.

- Ti ho lasciato dei vestiti…se ti serve qualcosa dillo.-

Entrai esitante a occhi chiusi e mi trovai di botto davanti a quel maledetto specchio…i miei occhi.

Rossi, come rubini insanguinati, e terrificanti.

Sentii una specie di rabbia violenta sul punto di esplodere, ma riuscii a calmarmi…avevo visto anche il resto.
Quelle due pietre inumane sul  mio viso illuminavano il volto di un  angelo: ogni mia caratteristica si era armonizzata con le altre, creando un insieme perfetto e unico…divino.

Presi tra le dita una ciocca di capelli…fili di seta d’oro.  Seguii quella mano fino alla spalla e poi rimasi bloccata davanti allo specchio.

Ora capivo cosa volesse dire “ Forse per te sarà più facile”…ero già bella, ma in quel modo…le gambe sembravano più lunghe e le braccia più affusolate, la vita più sottile e il seno più formoso.

Provai a sorridere…una magia ammaliatrice, ecco cos’era.

Mi vestii alla svelta: sentivo la gola bruciare di più ogni minuto che passava e uscii dalla stanza.

-Tutto bene??-

- Sì, grazie-

 

< Ma come “ Sì, grazie”?? Ma eri normale tu prima che ti succedesse tutto o avevi già seri problemi??  Penso la seconda….ti hanno appena detto che sei diventata un essere mitologico, non tradizionale per giunta, e tu fai la persona tranquilla??        Non sarà mica un problema genetico…ecco da dove arriva la mia curiosità da pazza…sempre tutta colpa tua…non fossi una vampira, avrei anche due paroline da dirti…mi cacci in un guaio dopo l’altro…non hanno mai pensato di farti esorcizzare da piccola??-

Dove accidenti mi ero cacciata?? Il mondo aveva invertito la rotazione? Facile…spaventoso ed…eccitante. Sapevo bene che quello non era propriamente un comportamento intelligente, ma io, la piccola umana, ero mortalmente attratta da quel mondo che non sarebbe mai dovuto esistere…in fondo il frutto proibito attrae.

 

- Pronta per andare? Dopo ti sentirai meglio, vedrai. -

- Dove andremo a…cacciare?-

- Oltre le colline. Lì non ci va mai nessuno perché “qualcuno” ha “casualmente” sparso la voce che ci sia un animale pericoloso…indovina chi è stato? –

- Lo avete fatto per proteggerci? –

- Anche per comodità…non c’è bisogno di controllare tutto…praticità.-

Se c’era un disilluso in quella famiglia, era Edward…mai piaciuti i tipi come lui…non era un pensiero difficile, ma automatico.

- Grazie, Miss Hale –

Lo avrei bombardato di domande se Carlisle ed Esme non mi avessero trascinato via.

Cominciammo a correre: non avevo mai provato qualcosa di simile, la parola “volare” non rende neanche lontanamente l’idea.

Al primo salto schizzai 10 metri più in alto del dovuto per un attimo riuscii a godermi l’aria profumata dei pini che mi passava sul viso e tra i capelli.

Atterrai tra il gruppo e mi guardai attorno spaesata: il bruciore cresceva e io non avevo idea di che fare.

- Tranquilla, è già nella tua natura. Chiudi gli occhi e concentrati sugli odori e i suoni…che senti? Che capisci? Cosa sai di dover fare? –

Non ci fu bisogno di dire oltre: schizzai in avanti, attratta da quel modo pieno di vita pulsante e di sangue che mi circondava…era l’onnipotenza stessa.

Una folata mi prese in pieno e io la seguii, attratta ma non ancora persa.

< Come lui, sei lucida e puoi decidere, ma oramai sei catturata dalla bramosia…>
Mi acquattai dietro all’albero, scattante e pronta ad attaccare.

<…Sei nascosta nell’ombra, pronta a distruggere per il tuo piacere…>
Mi lanciai sul cerbiatto davanti a me, come la predatrice perfetta che ero.  In due instanti l’animale era a terra, terrorizzato e conscio di cosa stava per accadere, gli occhi sbarrati, anche senza l’intelligenza.

<….e ora atterri l’altro, ignorando ogni paura o legame…ammettilo, dov’è la differenza?...>

Affondai i canini nel collo morbido, sentendo il liquido cremisi e denso, scivolarmi per la gola e alleviare quel dolore bruciante, persa nella beatitudine del momento…perfetto.

<….è meraviglioso…ti piace, Rosalie e lo sai…che te ne importa ora degli altri, ora che hai il potere? Puoi decidere tu per ogni tuo capriccio…>
Prosciugai ogni goccia di vita e mi tolsi di dosso la carcassa, sospirando, per un attimo calma e rilassata.

< Siete uguali, non negarlo. Avete entrambi agito per il vostro piacere, senza pensare a nulla, solo per desiderio…non sei migliore di lui, non crederlo per un secondo…al posto di un animale poteva esserci un umano e tu avresti goduto della sua morte…che vi divide allora, mostri dell’inferno?>

Crolla sul terriccio.

Era vero, tutto e maledettamente vero.

Cominciai a singhiozzare, non solo per quello che avevo fatto, ma anche per quello che mi avevano fatto. Mi ritrovai ad accarezzare la pelliccia esangue del cervo, come avrei voluto che accadesse a me.

Stavo per perdere la testa, quando due mani mi sollevarono il mento e un ciocca di capelli rossi comparve nel mio campo visivo.

Edward.

- Non provare mai più anche solo a pensare qualcosa che assomigli a questo…non lo fare, ti prego.  In questo momento tu, la forte e invincibile neonata, sei l’essere più fragile dell’universo:ma ora siamo qui e ti aiuteremo, te lo prometto…rimani e saremo la tua famiglia e, beh, cercherò di essere un buon fratello…su di me puoi contare, e anche su di loro…non ti lasceremo.  Ma tu, non pensare mai più cose simili…è terribile solo sentirle…anche se ora tu avessi ucciso un intero villaggio, saresti ancora il più puro degli angeli in confronto a loro, mi hai capito??-

Annui e mi portai le mani sul viso per asciugarlo, ma non sentii nulla.

- Non possiamo piangere, dormire o cambiare. Ed è dura ucciderci.-

- Che vuol dire che non possiamo cambiare? –

- Siamo congelati nel nostro ultimo istante di umanità, senza mai crescere o invecchiare.-

Mi sorrise, un vero sorriso per una buona volta, e mi tese la mano. – Forza, tirati su…un cervo non è mica abbastanza e poi ne avremo di cose da dirti…dai…Rosalie. –

 

Erano umani.

Al diavolo le palle mostri bevitori di sangue e assassini di fanciulle, erano migliori di tanti uomini.

Non potevo credere alla storia che si delineava, perfetta e impossibile,  sotto ai miei occhi: la maledetta luce, che finiamo per cercare come degli ossessi, si va sempre a nascondere nei luoghi più improbabili, ma questa non è forse la regola del mondo?

Belli come dei, quelle creature facevano pazzie per non diventare mostri ed erano pronte ad accogliere, forse…forse non ero poi in guai così catastrofici…se mi avessero beccata potevo calcolare uno 0,00001% di possibilità di scamparla…forse meno, alla Legge di Murphy non ero mai piaciuta…

 

Continuammo a cacciare per parecchio e, con mio grande sconcerto, non ho mai avuto altre difficoltà…era naturale e facile; Come resistere al sangue umano del resto. Per una neonata ho sempre avuto un buon autocontrollo, anche se forse è stato in gran parte merito di Carlisle…è un maestro eccezionale e un vero padre, penso che sia così anche per Ed…sperò che lo sarà anche per lui.

Il tempo passava tranquillo, a parte gli sbalzi d’umore miei o quelli del mio adorato fratellino che di solito erano correlati ai miei, per via dei pensieri…simpatico curiosare nella testa altrui.

Ma le bombe innescate prima o poi devono esplodere, è fisica.

Esme era andata a fare compere ed era tornata con dei vestiti per me: penso di essere rimasta a fissarli un buon 5 minuti, prima di ricordare che le persone educate ringraziano.  Per sdebitarmi decisi di aiutarla a sistemare i suoi, non che fossero tanti, e involontariamente cominciai a curiosare…

Allora è davvero un vizio di famiglia!! Avevo ragione, c’entri sempre tu!

E mi accorsi che erano tutti della stessa taglia, come se non prevedesse nulla, neanche una gravidanza…e le chiesi perché non avesse ancora avuto un bambino.

Rimase bloccata per un po’, poi piegò la camicia che aveva in mano e si sedette sul letto.

Mi sedetti in fianco, in colpa: pensavo di aver toccato qualcosa di doloroso.

Si girò piano. – Non possiamo.-

Mi appoggiai la mano sulle labbra, la vedevo triste davvero. – Mi dispiace tanto, Esme, non…non volevo farti parlare di un problema così doloroso, scusami…-

Mi abbracciò e mi accarezzò i capelli. – Rosalie, noi vampiri non possiamo avere bambini…non cambiamo mai e la gravidanza è come un uragano di modifiche… quello che serve per far crescere il piccolo viene creato e tutto muta.-

Ero paralizzata, distrutta. – Vuoi dire che tutto quello che siamo sono splendide eterne statue di giaccio incapaci da vita e amore? –

- Povera piccola…no, non siamo ghiacciai perenni, quando amiamo è per sempre, non importa chi o come…e grazie a questo siamo in perenne movimento: ogni forte emozione ci rende diversi e così ogni dolore.

Nell’animo siamo tutto tranne che statici, ma il nostro corpo invece è paralizzato nell’ultimo istante di vita umana. –

- Ma dov’è ora la differenza tra noi e una roccia? –

- Anche la roccia si sgretola, noi restiamo, a meno che non ci distruggano, un po’ come la Terra…e se non possiamo dare la vita, possiamo proteggerla…. –

- E’ questo che cos’è, un specie di patto per avere in cambio eternità e bellezza?-

Amo quegli aspetti, ma sarei pronta a restituire tutto anche oggi pur di riavere il mio corpo caldo e vitale per nove mesi…a qualunque prezzo.

- No, è solo la nostra condizione…per sopravvivere alla morte, l’ultimo cambiamento per ritornare all’inizio, bisogna fermarsi…è solo il motivo per cui siamo vivi. –

Non sapevo cosa dire, fare…niente di niente.

Mi ritrovai di nuovo nell’abbraccio freddo di Esme, come una ragazzina adolescente tra le braccia di sua madre. – So a cosa stai pensando, piccola…non sei la sola. Tanti di noi desiderano poter tornare indietro, per poter di nuovo essere sereni e in preda alle emozioni più sciocche e travolgenti, per poter vedere il proprio ventre o quello della compagna crescere per far posto nel mondo a una nuova vita…non ci abbandona mai. Quello che devi continuare a cercare è la felicità…arriverà; Rosalie, e sempre nel modo e momento più insperato. –

Passai la notte seduta sul cornicione sterno della casa: era un posto così…rilassante.  Guardavo le stelle, le nuvole, la luna e quelle migliaia di nuovi colori che tutti i giorni mi passavano davanti agli occhi…meravigliosi ed irripetibili.

< Hai capito ora cosa ti hanno fatto veramente? Non ti hanno rubato solo il corpo, l’innocenza e la vita, ma anche i sogni e le speranze…cosa avevi chiesto sempre alla tua vita? Dei bambini e l’amore del tuo compagno per quello che avevate da vivere…neanche sapevi cosa era l’amore ma eri pronta ad accettare quello che veniva…E ora, cosa hai tra le dita, se non un’eternità da sola?>

Scattai in piedi, in preda all’ira…la prima volta era stata la disperazione per essermi sentita uguale a lui, ma ora, erano  rabbia, odio e dolore allo stato più puro.

Vendetta.

Per me, le mie speranze e le vite rubate al modo.

Per la famiglia, illusa come me, la mia amica, felice della mia gioia.

Per tutto ciò che mi era caro.

Li avrei uccisi tutti:prima i suoi amici, senza neanche ricordarne il nome, il loro odore per scovarli e poi lui.

Da solo.

Facendogli capire di stare per morire, inerme.

Sarei diventata come loro, ma non mi importava, al diavolo tutto e tutti.

 Avrei tradito fiducia e affetto, ma era il mio ultimo pensiero.

Appoggiai sul tavolo della cucina un foglio per avvisare che me ne sarei andata e feci per uscire.

- Aspetta.-

- Fatti gli affari tuoi, Edward, e fuori dalla mia testa! –

- Ferma solo un secondo…sai cosa stai andando a fare? –

- Sì.-

- E non hai paura? –

 Mentii. – Perché mai dovrei averne? –

- Non sui torna mai indietro. Sicura di volerlo fare…me ne occupo io.  Tu devi avere giustizia... –

- Pensai ai tuoi di problemi e lasciami in pace…lo so anch’io che dopo sarò come loro, ma lo davo fare o sarà sempre peggio. E ora, giù le zampe dai miei pensieri, per cortesia.-

- Non potrai mai essere come loro, te l’ho già detto…sarai migliore di loro per l’eternità. Non vorrei che tu soffrissi...-

- E allora lasciami in pace!! CHE CREDI DI SAPERNE , TU?? –

Corsi nella notte fino a quando…qualcun altro mi chiamò: volevo ignorare, non avrei avuto il coraggio di guardare in faccia Carlisle e dirgli quello che stavo per fare, ma mi fermai…mi fidavo.

- Se sei di fretta, corri pure, Rosalie. Ti volevo solo salutare. Cerca di tornare in fretta: mancherai a  tutti.-

Di nuovo…restai bloccata un’altra volta.

- Sei sicuro che vuoi che torni? Dopo? –

- Ma quante volte te lo dobbiamo ripetere? Sei della nostra famiglia e ti aspetteremo sempre.-

Mi avvicinai e mi sedetti sul prato, accanto a lui.

- Ma come potrò guardarvi in faccia? Sarò solo un mostro.-

- Oltre ad Edward hai deciso di far impazzire anche me? Non potrai mai essere un mostro. Punto. Siamo le creature più temute e negate del mondo perché incarniamo i sogni e le paure più folli…è la nostra natura. Se decidiamo di provare ad essere diversi, ad andare contro a qualcosa che è dentro di noi…ognuno ha le proprie motivazioni, anche tu hai le tue…e non venire a dire che lo hai fatto per noi…una cosa del genere non si fa mai per qualcun altro…-

- Ma io ora sto rinnegando tutto…completamente. Se sai perfettamente cosa farò, come puoi dirmi di tornare e che non sarò come loro? –

Stavo malissimo: a essere sinceri ero sull’orlo di una crisi isterica in piena regola…perché mi lasciavano fare e non  mi condannavano?

- Rosalie, anche se pensi di volerti solo vendicare, tu stai solo cercando di avere giustizia…sia che nessuno lo potrà mai fare e allora cerchi di sistemare le cose da te…forse non è il modo migliore e tanti potrebbero dire che tu non ne hai il diritto, ma questo è l’unico modo che ti resta… Quello che ti rende diversa da loro è che tu non cerchi qualcosa solo per te, ma anche per tutti coloro che ami o che avresti amato…ti hanno portato via tutto e ora meriti giustizia…ecco dov’e la differenza. Adesso tocca a te decidere, pensaci perché ognuna delle due scelte lascerà conseguenze indelebili…non ti aspettiamo, torna quando vuoi. –

- Carlisle, aspetta, per favore…perché Edward  sembrava così…così triste per me? Perché si è offerto lui di andare? La cosa non lo riguarda…-

- Vedi un paio d’anni prima che ci trasferissimo Edward è andato via…come vampiro normale.  Viveva nelle città e si nutriva del sangue di assassini, stupratori, feccia come…come…-

- Come lui.-

- Sì…è riuscito a salvare tante persone, specie ragazze, ma mi ha detto di non riuscire a sopportare il peso di quelle vittime…alla fine è tornato…per me e Esme è stata la felicità più totale. Non vuole semplicemente che anche tu senta quello che è toccato a lui, ti vuole proteggere…sai, si sente in colpa…non avrebbe mai voluto che succedesse…è convinto che sia stata colpa sua…che non abbia fatto abbastanza attenzione…-

- E’ decisamente l’essere più stupido del mondo.-

- E’ fatto così…tende ad esagerare le cose…-

- Grazie.-

Mi appoggia al tronco accanto e Carlisle, dopo avermi sorriso, si allontanò.

Restai lì a pensare e poi cominciai a correre nella notte.

Ogni notte uccisi uno dei membri della banda, ma non toccai mai il loro sangue: mi disgustava…niente di loro sarebbe rimasto dentro di me. Gli spezzavo semplicemente l’osso del collo.

L’ultima sera mi preparai come un’attrice alla prima: avevo predisposto ogni singolo dettaglio. Mi ero intrufolata in un negozio di abbigliamento di couture e avevo preso un abito da sposa che assomigliasse al mio, poi l’avevo sistemato.

Davanti a uno specchio in una camera vuota indossai prima il lungo abito bianco: meraviglioso, con una gonna ampia e stretta ai fianchi era tempestato di pietre. Infilai il corpetto e strinsi i laccetti di seta sul petto. Pettinai i capelli, appoggiai il velo sulla testa e, prima di uscire, misi un lungo mantello nero.

La serie di omicidi aveva avuto l’esito sperato: si era rintanato come un topo dietro ad una porta blindata con due guardie armate a proteggerla. 

Non persi tempo con i due uomini: probabilmente neanche si sono accorti di morire.

Tolsi il mantello e lo gettai a terra e con un colpo di mano spalancai la porta, Entrai e poi la richiusi.

Lui era lì, contro il muro, che mi puntava contro una mitraglietta.

Mi avvicinai piano. – Royce, che fai, non vieni a salutare la tua sposa? Ora è tardi per non voler vedere il vestito, hai già rovinato tutto. Perché non mi guardi? Non avrai paura di me? Sono io la tua Rose, la tua fata.-

Cominciò a sparare. Vedevo i proiettili al rallentatore e lì evitai.

Quando gli fui davanti mi tolsi il velo dagli occhi, puntando i miei rubini di fiamme sul suo viso pallio e sudato, corroso dall’interno.

- Royce, perché tremi? Non vuoi venire con il tuo angelo?-

-Rosalie…Rose, ti prego, basta…ora sei un angelo, basta, non volevo, non volevo…-

- Non parlare…non c’è bisogno. Non mi dire che non mi volevi rubare tutto quello che avevo o che sognavo. Sono venuta a prenderti, non sei felice? Mi desideravi così tanto da uccidermi che sarò io a portarti via…-

Non respirava quasi più. Fuori era l’alba, un giorno di sole. Con un salto spalancai la  finestrella in alto e la luce mi colpi, spezzandosi in migliaia di arcobaleni di diamanti e illuminando la stanza.

- Sei un angelo davvero…ti prego, lasciami qui…rimedierò,  ti prego…Rosalie, io ti amo…-

- Shhhh. Ti voglio rivelare un segreto. Non sono venuta per portarmi con me, ma solo per ucciderti.- Gli accarezzai il volto con le dita e poi, con un colpo, gli piegai il collo…era finita.

Lasciai cadere il corpo e uscii dalla finestra. E ripresi a correre.

Sentivo già che avevo fatto, ma ormai era stato così…non si può tornare indietro.

Quel peso lentamente è diventato come la seta: è lì, resta sempre con me, ma non è…insopportabile. Viviamo assieme.

Tornai a casa e loro erano lì, ad aspettarmi, la mia famiglia, per me, solo per me, per una volta.

Questo è tutto quello che è successo a Rosalie, quello che non voglio raccontarti, perché ho paura di perderti…non ho scritto tutto per fartelo leggere, non è il mio genere di cose. Questi fogli resteranno da qualche parte nascosti e penso che nessuno li leggerà mai. Questa alla fine è solo la mia storia…non conta nulla per il mondo, che nemmeno la conosce e non lo farà mai… per me…questa sono io, che non ho il coraggio di mostrarmi del tutto. E neanche di raccontare, perché in realtà volevo solo qualcuno che mi ascoltasse fino in fondo, senza una parola o un’occhiata…per farcela da sola. Ho bisogno di sapere di potercela fare...Non so se gli racconterò mai tutto…se succederà…allora saremo insieme, saremo uno…e sarà bello, davvero.

< Bene, benissimo…ma cosa si può volere di più dalla vita?? Ricapitolando, ho scoperto che: i vampiri esistono, non assomigliano a Dracula e io sono già morta.

Quanto possono dare per aver frugato tra le cose personali di una vampira, probabilmente tutt’ora al limite di una crisi di nervi…semplice, mi rimandano dalla diretta interessata, che tanto se la sbriga lei, problema in meno al sistema giudiziario.

Perché non sono andata in vacanza la mare…qui vicino ci sarà il mare? Dicono tutti che lo vedi e poi muori.

Allora è questa la tua storia, cara la mia amica…complimenti, ci si potrebbe scrivere sopra un libro…mi sa tanto che il destino ce l’aveva davvero con te…che male avrai fatto all’ordine cosmico?? >

Mi alzai e iniziai a girare intorno al letto per riordinare le idee: potevo metterla sul rider finché volevo, ma la verità era che  quella ricerca mi aveva messo sottosopra la vita…oltre all’esistenza di creature mitologiche, avevo trovato un esempio pratico di quanto le apparenze ingannino, di quanto siano solo le nostre azioni che ci rivelino davvero…e di quanto l’umanità potesse essere brutale…piangevo ancora, senza accorgermene… era diventato tutto così strano, senza senso e maligno che non avevo le parole.  Tirai fuori dalla tasca le foto e le guardai: le avevo in tasca tutte, non solo quelle di Vera, ma anche le mie…piccoli pezzi di vita rubata e ora ferma.

Non era ancora tramontato il sole di sabato e pensai di prendere in mano il diario…per sapere tutto…e poi alzare i tacchi, con molta fortuna.

Girai intorno al letto, ma inciampai nell’orlo del vestito e mi trovai per terra, distesa…non era poi scomodo neanche il pavimento se si ha sonno e io ne avevo…

Avevo chiuso gli occhi, quasi involontariamente, quando appoggiai di botto il piede per terra, sbattendolo, e sentendo poi un sibilo.

Mi accorsi di non essere più da sola. Avevo compagnia…che bello!

 

 

 

Messaggio dall’Autrice pazza.

Ehmmmmmmm….Dunque……Sto per venire travolta dalla vostra giusta e meritatissima collera??  Vi prego, ferme con quei coltelli da lancio…scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate….

MI scuso all’infinito per questo indecente ritardo ma…me ne sono successe troppe: oltre a scuola, ditemi dove hanno sepolto Carlo Magno così do fuoco alla sua tomba!!, il mio povero modem ha avuto un incidente ed è ancora al centro assistenza…in gravi condizioni…per intenderci posto e leggo le ff a scrocco da un’amica troppo buona.

Unica consolazione, il cap è abbastanza lungo…spero che vi sia piaciuto, nonostante l’argomento decisamente triste…è stato difficile anche per me scriverlo…no temete il prossimo sarà mooooolto più demenziale…chi sarà il primo a dare di matto?? Si accettano scommesse…

Un grazie gigantesco alle sante fin troppo buone che mi hanno commentato:

·        Clitemnestra

·        Scarlett Blood

·        Wawa chan

·        Thsere

·        Kumiko Chan

Grazie anche CallieAm e Kari87che mi hanno aggiunta alle ff seguite…anche se non ho ancora ben capito che vuol dire quell’opzione…scusate l’ignoranza °-°’’’

Perdonatemi ancora, giurò che cercherò di postare prima.

P.S. Grazie davvero anche a quella santa ragazza di Estrella, che mi lascia usare il suo PC per postare…sei un’amica!!

Ciao, ciao…me implora ancora perdono…

Un bacio

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