La principessa e il Dragone

di Gio_Snower
(/viewuser.php?uid=371024)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: La fuga della Principessa ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Il mercante ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: La Fanciulla dai capelli Blu ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Lord Elfman ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Il Drago ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: La città di Beer ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Kana ed Elsword ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Il passato Oscuro ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: L'Alba del giorno dopo... ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Gray ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Il Villaggio di Astro ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Leo & Aries ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Gli spiriti ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Evergreen ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Si parte! ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Una nuova sfida per Gray ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: Sulle tracce di Aries ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: La Villa ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: Il Salvataggio ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19: Gildarts ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20: Il Racconto ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21: La Banda dei Fulmini ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 :Una ragione per fare quel che si ha fatto ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23: Il Drago d’Acciaio e la Fanciulla dai Capelli blu ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24: Il Racconto del Mattino Dopo ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25: Il Reclamo del Passato ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26: Un Demone ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27: Scomparsa ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28: Riunione ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29: Gerard Fernandes ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30: Il Risveglio ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31: Futilità, Gelosie e quant'altro...ma siamo in un Romanzo?! ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32: Rapimento ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33: Un Racconto ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34: La Ragazzina Piangente ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35: La Gilda Fantasma e L'Avviso del Saggio ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36: Alleato ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37: Zeref ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38: Odio ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39: Racconto di un Passato ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40: Risveglio ***
Capitolo 42: *** Capitolo 41: Ballo ***
Capitolo 43: *** Capitolo 42: Desiderio ***
Capitolo 44: *** Capitolo 43: Spacciato ***
Capitolo 45: *** Capitolo 44: Cuore Sciolto ***
Capitolo 46: *** Capitolo 45: Lo voglio ***
Capitolo 47: *** Capitolo 46: Risposta ***
Capitolo 48: *** Capitolo 47: Scelta ***
Capitolo 49: *** Capitolo 48: Grotta ***
Capitolo 50: *** Capitolo 49: Il Drago Antico ***
Capitolo 51: *** Capitolo 50: Lucy e Natsu ***



Capitolo 1
*** Prologo: La fuga della Principessa ***


 

La Principessa E Il Dragone

 

 

Prologo: La fuga di una principessa

 
C’era una volta…è così che iniziano le storie, no?
C’era una volta, in un regno assai lontano e misterioso, una giovane e bellissima principessa. La principessa ,che agognava l’avventura e l’amore, scappò dal castello del padre lasciandosi dietro il rimpianto, il dolore, e la tomba di sua madre. Questa storia parla di quella principessa, ma attenzione!
In questo racconto non ci sono principi o re a salvarla, ma bensì un drago. E questa novella parla di loro due…
 
 
«Lucy! Fermati! E’ un ordine!» urlò suo padre. «No! Me ne vado!» ribatté Lucy che continuò a correre. Corse evitando le guardie, scansando la balia e i vari servitori, continuò a correre fino a che non fu sicura di aver lasciato il castello dietro di sé.
«Quell’uomo è un tiranno!» disse Lucy mentre camminava attraverso un bosco pieno di ombre oscure ed oscuri rumori. Rumori che avrebbero allarmato chiunque, ma che non avrebbero mai spaventato quella principessa dal cuore impavido. Sentiva però piccoli occhi seguirla, curiosi o avidi, famelici persino, che però, su tutte le furie com'era, non la infastidivano. «Un bruto senza cuore!» nelle parole di Lucy si sentiva il rancore verso il re, suo padre.
Lucy odiava suo padre da molti anni ormai, anche prima che sua madre morisse. Lui era un uomo freddo e calcolatore, un terribile tiranno che voleva darla in sposa al principe Gray; un uomo che sembrava essere fatto di ghiaccio, non di carne e sangue, dall'aspetto tutt'altro che spiacevole, ma dal carattere scontroso e dalla poca intelligenza che, anche senza averlo mai incontrato né conosciuto, lei gli attribuiva. Uno stolto con la testa piena di neve. No, non avrebbe mai sposato un individuo simile. Lei che sognava l’avventura, lei che amava scrivere, lei che con i suoi biondi e lunghi capelli era considerata bellissima quanto la sua defunta madre.
No, Lucy non avrebbe mai permesso che le succedesse qualcosa di simile. Per questo era scappata, lasciandosi dietro una vita di noia, di insegnamenti monotoni e giorni grigi, e pure l’agiatezza e la ricchezza che non aveva mai voluto.
Scappò attraverso il bosco per un giorno e una notte, camminando su scarpe umili che si era procurata in gran segreto. Arrivò al villaggio più vicino solo all’alba del secondo giorno della sua fuga, sfinita ed affamata.
Lucy guardò il suo bellissimo abito che sebbene sporco di fango ed erba, era rimasto lucente e splendido. L’avrebbe venduto, decise. E anche i gioielli che portava al collo, alle dita e alle orecchie. Monili d'oro e gemme splendenti che, sulla sua pelle diafana, risplendevano. Quelli erano gli ornamenti di una principessa, ma Lucy non voleva più esserlo. Cercò il primo bazar nelle vicinanze dove vendere l’abito e gli orpelli. Dopo poco trovò un piccolo emporio con un uomo dai biondi capelli sporchi e un viscido sorriso. Appena la vide il sorriso s’allargò. «Posso esserle utile, mia signora?» disse. «Sì, voglio vendere questi gioielli e questa veste.» disse Lucy e mise sul tavolo del mercante tre anelli d’oro, gli orecchini di rubino e la collana incastonata di diamanti. Tenne solo una piccola collana con una chiave dorata, dono di sua madre. «Certo, le comprerò tutto per duemila bezes.» disse il mercante. Lucy scosse la testa. «Quattromila.» ribatté.  «Mia signora, duemila sono un prezzo onesto…» iniziò il commerciante con il suo tono mellifluo. «Non credo proprio. Quattromila. Solo la collana ne vale il doppio.» disse Lucy. Il commerciante riprovò, ma Lucy lo zittì e quindi il mercante, conscio di non poter abbassare il prezzo, comprò tutto per quella cifra. «Bene, ora voglio un abito di pelle, un mantello, una mappa, una borraccia, due coltelli e uno zainetto o un marsupio.» disse Lucy. Il mercante le mostrò la migliore merce che aveva, ma Lucy della sua migliore merce comprò solo i due coltelli e il marsupio. Del resto volle cose a basso prezzo e resistenti. I coltelli da taglio  di alta qualità non erano decorati come quelli che le aveva provato a vendere e quindi di certo più utili e scialbi, adatti quindi a una viaggiatrice senza pretese. Lucy comprò tutto per cinquecento bezes così le rimasero tremila e cinquecento monete di resto .
Così avvenne la fuga e l’inizio del viaggio di Lucy, una principessa in fuga. 






*** Spazio dell'Autrice ***
Salve a tutti! Mi chiamo Giò e sono l'autrice di questa fic.
Erano anni che non scrivevo una fanfiction.
Riguardo al prologo, so che è piccolino, ma i capitoli
saranno più corposi, ve lo assicuro. 
Recensite in molti, così che io possa sapere la vostra opinione! ç.ç
A presto,
xx Giò



Ringrazio Nausikii che sta betando i capitoli di questa storia con molta pazienza.
Grazie molte!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1: Il mercante ***


Capitolo 1: Il Mercante


Lucy arrivò nella città di Drinks. 
La città di Drinks era grande e rumorosa, meta di molti turisti amanti della birra che era conosciuta in tutto il paese.
Heartphilia Lucy dai biondi boccoli, un seno prominente e prosperoso, ed occhi di un bel marrone cioccolato, anche da viaggiatrice non passava inosservata.
Uno dei tanti ubriachi aveva provato a portarsela a ‘letto’ offrendogli soldi, dicendogli pure, ignaramente: «Ti offro cinquemila bezes! Sono più di tutti i soldi che mai riuscirai a vedere nella tua vita, ragazza.» o almeno questa era la frase se detta con tono normale, ma l’uomo ubriaco aveva più volte singhiozzato e l’aveva chiamata raaaaa-gaaa-za. Al che, Lucy, notando l’avanzato stato di ebrezza del tipo, l’aveva portato in un hotel a ore, e poi, dopo averlo stordito e legato al letto, s’era presa i cinquemila bezes dal portafoglio del povero ubriaco.
Lucy, così, camminava per le strade di Drinks alla ricerca di una bella locanda in cui alloggiare. 
Un uomo dall’aspetto trasandato, ma pulito, s’avvicinò. «Bella signorina…» disse. Lucy lo squadrò, cauta. E le apparve come un uomo anziano non più alto di un bambino, un uomo che avrebbe potuto facilmente battere o da cui sarebbe potuta scappare. «Sì?» chiese guardinga. «Cercate una locanda, vero, signorina? Allora lasciate che Makarov ve la mostri.» disse. «In cambio di cosa?» chiese Lucy. Sapeva che tutto aveva un prezzo. «In cambio di cinque monete bezes.» disse l’uomo con un sorriso tutto denti. I denti bianchi scintillarono nell’oscurità che era calata. Lucy si rese conto che improvvisamente s’era fatta sera e che doveva al più presto trovare una locanda in cui alloggiare. Accettò. «Va bene. Mostrami la via.» disse. Makarov annuì con un sorriso furbo che sfuggì però a Lucy, troppo sovrappensiero.
Lucy seguì il vecchio fino a un angolo oscuro di una via. «Ed ora?» chiese. Il vecchio si girò. «Ed ora, sei nelle mie mani.» alzò la mano e un molte persone vennero fuori dall’oscurità. Un gruppo di ladri? «Cara, ora sei merce.» disse ridacchiando. 
Gli occhi di Makarov mandavano lampi di tristezza e Lucy si chiese perché se lo faceva soffrire così continuava a fare quello che faceva.
Lucy guardò con grande dignità Makarov.
«Commetti uno sbaglio, vecchio.» disse. E l’ometto stesso parve pensarlo, ma mandò via quell’idea scrollando una mano. «Dici, principessa?» disse.
«Principessa?» Lucy era sconvolta. Lui sapeva!
«Quanto pensi abbia pagato il re, tuo padre, per riportarti a casa?» disse il vecchio, ridendo gaiamente.
«Di certo un prezzo non troppo alto.» disse Lucy con disprezzo.
«Sì, infatti. Per questo ti venderò a un mercante di schiavi che m’ha richiesto una ragazza giovane e vergine.» disse.
Lucy arrossì e digrignò i denti. «Spregevole abominio.» rispose.
«Ti racconterò una storia principessa, mentre i miei uomini ti porteranno in quella casa abbandonata, s’intende.» disse Makarov.
E Lucy fu portata in quella catapecchia dove una ragazza dai capelli blu corti dormiva. Forse era svenuta?
Fu legata da un uomo dai lunghi capelli neri e tanti piercing al naso. 
«Allora, torniamo a noi. Questa storia parla di un uomo che governò come “Maestro” una delle più grandi gilde di mercenari. La gilda di Fairy Tail.» disse Makarov. Lucy spalancò gli occhi. La Gilda di Fairy Tail era conosciuta in tutto il paese, anche se, era ormai una leggenda. Il vecchio ridacchiò notando la sua espressione. «Fairy Tail, fondata da Mavis la guerriera, portò splendore in ogni guerra. Vinse ogni battaglia per il paese da cui fu assoldata; Ma la particolarità di Fairy Tail, come sai, era il fatto di poter essere assoldata solo dai giusti con buoni motivi per combattere, s’intende. Non ci facemmo mai coinvolgere in guerre di soldi e questo ci portò molti nemici. La Gilda infatti fu distrutta. In molti morirono. Mio figlio…mia nuora…il mio piccolo nipotino, Laxus, la luce dei miei occhi. E così l’uomo che era a capo di una delle più grandi Gilde del mondo, finì in rovina. Ora faccio il mercante. Vendo varie merci, tra cui, persone.» finì l’uomo. Nei suoi occhi una tristezza incomparabile, lacrime non piante luccicavano come perle nella luce dell’unico lume nella casa abbandonata.
«Mi spiace.» disse Lucy con voce rotta.
«Non provare pietà per un vecchio, bambina.» disse l’uomo con voce dura. La ragazza in lui vide il vecchio Maestro che era stato un tempo. «Provo compassione, un’emozione ancor più pericolosa, a suo dire.» ribatté Lucy. «Ma questo non la perdona.» disse.
Makarov distolse lo sguardo.
«Lo so.» mormorò.
Lucy non dormì. 
All’alba del primo giorno di prigionia, il mercante di schiavi venne.
Makarov la vendette insieme alla ragazza dai capelli blu e all’uomo dai lunghi capelli neri che Lucy, all’inizio, aveva scambiato per uno degli uomini di Makarov visto che l’aveva legata al suo ordine.
Il mercante, un uomo dai modi petulanti e scintillanti, non disse mai il suo nome. Sulla manica di tutti i suoi abiti, aveva ricamato un pegaso blu.



*** Spazio dell'Autrice ***

Ciao a tutti! 
Come procede la storia? Vi piace questa FF? 
Fatemelo sapere in una recensione, per favore. 
Aggiornerò ad ogni 3 recensioni, più o meno. 
A presto, 
xx Giò


Ringrazio Nausikii per il betaggio  
Presto, grazie al suo magnifico lavoro, avremo molti capitoli corretti! :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2: La Fanciulla dai capelli Blu ***


Capitolo 2: La fanciulla dai capelli blu

 

Il mercante del Pegaso Blu fece salire Lucy, il ragazzo dai lunghi capelli neri e trasportare la ragazza dai capelli blu su un carro.
I loro piedi e le loro mani legate per tutto il tempo.
«Come ti chiami?» chiese Lucy all’uomo dai lunghi capelli neri. I piercing risplendevano alla luce del sole che filtrava nella tenda del carro.
«Gajeel.» rispose. Aveva una voce brusca, quasi cavernosa, però Lucy notò un qualcosa di gentile in lui.
«Io sono Lucy.» disse, sorridendogli. Gajeel non rispose, non sembrava un tipo di molte parole.
«Chissà se si sveglierà.» disse Lucy, guardando la ragazza dai capelli blu che doveva avere circa la sua età.
Lucy si chiese come la ragazza fosse stata venduta al mercante di schiavi. Anche lei era stata venduta da Makarov, ma come era diventata una sua “merce”?
«Levy si sveglierà.» disse Gajeel, sorprendendola. 
«La conosci?» gli chiese. 
Gajeel annuì. «Sì. La conosco.»
«Siete amici?» gli chiese Lucy sorridendo. Era davvero curiosa sulla natura del rapporto fra i due. Gajeel chinò la testa, alla ragazza sembrò imbarazzato.
«Sì, più o meno.» rispose. Gli occhi abbassati che fissavano un punto imprecisato delle assi del carro.
«Da quanto vi conoscete?» gli chiese.
«Uhm, non molto, non tanto.» 
«Ha dei capelli stupendi.» commentò Lucy, con un sorriso assorto, come se in un solo momento pensasse ad altro.
«Anche i suoi occhi sono bellissimi.» disse Gajeel fissando la fanciulla addormentata. Poi spostò lo sguardo sulla bionda, che gli sorrideva sorniona, ed abbassò di nuovo la testa, imbarazzato.
«Tu sei una principessa.» dichiarò. Non era una domanda, ma una affermazione. Aveva sentito pure il dialogo con Makarov.
«Sì.» rispose Lucy con un sorriso triste. 
«E allora che ci fai qui, principessa?» chiese. 
Non sembrava particolarmente curioso, forse era quella gentilezza che la ragazza aveva notato in lui che lo faceva parlare. 
«Che ci faccio? Sono scappata, ma Makarov mi ha ingannato. E ora la mia avventura finirà ancora prima di incominciare.» disse. Il tono amaro.
Gajeel fissò i suoi occhi neri, profondi come buchi nell’universo, in quelli ingenui e sinceri di Lucy. «Non disperare principessa. Non si sa mai come finirà, nella vita.»
Lucy gli sorrise e non rispose.
Tra loro calò un silenzio tranquillo, senza nessuna tensione.
 
Un’ora più tardi un mugolio provenne dalla fanciulla di nome Levy. Poi, lentamente aprì gli occhi e si mise a sedere.
 «Gajeel…» disse ancora mezza stordita.
«Levy, ti sei ripresa.» Gajeel sorrise, un sorriso timido e pieno di sentimento che sorprese Lucy. Era la prima volta che vedeva Gajeel sorridere.
«Sì. Che mal di testa però.» borbottò Levy. Si portò una mano alla testa massaggiandosi sul retro. «Auch!» esclamò.
«Non toccarti! T’hanno dato una botta piuttosto forte.» disse Gajeel. 
«Sì.» ammise Levy con una smorfia.
Levy fissò Lucy. «Ciao…?» disse Lucy incerta. 
«Ciao!» 
Levy le sorrise. «Chi sei?» le domandò. 
«Sono Lucy, piacere.» disse Lucy, sorridendogli di rimando.
«Io sono Levy. Piacere mio, Lucy.» si presentò la ragazza.
«Gajeel, ti sei comportato bene?» disse poi Levy fissando gli occhi scuri di Gajeel.
«Levy, per favore.» 
«Capisco.» 
Lucy ridacchiò. 
«Siamo buffi?» gli chiese il ragazzo sorprendendola. 
«Sì.» 
«Ci credo! Sei peggio di un drago, Gajeel!» disse Levy con tono scocciato, ma con un lampo scherzoso negli occhi.
«Da che paese venite?» gli domandò Lucy.
«Da Blue Sea.» disse la turchina. Blue Sea era un paesino vicino al mare, non molto conosciuto, ma Lucy c’era stata una volta con sua madre anni prima.
«Da Silver Spoon.» rispose Gajeel.
Parlarono delle loro città per qualche minuto, discorrendo sul più e il meno. 
Il moro non accennò a Levy del fatto che Lucy fosse una principessa e per questo lei gliene fu grata.
«Come vi siete conosciuti?» chiese Lucy.
«Sono partita da Blue Sea in cerca di lavoro, ho viaggiato per mesi e arrivata a Brinks, Makarov mi ha ingannata.» spiegò Levy.
«Ha ingannato anche me.» commentò Lucy.
«E poi ho conosciuto Gajeel. Lui era un mercenario e lavorava con Makarov, ma mi ha aiutata ed ora è in queste condizioni per colpa mia…» continuò la fanciulla triste. 
Gajeel le spostò un ciuffo di capelli dal viso con dolcezza. «Non è colpa tua. Sarebbe andata lo stesso così, prima o poi.» la rincuorò.
Levy gli sorrise grata e Lucy vide il forte legame fra i due e nel cuor suo ne fu invidiosa e felice allo stesso tempo.
Il mercante di schiavi, i suoi tre cavalieri, le loro varie guardie, e loro tre, si accamparono in una stradina verso la Grande Città di Monte del Drago, detta anche Tana del Drago.
I tre furono messi sotto sorveglianza, ma Lucy fu invitata dal mercante di schiavi nella tenda per mangiare. La principessa rifiutò, ma un ragazzo dai capelli neri ed abbronzato la prese per un braccio con forza e disse. 
«Vieni con me, ti prego, non voglio obbligarti.» alla bionda vennero i brividi. Scese dal carro sotto lo sguardo triste di Levy e lo sguardo inespressivo di facciata di Gajeel.
I tre la condussero verso la tenda del mercante. Una tenda suntuosa di un blu scuro brillantinato. L’interno di essa era ancora più sfarzoso, ancora più di lusso.
I lunghi tendaggi erano di colori brillanti, cuscini ovunque di stoffe pregiate e una tavola imbandita dove un basso e cicciotto uomo sedeva, mangiando come un maiale.
Appena la vide le fece un occhiolino e Lucy si immaginò di vedere tanti sfarzosi luccichii intorno a lui. Di certo, se ci fossero stati, sarebbero stati adatti ad una persona come lui.
«Mia principessa.» disse con voce melliflua. 
«Signor…?» rispose Lucy con una implicita domanda che però l’uomo ignorò. Con andamento barcollante mimato e con pose teatrali le si avvicinò tanto da farle un leggero baciamano. «Si accomodi al mio umile tavolo, la prego, principessa.» disse.
E congedò con un gesto i suoi tre pupilli. La cena procedette con il chiacchierare lento, teatrale e pieno di pause ad effetto del mercante in cui Lucy doveva sorridere, applaudire o dire qualcosa in risposta, ma non lo accontentò  e se ne stette zitta tutto il tempo.
«Principessa, lei sarà venduta a Lord Elfman.» disse ad un tratto. 
«E Lord Elfman mi vuole a quale scopo?» chiese Lucy. 
«La darà in sposa, o meglio, in sacrificio al Drago.» rispose il mercante. «Ma ora basta, s’è fatto tardi. E’ meglio che vada a dormire.» disse e chiamò i suoi tre pupilli che arrivarono con gran grazia. 
«Voglio sapere di più.» insistette Lucy. 
«Non saprà da me, mia cara principessa.» rispose il mercante, lanciando una rosa in aria presa da chissà dove. Quell’uomo sapeva essere stravagante anche nei momenti più crudeli.
«Stai bene?» le chiese Levy poi. 
«Sì,» rispose Lucy. «ma ho sonno.» e si distese ignorando i due che sembravano preoccupati per lei. Dopo qualche minuto la principessa sprofondò in un sonno popolato di grandi fauci ed enormi musi rosa.


 

 

 

*** Spazio dell'Autrice ***
Ciao a tutti!
Sono stupefatta per le tante (per me) recensioni ricevute!
Spero che la storia continuerà a piacervi!
Alle solite tre recensioni aggiornerò, promesso.
Quindi, provvedete e recensite, per favore.
xx Giò


I crediti per il betaggio, cioé la revisione e correzione dei capitoli, va alla fantastica Nausikii che ringrazio dal profondo del cuore.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3: Lord Elfman ***


Capitolo 3: Lord Elfman
 


Quando Lucy si svegliò erano già arrivati a Monte del Drago.
«Stai bene?» le chiese Levy. L’altra annuì, ancora stordita dal sonno.
Si ricordava d’aver sognato, ma cosa? Qual era stato il suo sogno?
E c’era qualcuno in esso o si sbagliava?
«Levy, stammi vicina.» disse Gajeel. La turchina annuì e gentilmente si sedette vicino a lui.
«Lucy, sai che Gajeel prima parlava in maniera alquanto rozza? Era tutto un “Tu non sai niente, idiota.” Eccetera!» scherzò Levy.
Lucy rise senza allegria. Era preoccupata per quel sogno che non riusciva a ricordare. Portò la mano alla collanina, stringendo forte la chiave dorata, e si sentì rassicurata da quel ninnolo che anni prima sua madre le aveva donato.
Comparvero di nuovo i tre pupilli del mercante. «Lucy, principessa, deve venire con noi.» disse quello basso dai capelli chiari. 
«Presto, ragazza.» disse in tono rozzo l’uomo dai capelli neri della sera prima. La squadrò con gelidi occhi scuri, la prese per un braccio e disse: «Per favore.»  il tono gentile.
Quell’uomo la sconcertava, le sue azioni avrebbero mai avuto una certa coerenza e senso? No, probabilmente no.
Il ragazzo con i capelli un po’ lunghi non disse niente. Si limitò a fissarla.
Lucy non fece alcuna resistenza e fu portata al di sotto delle mura della città di Monte del Drago.
La città era chiamata così perché all’infuori di quelle mura c’era una grande caverna in cui, si diceva, abitasse un Drago.
I cittadini di Monte del Drago erano timorosi e superstiziosi nei confronti della bestia e quindi portavano sacrifici e offerte alla caverna. Nessuno aveva mai visto il Drago, ma le offerte sparivano e la gente, quindi, aveva iniziato a dire “Un Drago, c’è veramente un Drago.” Anche se questa era solo l’opinione della gente del posto.
Un uomo vestito sontuosamente, dalla mascella squadrata, i capelli tirati all’insù e alto venne a riceverli. «Mio Lord.» lo salutò cortesemente il mercante. 
«Mercante.» disse incerto Lord Elfman.
«Ecco a lei la principessa che cercava. All’interno del carro ho anche gli altri due che aveva richiesto, mio Lord.» disse il mercante con il suo tono petulante e teatrale. Lucy si chiese per l’ennesima volta perché il mercante non avesse intrapreso la carriera di attore; sarebbe stato uno dei più bravi con i suoi modi di porsi.
«Bene.» rispose Lord Elfman che porse una borsa di denaro al mercante. Fece un cenno alle guardie dietro di lui di ritirare la “merce”. 
«Mio Lord, le regalo questa boccetta di “Parfum”! Essenziale per conquistare le grazie di splendide dame e fanciulle. E con questo dono mi congedo.» disse il mercante che, appena pagato dal Lord, porse con i suoi modi teatrali la boccetta di “Parfum”! a Elfman e se ne andò dopo aver fatto un piccolo inchino.
L’aristocratico la guardò.  Lucy ricambiò lo sguardo altezzosa.
«Principessa, sarà mia ospite fino a che non la manderemo in offerta al Drago.» disse. Poi si voltò. Lucy aveva visto nei suoi occhi un lampo di tristezza, ma aveva anche notato la durezza del suo animo. Probabilmente il Lord era un uomo forte.
Lucy fu condotta via e non vide più né Gajeel né Levy.
Arrivata al castello fu condotta in cima ad una torre dove due dame stavano ricamando.
Una aveva i capelli corti e assomigliava incredibilmente all’altra che però aveva capelli ben più lunghi ed sembrava pure più bella.
«Tu sei Lucy, vero?» disse la ragazza dai capelli lunghi. La sua voce era dolce come tutto in lei. 
«Sì. Sono Lucy Heartphilia.» rispose la bionda incerta. 
«Piacere principessa.» disse con un sorriso la ragazza. «Il mio nome è Mirajaine e quella è mia sorella Lysanna. Siamo le sorelle del Lord di Monte del Drago.»  Lysanna scosse appena il capo, un cenno  di saluto discreto e timido.
«Capisco.» disse Lucy.  Sorrise di rimando all’espressione dolce e tranquilla di Mirajaine, e si sorprese nel sentirsi calma. La donna aveva dunque uno strano effetto rasserenante sulle persone?
Lucy visse due settimane nella Torre insieme alle sorelle. Lysanna si sciolse con il tempo e si dimostrò una ragazza simpatica ed entusiasta. Mirajaine invece era dolce e tranquilla, solo una volta l’aveva vista arrabbiata e c’era rimasta davvero di sasso. La seconda era stata palpata da un Lord in visita a suo fratello, e lei l’aveva schiaffeggiato come se non ci fosse un domani. I capelli le mulinavano nell’aria creando una sorta di aura demoniaca bianca.
Era vero che le persone più tranquille sono quelle che fanno più paura quand o si arrabbiano.
Nonostante Lucy fosse chiamata “ospite”, Lord Elfman non la lasciò mai libera di andare in giro da sola. Veniva sempre accompagnata da due guardie che la sorvegliavano.
Lucy aveva provato a liberarsi di esse, ma purtroppo una delle due era molto astuta e sveglia, quindi non riuscì a scappare.
 Venne poi a sapere che quella guardia era a capo dell’intera truppa di guarnigione del castello e della cittadina. Era Gildarts Crive, con i suoi capelli semi-lunghi color del sangue, inoltre era conosciuto per la sua arma e la sua forza. Sul campo infatti portava un bastone con due estremità, una era una normale lama da lancia, forse leggermente più lunga, l’altra era una specie di martello a due lati.
Gildarts era un uomo dalla facile parlata e risata. Lucy e lui chiacchierarono molto, ma la ragazza notò anche la sua astuzia. Non l’avrebbe fatta scappare grazie a qualche semplice trucchetto.
Il giorno tanto temuto da Lucy arrivò. Mirajaine aveva litigato con il fratello Elfman per giorni riguardo alla ragazza. Non voleva che una sua amica fosse offerta in sposa, o meglio, in sacrificio al Drago. 
“Non dovevano essere gli innocenti a rimettere per loro, ma loro stessi.” Aveva detto, offrendosi lei stessa come sacrificio.
Ma Elfman era stato irremovibile. Aveva accarezzato la guancia della sorella con dolcezza e aveva detto che non poteva lasciarla andare. «Non darò mai nessuna delle mie sorelle in pasto ad un Drago.» aveva detto.
Così la discussione s’era fermata. Mirajaine aveva pianto, implorato, s’era infuriata, ma alla fine s’era rassegnata e aveva chiesto scusa a Lucy, anche se non era colpa sua. Ed era la verità. Non era una mancanza né di Mirajaine né di Lord Elfman, infatti voleva solo il meglio per la sua famiglia e la sua terra.
«Buona fortuna principessa.» le aveva bisbigliato Gildarts prima della sua partenza.
Quel giorno la condussero alla Caverna del Drago.
Le legarono le mani e i piedi a un palo e la lasciarono là.
Lucy chiuse gli occhi agitata e sperò, dentro di sé, di non venir sbranata dal Drago.




*** Spazio dell'Autrice ***
Ciao a tutti :)
Come al solito vi domando: Come va? Vi piace questa mia fan fiction?
Io non so proprio che dire, non m'aspettavo che piacesse a così tanta gente! (per me è tanta)
Mi scuso per gli errori qua e là nei vari capitoli che, se mi segnalerete nel punto esatto, correggerò. (sono dovuti alla distrazione)
Come sempre, vi informo che aggiornerò a 3 recensioni.
Al prossimo capitolo,
Giò. xx



Revisione e betaggio dei capitolo a cura della meravigliosa Nausikii

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4: Il Drago ***


Capitolo 4: Il Drago
 


Passarono minuti che sembrarono ore, ed alla fine i minuti si trasformarono veramente in ore. Nulla succedeva.
Lucy era legata, gli occhi aperti da un bel po’, era più tranquilla rispetto a prima. Perché il Drago non l’aveva sbranata? E dove era il Drago?
La dama della notte era gentilmente arrivata a passo di danza e le stelle del suo manto brillavano, questo era l’aspetto di una notte d’estate come quella.
All’improvviso Lucy sentì uno sbuffo. Si agitò, pensando a enormi fauci che si chiudevano su di lei, mangiandola, divorando tutto e non lasciando neanche le sue ossa da rinfacciare al padre alla sua morte.
«C-chi va là?» mormorò.
Nessuno rispose.
Un altro sbuffo; stavolta Lucy poté chiaramente dire d’averlo sentito arrivare dalla caverna.
Poi un grosso frastuono e Lucy chiuse gli occhi. Il Drago l’avrebbe mangiata? Lei sperava ancora di no.
Un rumore, una luce. Lucy non osò aprire gli occhi.
«Stai bene?» gli chiese una voce che sembrava un miagolio.
«Secondo me è svenuta.» disse un’altra voce, una voce di un ragazzo, era calda e profonda. Una voce dal tono di un antico ruggito.
Lucy aprì gli occhi, e si ritrovò davanti un gattino blu, che s’era arrampicato sulle sue gambe e la fissava con grandi occhi neri.
Alzò lo sguardo e vide il ragazzo. Era a petto nudo, una giacchetta aperta gli copriva appena le spalle, portava pantaloni alla zuava e aveva una lunga sciarpa argentata che a Lucy sembrò fatta di scaglie.
«Chi siete?» chiese.
«Happy!» esclamò il gattino.
«Natsu!» rispose il ragazzo. «Tu?» domandò il ragazzo. Lucy notò il suo sorriso. Era aperto, largo e caldo. Un sorriso veramente bello, pensò.
«A-aspetta, il gatto ha parlato!» urlò spaventata.
«Happy parla da sempre.» disse Natsu a mo’ di risposta.
«C-capisco.» disse lei. «Io mi chiamo Lucy.» continuò.
«Piacere Lucy.» Natsu le porse la mano, ma la ragazza non poteva stringergliela perché le sue mani erano legate al palo.
«Ops!» disse l’altro e si accarezzò la testa, come a dirsi “Natsu, sei un idiota.” E Lucy stessa lo pensò, per un momento.
«Happy, slegala.» disse Natsu. Il gatto eseguì e Lucy, finalmente libera, si massaggiò i polsi.
Il ragazzo sorrise, un sorriso tutto denti.
«Natsu, ma tu che ci fai qui?» chiese Lucy.
«In che senso qui? Ci vivo!» rispose il diretto interessato. 
«E il Drago?» chiese la principessa preoccupata. 
«Sono io.» rispose tranquillamente l’altro. 
«Tu? Ma dai…» disse Lucy.
Natsu allora si allontanò. «Guarda! Guarda attentamente!» Una luce rosa scaturì da lui, Lucy chiuse gli occhi davanti a quel bagliore troppo forte. Quando li riaprì, davanti a lei, c’era una drago di grandi dimensioni di un rosa chiaro, quasi bianco.
«Visto?  Bwahahahahahahahaha!» disse l’enorme creatura con suono cavernoso. Lucy riconobbe la voce di Natsu. 
«M-m-ma co-come è…» cadde a terra dallo stupore. Il ragazzo si ritrasformò senza luci, come invece aveva prima fatto.
«Antica magia. Magia dei draghi.» disse Happy.
 «Sono forte, vero?» si vantò Natsu con allegria. Lucy riprese il controllo di sé.
«Chi t’ha insegnato la magia dei draghi?» chiese.
«Un drago! E chi, se no?» rispose l’altro tranquillamente.
Ah, questo è troppo. Pensò Lucy, poi svenne.
 
Quando si fu ripresa, era all’interno della Caverna dove era stata legata. «Si è ripresa! Si è ripresa!» disse Happy.
Natsu gli si avvicinò e le lanciò uno sguardo serio. «Stai bene?» chiese.
Lucy annuì, ancora stordita dal suo primo svenimento.
Aveva sentito spesso dalla sua balia che le dame svenivano, e lei si era sempre chiesta il perché e il come, era perfino arrivata a desiderare di poter svenire almeno una volta. Però ora che c’era “riuscita” non lo desiderava più. Era un’esperienza assai magra e scombussolante quella del post-svenimento.
«Che ne dici di restare qua con me?» le chiese. «Sarebbe divertente!» aggiunse.
 «Sarebbe bello.» disse Happy.
Lucy scosse la testa. «Scusa…ma io voglio viaggiare.».
«E dove?».
«Per il paese, non so precisamente per dove, ma voglio vedere tante cose. Sai, c’è un mondo là fuori che non ho visto! Voglio vedere le Gilde, i castelli, le città! Tutto.» rispose la ragazza.
«Allora partiamo insieme! Ti farò da guardia del corpo!» disse Natsu sorridendo. Quel ragazzo stava mai fermo un secondo? Si muoveva su e giù, di qui e di lì, senza un preciso scopo. Si muoveva e basta. 
«Parli proprio tanto…» disse il gattino, rivolto alla nuova compagna. Lei gli sorrise e annuì, facendogli l’occhiolino.
Lucy sospirò, arrendendosi. «Va bene, mia guardia del corpo.».
Natsu iniziò a saltellare e a muoversi come in una strana danza, lei rise. Era buffo, casinista e pericoloso quel ragazzo, una vera forza della natura.
«Partiremo all’alba.» disse Lucy. 
«Certo!» disse Natsu. Prese per le zampe Happy e iniziò a vorticare. «Andremo in viaggio! Andremo in viaggio!» intonavano i due mentre giravano in uno strano valzer.
Certo che, con questi due, non ci si annoia mai. Pensò Lucy.
 
Passarono la notte nella caverna, a mangiare e a parlare.
Natsu le raccontò di suo padre, suo padre il Drago.
«Hai mai sentito parlare di Igneel il Drago della leggendaria Gilda di Fairy Tail?» le chiese. Lucy annuì, aveva sentito parlare sia della Gilda, il cui ultimo maestro era stato Makarov, colui che l’aveva imbrogliata, sia di Igneel.
«Si diceva che fosse un drago e che prendesse le sembianze di umano per combattere al fianco di Mavis, la guerriera. Inoltre, si racconta che potesse mangiare e sputare fuoco.» disse.
«Quando ero piccolo, mi abbandonarono e Igneel mi trovò. Aveva lasciato la Gilda da anni, ormai. E mi crebbe. Era un vero Drago e come tale sapeva usare la mangia. Mi insegnò la magia Dragon Slayer, quella che lui usava per trasformarsi in umano.» disse Natsu, all’improvviso sembrava triste.
«E dove è tuo padre? Dov’è Igneel?» gli chiese Lucy.
«Non lo so. E’ sparito, un giorno.» rispose il ragazzo.
«Lo troveremo.» dichiarò lei.
L’altro la guardò.
 «Viaggeremo, no? Lo troveremo.» ripeté. 
Natsu le sorrise. «Sì! Lo troveremo!» l’allegria tornò sul suo volto e Lucy sorrise rincuorata.
Sì, il sorriso di Natsu era davvero bellissimo.




*** Spazio dell'Autrice *** 
Ciao a tutti!
Per prima cosa, mi scuso. Ho potuto postare il capitolo solo ora e mi spiace per il ritardo.
Purtroppo sono stata impegnata ieri, ma l'ho postato appena mi sono potuta connettere, giuro.
Passando ad altro, sono felicissima per le recensioni che mi avete mandato e che mi mandate! *_*
Quindi vi chiedo ancora una volta di segnalarmi eventuali errori, di mandarmi le vostre recensioni con le impressioni sui capitoli, i vostri pareri etc.
A 3 recensioni, come al solito, aggiornerò.
A presto, 
xx Giò.

Come al solito, il merito del betaggio va a Nausikii! u.u

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5: La città di Beer ***


Capitolo 5: La città di Beer


 

Il mattino seguente Lucy, Natsu ed Happy si misero in viaggio.
Decisero di andare nella direzione opposta a Monte del Drago e quindi intrapresero la strada a sud per non tornare a Drinks.
La Strada Sud passava attraverso le montagne ed era utilizzata sia dai viaggiatori sia dai mercanti di qualunque tipo. Era una strada pericolosa perché banditi di ogni genere si nascondevano in covi situati fra quelle alture, ma Lucy non temeva per sé, bensì per i banditi stessi. Se li avessero attaccati avrebbero fatto una brutta fine perché aveva la certezza che Natsu non era il tipo da trattenersi.
«Senti…ma che fine hanno fatto gli altri sacrifici?» gli chiese la ragazza.
«Sacrifici? AH! Intendi le persone che erano come te legate davanti alla caverna? Le ho slegate e lasciate andare.» disse Natsu sorridendo. 
«Capito» . 
«Le hai slegate? Ma se le ho liberate io!» protestò Happy. Natsu gli lanciò un pesce che il felino prese al volo con espressione felice.
Era un gatto fino in fondo. Lucy sospirò, poi sorrise.
Si rese conto che quei due portavano una confusa allegria dovunque andassero e la cosa la rincuorò. Prima di allora era sempre vissuta in un castello freddo, senza amici, circondata da suo padre e dai suoi servitori.
Lucy aveva provato a far amicizia con i figli dei servitori, ma suo padre l’aveva duramente punita. E lei, dopo che sua madre era morta, era rimasta sola.
Un sorriso triste le solcò il volto. «Bwahahahahahahah Lucy, guarda!» la chiamò Natsu. Lucy guardò e vide Happy incastrato in una fenditura. La coda che si muoveva e lui che strepitava. 
«Salvami Natsu! Salvamiiii!» miagolava. L’effetto completo era davvero buffo tanto che la ragazza non poté trattenere una risata.
Non sarebbe più stata sola d’ora in poi.
 
Dopo aver aiutato Happy a liberarsi (il povero gattino blu aveva giurato solennemente di odiare le fenditure per il resto delle sue sette vite!), ripresero la strada con rinnovata tranquillità e allegria.
Per strada incontrarono una carovana di viaggiatori. Un uomo di nome Macau gli offrì un passaggio fino alla città vicina, ma Natsu e Lucy rifiutarono. Macau viaggiava con un allegro ragazzino di nome Romeo, suo figlio. 
«Il tuo gatto è blu!» disse il bambino. 
«Il gatto è blu, parla e si chiama Happy.» rispose il diretto interessato con la sua vocetta carina. Romeo sembrò paralizzato, poi iniziò a parlare senza fermarsi e, visto che Happy si mise a parlare con lui, sembrò piacergli la cosa.
«Dove siete diretti?»  chiese Macau. 
«Per ora, nella città più vicina.» rispose Lucy. «Voi?» chiese Natsu. 
«Nella città di Beer, la più vicina è lei. Io mi dirigo là per lavoro, però mia moglie mi ha imposto la presenza di Romeo. M’ha detto : “Macau, caro, portati Romeo. Tanto vai lì per lavoro no? Così accrescerete il vostro tempo padre e figlio.” E anche se ho spergiurato, pregato e imprecato, alla fine mia moglie mi ha convinto a portarmi dietro mio figlio. Ohh, quella santa donna!». Macau era un tipo allegro, spensierato e chiacchierone  e per un po’ il gruppetto avanzò insieme alla carovana. Alla fine però Macau e Romeo aumentarono di velocità e salutarono con grande trasporto Natsu, Happy e Lucy.
 
«Simpatici vero?» disse la bionda.
«Sì!» il sorriso di Natsu era largo e aperto, un segno del fatto che si era divertito?
«Fermi là!» intimò una voce.
I viaggiatori si girarono. Un uomo alto e sporco, uno basso e grasso, e uno con uno strano taglio di capelli. Erano in tre, tre briganti. 
«Che volete?» chiese Lucy. «Chi siete?» chiese invece l’altro, sembrava amichevole. Forse non aveva ancora capito che erano dei malfattori.
«Vogliamo i vostri soldi.» disse quello alto.
«E la donna.» aggiunse quello basso e grasso.  Negli occhi uno sguardo avido che fece rabbrividire di disgusto Lucy.
«Non li avrete.» disse Happy tranquillo.
«E cosa te lo fa---» ma prima che il brigante potesse finire la frase Natsu si era già precipitato in avanti e l’aveva colpito.
Con un pugno ne fece volare uno, e con un calcio mise a tappeto pure il terzo. Pochi secondi ed erano già finiti. Lucy sospirò. Erano scarsi per loro fortuna. 
«Già finito?» chiese il compagno. Sembrava deluso.
Più tardi, dopo aver legato come dei salami i tre briganti svenuti ed averli spogliati per divertimento (di Natsu ed ad opera del suddetto), avanzarono verso Beer.
Beer era una città conosciuta per la birra. Essa veniva fermentata per giorni con gran cura dei maestri. Infatti produceva le birre più buone e gustose del paese.
Beer si mostrava come una città fatta di osterie, locande, bar e vari negozietti. Le case sembravano essere tutte al secondo piano di un qualche negozio.
Videro una locanda-ostello di legno, con graziose finestre e un bell’aspetto rustico e decisero di fermarsi lì.
La proprietaria della locanda-ostello era una bella ragazza dai capelli neri. «Il mio nome è Kana, volete una stanza?» chiese brusca e diretta. Nelle mani aveva una piccola botte di birra che ogni tanto tracannava. 
«Sì, una stanza per due.» disse Lucy arrossendo un pochino. Dormire vicino a Natsu era alquanto imbarazzante…
Il ragazzo invece sembrava troppo preso ad osservare la donna in cagnesco. Uno sguardo di sfida. La donna sorrise all’altra, prese i suoi soldi e gli diede la chiave, poi, con una mossa repentina prese per un orecchio Natsu e gli soffiò dentro. 
«Ehi! Vuoi combattere?!» esclamò lui. 
«Non mi batto con i piccoli.» disse lei. E poi si girò, ignorandolo. Natsu stava per provocarla ancora, ma Lucy lo fermò.
«Andiamo.» disse. Ed entrarono nella loro camera che, per fortuna, aveva due letti separati. Consumarono la cena in fretta.
Natsu s’addormentò di colpo appena ebbe finito di mangiare ed Happy gli si accoccolò accanto.
Lucy si sedette nella scrivania di mogano e prese la penna d’oca e il diario che teneva nel marsupio. Mise sulla scrivania l’inchiostro, intinse in esso la punta della piuma e si mise ad annotare gli ultimi avvenimenti.
Scrisse della sua fuga, di Makarov, del mercante, di Gajeel e Levy, di Lord Elfman e delle sue sorelle, di Natsu e Happy e finì raccontando di Macau, Romeo e Kana.
Poi chiuse soddisfatta il diario, mise tutto al suo posto e lanciò un’occhiata a Natsu.
Il ragazzo dormiva con una mano sulla pancia ed a bocca aperta e borbottava qualcosa nel sonno. Lucy sorrise, quel Natsu gli faceva tenerezza. Scosse leggermente la testa. «E’ come un bambino piccolo.» mormorò. Poi si diresse verso il letto, si distese e lentamente calò tra le braccia di Morfeo.


*** Spazio dell'Autrice ***

Ciao a tutti! :)
Oh, mi state facendo dannare per aggiornare e ne sono proprio contenta!
Mi scuso per il piccolo ritardo con cui ho aggiornato questa FF, ma c'ho messo un po' a scrivere il capitolo perché non riuscivo a trovare un'attimo di tranquillità in casa da mettermi a scrivere e mi distraevano.
Allora, come vi pare questo capitolo?
Bello?
Aspetto le vostre opinioni!
A 3 recensioni aggiorno, come al solito. 
A presto,
xx Giò. 



Un grande ringraziamento a Nausikii per la correzione e per il betaggio di questo capitolo! ♥
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6: Kana ed Elsword ***


Capitolo 6: Kana ed Elsword
 
I raggi del sole filtravano dalla tenda. Era appena l’alba, ma Lucy s’era già svegliata. Si alzò faticosamente dal letto stropicciandosi gli occhi ancora assonata, iniziò a stiracchiarsi con lentezza e calma. Poi andò nel piccolo bagno della stanza, si sciacquò i denti, si pettinò, e si vestì. Lanciò un’occhiata a Natsu e lo vide profondamente addormentato, Happy gli era, non si sa come, finito vicino alla bocca. Lucy piano piano lo spostò e vide il musetto di Happy rasserenarsi.
Lucy si mise le scarpe e in silenzio lasciò la stanza.
Andò al piano terra piuttosto assetata.
Al piano terra trovò Kana. Era seduta su un tavolo, una grossa botte di birra al fianco. «Tutto bene signorina?» gli chiese Lucy preoccupata. «Chiamami Kana.» disse lei con voce impastata.
«Comunque no. Non va “tutto bene”.» aggiunse con tono amaro. «Che succede?» chiese Lucy. «Mio padre. Bè, mi sorprende ancora che io pensi a lui così. Ha abbandonato mia madre quando io avevo tre anni. Nemmeno me lo ricordo, io.» disse. «Che è successo a tuo padre?» le chiese Lucy. «Partirà. Andrà a combattere nella città vicina. A Elsword.» disse. Bevve un sorso dall’enorme botte sollevandola con due mani. Lucy ne fu impressionata. «Gildarts…stupido vecchio idiota.» disse Kana con un sussurrò. «Gildarts? E’ tuo padre?» chiese Lucy sorpresa.
«Sì. Perché? Lo conosci?» le chiese Kana.
«Non tanto, ma lo conosco. Contro a chi andrà a combattere a Elsword?» gli chiese.
«Contro la Banda del Fulmine. Dicono che sono mortali. Che nessuno ha mai vinto contro il loro capo… M’aveva promesso che dopo questa avrebbe vissuto qui con me…» Kana fece una pausa. Poi singhiozzò.
Lucy andò ad abbracciarla, cercando di consolarla.
«Ce ne occuperemo noi. Andremo noi da Gildarts, va bene? Non devi preoccuparti di niente.» le sussurrò.
Quando si fu calmata Kana la ringraziò, poi tornò a lavoro facendo finta di niente.
Lucy corse di sopra. «Natsu!» urlò. Natsu si svegliò di colpo. «Sì?» chiese.
«Dobbiamo andare a Elsword.» disse Lucy.
«Perché?» le chiese.
«Hai mai sentito parlare della Banda del Fulmine?» gli chiese Lucy.
«Sì. Sono persone davvero cattive.» disse lui con tono scocciato ed arrabbiato.
«Andiamo a combatterli.» disse Lucy risoluta. I suoi occhi fissarono quelli neri di Natsu.
«Davvero?» chiese Natsu eccitato.
«Sarà pericoloso.» disse Happy.
«Davvero.» rispose Lucy.
Natsu si mise a saltare sul letto felice.
«Non vedo l’ora di combattere!» disse.
«Sarà pericoloso.» ripeté Happy.
«Dicono che il loro capo sia fortissimo!» disse Natsu ignorandolo.
Lucy intanto mise nel marsupio le sue cose, preparandosi al viaggio.
«Sarà pericoloso.» proferì Happy un’altra volta.
«Natsu, Happy, partiamo!» disse Lucy.
«Yay! In marcia!» urlò Natsu seguendola.
Happy sospirò e li seguì.
 
Elsword era a due ore di cammino da Beer.
Era conosciuta come la città dei metalli e dei creatori di spade. La città era grande e popolata da negozi di ferramenta, acciaierie e altro ancora. Molti erano i viaggiatori e i cavalieri che andavano a visitarla.
Quando Natsu la vide iniziò a correre per strada. Era molto veloce e i passanti urlarono indignati per lo spavento. «Fermati! Aspettami!» urlò Lucy.
«No! AHAAHAHAHAH» rise Natsu e continuò a correre. Solo al limitare della via si fermò. «Dove è la Banda dei Fulmini?» chiese a Lucy.
«Non lo so! Prima che potessi chiedere a qualcuno ti sei messo a correre!» lo rimproverò. Natsu sbuffò e Lucy scosse la testa.
Quel ragazzo si fermava mai? No, decisamente no.
Una signora anziana passò loro vicino. «Scusi?» domandò Lucy.
«Sì, bella signorina?» chiese la vecchia.
«Lei sa dove si trova la Banda dei Fulmini?» chiese Lucy alla signora che portava un capellino nero pieno di piume argentate.
«Oh, è partita giorni fa.» disse la signora.
«Per caso, sa se in città è arrivato un certo Gildarts?» chiese Lucy.
L’anziana rise. «Ma sa, signorina, quanti cavalieri vengono qui? Come potrei mai saperlo! Uno vale l’altro ormai.» disse l’anziana e se ne andò.
Lucy sospirò. «Andiamo in un bar, lì potrebbero sapere qualcosa.»
Disse e Natsu la seguì con espressione insoddisfatta.
Natsu e Lucy andarono di bar in bar, finché non trovarono quel che cercavano: Informazioni.
Lucy venne a sapere che Gildarts, appresa la notizia dello spostamento della Banda dei Fulmini, era partito al loro inseguimento.
Natsu fu felice di sapere che c’era ancora una possibilità di scontrarsi con quella banda.
Nel bar, mentre Lucy chiedeva le informazioni, Natsu si mise a litigare, tant’è che alla fine dovettero scappare perché Natsu aveva pressoché distrutto il locale.
Mentre scappavano si scontrarono con una ragazza. «Ehi! Guardate dove andate!» disse.
Lucy, che era caduta a terra, alzò lo sguardo e vide una ragazza giovane in armatura. I suoi lunghi capelli rossi le incorniciavano il viso come una corona di sangue.
«Tutto bene?» le chiese gentilmente poi. Lucy annuì.
«Vuoi combattere?!» disse Natsu. La ragazza con un movimento fulmineo gli mise la spada sotto la gola. Natsu deglutì.
«No, non voglio combattere. Sei troppo debole per me.» disse.
«Ehi, ehi, ehi, fermi!» disse Lucy. «Mi spiace, Natsu è sempre così…» si scusò con la ragazza dai capelli rossi.
Lei scosse la testa e sorrise.
«Il mio nome è Erza, che ne dite se vi offro qualcosa in un locale? Mi siete simpatici.» disse la rossa.
«Io sono Lucy.» rispose Lucy e gli porse la mano. La rossa la strinse.
«Io Natsu.» borbottò Natsu.
«Io invece sono Happy.» aggiunse il gattino blu. Erza non sembrò spaventata dal fatto che il gatto parlasse.
«Piacere mio, Lucy, Natsu ed Happy.» disse sorridendo e li condusse in una taverna.
«Che ci fate in città?» chiese Erza.
«Cercavamo la Banda dei Fulmini.» rispose Natsu.
«Perché? E’ una banda pericolosa. Sono criminali ricercati.» lì informò Erza.
«In realtà cerchiamo Gildarts. Un guerriero che li sta inseguendo.» disse Lucy prima di spiegargli la storia di Kana. Alla fine Erza annuì.
«Anche io sono sulle tracce di quella Banda. Che ne dite se viaggiamo insieme?» propose Erza.
«Va bene!» accettò Lucy con entusiasmo.
«Sì, sì.» disse Natsu tra un boccone e l’altro di cibo.
«Sarà bello.» disse Happy.
Così, all’allegra compagnia dei tre, si aggiunse un nuovo membro.
Erza, dai rossi capelli e dall’armatura scintillante. Sembrava fortissima.
Un ubriaco tentò un approccio, ma Erza in due secondi netti lo mise al tappeto e come niente continuò a parlare con una Lucy meravigliata. Sì, era decisamente fortissima. 



--- Ciao a tutti!
Certo che recensite velocissimamente EH.
Sono felice che la storia vi piaccia così tanto, e spero che ogni capitolo vi incuriosisca sempre di più.
Bè, non ho molto da dire ora, quindi:
Alle solite 3 recensioni aggiorno, a presto.
xx Giò

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7: Il passato Oscuro ***


Capitolo 7: Il passato Oscuro
 
Erza si rivelò un’ideale compagna di viaggio.
Era simpatica, dolce (con Lucy ed Happy), e forte.
Grazie a lei ottennero più informazioni, informazioni utili.
Scoprirono che la Banda dei Fulmini si era diretta nella città di Lorg, un’enorme città conosciuta per le sue miniere, era una delle capitali di estrazione di minerali e pietre preziose quanto l’oro e il cristallo, era famosa per le sue ricchezze; Era lontana di molte miglia e di almeno altre due città da dove si trovavano loro.
Quindi si misero in marcia verso Lorg la sera seguente.
Presto venne la sera e si accamparono in una caverna dove rosolarono la carne che aveva comprato.
Natsu, dopo mangiato, crollò dal sonno con il suo tipico modo di dormire scomposto e fanciullesco. Happy gli si accoccolò sullo stomaco, sotto la sua mano, e si addormentò.
Lucy ed Erza rimasero da sole, sedute vicine davanti al fuoco.
«Sai…» esordì Lucy. «Ho incontrato Natsu davanti ad una grotta.» disse.
«Davvero?» gli chiese Erza.
«Sì. Sai che a Monte del Drago c’è un Drago no?» disse Lucy.
Erza annuì. Aveva sentito le voci. «Sì, e la famiglia del Lord, la famiglia Struss, non offre infatti sacrifici per calmarlo?» chiese Erza.
«Sì, e io ero stata “scelta” come sacrificio.» disse Lucy.
«Davvero? E Natsu t’ha salvato?» Erza lanciò un’occhiata non molto lusinghiera a Natsu che dormiva ronfando sonoramente.
«Più o meno.» rise Lucy. «Ma è meglio se te la racconta lui, com’è andata.» disse e poi sospirò guardando le fiamme che illuminavano la grotta e riscaldavano con il loro calore.
«Vi invidio.» disse Erza rompendo il silenzio che era calato.
«Davvero?» chiese Lucy sorpresa. Erza sembrava davvero forte, ma Lucy sapeva che tutti hanno un passato alle spalle. Possibile che quello di Erza fosse terribile? L’espressione sul suo volto era molto vulnerabile.
«Sembri sempre così…ingenua Lucy, e invece sei una persona perspicace.» disse Erza fissandola. Lucy arrossì. Era stata scoperta. Poi gli sorrise, un sorriso rassicurante e di scuse.
«Sei curiosa, vero?» le chiese Erza.
Lucy annuì con aria di scuse. Non osava parlare.
«Stasera è una notte troppo bella, e io siamo tutte e due stanche.
Ti racconterò tutto domani notte, in una bella locanda della città più vicina, d’accordo?» disse Erza.
«Sì.» disse semplicemente Lucy. Poi si stiracchiò sbadigliando. Erza aveva ragione, erano tutte e due troppo stanche per affrontare certi discorsi, aspettare era una scelta saggia.
«Buonanotte, Lucy.» le augurò Erza appoggiandosi ad una parete della caverna e chiudendo gli occhi. La spada era appoggiata vicino. Erza forse non era tipo da separarsi da essa nemmeno nel sonno.
«Notte, Erza.» rispose Lucy con dolcezza appoggiando la testa a un piccolo cuscino che teneva nel suo grande marsupio. Poi chiuse gli occhi e aspettò che il sonno la venisse a trovare.
Durante la notte Lucy fu svegliata da mugolii. Si alzò, stropicciandosi gli occhi. Erza si stava agitando nel sonno, probabilmente in preda ad un incubo.
Mugolava nel sonno parole sconnesse e senza senso e il suo volto era pallido.
«Gerard…No…Ragazzi…» mugolò per l’ennesima volta. Chi era Gerard?
Erza sembrava soffrire, sudore e lacrime le scorrevano sul viso. Lucy le prese una mano e iniziò ad accarezzarla con dolce lentezza. Sua madre lo faceva sempre quando lei era spaventata. Erza, pian piano, si rasserenò e tornò ad un sonno leggero e tranquillo. Cosa la tormentava?
Lucy si appoggiò al muro, tenendo la mano di Erza fra le sue e provò a riprendere sonno, ma mille interrogativi le volavano nella testa. Dopo un’ora circa però il sonno ebbe la meglio e tornò a dormire.
Nell’oscurità non si era accorta che Natsu aveva osservato la scena.
Appena Lucy riprese sonno, sospirò sollevato. Aveva intuito fin dall’inizio che qualcosa turbava Erza. Suo padre, Igneel, gli aveva insegnato il modo per scoprire e capire i sentimenti degli altri.
Natsu chiuse gli occhi e tornò al suo sonno. Tutto si sarebbe risolto con il tempo. Ora c’erano lui e Lucy…ah, e c’era pure Happy.
 
Il mattino arrivò presto ed a svegliare il gruppetto fu un uccello enorme che si posò su una roccia al di fuori della caverna e iniziò a cantare un motivetto assai assurdo.
«Yawwwn, che sonno!» disse Lucy stiracchiandosi e stropicciandosi gli occhi nel suo solito rituale del mattino. Erza scosse appena un po’ il capo e fu subito in piedi. Poi si ricordò d’essersi svegliata mano nella mano con Lucy. La guardò, ma non chiese niente e Lucy non disse niente.
Non c’era bisogno di parole futili.
«Lucy! Erza! Guardate che grande che è!» urlava Natsu eccitato guardando l’uccello. «Mi chiedo di che razza sia.» disse Lucy. Happy sembrava affascinato, uno sguardo famelico negli occhi.
All’improvviso balzò addosso al pennuto che però prese il volo e quindi, il povero gattino, sbatté il musetto contro la roccia. «Ehi! Torna qui appetitoso volatile!» esclamò Happy massaggiandosi il muso.
Lucy ed Erza risero, Natsu scosse il capo.
I quattro si rimisero in marcia dopo una sostanziosa colazione a base di frutta. Un cammino di qualche ora sotto il sole li aspettava.
 
Quattro ore dopo, e dopo essersi abbronzati sotto al sole cocente (Lucy si chiedeva come Erza potesse portare sempre quella armatura), arrivarono in una piccola città insignificante di nome Ghepor.
Una ragazza giovane, col volto coperto, gli indicò una locanda in cui alloggiare per la notte.
«Grazie…?» disse Lucy.
La ragazza sorrise. «Osiris. Di niente, signori viaggiatori.» disse, e poi scomparve fra la folla.
«Strana ragazza.» disse Natsu. Lucy annuì.
Il pomeriggio, Natsu, Lucy ed Happy andarono a visitare la città. Lucy invitò anche Erza, ma lei declinò gentilmente.
«Scusami Lucy, ma non ho molta voglia di divertirmi.» Disse. «Andate voi, io starò qui a sorvegliare i bagagli.» aggiunse.
Lucy annuì. «Ti porterò qualcosa.» promise. E lasciarono Erza nella stanza per quattro della locanda.
In un pub denominato “Testa di Gatto” (Happy ne fu offeso) Natsu litigò con tre uomini.
Secondo lui, loro l’avevano offeso e lui s’era semplicemente difeso. «E gli ho dato una lezione.» aveva aggiunto.
Lucy sospirò e guardò i tre poveri uomini svenuti.
Uscirono dal pub e dopo un giro di un’ora per i vari negozi, tornarono alla locanda.
Dopo aver mangiato (Natsu s’era ingozzato come non mai ed era crollato subito dopo) Erza e Lucy si misero a chiacchierare.
«Allora,» esordì Erza. «penso sia arrivato il momento.» finì.
Lucy non disse niente, esortandola con il suo silenzio a continuare.
«Sono nata in un paesino del nord. Un paese in cui credevano in “Titania”, una dea che usava più spade per combattere.
Tutti i bambini di quel paese imparavano ad usare l’acciaio fin dalla giovane età.
Però presto, un potere a noi sconosciuto, piegò tutti al suo volere. Un uomo, uno solo, ridusse le persone del mio paese in schiavitù.
In quel villaggio io avevo molti amici, ma morirono tutti sotto i miei occhi.
Poi, venni portata in una grotta, dove ci facevano allenare e combattere fino alla morte. Avevo appena sette anni quando fui portata lì. Ricordo il sangue che bagnava il mio volto quando lottavo fino all’ultimo respiro contro bestie, uomini adulti o altri bambini.
Anni dopo, verso gli undici anni, conobbi Gerard.
Lui e i suoi amici mi accolsero nel loro gruppo e diventammo amici.
Io, che nemmeno ricordavo il mio cognome, avevo dei compagni in quell’inferno.» Erza si toccò i capelli rossi con sguardo triste. Lucy aveva gli occhi lucidi. Toccata nel profondo dal doloroso passato della compagna di viaggio, ormai amica.
«Gerard, quando venne a sapere che m’ero scordata il mio cognome, mi assegnò il cognome “Scarlett”.
“E’ il colore dei tuoi capelli.” Disse.
E da quel giorno venni chiamata “Erza Scarlett”.
Però gli uomini che assistevano ai nostri combattimenti si accorsero del nostro gruppo e ci fecero uccidere uno per uno mettendoci uno contro l’altro.
Io finii per combattere con Gerard. Quel giorno, lui si sacrificò per me. “Sii felice”. Mi disse. Sputava sangue perché gli avevo perforato lo stomaco.
Portarono via Gerard e non lo vidi nemmeno morire.
Mesi dopo sollevai una rivolta e liberai il mio paese. “Titania! Titania!” mi chiamava la gente ormai libera. E con questa spada» disse Erza indicando la  sua spada. «uccisi gli uomini che avevano compiuto quegli orrori.» Così Erza finì il suo racconto.
Lucy piangeva calde lacrime, scintillanti come stelle. Erza abbassò il volto stringendo le labbra. E Lucy l’abbracciò.
Natsu, con un occhio aperto, e sveglio, sentì le due ragazze strette singhiozzare e piangere di tristezza, d’orrore.
Dentro di lui sentì la furia per quell’ingiustizia e l’ammirazione per Erza, insieme al dolore per il passato di quest’ultima.
Le due si addormentarono, strette, ognuna bagnata dalle lacrime delle altre.
Natsu si alzò, attento a non svegliare nessuno, mise una coperta attorno alle spalle delle due e tornò a dormire.



--- Ciao a tutti! 
Capitolo alquanto doloroso, questo...
Comunque, ho dei chiarimenti da fare:
I nomi dei personaggi: Io seguo le scan e quindi uso quelle dei traduttori, nonostante conosca anche i nomi originali etc.
Spero però, vogliate perdonarmi, il fatto di voler continuare ad usare quei nomi a cui sono abituata! ^^"
Inoltre, se non chiedo tropo, vorrei alzare il numero delle recensioni a 4. 
Sono veramente felice che in tanti rencisiate questa storia e spero che lo continuiate a fare.
Ho alzato il numero per aver più tempo per aggiornare e scrivere,
così anche da poter lasciare più tempo e calma per leggere a voi lettori.
Come al solito, aspetto le vostre recensioni con impazienza. <3
Vi ringrazio per le recensioni che m'avete fatto inoltre, e vi saluto.
Al prossimo capitolo,
a presto, 
xx Giò. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8: L'Alba del giorno dopo... ***


Capitolo 8: L’Alba del giorno dopo
 
Un uomo sogghignò nell’oscurità. Un lungo mantello nero con cappuccio nascondeva la sua figura e il suo volto. L’uomo era seduto su un trono di pietra, ai suoi piedi due donne.
«Tutto sta procedendo come deve?» chiese l’uomo con tono severo. «Sì, mio signore.» rispose la donna.
«Ed il Drago?» chiese.
«Non l’abbiamo ancora individuato, signore.
Da quando ha lasciato il luogo dove viveva…» provò a scusarsi la donna.
«Tutte scuse! L’avete perso! Tsk, forse è vero quel detto: mai lasciar fare ad altri le cose che puoi fare te stesso!» si portò una mano alla faccia. «Andatevene.» disse con voce arrochita dal dolore forte ed improvviso.
Le donne se ne andarono silenziosamente lasciando l’uomo avvolto nel suo mantello nell’oscurità del suo trono.
 
Nella città di Ice, nel regno del Ghiaccio, il popolo era in tumulto.
Il tumulto era nato prima dal palazzo, una cosa assai grave era successa e, alla fine, dopo due giorni, anche il popolo ne era venuto a conoscenza.
In tutte le città era stato messo un volantino con la faccia di un uomo con scritto “Ricercato dalla Guardia Reale – Vivo” e con una ricompensa di molti Bezes.
La caccia all’uomo era iniziata, sia per il bene del reame che per il proprio.
 
La mattina arrivò presto e Lucy si svegliò abbracciata ad Erza e con una coperta sulle spalle. La sua compagna era ancora addormentata, quindi si alzò lentamente, e si stiracchiò. Della sera prima ricordava il racconto pieno di dolore di Erza, e l’abbraccio in cui poi si doveva essere assopita, ma non ricordava di essersi coperta né tantomeno di aver coperto Erza con una coperta.
La sera precedente aveva potuto solo abbracciare stretto stretto quella ragazza forte e triste. Le lacrime silenziose e piene di dolore e conflitto di Erza gli avevano bagnato il viso come le sue avevano bagnato il volto di lei.
Le lacrime si ripresentarono negli occhi di Lucy che le ricacciò indietro. Non era momento di piangere ed era giorno. Un nuovo giorno. Il passato andava superato, un futuro roseo l’attendeva.
Si costrinse a lavarsi il volto, a sciacquarsi i denti e a pettinarsi. Quando fu pronta si sedette sul letto, aspettando.
«‘Giorno Lucy…sei già sveglia? Wao…» disse Natsu stropicciandosi gli occhi e con voce impastata dal sonno.
Una rivelazione colpì Lucy.
«Ehi, Natsu.» disse.
«Sì?» chiese Natsu.
Lucy si girò con un sorriso radioso. «Grazie!» esclamò.
Natsu la fissò e girò il volto. «Per averti slegata quella volta? Di niente! Bwahahahahaha» rispose facendo finta di niente. Quel sorriso l’aveva davvero preso in contropiede.
Lucy scosse la testa, se Natsu voleva fare finta di niente era meglio così.
Erza si svegliò poco dopo e con grande velocità si preparò. Non accennò a niente e un leggero sorriso, suo solito, le solcò il volto per tutto il giorno. Si comportava come se niente fosse successo, ma sia lei che Lucy sapevano che ora stava decisamente meglio.
Era più rilassata, più libera.
Forse, un giorno si sarebbe liberata anche dalle tenebre di sangue che l’avvolgevano.
«Sai Erza,» le disse Lucy mentre viaggiavano dopo aver abbandonato la città di Ghepor, vicina ad un estremo confine del Regno del Ghiaccio. «all’iniziò pensavo che i tuoi capelli fossero come una corona di sangue, qualcosa di bello e triste. Ora penso che siano del colore del prossimo tramonto, un tramonto caldo e rasserenante. Un tramonto scarlatto come il cuore umano.» finì. Erza arrossì leggermente e non disse niente.
Lucy le sorrise e le strinse per un attimo la mano.
«Ehi Lucy! Guarda!» disse Natsu poco più lontano.
Lucy guardò nella direzione che Natsu gli aveva indicato. Qualcosa era a terra.
Si avvicinò incuriosita, Natsu vicino a lei. A terra, disteso a pancia in giù, c’era un corpo.
«Kya! Starà bene?» esclamò Lucy. Erza si avvicinò e tastò il collo dell’uomo. «Sì, è solo svenuto…portiamolo nella caverna laggiù.» disse indicando una caverna di qualche metro lontana.
Lucy sospirò. Natsu alzò le spalle, disinteressato.
«Natsu.» disse Erza.
«Sì?» chiese Natsu.
«Su, sollevalo.» gli disse.
Natsu sbuffò, ma uno sguardo di Erza, uno sguardo raggelante, gli fece immediatamente cambiare idea e Natsu sollevò e trasportò il corpo dell’uomo nella caverna.
L’uomo aveva i capelli neri, un volto scolpito. Portava solo un paio di pantaloni corti e una maglietta a maniche corte.
In quelle parti faceva molto caldo, ma continuando la temperatura sarebbe scesa, raggiungendo un freddo glaciale. Possibile che l’uomo volesse andare da quelle parti vestito così? Era forse un pazzo temerario che ambiva a congelare?
Lucy scosse la testa, gli mise un fazzoletto bagnato sulla fronte e sospirò. «Erza, secondo te, quando si sveglierà?» le chiese.
Erza squadrò attentamente l’uomo, era giovane. Doveva aver circa l’età di Natsu ed era in forma. «Presto. E’ forte, anche se non sembra.» disse.
«Forte?» chiese Natsu.
«Sì.» Erza annuì. «Allora appena sveglio lo sfiderò! Bwahahahahahah!» esclamò Natsu, di colpo interessato al giovane.
Lucy si appoggiò alla parete di roccia della grotta. Il viaggio era stato stancante per lei, ed aveva molto sonno…si stropicciò gli occhi e bevve un sorso d’acqua dalla borraccia. Non sapeva proprio come Erza e Natsu bevessero si e no due volte mentre viaggiavano. Di che cosa erano fatti? Bah, lei era umana.
Natsu era un umano che si poteva trasformare in drago ed  Erza portava sempre con sé la sua armatura e la sua spada.
Dopo mezz’ora bagnò di nuovo il fazzoletto e lo mise sulla fronte del giovane. Esso tremò. «Si sta svegliando!» urlò Lucy a Natsu che parlava con Erza ed Happy di tattiche di battaglia.
«D-dove s-sono?» disse l’uomo. La sua voce era fredda, non di un freddo senza calore, sembrava qualcosa di radicato nel cuore di esso.
Un freddo caloroso. Lucy aggrottò le sopracciglia, come era possibile? «Sei in una grotta. Ti abbiamo trovato svenuto per strada e ti abbiamo portato qui.» gli disse Lucy sorridendo.
L’uomo si tirò su e scosse la testa. «Chi siete?» chiese.
«Viaggiatori.» disse Erza.
«Tu, invece, chi sei?» gli chiese Lucy gentilmente.
«Non ha importanza.» rispose l’uomo scuotendo i capelli neri stizzito.
«Senti, t’abbiamo soccorso ed aiutato, potresti almeno dirci il tuo nome, no?» disse Erza infastidita.
«Se vuoi ci presentiamo anche noi!» gli sorrise Lucy. «Io sono Lucy, e quella è Erza.» disse.
«Natsu.» borbottò Natsu.
«Io invece sono Happy!» disse il gattino blu.
«Io sono Gray Ful---» disse l’uomo, poi gettò un’occhiata al gatto. «QUEL GATTO HA PARLATO!» esclamò spaventato.
«Happy sa parlare da sempre.» disse Lucy con un sorriso citando Natsu.
«Ehi, come parli tu, parlo io!» protestò Happy.
Erza sorrise.
«Piacere Gray.» disse Lucy porgendogli la mano. Quel nome gli ricordò qualcosa, ma non riuscì a metterlo a fuoco e quindi lasciò perdere.


--- Ciao a tutti!
Sono felicissima di aver ricevuto le vostre recensioni.
Mi fate proprio contenta (e dannata perché ci metto un po' a scrivere i capitoli!) ! :)
Ringrazio chiunque recensisce questa mia Fan Fiction e chiunque la recensirà.
Mi scuso per il piccolo ritardo di questo capitolo.
Aggiorno a 4 recensioni, come al solito.
Inoltre, vi chiedo: Chi segue Bleach, mi può contattare in messaggio privato dopo aver recensito?
Vorrei chiedervi un favore che non ha niente a che fare con contatti etc.
Al prossimo capitolo,
a presto!
xx Giò 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9: Gray ***


 
Capitolo 9: Gray
 
Gray sembrò pensarci su, poi prese la mano di Lucy e gliela strinse. «Piacere mio.» disse secco. Portò la mano di lei vicino alle labbra in un gesto automatico di baciamano, però si fermò a metà e gliela lasciò sperando che non si fosse accorta di niente. Lucy inclinò la testa e lo squadrò con quei suoi occhi nocciola.
«Da dove vieni?» gli chiese Erza.
«Dal Ice, del Paese del Ghiaccio.» rispose.
«Sei lontano! Come sei arrivato qui? Perché sei venuto in questo regno?» gli chiese Lucy sporgendosi verso di lui, curiosa.  Natsu guardava la scena in silenzio, Gray guardava Lucy ed Erza, ma allo stesso tempo sentiva su di sé il sguardo di quel ragazzo.
«Ho viaggiato. Sono venuto qui…» fece una pausa. Non voleva mentire, ma non voleva nemmeno dire la verità. «Ho litigato con uno zio. Credeva di potermi far sposare, ma sono troppo giovane.
Non voglio sposarmi, e specialmente con una ragazza che non conosco nemmeno.» disse. E non era troppo lontano dalla verità.
Il consigliere reggente, colui che l’aveva cresciuto quando suo padre e sua madre, il re e la regina, erano stati uccisi da un demone, era per lui come uno zio. E da un giorno all’altro voleva farlo sposare con la principessa del paese in cui adesso si trovava… Lui nemmeno conosceva l’aspetto di codesta, come avrebbe potuto sposarla? No, decisamente non avrebbe potuto. Per questo era scappato.
Quando si riscosse dai suoi pensieri gli occhi nocciola di Lucy lo fissavano incuriositi.
«Cosa ci fai qui?» gli chiese una voce cavernosa ma leggera. Una voce che sembrò un ruggito.
Ci mise un po’ ad identificarla come la voce del ragazzo dai capelli rosa chiaro, Natsu.
«Cosa ci faccio?» chiese, la voce gelida più del solito. Cosa gli prendeva? Possibile che quel Natsu lo scuotesse?
«Sì, t’ho chiesto “cosa ci fai qui” o è troppo difficile per il tuo misero intelletto?» lo provocò Natsu.
Gray sospirò. Decisamente…Quel tipo lo infastidiva!
«E pensi che lo dica ad un povero sempliciotto come te? L’ho ripetuto solo perché non credevo alle mie orecchie!» rispose.
Natsu gli si avvicinò. Gray si alzò per fronteggiarlo. «Ah, sì? Che ne dici di far vedere a questo povero “sempliciotto” come il tuo sedere finisce all’aria dopo che il “sempliciotto” t’ha dato una bella batosta?» gli mormorò Natsu.
«Ci risiamo.» sospirò Happy.
«Perché n--» Gray si bloccò e un gelido terrore gli risalì su per la schiena. Girò la testa in cerca di un eventuale nemico e fu gelato dallo sguardo omicida di Erza.
Natsu girò la testa di scatto. «Voi due.» disse Erza. E quelle due semplici parole bastarono a calmare le acque tempestose fra i due.
Lucy ridacchiò. Erano come due squali pronti a sfidarsi, ma c’era un delfino tra loro. Volevano davvero rischiare la collera del delfino? Lucy non credeva.
I due si sedettero e si sorrisero a vicenda. Erza lanciò un altro sguardo ai due, si aspettava che si scusassero a vicenda. «…Scusami.» borbottò Natsu fra i denti.
«Scusa.» disse Gray, anche lui digrignando.
Quei due non erano molto compatibili, a quanto pareva.
Lucy pensò che fosse solo una questione maschile, sì, tipo come con i lupi…una questione di territorio, ecco!
Peccato che in quel “territorio” comandasse Erza.
«Gray, dove ti stai dirigendo? Hai una meta nel tuo viaggio?» gli chiese Lucy, nella sua mente s’era già formata una alquanto bizzarra idea, ma perché no? Erza aveva detto che era forte.
«Non ho una meta…» disse.
«Viaggia con noi.» lo invitò Erza che aveva già capito il piano di Lucy.
«Sì! Così Natsu avrà qualcuno da infastidire e con cui bisticciare!»  esclamò Happy. Lucy ridacchiò, Natsu invece lanciò un’occhiataccia ad Happy.
«Va bene.» acconsentì Gray. Perché no? Magari viaggiando con quei quattro, con quel strano gruppetto di gente strana, avrebbe trovato la sua strada e avrebbe scoperto quel che voleva davvero.
Sì, sarebbe andata così.
 
«Il Drago, il drago.» disse un uomo imitando con tono petulante una persona. «Tu! come osi? E’ il nostro signore.» lo rimproverò aspramente una voce di donna.
«Nyah, proprio maleducato.» aggiunse un’altra. La voce simile ad un miagolio.
«Silenzio.» intimò una voce.
Tutti smisero di parlare.  Un uomo era entrato nella stanza.
«Mi scusi signor--»  provò a scusarsi l’imitatore.
L’uomo lo zittì con un’occhiata. «Silenzio, ho detto.» la voce che intimava queste parole era calma, ma emanava istinto omicida e forza in ogni sillaba. Chiunque l’avesse sentita sarebbe almeno rabbrividito, sentendosi in pericolo.
«Il Drago è partito.» disse. «Ho inviato già delle persone sulle sue tracce.» aggiunse.
«Signore, chi ha inviato?» chiese la donna.
«Il matto.» disse l’uomo. «E basterà? Il Drago è una forza antica.» obbiettò la donna.
«Lo so, per questo ho un piano di riserva e per questo io sono il vostro signore.» disse l’uomo. «Piano di riserva?» domandò la donna.
«Sì, ma è troppo presto per svelarlo.» disse l’uomo. Lui non si fidava di nessuno e specialmente di chi era vicino, anche se solo fisicamente, a lui.
 
Il villaggio di Astro era in mezzo alle montagne, costruito sulle colline circostanti. Era conosciuto per i suoi abitanti che assomigliavano più ad animali che ad umani.
I suoi abitanti, nonostante le abilità sovraumane ed animali, erano pacifici. Certo, erano noti combattenti di quel villaggio, guerrieri famosi, cavalieri ed altro, ma principalmente, la gente comune era innocua.
Il gruppetto di cinque era vicino a quel villaggio, in una giornata avevano percorso un bel pezzo di cammino ed entro sera sarebbero arrivati a quel villaggio così famoso sebbene pacifico.
«Uff, per quanto ancora dovremmo scalare la roccia?» si lamentò Lucy. Le ginocchia le dolevano.
«Fra poco saremmo arrivati.» disse Erza. Lucy si chiese per l’ennesima volta come potesse sopportare il peso di quell’armatura.
Non aveva caldo? Non era pesante?
«Ehi, sei leeento!» urlò Natsu a Gray. Quei due erano entrati in una costante competizione.
«Tu sei una fottuta lucertola!» obbiettò Gray. Bè, d’altronde, come dargli torto? Natsu era un drago.
Ed inoltre da come scalava con facilità la roccia e da come saltellava qua e là…sembrava un incrocio fra uno stambecco ed una lucertola! Lucy rise di quei pensieri. Poi però se ne pentì, sentendosi mancare l’aria e la forza. Ed annaspò.
Natsu le scoccò un’occhiata. «Ti aiuto.» disse.
E prima che lei potesse protestare la prese sulla schiena a cavalcioni.


--- Ciao a tutti!
Sono già arrivata al capitolo nove...wao.
Sono felicissima che vi piaccia la mia Fan Fiction! :)
Ho ricevuto infatti molte recensioni e per questo vi ringrazio, non sapete quanto mi faccia piacere!
Sinceramente non ho molto da dire oggi, sono pure stanca perché mi sono alzata alle 5...
Quindi vi lascio, a 4 recensioni aggiorno come al solito,
al prossimo capitolo, a presto!
xx Giò 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10: Il Villaggio di Astro ***


Capitolo 10: Il villaggio di Astro
 
Arrivarono sulla via del villaggio al calar del sole.
Non aveva ancora deciso se interagire o no con le persone del villaggio né tantomeno sapevano se in quel villaggio ci fosse un ostello o una locanda dove fermarsi per la notte.
Una ragazza vestita di lana stava riportando le pecore al villaggio dopo averle portate a pascolare.
«Scusami…?» le si avvicinò Erza.
La ragazza la vide e iniziò a tremare, sembrava spaventata.
Lucy si avvicinò cautamente ad Erza e sorrise alla ragazza. «Scusami, ma nel villaggio di Astro c’è un ostello o un posto dove i viaggiatori possono stare?» le chiese. Il sorriso incoraggiante di Lucy sembrò funzionare perché sebbene sembrasse ancora spaventata la ragazza non tremò più.
«C-certo. Se i signori viaggiatori vogliono, posso condurli a casa di Taurus. L-lui ospita i viaggiatori su compenso.» disse la ragazza.
Lucy la ringraziò e si girò facendo cenno ad Happy, Natsu e Gray che erano rimasti più indietro. «Arriviamo!» urlò in risposta Gray che stava bisticciando con Natsu. Quei due quando erano lasciati soli dieci minuti né approfittavano per iniziare a sfidarsi o bisticciare. A modo loro, stavano facendo amicizia.
Per strada, verso gli ultimi metri prima del villaggio, la ragazza sembrò più tranquilla e quindi Lucy provò a instaurare una conversazione con quella timida e fragile fanciulla.
Lucy notò subito il viso tondo di lei, la bocca piccola, il naso un po’ all’insù ed i capelli rosa, pensò che fosse una delle più belle ragazze che avesse mai visto.
«Il tuo nome è?» le chiese.
«A-Aries…» rispose esitante la ragazza.
«Io mi chiamo Lucy, piacere!» disse Lucy sorridendogli come prima. La ragazza sembrò rilassarsi quasi del tutto.
«Senti, è vero che gli abitanti di Astro hanno delle abilità fuori dal comune? Tipo animali?» chiese Natsu con la sua voce antica simile al suono di un corno da battaglia che riverbera sulla roccia.
La ragazza sembrò impaurita e fissò negli occhi di Natsu, aspettandosi un qualcosa. Natsu contraccambiò il suo sguardo con calma e decisione. «Sì.» rispose la ragazza. Sembrava tutto d’un tratto rincuorata. Lucy sorrise, aveva visto la natura gentile di Natsu? Chissà.
«Noi del villaggio d’Astro abbiamo delle capacità, le imparammo dagli animali e dagli spiriti stellari milioni di anni fa. La mia famiglia conosce le abilità dell’Ariete.» disse Aries.
Chiacchierarono un altro po’ per la strada. Natsu, Erza e Gray sembravano davvero interessati a quella magia antica.
«Aries.» una voce arrivò all’improvviso. Una voce maschile, potente, ma elegante e suadente.
Aries girò il volto e indirizzò un sorriso al ragazzo che l’aveva chiamata.
«Leo!» lo salutò.
L’uomo aveva i capelli lunghi di un bel arancione chiaro, gli occhi profondi e la bocca piegata in una posa tra l’irrisorio e la serietà.
«Aries, chi sono questi?» chiese. Lanciò un’occhiata disgustata verso Lucy che si offese un po’. Era brutta? Sembrava strana?
«Sono dei viaggiatori, li porto da Taurus.» disse Aries sorridente.
«Perché?» chiese Leo aggrottando le sopracciglia come se fosse arrabbiato. Sembrava un leone, un capobranco, che squadrava i leoni nuovi, appena arrivati nel suo branco. In effetti, ne aveva l’aspetto con quei capelli arancioni ad incorniciare il bel volto maschile come una criniera.
«Perché Taurus può ospitarli. Lui lo fa sempre.» disse Aries che iniziava a mostrar la sua stizza nei confronti del suo amico Leo.
Lui sospirò. «Va bene.» disse gelido.
Leo si unì al gruppetto che si dirigeva verso il villaggio e nonostante Lucy avesse provato ad instaurare una conversazione non ci riuscì. Ogni volta che stava per chiedere qualcosa ad Aries o Leo, Leo la squadrava disgustato o le lanciava occhiatacce che la facevano ammutolire.
Possibile che l’odiasse? Non gli aveva neanche parlato…Forse odiava gli stranieri? Poteva essere, ma perché?
Era come quei vecchi eremiti? Lucy rise dentro di sé a quel pensiero, di certo un po’ c’assomigliava.
Un vecchio leone brontolone.
Quando arrivarono al villaggio fu un sollievo per tutti.
«Leo…» disse Aries.
«Sì?» chiese lui brusco.
«Li puoi portare tu da Taurus?
Io devo portare le pecore alla fattoria e poi tu ci abiti più vicino…» disse Aries.
«Va bene.» disse Leo sospirando. Lucy si chiese se negasse mai qualcosa ad Aries, quel Leo.
Mentre percorrevano la strada che portava alla casa di Taurus la gente del villaggio li guardava di sottecchi.
Il villaggio non era né grande né piccolo, le case erano sia piccole che di grandi dimensioni. Le finestre a quell’ora erano illuminate e voci gioviali od insonnolite provenivano da esse. La sera stava presto giungendo.
«Da quanto siete amici?» gli chiese Lucy.
Leo lì per lì sembrò non voler rispondere alla domanda.
«Da sempre.» disse infine.
«E’ molto carina.» disse Lucy.
Leo sembrò guardare da un’altra parte. «E’ come una sorella, oltre che ad essere la mia migliore amica. L’ho sempre difesa.» disse Leo.
Lucy gli sorrise Leo sembrò non farci caso, ma non gli lanciò più occhiatacce.
Ma solo con Lucy Leo mantenne un contegno e un rapporto da umano-umano. Con gli altri era ancora freddo ed in allerta. Specialmente con Natsu e Gray.
Arrivarono alla casa di Taurus che era grande e fatta di legno e mattoni. Aprì un uomo da naso grande e tarozzato, sembrava un toro vero e proprio. Guardò Leo. «Viaggiatori.» disse Leo come a spiegare tutto e niente.
«Entrate.» li accolse Taurus guardandoli per pochi secondi. La sua voce era possente. Non si poteva descriverla in un altro modo.
Sembrava un lungo e forte muggito.
«Signor Taurus, ci ospiterà stanotte?» gli chiese Erza.
«Certo, ma vorrei una ricompensa.» disse l’uomo.
«Cioè?» chiese Gray.
«…Fatemi palpare le vostre tette.» disse Taurus in tono serio fissando Erza e Lucy.
«Cosa?» chiese Lucy. Credeva d’aver sentito male.
«Fatemi palpare le vostre tett--» Erza si alzò e lo compì con il dorso della spada. L’uomo emise un verso di falso dolore.
«E’ un no, vero?» disse l’uomo sorridendo triste.
«Penso proprio che sia un no.» disse Lucy.
«Peccato.» Taurus sospirò.
E’ un pervertito. Pensò Lucy, però dentro di sé era consapevole che quell’uomo sebbene pervertito, era pure gentile. E gli stava decisamente simpatico.
«Possiamo ripagarla con altro?» chiese Gray.
«Se quando vi svegliate mi aiutate a fare i lavori di forza, potete stare qui quanto volete. Il cibo e l’ospitalità non sono problemi, per me.» disse Taurus.
«Il lavoro non sarà un problema per me.» disse Erza.
Taurus scosse la testa. «Non potrei mai far lavorare una donna, capiscimi. Quindi lavoreranno quei due.» disse, indicando Natsu e Gray.
Erza sospirò. «I lavori di forza più leggera vorrei farli comunque.» disse. Lei voleva farli per allenarsi.
Taurus accettò.
«Ho fatto quello che m’aveva chiesto Aries. Vado.» disse Leo.
«Buonanotte Leo!» lo salutò Lucy con un sorriso. Leo gli rispose solo muovendo il capo. Era già un inizio, no?
«Andiamo a dormire?» chiese Erza.
Lucy annuì. E tutti e quattro chiesero a Taurus il permesso di andare a dormire e dove era la stanza in cui avrebbero dormito.
Taurus li condusse in una stanza divisa con muro e una porta apribile, era una stanza a due camere. «Così potete dormire separati, volendo.» disse.
E poi se ne andò.
Lucy ed Erza scelsero di dormire da sole nella stanza di fianco.
Gray, Natsu ed Happy andarono nell’altra. Lucy ed Erza sentirono, mentre si spogliavano, Natsu e Gray litigare. Era una delle loro solite bisticciate, quindi non gli diedero molto peso.
Andarono a dormire chiacchierando fra loro e poi si addormentarono.
Erza, come al solito, dormiva vicino alla sua spada. 



--- Ciao a tutti!
Come va?
Mi scuso per il ritardo, ma non ero in condizioni di scrivere il capitolo e pubblicarlo ieri.
Sinceramente non ho molto da dire, aggiorno a 4 recensioni.
Al prossimo capitolo, quindi,
A presto!
xx Giò
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11: Leo & Aries ***


Capitolo 11: Leo & Aries
 

La mattina arrivò presto.
Taurus salutò il gruppetto con entusiasmo (specialmente Erza e Lucy) e dopo aver fatto colazione promise a Natsu ed a Gray di portarli a vedere cosa potevano fare per ripagarlo del cibo e dell’ospitalità che esso gli aveva dato.
Erza insistette alla fine vinse. Taurus le concesse di tagliare i tronchi d’albero e di preparare così la legna per il fuoco.
Natsu si stava ingozzando come suo solito, Lucy mangiava con tranquillità, Gray faceva confusione e disordine come Natsu ed Erza beveva tranquilla un po’ di latte riscaldato.
«Lufy, lo manfi queffo?» gli chiese Natsu con la bocca piena indicando un pezzo di pane al sesamo.
«No, non mi piace molto. Lo vuoi?» disse. Natsu annuì, quindi Lucy glielo passò con un sorriso.
«Sempre ad ingozzarti come un maiale che, d’altronde, non è molto lontano dalla realtà.» disse Gray a Natsu.
Natsu lo ignorò. Non si discuteva mentre si mangiava.
«Gray, comportati bene.» lo rimproverò Erza.
Gray annuì, raggelato al ricordo delle occhiate micidiali di Erza.
Più tardi Natsu e Gray furono condotti da Taurus nella fattoria non molto lontana della famiglia di Aries con una via che non passava dal villaggio. Taurus lasciò lì i due, a lavorare con tori, mucche, pecore e galline e tornò alla casa.
«C’è qualcosa che potrei fare anche io?» chiese Lucy. Era l’unica che non aveva ancora ripagato l’ospitalità che aveva ricevuto e sebbene il lavoro degli amici bastassero a ripagarla Lucy voleva fare qualcosa di suo.
«Farmi palpare le tette?» ci provò Taurus fissando il seno abbondante di lei. Lucy sorrise. «No.» disse secca.
Le spalle di Taurus calarono d’altezza, era un po’ deluso.
«Devo andare a prendere delle cose al villaggio, vieni anche tu?» disse Taurus. «Mi servirebbe una mano.» aggiunse facendo contenta Lucy. Lei annuì e seguì Taurus.
La gente del villaggio era vestita semplicemente, molti avevano capelli dai colori sgargianti. Un uomo con un grosso orecchino all’orecchio salutò Taurus che ricambiò con un cenno del capo.
Mentre Taurus svolgeva una commissione in un negozio Lucy vide Leo in mezzo alla gente, stava giocando con dei bambini ed aveva un sorriso aperto e gentile. Poi quando i ragazzini se ne furono andati, una ragazza dal seno prorompente si avvicinò a Leo e lo abbracciò, lui le sorrise galante, le spostò il capelli con una mano e alzandogli leggermente il viso gli bisbigliò qualcosa nell’orecchio e la ragazza emise un urletto. Lucy rimase perplessa.
Leo era un ragazzo gentile, un ragazzo freddo, un donnaiolo…?
Era tutto questo o le altre erano solo facciate?
«Ehi.» disse una voce dolce e un po’ tremolante alle sue spalle.
Lucy si girò, Aries dietro di lei esibiva un timido sorriso.
«Aries! Buongiorno.» la salutò Lucy con allegria.
Aries gettò uno sguardo a Leo. «Leo è sempre stato così.» disse.
«Così?» chiese Lucy.
«E’ sempre stato popolare. E Leo non è stupido, quindi usa una specie di facciata da donnaiolo per ottenere quel che vuole.
In realtà spesso si lamenta perché nonostante tutto preferisce star con i suoi amici.» disse Aries.
«Quindi le donne gli piacciono ma si stufa?» disse Lucy.
«Non proprio. Ama le donne, puoi chiederglielo se non mi credi, ma qualche volta una sua parte seria chiede qualcosa in più.» disse Aries.
«Penso di capire.» mormorò Lucy.
Aries le sorrise soltanto.
Taurus era ancora nel negozio a parlare con il proprietario.
Aries chiamò Leo.
«Leoooo» urlò. Lui alzò lo sguardo dalla donna e sorrise. Poi vide Lucy e si diede un contegno.
Sussurrò qualcosa alla donna che fece una smorfia e si allontanò. Leo si diresse verso Lucy e Aries.
«Buongiorno Aries.» disse sorridendogli dolcemente.
«Giorno Lucy.» aggiunse.
«Buongiorno Leo.» rispose con un sorriso Lucy.
Poi si sentì un urlo. Una ragazza mezza svestita e piena di ferite arrivò nella piazza, era terrorizzata ed urlava. Leo era in ascolto, serio in volto. Aries tremava.
«AIUTOOO! STANNO ARRIVANDO! STANNO ARRIVANDO!! SCAPPATE!!» urlava la ragazza in preda la panico ed alle lacrime.
Leo prese per la mano Aries. «Scappa.» disse. Lucy lo guardò. «Anche tu.» disse Leo.
Poi un forte rumore e degli uomini a cavallo arrivarono, le spade sguainate.
Leo si gettò nella mischia, e ruggiva…? Ruggiva?!
Gli uomini a cavallo ridevano, alcuni del villaggio rimasero lì a combattere. Le donne scappavano, prendevano i bambini e scappavano.
La terra della piazza era intrisa di sangue. Molti corpi erano distesi in pose innaturali sul terreno.
Lucy sentì Aries tirargli la manica. Ma non reagì. Né si mosse.
Vide Leo e vide le zampe con artigli che aveva al posto delle mani.
«Lucy!» urlò Aries. Lucy si girò. «S-sì?» chiese.
«Scappiamo!» disse Aries. Taurus uscì dal negozio e si mise a combattere. Anche lui era trasformato. Sulla testa gli spuntavano due grandi corni.
Lucy si mise a correre, ma poi un uomo in armatura ed a cavallo le bloccò la strada. Aries le si parò davanti.
L’uomo sorrise e con la spada la colpì. Aries svenne. Lo sconosciuto la prese in sella e se ne andò.
«Ariesss!» urlò Leo.
Erza arrivò in piazza. I capelli rossi gli sventolavano attorno come una corona segno del tramonto della vita dei suoi nemici.
I corpi le cadevano affianco mentre mulinava la spada su questo o quest’altro cavaliere.
Natsu arrivò e si precipitò al fianco di Lucy. «Stai bene?» le chiese.
«Sì.» rispose avvilita. Aries era stata rapita per colpa sua e lei non aveva fatto niente. Toccò la collanina con la chiave.
«Me ne occupo io.» disse Natsu e si buttò. Le sue mani avevano preso fuoco, ma non bruciavano Natsu, le fiamme bruciavano solo i nemici.
Gray gli si avvicinò, le fece un cenno e poi si buttò. Gray colpiva i nemici con precisione e la parte colpiva si ghiacciava.
Lucy vide i suoi compagni di viaggio combattere e ne fu impressionata.
Alla fine molti cavalieri si ritirarono.
«Chi erano?» chiese Erza.
«I cavalieri di Evergreen della banda dei Fulmini.» rispose Leo.
Poi si avvicinò a Lucy che tremò in lacrime. «Non è colpa tua.» disse Leo. Lucy lo fissò stupita, poi annuì.
«Neanche tua, però.» disse. Leo non rispose.
«La banda dei fulmini?» chiese Gray.
«E’ la banda a cui io, Natsu ed Lucy diamo la caccia.» disse Erza.
«Sì, sono dei malvagi e meritano di pagare.» disse Lucy. Gray annuì.
«Ma che vuole Evergreen da questo villaggio, Leo?» chiese Natsu.
«Vogliono me. Ed altri.» disse Leo.
«Perché?» chiese Lucy.
«…Venite con me.» disse. Taurus li fissò ed annuì ad Leo. 



--- Ciao a tutti! 
Come va? Mi scuso per il ritardo e per  l'errore dell'altro capitolo.
Leggendo le scan purtroppo non vedo molti colorize dei personaggi e quindi ho sbagliato il colore dei capelli di Leo e Aries.
Ma ho già corretto. 
Se sbaglio altro, ditemelo. :)
Aggiorno a 4 recensioni,
al prossimo capitolo,
a presto!
xx Giò

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12: Gli spiriti ***


Capitolo 12: Gli spiriti
 
Una donna ridacchiava sul trono di pietra. Quando Aries si riprese la sua risata fu il primo suono che sentì.
Non alzò lo sguardo e tenne gli occhi chiusi. Chissà cosa gli avrebbero fatto se avessero scoperto che era sveglia.
«Cosa vuol dire “ci siamo ritirati”?» disse gelida la donna.
«Ci siamo dovuti ritirare. I nostri morivano.» disse l’uomo che l’aveva rapita. Non era inginocchiato, ma comunque teneva la mano sul petto e volto abbassato in segno di rispetto.
«Stai scherzando? Morivano? Si sono fatti uccidere da un branco di mezzi animali?» chiese la donna.
«Un ragazzo dai capelli arancioni ne ha uccisi molti. Inoltre sono arrivati tre sconosciuti. Una donna in armatura, i capelli rossi, incombeva come un incubo sanguinario. Un uomo dai capelli neri, colpiva con precisione ed ogni parte che colpiva si ghiacciava e poi andava in frantumi. Per finire un uomo dai capelli rosa, rosa chiaro, le sue mani erano avvolte dalle fiamme e bruciavano i nemici, ma non lui.» disse.
«Davvero?» la donna parve interessata.
«Che cosa…stimolante.» aggiunse.
L’uomo annuì. «Signora Evergreen…» esordì.
«Silenzio. Puoi andare.» lo zittì e congedò.
L’uomo se ne andò lasciando Aries da sola con la donna.
Aries azzardò una sbirciata. La donna era seduta sul trono e sembrava pensare alle informazioni appena ricevute. Aries richiuse gli occhi e iniziò a pregare che tutti stessero bene.
Leo, Lucy, Natsu, Happy Erza, Gray…
Poi sentì una risatina. «Sei sveglia, quindi.» disse la donna.
La toccò ed Aries sentì il freddo. Non osò aprire gli occhi. E poi sentì l’oblio.
 
 
«Venite.» disse Leo. E Lucy, Natsu, Erza, Gray ed Happy che li aveva raggiunti lo seguirono.
Leo li portò dentro ad un edificio bianco, assomigliante ad una chiesa. Sul soffitto c’erano affreschi raffiguranti strane figure e stelle. Natsu guardava sbalordito così come Lucy e gli altri.
«Non perdete tempo, ragazzi.» disse Leo. Da quando si erano battuti Leo si era comportato più gentilmente.
Leo indicò una sporgenza su una colonna e la schiacciò. Dopo vari rumori meccanici e una piccola scossa del terreno (Happy fece un verso di paura) una finestra si aprì sul pavimento («Wao, scale nascoste.» disse Happy). Al di sotto le scale, scale bianche e lunghe.
«Seguitemi.» disse Leo e andò di sotto.
Lo seguirono e Lucy fissò meravigliata gli affreschi sulle pareti mentre scendeva le scale, se possibile, erano ancora più belli di quelli del soffitto di sopra.
Inciampò in uno scalino e quasi cadde, Natsu le afferrò le spalle e la rimise dritta. «Attenta.» disse.
«Grazie.» rispose Lucy.
Arrivati di sotto il silenzio era sceso. Ogni respiro era amplificato dieci volte. Leo si girò. «Quando aprirò questa porta, capirete.» disse indicando una porta bianca. Capiremo cosa? Si chiese Lucy.
Leo schiacciò il pulsante. «Pluuun.» sentì Lucy.
La porta si aprì e un esserino bianco con un corno al posto del muso si rivelò a loro.
«Un cane?» disse Lucy.
«Cane? Non è un insetto?» disse Natsu sorpreso.
«Plue è uno dei nostri antenati più antichi.
Lui è lo spirito del Canis Minorem.» disse Leo con un sorriso.
«Pluuuuun.» disse Plue.
«E’ strano.» disse Happy osservandolo. «Disse il gatto parlante.» obbiettò Gray. «Mi sta simpatico.» aggiunse Happy toccando il corno-naso di Plue.
«Happy, non fare danni, per favore…» disse Lucy preoccupata.
«Vi spiegherò tutto.» disse Leo.
«La gente di questo villaggio discende da uomini che si accoppiarono con spiriti stellare ed animali, come ben sapete.
Noi però possiamo trasformare il nostro corpo in quello degli animali da cui le nostre famiglie discendono.» disse Leo. Alzò la mano e la trasformò in una zampa di leone. Natsu annuì. Probabilmente era l’unico che capiva fino in fondo. D’altronde lui si trasformava in un drago!
«Capisco. Vi vogliono per quel potere, vero?» disse Erza.
«Sì. Ci vogliono schiavizzare e costringere a combattere.» ammise Leo con un sospiro. Gli occhi gli ardevano di rabbia.
«Bene, non vi avranno.» promise Natsu.
Leo sorrise.
Tutti iniziarono ad avviarsi, ma Lucy non si mosse. «Andate avanti, vorrei fare una piccola preghiera.» disse Lucy. Leo le sorrise.
«Non ci mettere troppo!» disse Natsu e se ne andarono.
Lucy fissò Plue, si mise in ginocchio e mormorò una piccola preghiera agli spiriti.
Poi una forte luce. «Ragazza, sei la discendente della maga degli spiriti, vero?» disse una voce. Plue brillava. «Sì.» mormorò Lucy.
«Non aver remore ad usare il tuo potere. I spiriti ti proteggeranno ed insieme ad essi i loro discendenti.» disse la voce antica ed intrisa di potere. Lucy annuì. «Vai.» disse la voce. Poi Plue smise di brillare.
«Pluuun.» disse Plue. E si avvicinò tremante a Lucy.
«Grazie.» mormorò Lucy accarezzandolo. Poi si alzò più decisa e sicura di sé. E andò fuori dalla grotta-caverna nascosta.
 
«Ora dobbiamo decidere solo come salvare Aries.» disse Erza.
«Facile, ATTACCHIAMO.» disse Natsu con la sua forte risata.
«Natsu, per favor…» iniziò Lucy.
«Non è una cattiva idea.» disse Erza.
«Sì, è ora che Evergreen della banda dei Fulmini se la veda con noi.» disse Gray.
Lucy sorrise. «Ragazzi…» mormorò.
«Vengo anch’io.» disse Leo.
«Perché lo dici? Credevi che t’avremmo lasciato fuori?» disse Erza con ironia. Nessuno di loro aveva mai pensato che Leo non venisse.
«Non ti lasceremmo fare la femminuccia a casa.» scherzò Gray.
«Dopo questa battaglia, combattiamo!» disse Natsu.
«Sempre il solito.» disse Happy sospirando.
Lucy strinse la mano a Leo, lui sorrise soltanto.
 
«Prima di andare però, che ne dite di dire in parte i vostri poteri?» disse Erza.
Natsu annuì.
«Io posso manipolare e creare il ghiaccio.» disse Gray.
Lucy guardò Natsu. Non dirgli che sai trasformarti in un drago, per ora. Pensò.
«Io so manipolare e creare il fuoco.» disse semplicemente Natsu.
«Io so trasformare varie parti del mio corpo se non tutto in un Leone.» disse Leo.
«Bene.» disse Erza. «Allora…» esordì.
«Aspetta!» l’interruppe Lucy. «Io…Io sono una maga degli spiriti.» disse.
«Cosa?» chiese Natsu sorpreso.
«Eh?» disse Gray.
«Davvero?» disse Happy.
«Posso evocare gli spiriti animali e non.» disse Lucy.
«Perché è la prima volta che lo sento?» disse Natsu con il broncio.
«Avevo paura ad usare i miei poteri…ma ora no.» disse.
«Sei fortissima, Lucy!» esclamò Natsu sorprendendola. Il suo sorriso largo la rincuorò.
Lei abbassò la testa.
«Bene…allora direi che possiamo attaccare frontalmente.» disse Erza. «Leo, tu conosci la loro base, vero?» chiese.
«Sì.» disse lui.
«Ci guiderai lì, io mi occuperò delle guardie primarie davanti, Natsu ed Happy e Gray ai fianchi. Lucy, Leo avanti con me. Tutti d’accordo?» chiese Erza finendo di esporre il piano.
Tutti annuirono. Si andava a salvare Aries. 


--- Ciao a tutti!
Come va? 
Sono riuscita a riprendere il ritmo, credo e spero di mantenerlo.
Spero di riuscire a pubblicarvi il solito capitolo del giorno se non due. :)
Bé, non so cosa dirvi. Quindi, alle 4 recensioni aggiorno. Al prossimo capitolo ed a presto!
xx Giò

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13: Evergreen ***


Capitolo 13: Evergreen
 
Un uomo dai capelli verdi e con un completo rosso venne al castello.
«Sei tu.» disse Evergreen riconoscendolo, con una smorfia.
«Sì.» disse gelido l’uomo, fissandola con i suoi occhi viola.
«Cosa sei venuto a fare qui?» chiese Evergreen con stizza.
«La prigioniera del villaggio di Astro. Liberala dal tuo potere, me la porto via. Ordini del Capo.» rispose l’uomo.
Evergreen si alzò dal trono, toccò Aries che cadde, libera dal suo potere. «Portatela dove ti pare.» disse Evergreen.
L’uomo prese Aries, svenuta, e se la portò via dopo avergli legato le mani, i piedi e dopo averle legato un fazzoletto intorno alla bocca.
 
 
«Andiamo!» urlò Erza. E si precipitarono sulla fortezza dove Aries era imprigionata. La fortezza era di pietra ed a forma di cupola. Sul davanti le guardie.
Erza, Natsu e Gray in pochi secondi sconfissero tutte le guardie e il gruppo avanzò all’interno del castello.
Corsero per le stanze e si ritrovarono in una specie di giardino adornato di statue. Le statue era di incredibile credibilità. Erano precise, quasi non fossero state scolpite ma…
«Oddio.» mormorò Leo.
«Cosa?» gli chiese Erza.
Lucy la fissò con occhi sbarrati. Aveva già capito.
«Non sono statue.» disse. La voce le tremava.
«Sono persone tramutate in statue.» spiegò.
Erza sbiancò.
«Chi…chi ha potuto fare qualcosa di simile?!» disse Natsu furente. Lui più di tutti, forse secondo solo a Lucy, odiava le ingiustizie. Vedere il dolore che una persona provocava ad un’altra lo faceva infuriare.
«Evergreen.» disse Gray.
«Sì, dev’essere stata lei.» ribatté furente Leo.
«Possibile che la Banda dei Fulmini  sia così malvagia? Non hanno cuore?» chiese Lucy sconvolta.
«Hai visto cosa hanno fatto al villaggio.» disse Natsu cupo.
«Sì. Hanno ucciso a sangue freddo.» mormorò Lucy.
«Non sanno il valore della vita. Glielo insegneremo noi.» disse Erza e questa era una promessa. Il volto della Titania era una maschera di fredda convinzione.
Lucy approvò. Gli avrebbero insegnato il dolore, era giusto così.
Solo Natsu sembrava pensieroso.
«Lucy, tu hai soggiornato a Monte del Drago…Evergreen…questo nome non ti ricorda qualcosa?» le chiese Natsu.
Evergreen? Le avrebbe dovuto ricordare qualcos---Ah! Lucy si ricordò. «Ragazzi, devo raccontarvi una storia.» disse.
E tutti l’ascoltarono.
 
Superarono il giardino di statue. E si ritrovarono in una grande sala del trono di pietra. Due tende rosse e vari arazzi decoravano la salta. In alto, al centro, c’era una donna seduta sul trono.
I suoi capelli erano color castano-biondo, portava gli occhiali, i freddi occhi neri, una bocca formosa; Il suo volto era bello e crudele, il suo corpo formoso era avvolto in un vestito verde.
«Benvenuti.» disse. «E così avete sconfitto le guardie e i vari cavalieri.» commentò. La voce era come una fredda lastra di ghiaccio.
«Contro chi combatterò?» disse la donna.
«Contro di me.» disse Leo. Nessuno commentò. Era giusto così.
«Leo, aspetta.» disse Lucy. Lucy prese in mano la collanina, impugnò la chiave e con un gesto la girò nell’aria. «Spiriti, ascoltatemi.» disse. «Io, invoco il vostro aiuto. Date il potere al Leone.» invocò.
Qualcosa scintillò nell’aria, una luce prorompente si manifestò e un enorme Leone comparve sopra le loro teste.
«Mio discendente.» disse con voce roca il leone rivolto a Leo. «Ascolta la richiesta della discendente. La nostra famiglia ha giurato di servirla e io qui ti dono la spada del coraggio. Affrontala come un vero Leone.» disse. Una spada comparì davanti a Leo. L’impugnatura era d’oro massiccio e la lama era dorata, fatta di un metallo sconosciuto.
«Più forte sarà il tuo cuore, più potente sarai.» disse il grande Leone. Poi si congedò.
La luce sparì e Leo impugnò la spada. Guardò sbalordito Lucy come tutti. Lei come una vera regina gli appoggiò una mano sulla fronte.
«Combatti.» disse.
Leo annuì. «Sì, padrona.» disse baciandogli la mano e facendola arrossirre. Questo era il vero Leo.
«Avete finito il dramma? Molto commovente, ma ora, che ne dite…non so…di combattere?» disse con ironia Evergreen alzandosi dal trono.
Leo impugnò la spada. «Fatti sotto.»
Evergreen sorrise, alzò una mano e mille lance comparvero dal niente e piombarono su Leo. Lui le schivò una ad una.
Natsu, Erza, Lucy, Happy e Gray osservavano la scena.
«Vai così Leo!» urlò Natsu, esaltato come al solito.
«Sei fortissimo!» urlò Lucy come incoraggiamento.
Evergreen strizzò le labbra con rabbia. E fece comparire altre lance e le lanciò a gruppi su Leo che le respinse con la spada. Il suo cuore era più forte che mai.
«Tutto qui quello che sai fare?» le disse.
Poi la caricò. Evergreen fece comparire una lancia e scontrò la sua lama con quella della spada. Leo rincarò la forza con un secondo fendente e la lancia si spezzò. Evergreen però era riuscita a toccarli una mano di sfuggita e il suo braccio sinistro era completamente pietrificato. «Sei brava.» disse Leo.
«Grazie.» rispose Evergreen con un sorrisetto crudele.
«Ma contro di me non hai possibilità.» le sibilò.
Evergreen si allontanò lanciando una pioggia d’aghi che segnò il viso di Leo lasciandogli sottile ferite sul volto e sulle braccia. «Ancora non ci siamo.» commentò Leo. Leccandosi una ferita sul labbro.
Evergreen sorrise. «Allora proviamo con questo.» schioccò le dita e qualcosa esplose dove si trovava prima Leo. Lui saltò in tempo.
«Ora basta con i giochetti.» disse Leo. E lanciò la sua spada verso Evergreen che fu presa di sorpresa. La lama le attraversò il vestito e la inchiodò con un botto al muro.
Leo raccolse una delle lance conficcate nel terreno e gliela puntò alla gola. «Libera tutti, o ti uccido.» sussurrò.
«C-cosa?» disse Evergreen. Il suo sorriso s’era ormai cancellato dalle labbra. Non c’era più alcuna traccia dell’arroganza di prima, era stata infatti cancellata dalla sconfitta appena subita.
«Liberali! T’ho detto!» urlò Leo.
Evergreen mormorò qualcosa e schioccò le dita due volte.
«Vai a controllare.» disse Leo ad Erza. Lei corse a controllare. «Sono tutti liberi.» disse quando fu tornata.
Leo si avvicinò a Evergreen. Il suo voltò ad un soffiò dal suo.
«Dov’è Aries?» le chiese.
«E’ stata portata via.» disse Evergreen con un sorrisetto. Leo gli avvicinò la lama alla gola.
«Da chi?» chiese.
«Fried.» disse con voce rauca Evergreen.
«Dove lo posso trovare?» insistette Leo.
«N-non lo so.» rispose Evergreen.
«Dove?» urlò Leo.
«Non lo so, t’ho detto!» sbottò Evergreen.
Leo sospirò.
«Ti consegneremo alle guardie del Regno. Loro sapranno cosa fare.» disse Leo.
«Perché non mi uccidi?» chiese Evergreen.
D’altronde lei aveva ammazzato senza pietà la sua gente, donne, bambini, anziani…senza far differenza. Lei aveva ucciso senza pietà molte persone.
«Perché so la tua storia.» disse Leo.
«Cosa? Come l’hai saputa?» disse Evergreen sorpresa ed in panico.
«L’ho raccontata io.» dice Lucy.
«E tu come fai a saperla?» mormorò Evergreen.
«Sono stata “ospite” di Lord Elfman.» disse Lucy con un sospirò.
«Capisco.» disse.
 
Lucy tornò indietro nel tempo con la mente, tornò al giardino di statue.
«Devo raccontarvi una storia.» aveva detto Lucy.
Tutti si erano avvicinati a lei.
«Una storia? Lucy, non abbiamo tempo per le storie!» aveva obbiettato Erza.
«Ascoltatemi, v’ho detto. Questa storia l’ho sentita quand’ero a Monte del Drago, “ospite” di Lord Elfman.» aveva detto sottolineando ospite con la voce. Però solo Natsu se ne era accorto.
«Cosa c’entra adesso?» aveva chiesto Gray.
«Fra poco lo scoprirai.» aveva risposto Lucy. Poi aveva sospirato.
«Questa storia me la raccontò Gildarts, una vecchia guardia. Molto tempo fa, nella città di Monte del Drago, ci fu una faida cittadina. Scoppiò fra due famiglie non nobili, ma molto ricche ed antiche. Le famiglie si combatterono senza tregua e alla fine ne rimasero solo due. Una era del ramo principale della prima, la seconda era una famiglia del ramo secondario, di nessuna importanza. La seconda famiglia non era mai voluta essere coinvolta nella guerra, ma ne fu lo stesso coinvolta.
Un giorno, infatti, la famiglia del ramo principale della prima entrò nella loro casa e si uccisero a vicenda. Solo una bambina sopravvisse a quella strage.» Lucy aveva ripreso fiato. «Vide suo padre, sua madre e suo fratello morire davanti ai suoi occhi nel tentativo di proteggerla da quell’attacco immotivato.
Della bambina dopo qualche tempo non si seppe più niente. Il suo nome però era Evergreen. Era una bambina dai capelli castano biondo, occhi neri ed adorava il verde, tant’è che lo vestiva sempre. Questo si sapeva di lei e per questo fu ricordata anche dopo la sua scomparsa misteriosa.» aveva finitò la sua storia Lucy.
«Capisco.» aveva detto Erza.
Gli altri non aveva aggiunto niente.
«Allora la riporteremo sulla retta via.» aveva detto Natsu fissandoli.
«Un brutto passato non giustifica quel che ha fatto, né dà solo la ragione, ma non per forza il diritto.» aveva aggiunto. I suoi occhi neri avevano fissato gli occhi degli altri con grande decisione.
Così si era svolto l’incontro.
 
Quando Evergreen fu portata prigioniera nel villaggio, molti proposero di linciarla. Ma Leo fu irremovibile, l’avrebbero consegnata alle Guardie Reali.
Una sera Lucy si avvicinò ad Evergreen.
«Ciao.» disse. «Che vuoi?» le ringhiò in risposta Evergreen.
«Parlare.» rispose Lucy.
«Io e te non abbiamo niente di cui parlare!» esclamò Evergreen.
«Ne sei sicura?» le chiese.
«Secondo me, di cose di cui parlare, ne abbiamo a bizzeffe.» le sorrise.
«Ma voglio parlati di una cosa in particolare.» disse seria Lucy, fissando il cielo blu scuro ricoperto di stelle dalla finestra davanti a loro.
«Cosa?» chiese Evergreen. «Del tuo dolore, del tuo futuro.» disse Lucy. Evergreen non rispose.
«La vedi Erza?» Disse Lucy indicandola. Evergreen puntò gli occhi sulla rossa con l’armatura. «Titania.» mormorò. Anche lei conosceva la famosa mercenaria. Lucy sorrise. «Non ha un passato bello, eppure non uccide.» disse. «L’ho vista e sentita piangere, in preda a ricordi dolorosi.
In preda ad un passato più grande di me e te.» disse Lucy. Evergreen ascoltava attentamente.
«Il dolore l’ha marchiata. La sua armatura, la sua spada, il suo corpo, il suo viso…e i suoi occhi.» disse Lucy. Poi fissò i suoi occhi marroni negli occhi neri di Evergreen.
«Ed io vedo lo stesso dolore in te.» disse con un sussurrò.
«Ma la vita va avanti. Non bisogna uccidere. Il mondo è popolato da ingiustizie, da persone malvagie e senza scrupoli, da assassini. Per questo bisogna cambiare.
Tu puoi farlo.» le disse.
Evergreen non rispose. Lucy non si mosse. La notte calò e Lucy sentì il pianto di Evergreen.
Sarebbe cambiata? Sperava di sì. Lucy si addormentò.


--- Ciao a tutti!
Come va?
Mi sono dannata come al solito a scrivere il capitolo e ne sono felice !
L'ho scritto pure senza occhiali e non vedendo una ceppa...ehehehe...
Allora, prima di tutto sono felice delle moltissime recensioni che ho ricevuto! 
Non sapete quanto mi spronino a continuare a scrivere! Vi ringrazio di cuore.
Non ho nient'altro da dire...Quindi, al prossimo capitolo, aggiorno alle solite 4 recensioni,
ed a presto!
xx Giò 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14: Si parte! ***


Capitolo 14: Si parte!
 
Due giorni dopo arrivarono le Guardie Reali.
«Siamo qui per prendere Evergreen la ricercata.» disse uno di loro.
La sua cappa bianca riportava un giglio, simbolo del padre di Lucy.
«Seguitemi.» disse Lucy. E li condusse da Evergreen.
Per tutto il tempo sentì su di se lo sguardo di una delle guardie su di sé. Era giovane ed aveva dei bei capelli castani, però il suo volto non era granché. Che si fosse innamorato di lei a prima vista? No, probabilmente era solo curioso.
«Eccoci, siamo arrivati.» disse Lucy spostandosi per lasciarli entrare nella casa di Taurus dove Evergreen era tenuta “prigioniera”. Tutti i soldati entrarono, tranne il ragazzo di prima.
«…principessa?» le chiese.
Oddio, l’aveva riconosciuta! Lucy rimase pietrificata.
«E’ lei, vero? Principessa Lucy…deve ritornare con noi!» insistette il ragazzo avvicinandosi.
Lucy scosse la testa. No! Era scappata e non sarebbe tornata così!
«Venga!» insistette ancora il ragazzo della Guardia Reale. La prese per un braccio con forza e Lucy si divincolo.
«No!» disse Lucy.
Il ragazzo le strinse il braccio con più forza.
«Lucy!» urlò una voce dietro di loro. Poi Natsu si calò sul soldato, lo spinse via e si mise davanti a Lucy. «Natsu…» mormorò lei.
Natsu manteneva sempre la sua promessa.
Natsu era la sua guardia del corpo, il suo compagno di viaggio…
Il ragazzo si rimise in piedi. «Allontanati da lei!» urlò.
«No.» disse Natsu.
«Allontanati dalla principessa! E’ un ordine.» riprovò il soldato.
Natsu si girò verso Lucy e la indicò. «Io rispondo solo a lei!» urlò.
Poi alzò la testa e fissò il giovane con i suoi occhi neri. Sfidandolo.
Il giovane accettò la sfida perché si gettò in avanti, caricandolo. Natsu spinse delicatamente Lucy da parte e si buttò addosso al soldato, lo respinse con un calcio allo stomaco, lo fece cadere con uno sgambetto degno di una mossa di capoeira e infine lo tempestò di pugni.
Alla fine sorrise soddisfatto sopra al soldato ai suoi piedi, svenuto.
«Cosa succede qui?!» urlò una delle Guardie Reali che stavano uscendo.
«Il soldato c’ha attaccati senza motivo.» disse Lucy.
«E non era nemmeno forte, peccato.» commentò Natsu. A Lucy scappò un sorriso.
«Non è possibile. Siete dei criminali! E’ contro la legge attaccare la Guardia Reale, venite con noi!» disse quello che sembrava il capo.
«Erza, Gray, Happy, Leo!» urlò Lucy. I ragazzi all’interno della casa uscirono dalle finestre.
«Andiamo?» disse Gray con un sorriso.
«Sì!» urlò Lucy e iniziarono a correre.
I soldati furono trattenuti da Taurus e dai vari abitanti.
D’altronde erano grati ai viaggiatori per averli salvati.
Natsu, Lucy, Gray, Erza, Happy e Leo corsero fin sopra le montagne, nella direzione inversa a quella che avrebbero preso i soldati, verso la città di Lorg, ma prima di arrivare ad essa dovevano attraversare quelle montagne. Presto il freddo li avrebbe presi e non intendevano farsi prendere da lui alla sprovvista, ma avevano lasciato la lana al villaggio…
«Perché hai chiamato anche me?» le chiese Leo.
«Tu vuoi venire con noi per salvare Aries.» disse Lucy e non era una domanda, era una affermazione.
Leo annuì, poi scosse la testa e le prese la mano, baciandogliela. «Sì, padrona.» disse Leo.
Lucy arrossì.
«Comunque, ho portato questi.» disse Erza alzando cinque zainetti.
«Hai preso tutto!» esclamò Happy.
Gray diede una pacca sulla spalla ad Erza. Lei gli sorrise.
Si misero in marcia. Non avrebbero patito il freddo perché dentro agli zaini c’erano i vestiti di lana e non avrebbero patito la fame perché avevano le provviste.
Il viaggio ricominciava.
 
Molto presto attraversarono le montagne più piccole, e percorsero molta strada. Pian piano che avanzavano la temperature di abbassava e quindi si vestirono tutti con la lana, tranne Gray. Lui si era perfino tolto la mantella e l’aveva riposta nello zaino.
«Morirai di freddo!» insistette Lucy.
«Al freddo ci sono abituato.» disse Gray.
«Congelerai.» insistette Lucy.
«Lascialo stare Lucy, avremo un bel pezzo di ghiaccio d’idiota.» disse Natsu con un gran sorriso.
Lucy sospirò.
«Posso leccarlo? Vorrei provarne il gusto!» se ne uscì Happy con quella sua vocina. «Sì, certo che puoi.» disse Natsu. «Però attento che non ti attacchi la stupidità.» aggiunse.
«Ehi, cosa vuoi insinuare??» disse Gray.
E andarono avanti a bisticciare per molto, molto tempo…Finché Erza non si stufò e gli lanciò due occhiate (e gli diede due pugni in testa) e allora i due scemi smisero di bisticciare come i bimbi delle elementari.
«Posso portarla io, padrona?» chiese Leo a Lucy.
Lei declinò. Certo che questo Leo la metteva in difficoltà, Leo era affascinante. Però lei lo vedeva come un compagno di viaggio, un amico e non come altro. Non riusciva a vederlo nemmeno come servo.
 
Arrivarono ad un passo innevato e molto presto, mentre avanzarono, la neve iniziò a scendere.
Gray si tolse pure la maglietta. Erza non fece commenti, né Natsu.
Leo gli lanciò solo un’occhiata.
Lucy rabbrividì. Nonostante i pesanti vestiti di lana.
Era una persona piuttosto freddolosa. «Che freddo…» mormorò scaldandosi le spalle con le mani.
«Leo, tu non hai freddo?» gli chiese Lucy. Leo le sorrise.
«Lucy, grazie al fatto di essere il discendente di uno spirito importante come il Grande Leone sono un po’ diverso da voi.
La mia temperatura è molto alta ed inoltre…» lasciò la frase in sospeso, ma alzò la mano, si tolse il guanto e mostrò a Lucy la mano ricoperta di pelliccia, ma in forma umana.
«Wao…» Lucy sorrise a Leo. «Sei fortissimo!» esclamò.
Leo sembrò sorpreso, preso forse in contropiede, poi le sorrise.
Natsu le si avvicinò un po’ e Lucy sentì un po’ di calore.
Sorrise a Natsu che però fece finta di niente. Bè, era utile avere un fuoco portatile vicino. Pensò.
Happy, nel frattempo, si era rintanato nella sciarpa di scaglie di Natsu. «Qui si che è bello caldo!» aveva esclamato.
Più avanti, la neve si era fatta sempre più fitta, trasformando una nevicata in una vera e propria tempesta.
«Dobbiamo trovare un posto dove fermarci.» osservò Lucy.
«Sì.» rispose Erza.
«Lì, lì in fondo c’è una casa!» esclamò Happy indicando un qualcosa di indistinto.
Avanzarono e iniziarono a vedere il contorno di una casetta;
Sembrava una specie di baita di legno. Dal camino usciva del fumo, qualcuno abitava lì.
«Andiamo.» disse Gray. E si avvicinarono alla casetta.


--- Ciao a tutti !
Come va?
Mi scuso se stamattina non ho aggiornato, ma già dal mattino sono stata male, e mi sono sentita megli solo alla sera.
(Sì, la mia emicrania peggiora.)
Bé, non ho molto da dire a parte il fatto che vi amo. Mi recensite e non vi lamentate dei miei piccoli ritardi!
Mi impegnerò sempre per voi, perché siete davvero buoni con questa povera pazza che non sa quel che scrive...
Allora, non ho nient'altro da dire, quindi:
Aggiorno a 4 recensioni, come al solito.
A presto ed al prossimo capitolo!
xx Giò

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15: Una nuova sfida per Gray ***


Capitolo 15: Una nuova sfida per Gray
 
Lucy bussò alla porta. «C’è qualcuno?» chiese.
Busso una seconda volta, più forte ed aspettò.
Qualche secondo dopo la porta si aprì tanto da lasciar intravedere solo il volto di una donna. «Chi è?» chiese essa.
«Viaggiatori.» disse Lucy.
«Entrate…ma vi bagnerete.» disse la donna.
«Grazie.» Rispose Lucy. Ci bagneremo? Pensò perplessa.
La donna aprì la porta. Aveva dei capelli di un colore azzurro-blu arricciati e metà-lunghi. Portava un ombrello, un ombrello aperto in casa. Quando Lucy e gli altri entrarono si resero conto che sopra la ragazza pioveva.
«Ma piove!» disse sorpreso Happy.
«Gahahahahaha sei fortissima!» rise Natsu vedendo la ragazza.
Gray, Erza e Leo non commentarono.
«E’ il potere di Lluvia, quando Lluvia è triste, piove.» disse la ragazza.
«Capisco…» disse Lucy.
Lluvia offrì una tazza di tè a tutti. «Però dovete farvela da soli, Lluvia non riesce a farvi la tazza di tè ed a tenere l’ombrello nello stesso tempo.» disse la  ragazza.
Parlava di sé sempre in terza persona? Una cosa particolare, ma anche carina.
Lucy si alzò e fece il tè, ne porse una tazza anche a Lluvia.
«Come mai vivi qui da sola, Lluvia?» gli chiese Erza.
«Lluvia viveva in un villaggio, ma pioveva sempre. Era orfana e sempre triste, inoltre sebbene fosse potente…non riusciva a controllare il suo potere. Gli abitanti cacciarono via Lluvia.» disse Lluvia.
«Lluvia, tu hai mai visto il cielo sereno?» chiese Lucy. Aveva una certa sensazione al riguardo.
«No, quando c’è Lluvia, piove sempre.» rispose lei sconsolata. Poi alzò una mano che tremolò e diventò trasparente. «Lluvia è fatta della sua stessa acqua.» aggiunse.
«Hai detto che questa pioggia deprimente cade perché tu sei triste.» disse Gray.
«Sì.» confermò Lluvia
«E allora basta non essere tristi, no?» disse Gray, con tono quasi scocciato. Lluvia lo guardò, le brillarono gli occhi e poi sorrise.
«Gray!» lo rimproverò Lucy.
«Gray-sama ha ragione! Lluvia non deve essere triste!» disse la ragazza avvicinandosi a Gray. La pioggia aveva smesso, e un lieve calore, quasi che un sole splendesse sopra di loro, si propagò per la casetta.
«Stammi lontano.» disse Gray.
Lluvia lo prese a braccetto. «No, Lluvia sarà con Gray-sama, perché Lluvia è felice se è con Gray-sama.» disse Lluvia.
Anche fuori, la tempesta di neve finì.
Tutti guardarono fuori sorpresi.
«Ehhhhh????» esclamò Lucy sorpresa.
«Anche la neve era il potere di Lluvia.» disse Lluvia.
«Lluvia…tu sei potentissima!» esclamò Happy.
«Combattiamo!» disse Natsu sputacchiando fuoco qua e là.
Lluvia schioccò le dita e la pioggia cadde su Natsu, spegnendolo.
«Ha vinto Lluvia!» disse Lucy ridendo. Leo e Gray ridevano platealmente ed Erza ridacchiava.
Presto tutti iniziarono a ridere nella casetta, riempiendola di felicità.
«Togliamoci i vestiti di lana, o moriremo di caldo.» disse Lucy.
Così si tolsero i vestiti.
Lucy lanciò un’occhiata a Gray. Era in mutande. «Gray! Ma cosa ti svesti!!!» urlò. Lluvia era arrossita e mormorava qualcosa come “è ancora troppo presto, Lluvia non è pronta, ma…” Erza invece si avvicinò e gli diede un pugno in testa.
«Abitudine un corno! Scostumato! Rivestiti!» lo sgridò.
Leo invece si avvicinò a Lucy e la fissò negli occhi. «Lucy, lasciami aiutarti a svestirt---» disse Leo. Natsu gli strinse il collo da dietro. «Maniaco.» lo rimproverò.
Lucy scosse la testa. Mai un attimo di tranquillità...
Sospirò e poi sorrise. D’altronde, era questo che aveva scelto no? Era questa l’avventura che desiderava e sognava. Lei ed i suoi compagni.
 
Il mattino seguente Lluvia si fece trovare pronta. «Vengo con Gray-sama.» disse.
«Sei petulante.» fu la laconica risposta di Gray.
Anche se la trattava male, non era mai troppo duro. Si vedeva che non si trovava a suo agio con le donne.
Lucy appoggiò la mano sulla spalla di Gray. «Sei richiesto!» gli sussurrò prendendolo in giro. «Non. Toccare. Gray-sama!» urlò Lluvia con uno sguardo di fuoco.
Lucy le sorrise con tranquillità anche se dentro di lei stava pensando: Oh, cavolo…
«Tranquilla Lluvia, Lucy ha me!» se ne uscì Leo.
«Davvero?» chiese Lluvia fissando Lucy.
«Certo che s--» stava per esclamare Leo, ma Natsu gli diede una batosta in testa.
«Donnaiolo da strapazzo.» mormorò Lucy.
«Ti assicuro che Gray non mi interessa.» la rassicurò Lucy.
Lluvia sorrise. «Se Lucy dice così, va bene.» e sorrise andando ad attaccarsi al braccio del suo Gray-sama come una piattola o un cagnolino fedele.
Si sporse verso Lucy e con espressione terrificante, nascosta agli altri, disse: «Però se osi provarci Lluvia ti stacca la testa con un fulmine.» sussurrò.
Lucy sorrise, però sbiancò. Lluvia faceva davvero paura.
Annuì, e Lluvia tornò al volto di ingenua fanciulla.
«Andiamo.» disse Erza.
«E staccati!» esclamò Gray cercando di liberarsi da Lluvia.
Lei scosse la testa. «No! Lluvia resterà sempre con Gray-sama.» disse.
«Potresti farlo un po’ più distante. Mi fai caldo.» disse Gray e finalmente riuscì a liberarsi dalla presa di Lluvia, che però lo seguì lo stesso.
 
Andarono avanti e trovarono un villaggio piccolo, fatto di tante piccole casette rosse.
«E’ Lluvia!» mormoravano i ragazzini del villaggio vedendola passare. Lluvia guardava basso, sconsolata.
«Ah, e così non piove più su di te, eh?» disse un ragazzo avvicinandosi.
Lluvia lo fissò freddamente. «No.» confermò.
«Bene! Allora che ne dici di uscire con me? Ora che non c’è più quella pioggia deprimente…ti ricordi come m’andavi dietro?» disse l’uomo con arroganza. Lluvia distolse lo sguardo, in difficoltà.
Gray le si avvicinò e le appoggiò una mano sulla spalla. «Lluvia, dove ti fermi? Dobbiamo andare.» disse con gentilezza.
Lluvia lo fissò. «Gray-sama…» mormorò.
Gray rivolse uno sguardo gelido all’uomo. «E questo idiota chi è? Uno di quei poveri fessi che non conoscono il loro posto?» disse provocandolo.
«Tu! Come osi--» l’uomo era infuriato, ma notò Lucy, Natsu, Leo ed Erza dietro i due e lasciò perdere quando vide il sorriso ferino di Leo.
«Problemi, ragazzi?» chiese Erza. Lo sguardo di Titania era come il ferro, duro e severo.
«No, solo un cretino che voleva una seconda chance. Troppo tardi.» disse Lluvia. Sorprendendo il gruppo. Gray sorrise, forse non era debole come pensava.
Poi andarono avanti, ignorando completamente il tizio che ora ribolliva di rabbia per strada. Gray si allontanò da Lluvia, ma Lluvia gli prese il braccio e gli si appiccicò di nuovo. «L’uomo per Lluvia è Gray-sama!» esclamò sorridendo.
«Spostati, ho caldo.» disse Gray e cercò di nuovo di liberarsi dalla presa.
Però in realtà quella donna non gli dispiaceva, solo, era troppo appiccicosa. 




--- Ciao a tutti!
Come va?
Mi scuso se ieri non ho potuto pubblicare il capitolo, purtroppo, è stato al di fuori delle mie possibilità.
E mi scuso anche per averlo pubblicato in ritardo, spero di riuscire a farmi perdonare un giorno. 
Aggiorno a 4 recensioni, detto questo, al prossimo capitolo ed a presto!
xx Giò

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16: Sulle tracce di Aries ***


Capitolo 16: Sulle tracce di Aries
 
L’uomo spostò con una mano i suoi capelli verdi, sembrava scocciato.
Aries da poco aveva ripreso i sensi e teneva sott’occhio l’uomo, però senza farsi scoprire.
Quello era un gioco pericoloso, se l’avesse scoperta Aries non sapeva cosa l’uomo gli avrebbe potuto fare. Ed in quanto incognita per lei, era meglio usare cautela.
«…Bixlow, stai scherzando…? …Lei…no…il Capo…ma tu…» Aries purtroppo sentiva solo frammenti della conversazione, l’uomo parlava troppo veloce e con un tono troppo basso.
Lei era distesa sul pavimento, mentre l’uomo era seduto su un letto. Sembravano trovarsi in un locanda o in una bella casa. Antica a giudicare dai mobili.
Da quello che era riuscita a capire, l’uomo si chiamava Fried, ed era il braccio destro del Capo della Banda dei Fulmini.
Bixlow invece doveva essere il braccio sinistro. Ognuno di loro aveva un territorio, come aveva recepito Aries, proprio come Evergreen.
Non facevano mai il nome del Capo, semplicemente lo chiamavano “Capo”.
«Non le torcerò un capello…Il Capo vuole…capito…Bixlow, sono…» l’uomo sembrava più rilassato ora. Le spalle meno tese.
Lanciò una veloce occhiata ad Aries, che prontamente chiuse gli occhi.
Quando diceva “Non le torcerò un capello” intendeva che non avrebbe torto un capello a lei?
Troppe domande, poche risposte e troppo poco tempo.
Aries strinse gli occhi e dentro al suo cuore pensò “Vieni presto, a salvarmi.” E quel pensiero era rivolto a colui che l’aveva sempre aiutata.
 
 
La seconda città prima di Lorg era piccola. Un paesino fatto di case antiche, taverne e piccoli negozi di uso quotidiano.
I turisti sembravano più coppie, che viaggiatori. Coppie in viaggio, coppie in luna di miele, coppie e basta. Lucy si chiese il perché di così tante coppie.
Alla prima taverna la risposta le fu data. «Anche voi siete qui per la fontana?» chiese l’uomo squadrandoli. Probabilmente ai suoi occhi apparivano come tre coppie.
«Quale fontana?» chiese Lucy.
«Quella della dea dell’amore. Ogni persona viene qui per pregare per il suo amore.» rispose l’uomo.
«Ah, sì, siamo qui per quelle.» rispose Lucy e mise su una faccia da svampita.
L’uomo la guardò sospettoso, lei strinse il braccio di Natsu. Quel gesto sembrò eliminare ogni dubbio dell’uomo, che scosse la testa e mormorò qualcosa tipo “Ah, le giovani innamorate di oggi, dove hanno la testa?”.
Si allontanarono e Lucy notò che Natsu si era fatto stranamente silenzioso, inoltre si era pure irrigidito.
«C’è qualcosa che non va?» gli chiese fissandolo con i suoi occhi marroni.
«I-il braccio.» mormorò lui.
«Cosa?» chiese Lucy, stringendolo ancora di più.
«…Niente.» bofonchiò.
Lucy sorrise. Allora era timido. Poi notò come il suo seno si strusciasse un po’ troppo sul braccio di Natsu ed arrossì mollandolo.
Natsu sospirò.
Nel frattempo Lluvia e Gray bisticciavano fra loro ed Erza e Leo sembravano assorti nei loro pensieri.
«Questa è una città visitata solo da coppie.» disse Lucy.
Tutti annuirono, prestandogli attenzione.
«Siamo in sette, escludendo Happy che è un gatto, possiamo fare tre coppie.» disse Erza.
«Lluvia va con Gray-sama. Lluvia avrà l’opportunità di pregare per il nostro amore.» disse Lluvia fissando Gray che sospirò. Gray non sapeva proprio che pesci pigliare con Lluvia.
«Io andrò con Lu--» stava per dire Leo, ma Erza lo agguantò.
«Io vado con Leo, tu Natsu, vai con Lucy.» disse Erza.
Natsu annuì e poi sorrise a Lucy. «Ci divertiremo, no?» disse Lucy.
«Bene, ci ritroveremo qui la sera e ci diremo cosa abbiamo scoperto. Se qualcuno trova qualcosa…non agisca. Andiamo tutti insieme.» disse Erza. Titania era una vera leader.
E a Lucy ricordò un generale pronto alla Guerra.
Tutti annuirono e poi si divisero.
 
 
Lluvia non si staccò un secondo da Gray, per quanto lui la mandasse via, lei dopo qualche minuto gli si ri-appiccicava al braccio.
Senza accorgersene, verso pomeriggio, Gray era senza maglietta.
Molti lo fissavano, ma lui non si rese conto di niente, abituato come era a star mezzo nudo.
Lluvia però non gli si era più appiccicata al braccio, ma camminava a due passi di distanza senza smettere di parlare un secondo e domandando, domandando, domandando.
Gray sospirò. «Puoi stare zitta due secondi? Non siamo qui per scherzare.» disse.
«Lluvia starà zitta…» rispose lei demoralizzata.
A Gray dispiaceva un po’ trattarla così, se la sua maestra Ur l’avesse visto, bè, probabilmente l’avrebbe congelato urlandogli che le dame devono essere trattate con gentilezza.
Ur gli mancava, come gli mancavano i genitori.
Lo sguardo gli si offuscò di tristezza. Anni prima si erano pure perse le tracce di Leon e Gray si chiese dove fosse.
«Sai Lluvia, al mio paese, ogni ragazzo deve addestrarsi alle arti magiche del ghiaccio.» iniziò Gray.
«Arti magiche del ghiaccio?» chiese Lluvia.
«Sì, è un’antica magia potente che gli uomini del mio paese usano per combattere. Nel mio regno anche le donne possono combattere.» disse. Perché gli stava raccontando questo? Un attacco di nostalgia? Gray se lo chiese confuso.
Però raccontagli queste cose lo fece sentire meglio, cosa che lo incoraggiò a parlare.
«Le donne possono combattere? Sono potenti?» chiese Lluvia.
«Sì, la mia maestra ad esempio era una donna, ed era una delle più potenti.
Il suo nome era Ur.
Era una donna forte e gentile. Io ero il suo secondo allievo,  il suo primo allievo viveva con lei da anni, l’aveva quasi adottato.
Ma d’altronde, anche per me, Ur era una seconda madre.» disse, poi sospirò.
«Raccontami di più, Gray-sama. Lluvia è curiosa e felice.» lo incoraggiò lei.
«Felice?» chiese Gray perplesso. Più stava con Lluvia, meno la capiva.  Tuttavia, non aveva mai capito a fondo una donna.
«A Lluvia Gray-sama…piace.» disse lei arrossendo.
«Lluvia è felice se Gray-sama le racconta di più su di lui. Lluvia è curiosa e vuole sapere tutto di Gray-sama.» aggiunse.
«Ho capito, ma basta ricordare…Ah, e Lluvia?» disse Gray.
«Sì?» chiese essa.
«Chiamami Gray, il “sama” non serve.» disse e le sorrise.
Lluvia lo fissò, arrossì e poi svenne.
«Ma cos---??» Gray si precipitò a vedere come stava Lluvia, in panico.
«Gray-sama mi ha sorriso, Gray-sama mi ha detto di chiamarlo solo Gray…» mormorava la ragazza.
Gray sospirò scocciato. Perché questa donna era così?! Pensò.
Poi sentì la gente mormorare, abbassò lo sguardo e si scoprì in mutande.
Al diavolo quella sua abitudine!
 
 
«Leo.» lo richiamò Erza.
«Mmh?» disse lui.
«Capisco che tu sia preoccupato, ma distratto come sei non servi.» lo rimproverò Erza.
«Scusami.» disse lui criptico. «Ma la tua bellezza distoglie la mia attenzione.» aggiunse con modo galante.
Erza scosse la testa. «La tua attenzione non è verso di me, ma bensì verso i tuoi pensieri.» rispose lei.
Leo non rispose.
Erza pensò a quel detto, “Il silenzio vale più di mille parole.” E pensò che in questa occasione, quel detto fosse vero.
«Perché ci provi con Lucy? Non la ami.» disse Erza.
«Perché mi piace Lucy.» disse Leo.
«Sì, ma non in quel senso. Ti piace solo come persona, lo so io come lo sa lei.» ribatté lei.
«Sono un donnaiolo sfarzoso e potrei innamorarmi di Lucy.» rispose lui, alzando le spalle e spostandosi gli occhiali da sole che aveva comprato nel paesino di Lluvia.
«Ed Aries?» chiese Erza, centrando il nocciolo della questione.
Leo sembrò pensarci su.
«E’ una mia amica d’infanzia.» disse Leo.
«Io amo e amavo un amico che conobbi durante la mia infanzia.» disse Erza. Il suo sguardo era pieno di dolore.
«Amavi?» chiese Leo.
«Non c’è più.» rispose lei. Poi gli sorrise.
Leo pensò che Erza fosse forte e fragile allo stesso tempo, che i suoi capelli fossero un tramonto di sangue tremolante.
«Capisco.» riuscì solo a rispondere.
Poi si concentrarono su altro.
«La vedi quella casa laggiù?» disse Erza indicando una casa antica dalle mura bianche.
«Sì, perché?» chiese Leo.
«Perché se mi dovessi nascondere prima di preparare un attacco, andrei lì.» disse. E poi sorrise. Avevano qualcosa.



--- Ciao a tutti! 
Come va? *^*
Qui tutto bene, anche se impegnata per la scuola e con malattie che si diffondono in casa, lol.
Bé, non ho niente da dire, a parte: Grazie per le recensioni *_*
Ho deciso di aggiornare a 5 recensioni invece di quattro, perché poi ho più tempo per scrivere e voi più tempo per leggere.
Bé, al prossimo capitolo ed a presto!
xx Giò

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17: La Villa ***


Capitolo 17: La villa
 
Lucy e Natsu passeggiavano per le vie della città, camminavano vicini. Una vicinanza che non era normale per loro, ma che non li infastidiva. Qualche volta, qualche coppia li guardava e gli sorrideva. Forse pensavano a loro come una di quelle giovani coppiette appena nate.
Lucy sorrise tutto il giorno. Si sentiva felice, in qualche modo. Natsu, sebbene fosse un po’ rigido all’inizio, si sciolse con il passare del tempo. Dopo un’ora erano lì a scherzare normalmente. Happy qualche volte se ne usciva con uno dei suoi commenti, ma lo ignoravano platealmente in quel caso.
Farsi prendere in giro da un gatto parlante blu non era la cosa preferita dai due.
Lucy vide un qualcosa in fondo. «Natsu! Natsu!» disse afferrandogli la mano. Natsu arrossì per un secondo. «Vieni!» insistette Lucy trascinandolo.
Davanti ad una fontana (doveva essere la fontana della dea dell’amore di cui aveva parlato il locandiere) c’era un venditore di gelati. Il suo carretto era di color rosso. «Benvenuti.» disse l’anziano venditore sorridendo.
«Salve!» rispose Lucy con un sorriso enorme. Gli occhi le brillavano per la prospettiva di un gelato.
«Vorrei un gelato alla crema.» disse Lucy.
Poi si girò verso Natsu. «E tu?»
«Al cioccolato.» disse lui entusiasta. I suoi occhi avevano iniziato a brillare come quelli di Lucy e lei ridacchiò.
Sembriamo due bambini! Che cosa buffa! Pensò.
Il venditore gli porse i gelati, Lucy lo pagò. «Siete proprio una bella coppia!» disse il venditore. Lucy arrossì e trascinò Natsu verso la fontana per mangiare il gelato.
«Come il gusto del cioccolato? Buono?» chiese Lucy.
«Sì! E la crema?» rispose Natsu.
«Molto buona.» ribatté Lucy.
«Mm…allora…» Natsu si sporse e diede una leccatina al gelato di Lucy. «Sì, avevi ragione, è molto buono!» disse ed esibì uno di quei sorrisi aperti che erano il suo forte, uno di quei sorrisi calorosi da bambino troppo cresciuto.
Lucy rise. «Hai del gelato sul naso.» gli fece notare.
Natsu rise di gusto. Lucy prese un fazzoletto e glielo pulì.
«Sei un disastro.» disse Lucy con un sorriso.
Natsu si limitò ad alzare le spalle.
 
 
«Bixlow.» disse l’uomo dai capelli verdi vedendo il suo ospite. «Hai fatto in fretta.» notò.
«Sì, Fried.» disse Bixlow con un sorriso viscido. «Dov’è la donna?» gli chiese.
Fried scosse la testa, e gli indicò la stanza infondo. «Vado a prenderla.» disse Bixlow.
E si incamminò verso la stanza.
«Fried!» urlò furioso.
«Sì?» rispose l’altro con tono disinteressato.
«La ragazza è fuggita!» urlò Bixlow.
«Come???» urlò Fried e si precipitò nella stanza.
La finestra era rotta e la stanza vuota. «Quella…!» mormorò tra i denti.
«Sei un idiota!» urlò Bixlow.
«Bixlow, non osare.» intimò Fried.
Ora erano tutti e due nei guai. Il loro Capo non ne sarebbe stato contento.
«Non deve essere tanto lontano. Possiamo riacciuffarla.» disse Fried.
«Sì, ma dobbiamo sbrigarci.» disse Bixlow.
 
 
Aries era molto stanca. Era riuscita a trasformarsi a metà, come Leo le aveva insegnato, ed era fuggita dopo essersi slegata ed aver rotto la finestra con uno zoccolo.
Era ancora nella proprietà della villa però, e se non riusciva al più presto ad andarsene sarebbe stata catturata di nuovo.
La sera stava calando velocemente.
 
La sera era venuta velocemente e tutti si erano ritrovati alla locanda come stabilito.
«Avete trovato qualcosa?» chiese Erza.
Natsu, Lucy, Gray e Lluvia scossero la testa.
«Non abbiamo visto niente di sospetto.» disse Lluvia.
«E non abbiamo sentito nessuno che si lamentava per sparizioni o violenza.» disse Lucy.
«Io e Leo invece abbiamo trovato qualcosa.» disse Erza.
«Davvero?» chiese Natsu entusiasta.
Si entusiasmava sempre quando aveva la possibilità di combattere.
«Sì, abbiamo visto una villa.» disse Leo.
«Una villa sospetta, e ci siamo informati, è stata comprata da poco.» disse Erza.
«Il proprietario è un uomo dai capelli verdi, ma nessuno l’ha mai visto dopo che ha comprato la villa.» disse Leo.
«Inoltre aveva con sé la moglie che però nessuno ha visto, nemmeno il tizio che ha venduto la villa. Il suo viso era stato coperto così come il suo corpo.» aggiunse Erza.
«L’abbiamo trovata. Ora il piano.» disse Gray sbrigativo.
«Lluvia proteggerà Gray-sama.» disse Lluvia.
Gray sospirò. Continuava a chiamarlo “Gray-sama”.
«Usiamo la divisione in coppie di oggi.» disse Erza.
«Io e Leo davanti, Gray e Lluvia dietro. Natsu e Lucy controlleranno i lati.» spiegò Erza.
 
 
Erza e Leo non trovarono guardie davanti. Ed entrarono tranquillamente, ma il giardino della villa, che più di un giardino era un bosco, era disseminato di trappole.
Natsu e Lucy si arrampicarono sul muro di pietra e da lì si misero a controllare i lati, Erza li avrebbe avvisati con un segnale per dirgli di entrare.
Lluvia e Gray controllavano l’uscita.
«Questo posto è disseminato di trappole.» commentò Leo dopo aver schivato l’ennesima trappola.
«Sì.» disse Erza scocciata. Poi alzò la spada e dietro di lei comparvero altre spade. «Abbassati.» disse a Leo. Lui annuì e si abbassò.
Le spade trovarono le trappole e le distrussero, poi scomparvero così come erano comparse.
«Magia, eh?» disse Leo.
«Una magia di difesa ed attacco. Utile in battaglia.» disse Erza seria in viso. I ricordi non dovevano sommergerla adesso.
Poi Leo sentì qualcosa. «Un rumore.» bisbigliò ad Erza e lei annuì.
Leo iniziò a trasformarsi, pronto a combattere.
Poi sentì un urlo.
 
Bixlow e Fried si erano divisi ore prima e s’erano inoltrati nel giardino della villa disseminato di trappole.
Presto o tardi uno dei due avrebbe trovato la piccola fuggitiva.
E se non l’avessero trovata il Capo li avrebbe fatti fuori tutti e due, prospettiva a cui nessuno dei due voleva pensare.
Bixlow si inoltrò ancora di più nel giardino, poi calpestò qualcosa ed ebbe solo il tempo di urlare.
Fried sentì l’urlo di Bixlow e si agitò. Aveva trovato la donna? No, in quel caso avrebbe urlato in modo diverso.
Quello che lui aveva sentito era un urlo di sorpresa.
Possibile che la donna l’avesse abbattuto? Eppure sembrava così fragile ed indifesa che non gli sembrava possibile.
E si inoltrò ancora di più.
L’avrebbe trovata o avrebbe perso tutto. 

--- Ciao a tutti!
Mi scuso se in questi giorni non ho potuto aggiornare,
ma sono uscita con amici e quindi sono stata impegnata.
Bé, aggiorno alle solie 4 recensioni!
A presto!
xx Giò 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18: Il Salvataggio ***


Capitolo 18: Il salvataggio
 
Un rumore forte ed un urlo. Le mani erano diventate zampe e Leo era in tensione, pronto ad attaccare in caso di pericolo.
Avanzò e vide uno spettacolo che non si sarebbe mai immaginato.
Un uomo era appeso a testa in giù, intrappolato in una rete fatta di spessa corda ancorata all’albero.
Era svenuto, probabilmente aveva battuto la testa nel momento in cui la corda l’aveva trascinato a terra per poi avvolgerlo nella rete.
«Possibile che questo idiota sia caduto in una delle loro stesse trappole?» disse Erza dando voce ai pensieri di Leo.
Leo ridacchiò. «Idiota…» mormorò.
Poi un singhiozzo. Era…? Possibile?
Leo corse nella direzione da dove aveva sentito venire il singhiozzo.
Dietro a dei cespugli stava Aries, il manto di lana e le corna in testa. Stava raggomitolata e singhiozzava. «T’ho trovato.» le disse Leo sorridendole.
Aries alzò il suo viso rigato di lacrime e ricambiò con un tremulo sorriso. «L-Leo…» balbettò. Poi gli si gettò tra le braccia e Leo strinse la sua amica con forza.
«Tranquilla, presto tornerai a casa.» gli disse.
Aries pianse, pianse gli spaventi che aveva preso, pianse perché era ancora sconvolta e terrorizzata.
«Bene, l’abbiamo trovata.» disse Erza. Poi alzò la spada e lanciò il segnale.
 
 
Natsu sentì qualcuno inoltrarsi nella foresta verso la sua parte.
Fece un cenno a Lucy e lei ricambiò. Erano pronti.
Un uomo dai capelli verdi comparì, si guardava intorno e non aveva ancora visto i due. Sembrava assorto nella ricerca di qualcuno. Probabilmente era il rapitore di Aries.
«Maledetta!» mormorava fra i denti.
Natsu scese da dov’era con un agile balzo. Lucy scosse la testa, sempre il solito. L’uomo si girò e vide il sorriso ampio di Natsu prima di ricevere il suo calcio infuocato.
L’uomo lo parò. Era forte. Il sorrise di Natsu si ampliò, amava combattere con quelli forti.
L’uomo estrasse una spada. Natsu non l’aveva notata prima.
«Davvero?» disse con un sorriso.
L’uomo non rispose, si allontano e si mise in posizione. I suoi gelidi occhi sondavano quelli di Natsu in cerca di risposte, di un indizio sulla sua prossima mossa.
Tutti d’altronde, quando si muovono per attaccare, mostrano un’intenzione; che poi essa sia di ucciderti o meno è un altro conto, no?
Ma Natsu si mosse e l’uomo non riuscì a leggere dentro di lui,  Natsu era imprevedibile, combatteva affidandosi all’istinto, combatteva per il puro gusto di combattere.
Il suo sorriso non vacillò mai, infatti.
L’uomo parò i calci con la lama, Natsu continuava a sfiancarlo con calci, pugni e mosse combinate, ma l’uomo aveva dei buoni riflessi e con facilità riusciva a pararli o a schivarli.
L’uomo si stupì, possibile che l’intruso potesse combattere a mani nude con una spada? E il fuoco che scaturiva dai suoi arti…da dove proveniva?
Natsu fece per tirargli un calcio alle ginocchia, l’uomo si preparò a pararlo, ma quella di Natsu era una finta e una testa raggiunse l’uomo stordendolo.
Natsu gli tirò una raffica di pugni nello stomaco approfittando dell’avversario confuso.
L’uomo cadde e sputò sangue. Natsu aveva vinto.
«Hai vinto.» mormorò l’uomo.
Lucy sorrise. Poi, il segnale di Erza. «Andiamo.» disse Lucy.
Natsu prese l’uomo sulle spalle. Dovevano portarlo con loro.
 
Lluvia e Gray furono i primi a vedere il segnale ed a raggiungere Erza e Leo.
«L’avete trovata?» chiese Gray.
Leo annuì e Aries sbucò dietro di lui. La sua espressione era funerea, il viso era sporco di fango e lacrime, ma per lo meno sembrava essere sana e salva.
«Sì.» rispose Leo con un sorriso.
Gray sospirò. Questa era fatta.
Lluvia fissò Aries. Il suo Gray-sama non sembrava fin troppo interessato a quella ragazza che avevano salvato?
«Gray-sama, chi è esattamente Aries?» chiese Lluvia con finto interesse.
«E’ un’abitante del villaggio di Astro, inoltre è un’amica d’infanzia di Leo.» rispose Gray.
«Capito.» disse Lluvia evasiva.
Se Aries era l’amica d’infanzia di Leo poteva star tranquilla. D’altronde Leo non sembrava intenzionato a cederla al suo Gray-sama.
«E quello?» disse Gray indicando l’uomo svenuto appeso all’albero.
«Probabilmente è quello che ha urlato. Dev’essere caduto nella sua stessa trappola.» spiegò Erza.
Gray lo rilegò con un’alzata di spalle.
«Erza, Leo!» chiamò Lucy sbucando da dietro ad un albero. Dietro di lei Natsu che portava un uomo sulle spalle.
«Aries!» Lucy vide la dolce ragazza e le corse incontro per abbracciarla. L’agguantò e con forza la strette. «Sono felice che tu stia bene…» mormorò.
Aries strinse forte Lucy, anche lei si era affezionata a Lucy.
«Natsu, chi è l’uomo che stai portando?» chiese Erza.
Aries vide l’uomo ed iniziò a tremare. «È-è uno dei miei rapitori…» disse.
 
Un colpo di tosse, due colpi di tosse, e l’uomo aprì gli occhi.
«Mi chiam-…mi chiamo Fried…» mormorò flebile l’uomo. Natsu lo appoggiò ad un albero.
«Grazie…» mormorò l’uomo.
«Fried, chi è il tuo Capo?» chiese Erza. L’interrogatorio era iniziato.
«Il Capo è il Capo.» rispose l’uomo evasivo. Questi tizi credevano sul serio che lui avrebbe tradito il suo capo? Non l’avrebbe fatto per nulla al mondo e non perché temeva la collera di esso, ma perché era un suo fedele seguace e l’avrebbe seguito fino alla morte, la quale probabilmente non era lontana.
«Il nome.» disse Erza.
«Non lo sappiamo.» mentì lui.
«Come, non lo sapete?» ribatté Erza con un’occhiata gelida ed omicida.
Fried rabbrividì, quella donna metteva una certa paura.
«Il Capo non svela il suo nome.» disse Fried mentendo spudoratamente.
La donna sospirò. «Bè, se è così…» disse.
«Dov’è la vostra base?» chiese Lucy.
«Non ve lo dirò mai.» disse Fried.
«Sappiamo che è a Lorg.» disse Lucy. «Vogliamo solo sapere il posto preciso.» aggiunse Natsu.
Quei tizi sapevano più di tanti mercenari messi assieme.
«Lo capirete. Quando il Capo della Banda dei Fulmini è in una città essa deve portargli rispetto.» disse squadrandoli con occhi freddi.
«Potrei riempirlo di botte, parlerebbe!» esordì Natsu.
«Va bene. Non ha senso continuare, non siamo aguzzini.» disse Gray con un sospiro.
«Natsu, tu vuoi solo combattere ancora con lui.» disse Lucy con un sospiro esasperato.
«E che c’è di male? E’ forte.» ribatté Natsu.
Forte? Che c’è di male? Fried rise. Che ragazzo strano!
«Vi dirò una cosa, in fondo non avete infierito su di me e Bixlow anche se c’avete sconfitto…Il Capo ha una vecchia cicatrice sul volto.» disse Fried.
Natsu annuì e gli sorrise, un sorriso caldo ed aperto. Un sorriso di quel genere rivolto ad un  nemico.
Fried era sempre più sorpreso.
Quando spostò lo sguardo anche la ragazza bionda che era vicino al ragazzo gli sorrideva. Un sorriso delicato e dolce.
Negli occhi di quelle persone, si rese conto, non c’era odio.
Che strana compagnia…pensò.
«La Guardia Reale verrà a prendervi.» disse Leo.
«Perché non ci uccidete?» chiese Fried.
«Perché non siamo assassini.» rispose la donna con i capelli Rossi.
Lei, tra tutti, sembrava una dea. Una dea della guerra con i capelli color del sangue e del tramonto.
«Capisco.» rispose Fried.
La Guardia venne a prenderli il mattino dopo. Bixlow quando riprese i sensi si agitò e inveì  contro di lui, ma a Fried non importò.
Era giusto così.
Riusciranno ad aiutare il Capo? Spero di sì. Lui, fra tutti, è quello che ha bisogno d’aiuto.


--- Ciao a tutti! 
Come va? Sono riuscita ad aggiornare! *^* Finalmente eh?
Lo so, sono sempre in ritardo e salto dei giorni... SCUSATEMIII çç
Ora vado che devo praticamente scappare! :c
Nel mio profilo c'è l'account twitter, lì trovate anche il link di ask quindi se volete chiedermi qualcosa mi trovate tramite il link di twitter che ho messo! c:
Bé, al prossimo capitolo ed a presto!
xx Giò

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19: Gildarts ***


Capitolo 19: Gildarts

Aries fu rimandata al villaggio sana e salva.
All’inizio, anche Leo doveva tornare con lei, ma lui aveva insistito per restare.
Aveva platealmente sorriso e con un gesto teatrale aveva detto un semplice: «Come potrei mai lasciare la nostra padrona? Lucy è la Discendente e noi dobbiamo obbedirgli. Inoltre, Aries, non credi che è mio dovere ricambiare i favori che c’ha fatto?»
Nonostante il tono scherzoso, Leo era serio e questo Aries l’aveva capito e con le lacrime agli occhi aveva acconsentito alla scelta del suo migliore amico.
Leo, il giorno della sua partenza, l’aveva abbracciata. E l’aveva rassicurata, mentre tutti fingevano di non ascoltare per cortesia.
Tutti in quel momento si erano sentiti dei terzi incomodo, ma avevano chiuso gli occhi e le orecchie lasciando ai due amici il momento prima della loro separazione che non si sapeva quanto sarebbe durata. 
Così il giorno dopo lei era tornata al villaggio e gli altri erano partiti per Lorg che non distava molto.
Prima della partenza per Lorg la Guardia Reale era venuta a prendere Bixlow e Fried e li aveva condotti via. Lucy gl’aveva raccontato di Evergreen e i due, alla fine, avevano sorriso.
Sapevano probabilmente della sua storia.
Lucy aveva chiesto ai due per quale motivo avessero seguito il Capo della Banda dei Fulmini, loro non avevano risposto, lasciando un’incognita nel ragionamento di Lucy.
Com’era suo solito, avrebbe voluto avere più risposte. Ognuno agisce per un qualche motivo, e lei avrebbe voluto sapere qual era quest’ultimo; Ma alla fine, avrebbe dovuto cercare la risposta da sola.

«Lucy, com’era casa tua?» le chiese Natsu per strada.
Lucy ci rifletté sopra. Non voleva rivelare ai suoi compagni la sua vera natura di principessa. «Era grande.» disse solo.
Viveva in un castello, circondata da servitori, eppure cosa avrebbe potuto dire di quel castello?
Suo padre, il re, era un uomo freddo e calcolatore, senza scrupoli. 
E Lucy l’odiava. L’odiava per la sua stessa natura e perché avrebbe solo voluto essere amata da lui, ma dopo la morte di sua madre aveva capito che per lui era impossibile.
L’unica donna che suo padre aveva amato era stata la Regina.
Sospirò triste.
«E com’era casa tua, Natsu?» gli chiese Gray sviando il discorso.
«Era una caverna, molto grande e spaziosa.»  disse Natsu con un sorriso smagliante.
«Sì, adatta ad un cavernicolo come te.» disse Gray con aria da sapientino. 
«E casa tua com’era, signor ghiacciolo?» chiese Natsu prendendolo in giro deliberatamente. 
«Era grande, decorata con molte cose.» disse Gray evasivo come Lucy.
«Gray-sama è ricco?» chiese Lluvia.
«Una specie.» disse Gray scoprendosi un po’.
«Ma perché questo discorso?» chiese Erza.
«Perché stavo pensando…non sarebbe bella un’enorme casa dove tutti possono andare e venire a loro piacimento?» rispose Natsu con un sorriso caloroso.
Tutti sorrisero. Il pensiero di Natsu era un qualcosa che aveva sfiorato i cuori e le menti di tutti.
«Una specie di Gilda, praticamente.» disse Lucy.
Natsu annuì.
«Perché no?» disse Erza.
«Quando tutto questo sarà finito…» disse Gray.
«Potremmo creare una nostra Gilda.» finì la frase Leo.
E tutti avanzarono, parlando di un futuro sogno, di una futura possibilità, di una casa per tutti.

Arrivarono a Lorg che era già sera.
Lorg era grande, immensa, e gli edifici erano decorati in ferro, metallo ed oro.
Lorg era una città vivace e chiassosa. I minatori, dopo il lavoro, si fermavano nelle taverne per bere una birra e scherzare sulla fatica subita nella giornata. 
Si fermarono alla prima locanda-taverna e chiesero le due stanze che prendevano sempre.
«Io andrò con Lucy--» disse Leo, ma Natsu lo afferrò per il colletto.
«Allora noi andiamo.» disse Erza.
«Buonanotte ragazzi!» augurò Lucy, e prese per mano una riluttante Lluvia. 
Natsu sorrise fissandola. Lucy ricambiò con un cenno.
«N-notte Gray-sama.» disse Lluvia.
Gray grugnì una risposta.
Come suo solito, quando si trattava di queste cose, era un po’ a disagio. 
Poi, tutti si avviarono per raggiungere le loro stanze.


Il mattino dopo arrivò veloce. Una soffusa luce filtrava dalle tende, spargendo un leggero tepore mattutino.
Lucy si alzò e si preparò, Erza al suo fianco spazzolava i lunghi capelli rossi.
«Sono davvero stupendi.» disse Lucy guardandola.
«I tuoi sono più belli.» ribatté Erza.
«I capelli di Gray-sama sono meravigliosi…» se ne uscì Lluvia mentre si stropicciava gli occhi, insonnolita. 
Erza e Lucy si scambiarono un’occhiata, poi scoppiarono a ridere.
Lucy scompigliò leggermente i capelli a Lluvia. «Ci muoviamo? Così andiamo giù dai ragazzi.» disse Lucy.
Lluvia annuì.
Lucy raccolse il diario su cui ieri aveva scritto le recenti avventure e lo mise al sicuro nel suo marsupio. 
Erza si mise la corazza, si sistemò la spada al suo fianco ed incrociò le braccia, aspettando le altre.
Lluvia si sistemò i capelli e con un viso poco espressivo in momenti di calma, seguì le due.
Lucy scese le scale impensierita. Erano arrivati a Lorg, ora però dovevano trovare il Capo della Banda dei Fulmini e Gildarts.
Li avrebbero trovati velocemente?
Lucy pensò a Kana, nella sua bella taverna di Beer.
Da quell’incontro erano passati due mesi, e si chiese se Kana non avesse già perso le speranze.
D’altronde loro non avevano nemmeno spedito una lettera per rassicurarla, ma con tutte le cose che erano successe, era una dimenticanza giustificabile. 
Lucy alzò il viso e si stupì.
Seduto al bancone, intento a bere un forte liquore di prima mattina, c’era un uomo dai capelli rossi e dalla barba insipida.
«Gildarts!» urlò Lucy.
L’uomo si voltò e dopo averla fissata e riconosciuta, sorrise.
«Principessa!» la salutò lui radioso.
Lucy sentì i suoi compagni dietro di lei guardarla. Lei non fece un solo commento, cosa avrebbero pensato?
«T’abbiamo cercato per molto.» lo rimproverò Lucy.
«Eh? E perché? E come è finita con il Drago?» chiese Gildarts.
Lucy sospirò, non c’era niente da fare. Era ora di parlare.
«Vieni, ti racconteremo tutto.» disse allontanandosi da lui e sedendosi ad un tavolo in fondo. «Anche voi, ragazzi.» aggiunse Lucy.
Tutti, in silenzio, si sedettero a quel tavolo, pronti ad ascoltare.
Natsu le lanciò un’occhiata. Lei non ricambiò, per ora andava bene così.

«Gildarts, posso presentarti Natsu?» disse Lucy.
«Piacere mio, Natsu!» disse Gildarts.
«Gli altri, invece, sono Lluvia, Gray, Erza e Leo… Ah! ed Happy.» disse Lucy presentandogli tutto.
«Piacere, io sono Gildarts.» disse l’uomo.
«E’ lui l’uomo che stavamo cercando, giusto?» chiese Erza.
Lucy annuì.
«Perché mi stavate cercando?» chiese Gildarts.
«Ora ti racconterò.» disse Lucy.
Poi sospirò, sarebbe stato un lungo racconto.


--- Ciao a tutti!
Come va?
Sempre in ritardo sono, mi dispiace. Però faccio il possibile, giuro.
Vi informo che presto nelle mie note d'autore potrete trovare il mio twitter, il mio ask, etc.
Quindi, tenete d'occhio questo angolino, così sapete quando!
Non ho nient'altro da dire,
quindi al prossimo capitolo ed a presto!
xx Giò


Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20: Il Racconto ***


Capitolo 20: Il Racconto
 
«Io mi chiamo Lucy Heartphilia. Sono la principessa di questo paese. Mio padre voleva farmi sposare con il principe Fullbuster Gei o Gay, non ricordo bene il nome.» Qui Gray tossì, come se si stesse strozzando. Lluvia gli diede una forte pacca sulla schiena.
Gli altri ascoltavano in silenzio.
«Ed io sono scappate. Non volevo sposarmi, tantomeno con uno sconosciuto che non avevo nemmeno mai visto.» disse Lucy, fissò Natsu che la guardava senza mai distogliere lo sguardo. “Grazie” pensò dentro di sé.
«Poi sono caduta nella trappola di un uomo, sono stata venduta ad un mercante di schiavi che successivamente mi ha venduto Lord Elfman; il quale voleva usarmi come sacrificio per il drago.» spiegò.
«Ecco, che fine ha fatto il Drago, Lucy? Come sei riuscita a sfuggirgli?» chiese Gildarts.
«Il Drago sono io.» disse Natsu.
Gildarts rise. «Sì, certo, certo!» esclamò.
Tutti guardavano Natsu che fissò Lucy con un’implicita domanda negli occhi. Lei annuì.
Natsu mise la mano sul tavolo che brillo e si trasformò in una zampa di drago le cui scaglie erano di un colore roseo-bianco.
Gildarts cadde dalla sedia. Leo stette immobile.
Erza lo fissò ad occhi sbarrati così come Lluvia, senza dire niente.
«Cavolo!» esclamò Gray sorpreso.
«Natsu è la mia guardia del corpo. Abbiamo un patto.» spiegò Lucy.
«Comunque, Gildarts, poi incontrai Kana e nel viaggio per trovarti ho incontrato tutti.» disse rivolta a lui.
L’uomo si alzò, ancora un po’ scosso.
«Kana?» chiese Gildarts.
«Sì.» rispose Lucy.
«Capisco…» disse l’uomo sospirando. I capelli rossi gli erano ricaduti sul viso e lui, con una mano, li spostò leggermente.
«Sai Lucy, incontrai la madre di Kana molto tempo fa’. Era davvero una donna bellissima…» disse con un sussurro.
«Gildarts…Torna da Kana.» disse Lucy.
L’uomo sospirò. «Ed il Capo della Banda dei Fulmini? Devo sconfiggerlo.» disse.
«Lo faremo noi.» disse Lucy.
«Vorrei.» sospirò Gildarts.
«Bene, allora…»
«Ma…non posso lasciarvelo fare.» disse Gildarts interrompendo Lucy.
«Perché?» chiese Lucy con occhi sbarrati.
«E’ il mio compito.» disse e poi sorrise tristemente.
Prese la spada e diede le spalle ai ragazzi.
«Scusate.» disse. E se ne andò.
 
«Ci hai tenuto nascosto di essere una principessa…Perché?» chiese Erza a Lucy.
«E perché Natsu non ci aveva detto di essere un Drago?» continuò.
Happy rispose a quella domanda. «Perché lui non è un drago.» disse.
«Ma…si è trasformato.» disse Erza.
«E’ un umano che è stato adottato da un Drago e il cui padre adottivo, il vero Drago, gli ha insegnato la magia dei Draghi. Il Dragon Slayer.» rispose Lucy.
Natsu aveva uno sguardo triste.
«E io sono davvero dispiaciuta di non avervi detto il mio nome completo e il mio status…» riprese Lucy.
Erza sorrise, alla fine. «L’hai fatto perché non potevi.» disse Erza.
Probabilmente aveva capito.
«Io sapevo di Natsu.» disse Leo.
«Eh???» esclamarono tutti.
«Quando abbiamo scalato, per un secondo, ho visto la mano di Natsu trasformarsi in zampa di drago.» disse scrollando le spalle.
Natsu rise.
«Natsu!» esclamò Lucy contrariata.
«Stupido drago.» borbottò Gray.
«Stupido ghiacciolo.» rispose Natsu.
«Vuoi diventare un cubetto di ghiaccio, draghetto idiota?» chiese Gray contrariato.
«Non ci riusciresti mai.» controbatté Natsu. «Probabilmente finiresti per scioglierti con il mio fuoco.» lo provocò.
Gray si alzò e lo fronteggiò.
«Basta! Basta!» disse Happy mettendosi in mezzo.
«Sempre i soliti.» sospirò Lucy.
Da quando Gray si era unito al gruppo…aspetta.
Gray? Una lampadina nella sua testa si accese, ma non disse niente.
Ne avrebbe parlato faccia a faccia con Gray, ma quando sarebbero stati soli.
«Voi due.» disse Erza fissandoli glacialmente. «Smettetela.» il suo tono non ammetteva repliche.
I due smisero a malincuore. Mai che potessero portare una discussione al suo termine.
«Ora andiamo tutti a letto.» disse Erza.
«Io resto.» disse Lucy.
«Perché?» chiese Lluvia.
«Ho da fare una cosa. Gray, mi aiuti?» chiese Lucy indirizzandogli uno sguardo.
Gray scosse le spalle. «Va bene…» disse. Ma anche lui pensava che ci fosse qualcosa di strano.
 
Lucy e Gray salutarono tutti quanti.
«Cosa devo fare?» chiese allora Gray.
Lucy si alzò e salì le scale del primo piano. «Seguimi.» disse.
Le loro stanze erano al terzo piano, quindi, al primo, nessuno sconosciuto li avrebbe sentiti come nessuno del loro gruppo.
«Va bene.» Gray la seguì, ma a metà corridoio del secondo piano Lucy si fermò e si girò fissandolo.
«E così sei un principe.» disse.
Gray si fermò di colpo. Cavolo, lo sapeva.
«Sì.» confermò. Non c’era altro modo, che affrontare le cose di petto…però i suoi occhi evitarono lo sguardo di Lucy.
«Cavolo, che situazione!» disse Lucy frustata. Si tocco i capelli con nervosismo.
«E tu sei una principessa, comunque.» disse Gray.
«Ahimè, è vero.» rispose Lucy con un sospiro.
«Comunque, per chiarire, io non ti voglio sposare.» disse Gray.
«Lo so.» rispose Lucy come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Lucy si ricordava bene in racconto di Gray.
«Uhm.» disse Gray, non sapendo cosa dire.
«Non lo diremo a nessuno.» disse Lucy.
«Sì, è meglio così.» approvò Gray.
«Altrimenti Lluvia ci ammazza.» sussurrò Lucy.
«No, Lluvia uccide te, ma Natsu ammazza me.» disse Gray.
«Sì, è vero, è la mia guardia del corpo.» rispose Lucy.
Ma Gray non intendeva quello, solo che, non volle dire altro.
Se i due non se ne erano accorti…bè, meglio lasciare le cose così.
«Andiamo ora. Altrimenti Lluvia mi ammazzerà lo stesso.» disse Lucy scrollando le spalle.
Gray annuì e la seguì.
 
«Allora? Cosa hai fatto con Gray-sama?» chiese Lluvia appena Lucy entrò in camera camera.
«Gli ho chiesto di spalleggiarmi mentre chiedevo al barista informazioni su Gildarts.» disse Lucy, come aveva concordato di dire con Gray mentre salivano le scale.
«Va bene…» disse Lluvia, ma era ancora sospettosa.
Lucy fece finta di niente.
Erza non disse niente, però le toccò una spalla. Lucy si sentì bene e la abbraccio, ringraziando il cielo, la terra, un qualsiasi dio, insomma, di aver una compagna come Erza.
«Ora, che ne dite di dormire tutte insieme?» propose Lucy.
Le sue due compagne scossero le spalle in segno affermativo.
 
«Così, sei figlio di un drago.» disse Leo.
Natsu sorrise. «Sì. Mio padre Igneel…era un buon padre.» disse.
Leo sorrise. Non aveva bisogno di nessuna spiegazione.
Gray entrò in camera in quel momento.
«Cosa hai fatto con Lucy?» chiese Leo.
Natsu in quel momento parlottava con Happy, ma Leo era sicuro che stesse ascoltando.
«La ho spalleggiata mentre chiedeva informazioni al barista su Gildarts.» rispose Gray.
«Capisco.» disse Leo. Poi diede una pacca sulla spalla a Gray.
«Andiamo a dormire.» disse questo. E i tre andarono a dormire.
Avevano reciproca fiducia nei loro compagni.


---- Ciao a tutti!
Per prima cosa: mi scuso per il ritardo nell'aggiornare, ma sono stata davvero occupata.
Inoltre, vorrei dire qualche cosetta, quindi, anche se in molti probabilmente nemmeno leggeranno questo spazietto, vorrei dirvele.
Quindi, da dove iniziare?
Vorrei davvero ringraziarvi per le recensioni e per il fatto che seguite le avventure dei personaggi di questa FF con curiosità e costanza degna di nota. Vi amo per questo.
Quando recensite mi fate apprezzare davvero la mia scrittura, su cui sono ancora insicura, e anche per questo, devo ringraziarvi.
Inoltre, anche se spesso aggiorno tardi, non mi biasimate e vi ringrazio pure per questo.
Insomma, grazie di tutto, sappiate che vi adoro.
Detto tutto, al prossimo capitolo ed a presto!
xx Giò

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21: La Banda dei Fulmini ***


Capitolo 21: La Banda dei Fulmini
 
Il buio. Le voci, le urla, il sangue.
I corpi. Una colonna bianca si ergeva nel cielo e Natsu, vicino a lei, le urlava. Le urlava qualcosa, che però lei non poté sentire.
Scosse la  testa e si rannicchiò, in preda alla paura.
Ovunque guardasse vedeva sangue e distruzione.
I corpi dei suoi compagni non erano molto lontani. Erza, Leo, Lluvia, Gray…tutti erano ricoperti di sangue ed erano distesi sul terreno.
«Com’è potuto succedere?!» urlò scuotendo la testa. Le lacrime le rigavano il viso, Natsu continuava ad urlare, ma Lucy non sentiva.
«COM’È POTUTO ACCADERE QUESTO?!» urlò di nuovo.
«È colpa tua.» disse una  voce. Lucy alzò gli occhi e un sorriso le balenò davanti, prima che una lama si calasse su di lei e l’oscurità la prendesse…
 
Lucy si svegliò nel mezzo della notte. Il petto andava su e giù velocemente seguendo il suo respiro accelerato, il suo cuore batteva a mille ed il suo corpo era ricoperto di goccioline di sudore.
Lucy scosse la testa, in preda al terrore dell’incubo appena fatto.
«L…Lucy, mmm, cosa ci fai sveglia?» le chiese Erza stropicciandosi gli occhi.
Lucy inclinò la testa, confusa. «U-un incubo…» rispose. Il respiro ansante.
«Cosa hai sognato, mmm?» chiese Erza.
Lucy rimase senza parole. Cosa aveva sognato? «Non lo so.» rispose con un sussurrò.
«Vuol dire che non era così terribile…ora torna a dormire.» le disse Erza con un sorriso.
Lucy annuì e si rilassò nel letto. Cosa l’aveva spaventata tanto? Non riusciva a ricordare niente di quel sogno, eppure…
Il terrore non l’aveva ancora lasciata.
Lucy cercò di calmare il respiro e lentamente, dopo qualche minuti, riscivolò nel sonno.
 
«Buongiorno.» disse Lucy ai suoi tre compagni maschi.
Gray alzò solo le spalle, quel tanto per farle capire di aver sentito.
Leo le rivolse un smagliante sorriso. «Mia padrona, sei bellissima stamani.» si complimentò. Lucy sorrise scuotendo la testa.
Natsu era stranamente silenzioso ed evidenti borse sotto gli occhi gli segnavano il viso. Lucy gli si avvicinò.
«Tutto bene?» gli chiese appoggiandogli una mano su una spalla.
Lui si riscosse e con rapidità si allontanò da lei.
Eh? Cosa succede? Si chiese Lucy perplessa e ferita.
Natsu guardò da un’altra parte, evitando platealmente i suoi occhi.
«Tutto bene.» borbottò con la sua voce antica. A Lucy sembrò stanco.
Lucy mise il broncio. No. Non glielo avrebbe permesso.
Prese Natsu per la sciarpa e sotto gli sguardi attoniti di tutti lo trascinò via. «Andiamo! A dopo!» disse girandosi un secondo per poi tornar a trascinare il drago per la sciarpa.
«Lucy! Lasciami…» borbottava Natsu. Lucy non lo ascoltò e lo portò fuori dalla locanda.
Poi, appena furono da soli e in un angolo poco visibile, gli puntò un dito al petto. «Dimmi cosa c’è.» intimò.
Natsu guardò da un’altra parte.
«Natsu…» disse Lucy incrociando le braccia.
Lui portò il suo sguardo su di lei. «Non è niente. Ho solo fame e sonno.» disse. Poi finse un sorriso.
Lucy non ci cascò, ma preferì credergli.
«Va bene…» disse. Poi lo abbracciò. «Ma sappi che, in quanto mia guardia del corpo, sei la persona più importante per me e che se tu stai male sto male io.» disse. E poi lo mollò. Natsu sospirò pesantemente.
Lucy rientrò nella locanda e Natsu si appoggiò al muro, una mano fra i capelli.
«Non è come credi…» mormorò. Probabilmente il suo volto doveva essere color della porpora e quindi stette fuori qualche secondo per far sparire il rossore.
Poi si costrinse a sorridere e con quel sorriso, di una solarità che non sentiva, entrò nella locanda.
«Oggi dobbiamo raccogliere informazioni sulla Banda dei Fulmini qui e sul suo Capo.» disse Erza mentre Natsu si dirigeva verso di loro.
«E sulla loro base.» aggiunse Lucy.
«Poi faremo un piano.» disse Gray.
«Lluvia vuole andare con Gray-sama…Lui è così intelligente!» disse Lluvia abbracciandolo. Gray si spostò, infastidito.
«E così virile!» esclamò Lluvia.
Lucy sorrise.
«Stavolta, se ci dividiamo in squadre, io voglio andare con Lucy.» disse Leo.
Erza scosse il capo. «No, le squadre rimarranno quelle dell’altra volta.» disse.
«E ora andiamo a raccogliere informazioni tutti insieme.» aggiunse.
Uscendo dalla locanda Erza vide dei capelli blu e un volto noto. No, non può essere lui… pensò dentro di sé. Pochi secondi dopo quel volto e quei capelli erano spariti. Non importava quante volte si guardava intorno, non l’avrebbe rivisto.
Era solo la mia immaginazione. Si disse Erza.
Poi voltò la testa e si concentrò sul suo compito.
 
«La Banda dei Fulmini?» chiese un venditore.
Erza confermò. «Sì. Tutti la conoscono qui in città, ma a noi, non c’hanno mai dato problemi.» disse.
Questo perplesse Lucy.
«Davvero?» chiese Lucy mettendo in evidenza il seno rialzandolo mettendoci le braccia sotto, un piccolo trucchetto che aveva da poco imparato.
Il venditore lanciò un’occhiata al suo seno e poi annuì. «S-sì. Il loro Capo sta sempre per le sue ed i combattimenti si svolgono non molto lontano dalla città.» specificò l’uomo.
Lucy sorrise e scosse leggermente il busto. «Grazie!» esclamò.
L’uomo arrossì e balbettò un “d-di n-n-niente.”
Scoprirono che la Banda dei Fulmini aveva un territorio fuori dalla città e che una piccola fortezza era stata da loro costruita per i loro scopi, ma che, a differenza dei suoi sottoposti nelle altre città, il Capo della Banda dei Fulmini non dava problemi alla città.
Nessuno sapeva il suo nome, però tutti sapevano il suo aspetto.
I suoi capelli erano biondi, un biondo cenere quasi bianco, gli occhi erano piccoli ed una cicatrice bianca gli rigava il volto.
La sua risata era tonante e la si sentiva a distanza, come il rumore prima di una tempesta di fulmini.
Seppero anche che Gildarts era andato a sfidarlo il giorno stesso.
La sera tornarono alla locanda soddisfatti.
Gildarts avrebbe vinto. D’altronde loro avevano vinto contro i suoi sottoposti no?
«Allora domattina potremo già continuare il viaggio!» disse Lucy con entusiasmo.
Natsu durante il giorno era ritornato leggermente in sé stesso. Aveva pure litigato con un ubriacone e bisticciato amorevolmente con il suo gatto parlante, Happy.
Il battibecco che ne era seguito aveva fatto alquanto divertire tutti gli altri, eppure Happy aveva ancora il broncio e lo mostrava come un simbolo d’orgoglio arricciando il suo musetto.
«Happy…tieni.» disse Natsu sventolandogli un’aringa sotto. Happy con gli occhi chiusi incrociò le braccia. «Pensi che questo basti a---» poi sentì il profumo del pesce ed aprì gli occhi. «Sì, credo che basti a scusarmi.» disse Natsu con un sorriso.
«Lo credo anche io!» disse Happy saltandogli su una spalla.
Natsu gli diede l’aringa e il gattino blu la divorò in pochissimo tempo, dopodiché, fece un ruttino simile ad un sonoro “Burp”.
Dopo aver cenato, decisero di andare a dormire.
Natsu e Lucy rimasero però di sotto e salutarono i compagni.
«Natsu…» decise di dire Lucy dopo un ragionevole lasso di tempo passato in silenzio.
Natsu fissò i suoi occhi in quelli di Lucy.
«Ho capito. Ma sappi che ci sono.» disse. Poi si alzò e dopo avergli stretto una mano e avergli dato un bacio sulla guancia, gli augurò la buonanotte e se ne andò.
Dopo poco anche Natsu si alzò per raggiungere i compagni. La notte era arrivata e con lei il momento di sognare. 


--- Ciao a tutti!
E la scuola è iniziata eh? Sì, e per me è una tortura...
Comunque, causa scuola aggiornerò nel giro di una settimana.
E solo dopo le solite quattro recensioni. :3
Bé, detto tutto, a presto!
xx Giò

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 :Una ragione per fare quel che si ha fatto ***


Capitolo 22 : Una ragione per fare quel che si ha fatto
 
Una risata tonante si espanse per l’enorme androne di pietra, risuonando attraverso le sue pareti di solida roccia e alla colonne di marmo grigio.
Gildarts era appoggiato ad una di esse, sangue gli colava dal volto e dalla bocca. Con una mano si teneva il fianco squartato.
«E’ finita così, eh, vecchio?» disse il Capo della Banda dei Fulmini torreggiando sopra di lui.
Anche lui era mal ridotto, ma Gildarts sapeva che era comunque più in forza di lui. «Devo ammettere che sei stato un osso duro, vecchio.» disse il Capo, fissandolo con occhi senza tracce di calore.
Gildarts sorrise amaramente. «E io devo ammettere che non ti pensavo così forte e potente, sai? L’ultimo colpo l’ho sentito parecchio.» con un mano si fece forza e si alzò sulle gambe. Gli doleva il fianco, ma non si accasciò e non mostrò nessun segno di smarrimento.
Il sorriso del Capo aumento e i biondi capelli a punta sembrano farsi ancora più appuntiti. «Quando l’alba sarà sorta, tu avrai perso.» disse.
Gildarts sorrise, un sorriso sfrontato, un sorriso da poker. «Vedremo.» ribatté con una sicurezza che in realtà non sentiva.
L’ultimo suo pensiero, prima di attaccare, fu per quella figlia che aveva sempre trascurato, fu per Kana.
 
 
Era mattina, appena l’alba, e Lucy si era svegliata del tutto. Un brutto presentimento, uno strano sentimento amaro, l’aveva svegliata e d’allora non era più riuscita a riprendere sonno.
Si trascinò giù dal letto e con calma si vestì, fece attenzione a non svegliare Erza e Lluvia.
Aprì la porta lentamente e un brontolio la fermò. «Gray-sama…» mormorava Lluvia nel sonno. Lucy sorrise intenerita.
Poi, uscì dalla stanza.
Scese le scale lentamente e decise di sedersi al bancone del bar.
«Posso servirle qualcosa?» chiese il locandiere.
Lucy annuì. «Un bicchiere di Gin1 Tonic. »
Il locandiere la servì e Lucy sospirò guardando il liquido in quel bicchiere.
 
 
L’alba colse impreparato Natsu che si stiracchiò con fare assonato.
Solitamente si svegliava in pochi secondi e subito il suo entusiasmo, tanto naturale per lui, si risvegliava e un nuovo giorno iniziava.
Scese le scale, Happy al suo fianco, parlava a macchinetta di non sapeva quale tipo di pesce e di come lo voleva mangiare.
Natsu aprì gli occhi quando vide una persona, che conosceva bene, seduta al tavolo del bar, che con tristi occhi marroni fissava il bicchiere davanti a sé, sospirò, un sospirò pesante.
I lunghi boccoli biondi le ricadevano sulle spalle e le prime luci, che entravano dalle finestre, rendevano la sua figura quasi malinconica.
Natsu le si avvicinò, un sorriso largo sul suo volto. «Buongiorno, Lucy!» esclamò con la sua voce tonante.
Lei lo fissò con i suoi occhi marroni.
 
 
«Buongiorno Lucy!» esclamò una voce tonante vicino a lei. Lucy, ancor prima di guardare, sapeva già chi era.
Si girò e Natsu era davanti a lei. Sul suo volto un sorriso largo, un sorriso che la spiazzò.
«Giorno…» mormorò. Non era da lei esser timide, non era da lei deprimersi, eppure quell’angoscia non voleva sparire e Lucy era sempre più preoccupata.
«Lucy, noi siamo compagni, giusto?» disse Natsu evidenziando la parola “compagni”.
«Sì…sei la mia guardia del corpo, sei il mio compagno di viaggio…no?» mormorò lei non capendo.
Natsu la fissò, il sorriso era sparito, ed il suo sguardo era più serio che mai. «Sai Lucy, Igneel una volta mi raccontò che i compagni di viaggio sono come fratelli e che un “gruppo” è come una grande famiglia in cui i membri si aiutano fra loro.» disse Natsu e un sorriso triste comparì sul suo volto.
Lucy capì ed il suo cuore si strinse. A modo suo, un modo un po’ impacciato, Natsu gli stava dicendo di confidarsi con lui. Probabilmente in un’altra occasione le avrebbe detto, o meglio, urlato, di dirgli cosa non andava, ma purtroppo non era questa la situazione.
Lucy sospirò. «Sono nervosa Natsu…» disse.
«Perché sei nervosa?» chiese Happy all’unisono con Natsu.
Lucy ridacchiò, leggermente divertita. «Non lo so.» rispose.
«Ma tu, sai mai qualcosa?» chiese Happy irriverente come suo solito.
«Happy, taci.» Disse Natsu.
«No. Sono curioso.» ribatté Happy deciso.
«Ti do del pesce se te ne vai.» rispose Natsu.
Gli occhi di Happy si allargarono e la felicità balenò in essi.
«Va bene! A dopo!» disse e se ne tornò in camera.
Lucy rise e appoggiò la testa sulla spalla di Natsu, il quale arrossì.
«Gildarts avrà vinto?» disse.
«Sicuramente!» rispose Natsu energico, ma anche lui, in quel momento, provava una sensazione strana.
 
 
Era arrivato il pomeriggio e un’aria tesa avvolgeva il gruppo.
Tutti s’aspettavano il ritorno di Gildarts; il quale, invece, non s’era ancora fatto vivo.
Un’esplosione e il panico dilagò in città.
Erza si alzò, lo sguardo già al di fuori. La porta della locanda si spalancò e un uomo entrò. «Un…La banda…LA BANDA DEI FULMINI!» urlò e poi corse via. Il gruppo uscì dalla locanda e si avviò velocemente verso il luogo da cui tutti sembravano scappare.
Un uomo, a petto nudo e pieno di muscoli, rideva con una risata tonante. I capelli biondi sembravano statici come l’aria intorno a lui e del fumo usciva da una casa crollata.
«FERMATI!» urlò Erza.
«Chi sei?» chiese l’uomo girandosi verso di lei. Poi rise sarcastico.
«Una donna?» l’apostrofò.
«Una donna mercenario!» ringhiò Erza.
«Dov’è Gildarts?» chiese Lucy.
L’uomo puntò il suo sguardo su di lei. «Il vecchio rosso? Sconfitto.» disse.
«Tu…Gildarts…Mostro!» urlò Erza.
«Calmati, Erza.» disse Lucy, con incredibile sicurezza.
Natsu, al suo fianco, fremeva, anzi, tremava, dalla voglia di combattere.
«Stavolta, è il suo turno.» disse indicando Natsu.
Erza scosse la testa. «Lascialo.» intimò Lucy. Poi toccò la chiave al suo collo.
«Oh Spiriti, ascoltatemi, date il potere al Drago.» urlò e una forte luce comparì. Una spada comparve, Lucy non era nemmeno sicura che Natsu sapesse usarla, una spada.
La lama era rossa come il fuoco e mandava bagliori, l’elsa era bianca con una gemma rosea incastonata al centro.
«Ecco, mia guardia.» disse porgendogli la spada.
Natsu la prese e un sorriso gli affiorò sulle labbra.
Poi si lanciò in avanti. L’uomo biondo parò, ma Natsu non gli diede tregua. Colpo su colpo, come una cruenta e selvaggia danza. Gli altri acclamavano, ma tutti erano rapiti da quel combattimento.
L’uomo biondo non aveva smesso di sorridere per un attimo e Natsu nemmeno, probabilmente, stava sorridendo al pensiero della forza del suo avversario. Si stava divertendo.
Ad un certo punto, si staccarono e l’uomo scoppiò nella sua tipica risata. «Qual è il tuo nome?» chiese.
«Natsu, il tuo?» Natsu sorrideva. Un sorriso largo e soddisfatto.
«Laxus.» rispose l’uomo. Poi sorrise.
Quel nome ricordò qualcosa a Lucy…un nome sepolto nella sua memoria, ma com’era possibile? Quel nome era il nome del Capo della Banda dei Fulmini…
Il combattimento riprese, poi, d’un tratto, una scossa attraversò Natsu e le braccia di Laxus sembrarono lucenti.
«Ecco dunque, la tua arma segreta!» disse Natsu, toccandosi la mano elettrizzata.
Laxus ricambiò con un sorriso sarcastico. «Pensavi davvero che la Banda dei Fulmini si chiamasse così per caso?» disse.
«Bè…sì.» disse Natsu inclinando la testa.
Leo non poté trattenere una risata. Poi scosse la testa.
Il combattimento riprese e Natsu decise che era ora. Infuse il fuoco sulle sue mani usando l’antica magia Dragon Slayer, e la sua spada prese fuoco.
«Wow!» esclamò sorpreso. Poi sorrise e si lanciò all’attacco.
Laxus parò, ma dopo un affondo in un fianco, le sue forze erano visibilmente ridotte.
Natsu aveva notato le ferite recenti sul suo corpo, probabilmente erano state inferte da Gildarts la notte prima.
«Finiamola qui!» urlò.
Laxus annuì. «Sì!» urlò e si preparò.
Natsu calò l’arma su di lui e una luce si diffuse, un’esplosione  che li sbalzò via e creò molto fumo.
Quando Lucy fu in grado di aprire gli occhi e vedere, vide una figura in piedi e una a terra.
Il fumo si diradò e svelò Natsu in piedi di fronte ad Laxus, un Laxus sconfitto.
La Banda dei Fulmini era finita.
Lucy ricordò. Si avvicinò a Laxus.
«Sei il nipote di Makarov.» disse.
«Come lo sai?» gli occhi di Laxus la fissarono, di colpo spalancati.
«L’ho incontrato.» rispose Lucy.
«Menti. Sono morti, tutti. Mamma, papà, il nonno…
Sono morti tutti, davanti ai miei occhi.» il dolore balenò nei suoi occhi.
«No. Lui è vivo.» disse Lucy.
«Ormai è troppo tardi.» disse Laxus.
«C’è sempre tempo.» disse Lucy e poi se ne andò. Non voleva perdonare Laxus.
Sapeva del suo passato, del suo dolore, eppure non era in grado di perdonarlo, nemmeno per la compassione che provava per lui.
Poi Lucy vide i gendarmi, i soldati della Guardia Reale, che venivano a prelevarlo. Sperò solo che avesse compreso i propri errori.
Porse la mano a Natsu che si appoggiò a lei.
«Ben fatto, Natsu.» disse lei.
«Di niente, Lucy.» poi sorrise. E insieme si incamminarono verso il gruppo.



1 "Gin" Tonic: Ho scelto questa bibita proprio per il 'Gin' all'inizio che in molti, credo, ricollegheranno al Gin di Bleach, Gin Ichimaru. Gin è uno dei miei personaggi preferiti e ho scritto molte FF su di lui, infatti non ho resistito xD Scusate ♥


--- Ciao a tutti!
Sono in ritardo di qualche ora :c Scusate.
Son molto impegnata, perfino la domenica çç
Ieri son uscita e ciaociao mi è toccato farmi i compiti e studiare oggi.
Se volete sapere qualcosa, fatemi una domandina su Ask (lo trovate linkato nel mio profilo d'autore) o su twitter. :) (vi prego, fatelo(?) )
Bé, detto tutto, aggiorno alle solite quattro recensioni!
A presto!
xx Giò

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 23: Il Drago d’Acciaio e la Fanciulla dai Capelli blu ***



Capitolo 23: Il Drago d’Acciaio e la Fanciulla dai Capelli Blu


Il giorno dopo, Gildarts era rispuntato dal nulla, una mano sul fianco sanguinante ed un sorriso rassegnato sul volto.
«L’avete sconfitto, eh? Sono diventato vecchio, decisamente TROPPO vecchio, per queste cose.» disse.
Lucy l’abbracciò felice di rivederlo. «Ora potrai tornare da Kana…» abbassò lo sguardo sulla sua ferita. «Bè, potrai tornare da lei dopo esserti fatto un po’ aggiustare.» sorrise.
Gildarts annuì e li ringraziò di cuore.
«Gildarts!» lo chiamò Natsu mentre stavano per andare via.
Gildarts si voltò. «Un giorno, mi piacerebbe confrontarmi con te!» urlò con un sorriso ampio.
Gildarts sorrise. «Se indietro di mille anni, Natsu! Ritorna quando sarai un po’ più anzianotto!» rispose e poi si girò.
 
Due giorni trascorsero sereni, il gruppo viaggiava tranquillamente. Leo era tornato al suo villaggio con la promessa solenne che se Lucy avesse avuto bisogno di lui, lui sarebbe immediatamente tornato. Inoltre, aggiunse, che quando la Gilda sarebbe stata creata…bè, avrebbe voluto entrarne a farne parte.
E così, con varie profusioni, un baciamano e complimenti, era tornato a Casa.
Casa. Lucy pensò a quella parola. Cos’era per lei Casa?
Ne aveva una?
Lucy era nata in un grande castello, amata e voluta da sua madre, odiata da suo padre dopo la morte di essa.
Lei odiava suo padre e nonostante quel posto fosse importante, non era Casa.
Non si era mai sentita a Casa in quel castello e da piccola lo disse a sua madre, se ne ricordò.
 
«Un giorno, avrò una Casa mia, mamma?» chiese Lucy, piccina.
La madre si girò, si accucciò per essere alla stessa altezza della figlia, e sorrise accarezzandogli la testa.
«Certo, e avrai anche tante persone da amare. Te lo assicuro, piccina mia.» disse. La mano di sua madre sulla sua testa era calorosa e confortevole. Amava tanto la sua mamma, lei.
 
Era passato così tanto tempo, eppure Lucy sentiva ancora la mancanza della madre. L’aveva amata con tutto il cuore.
Sua madre era stata una donna intelligente, coraggiosa e gentile.
Lei avrebbe tanto voluto diventare come sua madre; e chissà, forse un giorno lo sarebbe diventata.
Si toccò la collanina e sospirò, però ora aveva una Casa.
Guardò i suoi compagni di viaggio: Erza rifletteva, la testa alta e la postura fiera, Happy sospirava mentre Natsu e Gray litigavano e Lluvia mandava cuoricini a Gray.
Sì, loro erano la sua Casa loro.
Natsu si girò, un’espressione infastidita sul volto. «Secondo te chi ha ragione Lucy?» disse.
Lucy scosse la testa e sorrise. «Scusa Natsu! Non stavo ascoltando…ma probabilmente nessuno dei due!» esclamò.
Happy ridacchiò così come Erza, invece Lluvia si profuse in contraddizioni e rassicurazione che il suo “Gray-sama” avesse ragione.
E così, discutendo, l’allegro gruppetto viaggiò fino a sera.
 
La sera arrivò e decisero di fermarsi in una insenatura nella roccia, simile ad una piccola caverna.
Le pareti erano di roccia chiara e disegni rupestri, sicuramente antichi, solcavano le sue fiancate, decorandola.
Lucy ed Erza l’ammirarono rapite. Era di un’estrema bellezza selvaggia.
«Chi avrà fatto queste pitture?» disse Lucy passando la mano su una di esse.
«Probabilmente, uomini che vivevano in queste zone…» disse Erza.
«Natsu!» chiamò Lucy indicando qualcosa.
«Sì?» chiese Natsu avvicinandosi.
Lucy indicava dei disegni di enormi rettili volanti, creature dai bellissimi colori, dalle grandi fauci, ampie ali e lunghe code.
«Draghi…» mormorò Natsu rapito.
Lucy lo fissò finché lui non ricambiò lo sguardo. «Lo troveremo.» disse Lucy convinta. Nei suoi occhi una luce compariva, una luce piena di sentimenti.
Natsu annuì poi sorrise di quel suo sorriso ampio e caloroso.
«Natsu, aiutami!» disse Gray borbottando. Aveva già raccolto la legna insieme a Lluvia, ma Natsu doveva accenderla.
Lui annuì, ed insieme a Lucy si avvicinarono alla pila di legni secchi.
Natsu scioccò le dita e una fiammella apparve sopra di esse, quindi avvicinò le dita ed accese il fuoco.
«E’ semplice accendere il fuoco con Natsu, eh?» scherzò Lucy.
«Abbiamo il fuoco vivente!» esclamò Happy saltellando.
Al che tutti risero.
La notte arrivò e dopo aver mangiato, una leggera pioggia iniziò a scendere.
All’improvviso, due sagome comparvero all’entrata della piccola insenatura. Erano avvolte in mantelli grigi e fradici di pioggia, il volto coperto. Una era più alta dell’altra e più massiccia.
« Chi siete? Cosa volete?» chiese Erza duramente.
Le due sagome si scrollarono di dosso i mantelli e sotto i loro occhi una fanciulla dai capelli blu ed un uomo dai lunghi capelli neri e svariati piercing sul naso, in fila.
«Gajeel! Levy!» esclamò Lucy riconoscendo i vecchi compagni.
«Lucy…» mormorò Levy, gli occhi sbarrati.
Lucy si precipitò e Levy l’abbracciò. «Credevamo fossi morta, data in pasto al Drago, Lucy…» disse la donna.
«Sono viva.» disse semplicemente Lucy stringendola. Poi guardò Gajeel che la fissò con i suoi occhi profondi e neri annuendo una sola volta, bruscamente.
«Sono felice di rivedervi.» disse Lucy.
«Anche noi siamo felici di rivederti, Lucy.» rispose lui con la sua voce cavernosa e diretta.
«Grazie, accomodatevi, su. Stavate cercando un riparo dalla pioggia, no?» disse Lucy.
Levy annuì. E con lei si avviò vicino al fuoco.
 
 
«Ragazzi, questi sono Levy e Gajeel.» disse Lucy presentandoli.
«Piacere, io sono Erza.» disse la donna dai capelli rossi e dallo sguardo determinato.
Levy sorrise, già le stava simpatica.
«Io sono Happy!» esclamò un gattino blu, Levy abbassò lo sguardo, sorpresa.
Poi sorrise e gli accarezzò la testa. «Sei dolcissimo… ed è un piacere conoscerti Happy!» rispose.
Poi rialzò lo sguardo e un uomo dai capelli neri con riflessi blu scuro scosse leggermente la testa. «Io mi chiamo Gray.» disse con voce fredda. Lei lo guardò incuriosita, ma una ragazza dai capelli azzurro-blu gli scoccò una occhiata mortale.
«Non atteggiarti.» borbottò il ragazzo dai capelli rosa chiaro che era vicino a Lucy prima. «Non iniziate.» li rimproverò Erza, poi sorrise verso di lei.
«Io mi chiamo Lluvia e Gray-sama è mio.» ribadì la ragazza dai capelli azzurro-blu. Levy le sorrise rassicurante, però Lluvia sembrava ancora guardinga.
Il ragazzo dai capelli rosa chiaro alzò la testa. «Natsu.» borbottò.
«Natsu…» mormorò Lucy scioccandogli un’occhiataccia.
Natsu sorrise, convinto da Lucy, per una volta. «Il mio nome è Natsu.» disse, più cortesemente.
«E’ un piacere conoscervi.» disse Levy.
«Sei bella, signorina.» disse Happy avvicinandosi a lei.
«Grazie.» rispose Levy accarezzandogli la testa.
«Traditore ed Adulatore.» disse Natsu.
Happy, anche se aveva sentito, non sembrò farci caso.
Tutti risero; l’atmosfera, prima testa, ora era più rilassata.
«Cosa vi è successo, dunque?» chiese Lucy.
Levy guardò Gajeel che annuì, poi si schiarì la voce, pronta a raccontare. 



--- Ciao a tutti ! 
Per prima cosa, vorrei dire che davvero mi dispiace.
"Mi dispiace." Ma per cosa?
Per non riuscire a descrivere i combattimenti in modo esauriente, deludendovi.
Mi dispiace, sul serio, perché è la mia prima FF a capitoli questa e se non mi dilungo in descrizioni è solo perché a me, particolarmente, non piacciono e non avendone mai visto uno dal "Vivo" non saprei descriverlo esaurientemente.
Detto questo, vi ringrazio per le molte recensioni. *^*
Vi amo per questo.
Riguardo ai combattimenti, cercherò di migliorarmi ^^" ! 
Ora che ho scritto tutto:
Aggiorno una volta a settimana, se non prima (causa scuola) ed a 4 recensioni!
Alla prossima ed a presto!
xx Giò


 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 24: Il Racconto del Mattino Dopo ***


Capitolo 24: Il Racconto del Mattino Dopo
 
La voce di Levy era chiara e limpida e risuonava sulle pareti di pietra della piccola insenatura mentre raccontava i giorni del suo viaggio con Gajeel. Gli occhi dei compagni di Lucy la fissavano, prestandogli attenzione, le bocche leggermente chiuse, rilassate.
«Dopo essere stati venduti come servi al castello di Lord Elfman abbiamo lavorato nelle cucine. Gajeel è sorprendentemente un gran cuoco! Sa maneggiare le padelle come se fossero armi!» esordì Levy lanciando un’occhiata di ammirazione nei confronti del suo compagno. «Poi, abbiamo saputo che tu saresti stata data in sacrificio ad un Drago…A proposito, dopo devi dirci come hai fatto a scappare!
Comunque, ritornando al nostro viaggio…Dopo aver saputo di te ce ne siamo andati durante la notte. Siamo scappati, insomma.
Gajeel poteva benissimo tornare al suo paese, invece ha deciso di venire con me e da lì abbiamo continuato a viaggiare insieme.» concluse Levy che per tutto il racconto aveva atteggiato il suo volto a strane espressioni e aveva gesticolato.
«Grazie per avercelo raccontato, Levy!» disse Lucy.
«Però devo ancora capire come sei riuscita a scappare dal Drago…» disse Levy inclinando la testa con aria meditabonda.
«Levy, ti presento Natsu…è lui il Drago.» disse Lucy indicando Natsu.
Levy osservò attentamente il ragazzo dai capelli rosa chiaro, dal volto affilato, e dagli occhi neri. Esso portava una sciarpa a scaglie bianche. Era interessante, ma … poteva essere davvero il Drago?
«Sì, lo sono.» «Sì, lo è.» dissero due voci all’unisono.
Natsu e Gajeel avevano parlato allo stesso tempo.
«Ne sei sicuro?» chiese Levy a Gajeel che annuì in risposta.
Come può esserne così sicuro? Si chiese Natsu.
«Bene, s’è fatto tardi…che ne dite di dormire?» propose Erza.
«Sì, è meglio.» annuì Lucy.
Happy annuiva sbadigliando e stiracchiandosi.
E così, per l’allegro gruppo a cui si erano aggiunti due membri, venne l’ora del riposo, l’ora dei sogni.
 
 
L’uomo scosse i suoi capelli color blu notte. I suoi occhi dorati fissavano le incisioni sul muro del castello. Lo scranno su cui era seduto era alto e fatto di pietra, tutt’altro che comodo, eppure nessun posto era adatto a lui come esso.
Due suoi servi, un uomo massiccio ed una donna, vennero ad inginocchiarsi davanti a lui. La testa bassa in segno di sottomissione. «Che volete?» chiese lui brusco.
«E’ vero che l’hai incontrata?» domandò l’uomo.
«Chi?» volle sapere lui facendo finta di niente.
«Lei…» mormorò l’uomo.
«Spiegati bene, altrimenti non avrai risposta dal padrone.» disse la donna.
L’uomo sul trono di pietra rise. «Ragazzo, speri ancora che lei sia viva? E comunque, anche se lo fosse, è una traditrice. Ricordi?» disse aspro lui. Stava mentendo, lo sapeva, eppure era così che il suo stesso padrone gli ordinava.
Un padrone che aveva un padrone. Ironico, davvero!
Rise ancora e i suoi servitori lo fissarono interdetti.
Probabilmente pensavano che stesse ridendo senza motivo, in preda a chissà quale follia, quale pazzia mentale di cui era prigioniero…ed invece un motivo c’era, ma non spettava loro saperlo.
«Invece di pensare a lei, pensate al Drago. Lo voglio, v’ho detto.» li ammonì duramente. I suoi occhi dorati lo fissavano con severità, squadrandoli.
I servi annuirono, cani fedeli i suoi. «Bene, e ora andate!» disse.
I due se ne andarono, lasciandolo nella solitudine del suo castello, sul suo trono duro fatto di pietra; fatto di pietra come il suo cuore.
 
 
 
NATSU! Dov’era? Dov’erano tutti?
Era in una terra deserta fatta di sabbia e detriti circondata da rovine antiche e mezze sgretolate, erano lì probabilmente da tempo immemorabile.
Lucy camminò, una mano sugli occhi mentre un sole cocente batteva su di lei. «Dove siete tutti?» chiese in un sussurro disperato.
Si trascinò all’ombra di un monumento, stanca, e si lasciò cadere a terra.
Sul muro davanti a lei c’erano strane sagome colorate, con una mano tolse la polvere e la sabbia da esso.
Grandi figure alate colorate erano disegnate su quel muro, sembravano volare su una città completamente bianca e oro ed uomini li calcavano. Un’immagine di tranquillità ed estrema bellezza.
«Natsu…» mormorò Lucy. Poi si sentì svenire ed il buio la reclamò.
 
 
L’alba inondo di luce la caverna ed i suoi fianchi di pietra bianca splendettero al chiarore di un sole nascente.
Lucy si svegliò, in preda all’affanno.
Quando vide che tutti dormivano si tranquillizzò.
Lluvia dormiva attaccata a Gray con un’espressione di beatitudine, al contrario di lui che aveva un’espressione di fastidio dipinta sul volto.
Happy ronfava sonoramente sopra la pancia di Natsu che era disteso e russava sommessamente, come se stesse sbuffando.
Erza dormiva vicino a lei abbracciando la spada.
Gajeel e Levy invece dormivano appoggiati al muro, la testa di lei sul suo petto ed il braccio di lui sulla spalla di lei.
Lucy sorrise intenerita. Quei due si innamoreranno, ne sono sicura. Lui è già innamorato, poi. Pensò civettuola.
Si stropicciò gli occhi, in preda ad una piccola ansia. Perché si era svegliata così? Cosa aveva sognato? Quali incubi aveva fatto?
Non si ricordava niente dei suoi sogni e questo la preoccupava.
Si abbracciò le gambe per rincuorarsi.
 
Natsu si svegliò, ma aprì solo un occhio.
Anche qualcun altro era sveglio ed esso era Lucy. La mise a fuoco con quell’occhio che vedeva attraverso una palpebra leggermente alzata. Spostò lentamente Happy, senza svegliarlo o farsi vedere o sentire da Lucy, poi, quando lei si abbracciò le mani ed abbassò il volto, si alzò e la raggiunse.
La circondò con un braccio e le baciò i capelli.
Non sapeva nemmeno lui perché lo stava facendo, ma quando Lucy lo guardò con limpidi occhi nocciola preoccupati, sentì che era la cosa giusta da fare.
«Natsu…» mormorò lei. Poi lo abbracciò girandosi, lui all’inizio ne fu sorpreso, poi, con gentilezza la strinse a sé.
«Tutto bene, Lucy?» le chiese. Non sapeva perché vederla così lo facesse star tanto male.
Spesso le storie dei suoi compagni lo intristivano, ma con Lucy era diverso.
Ogni volta che lei faceva qualcosa ne era profondamente toccato.
E questa cosa era strana.
Si chiese perché si sentiva così tranquillo, aveva forse preso una qualche malattia? Non sentiva nemmeno il bisogno di combattere, così ferocemente radicato in lui.
«Sì…ero solo un po’ preoccupata.» disse lei lasciandolo ed alzando il volto. Appena i suoi occhi neri incontrarono gli occhi nocciola di lei, lei sorrise.
Un sorriso timido, ma energico. Natsu adorava il suo sorriso.
E constatarlo lo sorprese. Si poteva adorare il sorriso di qualcuno?
Amava vedere il padre sorridere, ma suo padre era una drago!  Anche con un umano era possibile?
Quante domande, domande che lui non era solito farsi.
Lui era un tipo semplice e tutti questi pensieri lo confondevano.
Lucy rise, una risata cristallina.
«Che c’è?» chiese Natsu mettendo il broncio.
«Hai fatto delle facce buffissime!» rise Lucy.
«Ridi di me? Guarda che…ti faccio il solletico!» disse Natsu e con una mano le solleticò la pancia fino a quando Lucy non chiese pietà.
Qualche minuto dopo gli altri si svegliarono. «Buongiorno!» disse Levy stiracchiandosi con un sorriso enorme.
Gajeel annuì soltanto, fissando seriamente tutti con i suoi occhi neri.
Lucy pensò che quell’uomo taciturno e massiccio fosse fin troppo impacciato e quindi gli sorrise, divertita.
«Dormito bene?» chiese Lucy a tutti.
«Sì. Tu?» chiese Erza.
«Bene.» rispose Lucy evasiva.
«Ho sognato dei pesci alati enormi! E volavano direttamente nella mia bocca!» esclamò Happy con un’espressione di felicità pura sul volto.
Tutti risero. Quel gattino non imparava proprio mai. 



--- Ciao a tutti!
Mi scuso per il ritardo, ma sono ammalata.
Eh sì belli miei, Giò s'è presa un raffreddore con i contro--fiocchi, sì, con i controfiocchi!
Infatti m'ha infiocchettato per bene...eh.
Cerco, inoltre, una persona che mi dia un parere sui capitoli di una mia FF in corso!
E' urgente ed importante, per me. L'unica cosa che richiedo è che abbia visto BLEACH.
Vi prego, contattatemi o scrivetemi nelle recensioni se siete disponibili...
Bé, visto che sono mezza rintontita per esso, vi saluto.
Aggiorno a quattro recension ed una volta alla settimana!
A presto!
xx Giò 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 25: Il Reclamo del Passato ***


Capitolo 25: Il Reclamo del Passato


 
Erano arrivati da due giorni in una splendida cittadina sul mare.
Assomigliava alla tanto decantata città di Meraglies, un’antica città che però sorgeva sui fondali marini; questa città invece si chiamava Artalias ed era costruita sul mare tramite del cemento e dei tronchi.
La cittadina era formata da incantevoli palazzi dai vari colori, spesso bianco avorio o giallo pallido i cui muri erano ricamati con bellissimi metalli preziosi, quali oro o argento. Inoltre, le strade erano lastricate di pietra grigia e collegate da ponti. Ogni ponte era diverso, bello, e decorato; uno ad esempio era bianco, uno era fatto di legno ed acciaio, uno era grigio tortora ed Erza si divertiva ad esplorare quella città con rinnovata pace.
La luna splendeva in cielo e la mercenaria in armatura argentea e dai capelli color del tramonto rosso passeggiava per le vie ed i ponti di Artalias, visitandola con rinomata curiosità e tranquillità.
I suoi capelli sventolavano alla leggera brezza marina, un po’ salata ed un po’ calda, tipica di quella città, mentre i suoi occhi marrone scuro screziati di uno pallido color tiziano esploravano ed osservavano.
Qualche volta incontrò due innamorati che passeggiavano per le vie mano nella mano, o qualche vecchio barcaiolo che andava a legare la sua barca a qualche palo o a qualche ferro nel canale.
Mentre passeggiava il suo animo si rasserenò ed il pensiero partì alla ricerca di quella parte di lei che tanto celava.
Se nel suo passato non fosse successo quello che era invece successo?
Se avesse conosciuto Gerard…quel nome le faceva ancora male, anche solo pensarlo.
Ma… Se avesse conosciuto Gerard diversamente? Si sarebbero fidanzati? E poi magari si sarebbero sposati ed ora sarebbero come quelle coppiette che aveva visto…
Erza gemette, mentre il volto si rattristava e gli occhi si incupivano.
Si fermò a metà di un ponte bianco ed alzò lo sguardo verso la luna.
Quante volte aveva pensato “mi dispiace”? Quante volte si era scusata per quello che era successo? Quante volte aveva perso le forze, la speranza ed aveva quasi rinunciato a tutto?
E quante, quante volte aveva fatto quegli stessi pensieri che ora le solcavano la mente?
Troppe, decisamente.
Erza fissò quella pallida luna in un cielo stellato mentre la leggera brezza salata e calda della città sul mare gli faceva vorticare intorno al volto i rossi capelli.
Quella stessa luna che aveva fissato da una cella una delle poche che l’avevano spostata a lavorare in superficie.
Una lacrima che parve d’argento alla luce della luna gli scese dagl’occhi belli, solcando il volto ovale di bella donna qual era.
«La Dea Titania, rivestita d’armatura e spade affilate quanto il suo bel volto, la Dea guerriera dalle lacrime d’argento…» disse una voce profonda e leggermente roca dietro di lei.
Erza si girò di scatto. In un momento di debolezza si era fatta prendere di sorpresa. Che sciocca…
«Chi parla?» chiese perentoria.
Un uomo parlava, ne era certa. Infatti vedeva la sua figura avvolta dal cappuccio di una lunga toga nera, il cui volto era nascosto per la maggior parte.
«E’ passato molto, Erza…ma non mi sarei mai aspettato che ti dimenticassi di me.» disse ironicamente quella voce.
«Chi sei? Come sai il mio nome?» chiese Erza.
«Come potrei non conoscerti…Erza La Titania, Erza la Mercenaria, Erza Scarlett o semplicemente Erza colei che non ricordava il suo cognome.» la derise l’uomo. Poi ridacchiò crudelmente.
«Come fai a sapere tutte queste cose?» la mano premeva fortemente sulla sua spada; in qualsiasi istante Erza sarebbe stata pronta ad estrarla.
L’uomo si avvicinò finché la luce della luna non lo rischiarò dalle tenebre e poi sollevò il cappuccio.
I suoi occhi dorati fissavano gli occhi scuri screziati di rosso di Erza e mentre Titania rimaneva inebetita, lui sorrideva; Sorrideva di un sorriso leggermente crudele e leggermente nostalgico.
«Gerard…» fu il solo mormorio che uscì dalle labbra della guerriera mentre con i suoi occhi scrutava il volto di lui, tanto familiare quanto doloroso nella sua memoria.
«Ne è passato di tempo, eh, Erza?» fu l’unica risposta di Gerard.
 
 
Artalias era così stupenda quella sera che Lluvia decise d’avere un appuntamento con il suo Gray-sama.
Insistette finché non lo convinse, o meglio, lo trascinò, con lei a visitare la città al chiaro di luna.
Una cosa romantica, vero?
Lluvia strusciò il suo volto ed il suo corpo contro il braccio del suo Gray-sama, che teneva saldamente ancorato a sé, prigioniero, insomma.
Gray sospirò, frustrato. Quella donna era impossibile!
Lluvia pensò che quel sorriso malinconico rendesse il tutto più romantico e bello.
«E’ una notte stupenda, vero, Gray-sama?» disse Lluvia ammirando per un attimo le stelle.
Gray alzò lo sguardo di fronte al bel panorama e ripensò a casa sua, al suo regno dove le stelle brillavano intense.
«Nel mio paese natio le stelle brillano ancora di più…però è piacevole questa brezza calda, nel mio paese è fredda.» disse sovrappensiero.
Lluvia ascoltò in silenzio e Gray ringraziò chissà quali dei per questo. Non voleva commenti a quella sua confessione che s’era fatto sfuggire per caso.
«Gray-sama.» lo chiamò Lluvia.
«T’ho detto mille volte di non aggiungere il “sama”, però dimmi, che c’è?» chiese Gray con uno sbuffo.
«Sono davvero felice.» disse Lluvia con un sorriso timido.
«Perché?» chiese Gray incuriosito e fissandola.
Lluvia alzò il suo sguardo e lo posò delicatamente in quello di Gray, ricambiandolo. «Perché hai condiviso qualcosa di te con me.
Sono davvero felice perché posso conoscerti meglio.» disse.
Gray sorrise. Non era così male come pensava.
Certo, era una mezza stalker, non ascoltava, e quando qualcuna sembrava mettersi in mezzo in qualcosa che aveva progettato…bè, diventava una forza della natura dall’occhiata assassina e la poveretta fuggiva.
Eppure era anche dolce, forte e delicata.
Era un contrasto molto forte quello di Lluvia, tuttavia, anche se solo per un momento, Gray pensò di poterlo accettare ed apprezzare in lei.
Quando si riscosse dai suoi pensieri, vide una Lluvia semi svenuta con un’espressione sognante.
Oh! Non di nuovo! Pensò.
E poi vide che era pure mezzo nudo.
«Cavolo!» esclamò mentre con un braccio cercava di sorreggere Lluvia.
Tutte le persone che erano là, anche se poche, li osservavano incuriositi.
Di certo, ovunque andassero, avrebbero attirato l’attenzione.




--- Ciao a tutti!
E nel frattempo è passata una settimana! Waw, come passa veloce il tempo...
Mi scuso per il ritardo (piccolo) nell'aggiornare, ma dovevo studiare per un test...di matematica, per la precisione. *piange*
Bé, vi ringrazio tanto per le vostre meravigliose recensioni *^* (a cui risponderò presto).
Detto tutto, aggiorno alle solite 4 recensione e nell'arco di una settimana (causa scuola),
bé, al prossimo capitolo ed a presto! *^*
xx Giò 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 26: Un Demone ***


Capitolo 26: Un demone
 
Natsu si preparò per bene.
Per una volta, avrebbe fatto qualcosa che non capiva appieno, ma che poteva rendere felice Lucy…a quanto diceva Levy.
Si guardò allo specchio e sorrise imbarazzato.
Era scomodo ed aveva caldo, eppure, ne era in qualche modo felice. La prospettiva di vedere il sorriso di Lucy lo rendeva felice…e strano.
«Stai benissimo!» esclamò Levy entrando.
«Sembri proprio un damerino, Natsu!» lo derise Happy.
Natsu arrossì e poi, quando vide l’ampio sorriso di Levy, lo ricambiò imbarazzato ed impacciato.
«Levy, devo fare solo quello che hai detto, vero?» domandò con la sua solita energia.
«Sì!» annuì la ragazza.
Gajeel gli posò una mano sulla spalla, solidale.
E la piccola insicurezza di prima si attenuò un poco.
 
 
«Lucy?» disse una voce da dietro la porta dopo aver bussato.
Lucy alzò la testa dalla scrivania ed andò ad aprire a Levy.
«Sì?» chiese con un sorriso sulla soglia.
Levy entrò. «Un bel ragazzo mi ha consegnato un biglietto per un galà sulla spiaggia…ha detto di averti vista oggi e che vorrebbe vederti a questo galà.» disse lei con un sorriso dolce.
«Cosa?!» esclamò Lucy. Le guance gli si tinsero di un dolce rossore tipico delle donne quando si sentivano lusingate.
«Vuoi che ti aiuti a trovare un bel vestito?» propose Levy inclinando leggermente la testa e con un sorriso furbesco che a Lucy sfuggì.
«Eh? Vestito…sì, un bel vestito…io ho un bel vestito?!» esclamò Lucy.
«Te ne presto uno io. Ne ho uno che ti starebbe d’incanto!» disse Levy e la trascinò via.
 
 
«Sei sicura vada bene?» chiese Lucy.
«Come posso saperlo, se te ne stai dietro la porta del bagno, nascosta?» sbuffò Levy.
Lucy ingoiò un po’ di saliva, facendosi forza ed uscì.
Gli occhi di Levy si allargarono dallo stupore.
«Allora?» chiese Lucy nervosa.
«Sei perfetta.» mormorò Levy mentre dentro di sé si congratulava per il suo lavoro.
 
 
E’ in ritardo. Pensò Natsu andando su e giù.
Era nervoso e Lucy non arrivava.
Poi vide qualcosa che lo sconvolse.
Biondi capelli acconciati e lucenti, dorati come fili della stoffa più pregiata, un vestito vaporoso rosso, ma corto tanto da mostrare delle belle gambe e un po’ di seno grazie ad una scollatura a cuore.
Era un angelo in rosso.
Era una principessa.
«C’è qualcuno?» domandò Lucy. Le labbra leggermente rosate grazie al trucco.
Natsu allora iniziò a sputare fuoco ed accese le fiaccole una ad una, illuminando per ultimo quella al centro.
Lui era davanti ad una tavola imbandita e con un sorriso imbarazzato l’aspettava.
Lucy si mise le mani sul viso, commossa.
L’aveva fatto per lei? Che cosa gentile!
«Posso invitarla ad un pranzo, signorina?» disse Natsu con un sorriso.
«Chi ti ha insegnato un linguaggio così forbito?» rise Lucy.
«La battuta me l’ha passata Levy.» si giustificò Natsu con un ampio sorriso.
Lucy percorse la strada di fiaccole sulla spiaggia fino ad arrivare al tavolo dove Natsu l’aspettava.
«Perché?» chiese con un soffio.
«Eri triste…Lucy, tu sei la mia compagna, la mia amica. Non mi piace vederti triste.» disse Natsu fissandola.
Lucy si slanciò verso di lui e l’abbracciò stretto.
«Grazie.» mormorò.
Natsu arrossì. Era troppo…bella? Poi le sorrise, mettendole una mano sulla spalla per scostarla con gentilezza e decisione.
 
 
Quando Erza si risvegliò si ritrovò incatenata.
Era confusa e la testa le girava.
Dov’era? Chi l’av… Poi si ricordò il volto che aveva visto e la conversazione che aveva avuto prima di svenire.
 
«Ne è passato di tempo, eh, Erza?» aveva detto con voce beffarda Gerard.
Era davvero lui?
«Sei davvero tu?» chiese Erza che aveva trasportato i suoi pensieri in parole.
Gerard emise uno schioccò ironico con la lingua ed inclinò la testa.
«Sei sempre la stessa…certo che sono io!» esclamò.
«Dove…dove sei stato tutto questo tempo? Perché non mi hai mai detto…perché non mi hai mai cercato?» domandò Erza.
Nella sua mente troppe domande si affacciavano e troppe risposte gli sfuggivano tra le mani come quelle farfalle che da bambina cercavi d’acchiappare.
«Perché? Perché non ne ho mai sentito il bisogno.» disse lui alzando le spalle.
«Io ti credevo morto…» mormorò.
«Mi hai ucciso, infatti.» sorrise Gerard.
«Ma…sei qui. Vivo.» la voce di Erza si affievolì.
Sempre, sempre, sempre era stata debole davanti a Gerard. Tirava fuori quella bambina spaventata che aveva aiutato tanto tempo fa e che lei nascondeva sotto l’armatura e la maturità severa.
«Sono vivo. Ma ero morto.» disse lui con un gelido lampo di rabbia negli occhi dorati.
«…Come?» chiese Erza.
«Zeref.» rispose Gerard.
E quel nome, quel nome temuto e leggendario, venne pronunciato sulle labbra pallide di uno che era morto, ma che era resuscitato grazie al suo potere maligno.
Un brivido corse lungo la schiena di Erza, raggelandola.
«No…» mormorò.
«Sì.» sorrise Gerard. I denti bianchi balenarono nel buio.
E poi il buio la sorpresa.
E così Erza non poté vedere l’amaro sorriso che balenò per poco sul volto di Gerard. Né il mormorato “mi spiace” prima di portarla via.
 
«Sei sveglia?» chiese una voce.
Erza non rispose. Un ragazzo dalla pelle scura comparve davanti a lei. I suoi occhi la fissavano ostili.
«Erza-nee-sama, non ci vediamo da molto, eh?» disse con voce aspra.
«Shou…anche tu.» mormorò Erza.
Tutti gli amici, tutti i compagni che pensava morti…erano vivi?
«Ti ricordi ancora di me, nee-sama? Non so se esserne onorato od offeso!» disse con un sorriso sarcastico.
«Quanti…in quanti siete vivi?» gli chiese Erza.
«Tutti. Shimon, Wally, io, Miriana…Gerard.» disse Shou.
«C’è Gerard dietro a tutto questo, vero?» domando con voce fievole Erza.
«Sì…ma così ti aspettavi? TU CI HAI TRADITO! ED ORA GERARD TI OFFRIRA’ A ZEREF, IL DEMONE! E TU MORIRAI SACRIFICATA NEE-SAMA PER COLPA DEL TUO TRADIMENTO! E CHI CI HA FATTO SOFFRIRE, I LORO DISCENDENTI ANCHE, MORIRANNO!» urlò Shou e poi rise. Una risata ricolma di follia e rabbia disperata. Di un dolore troppo forte.
Erza scosse la testa. Erano diventati questo? Erano diventati tutti come lui, i suoi vecchi compagni?
Non poteva andare così.
«Shou.» pronunciò severa.
«Sì?» chiese Shou.
«Scusami.» disse Erza.
Poi prese la spada con il piedi ed attivò il suo potere. Mille spade si innalzarono, le manette vennero rotte dalla sua forza e le sbarre della prigione caddero in mille pezzi sotto i mille e più colpi di esse.
Poi Erza si precipitò verso Shou e gli tirò un pugno.
Shou sputò sangue ed Erza lo calciò.
Senza pietà. Shou meritava una lezione.
Con tristezza, certo, ma nessuna giustificazione.
Quello fu il suo pensiero. Seguito subito dopo dall’idea di combattere contro Gerard…e forse, di morire facendolo.




--- Ciao a tutti! 
Come va? Tutto bene?
Io sono impegnatissima con la scuola ç_ç
Solo per la prossima settimana ho 3 verifiche e due interrogazioni. (piango)
Eppure eccomi qui a pubblicare il vostro amato(magari poi vi fa schifo) capitoletto!
Bé, aggiorno alle solite 4 recensioni ed una volta alla settimana!
Vi ringrazio caldamente per le recensioni che mi avete mandato! *^*
Detto tutto, a presto,
xx Giò

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 27: Scomparsa ***


Capitolo 27: Scomparsa

 
Natsu e Lucy incontrarono Gray e Lluvia mentre tornavano alla locanda e quindi decisero di rientrare tutti insieme.
Natsu salutò Lucy sulle scale, lei, contenta, lo fermò e lo baciò sulla guancia prima di augurargli la buonanotte. Natsu arrossì un poco e poi se ne andò.
Quando Lluvia e Lucy tornarono in camera trovarono Levy abbracciata a Gajeel.
La scena sarebbe stata molto dolce se non per il fatto che Gajeel indossava delle buffe orecchie da coniglietto.
Lucy non riuscì a trattenersi e rise, rise tanto che delle lacrime comparvero nei suoi dolci occhi, che un momento erano marroni come la cioccolata fondente ed un momento dopo erano di un color nocciola.
Lluvia invece fu sconquassata tutta da singulti mentre cercava di trattenere le risate, ma alla fine anche lei esplose in una risata di gusto.
Levy si svegliò e si stropicciò gli occhi. Sorrise alle compagne.
«Lucy, Lluvia, bentornate…» disse dolcemente e mezza assonata.
Poi si girò e vide che Gajeel indossava ancora le orecchie.
Si girò nuovamente verso le compagne e, vedendo il loro divertimento, rise pure lei.
Gajeel aprì gli occhi e, sentendo le ragazze ridere, si portò una mano alla testa.
Aveva ancora le orecchie da coniglio.
«Levy! Tu…come osate…ma…Levy!» balbettò  con il volto completamente rosso d’imbarazzo.
«Sei così carino Gajeel!» disse Levy abbracciandolo.
Gajeel si mise una mano sul viso.
«Tch, non chiamarmi “carino”.» borbottò.
Lucy si sorprese di quel lato di Gajeel, così…rumoroso.
Probabilmente, si era finalmente rilassato ed aveva deciso di mostrare anche a loro quel lato di sé.
«Però sei davvero carino!» insistette Levy gonfiando le guance.
Gajeel alzò una mano e gliele sgonfiò con una leggera pressione.
Al ché Levy fece l’offesa cosa che fece ridacchiare gli altri tre.
Quando le risate furono scemate i quattro si accorsero dell’ora tarda.
«E’ meglio che tu vada, Gajeel.» disse Levy.
«Sì. Andrò a dormire con il ghiacciolo umano e il fuoco vivente.» disse con ironia Gajeel.
Lucy rise mentre Lluvia sbuffò.
Levy si alzò e diede un leggero bacio sulla guancia a Gajeel augurandogli la buonanotte.
Gajeel se ne andò un sorrisetto.
Lucy scosse la testa divertita da quella scenetta.
 
 
Levy si girò e con un grande sorriso esclamò «Ora mi racconterete tutto!» gli occhi le brillavano.
Lucy e Lluvia arrossirono. L’una dolcemente, l’altra platealmente tanto che i suoi occhi sembravano quasi a forma di cuore.
«Se tu ci racconti di te e Gajeel noi ti raccontiamo il resto!» ribatté Lucy ritrovata la calma e così fu il turno di Levy di arrossire, anche se solo leggermente.
«State insieme tu e Gajeel?» chiese Lluvia con la sua solita schiettezza.
«Bè, sì e no…» mormorò Levy.
«Ti piace, vero?» chiese Lucy inclinando la testa mentre un sorriso malizioso gli increspava le labbra.
«Sì, ma…non è ancora il momento. Tutto qui.» disse Levy fissandola e sorridendo, imbarazzata.
Lucy si sedette sul letto con un sospiro. «Capisco.»
«Lluvia ama molto Gray-sama.» se ne uscì Lluvia.
«Lo sappiamo.» risposero in coro Lucy e Levy.
«Lucy…posso chiamarti solo Lu?» chiese Levy.
«Certo!» rispose Lucy.
«Bene, ed ora Lu, raccontami, com’è andata con Natsu?» chiese Levy fissandola con uno strano luccichio negl’occhi.
Lucy sospirò felice. «Mi sono divertita tanto! Natsu si è comportato benissimo…e non ha fatto né a pugni con qualcuno né ha detto qualcosa di rozzo!» raccontò entusiasta Lucy.
«Ottimo.» disse Levy stringendo i pugni in segno di vittoria.
«Grazie.» mormorò Lucy alzandosi ed abbracciandola.
«E tu Lluvia?» chiese sempre la stessa.
«Gray-sama era bellissimo alla luce della Luna…Gray-sama e Lluvia hanno passato una serata romantica…» iniziò lei e poi non si fermò per altre due ore, blaterando con voce dolce del suo Gray-sama dai bellissimi occhi, dal fine ma mascolino volto, dalla melodiosa voce…«E da il comportamento gelido, la maggior parte delle volte.» disse Lucy che fu ricambiata con un’occhiataccia da parte di Lluvia.
Dalla stanza dei ragazzi si sentì provenire dei rumori, come di lotta, ma dopo tutto si acquietò con delle tonanti risate.
«Cosa sarà stato?» chiese Lluvia.
«Saranno i ragazzi che, probabilmente, stanno giocando alla lotta.» rispose Levy.
«Sono così idioti.» sospirò Lucy.
«Sì, e pure bambini la maggior parte delle volte…» aggiunse Levy.
«Ma Gray-sama è così carino.» esclamò Lluvia.
Le ragazze scossero la testa in parte divertite ed in parte esasperate, prima di addormentarsi e tutte sognarono i ragazzi con cui avevano passato del tempo prezioso.
 
 
Gajeel rientrò nella stanza dei ragazzi e trovò i due distanti l’uno dall’altro.
Gray era seduto alla finestra con un’espressione rilassata sul volto, mentre Natsu era disteso sul letto e sembrava carico d’energia.
«Bentornati!» disse con quell’allegria che gli aveva trasmesso Levy nelle ore passate.
«Ciao Gajeel.» disse Gray con un sorriso.
«Ciao Metallico.» lo provocò Natsu con un sorriso beffardo.
«Sta zitto, fuocherello.» ribatté Gajeel con finta espressione arrabbiata, in realtà era davvero divertito.
«Vuoi fare una rissa? Ti fondo tutto con il mio fuoco ed i miei pugni!» ribatté Natsu, anch’esso infondo era divertito.
«Moccioso, tu non batteresti nemmeno una donna.» si intromise Gray.
«Cosa hai detto?» chiese Natsu con un cipiglio.
«Hai ragione Gray.» affermò Gajeel con un sorriso affilato.
«Zitto anche te che un moccioso come Natsu potrebbe batterti con una fiammata sola.» ribatté Gray rivolto a Gajeel.
E così iniziarono a bisticciare ed ad azzuffarsi per gioco.
Alla fine i tre erano distesi uno vicino all’altro esausti e ridenti.
Happy sospirò esasperato.
«I maschi non cambiano mai.» disse scuotendo la testa e dimentico di essere anche lui un ‘maschio’.
 
 
La mattina il gruppo si riunì.
«Buongiorno!» dissero tutti insieme.
Risero scambiandosi sguardi divertiti.
Natsu e Gajeel  sembravano tranquilli e rilassati, mentre Gray era a torso nudo.
Lucy si chiese se si era reso conto di essere mezzo svestito.
Le ragazze invece avevano qualche segno del poco sonno sotto gli occhi, ma niente di cui preoccuparsi.
«Scusate…ma dov’è Erza?» chiese Gray osservando in giro.
«Non è tornata.» disse Lucy e nello stesso momento si rese conto di quello che stava pronunciando.
«Davvero?» chiese Natsu.
Lucy annuì.
«Non l’avete vista voi?» chiese Levy.
I tre ragazzi ed il gatto scossero la testa.
«Allora vuol dire che…» sbiancò Lucy.
«Che Erza è…» continuò Levy, ma si fermò senza parole.
«Scomparsa.» finì Gray con sangue freddo, ma con grande tumulto dentro di sé. 



--- Ciao a tutti!
Scusate il ritardo nell'aggiornare :(
Mi spiace tanto >w<"!
Ringrazio chi mi recensisce ♥ Siete bellissimi ♥
Aggiorno alle solite 4 recensioni ed una volta alla settimana. (Solitamente il Sabato, la Domenica o il Lunedì)
A presto!
xx Giò 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Capitolo 28: Riunione ***


Capitolo 28: Riunione
 
«Scomparsa.» Quella parola riecheggiava nelle menti del gruppo.
Erza era scomparsa.
Nel nulla.
Il panico fu sostituito dalla paura che a sua volta fu sostituita dalla preoccupazione.
Erza, la grande mercenaria, chiamata anche Titania come la dea, era scomparsa in balia di chissà quale nemico.
«Dobbiamo andare a salvarla.» disse Natsu a braccia incrociate.
«Ma non sappiamo nemmeno se è in pericolo!» obbiettò Levy.
«Erza sarebbe ritornata se non fosse trattenuta, te lo posso assicurare.» ribatté Natsu.
«Quindi che facciamo?» domandò Happy.
Lucy fissò i suoi occhi in quelli di Natsu che ricambiò lo sguardo con serietà assoluta.
«L’andiamo a salvare, ovunque essa sia.» rispose Lucy con voce ferma quanto la sua convinzione.
Tutti annuirono.
 
 
Cercarono Titania in lungo ed in largo, ma di Erza nemmeno l’ombra.
Lluvia ricordò il ponte superato con Gray e si chiese se Erza non avesse preso la stessa direzione; così, dopo aver spiegato ai compagni la sua teoria, andarono nel luogo in cui esso era situato.
Chiamarono Erza a gran voce e cercarono le sue tracce.
Una ciocca di capelli rossi era per terra, tagliata e le impronte di due persone si notavano sul terreno vicino al ponte.
“Una di esse ad un certo punto doveva essere stata trascinata.” avevano dedotto notando le tracce strascicate.
«Erza è stata qui…» mormorò Levy.
Un signore anziano, un barcaiolo con una lunga barba e occhi neri infossati sotto due cespugliose e bianche sopracciglia, si fece avanti timidamente.
«State cercando una donna dai capelli rossi? Una bella giovane donna?» chiese un po’ timoroso.
Il gruppo annuì. «L’ha vista?» domandò Lucy.
«Sì…Era venuta qui di sera, sul tardi. Io stavo legando la barca al di sotto di questo ponte.» disse indicando la barchetta legata alla riva.
«E poi? Cos’è successo?» chiesero Gray, Natsu e Lucy nello stesso momento.
«Stava osservando la luna ed, per un istante, m’era sembrato che piangesse. Ad un certo punto un uomo incappucciato si presentò e parlò con lei.
La donna sembrava guardinga, poi, però, il suo tono cambiò. Lei lo conosceva e sembrava molto sorpresa di vederlo…quasi sconcertata.» spiegò il vecchio.
«L’ha visto l’uomo?» chiese Gajeel parlando per la prima volta.
«L’ho visto per poco, ma ho visto molto.
Aveva dei capelli blu scuro, occhi di un color così chiaro da apparire gialli, un bel volto giovane ed un tatuaggio rosso sul volto.» rispose l’uomo.
«Grazie.» rispose Lucy.
«Ah, ed è andato verso la torre.» disse il barcaiolo.
«La torre?» domandò perplesso Gray.
L’uomo si girò ed indicò una torre alta e bianca. Spiccava nel cielo come se volesse toccarlo.
«La torre del Paradiso, è il principale monumento ad Artalias; però è chiusa da anni.» spiegò il vecchio toccandosi la lunga barba.
«Come la si raggiunge?» chiese Happy, incuriosito.
Il vecchio spiegò loro la strada ed i giovani lo ringraziarono calorosamente.
Quel vecchietto, senza saperlo, li aveva aiutati tanto.
 
 
La torre del Paradiso era bianca ed alta, la sua punta sembrava voler toccare il cielo, come a raggiungerlo.
Piccole finestrelle si alternavano in una spirale e le rocce bianche con cui era stata costruita erano decorate con disegni di spiriti guardiani, demoni, uomini ed animali.
«È stupenda…» mormorò Levy a bocca aperta.
Anche se caduta in disuso la torre era uno spettacolo meraviglioso, quasi toccante.
«Chi va là?» urlò una voce.
Un uomo dalla mascella di ferro con una benda sull’occhio e con un turbante sul capo uscì dalla porta di ferro battuto di un color rosso cupo.
«Siamo viandanti.» mentì Lucy con un sorriso.
«Andatevene!» rispose l’uomo con voce bassa.
«Ma…non abbiamo posto dove andare. C’hanno detto che questo posto è abbandonato e che avremmo potuto trovare un rifugio.» mentì con rapidità Lucy e si strinse a Natsu per accrescere la miserabilità del suo gruppo così da toccare il cuore dell’uomo.
«Va bene; venite dentro.» disse l’uomo intenerito.
«Grazie signore!» lo ringraziò Lucy con un grande sorriso.
L’uomo arrossì scostandosi per farli passare.
 
Dopo esser entrati nella torre ed esser stati condotti in una grande sala spoglia, ma accogliente, Lucy ed i suoi compagni iniziarono una conversazione con l’uomo; esso disse di chiamarsi “Shimon” e di essere in quel luogo con alcuni suoi compagni.
«Siete come noi, allora!» tubò Lucy.
Shimon sorrise, un sorriso triste che dissimulò in fretta.
«Non proprio, anche se ci conosciamo da tanto.» rispose lui.
Un lampo di tristezza apparve nello sguardo di Lucy.
Quel ragazzo sembrava aver sofferto tanto e tutt’ora sembrava infelice.
Era dispiaciuta per lui.
Lucy guardò Lluvia ed annuì dando il segnale.
Shimon si ritrovò un coltello di ghiaccio alla gola.
«Cos-» esclamò lui.
«Dove tenete Erza?» intimò Lucy.
«Diccelo se non vuoi morire.» aggiunse Gray.
«Siete i suoi compagni, eh?» disse Shimon fissandoli con qualcosa di simile alla gratitudine.
«Sì, e quindi dicci dov’è.» ribadì Lluvia.
«Vi mostrerò la strada.» rispose Shimon.
«Perché?» chiese Gray.
«Vi spiegherò tutto strada facendo.» ribatté Shimon.
 
 
Qualche secondo di tensione era passato dopo quell’episodio, ma alla fine Shimon era stato “liberato” dalla morsa del ghiaccio ed ora li stava guidando.
«Voi sapete, vero?» disse Shimon.
«Io so tutto.» rispose Lucy.
«Anche io.» rispose Natsu sorprendendola.
«Sapete del loro legame allora, sapete del legame fra Erza e Gerard…Ora lei dovrà scontrarsi con lui.»
Lucy annuì.
«Ragazzi, vi chiedo solo una cosa in quanto compagni di Erza: Salvatela, per favore.» chiese loro Shimon fissando in particolare Natsu.
«No.» rispose lui.
«Perché?» chiese sconvolto Shimon.
«Perché lei vuole farlo da sola. Io posso solo incoraggiarla.» rispose Natsu.
«Ma…lei non ha speranze di batterlo! E’ troppo potente!» gridò Shimon.
«Non insultarla in questo modo!» ribatté Natsu.
«No! Non è questione di forza fisica o abilità! È che lei lo vuole salvare! Lei lo ama! Gerard…userà quei sentimenti per batterla…» disse tremando.
«Non voglio combattere al suo posto.» rispose Natsu.
Shimon lo guardò stupito non capendo quella sua decisione. Erza non era una sua compagna?
«Natsu intende che è la sua battaglia con il Passato e non la nostra. La possiamo aiutare, ma è lei che deve combattere.» spiegò Lucy.
Shimon stette in silenzio per qualche secondo.
«Sì, avete pienamente ragione.» annuì. «Ora so perché ha scelto voi come suoi compagni.» disse.
Lucy gli sorrise.
Dopo lunghi corridoi in pietra, scale chilometriche ed illuminate da piccole torce, arrivarono ad una piccola porta marrone.
Alla luce di una piccola fiamma, nella semioscurità, Erza si ergeva ed i suoi capelli rossi brillavano come il sole stesso.
Titania la Dea dell’Acciaio, Titania la Guerriera.
«Cosa siete venuti a fare qua?» chiese guardandoli con assoluta tranquillità.
«Siamo venuti a prenderti.» rispose Lucy.
«Allora andiamo, ragazzi.» ribatté Erza.



--- Ciao a tutti!
Prima di tutto, mi scuso per aver saltato l'aggiornamento la scorsa settimana.
Tanto per informarvi e provare a giustificarmi, vi dico un po' delle cose che mi sono successe
in questa settimana:
- Mia madre si è rotta un piede cadendo da un ponte.
- Problemi familiari (oltre al piede rotto).
- Ho avuto una settimana di 3 verifiche
- Una mia amica è venuta piangendo a casa mia.
- Insonnia da stress.
Capirete che in queste condizioni non ho potuto nemmeno aprire il pc e 
quindi scrivere.
Mi dispiace per non essere riuscita a mantenere il ritmo.
Detto tutto, vi ringrazio per le recensioni e per l'impegno che mi mostrare.
Vi adoro.
Per finire, aggiorno a 4 recensioni come minimo ed una volta alla settimana.
Al prossimo capitolo,
xx Giò.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Capitolo 29: Gerard Fernandes ***


Capitolo 29: Gerard Fernandes
 
Occhi gialli, dorati.
Oscurità.
Sangue.
Dolore.
Urla.
Le urla…erano sue oppure delle vittime di Zeref?
Il terrore e volti pallidi in ricordi non suoi, ma presenti nella sua mente.
Rosso.
Tanto rosso.
E poi un ricordo dolce, dei struggenti capelli di un rosso color tramonto, un rosso caldo, un rosso passione che incorniciava dapprima il volto di una bimba, scarno, e dopo il viso delicato di una bella donna.
Erza.
“Scarlett” come il cognome che gli aveva proposto.
Titania, come la dea.
Vorresti esser salvato? Disse una voce nella sua mente.
Una voce profonda.
Zeref.
Scosse la testa.
Una risata beffarda riecheggiò.
Lei morirà.
La ucciderai tu stesso. Aggiunse la voce crudelmente e ridendo.
In quel riso la cui pazzia giungeva come onde sugli scogli, in quella risata dominata dalla malvagità più pura e terribile.
Gerard chiuse gli occhi dorati, adombrati di lunghe ciglia scure.
I capelli blu erano leggeri, sottili e morbidi ed incorniciavano il suo volto affascinante che però, in quel momento, aveva un’espressione sofferente.
«Fai presto…» mormorò «Erza.» finì sussurrando quel nome come un soffio, come una debole preghiera.
 
 
Erza corse. Veloce sulla torre, veloce sulle scale, scattante e facendo i gradini due a due.
Falcate ed il tempo passava mentre risaliva la torre seguita dai suoi compagni.
I capelli rossi, in quel momento legati in una morbida coda, ondeggiavano e il sudore imperlava la sua fronte bianca.
Veloce. Pensò.
Arrivò alla porta della sala.
Dietro quella porta, lo sapeva, Gerard l’aspettava.
L’aspettava per un ultimo crudele addio.
«Erza.» disse una voce dietro di lei e dietro ai suoi compagni.
Lei si girò e vide due sagome, una maschile ed una femminile.
«Wally…Miriana…» mormorò.
Miriana le corse incontro e l’abbracciò.
«Shimon c’ha detto tutto! Mi dispiace nee-san! Mi dispiace! Nya!» piangeva disperata Miriana fra le sue braccia.
«Ci dispiace, ma Gerard c’ha ingannato.» mormorò Wally osservandola dietro a degli occhiali scuri.
«Lo so.» affermò Erza.
Poi osservò il bel vestito di Miriana.
«Sei cresciuta benissimo Miriana. Sei diventata molto carina.» disse con un sorriso sincero.
Miriana smise di singhiozzare e sorrise imbarazzata.
«E’ ora dello scontro.» disse infine Erza, allontanandola da sé.
I suoi compagni, sia vecchi che nuovi, annuirono.
Erza si voltò e, senza timore, aprì la porta.
 
Una luce inondo la sala di pietra. La luna risplendeva riversandosi in essa da piccole finestre.
Seduto su un trovo in fondo, Gerard la fissava.
«Gerard!» urlò Erza. «E’ ora di farla finita!» continuò.
Gerard sorrise malefico e si alzò dal trono.
Erza si fiondò verso di lui a spada tratta e Gerard era già lì, pronto a duellare con lei.
I metalli delle due spade stridevano mentre si incontravano e scontravano creando strani suoni che animarono la danza di Titania e Gerard.
Ogni colpo veniva parato, ogni stoccata veniva annullata e una situazione di stallo si creava.
Tra i due il divario era lampante, eppure nessuno cercava di farlo notare.
La spada di Erza si muoveva rapida ed affascinante e con rabbia si abbatteva su Gerard che con la sua spada la respingeva con precisione.
La spada di Erza sembrava voler trasmettere qualcosa a Gerard, se non la stessa sua anima, almeno i suoi sentimenti.
La sua spada sembrava piangente e sembrava volesse dire “Svegliati! Ricordati!” con tutta sé stessa.
Come un urlo solitario in una desolata brughiera di un campo di battaglia.
«Sono felice che tu sia qui.» disse Gerard.
«Stai zitto!» urlò Erza attaccandolo.
«Sono felice perché potrò ucciderti e sacrificarti a Zeref io stesso!» ribatté Gerard con un ghigno mentre parava.
Erza gli tirò un inaspettato calcio alle costole.
Gerard gemette all’improvviso dolore.
Erza né approfittò e con il dorso della spada lo colpì alla mano.
Gerard perse la spada ed essa fu spinta lontano da lui da un calcio di Titania.
«Sei proprio una dea…» mormorò a terra.
La spada di Erza puntava alla sua gola.
«Perché?» chiese Erza fissando i suoi occhi scuri e caldi in quelli di Gerard.
«Perché no? Se lo meritavano.» rispose Gerard. Un lampo d’odio illuminò i suoi occhi dorati.
«Anche gli innocenti che hai sacrificato se lo meritavano?» gli chiese Erza.
Gerard sembrò incerto.
Erza crollò e lo abbracciò.
«Basta, ti prego.» mormorò.
La testa di Gerard si abbandonò sulla sua spalla.
Erza strinse l’abbraccio, rincuorata… senza vedere il cambiamento avvenuto nell’ex compagno.
 
Odio.
Tenebre.
Sangue.
Dolore.
RICORDA.
Zeref ti ha dato la vita.
Zeref ti ha permesso la vendetta.
Zeref ucciderà il suo sacrificio, visto che il suo Servo non né capace.
 
 
Un ghigno crudele deformò il bel volto di Gerard mentre gli occhi dorati diventavano neri come la pece e la parte bianca spariva, sostituita anch’essa dal nero.
«Erza Attenta!» urlò una voce.
Erza mormorò una frase.
Una preghiera alla Dea Titania.
Una luce incandescente apparve.
Il portale si aprì.
«TU MISERA UMANA! COSA STAI FACENDO?!» Urlò una voce disumana tramite Gerard.
«Ti sconfiggo.» disse Erza.
Una spada di luce comparve sopra di esso ed Erza, con un gesto della mano, la fece calare sopra di lui.
Un urlo terribile investì lei ed i suoi compagni, una luce si propagò insieme a mille e più urla, mentre Zeref veniva sconfitto.
 
 
Il sole splendeva.
Erza si destò.
Un tocco gentile gli sfiorava il volto.
Un viso a lei conosciuto gli sorrideva grato e triste.
«Grazie…» mormorava una voce calda, ma distante.
«Gerard.» mormorò lei abbracciandolo.
Stavolta era lui.
«Grazie Erza… e scusa.» disse lui stringendola e poi lasciandola, scostandola.
«Perché scusa?» mormorò Erza.
Poi le tenebre.
 
 
Gerard vide la figura addormentata di Erza. Grazie ad un colpo preciso, l’aveva fatta assopire.
Ora che aveva ripreso il controllo di sé, grazie a lei, non avrebbe esitato a riparare ai suoi errori.
Osservò la splendida donna che era diventata.
Le labbra piene e morbide, il naso delicato e gli occhi chiusi che, quando erano aperti, erano di un colore scuro e caldo ed incorniciati da folte ciglia.
I capelli rossi, sparsi e liberi dalla coda, incorniciavano la sua intera figura.
Sembrava il ritratto di una dea.
Gerard si chinò e sfiorò le labbra di Erza con le sue.
Grazie…ed arrivederci. Pensò.
L’amava.
L’amava da sempre, la sua coraggiosa ragazza.
Ma aveva commesso troppi errori ed ora doveva rimediare.
Nella luce splendente di un sole finalmente sereno, Gerard lasciò la torre nel più completo silenzio ed anonimato.
Non lasciando tracce di sé tranne i ricordi di chi era ancora dentro di essa.
 
 
 

 --- Ciao a tutti!
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitoletto u.u
C'ho messo l'anima, giuro.
Purtroppo è un periodo difficile per me e per questo sono spesso in ritardo.
Non ho nient'altro da dire a parte che ringrazio chi ha recensito, anche se, devo dire, erano poche rispetto al solito...
Bè, detto tutto, aggiorno (possibilmente) una volta alla settimana e con almeno QUATTRO recensioni.
Al prossimo capitolo ed a presto!
xx Giò


 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Capitolo 30: Il Risveglio ***


Capitolo 30: Il Risveglio
 
Erza aprì gli occhi per prima.
Fissò il soffitto in pietra, ancora confusa.
Il freddo pavimento gli intorpidiva le membra e sentiva ancora deboli le gambe.
Fece un rapido esame di sé stessa e con grande soddisfazione non notò ferite troppo serie.
Guardò un piccolo squarcio sul braccio, vicino alla spalla, e sospirò. Quello avrebbe lasciato una cicatrice.
Una o più, che differenza c’è, ormai? Pensò tra sé caustica.
Riuscì ad alzarsi e s’osservò in torno.
Gerard?
Dov’era?
Era sparito.
«Grazie…»
O comunque, non si trovava là.
«…e Scusa.»
Ecco perché “scusa”! Che vigliacco! Pensò. Eppure sapeva di star sorridendo.
Era così tremendamente da “lui”, che si sentì felice e smarrita.
Il passato stava sbiadendo ed i suoi ricordi perdevano il potere di turbarla, sostituiti da quelli felici.
 
«Mmm…» mormorò.
Qualcuno la stava scuotendo.
«Lucy, sveglia.» disse una voce.
Lucy strinse gli occhi. Si sentiva intorpidita.
«Dai!» ripeté la voce, con una nota di preoccupazione.
Lucy aprì gli occhi. Natsu sopra di lei aveva una faccia preoccupata, si rilassò quando vide che stava bene.
Lucy si mise a sedere lentamente.
I vestiti erano a brandelli, Natsu era perfino a petto nudo.
Gray, Erza e Wally si erano già svegliati.
«Stai bene?» gli chiese Natsu.
«Sì.» mormorò Lucy.
Era ancora un po’ spaesata.
Cos’era successo?
Si ricordava solo una luce, una luce molto forte.
E Gerard? Pensò non vedendolo.
Dov’era finito Gerard?
Fissò Natsu con uno sguardo interrogativo.
Lui alzò le spalle.
Erza? La guardò e quando Titania ricambiò lo sguardo le sorrise triste.
Capisco. Pensò fra sé e sé Lucy.
«Lluvia? Svegliati, ti prego.» disse Gray scuotendola.
Lluvia aprì gli occhi. «Gray-sama!» esclamò prima di abbracciarlo freneticamente e senza alcun scampo per il povero malcapitato.
«Lluvia, mi soffochi…!» disse con mezza voce Gray. Il suo volto stava già assumendo un color violaceo ben evidente nei casi di soffocamento.
«Oh, Gray-sama, sono così felice di vedere che stai bene!» iniziò Lluvia, continuando con i suoi soliti sproloqui sviolinati che lei reputava normali e romantici…insomma, per niente pazzoidi.
«Lluvia, andiamo?» chiese Erza.
Lluvia lasciò Gray, il quale tossiva felice di esser sopravvissuto, e si alzò trascinandosi dietro il suo amato Gray-sama.
 
Salutarono gli ex compagni di Erza il giorno seguente, prima di rimettersi in cammino.
Shimon abbracciò Erza.
«Devo dirti una cosa prima che tu te ne vada.» disse.
Erza lo fissò, gli occhi lucidi.
«Ti ho sempre amato, Erza.» mormorò stringendola.
Erza fece per dire qualcosa, ma Shimon la bloccò. «Ma lo so che il tuo cuore è suo. Lo so fin da quando eravamo bambini, l’ho notato fin da allora.
Voi due…siete perfetti insieme.» commentò con uno sguardo rassicurante e pensieroso.
Erza lo abbracciò stretto. «Ti voglio tanto bene, Shimon…» mormorò.
Shimon sorrise.
Poi la lasciò.
Shou, Miriana e Wally piangevano mentre salutavano Erza. Chissà quando si sarebbero rivisti.
Il gruppo lasciò i quattro amici e si avviò verso una nuova strada, una nuova città, un nuovo obbiettivo.
 
 
«Lucy…
Lucy…»
Una voce.
Una voce la chiamava.
Essa era dolce, tenue, lontana, femminile.
Potente.
Sentiva il potere provenire da quella voce.
«Lucy, è quasi il momento.» mormorò la voce.
«Quale momento?» chiese Lucy confusa.
Che intendeva?
Un’immagine apparve.
Una figura incappucciata e sformata.
Un volto di bambina.
Capelli come fili dorati.
«Presto.
Presto lo scoprirai.» disse essa.
Le labbra atteggiate fieramente e serie.
Un portamento regale.
«Cosa intendi?» domandò Lucy.
Era intimorita.
Eppure, sapeva dentro di sé che non c’era d’aver paura.
«Presto.» ribadì perentoria la voce.
 
«Lucy?» domandò Natsu.
Lucy girò la testa.
«Sì…?»
«Stai bene? Stavi facendo un incubo?»
Il suo tono era preoccupato.
Gli occhi erano socchiusi e seri.
«Sto bene, Natsu.
Stavo sognando Happy che si stendeva sopra la mia gola e non mi lasciava respirare.» abbozzò un sorriso tirato.
«Ehi! Non sono così pesante!» ribatté il gattino blu.
Natsu la fissò, poi sorrise di quel suo sorriso bambinesco ed annuì.
Lucy si ridistese.
«Ehi, Lucy?» chiese Natsu.
«Sì?» ripeté Lucy.
«Che ne dici…di creare una gilda con i nostri amici?»
«Penso sia una magnifica idea.» rispose Lucy felice.
Natsu allungò una mano, ma poi la lasciò ricadere.
Lucy avvicinò la sua e gliela strinse forte, prima di lasciarla.
«Ne parleremo domani agli altri, ok?»
«Ok.» rispose Natsu.
Poi Lucy si ridistese e si girò.
Il cuore pesante e leggero allo stesso tempo.
Il futuro era un’incognita.
 
 
Il mattino seguente Natsu propose la sua idea al gruppo ed essi l’accettarono con interesse e con un grandi sorrisi.
Due settimane dopo, tutti si stavano adoperando per costruire la Gilda, una nuova casa.
Laxus, Makarov, Evergreen, Fried, Bixlow, Mira, Elfman, Kana e tutti gli altri incontrati per strada, si unirono alla Gilda ed in men che non si dica essa si eresse in una piccola cittadina tranquilla.
«Possiamo chiamarla…Fairy Tail?» chiese Lucy a Makarov.
Esso annuì con occhi lucidi.
«Sarà bellissima.» promise Lucy.
«Mavis ne sarebbe fiera.» commentò Makarov.
«Sì.» acconsentì Lucy.
 
Due giorni dopo, in città arrivò un cavaliere del paese vicino, il Regno del Ghiaccio.
«Leon?» disse Gray scioccato.
Leo lo abbracciò sorridente. «Principe Gray!» esclamò esso.
Molte teste si voltarono.
«Leon! No!» lo riprese Gray.
«Principe, come va? Dov’era? Dopo la notizia del suo imminente matrimonio con la principessa di questo paese è scomparso!» continuò imperterrito Leon.
Gray scosse la testa, esasperato.
«Sei un principe?!» esclamarono in molti.
Gray scrollò le spalle. «Purtroppo.» ammise.
«Tu dovevi sposarti con Lucy?» chiese Erza a cui non sfuggiva niente.
Gray annuì.
Lluvia fulminò Lucy.
«Ma a nessuno dei due interessa questo matrimonio.» affermò Lucy.
Lluvia si rilassò.
«Aspetta…Lucy è una principessa?» disse Kana scioccata.
Lucy annuì.
Natsu era imbronciato.
«Ed io sono la sua guardia del corpo!» esclamò prima di ridere fragorosamente.
«Wow.» si lasciò sfuggire Evergreen.
Lucy scrollò le spalle.
«Cosa ci fai qui, Leon?» gli chiese Gray.
«Sto viaggiando.» rispose lui.
«Ti sei preso la pausa di cui parlavi spesso, eh?» sorrise Gray.
«Sì!» replicò Leon.
I due parlottarono un altro po’, poi il cavaliere se ne andò con la promessa di non rivelare la sua posizione.
Per ora, il futuro sembrava sereno.
Ma quel “sembrava” era più vicino alla realtà di quanto gli altri sapessero e Lucy sospettasse.
Perché quel che sembra, spesso non è.
 
Saga della Creazione della Gilda – Conclusa
Saga della Scoperta dell’Amore - Iniziata




--- Ciao a tutti!
Siamo arrivati al trentesimo capitolo *^*
Wooooo. (???)
Scusate, sono felice e mi gaso(?).
Ringrazio chi recensisce e chi porta pazienza nell'aspettare il capitolo.
Come già detto, causa scuola e varie problemi personali sono sempre più impegnata. ç_ç
E lo so, anche oggi sono in ritardo di un giorno, circa.
Considerando che ho aggiornato lunedì scorso.
Mi spiace qwq
Bè, detto tutto, aggiorno ad almeno 4 recensioni (MA SE VOLETE LASCIARMENE DI PIU' FATE PURE, NON MI SCHIFO EH!) e quindi alla prossima. ♥
A presto!
xx Giò

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Capitolo 31: Futilità, Gelosie e quant'altro...ma siamo in un Romanzo?! ***


Capitolo 31: Futilità, Gelosie e quant’altro…ma siamo in un Romanzo?!
 


Il mattino arrivò presto per i compagni della Gilda.
Quando Lucy entrò, trovò lì quasi tutti i membri in una confusione non rara ed in un’allegria per cui ringraziava ogni giorno.
La Gilda fatta di legno, mattoni e sudore era splendida.
Una fata, simile a Mavis, la prima master, spiccava sul cartellone all’entrata che riportava le seguenti parole: FAIRY TAIL.
E sotto i motti della Gilda, parole a cui tutti i membri credevano.
Lucy vide Natsu scherzare con Lysanna e sentì un sentimento torbido e spiacevole alla bocca dello stomaco.
Cosa poteva essere?
Si avvicinò a loro, ma quando vide Natsu scoppiare in una risata piena d’allegria sentì il malessere crescere dentro di lei.
Kana, seduta sopra un tavolo a bere un intero barile di birra, vide la sua espressione e la chiamò.
«Che succede?» le domandò.
«Non lo so.» rispose Lucy.
«Stai male?»
«Credo di sì.»
«È per Natsu?»
«Perché dovrebbe essere per lui?!» esclamò Lucy, mentendo.
Kana non rispose e si mise a bere riflettendo.
Come sarebbe andata a finire per quei due?
Se un Dio esiste, ti prego, aiuta questi due imbranati. Pensò Kana.
Lucy se ne andò, il volto scuro di chi si sente in colpa, e si sedette in una panca sul fondo.
Qualche volta lanciava occhiate a Natsu che rideva con Lysanna, chiedendosi perché quello stupido non la notasse e raggiungesse.
Lluvia entrò con un volto duro e scettico, occhi affilati ed arrabbiati e la piccola bocca atteggiata ad una smorfia di disappunto.
Al suo seguito comparve il cavaliere del Regno vicino, Leon.
«Vuoi lasciare stare Lluvia!?» esclamò lei indignata.
«Ma tu sei così bella, mi hai rapito il cuore! Ti prego, diventa mia!» esclamò Leon.
«Il cuore di Lluvia è solo di Gray-sama!» ribatté.
Gray vide la scena e fece una smorfia.
«Leon, che diavolo ci fai qui?» domandò.
«Stamattina prima di partire ho visto questa venere e me ne sono innamorato!» esclamò lui, perdendo la solita calma e compostezza di sempre.
«Venere? Lluvia una venere?» Gray era sempre più sconcertato.
«Gray-sama! Lluvia le sarà fedele!» esclamò lei.
«Non ho dubbi su questo.» rispose Gray. Per un secondo a Lucy parve di vedere una specie di sorriso.
«Principe Gray, mi spiace andarle contro, ma da ora siamo rivali in amore!» esclamò l’uomo con calore.
«Fai come vuoi.» rispose Gray.
E Lucy si stupì di quella frase non specificata.
Il teatrino tra i tre continuò, ma nessuno lo seguì più.
Lucy lanciò uno sguardo a Natsu che ora mangiava tranquillamente con Happy.
Non mi cerca nemmeno! Pensò infuriata.
Si alzò come una furia e uscì da Fairy Tail.
 
Possibile che Natsu non capisse niente?
Aveva davvero perso la testa per Lysanna?
Lucy pensò che Lysanna, nonostante fosse carina, non fosse adatta a Natsu.
Oh, merda. Pensò rendendosi conto.
Era Gelosa.
Eccome se era gelosa! E soffriva di quella – non rara nell’amore – Gelosia con la G maiuscola.
S’era innamorata della sua guardia del Corpo. S’era innamorata di Natsu.
Arrossì completamente sentendosi una stupida e si portò le mani al volto, coprendoselo.
 
«Lucy?» chiese Natsu dietro di lei.
Lucy si girò, ancora rossa in volto.
Sperò che Natsu non lo notasse o che pensasse fosse dovuto alla corsa appena fatta.
«Sì?» chiese con voce malferma ripetendosi “Stupida, stupida, stupida!” nella testa.
«Ti ho vista correre via…stai bene?» chiese Natsu.
«Certo.» rispose Lucy.
«Ne sei sicura? Puoi parla…»
«No.» troncò lei.
Natsu sembrò ferito, poi annuì e la fissò con quei suoi occhi neri profondi.
«Non c’è niente che non va.» mentì lei.
Poi si girò, lasciandolo la.
Le lacrime gli spuntavano dagli occhi.
Era in un guaio pazzesco.
 
«Merda!» sbottò Natsu tirando un pugno al muro lì vicino.
Cosa prendeva a Lucy? Forse s’era accorta di qualcosa?
Perché non gliene parlava? Non si fidava di lui, probabilmente.
La rabbia lo accecò e fiammeggiò nel suo sguardo. Un leggero vapore iniziò a fumare dai suoi piedi.
Quando se ne accorse, ormai, sulla strada c’erano le sue impronte fumanti.
Aveva squagliato il cemento.
 
Una piccola figura, avvolta in un mantello nero, ridacchiò.
«I giovani e l’amore, oh. Che carini!» commentò.
Una ciocca bionda sfuggì dal cappuccio del mantello, lasciando intravedere un boccolo lucente.
La figura si sistemò con un sbuffo, come a rimproverarsi di stare più attenta. Poi sorrise e si inoltrò in una via affollata confondendosi tra le mille figure dei passanti.
 
Natsu rientrò nella Gilda. Il volto contratto in una smorfia.
Lysanna lo avvicinò, come aveva fatto prima.
Natsu trovava piacevole la sua compagnia ed aveva pensato che avrebbero potuto diventare amici, ma non in quel momento.
Il mondo gli sembrava nero e rosso.
Nero per la prospettiva, rosso per la rabbia.
Un fuoco gli bruciava nello stomaco, lacerandolo, torturandolo.
«Dov’è Lucy?» chiese Happy.
«Casa.» rispose Natsu.
«Perché stai ribollendo come una pentola a vapore?» insistette il gattino.
Natsu non rispose.
«T’ha dato il benservito, eh?» lo prese in giro il micio blu.
«Smettila.» lo redarguì Natsu con  voce greve.
Poi ordinò da mangiare e s’ingozzò.
 
Gajeel osservò la scena con impassibili occhi neri.
«Così non va bene.» commentò Levy sbuffando.
Si appoggiò al suo braccio senza rendersene conto.
Gajeel s’intenerì di fronte alla piccola statura di quella forte ragazza. Levy fissò gli occhi in quelli di lui.
«Dovremo intervenire?» chiese lei.
«No.» rispose lui.
«Ma…» provò a protestare la fanciulla.
«Fuocherello deve cavarsela da solo.» commentò con una smorfia derisoria.
«Dici?» domandò lei.
«Ne sono convinto.» il sorriso di Gajeel sfavillò con la luce delle lampade.
Levy sospirò e poi lo abbracciò con fare naturale.
Gajeel si chiese se mai sarebbe riuscito a far procedere il loro rapporto.
Avrebbero mai messo chiarezza in esso? Un punto?
Guardò Natsu e poi Gray e pensò: Bè, ad ognuno il suo. Ci dobbiamo arrangiare da soli.
 
Gray si sedette sul letto  con un sospirò.
Leon si era innamorato di Lluvia, incredibile!
Non si sarebbe mai aspettato che Lluvia fosse il tipo di Leon, e si era spesso vantato di essere suo amico ed ora si sentiva…tradito.
Pensava di conoscerlo.
Mah. Sbuffò gelando un po’ la stanza.
«Qui fa troppo caldo.» disse.
Si chiese come stava quel vecchio burbero del consigliere reggente.
Poi pensò ai suoi genitori e vide nella sua mente il volto delicato di sua madre ed il sorriso virile del padre.
Si distese completamente, già in mutande – non aveva ancora perso quell’abitudine a spogliarsi – e si addormentò profondamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Capitolo 32: Rapimento ***


Capitolo 32: Rapimento
 
 
 
Era prima mattina, ma Lucy si era già alzata; anche se, per la precisione, era sveglia da due ore.
Il sole era sorto solo un’ora prima, lasciandola stupita.
Si stropicciò gli occhi, decisa ad alzarsi finalmente dal letto su cui era rimasta distesa per ore, completamente sveglia.
Schioccò la lingua infastidita – gesto davvero poco principesco – e si alzò.
Iniziò la meditazione – cosa che faceva ogni mattina – per accrescere ed affinare i suoi poteri.
Sì, sarebbe stato bello avere una magia forte come quella di Natsu e Gray, ma la sua non lo era – non ancora, almeno.
Un’ora dopo si alzò, le gambe doloranti.
Si vestì in fretta dopo una veloce doccia ed uscì.
Le strade erano ancora semi-vuote a quell’ora.
Le poche persone che camminavano in esse erano commercianti che andavano ad aprire il negozio o persone che desideravano fare una passeggiata mattutina.
Un odore di pane appena sfornato arrivò sotto il naso di Lucy, facendole borbottare lo stomaco.
Non hai nessun ritegno. Pensò infastidita verso il suo stesso stomaco.
Entrò nella panetteria – un negozio piccolo e carino – e comprò due belle brioche e un pane dolce.
Mangiò il pane dolce mentre camminava. Il sole in quella stagione a metà dopo un inverno mite – prima della calda primavera – riscaldava placidamente.
Un raggio di sole inondò il viso di Lucy quando girò l’angolo che sorrise, contenta di poter gioire di una cosa tanto rara e calda.
Si crogiolò un po’ in quell’attimo di serenità, poi continuò per la sua strada.
«Signorina…» mormorò una voce infantile.
Lucy guardò nella direzione in cui le era sembrata provenisse la voce.
Davanti ad un vicolo buio c’era una figura piccola e cenciosa, leggermente incurvata su sé stessa.
Le gambe magre, i piedi scalzi ed un mantello che copriva tutto quello che c’era dopo il ginocchio, anche il volto stesso.
«Sì?» domandò avvicinandosi.
In pochi secondi si svolse il tutto.
La piccola figura si portò dietro di lei e la colpì al collo, prima che potesse gridare la sua mano snella e piccola le copriva già la bocca.
Il buio la sopraffece, mentre la piccola figura la trascinava nel vicolo scuro.
Una ciocca bionda fu l’ultima cosa che vide.
 
Natsu s’agitò più del solito.
Dov’era Lucy?
Cosa stava facendo?
Dov’era finita, soprattutto?
«Non è ancora arrivata?» urlò a Gray. L’altro scosse la testa.
«É strano.» commentò.
«Cosa succede?» chiese Erza entrando.
«Lucy. Non è ancora arrivata.» rispose Levy, preoccupata.
«Arriverà.» disse Erza.
«Ma…»
«Cosa c’è, Natsu?»
«Niente. Hai ragione, arriverà.» rispose, ma non ne sembrava convinto.
Si alzò e se ne andò senza dire altre parole.
Il sole era sparito dietro nuvole temporalesche ed un freddo pungente sembrava entrare nelle ossa di tutti, lasciandoli tremanti.
Cosa succede? Pensò Natsu.
Non sentiva il freddo come una minaccia, lui aveva il fuoco dentro di sé a scaldarlo, ma lo percepiva come presenza.
Qui c’è qualcosa che non va…
Oh, cosa accadrà, Igneel?
Perso nei suoi pensieri si scontrò con una sagoma scura.
«Oh, scusa…» disse per niente in voglia di litigi.
La figura abbasso il volto e procedette.
Un lieve odore di inchiostro, pane e profumo leggero arrivò alle narici di Natsu che lo riconobbe subito dopo averlo fiutato.
Lucy.
Inseguì la figura, ma essa era già sparita nella lunga ed ampia strada.
Scomparsa chissà dove, proprio come Lucy.
Una leggera fitta gli prese il torace, scottandolo.
Cos’è? Si chiese.
Si sentì addolorato e preoccupato.
Poi tornò sui suoi passi.
Doveva avvisarli.
Non era nel suo stile, di certo,  ma l’avrebbe fatto.
La sicurezza di Lucy veniva prima di scontri e battaglie.
 
 
Si risvegliò con fatica, sentendo le palpebre pesanti.
Mugolò di dolore quando provò a muoversi, delle corde le legavano i polsi.
Si contorse un po’ e vide che anche le sue gambe erano state legate.
Almeno non era imbavagliata.
Sospirò di rassegnazione e si guardò intorno.
Il posto era anonimo, buio e stretto. Una piccola finestra riversava una luce grigiastra su di lei.
Chi l’aveva rapita? Ma soprattutto, dov’era quella persona?
Sospirò nuovamente.
«Sei sveglia.» disse una voce dolce, lieve e musicale.
Una calma strana prese Lucy.
«Chi sei?» domandò in tono meno aggressivo di quanto avrebbe voluto.
«Mi conosci.» rispose la voce.
Lucy non riusciva a capire da dove provenisse. Sembrava un eco lontano milioni di chilometri.
Un eco antico perso nel tempo arcano che raggiunge un futuro distante, d’avviso. Pensò.
«Riconosco la voce. Mi hai parlato in sogno.» si rese conto Lucy.
La voce ridacchiò.
Rumore di passi.
Una piccola sagoma incappucciata si avvicinò.
«Sei pronta ad ascoltare?»
«Ad ascoltare cosa?»
«La verità.»
«Quale verità tra le tante?» domandò Lucy.
La sagoma rise di nuovo di cuore.
«Una delle tante, ma quella che a te serve di più.» rispose.
«Chi sei?» urlò quasi Lucy.
La sagoma si tolse il cappuccio rivelando lunghe ciocche bionde e un viso giovane, quasi da bambina.
«Sono Mavis. Mavis la Fata.»
«Mavis la Guerriera.» mormorò incredula Lucy.
Doveva essere morta. Morta da tanto, troppo tempo.
Eppure ora era davanti a lei. Integra, viva, presente.
Un sorriso antico affiorò sulle labbra di Mavis rivelandone in parte la vera età, mostrando il volto più remoto del tempo e spazzando via l’infantilità che prima le si attribuiva.
«Sei pronta ad ascoltare?»
 
 
 
«Sono preoccupata, Gajeel.» disse Levy tra le sue braccia.
Paragonata a lui, lei già bassa di suo, era come uno scricciolo.
Un piccolo tesoro, tutto per sé e di cui – lo sapeva – era terribilmente geloso.
«Andrò io.»
«Grazie.»
«Però non lo faccio né per quel fuocherello ambulante, né per il buffone del ghiaccio e tantomeno per quel sudicio farabutto di Leo.» sbuffò burbero.
Spesso Gajeel aveva questi momenti da duro.
Aveva conosciuto Leo un mese prima e l’aveva odiato subito…
In verità l’aveva odiato appena c’aveva provato con Levy.
Levy sorrise misteriosa e poi iniziò a canticchiare, tutta presa nella lettura di un tomo grande quanto la sua testa.
Gajeel sbuffò, ma la strinse e la riscaldò senza che lei se ne accorgesse.
Fece una smorfia simile ad un sorriso sghembo.
Poi scosse la testa.
Povero me. Pensò.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Capitolo 33: Un Racconto ***


Capitolo 33: Un Racconto
 
 
«Sei pronta ad ascoltare?»
Questa era la domanda che Mavis le aveva posto.
Era pronta?
Mavis l’aveva rapita, ma perché?
Forse proprio perché doveva ascoltare la sua storia, doveva sentire quel che aveva da dirle la Fata.
«Sì.» rispose.
Non sapeva cosa quella figura tanto delicata quanto forte le avrebbe raccontato, ma era il momento.
Sentì il sangue ribollirgli nelle vene.
Mavis sorrise lievemente, un sorriso antico quanto delicato.
«Il racconto che sto per narrarti, Lucy, è avvenuto molti anni fa. Molti di voi dovevano ancora nascere…Makarov stesso era solo che un neonato all’epoca.» spiegò Mavis, poi iniziò a raccontare.
«Millenni fa su questa terra vivevano sia draghi che umani. Io nacqui in quel tempo remoto ed antico, dimenticato quasi del tutto ormai.
All’età di sedici anni si risvegliò in me la magia. Una magia potente che molti ammirarono.
Con il passare del tempo vidi le persone a me care morire ed io restare integra e ferma all’età in cui la magia era nata in me.
Imparai a combattere presto ed a difendere la gente. Per questo scopo creai una Gilda antica, la stessa che tu e il tuo gruppo avete ricostruito: la Gilda di Fairy Tail.
Anni dopo incontrai Igneel, potente dragone che sapeva usare la magia più antica di sempre, e così noi due combattemmo insieme molte battaglie.
Un nemico di sempre, un pericolo di sempre, nei molti miei anni avevo incontrato: Zeref.
Finché nell’ultima battaglia riuscii ad imprigionarlo per trecento anni; Ma cent’anni fa Zeref si risvegliò da un lungo sonno e la battaglia non si poté evitare.» continuò Mavis.
«Come andò?» chiese Lucy interrompendola.
«Io ed Igneel lo sconfiggemmo, ma non per molto. Zeref è tornato, Lucy. E stavolta tocca a voi sconfiggerlo.» finì Mavis.
«Perché tocca a noi? Perché non potete sconfiggerlo tu ed Igneel?» si decise a chiederle Lucy dopo un lungo e grave silenzio.
«Io non sono più potente come un tempo. L’ultima battaglia m’ha indebolito troppo ed Igneel è scomparso senza lasciare una traccia dietro di sé.
Solo chi possiede la magia dei Dragon Slayer e chi, come te, è potente, può sconfiggere Zeref un’altra volta.» Sentenziò Mavis.
 
 
Passarono delle ore.
La pioggia incominciò a scendere, sempre più forte, sempre più lentamente.
Natsu continuava la ricerca freneticamente, urlava il nome di Lucy sotto la pioggia usando le mani come amplificatore e correva qua e là domandando a chi incontrava se, per caso, avevano visto una bella ragazza bionda dal seno prosperoso e un sorriso innocente.
I suoi compagni lo guardavano con tristezza mista all’affetto che provavano per lui. Sembrava disperato e non se n’accorgeva neppure. Sembrava arrabbiato e di questo, Happy ne era certo, s’accorgeva.
Lui lo sapeva, lui sapeva che quando Natsu era arrabbiato dentro sentiva una specie di fuoco, glielo aveva raccontato lo stesso Natsu.
Vederlo così lo faceva star male, ma non importava, anche lui teneva a Lucy. Era giusto così, Lucy era la loro compagna.
Continuarono ad urlare il nome di Lucy, ricercandola con tutti i mezzi: magia, abilità, cartomanzia.
Ma niente, Lucy sembrava scomparsa.
La pioggia li bagnava rigando il loro viso come le lacrime, inzuppando i pochi vestiti, esaurendoli fisicamente.
Poi la vide.
Seduta su un ponte osservava il fiume scorrere.
I capelli bagnati celavano l’espressione del viso. Le spalle leggermente incurvate come a sopportare un peso troppo pesante.
«Lucy!» la chiamò Natsu con rabbia e sollievo allo stesso tempo.
Lei non risposte. Riprovò, ma lei non si girò nemmeno.
«Lucy.» urlò prendendola per una spalla, girandola.
Allora la vide. Scorse il suo volto disperato, smunto…cinereo.
Sembrava il volto di una bambola intrappolato per l’eternità in un’espressione di terrore.
Cosa diavolo le è successo?! Pensò Natsu con rabbia.
Lei sollevò i suoi occhi color nocciola incontrando quelli scuri di lui.
Si allargarono riconoscendolo e tremolarono mentre le lacrime iniziarono a sgorgare da essi.
«Natsu.» mormorò.
«Che succede, Lucy?» domandò lui, quasi urlando.
«Ho paura.» la voce simile ad un sussurro, ad un tremolio su uno specchio d’acqua, al rumore del vetro infranto.
Poi svenne tra le sue braccia.
«L’hai trovata?» urlò qualcuno raggiungendoli.
I loro compagni stavano arrivando.
Natsu guardò il volto di Lucy vulnerabile anche nell’oblio.
Cos’è successo? Si domandò.
 
 
Lucy si svegliò nel suo bel letto caldo il mattino seguente.
Confusa si guardò attorno. Natsu ed Happy russavano addormentati scomposti su un divanetto vicino.
Non si ricordava molto dopo che Mavis l’aveva rilasciata, dopo il terribile racconto che le aveva narrato.
«Natsu?» mormorò.
Lui non si svegliò.
«Natsu!» urlò.
Lui si svegliò di colpo, Happy cadde.
«VUOI BOTTE, EH?!» gridò Natsu preparandosi a combattere chissà quale nemico.
Lucy sospirò mettendosi una mano sul volto. Perché è così cretino? Pensò, rivolta a chissà chi, forse ad un Dio stufo della stessa domanda sulla stessa persona rivolta da molta gente.
Sì, decisamente.
«Natsu.»
«Lucyyyy! Sei sveglia! Ero tanto preoccupato!» urlò Happy gettandoglisi addosso e piangendo.
«Dove sei stata?!» urlò Natsu.
«Sono stata rapita.» rispose un po’ sorpresa Lucy.
«CHI?! DIMMELO, VADO A MENARLO!» gridò Natsu alzando il livello del tono.
«Devo parlare a tutti.»
«Chi è stato?» ripete Natsu, la voce terribilmente tagliente.
«Mavis.» Lucy puntò il suo sguardo in quello di lui.
Nessuno dei due lo distolse.
«Ma non è morta?» disse Natsu perplesso.
Ed eccoci con la sua lampante intelligenza! AH! Pensò Lucy infastidita.
«Vi spiego dopo.» disse Lucy.
Si alzò dal letto, ma cadde. Natsu la sostenne prontamente tirandola verso il suo petto e catturandola in un abbraccio.
«Grazie.» arrossì Lucy.
Natsu arrossì, ma non la lasciò.
Iniziò a tremare ed a stringere le labbra.
«Natsu?»
«Mi spiace di non averti protetto.» disse.
Lucy gli accarezzò una guancia e sciolse con gentilezza il suo abbraccio.
«Sei un compagno inestimabile per me. Mi hai protetta benissimo fin dal primo momento.» rispose Lucy.
Natsu sorriso di quel suo sorriso ingenuo.
 
«E così dobbiamo combattere Zeref.» commentò Erza dopo che Lucy ebbe spiegato tutto ai suoi compagni.
«Sì. Mavis mi ha detto questo.»
«Ha detto anche dov’è Igneel?» chiese Happy.
Lucy scosse la testa, Natsu non reagì mentre il gattino blu abbassò lo sguardo con tristezza.
«Combatteremo.»
«Non voi. Devo farlo io.» disse Lucy preoccupata.
«E pensi che ti lasceremmo mai da sola?» esclamò Lluvia.
«Verremo anche noi, che tu lo voglia o no.» commentò Levy.
«Vogliamo dare qualche calcio in culo a questo Zeref!» dichiarò Gray.
Dolci lacrime scesero dagli occhi di Lucy.
Sapevano benissimo quanto poteva essere pericoloso, eppure l’avrebbero seguita.
Avrebbero combattuto insieme a lei.
«Grazie ragazzi.» mormorò prima di essere abbracciata dagli altri.


--- Ciao a tutti!
Finalmente ho aggiornato!
Mi spiace il ritardo, ma sono stata malata ben due settimane e quindi, come capirete, non ho scritto.
Vi avviso, mancano davvero pochi capitoli alla fine!
(Evviva!)
Vi ringrazio per essere arrivati fino a questo punto, d'aver letto questa FF e d'avermi accompagnato mentre scrivevo.
Fatemi sapere se vi è piaciuto !
Aggiorno ad almeno 4 recensioni (ma ne vorrei di più su 62 lettori qwq) e nell'arco di una settimana (se non ho impegni imprevisti o compiti per la scuola).
A presto!
xx Giò

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Capitolo 34: La Ragazzina Piangente ***


Capitolo 34 : La Bambina Piangente
 
Iniziarono il viaggio alla ricerca di Zeref la mattina dopo.
Dove si nascondeva quel demone?
Che sembianze aveva, soprattutto?
Mavis la Fata non aveva specificato né la sua attuale posizione né il suo aspetto, dunque: serviva una ricerca.
«Lo farò io.» si offrì Levy quel giorno.
Lucy annuì.
Sì, lei sarebbe stata perfetta per la raccolta d’informazioni.
Appena arrivati alla città vicina, la città di Sim, famosa per la gentilezza degli abitanti, andarono in una vecchia Biblioteca.
«Questo posto puzza di vecchio!» esclamò Natsu storcendo il naso.
Levy prese un tomo molto datato e la polvere volò nell’aria formando una nuvoletta.
Natsu e Happy iniziarono a tossire e si buttarono a terra fingendo la morte per soffocamento.
Lucy  iniziò a ridere. Non erano di certo tipi da libri.
Prese un libro sulle antiche Gilde e sulle loro battaglie e si sedette in uno dei grandi tavoli di legno scuro.
Natsu gli si sedette vicino.
Lei alzò lo sguardo cercando il suo. «Riusciremo a trovarlo?» domandò.
«Sì, ne sono sicuro.» le sorrise Natsu.
Quel sorriso bastò a rincuorarla e abbassò lo sguardo sul tomo arrossendo.
«Che succede? Stai male?  Hai le tue cose?» le chiese Natsu sporgendosi vicino a lei.
Lucy arrossì ancora di più, poi s’arrabbiò con l’indelicatezza tipica di lui, infine scosse la testa per rassicurarlo.
«Ragazzi! L’ho trovato!» urlò Levy.
Tutti si precipitarono.
Levy era seduta davanti ad un grosso e corposo libro dalla copertina sbiadita che in un tempo lontano doveva esser stata di un color marrone scuro.
«Leggi!» disse Lucy.
Levy annuì e prendendo il respiro iniziò a leggere.
«Zeref, demone maligno e molto potente, è conosciuto per la sua lotta interminabile avvenuta in vari secoli con Mavis, capo della Gilda di Fairy Tail detta La Fata o La Guerriera.
I suoi poteri legati alla morte mieterono molte vite nei secoli.
Infatti ogni sconto avvenuto si ricorda per le tragedie per cui esso fu combattuto.
Antica testimonianza di Mavis fu: “Io e Igneel continueremo a combattere Zeref. Anche a costo della nostra stessa vita.”
Queste parole sono riportate sull’epigrafe mortuaria del villaggio di Santa Lucinda, nell’est del paese dei Ghiacci che confina con il nostro.» lesse Levy.
«Il confine…» mormorò Lucy.
«…del paese dei Ghiacci.» finì Happy.
Tutti gli sguardi si spostarono su Gray che aveva assunto uno sguardo deciso.
«Vi porterò lì.» esclamò esso. Il suo sguardo solitamente sembrava aver preso fuoco. Un fuoco decisamente strano, pensò Lucy.
Quella sera stessa partirono per il vicino confine.
 
 
Gray abbassò lo sguardo sulla sua mano. Zeref. Il villaggio di Santa Lucinda.
Chiuse gli occhi come se stesse vedendo qualcosa di doloroso, come se stesse cercando di eliminare un ricordo tornato alla mente.
Sentì delle urla ed la disperazione provata allora toccarlo.
«È diverso...» mormorò. «Sono diventato forte, ora.»
Strinse il pugno fino a che la pelle non sbiancò.
Quando iniziò a sentire il dolore aumento la stretta finché il sangue non colò dal palmo.
Sospirò. Non sarebbe servito a niente quel dolore. Non avrebbe cancellato il fuoco che era in lui.
Ora rimaneva solo una cosa. Gli altri non dovevano scoprirlo.
Dovevano arrivare là senza che se ne rendessero conto o ne avessero il sospetto.
Prese un lungo sospiro e si ritirò.
 
La reazione di Gray del giorno precedente l’aveva insospettita, eppure volle credere che fosse solo un momento. Il dolore ed il disappunto provato nel scoprire che Zeref aveva inflitto danni al suo regno.
Come principessa volle credere a questo.
Natsu le mise un braccio intorno alla spalla con naturalezza strappandola ai suoi pensieri.
Presto la sua risata la contagiò facendola ridere.
Il toccarsi stava diventando qualcosa di naturale.
Anche prima si toccavano. Spesso Natsu l’aveva trasportata in braccio o in spalla o le aveva offerto un appoggio, eppure solo dopo aver scoperto d’essersi innamorata di lui c’aveva fatto caso.
Sporse il suo viso verso il suo e il suo alito soffiò sul suo collo facendola rabbrividire. Natsu incontrò i suoi occhi e la fissò intensamente.
Arrossì e distolse lo sguardo e Lucy per un solo momento si chiese se…
«Natsu, Lucy, vi volete muovere?» urlarono i loro compagni.
S’erano fermati sulla strada, d’altronde.
Corsero per raggiungerli ridendo.
L’aria tesa del primo giorno era scomparsa del tutto.
 
La sera si accamparono sotto una grossa rupe di un color grigio perla.
«Perché combattete?» chiese Levy fissandoli uno ad uno.
Erano seduti in cerchio intorno al fuoco.
«Perché voglio diventare forte e proteggere tutti quelli che mi sono cari…» rispose Erza con il suo sguardo guerriero.
«E perché mi piace!» aggiunse Natsu con un largo sorriso che Erza ricambiò.
«È divertente.» spiegò Gajeel.
«Liberatorio.» disse Gray.
«Mi fa sentire viva e sicura di me.» ribatté Lucy sorridendo.
«Sono pienamente d’accordo con voi, ragazzi.» sorrise Levy.
Parlarono e risero insieme fino a tarda notte, poi si misero a dormire uno vicino all’altro.
Tutti erano crollati su qualcuno o qualcosa.
Natsu e Lucy insieme con Happy al centro. Gray con Luvia al fianco, Gajeel appoggiato su una roccia con Levy lievemente accostata al suo braccio ed Erza era crollata con la sua fedele spada alla vita.
 
Quel giorno il tempo non era dei migliori.
La pioggia imperversava insieme ad un vento violento che sospingeva all’indietro.
Il cielo era completamente coperto da nuvole scure e grigie.
Il morale di tutti era stranamente quieto.
In lontananza videro una folta foresta oscura.
«Dobbiamo attraversarla.» disse Gray.
Natsu annuì.
Entrarono in essa usando gran cautela visto l’oscurità e le dimensioni.
S’inoltrarono per la buia foresta finché non incapparono in un piccolo villaggio di capanne.
Sentirono il pianto di una ragazzina.
«Dove sarà?» chiese Levy preoccupata.
«Soprattutto: chi sarà?» specificò Erza pronta a combattere in caso di necessità.
Poi la trovarono.
Una ragazzina minuta dai capelli blu scuro e due grandi occhi marroni pieni di lacrime.
Stringeva una gatta bianca fra le braccia che stringeva forte gli occhi accarezzandola.
Era molto simile ad Happy che in quel momento la guardava con gli occhietti a forma di cuore.
La ragazzina alzò il viso e chiese con voce dolce, ma stridula per il pianto: «Chi siete?»


Ciao a tutti!
Finalmente ho potuto aggiornare anche questa Fan Fiction!
Mi scuso terribilmente per aver posticipato l'aggiornamento di ben due settimane, ma ho avuto dei buoni motivi, ahimé.
Detto tutto, vi ringrazio per continuare a seguire questa mia FF e vi ringrazio per le prossime recensioni.
Spero di ricevere molti vostri commenti che mi invoglino a scrivere!
Aggiorno a minimo 4 recensioni ed una volta a settimana!
xx Giò

 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Capitolo 35: La Gilda Fantasma e L'Avviso del Saggio ***


Capitolo 35: La Gilda Fantasma e L’avviso del Saggio


 

«Chi siete?» domandò la bambina con voce dolce e stridula per il pianto.
I suoi occhi marroni erano amabili ed il suo aspetto in quel momento era davvero tenero sebbene scarmigliato.
Lucy si inginocchio e sorrise con delicatezza. «Io sono Lucy.» disse. Poi indicò con una mano il gruppo. «E questi sono i miei compagni di Gilda.» spiegò. «La tua gatta è davvero bella...?» commentò aspettandosi che la bambina si presentasse.
«Wendy…e lei è Charlie.»
«Perché piangi?» le domandò Erza.
Solitamente Erza era molto mascolina, però con i bambini aveva una delicatezza rude, simile a quella di un vecchio mercenario brontolone.
«…So-sono tutti m-morti…» spiegò tra le lacrime la ragazzina.
«Chi?» chiese.
La gatta bianca che fino a quel momento era rimasta in silenzio si fece avanti.
«I nostri compagni di Gilda. Li ha presi il morbo nero.» disse con voce perentoria.
«Facevate parte di una Gilda? Allora dovete essere potenti!» esclamò Gray.
«Wendy è un Drago.» disse Charlie.
«Un Drago?» domandò Lucy.
«Che intendi?» chiese Levy.
«Come lui.» precisò Charlie indicando Natsu.
«Wao! Allora sei davvero magnifica, Wendy!» esclamò quest’ultimo scompigliando con una mano i capelli della ragazzina.
Lei smise di piangere ed arrossì violentemente.
Lucy intervenne. «Natsu, sei il solito bruto!» lo accusò.
Natsu si limitò a ridere di quella sua risata cavernosa.
«Scusalo, è il Drago più idiota del mondo con tutta probabilità.» sospirò Lucy guardando Wendy che annuì con un lieve sorriso.
«Lo è.» si introdusse Gray. Natsu girò improvvisamente la testa e lo fulminò con uno sguardo di sfida.
«Parli tu! Sei sempre mezzo nudo: PER-VER-TI-TO!» gli rinfacciò.
«Cosa?! Cosa vuoi insinuare arrosti-spiedino-umano?!» ribatté Gray.
I due iniziarono a litigare come loro solito.
Il detto è uno: Dio li fa, poi li accoppia.
Specialmente se sono una coppia di amici-rivali idioti. Pensò Lucy.
«Razza di cretini! State zitti!» gridò Erza in modalità Berserk.
I suoi occhi solitamente gentili e fermi bruciavano di rabbia e rimprovero.
Li colpì con due veloci pugni che fecero stendere a terra i due cretini tenendosi la testa.
«Che male! Che male!» ululavano.
Lucy scosse la testa. Senza speranza.
Era strano che Gajeel non fosse intervenuto nel litigio, però ne era anche un po’ felice.
Una risata molto delicata provenne da dietro di lei.
Si girò e vide Wendy ridere.
La ragazzina era in piedi, però aveva una mano sulla pancia ed una sulla bocca come se fossero troppo le risate da contenere.
Lucy accennò un sorriso e Wendy vedendo che l’attenzione s’era di nuovo catalizzata su di lei arrossì.
«Ora puoi raccontarci cos’è successo alla tua Gilda? Te la senti?» le chiese Lucy dolcemente.
La ragazzina annuì e si schiarì la voce mentre s’appoggiava al tronco di un albero e il gruppo si sedeva sparpagliato vicino a lei.
«La nostra Gilda era un piccolo villaggio nel mezzo della Foresta e sorvegliavamo la natura in modo che essa non si infuriasse con gli umani che abitano qui vicino.
Però il morbo nero li ha presi tutti. Questa malattia è annunciatrice della  rinascita della Morte.
Zeref è rinato.» sospirò Wendy guardando verso il basso.
«Perché tu non ti sei ammalata?» chiese Levy incuriosita.
«Wendy è stata trovata nella foresta già ammalata.
È stata abbandonata da piccina proprio perché aveva già preso il morbo. La Gilda l’adottò.» spiegò Charlie.
Wendy le sorrise e l’accarezzò.
«Vuoi venire con noi?» le chiese Lucy con uno sguardo motivato.
«Dove?»
«A sconfiggere Zeref.» le rispose.
La ragazzina annuì, poi li condusse in un luogo isolato dove riposare.
«Non prenderemo anche noi il morbo nero restando nella foresta?» domandò Erza.
«No. Solo chi è nato qui può prenderlo.» spiegò Wendy.
 
La notte scese e tutti s’addormentarono. Lucy si svegliò al suono del pianto di Wendy.
Quella poverina doveva star soffrendo veramente tanto.
Si ricordò la notte dopo aver perso sua madre e le lacrime miste al dolore che l’attanagliavano allora.
Si alzò e la raggiunse, quando la vide l’abbracciò.
«Andrà tutto bene. Ora hai noi. Avremo cure di te, lo giuro.» le sussurrò.
Wendy pian piano si assopì e Lucy la trasporto vicino agli altri.
L’appoggiò vicino ad Erza.
Lei l’avrebbe protetta.
Poi respirò.
Quando era entrata nella foresta aveva avvertito qualcosa e intendeva scoprire cos’era.
Prese il ciondolo dorato a forma di chiave che indossava e lo alzò, come ad aprire una serratura invisibile, e chiuse gli occhi concentrandosi.
«Spiriti, mostratemi la via.» ordinò.
Una scia luminosa apparì ed l’immagine di Plue si formò davanti ai suoi occhi.
Era luminoso e di un color giallo abbagliante. Sembrava fatto di polvere.
«Pluun.» esclamò. E poi corse via.
Lucy lo inseguì, incurante del percorso frastagliato e faticoso, degli alberi e delle piante che ingombravano il suo cammino.
Alla fine, sfinita e con il respiro affannoso, arrivò davanti ad una grande stalattite poco più lontana dal villaggio abbandonato che doveva esser stato la casa di Wendy.
Sentì quel sussurrò e chiuse gli occhi. Toccò la chiave che portava al collo e disse con tono imperioso, ma gentile: «Mostrati.»
Plue scomparve.
Lentamente dei granelli simili a sabbia d’argento splendente formarono una figura.
Un anziano etereo e lucente comparve davanti a Lucy.
Il suo viso appariva rugoso ed i suoi occhi saggi e gentili.
«Chi sei?» le domandò lui con voce antica e brusca.
«Lucy. Sono una maga degli spiriti. Posso evocare gli spiriti stellari e non solo.» spiegò lei.
«Sei potente, maga. Dimmi, cosa posso fare per te?» le chiese il vecchio.
«Rispondi alle mie domande, per favore. Qual è il tuo nome e perché sei qui?» gli domandò Lucy.
«Sono il guardiano di questo villaggio ed il mio nome non è importante.»
«Cos’è successo?»
«Il morbo nero. Zeref si è risvegliato, ma questo tu lo sai già, vero maga?» sorrise il vecchio saggio.
«Dove è Zeref?»
«Vicino. Ma ascolta il mio consiglio, giovane donna: rimanda a casa la ragazza dai capelli blu che sta con il Drago d’Acciaio. Lei morirà se verrà con voi.» l’avvisò il vecchio.
Lucy non rispose. Avrebbe dovuto rifletterci sopra. «Come possiamo sconfiggere Zeref?»
«Troverai un alleato che non t’aspetti a est di qui.» rispose il vecchio.
«Inoltre, ricorda, Zeref è il demone della morte, l’unico modo per sconfiggerlo è usare qualcosa che va oltre la morte; qualcosa di più potente del suo potere stesso.
Il mondo finirà, altrimenti.» continuò il vecchio.
«Cosa?» interpellò  al saggio spirito Lucy.
Quest’ultimo sorrise. «Il tempo è scaduto, maga…Prenditi cura di Wendy, è stata come una figlia per me.» disse. E poi scomparve.
Lucy crollò a terra sfinita.
Un futuro di morte.
Levy.
Un alleato.
Un mistero.
Ritornò zoppicando all’accampamento dove riposavano gli altri e prima d’addormentarsi per la fatica pensò solo ad una cosa: Ti prego, non farmi fare brutti sogni; anche se in realtà non sapeva cosa stava chiedendo e a chi.
 
 


 --- CIAO A TUTTI!
E sì! Stavolta ci sono riuscita ad aggiornare in tempo -3-"
Anche se penso che la prossima settimana (cioé questa che verrà) non potrò aggiornare.
Mi spiace davvero, ma ho la settimana piena di interrogazioni e verifiche e rischio l'anno se non mi do da fare...(eh eh, sì, a scuola faccio schifo, ahimé!)
Quindi, aggiorno nell'arco di una settimana (se possibile) e ad almeno 4 recensioni (come detto in precedenza, se ricevo più di 4 recensioni non mi fa schifo, anzi...)!
Detto tutto, al prossimo capitoletto ed a presto!
xx Giò


 

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Capitolo 36: Alleato ***


Capitolo 36: Alleato



«Quindi stai dicendo che, nel mezzo della notte, ti è comparso un fantasma di un vecchio che t’ha informato, gentilmente e con molto mistero, di un alleato a est?» ricapitolò Gray, incredulo.
«Sì.» rispose semplicemente Lucy.
«Quindi andiamo ad est.» disse Natsu con semplicità.
«Aspetta…così? Senza farci domande? Potrebbe essere una trappola!» protestò Gray.
«Mi fido di Lucy.» ribatté semplicemente Natsu.
Il suo sguardo era irremovibile e le sue parole sincere.
Lucy sorrise allegramente. Il loro vincolo era basato sulla fiducia reciproca. 
Così si misero in cammino verso est.
Il clima si abbassò rapidamente e man mano la terra su cui viaggiavano era sempre più fredda, arida e ghiacciata.
Proseguirono per tutto il giorno, ma nessun incontro lì fermo.
Si fermarono in una caverna e dormirono là, al riparo dal freddo e dal vento gelido della notte.
Gray durante la notte uscì.
Nessuno gli domandò niente.
Quella era la sua terra.
Lluvia uscì con un timido sorriso e lo seguì.
Lo trovò fermo con la testa sollevata e lo sguardo perso verso il cielo stellato.
«Gray-sama.» lo chiamò con dolcezza.
Lui si girò, la osservò per un momento e poi fece una smorfia simile ad un sorriso.
Lluvia sentì il sangue ribollire, la sua temperatura corporea salire ed il suo cuore battere forte nel petto.
Arrossì leggermente e gli si avvicinò. 
Gli si appoggiò su un braccio con delicatezza ed alzò lo sguardo verso il cielo.
Gray-sama probabilmente stava guardando le stelle mentre pensava alla sua famiglia, forse, pure al suo ritorno in patria.
D’altronde questa terra fredda nella quale erano era sua.
Era il suo regno, il posto dov’era cresciuto.
Lluvia si chiese come fosse la Capitale e se fosse più gelida della tundra in cui erano stati.
Ad un certo punto la voce di Gray la distolse dai suoi pensieri.
«Stavo pensando a mia madre ed a mio padre.» esordì lui, il suo sguardo era ancora fermo sul cielo.
«Credevo lo stessi facendo.» rispose Lluvia.
«Quando sono in questo regno…mi vengono sempre in mente. Loro, la mia maestra, Leon…»
«Sono la tua famiglia, è naturale pensare ai propri cari.
Ognuno ha nel cuore e nella mente chi ama.» mormorò lei sorridendo. Lei non era mai stata amata. Anzi, spesso le persone l’avevano respinta e all’inizio lei s’era infuriata con loro.
Aveva provocato pioggia ininterrotta nella città dove vivano, ma non era stata meglio. La rabbia era cresciuta insieme alla frustrazione ed alla tristezza. Pian piano era diventato sempre peggio. Si era sentita vuota. Così aveva preso le sue misere cose e s’era trasferita lontano; poi era arrivato Gray-sama insieme a Lucy, Natsu, Erza, Happy…e l’avevano salvata dalla solitudine.


Per lei Gray-sama, Lucy, Natsu, Erza, Happy e gli altri erano i suoi cari, per loro si preoccupava.
«Grazie, Lluvia.» disse Gray. Un lieve sorriso gli increspava le labbra.
Lluvia gli si appoggiò contro e insieme a lui guardò il cielo stellato.
Erano un momento davvero romantico e sentiva il suo cuore battere forte e le guance imporporarsi.
Una nube a forma di cuore apparve nel cielo, evocata dal suo potere, poi svanì.
Le stelle erano uno spettacolo troppo bello per essere oscurato. 


La mattina arrivò tardi rispetto al solito.
«Nei paesi freddi il cielo si schiarisce in ritardo rispetto ai paesi più freddi.» spiegò Gray.
Tutti l’accettarono senza fiatare.
Quel tempo freddo metteva di malumore Natsu che continuava a sbuffare ed a rabbrividire. 
Gajeel, invece, sembrava sopportarlo con più naturalezza sebbene sembrasse anch’egli un po’ irritato.
«Ed i Draghi non vanno d’accordo col freddo!» ridacchiò Happy.
«Che fai? Sfotti?» sogghignò Lucy.
Natsu non riuscì a non rispondere a quel punto ed eruttò. Letteralmente.
Gli uscì un fuoco azzurro dalle narici e dalla bocca e del fumo si levò dalle sue orecchie disperdendosi nell’aria.
Tutti scoppiarono a ridere ed alla fine pure lui sorrise.
Arrivarono su un dirupo vicino a delle grotte.
«Non vedo nessuno Lucy.» commentò Gray infastidito.
Un gemito soffocato da parte di Erza lo interruppe: «Gerard!»
Avvolto in un mantello grigio scuro, riparo contro il freddo, si stagliava la figura di un uomo.
Occhi dorati brillavano sotto una frangia blu scuro.
«Erza!» esclamò Gerard.
Gli occhi di Erza si riempirono di lacrime per un attimo, poi gli corse incontro.
«Erza non amma---» provò a dire Lucy, ma il pugno di Erza si schiantò violentemente sul volto di Gerard.
Caddero a terra tutti e due.
Gerard si tirò su, frastornato, ma Erza lo abbracciò violentemente e lo strinse a sé. 
«Stupido! Pensavo fossi morto…di nuovo…» mormorò lei con voce fragile.
Lui la strinse a sé. «Sto bene, scusa per non avertelo detto.» le rispose accarezzandole la schiena.
«Ehm, ragazzi?» mormorò Lucy.
Natsu, Gajeel e Gray tossirono imbarazzati mentre le ragazze guardarono verso il basso.
Erza arrossì e si staccò da lui.
Ritrovò la sua compostezza e ritornò la mercenaria, chiamata Titania per la sua forza, di sempre.
«Venite con me. Il buio sta scendendo, non è consigliabile star fuori di notte.» disse Gerard guardando il cielo che si stava scurendo rapidamente.
Tutti annuirono e lo seguirono.
Gerard li condusse in un grotta adibita a rifugio. 
Mangiarono seduti in cerchio davanti ad un focolare.
«Ci sono persone che non conosco.» disse Gerard.
«Sì.» sorrise Lucy. «La ragazza dai capelli corti azzurri è Levy, mentre l’uomo dai capelli neri lunghi è Gajeel.
Poi c’è Wendy che, come hai visto, è molto giovane.
Ed è con la sua gatta, Charlie.»
«È un piacere conoscere una Maga, un gatto magico e due Dragon Slayer.» rispose Gerard sorridendo amabilmente.
«Come?» s’incuriosì Wendy.
Gerard le rivolse un’occhiata interrogativa.
«Come lo sai?» gli chiese Charlie con voce greve ed astiosa.
«Sono stato posseduto da un demone.
Erza ed i suoi compagni mi hanno salvato da lui, ma in cambio ho ricevuto la sua magia.» spiegò Gerard con uno sguardo triste.
Sembrava veramente pentito delle sue azioni.
«Non sei più un matto?» domandò Gray.
Natsu distolse l’attenzione dalla sua coscia d’animale arrosto. «Intendi dire che non è più “Gerard posseduto dal Dio della Morte Bla bla bla”?» sottolineò Natsu con la sua solita rudezza. 
«No, sono rinsanito.» rispose Gerard con un sorriso amareggiato. Si è pentito delle sue azioni. Pensò Lucy.
Trascorsero la serata chiacchierando seduti intorno al fuoco, poi, quando la notte calò del tutto e il cielo si riempì di stelle, si misero tutti a dormire.
Durante la notte Lucy si svegliò e sentì sia Gerard che Erza alzarsi ed uscire.
Sorrise nel buio più totale e tornò a dormire.

«Ti sei pentito?» domandò Erza.
«Sì.» affermò Gerard con voce grave. «Sono stato uno stupido, Erza… Non so proprio come scusarm…»
«Non devi!» lo interruppe Erza. «Fosti dissuaso da Zeref e da quegli uomini malvagi. Non fu interamente colpa tua.» 
«Erza, avrei potuto ribellarmi.»
«No, non avresti potuto.»
«Ma…»
Erza gli si avvicinò e gli posò una mano sul volto portandolo verso di sé per fissare i suoi occhi dorati.
«Gerard, non rammaricarti di quello che è successo. Accetta i tuoi errori e fai di tutto per redimerti da essi. Correggi gli sbagli.» disse seria.
Lui sorrise tristemente conducendo la mano su quella che lei gli aveva appoggiato sulla guancia.
«Sei sempre stata più saggia e coraggiosa di me, Erza.» disse.
Erza non rispose. Gerard non poteva nemmeno capire quello che lei provava nei suoi confronti.
Per lei, Gerard era stato la luce, la sua ancora di salvezza in un mondo governato dalla violenza, dal buio e dal sangue.
Non poteva immaginare quanto si sentisse in colpa per non essere riuscita ad essere lo stesso per lui.
Né il dolore che aveva provato quando l’aveva rivisto o quando s’era risvegliata e di lui non c’era traccia.
«Basta parlar di cose tristi. Perché siete qui, Erza?» gli domandò Gerard con un brillio negli occhi dorati.
«Zeref si è risvegliato. Dobbiamo fermarlo.»
«Il vero Zeref?» chiese Zeref sorpreso.
Erza gli spiegò tutta la situazione.
Alla fine della spiegazione Gerard disse solo una cosa: «Verrò con voi. Vi aiuterò a sconfiggerlo.»

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Capitolo 37: Zeref ***


Capitolo 37: Zeref

 

Il giorno dopo l'umore della – solitamente allegra – banda era cupo. Tutti sembravano appesantiti da una strana consapevolezza.

Natsu, che era riconosciuto da tutti per la sua positività ed energia, era calmo ed il suo sguardo scuro concentrato.

«Siamo vicini.» disse Lucy, interrompendo il silenzio sceso durante il viaggio.

«Sì.» rispose Natsu.

Lucy si fermò. «Devo dirvi una cosa.»

Tutti portarono l'attenzione su di lei, pronti ad ascoltarla.

«Quella notte il saggio mi disse un'altra cosa, oltre al fatto di Gerard.» esordì Lucy.

«Cosa?» chiese Lluvia.

«Potremmo morire tutti, ma per altri la cosa è più sicura.» disse.

«Chi?» chiese allora Gajeel.

«Levy...il saggio mi ha detto di non farti proseguire questo viaggio.» Lucy fissò i suoi occhi in quelli della sua cara amica.

«Intendo proseguire.» pronunciò essa.

Lucy sospirò. Se l'era aspettato da Levy.

La sua amica, quella dolce fanciulla dai capelli blu che le era entrata pian piano nel cuore, era testarda e una gran lavoratrice.

Non si sarebbe tirata indietro di fronte ad un pericolo.

Lo sguardo di Gajeel si oscurò.

Lucy lo notò e s'intristì.

«Levy, torna a casa.» disse Gajeel.

Levy si girò e il suo sguardo s'indurì.

«Assolutamente no!» gli urlò contro.

«Me ne andrò io, se non lo farai!» controbatté Gajeel.

«Non lo faresti mai.» gli ricordò lei.

Lucy annuì. Gajeel era rozzo, ma era leale.

Levy si avvicinò a Gajeel e gli mise una mano sulla spalla.

Lui sobbalzò e fece un passo indietro, allora Levy aggrottò le sopracciglia e gli si lanciò contro, abbracciandolo al volo prima che potesse scappargli.

«Sono qui.» gli sussurrò.

Lui annuì. «Va bene.» mormorò in risposta.

Con Levy non avrebbe mai avuto alcuna possibilità, avrebbe vinto sempre e solo lei.

Tutti annuirono.

«Proseguiamo.» disse Natsu con aria seria. Gli occhi scuri puntati sull'orizzonte.

 

La notte venne veloce. Il gruppetto si accampò dietro ad un grande masso, riparo dalle intemperie di quel paese.

La temperatura si abbassò con grande velocità e una tempesta arrivò violenta e li travolse.

Si misero seduti uno vicino all'altro sotto grandi coperte. Natsu qualche volta sbuffava emanando calore.

Anche Gajeel era particolarmente caldo.

Gray sembrava non provar alcun tipo di freddo o fastidio e nemmeno Lluvia sembrava indisposta a quel clima tanto congelato.

Erza qualche volta rabbrividiva, ma lo mascherava con solennità, però Gerard se ne accorgeva e si avvicinava a lei senza dire niente, come se fosse un gesto naturale fatto con leggerezza.

I due s'erano riavvicinati da poco, eppure il loro legame sembrava profondo nonostante il tempo passato separati.

Lucy sorrise un po' e si rannicchiò vicino a Natsu ed ad un Happy congelato.

Quando vide rabbrividire nuovamente il gattino lo prese e se lo strinse contro.

Wendy invece era schiacciata tra Gajeel e Natsu.

Al fianco di Gajeel, Levy sonnecchiava.

«Una volta Natsu andò a sbattere contro ad un palo.» disse Happy.

Lucy rise.

«Natsu si sente male sui carri.» disse.

Tutti risero.

«Gajeel...» esordì Levy sbadigliando. «scambiò una donna per un uomo. Lei lo insultò davvero molto e Gajeel arrossì.

Poi disse “Colpa mia se quella assomiglia ad un maschio? È così brutta che tutti fraintenderebbero!”»

Le risa si moltiplicarono e Gajeel mise il broncio.

Natsu lo guardò e sogghignò. «Ben ti sta.» disse.

 

 

Seduto in mezzo ad una foresta c'era un ragazzo dai capelli neri.

I suoi occhi scuri, neri come la notte più buia e paurosa, sondavano lo spazio attorno a lui con grande indifferenza.

La terra sotto di lui era nera ed gli alberi, un tempo fiorenti, stavano appassendo in una velocità sorprendente.

«Sono vicini.» Un sorriso triste gli increspò le labbra.

Avrebbero posto fine a quel tormento?

«Spero di sì.» gli rispose una voce dolce.

Non si dovette nemmeno girare per scoprire a chi appartenesse, lo sapeva fin troppo bene.

«E per questo ti sarò sempre grato, Mavis.» le disse senza guardarla.

«È finita così, Zeref.»

Era davvero finita? Se lo chiese di nuovo dopo centinaia d'anni.

Ne sei davvero sicura, Mavis?

Io no.

Non rispose a Mavis, si limitò a stare in silenzio. Sapeva che lei avrebbe capito quel suo silenzio.

«Ora vado, ma so che ci rivedremo.» disse lei, apparendogli davanti.

Sorrideva leggermente con quelle sue piccole labbra rosee.

Zeref sporse una mano, ma non la toccò. Si limitò ad annuire, anche se non sapeva cosa lei intendesse.

«Presto.» mormorò.

 

 

Natsu fu il primo a vederlo.

«Ehi, tu! Sai dove possiamo trovare Zeref?» gli chiese con scortesia.

Zeref annuì.

«Sono io. Vi aspettavo.» disse con calma «Aspettavo te, Natsu. E te, Lucy.» li guardò fissi.

Lucy e Natsu si guardarono perplessi. Non si erano aspettati di certo un ragazzo simile a loro.

Un ragazzo normale, d'aspetto.

Poi però videro lo spazio che lo circondava. La morte. Videro gli occhi neri brillare di rosso. Il sangue, la violenza, la battaglia.

Sentirono la calma innaturale vicino a lui. Il potere.

«Prima di combattere, però, voglio raccontarvi qualcosa.» disse.

«Perché dovremmo ascoltarti?!» urlò Natsu.

Il viso di Gray era contorto dalla rabbia.

«Non volete sapere perché Mavis vi ha mandato ad uccidermi? Perché combattiamo da millenni? L'origine del mio potere, non volete conoscerla?» pronunciò ogni parola con calma, quasi fosse indifferente alla situazione.

«Ascoltiamolo.» disse Lucy sorprendendo tutti.

«Non capisco perché!» urlò Gray.

«Sono d'accordo con Gray, Lucy.» disse Erza sorprendendo tutti.

Il suo sguardo affilato diceva tutto. Era pronta a combattere.

«Ma...»

«Lucy.» la chiamò Natsu.

Il suo sguardo scuro si fissò in quello marrone di lei.

Anche lui pensava che combattere fosse la scelta migliore.

Poi sentirono un urlo ed il gorgoglio della magia.




-- SALVE A TUTTI
Ultimamente non ho aggiornato perché ho avuto problemi con il Word ed ho dovuto cambiare programma di scrittura. Non mi ci trovo ancora bene, ahimé.
Come potete notare il testo è distanziato e non so come fare a metterlo apposto.
Se sapete come fare con OpenOffice Word Apache ditemelo.
A presto,
xx Giò

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Capitolo 38: Odio ***



Capitolo 37: Odio



Un urlo, seguito dal gorgoglio tipico di una magia, squarciò il silenzio sceso mentre Zeref e gli altri aspettavano una decisione, una risposta, da parte di Lucy.
«Tu, sporco demone, hai ucciso i miei genitori!» urlò Gray mentre invocava il ghiaccio.
Lucy lo guardò sbigottita. Gray sa usare la magia! Pensò stupefatta. 
Prima che lei potesse fermarlo, si gettò su Zeref con una spada ghiacciata in mano, urlando una richiesta di vendetta.
Ma il colpo sferrato da il suo compagno di viaggio pieno di collera non andò a segno. Zeref si scansò e schivò con velocità sovrumana ed una tranquillità che tradiva i suoi anni.
Alzò una mano, fece un semplice gesto, e Gray stramazzò al suolo.
«Fermo!» urlò Lucy, arrabbiata e confusa. Le cose non dovevano andare così!
Zeref scosse la testa. I suoi occhi scuri brillarono.
«Tu! Come hai osato far questo a Gray-sama!» una voce si levò e prima che potessero far qualcosa un'onda d'acqua investì Zeref, sommergendolo.
Lluvia corse verso Gray e controllò il suo battito. Era vivo.
Sospirò e si girò, pronta a combattere per rabbia.
Anche Erza prese la spada e Natsu si preparò.
Lucy era l'unica immobile, sbigottita dagli eventi.
Zeref era rimasto fermo nonostante l'attacco appena subito. Un lieve sorriso increspò le sue labbra.
Lucy tremò, spaventata.
Natsu urlò e si gettò su di lui, il fuoco circondava le sue braccia e le sue gambe senza bruciarlo. Era la sua magia in quanto drago.
«Non farlo!» urlò Lucy. 
Zeref rise e mosse una mano. Natsu fu sbalzato via in un unico movimento e rovinò a terra, rotolando finché un albero non intralciò il suo cammino.
«Inutile.» disse Zeref abbassando la testa scura. Il suo sguardo parve triste per un momento. I suoi occhi neri, immersi prima nell'odio e poi nell'apatia, sembrarono sofferenti.
Perché? PERCHE'? Si chiedeva Lucy.
Levy e Gajeel attaccarono insieme, ma con la stessa mano che aveva mosso prima, Zeref li investì con una potenza magica impressionante. 
Gajeel protesse Levy con il suo corpo e lei cadde in ginocchio.
«Gajeel!» urlò la piccola ragazza.
«Sto...bene.» rispose ansimando l'uomo. Fissò con i suoi occhi scuri la donna e le sorrise feroce. Era un drago, un uomo d'acciaio. Non avrebbe perso per così poco. Si rialzò con fatica.
Wendy nel frattempo aveva provato ad attaccare Zeref usando la magia, ma era stata neutralizzata in poco tempo insieme alla sua gatta Charlie. 
Gli occhi di Wendy avevano brillato di uno strano scintillio, come gli occhi di tutti i suoi compagni.
Lucy l'aveva notato. Si strinse tra le spalle sgranando gli occhi. 
Cosa posso fare? Cosa succede? Pensò. 
Quella battaglia la stava spaventando e sentiva qualcosa agitarsi dentro di lei, qualcosa di oscuro, qualcosa che aveva già provato prima, tanto tempo prima.
Erza urlò arrabbiata. Il suo sguardo scuro e pieno d'odio e voglia di combattere, i capelli rossi incorniciavano la sua intera figura rivestita di un'armatura d'argento scintillante mentre teneva nella sua mano inguantata l'elsa della sua spada.
«Me la pagherai, Zeref.» dichiarò.
Lucy scosse la testa. Cosa succedeva? Non era da Erza lasciarsi andare all'odio, solitamente era una guerriera intelligente e non si sarebbe mai lasciata dominare da sentimenti ingarbugliati che l'avrebbero distolta da una battaglia nonostante la sua natura passionale. 
Zeref alzò una mano, ma Gerard mormorò due parole ed uno scudo protesse Erza dall'incantesimo.
Il mago nero spostò lo sguardo sull'altro mago e con una sola parola lo sollevò in aria e lo fece svenire, per poi lasciarlo a terra privo di sensi. 
«Gerard!» urlò Titania.
Zeref sorrise nuovamente. Erza attaccò. Zeref si spostò di lato una, due, tre, quattro volte, evitando svariate volte gli attacchi, gli affondi, le stoccate della mercenaria.
Erza attaccava, ma il mago deviava qualsiasi suo attacco spostandosi ad una velocità fulminea.
Infine le poggiò una mano sul petto e la spinse. Erza volò quattro metri più in là.
Con un grido rabbioso si rialzò. Tutti i suoi compagni si erano rialzati ed erano pronti a riattaccare il mago. 
Lucy non ne poteva più.
Urlò.
La sua collana cominciò a brillare, poi emise un forte raggio di luce e lei chiuse gli occhi per la sua potenza.
Tutto venne inghiottito dalla sua luce.
Quando riaprì gli occhi tutti erano seduti e la fissavano.
Perfino Zeref era seduto e la guardava con occhi scintillanti, speranzosi.
«Basta.» disse con voce perentoria facendosi coraggio. Non era la prima volta che si imponeva, ma si era spaventata molto prima ed ancora adesso le tremavano le mani. 
Le congiunse al grembo ed alzò il volto con aria regale ed avanzò verso il mago oscuro.
«L'ho capito. È il tuo potere, vero?» domandò.
Tutti i suoi compagni la fissavano ammutoliti.
«Come l'hai compreso?» rise Zeref.
Lucy deglutì.
«Lo spazio intorno a te è annerito, ma non perché è morto. È bruciato in precedenza, vero? Qualcuno è stato. E i graffi sugli alberi? Degli animali probabilmente hanno lottato e le buche per terra sono state fatte da uomini. Il tuo potere è l'odio. Tu... risvegli l'odio delle persone, degli animali... risvegli il loro lato peggiore.» spiegò con estrema lentezza.
I sentimenti nel suo petto era contrastanti. Forse aveva compreso perché Mavis non avesse potuto sconfiggerlo.
Zeref rise di nuovo. Una risata diversa da quella precedente, una risata bassa, dolce e stridente, piena di tristezza e dolore; un dolore profondo. 
«Ora sei pronta per ascoltare la mia storia, Lucy Heartphilia.»

 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Capitolo 39: Racconto di un Passato ***


Capitolo 38: Racconto di un passato

 
«Ora sei pronta per ascoltare la mia storia, Lucy Heartphilia.» aveva detto Zeref sorridendo leggermente. I suoi occhi scuri sembravano tristi, la sua figura aggravata da un peso insopportabile, il suo viso una maschera senza significato, bianca come il latte, simile a quelle usate dagli attori nelle rappresentazioni d'orrore a corte per spaventare gli spettatori.
Lucy però non provò paura per la sua figura né per il suo viso bianco né per i suoi occhi neri.
Provò compassione, tristezza, affranto per quell'essere che una volta era umano, che una volta era un mago.
«E anche voi, sebbene non abbiate superato la prova, potrete ascoltarla.» disse rivolto ai compagni della principessa.
Alzò la testa e fissò gli occhi marroni della ragazza. Erano sinceri, compassionevoli e pronti ad accettare il tutto.
Erano occhi forti ed allo stesso tempo deboli.
«La mia storia inizia qualche secolo fa.
Nacqui in un paesino sperduto fra le montagne; la gente lì otteneva le cose con il duro lavoro e tra gli abitanti la vita scorreva con inconsueta armonia. Era un secolo duro per l'uomo.
I draghi erano un pericolo, i mercenari saccheggiavano i villaggi e formavano bande di predoni, i signori si facevano guerra per il territorio, il potere ed i soldi.» Raccontò. Alzò una mano ed essa sprigionò una finestra dapprima bianca, poi iniziò a mostrarsi un'immagine.
La finestra mostrò un paese di contadini, circondato fra le montagne, la maggior parte degli abitanti sorrideva o rideva, poi c'era chi parlava, chi faticava, chi contrattava su una merce. C'era armonia.
«Nel paese c'era un vecchio che tutti evitavano; il suo nome era sconosciuto e la sua età indefinibile.
Era un mago.
Il villaggio fu attaccato e raso al suolo.» L'immagine cambiò e mostrò fuoco, sangue, gente che urlava, gente che moriva, gente disperata.
Violenza ed odio.
E gli autori di questo scempio non erano altro che uomini.
«I miei genitori furono trucidati davanti ai miei occhi, la mia casa data alle fiamme, la mia gente uccisa o torturata. Odiai con tutto il cuore l'uomo per la prima volta.
Quel giorno il vecchio si avvicinò a me e mi domandò “vuoi imparare la magia?” io risposi “Sì”.
Volevo vendicarmi di quegli uomini.» disse con voce greve Zeref.
«Per vent'anni studiai la magia.» L'immagine mutò di nuovo, essa mostrava una casa sperduta in una foresta ed un uomo anziano dagli occhi vispi.
«Infine il mio maestro morì ed io iniziai a viaggiare.
Uccisi tutti gli uomini che avevano devastato il mio villaggio, eppure non cambiò niente.
L'odio era insito nel mio cuore. Io stesso ero l'odio.
La mia magia cresceva ed io diventavo sempre più potente ed odiato, eppure ero temuto e rispettato.» sorrise beffardo alle sue stesse parole, ai ricordi di anni prima.
Riportò il suo sguardo su Lucy e fece una pausa. Lucy deglutì, ma non distolse gli occhi dai suoi.
«Poi incontrai lei. Mavis la Fata.» L'immagine cambiò nuovamente e mostrò una giovane dai bellissimi capelli biondi. Lo sguardo era fiero, ma allo stesso tempo gentile.
«Lei mi parlò per prima, dopo anni di solitudine e timore.
Diventò mia amica, ma i nostri ideali erano troppo diversi. Se io odiavo le persone con tutto me stesso, lei le amava con altrettanta forza.
Eravamo opposti attratti dalla diversità.
Così finimmo per combattere.
L'ultimo nostro scontro finì con me intrappolato.
Così combattemmo per tanto tempo e lo stiamo ancora facendo...» Spostò lo sguardo in alto. «...giusto, Mavis?»
La figura di Mavis comparve dal nulla e si mise affianco a Lucy.
«Ma non ce n'è mai stato motivo, Zeref.» disse lei con voce greve.
Zeref non rispose, si limitò a guardarla.
«È giunto il momento.»
Zeref annuì alle parole della Fata che scomparì agli occhi di Lucy e dei suoi compagni.
Lui però sapeva che non era lontana. Non lo era mai stata.
 
«Non combatterò.» annunciò Lucy.
«Lucy!» protestarono i suoi compagni.
Non capivano il perché di quella scelta. Zeref era un nemico.
L'odio che suscitava in loro annebbiava i loro animi.
«Siete accecati dall'odio.» disse infatti la principessa rivolta ai suoi compagni.
Essi abbassarono la testa sconcertati.
«Dovrai farlo.» asserì il mago nero con uno sguardo triste.
Lucy scosse la testa e gli si avvicinò.
Non aveva paura di lui.
I suoi compagni si alzarono e le si avvicinarono pian piano.
Natsu le mise una mano sulla spalla e, guardando fisso Zeref, le chiese scusa.
Lucy sorrise con le lacrime di gioia che spuntavano dai suoi dolci occhi marroni.
Poi alzò la testa e avanzò fino ad arrivare di fronte a Zeref.
«La tua magia non funzionerà su di me. Io accetto l'odio che è dentro di me e lo respingo! Questo mi hanno insegnato i miei compagni! La mia gilda, la Gilda di Fairy Tail, non si abbandonerà all'odio tanto-meno i suoi membri!» annunciò con risoluzione.
Appoggiò una mano sul petto di Zeref.
Una luce bianca si diffuse, ma una luce nera contrastava il suo irradiarsi.
Il nero ed il bianco lottavano, le due luci si mescolavano e si lasciavano.
I suoi compagni scomparvero dalla sua vista.
Lucy rivisse tutti i suoi incubi. Li vide a terra, morti, sanguinanti.
Vide gli occhi di Natsu vitrei ed il suo corpo senza vita steso in una pozza di sangue, il suo sangue.
Chiuse gli occhi con il cuore pieno di paura.
La luce nera stava per prendere il sopravvento.
In quel momento Mavis comparve vicino a Lucy e le strinse la mano sinistra.
Lucy sentì il tocco di qualcuno anche nella sua mano destra e seppe con certezza chi era.
In quel momento doveva essere forte, non doveva lasciarsi sopraffare dalla paura e dall'odio.
Alzò la testa e riaprì gli occhi.
La luce bianca si intensificò.
Vide Zeref sorridere, un vero sorriso.
Ricambiò il sorriso.
Poi la luce bianca vinse quella nera e tutto divenne bianco.
 
Si trovava in un posto caldo e sicuro.
Aprì gli occhi e non vide nessuno. Si girò.
Una figura femminile si stagliava davanti a lei.
Era vestita riccamente e biondi capelli lunghi incorniciavano il suo volto gentile e dai tratti delicati.
Un sorriso caloroso e pieno d'amore increspava il suo viso.
«Mamma...»
Gli occhi di Lucy si riempirono di lacrime.
La donna inclinò la testa con dolcezza e, accucciandosi per raggiungere la figlia seduta davanti a lei, le accarezzò la testa come faceva un tempo.
«Lucy, amore mio, sei cresciuta bene.» mormorò con dolcezza. Qualcosa richiamò Lucy.

«Mamma!» esclamò disperata. Non voleva andarsene. Voleva stare ancora con lei. 
«Ci rivedremo, tesoro. Te lo prometto.» la rassicurò la donna.
«Ora vai. Tante persone aspettano il tuo ritorno.» 
Lucy sentì queste parole prima di sentirsi sprofondare nel nulla.

 

 

 



--- Salve a tutti!
Siamo finalmente arrivati al capitolo 39! Non ci credo, quasi. :')
E' stato un traguardo arrivare fin qui e lo sarà finire insieme a voi questa mia FF.
Ringrazio di cuore chi recensisce sempre e mi da la forza di scrivere, ringrazio chi recensisce per dirmi che apprezza la storia e per chi lo farà in futuro! Continuate a supportarmi, mi raccomando.
La tanto agognata Estate è arrivata, ma purtroppo aggiornerò con lo stesso ritmo di questo inverno almeno per il primo mese di Giugno causa lavoretto estivo!
Mi dispiace tanto, però mi impegnerò ad aggiornare almeno una o due volte in questo mese, non preoccupatevi.
Mi aspetto le mie solite 3-4 recensione e non ne schiferò di più, se vorrete.
A presto,
xx Giò 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Capitolo 40: Risveglio ***


Capitolo 40 : Risveglio 

«Lucy! Lucy!» moltitudini di voci la chiamavano.
«Svegliati...ti prego! Svegliati!» mormorò una voce.
Aprì gli occhi all'improvviso.
«Mamma!» urlò alzando la mano libera, ma non era più in quel luogo tutto bianco, ora era distesa su un letto, attorniata dai suoi compagni.
Il primo volto che vide fu quello di Natsu, la prima cosa che sentì fu la stretta della sua mano; teneva la piccola mano di Lucy in quella sua grande e callosa mano, tremava leggermente.
Il suo viso assunse un'espressione di sollievo e felicità, poi un broncio per mascherare il tutto.
Tutti assunsero un'espressione di sollievo.
Lucy, la loro compagna e Principessa, si era risvegliata.
«Quanto ho dormito e...» Lucy si guardò intorno. La stanza in cui si trovava era decorata ed il soffitto era di un rosso scuro elegante con qualche rifinitura d'oro. «...dove siamo?» chiese con un cipiglio.
Tutti si allontanarono un po' dal letto per farla respirare. Solo Natsu rimase fermo dov'era, attaccato al letto di Lucy. 
«Siamo nella Reggia del Regno del Ghiaccio.» disse Gray laconico. 
«Hai dormito per tre giorni Lucy. Mi sono davvero preoccupata...» rispose Levy con gli occhi resi luminosi a causa delle lacrime di sollievo.
Gajeel al suo fianco la rassicurava accarezzandole la spalla con la sua grande mano.
«Capisco. Scusate per avervi fatto preoccupare, ragazzi.» rispose con tenerezza.
Wendy l'abbraccio piangendo e la strinse forte.
Lei sorrise intenerita e ricambiò l'abbraccio con tutto l'affetto e la delicatezza possibile.
Natsu continuava a fissarla senza dire una parola.
«Ti lasciamo riposare, ora.» disse Erza.
«Devi aver dormito tanto per via dell'impatto magico.» osservò Gerard i cui occhi gialli brillavano di interesse. 
«Ci spiegherai più avanti con calma.» concluse Gray.
Tutti si precipitarono fuori, tutti tranne Natsu.
«Non vieni?» gli chiese Wendy.
Lui scosse solamente la testa e riportò lo sguardo, scostato appena un momento, su di Lucy.
Happy prese per mano Wendy e la portò verso la porta con un sorrisetto furbo.
Natsu e Lucy vennero lasciati lì nella stanza da soli.


«Che c'è, Natsu?» gli chiese con un tenero sorriso incerto.
Natsu si alzò con violenza dalla sedia su cui era precedentemente seduto.
«Come fai a parlarmi con così tanta calma?!» esclamò.
«Non lo dici sempre tu? “Preoccupati solo di quello che succede e mai di quello che potrebbe succedere.”» rispose inclinando la testa.
Natsu puntò il suo sguardo scuro in quello dolce di lei.
«Questa volta è stato diverso.» mormorò sottovoce. 
«Perché?» gli domandò.
Natsu le si avvicinò e l'abbracciò, lasciandola sorpresa.
«Perché eri tu.» replicò. La sua voce, solitamente alta e senza incrinature, sembrò spezzarsi. Le sue braccia forti e salde tremavano.
Lei lo strinse a sé addolorata.
Il suo cuore si spezzava nel vederlo così.
Non era mai stato fragile ai suoi occhi, era sempre stato forte, rumoroso e sé stesso.
Natsu seppellì la testa nell'incavo della sua spalla, vicino al seno prominente. 
«Scusami.» mormorò al suo orecchio Lucy.
Lui alzò la testa ed nel suo sguardo lei poté leggere la determinazione prima che lui ringhiasse un : «Non basta.»
Natsu appoggiò le sue labbra su quelle di Lucy che mugugnò un verso di sorpresa ed arrossì all'istante.
Spinse la sua lingua nella sua bocca con feracità rendendolo un bacio di rabbia e disperazione.
Lei chiuse gli occhi e non oppose resistenze, anzi lo ricambiò nonostante il disagio e l'imbarazzo.
Il bacio pian piano si trasformò in un qualcosa di tenero e straziante, di dolce ed amaro allo stesso tempo.
Quando si staccarono si ritrovarono a fissarsi ed arrossirono entrambi.
Dopo un po' Natsu le sorrise, un sorriso che le mozzò il fiato, uno di quelli aperti ed accattivanti che sapeva fare solo lui.
«Vado...» disse. E scappò fuori dalla stanza.
Lucy crollò distesa sul letto e, girandosi, seppellì la faccia nel cuscino.
«Oddio...» mormorò completamente rossa in viso. 
Era felice e perplessa allo stesso tempo.
Si calmò qualche tempo dopo e un dolce e lieve sorriso gli increspò il viso anche in seguito quando si addormentò.


«Ti sei preoccupata, vero?» le domandò Gerard quando furono soli.
Erza si appoggiò alla porta ed incrociò le braccia. 
«Sì...» ammise con un sospiro. 
Dissimulare la sua preoccupazione non sarebbe servito a nulla, Gerard la conosceva troppo bene, tanto da saper leggere quasi ogni suo stato d'animo.
«Mi chiedo cosa faranno ora in quella stanza.» disse sorprendendola e sfoggiando un sorrisetto malizioso.
Per certi versi lui ora era diverso dal Gerard dei suoi ricordi e non solo perché era cresciuto.
Era diventato più aspro, meno sognatore, più adulto sebbene ancora immaturo in altri lati.
Il dolore lo aveva fatto crescere velocemente, ma non in tutto.
«Non è ovvio?» rispose maliziosa e divertita.
L'istinto di donna si risvegliò in lei.
«Chissà.» esclamò Gerard divertito. 
Il suo sguardo dorato non la lasciava nemmeno per un secondo. 
Erza gli si avvicinò con lentezza e fissò i suoi occhi marroni in quelli di lui.
Gerard girò la testa velocemente. Un leggero color rosa gli imporporava le guance e nemmeno i suoi capelli blu, semi-lunghi, riuscirono a coprirei il suo evidente imbarazzo.
Erza davanti a lui ridacchiò e si abbassò verso di lui con risolutezza.
«Senti non credi che sia ora---» cominciò Gerard alzando la testa verso di lei.
Erza si abbassò velocemente e con delicatezza posò le sue labbra piene su quelle sottili di lui.
Gerard la prese per la schiena e l'avvicinò a lui prima di approfondire il bacio.
Erza sorrise per un attimo prima di concentrarsi nuovamente sulle labbra di lui e sulle bellissime sensazioni che stava provando.
Per loro, dopo anni, dolore e oscurità, era un momento di piena felicità, una vera magia solo per loro. 


«Principe Gray è finalmente tornato!» disse il consigliere reggente.
«Non per molto, vecchio.» borbottò Gray con fare annoiato. Lluvia era a pochi metri di distanza che l'aspettava come un fedele cagnolino. 
«Si sposi, almeno!» proclamò con cipiglio l'anziano consigliere.
«No, le ho detto! Non mi sposerò finché non prenderò il mio posto su quel trono!» annunciò Gray senza alzar la voce. I suoi occhi scuri si scurirono ancora di più rendendo il suo sguardo affilato.
L'anziano consigliere sospirò, poi posò lo sguardo su Lluvia e la rimirò per qualche secondo. 
«Ma lei è la figlia del nobile Loxar!» esclamò.
Loxar? Si chiese Gray. Quel nome gli suonava famigliare, eppure...
«Se è lei la sua scelta, Principe Gray, allora non ci saranno problemi!» continuò il consigliere.
Lluvia arrossì ed abbassò lo sguardo senza dire una parola.
«Loxar?» chiese Gray, non capendoci più nulla.
«Sì, non si ricorda? Erano dei nobili molto famosi molti anni fa, poi il padre della ragazza si trasferì più a sud, nel regno degli Hearphilia. Restano comunque nobili rispettati ed un casato antico... si mormorava che possedessero una magia simile a quella del casato reale, ora che ci penso.» spiegò l'anziano con sua somma delizia.
«Capisco...» disse Gray. 
Per un attimo pensò di sfruttare Lluvia, poi si sentì un verme e scelse di no, nonostante l'idea lo tentasse.
Così optò per una mezza verità.
«Io e Lluvia stiamo ancora discutendo riguardo al nostro futuro, capisce consigliere? Quindi rimanderemo finché non avremo preso una decisione.» affermò con risolutezza.
«Ah...capisco. Come vuole, Principe Gray.» disse l'uomo prima di andarsene dopo un inchino.
Gray sospirò, finalmente libero.
Lluvia gli si avvicinò pian piano senza dire nulla.
E' forse arrabbiata? Si chiese Gray.
Abbassò lo sguardo sul suo volto.
Lluvia si teneva le guance con le mani delicate e sul volto aveva un'espressione estatica, di suprema felicità.
Gli occhi erano quasi bianchi e una leggera bava gli colava dalla bocca.
Iniziò pure a fare un verso simile ad una risatina compiaciuta.
Gray si ritirò spaventato, poi ridacchiò.
Quella donna era l'essere più strano di quella terra! Però le doveva qualcosa.
Le accarezzò con gentilezza i capelli e le sorrise. Lei si sciolse – letteralmente – ai suoi piedi, per poi, dopo essersi ricongiunta ed aver riacquistato forma solida, abbracciarlo in una stretta così mostruosa da farlo quasi soffocare. 

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Capitolo 41: Ballo ***


Capitolo 41: Ballo



Dopo quel bacio ogni volta che Natsu la guardava Lucy arrossiva.
Non poteva farne a meno così come non poteva non abbassare lo sguardo ogni volta che i suoi occhi la incontravano. 
Anche Natsu era impacciato e spesso, più volte, aveva risposto ad un suo richiamo con un urlo od un sobbalzo.
Lucy iniziò a pensare che forse s'era pentito delle sue azioni, di quel bacio che si erano scambiati.
Forse era stata solo una manifestazione d'affetto, tutto qui.
Così, mentre si stava cambiando di abito per il ballo che ci sarebbe stato quella sera, si sorprese quando Natsu entrò nella sua camera.
«Scusa--» urlò lui con espressione spaventata.
Lucy si gelò sul momento. Era ancora mezza nuda e lì, nella sua camera, c'era lui.
Urlò d'imbarazzo e gli urlò contro i peggio insulti.
«Vattene bestia!»
«Lucy!» esclamò Natsu avvicinandosi completamente imbarazzato. Non era sua intenzione entrare mentre lei si stava cambiando, ma era stata una fuga rocambolesca la sua.
Gli prese le mani, prima che lo colpisse, e le alzò sopra la sua testa.
I loro occhi si incontrarono in quel preciso istante e tutti e due arrossirono un poco.
«Non volevo sbirciare!» gli disse Natsu con espressione greve, che  rispecchiava la sua confusione.
«Pervertito!» lo rimbeccò lei vedendo come il suo sguardo si abbassava sul suo seno. «Però, se mi lasci andare, ti crederò.» affermò mettendo un broncio tenero mentre lo fulminava con i suoi dolci occhi marroni.
Natsu la lasciò immediatamente ed allora Lucy si prese il tempo per guardarlo.
Era vestito bene. Dei calzoni neri sotto una camicia nera con rifiniture in oro e rosa chiaro che facevano risaltare i suoi capelli ed i suoi occhi scuri.
Una cintura di un colore blu, scuro come la notte, su cui c'era disegnata una fiamma con del filo d'oro, gli cingeva la vita ed una spada corta, bianco puro, al suo fianco infilata in essa.
Era davvero affascinante, così tanto che Lucy arrossì nel vederlo così.
«Stai bene...» mormorò, con tono di sfida.
«Oh, anche tu.» rispose lui distratto, ma poi quando la guardò, si stupì veramente.
Lucy indossava un abito rosa chiaro e bianco a balze, il leggero velluto della gonna copriva le gambe snelle ed i piedini aggraziati, 
le spalle erano scoperte, ma guanti lunghi rivestivano il braccio fino sopra al gomito.
Una leggera scollatura metteva in evidenza il prosperoso seno ed una catenina con una chiave d'oro scintillava al collo di lei mentre i biondi boccoli le coprivano le spalle. Un mantello lungo e candido con rifiniture dorate completava il tutto.
Era bellissima, sebbene in quel momento i suoi occhi mostrassero quanto fosse offesa e le sue labbra fossero impiegate in un broncio ostinato, tipico di lei.
Deglutì, non capendo più niente.
«Andiamo.» lo rimbrottò lei, senza chiedergli perché si fosse precipitato nella sua stanza. Non le importava.
Natsu la seguì, riprendendosi dalla confusione.
Mentre percorrevano il corridoio, lei si fermò e chiese con tono burbero: «Perché sei venuto in camera mia?»
«Mi volevano acconciare come un damerino! Non ne potevo più!» esclamò Natsu rumorosamente.
Lucy ridacchiò. Avrebbe voluto rispondergli che sembrava già un damerino, ma se lo tenne per sé.
Gli offrì il braccio con un luccichio d'intesa nello sguardo e l'altro le sorrise, quel sorriso che solo lui sapeva fare. Sentì il suo cuore battere più forte, ma lo ignorò.
Lui le prese il braccio e si sistemò al suo fianco, come un gentile cavaliere, e procedettero fino ad arrivare alla grande porta dopo un araldo li avrebbe fatti entrare; egli infatti si inchinò ed aprì la porta, pronto ad annunciarli.
«Ospiti di Sua Altezza il Principe: Natsu, il Drago, e Sua Altezza, la Principessa Lucy Heartphilia!» annunciò con voce tonante.
Natsu si focalizzò subito sugli arrosti al tavolo e li guardò con una
brama intensa oltre che con una leggera bava alla bocca.
Lucy rise e scese con lui le scale, diretta verso il luogo che il suo accompagnatore – e lei stessa – agognava. 
Quale minuto dopo arrivò altra gente di tutte le parti, Sindaci, Governatori, Consiglieri, Re e Regine e Principesse.
Tutti furono annunciati con tono estremamente serio.
Arrivò Gerard che fu annunciato come Grande Mago e si avvicinò a Lucy e Natsu. 
Happy, che era lì prima che i due arrivassero, ora si godeva un intero piatto di pesci da sotto il tavolo.
«Avete visto Erza?» domandò Gerard a Lucy. 
«No, probabilmente arriverà fra poco.» rispose lei.
«Probabilmente in armatura.» commentò Natsu mentre s'ingozzava delle pietanze riposte sul tavolo.
Lucy gli diede una giocosa pacca sulla spalla e Gerard sorrise. Non si aspettavano altro da lei.
E quando fu annunciata, fu una sorpresa per tutti.
«Ospite di Sua Altezza, il Principe: Erza Scarlett, la famosa Mercenaria conosciuta come “Titania”!»
Erza era lì, fiera in piedi con un leggero sorriso sul volto di fanciulla, i lunghi capelli rossi slegati che le ricadevano dietro alle spalle come un mantello.
Il suo abito era a balze ed era rosso con ricami di rose in nero e di spade  in argento. 
Una dea... pensò Gerard come tutti gli altri presenti.
Lei scese le scale con calma e grazia ed un gruppo di nobili le si fece subito vicino infiammando di gelosia il cuore del Mago.
La guardava ridere e sopportare le avance di quei galli impomatati e si domandava se lui, fra tutti, avesse davvero il diritto di andarla a recuperare.
Erza si stufò e piantò in asso i nobili dirigendosi verso Gerard.
Lo prese sotto braccio e, girandosi verso quei galli, disse: «Scusateci, ma io ed il mio accompagnatore vorremmo star tranquilli questa sera.» 
I nobili giovani e non, ci rimasero male, ma lei se ne infischiò. 
Gerard la guardava con quei suoi intensi occhi dorati ed arrossì leggermente quando lei ricambiò lo sguardo.
Lei ridacchiò. «Non sei bravo a mentire, Gerard.» lo prese in giro.
Lui annuì, la mente completamente annebbiata.
Lei s'adombrò. «Non mi fai nessun complimento? Pensavo che dopo quel...» arrossì leggermente «...bacio, noi due stessimo insieme.» mormorò.
E con quella frase spazzò via tutte le preoccupazioni di Gerard. Lei stessa l'aveva accettato nonostante il dolore che le aveva arrecato e lei stessa l'aveva salvato.
Poteva ricambiare tutto quell'amore e quel debito che sentiva d'avere nei suoi confronti con l'unica cosa che aveva: il suo amore per lei.
«Sei bellissima, mia Erza.» disse sorridendogli e raccogliendo con una mano una ciocca dei suoi capelli per poi baciarla.
Lucy ed Happy osservavano i due con un sorrisetto, mentre Natsu bofonchiò un: «Certo che ce ne hanno messo di tempo.» ma forse non era lui il più adatto a parlare.
Qualche secondo dopo furono annunciati Gajeel e Levy.
Lui indossava vestiti grigio scuro con ricami blu, mentre lei indossava un vestito azzurro con ricami bianchi e celesti, come se indossasse il mare stesso.
Si avvicinarono completamente a loro agio agli altri e li salutarono con naturalezza.
Wendy entrò due minuti dopo. I lunghi capelli neri raccolti ed un vestito completamente bianco a rivestire quel suo piccolo corpo, al suo fianco la fedele Charlie. 
Molta gente fu annunciata e l'allegro gruppo si distingueva per rumore e chiacchiere. 
«Mancano Lluvia e Gray, giusto?» domandò Levy.
«Certo che arrivare ultimo per il Principe Ereditario...» borbottò Lucy.
Il Principe fu annunciato. 
Gray entrò completamente vestito di un azzurro pallido, simile al ghiaccio, con ricami d'oro e d'argento. Il mantello reale, blu con lo stemma della casata, calato sulle spalle.
Ringraziò gli ospiti e gli augurò una buona festa, poi corse a nascondersi da tutti nel suo gruppo.
Ed allora arrivò Lluvia.
«Ospite di Sua Altezza il Principe: L'ultima discendente dei Loxar, la signorina Lluvia Loxar!» annunciò l'araldo.
E lì Gray si stupì.
Lluvia indossava un vestito a balze di un color verde acqua che verso la fine sfumava in un incredibile verde chiaro.
La ragazza scese le scale tra i mormorii della gente e si avvicinò al  suo Principe.
«Come sto, Gray-sama?» domandò timida.
«Stai... veramente bene, Lluvia.» rispose Gray con poca voce, stupito dalla bellezza di lei.
La ragazza arrossì molto e sembrò sul punto di svenire, ma si riprese in fretta.
Un'ora dopo fu annunciata l'ora del ballo e Gray dovette dare il buon esempio ballando per primo, così invitò Lluvia e danzò con lei nel salone.
Natsu fu trascinato da Lucy così come Gerard da Erza e Gajeel da Levy.
I tre, sebbene impacciati, furono guidati dalle loro dame, ognuno sentendosi sia sfortunato che fortunato.



*** Salve a tutti! ***
So che non mi sono fatta sentire per un po', ma visto che sono gli ultimi capitoli
mi sono presa del tempo per dare un finale degno a questa fan fiction che dopo un anno, quasi,
volge al suo termine.
Sono sicura che capirete il perché mi sia presa così tanto tempo.
Vi regalo questo bel capitoletto lungo ed un po' dolce, un po' scemo, in previsione 
della fine (a cui manca qualche capitolo).
Recensite e fatemi felice!
Non ho altro da dire, a presto,
xx Giò

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Capitolo 42: Desiderio ***


Capitolo 42 : Desiderio
 



Ballavano felici, la musica risuonava nella grande sala da ballo, le risate, le parole, i mormorii, lo splendore di una notte da sogno.
Poi, all'improvviso, scese il silenzio e l'aria si gelò.
Lucy rabbrividì e Natsu le mise un braccio attorno con naturalezza.
«Cosa succede?» chiese Levy in un sussurro. Charlie si mise immediatamente di fianco a Wendy, la sua protetta. Il soffitto era diventato un cielo stellato; una figura, lentamente, comparve.
Era un uomo maestoso e vestiva un'armatura d'oro, lucente e bellissima; il volto mascolino era quasi completamente coperto dall'ombra, ma si potevano distinguere chiaramente un paio d'occhi, luccicanti e fermi, un naso aquilino e imponente ed una lunga barba argentata.
«Lucy Heartphilia!» tuonò la voce «Mostrati, erede della maga.»
Lucy si fece avanti, ma Natsu la bloccò.
«Chi sei e che vuoi?!» urlò.
«Sono il Re degli spiriti.» spiegò l'uomo con voce tonante, degna della divinità quale era.
«Che vuoi da Lucy?» domandò Gerard, con voce calma.
«Non voglio farle del male.» disse. 
Lucy fece cenno ai suoi compagni e avanzò. «Io sono Lucy Heartphilia, l'erede della maga degli spiriti!» urlò portandosi una mano al petto.
«Vieni con me.» disse il vecchio.
Lucy annuì.


Si ritrovò improvvisamente in un altro luogo, uno spazio costellato di stelle, un cielo nero brillante.
Davanti a lei, sedeva il Re degli spiriti.
«A te, Lucy Heartphilia, per aver aiutato gli eredi del villaggio, concedo un desiderio.» disse. «Ci saranno delle condizioni, però, hai capito?»
Lucy annuì, emozionata.
«Dunque, vuoi esprimerlo?» gli chiese.
«Sì.»

Quando tornò, seppe che dalla sua scomparsa era passata un'ora intera.
Il ballo era stato interrotto e solo i suoi compagni erano nella grande sala.
Quei pochi minuti nel mondo degli spiriti equivale ad un ben più lungo lasso di tempo nel mondo reale.
Natsu l'abbracciò, felice di rivederla.
«Cosa voleva quel vecchiaccio?» gli domandò.
«Mi ha concesso un desiderio.» spiegò Lucy.
«Un desiderio?» mormorò Natsu.
«Sì.» rispose. Ma non posso dire quale. Pensò.
«Almeno sei sana e salva, Lucy.» sospirò Erza, vicino a Gerard.
«Grazie, Erza.» la ringraziò lei, sorridendo.
Si avviarono verso le loro rispettive stanze, ora che Lucy era tornata sana e salva.
«Direi “ci racconterai domani”, ma non vuoi farlo, credo.» le disse Erza mentre percorrevano il corridoio.
Lucy scosse la testa e sorrise.
Non è che non voglio, solo... non posso.


Lucy era già in camicia da notte, bella come poche volte, in quella leggera sottoveste bianca.
I capelli biondi sparsi sulle spalle e sul petto prominente, leggero tessuto bianco sul suo corpo che creava un effetto vedo-non-vedo.
Sentì un rumore, simile a quello delle foglie che frusciano fra loro a causa del vento, e si alzò dalla sedia su cui era seduta.
Posò il pettine con cui si stava spazzolando i setosi capelli dorati sul comò e si avviò verso il balcone.
Aprì la finestra ed uscì.
Lì, seduto su un albero, davanti al balcone di pietra, c'era Natsu.
Appena la vide arrossì leggermente e distolse lo sguardo, poi lo ripuntò su di lei, ancora più fermo di prima.
«Che ci fai qua fuori?» gli domandò.
«Sono venuto a chiederti riguardo il tuo incontro con il grande vecchiaccio.» rispose. «E non intendo Makarov.» specificò con un sorriso.
Lucy rise, una risata leggera che durò appena qualche secondo.
«Abbiamo solo parlato.» gli disse, facendosi seria. Spostò il peso da un piede all'altro, abbassando lo sguardo puntandolo su un punto imprecisato.
«Mi ha proposto una cosa, oltre al desiderio...»
«Cosa?»
Lucy sorrise. «Non posso dirlo finché non gli darò una risposta.»
Natsu scosse la testa, le accarezzò il viso e poi ritirò la mano, imbarazzato.
«Ed ora...» disse Lucy tornando in camera sua. «...sciò! Io vado a dormire!» ordinò, chiudendo le finestre.
«Ma!» protestò Natsu chiassoso come suo solito.
«Buonanotte, Natsu.» mormorò dolcemente Lucy.
«Buonanotte, Lucy...» rispose Natsu con uno sguardo dolce ed un sorriso a trentadue denti prima di andarsene.


Lucy.
“Mamma?”
Sì, Lucy.
“Dove sei? Non posso vederti...”
Va bene così, mia Luce.
Ascolta, per scegliere il tuo desiderio, ascolta.
“Cosa, mamma?”
Il tuo cuore, bimba mia. Scegli la tua strada.
Potrai avere la felicità, l'avventura e l'amore,
ma solo se sceglierai con il cuore e con la mente.
“Mamma...”
Fallo, Lucy. Io ho fiducia in te.
“Grazie, mamma...”
Di niente, amore mio.
“Mi manchi tanto, sai?”
Ci rivedremo, prima di quanto immagini...
Ora sogna, figlia mia.
“Non è già un sogno?”
Sogna...


Quella notte, Lluvia si svegliò con le lacrime agli occhi.
Ricordi di sangue, cancellati con il tempo, incubi dell'infanzia, erano tornati come fantasmi per perseguitarla.
Uscì, quasi correndo, nel corridoio e si accasciò fuori dalla sua stanza che vedeva di un colore rosso, un rosso scuro, la tinta del sangue.
Nel corridoio iniziò a piangere, lentamente, silenziosamente, raggomitolandosi su sé stessa.
Il rumore dei passi di una persona che s'avvicinava non raggiunse le sue orecchie.
Stava lì, troppo spaventata per parlare, per emettere anche solo un suono, piangeva riempiendo quel bel viso pieno di righe bagnate, trasparenti.
Loxar.
Quel nome risuonava nella sua mente insieme a quelle scene, a quelle urla, a quel sangue che avrebbe macchiato le sue mani.
«Cosa succede?» mormorò una voce, gentile e calma come poche.
Lluvia, però, continuava a tremare ed a piangere.
Delle forti e calde braccia la presero e la sollevarono, mise la sua testa contro il petto duro di quella persona. Sentiva il suo cuore battere regolarmente.
La trasportò fino ad una camera e la adagiò sul letto per stendersi accanto tenendola sempre contro il suo corpo.
Lluvia non sapeva chi era, non poteva vedere di chi era il volto o il corpo della persona che l'aveva portata via, nella sua mente distrutta dal dolore, nei suoi occhi spenti e pieni di lacrime, c'era solo il sangue ed il ricordo di quella sostanza viscosa e ripugnante sulle sue mani, sul suo vestito bianco, sul suo corpo. Ma quel battito, quel calore, piano piano la riportarono al presente, strappandola dalle crudeli grinfie del passato.
Quando aprì gli occhi, la prima cosa che vide, fu il viso di Gray.
Dormiva, gli occhi chiusi, le lunghe ciglia scure, i capelli neri arruffati e sparsi sul cuscino ed un ciuffo su una guancia.
Si sentì emozionata ed esausta, con un sorriso spostò il ciuffo e abbracciò Gray, stringendosi a lui, cercando il suo calore.
S'addormentò così, stretta al ragazzo che amava e che, un'altra volta, l'aveva salvata dalle tenebre.

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Capitolo 43: Spacciato ***


Capitolo 43 : Spacciato 
 

Quella mattina Gray si svegliò abbracciato ad un corpo formoso. Cosa succede? Pensò, mezzo intontito. 
Si sentiva soffocare, così si allontanò un po', mettendosi a sedere. Abbassò lo sguardo e vide il volto di Lluvia, bellissima in quel momento di calma ed con i capelli blu sparsi sul cuscino bianco. Ricordò la notte prima, quando l'aveva trovata spaventata, in preda ad un incubo. Gli aveva ricordato tremendamente lui, quando da bambino aveva perso i suoi genitori e per molto tempo aveva avuto incubi orrendi, spaventosi, che non riusciva – quasi – a distinguere dalla realtà.
In quel momento arrivò il primo ministro ed entrò nella sua stanza senza bussare, come era solito fare, con in mano una cartella piena di documenti, probabilmente cose di cui voleva parlargli. Appena il suo sguardo cadde sul letto, perse la cartella per terra e dopo un momentaneo attimo di shock, si riprese e le sue labbra si incurvarono in un sorriso. In quell'istante Gray seppe di essere spacciato. 


In quei giorni Lucy aveva pensato a ripensato alla risposta da dare al Re degli Spiriti. La proposta di egli era giunta inaspettata e, sebbene stranita da essa, l'aveva trovata piuttosto allettante, se non per un semplice fatto.
Ci rifletté ancora su, incapace di trovare una soluzione semplice. Troppe cose gli erano state promesse e troppe cose non erano state mantenute nel corso della sua vita. 
Si ritrovò a pensare che l'unica costante nella sua vita di adesso fossero i suoi compagni e Natsu, oltre che suo padre – ombra nella sua mente, nel suo passato. 
Stava passeggiando per i corridoi quando sentì una voce famigliare gridare.
«Neanche per sogno!» affermava la voce, usando un tono piuttosto scocciato.
«Sua Altezza, la smetta di fare il bambino.» ammonì l'altra. 
Lucy si avvicinò alla camera che sapeva essere di Gray e sbirciò, al suo interno v'erano Gray, seminudo, Lluvia, in vestaglia da notte, e il primo ministro. 
Entrò, non preoccupandosi dell'etichetta, con un sorriso stampato sul volto. 
«Che succede?» chiese, curiosa.
«Sua Altezza e la Nobile Loxar si sposeranno.» le annunciò candidamente il primo ministro.
Lluvia arrossì, sciogliendosi quasi a quell'affermazione, e fantasticando mentre borbottava frasi sconnesse. Gray, invece, osservava la scena con un broncio ed un cipiglio degno di un vecchio giudice scontroso, per poi scuotere la testa con diniego.
«Mi rifiuto!» esclamò Gray.
«Non può e non ha motivo di farlo!» rispose il primo ministro, senza farsi intimorire.
«Invece sì.» affermò il principe.
In quel momento arrivò Natsu, che non pensò nemmeno un secondo all'etichetta, e si catapultò nella stanza insieme al suo fedele gatto parlante Happy.
«Cosa succede?» chiesero all'unisono i due.
«Il primo ministro vuole che Lluvia e Gray si sposino.» li informò Lucy con un sorriso.
«Al matrimonio ci sarà tanto pesce, Lucy?» chiese Happy speranzoso con gli occhi luccicanti. Lucy rise ed annuì.
«Sì, ce ne sarà tanto!» esclamò, gioviale. 
Natsu sbavò un po', al pensiero della montagna di cibo che l'aspettava. 
«Sposati!» ordinò a Gray, pensando solo al cibo.
«Stanne fuori, lucertola!» obbiettò l'altro, scontroso come suo solito. I due si fronteggiarono, pronti a prendersi a parole ed a far rissa, se necessario, ma in realtà, Lucy lo sapeva, era il loro modo di interagire. Erano due teste calde, leali con sé stessi e stupidi allo stesso modo e quindi, l'unico modo per loro di esprimere la loro amicizia, era una rivalità aggressiva che li faceva combattere uno contro l'altra nei momenti di calma ed insieme nelle emergenze.
«Sono un DRAGO, ghiacciolo!» scandì Natsu, ruggendo.
Gray ringhiò in risposta e Lucy sbuffo avvicinandosi a loro per separarli.
Pochi secondi dopo arrivarono pure Erza e Gerard e Levy con Gajeel. 
«Perfetto!» esclamò Lucy vedendo Erza che capì subito e si apprestò a dare due sonori scappellotti sulle due teste calde, che, appunto, immediatamente, raffreddarono i bollenti spiriti assumendo entrambi un'espressione mortificata e addolorata. 
«Allora, Sua Altezza, quali sarebbero i motivi per cui non vuole sposare la Nobile Loxar?» esordì il primo ministro con un ghigno. Sapeva che Gray era alle strette, infatti il diretto interessato iniziò a sudare e si guardò intorno come un animale braccato.
«Perché...» cercò nella sua mente gli svariati motivi. Lluvia era pazza, un'esagitata completa, un po' sciocca e... dolce. Lluvia era dolce, ingenua, pura.
Così tanto che lo infastidiva. Abbassò lo sguardo verso di lei e seppe di essere spacciato quando incontrò i suoi occhi. Non poteva dire cose brutte su di lei se lei era lì, ad osservarlo, e di certo non dopo quello che aveva scoperto sul suo conto.
Non aveva paura di ferirla, perché sapeva che Lluvia avrebbe sopportato, aveva solo paura di lei, tutto qui. E se invece fosse successo? Se l'avesse ferita?
«Io...io... mi arrendo.» sospirò Gray, però nella sua mente stava progettando mille e più piani per fuggire da quelle nozze. 
Il primo ministro sorrise. 
«Sua Altezza,» disse «non le permetterò di scappare.» e se ne andò tutto contento ad organizzare le nozze del suo Principe.
Gray si rassegnò, matrimonio e corona. Era il suo destino ed i suoi genitori avevano sempre voluto due cose per lui: la sua felicità e il trono. Gray non dubita di poter essere felice, ma un bravo regnante?
Lluvia gli si avvicinò e gli toccò la spalla, come se avesse letto i suoi pensieri. La cosa lo infastidì, da un parte, ma dall'altra gli fece pure piacere.
«Bene!» esordì Erza, battendo le mani. «Congratulazioni ai futuri sposi e regnanti!»
«Congratulazioni!» acclamarono tutti. Natsu mise la mano sulla spalla libera di Gray e sogghignò, mentre l'altro sospirava.
Organizzarono una piccola festicciola privata e bevvero, parlarono e si divertirono fino a tardi. Ad un certo punto della festa, però, Lucy si allontanò ed uscì sul balcone. 
Natsu la raggiunse mentre Gajeel cantava accompagnato da una Levy un po' brilla. 
La notte era già scesa ed il cielo scuro era costellato da una miriade di stelle dove solo la luna, piena e pallida, poteva rubare loro la scena ed illuminare il mondo.
«Lucy?» la chiamò Natsu.
Lucy si girò, i biondi capelli lunghi apparivano quasi d'argento sotto la luce della luna e la sua pelle, bianca, sembrava brillare.
Quando Lucy vide Natsu, sorrise leggermente. I capelli rosa di Natsu apparivano di un tenue color rosa, simile a quello delle mattonelle, ed i suoi occhi neri brillavano.
«Sì?» domandò a voce bassa.
«Stai male?» chiese Natsu, che come al solito mancava di tatto.
Lucy sbuffò, poi ridacchiò mentre scuoteva la testa. Ormai era abituata a quei modi.
«No. Sono...» solo preoccupata? «Sono stanca.» disse. Ed era vero, ma non era per quello che era uscita nel bel mezzo della festa. Stava riflettendo sul suo futuro.
«Riguarda il Re degli Spiriti?» le chiese Natsu con uno sprazzo di arguzia. 
«Sì. Ho paura.» mormorò Lucy con voce tremula. Natsu le mise un braccio sulla spalla e se l'avvicinò, abbracciandola quasi. 
«Sono qui. Happy è qui. Gli altri sono qui.» disse sorridendo. Era una cosa ovvia per lui. Era semplice, lineare. Lucy invidiava il suo modo di pensare, così... libero. Era sempre stato il tipo da farsi mille e più problemi, da riflettere così tanto dal farsi male da sola. Riflessioni inutili, lo sapeva, ma inevitabili per lei. 
«Lucy, io...» 
«Natsu! Lucy! Tornate a divertirvi!» li chiamò Happy. 
«Ma ragazzi, dov'è Wendy?» chiese Lucy, notando che quel giorno non l'aveva vista.
«A studiare.» rispose Gray. 
«La accoglierai nel tuo regno?» domandò Lucy, sorpresa. Gray annuì.
«È un'idea di Levy.» affermò. «Ma comunque fa parte della nostra Gilda, no?» strizzò l'occhio. 
Lucy gli sorrise in risposta. Lluvia arrivò in quel momento e la fulminò con lo sguardo, cosa che la fece ridere e fece emettere un sospiro d'esasperazione a Gray. 



*** Spazio dell'Autrice ***
Salve a tutti!
Allora? Vi è piaciuto questo capitolo?
Molte cose si stanno finalmente risolvendo, MA... 
Ma molte altre sono ancora un mistero. Siete curiosi? Io pure. 
Cosa sceglierà Lucy? Qual'è la proposta che gli ha fatto il Re degli Spiriti?
Troveranno mai Igneel? E che c'entra la madre di Lucy, Layla, in tutto questo?
Per saperlo, continuate a seguire la storia!
Aggiorno ad almeno 4 recensioni!
A presto,
xx Giò 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Capitolo 44: Cuore Sciolto ***


Capitolo 44: Cuore Sciolto



I preparativi per il Matrimonio Reale procedevano senza intoppi, i mille e più inviti venivano spediti, i valletti correvano qua e là nel regno, i cuochi cucinavano, preparavano, stilavano liste di pietanze ed ognuno era eccitato per il grande evento; finalmente il loro Principe sarebbe diventato Re a pieni titoli ed il loro Regno sarebbe tornato quello di un tempo, governato da due sovrani.
Nessuno conosceva però la vera natura del loro Re se non il primo ministro, il cavaliere Leon, ed i tanto mormorati compagni di viaggio di esso.
Quindi il popolo non sapeva che Gray era un ragazzo dai modi freddi – che scambiavano per regali – e dai principi onesti. Non sapevano nemmeno che Gray non era innamorato di Lluvia, la sua futura Regina; anche se questo, in particolare, nessuno poteva saperlo se non Gray che non aveva mai detto il contrario, ma non l'aveva nemmeno confermato. 
Leon tornò quel giorno a Palazzo e si precipitò subito al cospetto del suo futuro Re. 
«Dovrò congratularmi con te, infine!», disse a denti stretti e con lo sguardo affilato. 
«Leon, sono costretto», rispose Gray con il cipiglio. Se fosse stato per lui non si sarebbe sposato così presto. 
«Togliermi la mia bella Lluvia dalle braccia», affermò Leon, non ascoltando minimamente il suo caro amico che lo guardava scettico e scocciato.
«Bella... Hai seri problemi di vista, mio caro», ribatté infatti Gray, alzando un braccio come a sottolineare il suo pensiero riguardo alla questione.
In quel momento entrò Lluvia e Leon si prostrò immediatamente davanti a lei e le prese la mano, baciandogliela. Lluvia non diede alcun segno di compiacimento né altro. Solo un lieve sorriso sulle labbra e lo sguardo rivolto al suo Gray-sama.
«Oggi è davvero bello, Gray-sama», disse infatti lei. 
Gray sbuffò, incurante del complimento, mentre Leon lo fulminava con lo sguardo. 
Era obbligato da tutti. Possibile che nessuno lo capisse?
Se ne andò verso il giardino di rose ghiacciate, forse almeno lì avrebbe trovato un attimo di pace. 
Una figura femminile osservava i fiori, il vestito rosa chiaro le fasciava leggermente il seno, forse troppo grande – decisamente, invece, per i suoi gusti – ed  i capelli biondi, simili a fili d'oro, le scendevano sulle spalle, incorniciando il volto lievemente girato, intendo ad osservare le rose. 
«Sono belle, sai?», disse sorprendendolo. 
Gray sospirò.
«Ma non sono selvatiche, sono curate ogni giorno da mille giardinieri...», rispose, «la loro bellezza è artificiale!».
«Ma sempre bellezza è», ribatté Lucy, «E, anche avendo un pensiero così, non ne rimani affascinato tu stesso?», chiese con un sorriso.
Gray rise. Lucy capiva i suoi obblighi e  capiva la sua frustrazione in quanto Principessa ed Erede al Trono. 
«Lluvia è...», iniziò, ma non trovò le parole.
«È pazzamente innamorata di te».
«Anche solo “pazza” andrebbe bene», confutò Gray. 
Lucy rise, divertita, anche perché il tono in cui l'aveva detto non era per nulla offensivo o arrabbiato, bensì quasi tenero. 
«Fai quel che vuoi», disse Lucy, ritornando seria, «ma non ferire le persone a te vicine». 
«Ahhhh», gridò Gray, «Non ti sembra di farla troppo semplice?!».
«Ho preso la mentalità di Natsu, in parte», rispose Lucy.
«Mi dispiace per te», disse Gray strabuzzando gli occhi. 
«Anche a me», ribatté Lucy con un sorriso, «dai, vai», lo incitò.
Gray sorrise e se ne andò dopo aver chinato leggermente la testa in segno di saluto e risoluzione.

Natsu non vedeva Lucy da un bel po' e la cosa lo scocciava, lo metteva di un umore proprio nero, che però non avrebbe ammesso davanti alle insistenze di Happy, che mandò alla ricerca di Charlie. Almeno l'avrebbe lasciato in pace per qualche tempo mentre si intratteneva con la gatta parlante. 
«Dove si è cacciata?!», urlò. 
«Dove si è cacciata chi?», domandò una voce dietro di lui. 
Si girò e la vide, Lucy. 
«La cuoca!», disse.
Lucy lo guardò sospettosa, ma poi sospirò, convinta. Un silenzio imbarazzante si calò fra loro. 
«Dopo le nozze, se ci saranno, darò la mia risposta», lo informò Lucy.
«Quale?», domandò Natsu, incuriosito. Era nervoso, Lucy non gli aveva parlato nei dettagli di niente e proprio questo 
«Non te la posso dire, lo sai», rispose con un sorriso Lucy e Natsu sbuffò, infastidendola. 
«Non è che non voglio, non posso, Natsu», insistette, scocciata.
«Sicura?», chiese il ragazzo aggrottando un sopracciglio rosa.
«Sì», rispose risoluta Lucy.
Natsu si avvicinò, mentre Lucy spostava il braccio sotto il seno, mettendolo in evidenza, in un gesto abituale e, stavolta, non congegnato. 
Arrossì leggermente e, quando si ritrovò davanti a lei, si ritrovò improvvisamente senza fiato e respirò, cercando di... Non sapeva nemmeno lui cosa volesse fare. 
Lucy fissò Natsu, i suoi occhi neri e piccoli, così decisi a differenza dei suoi, così profondi. Erano dei begli occhi, per lei. 
E Natsu si ritrovò a pensare che gli occhi di Lucy, grandi e marroni, pieni di dolcezza e gentilezza, fossero gli occhi più belli che avesse mai visto. 
O forse no.
Non ne era certo; come tutte le cose che riguardavano lei. 
«L'altra sera...», iniziò Lucy arrossendo leggermente.
«L'altra sera?», domandò Natsu ottusamente, non collegando minimamente quelle parole alla sera del party.
Lucy si fermò di colpo, lo sguardo fiammeggiante ed offeso. 
«Idiota!», sbottò, sbuffando. 
Natsu protestò, così ottenne uno schiaffo che lasciò sul suo volto leggermente abbronzato un'impronta rossa di una piccola e affusolata mano. 
La ragazza bionda se ne andò, sbottando dentro di sé per l'idiozia di quel ragazzo. 
Possibile che oltre alla delicatezza avesse pure il cervello di un rettile?


Era scesa la notte e Gray si era deciso; entrò nella stanza di Lluvia e la trovò intenta ad osservare il cielo malinconicamente appoggiata al balcone di pietra bianca, illuminato dai raggi della luna piena. La ragazza non l'aveva notato, causa della poca confusione, e lui per un attimo pensò di annunciare la sua presenza, ma lasciò stare dopo una seconda occhiata. 
Lluvia indossava una leggera sottoveste azzurra, che copriva tutto, ma fasciava dolcemente la vita sottile ed il seno prospero, ma non troppo, i capelli azzurri, portati sulle spalle, gli accarezzavano dolcemente la schiena e scendevano, scossi qualche volta dalla leggera brezza della sera, le gambe erano scoperte, lasciando intravedere la forma di una coscia snella, ma florida. Il volto di lei, leggermente affilato sugli zigomi e delicato, adatto a quello di una fanciulla, era leggermente illuminato dalla luna e la sua pelle diafana sembrava risplendere sotto quella tenue luce che metteva in evidenza pure le piccole labbra piene. 
Bellissima, si ritrovò a pensare Gray, sconvolto da se stesso. Era rimasto affascinato dalla femminilità di quella ragazza che finora era sempre stata troppo agitata per sembrargli una fanciulla; ma lei lo era. 
Il sospirò di lei portò delle leggere parole, malinconiche quasi, alle sue orecchie: il suo nome. 
«Amo così tanto Gray-sama...», stava sussurrando. «È così bello, è il principe, no, l'uomo ideale di Lluvia». 
«Lluvia?», la chiamò Gray, decidendo di farsi scoprire. 
Lei si girò e arrossì violentemente. 
«G-G-Gray-sama!», gridò, gli occhi a forma di cuore ed il volto rosso tipico degli innamorati. 
«Volevo parlarti riguardo al nostro matrimonio», la informò avvicinandosi. 
Lei assunse un'aria triste. 
Dici che mi ami ma non vuoi sposarmi?, pensò Gray, infastidito. 
«Non vuoi sposarmi», disse, «bé, nemmeno io voglio sposarti», obbiettò.
Quello che vide poi lo sconvolse. Leggere lacrime solcavano il volto di Lluvia, lei provò a scappare, ma lui le prese repentinamente il polso e la obbligò ad avvicinarsi a lui, tanto che solo pochi centimetri la separavano dal suo ampio petto. 
«Gray-sama... così crudele... So che Lluvia non va bene, ma Lluvia la ama così tanto!», diceva piangendo la ragazza. 
Gray si ritrovò a ridere, molto poco signorilmente e con la delicatezza di una tempesta violenta. 
La baciò.
«Ti sposerò», disse a Lluvia, che si era già sciolta e mormorava frasi incoerenti grazie al quel leggero bacio, uno sfioramento di labbra durato appena due secondi.
Gray si grattò il volto con un dito con fare imbarazzato e scorbutico, poi decise semplicemente di andarsene augurando la buonanotte alla sua futura, pazza, bella, sposa. 

Nei suoi appartamenti, quella sera, Gray si rese conto che il gelo creatosi nel suo cuore il giorno della morte dei suoi genitori si era sciolto e solo grazie ai suoi compagni ed a Lluvia. 
Era amore quel che provava per Lluvia?
Non ne era convinto, aveva ancora molte difficoltà a sopportare i suoi eccessi, ma certi suoi comportamenti, certi suoi sguardi... li trovava semplicemente belli e veri. 
No, non si sarebbe spinto tanto in là da dire che li adorava, ma ammise a se stesso che essi lo colpivano, nel profondo.
E che da quando l'aveva vista così sola, così disperata, un sentimento struggente gli stringeva il petto ed il cuore, portandolo a volerla proteggere, a volerla rendere felice, sorridente e sempre energica come l'aveva spesso vista. 
Alla fine non si oppose più al matrimonio con lei e lo accettò con un leggero sorriso mentre guardava il ritratto dei suoi genitori. Non sarebbe più stato solo e nemmeno lei. 




--- Salve a tutti!
Come va?
Anche da voi è scesa l'ira di Dio? (Ha piovuto e tuonato forte?)
Finalmente sono riuscita ad aggiornare <3
Spero che questo capitoletto vi piaccia ~ 
Io l'ho adorato perchè penso - spero - di essere riuscita finalmente a rappresentare bene
Gray ed il suo rapporto con Lluvia. 
Oggi, se non lo sapete, è il GRUVIA DAY.
Felici?
Ora sparisco, dai.
A presto,
xx Giò



Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Capitolo 45: Lo voglio ***


Capitolo 45 : Lo voglio 


Il giorno del matrimonio reale il tempo era incredibilmente sereno e nel regno del Ghiaccio si diffondeva l'allegria e l'attesa per i nuovi regnanti. Come era la loro futura  Regina? Era graziosa? Bella quanto avevano sussurrato le guardie e i cuochi?, queste erano poche delle molte domande che si porgevano, fra loro e a se stessi, i cittadini. 
Molti soldati nelle taverne scherzavano sul Principe accalappiato, presto Re, perché nessun uomo confesserebbe di essere tanto innamorato da volersi sposare, meglio dire di essere stati raggirati, no? In un certo senso ammettevano una specie di furbizia nelle donne di cui loro erano sprovvisti, anche se mai l'avrebbero ammesso. 
Così nelle locande grandi brindisi si svolgevano ed i mercati chiusero prima, partecipi dell'allegria di ogni popolano: il Principe aveva deciso di dare un Gran Ballo, dopo la Cerimonia Reale che l'avrebbe legato per sempre alla sua adorabile Regina, aperto a tutto il suo caro popolo. 
Anche i precedenti Regnanti, madre e padre di egli, avevano fatto lo stesso e quindi, i più sensibili e sentimentali, avevano capito l'omaggio e la speranza celati dentro quella grande proposta.
Ogni giovinetta sospirava, allegre fanciulle che aspiravano ad un amore bello e magari, un po' impossibile, perché nella loro mente tutte progettavano e speravano di essere la protagonista di una storia simile a quella delle favole, di sentirsi principesse per un giorno.
In una stanza, in quella mattinata così dolce, si stava svegliando una vera principessa dall'angelica bellezza e dal carattere forte. Lucy si stiracchiò, girando il volto prima da una parte poi dall'altra per far scrocchiare il collo indolenzito, e sbadigliò mentre apriva e chiudeva a ripetizione i grandi occhi marroni ornati da lunghe ciglia scure. 
Si alzò, una leggera camiciola rosa, delicata, che nascondeva appena la figura invitante e formosa della Principessa. 
Lucy andò a sedersi allo specchio e prese la spazzola, iniziando a districare i suoi lunghi capelli d'oro, pensando ad un certo ragazzo dai capelli rosa. Un bacio le aveva rubato, un bacio che aveva ricambiato, cosa che non l'aveva per nulla sorpresa a differenza del bacio in sé. Già da tempo era a conoscenza dei suoi sentimenti per quello che considerava un grande idiota... ed il suo compagno più fidato. La loro relazione era strana, in un certo senso, rifletté. Era iniziata con lei, la principessa, come sacrificio per lui, il Drago; poi era diventato il suo cavaliere, la sua guardia del Corpo e come compagni di Gilda avevano viaggiato. 
I suoi sentimenti per Natsu erano cresciuti poco a poco, finché lei stessa se ne era resa conto. Erano diventati così forti che non poteva ignorarli, lo sapeva, ma... 
Ma prima veniva la faccenda con il Re degli Spiriti, doveva dargli la sua risposta. Posò la spazzola e sospirò, fissando la sua immagine riflessa nello specchio che la guardava con i suoi stessi grandi occhi marroni, tristi. 

Natsu scappò dalle cameriere, arpie ai suoi occhi, spaventose donne che l'avevano dapprima lavato, costringendolo ad un bagno piuttosto freddo, e poi strofinato energicamente, acconciato, asciugato, vestito. Non ne poteva più di quelle attenzioni, così lasciò Happy, un implorante gattino blu, nelle grinfie di loro, e fuggì. 
Era vestito come un dannato damerino, pensò, mettendo il muso. Uno specchio a misura di persona rimandò la sua immagine: un ragazzo alto, spalle ampie e braccia muscolose, petto ampio e fianchi stretti, una giacca color giallo chiaro, simile ad un misto fra il bianco e l'oro, ed un panciotto rosso sopra una camicia bianca, candida, con due fiamme ricamate sui polsini che uscivano dalle maniche della giacca e sulle punte del colletto. I capelli erano stati tirati indietro, ma due ciocche rimanevano davanti, alzate, dandogli un'aria piuttosto avventata. Sorrise a se stesso.
Sono affascinante, però!, pensò esibendo un sorriso soddisfatto e birichino, leggermente infantile. 
Passi pesanti risuonarono, annunciando l'arrivo di Gajeel. I lunghi capelli neri erano raccolti in una coda, un abito completamente grigio ed una camicia nera con i bottoni grigi, simili a bulloni; sui polsini erano ricamati due martelli. 
Appena Natsu lo vide, si irrigidì, mentre l'altro lo squadrava con i scuri occhi rossicci, piccoli, poi Gajeel gli scoppiò a ridere in faccia, rendendolo rosso in volto per la rabbia e l'umiliazione. 
«Un damerino!», esclamò fra le risate, le lacrime evidenti alla base degli occhi. 
«Io non sembro un contadino travestito a differenza tua!», ribatté Natsu.
Gajeel si irrigidì. Erano pronti a saltarsi addosso, a combattere tra loro riempiendosi di pugni, calci e forse qualche morso, quando arrivò Gray. 
Vestito di uno sfarzoso abito blu ricamato e con un pesante mantello del colore del ghiaccio, ricamato di bianco e riempito di pietre preziose sulle spalle, era uno spettacolo per gli occhi dei due buzzurri che scoppiarono a ridere fragorosamente. 
«Come è carino, Sua Altezza!», lo prese in giro Gajeel con espressione tronfia mentre Natsu rotolava letteralmente a terra con le lacrime agli occhi per le risate. 
«Grazie, Messer Fabbro», rispose gelido Gray. 
«Testa di Chiodo», lo chiamò Natsu, «portiamo il Principe a sposarsi!»
Gray rabbrividì e deglutì, il volto cadaverico, mentre Natsu sorrideva di quel suo sorriso innocente. Era felice, nonostante tutto, che Gray stesse per sposarsi con Lluvia. Lei lo amava veramente e, anche se non l'avrebbe mai e poi mai ammesso, dopo tutto quel che era successo voleva che Mister Ghiacciolo fosse felice.
Gajeel annuì ed insieme agli altri due si avviò verso la Chiesa.
Quando Natsu aprì le porte per far entrare Gray, la vide. Lucy era bellissima in quell'abito rosa ricamato d'oro e argento, il corsetto crema a forma di cuore sul petto che terminava sotto la stoffa dell'intero vestito sottolineava perfettamente la sua formosa figura e la sua vita stretta. Deglutì, pensando a quella bellezza che lo sconvolgeva, tanto da fargli credere che lei fosse in realtà un angelo, prima di essere sommerso dai ricordi del loro viaggio insieme, di quelle sue facce buffe inadatte ad una creatura del paradiso. 
No, Lucy non era un angelo, però era così buona e bella da stregarlo. Era gentile, quando lo voleva e quando non gli tirava degli schiaffi sul collo o sul volto, contrariata dal suo comportamento. E quante volte gli aveva sorriso? Quante volte l'aveva guardato con quegli occhi marroni dolci e caldi? Deglutì mentre Gray passava entrando in Chiesa e dirigendosi verso la navata, poi lo seguì mentre i nobili si alzavano in piedi e s'inchinavano al loro futuro Sovrano. 
Gerard era già fra i testimoni ed aspettava con pazienza nell'ombra che Gray raggiungesse il suo posto, alla fine della navata vicino al vescovo che fra le mani teneva la corona, così da mettersi dopo Natsu e Gajeel. 
Arrivato lì si inginocchiò a terra, nervoso e pieno di pensieri. Sentiva molto caldo, sentiva il suo corpo andare a fuoco.
Sarebbe stato all'altezza dei suoi genitori? Sarebbe stato un buon sovrano? Sarebbe riuscito a essere un buon marito per Lluvia? E lei una buona moglie? Se ne sarebbe mai in... No, forse lo era già. Non lo sapeva nemmeno lui, a dire tutta la verità.
Il vescovo nel frattempo salmodiava, chiedendogli qualche volta una frase di rito a cui lui rispondeva prontamente. Arrivò l'ultima e deglutì.
«Giuri di proteggere i cittadini con la tua stessa anima e vita?», chiese il vescovo.
«Lo giuro», rispose Gray. Ormai era convinto. Avrebbe rispettato la volontà dei suoi genitori e non li avrebbe disonorati.
«E di scegliere una Regina per essi?»
«Lo giuro», continuò.
Il vescovo esclamò la frase di rito, quella che tanto aspettava. Posò sulla sua testa la corona azzurra ricoperta di diamanti e aprì le braccia.
«Evviva Re Gray!», esclamò. E tutti i presenti nella Chiesa esclamarono con lui.
Poi il silenzio e Gray si spostò di lato. Le ragazze erano sparite, pronte a fare le damigelle come era giusto che fosse. 
Le porte si riaprirono e comparve quella che per un momento pensò una valkyria, le antiche guerriere del suo popolo. 
Tutti trattenerò il fiato e lui si ritrovò sconvolto da quella visione.
Lluvia era bellissima in un abito bianco ed azzurro chiaro a balze, l'enorme gonna a fasciarle le gambe in un taglio moderno, sottolineandone la snella figura, le maniche lunghe che gli arrivavano fino alle mani, ricoprendone i dorsi, e il velo da sposa che evidenziava i suoi capelli blu e il viso delicato.
Percorse la navata accompagnata a braccetto dal Primo Ministro e seguita a ruota delle damigelle, ma Gray non riusciva a guardarle, i suoi occhi erano solo per Lluvia, così diversa da come la conosceva.
Quando lei fu davanti a lui, i suoi occhi pieni di lacrime e di amore sconfinato gli fecero tremare il cuore.
Dentro di lui s'impietrì, esclamando mille e più improperi, ma la voglia di scappare era sparita e lo sapeva. 
La cerimonia iniziò e quando fu il momento dei voti, Lluvia gli sorrise dicendo “Lo voglio”. 
Si arrese. Chi voleva prendere in giro? Ur, la sua maestra, vedendolo così spaventato dai suoi sentimenti, l'avrebbe preso in giro senza pietà. Sorrise di ricambio e rispose “Lo voglio” con tono burbero, arrossendo leggermente, sorprendendo sia Lluvia che gli altri.
Si scambiarono gli annelli e poi fu il momento.
«Ora può baciare la sposa, vi dichiaro marito e moglie, Re e Regina!», disse il vescovo.
Lluvia arrossì tremendamente, ma lui la prese fra le braccia e le diede un intenso bacio e quando si staccò lei s'era letteralmente sciolta fra le sue braccia. Lui scoppiò a ridere felice.
La sua vita non sarebbe più stata noiosa con lei al suo fianco.
I suoi compagni esclamarono e gioirono e con loro il popolo che s'era già innamorato della sua buffa Regina. 


Il banchetto fu stupendo, tutti ballarono, risero, festeggiarono il lieto evento ed augurarono ai due sovrani un futuro felice. 
Ma Lucy, nonostante la gioia nel cuore, non riusciva ad essere completamente felice, così si rifugiò sul balcone, sapendo già la risposta che voleva dare. Non era questa a impensierirla, quanto la possibile reazione del Re degli Spiriti.
Una mano le toccò la spalla, togliendola ai suoi malinconici pensieri, e quando si girò si ritrovò Natsu al suo fianco. 
«Sei preoccupata?», domandò.
Lucy scosse la testa, poi arrossì. «Un po'».
«Andrà tutto bene, vedrai», la rassicurò Natsu. 
«Senti... Cosa volevi dirmi quella sera?», gli chiese.
Natsu arrossì, distolse lo sguardo, gemette. 
Poi si decise e girandosi la prese bruscamente per le spalle.
«Lucy, io sono...», un boato soppresse la frase, tagliandola. 
Lei lo guardò, incitandolo a dirlo, ma lui aveva rinunciato e la mollò.
«Fra un'ora», disse Natsu.
«Fra un'ora gli darò la mia risposta», ripeté Lucy, sorridendo tristemente. 




*** Spazio dell'Autrice ***
Ciao a tutti!
Come saprete, o avrete letto, i primi capitoli sono cambiati dal punto di vista estetico, ma non di contenuto. E se vi chiedete il perché è semplice :D
Nausikii, sia ringraziata la sua anima e la sua persona, ha accettato di betare i capitoli della storia, circa due a settimana salvo impegni! ~ 
Quindi... niente, solo questo!
Io sono impegnata con la scuola, come ben sapete, ergo ci vediamo il prossimo mese - se non riesco prima - con il prossimo capitolo.
Siete curiosi? Quale sarà la risposta di Lucy?
Quale sarà stata la proposta del Re degli Spiriti?
Troveranno mai Igneel?
E cosa sceglierà Lucy?
L'amore o...?
A presto,
xx Giò


Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Capitolo 46: Risposta ***


AVVISO
Cari lettori, vi ringrazio per il fatto che seguite la storia, siete già 111 e la cosa mi rende assai felice, però, perché di quel famoso "ma" si tratta!, io come autrice mi sento presa in giro.
Perché? La spiegazione è semplice e presto data: come è possibile che con 111 persone che la seguono, 61 che l'hanno messa fra i preferiti e 20 nelle ricordate non ci siano più di due, a volte tre o quattro, recensioni a capitolo?
E a volte nemmeno quelle tre che richiedevo i primi tempi.
Ora, dico io, mi sento... inutile. Io scrivo per me stessa ma anche per il lettore, io cerco di dare un senso e delle emozioni ai miei capitoli e tutto questo mi fa soffrire. Non è una questione di ricevere recensioni, quanto più di ricevere vostri pareri, i vostri sentimenti. E invece nulla.
Quindi cosa fare? Ditemelo voi.
Nel frattempo io, che da molto ho vari problemi di salute - e che sì, anche con questi problemi mi prendo lo sbatti di pubblicare e scrivere per i miei lettori - vi saluto.
Vostra, Giò_Snower.




Capitolo 46: Risposta

La sala fu sgomberata, gli ospiti se ne andarono felici, e solo il gruppo di amici rimase lì. 
Lucy era al centro, con espressione concentrata teneva fra le mani la collanina ereditata dalla madre. Chiusi gli occhi, iniziò a invocare gli spiriti stellari con il potere ereditato, mentre fra le sue mani la chiave splendeva; brillò sempre di più, finché l'intera sala non fu abbagliata – tanto che dovettero chiudere gli occhi – e quando tutti li riaprirono, Lucy era scomparsa. 

Quando Lucy riaprì gli occhi, si ritrovò nella stessa dimensione della prima volta. Sopra di lei, si estendeva un bellissimo cielo stellato e al centro del nulla, c'era un trono su cui era seduta una figura umana che assomigliava a un vecchio dalla lunga barba argentea e dagli occhi scintillanti come le stelle del cielo sopra di loro. Davanti a lei c'era un lungo corridoio bianco che portava al centro di quel nulla, vicino al vecchio. Lucy avanzò finché non si ritrovò davanti al trono, otto volte più grande di lei e due volte più piccolo del Signore degli Spiriti che ci sedeva sopra. 
Al fianco di esso, c'era sua madre. In una bellissima veste bianca, la fissava con occhi tranquilli e con un volto sereno su cui spiccava il dolce sorriso dei suoi ricordi d'infanzia. 
«Mamma...», mormorò Lucy con le lacrime agli occhi. 
«Erede della maga», la chiamò con voce possente e autoritaria – ma gentile – il Re degli Spiriti. 
«Maestà», ricambiò la ragazza.
«Sei venuta ad annunciarmi la tua scelta?».
«Sì».
«Dunque?», domandò il Re.
L'offerta che egli gli aveva sporto l'ultima volta s'era rivelata allettante e per un certo periodo l'aveva confusa però, dopo vari eventi, era riuscita a far chiarezza nel suo cuore ed era riuscita a scegliere la strada che considerava giusta per sé. 
Prima di rispondere, la proposta riecheggiò nella sua mente: “Se vuoi, potrai venir ad abitare nel Regno degli Spiriti Stellari”. 
«Mi dispiace, ma la mia vita è nel Regno Umano», rispose con un sorriso di scuse.
«Dipende dal tuo amore per quel Drago?», chiese il Re.
Lucy lo guardò scioccata e arrossì completamente, poi – dopo un lungo sospiro – gli sorrise e annuì. 
«Tale madre, tale figlia!», esclamò il Signore degli Spiriti ridendo di una risata tonante.
«Eh?».
«Anche tua madre scelse il mondo umano per amore di tuo padre, il Re», le rispose. 
Lucy guardò sbalordita la madre che le sorrise e venne ad abbracciarla.
«Figlia mia», mormorò la Regina. 
«Mamma...», rispose la ragazza, crogiolandosi fra le braccia familiari della donna. 
«Sono fiera di te, amore mio».
«Grazie mamma», sussurrò Lucy con voce roca, sentendo le lacrime affacciarsi negli occhi. 
«Ehm...», il Re tossì, «scusate per l'interruzione del momento commovente, ma dobbiamo ancora finire di parlare, no?»
Lucy rise. «Mi ricorda molto Leo, lo sa, Maestà?»
«Uno dei miei discendenti, giusto? Sì, probabile che pure loro abbiano carattere!»
«Riguardo al desiderio...», iniziò Lucy.
«So che hai rispettato i patti, Principessa, quindi chiedi e ti sarà concesso».
«Desidero trovare Igneel insieme a Natsu e ai miei compagni», rispose candidamente la ragazza.
«Sicura di non volere qualcosa di meglio? Ad esempio una sicura vita felice? Una salute di ferro?», le domandò il Re.
«Sì», esclamò Lucy.
Il Re sorrise gentilmente. 
«Allora il tuo desiderio ti sarà concesso. Troverai Igneel alla Fonte del Drago».
«Grazie, sua Maestà!».
«Ora è tempo che tu te ne vada, figliola, ma potrai ritornare in qualunque momento... Anche con il tuo innamorato Drago, se vorrai», le disse il Re.
«La ringrazio di tutto, davvero, Signore!», disse Lucy, staccandosi dalla madre.
«A presto, mamma».
«Ci rivedremo, tesoro», mormorò la donna con un sorriso. Poi per Lucy fu il buio, e svenne. 

Quando si risvegliò, era fra le braccia muscolose di Natsu e il volto preoccupato di lui rientrava nella sua vista offuscata. Quando mise a fuoco, vide i suoi occhi e il suo aperto sorriso, così ammaliante che non poté non arrossire un poco.
«Bentornata, Lucy», le disse lui.
«Sono ritornata», rispose lei con un dolce sorriso, appoggiando la testa sul suo petto, finché non sentì i fischi degli altri e le acclamazioni di Happy.
«Oh, Oh, piccioncini, Aye!»
«Stai zitto, Happy», lo rimproverò Natsu. Il gattino si zittì, ma il grosso sorriso sornione che aveva stampato sul musetto non scomparve. 
«Bentornata, Lucy!», l'accolsero tutti gli altri.
Natsu la trasportò fino a una sedia e la poggiò sulla seggiola, mentre tutti prendevano posto. Lui stesse dietro di lei, in piedi, pronto a sorreggerla, la mano nella sua con una naturalezza che prima non c'era. Probabilmente il ragazzo non si era nemmeno accorto di quel dettaglio, altrimenti sarebbe arrossito fino alla radice dei capelli rosa. 
Lucy si schiarì la voce e iniziò a raccontare gli avvenimenti. 
«Così non potevi parlare del tuo desiderio né della proposta nei dettagli, eh?», domandò Levy.
«Mi sembra giusto», commentò Gerard con uno sguardo dorato pensieroso. 
«Sì, mi aspettavo una condizione di questo genere», rispose Lucy, mentre Erza annuiva alle sue parole, condividendole. 
«Perché hai scelto di rimanere?», le chiese Gajeel, curioso. 
«Razza di ottuso», mormorò Levy vedendo le guance della Principessa arrossarsi. 
Poi ella sorrise. «Perché voi siete qui, la mia vita è qui», disse Lucy. 
E tutti, nessuno escluso, si precipitarono ad abbracciarla. 
«Vi voglio bene, ragazzi», esclamò Lucy.
«Al diavolo l'etichetta», borbottò Gray, facendo sorridere sia la Principessa Lucy che Lluvia, sua moglie. 
«Ci manca solo un po' di pesce», esclamò Happy, facendo ridere tutti.
«Ehi, ho detto qualcosa di male-Aye?», chiese il gattino perplesso, ma tutti erano troppo occupati a sganasciarsi per rispondergli, lasciandolo così ai suoi dubbi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Capitolo 47: Scelta ***


Cari lettori, ci avviamo verso la fine di questa fan fiction... Mancano pochi capitoli all'epilogo e spero di riuscire a darvi un degno finale!
E' stata la mia prima fanfction a capitoli, questa, e grazie ai vostri consigli e al vostro sostegno son migliorata molto nella scrittura.
Vi ringrazio per avermi seguito fin qui e ringrazio chi si è aggiunto man mano, nel tempo. 
Mi scuso per non aver pubblicato capitoli per oltre un mese, ma non ho scritto a causa di problemi personali, di salute e infine perché ho voluto riflettere sul come far finire questa storia e su cosa inserirci e cosa no. (Mettete in mezzo a queste cose la scuola e avrete il quadro completo della situazione!)
Ora vi lascio alla lettura,
a presto,
la vostra Giò_Snower.

 

Capitolo 47: Scelta

«Quindi stai dicendo che, il Signore degli Spiriti, ti ha detto dove si trova Igneel?», chiese stupita Erza, e Lucy annuì prontamente. 
I ragazzi erano nella camera di Lucy ed erano seduti intorno a un tavolo rotondo, mentre Happy dormiva sul letto con espressione beata. 
La principessa stava finalmente riferendo ai suoi compagni le condizioni che aveva accettato la prima volta e l'ultimo incontro con il Re degli Spiriti... E con sua madre.
Si erano stupiti molto nel sentir che la Regina fosse stata una Maga degli Spiriti, così come la figlia. Finalmente sapevano l'origine di quei poteri. 
«Alla Fonte del Drago.», rispose Lucy.
«Capisco...», mormorò Erza, assorta nei suoi pensieri. «Dovremo partire domani...».
«Sì.», concordò Lucy. Voltò lo sguardo verso alcuni dei suoi compagni e li guardò con tristezza. 
Grey e Lluvia non sarebbero venuti, così come Wendy e Charlie, ma il resto sarebbe partito insieme alla principessa e al suo compagno, alla ricerca del leggendario Drago Igneel, che per tanti anni aveva combattuto affianco di Mavis la Fata. 
All'improvviso Natsu si alzò e se ne andò. La sua uscita fu ancora più scioccante a causa del silenzio con cui la fece, cosa ben rara, per un ragazzo rumoroso quanto lui.
Lucy si issò con grazia e fece un cenno con il capo ai compagni, che ricambiarono, poi seguì Natsu.
Il ragazzo era appoggiato al cornicione di pietra, sulla terrazza della camera, e guardava con malinconia la luna. 
«Natsu?», lo chiamò la principessa. Lui non si girò, non diede segno nemmeno di averla sentita. 
Lucy, da dove era, poteva vedere solo i lineamenti del suo viso, nascosto per via della posa che lui aveva assunto.
Si avvicinò e con sua sorpresa, vide lucidi occhi neri e labbra strette nell'ansia. 
Gli posò una mano sulla guancia, mentre il ragazzo portava lo sguardo – disperato, felice, confuso – nel suo, perdendosi nei dolci occhi marroni della principessa. 
«Natsu.», mormorò Lucy, con il cuore stretto in una morsa. Lo accarezzò, poi condusse il volto di lui verso la sua spalla, offrendogli un sostegno che lui accettò.
Il ragazzo chiuse gli occhi e sospirò forte.
«Ho paura.», ammise. 
«Di cosa?».
«Che sia lui, credo.».
«Perché dovresti averne paura?».
«Perché non voglio sapere il motivo della sua scomparsa, non voglio sapere perché mi ha abbandonato, ma...».
«Allo stesso tempo lo vuoi sapere.».
«Sì.».
«Sai...», cominciò la principessa, «quando mia madre morì, mio padre iniziò a rinchiudermi nella torre. Passavo le giornate lì e poche volte potevo uscire dalle mie stanze. Non avevo neanche il permesso di andare nel giardino di mia madre.», ricordò, con voce triste. 
«Perché?», domandò Natsu. «Comunque non ti succederà più, Lucy.», le promise. 
«Lo so.
Solo dopo capii il motivo.», continuò la ragazza. «Lui amava moltissimo mia madre e quando lei morì... Fu un duro colpo per lui. Fu invaso dalla paura, dall'odio, ma sopratutto dai ricordi. In me vede lei.».
«Capisco.».
«E per questo l'ho odiato. Anzi, lo odio ancora, ma... Ora posso capirlo.».
«Scusami.», mormorò Natsu, scostandosi. I suoi occhi avevano di nuovo ripreso la loro vivacità e la loro determinazione, così come la sua espressione era nuovamente ferma. 
Lucy gli diede un sonoro schiaffo. «Con questo sei scusato.», affermò, sogghignando.
«Tu! Donna violenta!», esclamò il ragazzo, «Colpire il mio bellissimo volto!».
La principessa iniziò a ridere, tutt'altro che spaventata nonostante la minacciosa – e piuttosto buffa, in effetti – espressione del ragazzo. 
«Ora ti mangio!», la minacciò, alzando le mani e mostrando le dita pronte a far il solletico, ma quando avanzò di un passo inciampò e finì addosso a lei.
I due si ritrovarono per terra, storditi.
«Sc...», iniziò Natsu, poi allargò gli occhi, scioccato, mentre si rendeva conto che le sue mani stavano palpando qualcosa di morbido: il seno di Lucy.
Lei strillò, rossa in volto, e gli mollò un sonoro ceffone, che lasciò il segno delle cinque dita stampato sul volto di lui. 
«Pervertito! Molestatore!», lo accusò lei, alzandosi e andandosene. Il ragazzo rimase lì a terra, ancora perplesso e con la guancia che gli faceva male. 
«Donne...», mormorò. 

Il giorno dopo, la combriccola era pronta a partire.
Davanti a loro, gli ex compagni di viaggio, Gray e Lluvia, ora Re e Regina, li stavano istruendo sul percorso e salutando, visto che non avrebbero potuto abbandonare il loro Regno per seguirli nell'ennesima avventura. Da sopra un balcone giunse la voce della piccola Wendy.
«Ragazzi! Fate buon viaggio!», augurò la ragazzina, con un grosso sorriso e sventolando la mano.
Lucy ricambiò il sorriso e la salutò con la mano.
Happy puntò lo sguardo su Charlie, la gattina parlante, che era al fianco della ragazzina sul terrazzo. 
«Ritornerò!», promise. 
Charlie emise un semplice “tsk” e borbottò qualcosa tipo: “Non troppo presto, per favore.”.
E così il gruppo partì. 

Il sole stava tramontando quando Lucy sospirò di stanchezza. Avevano camminato per ore e non erano nemmeno a metà strada. L'orizzonte si estendeva sotto i suoi occhi. Erano usciti dalla Capitale già la mattina presto e avevano superato – grazie alla strada principale – tutte le altre città, passando verso la campagna. Avevano preso una scorciatoia e qualche volta, dei gentili passanti, gli avevano offerto un passaggio su una carrozza o su un carro. Continuando avrebbero potuto incontrare perfino una carovana mercantile. 
«Quanto lontana è la Fonte?», domandò infine la Principessa.
«Due giorni di viaggio.», rispose Erza.
«Dovremo fermarci, ora. Ripartiremo all'alba.», disse Gerard, fissando Levy e Lucy, 
le cui gambe tremavano e le cui guance erano diventate di un rosso intenso. 
«Io...», iniziò Natsu, poi si morse le labbra. «Hai ragione!”», esclamò con un grosso sorriso. 
Lucy intercettò il suo sguardo e sorrise, ma lui distolse lo sguardo... 
La ragazza abbassò gli occhi e fissò il terreno, indecisa sul da farsi. Voleva consolarlo, ma non sapeva davvero come. Sentiva che le sue parole non avrebbero avuto il giusto effetto né che quello fosse il giusto momento per pronunciarle. 
In poco tempo montarono le tende; così l'oscurità mangiò i discorsi e il sonno li intrappolò nei sogni per il domani. 

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Capitolo 48: Grotta ***


Capitolo 48: Grotta
 
Dopo due giorni di viaggio, raggiunsero finalmente la loro meta. Una grossa grotta, le cui pietre rilucevano di tonalità blu-verdognole, simili a quelle dei cristalli, si prospettava davanti al gruppo; all'interno di essa, sarebbe dovuta esserci la Fonte del Drago. Nessuno l'aveva mai vista e nemmeno Lucy sapeva com'era fatta; non restava loro che scoprirlo. 
L'entrata della grotta appariva larga e ovale; dal soffitto e dal pavimento grosse lastre si levavano, simili a zanne. Assomigliava a enormi fauci che, fra poco, li avrebbe inghiottiti. Nonostante l'immagine macabra, l'aria che respiravano sembrava tranquilla, e i loro cuori non serbavano alcuna paura o timore. Neanche Happy, fifone in certi casi, provava angoscia. I suoi occhi felini brillavano, come se quell'avventura non fosse altro che una passeggiata. 
«C'è magia.», affermò Gerard, guardando l'apertura. 
«A chi appartiene?», domandò Erza. 
«Più che a chi... A cosa?», chiese Levy. Gajeel, al suo fianco, sembrava rapito dal paesaggio. 
«Draghi.», mormorò l'uomo, precedendo il mago che lo guardò curioso. 
«Come...».
«Lo so e basta.», rispose Gajeel, a voce così bassa che sembrava un sussurro. 
Lucy guardò Natsu; anche lui era innaturalmente calmo. Osservava l'entrata della grotta con un'attenzione impressionante e un'espressione pensierosa gli adombrava un poco il viso affilato. Si avvicinò e gli posò la mano sulla spalla. 
«Tutto bene?», sussurrò.
Il ragazzo annuì. «Sì... Lui è qui.», gracchiò.
«Sicuro?».
«Lo sento.», rispose Natsu, fissandola. Gli occhi scuri sinceri e diretti, convinti. 
«Allora entriamo.», propose Lucy al gruppo. Tutti annuirono ed entrarono. 
Grazie alla sua magia, Gerard, creò piccole luci che illuminarono la via. 
«Grazie.», disse Lucy, indirizzandogli un sorriso la cui risposta fu un cenno del capo. 
Percorsero la via rocciosa, osservando le pietre i cui riflessi brillavano. 
«Sono così belle...», mormorò Levy. Erano così interessanti... Avrebbe voluto studiarle, se avesse potuto; purtroppo, non era decisamente quello il momento, si ricordò. 
Percorsero per svariati minuti il percorso finché non si ritrovarono a un bivio.
«E ora?», chiese Lucy.
«Di qua.», mormorarono Natsu e Gajeel all'unisono.
Il ragazzo sobbalzò e fissò l'uomo.
«Come...».
«Lo sento.», ripeté Gajeel. 
«C'è una cosa non vi abbiamo detto.», iniziò Levy, sfregandosi le mani. 
«E sarebbe?», chiese Erza, alzando un sopracciglio. 
«Gajeel... Ha gli stessi poteri di Natsu... Bé, non proprio così, ma...».
«Vi spiegherò tutto.», disse schiarendosi la voce. 
«Sarà meglio.», borbottò Natsu. 
«Vivevo in un villaggio famoso per le sue riserve minerarie; la maggior parte della gente lavorava nelle miniere e pochi come fabbri. La popolazione era povera... E molti soffrivano la fame. Molti, non potevano far altro che vendere i propri figli ai mercanti di schiavi... E così fu per me. Fui venduto che ero ancora in fasce e addestrato; avevo una predisposizione per la magia. Mi vendettero a un Signore d'oltremare e li incontrai il Drago che mi fece da maestro; era già anziano e non gli restava molto tempo. Mi insegnò molto e, alla fine, morì. 
Grazie ai poteri acquisiti, potei scappare. Per un po' feci parte di una banda di ladri, predoni. Eravano fra i più temuti...».
«Non dirmi che facevi parte dei...», mormorò Lucy, lasciando cadere nell'oblio il nome di quell'oscura banda di criminali.
Gajeel annuì, sostenendo il suo sguardo. «Sì.», confermò. Sembrava pentito. 
«E come...».
«Levy.», disse l'uomo. «Arrivammo in un villaggio sull'acqua e lì la incontrai. Le feci... Molto male.».
«Fu crudele.», affermò Levy. E per un attimo, gli occhi scuri di Gajeel rivelarono la persona che era stata: un criminale senza scrupoli, un uomo senza onore; una bestia sotto-forma d'umano. 
«Ma ora son cambiato.», disse con noncuranza. «E la storia è questa, insomma.», finì rudemente.
«Va bene.», accettò Lucy dopo un po'. Aveva sempre visto qualcosa di duro in Gajeel e ora ne sapeva l'origine; però, sapeva anche che, finché sarebbe stato al fianco di Levy, non si sarebbe mai più perso. Sarebbe rimasto un uomo degno. 
«È il passato.», affermò Natsu con noncuranza. La sua onestà era così lampante da esser quasi fastidiosa. 
«E voi?», domandò Levy, rivolta a Erza e a Gerard.
«Chi sono io per giudicare?», domandò sarcastico il mago. 
Erza si limitò ad alzare le spalle, come se non le importasse. Si avvicinò all'uomo e gli diede una pacca sulla spalla, sfoderando quel suo solito sorriso forte. Gajeel rabbrividì, sapeva quanto poteva essere terribile Titania. Non si sarebbe mai messo contro la mercenaria senza un buon motivo. 
Quando nessuno lo stava guardando, sospirò, rincuorato. 
«Allora andiamo.», affermò Lucy, e prese la via indicata dai due.
Il gruppo procedette per altri venti minuti, chiedendosi se sarebbero mai arrivati al luogo ove v'era la Fonte. 
Finalmente, arrivarono davanti a una grande pozza d'acqua – più simile a un lago – al cui c'entro v'era una grossa roccia. 
Sopra la roccia, una matassa verde lucente. 
«Igneel...», mormorò Natsu. 
La matassa iniziò a sbrogliarsi, rivelandosi un grande drago dalle lucenti squame verdi. Ali giganti e una coda chilometrica; occhi gentili e fauci terrificanti. 
Le ali si aprirono, creando una corrente d'aria che investì il gruppo, e un ruggito risuonò sulle arcate della grotta... 

 

Cari lettori, ho aperto un blog dedicato alle mie fanfiction! Spero vogliate passare a farmi una visita ;)
Per ora non ho scritto molto - a causa di certi impegni - ma presto vi scriverò sopra i vari aggiornamenti, a che punto sono con i capitoli delle mie molte fanfiction e i progetti futuri! 
A presto,
vostra Giò_Snower


Blog Ask | Twitter

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Capitolo 49: Il Drago Antico ***


Capitolo 49: Il Drago Antico

 

«Igneel...» mormorò Natsu. Lucy si voltò verso di lui con uno sguardo interrogativo; che avessero finalmente trovato il padre adottivo che da tanto cercava?
Osservò la matassa che si era rivelata essere un drago, distogliendo l'attenzione dal suo cavaliere e amico, e restando immobile davanti alla bellezza di quell'enorme creatura. Era più piccolo di quello che aveva immaginato all'inizio... e meno spaventoso. Non sapeva perché, ma quella fiera le donava un'emozione diversa dalla paura, un tremito più estasiato che impaurito.
Il drago aprì le falci e ruggì, aprendo le mastodontiche ali - piene di scaglie di un verde più chiaro - e creando una forte corrente d'aria che li investì. Lucy perse l'equilibrio e arretrò, finendo addosso a Natsu che la sorresse. Appena sentì le sue mani su di lei alzò lo sguardo per ringraziarlo, ma lui era completamente assorto, un'espressione distante sul visto affilato.
«Natsu?» lo chiamò dolcemente, aggrottando le sopracciglia, domandandosi cosa non andasse, cosa lo rendesse così.
I suoi occhi si spostarono su di lei e Lucy per un momento sperimentò la brutta esperienza di non essere vista davvero, poi si schiarirono e qualcosa le disse che ora la stava guardando davvero.
«Sì?» mormorò con voce roca il ragazzo.
La ragazza sospirò di sollievo, resasi conto di aver strappato al suo stato di smarrimento il ragazzo.
«Igneel...» iniziò lei, ma il cenno di diniego di Natsu la fermò.
«Non è lui.»
«E chi è?» chiese Lucy, confusa.
«Non lo so» fu la risposta del cavaliere, data con uno sguardo altrettanto perplesso.
«Allora?» chiese Erza, facendosi portavoce del resto del gruppo.
«Gli parliamo, no?» disse Natsu, allontanandosi da Lucy. «Scusi?» urlò, rivolto alla gigantesca creatura.
I grandi occhi smeraldini del drago si puntarono su di lui, mentre le sue fauci si aprirono per lasciar uscire un nuovo ruggito.
«Non mi ascolterai finché non ti mostrerò il mio potere, vero?» gridò nuovamente il ragazzo con un sorriso stampato sul volto.
Aprì la bocca e da essa si scaturì una vampata, mentre il suo corpo si trasformava lentamente. Le sue mani e i suoi piedi lasciarono il posto a enormi zampe squamate, di un pallido rosa, le sue braccia e le sue gambe diventarono zampe, il suo ventre si allungò e una coda iniziò a mostrarsi; infine il suo petto si ingigantì e delle ali squamose si librarono. La testa era già cambiata e la mascella, ormai tre volte più grande, era aperta a mostrare una bocca piena di denti affilati, letali. I grandi occhi scuri della creatura erano l'unica cosa rimasta del ragazzo, insieme al colore delle squame, leggermente più chiaro rispetto a quello dei suoi capelli.
Natsu, nella sua forma di Drago, lanciò un ruggito terrificante che superò molto quello dell'enorme creatura. Ella continuò a fissarlo e i due si guardarono per interminabili minuti.
Il Drago lanciò una vampata di fuoco in risposta e Natsu aprì le fauci e la divorò, incurante del fuoco, forse immune. Sembrò quasi sgranocchiarla e poi, emise un leggero rutto - che per gli altri fu più che “leggero” - e una nuvoletta di fumo gli uscì dalle narici.
Il Drago allora rise di una risata tonante, diversa - eppure simile - a quella di un umano; era più bassa, antica, ma non sgradevole... solo, risuonò strana.
Natsu si ritrasformò in umano e con un ghigno stampato sul volto, guardò Lucy che lo stava fissando a bocca aperta.
Era decisamente un miglioramento il fatto che fosse in sè, visto che la prima volta che l'aveva visto in forma di drago era svenuta.
«Dov'è Igneel?» domandò infine Natsu alla bestia.
La voce che gli rispose volteggiò sulle pareti della grotta, creando quasi una melodia senza tempo.
«Lo troverai se negli abissi scenderai,
ricorda dove è posto il cuore e vai
così il tuo successo otterrai.»
Il drago si raggomitolò di nuovo e una voragine si aprì nel lago, rivelando delle scale che sembravano infinite. Il gruppo iniziò a scenderle.
«Grazie» mormorò Lucy al drago, che non si mosse, ma lei ebbe la sensazione che lui l'avesse sentita; poi seguì i suoi compagni che si erano già avviati.
Scomparvero nelle profondità del lago sotto l'occhio dell'Antico Drago.

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** Capitolo 50: Lucy e Natsu ***


Capitolo 50: Lucy E Natsu
 
Le scale erano buie e ripide, completamente differenti dal terreno meno scosceso di prima; non v'era più alcuna traccia di pareti lucenti, di gioielli incastonati nell'antica pietra, né di alcuna fonte di luce.
Natsu sfregò le dita e, dopo uno sbuffo, un leggero fuocherello – alimentato dal suo Drago interiore, da una magia millenaria – brillò, illuminando l'ambiente stretto e poco confortevole.
Le pareti erano scure, così come la terra sotto i loro piedi. Lucy incespicò sulle scale, lanciando un urlo di sorpresa nel momento in cui sentì il suo corpo precipitare verso il basso inaspettatamente, ma prima che l'impatto avvenisse, una mano la afferrò e lei si ritrovò contro il petto di qualcuno, perfettamente in equilibrio. Alzò lo sguardo e notò i piccoli occhi di Natsu, così gli sorrise dolcemente e lo ringraziò.
Lui non rispose, annuì e basta, ricambiando il suo sguardo. Non era il momento di distarsi, presto avrebbero trovato Igneel, colui che il cavaliere ricercava da molto tempo.
Un giorno, il Drago che l'aveva cresciuto, senza che lui sapesse della leggenda alle sue spalle, era scomparso, lasciandolo solo con Happy. Lo aveva aspettato... aspettato... e aspettato.
La pioggia era scesa fitta su di lui, lo aveva inzuppato.
Il giorno dopo c'era stato il sole, si era crogiolato del calore dei suoi raggi a pancia vuota.
Il terzo giorno non si era sentito più nulla, la stessa foresta in cui aveva vissuto era silenziosa. Ogni traccia di vita era scomparsa, ogni animale se ne era andato. Erano soli.
Il quarto, Happy piangeva, chiedendogli dove fosse Igneel, aggrappandosi alla sua veste lacera.
Il quinto si era deciso a mangiare qualcosa... il sesto sarebbe partito alla ricerca di colui che chiamava padre.
Quando Erza incrociò gli occhi di Natsu, si rattristò. Lei sapeva cosa si provava a perdere i propri cari, così come Gerard sapeva cosa si provava a essere abbandonato, tradito. Appoggiò una mano sulla sua spalla e, allo sguardo interrogativo del ragazzo, gli diede una pacca di incoraggiamento, sicura che avrebbe capito, come successe. Durante i mesi in cui avevano viaggiato insieme si era creato un forte legame fra loro, che dubitavano si sarebbe mai spezzato. Il loro era uno strano gruppo, formato da persone che in comune avevano molto e allo stesso tempo poco. Erano così diversi fra loro eppure simili che, agli occhi di una persona che li conosceva solo superficialmente, dovevano per forza sembrare uno strano caso del destino, un tiro azzardato da parte di chissà quale Dio.
«Natsu?», lo chiamò Happy dolcemente, sempre vicino a lui. Camminava al suo fianco, le zampette che si susseguivano a un ritmo veloce, gli enormi occhi che scrutavano i dintorni.
Il ragazzo abbassò lo sguardo sul suo compagno e fratello.
«Sì?»
«Lo troveremo? Lo troveremo davvero, questa volta? Siamo davvero così vicini?» gli domandò il gattino inaspettatamente. Non era da lui fare domande che avrebbero potuto ferire Natsu, ma probabilmente non era riuscito a tenere i suoi sentimenti sotto controllo quella volta.
«Sì» lo rassicurò Natsu, «e se non lo troveremo stavolta, ci proveremo. Ancora e ancora.»
«Lo troveremo, Happy, Natsu», si intromise Lucy, sicura di sé. Fissò intensamente il ragazzo, catturando i suoi occhi e legando i loro sguardi insieme, senza abbassare o distogliere il proprio. - Ci riusciremo, te lo prometto. -
Natsu gli sorrise e in quel momento, intravidero una luce.
«Siamo vicini all'uscita», esclamò Lucy contenta.
«O forse all'entrata», ribatté Levy.
Proseguirono verso di essa e iniziarono a intravedere un lussureggiante luogo. Le pareti brillavano di nuovo e l'erba spuntava dolcemente qua e là, insieme a fiori dai colori vermigli.
Entrarono in quella che era, a tutti gli effetti, un'enorme stanza. Era come una piccola grotta, interna alla grotta principale e nascosta; un santuario a cui solo i prescelti potevano accedere.
In fondo vi era un'arcata di pietra e al centro vi era una fontana.
«La Fonte...», mormorò meravigliata Lucy, incantata, come gli altri, dalla bellezza di quel luogo magico.
«Dove è Igneel?», chiese Natsu.
«Proprio dietro di te», rispose una voce potente, eppure lontana, simile a un eco.
Il ragazzo si voltò e i suoi amici fecero lo stesso, ritrovandosi davanti a quello che sarebbe sembrato un uomo come tanti, tralasciando la pelle troppo brillante per essere quella di un umano e gli occhi affilati. Le labbra erano sottili, appena più rosate della pelle, e il suo naso appariva affilato ma importante.
Gli occhi erano neri e mostravano la saggezza e la vera età di quello che appariva come un uomo, smascherandone la natura.
«Igneel?», mormorò Natsu.
L'uomo annuì e gli porse una mano.
«E' da tanto che non ci vediamo, Natsu. Sei cresciuto davvero bene, come mi aspettavo.», mormorò Igneel.
Natsu e Happy gli corsero incontro e lo abbracciarono e l'uomo ricambiò.
«Igneel!», frignò il gattino.
«E' un piacere rivederti, Happy», rispose ridendo Igneel e la sua risata suonò tuonante, come il ruggito di un vero Drago.
«Ti ho cercato per così tanto», mormorò il ragazzo, con le lacrime agli occhi. Lucy e Levy piangevano già ed Erza, anche se non voleva ammetterlo e non l'avrebbe mai ammesso, aveva gli occhi lucidi. Era felice che il suo amico avesse ritrovato il Padre.
«Perché sei sparito? Perché sei in questa forma?» gli chiese Natsu, staccandosi da lui subito dopo.
«Per proteggerla.»
«Chi?»
«Non chi, ma cosa.»
«La Fonte?» domandò Lucy.
«Sì, Principessa.» rispose il vecchio Drago, rivolgendole un sorriso dolce, che la fece arrossire.
«Non mi resta molto tempo» spiegò loro Igneel «So di averti deluso Natsu, eppure è mio dovere come ultimo Drago.»
«Non sei l'ultimo... Sopra c'è...» protestò Natsu, ma il Drago scosse la testa.
«Si sta esaurendo anche il suo potere e sparirà con me. Il suo compito è quello di assicurarsi della riuscita del mio.»
«Ma perché? Non capisco...»
«La Fonte era la meta dei Draghi e l'origine della nostra forza; era la base del nostro Impero. Quello che vedi uscire da quella fontana non è acqua, ma linfa vitale ed essa è agli sgoccioli. Fra poco finirà di scorrere e la Nostra Era finirà, gli Antichi scompariranno da questo Mondo, come l'Universo e il Ciclo della vita vogliono.» spiegò, guardando la fontana al di sotto dell'arcata. «E' ancora molto potente.»
«E' vero», commentò Gerard, fissandola. «Ne sento la potenza magica», spiegò.
«Non deve appropriarsene nessuno.»
«Ma tu...»
«Sei cresciuto bene, Natsu, ma questo già lo sapevo. Non avrei mai voluto andarmene, ma ne fui costretto. Il Guardiano era morto ed era mio compito andare, anche se non volevo. Sapevo di non poterti portare con me e sapevo che presto sarebbe toccato a me, eppure ti ho raccolto... per lasciarti solo. Avevo sperato di vederti crescere, ma... Almeno ti ho visto e posso capire solo dal tuo sguardo che Uomo sei ora. Sono fiero di te, figlio mio.»
Natsu si morse le labbra, cercando di trattenere la confusione che animava il suo cuore. Aveva capito che aveva appena ritrovato suo padre, solo per perderlo.
«Grazie...» mormorò, dopo aver fatto chiarezza in lui.
«Non ti servo più, Natsu. Hai altre persone di cui fidarti, ora, hai chi amare. E poi... Hai Happy. Lui non ti abbandonerà mai, perché è tuo fratello nell'anima. Vivi bene, figlio mio... E ora vai.»
Natsu non avrebbe voluto andarsene, ma quando si girò per guardare i suoi compagni, capì che era il momento. Sussurrò un «ti voglio bene, Padre» e uscì dalla grotta. A ogni passo avrebbe voluto tornare indietro e un angolo della sua mente sussurrava che era sbagliato, che avrebbe dovuto rimanere con il Drago che gli aveva fatto da Padre, ma qualcosa glielo impediva. Solo una volta fuori dalla Grotta principale, avrebbe capito che era stato Igneel stesso a obbligarlo ad andarsene.
«Si esaurirà fra qualche minuto», mormorò, terreo in volto, capendo.
Gerard e Levy annuirono, tutti e due l'avevano intuito per motivi diversi, mentre il resto del gruppo se ne era reso conto solo una volta fuori.
Dalla grotta provenne un forte rumore e, infine, sembrò crollare su sé stessa, costringendoli a scappare per non essere travolti dalla frana.
Solo le macerie rimasero, mettendo fine all'esistenza degli ultimi due Draghi.
Natsu crollò sulle ginocchia e iniziò a scavare freneticamente, farneticando che Igneel non poteva essere morto, che non era così. Lucy si avvicinò per abbracciarlo quando una luce fortissima uscì dalle macerie e salì in cielo. L'immagine, simile a una nuvola, di un Drago rosso salì nel cielo e vorticò sopra di loro; si fermò per un attimo, l'enorme testa puntata sul piccolo gruppo e le fauci aperte in quello che sembrava un sorriso. Poi sparì fra le nuvole.
Lucy abbracciò Natsu.
«Ti amava.», gli mormorò.
Natsu annuì.
 
 


 
Epilogo
 
 
Erano passati quasi due mesi dall'incontro con Igneel e il gruppetto si era diviso. Erza e Gerard erano tornati da Gray e Lluvia per un resoconto dettagliato e Gajeel e Levy si erano presi l'incarico di informare Mavis mentre ritornavano nel villaggio in cui si erano incontrati. Levy desiderava aprire una libreria e Gajeel non si sarebbe mai separato da lei perché l'amava, anche se non l'aveva ancora ammesso e aveva accampato la scusa della "sicurezza" di Levy; ma tutti sapevano che la ragazza si sapeva difendere da sola e che non era solo quello a preoccupare l'uomo.
La notte prima della separazione, la ragazza dai capelli blu aveva raccontato tutto alla principessa, ammettendo finalmente il suo amore per quel silenzioso uomo. Lucy aveva promesso di non dire niente, ma quella notizia non aveva potuto non rallegrarla; adorava le storie a lieto fine. Si erano salutate con la promessa di mantenersi in contatto. Levy riuscì a strapparle pure la promessa di essere la prima a leggere il romanzo di Lucy, che ella avrebbe scritto una volta nel suo Regno.
Una volta tornata nel Castello, con Natsu vicino a lei, era riuscita a parlare a suo Padre, il Re. Dopo due ore di discussione, aveva vinto la sua libertà ed era scesa a un compromesso che avrebbe portato gioia sia lei che al sovrano: avrebbe viaggiato per quanto tempo lei avesse voluto, a patto che gli comunicasse i suoi spostamenti una volta ogni due mesi.
Natsu era rimasto al suo fianco, ma niente si era risolto fra loro e il bacio scambiato aleggiava nell'aria e nella tensione che si creava fra loro ogni volta che si avvicinavano.
La sera di un ballo, ove Lucy il giorno dopo sarebbe partita - e Natsu non gli aveva ancora comunicato se sarebbe partito con lei - tutto si risolse.
La Principessa era fuori dal terrazzo, un abito azzurro le fasciava il corpo, donando un che di dolce alle sue forme e facendola apparire ancora più bella del solito. Aveva danzato tutta la sera con i Nobili e i pretendenti e ora le facevano male i piedi, eppure, sapeva di doversi abituare visto che prima o poi, meglio poi per lei, sarebbe divenuta Regina. Non avrebbe potuto ignorare l'etichetta allora, quindi tanto valeva abituarsi un poco alla volta.
Si era concessa quindi una scappatella e il riposo per i suoi piedi, doloranti in quelle scarpe scomode, quando l'apertura della finestra l'aveva strappata dai suoi pensieri. Aveva esibito un sorriso tirato di circostanza, pronta a trovarsi difronte un Nobile, quando invece si era ritrovata davanti il suo Cavaliere, che la guardava con un'espressione così seria che era arrossita.
Gli occhi scuri di lui la osservavano così intensamente che anche una sola parola sarebbe sembrata fuori luogo da parte sua.
Natsu le si avvicinò e si appoggiò alla ringhiera di pietra del terrazzo vicino a lei, senza dire nulla.
«Devo dirti una cosa» esordì Natsu.
«Dilla.» borbottò la ragazza, improvvisamente memore del fatto che per giorni lui l'aveva ignorata.
«Ti amo.»
Lucy per poco non ebbe un infarto. Arrossì completamente quando vide le guance e le orecchie di lui rosse e il suo sguardo sfuggente. Gli occhi neri di Natsu cercarono i suoi qualche secondo dopo, dando tempo a tutti e due di far passare l'imbarazzo.
«Anche io... ma, ti prego, mai più così! Ho fatto un colpo!» lo rimproverò lei. Però lo abbracciò e, con uno slancio di coraggio, gli baciò la guancia.
«Io... Io...» balbettò il ragazzo.
«Ce ne avete messo di tempo» borbottò Happy, appoggiato alla finestra. I due si staccarono immediatamente e il gattino, con un sorrisetto furbo, sparì prima che i due si potessero giustificare.
«Ah, l'Amore!» fu la sua ultima battuta. Ma lui aveva di meglio da fare, come mangiare un bel pesce.
 
In un Regno Lontano, si narra di una Principessa ribelle con il sogno d'avventura e il potere Antico.
Di Ella si dice che conquistò il Cuore di un Drago. Non si sa ancora la fine che fecero quel Drago e la Principessa, poiché le loro avventure continuano... e un giorno, siamo sicuri, si racconterà la loro storia completa, che d'Amore, con le sue molteplici forme, dimostra.

 


Due anni. Due anni dal primo aggiornamento, due anni della mia vita, della vostra vita. 
E oggi, questo è l'ultimo aggiornamento.
Non so descrivere bene i sentimenti che si agitano nel mio petto in questo momento, ma di certo vi è la paura (che non vi piaccia il finale, nonostante sia convinta di non poter far meglio di così) e la felicità, l'orgoglio per averla portata a termine.
Questa fanfiction è stata la prima che ho pubblicato su EFP e la prima che FF long di oltre 60 pagine (172 pagine e 58383 parole!) che ho completato... è un emozione colossale.
Sinceramente, non so che dire se non grazie.
Grazie per le recensioni, per la pazienza con cui avete aspettato i capitoli e grazie per avermi supportata.
Grazie per avermi donato, aver donato a questo mio "lavoro" il vostro tempo.

 
Grazie.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2077065