Love&Chocolate: esiste la ricetta della felicià? di Maka chan (/viewuser.php?uid=67893)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Economia domestica ***
Capitolo 2: *** 2. Torta di Mele ***
Capitolo 3: *** 3. Nessuna speranza ***
Capitolo 4: *** 4. Farina ***
Capitolo 5: *** 5. Host ***
Capitolo 6: *** 6. Sorpresa ***
Capitolo 1 *** 1. Economia domestica ***
Prologo:
Sono le parole che influenzano la nostra vita....
"sto proprio bene con te sai....ma....tu mi attrai solo fisicamente.
Non voglio illuderti. Non ti amo Dan...."
Il cuore smise di correre veloce e finalmente si fermò. Come
ghiacciato, imprigionato.
"ah....capisco"
Ma sono realmente in grado di capire? Perchè?
Perchè è sempre cosi?
"tu hai un gran potenziale, potresti far felice qualunque ragazza
accanto a te...ma non ti lasci amare. Io cerco altro Dan...potrai mai
perdonarmi?"
Potrò sicuramente perdonare te...ma non potrò mai
perdonare me stesso. Non sono capace di amare. Forse il mio destino
è questo...
"ma certo..."
"ti auguro tutto il bene del mondo Dan...un giorno ci riuscirai.
Addio...."
Le parole sono come pugnali. Feriscono e lasciano ferite profonde.
Questa discussione ha segnato profondamente la mia vita.
Avevo solo 14 anni...ma tutto era cambiato. Qualcosa si era rotto,
forse per sempre. Il cuore l'ho messo sotto chiave da tempo ormai.
Ciò che vogliono le donne da me è altro.
Da allora ho dato tutto....eccetto il mio cuore.
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Fissavo i miei piccoli biscotti al cioccolato disposti sul piatto che
la nonna aveva accuratamente spolverato di zucchero a velo.
"nonna nonna voglio fare la cuoca! Mi piace tanto cucinare i biscotti
con te"
La nonna mi accarezzò la testa con una delle sue grandi mani
e mi riempi la testa di farina.
"Kristen puoi fare quello che desideri...basta che tu lo faccia con
amore! Solo allora sarai veramente felice"
L'amore...amavo la nonna. Ne ero sicura. L'abbraccia forte e lei
ricambiò avvicinandomi un biscotto alle labbra.
"ricorda tesoro: nulla nella vita è facile. Ma esiste una
ricetta per ogni cosa. Devi cercare affondo la tua"
"la mia è quella dei biscotti al cioccolato!"
Esclamai mordicchiandone uno. Era delilzioso. La nonna rise in modo
cristallino come sempre.
"chissà...magari è davvero questa..."
Quella fu l'ultima volta che parlai con la nonna. Pochi mesi dopo si
ammalò gravemente e mori, lasciandomi sola. Nulla sarebbe
stato più come prima. Ma una cosa
era certa: avrei cercato la ricetta per trovare la mia
felicità. Di sicuro non poteva mancare l'ingrediente
principale. L'amore.
Cap 1. Economia domestica
Alzai gli occhi dal lavandino, e mi accorsi che qualcosa non andava. Un
ragazzo alto, vestito in maniera piuttosto strana, con un lunga sciarpa
attorno al collo e un cappellino di lana da cui comparivano ciocche di
capelli biondo cenere, mi fissava con la bocca leggermente aperta, come
a voler dire qualcosa. Gli occhi erano vitrei, totalmente trasparenti e
mi fissavano piuttosto intesamente. Pensai di avere qualcosa in faccia
e abbassai subito lo sguardo sul lavandino lucido per controllare che
non ci fossero resti di farina tra i capelli o sul naso. Una risata
argentina mi colpi come un pugno. Di scatto mi voltai rovesciando a
terra una ciotola, vuota fortunatamente. Mi chianii immediatamente
cercando di colmare quell'imabarazzo da cui ero stata colpita, ma lui
fu più veloce e me riconsegnò con un grosso
sorriso stampato sul volto angelico.
"perdonami io....di solito...non sono cosi maldestra...." balbettai
riponendo la ciotola sul piano di lavoro.
"colpa mia! Devo averti spaventata entrando cosi di soppiatto in aula.
Il problema è che ho provato a bussare ma eri talmente
assorta che non hai sentito sicuramente " rispose con una voce molto
delicata ma profonda.
"si ecco...mentre cucino di solito dimentico di essere a scuola! Dimmi
pure..." mi scusai sistemando l'elastico che mi teneva fermi i capelli.
"mi manda la preside Humphrey" si prensentò poggiando a
terra una borsa piuttosto piena. Era a dir poco slanciato. Fisico non
troppo muscoloso, ma nemmeno gracile. Una certa grazia nei movimenti.
Sicuramente più aggraziato di me. Forse era gay...
"la preside?" sobbalzai facendo nuovamente cadere nel lavandino la
ciotola che stavo lavando.
"si. Da oggi sono ufficialmente iscritto al corso di economia
domestica." sorrise in modo fozato, mettendosi a sedere sul piano da
cucina.
"ei ei ei....scendi immediatamente da li! Ci cucino sai? Non mi va di
friggere anche il tuo fondoschiena!" urlai piuttosto infastidita a
colui che stava invadendo il mio mondo.
Lui si voltò con un espressione più sopresa che
arrabbiata o contraddetta. Si fissò un attimo e poi scese
senza proferire parola. Era comunque piuttosto dolice per essere un
ragazzo. Come mai la preside Humphrey l'aveva mandato proprio qui da me?
"posso sapere perchè saresti iscritto a questa
attività?" bonfochiai cercando di mettere un pò
d'ordine con uno straccetto trovato sul posto.
"sono in punizione per tre mesi" sembrò tagliare corto
rifilandomi un altro dei suoi sorrisi di cortesia. Che razza di
punizione era mai questa? Far iscrivere un ragazzo al corso di economia
domestica? Non era certo un tipo virile poi...capivo se fosse stato
chiesto ad un giocatore di football.
"giochi a football?" domandai poi stupidamente. Lui si voltò
ancora una volta con aria allibita. Pochi secondi dopo però,
scoppiò in una fragorosa risata.
"ti sembro uno che fa football? Credo che sarei fiondato fuori dal
campo in meno di un secondo! Certo che sei perspicace!"
Arrossii violentemente e mi morsi i labbro inferiore come facevo sempre
quando mi trovavo particolarmente in imbarazzo.
"e' carino quando lo fai.." disse poi continuando a ridere leggermente.
"fare cosa scusa? Intendi le domande stupide?" cercai di scherzare, pur
avendo voluto scappare più lontano possibile.
"no. Arrossiere in quel modo e mordicchiarti i labbro. L'ho notato
anche a lezione quando sbagli qualcosa..." rispose, spiazzandomi.
Mi conosceva? Facevamo qualche corso insieme? Come avevo fatto a non
notare una persona cosi...stravagante? Sgraii gli occhi cercando di
dire qualcosa, ma le parole mi si fermarono in gola.
"ok, ok ho capito. Sei una di poche parole. Fa niente.
Dunque...c'è qualcosa che dovrei sapere prima di rivederci
domani?" tagliò corto venendo nuovamente verso il tavolo per
recuperare la borsa poggiata a terra.
"be... se davvero devi frequentare il corso, vorrei qualcosa di firmato
ecco..." risposi mentre agitavo nervosamente le mani su e
giù.
"ecco qui...firmato dalla presidenza. Dovresti darla alla professoressa
Stan e farle riempire le ore che farò qui al corso" mi
spiegò porgendomi un foglio leggermente stropicciato. Nella
mia mente intanto continuavano a porsi domande su domande.
"perfetto be...allora ci vediamo domani dalle 16:00 alle 17:00 in
quest'aula. Porta un grembiule..." risposi tenendo gli occhi fissi sul
foglio.
" va bene uno poco imabrazzante o...deve essere omologato al tuo?" rise
indicando il grosso orsacchiotto che campeggiava sul mio grembiule.
Arrossii ancora una volta raccogliendone la parte inferiore per coprire
l'imbarazzante disegno.
" ovvio che no...e poi di solito non uso questo...ma comunque non devo
rendere certo conto a te di ciò che indosso...sparisci!"
dissi velocemente gettandogli quasi addosso il foglietto datomi
precedentemente.
"ma questo lo devi dare all.."
" vorrà dire che lo darai tu....ora vai!"
insistetti indicando la porta con un dito tremante dall'imbrazzo e
dalla rabbia. Lui mi fissò perplesso per poi sorridermi
delicatamente.
" pensavo che chi amasse cucinare fosse anche gentile e delicato...be
ci si può sempre sbagliare. Comunque io mi chiamo Dan
Dempsey. Piacere di averti conosciuto. Ci vediamo domani"
concluse facendomi l'occhiolino, per poi indossare un paio di occhiali
scuri molto grandi.
"a domani" tagliai corto io, abbassando nuovamente gli occhi sul
lavabo. Non riuscii più a far niente per tutto il
pomeriggio....
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Capitolo 2 *** 2. Torta di Mele ***
Cap. 2 Torta di Mele
"kristen!" gridò Jenny afferrando un lato del mio cappotto
"scappi cosi? senza nemmeno salutare la tua migliore amica?" mi
rimproverò dandomi un buffetto sulla faccia.
"perdonami Jen sono particolarmente in ritardo al corso..." tentai di
divincolarmi dalla sua stretta "amica in cerca di affetto".
"aaaa quel corsoo...senti ma....è vero che da oggi anche Dan
Dempsey vi partecipa?" domando con una vocina da finta non interessata.
Ora capivo che era una stretta da "amica in cerca di pettegolezzo".
"si a quanto pare...perchè lo conosci?" chiesi, domandandomi
se fosse particolarmente conosciuto. Non ero una ragazza mondana, al
contrario di Jenny. Lei aspirava entrare nell'elite della scuola,
mentre io speravo di diplomarmi al più presto e fare un
corso di cucina." ma certo che lo conosco. E' al nostro corso di
letteratura inglese non ricordi? Ti era anche piaciuto un suo
intervento una volta..." rispose dandomi numerose pacche sulla
spalla. "No mi dispiace Jen ma non lo ricordo, se non per il
disastro che mi ha combinato ieri in cucina. Ora vado che sono
veramente di fretta" sbuffai liberandomi definitivamente dalla sua
stretta. "senti Kris ce lo avete un posto libero al corso?"
gridò poi mentre mi pietrificavo in mezzo al corridoio. Cosa
vuole significare quella domanda? Aveva sempre odiato cucinare. Non
sapeva fare nemmeno un uovo al tegamino. In più aveva gli
allenamenti delle cheerleader.
"no mi dispiace Jen. Poi non sarebbe il posto adatto per te...non ti
piace cucinare"
"be si...si può sempre inziare no? " balbettò in
cerca di qualche altra scusa che non fosse corteggiare Dan Dempsey. La
guardai fissa negli occhi e capii quanto ci tenesse. Cosi feci segno
con la mano di seguirmi e lei, saltellando mi raggiunse continuando a
sussurrarmi grazie fino alla porta dell'aula. Perchè il mio
mondo stava diventando cosi affollato?
L'aula era già piena quando arrivammo. La professoressa Stan
sfogliava un grosso libro di cucina; Margaret ed Anne si stringevano
reciprocamente i grembiuli mentre Nicole, la più giovane del
gruppo, sistemava il piano di lavoro ordinando le ciotole in ordine di
grandezza. Poi qualcuno mi poggiò una grossa mano in testa
girandola verso destra. Ryan mi fissava con i suoi enormi occhi
nocciola e il suo solito sorriso gentile.
"da quando fai cosi tardi? Non è da te... " rise poi
voltandosi anche verso Jen. " aaa avevi la zavorra con te! "
Jen lo fulminò come solo lei sapeva fare, ore ed ore di
allenamente dal tavolo delle cheerleader a fissare male gli altri
avevano contribuito a renderla una specialista di occhiatacce. In
più odiava profondamente Ryan, l'altro mio amico di vecchia
data. C'eravamo conosciuti proprio all'inizio del primo anno, entrambi
con la passione per la cucina ed i dolci in particolare. Lei continuava
ad insistere che era innamorato di me, e forse aveva anche ragione. Ma
da un certo momento in poi, la cosa non mi dette più cosi
fastidio....
"bella addormentata torna tra noi ti prego! Voglio la ricetta della tua
deliziosa torta di mele oggi! " insistette lui togliendomi lo zaino
dalle spalle mentre rispondevo con un sorriso. Poi qualcosa mi
turbò. Sentii nuovamente alle mie spalle quel profumo
dolciastro del giorno prima. Ryan si voltò insieme a me ed
entrambi restammo scioccati, sicuramente per diversi motivi. Dan
Dempsey oggi indossava una leggera camicia bianca , con un maglioncino
azzurro sopra, la solita sciarpetta intorno al collo, i jeans molto
attillati e gli occhiali da sole sulla testa tra i capelli disordinati
e biondi, come quelli di un bambino. Era di una bellezza quasi
sconvolgente per me, abituata ogni mattina ad indossare le solite cose
senza molto garbo nè criterio. Mi sentii terribilmente in
disordine e pregai che fosse gay, ancora una volta. Me ne sarei fatta
una ragione.
"sono particolarmente in ritardo capo?" mi sorrise poi gettando
nuovamente a terra il solito zainetto. Ryan lo fulminò con
lo sguardo mentre Jen per poco non crollava a terra senza fiato. Potevo
benissimo cogliere dal suo sguardo quanto ne fosse affascinata. "non
particolarmente ma...hai portato il grembiule?" lo rimproverai notando
che non aveva nulla in mano. Lui sgranò gli occhi e si colpi
leggermente la testa con una mano.
"oh che sbadato...me ne sono proprio dimenticato....potrai mai
perdonarmi? " si scusò piegandosi con le mani cungiunge
verso di me.
"non credo...ti toccheranno gli orsacchiotti" sogghignai tutta contenta
di poter distruggere tanta bellezza, tramutandola in qualcosa di
particolarmente buffo. Ryan rise con me.
Fatte le presentazioni con il resto delle ragazze (ovviamente estasiate
dalla presenza di Dan Dempsey) mi misi alla ricerca degli ingradienti
per la torta di mele in programma oggi. La professoressa Stan si
scusò di non poter restare oltre per un impegno dal
consiglio di istituto e lasciò come sempre tutto in mano
mia. "non si preoccupi" la tranquillizzai sorridendo orgogliosa. "ah
Kristen ti dispiacerebbe segnare anche l'ora di oggi a Dempsey? " mi
domandò poi sul ciglio della porta. Io mi voltai con la
testa verso di lui, infagottato nel grembiule con gli orsetti, per
niente imbarazzato quanto divertito. "certo...nessun problema..."
sospirai.
Il pomeriggio proseguì piuttosto tranquillamente. Tutti si
impegnarono a fondo per preparare la torta, mentre Dan fu affidato al
taglio delle mele. Mentre Ryan e Jen tentavano di far funzionare il
robot da cucina, litigando su chi avesse fatto cosa, mi avvicinai a lui
per vedere come se la cavava. Era assorto come se la cosa che stesse
facendo fosse la più difficile di questo mondo. Sembrava
piuttosto impacciato. Sbuffai un pò e presi una mela dalla
ciotola. Lui si voltò sorpreso con la stessa espressione del
giorno prima, con la bocca leggermente aperta come a voler dire
qualcosa. Questa volta era molto più vicino e la perfezione
delle sue labbra non potè non colpirmi. "ti faccio
vedere...altrimenti non finirai mai" conclusi abbassondo subito lo
sguardo. Iniziai a tagliare la mela prima lentamente cercando di fargli
vedere come tenere il coltello, poi poi affettare sempre più
velocemente. Me lo aveva insegnato la nonna. Il pensiero mi colpi cosi
violentemente che non mi accorsi di non aver più mela tra le
mani, finendo cosi per ferirmi. "accidenti... " mugugnai cercando
qualcosa con cui tamponare il taglio. Anche questa volta
però, Dan fu più veloce. Prese la mia mano,
portandosi alla bocca il dito sanguinante. Il cuore mi
sembrò scoppiare. Era una cosa stupida, banale, mi stava
solo succhiando via il sangue. Perchè allora il mio volto
iniziò a diventare paonazzo. Cercai con lo sguardo gli
altri, sperando che fossero in altre faccende affaccendati. Come
potessi prevedere, erano invece intenti tutti ad osservare la scena,
Ryan con uno sguardo più acuto degli altri. "va bene cosi!"
urlai quasi strattonando via la mano. Lui mi sorrise per niente
spiazzato e tornò ad affettare le mele. Io nascosi il tito
tra le piege del grembiule, anche se avrei voluto nascondere l'intera
faccia in quel momento. Per i restandi 10 minuti, nè Ryan
nè Jen mi rivolsero parola. Io mi concentrai tolmente sulla
torta, che alla fine venne un pò bassa. Era come diceva
sempre la nonna: se non si mette amore in ciò che si fa, non
verrà mai perfetto. Oggi non avevo messo un minimo di
impegno nel lavoro in cucina: qualcos'altro aveva deviato la mia
attenzione. O meglio, qualcun'altro. " ti aspettiamo fuori Kris oppure
hai ancora molto da fare?" mi domandò Ryan mentre le ragazze
lasciavano l'aula salutandomi. "segno l'ora a Dempsey e mi fermo a
rifare la torta" spiegai tagliando corto. Ero nervosa. Terribilmente
scocciata da tutto ciò che era scuccesso. Quella torta mi
era sempre venuta perfetta. E cosi doveva continuare ad essere. Ryan mi
sorrise come sempre e mi diete un bacio sulla guancia. "non ti stancare
troppo però ok? Ci sentiamo sta sera piccola" mi
salutò poi uscendo dall'aula. Poi mi voltai verso Dan,
seduto nuovamente sulla cucina. Fissava il suo cellulare abbastanza
concetrato. "ehm...Dempsey vieni, il tuo foglietto, ecco l'ora"
esclamai porgendogli il foglietto oltre il tavolo. Lui si
voltò velocemente chiudendo lo sportellino del cellulare e
scendendo dal tavolo." thank you baby " esclamò con fare
ammiccante. Arrossii nuovamente voltandomi verso la finestra. "sei un
pò spinosa...ma sotto sotto...come la torta di mele" disse
sfiorandomi la mano per prendere il foglietto.
"fuori crosta...ma dentro dolce e morbida"
"smettila e concetriti di più domani piuttosto di fare
stupide affermazioni!" lo sgridai sempre più in imbarazzo.
"lo prometto mamma " rispose sporgendosi sul tavolo e poggiando le sue
morbide labba sulle mie. Cavolo...perchè non mi ero
ritratta. Cavolo,cavolo....cavolo...
"non ci riprovare mai più!" urlai poi con veemenza
lanciandogli dietro un mestolo trovato sul momento, mentre Dan si dava
alla fuga infondo all'aula.
"wow che donna decisa che sei! Magari la prossima volta ti do un bacio
serio ok?" rispose ridendo e strizzandomi l'occhio prima di rimettersi
gli occhiali da sole.
"certo come no! Sparisci dalla mia vista!" imprecai rovesciando dal
nervoso tutto il carrello delle posate.
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Capitolo 3 *** 3. Nessuna speranza ***
Cap 3. Nessuna speranza
Mescolavo velocemente i tuorli d'uovo, cercando di creare un composto
più omogeneo possibile. Non mi era inoltre difficile
riversare tutto il nervoso del giorno prima sulle fruste da cucina. Il
rumore provocato da quel movimento continuo era alquanto assordente,
tanto che, pochi minuti dopo, Eric comparve in cucina con le mani sulle
orecchie e lo sguardo di ghiaccio.
"kris stanto cielo...devi fare tutto questo casino per preparare due
uova?" implorò piegandosi leggermente in segno di resa.
"scusa...cercherò di fare meno rumore" risposi secca
continuando a mescolare con meno veemenza.
"sia ringraziato il cielo...qualcosa non va? Non è da te
fare tutto questo chiasso in cucina" rise poi dandomi un colpetto
dietro la testa.
"sto bene, non sono nervosa, voglio solo che vengano a neve ferma "
commentai, mentendo.
"di questo passo diventeranno ferme sul serio..." continuò
mettendosi a sedere davanti a me con le braccia conserte e la testa tra
esse.
"sei stanco? Potresti prenderti una pausa dalla tua scrittura. Ti vanno
dei biscotti?" domandai notando le occhiaie profonde sotto gli occhi
nocciola.
"no grazie. Sono in alto mare e la consegna è dopodomani.
Non capisco perchè arrivo sempre con l'acqua alla gola..."
si gratto la testa tra i capelli ricci ed arruffati.
"forse perchè preferisci passare il tuo tempo a cercare di
riconquistare Kate" replicai freddamente. Erano mesi che si ostinava a
scriverle poesie e a struggersi davanti alle loro vecchie foto. Kate
era stata la sua ragazza per 5 anni, ma da ben 6 mesi aveva deciso di
prendersi una pausa di riflessione, adducendo scuse sul fatto che lui
la mettesse dietro al suo lavoro.
"cavolo Kris cosa dovrei fare? Io la amo capisci? E' la donna della mia
vita non posso farmela scappare cosi... " piagnucolò
nascondendo nuovamente la testa tra le braccia. Mio zio era sempre
stato troppo sensibile. Infondo scriveva libri per bambini; questo
doveva pure significare qualcosa.
"ma se continui cosi perderai anche il lavoro e ci troveremo nei guai!
Lasciala respirare un pò...quando sentirà la tua
mancanza allora capirà se è giusto tornare
insieme o no" sbuffai, non potendone più di ripetere le
stesse cose da mesi.
"non perderò il lavoro piccola te lo prometto. Finirai il
liceo e andrai in quella scuola di cucina che desideri frequentare!"
disse poi con tono fermo e deciso rialzando la testa. Gli sorrisi
dolcemente per poi constatere che le uova erano pronte. "non devi
preoccuparti per quello. Con le torte di questa settimana ho guadagnato
70 dollari che vanno a sommarsi a tutto il resto delle vendite
dell'anno scorso. Ho un bel gruzzoletto. Posso farcela" lo
tranquillizzai andando verso il lavandino.
"odio non avere la possibilità di aiutarti di
più. Sei davvero in gamba Kris. Ti manca solo un bel ragazzo
per cui perdere la testa...quel Ryan non si è fatto ancora
avanti?" domandò ridendo.
"smettila! E smettila soprattutto di metterlo in imbarazzo quando viene
qui. Non è bello sentirsi gridare dietro, "Avete finito o vi
manca ancora molto" con risatine al seguito" lo sgridai con occhiate
fugaci.
"su Kris mi diverto un pò! In più una donna senza
amore non sboccerà mai!". Era proprio uno scrittore da
strapazzo.
"hai mai considerato di darti agli Armony?"
"no ancora no, ma ti prometto che se mi licenziano lo farò"
si congedò dandomi un bacio sulla guancia e ritirandosi nel
suo studio per finire il lavoro da consegnare.
Il resto della serata lo passai davanti alla tv a mangiare torta e a
pormi domande sul perchè Dan Dempsey dovesse contare quella
stupida punizione. Non riuscivo a togliermi dalla testa che dovevo
scoprirlo al più presto...come non riuscivo a dimenticare la
morbida sensazione delle sue labbra sulle mie. Al pensiero arrossii e
mi morsi il labbro, forse troppo veementemente, tanto da far uscire del
sangue.
Quando poi il mattino seguente mi guardai allo specchio notai una
piccola crosta li dove ci avevo dato dentro coi denti. Ero veramente un
mostro. Ricordai il volto perfetto di Dan e poi i suoi capelli che,
anche se spettinati, riuscivano a sembrare in ordine, un ordine tutto
particolare ma perfetto allo stesso tempo. Avrei voluto rompere lo
specchio in cui vedevo i miei lisci e lunghi capelli castani ricadere a
piombo intorno al volto bianco e pallido. Innervosita sopra ogni cosa,
decisi di recarmi a scuola prima del solito, con lo stupore di zio che
si trascinava ancora per casa in pigiama. In pochi minuti di bici fuoi
davanti al parcheggio dell'istituto, convinta a recarmi in biblioteca
per ripassare un pò scienze, della quale mi ero dimenticata
di studiare diversi capitoli. Mentre incappucciata, correvo lungo il
vialetto principale, qualcosa catturò la mia attenzione. Una
giovane donna sulla trentina, con dei capelli biondissimi e lunghi,
labbra rosse e vestito a righe nero. Si guardava attorno circospetta,
come se cercasse qualcosa. Non sembrava un'insegnante, anche
perchè conoscevo tutto il corpo docenti, nonchè
segretarie e personale scolastico, da quando avevo avuto
l'autorizzazione ad aprire il corso di economia domestica. Aguzzai lo
sguardo ancora un pò finchè una macchina non
parcheggiò poco distante da lei. Avrei riconosciuto il
ragazzo al volante tra mille ormai: era Dan Dempsey. Corsi quindi a
sulle scale che conducevano all'ingresso, sperando non mi avesse ancora
visto. Non avevo proprio voglia di vederlo dopo quello che era
successo, anche se sapevo che l'ora di letteratura inglese sarebbe
stata a metà giornata. Mentre decidevo di intrufolarmi in
biblioteca, sentii un paio di tacchi muoversi rapidamente alla mia
destra, li dove prima avevo inquadrato la bella biondina. Incuriosita
mi voltai e ciò che vidi mi colpi come un pugno. Le teneva
le sue braccia intorno al collo di Dan, mentre le mani erano incastrate
tra i suoi biondi capelli arruffti. Si baciavano. O meglio, lei baciava
lui con una veemenza tipica dei film d'amore. La cosa mi colpi come un
pugno allo stomaco. Non aveva alcun senso. Ma faceva male lo stesso. Mi
voltai per non vedere oltre e mi incamminai a passi lunghi e svelti
lungo il corridoio, convinta sempre più che a questo punto
non poteva essere certo gay. Per di più amava le donne come
dire...mature. Per un attimo la mia mente formulò qualcosa
come "nessuna speranza", prima che la parte più forte e
razionale mi ricordasse che avevo 3 capitoli da ripassare...
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Capitolo 4 *** 4. Farina ***
Cap 4. Farina
“che hai fatto al labbro? “ domandò
preoccupato Ryan poggiando delicatamente un dito sulla ferita.
“niente, mi sono morsa“ lo tranquillizzai con un
sorriso.
“il tuo vizziaccio...perderai entrambe le labbra, e
sarà un problema per il tuo ragazzo“ rise poco
dopo dandomi un buffetto sulla guancia.
“mi preoccuperei più del fatto di non poter
assaggiare ciò che faccio“ lo contraddissi
cambiando discorso. Non era il momento adatto per far riferimento a
baci, ragazzi e quant'altro. Il suo sguardo si rabbuiò e si
voltò verso la finestra della piccola aula di cucina. Aveva
un profilo stupendo. Un naso dritto e squadrato, le labbra sottili e
larghe e la fronte pulita, alta e fiera. Ryan era cosi come lo si
poteva immaginare: orgoglioso, avvolte spavaldo, ma buono come il pane.
Tranquillo e mai rissoso; riflessivo al punto giusto. Non avevo mai
conosciuto qualcuno cosi equilibrato. Probabilmente non pensavo
esistessero persone come lui. Era fantastico avere le sue attenzioni;
avrei anche potuto....ma non ce l'avrei mai fatta. Era troppo
importante per me la sua presenza. Mi ci avvicinai piano piano,
lasciando sul tavolo le verdure e la mezzaluna.
“perchè hai smesso? “ domandò
lui voltandosi di scatto. Prima che potesse dire altro lo abbraccia.
Potevo respirare il suo profumo aspro e forte, diverso da quello dolce
e raffinato di Dan. Lui ricambiò tenedomi stretta la vita.
“cos'è, carenza d'affetto? “ rise poi
dandomi un bacio sulla guancia.
“può darsi...però credo di non averti
mai ringraziato abbastanza per quello che fai“ risposi
spostando lo sguardo più in la.
“non faccio nulla di che scema... “ Si stava
imbarazzando. Lo capivo dalla lieve incertezza nel tono della voce.
Improvvisamente la porta alle nostre spalle si aprì, e il
dolce profumo di Dan mi investi in pieno. Ryan ancora abbracciato a me,
si spostò con la testa per fargli un accenno di saluto col
capo. Io non avevo il coraggio di guardalo in faccia e continuai a
fissare l'infito oltre la finestra.
“ho interrotto qualcosa? “ ridacchiò con
la sua voce cristallina, muovendosi verso di noi. Potevo sentire la sua
lenta camminata alle mie spalle.
“no, no. Sei solo in largo anticipo“ rispose pacato
Ryan. Io mi staccai da lui lentamente e mi voltai per replicare, ma
ancora una volta mi persi nell'osservarlo attentamente. Indossava una
felpa nera con uno strano disegno al centro bianco, un paio di jeasn
più larghi del solito e un cappellino nero di lana come
quello di un paio di giorni prima, quando ci eravmo conosciuti. Gli
occhi erano leggermente cerchiati e lo sguardo meno vivace del solito.
A quanto pare le donne a lui, facevano l'effetto contrario.
“si sono un pò in anticipo ma ho pensato che
sarebbe stato meglio non arrivare in ritardo per ricevere dietro altri
mestoli“ rispose lui lanciandomi un occhiata fugace. Per un
attimo temetti il peggio.
“be allora già che ci sei mettiti a pelare patate!
“ replicai seccai lanciandogli una ciotola di latta. Lui la
colse al volo e si mise una mano sulla fronte, facendo il gesto
militare di "si signore".
Come faceva a rendermi cosi irritabile? Scossi la testa sbuffando e
raccogliendo tutto l'autocontrollo di cui ero in possesso. La lezione
si concentrò sul pasticcio di verdure. Tutti furono
piuttosto entusiasti, tranne ovviamente Dan, che non riusci a tagliare
più di tre patate in un ora. Non era di certo portato per la
manualità.
“dai l'ultima non è venuta male! “
commentò mostrandomi una patata ancora mezza coperta di
buccia. Feci finta di battere la testa contro il muro, cosa che le
altre trovarono divertente. Jen stranamente non era venuta. Forse non
aveva potuto saltare gli allenamenti. Peccato. Avevo pensato che almeno
avrebbe potuto aiutare "l'imiastro" nel suo sporco lavoro.
“per oggi basta cosi ragazze. Finisco io di sistemare qui.
Potete andare“ le congedai poco dopo.
“sicura di non voler aiuto? “ mi domandò
Ryan “potremmo tornare a casa insieme“
“no grazie Ryan. Passo anche a riportare il libro in
biblioteca e poi non posso lasciare qui la bici“ replicai con
un sorriso.
“come vuoi. Ah, ho visto che hanno messo un film carino al
cinema...si potrebbe andare con Eric se gli va. Cosi lo togliamo dal
suo studio“ propose poi con un occhiolino.
“gli piacerebbe! Ma deve finire il lavoro prima che lo
licenzino. E' in ritardo come sempre “ sbuffai, mentre alle
mie spalle Dan era chinato a raccogliere le bucce di patata sfuggite al
cestino.
“allora magari...andiamo noi due. Ti va? “
insistette. A quanto pare non era contemplato un rifiuto. Mi preparai a
cedere quando un rumore assordante e un ondata di farina mi colpirono
alle spalle. Iniziai a tossire e sentii Ryan gridare qualcosa. In pochi
secondi tutto fu ricoperto di farina. Il piano di lavoro, il pavimento
circostante, il mio volto, i miei capelli. Sentii la rabbia salire su
in modo quasi surreale. Ero sempre stata una persona particolarmente
tranquilla. Ma si stavano superando tutti i limiti.
“che diavolo hai fatto? “ urlai voltandomi verso
l'unico possibile autore del disastro. Come volessi dimostrare, Dempsey
era completamente ricoperto di farina. Si tolse velocemente il
capellino di lana e un'altra piccola nube di farina si levò
nell'aria.
“non avevo visto il sacco proprio qui sopra...mi sono alzato
ho battuto la testa e....ah ah .... un bel disastro vero? “
rise, cadendo a sedere all'indietro.
“non ci trovo nulla da ridere! E' un disastro mi
toccherà ripulire tutto maledetto! “ urlai in
preda alla furia, raggiungendolo sul pavimento e afferrandolo per una
parte della felpa, in prossimità del collo.
“sei un impiastro! Sparisci immediatamente da qui! “
“dai non fare cosi! Prendila sul ridere...ti aiuto
io“ rise ancora una volta da sotto la coltre di farina.
“guarda che disastro! Se fosse per me ti farei raccogliere
tutto da solo“ continuò Ryan raggiungendoci.
“posso farlo tranquillamente sai? “ rispose questa
volta secco Dan. Io lo lascia andare, rialzandomi a cercare la scopa
nascosta da qualche parte.
“lascia fare! Faccio io! “ cercò di
fermarmi lui prendendomi per un braccio, ma Ryan si mise in mezzo
sollevandolo da terra. C'era veramente una grossa differenza di
proporzioni tra i due. Messo davanti a Ryan, Dan appariva piccolo e
indifeso.
“Ryan dai...tranquillo. Sistemo da sola non ho bisogno di
nessuno. Andate su, o non finirò mai“ li esortai
ad uscire indicando la porta.
“ma Kris non finirai mai! Fatti aiutare da me
almeno“ si propose Ryan.
“no no. Non voglio nessuno qui mentre sistemo. Ora andate
è un ordine! “ insistetti scandendo bene le
parole. Entrambi restarono ammutoliti per qualche secondo. Poi Ryan
sospirò e lasciò andare il colletto della felpa
di Dan.
“come vuoi. Ci sentiamo più tardi però!
“ disse forte raccogliendo da terra lo zaino.
“anche tu impiastro! Seguilo! “ urlai a Dan ancora
fermo davanti a me. Lui mi fissò con sguardo sconcertato per
poi seguire Ryan verso la porta, che si chiuse alle loro spalle. Ero
finalmente sola. Inizia a raccogliere tutta la farina sparsa ormai
ovunque. Il lavoro iniziò alle cinque circa e, dopo un'ora,
mi sembrava di essere ancora al punto di partenza. Mi asciugai la
fronte sforzandomi di non pensare. Forse avrei dovuto farmi aiutare.
Non era stata poi una cosi brillante idea cercare di fare la superdonna
del momento. Sconfortata scivolai lentamente a terra lungo il muro del
piano cottura. Poggiai la testa sulle ginocchia e mi lascia andare per
qualche minuto. Volevo svuotare un pò la mente. Poi
però, la porta dell'aula si aprì. Sollevai
bruscamene la testa pensando fosse qualche professore. Invece c'era
Dan. Era ancora mezzo sporco di farina con una scopa tra le mani. Lo
fissai con gli occhi sgranati sorridermi e, poco dopo, iniziare a
spazzare per terra senza proferire parola. Ancora scioccata, rimasi a
terra seduta muovendo solo gli occhi seguendo i movimenti della scopa.
“cos...che diavolo ci fai qui? “ balbettai poi in
preda alla confusione “mi pareva di averti detto di
andartene! “
“a me pare invece che tu abbia bisogno di aiuto. E molto. Dai
permettimi di darti una mano. Ho fatto io questo casino, impedendoti
anche di andare al cinema con il tuo amichetto“ mi
supplicò con falsa compassione.
“uno: non chiamare Ryan amichetto! Due: ce la faccio anche da
sola; Tre: non avrai pensato di passarla liscia. Non ti avrei segnato
l'ora oggi! “ lo minaccia rialzandomi, intenzionata a non
stare un solo momento in più in quella stanza con lui.
“scherzavo Honey! Voglio davvero aiutarti. E non me lo
impedirai“ ridacchiò allontanandosi mentre io
cercavo di prendergli la scopa dalle mani.
“provocheresti qualche altro cataclisma! “
continuai mentre lui si spostava velocemente per impedire che lo
prendessi.
“non sei molto veloce! “ rise saltando oltre il
tavolo.
“e se tu fossi cosi agile anche in cucina diventeresti un
grande cuoco! “ replicai lanciandogli uno straccio che avevo
precedentemente usato per pulire.
“dovremmo fare meno la guerra e più l'amore noi
due“ rise poi malizioso da sotto il piano. Arrossii
violentemente e corsi verso di lui, convinta ancora di più a
cacciarlo fuori. Mentre mi chinavo per capire dove si fosse nascosto
però, un mano mi afferrò il braccio trascinandomi
col sedere a terra.
“aiaaa“ gridai sollevando un pò di
farina. Poi le braccia di Dan mi circondarono la vita e mi
trascinò verso di lui. Tentai di divincolarmi, ma nonostante
le braccia non troppo muscolose, era piuttosto forte.
“sai mi da molto fastidio il tuo atteggiamento di
superiorità“ disse poi lui calmo come sempre.
“se non mi lascio ti denuncio per molestie! “ urlai
sempre più in collera.
“e' questo che intendo. Non ti sai divertire. Forse
perchè non hai ancora provato i veri piaceri della vita
oltre le torte al cioccolato“ rise lui, piegandomi
leggermente il collo per poi baciarlo. Un brivido mi percorse la
schiena, e non fuoi più capace di muovermi. La testa
iniziò a girarmi, ma con le poche forze che mi rimanevano,
diedi una gomitata riusciendo finalmente a liberarmi approfittandomi
del momento di debolezza. Lui mi lasciò rialzare sorridendo.
“vattene immediatamente o chiamo qualcuno! “
impazzi avviandomi con passi svelti verso la porta. Lui si
alzò e mi segui impedendomi di uscire a pochi centimetri
dalla porta, prendendomi per le braccia e girandomi verso di lui.
“calmati scema! Guarda che non sono uno violento io“
“ah no? E quello di prima come me lo chiami? Ora capisco
perchè ti hanno messo in punizione! Sei un maniaco!
“ gridai con il sangue che mi saliva al cervello
“ti ho visto questa mattina! Cosa cred.... “
Prima che finissi la frase, mi ritrovai nuovamente a contatto con le
sue calde e morbide labbra. Questa volta però, fu un bacio
vero. Di quelli che non avevo mai dato, nè ricevuto. Piano
piano, sentii le forze mancarmi, come il fiato in gola. Le braccia si
abbandonarono lungo i fianchi e la testa iniziò a girare
forte...finchè non percepii più nulla....svenuta.
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Capitolo 5 *** 5. Host ***
Cap 5: Host
Quando riaprii gli occhi ero in infermeria: ancora ricoperta di farina
e con i due grandi occhi di Dan che mi fissavano preoccupati.
“spostati dalla mia vista ii...iii. “ provai a dire
mentre la testa continuava a girarmi.
“idiota? “ suggeri lui sorridendo e accarezzandomi
la fronte con la mano calda e soffice. Tentati di spostarmi ma ero
ancora molto debole. Ad un tratto vedere nuovamente le sue labbra mi
ricordò il perchè mi trovavo in infermeria
sdragliata su un lettino mezza coperta di farina. Strinzi i pugni e
tentai di mettermi seduta mentre l'infermiera entrava con una tazza
piena di un liquido fumante.
“signorina si sente meglio ora? Il suo compagno mi ha detto
che è svenuta mentre pulivate la cucina“ A dirla
tutta non era il "pulire" che mi aveva letteralmente lasciata senza
fiato.
“s..si diciamo ci di si “ mentii cercando non
picchiarlo mentre coprendosi la bocca con la mano lui rideva sotto i
baffi.
“sarà stato il fatto che hai mangiato poco a
pranzo. Bevi questo caffè caldo e fatti accompagnare a casa
da lui oggi. So che sei in bici. Non è il caso che uscita da
qui tu sbandi da qualche parte“ mi consigliò
passandomi la tazza rovente.
“no no...preferisco tornare a casa da sola“
replicai sgranando gli occhi. In macchina? Con quel maniaco? Neanche
morta!
“non fare la schizzignosa guido bene sai? E la dottoressa ha
ragione. Ti accompagno io poche storie“ rispose serio lui
poggiandomi una mano sulla spalla che spostai appena l'infermiera si
girò per prendere la cartella medica.
“non posso lasciarla andare finchè non mi promette
che tornerà a casa con questo giovanotto“ sorrise
lei mostrandomi il foglio d'uscita. Mi voltai verso Dan con uno sguardo
non malvagio...di più, poi sbuffare e fare cenno di assenso
con la testa “va bene va bene....ora mi dia quel
foglio“ mentre Dan si alzava con lo sguardo di colui che ha
vinto la sua partita.
In pochi minuti mi ripulii nel bagno delle ragazze e seguii Dan avvolto
nel suo cappottino nero, fino alla sua bellissima macchina, ovviamente
non usata. Gli interni profumavano ancora di nuovo e sul sedile
posteriore notai un piccolo cuscino con qualcosa scritto sopra.
Somigliava più all'auto di una donna.
“hai una bella macchina...un pò "delicata" per un
maniaco come te“ sorrisi lanciando la prima di tante
frecciatine che mi erano venute in mente mentre mi allacciavo la
cintura.
“pensavi di trovare borchie e frustini? Spiacente saranno i
tuoi gusti non i miei “ replicò lui dolcemente
mettendo la macchina in moto.
“vedi di farmi arrivare a casa sana e salva o ti soffoco con
quell'orrendo cuscino rosa che hai li dietro“
“sempre dolce e delicata. Io sarò un maniaco ma tu
sei proprio rozza. Non ho mai conosciuto una ragazza cosi
poco...aggraziata“ replicò con con uno sguardo
poco carino.
“se sono rozza è grazie a ragazzi come te!
aggredire cosi una povera ragazza indifesa! “ piagnucolai
spostando il mio sguardo fuori dal finestrino “gira a destra
scemo“
“per favoreeee“ replicò voltando
bruscamente nel vialetto di modo che la mia testa sbattesse contro il
vetro freddo.
“cretino non sai guidare! “ urlai “sta
volta vai dritto e cerca di non prendere un albero!
“
“hai sempre parole gentili in bocca...siamo sicuri che io
abbia baciato una donna? “ rise accelerando e poi frenando
facendomi sobbalzare sul sedile.
“SMETTILA SUBITO! non è divertente per niente
potrei vomitare il caffè su questo tuo bellissimo tappetino!
“ sentivo il sangue ribollirmi in corpo. Non avevo mai
provato dei sentimenti simili per qualcuno. Non sapevo come facesse
ma...era fatto per farsi odiare da me!
“la smetto se tu la smetti di chiamarmi cretino“
rise accelerando ancora un pò “ora destra o
sinistra? “
“sinistra cre....sinistra“ mi frenai cercando di
calmarmi.
“brava cosi si fa...ora vado sempre dritto? “
continuò voltandosi verso di me
“si sempre dittro il numero 9 è il mio “
sbuffai mordicchiandomi labbro inferiore come non mai. Era una
situazione terribile. Non sopportavo più la sua presenza.
Ero disgustata dall'odore di quella macchina e soprattutto dal suo cosi
dolce e penetrante. Odiavo il suo modo di fare, i sorrisi e i suoi
sguardi ammiccanti. In poco tempo si era aggiudicato tutto il mio
astio. Finalmente raggiungemmo la mia piccola villetta dal giardino
spoglio visto che nè io nè zio Eric potevamo
definirci dei "pollici verdi". Frenò dolcemente e spense la
macchina, mentre io tentavo velocemente di togliermi la cintura di
sicurezza e scappare da lui il più lontano possibile.
“bene direi che i mie compiti per oggi sono stati
assolti“ rise Dan spettinandosi i capelli.
“si...bene...acc...queste cose non si riescono a
sfilare....grazie comunque e a mai più“ balbettai
mentre finalmente la cintura di sicurezza tornava alla sua posizione di
partenza.
“sono 70 dollari“ replicò lui
afferrandomi un braccio. Mi voltai lentamente per guardarlo bene in
faccia e fulminarlo con gli occhi. Lui non sembrava affatto preoccupato
ma tutt'altro: divertito.
“sei un taxi molto caro direi! “ sorrisi
nervosamente.
“ma i 70 dollari non erano per il viaggio...ma per il
bacio“ continuò lui tranquillo avvicinandomi a lui
sempre tenendomi stretta per il braccio.
“non farmi ridere...non sei spiritoso! Fammi
scendere“ ringhiai cercando con l'altra mano di aprire la
portiera che, purtroppo, era chiusa con la sicura.
“ah ah ... io non sono spiritoso ma sono molto serio. Ho
pensato che avessi dovuto renderti felice almeno un attimo...e ti ho
baciata. Sei addirittura svenuta! “ continuò con
la sua risata cristallina.
“tu...tu vuoi...vuoi dire che...lo fai spesso? Vai...vai in
giro a dare baci e a fari PAGARE? Cosa sei un...un gigolò?
Ah ah “ replicai mentre non riuscivo a leggere nei suoi occhi
la fine dello scherzo.
“uhm...diciamo un Host si“ ondeggiò con
la testa mentre i nostri sguardi si incrociavano: il mio stupito e il
suo più serio che mai.
“no...non ci posso cre...non ci posso credere! Tu fai
l'host??? Ecco chi era la donna all'ingresso l'altro giorno! Oh mio dio
tu non stai mentendo...è la verità! E il preside
ti ha punito per quello? Cos'è ti sei fatto qualche
segretaria per caso? Fammi scendere immediatamente mi fa schifo...
“ Vomitai tutto mentre la mia bocca si storceva con
disprezzo. Era bello, era simpatico, era gentile...ma era tutto finto.
E per un microsecondo c'ero cascata anche io. In realtà Den
Dempsey era un cinico. Non sapeva amare, mi rifiutavo di pensare che
una persona cosi potesse cogliere il significato dell'amore.
“non mi importa di farti schifo...e nemmeno che tu non
condivida il mio stile di vita. Voglio solo che mi paghi ora e
subito“ replicò con un tono di voce che non avevo
ancora sentito prima. I suoi occhi chiari diventarono impenetrabili e
il suo sorriso si spense. Era molto serio. E' la cosa mi fece male al
cuore più di tutto. Mi piegai in basso verso lo zaino e in
tutta fretta tirai fuori il portafoglio. C'erano i 70 dollari
guadagnati poco tempo fa...con tutta la forza che avevo li sfilai e
glieli gettai letteralmente addosso.
“mi dispiace tanto per te... “ sussurrai alla fine
mentre le lacrime si fermavano agli angoli degli occhi come gemme
preziosi troppo rare da cogliere. I suoi grandi occhi per un attimo
persero la luce che avevano acquistato precedentemente.
concluse freddo lasciando finalmente la
sicura. Presa dalla furisa finalmente usci e sbattei forte la portiera
correndo verso il vialetto di casa mentre alle mie spalle la
sfavillante macchina nera se ne andava lasciando solo tanta amarezza
nel cuore.
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Capitolo 6 *** 6. Sorpresa ***
Cap 6. Sopresa
La sveglia iniziò a suonare come al solito alle 7:00 in
punto. Con la mano destra mi feci forza tirando giù le
coperte per frenare quel suono tanto fastidioso. Avevo la testa in
fiamme. Non ero riuscita a chiudere occhio. Mi ero girata e rigirata
nel letto senza sosta. Nonostante la doccia fatta subito dopo il
ritorno da scuola, sentivo ancora il profumo di Dan, e della sua
maledettissima macchina. Come non avevo potuto dimenticare le sue
parole e il suo sguardo prima di gridargli tutto il mio disprezzo. Per
un attimo sentii una fitta allo stomaco, come una nausea. Cosi mi alzai
strisciando fino alla cucina dove zio Eric, con la testa fra le mani,
leggeva il giornale.
“buongiorno“ biascicai mettendomi a sedere
acquistando la sua stessa posizione.
“non si direbbe…nottataccia? “ rispose
lui alzando la testa per regalarmi uno dei suoi sorrisi.
“si…diciamo di si“ replicai sbuffando.
“ha telefonata la scuola. Hanno detto che ieri sei stata
male. Non hai la febbre vero? “ mi domandò
allungando una mano per toccarmi la fronte.
“no no …tranquillo sono svenuta per…per
il caldo del…forno“ menti schivando le sue cure.
Eric era terrorizzato dal fatto che mi potessi ammalare. Ero con lui da
due anni e tutte le volte, anche per semplici starnuti, mi ritrovavo
nelle file del pronto soccorso. Fin troppo apprensivo.
“se vuoi passiamo dal pronto soccorso prima di andare a
scuola…forse non dovresti andarci anzi.. “
continuò lui alzandosi per cercare il numero del dottore.
“intendi al pronto soccorso o a scuola? Perché nel
primo caso di appoggio…e forse anche nel secondo“
risposi sorridendo.
“non scherzare baby…non voglio che dicano che non
mi prendo cura di te“ replicò secco sfogliando la
sua agenda superdisordinata. Ci risiamo: complesso da parente poco
premuroso.
“Eric tu ti prendi abbastanza cura di me! Ora smettila per
favore sto bene! E’ stato un calo di pressione niente di che!
Ma se vuoi resto a casa, cosi ti tranquillizzi“ infondo
l’idea non era male. Avrei evitato sguardi imbarazzanti alla
lezione di cucina.
“uhm…si penso sia la cosa migliore da fare. Resta
a casa Kris starei molto più tranquillo. Io devo andare in
centro a consegnare dei manoscritti. Faccio presto però,
credo di riuscire a tornare per l’ora di pranzo. Ah non osare
cucinare! Porto qualcosa dal Mac“ disse velocemente.
“be se mi vuoi ammazzare con quella roba fai pure“
sbuffai alzandomi dal tavolo per raggiungere la caffettiera.
“suvvia per una volta non ti succederà nulla. Ora
scappo a cambiarmi e volo in centro. A dopo piccola“ rispose
sorridendo e baciandomi leggermente la fronte. Quando faceva cosi mi
ricordava tanto la mamma. Lo stomaco si strinse nuovamente e per una
buona volta mi decisi a non bere il caffè e ad optare per
una buona tisana.
Passai il resto della mattinata a studiare e a guardare la tv. Mi
annoiavo terribilmente a stare a casa, ma almeno avevo potuto
metabolizzare l’accaduto del giorno prima. Verso le 4 il
cellulare iniziò a vibrare. Sul monitor comparve la faccia
allegra e ras sicuramente di Ryan.
“Pronto Ryan“
“Ei Kris come stai? Perchè devo sapere da altri
che non sei venuta a scuola perchè ieri sei svenuta in
cucina? “ mi sgridò con una voce di un tono sotto
al furibondo.
“Perdonami Rei ma…è stata una giornata
pesante…forse avevo mangiato poco. Comunque ora è
tutto apposto. Sto bene. Sono rimasta a casa solo per fare felice
Eric“ risposi cercando di addolcirlo.
“mm….sarà…mi hanno detto che
c’era Dempsey con te. Ha combinato qualcosa quel perfetto
cretino? “ Zac…perché Ryan riusciva
sempre a scovare il problema? Doveva assolutamente fare lo psicologo.
“nn..noo no figurati…stavamo solo raccogliendo la
farina. E’ tornato indietro dopo che te ne sei
andato“
Silenzio. Ancora Silenzio. Potevo vedere la faccia di Ryan contorcersi
in una smorfia a dire “perché io non ci ho
pensato?”
“hei…sei ancora vivo li dietro? “ risi
cercando ancora una volta di cambiare discorso.
“si si scusa ero sovrappensiero. Passo a trovarti finita la
lezione“ rispose poi velocemente.
“ma no sta tranquillo sto davvero bene“
“ non era una proposta…a più
tardi“ tagliò corto chiudendo la telefonata.
Gettai il telefono sul divano sbuffando. Come sempre doveva fare di
testa sua. Non mi ascoltava mai. Il sapermi svenuta tra le braccia di
Dan non doveva avergli fatto passare un’ottima giornata. Se
solo avesse saputo che ero stata addirittura costretta a
pagare…forse la mia storia si sarebbe trasformata in una
puntata dei soprano. Ryan non doveva assolutamente sapere nulla di quel
pomeriggio. Ero concentrata con tutta me stessa quando poche ore dopo
il campanello di casa suonò. Incurante del fatto ti trovarmi
addosso una felpa enorme di Eric, dei pantaloncini da pigiama e i
capelli in completo disordine aprii la porte ad un amico non molto
felice.
“Non ha il bell’aspetto che mi hai descritto al
telefono“ si sforzò di sorridere dandomi un
pizzico sulla guancia.
“E’ solo per via del mio solito aspetto
trasandato“ risi prendendolo per mano e trascinandolo dentro.
Lo portai fino alla cucina e mi misi a sedere.
“Come è andata oggi a lezione? Mi hai portato
almeno gli appunti? “ continuai a scherzare mentre serio si
sedeva accanto a me.
“Si si …. Be la lezioni sempre le stesse. Jenny ti
manda i suoi saluti e tutti quelli del corso di cucina“
rispose tirando fuori dei quaderni dallo zaino.
“Che carini…uff… è stato
noioso stare a casa…“ continuai, anche se nella
mia mente balzava una sola domanda. Dan era o no andato a lezione?
“Immagino per te che non stai ferma un attimo. Dovresti avere
più cura di te scema, e pensare meno agli altri > mi
sgrido dandomi una pacca in testa.
“E’ più forte di me, devo tenere la
mente occupata“
“Hai paura di fermarla? “
“Avvolte si…penso che se mi fermo a riflettere
troppo perderò il lume della ragione. Non puoi biasimarmi
per questo“ abbassai gli occhi.
“Kris…io….“
balbettò stringendomi forte la mano poggiata sul tavolo.
“Dai non ti preoccupare…davvero“
“Non è di questo che …volevo parlanti.
Era solo che… io voglio davvero…“
Prima che Ryan potesse finire il campanello suonò
nuovamente. Lui girò gli occhi ed io ne approfittai per
sciogliere le nostre mani e correre verso la porta.
“Deve essere Eric, mi ha minacciato di portare a casa
qualcosa del Mec“ risi mentre alle mie spalle non proveniva
nessuna battuta d’aggancio. Il discorso stava diventando
serio e per un attimo ho davvero temuto. Temuto cosa? Ero proprio una
scema. Ryan aveva ragione. Noncurante aprii la porta “Ti
aspettavo un po’ prima a dire il vero“esclamai per
poi rendermi conto di aver commesso un terribile e tragico errore. Il
suo dolce odore mi colpi nuovamente e i miei occhi fissarono a lungo
quel volto squadrato e perfetto….
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