Last Hope

di Layla
(/viewuser.php?uid=34356)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1)Show me the world that's inside your head ***
Capitolo 2: *** 2)You're not my type, no hard feelings. ***
Capitolo 3: *** 3)I will follow you cause I'm under your spell ***
Capitolo 4: *** 4)Break the plans we had before, let’s be unpredictable ***
Capitolo 5: *** 5)And now I'm told that this is life, that pain is just a simple compromise ***
Capitolo 6: *** 6)Go! ***
Capitolo 7: *** 7)Is this love that I'm feeling? ***
Capitolo 8: *** 8)Cause you are amazing, just the way you are ***
Capitolo 9: *** 9)We are on the same side on the same game. ***
Capitolo 10: *** 10)I need to breathe before I turn the world to grey ***
Capitolo 11: *** 11)We'll never surrender, the kids in the dark. ***
Capitolo 12: *** Epilogo: We were born to be the ones to show the faithless what we've done ***



Capitolo 1
*** 1)Show me the world that's inside your head ***


Image and video hosting by TinyPic

1)Show me the world that's inside your head

 
Phoebe p.ov.

 
Dicono che il primo giorno dell’anno sia un ottimo momento per lasciarsi alle spalle il passato e iniziare tutto da capo.
Perché non provarci?
Quest’ anno è stato pieno di brutte cose – perdere il lavoro, la casa – ma anche di belle cose come lasciare la casa del bastardo, diplomarmi e ritrovare mia sorella.
Non nego che sono stata preoccupata per come l’ho ritrovata e che ho temuto di perderla, ma adesso che la guardo mentre è sulle spalle di Michael con un fumogeno in mano non posso fare a meno di pensare che non l’ho mai vista così felice.
Credo che dopotutto quel ragazzo le faccia davvero bene, forse le fiabe moderne come stare con un membro di una band si possono realizzare.
Io sono Phoebe Della Morte, la sorella di Hyena, la ragazza di Michael Clifford dei 5 Seconds of Summer.
Forse qualcosa sta già cambiando, stasera ho parlato praticamente solo con Ashton Irwin, il batterista. È un ragazzo davvero simpatico, sempre pronto a ridere per qualcosa e – diciamocelo – bello. Hai dei riccioli dorati fantastici, ti fanno venire voglia di accarezzarli e giocarci, gli occhi tra il verde e il castano, un fisico da paura e due fossette assassine.
Una mano che si intreccia alla mia pone fine alle mie elucubrazioni, istintivamente mi irrigidisco, ma quando vedo che è Ashton mi rilasso.
Non sono mai stata una che corresse con i ragazzi, ma con lui mi viene naturale.
Non mi sembra sbagliato un contatto così intimo.
Senza dire nulla appoggia la testa alla mia spalla e guarda in direzione di mia sorella.
“Sono davvero carini, vero?
Non ho mai visto Michael così felice e preso da una ragazza, se non ai tempi della sua mitica ex.”
“Layla me ne ha parlato, Liz, giusto?”
“Giusto.”
“Comunque sono davvero carini, mia sorella rinasce quando sta con lui. La vedo così felice e sono felice per lei, scusa il gioco di parole.”
“Perdonata.
Senti, tra poco ce ne andremo e mi piacerebbe che mi facessi visitare New York, i tuoi posti preferiti.”
Io trattengo il fiato.
“È un appuntamento?”
“Possiamo vederla così. Di solito non sono uno che corre, ma tra poco ce ne andremo e voglio conoscerti meglio perché mi piaci sul serio.”
“Woah.
Sai una cosa? Anche io provo le stesse cose e domani ti farò vedere la mia New York, spero ti piacerà.
Ho paura solo di una cosa.”
“Cosa?”
“Cosa succederà quando te ne andrai?”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Mi piace pensare che se giocherò bene le mie carte tu accetterai di venire con me.”
 Sento le farfalle nello stomaco.
“Allora, giocale Ashton.”
Gli dico dolcemente, accarezzandogli un mano.
“Dove sono Pete e Demi?”
Gli chiedo poi per cambiare discorso.
“Sono andati via e, a giudicare dalla faccia della Lovato, lui le ha dato un secco due di picche.”
“Bene.”
“Come mai?”
“Non so, non ce li vedevo. Per me in lei cercava una mia sostituta e sbaglia perché c’è già una ragazza che gli muore dietro, lui deve solo capirlo.”
“Sei tu?”
“Nah, una ragazza di nome Genesis. La conosco perché spesso faceva i compiti con noi e so che a lei piace Pete.”
“Ehi, piccioncini!”
Urla Luke.
“Entrate, finché non ci sono quelle due spugne di Cal e Mickey festeggiamo.”
“Sono sostituite da Alex e Jack.”
Ridacchia Ash.
“Ehi, Miao. Io bevo solo il giusto.”
Risponde Jack facendo ridere Hayley.
In ogni caso facciamo come ci è stato detto ed entriamo, è piacevole entrare in un ambiente caldo dopo essere stati fuori al freddo. In un angolo c’è Fanny – il fantasma di casa – che mi saluta allegramente, evidentemente contenta di vedere la casa animata.
Devo chiedere a mia sorella e ad Ava di iniziare un allenamento per sviluppare i miei poteri, perché da quando ho lasciato quel lager stanno diventando più forti.
Maja mi passa una bottiglia di birra e Luke rimette del pop punk con il volume al massimo, sono i blink e Alex cerca di cantare “I miss you” con esiti disastrosi. Sbaglia tutte le entrate e a causa della voce resa strascicata dall’alcool fa una misera figura.
Con gentilezza Jack e Zack riescono a convincerlo a sedersi su divano e a stare buono, io mi godo lo spettacolo bevendo dalla mia bottiglia.
Se ci fosse Hyena…
Proprio in questo momento la porta si spalanca ed entrano Cal, Ava, Mickey e Hyena.
“Bastardi, perché non ci avete aspettato?”
Urla il kiwi.
“Perché siete delle spuuugne.”
Urla Alex.
“Ma sentilo! Lo dici tu con quella voce!”
Mia sorella si avvicina sorridendo e nota che io e Ash siamo ancora attaccati.
“Sono felice di sapere che hai fatto amicizia con Ashton.”
“Domani l’ho invitata fuori.”
“Bravo, micio. Trattala bene o te la vedrai con me.”
“Hyena, tu e Ava dovete iniziare a spiegarmi come funzionano i miei poteri. Si stanno rafforzando, vedo Fanny.”
“Sta bene. In tour ci sono lunghe pause.”
Mi fa l’occhiolino e poi se ne va con Mike.
Come cavolo ha fatto a capire che sarei venuta con loro?
A volte dimentico che lei è una strega con tutti i poteri sotto controllo!

 
La mattina dopo vengo svegliata da qualcuno che mi scuote per le spalle.
“Eddai, Pete. Aspetta un attimo, oggi non devo lavorare. Mollami.”
“Non sono Pete.”
Mi risponde la voce di Ashton, istintivamente mi seppellisco nelle coperte, come a voler scappare dalla mia figuraccia.
“Scusa, scusa, scusa.
Di solito Pete mi sveglia quando io devo andare a lavorare e lui è a casa.”
Riemergo rossa dalle coperte, lui mi dà un buffetto gentile sulla fronte.
“Non sono arrabbiato, ma è ora di svegliarsi, principessa.
Inizia la nostra giornata.”
“Ok, mi faccio una doccia e arrivo.”
Lui esce dalla mia stanza e io afferro un paio di jeans puliti, una maglia nera e una camicia a quadri viola e neri. Mi faccio una doccia veloce, mi vesto, mi trucco e mi calco in testa uno dei mie innumerevoli cappellini: questa mattina è viola con la scritta NY dorata.
Scendo al piano di sotto e vedo la casa devastata, Alex dorme in un angolo accanto a Zack, Rian è su una poltrona e abbracciati sul divano ci sono Jack e Hayley.
“Non vorrei essere qui quando dovranno risistemare questo casino.”
“Nemmeno o e infatti non ci saremo. Andiamo, prima che se ne accorgano.”
Mi metto gli anfibi e un cappotto militare e lo seguo fuori. Inutile dire che non c’è nemmeno un’anima, ci sono solo i resti dei festeggiamenti di questa notte.
“Dove andiamo?”
“C’è un Mac sulla quindicesima strada che fa una colazione buonissima.”
“Ti seguo.”
Io annuisco e mi dirigo verso la fermata del metro, scendo le scale, litigo con la macchinetta per avere due biglietti giornalieri, per evitare di comprare un biglietto a ogni cambio. Porgo il suo ad Ashton e poi aspettiamo che arrivi la nostra corsa.
“Cosa fanno di bello lì?”
“Uova e bacon, muffins, pancakes con lo sciroppo d’acero, crepes, brioches, cappuccino, the, quello che vuoi.”
“A te cosa piace?”
“Amo i pancakes e i muffins, sono buonissimi secondo me. Hyena dice sempre che le ricordano quelli che faceva mamma, vorrei potermelo ricordare anche io.”
Lui mi stringe una mano.
“Scusa, non volevo distruggere così l’atmosfera, ma mi manca.
A volte vorrei qualcuno a cui chiedere dei consigli.”
“È normale, anche a me mancherebbe mia madre, hai qualche sua fotografia?
“Per la mia Quinceañera Ava mi ha regalato un album di sue fotografie, l’hanno fatto lei e Layla.”
“Cos’è la Quinceañera
?”
“È una festa dell’ America Latina per le ragazze che compiono quindici anni, da quel momento non sei più una bambina, ma una donna.
“Capisco, è un bel pensiero.”
“Ed è arrivata la nostra fermata, scendiamo.”
Lui non toglie la mano dalla mia e io non lo allontano così saliamo mano nella mano la scala e ci troviamo davanti all’affascinante spettacolo di una New York semideserta e ancora un po’ innevata.
Camminiamo per un po’, poi arriviamo davanti all’insegna inconfondibile di un Mac Donald ed entriamo, c’è solo una persona che serve ed a lei che ci rivolgiamo.
“Io vorrei un McMuffin menù con un paio di pancakes in aggiunta.”
Le dico sorridendo, lei annuisce con aria un po’ rintronata.
“E tu cosa vuoi?”
Chiede ad Ashton.
“Il menù con il bacon e le uova e pancakes anche per me.”
“Come fai a mangiare una roba del genere alle otto del mattino? A me viene da vomitare solo a pensarci.”
“Sono un ragazzo, funziono in modo diverso.”
“Sarà….”
Poco dopo la ragazza ci porge i nostri menù, noi due ci sediamo a un tavolo con vista sulla via. È tutto buonissimo come ricordavo, ma oggi sono impaziente e un po’ preoccupata: voglio sentire l’opinione del batterista.
“Hai ragione. In questo posto la roba è buona, questo bacon ricorda quello che fa mia sorella. Di solito lo cucina per me quando torno a casa dai tour.”
Io sospiro internamente di sollievo.
“Eri sulle spine?”
Il suo tono è sorpreso.
“Sì, non so perché, ma avevo paura che non ti piacesse questo posto.”
Lui sorride senza dire niente e continuiamo a mangiare.
Spazzoliamo tutto in un tempo record, poi io mi batto una mano sula pancia – poco elegante, lo so – e mi guardo attorno.
“Adesso cosa vuoi mostrarmi?”
“La via dello shopping, di solito vengo a darci un’occhiata sognando di avere abbastanza soldi per comprarmi qualcosa, anche solo per senso di rivalsa. Poi… vado in Central Park, perché mi piace molto il laghetto con il ponticello e – quando c’è – alla pista di pattinaggio sotto l’albero di Natale.
Ti proibisco di comprarmi qualcosa, anche se sono sicura che sarà tutto chiuso.”
Lui sbuffa, io sorrido di nascosto.
L’ho sgamato!
Ci alziamo e – dopo aver buttato gli avanzi nel bidone della spazzatura e lasciato i vassoi nell’apposito posto – andiamo verso la quinta strada.
Tutti i negozi sono chiusi, ma le vetrine scintillano comunque e mostrano tutte le firme dell’alta moda italiana e di tutto quello che si può considerare lussuoso.
Io guardo tutto con una sorta di rimpianto e lui se ne accorge.
“Non è il tuo look, perché vuoi una di queste cose?”
“Per dimostrare che ce l’ho fatta. Sogno di aprire una pizzeria mia e di farla diventare uno di quei locali alla moda in cui paghi tutto il doppio del normale e comprando qualcosa qui dimostrerei a me stessa che anche una nullità può diventare ricca e potersi comprare queste cose. È una sorta di questione di principio.”
Lui rimane serio.
“Ti auguro di realizzare il tuo sogno. Mi preparerai una pizza, un giorno?
Io sorrido.
“Anche domani, se ci sono gli ingredienti.”
“Davvero lo faresti?”
“Mi piace cucinare per le persone a cui voglio bene.”
Ammetto rossa.
“Sono felice di sapere che mi vuoi bene.”
Come al solito mi ha strappato più di quello che volevo concedergli, non so come faccia, ma ci riesce e i miei principi, la mia solita calma vanno a farsi benedire.
Dopo un’ora trascorsa nelle vie dello shopping mano nella mano – se ci vedessero i paparazzi! – li mi guarda, forse per chiedermi cosa fare, ma io lo precedo.
“Non hai paura che ti vedano i paparazzi o le fans?”
“A quest’ora non c’è in giro nessuno, sono tutti a letto e poi non mi dispiacerebbe rovinare gli strani parings delle fans per te.”
“Leggi le fanfictions che scrivono su di te?”
Gli chiedo incredula, facendolo ridere.
“No, di solito sono Cal e Luke a farlo senza dirlo ad Ava e Maja. Sospetto che Maja lo sappia, però.
Mi dicono cosa scrivono e non so bene cosa pensare a riguardo, ogni tanto mi sento un pupazzo nelle loro mani, soprattutto quando scrivono storie su me e i miei amici che ci amiamo.
È strano, ma chi li bacerebbe mai quelli!
Dove andiamo, comunque?”
“Ogni tanto vado al MOMA, ma immagino sia chiuso.”
In effetti arriviamo davanti al grande edificio bianco a forma di spirale per trovarlo chiuso.
“E adesso?”
“Central Park. Amo farci delle passeggiate, quando le cose mi vanno male mi aiuta ad accettarle così come sono.”
Lui annuisce.
“Mi piace stare in mezzo alla natura, mi aiuta a pensare.”
Cerchiamo uno degli ingressi del parco ed entriamo, le mie gambe si dirigono da sole su un sentiero che porta a un laghetto attraversato da un ponte: il mio posto preferito.
Ashton mi segue guardandosi intorno curioso, immagino stia registrando le macchie di neve e la vegetazione, le panchine, alcune occupate da barboni. Di solito la polizia li fa sloggiare, ma oggi è la mattina del primo dell’anno e – come ha detto lui – sono tutti a dormire e anche i barboni possono alloggiare nel salotto verde di New York.
“È bello qui, davvero rilassante.
Stiamo andando in un posto preciso?”
“Sì. Al mio posto preferito.”
Incontriamo solo un paio di persone che fanno jogging e un altro paio con i loro cani.
“Mi piacciono i cani.”
“Anche a me, ma preferisco i gatti e le tartarughe. Spero di poterli avere un giorno.”
Alla fine siamo arrivati al ponticello, ci fermiamo esattamente al centro e io guardo verso il lago.
“Questo è, in assoluto, il mio posto preferito. Mi piace guardare il lago.”
Lui annuisce.
“È molto bello!”
All’improvviso mi prende la testa tra le mani, io trattengo il respiro – sì, è troppo presto per un bacio, ma non mi dispiacerebbe – lui sembra capire che non sono del tutto pronta perché mi bacia una guancia.
Va bene anche così.

 
Le passeggiate mettono fame ed è quasi mezzogiorno e mezzo, così – con una punta di rimpianto – lasciamo il parco.
“Dove pranziamo?”
“Oh, vedrai!”
Lo porto a un chiosco che vende kebab che ha anche alcuni posti a sedere all’interno.
“Ti piace il kebab?”
“Ehm, abbastanza. Lo mangio poco, però.”
“Se non ti piace possiamo andare da un’altra parte.”
“No, va bene.”
Stringe la mia mano ed entriamo insieme.
“Ciao, Phoebe!”
Mi saluta il proprietario.
“È il tuo ragazzo?”
“Solo un amico.”
Lui mi rivolge uno sguardo malizioso.
“Il solito?”
Io annuisco.
“Tu cosa vuoi?”
“Uno senza salsa piccante.”
“Va bene, sedetevi.”
Io e Ash occupiamo uno dei tavolini e aspettiamo, nel frattempo il kebabbaro si informa sulla mia vita come fa sempre e mi racconta frammenti della sua, compreso il fatto che sua moglie è finalmente arrivata dal Pakistan. Ash non parla molto, se ne sta seduto sul suo sgabello e si guarda intorno come ha fatto per tutta la mattinata. Non capisco cosa ci sia di così interessante o da poter memorizzare qui.
Finalmente ci portano il cibo e io lo guardo negli occhi.
“Scusa per averti ignorato.”
“Non c’è problema, mi piace ascoltare i discorsi della gente e poi mi piace vedere come ti comporti nel tuo ambiente. Non è un modo di condividere la nostra intimità?”
Io arrossisco e do un morso al kebab, cinque secondi dopo e con la salsina bianca che mi cola sul mento mi do della scema. Come mi è venuto in mente di portarlo quando so benissimo che quando mangio il kebab sembro una reduce dal deserto del Sahara.
Cerco di nascondermi con scarsi risultati e poi lui sabota tutti i miei tentativi, facile per lui!
Lui rimane sexy anche con la salsa che gli cola, io sembro solo… oscena. Una specie di pornostar di quinta categoria.
“Lo fanno veramente buono il kebab qui.”
Mi dice quando usciamo, io ho gli occhi incollati a terra.
“Che c’è Phoebe?”
“Niente. Andiamo a prendere la metro che ci porterà al traghetto di Staten Island, giuro che non ti porterò alla discarica.”
“Phoebe, dimmi cosa c’è?”
“C’è che mi vergogno del fatto che tu mi abbia visto mangiare kebab, sono stata un brutto spettacolo.”
“Ma no.”
“Sì, andiamo.”
Marcio verso l’entrata della metro più vicina, ma lui mi prende per un polso e mi fa voltare.
“Non ti devi vergognare, per me eri carina anche così. Non hai nessun motivo per vergognarti.”
“Grazie.”
Borbotto poco convinta, ma almeno mi lascia andare e posso raggiungere la metro. Altro giro, altra corsa.
Saliamo su un convoglio che ci porterà a Staten Island, l’atmosfera è ancora un po’ tesa, ma spero si calmerà quando vedrà le case tipiche dell’isola e la spiaggia.
Scendiamo alla nostra fermata e io prendo due biglietti per il traghetto, che è praticamente deserto tranne per noi e altre cinque persone.
Durante la traversata io gli indico i vari quartieri, il ponte di Verrazzano e la nostra meta, dicendogli che oltre a cose molto belle ospita anche una gigantesca discarica.
Lui non sembra prendersela, al contrario ascolta attentamente quello che gli dico e annuisce più volte.
Sbarchiamo e io lo porto a visitare la parte storica, l’altra parte è formata da edilizia popolare e non vale la pena di essere vista. Gli indico le case che – nella parte storica – sono in stile coloniale, sono a due o a tre piani dipinte di colori chiari e con il legno in vista. Di solito al primo piano hanno un grande portico, poi ci sono il secondo e il terzo piano che si restringono progressivamente. Non è raro vedere finestre a bovindo al secondo piano.
Queste case sono state costruite all’inizio del Novecento e hanno una loro sobrietà che le rende belle e inconfondibili, le chiamano “le casette di Staten Island” e qui le conoscono tutti.
Lui le osserva a bocca aperta, come un bambino davanti a un gigantesco regalo.
“Mi piacerebbe vivere qui, queste case sono coì belle e sembrano in armonia con la natura.
Deve essere rilassante vivere qui.”
“Sì, se ignori la discarica. Era una delle più grandi del mondo, qui sono stati scaricati i detriti di Ground Zero, poi l’hanno chiusa nel 2002. Dicono che ci faranno un altro parco, uno dei più grandi del mondo, dedicato all’Undici settembre.”
“Oh, non lo sapevo.”
Io sorrido senza sapere perché, forse perché sorride anche lui e alle sue fossette non si può resistere.
Lo porto a visitare il teatro storico in stile liberty e poi ci dirigiamo al mio posto preferito: la spiaggia.
È nella parte storica e vi si accede tramite un cancellino dipinto di bianco.
“Questo credo che sia il mio posto preferito in assoluto: la spiaggia!”
“Bello, amo le spiagge! Sono un australiano d’altronde.”
Senza dire nulla lo prendo per mano e lo trascino verso la battigia.
“Mio padre portava qui me e mia sorella da piccola, ci divertivamo a raccogliere conchiglie.”
Lui si abbassa, ne prende una bianca e perfetta – sembra una di quelle disegnate – e me la porge.
“Per te, Pixie.”
“Grazie, Ashton!”
Gli dico sorridendo e rigirandomela tra le dita: è bellissima.
“È bellissima davvero, grazie mille.”
Gli sorrido, ma lui mi guarda assorto.
La sua mano scivola mia dalla mia e si appoggia sulla mia guancia, questa volta non ci sono esitazioni mi bacia. A me non sembra sbagliato, anzi è naturale.
Al posto giusto ne momento giusto.
All’inizio è un bacio leggero – sufficiente a scatenare le leggendarie farfalle nello stomaco – poi si approfondisce e diventa passionale.
“Per fortuna che volevamo andarci piano.”
Esclamo ridendo quando mi stacco.
“Non ti è piaciuto?”
Per tutta risposta lo bacio con la stessa passione di prima.
“Ti basta come risposta?”
“Oh, sì!”
Mi prende per mano e riprendiamo la nostra passeggiata accarezzati dai raggi del sole che muore nell’oceno.
Questa è stata una delle giornate più belle della mia vita e lo devo a lui.
Sta decisamente giocando bene le sue carte!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2)You're not my type, no hard feelings. ***


2)You're not my type, no hard feelings.

 
Demi p.o.v

 
Sono venuta a questa festa poco convinta, più che altro per fare piacere a Taylor, Taylor Momsen.
Avevo paura che mi trattassero tutti con sufficienza perché sono una cantante pop in mezzo a un gruppo di punk o semi punk, pop punk o come diavolo si chiamano.
Non ho niente contro di loro, ascolto volentieri i 5 Seconds od Summer, gli All Time Low e i Paramore e sono aperta ad ascoltare anche le altre band presenti. Ovviamente ascolto anche quella di Taylor o lei si arrabbierebbe molto.
In ogni caso le mie preoccupazioni erano infondate, sono tutti molto gentili con me e non mi fanno minimamente pesare la musica che faccio.
Anche le ragazze dei 5 Seconds of Summer sono ok, anche se tre hanno avuto chiaramente una vita difficile. La bionda, quella con i capelli verdi e quella con i capelli azzurri.
Hanno occhi piuttosto profondi, quelli di chi sa cosa può riservarti il peggio della vita, in quanto alla ragazza dai capelli neri – quella di Luke – ha una somiglianza impressionante con Alice Glass dei Cristal Castels.
In ogni caso hanno preparato una cena meravigliosa, totalmente a base di carne perché non sapevano che Hayley fosse vegetariana, hanno rimediato con una pizza comunque e solo la fermezza di Ava ha impedito che anche Michael ne prendesse una anche lui.
C’è anche il ragazzo carino che sta parlando animatamente con due ragazzi: uno bianco e uno di colore.
È davvero carino, si chiama Pete se la ragazza dai capelli azzurri non mi ha detto una bugia, perché avrebbe dovuto farlo poi?
Si sta mangiando con gli occhi Ashton Irwin, esattamente come sto facendo io con questo Pete, meglio fare qualcos’altro! Non voglio essere sgamata, sarebbe imbarazzante!
Così mi metto a parlare con Ariel e le chiedo della sua band, lei si lancia in una descrizione sul loro sound che addolcisce le chitarre e il metal con l’elettronica e sulla difficoltà di mandare messaggi cristiani senza essere bigotti o riuscire sempre a essere positivi.
Io annuisco, un occhio guarda lei, l’altro lui; di questo pass diventerò strabica!
Ogni tanto sento su di me uno sguardo e spero sia il suo.
“Uhm, hai fatto colpo, Demi.”
Mi dice random a un certo punto la ragazza dai capelli fucsia.
“Sì?
Su chi?”
“Il ragazzo dai capelli castani amico di Phoebe.”
Il mio cuore accelera i battiti.
“Quello con il cappellino?”
“No, l’altro. Quello con i capelli un po’ più chiari, senza cappellino, dilatatore e piercing sotto l’occhio.”
Il mio cuore balla uno sconosciuta danza tropicale, el amor de Demi.
“Davvero?”
Il mio tono tradisce un po’ della mia gioia perché Ariel ghigna.
“Ah, ma allora ti piace!”
“Ma che dici??”
Lei ride come una matta.
“Guarda che anche se neghi io ho abbastanza esperienza per sapere che stai mentendo.”
Io riesco a non arrossire, anche solo per non essere beccata in pieno da altre persone meno discrete come Jack o Alex.
“Hai ragione, mi piace. Non credo mi ricambia.”
“Seee! Sta diventando strabico a forza di guardare con un occhio te e con l’altro il suo amico.”
“E se mi guarda solo perché sono famosa?”
“Io penso di no.
In ogni caso è arrivato il momento di ballare e lo scoprirai presto.”
In effetti  si sono alzati tutti da tavola e Alex ha infilato qualcosa nel lettore cd e presto le prime note di “Weightless” invadono la camera. Iniziano tutti a saltare come matti e presto mi ritrovo a essere sballottata qua e là da mani a volte poco gentili.
L’unico concerto a cui sono andata in cui si pogasse è stato uno in prima di liceo, senza il permesso di mia madre, perché ero cotta del cantante. Mi era piaciuta quell’adrenalina, potrei rimetterla nelle mie canzoni e fare qualcosa di meno pop.
Ok, è l’ultimo dell’anno e si fanno propositi per quello a venire. Il mio proposito è questo: un po’ di pop-punk nella mia musica, senza copiare Hayley o diventare come Miley.
Immersa nei miei pensieri non mi accorto che siamo arrivati alla prima canzone quasi lenta (molto lenta), ossia “Lost In Stereo” e che qualcuno torreggia su di me.
“Ti va di ballare?”
Io alzo gli occhi e incontro quelli scuri di Pete.
“Ma certo. Non ci siamo presentati, io sono Demi.”
“Io sono Pete, piacere di conoscerti. Adesso, vieni!”
Mi tende la sua mano e io la afferro con piacere, ho sognato di farlo sin dalla prima volta che l’ho visto.
Rientriamo in pista e le sue mani sono salde sulla mia vita senza, ma il loro tocco non è lascivo, è gentile in qualche modo. Mi piace.
“Cosa ci una principessa Disney come te in mezzo a questa gentaglia?”
“Mi ha invitato Taylor Momsen e poi mi sembrate tutti simpatici.”
“Lo sai che noi non famosi? Abbiamo vissuto quasi sempre per strada o ai limiti della città.”
Io alzo un sopracciglio.
“E questo dovrebbe definire chi siete?”
“Per alcune persone sì.”
“A me non importa un fico secco se avete vissuto per strada, purché siate rimasti onesti.
Tu che lavoro fai?”
“Facevo.”
“Mi dispiace.”
Lui scuote le spalle.
“Ero un apprendista tatuatore, ma come sempre quando c’è da assumerti fisso non c’è mai posto.”
“Da quanto ci provi?”
“Tre anni.”
“Quindi ha ventuno anni.”
Lui annuisce.
“Sono sicura che alla fine lo troverai qualcuno che ti assume.”
“Vorrei avere la tua stessa fiducia.”
“Hai degli hobby?”
“Suono la chitarra da quando avevo dieci anni.
Autodidatta.
La prima canzone che ho imparato a suonare è stata “All the small things” dei blink.”
“Molto interessante.”
 Lui mi guarda senza capire.
“Mi piacerebbe inserire sonorità più pop-punk nei prossimi lavori, l’ho capito stasera sentendo “Nothing Personal” e avrei bisogno di un chitarrista.”
“Mia sorella è una tua fan, dice che hai già una specie di band che ti segue.”
“Questo è vero, ma vorrei sentire qualcosa di nuovo, mi piacerebbe sentirti suonare.”
Lui sorride enigmatico.
“Un giorno succederà. È finito il lento.”
Ci stacchiamo un po’ riluttanti, sto per aprire bocca, ma lui mi anticipa.
“Ho caldo e ho voglia di fumare, ti va di farmi compagnia?”
Io annuisco vigorosamente, forse troppo.
“Fumi?”
Mi chiede sorpreso, come se mi fosse spuntata una seconda testa.
“A volte, ma è un segreto, devo dare il buon esempio.”
“E io che pensavo fosse per preservare la voce.”
Mi dice ironico.
“Sì, anche. Ma ci sono state cantanti come Janis Joplin che fumavano e spaccavano il culo ai passeri e anche Taylor fuma.”
Lui ride.
“Ma lei deve fare la ribelle! Quale ribelle non fumerebbe?
Non capisco tutto ‘sto astio verso le sigarette, alla fine moriamo tutti, anche solo per lo smog che respiriamo.”
I suoi occhi si intristiscono e vorrei chiedergli perché, ma questo non è il posto adatto.
Prendo le mie sigarette e usciamo in silenzio.
Fuori fa freddo, ma c’è una calma relativa. Tutto intorno si sentono le piccole esplosioni dei petardi e urla di gente che festeggia.
Accendo la mia sigaretta e mi rendo conto che ogni tanto lui guardava verso Phoebe, chissà cosa c’è tra quei due?
Amicizia immagino, lei non si è staccata un attimo da Ashton Irwin.
“Bella serata, vero?”
“Sì, molto. Non pensavo avreste accettato una principessa Disney come me.”
Lui ride.
“Siamo gente semplice.”
“Posso chiederti una cosa?”
“Dimmi pure.”
“Prima, quando parlavamo del fumo a un certo punto ti sei intristito. Come mai?”
“Ah, quello.”
Abbassa gli occhi e tira una boccata di fummo.
“Beh, una mia amica è morta di tumore a diciannove anni, qualche anno fa.
Mai toccata una canna, una sigaretta.
Niente.
Eppure è morta velocemente, come se non avesse fatto altro che fumare sigarette dalla nascita, da allora penso che anche non fumando non te la eviti. Se ti tocca, ti tocca. Non puoi scappare, nemmeno le chemio ti riportano indietro se hai un certo appuntamento.”
“Mi dispiace di averti fatto ricordare una cosa così brutta.”
Lui sorride senza dire nulla

 
Dentro l’atmosfera è ancora carica.
Mike e Hyena sono spariti da qualche part, idem Jenna ed Engel, Phoebe e Ashton stanno parlando sul divano con una certa complicità.
Il resto della combriccola balla, beve e festeggia.
Hayley sta lottando per riavere il suo bicchiere di birra che Jack le ha sottratto, lui ride come un matto, Tay e Zack stanno ballando. La mia amica, la Momsen, invece è seduta in un angolo imbronciata.
“Ohi, Taylor!
Niente ragazzi, stasera?”
Lei fa una smorfia.
“A Zack piace l’altra Tayor e Jake se l’è filata dopo due balli.”
“Chi è Jake?”
“L’amico di Hyena, quello con il cappellino e i dilatatori, forse dovrei puntare qualcun altro tipo Matt Best dei Tonight Alive.”
“E non puntare nessuno?”
“Che?Sei matta?”
“Che ho detto di male?”
Alzo un sopracciglio perplessa, lei alza un dito come per spiegare un concetto semplice alla bambina scema della classe.
“Chi fa l’amore a capodanno fa l’amore tutto l’anno.”
“Tu non corri il rischio di andare in bianco se non lo fai stasera.”
Le rispondo un po’ acida, prima che Pete mi ritrascini di nuovo a ballare. Chi la capisce è bravo, sembra aver sviluppato un interesse eccessivo per il sesso, come se la aiutasse a riempire carenze emotive. Forse l’aver iniziato una carriera di attrice così giovane e non avere avuto di genitori particolarmente affettuosi stanno emergendo adesso.
“Demi, ci sei?”
Mi chiede divertito Pete, facendomi arrossire.
“Sì, ci sono.”
“E allora dovresti apprezzare questa canzone.”
In effetti è una canzone triste, ma bella.
“Come si chiama?”
“Hear you me dei Jimmy Eat World.”
“Bella davvero.”
Poi mi perdo nei suoi occhi scuri e la musica passa in secondo piano, in questo momento potrebbe far irruzione un gruppo di barboni che suona i coperchi dei bidoni della spazzatura e non me ne accorgerei.
Finalmente succede quello che ho desiderato fino dalla prima volta che l’ho visto: ci baciamo.
È un bacio semplice, a stampo, come se entrambi avessimo paura di quello che potrebbe succedere se ci lasciassimo andare troppo a questa strana attrazione.
“Ero convinto di amare Phoebe e che l’avrei amata sempre, nonostante lei abbia scelto quel batterista e adesso sono qui che bacio te con le mie convinzioni andate a puttane.
Come me la spieghi?”
“Non ne ho idea, proprio non ne ho idea.
Ma se ti innamori di un’altra persona mentre sei innamorato di qualcun altro, forse dovresti scegliere la seconda persona, non credi?
Se avessi amato così tanto la prima non avresti nemmeno notato la seconda.”
“Forse.”
Mi risponde prima di baciarmi di nuovo e questa volta usa anche la lingua, io ricambio con passione. Vorrei non staccarmi mai dalle sue labbra.
Intorno a noi sento un coro di ululati e quando ci stacchiamo, persino gli scomparsi sono tornati. Jenna non ha un’espressione particolarmente felice ed Engel dei residui di polvere bianca sul labbro superiore, immagino che le due cose siano collegate.
“Non avete mai visto due che si baciano?”
Domando io mezza divertita, mezza esasperata.
“Oh, sì ne abbiamo vista di gente! Non siamo dei verginelli, solo bisogna uscire a festeggiare in strada!”
Mi dice divertito Calum, poi bacia Ava giusto per far capire che non scherzava.
Io sospiro esasperata, non so chi peggio tra lui e Taylor.
Metto il mio cappotto e usciamo in strada, casualmente Pete mi rende per mano, io lo lascio fare. Qualcuno dà ad Ava e Hyena dei fumogeni e loro iniziano a correre come matte, subito seguiti da loro ragazzi. Urlano tutti e quattro e a un certo punto Mike si carica in spalla Hyena e Calum Ava.
Hayley ride, anche perché il suo ragazzo sta emettendo versi da animale con Alex, e poi ci consegna delle stelline. Le accendiamo subito e mi sento trasportata a quando ero una bambina quando vivevo a Dallas e non pensavo minimamente a fare l’attrice o la cantante.
Sorrido e Pete sorride con me.
“Da piccolo mi piaceva uscire a sparare petardi con i miei amici. Eravamo un gruppo di italoamericani.”
“Sei italoamericano?”
“Sì, faccio Salemi di cognome. I miei nonni erano sardi.”
“Mio padre era messicano e mia madre irlandese. Hanno divorziato nell’94, non mi è piaciuto molto.”
“Mio padre mi ha buttato fuori di casa una volta finito il liceo, nonostante tutte le suppliche di mia madre. Lei mi vuole bene, ogni tanto è venuta a trovarmi.”
“Tuo padre è violento?”
Lui scuote la testa.
“No, non fisicamente. Non picchia, ma ti fa sentire una nullità e io non sono il figlio che desiderava. Lui ha una bottega di barbiere e sognava un figlio avvocato, quando ha visto che mi stavo coprendo di tatuaggi ha capito che il suo sogno era andato a puttane e si è arrabbiato.
Forse avrei dovuto dargli retta, ma non riesco a vedermi in giacca e cravatta a discutere della vita delle persone in tribunale, determinare se vivranno o meno e ai party, a me piace disegnare e suonare la chitarra.
Credo che mio padre volesse per me la carriera che non ha mai potuto avere, i miei nonni non erano così ricchi da potergli pagare l’università e c’era il negozio da mandare avanti.”
“Capisco. Non mi piacciono i genitori che proiettano i loro desideri sui propri figli, alla fina uno deve essere libero di scegliersi la carriera che più gli piace.
Mio padre lavorava nel campo della musica e mia madre è stata una cheerleader.”
“Perché parli al passato di tuo padre?”
“È morto.”
“Ah, mi dispiace.”
“Non preoccuparti, non avevamo un grande rapporto. Lui era una persona molto conservatrice, al punto da non sostenere i diritti dei gay, cosa che io faccio”
Lui mi guarda un attimo, come se mi vedesse per la prima volta e successivamente come avesse capito una cosa importante – cha ansia! – poi dice l’ultima cosa che mi sarei aspettata.
“Scusa per stasera, ho una ragazza che mi piace e baciarti non è stata una grande idea. È stato più che altro per dimenticare Phoebe, perché tu le somigli molto, ma giocare a chiodo scaccia chiodo con una ragazza famosa non è la pensata del secolo.
Mi sono accorto che tengo più a questa ragazza che a te e poi non mi piacciono le persone che stanno dalla parte dei gay, niente di personale, cerco di evitarle il più possibile nella mia vita privata.
È meglio che me ne vada.”
“Come una ragazza ti piace? Vuoi togliere Phoebe ad Ashton?”
“No, è un’altra. Ciao.”
Se ne va senza aggiungere una parola, io rimango di merda e me ne vado anche io, all’improvviso non mi sento così bene accolta. Hyena – che è tornata – mi rivolge uno sguardo di puro disgusto.
Suppongo che non voglia più parlarmi perché condivide le idee del suo amico.
Perché non sono rimasta a casa mia o non sono andata a un altro party?
Quest’anno è iniziato di merda!

 
Genesis p.o.v.

 
È l’ultimo dell’anno, ma per me è un giorno come un altro.
Nel bar dove lavoro questa è una di quelle giornate in cui si guadagna molto e sarebbe da stupidi tenere chiuso.
“Ehi, Gen! Arriva il tuo amore!”
Io mi controllo rapidamente allo specchio. Ho i capelli gialli raccolti in due crocchie decorate da un fiocco nero con un occhio (una crocchia è verde per essere onesti) e metà della mia corta frangia nera, due piercing sulla stessa narice e la bocca dipinta di nero.
“Ciao, Genesis!”
“Ciao, Pete. Come mai qui?
Non avevi detto che saresti stato a una festa organizzata da Hyena?”
“Ci sono stato, ma ho flirtato con la tizia sbagliata, una di quelle che sostengono, beh, lo sai.”
Io annuisco, non gli ho mai detto di essere meno rigido su questo argomento perché entrambi abbiamo una storia simile, lui è stato quasi violentato dal suo insegnante di ginnastica alle medie, io dalla mia insegnante di storia alle elementari.
Me l’ha raccontato una volta che era ubriaco.
“Gen, dammi la cura.”
“A volte la cura è peggiore del male. Mi hanno detto che Hyena è passata attraverso un periodo di quasi alcolismo, vuoi fare la stessa fine?”
Lui alza gli occhi al cielo, ci risiamo: sono stata troppo apprensiva con lui, ma non ci posso fare nulla dato che è la mia cotta dal liceo.
“Prenderò solo un bicchiere di vodka, te lo giuro.”
“Va bene.”
Gli verso quanto mi chiede e lui alza il bicchierino, prima di bere mi guarda.
“Genesis, l’uomo che ti sposerà sarà un uomo fortunato.”
Io arrossisco e penso che vorrei che fosse lui quell’uomo.
Sono anni che penso queste cose e non faccio nulla per concretizzare la mia cotta, Venus – mia sorella – mi dice di darmi una mossa. Ma come faccio?
Quando c’è lui mi paralizzo!
Finita la sua vodka si guarda attorno.
“Ehi, non mi dirai che sei bloccata qui l’ultimo giorno dell’anno?”
“Se non lo fossi stata non ti avrei servito una vodka non meno di due secondi fa.”
Gli dico ridendo, poco dopo passa il mio capo.
“Ehi, capo! Non è che può lasciare che Genesis si goda l’ultimo dell’anno?
Una bella ragazza come lei non dovrebbe essere qui, ma fuori a festeggiare!”
Io arrossisco e rivolgo uno sguardo di scuse al mio capo, un uomo sula quarantina. Inaspettatamente l’uomo sorride.
“Vecchio furbone! Sì, ti lascio Genesis Pagani, ma vedi di far sì che domani arrivi intera al lavoro.”
"Ehi, non sono un serial killer!”
Pete si porta una mano davanti al cuore, io rido e poi corro a cambiarmi. Mi rimetto un paio di jeans metà neri e metà a strisce bianche e nere, una vecchia maglia nera, una felpa dei Ramones e un cappotto militare.
“Eccomi!”
Trillo, Pete mi trascina fuori dal locale. Nevica ancora, ma a lui non sembra importare, guarda in alto senza dire niente.
“Oggi ho capito una cosa importante.”
“Cosa?”
Gli chiedo curiosa.
“Che quella per Phoebe era solo una cotta, alla fine uomini e donne non possono rimanere amici, uno o altro si innamora.”
“Ci sta. Ma come mai cotta?”
“Ci stavo provando con quella tipa, ma poi mi ha scazzato. Non solo per quella questione, ma perché mi ricordava Phoebe.”
Questa volta tocca a me rimanere in silenzio e mi fermo pure.
“Hai presente quello che hai detto sull’amicizia tra uomo e donna poco fa?”
“Sì?”
“Siamo amici, vero?”
“Sì, ma dove vuoi arrivare?”
Mi guarda confuso.
Adesso o mai più, inauguriamo l’anno con una confessione che rimando da troppo tempo.
“Mi piaci da anni, Pete e sono stata gelosa di Phoebe, di quelle prima di lei e persino della sconosciuta che hai baciato stasera.”
Ho sganciato la bomba e non è successo nulla, al contrario lui mi rivolge il suo sorriso dolce.
“Sono molto felice che tu me l’abbia detto, questo facilità le cose.”
In due falcate mi raggiuge e poi prende il mio viso tra le sue mani, mi accarezza una guancia con un dito e poi mi bacia violentemente, ma conservando una certa dolcezza, come uno che si fosse trattenuto per anni. Ovviamente io gli rispondo con tutta la passione che ho in corpo, mi sento andare a fuoco e non stiamo facendo nemmeno facendo sesso.
Quando ci stacchiamo lo fisso nei suoi occhi scuri.
“Cosa vuol dire questo, Pete?”
“Che per anni mi sono preso cotte per tante ragazze per negare quello che provavo per te, avevo paura di perdere la mia Gen.”
“Peter Salemi, sei proprio uno stupido!”
Lui ride e mi trascina verso Time Square per vedere i fuochi d’artificio.
Sì, non ci siamo chiariti molto bene, ma sono felice lo stesso e poi penso che abbiamo tempo per parlare: domani, dopodomani…
Il primo giorno dell’anno ci scambieremo il resoconto completo di quello che potrebbe essere definito uno skinny love a lieto fine e poi una mezza idea che mi frulla in testa e non vedo l’ora di dirgliela.
Per adesso mi godo lo spettacolo dei fuochi che riverberano sopra New York, a volte con esplosioni rosse, verdi, gialle, viola, altre volte con piogge d’oro e d’argento.
Non credo esista un modo migliore di cominciare l’anno.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3)I will follow you cause I'm under your spell ***


3)I will follow you cause I'm under your spell

 
Phoebe p.ov.

 
Il ritorno a casa dopo una bella giornata passata fuori è triste, soprattutto se i tuoi amici ti aspettano irritati.
“Voi!”
Calum ci punta un dito addosso.
“Dove eravate mentre io e gli altri rendevamo questa casa di nuovo abitabile?”
Io arrossisco e non riesco a spiccicare parola.
“Fuori, a visitare la città di New York.”
Risponde calmo Ashton.
“Sì, i miei coglioni.
Eravate a un appuntamento per spassarvela e ci avete lasciato nella merda.”
“Stai calmo, Calum.
Com’è andato l’appuntamento?”
Chiede apprensiva mia sorella.
Odio quando l’attenzione è così puntata su di me.
“Oh, bene. L’ho portato nei miei posti preferiti e gli sono piaciuti.”
“Bacio con o senza lingua?
O è successo altro?”
Ava dà una gomitata a Calum, che si piega in due per il dolore.
“Non è carino chiedere cose del genere a una ragazza davanti a tutti, non siamo come voi che quando vi slinguate qualcuna mettete i manifesti.”
“Ma, Ava! Devo saperlo!”
“Sennò muori?”
“Esatto, morirò e voi non volete avermi sulla coscienza, giusto?”
“Calum, sei una pressa!”
Esclamo irritata, togliendomi con un gesto brusco il cappellino e attaccandolo al gancio dietro alla porta.
“Allora?”
“Bacio con lingua.”
Lui esulta e riempie Ashton di pacche sulla schiena e sulle spalle, io lo ignoro palesemente e mi rivolgo al resto della truppa.
“Cosa c’è per cena?
Volete che mi cucini qualcosa?”
Chiedo scontrosa.
“Su, Phoebe! Non prendertela.
Abbiamo ordinato della pizza, comunque. Lo sai che non si può tenere Michael Clifford troppo lontano da una pizza. Abbiamo ordinato anche per voi.”
Io accenno a un mezzo sorrido e salgo al piano superiore vorrei parlare con Pete, ma la stanza che divide con Ash è vuota.
“Dov’è Pete?”
“Non lo so. È stato via tutto il giorno come te.”
“Grazie, Luke.”
Mi attacco al mio telefonino e finalmente il fuggiasco risponde.
“Si può sapere dove sei?
Non ti sei fatto vivo per tutto il giorno, eravamo preoccupati per te!”
“Sono a casa di una persona, adesso arrivo.”
Chiudo la chiamata chiedendomi da chi sia stato, spero proprio che non sia la Lovato, non mi piace per niente. Pete si merita di meglio di una principessa Disney in cerca di avventure fuori dal suo ambiente protetto!
Ancora più arrabbiata di prima scendo al piano di sotto, le pizze non sono ancora arrivate e io sono sottoposta a un fuoco di fila di domande da parte dei ragazzi.
Dopo un po’ suona finalmente il campanello, ma non sono le pizze: è Pete.
Io mi piazzo all’entrata a braccia conserte, pronta a rimproverarlo.
“Senti, Pete. Non voglio seccarti e farti da mamma che sei più vecchio di me, ma potevi almeno avvisare che saresti stato via così tanto tempo! Demi se ne è andata senza dire una parola, sei stato con lei?”
Poi noto che si sono anche Gen, Venus e Jake e mi porto le mani alla bocca soffermandomi a guardare la ragazza dai capelli gialli e neri.
“Oddio, non me lo dire!
Ti sei finalmente messo con Genesis?
Oh, Cristo! Sono anni che ti dicevo di farlo!”
Senza attendere una risposta li abbraccia tutti e due e li fa accomodare in salotto, non vedo l’ora di presentarli ai ragazzi!
Entrano mano nella mano del salotto, Hyena sta disegnando qualcosa al tavolo, Ava che suona la chitarra in un angolo e Maja legge un libro sulla poltrona girata verso il fuoco. In quanto alle rockstars – stanchi di fare i pettegoli –stanno giocando tutti e quattro alla play.
Quando facciamo il nostro ingresso e ci guardano tutti curiosi.
“Ciao, Gen!”
La salutano in coro Hyena e Ava sorridendo, il resto dei presenti guarda curioso le due sorelle Pagani
“Allora, io sono Venus Pagani e lei è Genesis, la mia sorellina.”
“Nonché mia ragazza.”
Aggiunge Pete con un certo orgoglio, poi si presentano anche gli altri.
“Come mai siete venuti tutti?”
Ci chiede cordiale Hyena.
“Oh, volete qualcosa da bere?”
“Vodka!”
“Jake!”
Esclamiamo tutti in coro.
“Scherzavo. Vorrei un the.”
Alla fine prendono tutti del the e io li guardo curiosa, come mai Pete li portati tutti qui?
Non che mi dispiaccia, è sempre bello vedere dei vecchi amici, ma non credo che sia solo per una rimpatriata che siano qui.
Dopo aver bevuto un po’ di the guardo Gen che apre la bocca, timida
 “Siamo venuti a trovare degli amici e siamo in cerca di consigli.”
La guardano tutti curiosi, lei diventa rossa: è sempre stata una che non ama parlare molto.
“Abbiamo appena formato una band, noi quattro, e vorremmo chiedervi qualche consiglio.”
Butta fuori tutto d’un fiato.
“Fammi capire.”
Intervengo io.
“Tu, Venus, Jake e Pete avete formato una band e vorreste qualche consiglio dai ragazzi?”
Lei annuisce timidamente.
“Ma è meraviglioso, sono felice che tu non abbia smesso con la chitarra, Pete.”
“Sì, anche io. Io e Gen siamo entrambi chitarristi, Venus è la bassista e Jake il batterista.”
Io annuisco, mi piace un sacco come idea. Ho sempre detto a Pete di non smettere con la chitarra che prima o poi l’occasione giusta sarebbe arrivata e questa mi sembra proprio una buona occasione.
“Ehi, Luke! Hanno la nostra stessa formazione! Due chitarre, un basso e una batteria!”
“Ho visto. E vorreste dei consigli? Anche noi siamo solo all’inizio.”
“Sì, ma siete un passo davanti e qualche dritta sarebbe gradita.”
Risponde Venus con la sua solita spavalderia, al contrario della sorella, non ha paura di dire le cose come stanno e questo le ha procurato più di un nemico, ma lei se ne sbatte.
“Beh, non hai tutti i torti.”
Luke sembra in qualche modo orgoglioso del successo raggiunto, e chi non lo sarebbe?
Hanno solo vent’anni e il mondo conosce la loro musica e la loro band, ci sono migliaia di ragazzine che impazziscono per loro e hanno conosciuto gli All Time Low e altre band che ascoltavano quando erano solo ragazzini che postavano cover su youtube.
C’è quasi da essere invidiosi se l’invidia non fosse una cosa estranea al mio carattere, immagino che abbiano lavorato duramente per raggiungere quello che hanno.
“E allora siate buoni, siamo nel periodo natalizio!”
“Venus!”
Ridono tutti.
“Hai l’atteggiamento giusto, Venus.”
Dice Ash sorridendo. Non sono invidiosa perché i sorrisi che rivolge a me sono diversi, più caldi, con le fossette più scavate.
“Consigli?
Provate il più possibile, costruite un’armonia nella band, perché se avrete successo la band diventerà la vostra seconda famiglia.
Accettate tutte le occasioni che ci propongono, se un pub – anche se merdoso – vi chiede di suonare, suonate. Andate a cercare pub che vi possano ospitare.
Venus non farà fatica con il caratterino che si ritrova.
Poi… Sì, cercate di farvi vedere.
Costruite un fanbase, sia con i concerti, sia su youtube.
Postate cover se non avete ancora qualcosa di vostro pronto, la gente inizierà a conoscervi. All’inizio sarà poca e dovrete pregarli di farvi pubblicità, ma poi avrete dei riscontri. Siate gentili con i vostri fan, cercate di costruirci un dialogo, perché saranno loro che vi sosterranno sempre.
Cercate di scrivere qualcosa di vostro non appena avrete capito che funzionate come band, potreste trovare agganci prima di quanto pensiate.”
“Tutti ottimi consigli.”
Venus sorride soddisfatta.
“So cosa si prova a stare in una band che non funziona, al liceo ci sono stata.”
“Non funzionava perché Pierre era una testa di cazzo che voleva prevalere su tutti, te l’ho sempre detto.”
“Non parlarmi del mio ex, per favore.”
“Va bene. Pensiamo di partecipare a una battaglia tra band tra un mese.”
“Ottima idea!”
Approva Michael, alzando un pollice.
“Dicono che ci sarà qualcuno di qualche casa discografica.”
Aggiunge Pete.
“Ci verreste a vedere?”
“Non siamo sicuri. Appena riapre il La Guardia facciamo un salto dai nostri in Australia e poi riprendiamo con il tour.”
“Tu ci sarai, Phoebe?”
“Penso di sì.”
Rispondo io, ma Ash mi guarda in modo inesplicabile, come se fosse in qualche modo certo che dopo la giornata di oggi anche io partirò con loro e forse non ha tutti i torti.
Oggi sono stata benissimo con lui, ma partire con lui mi fa ancora un po’ paura.
Fortuna che ho ancora qualche giorno per pensarci e lui può giocare le sue carte e convincermi, ho il sospetto che ce la farà e la cosa non mi dispiace.
Girare il mondo con il ragazzo che mi piace è uno dei miei sogni.

 

Alla fine le pizze arrivano.
Pete, Gen, Venus e Jake decidono di rimanere e così ne ordiniamo delle altre. Durante la cena non fanno altro che parlare di canzoni e i ragazzi raccontano loro alcuni degli episodi che sono successi durante il tour.
“Questo è successo prima che incontrassi Hyena o a quest’ora questa ragazza sarebbe morta.”
Esordisce Michael.
“Faccio per infilare la chiave nella porta della mia stanza d’albergo e la trovo già aperta e – cosa peggiore – con una ragazza nuda nel letto.
Ho dovuto chiamare la sicurezza per mandarla via, non sono riuscito a convincerla con le buone. È stato imbarazzante e non era nemmeno il mio tipo.”
“Questa non me l’hai mai raccontata, koala. Se fosse stata il tuo tipo te la saresti fatta?”
Gli chiede sarcastica mia sorella.
“Boh, fo…Ma certo che no, tesoro.”
Mia sorella sbuffa e scuote la testa.
“Tu vedi di fare la stessa cosa che ha fatto lui.”
“Ma certo, Gen. Non ho intenzione di tradirti.”
“Molto bene.”
Continuiamo a chiacchierare fino alle undici, poi – con la scusa della formazione del ghiaccio – le ragazze a Jake se ne vanno e io salgo in camera mia.
Poco dopo mi raggiunge Pete e si siede sul mio letto.
“Sono felice che tu ti sia finalmente accorto di Genesis, ti stava morendo dietro da un secolo.”
Lui ride.
“Sì, sono felice anche io. Stiamo insieme solo da un giorno, ma mi sembra di gran lunga la migliore tra le ragazze che ho avuto. Non ha paura del mio sogno, lo incoraggia, anzi addirittura vuole farne parte.”
“Non fartela scappare allora, perché una ragazza come lei è una perla rara.”
“E tu cosa mi dici?”
“Di cosa?”
“I ragazzi mi hanno detto che sei stata in giro tutto il giorno con Ashton.”
Io mi lascio cadere sul letto, rossa come un peperone e con le mani davanti al volto.
“Mi piace tantissimo.
Mi sta ad ascoltare, capisci?
Nessuno mi aveva mai ascoltato davvero interessato a quello che dicevo, a parte te, e poi è bello. Non voglio fare la ragazzina, ma – Cristo! – è il ragazzo più bello e simpatico con cui sia uscita.
Ci siamo persino baciati e sai che io non bacio mai il primo appuntamento.”
Lui mi scompiglia i capelli sorridendo.
“Sei innamorata, piccola Pixie, ed è bellissimo, anche se devo fare un certo discorsetto a questo ragazzo.”
“Non quello dell’amico premuroso?”
“Quello.”
Io alzo gli occhi al cielo, speriamo che lui non fraintenda.
“Vedi di non fare casini e di non fargli capire una cosa per un’altra.”
“Signorsì, signora.”
All’improvviso il suo smartphone inizia a squillare.
“Scusa, devo andare.”
Io annuisco e guardo il soffitto. Oggi è stata una bella giornata, sono felice e non credo potrei chiedere di più. Ashton sembra proprio un bravo ragazzo e io sto cedendo più velocemente di quello che avrei creduto possibile.
Un lieve bussare mi distrae dalle mie fantasie, Ashton è appoggiato allo stipite della porta.
“Ehi.”
“Ciao, posso entrare?”
“Vieni pure.”
Si siede sul letto accanto a me.
“Grazie della bella giornata, ho visto una New York che forse non tutti vedono.”
“Grazie a te.”
“E poi volevo fare un’altra cosa.”
Mi dà un bacio lieve sulla fronte.
“Buonanotte, Phoebe.”
“Buonanotte, Ashton.”
Se ne va e io mi metto il pigiama e filo a letto con un sorriso da ebete stampato sul volto.
Il giorno dopo il manager dei ragazzi viene a trovarci e ci annuncia che l’allerta meteo è stata ritirata e che nel pomeriggio il LaGuardia sarà riaperto. Li avvisa anche che ha prenotato dei biglietti per l’Australia, partiranno tra due giorni e staranno una settimana con la loro famiglia, invece delle due previste.
Ashton mi guarda, so cosa significa quello sguardo: mi sta chiedendo se non voglio partire con lu.
O la va o la spacca.
Annuisco.
“Scusa.”
Esordisce rivolto al manager.
“Potresti prenotare un volo in più?”
Lui sembra sorpreso, ma non troppo.
“Per chi, Ashton?”
“Per me.”
Dico piano, attirando su di me l’attenzione di tutti.
“Oh, va bene.
Ci vediamo tra due giorni.”
L’uomo se ne va e mia sorella mi abbraccia.
“Verrai con noi, sono così felice. Avevo paura a lasciarti qui da sola senza casa.”
“Qualcuno mi ha dato una motivazione aggiuntiva.”
Sorrido al batterista, che si gratta la testa.
Poco dopo Pete lo trattiene e i due parlano in disparte, io seguo con una certa ansia il loro scambio di opinioni, quando il mio miglior amico ha finito vado da Ash.
“Tutto bene?”
“Sì, il tuo amico mi ha fatto lo stesso discorso di Hyena.”
“La cosa ti dà fastidio?”
Gli chiedo sulle spine.
“No, è un discorso da migliore amico e poi lui sta con quella ragazza, Genesis.”
“Sì, infatti. Scusa, pensavo potessi fraintendere.”
Lui mi fa un sorriso tutto fossette.
“No, non preoccuparti.”
La mattina passa tranquilla, io esco a comprare alcune cose e Maja dà un’occhiata alle mie cose estive e dice che vanno bene, anche se sono davvero poche.
“A Sidney devi assolutamente fare shopping con noi.”
“Oh, va bene. Adesso scusa, ma devo cucinare delle pizze.”
“Le mie orecchie hanno sentito bene? Qualcuno ha detto pizza?”
Michael fa irruzione nella mia camera.
“Sì, qualcuno ha detto pizza: io.
Devo scendere a farle o non saranno mai pronte per mezzogiorno.”
“Tu sai fare la pizza?”
Mi guarda con una certa reverenza.
“Hyena non te l’ha detto?
Sono una pizzaiola.”
“Dio, ti ringrazio per avermi dato una prova della tua esistenza.”
Io alzo un sopracciglio.
“Ashton si è innamorata di una pizzaiola, il che significa che potrò avere pizza quando voglio!
Hyena, non potevi avere una sorella migliore!”
“Eh, lo so.”
Io scuoto la testa e scendo dabbasso, sono le undici e mezza, ho poco tempo. Prima ho comprato pomodoro mozzarella, prosciutto e altri condimenti e la pasta già lievitata pronta all’uso da un fornaio che conosco.
Pulisco il piano della cucina, lo cospargo di farina e inizio ad appiattire la prima, poi ci metto il pomodoro e la mozzarella e la ficco nel microonde. Poi inizio a preparare la seconda e così via. Alla fine ho preparato nove pizze e pranziamo in due turni per averle tutti calde.
Michael e Ashton pranzano con me e Hyena e il mio cognatino è praticamente in estasi.
“È buonissima e l’hai fatta con un misero microonde, che miracoli potrai mai fare con un forno a legna?”
“Magari un giorno lo scoprirai. Ashton, ti piace?”
Ammetto di essere in ansia per la risposta a questa domanda.
“Sì, mi piace un sacco.
Sei davvero brava, sono sicuro che riuscirai ad aprire una pizzeria tua.”
“Oddio, grazie!”
Se non fossimo seduti a tavola lo abbraccerei fino a stritolarlo, tengo un sacco al suo parere.
Il pomeriggio e la cena passano tranquilli, dopo cena però riceviamo una visita: Engel e Jenna ed entrambi hanno un’espressione molto seria in volto.
“Cosa è successo?”
Chiede Ava preoccupata scrutando il volto di suo fratello e di Jenna, lui sospira.
Sembra pulito, non fatto.
“Oggi ho preso una decisione molto importante: ho deciso di denunciare Fish. Ho vuotato il sacco sulla sua organizzazione, grazie alla mia testimonianza troveranno le prove necessarie per incastrarlo al punto che io potrò evitare di testimoniare.”
Dice in un tono solenne, ci scambiamo tutti uno sguardo preoccupato, come pensa di sopravvivere dopo un gesto come questo?
Fish lo farà ammazzare anche dal carcere!
“È un gesto molto bello, ma lui ti ucciderà, Engel.
Capirà che sei stato tu.”
Il tono di Ava è spaventatissimo.
“Per questo mi hanno messo in un programma di protezione. Domani Jaime Gonzalez morirà di overdose in un bar della periferia e Nicholas Lang entrerà in un centro di riabilitazione a Los Angeles e ne uscirà più o meno tra un anno e tornerà nella sua natia Australia, a Sidney.”
“Vuoi dire che questa sarà la tua nuova identità e che ci seguirai?
Jenna, cosa ne pensi?”
“Che sono spaventatissima, ma non vedo alternative.
Non possiamo pagare un debito così alto e non voglio che lui muoia, sono disposta ad aspettare un anno.”
“Tra un anno ci rivedremo a Los Angeles e partiremo insieme per l’Australia. Hyena, Phoebe, se vorrete potrete incontrare vostro padre.”
A me si mozza il respiro, incontrare papà?
Ma saprò riconoscerlo?
Gli occhi di mia sorella invece si illuminano.
“Va bene, Engel.
Hai preso la decisione giusta, spero che vada tutto bene.”
“Lo spero anche io, ho una paura folle che mi trovino lo stesso, ma devo avere fiducia in qualcuno.
Vi chiedo una cosa: venite al mio funerale e piangete come se fossi morto davvero.
Ava, ti chiedo una cosa: porta Soledad via da casa appena puoi. Si esibisce come ballerina di lapdance in un locale di infima categoria e non appena sarà maggiorenne finirà per prostituirsi.”
La bocca di Ava si spalanca per poi richiudersi subito dopo, lei annuisce.
“Calum, vedi di trattare bene mia sorella o tra un anno ti faccio a fette. Michael, non azzardarti a fare soffrire ancora così Hyena o sarà peggio per te.
Ashton, fa il bravo con la piccoletta.
Credo di non avere più nulla da dire ed è meglio che vada, ho una macchina della polizia in borghese che mi aspetta.”
Ci alziamo tutti e lo abbracciamo, logicamente gli abbracci con Ava, Jenna e Hyena sono i più lunghi.
“Mi mancherai, fratello.”
“Tra un anno ci rivedremo con le dovute cautele.”
“Mancherai anche a me.”
“Anche tu mi mancherai, Hyena.”
Si scambia un ultimo bacio con Jenna, un gesto che vale più di mille parole ed esce dalla porta, lasciandoci paralizzati.
Solo dopo cinque minuti Hyena e Ava scoppiano a piangere e scappano via inseguite dai loro ragazzi. Jenna invece singhiozza senza lacrime in salotto, io le passo un braccio attorno alle spalle.
“Andrà tutto bene.”
“Ci credi davvero?”
“Ci credo davvero, pensa solo che tra un anno lo rivedrai e sarà bello. Potrete finalmente amarvi senza la coca di mezzo.”
Lei annuisce tra i singhiozzi e io prego Dio di proteggere Engel.
Si merita un po’ di fortuna dopo tutto quello che ha passato.
Ce la faremo, sono sicura.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4)Break the plans we had before, let’s be unpredictable ***


4)Break the plans we had before, let’s be unpredictable

 
Genesis p.o.v.

 
La mattina del primo giorno dell’anno mi sveglio tra le braccia di Pete, che dorme sereno come un bambino.
Dopo aver girovagato senza una metà precisa per buona parte della notte alla fine siamo approdati qui, al mio appartamento, perché Pete non ha più una casa sua e sarebbe stato imbarazzante farci vedere insieme da così tanta gente.
In fondo non abbiamo ancora una relazione ed è esattamente la prima cosa che discuteremo quando lui si sarà svegliato.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, Venus è fuori con il suo ragazzo, che personalmente non ho mai sopportato. È uno di quelli che ci provano con tutte e non ha risparmiato nemmeno me con le sue supposte occhiate sexy che sono più sguardi da pervertito che altro.
Poco dopo sento dei leggeri rumori, Pete si sta svegliando, credo.
“Buongiorno e buon anno, Genesis.”
“Buongiorno e buon anno anche a te.”
Rispondo con un sorriso.
“Pete, ieri sera non abbiamo avuto tempo, ma credo che dovremmo parlare.”
“Di cosa?”
“Di noi.”
Rispondo piano.
“Sai, se siamo o no in una relazione e sul perché dopo essere morto dietro a Phoebe e baciato una sconosciuta alla fine sei venuto da me. Non voglio essere il ripiego di nessuno.”
Lui sospira.
“La verità è che mi piace sin dal liceo, ma non volevo ammetterlo con me stesso, perché se l’avessi fatto avrei rischiato di perdere la tua amicizia e tenevo, tengo, molto alla tua amicizia.
Quindi mi sono inventato una serie di cotte, l’ultima per Phoebe, ma lei mi ha respinto e mi ha detto una cosa che al momento non ho capito: che ero già cotto di un’altra.
Ammetto di aver pensato che fosse impazzita fino a ieri sera, quando ci ho provato con quella tipa. Non è che abbia sentito molto e poi somigliava troppo a Phoebe, volevo fare una botta e via.
L’ho fatto parecchie volte, ma ieri non mi è riuscito perché – a parte il fatto che io e lei non eravamo d’accordo  su quel fatto – mi sei venuta in mente tu e mi si è stretto il cuore.
Mi sembrava di fare un torto a te ed eccoci qui.”
Io do un pugnetto a Pete.
“Stupido, avresti dovuto farti avanti prima!
Sono anni che ti aspetto, ma pensavo di non avere possibilità vista la tua cotta per Phoebe.”
”Gli innamorati più lenti del mondo.”
“E anche un po’ rimbambiti.”
Aggiunge divertito.
Dovremmo alzarci, ma nessuno dei due ha davvero voglia di farlo.
“Ieri sera ho avuto un’idea.
Tu suoni la chitarra, mia sorella il basso, io la chitarra e so cantare almeno un po’ e anche tu. Perché non creiamo una band?
So che manca il batterista, ma possiamo fare delle audizioni.”
“Cazzo, è un’idea fantastica!
E non preoccuparti per il batterista, so chi può fare al caso nostro: devo solo convincerlo.”
“E io parlare a Venus.”
“Pensi che possa fare problemi?”
“Lei no, ma quella piaga del suo ragazzo sì. Non ho mai conosciuto un tizio più soffocante di lui, non ho idea di come faccia mia sorella a starci insieme.”
“E infatti non ci sto più.”
La voce di Venus mi fa fare un salto di un metro, cosa ci fa qui e poi perché ci sta spiando dallo stipite della porta?
“Cosa ci fai ?”
“Vedere se eri viva o morta, non ha risposto a nessuna delle mie chiamate, né ai miei messaggi, ma vedo che eri impegnata.”
“Non ho fatto sesso.”
Dico rossa come un pomodoro.
“Non lo faccio al primo appuntamento, dovresti saperlo.”
Lei alza le spalle.
“Visto di chi si tratta pensavo avresti fatto un’eccezione, non credevo che avrei mai visto Pete nel letto di mia sorella.”
“Sono il suo ragazzo, ne ho tutti i diritti.”
“Siano lodati tutti i santi del paradiso, erano secoli che ti moriva dietro!”
“Venus!”
Urlo io, decisamente imbarazzata, lei alza le spalle.
“Che c’è?
Ho ragione!”
“Che t’è successo?
Sei acida da far paura.”
“Ho mollato Pierre.”
“Quanto pensi di starci lontano?”
Le chiedo caustica, è da quando si conoscono che periodicamente si mollano perché lui non è l’uomo più fedele del mondo e mia sorella lo perdona sempre.
“Spero per sempre. Questa volta si è fatto Kelly, lo sai che la odio.
Adesso basta, anche la mia pazienza ha un limite.”
Commenta feroce prima di lasciarci di nuovo soli, Pierre è proprio un cretino, ma se la sua idiozia lo terrà lontano da Venus ben venga.
Venus si merita di meglio, è una ragazza carina con dei rasta neri che le arrivano alle spalle, gli occhi castani e entrambe le sopracciglia con dei piercings.
In ogni caso usciamo dal letto e ci vestiamo, lei ci aspetta in cucina davanti a un tavolo con davanti la colazione già pronta.
“Grazie, sorellina!”
“Prego, questa è una circostanza che va festeggiata. Mia sorella si mette con il suo amore!
Dio, non pensavo che sarebbe mai successo!”
“Grazie della fiducia, eh!”
“Mh, visto i progressi che avevi fatto finora era giustificata.”
Io alzo gli occhi al cielo.
“Venus, suoni ancora il basso, vero?
Pierre non te lo aveva vietato?”
“Lo suono ancora, perché?”
“Io e Pete vorremmo formare una band e ci serve un bassista.”
“Ah, capito. E come farete con la batteria?”
“Jake è batterista e pensavo di chiedere a lui.”
Dice Pete con in bocca una cucchiaiata di cereali.
“Beh, si può fare.
Io ci sto, bisogna solo sentire Jake.”
Pete prende il suo cellulare e compone un numero.
“Ehi, cazzone! Non dirmi che sei ancora a letto?
Ti ha stancato la notte con Taylor?”
Come non ci hai fatto niente?
Vabeh, chissenefrega.
Riesci a venire a casa di Genesis?
Cosa ci faccio qui?
Stiamo insieme, ci siamo messi insieme stanotte.
Va bene, ci vediamo dopo.”
Chiude la chiamata e guarda me e Venus.
“Arriverà appena può, era ancora a letto.”
“Allora è meglio che vada a sistemarmi.”
Venus corre via in modo sospetto, vuoi vedere che Jake le interessa?
“Non è che a tua sorella interessa il mio amico?”
Mi chiede il mio ragazzo incuriosito dalla sua reazione, Venus è nota per non perdere mai la calma.
“Mh, forse. Le devo parlare.”
Rispondo pensierosa.
Ci diamo una sistemata anche noi e verso mezzogiorno il campanello del nostro appartamento suona, Jake è sulla porta e mi rivolge uno sguardo ironico.
“Ciao.”
“Ciao, ragazza di Pete. Chi l’avrebbe mai detto.”
Io alzo di uovo gli occhi verso il cielo e lo faccio accomodare in salotto dove ci sono gli altri.
“Ehi, non mi avevi detto che ti interessava Gen, pensavo fossi partito per quella principessa Disney, Demi..”
Lui scuote la testa.
“Non faceva per me, ma a dovrei ringraziarla per avermi fatto capire chi mi interessava davvero, ma non ti ho chiamato qui per questo.”
“Immaginavo o sarebbe stato preoccupante.”
“Suoni ancora la batteria?”
“Ma certo. Scaricare roba al mercato del pesce mi lascia un sacco di tempo.”
“Bene, io e Genesis suoniamo la chitarra e Venus il basso, cosa ne dici di formare una band?”
Lui si gratta un attimo il mento.
“Ci sono delle cose che ho scritto durante il corso degli anni che potrebbero venire utili.”
“Idem per me. E voi ragazze?”
“Io ho scritto qualcosa.”
Venus risponde alla domanda di Pete, io arrossisco.
“Io ho solo registrato cover che ho messo su youtube.”
“Va benissimo.”
Mi sorride il mio ragazzo.
“Bleah, siete diabetici!”
Esclama Jake.
“Non è colpa nostra se la Momsen ti ha dato due di picche.”
Jake gonfia le guance come un criceto.
“Sono io che le ho dato picche! Voleva scoparsi Zack.”
“Questo ha mai costituito un problema per te?”
“Sto invecchiando, cosa vuoi che ti dica?
Comunque non siamo qui per parlare nemmeno della mia di vita sentimentale, ma della band. Nel bar dove andava Hyena a fine mese c’è una battaglia tra band e gira voce che sarà presente un discografico.
Abbiamo un mese per riuscire a creare qualcosa di decente, pensate che sia possibile?”
“Con un po’ di prove, perché no?”
“Io sono d’accordo con mia sorella.”
Mi affretto ad aggiungere, non so perché, ma sento che questa cosa della band è una cosa che vale la pena di portare avanti.
“Ok, tra un paio di giorni l’allerta meteo per la neve dovrebbe cessare, il che significa che potremo usare le macchine senza rischiare di morire. Ci vediamo alla casa tra due giorni, vado a parlare con il capo per avere una stanza per provare.”
“Va bene, Jake. È okay.
 Non farà problemi, tanto vuole soldi solo per chi si ferma a dormire: gli piace ascoltare nuove band.”
“Non ti fermi per pranzo?”
Propone Venus, sapendo quanto può essere scontrosa la guardiamo tutti sorpresi.
“Va bene. Cosa mi cucini?”
“Qualcosa che stupirà il tuo palato polacco, Kowalski.
Pasta al pomodoro cucinata da una vera italiana.”
Chiude gli occhi, si punta i pollici addosso e sorride. Dietro di lei campeggia il tricolore italiano, è un regalo di nonna per non dimenticare le nostre origini e lo teniamo in casa.
“Vedremo, sono molto esigente sulla pasta.”
Lei ghigna e si dirige in cucina, Jake e Pete iniziano a parlare di musica, il polacco accenna a un motivo battendo le dita sul tavolino che fa annuire il mio ragazzo.
Io mi sento un po’ tagliata fuori, sono sempre stata timida e non ho mai osato scrivere qualcosa di mio, mi sono solo limitata a fare cover in un crescendo di difficoltà tecnica. Sarò in grado di essere parte integrante della band o solo un peso?
In fondo so cantare, ce la potrei fare. Inizio a stringere convulsamente le dita e Pete lo nota.
“Tutto bene, Gen?”
“E se fossi solo un peso per la band?
Io non ho scritto nulla di mio!”
“Non sarai un peso, andrà tutto bene. Anche gli amici di Hyena hanno iniziato come cover band e guarda dove sono adesso.”
“Sì, ma solo grazie a quello degli One Direction.”
“Andrà tutto bene.”
Mi ripete lui e poi mi abbraccia.
“Tra poco sarà pronto, preparate la tavola!”
Sospirando mi stacco dall’abbraccio di Pete e comincio a preparare la tavola apparecchiando per quattro, lui e Jake vanno in cucina e tornano carichi di bicchieri e posate e bottiglie di acqua e birra.
I polacchi bevono un casino o almeno questo si deduce guardando il nostro amico che lamenta la mancanza di vodka.
Vodka a pranzo?
Ugh!

 

Verso sera il telefonino di Pete squilla furiosamente, lui risponde e parla un attimo, poi chiude la chiamata.
“Devo andare a casa. Gli altri erano preoccupati perché non mi sono fatto sentire da ieri sera.
Perché non venite anche voi?
Magari le rockstar ci danno qualche dritta.”
Io arrossisco di botto.
“No, no. Cioè, è meglio che vai da solo, sono impresentabile.”
“Smettila di dire cazzate e vieni. Sei bellissima. A nessuno frega dei tuoi capelli gialli, accettano Hyena e i suoi capelli verdi.”
In me sale un panico senza un motivo preciso.
“Va bene, ma mi cambio e mi faccio una doccia.”
Corro in bagno mentre Venus rimane impassibile come al solito, mi domando se ci sia qualcosa in grado di scuoterla sul serio, solo stamattina ha dato l’impressione di essere vagamente preoccupata per Jake.
In ogni caso mi faccio una doccia e metto una maglia dei Ramones, una felpa nera e un paio di pantaloni aderenti a fantasia scozzesi pieni di cerniere.
Mi metto il mio giubbotto di pelle nera e gli anfibi, poi prendo la borsa e ce ne andiamo. Chiudo a chiave la porta del mio appartamento che qui – se non stai attento – ti portano via pure le mutande dal culo.
Percorriamo il corridoio – che a me ha sempre ricordato quello dell’hotel di Shining – e poi ci infiliamo nella macchina di Jake. Cantiamo a squarciagola le canzoni dei blink durante il viaggio, concludiamo con what’s my age  again prima di fermarci davanti a una bella casetta, di quelle con la porta rossa e i tre scalini tipiche di New York.
Scendiamo e Pete entra senza bussare, sulla soglia della sala c’è Phoebe Della Morte a braccia incrociate sul petto e un’espressione seccata.
“Senti, Pete. Non voglio seccarti e farti da mamma che sei più vecchio di me, ma potevi almeno avvisare che saresti stato via così tanto tempo! Demi se ne è andata senza dire una parola, sei stato con lei?”
Poi nota me, Venus e Jake e si porta le mani alla bocca quando il suo sguardo passa su di me.
“Oddio, non me lo dire!
Ti sei finalmente messo con Genesis?
Oh, Cristo! Sono anni che ti dicevo di farlo!”
Senza attendere una risposta ci abbraccia tutti e due e ci fa accomodare in salotto, chi la capisce è bravo!
Prima sembrava sul punto di dare di matto e adesso è felice come una pasqua.
“Pete?”
Gli chiedo timida.
“È vero quello che ha detto?”
“Sì. È la nostra più grande fan.”
Entriamo mano nella mano del salotto e ci troviamo Hyena che disegna qualcosa, Ava che suona il basso in un angolo e una ragazza dai corti capelli neri che legge un libro. In quanto alle rockstars stanno giocando tutti e quattro alla play.
“Gente!”
Tutti smettono di fare quello che stavano facendo.
“Ciao, Gen!”
Mi salutano in coro Hyena e Ava sorridendo, il resto dei presenti guarda curiosa me e mia sorella.
“Allora, io sono Venus Pagani e lei è Genesis, la mia sorellina.”
“Nonché mia ragazza.”
Aggiunge Pete.
La prima a presentarsi è la ragazza.
“Io sono Majandra O’Neill, ma puoi chiamarmi Maja, e sono la merchgirl del gruppo e ragazza di Luke.
Luke è quello lì.”
Indica un ragazzo alto con una specie di cresta bionda e gli occhi più azzurri che io abbia mai visto.
“Che modo carino di presentarmi! Io sono Luke Hemmings.”
Mi tende una mano e io la stringo nervosa.
“Io sono Calum Hood, il ragazzo di Ava.”
Questa volta a parlare è un ragazzo dai capelli neri con un ciuffo biondo, gli occhi scuri e la pelle abbronzata. Hai dei lineamenti vagamenti asiatici.
“Io sono Genesis, piacere”
“Io sono Michael Clifford. Il ragazzo di Hyena.”
Che è un ragazzo alto con dei capelli di un verde sbiadito, due occhi dal colore indefinibile – un po’ verdi, un po’ azzurri – con un piercing al sopracciglio, due labbra rosse e un paio di tatuaggi sulle mani.
Devo dire che lei ha fatto davvero una buona scelta.
“Io invece sono Ashton Irwin, single, batterista.”
Hai dei capelli color miele, ricci e un po’ lunghi, gli occhi verde-castano e due fossette ai lati del sorriso aperto e cordiale.
Phoebe lo guarda in uno strano modo e fulmina Venus quando lo guarda più del necessario.
“Come mai siete venuti tutti?”
Ci chiede cordiale Hyena.
“Oh, volete qualcosa da bere?”
“Vodka!”
“Jake!”
Esclamiamo tutti in coro.
“Scherzavo. Vorrei un the.”
Alla fine diciamo tutti the e quando abbiamo tutti le nostre lattine decido di aprire finalmente la bocca, così forse non penseranno che sia muta o ritardata.
“Siamo venuti a trovare degli amici e siamo in cerca di consigli.”
Ci guardano tutti curiosi, io divento rossa.
“Abbiamo appena formato una band, noi quattro e vorremmo chiedervi qualche consiglio.”
Butto fuori tutto d’un fiato.
“Fammi capire.”
Interviene Phoebe.
“Tu, Venus, Jake e Pete avete formato una band e vorreste qualche consiglio dai ragazzi?”
Io annuisco timidamente.
“Ma è meraviglioso, sono felice che tu non abbia smesso con la chitarra, Pete.”
“Sì, anche io. Io e Gen siamo entrambi chitarristi, Venus è la bassista e Jake il batterista.”
Lei annuisce.
“Ehi, Luke! Hanno la nostra stessa formazione! Due chitarre, un basso e una batteria!”
“Ho visto. E vorreste dei consigli? Anche noi siamo solo all’inizio.”
“Sì, ma siete un passo davanti e qualche dritta sarebbe gradita.”
Risponde Venus con la sua solita spavalderia.
“Beh, non hai tutti i torti.”
Luke sembra in qualche modo orgoglioso del successo raggiunto, e chi non lo sarebbe?
Hanno solo vent’anni e il mondo conosce la loro musica e la loro band, ci sono migliaia di ragazzine che impazziscono per loro e hanno conosciuto gli All Time Low e altre band che ascoltavano quando erano solo ragazzini che postavano cover su youtube.
C’è quasi da essere invidiosi se l’invidia non fosse una cosa estranea al mio carattere, immagino che abbiano lavorato duramente per raggiungere quello che hanno.
“E allora siate buoni, siamo nel periodo natalizio!”
“Venus!”
Ridono tutti.
“Hai l’atteggiamento giusto, Venus.”
Dice Ash sorridendo.
“Consigli?
Provate il più possibile, costruite un’armonia nella band, perché se avrete successo la band diventerà la vostra seconda famiglia.
Accettate tutte le occasioni che ci propongono, se un pub – anche se merdoso – mi chiede di suonare, suonate. Andate a cercare pub che vi possano ospitare.
Venus non farà fatica con il caratterino che si ritrova.
Poi… Sì, cercate di farvi vedere.
Costruite un fanbase, sia con i concerti, sia su youtube.
Postate cover se non avete ancora qualcosa di vostro pronto, la gente inizierà a conoscervi. All’inizio sarà poca e dovrete pregarli di farvi pubblicità, ma poi avrete dei riscontri. Siate gentili con i vostri fan, cercate di costruirci un dialogo, perché saranno loro che vi sosterranno sempre.
Cercate di scrivere qualcosa di vostro non appena avrete capito che funzionate come band, potreste trovare agganci prima di quanto pensiate.”
“Tutti ottimi consigli.”
Venus sorride.
“So cosa si prova a stare in una band che non funziona, al liceo ci sono stata.”
“Non funzionava perché Pierre era una testa di cazzo che voleva prevalere su tutti, te l’ho sempre detto.”
“Non parlarmi del mio ex, per favore.”
“Va bene. Pensiamo di partecipare a una battaglia tra band tra un mese.”
“Ottima idea!”
Approva Michael.
“Dicono che ci sarà qualcuno di qualche casa discografica.”
Aggiunge Pete.
“Ci verreste a vedere?”
“Purtroppo pensiamo di no. Appena riapre il La Guardia facciamo un salto dai nostri in Australia e poi riprendiamo con il tour.”
“Tu ci sarai, Phoebe?”
“Penso di sì.”
Risponde Phoebe, ma gli occhi di Ashton dicono altro. Lui vuole probabilmente portarsi Phoebe in Australia e poi in tour. Credo che lei gli interessi, a giudicare da come non le ha tolto gli occhi di dosso nemmeno un minuto da quando siamo arrivati e lei ricambia.
Ho un radar per queste cose, funziona bene con gli altri – ma non con me, questa però è un’altra storia – e sono sicura che anche lei prova qualcosa per lui.
È un bel ragazzo, sembra gentile.
È ora che Phoebe trovi qualcuno da amare.

Angolo di Layla

Questa è Venus

Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5)And now I'm told that this is life, that pain is just a simple compromise ***


5)And now I'm told that this is life, that pain is just a simple compromise

 
Phoebe p.o.v.

 
Il giorno dopo la visita di Engel al telegiornale di mezzogiorno – come ultima notizia – dicono che l’anno nuovo si è inaugurato con la morte di Jaime Gonzales, ventidue anni. È stato trovato morto nei bagni di un locale notturno con la siringa piantata nel braccio.
Poi parte il solito coccodrillo sulla piaga della droga nel mondo giovanile e su come l’eroina sia stata sostituita dalla coca e blablabla.
Ava scoppia a piangere, Hyena cerca di consolarla, io mi alzo di scatto dal tavolo.
Anche se è tutto finto, anche se Engel è al sicuro da qualche parte, il modo in cui è stata strumentalizzata la sua morte mi fa imbestialire, tanto che tiro un pugno al muro.
Engel era una persona, non un esempio da telegiornale e non è corretto trattarlo in questo modo, come se fosse l’ennesimo numero di una statistica da far vedere e sottolineare.
No, così non va bene.
Nessuno dovrebbe essere presentato e considerato così, nemmeno da morto, nemmeno se in vita era un poveraccio.
Dove è finito il rispetto verso le persone?
Non ne ho idea, so solo che siamo controllati – sento delle presenze umane attorno alla casa – e dobbiamo continuare con la recita.
Attirato dal rumore arriva Ashton che guarda con preoccupazione la mia mano che sanguina.
“Phoebe, la tua mano…”
“Fa schifo, lo so.”
“Perché sei arrabbiata?”
“Non hai sentito come l’hanno trattato?
Come se fosse un cazzo di numero in una statistica, un esempio perfetto per parlare di come la droga fa male ed è diffusa.
Non l’hanno trattato da essere umano e nessuno si merita di essere trattato così.”
Rispondo inviperita.
“Mi dispiace, Phoebe.”
“Era un mio amico, forse ultimamente non si è comportato nel modo migliore, ma nessuno si merita di morire così e di essere trattato così dopo morto.
Gli volevo bene e mi fa male.
Ho perso un’altra persona a cui volevo bene e mi chiedo se non sia il mio destino perderle lentamente, una a una.”
Lui mi abbraccia.
“Non mi perderai e non perderai Hyena.
Non è questo il tuo destino, il tuo destino è aprire quella pizzeria che sogni da una vita.
E lo farai anche per chi non ce l’ha fatta, come Maria ed Engel. Pensa che adesso sono insieme.”
Io annuisco, inondandogli la maglia di lacrime.
È finto, ma fa male lo stesso, perché in un certo senso Engel è morto davvero. Il ragazzo con cui ho diviso l’adolescenza è sparito ed è diventato un’altra persona, con un altro passato.
Una persona che dovrò imparare a conoscere un’altra volta, con cui non dovrò fare errori, perché ogni errore potrebbe essergli fatale.
Ogni errore potrebbe mettere Fish sulle sue tracce e tutto il lavoro fatto sarebbe vano.
Qualcuno bussa alla porta, è Luke.
“Ragazzi, non voglio interrompervi, ma abbiamo bisogno di parlare.”
Io annuisco e mi asciugo le lacrime.
Scendiamo al piano di sotto, sono seduti tutti sul divano.
È Luke a prendere nervosamente la parola.
“Ci ha telefonato il manager, quello dei Tonight Alive ci ha avvisato che Jenna rimarrà al funerale.
Noi cosa facciamo?”
Io guardo Ava e Hyena e loro annuiscono impercettibilmente.
“Andate a casa, non possiamo sottrarvi altri giorni da trascorrere con la vostra famiglia, al funerale bastiamo noi. Vi raggiungeremo con il primo aereo disponibile.”
Mike guarda intensamente Hyena negli occhi.
“Siete sicure di farcela?”
“Sì, Mike. Engel era nostro amico e non vostro e, davvero, non mi va che perdiate altro tempo da trascorrere con la vostra famiglia a causa nostra.
Non siamo esattamente una benedizione per voi.”
Lui scuote la testa.
“Non dire questo, ti prego.
Comunque, ok. Adesso avvertiamo il manager di spostare la data della vostra partenza e gli chiederemo di mandare una corona da parte nostra.
Almeno questo glielo dobbiamo.”
Annuiamo tutte e tre, Luke si attacca al telefono.
Anche Ava è al telefono, penso con sua madre perché sta parlando in spagnolo veloce e a bassa voce. Non credo che riesca nel suo intento perché sentiamo gli strepiti della signora Gonzales da qui.
“Mamma non può credere che sia morto.”
Borbotta alla fine.
“E non riesco a farmene una ragione nemmeno io, avremmo dovuto aiutarlo di più, invece di fare muro contro di lui.”
“Ava…”
“No, Phoebe. È quello che abbiamo fatto, invece di pensare a come tirarlo fuori dai guai gli abbiamo fatto tutti la paternale.
Adesso, scusatemi, ma devo andare a casa, sono seriamente preoccupata per mia madre.”
“Vengo anche io.”
Calum la segue senza che lei protesti.
Credo che anche lei senta lo stesso dolore che sento io, questo finto funerale fa male come uno vero. Non c’è bisogno di recitare, siamo autentici.
Hyena sale in camera sua seguita da Michael, Ashton mi guarda.
“Cosa facciamo?”
Mi chiede incerto, giocando con le sue grandi mani.
“Preparati, usciamo.
C’è un posto in cui non ti ho portato per non far diventare deprimente l’appuntamento.”
Lui annuisce.
Cinque minuti dopo siamo fuori, diretti verso la metro della città.
Cambiamo convoglio due volte, ma finalmente arriviamo alla nostra destinazione: il cimitero.
Lui guarda l’insegna in ferro battuto e annuisce.
“Da chi vuoi andare?”
“Da Maria e se vorrai potrai conoscere mia madre.
Conoscere…. Come se fosse viva, quando in realtà è un’altra delle persone che ho perso nella mia vita storta.”
Entriamo attraverso il grande sentiero, la ghiaia scricchiola a ogni nostro passo. Io mi oriento bene tra i vicoli e quando vedo una semplice tomba in marmo nero su cui c’è scritto il nome di Maria, la data di nascita e morte e una foto di lei ed Engel. È stato un suo desiderio che fossero insieme nella foto.
Trattengo le lacrime vedendo i loro sorrisi felici, mentre sono stretti insieme come se nulla potesse dividerli. Non potevano sapere che qualche mese dopo una bestia di nome cancro si sarebbe portato via tutto.
“Ciao, Maria.”
La mia voce trema.
“Sono Phoebe e questo è Ashton, il mio ragazzo, ma non sono venuta qui per parlarti di noi.
Sono qui per Engel, lui… ha infranto la promessa, ha ripreso a farsi, ha fatto un sacco di debiti ed è… m-morto.
Sì, morto.
Tra poco sarete insieme, aspettalo.
Mi dispiace di non essere riuscita a fare qualcosa per lui, perdonami.”
Una brezza calda e che sa di fiori di ciliegio – i preferiti della mia amica – mi accarezza la guancia, io alzo la testa e la vedo sorridere sulla tomba. Ha entrambi i pollici alzati e articola: “Ha fatto la cosa giusta.”
Questo è troppo per me, mi accascio nelle braccia di Ash.
Quando torno in me sono nella casetta del custode, afferro il braccio del mio ragazzo.
“Ho visto… Ho visto Maria.”
Lui sgrana gli occhi.
“Le va bene.”
Lui annuisce.
“È meglio andare a casa, grazie dell’ospitalità.”
Dice al custode, lui annuisce e ci scorta fuori.
La stretta della mano di Ash è ferrea, come se temesse che potessi dissolvermi.
Non andrò da nessuna parte, non preoccuparti.

 

Il giorno dopo i ragazzi sono pronti per partire per l’aeroporto e l’ingresso è pieno di bagagli.
Ava e Cal sono abbracciati, lui le sussurra qualcosa all’orecchio e le accarezza i lunghi capelli. Mike e Hyena sono abbracciati anche loro, lui le dice che presto potrà riprendersi da questo shock, di tenere duro e di chiamarlo ogni volta che ne sentisse il bisogno.
Ash è accanto a me.
“Lo so che sei una piccola soldatessa, ma chiamami o scrivimi o fatti viva ogni volta che ne avessi bisogno.
Non sei sola, ricordatelo.”
“Pensa alla tua famiglia, Ash.”
Gli dico cercando di sorridere.
“Loro sono importanti per me, ma anche tu lo sei.”
Mi prende il volto tra le mani e mi bacia a lungo, poi mi lascia andare – incitato dalle urla degli altri ragazzi – e mi rivolge un ultimo sorriso tutto fossette.
“Siamo sole.”
Mormoro, una volta che il taxi se n’è andato.
“Ma ce la faremo e poi andremo da loro.”
Mi risponde piano mia sorella, ha gli occhi rossi.
“Ho visto Maria.”
Dico piano.
“Dice che ha fatto la cosa giusta.”
Sono entrambe sconvolte.
“Bene, ma dobbiamo insegnarti a usare i tuoi poteri. Aumentano di giorno in giorno, nessuna di noi aveva mai visto Maria.”
Io annuisco meditabonda.
“Non ora, comunque. Io devo andare da mia madre.”
Dice dopo un po’ Ava.
“Tuo padre dov’è?”
“Non lo so, nessuno ha sue notizie da quando Jaime è morto.”
“Vuoi che veniamo anche noi?”
“Sì, mi farebbe piacere.”
Indossiamo le giacche e raggiungiamo la casa di Ava in uno dei quartieri poveri della città, sua madre apre la porta del loro appartamento. È una donna distrutta, probabilmente non ha dormito per nulla questa notte, Ava la abbraccia.
“Ava, sono felice che tu sia qui.”
“Rimarrò solo fino al giorno del funerale, purtroppo.
Devo anche parlarti di una cosa, vieni.”
La porta in cucina e la sedere su una delle sedie.
“Mamma, porterò con me Soledad.”
“Perché vuoi farmi questo?”
Le chiede con voce lacrimosa.
“Perché vuoi togliermi anche lei?”
“Mamma, Soledad è su una brutta strada. Dei miei amici mi hanno detto che fa la spogliarellista in un locale, non appena avrà diciotto anni lo sai anche tu cosa succederà.
Non posso lasciarla qui, cerca di capirmi.
Se pensassi che per lei fosse un bene stare qui sarei la prima a farla rimanere, ma non è così. Per favore, mamma, sto cercando di fare la cosa giusta.”
“La mia bambina è una spogliarellista?”
Lei annuisce, sua madre scoppia a piangere.
“Dio ha abbandonato questa famiglia.”
“Non dire così, ti prego. Lo sai che non è vero, con le giuste preghiere e un po’ di fortuna andrà bene.”
“Tu sei una bruja, figlia mia.”
“Lo so, ma lo sono perché lui lo vuole.
Ieri sera ha chiamato zia Magdalena, dice che se vuoi potrai andare da lei per un periodo a Miami.”
“E tuo padre?”
“Se la caverà.”
“Ci devo pensare.”
Loro parlano ancora un po’, noi prepariamo la colazione e la serviamo. La madre di Ava mangia tutto, poi va a cambiarsi. Indossa un lungo vestito nero e un velo dello stesso colore sulla testa, noi siamo vestite di nero.
Siamo pronte a ricevere i parenti.
La gente arriva lungo tutta la giornata dispensando pensieri gentili e parole di consolazione per la donna, in quanto al padre arriva solo alla sera completamente ubriaco.
Quasi inciampa nella bara di Engel mentre si dirige verso la sua camera, so che da tempo i genitori di Ava non dormono insieme. Nel suo delirio di parole incoerenti mi sembra di sentire qualcosa come “è tutta colpa mia” o “non avrei dovuto cacciarlo di casa.”.
Triste che se ne sia accorto solo ora quando è troppo tardi per fare qualsiasi cosa.
La nostra amica rimane a dormire dai suoi, io e Hyena, invece, a fine giornata andiamo a mangiare in una pizzeria a basso costo.
“Fa male.”
Mormora lei.
“Lo so. Ci saranno cose che non potremmo più dirgli.”
“Sì. Credo che dovremo andare da Jenna, la famiglia di Ava non è la sola che ha bisogno di aiuto.”
“Va bene.”
Finiamo la nostra pizza e ci dirigiamo nel nostro quartiere, solo che invece di entrare a casa nostra bussiamo alla villetta accanto. È Whackaio, l’unico rimasto della band, ad aprirci la porta.
“Entrate, sono sicuro che sarà felice di vedervi.”
Noi annuiamo.
“Come è andata?”
“Malino, sono riuscita a stento a farle mangiare qualcosa per la cena. Adesso è in camera sua.”
Va ai piedi delle scale e si mette a urlare.
“Jenna, hai visite!”
“Fai salire chiunque sia arrivato.”
Risponde stanca lei.
“Andate.”
Noi saliamo al piano superiore, Jenna è appoggiata allo stipite della prima camera.
“Scusa se non siamo venute prima, ma siamo state tutto il giorno dalla madre di Ava ed Engel.”
“Come sta?”
“Distrutta.”
“Entrate.”
Ci fa cenno di seguirla nella stanza, lei si siede sul letto e Layla si chiude la porta alle sue spalle.
“Scusate, ma mi manca troppo.”
Scoppia a piangere.
“L’ha fatto per il bene di tutti.”
Mia sorella parla a voce malapena udibile.
“Lo so che è dura, ma lo rivedrai.”
“Lo so, ma fa male. Non so se riuscirò a venire al funerale, sto troppo male e Whack è preoccupatissimo. So che non è questo che vorrebbe, vorrei essere più forte, ma non ci riesco.
Non vedo l’ora di tornare in Australia, ma glielo devo, devo essere qui.”
“Ti capisco perfettamente.”
Le dico piano.
“Anche a me manca da morire e non vedo l’ora di andarmene da questa città maledetta, non ho avuto altro che dolore qui e lo stesso vale per Jaime.
Non si meritava di morire così.”
“No, nessuno si merita di morire così.”
Mormora lei.
Trascorriamo il resto della serata parlando dei nostri ricordi felici con Jaime, fino a che lei crolla addormentata. La mettiamo a letto e poi scendiamo al piano di sotto, Whackaio sta guardando la tv.
“Allora?”
“Si è addormentata.”
“Bene, stanotte non ha dormito. Domani vorrebbe andare al funerale, ma sta così male che non so se sia il caso.”
“Domani ci saremo anche noi ad aiutarti, secondo noi dovrebbe andare, Engel l’avrebbe voluto.”
“Sì, immagino di sì. Adesso vado a letto, domani ci dovremo alzare presto.”
“Noi facciamo lo stesso, ciao.”
Lo saluta mia sorella e poi finalmente rientriamo a casa nostra.
Ci facciamo una doccia e poi andiamo a dormire, domani sarà una giornata lunga. Prima di addormentarmi scrivo ad Ashton per tranquillizzarlo e dirgli che domani in serata prenderemo un volo per Sidney, lui risponde sollevato e cerca di rincuorarmi un po’.
Amo quel ragazzo, penso prima di cadere in un sonno profondo e senza sogni.
La mattina dopo ci alziamo presto, dobbiamo preparare i bagagli, il nostro volo parte subito dopo il funerale. Prepariamo anche quelli di Ava e poi facciamo colazione.
“Pronta?”
Mi chiede Hyena, io annuisco con il cuore pesante.
Non so se si può essere pronti a seppellire un amico, anche solo per finta.
Raggiungiamo la chiesa dove si terrà e ci sediamo tra i parenti stretti, Ava è seduta accanto a sua madre e a Soledad che mi sembra scontenta. Forse ha ricevuto una predica per il suo comportamento e lavoro.
Il padre di Engel si fa vedere solo a funerale iniziato, si piazza in fondo alla chiesa e non si muove, sembra inebetito. Un po’ mi fa pena, ma poi penso che buona parte delle cose cattive accadute al mio amico sono successe più o meno per colpa sua.
Il prete parla a una platea composta per la maggior parte da ragazzi e ragazze di strada, quelli che davvero conoscevano Engel. Sono tutti tristi, qualcuno piange persino.
Finita l’omelia il prete benedice la bara e si fanno avanti i portatori: Jake, Pete, un cugino di Jaime e Harry.
Insieme si caricano la bara in spalla e le fanno percorrere la navata della chiesa per poi metterla in un carro funebre. Il sole splende, una beffa del destino, l’ennesima.
Caricata quella seguono tutti la macchina fino a un piccolo cimitero, lo stesso dove sono seppellite mia madre e Maria.
La tomba di Engel sarà accanto a quella della sua ragazza, io rimango qualche passo indietro e mi affianco a Jenna che sta piangendo insieme a Whackaio. Le passo un braccio intorno allo spalle e mormoro qualche parola di conforto, lei annuisce.
“È giusto che stia vicino a lei, l’ha amata tantissimo.”
Dice a voce malapena udibile.
“Jen, lo capisco che ti fa male.”
“Non devi pensare a me, non devo pensare a me. Devo pensare a lui e lui avrebbe voluto questo.
Ma dov’è il padre?”
Io indico discretamente il fondo della fila.
“Si vergogna e si sente in colpa.”
Lei si limita ad annuire, di solito trova giustificazioni a tutti, ma questa volta non ce ne sono e lo sa anche lei.
“Spero impari dai suoi errori.”
“Lo spero anche io. La madre di Engel andrà in Florida per un po’ dai suoi parenti e Soledad verrà con noi.”
Lei alza gli occhi e contempla la figuretta vestita di nero. Sembra più giovane dei suoi diciassette anni, ha i capelli neri e gli occhi chiari e somiglia molto ad Ava.
“Jaime avrebbe voluto anche questo.”
Sembra sempre più debole e pallida mano a mano che ci avviciniamo al cimitero, io e Whackaio ci scambiamo un’occhiata.
“Sei sicura di farcela?”
Le sue spalle si fanno più dritte all’improvviso e, seppure sia pallida, i suoi occhi brillano di una luce nuova.
“Lui l’avrebbe voluto e io voglio rispettare le sue ultime volontà.”
Ci avviciniamo alla buca, la madre di Ava ha già lanciato il suo fiore, così come le mie due amiche. Ci stanno aspettando in effetti.
“Forza, Jenna.
Lancia il tuo fiore.”
Le dice gentilmente la signora Gonzales, lei annuisce e lancia una rosa rossa e una manciata di terra, poi tocca a me e lancio un girasole.
Poi la buca viene ricoperta di terra e sopra vi viene deposta la lastra di marmo con inciso il nome di Engel, le date di nascita e di morte e la foto che lo ritrae con Maria. Ora che ci faccio caso è stata scelta la stessa foto della tomba di Maria.
Rimaniamo un altro po’, poi ce ne andiamo abbiamo il volo e dobbiamo ancora ritirare le valige.
Addio, Engel.
Spero che tu abbia più fortuna nella tua nuova vita, perché in questa a sorte ti ha fatto lo sgambetto un bel po’ di volte e non te lo meritavi.
Non ti meritavi di finire per strada a quindici anni.
Non ti meritavi la morte di Maria.
Non ti meritavi nulla di quello che è successo dopo, anche se in parte è colpa tua.
“Phoebe?”
La voce di Venus mi fa voltare verso di lei.
“Sì?”
“Vi porto io all’aeroporto, Pete, Jake e mia sorella staranno con la madre di Engel fino a quando non se ne andrà in Florida.”
In effetti la figura fragile e avvizzita della donna è in compagnia dei tre ragazzi e sembra appoggiarsi particolarmente a Pete.
Pete…
Mi dispiace lasciarlo. Nel bene e nel male siamo sempre stati insieme, ma so che ora è in buone mani, Genesis lo sosterrà meglio di quello che avrei potuto fare io se fossi rimasta.
Lui si merita qualcuno che lo ami davvero e sono sicura che Gen sia la persona giusta.
“Va bene.”
Mi allontano insieme alla ragazza con i dread, dietri di me ci sono Hyena e le due sorelle Gonzales che stanno litigando a bassa voce in spagnolo. A quanto pare la piccola di casa non ha preso bene il trasferimento in Australia.
“Soledad non sembra felice.”
“L’ho notato, ma Ava lo fa per il suo bene. È in brutti giri.”
“Me lo hanno detto.”
“Spero che là troveranno un po’ di pace.”
“Andrà bene.”
Dico convinta, lei annuisce.
Può sembrare una frase di circostanza, ma credo davvero che da questa fine possa nascere un nuovo inizio per tutti.
Ci credo con tutte le mie forze.


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6)Go! ***


6)Go!

 
Venus p.o.v

 
Sto accompagnando le ragazze all’aeroporto e la cosa strana è che fino a poco tempo fa eravamo al funerale di un nostro amico.
Forse è così che va la vita, un momento sei qui e quello dopo proiettato verso il futuro cercando di andare avanti facendo i conti con il passato che fa male.
Engel era troppo giovane per morire, soprattutto in quel modo.
Ora c’è silenzio in macchina, ma non mi sento tranquilla, da quando siamo uscite dal cimitero una macchina ci sta seguendo.
Adesso si accosta a noi e ci spinge verso una piazzola di sosta, io rischio di perdere il controllo del mezzo, solo un miracolo evita che la macchina si capovolga o si schianti contro il guard rail.
Esco dalla macchina, pronta a dirne quattro allo stronzo, ma mi ritrovo con una pistola puntata in faccia.
“Dacci la ragazzina!”
“Te lo scordi!”
Ringhio, tentando di lanciarmi verso di lui, sento una pallottola fischiare vicino al mio orecchio.
“La tua vita per me non conta nulla, dammi la ragazzina e nessuno si farà male.
Qualcuno deve pagare i debiti di Gonzales.”
Escono anche Hyena, Ava e Phoebe e si mettono davanti a Soledad che sta urlando come una matta che sono stati loro a uccidere il fratello.
“Ci devi ammazzare tutte e quattro prima di mettere le mani su mia sorella, gli stronzi come te mi hanno preso Jaime, non lascerò che prendiate Soledad.”
La voce di Ava è ferma, io mi sento una cretina. Abbiamo tutti pensato a proteggere la madre del nostro amico senza pensare che anche Sole poteva essere in pericolo.
L’uomo inizia a sparare, io mi butto a terra, le altre scappano dietro la macchina. Io cerco di raggiungerle, ma il bastardo mi prende per i capelli e mi punta la pistola alla tempia. Deglutisco al contatto con il metallo freddo.
“Datemi la ragazzina o faccio fuori questa cagna e poi voi.
Una a una.”
“Non fatelo!”
Urlo, lui mi dà una botta in testa.
Siamo in una situazione di stallo, ma all’improvviso sento un click e una presenza dietro di noi.
“Abbassa l’arma o sarai tu a morire.”
Una voce femminile dura parla.
“Rapire una minorenne e minacciare di morte quattro ragazze sono reati che verranno aggiunti a quelli che hai già. Fish, il tuo impero è andato a puttane.
Mollale.”
Lui mi molla e cerca di sparare alla poliziotta, io cerco di trattenerlo meglio che posso, ma lei è svelta di riflessi e gli spara dritto al cuore. L’uomo si affloscia tra le mie mani.
Io guardo la donna.
“Cosa devo fare?”
“Porta le tue amiche all’aeroporto e poi domani, quando ti sentirai meglio, verrai a testimoniare.”
“Era davvero Albert Fish?”
Lei annuisce.
“È davvero finita?”
Chiede con voce sottile Ava.
“Sì. Sospettavamo che sarebbe venuto al funerale di Jaime Gonzales e siamo venuti anche noi. Quando ha iniziato a seguirvi, noi abbiamo seguito lui.
Adesso andate o perderete il volo."
“Sì, certo e grazie.”
Mormoro io.
Rientriamo tutte in macchina scosse, quando arriviamo all’aeroporto ci salutiamo tutte, siamo tutte bianche come lenzuoli.
“Jake e Pete sono con tua madre nel caso dovesse succedere qualcosa, Ava.”
“Grazie, Venus.
Grazie per tutto.
Vorrei avere più tempo, ma dobbiamo andare.
Buona fortuna con la band e tieni d’occhio Pete.”
La ragazza di Jaime si avvicina a noi.
“Ragazze, dobbiamo andare.”
“Sì.”
“Aspetta un attimo.”
Lei mi guarda senza capire.
“Volevo solo dirti che mi dispiace per aver perso Jaime e che ti sono grata per averlo fatto felice in questi mesi. Lui se lo meritava.
Buona fortuna.”
“Grazie e buona fortuna anche a te.”
Loro si allontanano e io rimango ferma a guardarle, tra gente che se ne frega di noi.
Ho freddo, mi sento sudata e ho voglia di piangere.
Ho bisogno di qualcuno e nella mia testa appare l’immagine di Jake, lui non è il migliore dei ragazzi – ha una solida reputazione da puttaniere – ma vedere come si è comportato in questi giorni me lo ha fatto rivalutare. E poi è ora di smettere di prendermi in giro, mi piace da quando ero solo una ragazzina ed è sempre stato lui che ho sognato, nonostante l’essere stata con Pierre e altri ragazzi.
Alla fine mi decido a uscire dall’aeroporto e torno alla mia macchina, una portiera è crivellata di proiettili, domani dovrò portarla dal carrozziere, chissà cosa penserà…
Entro e metto in moto.
Mi dirigo verso la casa dei signori Gonzales, lì dovrei essere al sicuro.
Arrivata, parcheggio la macchina ed entro nella palazzina che ospita il loto appartamento che è all’ultimo piano, ovviamente l’ascensore non funziona.
Non appena entro vengo investita dall’odore di cibo, mi chiudo la porta alle spalle e cerco Jake. Quando lo trovo lo abbraccio con tutta la forza che ho, adesso sto bene.
“Venus, cosa succede?”
Il tono di Jake è preoccupato, mi stacca a forza da lui e nota il mio pallore e i jeans sporchi di terra.
“Non posso dirtelo qui.”
Mi guardo attorno ansiosa, non voglio che la madre di Engel senta o avrebbe una crisi isterica e chi la potrebbe biasimare?
“Okay, andiamo in terrazza.”
Mi prende per mano e solo questo contatto mi fa rabbrividire. Attraversiamo la stanza affollata di gente e ci rifugiamo in terrazza, lì mi accendo una sigaretta e faccio un profondo respiro.
“Una macchina ci ha seguito per tutto il tempo da quando siamo usciti dal cimitero, a un certo punto – poco prima di arrivare all’aeroporto – ci ha costrette a fermarci e ne è uscito niente meno che Fish in persona. Voleva che gli dessimo Soledad per farla lavorare come puttana, in modo che ripagasse i debiti di Engel. Mi ha puntato una pistola addosso e ha tentato di spararmi, ma io mi sono buttata e terra, poi sono uscite anche le altre e si sono messe davanti a Sole. Ha iniziato a sparare di nuovo, le altre si sono nascoste dietro la mia macchina, io mi sono buttata a terra.”
La mia voce si incrina.
"Poi mi ha preso per i capelli e mi ha puntato una pistola alla tempia, gridando di dargli la ragazzina.”
Proseguo come in trance.
“Pensavo di essere spacciata, ma poi una poliziotta ha puntato una pistola contro la sua di tempia. Lui si è girato, io l’ho trattenuto, ma la donna è stata più svelta e gli ha sparato. È morto tra le mie braccia e la cosa mi fa schifo.
Poi ci hanno detto di andare e ho portato le ragazze all’….”
All’improvviso mi mancano le parole e scoppio a piangere, lui mi abbraccia.
“Mi dispiace, Venus. Abbiamo tutti pensato che sarebbe venuto dalla signora Juanita e non da Soledad.”
Io continuo a singhiozzare sulla sua felpa, lui mi accarezza i capelli e cerca di consolarmi a modo suo.
All’improvviso la porta della terrazza si apre ed esce Gen.
“Ragazzi, entrate! Al telegiornale hanno detto che Fish è morto, non ci posso credere.”
Io sì.
È morto tra le mie braccia.

 

Finito il banchetto io e Jake ce ne andiamo, mia sorella e Pete rimangono con la signora Gonzales.
“Jake, posso dormire da te?”
Gli chiedo con una voce sottile che non sembra nemmeno la mia.
“Sì, non c’è problema.
Ti va una pizza? Io non so cucinare nulla.”
Sto per rifiutare, ma il mio stomaco emette un sonoro gorgoglio.
“Lo prendo come un sì.”
Prendiamo entrambi la margherita e la mangiamo in silenzio a casa sua, poi ci sediamo sul divano.
C’è silenzio, ma decido che è arrivato il momento di spezzarlo e togliermi dal cuore una cosa che avrei voluto dirgli da tanto tempo.
“Sai, quando avevo quella pistola puntata addosso e credevo sarei morta ho pensato tante cose.
Cose che non ho mai detto a nessuno, quando avrei voluto farlo.
Ho pensato che non volevo morire senza dirle, capisci?”
Lui annuisce.
“Penso di essere cotta di te dal liceo, anzi credo di amarti ed è questa la ragione per cui tra me e Pierre non ha mai funzionato davvero.
Lui era una testa di cazzo e io glielo lasciavo fare perché non amavo lui, amavo te e non sapevo come dirtelo.
Lo so che sembro una ragazza forte, spigliata e senza peli sulla lingua, ma quando si tratta dei miei veri sentimenti sono molto timida. Mi viene difficile dire a qualcuno con sincerità che gli voglio bene o lo amo.
Ecco, uno dei miei rimpianti era di non averti mai confessato nulla.
Ora, lo so che questo rovinerà tutto tra di noi, che non vorrai più essere mio amico, ma dovevo dirtelo.”
Nella stanza cala il silenzio e lui sorride.
“Finalmente hai smesso di parlare, non sapevo come fermarti.”
Il mio cuore è stretto in una morsa.
“Cosa significa, Jake?”
“Che ci sono un paio di punti su cui ti sbagli. Il primo è che non vorrò più avere a che fare con te, non ti voglio fuori dalla mia vita, Venus.”
“No?”
“No. Mi sono sempre chiesto cosa ci trovassi in quell’idiota e adesso so la risposta e devo dire che mi rende felice.”
“Cio-cioè?”
Gli chiedo con voce strozzata, oggi non vuole proprio obbedire ai miei comandi.
“Che anche tu mi sei sempre piaciuta, così forte e decisa che pensavo fossi fuori dalla mia portata. Cosa te ne saresti fatta di un ragazzo che non è una cima, che lavora con le mani perché il cervello non è granché?”
Io sto per rispondergli, ma lui mi appoggia un dito sulle labbra.
“Per questo mi sono sempre fatto le ragazze con superficialità, sono stato felice quando mi avete chiamato per essere il batterista della band, perché è una delle poche cose che so fare bene e poi potevo starti più vicino.”
“Io ti piaccio?”
“Esatto.”
Il suo tono è serio.
“Oh, Jake!”
Gli salto in braccio, di nuovo in lacrime.
“Ma non lo capisci che a me non importa se tu scarichi casse al mercato del pesce?
Io sono segretaria solo per una botta di culo che ancora non so spiegarmi, non sono migliore di te. Non sono un’avvocatessa o una cazzo di giornalista. Sono solo una ragazza che suona il basso per non pensare a come faccia schifo la sua vita. E anche io sono stata felice di sapere che potevo incontrarti più spesso.”
Lui annuisce.
“In poche parole, noi altri teste di cazzo ci siamo dichiarati.”
“In parole povere, sì.”
“Bene. Allora, Venus vuoi essere la mia ragazza?”
“Da quando avevo quindici anni e sogni di gloria nella testa.”
Io arrossisco.
“Quello che sognano tutte le ragazzine: che avrei incontrato uno dei membri della mia band preferita e che lui si sarebbe innamorato di me.
Ho imparato a suonare il basso perché ero cotta di Mark Hoppus e mi dicevo che se avessi imparato a farlo e se fossi entrata in una band, poi lui mi avrebbe notata.
Cazzate da ragazzina, ma per un periodo ti aiutano a tirare avanti, poi la vita ti piega e ti mostra il peggio.”
“E scommetto che ogni tanto lo sogni ancora.”
“Sì, anche se so che è impossibile, lo sogno.”
Ammetto, rossa come un pomodoro, lui mi sorride.
“In fondo non è un male che ci succedano queste cose, ci spronano a dare il meglio di noi e ci danno l’illusione che qualcuno là fuori ci darà il riconoscimento che meritiamo, in culo agli stronzi che non hanno mai creduto in noi.”
“Immagino che sia così.”
Dico stringendomi meglio nel suo abbraccio.
“E tu perché hai imparato a suonare la batteria?”
“Volevo avere le ragazze di Travis Barker e poi mi sono preso una cotta per Jennifer Ledger degli Skillet, saremmo stati entrambi batteristi e sarebbe stato figo.”
“Credevo avessi detto Hayley Williams.”
“Troppo scontato, non che non sia bella.”
Io lo guardo male.
“Ma tu sei più bella di Jen e Hayley messe insieme.”
“Così va decisamente meglio.”
Replico con un sorriso.
“A nessuna ragazza piace sentirsi inferiore alle altre, anche se famose.”
“Lo stesso vale per i ragazzi, poche allusioni a Mark Hoppus.”
Scoppiamo a ridere tutti e due.
“Certo che siamo stati un po’ stupidi.”
“Sì, giusto un po’.”
“Ma è meglio così, adesso ce la godremo meglio, se Fish ti avesse uccisa avrei dato di matto.”
“Grazie, nemmeno a me sarebbe piaciuto, avrei avuto tanti rimpianti: tu, la band, mia sorella.
Mi sarebbe dispiaciuto andarmene senza dirle che le voglio bene.”
Lui annuisce comprensivo.
“Vuoi bere qualcosa o preferisci dormire?”
“Vada per la seconda, non sono per l’umore adatto per bere qualcosa, anche solo una semplice birra.
Ti scoccia se faccio una doccia?”
“No, per niente. Ti preparo qualcosa per la notte.
Il bagno sai dov’è?”
Io annuisco e ci vado, mi spoglio e mi infilo sotto la doccia, lasciando che l’acqua calda lavi via i brutti pensieri e i brutti ricordi.
Finito, trovo una maglia di quelle enormi di Jake sulla lavatrice, la indosso e poi esco dal bagno incerta.
“Jake?”
Chiamo un po’persa, lui si fa vivo in tutta la sua gloria, solo in boxer e con i suoi tatuaggi in vista. Non so se  mi abituerò mai a questo spettacolo.
“Sì?”
“Non so dove sia la tua camera.”
Lui mi prende per mano e mi fa entrare in una stanza vicina al salotto/cucina solo da un breve corridoio.
“Eccola qui!”
Incasinata, con una scrivania ingombra di fogli, vestiti ovunque, una batteria smontata in un angolo, uno skate, un grande armadio e un letto a due piazze. La cosa migliore però sono le pareti, completamente piene di graffiti.
“Li hai fatti tu?”
Chiedo con ammirazione.
“Sì, mi aiuta a scaricare i nervi.”
“Sono belli.”
“Grazie mille. Forza, andiamo a letto, tu hai l’aria di una che si regge a stento in piedi.”
Io annuisco e lascio che mi guidi al grande letto dal copriletto verde acido, le lenzuola sono dello stesso colore e sanno vagamente di lui: muschio, misto a fumo ed erba.
Io mi avvolgo per bene e lo aspetto, lui non tarda, in un attimo mi ritrovo sul suo petto a respirare il suo odore.
“Jake, sono stanca.”
“Dormi, ci sono qui io.”
Inizia ad accarezzarmi i capelli e io finisco per addormentarmi con un sorriso sulle labbra.
Vengo svegliata dalla suoneria di un cellulare, Jake risponde con un grugnito.
“Ciao, Gen.
Sì, Venus è da me.
Arriviamo, sì e abbiamo anche qualcosa da dirvi.
‘k, compreremo noi la colazione.”
Lui chiude la chiamata.
“Era tua sorella, dobbiamo andare da Juanita. Sono tutti lì, oggi dobbiamo accompagnarla all’aeroporto.”
Io annuisco e guardo con una sorta disperazione i miei vestiti.
“Ti presto qualcosa io.”
Si mette a frugare nell’armadio e trova un paio di jeans della mia taglia un pochino corti.
“Li mettevo alle medie, da allora sono un po’ cresciuto, ma a te dovrebbero andare.”
Sì, mi vanno, anche se sono un pochino corti.
Mi metto un enorme maglia e una felpa, con i miei anfibi sono perfetti, così usciamo insieme e ci fermiamo a un Mac per comprare la colazione per tutti.
Genesis ci aspetta fuori dalla porta della signora Gonzales.
“Scema, mi hai fatto prendere un colpo ieri.
Andartene senza dirmi dove!”
“Hai perfettamente ragione.”
Lei si volta per aprire la porta.
“Gen, ti voglio bene.”
Lei mi guarda senza capire, di solito ci vuole un miracolo per farmi esprimere i miei sentimenti.
“Anche io te ne voglio, Venus.”
Entriamo insieme e Pete ci guarda curioso, in effetti io e Jake ci stiamo attenendo per mano.
“Ma voi due state insieme!”
Esclama sorpreso e felice.
“Beh, avremmo voluto dirlo noi, ma ci hai anticipato. Stiamo insieme.”
Gli occhi della mia sorellina si spalancano e poi me la ritrovo attaccata come una zecca, in senso affettuoso, ovvio. Lei è la mia zecca preferita.
“Sono tanto felice per te, ci speravo proprio che vi metteste insieme. Ho sempre pensato che sareste stati perfetti insieme.”
“Wow!
Grazie, Gen.
Come sta la signora Juanita?”
“A pezzi, ieri sera le ho dovuto dare un tranquillante per farla dormire.”
“E il padre di En?”
“Andrà con la moglie, a malincuore la sorella di lei ha accettato che venisse anche lui: tra i due non corre buon sangue.”
“Lei ne ha tutte le ragioni.”
Bisbiglio io.
“Sentite, ormai è tardi piangere sul latte versato. Vado a chiamare la madre di Engel, voi preparate la tavola.”
“Ok.”
Gen va verso la camera da letto della donna, io e i ragazzi prepariamo la tavola e disponiamo le cose che abbiamo comprato.
“Grazie.”
Ci dice una voce roca.
La signora si è alzata ed è sola.
“Dov’è il signor Gonzales?”
“A bere, immagino.
Meglio che sia qui per l’ora stabilita o lo lascio qui, maledetto il giorno che l’ho sposato!
I miei avevano ragione, non facevano per me, ma io ero troppo scema e innamorata per dare loro retta!"
Mangiamo tutti insieme e poi aspettiamo l’arrivo dell’uomo, che arriva con un aspetto stravolto. Sua moglie lo ignora se non per dirgli di recuperare le sue valigie. Alle nove i due se ne vanno accompagnati da Jake e Pete, lasciando me e Gen da sola.
“Gen, da brava, chiudi quella porta a chiave.”
Lei esegue.
“Sono felice che tu stia con Jake, come hai fatto a trovare il coraggio di dichiararti?”
“Dopo quello che è successo ieri.”
“Cosa è successo?”
Mi guarda senza capire e io le racconto succintamente l’accaduto, lei alla fine è pallida come un morto e la devo far sedere.
“È per questo che mi hai detto che mi volevi bene prima?”
“Sì, mi sono accorta che non potevo lasciare questo mondo senza prima fare alcune cose, come dichiararmi a Jake e dirti che ti volevo bene.”
“Lui cosa ha detto?”
“Ci credi? Pensava di non essere abbastanza per me e per questo non si è mai fatto avanti, poi ieri abbiamo chiarito e ci siamo messi insieme e, cazzo, ancora non ci credo!
Dovrei essere triste, e lo sono, ma sono anche felice perché finalmente siamo insieme.”
“Non si sceglie il momento in cui l’amore arriva.
Io penso che sia un ultimo regalo di Engel, sarebbe stato felice di vedere insieme due dei suoi migliori amici.”
“Lo penso anche io, cioè non sono sicura, ma lo spero davvero.
Sono così confusa e felice.”
Lei mi sorride.
“È bello vederti così per uno che non sia quel cretino di Pierre.”
“Pierre è archiviato del tutto.”
All’improvviso scoppiamo a ridere senza motivo e piangiamo nello stesso momento.
“Voglio un burrito.”
“Te ne faccio scaldare uno, ce ne sono nel frigo.”
Ci scaldiamo due burrito e li mangiamo insieme parlando dei nostri ragazzi e mi sembra così meravigliosamente assurdo che non so cosa provare.
Se questo è un tuo dono, Engel, te ne sarò grata a vita.
Grazie per avermi dato un ragazzo meraviglioso o, per lo meno, spero sia meraviglioso.
Grazie per questa felicità inattesa.
Grazie per tutto.
Onorerò la tua memoria vivendo al meglio e dando tutta me stessa alle persone che voglio bene e alla band.
Scriveremo su di te, il mondo intero conoscerà il tuo nome.
È una promessa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7)Is this love that I'm feeling? ***


7)Is this love that I'm feeling?

 
Phoebe p.o.v.

 
L’aereo prende quota e io non posso fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.
Qui siamo al sicuro da Fish, non dovrebbe farci più nulla, né lui né i suoi scagnozzi scampati alla retata della polizia. Il mio sospiro non passa inosservato e Jenna mi domanda cosa sia successo, io guardo mia sorella e Ava e loro annuiscono impercettibilmente.
“Sulla via dell’aeroporto Fish ci ha costrette ad accostare, voleva Soledad per farle ripagare i debiti del fratello. Venus si è messa in mezzo e quasi la ammazzava, poi è arrivata la polizia e una poliziotta l'ha ucciso: è morto tra le braccia di Venus.
Poi ci hanno detto di andare, è per questo che siamo arrivate in ritardo.”
“Mi dispiace, ragazze.”
Il tono di Jenna è davvero dispiaciuto.
“Adesso però siete libere e potrete visitare l’Australia.”
“Sì, dicono che ci siano delle belle spiagge, ma noi sappiamo a malapena nuotare.”
“A me piacerebbe vederle.”
La voce di Soledad si inserisce nella conversazione e la guardiamo tutti.
“Cosa c’è di strano?
Quando mamma ci spediva a Miami da zia Magdalena io guardavo i surfisti e pensavo che mi sarebbe piaciuto imparare, ma non avevo il coraggio di chiedere ai miei i soldi per una tavola.”
“Adesso imparerai, qualcuno dei ragazzi te lo insegnerà. Immagino che uno di loro sappia farlo.”
“Ash.”
Dice piano Hyena, io la guardo curiosa.
“Ash mi ha detto che sa surfare.”
“Oh, non lo sapevo.”
La voce mi esce leggermente delusa e mia sorella mi sorride comprensiva.
“Sono sicura che adesso avete tempo per parlare, sono in pausa per il tour.”
“Dove staremo?”
“Da Mike.”
Sospira un po’ a disagio.
“Sua madre mi vuole conoscere e ho paura.”
“Ah, sono certa che andrà bene.”
“Io no, chi la vuole una punk di strada come fidanzata per il proprio figlio?
Come minimo dirà che sto con lui per i soldi.”
“Ma non è vero! Glielo dimostrerai e lei capirà.
Abbi fiducia in te, Layla.”
Lei scuote la testa e si addormenta, io guardo le altre.
Facciamo un paio di partite a uno e poi ci addormentiamo anche noi provate dagli avvenimenti della giornata, io sogno che Fish mi obbliga a dire dove è En e poi mi ammazza.
Deve essere per questo che mi sveglio urlando, terrorizzando mezzo aereo e facendo accorrere due hostess da me.
“Sto bene. Sto bene davvero.
Ho solo avuto un incubo.”
“È il tuo primo volo, cara?”
Si informa una, io annuisco piano.
“A volte capita di fare incubi, adesso ti porto una camomilla.”
“Grazie mille.”
Mi frugo le tasche alla ricerca di qualche spicciolo, ma lei fa cenno di smettere.
“Questa è gratis, cara.”
“Grazie mille di nuovo, non volevo causare tutto questo fastidio.”
“Nulla, cara, nulla.”
Poco dopo torna con una tazza di camomilla bollente, io me la bevo e mi riaddormento senza sognare nulla di particolare.
Mi sveglio quando Hyena mi scuote e mi dice che è ora di atterrare, io mi metto diligentemente la cintura e vengo compressa quel momento in cui l’aereo tocca terra.
Quando ci viene detto che si possono slacciare le cinture io recupero il bagaglio a mano e seguo le altre. Scendiamo dall’aereo e attraversiamo la pista, per entrare nel gate e recuperare il resto dei bagagli. Qui Jenna e i Tonight Alive ci salutano, lasciando noi quattro da sole ad aguzzare la vista alla ricerca di qualcuno.
Dopo cinque minuti vediamo due cartelli: il primo ha il mio nome e quello di mia sorella, il secondo quello di Ava e Sole.
Noi ci avviamo e scopriamo che Mike e Calum sono venuti a prenderci, Mike e Hyena si baciano, Ava e Cal si abbracciano.
“Bene, ragazze. Siamo pronti.”
“Ava e Sole staranno da Calum?”
Lui annuisce.
“Mike, tu vivi con i tuoi?”
“No, ho un piccolo appartamento che si chiama Man Cave. Ho provato a renderlo abitabile anche per due ragazze. Scusate se non sarà come volete.”
Io scuoto la testa.
“Tutto a posto, cognato.”
“Cognato? Figo, mi piace.
E a te, Hyena?”
“Sì, è figo. Adesso andiamo, però o ci vedrà qualche giornalista e tutti si chiederanno chi diavolo siamo.”
“Io non ho paura di dire a tutti che sei la mia ragazza.”
“Oh, Michael.”
Mia sorella gli salta al collo e lo bacia, scatenando la ridarella di Ava e Calum, Soledad rimane seria.
Sembra più piccola e pallida con quegli abiti neri e i capelli dello stesso colore e non mi piace quello strano sguardo serio e in qualche modo accusatore che ha negli occhi.
Non è colpa di nessuno – se non di Engel – se suo fratello ha dovuto fingere di morire e infiggerle un lutto non voluto.
Usciamo tutti dall’aeroporto e ci dividiamo, io e mia sorella saliamo nella macchina di Mike e le sorelle Gonzalez in quella di Calum.
“Solead mi sembra arrabbiata.”
Esordisco non appena siamo fuori dall’aeroporto.
“Anche a me, ma non è colpa di nessuno quello che è successo.”
“Potrebbe fare qualche cazzata.”
“Potrebbe. Engel è morto e lei deve dare la colpa a qualcuno e sfogarsi. Sono sicura che Ava ci avrà già pensato.”
“Lo spero.
Ho paura che si rivolti contro di noi, che ci consideri colpevoli.”
“È questa la tua vera paura?”
“Sì, potrebbe pensarre che abbiamo lasciato suo fratello a drogarsi mentre noi ci godevamo i fidanzati famosi.”
Hyena rimanete un attimo in silenzio, lasciando che la musica degli All Time Low si dilati tra di noi.
“Sì, potrebbe succedere.
È solo una ragazzina, cresciuta troppo in fretta, ma ha pur sempre diciassette anni. Se dovesse succedere, le parleremo.”
Io mi chiedo se sarà sufficiente, ma taccio. Non mi va di rovinare ulteriormente quello che dovrebbe essere un momento felice come questo.
Io sono sempre stata un po’pessimista e forse è per questo che non ho molti amici.
Emetto un ultimo sospiro e cerco di guardarmi intorno, ignorano le fitte di nostalgia per New York.
È vero, una volta che sei stato nella grande mela te ne innamori e lasciarla è un trauma.

 

All’interno dell’appartamento di Mike ci aspetta una sorpresa: sua madre.
Hyena la guarda con autentico timore sbianca alla vista di questa donna bionda che mi sembra gentile e accomodante.
“Ciao, Mickey!
Ciao, Phoebe e Layla.

Chi di voi è Layla?”
Mia sorella alza timidamente una mano.
“Io sono Layla, piacere.”
Lei la abbraccia e poi la scruta, dai capelli verdi ai vestiti da punk.
“Sono felice che mio figlio si sia trovato una bella ragazza come te.”
Lei la guarda incredula, senza sapere bene cosa dire.
“Grazie mille, signora.”
“Non essere timida e chiamami Karen, per favore.”
“Sì, Karen.”
“Io sono Phoebe, piacere.”
Lei mi sorride.
“Mi dicono che sei la ragazza di Ashton, sono felice che quel ragazzo ne abbia finalmente una.”
“Ma’, come sei qui.”
“Vi ho preparato la cena: cotolette alla milanese.”
“Grazie, ma non dovevi.”
Lei alza una mano.
“Sciocchezze, tu che cosa avresti preparato?”
“Pensavo di ordinare pizza per tutti.”
Lei scuote la testa sorridendo.
“Lo so che Michael Clifford ama la pizza, ma non puoi mangiare sempre quella  diventerai una pizza tu stesso!”
“Ma, mamma! Sarebbe fichissimo se succedesse! Diventare una pizza, cioè, wow!”
È così che è avere una famiglia normale dunque?
Una in cui sono le parole a volare – e non per offendere – e non gli schiaffi, una in cui si sente l’affetto che questa donna prova per Mike, ricambiato.
Se mia madre fosse vissuta forse non mi sembrerebbe tutto così strano, forse saprei anche io cosa si prova ad avere qualcuno adulto che ti ama e che cerca di appoggiarti la maggior parte delle volte. Dallo sguardo nostalgico di Hyena credo che anche lei si stia chiedendo le stesse cose e che la risposta non le piaccia.
Stringe i pugni, come ogni volta che si ricorda del bastardo.
“Basta con le sciocchezze, ragazzi a tavola!”
Eseguiamo tutti e Karen mette al centro del tavolo un piatto pieno di cotolette.
“Prego, servitevi.”
“Grazie mille, signo..Karen.”
“Sì, grazie mille, Karen.”
Mi fa eco mia sorella, poi cominciamo a mangiare.
Non c’è niente da dire, sono buonissime e presto il piatto centrale è vuoto. Lei lo porta via, ci dà della frutta – pesche – e poi una crostata di ciliegie. Erano secoli che non sperimentavo la vera cucina casalinga e mi sento benissimo, piena come un uovo.
“Era tutto buonissimo, grazie mille.”
Dico.
“Sì, davvero.”
Aggiunge mia sorella.
“Sono felice che vi piaccia. Layla, tu e Michael siete invitati a cena da noi domani, così potremo conoscerci meglio.”
Mia sorella impallidisce, ma poi annuisce.
“Va bene, ci vediamo domani.
Grazie ancora per la cena.”
“Di nulla. Ah, Phoebe! La madre di Ashton ti invita a cena, ti vuole conoscere.”
“Oh, ok. Grazie, ci andrò.”
Che ansia!!
La sfogo lavando i piatti, aiutata dalla coppietta felice.
Dopo aver lavato i piatti, loro due escono per fare una passeggiata sulla spaggia, essendo una calda giornata di gennaio ha un qualche senso.
Non capirò mai come mai qui sia estate e a casa mia inverno.
Una volta che se ne sono andati faccio una breve telefonata a Pete per sapere come vanno le cose, lui mi dice che i genitori di Engel sono partiti per la Florida senza problemi e che Venus sta in qualche modo facendo i conti con quello che è successo.
Gli chiedo se vuole che le parli, lui mi dice di no, che è con Jake – stanno insieme – e che ci pensa lui.
Io lo saluto e poi chiudiamo la chiamata.
Dopo di che mi faccio una doccia e mi metto a dormire, Mike mi ha fatto vedere la mia camera, che sarebbe la camera degli ospiti. È una cameretta minimale, arredata sui toni dell’azzurro e sospetto che in questo ci sia il suo zampino e quello di Ash, un modo come un altro per farmi sentire a casa.
È bello che qualcuno si prenda cura di te, io sono fortunata. Prima di loro avevo Pete, Hyena invece era praticamente da sola.
Vorrei esserci stata di più come sorella.
Dove ero mentre lei tentava di sopravvivere in strada?
In una comoda casa a cercare di assistere il bastardo e andare bene a scuola per non essere buttata anche io fuori casa, non è giusto. Non lo è, perché io non ero sola, c’era una domestica ad aiutarmi e ai suoi tempi non c’era.
Mi addormento e cado in un altro sonno agitato in cui appaiono tutti insieme i fantasmi del mio passato, mia madre, i miei genitori adottivi, Fish deciso a farci fuori tutte.
Mi sveglio ancora urlando e non mi riaddormento più. È mattina, c’è troppa luce e fa caldo, tanto vale stare sveglia. Tiro fuori una rivista di cucina dalla mia valigia e mi metto a leggerla, pensando che potrei imparare a cucinare anche qualcosa che non sia la pizza.
Qui o a New York io voglio il mio ristorante o pizzeria, voglio dimostrare che ce la si può fare, che se si ha un sogno e se lo si difende con le unghie e con i denti questo si avvera.
Quando sento dei movimenti nella stanza vicina alla mia scendo in cucina e preparo la colazione per tutti: pancakes e cereali pronti sul tavolo. Ogni tanto mi piace coccolare le persone a cui voglio bene.
La prima a scendere è mia sorella e non ha una bella cera.
“Ehi, come mai già sveglia?”
“Ho avuto incubi per tutta la notte e a un certo punto non riuscivo più a dormire, così ho deciso di fare la colazione per tutti.”
“Anche io ne ho avuti, ho svegliato Mike due volte, adesso sta dormendo.
Sei un tesoro comunque, non mi merito una sorella del genere.
Mi dispiace di non averti potuto evitare tutto questo, non dovevi essere coinvolta nella storia di Engel.
Sono una pessima sorella, mi dispiace.”
Io scuoto la testa.
“E io?
Io ti ho lasciato per strada per anni, non ho nemmeno provato ad aiutarti a trovare una casa.”
“Lo sapevi cosa sarebbe successo se l’avessi fatto, quello ti avrebbe riempita di botte, io non me lo sarei perdonata. Tu sei la mia sorellina, io ti devo proteggere, l’ho pro…
No, niente.”
“A chi l’hai promesso, Hyena?”
“A papà, Phoebe. Gli ho detto che mi sarei presa cura di te, perché è così che fanno le sorelle maggiori, ma temo di avere fallito, di non essere stata la brava sorella che lui avrebbe voluto.”
Io sospiro.
“Credi a me, lo sei stata. Ti sei sacrificata per me ed è la cosa più bella che qualcuno avesse potuto fare, credimi.
Ti sei fottuta l’adolescenza per salvare la mia e non ti ringrazierò mai abbastanza e poi, senza di te, non avrei incontrato Ash. Lui è come un sole nella mia vita, quando sono con lui tutto mi sembra possibile, anche aprire un ristorante quando sono solo una pizzaiola con poca esperienza.”
“Tu lo aprirai quel ristorante e ora mangiamo.”
Mangiamo in silenzio, poi scendono anche gli altri e mi arriva un messaggio di buongiorno di Ash a cui rispondo di buon umore.
Visto che i ragazzi non hanno impegni ci portano alla spiaggia, Ash ci raggiunge là. Sembra persino più bello in pantaloni corti e maglietta, Mike invece sembra a disagio.
“Temi di bruciarti come un vampiro?”
Lo canzona il riccio, Mike annuisce e per tutto il tempo non fa che lanciare occhiate circospette in giro e quando arriviamo a un certo bagno capiamo il perché.
Hyena si irrigidisce e guarda una bionda che fa la bagnina con un’occhiata assassina, scommetto che sta trattenendo i suoi poteri per non farle prendere fuoco.
“Ma chi è?”
Le chiedo.
“Liz, l’ex di Mike.
Sibila carica di odio.
“Andiamocene, giriamo il centro di Sidney. Ciao, ragazzi.”
I due se ne vanno precipitosamente, mia sorella sta trascinando via con forza il suo ragazzo.
“Non capisco.”
“Lei è l'ex di Mike, lui l’amava molto, ma poi le lo ha tradito con un altro e Michael è stato malissimo per lei. Ha iniziato a usare le ragazze come oggetti e ha smesso solo con Layla, non è poi così strano che lei la odi, non è popolare nella band.”
Noi proseguiamo la nostra passeggiata mano nella mano fino a mezzogiorno, quando ci fermiamo a mangiare un panino a un bar sulla spiaggia.
“Mi farei un bagno.”
Esclama Ashton dopo pranzo.
“Io no, sono troppo tesa, anzi accompagnami a casa, per favore.”
“Come mai?”
“Mi devo preparare per la cena di stasera.”
“Mia madre non ti ucciderà.”
“Probabilmente perché è illegale.”
Lui ride e mi riporta a casa di Michael, lui e mia sorella stanno guardando insieme un film di animazione dello studio Ghibli, La città incantata.
Io mi fiondo sotto la doccia, mi metto le famose creme di bellezza e poi – avvolta in un asciugamano e con addosso solo le mutande – mi piazzo davanti al mio armadio. Non voglio mettermi i soliti short e maglietta, ma non ho moltissimi abiti.
Emetto un rauco grugnito di frustrazione e cominciò a passare in rassegna i miei capi di abbigliamento. Alla fine prendo un tubino blu elettrico  fino al seno da cui si apre una specie di collo a canottiera di colore blu scuro, che lascia scoperta un po’ di pelle tra il seno e l’ascella. L’ho messo il giorno in cui ho ritirato il mio diploma, dovrebbe andare bene.
Mi asciugo i capelli, li piastro e li raccolgo in uno chignon elegante, mi trucco e poi mi metto un paio di sandali neri alla schiava con un tacco a stiletto altissimo color argento.
Quando scendo – un po’ traballante per via dei tacchi alti – Mike emette un fischio di approvazione e mia sorella alza i pollici.
“Sei bellissima, adesso vado anche io a prepararmi, augurami buona fortuna.”
“Buona fortuna.”
Lei sale precipitosamente le scale, io sposto il contenuto della mia borsa in un’altra più piccola dello stesso blu della superiore del vestito.
“Ash, morirà vedendoti.”
“No, cazzo. Alla signora Irwin serve un figlio vivo, non un cazzo di cadavere.”
“È solo un modo di dire.”
Il campanello suona e io esco portandomi dietro un mazzo di fiori che Layla ha comprato per me. Il riccio sgrana gli occhi quando mi vede.
"Sei bellissima! Devo metterti sottochiave o tutti proveranno a corteggiarti.”
“Non esagerare, è solo un vestito elegante.”
“Che ti sta divinamente e che esalta al massimo grado la tua bellezza, sembri una modella.”
Io arrossisco e borbotto un “grazie” sotto voce.
Salgo nella sua macchina e lui mi porta a casa sua, l’ansia sale a ogni metro e minaccia seriamente di uccidermi. Lui ferma la macchina davanti a una casetta di periferia, con un giardino ben curato, parcheggia e poi mi aiuta a scendere. Avanziamo sottobraccio, io con i fiori e la mia borsetta che mi sembra pesino tre quintali e mezzo. Lui suona e una ragazzina ci apre e gli salta al collo.
“Ashy, Ashy!”
“Lauren!”
La piccoletta si stacca e mi guarda con curiosità.
“Lauren, lei è Phoebe, la mia ragazza.”
“Ciao.”
La saluto sorridendo.
“Io sono Lauren, la sorella di Ashton. Ti immaginavo diversa.”
“In che senso?”
“Più punk.”
Ash ride.
“No, è che ho pensato che sarebbe stato più educato mettersi un vestito, se li mette anche Hayley Williams, non che io possa paragonarmi a lei.”
“Mamma!”
Urla una voce infantile.
“Sono arrivati!”
“Phoebe, lui è Harry.”
Un bambino con gli stessi capelli color miele di Ashton ci corre incontro, seguito da una donna bionda che è indubbiamente la madre del mio ragazzo: gli somiglia moltissimo.
Io mi irrigidisco e le tendo la mano.
“Piacere, io sono Phoebe.”
Lei però mi abbraccia.
“Ciao, io sono Anne Marie, la mamma di questo ragazzone.”
Si stacca e mi sorride.
“Non c’era bisogno di metterti un vestito e i tacchi alti, saranno scomodi.”
“Oh, non si preoccupi. Le ho portato questi, spero le piacciano.”
Le porgo un  mazzo di gigli, che la fa sorridere.
“Molto belli e sono molto belli i tuoi piercing e i tuoi tatuaggi.”
Occhieggia al mio tatuaggio con stelle nautiche sul polso e a quello con i teschi e le rose sulla schiena.
“Grazie mille.”
“Venite, ho cucinato italiano visto che sei italiana.”
“Oh, ma non doveva disturbarsi! Io mangio di tutto.”
“Nessun disturbo e poi i miei ragazzi amano quando cucino italiano.”
Ci sediamo a tavola e la donna ci serve un piatto di pasta al ragù, sembra davvero buono.
“Buon appetito.”
Inizio a mangiare e mi rendo conto che è effettivamente molto buono.
“Allora, Phoebe. Ti va di parlarci della tua famiglia?”
“Non c’è molto da dire. Non ho mai conosciuto mia madre perché è morta nel partorirmi, quando avevo tre anni le assistenti sociali hanno tolto me e mia sorella a mio padre perché dicevano che era troppo povero per mantenerci. Ci hanno affidato a una famiglia ricca, ma il marito era violento e ubriacone e la moglie una depressa cronica. Si è uccisa un anno dopo e io ho vissuto con lui fino alla fine del liceo, poi mi sono trovata un appartamento.”
“Lavoravi?”
“Come pizzaiola, il mio sogno è aprire un ristorante o una pizzeria.”
Dico con gli occhi sognanti, immaginandomi gli arredi lussuosi e la gente che mangia, i critici che elogiano il mio locale.
“È un bel sogno, ti auguro di realizzarlo.
Come hai conosciuto Ash?”
“Beh, mia sorella era venuta a stare da me dopo aver litigato con Mike, così – quando hanno fatto pace – ho conosciuto il resto della band.”
“Li conoscevi prima? Cioè, li ascoltavi?”
“No, ma adesso sì. Sono bravissimi e Ashton ci mette tanta energia nel suonare, si sente che è felice di farlo e io sono felice per lui.”
Lei mi sorride di nuovo.
“Ah, sembri proprio una brava ragazza. Quella che speravo che Ashton trovasse, una che ami lui e non sia interessata alla sua fama o ai suoi soldi.
Siete così carini insieme, spero che duri tra di voi.”
“Io…Non le danno fastidio i miei capelli o i miei piercing o il mio passato?”
“No, perché per me conta solo la sostanza e non l’apparenza e conta il presente. Le cose possono esserti andate male, ma a tutti vanno male a un certo punto, e conta come ci si riprende.
Io ho perso mio marito e pensavo che non sarei mai più stata felice, ma invece ora lo sono. Mi manca, ma sono andata avanti e questo mi rende orgogliosa di me e vedo che anche tu stai avanti e questo mi fa pensare che tu sia forte, giusta per Ash.”
Io arrossisco.
“Grazie mille, nessuno mi aveva dato così tanta fiducia.”
“Riprendiamo a mangiare.”
La donna serve delle scaloppine al limone, mentre mangiamo chiacchieriamo del più e del menù. Devo farmi dare la ricetta di queste scaloppine perché sono la cosa più buona che abbia mai mangiato e voglio che ci sia nel mio ristorante.
Gliela chiedo a fine serata e lei mi chiede quella della vera pizza italiana, io gliela fornisco e con questo scambio il patto è suggellato.
Andiamo d’accordo, la prova è stata superata.
Ash mi sorride e io gli sorrido di rimando.
Sono davvero felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8)Cause you are amazing, just the way you are ***


8)Cause you are amazing,  just the way you are

 
Hyena p.o.v.

 
Non sono stata così preoccupata dal giorno in cui esponevano i tabelloni con i voti che dicevano chi era ammesso alla classe seguente del liceo e chi no.
Ho un nodo all’altezza dello stomaco che non si scioglie, nonostante abbia guardato con Mike uno dei miei film preferiti, la città incantata.
In questo momento mi sento un senza volto che farà sicuramente danni.
Non appena mia sorella se ne va faccio una doccia, mi ungo di creme della minchia e mi asciugo e piastro i capelli. Mi metto il costoso vestito di perline stile anni ’20 che mi ha preso Mike, quello nero e oro con una fantasia di rombi lungo appena sotto il ginocchio. Indosso un paio di sandali dorati intrecciati sul davanti e con un tacco proibitivo, mi metto in testa un cappello nero che nasconde i miei capelli verdi.
Mi trucco e prendo la borsetta in cui ho trasferito tutto o quasi il contenuto della mia solita borsa.
Con il cuore in gola scendo al piano inferiore e Mike fischia di ammirazione.
“Stai benissimo.”
Io scoppio a piangere rischiando di mandare a puttane il lavoro di poco prima.
“Tua madre mi odierà!”
Urlo in preda all’isteria e dimenticandomi che l’ho vista la sera prima e non aveva certo l’aspetto di un mostro feroce pronto a sbranarmi.
“Le piaci già, piccola.
È solo una formalità!”
“No, mi odia!
Nessuno vuole una punk di strada come fidanzata per il proprio figlio, sono sicura che mi detesterà e vorrà che ci lasceremo.”
“Non ti mollo, nemmeno se non dovessi piacere a mia madre, senza te non ci so stare.”
Io piango più forte.
“Te l’ho promesso quando ci siamo messi insieme: non ti lascio più, per nessuna ragione.
Sarai tu a dovermi mollare.”
“Io non ti voglio mollare, tu sei l’unica cosa bella che mi è capitata nella mia vita.”
“E allora andrà bene, le piacerai.”
“Sono ridicola con questo vestito.”
“No, sei figa e poi viene dalla quinta strada. Gucci, eleganza italiana.”
“Su un sacco di merda come me è sprecato.”
Lui mi porta delicatamente in cucina e mi fa sedere, poi traffica con il gas e mette un pentolino sul fuoco. Dopo un po’ mi porge una tazza di the che bevo avidamente.
Ne avevo bisogno immagino, a rischio di ustionarmi il palato.
Quando la mollo lui mi prende le mani.
“Cazzo, ti sei ustionata! Sono un danno.”
“Mickey…”
Sorrido debolmente.
“Scusami, Layla.
Scusa scusa.”
“Non fa niente, è ok.”
“Ascolta, a mia madre piaci.”
Io faccio per aprire la bocca, ma lui mi precede.
“Le piaci sul serio. Sa quando sono felice e quando sono felice non vado a puttane, ma amo una sola ragazza. Non ne vado fiero, ma è così e lei lo sa e sapere che sei tu la ragione per cui non deve temere un nipote o una malattia venerea ti mette sotto una buona luce.
Mia madre se ne sbatte delle tinte, dei piercing, dei tatuaggi.
Guardami, credimi che sarei così se lei non fosse dalla mia parte?
E sono sicuro che non ti schiferà perché hai vissuto per strada, lei giudica le persone per quello che valgono, non per come appaiono o per il loro passato.
Sa che a volte si può inciampare, che la vita è una troia che aspetta l’ultimo cliente ed è pronta a fare sgambetti, ma sa anche che l’importante è rialzarsi e tu lo stai facendo.
Credici o no e lei lo capirà.
Forza, rifatti il trucco e andiamo.”
Io annuisco e vado in bagno a sistemare il disastro che ho combinato, cinque minuti dopo scendo e saliamo nella sua macchina. La casa dei suoi non è molto distante, sua madre viene ad aprirci immediatamente con un gran sorriso.
“Mickey, Layla! Siete arrivati!
Che bello vedervi! Stai benissimo con quel vestito, scommetto che l’ha scelto, Mike.
Venite!”
Entriamo e noto che non c’è traccia del signor Clifford e, in effetti, lui non mi ha mai parlato del padre. Decido che è saggio non chiedere nulla.
“Sedetevi, sedetevi!”
“Vuole che la aiuti in qualche modo?”
“No, cara. Non serve.
Ma vieni pure in cucina, mi farebbe piacere.”
Io annuisco e la seguo, guardando Mike un po’ preoccupata.
Il locale è molto carino e sul fuoco ci sono due pentole che mandano un buon prfumo, asarà una buona cena.
“Quello che voglio dirti è difficile…”
“Non le piaccio, vero?
Immagino di no, le sarebbe piaciuta una ragazza come Liz, bionda e abbronzata.”
“No, che dici?!
È solo difficile vedere il tuo cucciolo stare con una ragazza che ama e che lo ama. È bello, ma ti mancano i momenti in cui era piccolo e voleva solo te.”
“Oh.”
“Mike non compra vestiti del genere a tutti, devi piacergli molto e tu lo ami, si vede da come lo guardi e lo cerchi, da come vi stringete le mani. Non devi avere paura di me, Layla.
Io voglio che lui sia felice e sono …felice che tu sia la ragazza che ha operato questo miracolo, non mi importa dei tuoi piercing o tatuaggi o dei capelli verdi. È tutto ok, per me.”
“Sul serio?
Anche se ho vissuto per strada?”
“A un certo punto della mia vita anche io ho rischiato di finire per strada. Mike è piccolo e non se lo ricorda, ma era un periodo difficile successo quando lui aveva tre anni circa.
Suo padre ci aveva appena abbandonati, non pagava gli assegni e io avevo perso il lavoro. Mia madre non mi rivoleva in casa perché non amava i bambini piccoli e diceva che era colpa mia tutto quello che era successo, che sin dall’inizio il padre di Michael era sbagliato per me.
Non sapevo cosa fare e pensavo che sarei finita sotto i ponti, ma poi la madre di Luke mi trovò un lavoro e finì tutto bene, quindi non ti giudico. Sei onesta, vero?
Non sei una ladra?”
“No.”
“Una puttana?”
“No.”
“Drogata?”
“No.”
“Alcolista?”
“No.”
“E allora va bene, forza serviamo la cena.
Primo piatto: lasagne precotte, secondo brasato.”
“Buono, grazie mille.
Non doveva disturbarsi.”
Lei sbuffa.
“Con Michael mangerai solo pizze surgelate, questo è il minimo.”
Io rido.
“Sì, immagino abbia ragione.”
E con peso in meno sullo stomaco mi sento meglio.
Essere accettati dagli altri è bellissimo.

 
La prima portata – lasagne – fa illuminare gli occhi di Mickey.
“Grazie, ma’! Sei la migliore!”
“Grazie mille, Mike.
Buon appetito.”
La donna divide le lasagne in tre porzioni e ce le serve, Mike inizia a mangiarle e mugugna qualcosa.
“È il suo modo per dire buon appetito.
Ci ho lavorato sopra per anni e non è mai cambiato.”
“Immagino.
Mike, mangia da essere umano, dai!”
“Ma shno buonee.”
“Su questo hai ragione, ma non mi sembra il caso di..”
Lui sbuffa, io taccio e riprendo a mangiare.
Finite le lasagne, Karen sparecchia e poi serve il brasato. Questa volta non ci provo nemmeno a fare dire buon appetito al mio ragazzo, lo lascio mangiare e basta.
Inutile dire che anche il brasato è buonissimo e mi sento un po’ invidiosa di Mike per aver ricevuto così tante attenzione dalla sua famiglia, il bastardo se ne è sempre sbattuto di tutto.
Che vita di merda fino a quando questa testa matta non è entrata nella mia vita e mi ha salvato in tutti i sensi.
“Grazie, Michael.”
Dico a bassissima voce.
“Prego, mia piccola iena.”
Come dolce la donna ci serbe una meringata preconfezionata che piace moltissimo al mio amore, che la divora come se non mangiasse da tre giorni. Fortuna guadagna abbastanza o mantenerlo non sarebbe  facile!
Dopo cena chiacchieriamo del più e de meno e lei mi mostra una serie di album in cui c’è Mike da piccolo: è semplicemente adorabile. Sembra un di quegli angioletti dipinti, solo sempre un po’ imbronciato, il che lo rende ancora più bello. Ti fa venire voglia di riempirlo di baci e coccole.
“Mike, sei bellissimo!
Sembri un angioletto!”
“Perché? Adesso sono brutto?”
“No, scemo.
Sei sempre decisamente troppo bello per me.”
Lui sbuffa.
“Tu sei troppo bella e manco ti vedi.
Mamma, diglielo.”
“È vero, sei bella.”
“Grazie, signora. Ma non deve…”
“Oh, dico solo la verità.”
Dice sorridendomi.
“E adesso…selfie!”
Ci avviciniamo tutti e tre e il cellulare di Karen scatta una foto.
“Oh, siamo usciti benissimo.
Layla, quel vestito è bellissimo, ti fa sembrare una modella.”
“Non esageriamo.”
“Ma è vero!”
“Grazie mille!”
Rispondo rossa come un peperone.
È bello ricevere complimenti dalla madre del tuo ragazzo: ti fa sentire amata e approvata
Ti fa sentire bella, perché si avverte che non è una forzatura, lui è fortunato ad avere una madre del genere, chissà la mia come sarebbe stata?
È morta e non lo saprò mai.
All’improvviso mi manca molto, ma poi torno a sorridere perché so che lei vorrebbe vedermi felice e non triste. Me lo dicono gli spiriti e me lo ha detto Phoebe.
Due conferme fanno un fatto.
“Che c’è, Layla?”
“Nulla, per un attimo mi  è mancata mia madre.”
“Stai bene?”
“Adesso sì. Sto bene, non vi dovete preoccupare, ogni tanto mi manca ed è ok.
È mia madre, mi mancherà sempre un po’.”
“Immagino, adesso ti faccio vedere qualcosa che ti tirerà su il morale.”
Io la guardo curiosa mentre scartabella nei vecchi album di famiglia, Mike si alza. Credo che abbia capito cosa voglia mostarmi perché prega sua madre di non farlo.
“Non vedo perché tu ti debba vergognare, Mike.
Sei stato bravissimo a quella recita.”
“È imbarazzante, mamma.
Imbarazzante.
Avevi giurato che l’avevi bruciata quella foto.”
“Non ho mai giurato nulla di simile. Mi preoccupi, confondi la realtà con la fantasia.”
Lui sbuffa e incrocia le braccia sul petto, sconfitto.
La donna apre un album in cui c’è una vecchia foto di Michael – che avrà sì e no sei anni –  vestito da angioletto, sospeso  pochi metri sopra la scena della natività con tanto di cetra e aureola.
“Oddio, Michael! Ma sei un amore!!”
Esclamo.
“Karen, posso avere una fotocopia di questa foto?”
“Te lo vieto.”
Esclama tetro lui.
“Ma certo, vieni che la scannerizziamo.”
“A qualcuno importa quello che dico?”
“No, tesoro.”
Risponde Karen al mio posto.
Ci alziamo dal divano e raggiungiamo il piccolo studio della donna dove accende la stampante e fotocopia a foto della vergogna, inutile dire che finisce nel mio portafoglio.
“Mickey, la odia. Non so perché.”
“Non è abbastanza punk-rock.”
Gli faccio l’occhiolino, lui alza gli occhi al cielo offeso dal fatto che nessuno l’ha calcolato e lui non ama essere ignorato.
“Non capisco cosa ci vediate di bello in quella foto, ho avuto paura tutto il tempo di cadere e fare male alla gente sotto di me.”
“Eri ben fissato.”
“Non mi piacciono le altezze, mi rendono inquieto e non potevo nemmeno appoggiare i piedi da qualche parte, sono stupito di non aver pisciato in testa a tutti quel giorno.”
“Michael!”
“Quello sarebbe stato punk-rock!”
Lui sbuffa.
“Nessuno mi prende sul serio qui e si è fatto tardi.”
Dice guardando l’I-phone.
“Dopo questa umiliazione esigo che la mia ragazza mi porti fuori e mi offra qualcosa a un Mac e magari anche un gelato.”
“Ma abbiamo appena finito di mangiare!”
“Fame da stress.”
Io alzo gli occhi al cielo, Karen ride.
“Va bene, potete andare e mi raccomando non mangiare troppo.”
“Sì, mamma.
Guarda che sono grande abbastanza per sapere cosa fare e cosa no.”
“Lo so, lo so.
Andate, prima che Michael inizi a pestare i piedi.”
Saluto la signora Karen ed esco dalla villetta mano nella mano con Mike.
Saliamo in auto e lui guida verso la zona del mare.
“Come mai il mare?”
“È bello di notte, è romantico e poi ci sono un ottimo Mac e un' ottima gelateria.”
 “Ah, ecco.”
“Comunque le tue paure erano ingiustificate, a mia madre piaci e molto. Solo alle sue amiche più strette fa vedere quella foto orribile.”
“Non è orribile!”
“È la rappresentazione visiva di un trauma inferto a un povero bambino innocente.”
“Come mai ti hanno dato quel ruolo?”
Le sue guance diventano di un pallido rosa.
“Non riuscivo a imparare a memoria le battute.”
“Mi dispiace.”
Parcheggiamo e lui marcia verso il Mac Donald, non scherzava sulla parte del cibo!
Non ha uno stomaco, ha un pozzo senza fondo, wow!
“Mike, aspettami!”
Urlo, barcollando sui tacchi, lui si ferma e mi aspetta, pe poi porgermi il suo braccio. Ordina un happy meal, io ordino i chicken mcnuggets, non ho tanta fame, ma non mi piace guardare la gente che mangia.
“Avevi fame anche tu, ammettilo.”
“No, odio guardare la gente che mangia senza avere del cibo davanti.”
“Sì, sì. Lo so che avevi fame.”
Io alzo gli occhi al cielo per poi ridere, arrivate le nostre ordinazioni ci sediamo a un tavolo che dà sulla strada, lui apre il suo happy meal con la foga di un bambino.
Io sto aprendo con più calma la mia scatola e mi ritrovo addosso il pupazzetto di Elsa di Frozen.
“Beh?”
“Era la sorpresa, odio condividere o regalare le sorprese perciò ritieniti fortunata.”
Io arrossisco.
“Mickey, avvicinati.”
Gli lascio un bacio lieve sulle labbra piene.
“Grazie mille, Elsa è bellissima.”
“Tingiamole i capelli di verde, così ti somiglierà!”
“Figo!”
Mangiamo quello che abbiamo ordinato e poi usciamo a passeggiare sul lungo mare, secondo Mike c’è una gelateria che fa del gelato buono. Ci guardano un po’ tutti stupiti, ma non importa, nulla importa se sono con lui, potrebbe cadere la luna e me ne sbatterei.
Cinquecento metri più in là la troviamo, lui ordina un classico panna e cioccolato, io cioccolato bianco e menta.
“Mangiamo in spiaggia, è più bello.”
“Ci sto.”
Ci fermiamo al primo cancelletto, io ficco le scarpe nella borsa, per un miracolo di un so quale santo entrano e possiamo passeggiare in spiaggia mentre mangiamo il gelato.
“È davvero buono.”
“Conosco questi posti come le mie tasche.”
“Mi sono estranei, ma imparerò a conoscerli con il tempo.”
“Non vuoi tornare a New York?”
“Non per ora, troppi brutti ricordi.”
Lui annuisce comprensivo.
Finito il gelato buttiamo la carta in un cestino e ci sediamo sulla battigia, i piedi gentilmente lambiti dalla marea.
“Allora, cosa te ne è parso della serata?”
“Oh, è andata bene. Se non ha finto tutto il tempo tua madre è stata molto gentile con me e sembra che gli piaccia.”
Lui ride.
“Mia madre non sa fingere, il maestro delle bugie era mio padre, ma grazie a Dio se ne è andato dalle nostre vite.”
Io rimango un attimo in silenzio.
“È morto o….”
“No, un giorno ha detto che usciva a prendere le sigarette e non è più tornato, quindici giorni dopo sono arrivate le carte per il divorzio. Visto che la casa era sua dovevamo andarcene, mamma non so come ha fatto a non farci finire per strada. Qualcuno l’ha aiutata a trovare una casa e un lavoro, la casa che hai visto stasera per la precisione.”
“Si è fatto ancora vivo?”
“No. È come morto, scusa l’indelicatezza.
Non scrive biglietti per Natale, Pasqua o il compleanno; non telefona, non paga nemmeno gli assegni famigliari. I soldi sono arrivati quando la mia band è diventata famosa.”
“Mi spiace, Michael.”
“Ci ho fatto l’abitudine, ho dovuto farlo.
Non nego che a volte mi manchi, ma poi passa. È stata una sua decisione escludermi dalla sua vita e io mi adatto.
Parliamo di mia madre, come avrai visto non è un mostro a tre teste.”
Io rido imbarazzata.
“No, sono felice che mi abbia accolto bene, di solito chi è come me deve fare fatica a farsi accettare.
Mi ha fatto le solite domande, ma poi mi ha accettato. Ha detto che finché sei felice e sono io a renderti felice per lei va bene, non le importa del mio aspetto o del mio passato.”
“Ti manca tuo padre?”
“Sì.”
“Te l’ho già detto, ma un giorno andremo a trovarlo insieme a Phoebe se vorrà.”
“Non so nemmeno se lei se lo ricordi ancora.
Odio i soldi, Michael. Non dico che non siano importanti – perché lo sono – ma la nostra vita è stata devastata dai soldi. Da quelli che papà non  aveva abbastanza, da quelli che il mio… patrigno?
Aveva in abbondanza, ci ha comprate come uno si comprano due cani o due gatti.
Vorrei che la gente desse loro meno importanza e si godesse la famiglia, gli amici, i concerti, la serate passate a passare di tutto e di niente, capisci?
Invece vedo gente che vende l’anima al diavolo per avere sempre più dollari e il diavolo esiste, Mike. Non è l’uomo peloso dalla faccia caprina, con gli zoccoli, la coda e il forcone. Il diavolo ha una forma diversa per ognuno di noi e ti inganna. Vivi bene in questa vita, ti dice, è l’unica che c’è, ma quando muori.
Oh, quando muori bruci all’inferno pieno di rimpianti, senza poterti salvare perché la tua anima ce l’ha lui. ”
“Che strani discorsi.”
“Scusa, è che ho pensato alla mia famiglia e mi è venuto spontaneo, il bastardo ha già il suo posto pronto, ma non lo sa. Io l’ho visto.”
Mike ride e poi mi attira  a sé iniziando a baciarmi.
“Una notte così non è fatta per parlare del diavolo, ma per coccolarsi.”
Io annuisco e inizio dolcemente ad accarezzargli i capelli e baciargli le tempie, lui fa lo stesso con me e provo una curiosa sensazione. Sento che questo momento è pieno di luce pura come quella che emettono gli angeli. È la stessa sensazione che ho provato l’ultimo dell’anno a New York.
Forse Mike è un angelo, mandato senza saperlo a salvarmi dalla mia vita e dal mio cinismo, qualcuno che mi aiuta costantemente a scoprire la parte migliore di me.
Grazie, Mike.
Grazie per donarmi la tua luce.
Grazie per essere semplicemente con me e non mollare mai,
Ti amo.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9)We are on the same side on the same game. ***


9)We are on the same side on the same game.

 

Phoebe p.o.v.

 
La mattina dopo mi sveglio al suono insistente del campanello.
Sento Mike imprecare e poi alzarsi per andare ad aprire, non aspetto visite, chi potrebbe essere?
Sento un’altra voce maschile allegra proveniente dall’ingresso e Mike che borbotta che non bisogna fidarsi delle persone mattiniere.
Sbadigliando e pensando che Mickey non abbia tutti i torti scalcio via le coperte e  mi alzo, metto un paio di pantaloni ed esco dalla mia stanza.
“Rega’, che succede?”
“Il tuo ragazzo vuole vederti.”
Brontola Michael, anche Hyena fa capolino.
“Ciao, gatto.
Ne fai di casino, come mai sei qui?”
“Vorrei che la fatina di casa venisse con me.”
“Arrivo.”
Mi faccio una doccia veloce, indosso un paio di short di jeans e tessuto scozzese con qualche borchia, una canottiera dei Ramones e i soliti anfibi e cappellino bordeaux. Prendo la borsa all’ingresso e saluto tutti.
“Dove andiamo, Ash?”
“Per prima cosa a fare colazione, c’è un Mac che fa pancakses fino a tardi.”
“Ma come mai?”
“Tu mi hai mostrato New York, io ti mostrerò un po’di Sidney e Australia.”
“Mi sembra corretto. Forza, andiamo!”
Lo seguo fino a un Mac che effettivamente serve ancora la colazione nonostante tra poco sia ora di pranzo, io mi prendo dei pancakes e  un cappuccino, Ash dei muffin. Gliene fregherò uno, esattamente come lui mi fregherà un pancakes e così succede.
“Buono!”
Esclamiamo in coro prima di scoppiare a ridere come bambini.
Finiamo la colazione e poi usciamo, il primo posto in cui vengo portata a è lo zoo ed è con una certa emozioni che mi rendo conto che tra poco una gentile volontaria mi darà in braccio un morbido koala.
L’orsetto che sa di eucalipto, si attacca teneramente alla mia canottiera con le sue unghie e seppellisce la testa nell’incavo del mio collo.
“Ash, ma è meraviglioso!
Ne voglio uno!”
“Non si possono prendere, ma hai ragione: sono meravigliosi.”
Mi dice la volontaria.
“Phoebe, guarda me. Sheena, un sorriso ce lo fai?
Lei si aggrappa meglio e mi dà una leccattina al collo.
“Le piaci.”
“Oh, sono felice.”
“Forza, Sheena!”
Con uno sforzo supremo guarda verso la macchina e finalmente si fa fotografare, è amorevole. Il problema sorge quando la volontaria vuole staccarla da me, il koala non ne vuole sapere e pianta i suoi artigli nella mia carne.
“Sheena, piccola! Non puoi rimanere con Phoebe, la tua casa è qui.”
Guarda me.
“Non è mai successo, di solito odia fare le foto con i turisti, devi averla colpita.”
“Quanto mi piacerebbe tenerla…”
“Lo so, tutti amano i koala.”
Alla fine con l’aiuto di Ashton la staccano da me.
“Ciao, piccolina! Magari vengo a salutarti ancora, cosa ne dici, Ash?
“Ogni tuo desiderio è un ordine.”
La volontaria ride.
“Ah, sei fortunata ad avere un ragazzo del genere accanto.”
“Lo so.”
Dico seria, Ash mi trascina via con un sorriso incerto, si è accorto che stavo diventando gelosa.
“Woah! Sei una piccola belva.”
Mi dice ridendo.
“Scusa, scusa, scusa! Sono gelosa e non so trattenermi, forse non sono la più adatta a te con tutte le fan che ti ritrovi.”
“Sei perfetta, visitiamo il resto dello zoo.”
“Ash.”
Lui si volta verso di me, visto che si è già incamminato.
“Ci proverò a essere meno gelosa, so di potermi fidare di te.”
Lui mi fa un sorriso tutto fossette che non gli avevo mai visto.
“Mi hai detto una cosa molto bella. Dai, vieni.”
Mi tende una mano che io afferro. Insieme – mano nella mano – ci avviamo verso il resto del safari, vediamo altri koala allo stato brado. Se ne stanno pacificamente arrampicati sui loro alberi di eucalipto.
Ci sono altri animali, tra cui i canguri, ma la guida ci sconsiglia di avvicinarsi, se spaventati possono diventare molto aggressivi. Io mi immagino già che un canguro mi prenda a calci in culo.
Scoppio istericamente a ridere e racconto ad Ashton la mia visione, lui ride con me.
“Ma io sono sicura che non ti faresti prendere a calci.”
“Dici? Faremmo un duello di kick-boxing?”
“Ho visto tua sorella allontanare energumeni grossi il doppio di lei e so che tu non sei sa meno.”
“Sì, me la cavo, ma non è il mio sogno fare un match con un canguro.”
Quando usciamo ci fermiamo obbligatoriamente al negozio di souvenir, io prendo una maglia con un koala disegnato in stile maori e una con un canguro. Ash insiste per prendermi un peluches che somiglia a Sheena.
“Ma, Ashton! Hai già pagato l’entrata, non devi pagarmi anche questo.”
“Io dico di sì!”
Con una mossa fulminea mi toglie il mio cappellino e me ne mette uno con le orecchie da koala che avevo adocchiato senza aver avuto il coraggio di prendere. Alla fine mi prende cappello e peluches nonostante le mie proteste, lo fanno ridere.
A un certo punto si vota verso di me e mi bacia, io rimango scioccata.
“Ottimo modo per farti tacere.
Ehi, che c’è?”
“Quando ci baciavamo, tra parentesi dovresti farmi tacere più spesso, ho sentito il “click” di una macchina fotografica. Domani rischiamo di trovarci su tutti i giornali di gossip.”
Lui alza un sopracciglio.
“A te importa?”
“Non molto, non che cerchi pubblicità, eh! Ma la tua immagine?”
“Le fan sapranno che esco con una bellissima ragazza, tutto qui e se parleranno male di te disattiva i tuoi account suoi social network.”
Io deglutisco.
“Può succedere?”
“Sarò sincero: sì. Può succedere, come ogni gruppo abbiamo delle fans più scatenate e ossessive di altre, gente che ci considera loro. Stalker che ci accolgono se andiamo in una certa città.
Possono parlare male di te, dire che non sei abbastanza e potrai immaginarti il resto, visto che sei una ragazza e sai quanto potete essere cattive.
Io però sono dalla tua parte e ti aiuterò ogni volta che potrò, io ci sono, Phoebe. So che sei abituata a persone che non ci sono o ci sono nel modo sbagliato, ma io mi impegnerò a esserci nel modo giusto.”
Io ho le lacrime agli occhi.
“Cosa c’è?”
Io lo abbraccio.
“Hai detto una cosa molto bella.”
Dico con voce rotta, lui sorride e mi accarezza i capelli.

 

Dopo lo zoo lui mi porta a una piccola pizzeria che è vicino alla spiaggia.
Da una terrazza si vede il mare e si è accarezzati dalla breccia dell’oceano, ci sediamo lì, visto che a quanto pare Ashton conosce il proprietario e non ha problemi a farsi assegnare il tavolo che vuole. L’uomo sembra persino felice di vederlo.
“Hai finalmente portato la tua picciotta, eh Ashton?”
“Sì, è la mia picciotta.”
“Mi chiamo Phoebe Della Morte, piacere di conoscerla.”
Dico sorridendo.
“Ah, italiana!
Gli italiani sono i migliori, che fai Phoebe?”
“Lavoravo in una pizzeria a New York e sogno di aprirne una mia.”
“Allora ti metto lontano dal forno, così non mi freghi le ricette.”
Io rido e mi faccio accompagnare in terrazza.
Ordino una pizza ai funghi, Ash una al salame e peperoni.
“Ti piacciono i funghi?”
“Sì, ma la mia preferita è al tonno e cipolle o alle cipolle, ma non mi è sembrato il caso. Sai, se ci dovessimo baciare ancora potrei ucciderti con il mio alito.”
“Ci baceremo ancora quindi?”
“Forse, se abbiamo fatto una frittata facciamola in grande stile.”
“Mi piace questo lato di te, sei una timida che cerca di fare la tosta.”
Io sorriso senza dire niente, mi ha letto così in profondità in un modo che solo Pete era riuscito a fare. A proposito di Pete, tre lui e Genesis le cose vanno benissimo, Jake e Venus stanno insieme e la signora Gonzales sta bene.
Le pizze arrivano e sono davvero buone, una delizia per il palato.
“Io imparerò a cucinare così, Ash. Renderò mia madre e mia sorella orgogliose. Lo so che mamma è morta, ma a volte la sogno o la vedo e lei mi dice che non devo sprecare questa passione, che il mio talento deve diventare un lavoro in modo da non essere mai davvero stressata o insoddisfatta.”
“Mi sarebbe piaciuto conoscere tua madre, doveva essere una donna saggia.”
“Credo lo fosse, si chiamava Nicole.”
Parliamo ancora un po’, poi ci servono il dolce e il caffè. Ash si dirige ancora verso il proprietario della pizza.
“Ehi, Salvatore! Hai ancora bisogno di quell’aiuto in pizzeria?”
“Sempre, quando vedono gli orari scappano.”
“Ti va di far fare un tentativo alla mia ragazza?”
Lui mi guarda interessato.
“Hai problemi con gli orari?”
“No, sono appena arrivata in Australia e non conosco nessuno.”
“Domani porta il tuo curriculum che ci facciamo una chiacchierata allora.”
“La ringrazio infinitamente.”
Lui mi sorride.
“Dammi del tu, Phoebe
Se non ci si aiuta tra paisà…”
Usciamo dalla pizzeria e io respiro a pieni polmoni l’aria dell’oceano prima di stritolare Ash in un abbraccio.
“Tu non sei un umano, sei un angelo mandato a raddrizzare la mia vita!”
Gli dico con un sorriso che va da un orecchio all’altro.
“Voglio solo che tu sia felice, adesso ci facciamo una passeggiata sulla spiaggia e poi arriverà una sorpresa.”
Entriamo nella spiaggia da uno dei cancelletti, io mi tolgo anfibi e calzini e apprezzo a pieno la sensazione della sabbia calda e dorata sotto i miei piedi.
L’ultima volta che sono venuta in spiaggia, ci sono andata per piangere visto che era il funerale di Maria e non potevo davvero credere che una delle persone migliori che conoscessi fosse morta. Niente più sorrisi o battute, niente più vederla con le mani intrecciate a quelle di Engel, niente più scegliere le parrucche più strane nei negozi.
Ashton si accorge che qualcosa non va perché mi guarda interrogativo, la voce mi esce incrinata.
“L’ultima volta che sono venuta in spiaggia è stato dopo il funerale di Maria, volevo piangere da sola. So che Dio esiste, ma a volte sa essere crudele che noi umani possiamo arrivare a detestarlo, ma non sappiamo che se ci toglie qualcosa ce la ridarà in un’altra forma.
Maria era un angelo ed è tornata a casa.”
Lui non dice niente e camminiamo in silenzio, gli unici rumori sono le grida dei gabbiani e il rumore cadenzato delle onde che si infrangono sulla spiaggia. C’è un bel sole, Maria avrebbe detto che era un peccato essere tristi in giornate del genere.
Alzo lo sguardo verso l’orizzonte e la vedo sorridere mentre si spenzola da una nuvola bassa sull’oceano.
“Sorridi, Phoebe. Io sto bene e stai mandando sulla graticola quel povero Ash che crede di aver sbagliato tutto.”
Io lo guardo, non siamo più mano nella mano e la sua espressione è triste e meditabonda.
Non dico nulla e lo bacio con dolcezza.
“Scusa, non volevo guastare l’atmosfera. Il sole è caldo, sono con un ragazzo meraviglioso e domani forse troverò un lavoro. Non c’è motivo di essere triste.”
Lui mi sorride e riprendiamo a camminare mano nella mano, fermandoci di tanto in tanto a raccogliere conchiglie e a parlare.
Lui mi parla di suo padre, è la prima volta che lo fa.
“I miei si sono separati quando ero piccolo e mi sono ritrovato a fare da padre a Lauren e Harry. Non è stato facile, ero solo un ragazzino e non sapevo nulla di bambini.
Ho cercato di essere un padre comprensivo, ogni volta che li vedevo giù li facevo ridere, dividevo i compiti per le faccende domestiche perché mamma doveva lavorare per tirare avanti e noi dovevamo aiutarla il più possibile.
Se avevano qualcosa di strano cercavo di farli parlare e scoprire il perché di quell’atteggiamento, ho scoperto che prendevano in giro Harry e l’ho consolato dicendo che non era colpa sua se papà se era andato. Era stata una decisione di papà e noi non c’entravamo. Ho parlato con i suoi bulli e hanno smesso.
La cosa peggiore è stata spiegare a Lauren delle mestruazioni, io non ne sapevo nulla.”
Io ridacchio.
“Alla fine ho dovuto cedere e mamma le ha parlato.”
“Sei un bravo ragazzo e mi dispiace che tu sia maturato così in fretta, meritavi un’infanzia più lunga.
Si è fatto più vedere?”
“No, mai.
Morto, sparito.
Fino a due anni fa scrivevo i suoi finti auguri di Natale a Lauren e Harry, poi ho smesso.”
“Nemmeno adesso che sei famoso?”
“No. Non è stato necessariamente negativo, ho imparato presto a fare i conti con la vita reale e questo mi è servito. Chi credi che badi a qui tre?”
Io rido.
“Pensavo fosse Maja.”
“Sì, ma sono io che le do una mano, povera ragazza.”
“Io vorrei andare a trovare mio padre. Ho sentito Mike dire a Hyena che la porterà in California da lui, vorrei venire anche io. Vorrei vedere se ho qualcosa in comune con lui, che ne so, il colore degli occhi, il taglio del naso, la forma della bocca.
Mi hanno fatto una grande ingiustizia separandomi da lui, Hyena diceva che era un bravo padre.”
Lui si sdraia.
“Se andrai, vorrei venire con te.”
Io mi sdraio a mia volta.
“Mi piacerebbe molto. Sei diventato importante per me, lo sai?
Se lui mi rifiutasse tu saresti l’unica spalla su cui vorrei piangere, eccetto quella di mia sorella.”
Rimaniamo sdraiati a goderci i caldi raggi del sole di gennaio per non so quanto tempo, so solo che dopo un po’ lui si alza e tira fuori qualcosa dalla borsa: costumi da bagno.
Io lo guardo allucinata.
“Vuoi fare il bagno?”
“Nah, anche cioè. Voglio insegnarti a fare surf.”
“Figo!”
Andiamo in un bar e ci cambiamo nei bagni, poi affittiamo due tavole e ci avviamo verso l’oceano, ora non è più una tavola piatta, ma è increspato da onde e cavalloni.
“Sai nuotare?”
“Sì.”
“Allora quando non tocchi, salta sulla tavola.”
Io annuisco e lo seguo nell’oceano quando non tocco mi tiro sulla tavola imitandolo: la pancia aderente alla tavola e le mani e i piedi che si muovono.  
A un certo punto si ferma e cerca di insegnarmi a stare in piedi, ma dopo quindici tentativi andati a vuoto decide di mostrarmi come si fa. Rimane accovacciato sulla tavola fino a che l’onda è bassa e quando si alza lui la cavalca sulla cima fino a quando finisce.
“Sei, fortunata, non ci sono onde alte. È adatto per i principianti.”
“Non è che pretendi troppo?
Io sono solo una ragazza newyorchese.”
Cerco di buttarla sul ridere.
“Conoscevo un newyorchese che surfava benissimo.”
Mi dice con voce ironica.
“Ok.”
Lui mi indica un’onda e cerco di fare come dice lui, mi accovaccio sulla tavola e poi quando arrivo in cima all’onda di stare eretta.
“Ce l’ho fatta!”
Urlo, ma poi qualcosa va storto, l’onda è più violenta di quello che credevamo e perdo l’equilibrio, cadendo nell’oceano. Cerco di recuperare almeno la tavola, ma la ricevo sul naso e perdo conoscenza.
Il mondo passa dal mio colore preferito al nero in un secondo.

 
La prima cosa che sento è la brezza sul volto, la seconda è la voce preoccupata di Ash.
“Dai, Phoebe! Svegliati, ti ho anche fatto la respirazione bocca e sistemato il naso.”
“Aaah.”
Tento di dire con voce roca, mentre una cascatella di acqua esce dalla mia bocca, lui mi abbraccia sollevato.
“Oddio, credevo di averti uccisa con la mia idea!
Sei coperta di sangue.”
Io mi tocco il naso, sebbene sia sporco di sangue appiccicoso non mi fa troppo male.
“Te l’aveva spaccato, ma te l’ho aggiustato. Me l’ha insegnato il newyorchese di prima, era un infermiere.”
“Ashton, io sto bene.”
Dico con voce roca e malferma.
“Ma ho sete.”
“Certo.”
Dalla borsa estrae una bottiglia d’acqua e uno straccio.
Io bevo, lui mi pulisce il volto e il petto, rischio di annegare di nuovo quando arriva vicino al seno.
“Scusa!”
“Impunito.”
Gli dico con un sorriso.
“Dove è la tavola?”
“Là.”
È impilata sopra la sua.
“Forza, andiamo.”
Mi porge una mano, che io accetto, mi alzo ancora un po’ traballante.
“Adesso riconsegniamo le tavole e poi andiamo a casa, Hyena e Mike si sono occupati dell’ultima parte della giornata.”
Conoscendo quanto a volte possa essere pervertito il chitarrista mi preoccupo e probabilmente i dubbi mi si leggono in faccia.
“Niente di pervertito, solo una grigliata in famiglia.
Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere trascorrere un po’di tempo con Hyena oltre che con me.”
Io lo bacio con entusiasmo.
“Sei un genio, Ashton.”
Torniamo in macchina e lui guida verso casa con un’espressione un po’mogia, forse si sente in colpa per come ha organizzato l’appuntamento.
Quando arriviamo troviamo Mike e Hyena che litigano.
“No, Mike! I marshmallow non si mettono sulla griglia, ma ti pare?
Si arrostiscono attorno al fuoco infilzati in mega spiedini di ferro.
Oh, ciao, ragazzi!
Dit…
Phoebe, che ti è successo?
Sei pallida!”
I suoi occhi si assottigliano pericolosamente e fulminano il povero Ashton.
Io scappo al piano di sopra a farmi una doccia, mentre si iniziano a sentire le urla di mia sorella che dà dello spericolato incosciente al mio ragazzo.
Apro l’acqua e mi faccio una lunga doccia, poi mi asciugo i capelli e indosso un vestito bianco a fiori azzurri, un paio di infradito azzurre e il capellino con le orecchie a forma di koala.
Quando scendo Ash risale senza dire una parola e mia sorella è seduta su una sedia circondata da una nuvola di fumo, indossa un paio di shorts di jeans sfilacciati, una canottiere nera e i soliti anfibi.
Io mi siedo accanto a lei e mi accendo a mia volta una sigaretta.
“Non essere arrabbiata con Ash, è stato un incidente. Lui si è spaventato più di te e, davvero, è stata colpa mia. Mi sono esaltata un attimo e ho perso il controllo.”
“Se vorrai fare surf in futuro prenderai lezioni da qualcuno qualificato, per il resto è andata bene?”
“Sì!”
Io mi lancio in un racconto sullo zoo, sulla pizzeria di Salvatore e della giornata in spiaggia.
“Ehi, deve essere nei vostro geni conquistare koala.”
Interviene random Michael.
“Probabile, io ne ho domato uno. Sto ancora lavorando sull’aspetto del cibo, ma ce la posso fare.”
“Sono un ragazzo in crescita, devo mangiare!”
“E quanto vuoi diventare alto? Tre metri?
Quando dovremo baciarmi dovrò noleggiare un paio di trampoli?”
Lui ride e scende anche Ash, l’atmosfera si è rasserenata e quindi iniziamo a mangiare hamburger e salamelle ridendo e scherzando. Mangiamo un po’ tutti come maiali, ma dopo una giornata come questa ci vuole un’abbuffata tra amici.
Come dolce arrostiamo marshmallow e li mangiamo, sembra di stare in campeggio e la cosa mi piace.
A un certo punto io e Ashton ci allontaniamo da Hyena e Mike che un po’ litigano e un po’ si baciano, come è nel loro stile.
“Scusa per mia sorella, era solo preoccupata.”
“Non ti devi scusare, quando ho visto che non riemergevi mi sono preoccupato un sacco e mi sono dato del coglione non so quante volte.”
“Non sei un coglione e se anche lo fossi sei il mio coglione e sono fiera di averti come ragazzo, perché sei una persona splendida. Amo come hai difeso e trattato Lauren e Harry… e me.
Ti amo, Ashton.
Forse non te lo dico abbastanza, ma ti amo e non ti scambierei con nessuno al mondo, da quando ho incontrato te la mia vita ha iniziato a girare per il verso giusto.”
Lui mi sorride e mi prende il volto tra le grandi mani.
“Anche la mia. Prima mi sentivo solo perché tutti si trovavano una ragazza e io no, adesso non è più così.
Ti amo.”
Ci baciamo sotto la grande luna piena.
Io ho trovato la mia metà della mela, lui la sua.
Combaciamo.
Certo, ci saranno giorni in cui litigheremo e ci odieremo, ma troveremo sempre il modo di fare pace, perché così va l’amore e noi ci amiamo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10)I need to breathe before I turn the world to grey ***


10)I need to breathe before I turn the world to grey


Ava p.o.v.

 
Pensavo che con il trasferimento in Australia le cose sarebbero cambiate in meglio, ma non è accaduto, non con Soledad almeno.
Lei non fa altro che stare a letto, non mangia e non parla.
Io e Calum non sappiamo cosa fare e mi è tornato il vecchio vizio di mentire, ogni volta dico a mia madre che mia sorella sta bene e ogni volta mi sento in colpa. Se le dicessi la verità si scaraventerebbe qui da Miami e non voglio, zia Magda è il sostegno che le serve e qui sarebbe inutile.
“Calum, non so cosa fare!”
Gli dico una settimana dopo il nostro arrivo in Australia, è mattina.
Ho le mani nei capelli, che sono spenti e senza vita e brutti cerchi sotto gli occhi.
“Non possiamo dirle la verità e si sta lasciando andare, tra poco seppellirò anche lei.”
Scoppio a piangere, lui mi prende tra le sue braccia e mi consola.
“Forse dovremmo parlarne a mia madre, ha cresciuto due figli in fondo.”
“Vado io. Tu sta qui, magari si alza e mangia qualcosa.”
Esco di casa e percorro i pochi metri che ci separano dall’abitazione di Joy Hood, suono il campanello e lei mi apre subito. Nota la mia faccia e corruga le sopracciglia.
“Ava, che bello vederti.
Stai bene?”
“No, non sto bene e non è per la ragione che pensa lei. Non ho problemi con Cal.”
Lei sospira di sollievo.
“A volte non è facile stare con lui, tende a voler cambiare ragazza.”
“Non è questo.”
Mi siedo sul divano, dove lei mi ha fatto cenno di  fare.
“È per mia sorella Soledad. Lei lo sa perché è venuta qui?”
“No, Calum è sempre stato piuttosto vago.”
“Mio fratello maggiore Jaime è morto per overdose di cocaina, doveva molti soldi a uno spacciatore e durante il viaggio per arrivare all’aeroporto di Los Angeles hanno tentato di rapirla. Volevano usarla, si immagini come, per ripagare i debiti di mio fratello.
L’abbiamo portata con noi per farle cambiare aria e tenerla al sicuro allo stesso tempo, ma non  sta bene. Per niente.
Non si alza dal letto, non mangia, non si lava, non si cura.
Era molto legata a Jaime o come lo chiamavamo noi,  Engel.
Ho provato di tutto, a essere gentile, a essere cattiva e tirarla fuori dal letto con la forza, ma non c’è stato nulla da fare. Niente la scuote da questa apatia. So che si può manifestare nei lutti e non so cosa fare.”
Scoppio a piangere.
“Non voglio perdere anche lei.”
Lei mi asciuga le lacrime e mi porge un bicchiere di the freddo.
“Condoglianze per il tuo lutto, non ne sapevo nulla. Mi dispiace per tua sorella, ma forse dovresti prendere in considerazione l’aiuto di uno specialista.”
“Uno psicologo?”
Lei annuisce piano.
“Soledad non vorrà e non voglio che soffra ulteriormente per questa imposizione.”
“A volte dobbiamo essere severi con il nostro amore, dobbiamo imporre cose che sul momento fanno male, ma che poi faranno stare bene.”
“Ci, penserò.
Grazie, Joy. Mi ha fatto bene parlare con lei.”
Esco di casa un po’ rasserenata, almeno adesso ho un’idea, anche se ho una paura folle di applicarla. Ho il mezzo sospetto che Sole mi consideri responsabile della finta morte di Engel e se le imponessi anche questo potrei risvegliare solo rabbia e odio e la perderei in modo diverso.
Ma come ha detto Joy, ci devo almeno provare, non posso continuare a vederla morire giorno dopo giorno senza fare nulla.
Impotente.
Odio essere impotente.
Rientro a casa e trovo un Calum piuttosto abbacchiato seduto sul divano a guardare la tv.
“Sole è scesa?”
Lui annuisce.
“Mi ha insultato, dice che sono uno stronza egoista, che per avere la scopata con una dei bassifondi l’ho distolta dalla sua famiglia e l’ho persino messa contro Engel.”
Io mi lascio cadere accanto a lui.
“Mi dispiace, Cal.
Mi dispiace, è che è arrabbiata e non posso biasimarla. Io stavo con te, Hyena con Mike ed è successo così all’improvviso e …”
Abbasso la voce.
“Non posso dirle a verità. Con quella sarebbe tutto più facile per tutti.
Salgo da lei.”
La trovo sdraiata a letto, i capelli neri che ricadono disordinati sulle spalle e gli occhi che non mi degnano di uno sguardo.
“Soledad, lo so che sei arrabbiata, lo so che stai male, ma non possiamo continuare così.
Non esci dal letto, a stento mangi e lavi.
Io non so cosa fare, non posso far tornare vita Engel, anche se vorrei.
In qualche modo dobbiamo fare.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Cosa ne dici di vedere uno psicologo?”
Il suo corpo si muove come se fosse percorso da una scossa e finalmente mi guarda negli occhi, sono due pozzi azzurri di furia gelida.
“Ah, dopo aver scaricato Engel adesso scarichi me?”
“Io non capisco…”
“Tu e Hyena dovevate tenerlo d’occhio, ma da quando quei due stronzi sono entrati nelle vostre vite contano solo loro! Li avete seguiti e avete obbligato Engel a fare altrettanto e poi vi si scordate di lui, lui mi chiamava, sai?
Diceva che continuavate a litigare e che non parlavate più, che si sentiva solo!
E non era l’unico, sai?
Fino a quando sei stata a Philadelphia mi chiamavi, poi sei sparita, persa dietro al ridicolo sogno che una come te potesse davvero stare con una rockstar.
Credi davvero che durerà?
Alla prima modella che gli farà gli occhi dolci ti dimenticherà e tu sarai nella merda, Engel ti metteva in guardia, da bravo fratello, ma tu lo insultavi.
Sei stata egoista, hai abbandonato la tua famiglia e adesso, che ti ritrovi me a carico e non ce la fai, mi scarichi come hai fatto con lui.
Sai una cosa, fanculo!”
Con uno scatto fulmineo scende dal letto e si infila le ciabatte, poi infila la porta della sua camera con me al seguito.
“Soledad, non è così, cazzo!
Dammi la possibilità di spiegare, di dirti la verità!
Soledad!”
Lei non si volta e non dà segno di ascoltarmi, esce di casa e poi corre lungo il marciapiede, saltando al volo su un pullman.
“Merda!”
Urlo, dando un pugno alla palina con gli orari del pullman.
Calum mi raggiunge.
“Ava, che succede?”
“Che ho sbagliato l’ennesima cosa con mia sorella!
Ho parlato con tua madre e mi ha suggerito di portarla da uno psicologo, non mi è sembrata male come idea, ma Sole… Oh, avresti dovuto vedere come ha reagito, ha capito tutto al contrario.
Pensa che mi voglia sbarazzare di lei, come mi sono sbarazzata di Engel.
Pensa che per stare con te abbia tagliato i ponti con lui, ma non è così.
Porca merda, non è così!
Engel la chiamava e le ha detto le cose dal suo punto di vista, solo che era quello sbagliato, scommetto che era fatto.
Adesso ha preso questo cazzo di pullman e io non so dove possa essere andata.
Cal guarda la destinazione.
“È andata in centro.”
Io sospiro e trattengo le lacrime.
Non è il momento di piangere, adesso devo ritrovarla e chiarire con lei.

 
Cal chiama tutti e ci dividiamo le zone in cui cercarla.
Non deve essere difficile trovare una ragazzina dai capelli neri con degli shorts di jeans slavati e rotti e una canottiera viola e lunga dei New York Lakers, uno dei vestiti che ci passavano i nostri cugini di Miami.
A me tocca la spiaggia che è immensa.
All’una mi fermo a mangiare un panino a un chiosco, a intervalli regolare chiamo gli altri, ma Sidney sembra essersi ingoiata mia sorella.
E se si fosse suicidata?
Il pensiero mi strappa un brivido e un “no”angosciato, non potrei seppellire anche lei.
Continuo a camminare e finalmente verso le quattro, vicino a un vecchio pontile scorgo una figuretta familiare rannicchiata contro il legno.
“Soledad!”
Urlo e poi mi inginocchio accanto a lei, prendendole le mani.
“Sei qui! Non farmi più prendere un infarto del genere, io ci tengo a te.”
“Ava.”
“Soledad, permettimi di raccontarti la mia versione della storia, Engel non ha detto tutta la verità. Hyena non voleva andarsene da New York, è stato lui a convincerla. E abbiamo litigato con lui, Hyena perché lui stava sempre con Jenna e io perché non approvava che mollassi l’uni per Cal.
Ma io non stavo frequentando l’uni, mamma e papa…”
“Avevano usato il tuo fondo per gli studi per pagare il debito di Jaime con Fish, li ho sentiti discutere e pensavo lo sapessi.”
“No, Sole. Non lo sapevo o avrei tenuto d’occhio meglio Engel.
Abbiamo scoperto tutto per caso osservando il suo comportamento, poi Hyena l’ha seguito e lo ha visto mentre acquistava droga a Miami e poi.
Oh, Cristo! Poco dopo abbiamo trovato le siringhe e il resto nei suoi bagagli, io, Hyena e Jenna eravamo furiose con lui, anche perché aveva un debito enorme con Fish e non sapevamo come pagarlo.”
“Lo so.”
Mi dice con voce sottile.
“Come?”
“Sono venuti a casa degli scagnozzi di quel cane, volevano soldi e quando hanno visto che non  ne avevamo hanno buttato all’aria l’appartamento. Sembrava passato un cazzo di tornado.
Allora ho deciso che anche io avrei fatto qualcosa, invece di usare i soldi che guadagnavo facendo la spogliarellista per vestiti e accessori li davo a Fish per ripagare il debito.”
“Oh, Sole.
Posso abbracciarti?”
Lei annuisce piano, io la stringo a me.
“È che è morto così all’improvviso e mi sento tanto in colpa, se solo fossi riuscita a ripagare il debito lui avrebbe smesso.”
“Lo sai che da solo non ce l’avrebbe fatta.”
“Gli avrei pagato una clinica, ero disposta a fare la puttana pur di risolvere questa questione, ma lui è morto prima.
Dimmi una cosa: questa Jenna lo ama?”
“Sì, molto.”
“Pensavo lo usasse solo per il brivido do stare con uno che viveva per strada.”
“No, sorellina.”
“Io non mi perdonerà mai per quello che è successo, è colpa mia se è morto.”
“Non è colpa di nessuno.”
Rimango un attimo in silenzio, chiedendomi se Engel approverebbe quello che sto per fare.
“Soledad, sai mantenere un segreto?”
“Io..”
“Soledad, ti sto per dire una cosa molto importante, ma tu non la devi dire a nessuno.”
“Va bene.”
“Engel non è morto.”
“Cosa?”
“Sh! Ha concordato tutto con la polizia. Due giorni prima di morire è andato alla polizia e ha vuotato il sacco su Fish, erano le prove che mancavano per smascherarlo. L’hanno inserito in un programma di protezione e adesso si sta disintossicando. Lo rivedremo a Natale con la sua nuova identità.”
“Non è possibile.”
“Lo è.”
Le porgo una lettera scritta a mano da mio fratello in cui scusa per tutti i giudizi negativi espressi su Cal e spera che si prenderà cura di me in questo anno.
Sole me la restituisce scioccata.
“Chi lo sa?”
“I ragazzi, le sorelle Della Morte, Maja e Jenna. Abbiamo preferito non dirlo ad altri, Engel ha stabilito così.”
“E perché non l’ha detto a me e a mamma?”
“Per non mettervi in pericolo, temeva che qualcuno di Fish si sarebbe fatto vedere da voi, ecco perché Pete e Jake hanno dormito da voi prima del funerale.”
“Loro lo sanno?”
“No, non lo sanno.
Ti ho portata con me e ho insistito per far andare mamma a Miami per proteggervi, non dovevate pagare per quello che aveva combinato En.
Ho provato a fare del mio meglio e mi scuso se ho fallito, ma non è facile far fronte a una situazione simile e si può sbagliare.
Il giorno che quel pazzo di Fish si è presentato per portarti via mi è venuto un infarto pensando a cosa avrebbe potuto farti fare.”
“Avresti fatto come Venus, come hai detto?
Mi avresti protetta?”
“Certo, perché ne dubiti?”
“Sei stata molto lontano da casa, non solo fisicamente, ma emotivamente.”
“Lo so e mi dispiace, ma ho odiato ogni secondo vissuto lì ed ero arrabbiata.”
“Arrabbiata?”
“Mi avevano tolto il fondo, tagliato le ali, senza dirmi il perché. Sono arrivata  a Philadelphia e quando l’ho scoperto avrei voluto volentieri menato papà e anche adesso.”
“Perché?”
“Perché se avessero tenuto Engel in casa invece di sbatterlo per strada alla tenera età di quindici lui sarebbe ancora con noi. Credimi.
Ne conosco di punk come lui, bevono birra, pogano, magari fumano erba, ma stanno lontano dalle droghe pesanti perché hanno ancora qualcosa da perdere.
Papà ha messo Engel nella posizione di non avere più niente da perdere e non ha mai rispettato Maria e il dolore di nostro fratello. Non sarebbe mai stato una spalla su cui piangere, ma non ha nemmeno provato a capirlo, per lui lei era solo una pericolosa puttana che moriva giustamente.
Una che infilava delle idee come finire il liceo o iniziare l’università non poteva essere una buona moglie.
Non gli ho mai perdonato di non essere stato al funerale di Maria.
Le mani di papà sono sporche del sangue di Jaime, né più né meno che quelle di Fish.
Adesso chiamo tutti e dico che ti ho trovata.”
Faccio il giro di chiamate e poi osservo mia sorella, sta piangendo, ma poi all’improvviso si asciuga le lacrime e dà un pugno al pontile, incrinandosi un asse e riempiendosi la mano di schegge.
“Soledad!”
“Scusa, ma adesso sono arrabbiata anche io.”
“Andiamo a casa.”
“Sì.”
Prendiamo un pullman che stando alle indicazioni dovrebbe portarci alla casa di Calum, la sua mano sanguinante avvolta in un fazzoletto attira parecchio l’attenzione.
Quando arriviamo a casa la disinfetto e tolgo una a una le mille schegge del pontile, so curare le piccole ferite perché a casa nostra qualcuno era sempre conciato male.
“Fatti una doccia, poi ti bendo.”
Scendo dabbasso e trovo il mio ragazzo.
“Come sta?”
“Meglio, si è sfogata e adesso abbiamo chiarito.
Forse non sarà più così ostile, anche perché le ho detto la verità.”
“Engel ti aveva detto di non farlo.”
“Se avesse visto come era conciata avrebbe cambiato idea! Io non faccio i miracoli e se la verità la può aiutare a guarire e ad accettare tutto questo, ben venga. So che non lo dirò a nessuno.”
Guardo l’orologio e mi accorgo che è ora di preparare la cena.
“Non ho voglia di cucinare sono stanca.”
“Se volete uscire a cena io non ho nessuna obbiezione.”
Mia sorella fa la sua apparizione sulle scale, indossa un paio di shorts neri e una maglia rossa lunga e larga sbrindellata ad arte.
Guarda Calum.
“Scusa per tutto quello che ti ho detto, mi sbagliavo. Ti ringrazio per esserti preso cura di mia sorella per tutto questo tempo.”
“Il piacere è mio e accetto le tue scuse.”
“Soledad, te la senti veramente?”
Le domando incredula.
“Sì.”
Mi dice semplicemente, allora salgo la piano di sopra e mi faccio una doccia, indosso un abito rosso molto semplice rivestito di pizzo.
Quando scendo al piano di sotto temo di trovare la terza guerra mondiale in corso, ma Soledad e Calum stanno parlando molto tranquillamente e questo mi fa tirare un enorme sospiro di sollievo interno.
“Bene, sono pronta.
Se volete possiamo andare.”
Annuiscono tutti e due, Calum prende le chiavi della macchina e usciamo. Durante il viaggio nessuno parla molto, ma sento che per lo meno lo sguardo di Sole non è ostile, non considera il mio ragazzo un nemico.
Lui ci porta in una pizzeria non troppo lontana da casa e chiede un tavolo che dia sul mare, viene accontentato, una cameriera ci conduce a un tavolo di quattro posti.
“Come vi siete conosciuti?”
Ci domanda curiosa Soledad.
“Grazie a Hyena, era a Philadelphia con i ragazzi e una mattina è venuta a trovarmi con loro, realizzando il mio desiderio di fangirl.
Abbiamo fatto tutte le foto e gli autografi, che conservo.
Hanno parlato tutti con me, sono stati tutti molto gentili, ma ho sentito una connessione speciale con Calum. Ricordo che dopo siamo andato a un Mac e parlavamo di bassi e chitarre come se ci conoscessimo da una vita.”
“Figo. Poi?”
“Sono andata a mangiare nel loro stesso hotel, ignara che la mia vita sarebbe cambiata in modo drastico di lì a qualche momento, sebbene le carte da mesi mi predicessero un cambiamento. Io speravo nella morte di qualche parente ricco.”
Calum ride.
“Leggi ancora le carte?”
“Sempre, quando uno ha il dono non può semplicemente rifiutarlo.”
“Immagino sia così, io non ce l’ho.”
“Insomma, alla fine della cena mi ha chiesto di partire con lui e siccome non avevo nulla che mi legasse a Philly sono partita. In viaggio ci siamo conosciuti meglio ed eccoci qui.
Lui ha avuto un colpo di fulmine ed era reciproco.”
“Per fortuna.”
Commenta Calum.
Ridiamo tutti.
“Ma perché hai mollato tutto se non eri certa dei suoi sentimenti?
Magari non ti saresti mai innamorata di lui.”
“E lasciar passare l’opportunità di fare un viaggio con i miei idoli e le mie amiche?
Tu sei matta, ragazza.”
Sole sorride senza dire nulla, anche perché in quel momento arrivano le pizze.
“A volte mi chiedo chi sia la diciassettenne tra noi due, hai fatto una follia, Ava.”
“Ma la sorte mi ha premiata.”
“Magari premierà anche me un giorno o l’altro e non ci saranno solo dolori.”
Le prendo la mano tra le mie.
“Mi impegnerò al massimo perché da adesso in poi le cose ti vadano bene, te lo prometto.
Mi prenderò cura di te e, se vorrai, potrai venire in tour con noi. Dall’anno  prossimo poi mi trasferirò qui definitivamente se Calum è d’accordo e frequenterò l’università qui.”
“Splendido, davvero è una bellissima idea, Ava. Sono totalmente d’accordo.”
Sole ride e mi redo conto che erano secoli che non sentivo mia sorella ridere e che mi sembra bellissimo, oserei dire un miracolo.
“Siete troppo diabetici, mi fate venire il voltastomaco.”
L’arrivo della cameriera mi evita di darle una risposta acida, ordiniamo tutti e tre e poi chiacchieriamo di cose più leggere e che non riguardano l’amore.
L’amore è uno  strano sentimento, spero che Soledad lo provi prima o poi perché non sa cosa si perde, certo può fare male, ma può anche farti sentir in paradiso e completa.
Le pizze arrivano e noi mangiamo, Soledad scherza timidamente e alza ogni tanto lo sguardo sulla pizza come a studiarci. È un po’imbarazzante e mi chiedo cosa abbia in mente.
“Sole?”
“Uhm?”
“Come mai ci guardi?”
“Niente, siete solo carini. Potreste persino sposarvi se tutto va bene.”
Io divento di fiamma.
“Non che non mi piaccia l’idea, ma è troppo presto e siamo troppo giovani. Insomma, non mi ci vedo ora in un abito bianco terribilmente scomodo ad avanzare lungo una navata di una chiesa.”
“Non adesso, ma più avanti…”
E lì mi accorgo che ha il  mio stesso sguardo sornione.
“Tu leggi le carte! Hai spiato nel nostro futuro!”
“Forse sì, forse no.
Non ho intenzione di dirti nulla, quello che sarà sarà.”
Io gonfio le guance.
“Inizi a leggere le carte e non me lo dici nemmeno, ma non ti vergogni?”
Lei mi fa una linguaccia, Calum ride.
E all’improvviso mi sento felice.
Il rapporto con mia sorella è andato più o meno a posto, Engel è al sicuro e sono con un meraviglioso ragazzo che mi ama, cosa potrei volere di più?
Nulla.
Non si sfidano gli dei del fato, ci si gode semplicemente la felicità che ci mandano e io intenzione di farlo.
Il mio sorriso si allarga mentre la notte scende.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11)We'll never surrender, the kids in the dark. ***


11)We'll never surrender, the kids in the dark.

 
Phoebe p.o.v.

 
L’aereo si stacca dolcemente dalla pista di atterraggio, destinazione Los Angeles.
Dopo settimane di indecisione abbiamo infine deciso che saremmo andate a trovare nostro padre in California. Hyena ha dovuto litigare pesantemente con un’assistente sociale per avere l’indirizzo.
“Senta, non me ne frega un cazzo delle leggi! Ci avete prese e sradicate dalla nostra famiglia che era ok, solo per ficcarci in una famiglia di ricconi. Padre violento e madre depressa, che si è ammazzata dopo un anno. Quanto vi hanno pagato per fare questa merdata?
Ecco in nome di quei soldi e delle leggi che voi non avete rispettato voglio quell’indirizzo. Siamo entrambe maggiorenni e abbiamo il diritto di vederlo, qualsiasi cosa ne pensi lei.”
E dopo questa tirata l’indirizzo di un sobborgo di Los Angeles era scritto sul blocchetto degli appunti della man cave. Abbiamo deciso di partire tre giorni prima dell’inizio del nuovo tour e i ragazzi ci hanno accompagnati all’aeroporto.
Ava ci ha abbracciate.
“Ricordatevi che se va male noi saremmo sempre la vostra famiglia.”
Ci ha sussurrato.
“Grazie, Gin.”
E adesso siamo tra le nuvole diretti verso l’incognito, come reagirà nostro padre. Hyena dorme sulla spalla di Mike che sta giocando a un videogioco, io invece sto massacrando il mio cappellino preferito, quello bordeaux della NY.
Ash, accanto a me, se ne accorge e me lo toglie delicatamente dalle mani.
“Tutto bene?”
“Non proprio.
Ho una paura folle, e se ci rifiutasse?
E se non ci volesse conoscere e se non fossimo le figlie che avrebbe voluto?”
Lui mi stringe forte la mano, nonostante qualche settimana di permanenza nella calda e soleggiata Australia è rimasta pallida e fa contrasto con la sua abbronzata.
“Lo so che è difficile spuntare dopo tanti anni, ma se lui non era d’accordo a separarsi da voi sono certo che vi vorrà incontrare e sarà orgoglioso.
Insomma, tu sei una pizzaiola magnifica e Salvatore ha detto che quando io ti lascerò andare ti assumerà. Sei una bella ragazza e sei forte, non ti fai piegare da niente e da nessuno, ma sei anche gentile.
Hai le tue fisse, ma quelle le abbiamo tutti.
E Hyena è una specie di panzer che non si fa abbattere da nulla, eccetto le cose che riguardano Mike che è il suo punto debole, non ha fatto il liceo, ma è vissuta cinque anni per strada senza diventare una tossica, una ladra o una puttana. Siete forti tutti e due e io sarei orgoglioso di voi se fosse vostro padre.”
Il suo discorso mi calma un po’ e mi rilasso contro il sedile.
“Hai sonno?”
“Un po’.”
“E allora dormi, ti offro la mia spalla.”
“Va bene, grazie.”
Mi appoggio alla sua spalla e cado in un sonno costellato di incubi in cui le immagini del bastardo e di un uomo senza volto si fondono per picchiare me e mia sorella. Alla fine, nonostante le mie urla, la figura del sogno ci uccide dicendo che era la fine che avremmo dovuto fare appena nate.
Apro gli occhi di scatto, il cuore a mille e rivoli di sudore che mi colano sul volto, come se avessi corso la maratona di New York.
“Tutto bene?”
“Solo un incubo.”
Rispondo con voce tremante.
“Phoebe.”
Interviene mia sorella.
“Se non vuoi possiamo non incontrarlo, non devi stare male."
“È solo paura, dannata paura. Io non ho nessun ricordo di lui, non so che uomo sia.”
“L’uomo dei miei ricordi era buono.”
Ma la voce metallica della hostess ci annuncia che stiamo per atterrare all’aeroporto di Los Angeles e di allacciare le cinture. Noi eseguiamo e dopo un quarto d’ora possiamo slacciarcele di nuovo e recuperare il bagaglio a mano. Scendiamo e un sole tiepido ci accoglie, io indosso una felpa bordeaux dei Rancid, un pai di leggins tutti stracciati, anfibi e un giubbotto di pelle, mia sorella indossa un paio di jeans a fantasia leopardata, una felpa dei Pistols e gli immancabili anfibi e giacca de pelle. Mike invece indossa un paio di jeans grigi una felpa dei Pistols, una giacca militare e un paio di all stars nere e Ashton una felpa nera e un paio di jeans stretti neri e una giacca di pelle nera.
Entriamo nell’aeroporto e recuperiamo le nostre cose, poi – invece di chiamare un taxi – Mike va ad affittare una macchina mentre io, Hyena e Ashton studiamo il percorso per raggiungere l’indirizzo. Ci scervelliamo un po’, ma poi lo troviamo.
“Pronti, ragazzi?”
Annuiamo e Ash prende la cartina tentando vanamente di ripiegarla come era prima, il verde mi lancia le chiavi.
“Guidi da più tempo di noi, quindi tocca a te l’onore di guidare, Ash ti farà a navigatore.”
Saliamo in macchina e io mi metto alla guida, esco dall’aeroporto e inizio a seguire le indicazioni di Ashton, solo vagamente consapevole del panorama di palme. Fortuna che ho tolto la giacca perché sto sudando probabilmente per la tensione.
Dal centro fatto di lunghi viali con delle palme ci spostiamo verso l’immensa periferia fatta di casette tutte uguali con il prato tagliato davanti.
Mio padre abita in una casa vicino al mare.
Io studio il quartiere, tutta questa monotonia, se paragonata al caos di New York, mi inquieta e mi rende più nervosa di prima.
Sembra un posto che possa estendersi all’infinito, fino alla fine della terra.
Casa bianca, prato curato, casa bianca, prato curato.
Alla fine arriviamo a una via che svolta verso il mare e Ashton mi fa cenno di passeggiare, mio padre abita nella prima casa che dà sul mare.
Con le gambe che mi tremano e le mani sudato mi avvio verso una costruzione molto carina: di legno dipinta di azzurro con le rifiniture bianche.
“Forza!”
Mi dice Hyena con un sorriso, ma non posso fare a meno di notare quanto sia pallida e con che forza stringa la mano di Michael. Ha paura anche lei come me.
Preme un dito sul campanello e aspetta, da una porta in cima alle scale scendono due bambini di cinque anni, uno biondo e una mora. Entrambi hanno gli occhi di mio padre, i miei occhi.
L’assistente sociale aveva ragione, si è fatto una nuova famiglia.
“Ciao, io sono Martin e lei è la mia gemella Crystal. Chi siete?”
Hyena incrocia per un momento i miei occhi e vi vedo un guizzo di paura, poi torna a rivolgersi ai due bambini.
“Siamo delle parenti di papà, potrete chiamarlo per favore?”
Il bambino annuisce e si porta via la sorellina, guardingo.
Poco dopo un uomo con i capelli brizzolati di grigio e gli occhi azzurro-verde scende dalla scala pronto ad affrontare potenziali nemici, ma si blocca a metà.
Gli occhi passano freneticamente da me a mia sorella, poi finisce di scendere le scale e si piazza davanti a noi.
“Layla, Phoebe.”
Dice piano come se non credesse ai suoi occhi.
“Io credevo che non vi avrei più rivisto.”
Boccheggia incredulo, gli occhi che saettano dal colore dei capelli, ai piercing e ai tatuaggi.
Forse non siamo le figlie che voleva, forse è meglio andarcene, sto per proporlo, ma l’uomo fa l’ultima azione che ci aspettassimo: riunisce me e mia sorella in un abbraccio a tre.
Sebbene siano passati anni dall’ultima volta che l’ho visto avverto subito la sensazione di famiglia, l’ho ritrovata e ho ritrovato mio padre.
Una sola lacrima di gioia solca le mie guance.

 
Quando ci stacchiamo mio padre guarda con una certa curiosità Ashon e Michael.
Io mi metto al fianco di Ash e mia sorella di Mike.
“Lui è Ashton, il mio ragazzo.”
Glielo presento.
“Lui invece è Michael, il mio.”
Layla glielo presenta.
“Siete cresciute come due punk, ma non parliamo qui, entriamo.
Ci sono delle persone che dovete conoscere.”
Saliamo le scale ed entriamo in una casa arredata in modo semplice, ma molto confortevole.
“Martin, Crystal, Allison! Venite!”
I due bambini e una donna bionda con gli occhi scuri arrivano in salotto e ci guardano in modo interrogativo.
“Tesoro, chi sono questi ragazzi?”
Io e Layla facciamo un passo avanti.
“Loro sono Phoebe e Layla, sono le mie figlie maggiori, te ne ho parlato, ricordi?”
La donna annuisce.
“Loro sono Ashton e Michael, i loro ragazzi.”
“Piacere di conoscervi, io sono la nuova moglie di vostro padre. Mi chiamo Allison Mars e loro sono Martin e Crystal.”
I due bambini ci guardano a occhi aperti, ma alla fine è la bambina ad aprire bocca.
“Loro sono le nostre sorelle?
Noi abbiamo delle sorellone?”
Io mi abbasso al livello di Crystal.
“Sì, io sono Phoebe e ho diciotto anni e lei è Layla, ne ha venti.”
Lei prende in mano una ciocca dei miei capelli azzurri e la studia.
“Papà, quando sono grande posso avere i capelli rosa?
Se le sorellone li hanno azzurri e verdi...”
Lui ride e la prende in braccio.
“Quando sarai grande ci penseremo.”
“Ma venite a vivere qui?”
“No, siamo qui solo per vedere papà. L’ultima volta che l’ho visto avevo la tua età.”
Risponde Layla alla legittima preoccupazione del bambino, che forse teme di vedersi sottratti spazi vitali.
Allison e mio padre si guardano per un attimo, poi la donna prende la parola.
“Bambini, cosa ne dite di andare al parco?
Così papà può parlare con le sorellone?”
Annuiscono tutti e due e dopo un veloce cambio di abito scompaiono con la madre.
“Sedetevi e raccontatemi tutto.”
“Anche tu devi raccontarci un po’ di cose.”
Dico sorridendo.
“Ho sposato Allison sette anni fa, mi ci è voluto molto tempo per dimenticare vostra madre e poi sono arrivati Martin e Crystal. Sono la mia benedizione, grazie a loro ho potuto essere ancora padre, adesso ho una pizzeria a Los Angeles.
Io mi illumino.
“Anche io sono una pizzaiola, voglio aprire un locale tutto mio e farlo diventare famoso.”
Lui sorride.
“Una cosa che abbiamo in comune, ma raccontatevi di voi. Le assistenti sociali mi hanno vietato di vedervi dopo pochi giorni che vi avevano affidato a quella coppia. Vi hanno cresciuto bene?”
“No, papà.”
Risponde secca Hyena.
“La donna si è suicidata un anno dopo il nostro arrivo e l’uomo, l’avvocato, piano piano è diventato un bevitore violento e manesco.”
La sua bocca è una O perfetta.                                                                                                                                                                                                           “Quando avevo quindici anni mi ha sbattuto fuori casa e ho vissuto cinque anni per strada.”
“Dio, mio. Perché?”
“Perché a scuola mi avevano bocciato, trascorrevo troppo tempo a curarlo dopo le sue ubriacature. Lì ho conosciuto la mia famiglia, amici che mi sono stati accanto.
Almeno per un po’.
C’era una coppia, si chiamavano Engel e Maria. Maria è morta un anno fa per un tumore fulminante ed Engel qualche mese fa per overdose, non ha mai accettato la morte della sua ragazza.”
Lui boccheggia un paio di volte.
“E tu, Phoebe?”
“Ho vissuto con quell’uomo cercando di barcamenarmi tra il fargli da baby-sitter e la scuola, qualche mese fa me ne sono andata di casa. Ho vissuto con il mio migliore amico, io lavoravo come pizzaiola e lui come apprendista tatuatore.”
All’improvviso sento le lacrime che minacciano di scendere e scoppio in un pianto semi isterico.
“Mi sei mancato tantissimo e mi è mancata mamma, avrei voluto avervi accanto quando Maria è morta per dare un senso alla sua morte e anche quando è morto Engel.
Perché io da sola non ce la faccio a dare senso a queste morti e poi volevo solo qualcuno che mi volesse bene per quello che ero, incondizionatamente.
Mi siete mancati.”
Ashton mi abbraccia protettivo.
“Io conosco le vostre due facce.”
Mio padre si riferisce ai nostri ragazzi.
“Probabile, siamo in una band, i 5 Seconds Of Summer.”
“E trattate bene le mie figlie?”
“Se vuole sapere se è una storia seria o se sono le nostre groupie  è una storia seria.”
Risponde quieto Michael, la mano di Hyena stretta nella sua.
“Come vi siete incontrati?”
“Io ho salvato Mike da una rissa e lui si è preso cura di me, poi per un certo periodo sono tornata a New York perché avevamo litigato e lì Phoebe ha conosciuto Ash.”
“Ti sono mancato?”
“Certo che mi sei mancato e ho odiato le assistenti sociali per quello che hanno fatto alla nostra famiglia, era piccola, non proprio perfetta, ma andava bene.
Sono andata spesso sulla tomba della mamma, abbiamo ereditato i suoi poteri, sai?
Parla solo con Phoebe, comunque e dice che sta bene.
Adesso che sto con lui e mia sorella è maggiorenne ho trovato il coraggio di chiamare la casa famiglia e farmi dare l’indirizzo. Non è stato facile, non volevano, i bastardi.
Ma ce l’ho fatta e adesso sono qui.
Spero tu sia felice di vedere noi, adesso che hai una tua famiglia.”
“Certo che sono felice, mi siete mancate in tutti questi anni, ma non sapevo come rintracciarci e poi c’era il divieto assoluto di vedervi e mettermi in contatto con voi.
Pensavo non vi avrei riviste mai più, che quell’uomo mi avesse cresciuto come si deve, dandovi affetto, soldi, quello che desideravate, non una brutta vita.
Se solo avessi saputo che quel pazzo aveva sbattuto per strada una minorenne sarei volato da te, Layla, e ti avrei ridato la tua famiglia o almeno una casa. Io non sapevo nulla di voi e la cosa non è stata facile da accettare. Siete le mie bambine e siete l’unica cosa che mi ricorda Nicole, la prova che vostra madre non me la sono sognata.
Vi voglio bene e so che probabilmente vi sembreranno eccessive e fuori luogo le mie preoccupazioni perché state con due membri di una band.”
“Non lo sono.”
Mormoro io.
“Ogni padre dovrebbe preoccuparsi così delle sue figlie, è normale, ma loro sono bravi ragazzi.
Non devi avere paura per noi, sappiamo come sono le persone cattive e non permetteremo mai più a una di loro di farci del male.
Ashton e Michael ci amano e ci aiutano in questo periodo e ne abbiamo bisogno. Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno.”
“Mi dispiace per i vostri amici.”
“Grazie, papà.”
“Stasera uscireste a cena con noi?
Mi piacerebbe molto che familiarizzaste con Allison e i bambini.”
“Va bene, sono curiosa anche io di conoscere il mio fratellino e la mia sorellina. Non gli avete mai detto di noi?”
“Pensavamo di farlo più tardi, adesso ci sembravano troppo piccoli e li avremmo solo spaventati.”
“Capisco. Beh, è logico. Adesso magari potrebbero iniziare a pensare che qualche uomo cattivo li possa rapire.”
“Esatto. Avessi avuto più soldi a New York…”
“Non fartene una colpa, noi non te ne facciamo una. Sappiamo di chi è la vera colpa, ossia di chi ci ha comprato come un cane e poi ci ha mollate al nostro destino.”
“Sono felice di avere il vostro perdono, in questi anni ho rimpianto molto di non avere lottato di più e Allison lo sa.”
“Sei felice con lei, papà?”
“Cosa vuoi dire?”
“Co-come prende il fatto che noi esistiamo e che tu ami ancora un po’ la mamma? Perché la ami ancora un po’, vero?”
Gli chiedo con la voce che trema un po’.
“Lo sai di voi e certo amo ancora un po’vostra madre, la amerò sempre, ma Allison lo accetta.
Non è gelosa, non me lo fa pesare.
Non sarà mai vostra madre, che è stata il mio primo amore, ma riusciamo ad andare d’accordo e sono convinto che le farà piacere conoscervi.”
Noi due annuiamo e in quel momento rientrano Allison e i bambini.
Adesso ci guardano semplicemente curiosi.
“Dite ciao alle sorellone!”
Li incita Allison.
“Ciao!”
“Ciao!”
Rispondiamo in coro noi, Crystal si avvicina e guarda me e Michael per un attimo.
“Ma voi avete i capelli dello stesso colore perché siete fidanzati?”
Mia sorella diventa rossa come un pomodoro.
“No, è un caso.”
“Ah, meno male perché nessun maschio si tingerebbe i capelli di rosa perché è fidanzato con me!”
Mio padre scoppia a ridere.
“Principessa, sei ancora decisa a diventare rosa?”
“Certo, se le sorellone sono verdi e azzurre.”
Non so perché mi viene da ridere ed è una risata mezza isterica mezza vera, Ash mi guarda un po’ preoccupato.
“Phoebe, tutto bene?”
“Sì, mi dispiace solo per aver portato scompiglio nella vita di mio padre, adesso Crystal lo perseguiterà con questa idea.”
“Non devi dispiacerti, va bene così.
Crystal potrà farsi i capelli che vuole all’età giusta.”
La bambina sorride, Martin non si è avvicinato invece e ci guarda con uno strano cipiglio.
“Ci sono troppe femmine adesso nella mia famiglia, mi metteranno in minoranza.”
“Non ti devi preoccupare.”
Risponde gentile Hyena.
“Noi non rimarremo, ce ne andremo stasera.”
“A proposito, vi va una pizza?”
Questo sembra sollevare il morale del bambino.
“Allora, forza! Correte a lavarvi e cambiarvi.”
Alle sette usciamo tutti da casa di mio padre e lui ci guida al suo ristorante, è un bel locale sull’oceano organizzato alla perfezione.
“Lo stai studiando, Phoebe?”
“Sì, papà. Lo so che ne devo fare di strada, ma voglio un locale mio.”
Lui mi sorride.
“Mi ricordi tanto me alla tua età, tua madre mi prendeva in giro dicendo che avevo in mente solo quello.”
“Non che la situazione sia cambiata.”
Interviene Allison.
“A casa e con tutti parla del suo ristorante, come se fosse un figlio.”
“Ed è così, ci ho messo il mio amore e il mio impegno e mi piace parlarne ed esserne orgoglioso.”
“Ti capisco.”
Ci sediamo a tavola e ordiniamo le nostre pizze, Allison ci racconta della loro vita con i bambini e noi della vita in tour, censurando gli episodi più strani o piccanti, tipo quando Hyena ha beccato Ava e Calum mentre facevano sesso in un bunk.
Mio padre lo intuisce e le sue sopracciglia si corrugano.
“Fate attenzione, mi raccomando.
Fate attenzione.”
Ripete.
“A cosa?”
Chiede candidamente Crystal.
“A non far diventare papà nonno e voi zii.”
“A me piacerebbe diventare zia.”
“Papà, Crystal. State tranquilli, non abbiamo intenzione di diventare genitori, non ancora almeno, magari fra qualche anno.”
Chiarisce Hyena, Ash e Michael sono a disagio. Credo non gli sia mai passata per la mente l’idea di diventare padri così presto.
“Peccato, dopo sarò un’adulta noiosa e piena di cose da fare.”
Una cappa di imbarazzo cala sul tavolo.
“Crystal, sei stupida. Se diventi zia, il papà guarderà solo il bambino e non più noi.”
“Martin!”
“Cosa ho detto di male?
Perché queste due sono venute qui da noi dopo anni?”
“Prima non potevamo.”
Risponde aspra Hyena.
“Non ci lasciavano sapere dove era nostro padre e, come ti ho detto, è probabile che ci vedrai poco, non dovrai dividere la tua stanza con noi.”
Il bambino mi sembra ancora bellicoso, ma Allison gli appoggia una mano sulla spalla gracile.
“Martin, non essere scortese.”
La cena finisce in questo clima incerto, abbraccio mio padre e Crystal, Martin rimane con sua madre.
“Fatevi vedere ancora, siete sempre le benvenute qui e non badate a Martin è solo un bambino spaventato.”
“Ci faremo sentire ancora.”
Lo abbracciamo e poi ce ne andiamo all’appartamento losangelino dei ragazzi, Hyena e Mike si chiudono subito nella loro stanza. Io mi fumo una sigaretta in terrazza con Ashton.
“Non dovresti fumare.”
Mi dice con dolcezza.
“Lo so, ma mia aiuta a pensare.”
“Come ti è sembrato oggi?”
“Beh, direi che è andata bene. Papà era felice di vederci, Martin un po’meno, ma gli passerà, ne sono sicura.
È strano che l’uomo a cui ho pensato così tanto ora abbia un volto e addirittura la mia stessa ambizione, è come ritrovare un pezzo di famiglia.
È bello e sono felice e devo ringraziare te per avermi incoraggiata.”
“È stato un piacere.”
Mi dice abbracciandomi, io lo bacio lentamente pensando che questa è la giusta conclusione di una giornata lunga e pesante.
Adesso lo so.
È lui quello giusto, il mio uomo, quello che mi sa comprendere e consolare e io ringrazio Dio per averlo messo sulla mia strada.
Sono una ragazza fortunata.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Epilogo: We were born to be the ones to show the faithless what we've done ***


Epilogo: We were born to be the ones to show the faithless what we've done

 
Phoebe p.o.v

 
È passato un anno da quando Engel è, si fa per dire, morto.
È stato un anno pieno di novità per tutti, i primi sei mesi li abbiamo passati in tour, Soledad compresa.
Dopo le prime incomprensioni è andata d’accordo con tutti e sembra aver eletto il mio ragazzo a una sorta di fratello maggiore. È a lui che chiede consigli e che tratta con maggior affetto insieme a Calum.
La vita in tour è qualcosa di bello e folle allo stesso tempo, vedi un sacco di città e allo stesso tempo non le vedi affatto perché i ragazzi non hanno tempo di gironzolare.
Arrivano, fanno le loro interviste, il soundcheck e il concerto, poi spesso ripartono la notte stessa. Ci son lunghi momenti in cui non c’è niente da fare.
In quei momenti Mike insegna a mia sorella a suonare la chitarra e Ava legge, quando non fanno né un né l’altro mi insegnano a usare i miei poteri.
Adesso so controllare meglio i miei poteri da medium e so escludere la vista di certi fantasmi, se necessario, inoltre sia Ava che Sole dicono che ho talento nel leggere le carte.
Continuo a vedere mamma e dice che è contenta delle nostre decisione e della nostra vita, sentiamo spesso anche papà via Skype. Crystal ha subito legato con noi, Martin è stato più diffidente, ma quando ha smesso di considerarci un pericolo e si aperto si è rivelato un bambino gentile e carino.
È molto curioso della nostra vita in tour e di come si suoni una chitarra, Michael e Luke gli mostrano volentieri come si fa e lui ha già strappato a papà la promessa che per il Natale dei suoi sette anni riceverà una chitarra.
In famiglia pare avremo una rockstar, papà e Allison approvano per ora, dicono che la musica è un bellissimo hobby.
Alla fine del tour i ragazzi hanno annunciato ufficialmente che stavano con noi, inutile dire che si è scatenato un putiferio. Alcune fans erano felici per noi, altre ci hanno augurato cose che è meglio non dire e che hanno irritato le due streghe più potenti del gruppo.
Solo l’intervento paziente di Calum e Michael ha impedito che Ava e Layla maledissero quelle che a sua volta maledicevano loro. Hanno detto loro che non ne vale la pena e che sono solo ragazzine gelose, che gli passerà.
Per fortuna i loro argomenti hanno avuto successo sennò avremmo avuto schiere di fangirl ammalate di chissà quale morbo sconosciuto.
Ava e Hyena non sono da sfidare o sottovalutare quando si tratta di magia, sanno andarci pesante ed essere senza pietà.
Finito il tour siamo state quindici giorni in compagnia dei ragazzi, poi loro sono ripartiti per Los Angeles per registrare il loro nuovo cd e noi abbiamo compilato i documenti necessari a rimanere in Australia.
Non è stato facile, ma ce l’abbiamo fatta, soprattutto perché per rimanere serviva un lavoro.
Io sono stata assunta immediatamente nella pizzeria di Salvatore, mia sorella invece non ha avuto così fortuna. Il suo primo lavoro è stato raccogliere pomodori in una fattoria fuori Sidney, ma poi ha trovato lavoro come commessa in un negozio di abiti punk e dark.
Adesso lavora lì e frequenta i corsi serali del college dei ragazzi, il Nortwest Christian College.
Io vivo nell’appartamento di Ash e mi mantengo con i soldi che mi dà Salvatore, cerco di non usare i soldi del mio ragazzo. Lo stesso fa Hyena, lei vive nella mitica mancave e cerca di essere il più autonoma possibile e di non pesare su Mike.
In quanto ad Ava, ha vinto un concorso per giovani giornalisti e con quello mantiene le spese dell’appartamento di Calum. Va anche all’università, è stato il regalo di compleanno anticipato del suo ragazzo, le paga le rette. Ava ha protestato, ma non c’è stato verso e alla fine ha dovuto adattarsi, è anche conosciuta nel quartiere. Gratis, legge le carte a chi vuole, accetta solo offerte. A volte sono soldi, a volte sono beni alimentari.
Soledad sta frequentando l’ultimo anno al college dei ragazzi e si è integrata abbastanza bene, veste solo di nero, ha qualche amica e un ragazzo di nome Anthony. È la madre di Ava che le paga la scuola da Miami.
I ragazzi appena possono tornano da noi e ogni volta è una festa, vorrei che non se ne andassero mai. Ash mi tratta come una principessa: mi porta fuori a cena, mi compra fiori, vuole comprarmi vestiti.
Non è solo questo, passeggiamo spesso sulla spiaggia e facciamo l’amore quando Sole non c’è, non è il massimo essere sgamata da una sorella acquisita in certe situazioni.
Il Natale è passato molto bene, papà ci ha raggiunto e abbiamo festeggiato con lui, Allison e i bambini, ovviamente ha voluto conoscere Karen Clifford e Anne Marie Irwin.
Sembra che vadano abbastanza d’accordo e non mi posso lamentare. La mia vita va un sacco meglio che a New York.
New York.
Pete, Genesis, Venus e Jake si sono trasferiti a Los Angeles alla ricerca di qualcuno che li scritturasse e sembra che siano abbastanza vicini all’obbiettivo. Suonano spesso in molti locali e si stanno costruendo un fanbase.
Ci sentiamo spesso e sono felice per loro, ma adesso non c’è più tempo di pensare al passato, devo mettere le ultime cose in valigia. Engel ci aveva promesso che ci saremmo visti a Los Angeles in questo periodo ed è quello che avverrà.
Lui e Jenna si sono messi in contatto, con la scusa che lui adesso lavora per la Fearless Record e hanno iniziato o, per meglio dire, hanno ripreso la loro storia.
Jenna ci ha mostrato le foto, è irriconoscibile. Ha i capelli neri portati disordinatamente, occhi scuri e un piercing al labbro e parecchi tatuaggi in più.
“Phoebe, sei pronta?
Il taxi è arrivato.”
“Sì.”
Dico chiudendo l’ultima valigia.
Io e Ashton le carichiamo nella macchina e ci lasciamo portare all’aeroporto di Sidney, come al solito siamo gli ultimi, gli altri sono già tutti lì.
Mike va avanti e indietro e Cal e Sole stanno discutendo animatamente, Ava e Hyena stanno parlando con Jenna.
Una volta scaricate le nostre cose, il mio ragazzo inizia a sventolare la mano.
“Alla buon’ora! Pensavamo che non sareste più venuti! Siamo a malapena in tempo per il check-in!”
Ci urla contro Luke.
“Dai, Luckey. L’importante è che siano qui, non ti incazzare.”
Cerca di blandirlo Mike, ma gli occhi azzurri del biondo mandano fulmini.
Senza altri indugi entriamo nell’aeroporto facciamo il benedetto check-in e poi ci dirigiamo verso il nostro gate, non vedo l’ora di andare a Los Angeles e rivedere uno dei miei migliori amici.
Compriamo qualcosa nella zona duty-free e poi finalmente, dopo le ultime formalità, saliamo sull’aereo che ci porterà verso la città degli angeli.
Il mio cuore batte così forte che rischia di uscire dalla cassa toracica, non so se sono pronta, ma so che voglio vederlo.
Mi è mancato tanto in questo anno.
Oh! Non vedo l’ora di vederlo!

 
Durante il volo mia sorella chiacchiera con Ava e Soledad gioca con il cellulare.
Sembrano tutti di buon umore, tranne Jenna che se ne sta in un angolo con una strana espressione.
“Tutto bene?”
Le chiedo, lei sobbalza.
“Io… Sì, sono solo preoccupata per lui.”
Mi dice in un soffio, come se avesse paura di lasciarsi sfuggire qualcosa di compromettente.
Infatti dopo si guarda in giro, ma ci sono solo altri turisti e qualche uomo d’affari.
“Andrà tutto bene, loro lo sanno proteggere bene.”
“Lo so, ma forse non dovrebbe vederci, non che io non voglia vederlo, ma se fosse pericoloso per lui?”
“Io sono sicura che andrà bene, pensa solo che tra poco lo vedrai dopo un anno.”
“Mi amerà ancora.”
“Ti ha fatto capire il contrario?”
Lei scuote la testa.
“E allora andrà tutto bene.”
Le dico con aria rassicurante, sebbene anche io sia un po’ spaventata ora.
L’aeroporto è un bersaglio facile e potrebbero tenerlo d’occhio, ma poi mi dico anche che sarebbe da pazzi fargli qualcosa in un luogo pubblico quando avrebbero potuto ammazzarlo prima con molta più discrezione.
Io non credo che sappiano che sia vivo e in ogni caso staremo a Los Angeles solo una settimana, poi torniamo tutti in Australia.
Non nego che sia stato un po’ difficile abituarsi ai ritmi di vita australiano dopo aver vissuto tutta la vita in una grande città come New York, ma alla fine ho iniziato a considerarla casa.
Casa è dove ci sono le persone che ami.
Do un’occhiata dal finestrino e c’è ancora l’oceano, così decido di addormentarmi e darmi un po’ di tregua.
Dopo quelli che mi sembrano cinque minuti qualcuno mi sveglia ed è Jenna.
“Tra poco atterriamo, devi allacciarti la cintura.”
Io annuisco e lo faccio.
Guardo di nuovo dal finestrino, è una bella giornata di sole e vedo gli immensi sobborghi di Los Angeles, una scarica di energia mi pervade. Vedrò i viali di palme e il mare!
L’aereo si abbassa e mi sento spinta contro il sedile, è una sensazione spiacevole, sembra che qualcuno ti stia mettendo un cuscino sulla faccia per ucciderti.
Finalmente tocca la pista e la sensazione spiacevole sparisce, adesso sono tornata la palla di energia di poco fa, mi slaccio la cintura e recupero il bagaglio a mano insieme agli altri.
Devo contenermi per non sorridere troppo o darò nell’occhio, Ash mi prende per mano e mi sorride a sua volta.
“Sei felice.”
“Sì, molto.
Non vedo l’ora di vederlo.”
Scendiamo dall’aereo mano nella mano e raggiungiamo l’edificio dove recuperiamo i nostri bagagli e li ammucchiamo su dei carrelli.
I ragazzi spingono, noi ci guardiamo attorno alla ricerca di un’alta figura conosciuta.
Jenna è la prima a vederlo.
Indossa un paio di pantaloni militari a tre quarti, degli anfibi e una canottiera dei Sex Pistols, la sento sussultare vicino a me e poi corre verso di lui.
“Nicholas!”
Urla, mentre gli salta al collo e rischiano tutti e due di cadere.
Noi ci avviciniamo piano.
“Non vedevo l’ora di vederti dal vivo.”
Gli sussurra in un orecchio, lui le accarezza i capelli.
“Anche io. Sono felice di averti incontrata, non saprei come fare senza di te, adesso.”
“Nemmeno, tu mi hai aiutato un brutto periodo della mia vita.”
Le frasi sono quelle di due persone che si incontrano per la prima volta, ma i loro occhi parlano un linguaggio diverso, sono quelli di due persone che hanno atteso tanto prima di ritrovarsi.
C’è tanto amore che scorre tra di loro e infinite richieste di perdono da parte di Engel, che Jenna accetta tutte. Lei lo ha perdonato un anno fa quando ha deciso di dare una svolta alla sua vita e di tornare pulito sul serio.
“Sono felice di averti aiutato, sei una persona che per me è diventata preziosa.”
“Anche tu.
Oh, ma devo presentarti delle persone.
Loro sono i 5 Seconds of Summer, lei è Ava, la ragazza di Calum.
Lei è Layla, la ragazza di Michael.
Lei è Maja, quella di Luke e infine lei è Phoebe, quella di Ashton.
Lei invece è Soledad, la sorella di Ava.”
“Posso abbracciarvi?
Sono felice che abbiate aiutato Jenna in un periodo simile.”
Annuiamo tutti.
I ragazzi si scambiano una semplice stretta di mano, Maja lo abbraccia, Ava invece lo stringe a sé in un abbraccio convulso che dice a gesti quello che non può dire a parole.
Sono felice di vederti e sono felice di sapere che tu stia bene, mi sono preoccupata tantissimo per te in questo anno ad esempio.
Anche Soledad lo stringe in un abbraccio sentito.
Ti voglio bene, so chi sei e ti perdonato. Mi importa solo che tu stai bene, potrebbero essere i suoi pensieri.
Poi è il  turno di Hyena che lo abbraccia e gli batte un colpo sulla spalla, come a dire che è fiera di lui e della sua scelta.
Adesso è il mio turno, lo abbraccio e mi avvicino al suo orecchio.
“Io e Maria siamo fiere di te. Hai fatto la cosa giusta.”
Poi gli batto una mano sulla spalla anche io, lui mi guarda per un attimo con gli occhi, poi mi sorride.
“Andiamo, vi faccio vedere Los Angeles.
Avete prenotato in un albergo?”
“Sì, non volevamo pesare su di te.”
Gli diciamo qual è e lui promette di farsi trovare lì dopo pranzo.
Non appena ci infiliamo in un taxi Jenna scoppia a piangere farfugliando parole sconnesse.
“Sta bene.”
Dice a voce a malapena udibile.
“Te l’avevo detto, non dovevi preoccuparti.”
Ava e Sole la seguono e anche loro piangono, immagino che stiano rilasciando la tensione, così il taxista si ritrova la macchina piena di ragazze che piangono e non sa il perché.
“Ma siete appena tornate da un funerale?”
Mi chiede guardando le tre ragazze che singhiozzano sul sedile posteriore.
“No, abbiamo visto una persona che non vedevamo da un bel po’ed eravamo preoccupate, tutto qui.
Siamo un po’ emotive.”
Cerco di sdrammatizzare io, nella speranza che non faccia ulteriori domande e per fortuna non succede.
Quando ci scarica davanti all’hotel ha un’aria contenta, come se non vedesse l’ora di liberarsi di quattro ragazze in lacrime.
Ava fa subito a rifugiarsi tra le braccia di Calum e Hyena fa lo stesso con Mike, Jenna si va a sedere nella hall e Soledad finisce la sua crisi isterica tra le braccia forti di Ashton.
“Sh, va tutto bene, piccolina.”
“Mi sono preoccupata così tanto.”
“Lo so.”
“Lui sta bene.”
“E solo questo conta. Sorridi, Soledad.”
Lei si sforza e una strana smorfia si dipinge sul suo viso.
“Vai in camera di Jenna, andrà tutto bene.
Tra un po’ faremo un giro per Los Angeles.”
Lei annuisce e se ne va, noi saliamo in camera e io inizio a mettere via le cose fischiettando.
Ashton mi abbraccia da dietro e mi bacia sul collo.
“Tu non sei preoccupata?”
“Lo sono stata tutto il tempo in cui sono stata a Sidney, ma vederlo qui in salute mi ha rassicurato.
Sta bene e non è fatto.”
Mi giro e lo bacio.
“Grazie per essermi stato accanto.”
“Figurati, è quello che farebbe ogni ragazzo.”
Si sdraia sul letto e mi trascina con sé, iniziamo a baciarci con passione e lui mi accarezza i fianchi, io sorrido e scendo sul suo collo e comincio a baciare a succhiare la sua pelle calda, fino a lasciargli un succhiotto.
“Giusto per far capire a tutti che sei mio.”
“Sei gelosa?”
“Un po’.”
“Anche io, sei così bella che devo fare capire agli altri che sei mia.”
Si sistema sul mio collo e inizia a anche lui a succhiare e baciare, lasciandomi un succhiotto viola, poi però l’atmosfera della stanza si fa pesante e lui inizia a baciare anche la clavicola.
“No.”
Riesco a dire tra i gemiti.
“Ci stanno aspettando.”
Lui mi toglie la maglia e si dedica ai miei seni, io gli accarezzo il petto scolpito in punta di dita, so che lo manda fuori di testa e infatti geme.
“Phoebe.”
Un bussare improvviso ci distoglie dalle nostre occupazioni, io mi sistemo subito la maglietta dei Rancid e comincio  a cercare freneticamente una sciarpa, Ashton ride come un matto.
“Tu non se ne vuoi una?”
Gli chiedo. Lui scuote la testa.
“Ragazzi, siete morti là dentro?”
Ci chiede la voce divertita di Mike.
Io mi pettino e finalmente usciamo, lui guarda i nostri vestiti ancora un po’ stropicciati, il succhiotto di Ash e la mia sciarpa.
“Scusate, forse ho scelto un momento sbagliato, ma Nicholas ci aspetta.”
“Sì, arriviamo.”
Il nostro amico indossa un cappellino e ridacchia quando vede come siamo conciati io e Ash, mi si affianca e mormora a bassa voce: “La piccola Phoebe è cresciuta.”
“Sì, a quanto sembra.”
Dico piuttosto imbarazzata.
“Cerca di stare attenta, sai per non avere figli.”
Io divento di fiamma, lui si allontana.
“Ash, hai sentito?”
“Consiglio logico, mi pare.”
“Ash!”
Dico con voce implorante.
“Va bene, cambiano argomento.
Non so perché ti imbarazzi così tanto.”
“Sono della vecchia scuola, tutto qui.”
Usciamo nel sole di Los Angeles e Nicholas/Engel ci guida attraverso i viali di palme, c’è una piacevole frescura ed è pieno di caffè e ristoranti con i tavolini che minacciano di invadere i marciapiede.
Anche se è inverno, qui la gente mangia fuori e d’altronde non fa freddissimo, non fa mai troppo freddo nella California del sud.
Dopo il nostro giro esplorativo, che ha comportato il fermarsi a guardare diverse vetrine di abiti costosi, torniamo in albergo e lui mangia con noi.
A fine pranzo ci chiede se siamo stanchi, noi annuiamo tutti e ci ritiriamo nelle nostre stanze.
Io e Ash potremmo continuare quello che abbiamo iniziato prima, ma siamo troppo stanchi e finiamo per addormentarci e svegliarci verso le quattro di pomeriggio.
A quell’ora un messaggio di Jenna ci invita a venire con lei e il suo ragazzo a fare un giro per la spieggia, accettiamo di buon grado.
La spiaggia ci ricorda l’Australia e io non sono mai stata su una spiaggia californiana, è un sogno che si realizza dopo anni spesi a guardare telefilm.
Scendiamo nella hall e sono tutti già lì vocianti e allegri e i salutiamo di buon umore.
Sarà una bella giornata.
Andiamo in spieggia e passeggiamo tranquilli, non è molto affollata. C’è qualche surfista e qualcuno che legge incurante del forte vento. Jenna ed Engel sono mano nella mano e non fanno altro che scambiarsi baci e coccole, com’è giusto che sia.
Sono stati due innamorati che sono stati separati troppo a lungo.
Devo dire che all’inizio non credevo nella loro storia, ma poi mi sono ricreduta vedendo quanto tenacemente si siano cercati dopo un obbligatorio periodo di totale silenzio.
Jenna è rifiorita quando lui è tornato e non vedevo una certa luce felice negli occhi del mio amico da quando Maria è morta. Forse la loro storia iniziata un po’per caso è più profonda di quanto potessi immaginare e Jaime non è mai stato uno che confessasse pubblicamente i suoi sentimenti.
Anche le altre coppie si godono la spiaggia, Mike raccoglie conchiglie con mia sorella e Soledad, Cal passeggia mano nella mano con Ava e guardano i surfisti insieme, Luke tenta di buttare la povera Maja in acqua.
In quanto a me Ash stringe una mia mano e sorride, uno di quei sorrisi mozzafiato in cui mostra le sue fossette e la sua felicità al mondo.
“Sei felice?”
Gli chiedo.
“Sì. E tu?”
“Sì, sono felice. Ho la sensazione che tutti i pezzi del puzzle siano andati a posto.”
Rimaniamo in spiaggia fino all’ora di cena, poi corriamo in albergo a cambiarci e farci una doccia, Engel mangerà con noi.
Io e Ash finiamo per fare la doccia insieme e solo il poco tempo che ci rimane ci impedisce di trasformarla in una delle nostre docce insieme, ossia in una in cui finiamo per fare sesso.
Scendiamo e troviamo gli altri già pronti e con uno strano sorrisetto che alleggia sulle loro labbra.
“Cosa stavate facendo, eh pervertiti?”
Ci chiede Michael guadagnandosi una gomitata da mia sorella.
“È di mia sorella che parli.”
“Dai, sono una coppia giovane e carina.”
Lei alza gli occhi al cielo, ma poi sorride.
“Dai, andiamo a mangiare.”
Andiamo nella sala da pranzo e ci godiamo il menù italiano della serata, Engel fa battute tutta sera, sono felice che si sia ripreso completamente dalla droga e sia tornato il ragazzo di un tempo.
Finita la cena guardiamo tutti lui.
“Che si fa?”
Gli chiede Soledad.
“Vi porto in un posto.”
Usciamo dall’hotel e seguiamo le sue indicazioni. Il posto si rivela un locale dove fanno musica dal vivo e oggi suoneranno gli Schwarz Engel.
“Ehi, ma è la band dei ragazzi!”
Esclamo io.
“Sì, siamo noi, bastardi. Perché non ci avete avvisato?”
Venus esce con la sua solita aria spavalda.
“Volevamo farvi una sorpresa.”
“E ci siete riusciti, se Nick non ci avesse avvisato non lo avremmo saputo.”
Sorride, poi guarda Jenna.
“A nome della band ti chiedo un favore.”
Si allontanano un attimo a confabulare e poi lei torna da noi, mentre Venus rientra nel locale.
“Che ti ha chiesto?”
“Sorpresa!”
Risponde lei.
Entriamo anche noi nel locale e ci sediamo dopo aver ordinato della coca, in California solo Ashton e mia sorella possono bere alcool.
I ragazzi salgono sul palco subito e il loro è un repertorio adrenalitico di sano pop-punk, misto a rock, la gente si diverte, noi ci divertiamo.
Poghiamo fino alle ultime due canzoni.
La penultima è un lento che si chiama “Engel and Maria” e parla della loro storia d’amore tormentata, gli occhi di Engel sono lucidi, ma Jenna lo bacia e lui torna a sorridere, poi la leader dei Tonight Alive sparisce.
Pete prende la parola.
“Allora, gente. Vi siete divertiti?”
Urlano tutti di sì.
“Bene, perché abbiamo una grande notizia. Da domani la nostra band inizia la registrazione del suo primo album. Siamo stati notati, gente, e volevamo condividerlo con voi e ringraziarvi perché senza di voi non sarebbe stato possibile.
Vorremmo concludere questa serata con una cover e un ospite d’eccezione.
Vamos!”
Il ragazzo torna alla chitarra e inizia a suonare le prime note di “Amelia” dei Tonight Alive e quando Genesis dovrebbe iniziare a cantare appare Jenna scatenando un vero e proprio boato.
Canta la canzone con passione e la band è pazzesca, sembrano quasi i veri Tonight Alve.
Jenna apporta delle piccole modifiche al testo e canta “Maria” al posto di “Amelia” alla fine della canzone, poi si inchinano tutti insieme, mentre il pubblico si spella le mani per applaudirli.
Sono stati bravissimi e stanno per realizzare il loro sogno.
Noi saliamo sul palco e li abbracciamo, anche Engel viene con noi, mentre abbraccio Jake guardo Ash, che mi sorride e sento che il cerchio si è chiuso.
Quella specie di buco nel karma che si era aperto quando mia sorella ha incontrato Michael e che ha sconvolto tante vite si è chiuso per il meglio.
Saremo felici.

Abbiamo i nostri sogni, le persone con cui condividerli e tutta una vita per farlo.

Andrà tutto bene.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3329227