Werewolf's blood moon di ely92 (/viewuser.php?uid=56206)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) Una lunga notte di rivelazioni ***
Capitolo 2: *** 2) Conoscenze ***
Capitolo 3: *** 3) Jacob ***
Capitolo 4: *** 4) Ben mi sta ***
Capitolo 5: *** 5) Complicazioni ***
Capitolo 6: *** 6) Dichiarazioni ***
Capitolo 7: *** 7) Una di loro ***
Capitolo 1 *** 1) Una lunga notte di rivelazioni ***
1) Una lunga notte di rivelazioni
Il colpo fu molto violento e rimasi qualche minuto agonizzante prima di
riuscire a riprendermi.
-Ah- sarcasticamente alzandomi, cercando di ritrovare l' equilibrio,
-devo ammettere, con mio profondo rammarico, che sei più
forte di quanto mi aspettassi...ma ora basta giocare!-
Lo vidi corrermi incontro e non mi mossi di un centimetro. Quando mi
scagliò il colpo, però, mi scansai lateralmente
con una velocità sovrumana "da quando ero diventata
così veloce?" mi chiesi e per un momento mi distrassi. Lui
accorgendosende mi si avventò contro, con le grandi e
bianche mani pronte a stritolarmi, ma con un unico movimento estrassi
la katana dalla custodia, e gli amputai il braccio.
L'urlo del mio avversario risuonò tra gli alberi facendo
scappare via gli uccellini. Dopodiche, guardandosi intorno, poco
distante da lui, vide il suo braccio, e lo vidi anch'io, "un colpo
netto" pensai "neanche un bandello di carne sparso, sempre meglio" e
sorrisi compiaciuta.
Ritornando con la mente sullo scontro sentii il mio nemico maledire il
mio nome.
-A-ah- dissi muovendo l'indice della mano sinistra, quella non occupata
dalla katana, a mo' di no -qua abbiamo già una persona
maledetta e sicuramente non sono io, quindi modera i
termini...bello...- e con una nonchalance inaspettata, roteai la katana
e la testa del mio avversario, con un tonfo secco, si staccò
sul corpo, cadendo qualche metro più in là.
-Schifoso succhiasangue- commentai calciando la testa un po'
più lontana.
Aprii il cellulare e composi, senza nemmendo accorgermene, quel numero
che ormai conoscevo a memoria.
-Senti Steve... ho appena finito- dissi esaltata -non è che
posso venire a ritirare...ehm... il compenso?-
-Ciao Steve, come va Steve, disturbo?- borborbottò lui
imitando, quasi alla perfezione la mia voce, "ormai era diventato un
fenomeno" -ehi Kyleigh, certo, come vuoi, dove vuoi, quando
vuoi...-rispose.
-Ook, allora tra una mezzoretta al solito posto-
-Daccordo, a dopo- rispose con un tono che pareva alquanto felice.
"Mah... sarai anche il mio miglior amico ma adesso come adesso sei il
mio capo e sto venendo a ritirare i tuoi soldi, cosa ci sarà
da essere tanto allegri" pensai riattaccando senza degnarlo di una
risposta.
Arrivata a casa, notando da fuori le luci spente, aprii la porta
facendo attenzione a non far rumore. "Finalmente ha ascoltato il mio
consiglio ed è andata a dormire invece che aspettarmi"
pensai sollevata.
Percorsi il corridoio e mi avvicinai, di soppiatto, all'ultima porta
sulla destra, la camera di mia sorella Monica, per controllare se
effettivamente stava dormendo ma aprendo la porta della stanza la
trovai vuota.
Controllai se si trovava nella camera di fronte, la mia, ed in quella
di fianco alla mia, il bagno, ma Monica non c'era.
Mi diressi verso la porta successiva dall'altro lato del corridoio, la
sala, ma niente neanche qua, quando facendo per uscire dalla stanza
dirigendomi verso al cucina la trovai in piedi davanti a me che mi
fissava.
-Monica! Che fine avevi fatto? Mi stavi facendo preoccupare- dissi
accendendo così la luce.
Ma la Monica che vidi accendendola, mi scovolse. Era cambiata. I suoi
occhi verdi, adesso erano di un rosso infuocato marcati da evidenti
occhiaie tanto scure da parer lividi e la sua pelle lievemente rosata,
come la mia, ora era bianca, quasi incolore.
Nonostante ciò era fantastica.
Come me, era sempre stata una bella ragazza, ma la sua bellezza adesso
era magnificenza.
Rimasi incredula, quasi allibita, quando riconobbi quel tipo di
bellezza e non era la bellezza di una diva o di una fotomodella, era
molto di più. Era una bellezza disumana, era la bellezza dei
vampiri.
-Ciao sorellina!- disse in un ghigno. Anche la sua voce era cambiata,
era diventata come il suono di un campanellino, sarebbe stata tanto
dolce quanto bella se non fosse che il modo in cui pronunciò
quella frase la fece apparire alquanto inquietante.
La reazione che quelle parole fecero scattare in me fu inaspettata. I
brividi che non mi accorsi che mi stavano percorrendo sul corpo
già da un pò, divennero spasmi.
Poi accadde tutto troppo velocemente. Lo sguardo di mia sorella che era
un misto tra sfida e presa in giro, divenne gravemente turbato. Poi la
vidi acquattarsi dietro un mobile per poi, con un balzo, saltarmi
addosso. Senza rendermene conto, con un movimento secco e deciso, me la
scrollai di dosso, facendola cadere a circa tre metri da me.
Sconvolta corsi il più velocemente possibile via da casa ma
passando davanti allo specchio del corridoio, invece che vedere la
solita me stessa, vidi un enorme lupo rosso-aracio, lo stesso colore
dei miei capelli.
Quando ripresi conoscenza, vedendo un poster di Kurt Cobain, appeso ad
una parete, mi resi conto di essere a casa di Steve. "come diavolo
c'ero arrivata? ed in più quando sono svenuta?" mi chiesi
perplessa.
-Steve?- chiamai con voce ben poco salda.
-Arrivo- rispose.
Durante quel minuto in cui lo attesi mi resi conto di essere coperta da
un lenzuolo ed alzandolo mi accorsi di essere priva di indumenti.
-Steve?- richiamai, la voce era sempre più malferma.
Stavo quasi per scoppiare in lacrime quando lo vidi comparire sulla
soglia della porta, poi, si accomodò di fianco a me e, le
lacrime che non erano scese trenta secondi prima iniziarono a sgorgare
come un fiume in piena.
Quando le mie la lacrime si esaurirono fui talmente stanca da
addormentarmi. Ma il sonno profondo durò ben poco per poi
essere sostituito da una fase rem piena di incubi.
Continuavo a rivivere le scene di quella notte ma dopo essere fuggita,
invece che ritrovarmi a casa di Steve, mi trovavo in una foresta
accerchiata da vampiri famelici, mia sorella compresa, pronti
all'attacco.
Al mio risveglio, durante le prime luci dell'alba, ero ancora
più in subbuglio di prima, ma vedendo Steve ancora accanto a
me riuscii a riprendere controllo e calmarmi.
-Ciau...- dissi con voce ancora assonnata stropicciandomi gli occhi.
-Buongiorno- rispose scambiandomi un sorriso.
Ricambiai. Attese che mi riprendessi, intanto lo vidi alzarsi e
dirigersi verso al cucina per poi tornare con una tazza fumante tra le
mani. -Cioccolata calda, vuoi?-
Il solo odore mi fece star male, provocandomi un forte senso di nausea.
-N-no grazie- risposi.
-Kyleigh, non hai un bel colorito- "un bel colorito" pensai e mi
riapparve davanti agli occhi il colorito di Monica era così
nitido che mi pareva di averla davanti. "eh no, monica non aveva
affatto un bel colorito, era morta!" e fui scossa da uno spasmo.
-...di là in camera- la voce di Steve, che continuava la
frase che io non avevo ascoltato, mi riportò alla
realtà e nuovamente riuscii a calmarmi.
-Scusa Steve, non stavo seguendo, puoi ripetere?-
-Dicevo che se vuoi vestirti puoi vedere se c'è qualcosa di
la in camera mia che ti va...-
-Ah ok... grazie...- mi avvolsi nel lenzuolo che mi copriva e mi
diressi verso la sua stanza.
Quello che vidi, quando aprii la porta, non fu affatto come l'avevo
immaginato.
La stanza era quadrata e non molto grande. Nella parete alla sinistra
della porta si tovava un divano-letto con, alla destra di un bracciolo,
un comodino nero e lucido. Dirimpetto al letto era posto un armadio a
quattro ante in pandan col comodino, che occupava l intera parete. Alla
mia destra, invece, c'era un portacd a tre colonne, colmo di cd vari.
Al centro della stanza vi si trovava un tavolino rotondo, nero e lucido
il quale era invaso da pile di libri e fogli. Quello che mi
colpì, però, particolarmente, fu il poster che si
trovava nella parete di fronte a me. Era enorme e rappresentava una
foresta in piena notte con una sagoma si un grosso lupo, con
la testa all'indietro che sembrava stesse ululando.
-Ta-dan! Come sto?- dissi ridendo, quando uscii dalla stanza.
Avevo optato per un maglia blu dalle maniche lunghe che, data la mia
statura minuta e il mio corpo esile, mi arrivava fino alle ginocchia.
-Bene, devo dire che ti va piccola!- rispose trattenendo a stento una
risata.
-Posso farti una domanda, Steve?- chiesi, dopo aver atteso che lui
dicesse qualcosa, sedendomi sulla poltrona boredeaux un po' consumata.
-Certo-
-Dove mi hai trovata sta notte?-
-Nel parchetto, vicino casa, di fianco ad un cespuglio, così
ho deciso di portarti su... Non ho fatto male? Vero?-
-No no, anzi... davvero grazie mille-
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale io, incoscentemente,
presi a girarmi una ciocca di capelli, poi fu lui il primo a parlare.
-Adesso il turno delle domande spetta a me- e senza darmi il tempo di
rispondere continuò -Cosa ti è successo Kyleigh?-
chiese tutto d'un fiato.
All'inizio tentennai, non sicura che potesse credermi, ma alla fine gli
raccontai ogni cosa, per filo e per segno.
-Kyleigh, è arrivato il momento in cui ti dica una cosa.-
-Anch'io, come te, e come Victor, sono un licantropo- la mia testa
iniziò a girare -le generazioni precedenti, della nostra
popolazione, narravano che anni ed anni or sono, durante uno scontro
con dei vampiri, i nostri avi ebbero una mutazione e da uomini si
trasformarono in enormi lupi, che non invecchiavano mai ed avevano
poteri extra. Ma i nostri genitori, come i nostri nonni e come le
generazioni prima di loro hanno sempre creduto si trattasse di una
leggenda. Io e Victor siamo diventati licantropi, più o meno
nello stesso periodo, all' incirca 7 anni fa. I miei genitori, quando
successe mi dissero che sarei stato costretto a sposarti ma io mi
ribellari dicendo che la decisione sarebbe toccata solo a te. comunque
ne io, ne nessun'altro credavamo potesse succedere anche alle ragazze
quindi secondo noi eri fuori pericolo...- a quel punto smisi di
ascoltarlo, "non c'era più un senso logico nelle sue frasi,
o forse ero io a non trovarlo e sentire solo pezzi di frasi a caso"
pensai. Avrei voluto insultarlo, ma il mio corpo fu in preda ad una
forte convulsione, poi fu come se stessi cadendo ma quando fui a
mezz'aria esplosi e dalla mia pelle spuntò una pelliccia
fitta ed a quel punto ero licantropo.
Ringhiai contro Steve prima di andarmene via correndo più
veloce che mai.
Erano molte le domande a cui non avevo risposta "di che popolazione
stesse parlando? chi era victor? perchè nostri avi?" ma non
avevo intenzione di fare retrofront per andare a chiedergli risposta. O
per lo meno non avevo intenzione...adesso.
Correvo a più non posso "penso che se ci fosse l' autovelox
mi avrebbero già fatto una pesante multa" pensai cercando di
distrarmi dalle cose più importanti, ma di cui adesso non ne
volevo sentir parlare.
"Perchè proprio lei deve diventare così? Se solo
quel Cullen non fosse tornato" sentii ad un tratto dentro la mia testa
mentre coninuavo a correre. Questa frase fu, poi, seguita da una
sequela di imprecazioni.
"Chissà cosa si mangia stasera?" chiese un'altra voce nella
mia testa.
"Sam" mormorò un'altra
"E smettila Leah, non sono mica gay non ne posso più di 'sto
Sam" la rimproverò scherzosamente un' altra voce.
Improvvisamente qualcuno si accorse della mia presenza.
"Ehi, chi è quella?"
Mi guardai attorno, anche se andavo a forte velocità
riuscivo a distinguere tutto quello che mi circondava chiaramente, ma
attorno a me non vidi nient'altro che alberi. Fu a quel punto che persi
totalmente conoscenza.
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Capitolo 2 *** 2) Conoscenze ***
2) Conoscenze
Quando aprii gli occhi ciò che vidi furono quattro grossi
musi di enormi lupi proprio come me. Non ebbi enmmeno il tempo per
rimanere scioccata che le voci furono di nuovo nella mia testa ed una
mi chiese come mi chiamavo.
"Ky...Kyleigh" pensai, confusa e non convinta che mi avessero sentito.
"Benvenuta a La Push Kyleigh" escalmò una voce entusiasta.
"Sei nuova? Riesci a ritrasformarti?" chiese un altra voce, che capii
venire da un lupo argenteo scuro.
"Ritrasformarmi?"
Il lupo argenteo scuro con cui stavo avendo la conversazione "E' nuova"
disse poi alzando gli occhi al cielo comunicò ad un altro
lupo "Va' a chiamare Sam o Jacob e porta dei vestiti per lei" Il suo
tono sembrava ripugnante e ciò mi diede molto fastidio "Non
ti ho chiesto io di far qualcosa!" pensai, scordandomi che potevano
sentirmi.
Intanto l' altro lupo non c'era già più.
"Scusami?" chiese, il lupo argenteo, con tono che adesso non era
più solo ripugnante ma anche irritato.
Non lo degnai di una risposta, non mi andava di litigare quindi decisi
di pensare ai fatti miei.
All'incirca dieci minuti più tardi, assieme al lupo che
prima se n' era andato, arrivò un altro lupo, questo nero e
più grosso degli altri, già molto più
grossi di me.
Saltò tutti i convenevoli e mi spiegò come fare a
ritrasformarmi.
Quando fu certo che avessi capito, dandomi i vestiti che l'altro lupo
aveva portato prima, mi fece andare dietro ad un albero e mi disse di
provare.
Dopo vari fallimenti, quando sia io che il branco avevamo perso le
speranze, e quando iniziai a non poterne più di tutti quei
pensieri che si sovrapponevano l'un l'altro, riuscii a riprendere le
mie sembianze umane, e dopo aver indossato il vestito rosso di maglina
e le scarpe che mi avevano dato, e che mi stavano abnormi, sbucai dagli
alberi e rendendomi conto, proprio in quell'istante, di non recepire
più i pensieri del branco feci un respiro di sollievo.
In un attimo tutto il branco si dileguò per poi ritornare,
uno ad uno, sotto vesti umane.
Vedendo quelle persone rimasi sbalordita. Erano quattro ragazzi ed una
ragazza tutti all'incirca della mia stessa età.
I quattro ragazzi erano mezzi nudi con solo un paio di bermuda addosso,
sul subito mi sembrarono fratelli, ma poi mentre si avvicinavano
riuscii a distinguere che alcuni tratti del viso erano diversi.
I fattori che li accumunavano però erano molteplici tra cui,
l'altezza, la carnagione scura ed i capelli corti neri e rasati.
-Portiamola da Emily- annunciò il più grosso e
dedussi fosse quello che prima era il lupo nero poichè
rimaneva il più grosso anche in forma umana.
Confusa li seguii quasi senza rendermene conto.
Mentre camminavamo lungo il tortuoso sentiero della foresta, per
raggiungere la casa di Emily, il ragazzo più magro mi si
avvicinò timidamente.
-Mi chiamo Embry, Embry Call- disse e mi porse la mano. Gliela strinsi.
"Strano nome Embry" pensai "ma io non sono proprio la persona
più adatta per pensarlo. Eh Kyleigh?!?!"
-Kyleigh, Kyleigh Barnsworth- risposi mollando la presa della mano.
-Mi raccomando non fissare Emily, Sam potrebbe...irritarsi...- mi disse
-Daccordo. Ma chi è Emily?-
-E' la fidanzata ufficiale di Sam- rispose
Il resto del tragitto, all'incirca altri quindici minuti
passò in silenzio.
Quando arrivammo davanti ad una casetta, un tempo grigia, tutti quei
ragazzi salirono lo scalino che precedeva la porta ed entrono senza
bussare, quasi fossero di casa.
Io, invece che seguirli, rimasi tentennante ed intimorita sulla soglia
della porta.
-Vieni!- esclamo Embry, che pareva l' unico fin ora ad essere
soddisfatto del mio arrivo.
Entrai senza dire una parola. Il piano terra era occupato da una cucina
ed un salotto.
Al tavolo della cucina, oltre ad i ragazzi della foresta vi erano
seduti altri quattro ragazzoni, anche questi simili agli altri ma forse
leggermente più giovani ed una giovane donna di all'incirca
20 anni con la carnagione scura e lunghi capelli neri e lisci.
Quando si girò verso di me, ripensai alle parole di Embry e
ne colsi il motivo. Il lato destro del suo volto, una volta perfetto,
era sfreggiato da 3 profongi graffi che le partivano dall' attaccatura
dei capelli arrivando fino al mento, che le distorcevano uno la bocca e
l'altro l'occhio a mandorla.
Distolsi subito lo sguardo, e mi accorsi che da quando ero entrata era
calato il silenzio.
-P-piacere Kyleigh Barnsworth...- dissi per rompere il ghiaccio, e lo
rompei eccome, tutti iniziarono a presentarsi...
I nomi si accavallavano l'un l'altro ed un insieme di mani si
presentò sotto il mio sguardo stupefatto in attesa che le
stringessi...
"E dire che pensavo di essere antipatica a tutti" pensai tra me e me
forse sorridendo.
Quando ebbi finito di stringere le mani a tutti, il ragazzo di nome
Seth mi fece accomodare su una sedia in legno che, come granparte delle
altre, non era molto stabile.
Il caos nacque, poi, in quella stanza. Alcune voci sovrastavano altre
sembrava proprio come quella mattina, nella mia testa, ma
fortunatamente, in quella circostanza, volendolo, sarei riuscita a
distrarmi e non ascoltare.
-Mi sa che la nostra ospite ha bisogno di una rinfrescata,
non è vero?!?- chiese con voce melodiosa Emily.
-Beh...si...effettivamente- confermai cercando di non guardare il volto
di Emily.
-Allora ti mostro dov'è il bagno- e si diresse al piano
superiore, salendo una scala, in legno, a chiocciola.
La seguii ed in un istante le fui dietro.
-Eccocci arrivate- mormorò fermandosi davanti ad una porta
in legno -non sarà un granchè ma è
tutto ciò che abbiamo- continuò aprendo la porta.
Il bagno era piccolo ma non per questo non grazioso.
Dopo essere entrata, guardandomi allo specchio rimasi, al quanto,
allibita, vedendo il mio stato pietoso. I miei capelli, rossarancio,
solitamente lisci e ben curati, eranco completamente arruffati e la
frangia, mischiatasi con gli altri capelli, era invisibile. La mia
pelle solitamente rosata, era bianca, come quella di un cadavere, e i
miei occhi erano cerchiati da pesanti occhiaie. "Se non sapessi io
stessa di essere un licantropo a quest'ora mi sarei certamente chiesta
se non stessi mutando in un vampiro" pensai.
La doccia calda che mi feci fu veramente un toccasana. Mi sentii
veramente rilassata. Avevo la testa completamente libera da ogni
pensiero e probabilmente anche il mio aspetto era ora più
accettabile.
Dopo essermi vestita con degli abiti, che Emily mi aveva lasciato sulla
porta assieme alle asciugamani, che consistevano in una canotta bianca
ed una gonnellina in maglina rosa, e dopo aver dato una bella
spazzolata a i capelli ancora fradici, uscii dal bagno e scesi
lentamente le scale. Scendendole sentii arrivare un delizioso profumino
dalla cucina lo inalai respirandolo col naso, più o meno
come fanno i cani...anzi nel mio caso i lupi!!!
-Wow Kyleigh!!!- esclamò Quill quando mi vide,
facendomi l' occhiolino.
-Fame?- mi chiese Seth.
-Ma che domande fai è ovvio che ha fame...o forse non ti
ricordi quanto mangiavi tu all'inizio...- intervenne Jared inarcando un
sopracciglio.
-Cavolo, Ky, non ho mai visto mangiare un'altra ragazza mangiare
così tanto... Sembra che non mangi da mesi...- disse Quill
stupefatto di me, dopo che ebbi mangiato due piatti di pasta, quattro
bistecche e tre porzioni di insalata.
-...ehm...- mugugnai sentendo il sangue andarmi sul viso e iniziando a
girar una ciocca di capelli, un vizio che avevo quando mi sentivo a
disagio.
"Nonono, non rossa" pregai mentalmente sperando di non essere arrossita.
Finita la cena, ascoltai i ragazzi parlare del più e del
meno. Io non ero molto loquace.
Ogni tanto qualcuno mi facevo qualche domanda a cui risposi, ma quando
mi chiesero da dove venivo e cosa facevo, evitai il discorso parlando
della prima cosa che mi venisse in mente. Ed in quel caso fu il
tempo..., non mi mi andava di parlare ne di seattle ne di quello che ci
facevo.
-Grazie di tutto adesso è meglio che vada- dissi quando mi
accorsi che stava per arrivare la mezzanotte, alzandomi dalla sedia su
cui ero seduta. -non vi posso ripagare adesso ma giuro che appena posso
lo farò- continuai sorridendo imbarazzata...
-Dai rimani ancora un po... e comunque dove vai??? non mi sembra che tu
sia di queste parti...- disse Seth, forse, un po' preoccupato per me.
-Per quello puoi star tranquillo, un posto lo trovo, so arrangiarmi...
e comunque è quasi mezzanotte, è meglio che tolga
il disturbo.-
-Cosa fai come Cenerentola?- chiese Quil, maliziosamente.
-Maddaiiiiiiiii- risposi dirigendomi verso la porta e prima di uscire
ringraziai di nuovo e salutai.
-Ciao Cenerentola, a domani- sentii gridare in coro, da dentro la casa,
non appena uscii.
Quando mi svegliai, dopo aver dormito in una piccola baracca appena
fuori La Push, doveva essere ancora molto presto dato che il buio non
aveva ancora lasciato totalmente lo spazio al sole, il quale sembrava
fare non poca fatico per sorgere.
Così decisi che avrei potuto allenarmi con la
trasformazione, visto che l ultima volta mi ci era voluta un
eternità prima di riuscire a riprendere le mie sembianze.
Dopo essermi addentrata nella foresta, appena prima di riprovare a
trasformarmi mi ricordai che avrei rotto i vestiti trasformandomi,
così, prima di riprovare mi spogliai e appoggiai i miei
abiti su un ramo di un albero che pareva appostitamente studiato per
appoggiarli sopra.
I primi tre tentativi furono un vero e proprio fallimento mentre
durante il quarto ed il quinto fui percossa da leggeri spasmi ma della
trasformazione neanche una traccia.
Stavo già perdendo la pazineza quando, proprio per questo
motivo, iniziai a tremare ed un attimo dopo ero un lupo.
Ero cosi felice di esserci riuscita che senza pensarci mi ritrovai a
scodinzolare e trotterellare su un punto fisso.
"Ok, ok mi calmo" pensai e dopo essermi calmata provai a riprendere
sembianze umane ed inaspettatamente ci riuscii.
Dopodiche riprovai una volta...due...tre, l' unica cosa che fin ora ma
dava qualche problema era la fase principale diventare licantropo, fin
quando fui talmente stanca da non riuscire a riprendere sembianze umane.
"Cavolo, questa proprio non ci voleva!"
Decisi, così, di approfittare della mia mutazione per
visitare la foresta ed imparare a conoscerla.
I fruscii delle foglie, assieme al cinguettio degli uccellini e al
muoversi degli animali che popolavano al foresta, accompagnarono tutto
il mio tragitto, ed il contatto diretto con la natura mi fece trovare
un aspetto positivo della mia nuova natura facendomela apprezzare un
poco.
Stavo continuando a camminare quando, ad un tratto, scorsi tra le
foglie una sagoma scura non ben identificabile data la lontananza che
ci separava.
Mi si avvicino fermandosi per un attimo ad una decina di metri da me,
ed in quell' attimo lo vidi, era alto, biondo con la pelle diafana.
Ero quasi del tutto certa che fosse un vampiro se non fosse stato per
l' insolita variante di colore degli occhi che, invece che rossi fuoco
o neri, erano dorati.
Quando mi attaccò, però, ebbi la certezza
materiale che si trattava di un succhiasangue.
Scossi il corpo cercando di scrollarmelo via ma lui non demorse,
così corsi in direzione di un albero e sbattei la schiena,
con lui sopra, contro in modo da ferirlo, ma purtroppo per me non si
fece niente.
"In compenso non cel' ho più sulla schiena" pensai. Ero
talmente abituata a certi incontri coi vampiri, ovviamente mentre ero
in forma umana ma è un piccolo dettaglio, che non fui ne
impressionata ne spaventata da questo.
Il vampiro mi stava correndo incontro per attaccarmi, quando, all'
improvviso, apparve un enorme lupo, grosso quasi quanto Sam,
con il pelo dello stesso colore del mio, bronzeo.
"VA!" mi ringhio contro e, per quale strano motivo il mio istinto mi
portò ad obbedire.
Mentre correvo via, continuai a pensare a quel lupo. Il tono con cui mi
aveva "cacciata" e la rabbia mentre lo pensava mi sconvolsero del tutto.
Qunado arrivai all' albero dove avevo appoggiato i vestiti, senza
nemmeno pensarci, ripresi forma umana e dopo essermi vestita raggiunsi
la spiaggia di La Push dove avevo in programma di incontarmi
con gli altri del branco, piangendo.
-Ehi, Ceneren- disse Quil con beffardaggine, ma si interuppe subito
quando mi vide in lacrime.
-Che è successo?- chiese Embry preoccupato.
Intanto Leah mi si era avvicinata e, massaggiandomi la spalla, mi
accompagno a sedere su un vecchio e grosso tronco sbiancato dal sale e
dalle onde del mare.
-CHI E' QUESTA? PERCHE' NESSUNO LE HA SPIEGATO NIENTE EH?!?- sentii
gridare, alle mie spalle, non appena ebbi finito di piangere, da un
voce carica di ira.
Ero troppo spaventata, quindi decisi di non girarmi subito, ma lo
sapevo...ne ero certa... si trattava della voce del lupo rossiccio per
il quale, fino ad un attimo prima, piangevo.
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Capitolo 3 *** 3) Jacob ***
Ed ecco finalmente il terzo capitolo. Scusate se ci ho messo tanto a
pubblicarlo. Chiedo perdono!!! Comunque sono veramente felice che per
adesso vi sia piaciuta. Continuate a commentare mi raccomando. =)
Ciauuuuuuuu e scusate ancora...
3) Jacob
Quando ebbi, finalmente, il coraggio di girarmi, ebbi la visione
più meravigliosa che potessi mai avere. Il ragazzo
più fantastico dell' intero universo, stava li a pochi passi
da me.
I lunghi capelli neri e lucidi gli cadevano ai lati del viso come
sottili fili di seta; aveva grandi occhi, anch'essi neri, incastonati
sopra degli zigomi sporgenti. La sua pelle era di un bel color ruggine,
in più era alto, più o meno quanto Sam, ed aveva
un fisico spettacolare.
Ma non fu affatto per il suo aspetto fisico che me ne innamorai
subito... ma no, non era amore, era qualcosa di molto più
potente. Il mondo, la mia vita, le preoccupazioni di un attimo prima...
Non me ne importava più niente. Ormai vivevo per lui, ogni
gesto che avrei fatto l' avrei fatto per lui. Lui di cui non sapeva
nemmeno il nome... Eh... che cosa buffa... Io che prima di allora non
mi ero mai sognata ne di innamorarmi ne di cose simili...io che
consideravo l'amore una cosa sciocca e senza alcun fine adesso puf...
come se niente fosse compresi che non avrei più potuto
vivere se al mondo lui non ci fosse stato. Io non sarei più
esistita, nienta serabbe più esistito senza di lui. Lui
ormai era la mia dipendenza...sisi, proprio dipendenza... proprio come
i drogati che senza la loro dose giornaliera non vanno avanti... si,
lui mi faceva proprio quast effetto.
Il suo sguardo adesso, non era più irritato come non appena
mi girai, sembrava si stesse pian piano affievolendo, per lasciare
spazio ad uno sguardo dolce, di apprezzamento.
Lo vidi fluttuare a pochi centimetri da terra ma ormai la mia mente era
partita e viaggiava per suo conto quindi non ci feci molto caso.
-Ehi Jacob cos'è adesso voli?!?- la voce di Paul mi
riportò, più o meno, alla realtà.
"Toh... e io che pensavo di essere partita... allora sta succedendo
davvero..." pensai sollevata, ma un attimo dopo mi resi veramente conto
di quello che stava succedendo.
Sbattei le palpebre più volte e non appena lo feci, il
ragazzo che prima fluttava per aria, cadde a terra con un tonfo.
-Tutto ok?!?- chiesi dopo essere accorsa, inconsapevolmente, da lui.
-Sisi, tutto ok.- rispose. Adesso il suo sguardo, pur sempre
continuando ad essere dolce, era anche dubbioso nei miei confronti.
-D-d'accordo allora visto che è tutto ok io posso andare. Ci
vediamo ragazzi.- dissi correndo via col cuore in gola e le farfalle
nello stomaco.
-Kyleigh, dove vai?- chiese Quil
-Devo andare...andare- risposi continuando a correre.
Dopo circa 5 minuti di corsa fui abbastanza lontana dalla spiaggia per
poter fermarmi. Avevo il respiro corto, dopo la veloce corsa, quindi mi
piegai appoggiando le braccia sulle ginocchia e ripresi fiato, per poi
sedermi sopra un panettone poco distante da me.
Continuavo a pensare solo a quel ragazzo, Jacob. La mia mente non
smetteva un secondo di ripetere quel nome, come fosse una melodia
armoniosa di quelle che si ascolterebbero all' infinito.
All' incirca un oretta dopo, decisi di alzarmi e fare quattro passi.
Quando trovai un negozio di alimentari con la scritta cercasi commessa
la mia mente si illuminò.
"Se ho un lavoro ho una scusa per rimanere e vedere Jacob!!! WU-UH!!!"
pensai, così entari in quel piccolo negozietto tutta
esaltata.
La proprietaria era un anziana signora dai capelli lunghi e grigi
tirati su in uno chignon, per la sua età era molto ben
curata ed in forma, che appena mi vide, senza che dicessi nemmeno una
parola mi disse -presa! quando vuole iniziare, bella signorina?- e mi
sfoderò un sorriso che le delineò il viso con le
rughe.
Con ancora gli occhi spalancati per lo stupore risposi -Anche subito- e
ricambiai il sorriso che l'arzilla vecchietta mi stava ancora
rivolgendo.
Mi diede un grambiule azzurrino con le stampe a fiori, e mi
spiegò le mie mansioni mi indicò gli orari in cui
avrei dovuto lavorare e così via.
La ascoltai alla benomeglio, felice, pensando alla "mia vita".
Il tempo passò molto velocemente, al negozio vennero solo un
paio di clienti, e venne presto sera e quindi l'ora di andare via.
Dato che era ancora presto per andare a dormire e dato che non avevo
neanche un po di fame decisi di andar a far visita a Embry.
Non appena arrivata trovando la casa vuota e una finestra aperta, senza
pensarci due volte, mi intrufolai dentro ritrovandomi in cucina,
così, aprii il frigo, presi tutto ciò che mi
capitava tra le mani ed iniziai a preparare da mangiare.
Dopo all' incirca mezzora, sentii sbattere violentemente la porta di
entrata, e capii che era arrivato, così, spegnendo i
fornelli mi nascosi sotto il tavolo.
Arrivato in cucina, Embry, sentendo il profumo di cibo, si diresse
verso i fornelli e quando fu girato verso di essi sbucai da
sotto il tavolo ritrovandomi alle sue spalle, così,
scherzosamente abbaiai.
-Mi hai fatto prendere un colpo!- esclamò facendo per
tirarmi un pugno che scivai con nonchalace.
-Eddai era un innoquo scherzetto, almeno mi faccio perdonare con la
cena- risposi sorridendo e facendo gli occhioni.
-Eh no eh, questo è barare, gli occhioni non valgono!
Comunque come mai questa visita?-
-Mah... nieeeeeeeeente...-
-Bugiarda che sei!- e mi fece la linguaccia.
-Beh... son venuta per...... prepararti la cena- e feci un sorriso a 36
denti
Mi rispose guardandomi con sguardo interrogativo.
-Ok, ok mi servono indicazioni per la casa di Jacob-
-Vedi, allora. che un motivo sottosotto c'era-
-Beh, allora me le dai o no ste indicazioni???-
-No-
-E perchè?-
-Così-
-Dimmele...ora...subito!!!- dissi scattando verso di lui con sguardo
minaccioso.
Dopo che ebbi trattato le condizioni per le quali Embry mi avrebbe dato
informazioni per la casa di Jacob, ossia che non l' avrei picchiato e
che non avrei raccontato il fatto che avrebbe scroccato la cena ad una
ragazza, me le diede.
-La tua parola contro la mia. E chi non crederebbe alle parole di un'
ingenua ed indifesa ragazza come me.- avevo detto durante la
discussione.
E come risposta ricevetti un mugugno. In fondo anche lui sapeva che
tutti avrebbero creduto a me.
Seguii, così, le indicazioni che mi aveva dato Embry che mi
portarono davanti ad una piccola casetta simile a quella di Emily, con
sul citofono la scritta Black. Circumnavigai la casa e sul lato destro
trovai una scala in legno appoggiata al muro, così, la salii
e, nella finestra che stava alla sua destra trovai proprio
ciò che stavo cercando.
Eccolo lì il mio Jacob, sdraiato sul letto, che, pur essendo
a due piazze, pareva molto piccolo ripetto alle sue dimensioni, che
dormiva.
Dopo essere rimasta 5 minuti buoni a rimurginare, non resistetti alla
tentazione ed entrai in camera sua.
Era proprio bello, si, si... aveva indosso soltanto dei pantaloni, come
la prima volta che lo vidi ed il suo volto mostrava un espressione
serena e pacifica che, stranamente, mi ricordò tanto quella
di un cucciolotto.
Rimasi più di un ora a fissarlo ed ascoltare il suo respiro
profondo, e, di tanto in tanto respiravo il suo profumo di muschio e di
foglie, dolce come quello della foresta, poi, quando erano all' incirca
le 7, uscii come ero entrata, ed andai a lavoro.
I giorni seguenti passaro più o meno tutti allo stesso modo.
Prima di andare al lavoro e prima di andare a dormire andavo sempre a
fare una visitina a Jacob mentre dormiva.
Quel giorno, come gli altri, ero al negozio quando, e stavo sistemando
sotto il bancone.
-Ciao Kyleigh- sentii. Era la sua voce.
Mi alzai di scatto ma facendolo sbattei la testa sotto l' asse del
bancone. Che figura!!!
-Aiho- mugugnai alzandomi questa volta facendo attenzione con una mano
sulla testa.
-Ciau...- risposi poi lo guardai. Mi stava fissando con aria
indecifrabile, prima sembrava quasi arrabbiato, poi, ad un tratto la
sua faccia divenne prima calma quasi assente e poi, mentre lo stavo
fissando in cerca di una risposta, iniziò a ridere. Rideva
di gusto.
Jacob Black si stava sbellicando dalle risate davanti a me che lo
fissavo incredula.
-Cosa c'è di tanto divertente?- chiesi
-Tu- rispose e non riuscì a trattenere un altra risata.
-Io...-
-Sisi-
Non riusciva a trattenersi. Rideva a crepapelle. Beh non c'è
che dire... era bello anche mentre rideva... era bello sempre... ma non
riuscivo a capire cosa ci fosse di tanto divertente in me.
Rimasi, in silenzio, in attesa che dicesse qualcosa. Infatto
quando si calmò e smise di ridere iniziò a
parlare.
-Sei proprio buffa sai... la prima volta vedi scappi via senza dire
niente... anzi no mi avevi chiesto se era tutto ok, poi da quel momento
inizi a evitare i miei amici e me-
-Io non vi sto evitando- lo interruppi.
Mi guardò con sguardo inquisitore.
-Si beh vi sto evitando... e allora? Io non lo faccio mica per colpa
loro...- ammisi, con lo sguardo rivolto al pavimento.
-E allora perche lo fai? Per colpa mia? Eh cos' è ti faccio
paura o ti attiro troppo?- chiese maliziosamente -Poi ho saputo che sei
andata da Embry.............- continuò, senza lasciare che
rispondessi, sottintendendo il motivo per cui ero andata da Embry. Lui
sapeva. Questa ad Embry gliel abrei fatta pagare cara.
-Stai tranquilla lui non mi ha detto niente. Sai anche tu che quando ci
trasformiamo sentiamo i pensiari degli altri. A proposito l argomento
cade a pennello. Perchè da quando mi hai visto non ti sei
più trasformata? Cosa mi stai nascondendo?- il suo tono
iniziava a diventare beffardo. Lo faceva apposta, mi stava prendendo in
giro ed io a quel punto ero già più che rossa.
Non risposi. Continuai a osservare il pavimento.
-Ooooh... sei diventata anche rossa...- e riiniziò a ridere.
-Smettila!- sbottai guardandolo in viso. Poi, al di là di
lui vidi un barattolo di mostarda fluttuare e appena prima di sentire
il tonfo, balzai prima sul bancone e poi con un altro balzo, evitando
Jacob, presi al volo il barattolo atterrando con una scivolata.
-...ehm...- mugugnai, cercando di nascondere l'evidente imbarazzo, e
feci un sorriso.
-Cosa diavolo stai facendo?- chiese con gli occhi sgranati.
-Sai... quando ci sei tu di mezzo le cose iniziano a prendere il
volo...- risposi facendo sorriso.
-Cos'è una dichiarazione d'amore?-
-Ma quale amore e amore. Sto parlando seriamente le cose volano! O non
ti sei accorto l' altro giorno sulla spiaggia che stavi fluttuando? E
poi non sei neanche il mio tipo.-
-Ma voi vi siete fumati qualcosa! Io non stavo fluttuando e non
continuate a prendermi in giro! Ah... beh... allora io vado...- disse
siceramente dispiaciuto, forse per l' ultima frase che avevo detto, e
si incammino verso la porta.
Intanto vidi il cesto dei pomodori iniziare a volare, così,
il più velocemente possibile lo presi.
-Ehi, Jacob, aspetta... Se vuoi una di queste sere possiamo vederci...
Ovviamente con gli altri.- dissi con il cesto di pomodori in mano,
sentendomi in colpa per averlo fatto rimanere male.
-Certo. Stasera facciamo un falò in spiaggia, dove ci
racconteremo storie sui nostri discendenti. Vieni?- il sorriso gli
ricomparse sul volto. Eccolo quel sorriso bello come il sole.
-Si, volentieri- risposi
-Fico!!! Allora a stasera.- e uscì dalla porta scorrevole,
così, felice ed esaltato com' era.
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Capitolo 4 *** 4) Ben mi sta ***
4) Ben mi sta
Quella sera arrivati in spiaggia all' incirca verso le 8
appena dopo essere uscita dal lavoro ed esser andata nella nuova casa
per una doccia rapida.
Jacob appena mi vide mi corse incontro sorridente, era talmente bello
che quasi mi sentii mancare al terra da sotto i piedi ed infatti Jake
mi prese al volo appena prima ke cadessi.
-Ohi che fai??? Vabbè che son bello ma addirittura svenirmi
davanti...- disse sogghignando.
-Dai scemo... e poi sono inciampata- risposi alzandomi evitando di
guardarlo in viso.
"Tsè inciampata... gli stavo proprio svenendo davanti..."
pensai.
-Se vabbè, vabbè, come no!?!- e si incammino
assieme a me assieme agli altri.
-Weila- dissi imbarazzata con lo sguardo rivolto alla sabbia.
-Brava Kyleigh,brava brava, non ti far più vedere eh???- era
la voce di Quil assieme a quella degli altri che lo sostenevano.
Stavo già iniziando a diventar rossa in viso e le lacrime
erano lì lì per venir fuori per i sensi di colpa.
-Ma lo sai che scherziamo!!!- continuò, forse accorgendosi
del mio stato.
Sorrisi asciugando quelle poche lacrime che erano uscite e guardai
verso il "branco".C'erano tutti e con loro c'erano anche Emily ed una
ragazza seduta accanto a Jared che si presentò timidamente,
si chiamava Kim, e da quello che potevo capire solo guardando se la
intendeva con Jared e anche molto.
Mi sedei assieme agli altri sul solito vecchio tronco e Jacob si
sedette accanto a me e per tutto il tempo che stettimo lì
non lo guardai per evitare i danni. "Devo solo concentrarmi e non vola
nulla...Solo concentrarmi,solo concentrarmi." continuavo a ripetere tar
me e me.
Rimasi stupità quando senza problemi Jared introdusse il
discorso licantropi con Kim lì presente, ma questo a parte
parlammo del più e del meno mangiando i panini portati dai
ragazzi
-Raga, vado a prendere un pò di legna che il fuoco non si
alimenta da solo.- disse Jacob allegro.
-Kyleigh accompagna il nostro Jake.- esclamò Embry.
-Ma...io...ehm...-
-Forza forza!- e mi spintonò verso Jacob che intanto
continuava a camminare, ma che stava sentendo tutto.
-Ma che sorpresa!- esclamò ridendo e prendendosi gioco di me.
Lo guardai di sottecchi -Ah... ah...- dissi.
Continuammo a camminare senza spiaccicare parola quando venni fuori con
un -Jake ma quanti anni hai?-
-17 e mezzo, perchè?-
-Si,si molto divertente adesso dimmi quanti anni hai.-
-17 e mezzo- ribadì.
-Ma sei serio?- chiesi rimanendo di sasso.
-Certo- rispose, -rimasta male? Quanti anni pensavi che avessi 25?-
-Effettivamente si...- affermai.
-Eh già..... nana...- disse scherzando.
-Nana a chi?-
-A te sisi, proprio a te, mia cara Kyleigh.-
-Oh senti non è mica colpa mia se tu sei alto quanto un
lampione della luce- risposi stando al gioco e facendo la linguaccia.
-Ma che centra sei tu che sei nana.- rispose ricambiando la linguaccia.
-Sembriamo i bambini dell'asilo.- dissi, dopo un pò che
continuavamo a prenderci in giro, e risi.
-Ma i bambini mica fanno questo.- e mi si avvicino abbassandosi alla
mia altezza, anzi bassezza, per poi premere le sue labbra decise sulle
mie. Rimasi immobile con gli occhi spalancati, quasi sconvolta. Tutto
attorno a me aveva preso a fluttuare. Un tronco enorme come quello
della spiaggia in cui eravamo prima, le conchiglie del lungomare ed
anche l'acqua del mare a colpi si alzava come schizzi di una fontana.
Mi allontanai subito e non appena lo feci l'acqua che prima si
innalzava ci cadde addosso come pioggia.
Non seppi subito chi di noi fosse più sconvolto. Se io per
il suo bacio o lui per la mia "reazione".
-Scusami- dissimo contemporaneamente e poi scoppiammo a ridere.
-Senti, fa come se non fosse successo niente, dimentica quello che ho
fatto, non so cosa mi sia preso non l' ho fatto...ehm...coscentemente.-
disse ad un certo punto.
-Ah...daccordo...- risposi rimanendoci male -beh perdona la mia
reazione.- continuai quasi con un groppo in gola continuando a
ripetermi mentalmente che non dovevo piangere.
-La legna!!!- esclamo ad un tratto Jake che a quanto pare se n'era
dimenticato.
-Ah beh, se è per quello c'ho già pensato io.-
risposi sorridendo e ricacciando in dentro le lacrime che volevano
uscire.
-Come scusa? tu?- chiese perplesso.
-Sisi, io, e per il come non ti preoccupare.- e feci un mega sorriso.
Quando tornammo alla spiaggia come avevo detto a Jake,che non
credendomi aveva raccolto altro legname, la legna era proprio
lì sulla spiaggia appena poco distante dagli altri che ormai
stavano già alimentando i fuoco.
-Ma allora non scherzavi!- esclamò Jake.
-Ma come c'è arrivata qua tutta sta legna?- chiesero poi
Seth e Paul.
-Chiedetelo a lei- gli rispose Jacob indicandomi e guardandomi con
sguardo dubbioso.
-E allora?- insistette Paul.
Feci un grande sorriso e riposi -Segreto professionale.- poi feci una
linguaccia per nascondere l imbarazzo.
-Daiiiiiiiiiiiii- continuarono ad insistere tutti.
-Telecinesi!- sbottai ad un certo punto.
Vidi poi gli sguardi di tutti fissarmi non so se sconcertati o euforici
o che altro. Non riuscii a capacitarmi di come mi fosse venuto in mente
di rivelar questo mio potere così apertamente. Jacob non mi
faceva bene. "Se a quest'ora non l avessi conosciusto di sicuro non mi
sarei comportata così" pensai ma al solo pensiero di non
averlo conosciuto prese girarmi la testa e mancarmi il respiro. Gli
altri se ne accorsero e mi si accostarono attorno chiedendomi se andava
tutto bene.
"Comica, davanti ad un vampiro sono tranquillissima, come niente fosse,
ed invece per uno stupido pensiero notare come mi riduco" pensai tra me
e me.
-Beh allora dicevamo?- chiesi per evitare che gli altri si
preoccupassero troppo.
-Telecinesi- esclamo Seth, lui si che era entusiasta.
-Da quando?-
-Come?-
-Fa vedere?-
Tutti continuavano a farmi ogni sorta di domanda la quale veniva
susseguita da un altra senza darmi il tempo di rispondere, l'unico che
non fece domande fu proprio colui da cui volevo più domande,
Jacob.
-Aspettate, aspettate... adesso vi spiego tutto- dissi facendo
finalmente stoppare quel fiume di domande e poi iniziai a spiegare come
giorni prima lo scoprii, quando per la prima volta vidi Jacob in
sembianze umane, come mi allenai a usare il potere in negozio e a casa,
e proprio quando nominai la parola casa finalemete Jacob mi
parlò chiedendomi dove vivevo.
Così gli dissi che la signora Thurston, un anziana che
veniva sempre al negozio dove lavoravo, decise di affittarmi la sua
casa che si trovava a qualche kilometro da La Push verso Forks, e non
appena feci quel nome vidi Jacob rabbuiarsi, e poi non mi fece
più alcun tipo di domanda e non mi guardò
più.
Continuai poi a parlare agli altri ragazzi, e raccontai un
pò delle mie gaff fatte con il mio nuovo potere e
cose varie facendo di tanto in tanto, di proposito, o fluttuare qualche
oggetto o spostarlo da una parte all'altra o da una persona all'altra,
per vivacizzare le mie spiegazioni.
Non parlai mai tanto come quella sera. Il bello fu che tutti furono
molto soddisfatti da tutto ciò, dalle mie spiegazione e dai
miei giochini che facevo mentre spiegavo e tutto il resto, e questo fu
davvero un bene per me poichè, non essendo logorroica,
credevo di aver annoiato tutti ma, dato che non fu così, mi
tirai un pò su di morale.
-Ehi domani sera siamo di nuovo qua vieni non è vero?-
chiese Collin un attimo prima che me ne andassi.
-Certo, ci sarò, allora a domani- e me ne andai.
Quella sera e la mattina seguente non andai a trovare Jake come tutte
le mattine poichè ero troppo imbarazzata e quindi molto
probabilmente ne avrei combinata una delle mie facendo svolazzare
accidentalmete qualcosa.
La sera, come quella precedente, finito il lavoro, passai a casa per
una doccia e andai in spiaggia dagli altri.
L' accoglienza non fu proprio come mel aspettavo, Leah e Collin assieme
a tutti gli altri mi salutarono e fin lì tutto ok, ma Jacob,
che era seduto sul solito tronco, non si accorse neanche del mio arrivo
e quando mi sedetti a soli 2 posti di distanza da lui non mi
salutò neanche e per tutta la serata non mi
parlò.
Questo suo comportamento mi fece stare male.
-E allora Kyleigh, come va il lavoro?- chiese Embry per rendermi
partecipe alla serata, visto che ero la solo col corpo, ma l' unica
risposta che mi riuscì fu un rapido e secco -Bene.
-Madonna, ieri sta qua faceva tanto la sborona e adesso è
praticamente morta. Che coerenza. Sta sfigata!- sbottò Jacob
riferendosi a me cercando di sfidarmi.
-Prima di tutto sta qua ha un nome e secondo se stasera sono
così è per...- esclamai iniziando a tremare.
Dovevo calmarmi. Per forza.
-Per?- chiese con aria superiore.
"Calmati" continuavo a ripetermi
-Raga scusate io vado- dissi
-Cos'è hai paura? Di me?- domandò Jacob con lo
stesso tono di prima.
Feci per andarmene quando mi ricordai cio che accadde la prima volta
che lo vidi, quando col mio potere che ancora non conoscevo lo feci
fluttuare, così mi girai e, senza dir niente, lo fissai e
con nonchalance gli feci far un giretto in volo, spostandolo dal tronco
sul quale era seduto fin sopra le acque scure del Pacifico e tra le sue
suppliche e le sue scuse lo feci rimanere un po sospeso lì e
dopo aver contato fino a 5 lo lasciai andare facendolo affondare in
quelle acque gelide.
Con un sorrisino compiaciuto mi girai verso gli altri che mi
applaudirono e scoppiarono a ridere per come avevo sistemato Jacob.
-Se volete per questa settimana ci sono quando volete per gli autografi
ma dalla prossima non assicuro niente, sapete ormai sto facendo
carriera sono quasi una star di successo di fama mondiale quindi mi sa
che vi conviene sbrigarvi- dissi ironicamente mentre gli altri
continuavano a ridere a crepapelle.
-Voglio vedere la sua reazione quando esce- dissi facendo un ghigno.
Aspettai 5 minuti ma di Jake neanche l' ombra.
5 minuti e 25...e 31...e 47... 6 minuti e ancora niente... 6 minuti e
2...e 3...e 4...
Iniziai a sentirmi pervarsa dai sensi di colpa.
"Cazzo che fine ha fatto? E se gli fosse successo qualcosa? No, non gli
può essere successo niente, lui è un
licantropo... non gli deve essere successo niente." pensai.
7 minuti.
Sentivo le lacrime sgorgarmi senza sosta, mi alzai e mi tuffai in acqua
in cerca di Jake.
Se non avessi avuto gli occhi appanati già di mio sarei
sicura che avrei visto chiaremante ogni cosa tra quelle acque buie, ma
comunque riuscivo a ristinguere le sagome sfocate di roccie, pesci,
alghe ma di Jacob nessuna traccia.
Continuavo a nuotare ininterottamente riemergendo di tanto in tanto per
recuperare aria.
Non sapevo neanche più da quanto tempo nuotavo stavo
perdendo le speranze ma non per questo ero decisa a fermarmi.
I miei pensieri ormai erano del tutto scordinati, pensavo alla mia
morte, perche senza Jacob non avrei mai potuto vivere e se gli fosse
successo qualcosa, se non ci fosse più stato era solo colpa
mia. Non mi potevo perdonare per aver fatto quello che avevo fatto.
Pensavo alla prima volta che l' avevo visto. A quando mi aveva baciato.
A quando era venuto in negozio.
Più pensavo, più sentivo il cuore chiudersi in
una morsa, come se una trappola appuntita me lo stesse imprigionando in
una tortura continua. Beh quel colui che stava facendo questo a me e al
mio cuore aveva tutte le ragioni. Non ero perdonabile.
Il tempo non contava, io lo dovevo trovare, dovevo trovare Jacob...per
forza...lo dovevo trovare vivo e vegeto.
A poco a poco mentre mi muovevo nell' acqua, sempre più
lentamente, perdendo sempre più le forze, il sole sorgeva e
le acque i facevano chiare e cristalline.
Allora avevo nuotato tutta la notte. Tutta la notte senza risultato. E
adesso, senza forze, sarei sprofondata anch'io. "Ben mi sta!" pensai e
poi tutto si fece buio.
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Capitolo 5 *** 5) Complicazioni ***
-Kyleigh!- diceva una voce in preda al panico -Ti prego resisti-
Era una bella voce, ma era troppo preoccupata. Perchè era
preoccupata? In fondo se riuscivo a sentirla era perche stavo bene.
-Kyleigh...- la voce era mozzata del dolore. Ma riuscii a riconoscerla
lo stesso era impossibile non riconoscerla. Ma questo significava che
ero morta. Beh, tanto meglio, una fatica in meno.
Ma se io ero morta voleva dire che anche Jacob lo era. No. Non era
possibile.
-...Jake...- sussurai, sentendo le lacrime scorrermi sul viso.
Così anche i morti potevano piangere.
-Kyleigh mi senti?-
Aprii un po gli occhi per aver conferma dei miei pensieri. E come
immaginavo, il volto sfocato di Jacob era davanti a me. Anche da morto
era bello. Come poteva non esserlo. Niente avrebbe potuto intaccare la
sua bellezza.
-Kyleigh, perdonami, non volevo, non avrei mai immaginato.-
-P-perdonarti e per cosa? E' solo colpa mia- balbettai tra i
singhiozzi. -Perchè noi siam morti vero?-
-Morti? Certo che no...- fece un bel respiro e poi continuò
-Scusami, Kyleigh, non pensavo che avresti fatto una cosa
così per me, il mio era solo uno scherzo. Giuro non
immaginavo. Perdonami-
Non capivo cosa stesse dicendo. -Uno scherzo?- farfugliai continuando a
piangere. -Mi stai dicendo che... che io...- non riuscii a continuare
la frase, era troppo doloroso anche solo pensare ad aver pensato di
averlo perso.
Sentivo la testa girare e le mani mi tremavano.
-Scusami veramente-
-Jacob io ti... sei uno stronzo- gemetti e, singhiozzando, iniziai a
prenderlo a pugni, pugni privi di forza che lui fermò
bloccandomi le braccia dolcemente e abbracciandomi.
-Perdonami ti prego- disse cullandomi tra le braccia bagnate. Ma io non
volevo essere cullata, no, così mi liberai dal suo abbraccio
e barcollante mi alzai e iniziai a correre via.
Mi sentivo come un peso dentro che mi rallentava, e non riuscivo a
correre. Non sapevo se fosse per il dolore causato dal pensiero di
perdere jacob o per cos' altro.
La corsa era sempre più simile a una camminata stentata ed,
ad un tratto, il peso che sentivo nel mio petto si trasferì
agli occhi, e mi accecò per un attimo.
In un secondo non vidi più nulla e la mia camminata stentata
s'interruppe
Ero appena arrivata sul ciglio della strada quando, senza rendermene
conto, lasciai che il mio corpo si abbandonasse al suolo.
Ero del tutto certa che stessi sognando.
Scene di vita, ma non della mia vita, mi si presentavano davanti come
un serie di foto scattate al momento, ma ogni foto che appariva
cancellava del tutto la precedente.
Il volto di Jacob, la foresta tra Forks e La Push, un vampiro neonato
che stringeva in una morsa un lupo rossiccio, Jake che baciava una
ragazza dai capelli mori in un luogo innevato vicino ad una foresta ed
in fine il bellissimo e devastante volto di un succhiasangue dai
capelli ramati e gli occhi color del carbone che guardava con sguardo
minaccioso qualcuno o qualcosa che io non vedevo.
Quando mi svegliai sentii gli occhi gonfi di lacrime, che non sapevo
quando avessero iniziato a sgorgare, e quando li aprii mi accorsi di
trovarmi sdraiata su un letto in una stanza che conoscevo, dove avevo
passato tante notti da quando ero a La Push.
Accanto al letto, seduto in un posizione tanto scomoda da far venire
male a me che ero coricata, il proprietario della stanza, in cui mi
trovavo, dormiva e mi teneva per mano.
Così, quando mi sedetti sul letto, cercai di spostare il
meno possibile la mano che il mio amore teneva, per non svegliarlo.
"mmm...buono..." pensai, leccandomi il labbro superiore.
Mi passai il dorso della mano libera tra il naso e il labbro per
controllare se effettivamente avevo qualcosa e quando la spostai vidi
che quel qualcosa c'era.
-Merda...sangue!- esclamai e, dimenticandomi del tutto che Jacob mi
teneva la mano, la spostai violentemente svegliandolo.
Nel giro di mezzo secondo estrassi il braccio dalla manica della maglia
e tenni quest'ultima premuta sotto il naso in modo da placare un po'
l'emorragia ma soprattuto in modo da non sporcare il letto di Jacob che
nel frattempo stava iniziando ad aprire gli occhi.
-Oh cazzo, Kyleigh, che sta succedendo?- esclamò, Jacob,
sconvolto, non appena riprese del tutto conoscenza.
-Niente, ho solo bisogno di un fazzoletto di carta bagnato con acqua
gelida- boffonchiai continuando a tenere la testa in avanti
per non ingerire sangue.
Due secondi dopo Jacob fu di ritorno con il fazzoletto che gli avevo
chiesto e che applicai subito, sul naso nella zona fra gli occhi,
continuando a premere la manica della maglia sotto il naso.
Ero in una posizione scomodissima, tenevo con il polso, del braccio
libero, la manica della maglia, e con la mano, sempre dello stesso
braccio, poiche l'altro era teso e incastrato dentro la maglia
appiccicato al fianco, il fazzoletto.
-Jake, puoi riprenderti un attimo il fazzoletto e girarti? Please...-
farfugliai.
Dubbioso, ma senza indugiare, fece come gli dissi, così
visto che era girato mi tolsi del tutto la maglia, rimanendo in
reggiseno, in modo da avere tutte e due le mani disponibili e ripresi
il fazzoletto intimando a Jake che se si fosse girato l'avrebbe pagata
cara.
Rimanemmo in silenzio e nella stessa posizione, per tutti i venti
minuti (molto più di come sarebbe durato a un comune essere
umano) che ci vollero a placare del tutto l'epistassi.
-C'è qualcuno giù?- chiesi
-No, perchè?-
-Perchè devo andare giù, ma tu devi chiudere gli
occhi però-
-No, no tu non ti muovi da lì, vado giù io.-
-No no Jacob non ci siamo capiti, scendo io punto.- risposi con voce
atonica.
-Sei sicura di star bene?-
Era seriamente preoccupato ma io mi sentivo stordita e non me ne
importava niente della sua preoccupazione.
-Si, tu pensa solo a chiudere gli occhi.-
-Si...si...ok...ok- rispose chiudendo gli occhi
Gli passai di fianco e scesi buttando nel cestino della cucina la mia
maglia sporca e il fazzoletto bagnato, ma mentre facevo le scale per
ritornare su, inciapai intontita com'ero, facendo un tonfo che fece
precipitare Jacob da me.
Mi prese in braccio, imbarazzato per il mio "non abbigliamento", come
se fossi peso piuma, evitando di guardarmi.
-Vedi, te l'avevo detto che dovevo andarci io!- mi sgridò
salendo le scale.
-Scusami...- mugugnai affondando il viso sul suo petto.
Arrivati in camera, Jacob mi adagiò delicatamente sul suo
letto facendomi sdraiare e coprendomi con un lenzuolo che doveva aver
messo prima.
-Grazie- dissi dopo che mi ebbe dato una sua maglia che indossai
prontamente dopodichè rimanemmo in silenzio per un bel po di
tempo, tanto che ero lì lì per addormentarmi e
quando Jacob parlò sobbalzai.
-Ti capita spesso?- chiese
-Eh? Cosa?- risposi confusa.
-Perdere sangue dal naso-
-Ah... no, beh, non sempre... nelle ultime due settimane
sarà capitato 5 o 6 volte...- e sbadigliai
-E TU DICI NON SEMPRE?- urlò allarmato alzando le braccia al
cielo. -Devi andare da un medico, Kyleigh. Troppi svenimenti ed adesso
anche questo. Non è normale! Soprattutto per quelli come
noi.- continuò guardandomi ansiosamente.
-Jacob... tu ti preoccupi troppo... e poi non sarebbe matematicamente
possibile, come pensi che reagirebbe un medico di fronte alla mia
normale temperatura di 42° gradi?- dissi con lo sguardo mezzo
assente per lo stordimento e l'abbiocco che mi stava prendendo.
Rimase un po' in silenzio poi parlò - Conosco io un medico
che può visitarti ma... con lui ci vuole... moooolta calma.
Quando lo vedrai capirai, tu rammenda solo le mie parole. Molta calma.-
e si alzò in piedi.
-Dove...v-vai?-
-A chiamare il dottore mi pare ovvio.-
-No... no... domani... stai qua con me...-farfugliai sempre
più assonnata cercando di tenere gli occhi aperti.
-Ok, ma domani ci vado.- rispose e si sedette accanto a me come un
attimo prima e non appena lo fece mi rannicchiai contro di lui e caddi
tra le braccia di Morfeo.
-Jake?- farfugliai assonnata, con ancora gli occhi socchisi, non appena
mi svegliai.
Sarebbe stato fantastico ritrovarlo là non appena sveglia.
Vedere come prima cosa al proprio risveglio la persona amata, sarebbe
il sogno di ogni ragazza innamorata, nonchè uno dei miei
tanti.
"Ok,ok, è papale... sto andando fuori di brutto!" pensai.
Purtroppo per me, quella mattina il sogno non si sarebbe realizzato
perchè non udendo alcuna risposta, o movimento, o qualsiasi
altra cosa che mi permettesse di capire che Jacob si trovava nella
stanza, forzatamente aprii gli occhi e confermai la mia supposizione.
Jacob non si trovava in quella stanza.
Sgattaiolai velocemente fuori dalla porta della stanza, con la testa
che mi girava, senza fare un minimo rumore, e perlustrai la casa, non
facendomi beccare da Billy, alla ricerca di Jacob che, sfortunatamente,
non c'era.
Sbuffando, rientrai nella camera di Jake e cercai nell'armadio un
piccolo paio di pantaloni che potesse andarmi, ma non trovandolo optai
per prendere in prestito da quell'armadio, la maglia più
lunga che c'era, che, dopo averla indossata, mi resi conto che mi
arrivava fino alle ginocchia.
"Serve essere piccoli, di statura, a volte" sorrisi e non potendone
più di quel girare degli oggetti attorno a me (cosa che mi
capita quando mi gira troppo la testa) mi lasciai andare sul letto,
chiudendo un momento gli occhi.
Anche da sdraiata, sentivo chiaramente il fluttuare delle cose attorno
a me e stufa, imprecando mentalmente, mi alzai aprii la finestra e mi
preparai al salto.
Ormai, dopo tutte le volte che l avevo fatto, avrei dovuto fare un
atterraggio perfetto invece quella mattina, non fu così.
Atterrando, infatti, appoggiai male, anzi, più che male, il
piede, rompendomi una caviglia.
"Cazzo!"
Mi rimisi in piedi a fatica e saltellai fino ad arrivare alla foresta,
dove mi sedetti sul terriccio accanto a un albero.
"Che mattinata di merda! Già ho la testa che mi gira, in
più questo!" pensai indicandomi la caviglia e preparandomi a
rimetterla a posto.
Non ero molto pratica sul come fare, poichè, di solito,
quando ero ancora umana al cento per cento, non che adesso non lo fossi
ma quando non ero ancora un licantropo, e capitavano certe cose,
solitamente quando...ehm...cacciavo, andavo all' ospedale e i dottori
riparavano.
Ricordai una volta, quando dopo una caccia, a seattle, nella quale mi
ero rotta un polso, di come i medici mi avevano messo a posto il polso.
Così, feci un respiro profondo e imitai il loro gesto
prendendo la caviglia tra le mani e, urlando per il dolore lancinante,
la rigirai dandole nuovamente il verso giusto, dopodichè,
prendendo un altro bel respiro con un colpo secco dall'esterno della
caviglia la riassestai.
Avevo il respiro affannoso, la testa che girava e un male assurdo alla
caviglia.
Appoggiando la schiena al tronco dell' albero, chiudendo gli occhi e
respirando a fatica, pensai "Beh dai tra qualche ora almeno
è guarita." e tirai un sospiro di sollievo
Rimasi appoggiata all'albero per qualche tempo non saprei bene dire
quanto. Pensai che ero uscita per cercare quello stupido di Jacob ma
non ero nelle condizioni migliori per poter affrontare una lunga e
faticosa ricerca, perciò optai per andarmene a casa mia,
tanto se Jake mi avesse cercata sarei stata in un posto rintracciabile,
così a fatica mi alzai in piedi e appoggiangomi agli alberi,
senza appoggiare la gamba malmessa, mi avviai verso casa.
Quando, però, fui quasi sull'uscio di casa, sentendo un
ruggito o qualcosa di simile, nella mia mente apparve l'immagine del
vampiro dai capelli ramati che avevo sognato, allora dimenticando,
praticamente, del tutto il dolore che avevo alla caviglia mi misi a
correre il più velocemente possibile, zoppicando, verso il
luogo da cui proveniva il ruggito.
La scena che mi ritrovai daventi mi fece provare talmente tante
emozioni contemporaneamente che mi venne quasi un mancamento. Ci
mancava pure quello.
Ero agli inizi di Forks, di fronte ad un piccolo stabile, davanti al
quale Jacob, coi capelli sciolti, baciava appassionatamente la ragazza
del mio sogno.
Mi ripresi solo dallo shock quando vidi, dietro di loro, il
succhiasangue che si preparava ad attacare Jake con sguardo pieno di
ira.
Mi parai davanti a Jacob, nello stesso istante in cui il vampiro si
scagliava verso di lui con un grido che poteva essere un risata o un
urlo di rabbia, o entrambe le cose insieme e, dopo averlo bloccato lo
scagliai contro il muro della casa.
Ero stata talmente abituata ad affrontare combattimenti del genere che
ormai certi gesti mi venivano automatici e non provavo la minima fatica.
I due dietro di noi, Jacob in particolar modo, sembravano
però non accorgersi di niente.
Non appena il vampiro si fu rialzato, poi, si mise in posizione di
attacco, cercando uno spazio tra me e Jacob per poter passare per
attaccarlo, come se io non ci fossi stata, come se non fossi stata io a
farlo sbattere addosso al muro.
Quando succedono dei fatti del genere, e non vengo minimamente
calcolata, come se non esistessi (non che mi piaccia stare al cetro
delle attenzioni!), beh quella è una delle tante cose che mi
fanno andare fuori controllo.
Perciò furiosa, sia per quello, sia per il fatto che quel
nonmorto voleva attaccare il MIO Jacob, senza nemmeno pensarci, mi
avventai contro il succhiasangue con tutta la forza possibile.
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Capitolo 6 *** 6) Dichiarazioni ***
-KYLEIGH! FERMA! - urlò Jacob nello stesso istante in cui io
stavo per colpire il rossiccio con un cazzotto in pieno volto, ma prima
che potessi affondare il colpo Jacob mi bloccò e mi
spostò di peso, tirandomi via dalle braccia.
-Kyleigh, calmati, è colpa mia, lui voleva solo difenderla-
mi sussurrò tenendomi da dietro per le spalle.
Mi girai verso Jacob, mentre lui continuava a tenermi, e lo guardai con
tutta la rabbia che provavo e continuai a fissarlo senza dire niente.
-Ti posso lasciare?- chiese.
Annuii e dopo che mi ebbe lasciata andare, mi incamminai verso la via
del ritorno senza dire niente.
-Kyleigh, puoi anche scusarti!- disse Jacob non a voce altissima ma
riuscii comunque a sentirlo.
Allora mi girai verso di lui e degli altri due, il succhiasangue e
quella che pareva essere la sua ragazza, anche se il che era poco
probabile perchè a meno che lei non si fosse spostata
continuamente assieme al succhiasange, i vampiri non risiedono
stabilemente in un luogo e la relazione non sarebbe potuta funzionare.
"E poi i vampiri non hanno relazioni con gli umani!" pensai.
O forse mi stavo totalmente sbagliando e quella era la ragazza di
Jacob, e la cosa in questo caso era più probabile. Ripensai
alle parole di Jacob "è colpa mia, lui voleva solo
difenderla", e le cose non quadravano di nuovo.
Ma, sinceramente, in quel momento delle vicende di quel triangolo
amoroso me ne importava ben poco e, dopo esseremi girata verso il trio
li guardai in cagnesco, e dopodiche mi rigirai e ripresi la mia strada
camminando lentamente, e zoppicando
Zoppicai, tremando di tanto in tanto, fino a casa sentendomi ribollire
di rabbia.
Quando fui giunta a destinazione, la caviglia riprese a pulsarmi e far
realmente male e dopo essere entrata in casa senza neanche pensarci mi
diressi verso il bagno dove mi feci una doccia bollente nella speranza
di calmare il nervosismo ma nemmeno la doccia servì molto.
Dlin dlon.
Non risposi.
Dlin dlon.
Di nuovo.
-Kyleigh, sono io, avanti apri.- Era la voce di Jacob.
-Apri, lo so che ci sei.- insistette.
-Va a casa Jake- urlai dal bagno mentre mi spazzolavo i capelli fradici.
-Kyleigh ho bisogno di parlarti, apri forza.-
Non avevo voglia ne di sentirlo ne di vederlo, anche perche se l'avessi
fatto sarebbe finita male.
-Vattene Jacob, per favore- risposi andando davanti alla porta e
chiudendola a chiave
-No! Apri!-
-Dannazione Ky, è importante!- continuò
-Non mi importa- ringhiai
-Kyleigh!-
Rimasi in silenzio appoggiata con le mani alla porta.
-Devo parlarti- disse a denti stretti con la voce tremante quanto
bastava da farmi capire che si stava surriscaldando.
-MALEDIZIONE! KYLEIGH, APRI!- urlò tirando un pugno contro
la porta.
Non gli diedi retta.
-Accidenti APRI! APRI O LA BUTTO GIU'!- urlò sempre
più furioso tirando di nuovo un pugno contro la porta,
questa volta talmente violentemente che la sentii vibrare.
Mi spostai di poco e facendo uso del mio potere extra girai la chiave
aprendo la porta
-Entra- e mi diressi verso la cucina.
-Cosa diamine ti è preso eh? Prima...adesso si
può sapere cosa c'è?- mi urlò non
appena entrato come per accusarmi.
-Senti, UNO ti ho fatto entrare solo perchè non volevo che
ai vicini venisse un infarto a vederti trasformato...perchè
ti saresti trasformato, DUE non ho voglia di sentirti e TRE se sei
venuto qua solo a farmi la ramanzina, la porta sai dov'è
quindi... EVAPORA!!!- dissi girandomi, verso Jake che mi seguiva,
rendendo il mio viso poco amichevole.
Lo sguardo di Jacob, che prima era totalemte furioso sembrò
a poco a poco diventare imbarazzato.
-No, scusa, ero arrabbiato... Non volevo farti la ramanzina... Sono uno
stupido, me la prendo troppo, perdonami. Beh comunque volevo parlarti.-
disse, fermandosi sulla soglia della cucina mentre io mi sedevo su una
delle quattro sedie di mogano.-Quello che ti volevo dire, è
che...-
-Che???- chiesi accigliata.
-... è che io ti amo Kyleigh Barnsworth.-
Rimasi di sasso.
-Mi stai forse prendendo in giro Jacob? Non sei divertente sai?!?- lo
interruppi, sconvolta e irritata, con la voce al di sopra di due ottave
dal normale, alzandomi di scatto.
-No, no perchè dovrei?- chiese sincero, con tono calmo,
adesso guardandomi negli occhi.
-Ah, mi chiedi anche perchè? Come se non fosse palesemente
chiaro!- risposi tremando.
-No! Lasciami spiegare...- disse avvicinandosi verso di me.
-No Jake, non voglio spiegazioni, tanto sarebbero tutte scuse per
affievolire la colpa del tuo comportamento, e non mi servono.
Mi ero ripromessa di non dovertelo mai dire. Ma adesso non mi lasci
altra scelta. Ma credo sia già chiaro.
Ho lottato contro questo sentimento, ma è stato tutto
invano. Ogni qual volta pensavo per ipotesi, anche se era la
più terribile blasfemia, che tu non ci fossi, che te ne
andassi o che so io... mi sentivo andare in frantumi...- feci un
respiro profondo e, prima che Jacob potesse fiatare, continuai -Quindi,
sapendo che non avrei mi potuto far niente contro questo mio affetto
nei tuoi confronti, mi sono convinta nel profondo del cuore e
dell'anima che avrei vissuto con esso, senza recare
nè danno nè disturbo ad alcuna persona.- fui
percossa da un tremito.
-Questa è la prima volta che mi apro veramente con
qualcuno... E ti voglio dire il motivo per cui l'ho fatto, che non
è di sicuro per mettere scompiglio nella falsità
dei tuoi sentimenti, ma solo perchè odio essere presa in
giro. E odio le persone che si prendono gioco di me. Perciò,
adesso, se non ti reca tanta noia, ti chiedo di andarte da casa mia.
Perchè sarebbero state tante le persone che avrei immaginato
potessero ingannarmi, ma da te... da te, proprio non me lo sarei mai
aspettato, quindi, per favore, adesso esci.- risposi ringhiando tra i
denti l'ultima frase e sentendo il mio volto rigasi di lacrime mute.
Fece per parlare, ma appena aprì bocca, con occhi chiusi, in
speranza di placare le lacrime, indicai con la mano la direzione della
porta come a dirgli di uscire.
Riaprii gli occhi, capendo che le lacrime sarebbero scorse ugualmente,
e vidi lo sguardo di Jacob diventare un misto tra lo sbigottito e il
furioso, una combinazione di sentimenti che non donava molto come
espressione sul suo volto, lasciandolo ugualmente mereviglioso. Poi si
girò e si avviò verso la porta ma non feci in
tempo a sentirla chiudersi che il confine tra la parete e la porta
della cucina prese un angolazione di 60° gradi, poi di
90° ed infine il buio.
-Mi deve dire che cos'ha!- fu la prima cosa che sentii.
-Jacob, non lo sto dicendo per finta o per quello che ha fatto ai miei
figli, ma io davvero non lo so... Dovrei prima parlare con lei, ma se
tu non me lo permetti...-
-Lei...- rispose Jacob quasi ringhiando -...io non so come potrebbe
reagire vedendoti! E... non voglio farla star male ancora!-
-Jacob?- chiamai a voce bassa, aprendo appena gli occhi e accorgendomi
di essere nel salotto di casa mia.
Corse subito da me. -Ehi, ehi... Ky, mi dispiace davvero. So che
ultimamente non faccio altro che scusarmi ma non lo faccio apposta...-
mi disse dolcemente abbassandosi al livello del divano, dove io ero
sdraiata, e sedendosi sul pavimento.
-Tu non centri, sono io che son da rottamare- risposi ridendo a stento.
Restammo in silenzio per un po' guardandoci quando chiesi di punto in
bianco con chi Jacob stesse parlando poco prima.
-Oh cavolo!- esclamò, molto probabilmente se n'era
dimenticato. -Vedi, di là c'è quel dottore di cui
ti avevo parlato ieri. Ti ha visitato prima, ma adesso chiede di
parlarti.-
-Beh allora fallo entrare.- risposi sedendomi sul divano a gambe
incrociate.
-Aspetta, aspetta. Come ti ho detto lui non è un medico
normale. Quindi non vorrei che ti agitassi, e soprattutto non vorrei
vederti trasformata in queste condizioni.-
-Trasformata? Manco fosse un vampiro- risi.
-Ehm... non ti facevo tanto perspicace- rispose in una risata nervosa.
-Vuoi dire che è davvero un succhiasangue? E mi ha
visitato?- chiesi sgranando gli occhi.
Annuì, poi si alzò e andò i corridoio
dove molto probabilemte c'era il medico-vampiro.
-Beh, Carlisle, adesso?- chiese Jacob
-Provo ad andare a parlarle.- rispose con voce autoritaria l'altro, e
poco dopo sbucò in salotto a poca distanza da me un vampiro
biondo con gli occhi dorati, sui 25, vestito in giacca e cravatta.
"Ma cos'è il raduno dei succhiasangue dagli occhi dorati?"
pensai
-Buongiorno- disse con voce melodiosa.
Alzai la testa come a salutare, cercando di mantenere i nervi saldi.
-Piacere, io sono Carlisle- continuò allungandomi la mano
aspettando che gliela stringessi ma quando capì che non
l'avrei fatto la ritirò mettendosela in tasca.
Intanto Jake mi si sedette accanto e mi prese per mano. La sua mano era
molto più calda rispetto alla mia anche se la nostra
temperatura doveva essere la stessa, ma attribuii la differenza di
calore al fatto che non ero in piena forma.
-Kyleigh, sei gelida.- esclamò preoccupato. -Carlisle fammi
sentire la tua mano- continuò con tono ripugnante.
Il dottore gliela porse e lui la strinse per mezzo secondo poi mi
guardò con gli occhi sgranati e porse la mia mano al medico.
Mentre questi la prendeva tra le sue, Jacob mi sussurrava di stare
calma e mi accarezzava i capelli. Facendomi dimenticare che un vampiro
mi stava tenendo la mano.
-Kyleigh, come ti senti?- mi domandò Carlisle, dopo aver
riflettuto un po'.
-Bene adesso...-
-Di solito invece? Jacob mi ha spiegato qualcosa ma vorrei avere
più informazioni da te.-
-Beh anche solitamente sto bene... Solo che alcune volte mi capita di
svenire, o che mi giri o mi faccia male la testa, o che vedo meglio o
peggio del dovuto, o che perda sangue dal naso... Tutti sintomi da calo
di zuccheri no?!?- risposi facendo un sorriso sforzato.
-Ridi.- disse e lo feci anche se un po perplessa, non capendo
perchè mai dovessi ridere.
-Jacob, puoi uscire un attimo di casa? Devo solo fare una prova.-
chiese Carlisle girandosi verso di lui.
-No! Io non la lascio!- ringhiò Jacob.
-E' per Alice, lo sai che non può vedere se ci sei tu! Le
starò lontano.-
-Stai calma, non ti agitare ok?!? Io torno subito. Promesso- mi
sussurrò Jake poi si rivolse a Carlisle e con sguardo
minaccioso disse -Un minuto, un minuto soltanto!- e dopo essersi alzato
uscì di casa.
-Alice, sono Carlisle. Sono in quella vecchia casa della signora
Thurston. Ho bisogno che cerchi di vedermi.- disse rivolgendosi a
quelcun'altro dall'altra parte del microcellulare.
-E' sfocata? Ma la vedi- continuò mezzo secondo dopo
-Si, rossi- rispose a non sò quale domanda
-Ok, si tranquilla grazie Alice- e riattaccò.
-Kyleigh, calmati. Non vorrai mica far sciocchezze.- mi disse, mentre
tremavo, come se avesse saputo che di li a poco sarei "espolosa", poi
chiamò il nome di Jacob che dopo cinque secondi al massimo
rientrò e non appena si accorse di quello che stava per
succedermi mi corse accanto e mi abbracciò sussurrandomi che
andava tutto bene, facendomi così calmare.
-Jacob, Alice la vede. Non chiarissima ma la vede. Credo di aver
capito. Ma prima voglio esserne sicuro. Non sarebbe una bella
cosa, per voi, se quello che credo che abbia fosse vero.-
-Cos' ho?- chiesi nello stesso momento in cui Jacob chiese cos'avevo.
-Il tuo corpo sta subendo un mutamento. Devo andare. Kyeligh... Jacob-
rispose rivolgendosi a me e dopo aver salutatò
sparì.
Rimasi impietrita con circa un milione di domande nella mente, ma una
in particolare rimbombava fra tutte le altre "Di che diavolo di
mutamento stava parlando!"
-Ma cosa, stava dicendo? Fa sempre così?- chiesi inarcando
un sopracciglio.
-No, non di consueto. Non che lo conosca benissimo ma di solito
è una persona pacata e composta.- rispose Jake scogliendosi
dall'abbraccio ma restandomi sempre accanto.
-Ah beh, le cose si fanno sempre più strane- dissi
mettendola sul ridere
Jacob mi accarezzò i capelli, sollevò una lunga
ciocca e cominciò a giocarci -Eh già,
chissà che magari adesso non sbuchi E.T. dall'armadio-
"Oddio!" esclamai al pensiero che Jake giocasse con i miei capelli.
-Quanto sei scemo!- e risi
Ci guardammo per un momento che mi parse interminabile, mentre Jacob
continuava va giocherellare coi miei capelli, poi lo vidi avvicinare il
suo volto al mio, ma quando le sue labbra furono a un centimetro di
distanza dalle mie abbassai il capo.
"No, non adesso, devo prima chiari..." stavo pensando quando Jake mi
sollevò il mento, delicatamente con una mano, facendo
così combaciare perfettamente le mie labbra alle sue e,
senza avere il tempo di formulare pensieri coerenti mi ritrovai a
baciare Jacob.
Mi cinse la vita con il braccio e mi fece dimenticare ogni cosa: le
domande che mi vorticavano nella testa, quello che avevo visto, tutto.
Tutto tranne me e lui.
Fu il bacio più meraviglioso della mia vita, il bacio che
non mi sarei mai immaginata di poter scambiare.
Potevo sentire come tanti oggetti intorno a me stessero fluttuando, ma
poco me ne importava, e non gli diedi retta, anzi decisa a far finta di
nulla intrecciai le mie dita ai capelli di Jake, finchè non
sentii un sonoro scrash e mi toccò, malvolentieri scostarmi.
Cercai di riprendere il controllo e con tutta la calma che potevo avere
in quel momento, che era ben poca, feci adagiare lentamente al loro
posto tutti gli oggetti che fluttuavano per aria.
Guardai Jacob che non sembrava particolarmente stupito dalla mia
"reazione" e, rivolgendogli un sorriso, mi alzai andano a raccogliere i
cocci del vaso che avevo appena, inconsapevolmente, rotto.
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Capitolo 7 *** 7) Una di loro ***
e anche il settimo capitolo è arrivatooooo!!! oggi
è un prendi 3 paghi 1 XD
7) Una di loro
Poco dopo Jacob mi disse che doveva andare a riferire agli altri del
branco il fatto ci sarebbe stata la probabilità che Carlisle
sarebbe venuto qua da me o noi saremmo dovuti andare dai Cullen.
Il modo, tanto inatteso, in cui pronunciò quel noi, inteso
come me e lui, mi fece sconnettere il cervello dal resto del corpo e mi
ritrovai ad annuire senza capire il resto di quello che aveva detto.
Fece per uscire di casa ma quando fu davanti alla porta lo sentii
tornare in dietro, per darmi un bacio rapido sulle labbra e poi
uscì.
Ero del tutto frastornata, nella mia mente c'erano un groviglio di
pensieri tutti totalmente incoerenti e senza senso, così
girovagai per casa senza una meta cercando di riformulare le idee.
Quando andai in camera mi soffermai a guardarmi davanti allo specchio,
per vedere se i cambiamenti che secondo Carlisle stava subendo il mio
corpo erano evidenti anche nell'aspetto fisico.
L'uniche due cose che notai erano che la mia pelle di solito rosata era
sull'avorio e che i miei capelli era totalmente incarbugliati, quindi
il primo fatto molto probabilmente era dovuto alla mia scarsa
alimentazione e al non stare bene degli ultimi tempi e per i capelli,
quando si hanno lunghi è un bel problema tenerli districati.
Di altri mutamenti, non ce n'era neanche l'ombra.
Andai in bagno a prendere la spazzola e iniziai a pettinare i capelli
togliendo tutti i nodi possibili, quando ebbi finito mi lavai i denti e
uscita dal bagno mi infilai un paio di scarpe pronta ad uscire con la
speranza che una boccata d'aria avrebbe potuto giovare alla mia salute.
Non appena uscii dalla soglia di casa vidi che Jacob stava scendendo da
una macchina, che aveva parcheggiato dall'altro lato della strada, con
un paio di jeans corti fino al ginocchio, una canotta bianca aderente
che gli metteva in risalto tutti i muscoli e i capelli legati alla base
della nuca. Un vero schianto!
-Cosa stai pensando di fare?- chiese spalancando gli occhi, non appena
mi vide.
-Due passi.- risposi sorridendo. -Come mai di nuovo qui?-
-Si,si... uno, due... adesso torna dentro- e mi appoggiò le
mani sulle spalle, come a fare un trenino, guidandomi dentro casa.
-Ma io voglio uscire- mugugnai girandomi verso Jacob e facendo gli
occhioni.
-Quando starai bene uscirai- rispose e mi sorrise.
-Ma io sto bene adesso.-
Fece cenno col capo di no -tu non mi freghi- disse e mi prese in
braccio.
-Uffi, sei crudele- esclamai
-Si, si- e mi sorrise sedendosi sul divano con me in braccio. -Ma sai
che sei proprio piccola?!?-
-Me lo dicono in molti- risposi con indifferenza e feci la linguaccia
poi mi accoccolai su di lui.
Sentii qualcosa sfiorarmi i capelli, forse le sue labbra? Poi mi
spostò, con le mani, i capelli tutti su una spalla e
iniziò a baciarmi la parte del collo scoperta, da poco sotto
il mento fino all'incavo della clavicola, poi di nuovo e ancora e
ancora.
Chiusi gli occhi, sentivo brividi in tutto il corpo e il mio respiro
divenne corto ed irregolare.
Avevo forse trovato il paradiso? Naaa... per quelli come me non
c'è ne paradiso ne inferno, solo il confine reale tra i due,
la Terra. Ma se in questa Terra, tutto era così realmente
meraviglioso uno scopo per restarci c'era davvero...
-Jake...- sussurrai
-Si?- rispose continuando a baciarmi, mani, capelli, collo... Sembrava
che volesse assaporare ogni parte lecita di me e io mi sentivo
così...bene, ma la ragione voleva prevalere sull'istinto.
-Fermati, per favore- risposi in un sussurro.
Non mi diede retta e continuò a baciarmi, mi voleva lo
sapevo... mi voleva come io volevo lui.
-mmm... Jake... davvero...- sussurrai facendolo finalmente fermare.
Avevo prima bisogno di chiarire, davvero.
Aprii gli occhi, e dopo aver messo a fuoco, con un po di sforzo, la
poltrona che fluttuava la feci atterrare con un tonfo,
dopodichè mi riaccoccolai su Jacob.
-Ehi, cosa fai, ti fermi qui a cena?- chiesi poco dopo.
-Se mi vuoi... se no non c'è problema o vado a casa o a
caccia- rispose facendomi un sorriso.
-No, no, non se ne parla nemmeno! Bleah- esclamai, alzandomi, poi mi
diressi verso la cucina e neanche mezzo minuto dopo Jacob mi fu accanto.
Stavamo preparando la cena, più che altro ero io a preparare
e Jake si limitava a tagliare l' insalata, quando, come un fulmine a
ciel sereno venni colpita da un odore delizioso, ma non era affatto
l'odore di quello che stavamo cucinando.
Inspirai a fondo quel profumo, e catturata dalla dolcezza che emanava,
senza pensare minimamente a ciò che stavo per fare mi
avventai contro l'oggetto che in quel momento suscitava in me quel
dolce dolore alla gola e che era per me oggetto di desidero.
Stavo per compiere un gesto di cui mi sarei pentita per
l'eternità quando, per fortuna mia, e anche di colui che
stavo per attaccare, venni colta da un lampo di lucidità.
Balzai con salto all'indietro al di là del tavolo che prima
avevo dietro le spalle e quando atterrai feci cadere con un tonfo secco
una sedia.
-Jake... esci, chiama il dottore... il succhiasangue...- sussurrai a
denti stretti accovacciata sul pavimento con una mano alla gola.
-Ky, calmati è solo un taglietto, nel giro di dieci minuti
guarisce- mi rispose, Jacob con voce un po tra l'incerto e lo
spaventato.
-Non è... per quello... fai come ti ho detto- gracchiai
tossendo tra una parola e l'altra.
Dovevo essere stata convincente dato che uscì di casa senza
proferire parola e qualche minuto dopo entrò Carlisle.
Ero ancora accovacciata, quando entrò.
-Cosa mi sta succedendo?- gli urlai contro alzandomi a
velocità sovrumana. -Voglio... pretendo una risposta!-
continuai.
Ero sicura che stesse parlando, ma non riuscii a sentire una sola
parola di quello che disse e, dopo pochi secondi dovetti correre in
bagno.
Spalancai la porta e senza nemmeno chiuderla mi accovacciai con la
testa sul water.
-E per questo cosa mi dice?- parlai, dopo, pulendomi la bocca dal
sangue con il dorso della mano.
-Kyleigh, io penso, ne sono convinto al 90% che tu stia diventando una
di noi, una della mia specie intendo. Adesso come adesso
però non so se rimarrai anche ciò che sei tuttora.
Fino ad ora tutte le... persone che hanno avuto il tuo stesso problema
o la tua stessa fortuna, dipende dai punti di vista, non ce l hanno
fatta a superare questo periodo. Ma tu hai buone possibilità
di cavartela.- rispose con tono neutrale, dovuto a chissà
quanti anni di esercizio, mentendo sull'ultima frase.
-NO! Tutto ma non quello! Io... io non posso diventare un vampiro!
Io... non voglio!-
-Kyleigh, che tu voglia o no, stai diventando una di noi, ora, anche in
questo momento ti stai trasformando.-
Non riuscii a rispondere. Non sapevo bene perchè, ma sapevo
che era la verità. Mi ero già accorta
che mi stavo trasformando, e l'ultimo avvenimento mi portava sempre di
più a credere che le parole di Carlisle, rispecchiassero la
realtà.
"Sto diventando una di loro" pensai. Ma questo non significava che
dovessi accettarlo.
Volevo trovare una soluzione al problema, e l unico modo per farlo era
parlarne con calma. Trassi un respiro profondo.
-Senti, facciamo una bella cosa, fa come se io non ti avessi mai detto
nulla, se mi avessi vista in giro per strada, cos'avresti pensato di
me, cos'avresti pensato che fossi?- chiesi cercando di mantenere la
calma.
-Beh... senz'ombra di dubbio avrei immaginato che saresti un licantropo
ma...- rispose perplesso
-Niente ma... vedi, IO SONO UN LICANTROPO punto. E... per quello che mi
sta succedendo troveremo una soluzione. Ok? Ma non mi venire a dire che
sono un vampiro, daccordo?-
Senza che me lo chiedesse gli raccontai cos'era venuto poco prima,
quando ero assieme a Jacob, e gli domandai come poter fare in modo che
non succedesse di nuovo.
Quando Carlisle mi rispose sembrava decisamente calmo e restio a
discussioni e la sua prima risposta fu quella di incoraggiarmi a
nutrirmi di sangue, animale ovviamente, "come quello di cui ci nutriamo
io e la mia famiglia" disse, ma dopo il mio no diretto tornò
farsi pensieroso.
Aspettai una decina di minuti, ma data l assenza di parola da parte del
dottore, stufa gli chiesi se adesso, che stavo "bene" o per lo meno
megli di prima potessi vedere Jake.
Il vampiro storse le labbra ma disse di si a patto che lui potesse
rimanere, fuori da casa ma nelle vicinanze, in modo che se capitasse
qualcosa sarebbe potuto intervenire, e io acconsentii più
che felice.
Quando poi Carlisle uscì, la felicità che prima
mi aveva invaso andò a sparire al solo pensiero di come
avrei spiegato a Jake quello che gli dovevo spiegare, colmandomi poi di
ansia.
-Ky?- chiamò Jacob bussando -posso entrare?-
continuò con voce preoccupata.
Accidenti a me dovevo averlo spaventato molto, con il mio comportamento
di prima, perchè se così non fosse stato a
quest'ora si sarebbe già precipitato da me!
Accidentiaccidentiaccidenti!!! E adesso come gli avrei spiegato tutto?
Risposi di sì e poi mi avviai verso la porta per
raggiungerlo, e non appena lo vidi, notando il suo viso colmo
d'angoscia, scoppiai a piangere, e accellerando il passo gli andai
incontro e lo abbracciai con tutta la forza che avevo, sembrando una
bambina che abbraccia un gigante.
Jake, che sul subito era rimasto immobile, mi strinse dolcemente fra le
sue braccia ricambiando, così, l abbraccio.
-Scusami...- dissi singhiozzando, ma inalando il suo odore, iniziando a
sentire quel piacevole solletichio alla gola, dovetti sciogliermi
dall'abbraccio e allontanarmi di qualche passo da lui.
Mi asciugai le lacrime con i polsi e schiarendomi la voce gli dissi che
dovevo parlagli.
Ci andammo a sedere in cucina io da un lato del tavolo e lui dall'altro
dirimpetto l'uno dall'altra, come da mia richiesta.
Jacob appoggiò le proprie mani sul tavolo e io gliele presi
stringendole tra le mie.
Non riuscivo a trovare le parole adatte e non sapevo come spiegare la
cosa, in modo da farla apparire meno grave di quello che realmente era.
-Beh allora? Che mi devi dire?- chiese Jake stufatosi del silenzio.
-Ehm...ecco vedi... iostodiventandounvampiro!-risposi dicendo talmente
velocemente l ultima frase che sarebbe stato impossibile per chiunque
capirla.
-Eh?-
-Jake, io... lo so che non è una bella cosa e
troverò una soluzione... ma me lo sento... Io sto diventando
come Carlisle, io sto diventando una di loro.-
Non rispose, allontanò le mani dalle mie stringendole in 2
pugni serrei, e impallidì.
Misi la mia mano gelida sopra uno dei suoi pugni, facendolo alzare di
scatto.
-Jake...- chiamai.
-Shh! Zitta! Cazzo! Lo sapevo! Cazzo!- ringhiò prendendo a
camminare su e giù per la stanza.
Così non andava bene, non mi avrebbe mai dato
retta se la situazione sarebbe continuata in questo modo.
Dovevo trovare il coraggio, dovevo rigirare la situazione in mio
favore, dovevo avere io il coltello dalla parte del manico.
-Jake ascoltami!-dissi con voce ferma alzandomi dalla sedia e
appoggiando le mani al tavolo.
-Non ho niente da ascoltare! Preferirei vederti...- urlò ma
poi si interruppe a metà frase facendosi scuro in volto.
-Preferiresti cosa? Vedermi morta eh Jacob?- vidi i suoi occhi
sgranarsi mentre pronunciavo quella frase. -beh, cosa credi? Pensi
forse che io mi rallegri di questa situazione? Pensi che io sia, forse,
felice di diventare un fottuto succhiasangue? Credi forse che io voglia
diventare come uno di quei parassiti che hanno rovinato per sempre la
mia esistenza? eh? Dimmelo! Cosa stai pensando?- gli urlai contro.
Lo vidi pensare, cercare una risposta, che però non
arrivò, e sapevo che non sarebbe arrivata.
-Beh, se lo vuoi proprio sapere, preferirei anch'io vedermi
così.- dissi cercando ti tenere il tono della voce
più calmo e neutro possibile. -Quindi adesso ascoltami bene
e non essere stupido. Prima di pensare alla soluzione più
drastica, voglio cercare di risolvere il problema, ma per far questo ho
bisogno...ho bisogno di te! Lo capisci questo Jake?
Se poi, non dovessi riuscire risolvere un bel niente, beh, forse, il
tuo desiderio di vedermi morta si realizzerà!- conclusi
lasciandomi cadere sulla sedia, priva di forze.
Tentennò un momento, forse un secondo o due, poi, gli
sorrisi quando, con un balzo oltrepasso il tavolo e venne accanto a me.
-Mi dispiace Kyleigh...- disse mentre si accovacciava poi mi
abbracciò facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla.
-Shhhhh...-sussurrai allontanandomi un po da lui e appoggiandogli
delicatamente il mio indice sulle labbra come a zittirlo.
Mi sentii come sfinita, come se quella conversazione e quel mio piccolo
gesto mi avessero totalmente privato di ogni linfa vitale, quindi
dovetti riappoggiarmi a Jacob per evitare di svenire, e lui se ne
accorse, era inevitabile, così mi prese in braccio e mi fece
sdraiare sul divano, non feci nemmeno in tempo a chiedergli qualcosa che lo vidi
sparire per ritornare giusto qualche secondo più
tardi con Carlisle al suo fianco, poi senza che me ne accorgessi mi
addormentai.
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