Diana

di lightblue96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi presento ***
Capitolo 2: *** Quella decisione mi cambiò la vita ***
Capitolo 3: *** La patente ***
Capitolo 4: *** Destinazione Milano ***
Capitolo 5: *** Notizie e decisioni ***
Capitolo 6: *** Una città piena di ricordi ***
Capitolo 7: *** Confessioni ***
Capitolo 8: *** Pranzo assieme ***
Capitolo 9: *** È meglio così, credimi ***
Capitolo 10: *** Sorprese ***
Capitolo 11: *** Messaggi ***
Capitolo 12: *** Buona giornata, cattiva mattinata ***



Capitolo 1
*** Mi presento ***


Mi presento

 

Non sono una persona che parla molto, non sono una persona che esterna i propri sentimenti. Ho imparato a non fidarmi delle persone. Mi hanno sempre deluso. Ho imparato a cogliere l'attimo. A fare delle scelte da sola. Sono sola. I miei genitori non mi considerano, fanno come se non esistessi. Bhè perlomeno mio padre e la sua nuova mogliettina con la sua adoratissima figlioccia. Nonché mia sorellastra. Vivo con loro da quando mia madre, Mary, è morta in un incidente due anni fa. Beh, se non fosse stato per l’incidente sarebbe comunque morta. Aveva una malattia molto rara.. Sto ancora malissimo per la sua morte. Avevamo un rapporto bellissimo.. Okok, ora sto divagando. Non ho molti amici, o forse è meglio dire che ne avevo due. Uno è Luca. Da quando sono qui a Roma c'è sempre stato per me. Ed io per lui, ovvio. E l'altra era la mia migliore amica, ma è partita quando eravamo piccole e ci siamo perse. Ma non importa. Ho imparato che le persone non sempre sono come appaiono. Ho imparato che essere liberi è una cosa stupenda. Come gli uccelli che volano in cielo. Mi piace volare, con il mio scooter però. Con lui mi sento libera. L'ho chiamato Eros. Non chiedermi perchè, non lo so neanche io. Amo ballare. Amo leggere i romanzi classici. Amo ascoltare le canzoni. Amo il mare. Amo i parchi. Amo dondolarmi sull'altalena, come quando ero piccola. Amo ascoltare le canzoni dello Zecchino d'oro quando sono triste. Mi mettono allegria. Mi ricordano quando ero bambina. Quando tutto andava bene..

 

Bè, questa sono io. Una ragazza con un passato burrascoso, ma con un futuro tutto da scrivere. Una ragazza normale, semplice. Timida ma allo stesso tempo scontrosa con le persone che non conosce. Posso risultare antipatica a primo impatto. Ma non sono così. Ah, non mi sono presentata.. Mi chiamo Diana ed ho 19 anni. Sono italo-americana e vivo a Roma. Ma viaggio per tutta Italia con il mio adorato scooter. Ho appena finito le superiori e mi sono diplomata. Cerco un lavoro, qualcosa che mi faccia viaggiare e conoscere nuove città. So tre lingue, esclusa la mia: francese, inglese e spagnolo. Sono già stata a Barcellona, Siviglia e Madrid. Sono delle città stupende. Soprattutto il cibo!! Ebbene si, mi avete scoperto. Amo anche mangiare.

 

Ora basta parlare di questo, devo iniziare a raccontarvi la mia storia. Quando tutto ebbe inizio...







Altre storie:

Quando credi di odiare finisci per amare: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2015271
Il mondo si ferma quando sono con te: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1393649
Rock me (OS): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1960978&i=1
Abbiamo creato la reazione più bella del mondo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2664956&i=1

 

 

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Capitolo 2
*** Quella decisione mi cambiò la vita ***


Quella decisione mi cambiò la vita


Avevo deciso che quel caldo sabato di maggio, sarei andata alla festa più bella dell'anno. Avevo deciso di mettermi il più bel vestito che avessi nell'armadio. Sarei salita sul mio adorato scooter e sarei partita. Volevo divertirmi, dimenticare la mia vita e ballare. Ballare fino allo svenimento. La festa si sarebbe tenuta a Milano. In un locale esclusivo. Avevo il biglietto, comprato da un ragazzo della mia scuola. Partii e arrivai verso le 10.00 pm. Decisi di mangiare qualcosa, così mi incamminai verso il primo MCDonalds che incontrai. C'era molta gente e dovetti fare una lunga fila. Dovo aver pagato cercai con lo sguardo un tavolo libero e quando ne trovai uno, mi ci sedetti. Dopo aver mangiato, andai in bagno e mi incominciai a preparare: vestiro → http://weheartit.com/entry/63587461 trucco leggero, capelli sciolti e mossi, tacchi. Uscii dal Mc e andai direttamente alla festa visto che era vicina. Entrai nel locale. Era bellissimo: mille luci, molti tavoli e divanetti, una pista per ballare e il bar degli alcolici. Era già pieno. La musica alta, persone già brille. Andai al bancone e chiesi da bere.

“Certo piccola. Se ti serve altro, io sono qui” mi disse il barman facendomi un occhiolino.

“Grazie, ci penserò” gli risposi lanciandogli uno sguardo malizioso e salutandolo. Incominciai a bere e, dopo due bicchieri, ero già moolto brilla. Ballai. Molto. Al punto che, non so come, mi ritrovai sopra un tavolino con dei ragazzi che mi ballavano intorno. Finita la canzone riandai al bancone e ordinai un cocktail alcolico all'ananas.

“Sei brava a ballare” mi disse il barman. Gli sorrisi. Bevvi tutto in un sorso il cocktail e me ne riandai a ballare. Questa volta però per terra. Si avvicinò un ragazzo alto e molto bello. Iniziammo a ballare insieme. Sensualmente. A ritmo di musica. Ci baciammo. Appassionatamente.

“Sai, non dovresti approfittare di una ragazza ubriaca” gli dissi guardandolo maliziosamente. Non so perchè, ma parlai in inglese.

“Ma io non ne sto approfittando” disse avvicinandosi a me. Mi baciò ancora e ancora.

 

-Che male!- Questo fu il mio primo pensiero. Mi toccai la testa e lentamente aprii gli occhi. Mi trovavo in una stanza molto grande. E piano piano i ricordi tornarono. -bene, sono andata a letto con uno sconosciuto- pensai alzando gli occhi al cielo. Mi girai dall'altro lato del letto, per vedere il viso del ragazzo. Era davvero bello: capelli neri, carnagione scura, un fisico da urlo. Dopo averlo osservato un po', mi alzai, indossai l'intimo e presi una maglietta a maniche corte del ragazzo. Era abbastanza lunga da arrivarmi fino a sopra le ginocchia. Uscii dalla sua stanza e andai in giro. Dovevo trovare la mia borsa. Dopo un po', trovai la cucina e la vidi per terra. La presi e scavai all'interno per trovare il mio telefono e le cuffie. Una volta trovati mi misi le cuffie e cominciai a cantare a bassa voce. Nel frattempo decisi di preparare la colazione. Decisi di farmi fette biscottate con la valle e la marmellata di ciliege e, da bere, del succo d'arancia. Non mi accorsi di aver iniziato a cantare a voce alta. Lo notai solo quando, girandomi, mi trovai davanti quattro occhi che mi fissavano sbalorditi. I primi due erano di un ragazzo alto, occhi color cioccolato e capelli castano/biondo, invece gli altri due erano di un ragazzo, sempre alto, ma con gli occhi azzurri. Mi tolsi le cuffie e salutai, imbarazzata.

“Scusate, vi ho svegliato.”

Siccome fecero una faccia confusa, ritentai in inglese. E a quel punto mi capirono.

“Ciao.. comunque non ti preoccupare” mi disse occhi-cioccolato con voce ancora assonata. Occhi-azzurri invece mi squadrava dalla testa ai piedi aspettando chissà quale reazione da parte mia.

“Qualcosa che non va?” chiesi stizzita.

“Nono.. scusa. Sai, hai una bellissima voce.” rispose occhi azzurri.

“Bhè grazie.”

Iniziai a mangiare incurante di loro che mi guardavano stupiti. Dopo un po' però diventarono fastidiosi.

“Potete smetterla di guardarmi così?” sbottai

“Certo, scusa. Ma non sai chi siamo?” mi chiese occhi cioccolato

“Dovrei?” feci io.

“Okay, allora io sono Liam” si presentò occhi cioccolato

“Ed io sono Louis”

“Non saprei dirvi se è un piacere.. Comunque io sono/”

Venni interrotta da qualcuno che entrava. Era un ragazzo con i capelli ricchi ed occhi verdi. Mi squadrò anche lui.

“Perchè continuate a guardarmi come se fossi un alieno? Sono una ragazza. Le avete mai viste le ragazze?” dissi alterata. Odio la gente che mi squadra. Alzai gli occhi al cielo e andai a vestirmi senza far svegliare il bello addormentato. Gli diedi un bacio sulla guancia e gli scrissi un biglietto:

 

Ehi bello addormentato, ieri sera è stato fantastico.

Spero di rincontrarti. Un bacio, Diana

ps: i tuoi amici hanno mai visto una ragazza?”

Scesi giù. Quando andai in cucina per prendere la borsa mi scontrai con un ragazzo finto-biondo e con gli occhi celesti.

“Scusa” mi disse.

“No problem. Scusa tu, non stavo guardando dove mettevo i piedi.”

Lo sorpassai e andai in cucina.

“Bene Liu Loa è stato un piacere conoscervi.”

“Veramente i nostri nomi sono Liam e Louis” disse Liam, credo, grattandosi leggermente la testa.

“Okok. Io adesso me ne vado. Salutatemi il moro.”

E così me ne andai, senza guardare le loro facce. Però devo ammettere che erano tutti dei ragazzi bellissimi, ma nessuno superava il mio addormentato. Stranamente mi aveva colpito, e molto. 

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Capitolo 3
*** La patente ***


La patente

 

Zayn's Pov

Ero ancora mezzo addormentato quando sentii una leggera pressione sulla mia guancia. -un bacio- pensai. Lentamente i ricordi della serata appena trascorsa mi ritornarono. La bellissima ragazza dagli occhi grigi che ballava. I baci. La notte trascorsa insieme. Eppure nel suo sguardo c'era qualcosa che non andava. I suoi occhi erano così profondi, ma, in quella profondità, c'era tristezza, solitudine.. bha, forse era solo una mia impressione. Lentamente aprii gli occhi, ma lei non era più nella camera. Trovai un biglietto. Mm, Diana. Che bel nome. Scesi giù di corsa e andai in cucina, dove trovai i ragazzi.

“Buongiorno. Avete visto Diana?” chiesi

“Quella ragazza dagli occhi grigi...” iniziò Liam

“.. con una voce bellissima...” proseguì Louis

“… con un fisico da urlo..” fece Harry

“… e che non ci conosce?” terminò Niall

“Si esatto.. Aspetta! Che avete detto?”

“Abbiamo detto che ha un fisico fantastico, ha una voce stupenda e non ci conosce..”

“Harry non provarci con lei.” dissi fulminandolo con lo sguardo. Lui in risposta alzò le mani in segno di resa, ridendo. Poi mi rivolsi agli altri.

“Davvero non ci conosce?”

“Sono rimasto sorpreso anche io, fidati.” disse Louis

“Quella ragazza mi piace..”

“Niall, vale lo stesso per te.” dissi io.

“Era solo per dire” fece lui alzando gli occhi al cielo.

“Comunque se n'è andata, vero?” chiesi.

“Si.. però si è dimenticata questa” rispose Liam facendoci vedere uno strano pezzo di carta. All'interno c'era una sua foto e dei dati. “Quindi credo ritornerà a prenderla. Sembra importante” continuò lui.

“La devo assolutamente rivedere” dissi sovrappensiero.

“Non mi dire che Zayn Malik si è innamorato!” Disse Niall con una finta faccia sconvolta e ridacchiando.

“Ehi, ma se neanche la conosco”

“Bhè, a tutto c'è un rimedio” Disse Louis facendo uno sguardo strano.

 

Diana's Pov

Che dire.. dopo essere uscita da quella casa andai a prendere il motorino. Ma avevo come l'impressione che mi fossi dimenticata qualcosa. Frugai nella borsa per vedere cosa mancasse, ma c'era tutto. Ah no! -Merda- pensai -mi sono dimenticata la patente-

“Fantastico” dissi sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Presi il motorino e riandai a casa del bel addormentato. Dopotutto non potevo guidare senza patente. Lungo il tragitto chiamai Luca e gli raccontai tutto quello che era accaduto, ma una volta arrivata a destinazione dovetti salutarlo e chiudere la telefonata. Arrivai davanti la porta e bussai. Ad aprirmi fu il riccio. -come si chiamava? Henry? Harry?- che mi guardava in modo stupido.

“Cosa ci fai qui?” chiese.

“Ehy, bell'accoglienza.” gli risposi io facendo il finto broncio. Mi avvicinai a lui facendo gli occhi dolci. “Non mi fai entrare?” chiesi. Funzionava sempre. Non che ci provassi con tutti. Sia chiaro. Lui si scansò, facendomi passare.

“Grazie riccio.” dissi scompigliandogli i capelli. “Comunque sono qui perchè mi sono dimenticata la patente.”

Andai in cucina senza aspettarlo. E mi trovai quattro paia di occhi intenti a fissarmi. Per un attimo mi persi nei suoi che erano così profondi. Dopo un po' mi ripresi e vedendo che continuavano ancora a fissarmi alzai gli occhi al cielo.

“Mi sono dimenticata la patente” dissi giustificandomi e alzando le spalle. “Quindi.. me la potreste ridare?”

Quello che doveva essere...mmm...Liam, credo, mi vece segno di si con la testa e me la porse.

“Bhè, grazie tante e addio..” Feci per andarmene, ma qualcuno mi blocco il polso..

 

 

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Capitolo 4
*** Destinazione Milano ***


Destinazione Milano

 

Zayn's Pov

Ero rimasto sorpreso quando vidi lei entrare in cucina. Liam aveva ragione. E, devo ammetterlo, mi sono perso nei suoi occhi grigi. Sono sicuro che dietro quella facciata così sicura, si nasconda qualcosa. L'avevo notato nei suoi occhi. Erano spenti. Solo quando mi fissò, mi parve di vedere una scintilla. Avevo una strana sensazione allo stomaco. Pensai fosse la fame. -Bhè, vedendola bene, è stupenda- pensai

 

Diana's Pov

Feci per andarmene, ma qualcuno mi blocco il polso. Mi girai.

“Ehii bell'addormentato. Ti sei svegliato finalmente.” scherzai io.

“Bhe, si.” disse leggermente imbarazzato scompigliandosi i capelli. Era veramente sexy e bello.

“Mmm..ecco.. io, io mi volevo presentare. Mi chiamo Zayn”

“Piacere. Io sono Diana.” dissi porgendogli la mano. Lui l'afferrò e la strinse con sicurezza, ma anche con dolcezza. Per la seconda volta in quella giornata mi persi fra i suoi occhi. Erano così scuri e profondi. Sorrisi. “Devo andare” dissi. Feci per uscire dalla porta, ma la sua voce mi bloccò.

“Vorrei conoscerti” mi disse. Mi girai verso di lui.

“Mi dispiace, ma devo veramente andare. Non abito qui e devo tornare a casa dopo pranzo massimo” risposi io. Non era veramente una risposta, lo sapevo. Ma non potevo permettermi di meglio. Chissà se l'avrei più incontrato e solo se così fosse stato allora gli avrei dato, forse, una possibilità. Non che non fosse alla mia altezza. Non sono così presuntuosa. Ma sapevo che io non sarei mai andata bene per lui. Anche lui usava la mia stessa tecnica di difesa: l'attacco. L'avevo capito subito. In questo eravamo uguali. Avrei tanto voluto conoscerlo meglio, ma dovevo ritornare a casa. La mia matrigna e mio padre mi avrebbero buttato fuori casa senza lasciarmi prendere le mie cose. E lì c'erano troppe cose importanti.

“Se è destino ci rincontreremo” dissi io. Senza dargli tempo di dire una sola parola, me ne andai. Mi misi il casco e partii. Tornai a Roma verso le tre del pomeriggio, ma, stranamente, la mia adorata matrigna non fece storie. Se solo avessi saputo..

 

 

''Ma io dico, con tutte le persone che conosciamo PERCHÈ DEVO ANDARE IO!??!''

''Diana, non voglio ricominciare questa discussione di nuovo. Tua sorella non può andare da sola e io e tuo padre non possiamo accompagnarla.''

''Può accompagnarla la zia oppure va con la sua amica, Giulia o come si chiama.''

''Giorgia'' mi corresse lei. Alzai gli occhi al cielo. ''L'accompagnerai tu. Il caso è chiuso.'' Sbuffai. Sapevo che quando usava quel tono non c'era niente da fare. Andai in camera mia e sbattei la porta violentemente. Con tutti i problemi che avevo, adesso mi toccava anche fare la babysitter a mia sorella, pensai arrabbiata. Mi sedetti sul letto e poggiai la schiena al muro. Presi il mio pacchetto di sigarette e iniziai a fumarne una. Sentii i muscoli rilassarsi e la tensione scemare.. Quella mocciosetta viziata, comunemente chiamata Chiara, aveva vinto uno stupido concorso per incontrare la sua stupida band preferita. Saremmo, ops, sarei dovuta andare a Milano in treno con lei. Ora, a voi tutto questo sembrerà abbastanza tranquillo. Ma non conoscete la mia 'adorabile' sorellastra. Parlava così tanto di loro che avrei potuto scriverci una storia. Sapevo i nomi completi, dove, quando e a che ora sono nati. Ci mancava anche che sapessi il perchè. Era diventata insopportabile. Che poi, pensandoci bene, i nomi corrispondevano con quelli dei ragazzi di questa mattina- pensai. Ma il pensiero mi scivolò via subito. Impossibile. Benomale non li avevo mai sentiti cantare né li avevo mai visti. Sospirai. Presi il telefono e chiamai l'unica persona al mondo che mi sopportava e che mi voleva bene, in mezzo a tutto quello schifo: Luca.

''Pronto Lù, sono Diana''

''Ehi stella, com'è andata la visita? Stamattina mi sono dimenticato di chiedertelo''

''Tranquillo, è andata bene, credo. Mi dovrebbero chiamare domani per dirmi dei risultati..'' sospirai. ''Sono preoccupata. E inoltre dovrò accompagnare Chiara a Milano per vedere quella band che le piace tanto''

''Perchè non glielo hai detto?''

''Perchè avrei dovuto? Per loro esisto solo quando gli servo.'' guardai in alto per non far scendere le lacrime che tentavano di uscire.

''Diana, non sei sola. Ci sono io con te, ricordalo.''

''Grazie. Ti voglio bene Lù''

''Ti voglio bene anche io, stella.'' chiusi la chiamata. Riuscii ad addormentarmi solo due ore dopo.

 

Il giorno seguente a svegliarmi non fu la mia sveglia o un raggio di sole entrato in camera mia, ma le urla di Chiara che cantava le canzoni di quei tipi e saltava sul mio letto. Come se riuscissi a capire le sue parole. Quello non era inglese, ma arabo.

''Dia, Dia, Diaaa!!! svegliati!! dobbiamo prendere il treno!!'' disse ancora saltando sul mio letto.

''Okok, mi alzo.'' dissi assonnata.

''Dai altrimenti facciamo tardi'' non l'avevo mai vista così felice. No, aspetta. Mi sbagliavo. Ha quello sguardo luminoso di quando le facevano un regalo. Mi alzai dal letto e mi andai a lavare e vestire. In mezzora ero pronta. Profumata e truccata.

''Chiara, hai preso tutto?''

''Certo mamma''

''Bene.'' poi guardò me. ''mi raccomando Diana. Attenta a mia figlia.'' alzai gli occhi al cielo.

''Tranquilla. Non me la scorderò da qualche parte per Milano'' mi fulminò con lo sguardo.

''Andate, altrimenti perdete il treno'' disse lei. E fu così che andammo alla stazione, prendemmo il treno e arrivammo a Milano. Vi risparmio i particolari del viaggio. Davvero straziante. Arrivammo verso pranzo, quindi abbiamo avuto il tempo per mangiare un boccone prima di andare allo studio di radio Kiss Kiss. Conoscevo Milano come le mie tasche. Io e mamma ci andavamo molto spesso. Scacciai il pensiero subito. Non volevo ricordare. Sarebbe stato troppo doloroso. Andammo verso lo studio e appena arrivammo vidi l'orda di ragazzine impazzite davanti al cancello. Presi Chiara dalla manica prima che mi sfuggisse e la guardai negli occhi.

''Senti ragazzina, io mi andrò a sedere in quella panchina lì'' e le indicai la panchina situata un po' più avanti. ''Resta sempre qui con il gruppo e quando devi entrare entri. Io ti aspetterò alla panchina. Capito?''

Questa volta ad alzare gli occhi al cielo fu lei, ma poi disse ''Va bene'' e se ne andò.

 

 

Ero seduta sulla panchina a fumarmi una sigaretta quando il mio cellulare iniziò a suonare. Lo cercai nella borsa e, una volta trovato, risposi.

''Pronto?''

''Salve, parlo con la signorina Brown?''

''Certo, chi parla?''

''Sono la dottoressa Fell. L'ho chiamata per informarla dei risultati dei test''

''Si, dica pure''. Sospirò. Ok, non è un buon segno.

''Beh, vorrei parlare di persona.''

''Mi dispiace, ma al momento non sono a Roma e preferirei che me lo dicesse adesso.''

''Certo...''

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Capitolo 5
*** Notizie e decisioni ***


Senza parole. Ero senza parole. La mia testa era affollata da quello che mi aveva detto il dottore:

 

Mi dispiace signorina, ma le rimane forse un anno di vita. Non possiamo fare niente, è troppo tardi. Solo un miracolo la potrà salvare..”

 

'Troppo tardi'. Queste parole rimbombano. 'Forse un anno di vita'. Un anno! Forse sono ancora sotto-shock. 'Non possiamo fare niente'. Morirò. È questo quello che mi ha detto. Rabbia. È quello che provo. -Sono troppo giovane per morire, maledizione. Non ho ancora scoperto niente... Merda merda merda.- Frustrazione. È quello che sento. - Perché è capitato a me? Perché non a un'altra persona? Maledizione!-Rassegnazione. -Si, mi sono rassegnata, ma non resterò qui a morire. Ho solo un anno, lo devo vivere al meglio- Speranza. -Voglio ritornare a Londra. È quello il mio posto. Ecco, è quello che devo fare! Prima però devo dirlo a mio padre. Ma sicuramente sarà indifferente. Come al solito. Ho solo 18 anni, ma non me ne importa. Lo devo fare per me. Chissà cosa mi aspetterà dopo.-

 

I pensieri vorticavano da una parte all'altra. La testa girava e le lacrime scendevano copiose.

''Perché piangi?'' mi chiese una voce in inglese. Il mio sguardo era ancora perso nel vuoto quando risposi.

''Perchè il destino fa veramente schifo'' risposi buttando la sigaretta e girandomi verso di lui. Si, esatto, era un ragazzo. Alto, ben impostato, pelle leggermente scura, capelli neri. Era Zayn. Il mio bell'addormentato. Si sedette vicino a me continuando a fumare la sua sigaretta. Scacciai le lacrime con la mano.

''Non so cosa sia successo, ma sappi che sono qui'' mi disse dolcemente lui.

''Grazie'' gli risposi. ''Ma, sinceramente, me la sono cavata da sola per la maggior parte della mia vita, non ho bisogno del tuo aiuto'' Ero arrabbiata. Certo non con lui. Ero frustata. Ero triste. Però ritornai in me e mi rimisi la maschera. Quella dell'indifferenza. Solo che in quel momento funzionava poco. Guardai l'orologio e sbuffai. Volevo ritornare a casa e stare con Luca. Volevo piangere e piangere finchè non mi sarebbero più uscite lacrime. Però mi trattenni.

''Aspetti qualcuno?'' mi chiese lui dopo qualche minuto in cui eravamo persi nei nostri pensieri.

''Aspetto che quella cavolo di intervista finisca. Ho accompagnato la mia adorata sorellastra'' alzai gli occhi al cielo. ''Tu invece?'' chiesi girandomi verso di lui. Nel frattempo mi accesi un'altra sigaretta.

''Faccio una pausa'' disse lui solamente. ''Chi è intervistato?''

''Una band. Non chiedermi il nome perchè non saprei risponderti.''

Zayn si comportava in modo strano, ma in un certo senso mi piaceva. Era riuscito a farmi dimenticare della chiamata.

''Grazie Zayn'' dissi guardandolo negli occhi. Stavolta ero sincera. Lui mi guardò stranito. Poi però comprese.

''Figurati'' distolsi lo sguardo dai suoi occhi. Erano scuri, come petrolio. Potevo immergermi. ''Il destino non è poi così cattivo se mi ha fatto rincontrare te'' continuò lui. ''Pensavo che non ti avrei più rivista''

''Purtroppo però oggi ritorno a Roma. Se vuoi ti lascio il mio numero di telefono, così quando ci passi mi chiami'' dissi sorridendogli. Un sorriso vero. Lui ricambiò. Mi diede il telefono e gli scrissi il mio numero.

''Penso allora che ci rivedremo presto'' disse facendomi un occhiolino. Alzai gli occhi al cielo.

''Con me non funziona'' si mise a ridere, poi si alzò.

''A presto allora'' mi disse lui.

''A presto'' risposi.

 

Rivederlo è stato come un miracolo per me. Mi sentivo leggermente meglio e questo era grazie a lui. Ma forse non era un bene. Non per lui. Ad interrompere i miei pensieri fu la massa di ragazzine che uscirono dallo studio. Cercai con lo sguardo Chiara e poi la chiamai.

''Com'è andata?''

''è stato fantastico. E poi averli lì a due passi da te'' aveva gli occhi che le luccicavano. ''Li ho abbracciati. Grazie Diana''

Sorrisi. Dopotutto mi faceva piacere che si fosse divertita.

''Figurati'' risposi. ''Adesso andiamo che altrimenti perdiamo il treno''

 

 

Tornammo a Roma verso sera. A casa c'era anche mio padre, e sapevo che dovevo cogliere quell'occasione al volo. Era sempre in viaggio.

“Allora, vi siete divertite?” Chiese Francesca alla figlia, dopo che ci sedemmo tutti a cenare.

“Tantissimo” rispose Chiara. E si mise a raccontare per filo e per segno tutto quello che era accaduto quel giorno. Quando terminò, cominciai a parlare io. -Adesso o mai più- pensai.

“Devo dirvi una cosa..” cominciai.

“Dicci tutto” fece mio padre guardandomi.

“Sono andata dal medico un paio di giorni fa e..”

“Non sarai mica incinta!” mi interruppe mio padre. Era.. come dire... preoccupato.

“Purtroppo no” dissi. Lui mi guardò storto. Continuai. “Dopo che ti avrò questa cosa, sicuramente lo preferiresti”

“Forza tesoro, lo sai che puoi dirci tutto” mi incoraggiò Francesca. Quella donna era la falsità fatta a persona. Scacciai il pensiero. Feci un bel respiro profondo, poi dissi tutto.

“Ho il cancro. Mi hanno dato solo un anno.” La mia voce era innaturale. In quel momento non provavo nessuna emozione. Guardai mio padre: era shockato. Mi sorprese vederlo così.

“Ho deciso di ritornare a Londra e lasciare la scuola” dissi. Ci fu un attimo di silenzio, dove nessuno parlò. Nemmeno gli uccellini stavano cinguettando.

“Londra?! Pensi di andatene così? Come se niente fosse?” urlò mio padre una volta ripresosi. Sapevo che non era quello il motivo della sua rabbia e non lo ero neanche io. Per la seconda volta mi sorprese.

“E cosa dovrei fare?” feci io. “Morire qui? Da sola? Perchè è questo che sono: sola.”

“Non è vero. Ci siamo noi con te” disse lui. In quel momento stava piangendo.

“Voi?!” esclamai ironicamente e alzai un sopracciglio. “Tu non ci sei mai, tua moglie si rivolge a me quando le serve qualcosa. L'unica persona che ho qui è Luca. Ma voglio realizzare i miei sogni e poi voglio vedere..” mi interruppi.

“Chi?” chiese mio padre.

“Non ti riguarda.” risposi dura. “Mi dispiace, ma è deciso. Ho già preso i biglietti. Partirò domani sera.” Mi alzai dalla tavola e mi diressi in camera mia, dove iniziai a preparare le valige.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Una città piena di ricordi ***


Una città piena di ricordi


 

Luca. Non so come glielo avrei detto. Lui era molto importante per me. E gli volevo un gran bene. Ci demmo un appuntamento alla nostra panchina verso le 9,00 di mattina. Mi sedetti e aspettai il suo arrivo.

''Diana'' mi chiamò qualcuno. Alzai lo sguardo e lo vidi. Capelli ricci e neri, occhi azzurri, alto. Sorrisi.

''Lù ciao'' si sedette.

''Mi sono preoccupato vedendo il messaggio'' abbassai lo sguardo. Gli occhi erano diventati lucidi.

''Sono arrivati i risultati'' sussurrai. Avevo ancora lo sguardo basso. Mi prese la mano tra le sue e iniziò a giocherellare con le mie dita.

''E..'' mi incoraggiò lui.

''E sto male''

''Male in che senso?''

''Che ho il cancro'' dissi guardandolo negli occhi. Anche lui aveva gli occhi lucidi.

''Ma c'è una cura, qualcosa per farti guarire..'' Scossi la testa cercando di trattenere le lacrime. Di non farle uscire. Luca piangeva. Vederlo in quello stato era come ricevere una pugnalata al cuore. Faceva male.

''Mi dispiace Lù. Io/'' mi interruppe abbracciandomi forte. Tra le sue braccia mi sentivo bene, mi sentivo a casa. Piangemmo insieme.

''Quanto?'' mi chiese una volta 'staccati'

''Un anno, forse un po' di più, forse un po' di meno''

''E cosa farai?''

''Mi trasferirò a Londra. Voglio realizzare i miei sogni e vedere uno specialista.''

''Londra. È così lontana..'' disse lui sovrappensiero. Poi mi guardò e cercò di fare un sorriso. Apprezzai lo sforzo. ''Mi mancherai tantissimo piccola.''

''Anche tu mi mancherai Lù, non sai quanto..''

''Ti verrò a trovare, promesso'' disse lui.

''Grazie Luca. Grazie per tutto quello che hai fatto per me.''

''Non ho fatto niente''

''Non è vero. Tu sei stato e sarai sempre la persona migliore che io abbia mai conosciuto. Ti voglio bene, ricordalo sempre.''

''Non parlarmi così, altrimenti mi rimetto a piangere'' ridacchiammo. Mi sarebbe mancato tantissimo. Era come un fratello per me. E lo sarebbe sempre stato.

''Quando parti?'' mi chiese.

''Questa sera''

 

E fu questo il motivo che mi spinse a lasciare tutto e a tornare a casa mia. Alla mia vecchia vita. Avrei fatto un'altra visita per sentire un altro parere. Avrei realizzato i miei sogni. Avevo solo un anno e volevo viverlo al meglio.



 

Arrivai a Londra verso le 10,30 di sera. Avevo una gran fame quindi andai al primo ristorante che incontrai. Nandos. Io e mia madre ci andavamo spesso e mi divertivo sempre un mondo con lei. Mi riscossi dai miei pensieri ed entrai dentro. Dire che era pieno era poco. Mi guardai intorno per cercare un posto libero, però non lo trovai. Così decisi di sedermi a fianco un ragazzo con un cappuccio.

''Posso sedermi? Non ci sono altri posti liberi..''

''Certo'' disse sorridendo. Quando mi guardò, anche se aveva gli occhiali da sole, capii subito che era il finto biondo. Com'è che si chiamava? Ah, si. Niall. Se si voleva far riconoscere allora era vestito perfettamente.

''Sai, non è il giusto abbigliamento per non farsi notare'' dissi, poi andai ad ordinare. Una volta fatto, tornai al tavolo. Lui mi guardò. Gli occhiali li aveva tolti. Notai solo ora che aveva gli occhi molto simili a quelli di Luca. Luca. Mi mancava così tanto..

''Come l'hai capito?''

''Capito cosa?'' chiesi confusa. Mi ero persa un'altra volta nei miei pensieri.

''Del travestimento'' rispose lui. Alzai gli occhi al cielo.

''Davvero me lo stai chiedendo?'' lui in risposta mi guardò confuso.

''Che ore sono?''

''Quasi le undici, ma questo ch/''

''Le undici di sera, giusto?'' annuì. ''Quindi, a meno che tu non abbia qualcosa agli occhi, perchè porti gli occhiali scuri? Poi un altra cosa: il cappuccio. Qui dentro non c'è nessuno con il cappuccio a parte te. E poi qui non piove. Non mi sembra tanto difficile da capire''

Ad interromperci fu la cameriera che mi portò la mia ordinazione già in busta.

''Grazie tante'' le dissi. Poi mi rivolsi a Niall. ''Beh ci vediamo. È stato bello rincontrarti.'' Mi alzai e feci per andarmene, ma lui mi bloccò.

''Aspetta. Se vuoi ti accompagno''

''Oh no. Non preoccuparti. Prenderò un taxi, tranquillo.''

''Insisto. Dove devi andare?'' Era parecchio testardo quel ragazzo. Sospirai e mi arresi.

''E va bene. Ecco l'indirizzo'' dissi alzando gli occhi al cielo e dicendogli l'indirizzo. Mi aiutò a mettere le valigie in auto e poi partimmo.

''Ti sei trasferita?''

''No, sono ritornata. Sono passati due anni.. Mi sembra un eternità.''

Arrivammo poco dopo. Vedere quella casa era come ricevere una pugnalata al cuore.

''Grazie per il passaggio'' dissi a Niall. Aprii lo sportello e scesi.

''Aspetta, ti aiuto con le valige''

E fu così che ci ritrovammo tutti e due davanti alla porta. Presi la chiave che, come sempre, era sotto il vaso accanto alla porta ed entrai. Accesi la luce, ma prima di potermi soffermare su qualcosa mi girai verso Niall.

''Davvero grazie mille. Ti direi di entrare, ma casa sarà piena di polvere'' -e di ricordi- aggiunsi mentalmente. -Troppi ricordi-

''Non preoccuparti. Ci vediamo in giro magari.''

Lo salutai dandogli un bacio sulla guancia e poi chiusi la porta. Mi girai lentamente e guardai quella che una volta era casa mia. I ricordi mi passarono avanti, come in un film. Le lacrime scendevano lungo le guance. Mi appoggiai alla porta e scivolai fino a sedermi per terra. Mi raggomitolai abbracciando le mie ginocchia e piansi. Piansi fino ad addormentarmi.

 

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Capitolo 7
*** Confessioni ***


Confessioni

 

Il giorno seguente a svegliarmi fu il mio telefono che squillava. Mi stiracchiai piano. Avevo i muscoli tutti doloranti per la posizione in cui avevo dormito. Mi stropicciai gli occhi e poi mi alzai cercando il cellulare. Risposi.

''Pronto?''

''Dia sono Luca. Come stai?''

''Diciamo bene. Tu?''

''Male. Senza di te è tutto così noioso''

''Modestamente..'' ridacchiammo.

''Che fai?'' chiesi io.

''Sto andando a lavoro. Tu invece?''

''Una doccia, per prima cosa''

''Mmm, peccato non essere lì'' mi dice maliziosamente.

''Luca!!!'' lo richiamai ridacchiando.

''Adesso devo andare''

''Va bene.'' Dissi.

''Ci sentiamo stasera stella''

''A stasera Luchino''

E così attaccai.

 

Zayn's Pov

''Avanti Zayn, parla.'' fece Louis

''Cosa dovrei dire?''

''Quello che ti sta passando nella tua testa vuota.'' disse bussando sopra la mia testa. ''È da quando siamo tornati da Milano che sei così.. pensieroso, ecco.''

''Non ho niente Lou''

Lui sbuffò, poi si rivolse ancora verso di me bloccandomi. ''Ora mi dici cosa è successo. È la ragazza, vero?'' strabuzzai gli occhi. Lui lo notò e fece un sorriso trionfante. ''Lo sapevo, lo sapevo.'' disse tra sé e sé. Questa volta a sbuffare fui io. ''Allora? Com'è che si chiamava? Daniela? Danielle? Diana? Ah si. Diana. Ti sei fatto dare il numero/''

''Lou sei peggio di una pettegola'' alzai gli occhi al cielo. ''Diana'' dissi. Mi guardò per un attimo confuso, poi si aprì un sorriso smagliante.

''Dai racconta'' sospirai e iniziai a raccontare. Gli raccontai dell'incontro sulla panchina e d come l'ho trovata che piangeva con lo sguardo nel vuoto. Della tristezza dei suoi occhi. Delle sue irresistibili labbra. Di come mi aveva ringraziato..

''Sei cotto amico'' mi disse Louis ridestandomi dai miei pensieri. Erano passati quattro giorni dall'incontro e non facevo altro che pensare a lei. ''E con Perrie come va?''

''Ci siamo lasciati di comune accordo. L'amore non c'era più.'' dissi alzando le spalle. Ad interromperci fu Liam che ci ricordò che dovevamo andare a cantare per il Saint Hospital ai bambini. Mi piaceva cantare, soprattutto se con la mia voce facevo stare bene gli altri. Ci radunammo tutti, dividendoci per le macchine, e poi partimmo.

 

Diana's Pov

Erano passati due giorni da quando mi ero trasferita. In quell’arco di tempo avevo sistemato i bagagli, pulito tutta la casa, fatto la spesa e cercato di dominare i ricordi. Quella casa ne era impregnata. Quel giorno sarei dovuta andare all’ospedale per farmi delle analisi. Mi feci una bella doccia calda, mi vestii e partii..

 

''Bene, puoi andare. Quando i risultati delle analisi saranno pronte ti chiameremo''

''Grazie dottore e arrivederci''

''Arrivederci. È stato un piacere rivederti, nonostante le circostanze''

''Anche per me'' e fu così che me ne andai.

 

Il giorno seguente mi richiamarono. Ero agitata e nervosa. Arrivai al reparto oncologico mezz'ora prima del previsto. Siccome non c'era nessuno prima di me, mi fecero entrare subito.

''Diana, ciao. Prego siediti'' mi fece il dottore. Mi sedetti sulla sedia e aspettali. ''Come sai i risultati delle analisi sono arrivate.'' disse facendo una pausa che per me sembrava un eternità. ''Hai il cancro, mi dispiace.''

Abbassai lo sguardo. Ed io che ci avevo sperato. Che avevo sperato che quella dottoressa avesse sbagliato. Il mondo mi cadde addosso, di nuovo.

''Però c'è il quaranta per cento di probabilità che tu guarisca facendo la chemioterapia.'' Continuò lui.

''Se non la facessi, quanto mi resterebbe?'' chiesi stanca.

''Un anno, forse due.'' venne vicino a me e mi posò una mano sulla spalla. ''Pensaci bene Diana. La chemio ha degli effetti collaterali, certo, ma può ridarti la vita come se tutto questo non fosse mai accaduto.'' mi disse. Mi alzai dalla sedia e, come uno zombi, uscii dallo studio del medico. Andai a sbattere contro qualcuno, ma neanche me ne accorsi. Mi risvegliai quando sentii chiamare il mio nome. Riconobbi subito la sua voce. Zayn. Mi guardò sorpreso, poi iniziò a parlare.

''Ehi, come mai qui?'' A salvarmi da quella domanda fu il suo telefono che iniziò a squillare. Si scusò e rispose. Una parte del mio cervello diceva di andarmene da lì, l'altra di rimanere. Seguii la parte irrazionale: rimasi. Cercai di cacciare via le lacrime dagli occhi in modo che non se ne accorgesse, poi aspettai. Finì di parlare poco dopo.

''Fatto'' disse, poi mi guardò.

''Bene, io andrei..'' feci per andarmene, ma lui mi afferrò il polso.

''Ti va di venire con me? Devo cantare insieme ai miei amici ai bambini dell'ospedale''

''Io non saprei..''

''Dai, che ti costa? Poi andiamo a prendere qualcosa al bar'' cercò di convincermi e ci riuscì. Ci dirigemmo insieme nella sala che stava in quel reparto. Notai subito il biondo. Quando incrociai il suo sguardo, notai che era stupito, ma comunque felice di vedermi. Si diresse verso di me e mi salutò con un caloroso abbraccio.

''Ciao Dià''

''Ehi Niall''

Poi si aggregarono anche gli altri. Louis mi guardava in modo insistente. Ancora. Questa volta a salvarlo da un bel pugno in faccia fu il mio di cellulare. Mi scusai e risposi. Era Luca. Mi andai a sedere su una sedia molto appartata.

''Ciaoo stella. Come stai?''

''Potrebbe andare meglio'' sospirai. ''Tu invece? Ci sono novità?''

''Da quando non ci sei la mia vita si è fatta così monotona'' disse lui facendo il melodrammatico. Ridacchiai.

“Lo so” feci io. “Senza di me niente ha senso” scherzai io. Dopo un po’ di battute come quelle, Luca mi fece la fatidica domanda.

''Che ti ha detto il dottore?'' Mi feci subito seria.

''Che ho il cancro, Lù'' le mie lacrime si ripresentarono, però questa volta non riuscii a fermarle. ''H-ha det-to che ci s-sono b-buone po-possibi-bilità che si po-possa curare'' i singhiozzi erano forti.

''Ehi non piangere. Questa è una splendida notizia''

''No Lù. Non è una bella notizia. Pensavo, anzi speravo, che si fossero sbagliati in Italia. E invece eccomi qui, che piango come una cretina con Zayn a pochi metri da me'' dissi piangendo. Non mi interessava che mi stessero guardando. E poi stavo parlando in italiano. ''Sono così stanca Lù'' lo dissi con una voce atona che non sembrava neanche la mia. Mi asciugai in fretta le lacrime e mi diressi verso il bagno.

''Si sistemerà tutto stella. Abbi fede. E poi ti conosco. Tu sei forte e non ti arrendi mai. Supera anche questo ostacolo Dia''

''Grazie per esserci Lù''

''Vorrei tanto essere lì con te..''

 

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Capitolo 8
*** Pranzo assieme ***


Pranzo assieme



''È come se ci fossi'' dissi io dolcemente. Mentre parlavo con lui, mi aggiustai il trucco, in modo da non far vedere che avevo pianto, poi, sempre con il telefono all'orecchio, mi diressi dove stavano i ragazzi.

''Sai stiamo diventando troppo sdolcinati'' dissi io ridacchiando. Sentii anche lui ridere.

''Forse hai ragione.. A proposito, prima hai detto che a pochi metri da te c'era un ragazzo..'' iniziò Luca. ''è lui?''

''Si'' dissi. ''Ci siamo incontrati per caso qui, in ospedale. Lui e i suoi amici. Sai che fa parte di una band? Adesso devono suonare per i bambini del reparto oncologico.'' sospirai.

''Bene. Fammi sapere come va con il moro. Ci sentiamo più tardi. Ciao stella!''

''Ciao Lù. A più tardi.'' Attaccai.

Ritornai nella sala dove quei ragazzi avrebbero dovuto cantare. Si era riempita di gente. Non solo quelli di quel reparto, ma anche di altri. Iniziarono a cantare delle canzoni. Erano bravi. Le loro voci erano fantastiche e insieme creavano qualcosa di magico. Le avevo già sentite. Qualche parte della mia mente mi diceva che li conoscevo. Che li avevo già ascoltati. Bha! A volte la mia testa si va a fare una passeggiata lungo mare. Avevano finito di suonare. Applaudimmo tutti. Erano davvero bravi e avevano delle voci molto belle. Cantarono molte altre canzoni, poi verso l'una finirono. Restai in disparte finchè non si avvicinarono loro.

''Siete stati bravissimi ragazzi''

''Grazie'' risposero loro.

“Dovreste fare qualche concorso. Davvero.” dissi. Loro sorrisero.

''Allora, andiamo a mangiare?'' fece Niall interrompendo il silenzio imbarazzante che si era creato. Gli altri acconsentirono.

''Ho una fame'' disse il riccio. Cioè, Harry.

''Che ne dite di andare da Nandos?'' chiese Liam

''Certo. Va bene per te Diana?'' fece Zayn. Annuii in risposta.

''Non importa dove andiamo, l'importante è che mangiamo. Questo è il mio motto''

''Sposami'' disse Niall mettendosi in ginocchio. Sorrisi e alzai gli occhi al cielo.

''Alzati scemo'' dissi. Camminai un po' più avanti, ma sentii benissimo lo scappellotto che Zayn diede al biondo. Sorrisi soddisfatta. Significava che un po' ci teneva a me, anche se c'eravamo visti due volte. Ci mettemmo poco ad arrivare, ma il locale era strapieno.

''Bene ragazzi, le possibilità sono due: o vi infilate in questo inferno e andate a fare la fila, oppure venite a mangiare a casa mia.” dissi io.

''Direi che casa tua va più che bene'' disse Liam. ''Per voi ragazzi?'' Anche gli altri acconsentirono e fu così che marciammo verso la mia dolce e tormentata casa. E menomale che l'avevo pulita e lavata come si deve, pensai. Non ci mettemmo molto ad arrivare, o forse la strada non mi parve così lunga. Chiacchierammo molto lungo il cammino. Erano simpatici. Non si poteva negare. Un po' strani, certo, ma chi non lo era? E poi parlavo proprio io.. è come il bue che dice cornuto all'asino. Quando arrivammo li invitai ad entrare.

''Fate come se foste a casa vostra.'' dissi io. Poi mi diressi verso la cucina.

''Aspetta'' mi girai e vidi che a chiamarmi fu Louis. ''Ti aiuto in cucina se vuoi''

''Va bene'' dissi. Ero un po' sospettosa riguardo a Louis. Non saprei dire il perchè, ma era così. Presi il sugo dal frigo e lo misi in una pentola, poi ne presi un altra e ci misi l'acqua. Le misi tutte e due sul gas, accendendolo.

''Non vorrei sembrarti scortese o impiccione, ma posso chiederti quanti anni hai?''

''La mia età non è un segreto di stato. Ho 19 anni, quasi 20 in realtà''

''Quando li compi?''

''1 Settembre'' risposi.

''Tra due mesi, quindi'' Annuii. Nel frattempo mi misi a preparare gli stuzzichini e feci vedere a Louis come fare. Così ci avremmo messo meno tempo.

''E non sei troppo giovane per vivere in una casa così grande?''

''No'' risposi io. ''Mi pare che voi abbiate più o meno la mia età, qual è la differenza tra me e voi?''

''Noi viviamo tutti e cinque assieme e tu invece sei da sola''

Sola. Era vero dopotutto. Ero sola. E forse sarebbe stato meglio esserlo ancora.

''Si, sono sola. Qui non ho nessuno, ma non importa.''

''E i tuoi genitori?''

''Mia madre è morta due anni fa, mentre mio padre è in Italia con la sua nuova famiglia perfetta'' penso che il mio tono di voce lasciasse trasparire l'odio e il rancore. Che dopotutto era quello che provavo.

''Oh, mi dispiace'' disse lui. Lo guardai per un momento e gli sorrisi.

''Non preoccuparti. Ci sono abituata''

''E come mai sei qui?''

''Per cercare una speranza''

''Una speranza per cosa?''

''Per una vita più lunga''

Non era proprio una bugia, ma neanche una verità. Insomma in quest'anno avrei fatto tutte quelle cose che non avrei mai immaginato di fare. Volevo che quei dodici mesi fossero bellissimi e volevo provare a fare la chemioterapia. Ad interrompere i miei pensieri fu Liam che entrò.

''Vi serve una mano, ragazzi?''

''Qui no.'' risposi. ''Ma potresti apparecchiare la tavola?''

''Certo. Lo dirò anche agli altri'' rispose lui. Prese le prime cose, come la tovaglia e i tovagliolini e se ne andò. Dopo poco vennero anche gli altri. Quando entrò Zayn, la mia bocca si allargò in un sorriso sincero. Fecero poche volte cucina-sala e sala-cucina. Vabbè erano in cinque. Feci portare da Louis anche gli stuzzichini e da bere, mentre io finivo di preparare la pasta. Dopo aver visto che era pronta, spensi il gas e misi tutta la pasta nel sugo. La girai e poi portai la pentola di là.
''Ta-dannn'' dissi io entrando. La posai sul tavole e misi le porzioni.

''Buon appetito'' dicemmo tutti in coro. Sorrisi. Durante il pranzo parlammo di cose molto leggere, ad esempio il tipo di musica che ascoltavamo, il colore preferito e cose simili. Ad interrompere la nostra chiacchierata fu un telefono. Il mio. Mi scusai e mi alzai un attimo. Andai in cucina e risposi.

''Diana Brown?''

''Si, sono io''

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Capitolo 9
*** È meglio così, credimi ***


È meglio così, credimi


Zayn's Pov

Nascondeva qualcosa. Qualcosa di importante ed io volevo saperlo. La curiosità era troppa. Quando ci eravamo incontrati, o scontrati, si vedeva che era sul punto di piangere. E poi quando era ritornata dal bagno, aveva gli occhi rossi. Volevo terribilmente sapere cosa le stava succedendo. E poi mi aveva colpito fin dal nostro primo incontro. Una ragazza bellissima, ma inconsapevole della propria bellezza. Una ragazza forte, ma fragile allo stesso tempo. Nascondeva i suoi problemi dietro un sorriso e, ad uno sguardo meno attento, poteva sembrare la felicità fatta a persona. Mi alzai, sotto lo sguardo interrogativo degli altri, e mi diressi verso la cucina. Lei stava parlando al telefono.

“Ho deciso” disse. “Lo farò”

Non capivo. Rimasi in attesa per sentire se diceva qualcos'altro.

“Quanto?” chiese. La sentii sospirare. “No. Vedrò come procurarmeli. Sono molti soldi..”

-Che si fosse cacciata in qualche guaio? Perché aveva bisogno di soldi e quanti? Forse avrei potuto aiutarla- pensai io.

“Grazie dottore. Lei è molto gentile, ma vedrò come fare. Ha già fatto molto per mia madre e per questo sono già in debito con lei. Chiederò a qualcuno e le farò sapere. Quand'è il primo appuntamento?”

-Dottore? Stava male? E cosa centrava sua madre?- mille domande giravano nella mia testa.

“Va bene. Allora alla prossima settimana./”

Non ascoltai più e ritornai dagli altri.

 

Diana's Pov

Attaccai e sospirai. Erano molti soldi e non sapevo dove andarli a trovare. Il giorno dopo sarei andata in banca, decisi. Mi stampai un sorriso in volto, sperando di essere convincente, e tornai in sala.

“Scusate. Era urgente” dissi. “Allora, vi è piaciuto il pranzo?”

“Era buonissimo” rispose Niall. E gli altri si trovarono d'accordo con lui. Tranne Zayn. Era seduto e mi guardava. Conoscevo quello sguardo. Voleva scavare nei miei occhi, voleva capire. Il chè era l'ennesima dimostrazione che non dovevo farli avvicinare. Non più di così. C'era il sessanta per cento di possibilità che io non guarisca, sarebbe inutile trascinare nel mio buco nero altre persone. Liam, Louis e Zayn mi aiutarono a portare tutte le stoviglie in cucina, mentre Harry e Niall toglievano la tovaglia e quello che rimaneva. Poi tornarono tutti in sala. Tranne Zayn.

“Allora.. chi era al telefono?”

“Il medico che curava mia madre” risposi sincera.

“Perchè cos'ha?” mi chiese. Stava diventando troppo invadente ed io cominciavo ad irritarmi.

“È morta, Zayn”

“Mi dispiace” disse lui. Era sincero e si vedeva. Ad interromperci fu Louis.

“Zayn, ti vuole Liam” disse. Non appena se ne andò Louis prese la parola.

“Non avercela con lui” mi disse. “Ci tiene a te” Sospirai.

“Non ce l'ho con lui, ma con me stessa” risposi guardandolo. Aveva uno sguardo confuso e non potevo dargli torto. “Ce l'ho con me stessa perché non avrei dovuto rincontravi. Non fraintendermi, siete dei bravi ragazzi, si vede, e mi piacete, davvero..”

“Ma?” chiese lui.

“Non voglio far soffrire nessuno, Louis. E stare accanto a me significa questo. E inoltre non voglio soffrire io. Non più del dovuto almeno.”

“Non capisco” ammise lui. Sorrisi tristemente.

“È meglio così, credimi”

 

Dopo tornammo in sala. I ragazzi dovevano andare, non mi dissero dove, ma dopotutto non erano fatti miei. Li salutai e poi ritornai dentro. Misi in ordine e mi andai a fare una doccia calda. Dopo essermi vestita presi il cellulare e chiamai Luca, che però non rispose. Scattava sempre la segreteria, così dopo una decina di chiamate decisi di lasciargli un messaggio.

“Ehy Lù, sono io. Volevo sapere come stai e parlare un po' con te. Quando senti questo messaggio chiamami subito, anche se è notte inoltrata. Non hai mai il telefono spento e sono preoccupata. Chiamami. Un bacio”





 

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Capitolo 10
*** Sorprese ***


Sorprese
 

Ero preoccupata. Non era mai successo di non sentirlo per più di mezza giornata. Non sapevo cosa fare. A dormire non ci pensavo neanche. Decisi di farmi un bel thè caldo per calmarmi un po’ e per aspettare. Ma neanche il thè servì a molto. Allora mi allungai sul divano e mi misi a vedere un po’ di tv. MTV music era uno dei miei canali preferiti. In quel momento stavano trasmettendo ‘Unconditionally” di Katy Perry. Il video mi aveva colpito dalla prima volta che l’avevo visto e, a distanza di tempo, continuava a farlo. Non so dire quando, ma mi addormentai.

A svegliarmi fu un forte rumore alla porta. Qualcuno stava bussando. Mi alzai e mi diressi verso l’ingresso. Guardai nello spioncino. –Non ci posso credere!- pensai meravigliata ed entusiasta. Aprii la porta e saltai, letteralmente, in braccio a lui.

 

Zayn’s Pov

“Lou, tu non capisci. Io l’ho sentita. Stava parlando con un medico!”

“Zayn, adesso calmati. Agitarsi così non serve a niente” disse Liam. “Dovresti chiederglielo e basta”

“Liam ha ragione. Insomma, può anche essere che ha un brutto raffreddore, o sta covando un influenza. A questo servono i medici” fece Niall.

“No. È molto di più di questo. C’è qualcosa di più sotto” replicai io.

“Ci conosce da troppo poco tempo per confidarsi con noi o con te” fece Harry. Anche lui aveva ragione. Ero frustrato e amareggiato. Non sapevo cosa fare e come comportarmi.

 

Diana’s Pov

“Non ci posso credere” urlai felice. Mi staccai da lui e lo feci entrare in casa. “Come mai sei venuto?” gli chiesi. Nel frattempo ci mettemmo sul divano. La televisione era ancora accesa.

“Volevo stare vicino a te” mi rispose lui. Sorrisi.

“Mi sei mancato tantissimo Lù” dissi e poi lo abbracciai di nuovo. “E mi hai fatto preoccupare. Quindi non farlo mai più” lo rimproverai scherzosamente io.

“Si, mamma” mi prese in giro lui. Sorridemmo.

“Per quanto resti?” chiesi.

“Solo tre giorni” rispose lui.

“Oh. Beh, ce li godremo tutti.” Feci io. “Non hai preso un camera d’albergo, vero?”

“Beh..”

“Luca!!”

“Stavo scherzando” disse ridendo. “Non ho prenotato in nessun albergo, anche perché ho fatto tutto di fretta”

“Bene. Dormirai qui.” Feci io in modo solenne.

“Si, capitano” rispose lui. Ridemmo.

“Aspetta” dissi ad un tratto. Mi avvicinai al televisore, dove in quel momento stavano cantando dei ragazzi. “Non ci posso credere!” esclamai per la seconda volta in quel giorno.

“Cosa?” chiese Luca confuso.

“Zayn è quel Zayn!” feci io, puntando un dito accusatorio verso la televisione. Mi girai verso Luca. Non aveva ancora capito. La sua faccia era come un libro aperto per me.

“Il ragazzo della discoteca, quello di Milano, insomma Zayn, è lo stesso Zayn che adora la mia sorellastra!” dissi io. “Ora capisco tutto”

 

Zayn’s Pov

“Lei non vuole averci attorno, Zayn” fece Louis ad un tratto. La stanza diventò improvvisamente fredda. Lo guardai e lui guardò me.

“Non capisco” ammisi.

Louis sospirò. “Penso anche io che sia malata. Quando eravamo da soli in cucina e le chiedevo qualcosa, lei rispondeva sempre in modo vago. Ma ha detto, testuali parole, che si sente in colpa per averci rincontrato.” A quel punto la mia faccia poteva sembrare un bel punto interrogativo.

“E perché mai?” chiese Niall.

“Perché questo significherebbe trasportarci in un baratro senza fine” rispose Lou.

“Non vuole che noi, e soprattutto te, soffriamo per causa sua” riflettè Liam guardandomi.

“Beh, credo che oramai sia troppo tardi” dissi.




 

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Capitolo 11
*** Messaggi ***


Messaggi

 

-Non ti hanno insegnato a non mentire? D.

-A cosa ti riferisci? Z.

-Al fatto che sei una star internazionale. D.

-Non ho mentito. Sei tu a non avermelo mai chiesto. E poi non volevo che ti interessassi a me solo per quello. Z.

-Adesso vorresti dare la colpa a me per una cosa che tu non hai detto? D.

-Beh, non sono l’unico ad aver ‘mentito’, giusto? Z.

-Cosa vorresti insinuare? D.

-Che stai male e non vuoi che ti stia vicino. Z.

-Quello non è mentire. E poi, come fai a saperlo? D.

-Ti ho sentita parlare al telefono. Z.

-AH, adesso ti metti anche ad origliare! D.
 


 

-Lascia che entri nella tua vita. Z.

-Non posso. È troppo rischioso. D.

-Per me o per te? Z.

-Per entrambi. D.

-Dimmi cos'hai.. Z.

-Lo vuoi sapere veramente? D.

-Certo. Voglio sapere tutto se riguarda te. Z.

-Va bene. Ma non dire che non ti avevo avvertito. D.

-Andiamo Di, non girarci intorno. Z.

-Ho il cancro. D.

-Morirai?? Z.

-Può darsi. D

-Quante possibilità hai con la chemioterapia? Z.

-Il 40% di sopravvivere. D.

-La farai? Z.

-Si. D.

-Ti prometto che ti aiuterò, che io ci sarò. Non sei sola, Diana. Z.

-Non fare promesse che poi non manterrai Zayn. D.

-Perchè dici così? Z.

-Perché le persone fanno così. Promettono che non si lasceranno mai, e poi sono le prime ad andarsene. L'ho visto con i miei occhi. D.

-Io sono diverso da quelle persone. Z.

-Lo so. D.

-Lo sai? Z.

-Si. Nonostante le volte in cui ci siamo incontrati si possono contare sulle dita di una mano, sei diventato importante per me. Sei speciale. Lo vedo nei tuoi occhi, nel tuo sorriso.. lo vedo in te. D.

-Tu invece sei una continua sorpresa. E, non so come, mi hai incantato già la prima volta in cui ti ho vista. Z.

-Ho paura Zayn. D.

-Di cosa Dì? Z.

-Di trascinarti con me, di morire, di soffrire, di amarti, di non essere abbastanza, di restare sola, di dimenticare. Ecco di cosa ho paura. D.

-Tu vivrai, Diana. Te lo garantisco. E non sarai più sola. Ci sarò io da adesso in poi. Tu non sei abbastanza. Sei molto di più. Tu sei tu. E sei la cosa più bella che mi sia capitata. Z.

-Grazie Zy. D.

-No, grazie a te. Z.

...

-Quando avrai la prossima visita? Z.

-Lunedì. Perché? D.

-Vorrei accompagnarti. Z.

-Va bene. D.

-Buonanotte Diana. Z.

-Sogni d'oro. D.







 

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Capitolo 12
*** Buona giornata, cattiva mattinata ***


Buona giornata, cattiva mattinata


Il giorno dopo mi svegliò un profumino delizioso. Andai in cucina. C'era Luca che stava cucinando dei deliziosi (almeno dall'odore) pancake.

“Ehi dormigliona, buongiorno” mi disse lui sorridendo.

“Buongiorno” farfugliai io.

“Siediti, che è pronto”

Mi sedetti. Mi mise davanti una fila di pancake con sopra la Nutella.

“Grazie. Sembrano buonissimi” gli dissi sorridendo.

“Non sembrano. Sono buonissimi”

“Ammettilo che vuoi farmi solo ingrassare” scherzai io.

“Mi hai scoperto” fece lui sghignazzando.

“Ah beh, dovrei ringraziarti?” dissi ironica.

“Si” mi rispose lui. Sorrisi. “Allora, che si fa oggi?”

“Dobbiamo andare prima in banca, poi possiamo andare dove vuoi” risposi io.

“Bene, perchè voglio vedere Londra”


 

“Mi dispiace, ma lei non può offrirci garanzie”

Guardai in alto, cercando di non piangere. Sentii la mano di Luca stringere la mia. Lo guardai. Ci osservammo.

“E se ipotecassimo la casa?” chiesi io.

“No, non puoi farlo Di. Quella è la casa che tua madre ti ha lasciato. Non puoi farlo” interruppe Luca.

“È l'unica possibilità” dissi io. Guardai il signore. Si chiamava Mark.

“In questo caso credo si possa fare” fece lui.

“Possiamo pensarci?” chiese Luca parlando con me. Era disperato, ma anche io lo ero. “Ti prego Di. Pensiamoci, insieme”

Cedetti. “Okay”dissi. “In caso torniamo”

“È stato un piacere” disse Mark alzandosi. Ci alzammo anche noi.

“Anche per noi” fece Luca porgendogli la mano. Lui l'ha strinse e io gli feci segno con il capo. Poi ce ne andammo.


 

“Non puoi venderla, Diana!”

“Dimmi allora dove posso prendere i soldi!” dissi arrabbiata. Non con lui, certo. Ma con il destino, o karma, o Dio, o come diavolo si chiamava.

“Troveremo una soluzione” fece lui abbracciandomi. Appoggia la testa sulla sua spalla e piansi. Piansi come non avevo mai fatto prima. “Insieme ce la faremo, te lo prometto” disse accarezzandomi i capelli.

Mi addormentai così: abbracciata a lui sul divano, protetta e al sicuro.

 

Zayn's Pov

Non la vedevo da un giorno, ma a me sembrava un anno. Volevo andare a trovarla, ma con le prove, le registrazioni delle canzoni e le interviste, non avevo molto tempo. Mi mancava. Il che era strano visto che non la conoscevo bene. Ma avrei voluto. Conoscerla meglio intendo. 

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