Get your happy on, just go

di jessthesohodoll
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. you are the origin of love ***
Capitolo 2: *** 2- I'm a loser baby (so why don't you kill me?) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - How to believe ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Dope boy still smelling like cocaina ***



Capitolo 1
*** 1. you are the origin of love ***




I
You are the origin of love
 
 
“Love is a drug and you are my cigarette
Love is addiction and you are my Nicorette
Love is a drug , like chocolate, like cigarettes
I’m feeling sick, I’ve got to medicate myself”
 
 
La vita è quel viaggio tortuoso in cui nemmeno la strada che stai percorrendo è ben definita. L’importante era sempre ritrovare la strada di casa.
Era questo quello a cui pensava Federico Lucia, a tutti conosciuto con il nome di Fedez, nei suoi momenti di delirio filosofico.
Uno vive la sua intera vita, fermamente convinto di essere etero e di amare solo le donne, per poi trovarsi una valanga sul suo cammino che ti devia tutti i preconcetti con cui vivevi.
La “valanga” di Federico, se così si poteva chiamare , aveva una testa piena di ricci , una risata contagiosa e davvero un pessimo italiano.
L’origine dell’amore.
Conobbe Michael nel modo più surreale di tutti. Aveva sentito parlare del grande Mika, ormai aveva preso residenza nelle stazioni radiofoniche italiane da tempo (e segretamente anche nel suo i-pod)
Quindi, quando ricevette una strana offerta da x-factor, Federico deglutì.
“Cazzo, conoscerò Mika”
Nella sua testa, Mika era una star internazionale. Una di quelle persone che se la tirano un bel po’, e che hanno tutte le ragioni di farlo.
Ma Michael era un persona completamente diversa, talmente diversa che sembrava quasi che lui e l’immagine sbiadita di come era Mika secondo lui sembravano quasi due perfetti estranei.
“Ciao” gli aveva detto “Benvenuto Federrico
Gli aveva sorriso, aveva scosso i folti ricci e la sua risata risuonò per la stanza come musica. E Federico si ritrovò a pensare che avrebbe voluto sentire quella risata per il resto dei suoi giorni.
“Oh” pensò “Sono così fottuto”
E lo era davvero, Federico. Ormai, era fottuto da una ventina di anni. Ma nessuno stava contando, dopo tutto.
Non passava giorno in cui Federico non ringraziasse il cielo per quella perfetta “Maledizione” tutta ricci e nasino all’insù.
Da li, la vita con Michael era partita come un treno ad alta velocità.
Per i primi tempi erano solo amici e entrambi, adesso, se ci ripensano si mettono a ridere. Davvero, era così palese a tutti quello che stava succedendo tra loro due.
Da li a spassarsela nei rispettivi camerini nella loro reciproca compagnia il passo fu davvero breve.
E poi, tutto di nuovo di corsa.
Mika che lascia Andy, il suo fidanzato storico.
“Io non lo amavo più” gli disse “io ho lasciato lui. Io voglio stare con te”
Ma il panico di Federico non era di certo in programma. Semplicemente non era pronto.
Lo aveva fatto soffrire. Lo aveva lasciato solo per mesi, troppo codardo per lasciare Giulia e gridare a tutti che amava un uomo e che ne andava così dannatamente fiero.
Fede non ce la faceva davvero più, quando fu la stessa Giulia a lasciarlo per un altro. Forse aveva capito qualcosa, forse ancora prima di lui.
Ne era quasi contento. Eppure aveva convissuto con lei per due anni.
Chiamò allora il suo amico Alfonso Signorini perché era il momento di uno di quei gesti plateali che gli amanti fanno, quelli veri, quelli con la A maiuscola.
L’intervista che ne seguì gli aveva fatto perdere parecchi fan e anche qualche contratto.
Il titolo era un pomposo “Fedez : “Si, sono gay. E amo un uomo” e finiva con  “ E c’è già una persona speciale nella tua vita? “ “Forse, ma ho rovinato tutto con lui”
Ma non era poi così vero.
Era in corso uno dei più violenti acquazzoni che Milano avesse mai visto, quando qualcuno ricciolone e dannatamente adorabile bussò alla sua porta.
“è tutto vero?” chiese Mika, il fiato corto, un giornale fradicio tra le mani e i riccioli bagnati che gli ricadevano in maniera adorabile sulla fronte.
“In questa casa non c’è traccia di Giulia da mesi ormai. Tu che credi?” gli chiese Federico, un sorriso enorme a illuminargli il volto.
“Sei un stronzo di merdaa” fu l’unica risposta che ricevette.
Da allora non si erano più separati. E la loro vita riprese con lo stesso frenetico ritmo.
Decisero di avere un figlio quasi per caso, ancora prima di minimamente pensare a metter su famiglia e a sposarsi.
“Voglio un bambino” aveva detto Michael con un adorabile broncio, una sera a cena.
Michael aveva ormai fatto della casa di Federico la sua casa base Italiana , mentre Federico si era trovato a Londra molto più spesso di quanto avrebbe voluto, ma non si poteva di certo dire che stessero convivendo.
“I cani non ti bastano più?” chiese Federico, cercando di deglutire.
Sentendosi chiamate in causa, le tre “dive” di casa si alzarono in piedi. Mel e Amira scattarono in pedi, roteando la testa in maniera comica, mentre Chewbecca cercava di mantenersi in equilibrio sul dorso di una delle due.
“Oh, loro sono mia vita” disse Michal, prendendo la pericolante Chewbecca prima che cascasse “Ma sento che manca qualcosa”
“Mik, sei consapevole che non possiamo crescere un bambino un po’ qui e un po’ a Londra” chiese Federico , un po’ scettico.
“Ecco perché mi trasferisco qui” disse Michael.
Davvero, era uno strano modo per dirlo.
Averlo per casa 24 ore su 24 era strano ma bello.
Accantonarono quella idea di paternità per un po’, vedendo prima chi dei due avesse cercato di uccidere l’altro durante quel periodo di convivenza.
Ma poi, Federico si ritrovò a vagare per i reparti per bambini dei negozi dove andava e , davvero, ormai era stanco di cercare regali per nipoti inesistenti.
Così, un sera tornò a casa con un paio di adorabili jeans taglia due anni, dicendo che Chewbecca avrebbe spaccato con quelli, ma Michael non la bevette.
“Io ho capito” disse Michael “Tu d’accordo con me ora?”
Federico si limitò ad annuire.
Incominciarono a riempire moduli per l’adozione, convinti che dare una seconda possibilità a un bambino era la cosa migliore.
Nessuno dei due aveva avuto una grande infanzia. Federico si sentiva sempre un estraneo nella sua stessa comitiva di amici. Finiva da solo più volte di quanto avesse voluto ammettere. A Michael non era di certo andata meglio. La dislessia , quella maestra così scorbutica e rigida, gli aveva fatto odiare la scuola più di ogni altra cosa. Ma c’era stata la musica a salvarlo.
E fu allora che incontrarono Alessio.
Aveva poco più di due anni, e se ne stava seduto tranquillo vicino alla finestra strimpellando una chitarra giocattolo.
“Hey campione” disse Federico, piegandosi al suo livello “Che dici se ti insegno qualche accordo?”
Il bambino lo guardò stranito, battendo poi le mani e lasciando che Federico prendesse lo strumento dalle sue mani.
Fu allora che li trovò Michael. Federico aveva un sorriso enorme e quel bambino sembrava essere così in accordo con lui.
“Io credo di sapere nostra scelta” disse Michal a una solerte educatrice.
Qualche mese dopo si sposarono quasi per inerzia, con Alessio nelle vesti di adorabile paggetto e..
“Federico? Ci sei?” chiese Michael sventolandogli una mano davanti.
Già, erano fermi a quello stop ormai da 10 minuti.
“A cosa stavi pensando?” chiese Michael, alzando un sopraciglio.
“Niente, ero sovrappensiero” disse Federico, scusandosi con gli infuriati automobilisti bloccati dietro di loro.
“Lavoro?” chiese Michael distratto.
“No, stavo pensando a noi”
“Oh, tu improvvisamente romantico. “ disse Michael ridendo.
“Hey, ho i miei giorni anche io” disse Federico, facendo l’occhiolino al marito.
“A me piace quando tu cerchi di essere un essere umano, Fede” disse Michael , accarezzando la mano ferma sulla leva del cambio “Dovresti farlo un po’ più spesso”
“Provvederò” rispose Federico, prendendo la mano che lo stava accarezzando e baciando le nocche.
Come avevamo detto, erano passati 20 anni e sembravano ancora sposini. Molto probabilmente Alessio avrebbe finto di vomitare, vedendoli così.
E già , non aveva trovato il modo di mantenerlo così adorabile. Ora Alessio era un giovane uomo di 18 anni, alle prese con la patente e la maturità.
Vedendolo, potevi dire che assomigliasse vagamente a Federico, con folti capelli portati a spazzola e una vaga propensione per la batteria. Ma lo superava in altezza da quando aveva compiuto 15 anni, e i modi gentili e garbati erano decisamente opera di Michael.
Parcheggiarono l’auto di fronte alla sua scuola, convinti di vederlo uscire di corsa come ogni volta.
Se non lavoravano, infatti, adoravano andare a prendere Alessio da scuola come quando era piccolo , e a nulla importava che Alessio avesse un motorino funzionante e il foglio rosa.
Ma infondo, a lui non dispiaceva. Nonostante frequentasse quella scuola da 5 anni, ormai, i suoi amici rimanevano ancora meravigliati nel vedere uno dei loro idoli, Fedez, parcheggiato davanti alla loro scuola. Le Ragazze, invece, guardavano con occhi sognanti Mika seduto sul sedile del passeggero.
Erano in silenzio da un paio di minuti, quando lo videro arrivare. Era sempre l’ultimo, sempre di corsa , poi arrivava giù per le scale, salutava i suoi amici fermi vicini ai motorini, apriva la portiera, lanciava dentro lo zaino , si sedeva e gli raccontava la sua giornata.
Ma quel giorno qualcosa era cambiato, e aveva le sembianze di un ragazzino che non avevano mai visto prima.
Aveva un berretto rosso calato fino alla fronte, da cui spuntavano folte ciocche di capelli biondi e una maglietta over size che gli copriva quasi tutto il corpo minuto.
Alex lo salutò sorridendo, mentre il suo nuovo amico lo salutava distrattamente, notando i suoi fin troppo famosi genitori, per poi arrossire e scappare nella direzione opposta.
“Ciao ragazzi” disse Alex, sorridendo. Un sorriso che era difficile vedere.
“Ciao campione” disse Fede.
“Ciao cucciolo” disse Michael “Com’e andata oggi?”
“Ha preso 6 in matematica” disse Alessio, sporgendosi in avanti “Ha interrogato a sorpresa ma sono andato bene”
“Oh, a cosa dobbiamo questo miracolo?” chiese Federico, sorridendo.
“Beh, Gennaro mia ha suggerito un po’” disse Alessio, avampando.
“Gennaro?” chiese confuso Federico “Ma nessuno dei tuoi compagni si chiama così”
“Federico” lo rimproverò Michael “è il ragazzo che hai salutato prima tesoro, vero?”
“Si, è lui” disse Alessio “è nuovo. Si è appena trasferito e l’hanno messo vicino a me. È uno forte”
“Oh, ma non c’era Marco vicino a te?” chiese Michael.
“L’hanno sposato papà. È in 5 f ora” gli ricordò Alessio.
“Oh, è vero” disse Michael “E com’è? È simpatico?”
“Si, è uno forte. Quando ha sentito il mio nome si è illuminato. È un tuo grande fan papà, e anche molto bravo a reppare”
“Oh” disse Federico imbarazzato “è bello saperlo”
“Sembra simpatico” disse Michael “Potresti invitarlo a casa per studiare un giorno”
“In realtà mi sono offerto di aiutarlo con i compiti arretrati. Viene domani, sempre se per voi va bene”disse Alessio
“Oh certo” rispose Michael “è stato molto carino da parte tua”
“Dove mi portate a mangiare?” chiese allora Alessio
“Nonna Tati. Ha detto che da quando hai iniziato a fare il ragazzo serio, non ti vede più” disse Federico, ridendo.
“Beh, se fa le lasagne, sono tutto vostro” disse Alessio, mettendosi le cuffie.
“Che cosa hai in mente?” disse Federico dopo un po’, roteando gli occhi
Sapeva bene come il cervello del suo maritino lavorasse.
“Assolutamente niente” disse indignato Michael “Credi si sia preso una cotta per questo Genaro?”
“No,e gradirei che non ti intromettessi” disse Federico
Ma Michael era troppo occupato a scegliere le decorazioni per il matrimonio di suo figlio per starlo ad ascoltare.
 
 
 
 
Midez soho corner:
HEILA
Le ragazze del gruppo delle Midez shipper mi hanno praticamente pregato di scrivere questa fic, quindi eccola. Anzi ringrazio Serena per avermi lasciato usare il suo edit.
Infatti, almeno la copertina, non l’ho fatta io.
Il resto è tutta farina del mio sacco
Andando per ordine :
  • Si, avete letto bene. In questa fic Alessio degli Urban Strangers è il figlio dei midez. Ho scelto lui perché mi sembrava quello che, almeno , somigliasse di più a uno dei due, cioè a Federico
  • Già dal prossimo capitolo esploreremo un po’ di più la parte “urban” di questa fic, visto che Gennaro (ammore bello di zia , amante delle mozzarelle, Gennariello o’gas) è in città e sconvolgerà un po’ la vita nel nostro Alessio Penningam-Lucia (o Lucia-Penningam? Ditemi che ne pensate nei commenti. Si, sono consapevole di aver probabilmente sbagliato il cognome del mio Michael)
  • Il fatto che non ci sia ancora una sezione dedicata agli urban, su Efp, rimane ancora un mistero per me.
 
 
E niente, questa fic sarà la mai rovina
Sto già morendo in preda a spasmi multipli
 
Un abbraccio
Jessica
 
 
 

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Capitolo 2
*** 2- I'm a loser baby (so why don't you kill me?) ***


II
I’m a loser baby (So why don’t you kill me?)
 
“Soy un perdedor
I’m a loser baby, so why don’t you kill me?”
 
 
“Io e papò siamo già usciti, ma non vi preoccupate. Alle 7.30 vi passa a prendere il vostro zio super figo.
Baci
Il vostro papò dipinto ;)
p.s.i’m sorry babies. Io visto voi molto stanchi e ho staccato le sveglie. Siete già in ritardo so, move your asses!
Il vostro papà non dipinto <3 “
 
Alessio rise quando lesse il messaggio. Era tipico dei suoi genitori svegliargli con un messaggio scritto a quattro mani, un po’con la calligrafia sconnessa di uno, un po’ con quella ordinata dell’altro.
 
“Buongiorno” disse sbadigliando Alex ad un assonnato Luca, che stava quasi per riaddormentarsi sul lavandino.
 
Luca aveva 16 anni ed era suo “fratello”. Beh, tecnicamente non lo era.
Condividevano ben poco, per essere fratelli, fatta eccezione per il loro condiviso amore per la musica. Ma quello contava poco.
Era l’unico filo conduttore che legava i quattro uomini di casa.
 
Lo adottarono 3 anni dopo di lui, desiderosi di allargare la famiglia, e non si può di certo dire che il piccolo Alex l’avesse presa così bene.
Era già arrivato al portone del palazzo, con le sue piccole gambine da bimbo e un fagotto dove aveva messo il suo pigiama e un orsacchiotto.
Sarebbe andato tutto bene se non avesse incontrato un ostacolo tutto sopraciglia e ampi sorrisi con le vaghe sembianze di suo Zio Elio.
“Credo che questo sia vostro” aveva detto suo zio “Devo venirvi a trovare più spesso”
 
Ma, tutto sommato, quel piccolo disadattato che si ritrovò come fratello un po’ gli mancava quando non c’è l’aveva tra i piedi.
“Hai letto il messaggio?” chiese Luca, sputando la poltiglia bianca del dentifricio direttamente nel tubo di scarico.
“Si. Credo tocchi a zio Ax farci d’autista.” Disse Alex, ammirando assorto la sua immagine nello specchio.
“Si, è papà ha fatto il suo solito giochino delle sveglie” disse Luca annoiato “Quindi siamo già in ritardo”
In effetti, l’orologio gli stava ricordando in maniera insolente che mancavano 10 minuti alle 7.30.
Niente colazione, si sarebbero dovuti accontentare del caffè bruciato delle macchinette.
Magari avrebbero corrotto zio Ax e l’avrebbero fatto fermare nel loro bar preferito, quello gestito dal loro amico Giò nella quale non avevano mai pagato nulla da quando avevano memoria.
Zio Ax era già sotto casa loro quando scesero. Barbetta perfettamente curata, capello e occhiali scuri, era appoggiato al cofano della sua auto e stava parlando al telefono quando li salutò
“Si, si, sono proprio qui davanti a me” stava dicendo Ax “Dai cazzo Federico, non sono così sprovveduto. Non è di certo la prima volta che porto i tuoi ragazzi a scuola”
Se li stava già immaginando Alex. Seduti al solito tavolino del solito bar, con uno dei due in crisi mistica da cappuccino , solitamente Federico , e l’altro in apprensione che gli chiede di chiamare Ax per vedere se si è ricordato di andargli a prendere, solitamente Michael.
Ne ebbe la conferma quando Ax li passò il telefono, sentendo un rumore indistinto dall’altra parte.
“Metti in vivavoce” disse suo padre, Federico
“Bene” disse Michael “ mi sentite tutti e due?”
“Si papà” dissero in coro Alex e Luca, mentre Ax sorrideva divertito.
“Ok” disse Michael “Dunque, Alesandro ora vi porta a scuola. Prima che possiate protestare, sono consapevole che non avete mangiato, i’m sorry guys. “
 
In tutta risposa , Ax gli indicò una busta di carta marrone e due bicchieri di carta ricolmi di caffè, adagiati sul sedile anteriore della sua auto.
“Gio vi manda i suoi saluti” disse Ax, facendogli l’occhiolino.
 
Zio Ax non li lasciava mai a stomaco vuoto.
 
“Oggi ti veniamo a prendere noi, Ale. “ continuò Michael “Pranziamo insieme da qualche parte…ah ok….papà ha detto che ci aspetta nonna Tati, ma dopo ti riportiamo a casa e poi compiti signorino, o io devo ricordare maturità? Alle 15.30 io e papà abbiamo un intervista, quindi tocca a te andare a prendere Luca dalle prove a scuola”
“Ok papà” disse Alex
“E non ti dimenticare” disse Michael.
“Credo abbiano capito Mick” disse Federico.
“Era per essere chiaro” disse Michael “Vi vogliamo bene ragazzi”
“Anche noi”
“A dopo” disse Federico, togliendo il vivavoce “ E cercate di non far venire ad Ax un altro capello bianco”
“Sono spiacente di interrompere un altro meraviglioso momento da mulino bianco” disse Ax, “ ma dobbiamo andare. Non vorrei che venisse un aneurisma a uno dei vostri vecchi”
 
E Dio non voglia, certo che no
***
 
I due fratelli Penniman-Lucia si salutarono distrattamente di fronte alla scrivania del bidello, Massimiliano , prendendo strade diverse. Luca in 3f, Alex in 5 c.
 
Sembrava tutto stranamente ordinario, in una vita che di ordinario non aveva niente.
Leonardo, uno dei suoi migliori amici, lo salutò addentando quella di sicuro sarebbe stata la prima merendina della mattinata.
Tutto sommato, non era male come mattina.
Si sedette al suo banco solitario , aspettando che il professor Sciortino entrasse.
 
Lo adoravano tutti, il prof “Shorty”. Aveva una folta criniera di capelli e un sei politico come personale credo, insegnando una delle materie considerata più “noiosa” in una scuola così atipica : Storia della musica.
Era strana quella scuola. Ma era quasi matematico che i figli di Fedez e Mika scegliessero un liceo musicale.
 
Il professor Shorty arrivò al primo scoccare della campana , accompagnato da Alba, la segreteria con cui si vociferava il professore uscisse, e un ragazzo che nessuno aveva mai visto.
Era alto almeno quanto lui, un capellino rosso a coprire i capelli biondi e un corpo esile nascosto da una felpa troppo grande per lui.
Alex non lo aveva mai visto, eppure non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
 
“Questo” esordì Shorty “è Gennaro. Viene da Napoli e starà con noi fino al diploma. Bene, credo tu possa sederti vicino ad Alex”
Gennaro, questo era il suo nome, rispose con un flebile grazie, raggiungendo Alex in fondo all’aula. Si sedette, cercando di non fare il ben che minimo rumore, estraendo un diario e un astuccio rosso dal suo piccolo zaino nero.
Shorty incominciò con l’appello, ma a Alex non importava. Era troppo rapito da quello strano essere alieno.
“Ciao” disse Alex “Io sono Alessio”
“Ciao” disse Gennaro , sfogliando il suo diario con poco interesse.
“Beh, se hai bisogno sono qui” disse Alex.
“Oh, guarda” disse invece Gennaro, indicando un punto imprecisato del suo diario.
Era il verso di una canzone.
 
“La vita fa schifo, il panorama è bellissimo”
  • Beautiful Disaster – Fedez ft Mika (2015)
 
 
Alessio dovette trattenere una risatina. Ormai, dopo cinque anni, i suoi compagni si erano abituati al suo status di”figlio di”. Ma non di certo il nuovo arrivato.
“Oh” disse Alessio “è Fedez e Mika”
“Si” disse Gennaro “io adoro Fedez, e tu?”
“Si” disse Alex, il vago ricordo del leggendario Fedez cantare le canzoni di Britnay Spears sotto la doccia la sera prima “non è male”
“oh, non male?” chiese Gennaro, voltandosi finalmente verso di lui “Lui e Ax sono i migliori”
E andava tutto bene, almeno finché non sorrise. Aveva grandi occhi blu che lo guardavano divertito e Alex pensò di sognare.
Che erano quelle?  Suo padre gli aveva raccontato di come, dopo anni di ragazze , aveva sentito le farfalle nello stomaco solo dopo aver incontrato quell’uragano con le gambe di Michael Holbrook Penniman jr.
Ma lui? Era stato anche con delle ragazze, cristo. Francesca era stata la sua ragazza per due anni, prima che tre diplomanti la scegliessero per la loro band , i Landlord , e lei si innamorasse di uno di loro.
Ma nemmeno con lei le aveva mai provate.
Con Gennaro, invece, quegli stupidi volatili gli stavano martoriando il basso ventre. E tutto ciò lo stava confondendo.
“Penniman – Lucia Alessio “ disse Shorty “ma è troppo impegnato per sentirmi”
Eccolo là. Il suo raffinato piano si era appena sgretolato come un castello di carte. Se Gennaro era davvero un grande fan di suo padre come diceva, non ci avrebbe messo molto a capirlo.
Un paio di occhi blu, sgranati fino al limite umano, ne  furono la conferma.
“Tu- tu sei”
“Il figlio di Mika e Fedez” disse Alex, sospirando.
 
Ecco, era finita. Ora Gennaro sarebbe stato suo amico con il solo scopo di conoscere suo padre, o peggio, si sarebbe allontanato da lui.
Erano capitate entrambe le cose in passato.
Ma Gennaro gli prese la mano e gli sorrise, di nuovo.
“Capisco perché non ne sei così entusiasta” disse “L’avrai sentito un milione di volte”
E ad Alex, Quel Gennaro cominciava a piacere davvero tanto.
***
Alessio ringraziò mentalmente che il suo adorato fratellino fosse così socialmente attivo, per una volta. Milano era silenziosa mentre sfrecciava a bordo del suo motorino.
Ma nemmeno l’aria pungente della sera lo stava aiutando.
Era tutto il pomeriggio che pensava a lui. Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva quelli di Gennaro , così dannatamente blu e quel sorriso così grande e…
“Terra chiama Alex” disse Luca, sventolandogli una mano davanti.
“Ciao” disse Alessio “Mi ero incantato”
“Lo vedo, sono dieci minuti che stai fermo li” disse Luca .
“Hey, abbi un po’ di rispetto per gli anziani” disse Alessio, porgendogli il casco “Come mai quel broncio?”
“Ho litigato con Margherita” disse Luca, sospirando.
 
Margherita era la fidanzatina “on-off” di Luca e trovava sempre modi fantasiosi di rendere la vita di suo fratello un inferno.
 
“Che hai fatto, stavolta?” disse Alex
“Io? Niente? Stavolta è tutta colpa della prof. Mi ha messo insieme ad Enrica per un progetto e lei non l’ha presa bene”
“Ma Enrica non era la sua migliore amica?” chiese Alex confuso
“Infatti” disse Luca “Ma parlami di te. Mi hanno detto che hai un  nuoco compagno di classe”
“Fammi indovinare” disse Alex “Te l’ha detto Eleonora”
“La sola ed unica regina del gossip” disse Luca “Allora, com’è? Mi hanno detto che è un tipo un po’ strano”
“No, Gennaro è uno a posto” disse Alex “Viene da Napoli. È simpatico, molto bravo a reppare ed è un fan di papà”
“Quale dei due?” chiese confuso Luca.
“Quello tutto colorato che di mestiere fa il rapper?” chiese divertito Alessio.
“Hey, non è colpa mia se abbiamo due papà” disse Luca “E dimmi, ti piace?”
“Che? Che domande fai? Come fai a chiedermi certe cose?” chiese Alex, arrossendo improvvisamente ,
 
Luca intendeva “come amico” , ma forse si sbagliava. Suo fratello era un libro aperto per lui.
“Oh, secondo me ti piace” disse , lasciando che Milano inghiottisse le loro parole.
 
 
Midez Soho Corner:
ok, questo capitolo è stato un parto.
L’avevo detto che sarebbe stato un po’ più urban, vero?
Beh, come vi sembrano Mika “super papà apprensivo” e Fedez “Sono il papà figo” ?
 
Ovviamente, un Ax selvatico ci stava di brutto.
 
E l’incontro Gennex molto “gay ingenui” ?
 
Cq, ho voluto aggiungere Luca come fratello di Alex perché se c’era una cosa che adoravo era il rapporto che aveva con Mika <3
Credo di aver messo un po’ tutti, o per lo meno citati.
Mi mancano i Moseek, ma li vedrete tra qualche capitolo. Ah, anche Eva, ma lui proprio non so dove metterlo.
 
Un bacio
 
jess
      
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - How to believe ***


III
How to believe
 
“How to believe
Words for forgiveness
How to believe how long, how long
Will I  fight for breath
It’s now or never
Get it off your chest”
 
 
Gennaro doveva essere davvero impazzito. Sapeva solo che doveva ringraziare la forza aliena che lo stava facendo entrare nel palazzo del suo idolo.
 
Quanti casi fortunati l’avrebbero mai portato ad essere il compagno di banco del figlio di Fedez e Mika?
Alessio era davvero simpatico, e un ottimo compagno di banco per quello che poteva dire. Lo conosceva solo da un paio di giorni, ma era come se lo conoscesse da sempre.
Gli era capitato talmente tante poche volte di essere così a proprio agio con un'altra persona. Proprio lui, che ripudiava il resto del genere umano come se avessero tutti la lebbra.
Ma Milano sembrava piena di gente simpatica per ora. Anche se nessuno aveva quel sorriso ampio che solo Alessio aveva, nessuno lo faceva ridere come lui con quelle battute senza senso che lo facevano piegare a metà e asciugare le lacrime dal ridere.
Gennaro non aveva mai pianto dal ridere. Alessio era diventato velocemente l’unica persona che Gennaro sentiva non avrebbe mai odiato.
Ma il problema rimaneva. Genn non poteva fare a meno di pensare a chi fosse suo padre, e non poteva nemmeno fare a meno di pensare ai cd di Fedez impilati un po’ a caso sul suo comodino, al fatto di aver imparato ogni singolo testo meglio dell’ave maria, e che lui era appena entrato nell’ascensore che il suo idolo prendeva ogni singolo giorno per uscire di casa o rientrare.
 
Fino a quel momento, niente di strano.  Era un anonimo ascensore, stretto da morire, con le pareti in vetro che davano su una rampa di scale infinita in quello che sembrava il più vecchio palazzo di Milano.
 
Quando Alessio lo aveva invitato per studiare, si era immaginato di tutto. Un lussuoso palazzo dove loro occupavano il loft, non un anonimo palazzo dove le vecchiette lo fissavano male e l’androne delle scale odorava vagamente di candeggina.
E se ad aprire la porta ci fosse stato proprio Fedez? Alessio gli aveva detto che entrambe i suoi genitori erano molto impegnati nell’ultimo periodo, ma chi può dirlo.
No, non era decisamente pronto.
 
Le porte dell’ascensore si aprirono prima che Gennaro potesse anche solo incominciare a iperventilare.  
Una ragazza dai capelli rossi stava armeggiando con le chiavi dall’altro lato del pianerottolo. Quella porta color mogano sembrava a dir poco minacciosa e Gennaro si ritrovò a fissarla con uno sguardo truce.
Genn stava mentalmente valutando se suonare il campanello e rimanere li come un ebete, quando una mano gelida gli si posò sul braccio.
“Non mordono sai” disse la stessa ragazza dai capelli rossi di poco prima, sorridendogli appena sotto il suo cappellino color lavanda.
“Lo so” disse Gennaro, per niente convinto.
“Hey, tranquillo. Stavo scherzando” disse lei “Comunque, io sono Elisa”
“Gennaro”
“Fammi indovinare” disse Elisa “Sei un amico di Luca”
“No veramente…”
“Oddio, non dirmi che sei uno di quelli” disse Elisa, con una leggera faccia disgustata sulla parola “Quelli” “Pensavo che Mik e Fede avessero parlato con Oreste al riguardo”
“Non ti seguo”
“Oreste è il nostro portiere” disse Elisa “è un bonaccione, basta che una ragazzina gli racconti la sua storia triste di come Michael gli abbia salvato la vita, o di quando Federico significhi per lei, che quelle salgono senza problemi”
“Oh..” disse Gennaro “Abiti qui da molto?”
“Abbastanza. Diciamo che ho visto più di una fan urlante salire fino al nostro pianerottolo. E non è neanche quello che mi da fastidio, quanto il fatto che il più delle volte si sbagliano e citofonano a me”
“Beh, anche io sono un fan” ammise Gennaro “Ma sono un amico di Alessio. Sono venuto per studiare con lui”
“Oh questa è nuova” disse Elisa, visibilmente sorpresa “Alessio non porta mai amici a casa, neanche per studiare. Quel suo amico, Leonardo , è venuto solo una volta per portargli i compiti e niente di più. Lo so bene perché Mik e Fede mi avevano detto di tenerlo d’occhio mentre loro erano in giro a fare le super star e Luca era a scuola, non sono quel tipo di vicina di casa, tranquillo.”
“Non so che intendi”
“Si vede che sei speciale ragazzino” disse Elisa. E si piegò a suonare il campanello per lui.
Oh no. Oh no
 
“Te l’hanno mai detto che pensi troppo” disse Elisa, con un sorrisetto.
Un ragazzo con i capelli a spazzola e due occhi giganteschi aprì la porta mangiando una banana.
“Eli!” esclamò contento il ragazzo.
“Ciao Luchino. Il postino si è sbagliato di nuovo e ha messo le vostre bollette nella mia buchetta.” Disse Elisa, dandogli un paio di buste bianche “ E poi, ho ritrovato questa pecorella smarrita”
“Grazie” disse Luca, alzando un sopraciglio e guardando Gennaro di sbieco.  A Gennaro sembrava il segnale perfetto per parlare.
 
“Io sono Gennaro” disse, con una voce a dir poco robotica.
Luca sembrò illuminarsi come un albero di natale.
“Oh capisco” disse ridendo “Grazie Eli, le do al primo papà che torna a casa. E ancora valido l’invito per sabato?”
“Certo” disse Elisa sorridendo “Hey, puoi venire anche tu se vuoi, mio giovane e imbranato amico”
“Elisa ha un gruppo” disse Luca ridacchiando.
“Siamo i Moseek” disse Elisa “E suoniamo al locale del vostro amico Giò tutti i primi sabati del mese. Allora, quanti posti tengo?”
“Oh, fammi pensare” disse Luca “Per me i soliti. Siamo io, Margherita, Enrica, Eleonora e Eva. Per Alessio direi tre se viene anche lui”
“Va beh” disse Elisa “Devo scappare. Tanto sono sempre solo lui e Leo di solito, un posto in più non cambia molto. Digli di citofonarmi quando sa in quanti sono. Ciao Luchino, ciao mio nuovo amico”
Ed Elisa scomparve così come era arrivata, in una nuvola di profumo alla vaniglia e menta.
 
“E quella era Elisa” disse Luca ridacchiando.
“è simpatica” disse Gennaro entrando.
“Più che altro abita vicino a noi da sempre e non ha mai chiamato i carabinieri, nonostante suoniamo a tutte le ore. Anzi, a volte si unisce a noi. Comunque, io sono Luca se non l’avevi capito”
“Gennaro” disse Genn “Ma puoi chiamarmi Genn”
Si prese un secondo per guardarsi attorno. Era un appartamento più grande di quello che sembrava, con un paio di costosi divani al centro del salone, un impianto stereo degno di nota e un vecchio pianoforte scuro accanto alla parete. La cucina era appena svoltato l’angolo, con uno di quei frigoriferi cromati a due ante che ti fa anche il ghiaccio e che Gennaro aveva visto solo in certi film americani.
Tre piccole palle di pelo alzarono le orecchie nello stesso momento. Mel, Amira e Chewbecca li avevano lasciati qualche anno fa, e Federico e Michael avevano sofferto infinitamente.
 
“Loro sono le tre pulci di casa” disse Luca “Lei è Leila, ed è il cane di mio padre, quello tutto colorato.” Aggiunse, prendendo in braccio un piccolo cane tutto nero con le orecchie più chiare “Lei è invece Daphne, ed la cucciolona dell’altro mio papà” e una grossa Golden retriver dal manto ambrato si alzò in piedi e lo guardò diffidente.
In quel momento, un piccolo Corgi con un orecchio marrone e uno nero gli saltò sulle gambe, sporcandogli i suoi jeans scuri.
“Oddio, scusami” disse Luca “Lui era Chucky, comunque, ed è tutto mio e di mio fratello”
 
Era carino Chucky. Aveva una faccia buffa e un attitudine allegra. Sembrava quasi la versione canina di Alessio.
Genn gli accarezzò distrattamente un orecchio prima di registrare l’informazione.
“Così sei suo fratello” disse
“Adottivo” rispose Luca “Ecco perché non ci assomigliamo. Comunque Alessio è in camera sua, seguimi”
“Oh, forse è il caso che io aspetti qui”
“Oh, sciocchezze”
Aprì una porta bianca con scritto “Non disturbate, sto creando” su una piccola lavagnetta. Qualcuno di inconfondibile stava urlando qualcosa di incomprensibile.
 “Dio santo Luca” disse Alessio arrossendo e coprendosi un po’ come poteva “Ti avevo detto di aprire la porta, non di portarlo qui proprio mentre mi sto cambiando”
“Così impari a non parlare del tuo adorabile fratellino con i tuoi amici” disse Luca, accarezzando Leila “Tutto tuo” aggiunse poi, prima di scomparire nella sua camera.
“Giuro che lo ammazzo” disse Alessio, apprendo solo con la faccia fuori dalla porta “30 secondi e sono da te, lo giuro”
“Ok” disse Gennaro , fissando la porta che si chiudeva di fronte a se.
 
Quando la riaprì era finalmente vestito. Persino una semplice maglietta nera gli stava bene, su quelle spalle così dannatamente grandi.
 
“Ecco” disse Alex “Ora sono pronto”
“A me andavi bene anche prima” disse Genn.
Oddio. ODDIO NO
Alex lo guardò stranito prima di arrossire.
“Oh no, fidati. Sto meglio così” disse Alex “iniziamo?”
E Dio, Gennaro non era mai stato così contento di mettersi a studiare.
 
+++
 
L’odore invitante del polpettone della signora Tagliaferri del 3 piano fu la prima cosa che arrivò al naso di Michael, quando entrò in ascensore.
Tutto come al solito, insomma.
Entrò in ascensore pregustando il sushi a portar via che Federico gli aveva “gentilmente” intimato di prendere tornando a casa.
“Prendi il solito per tutti” gli aveva detto al telefono “Ma aggiungi una porzione. Gennaro rimane con noi a cena”
Già, oggi era il grande giorno.
Lo aveva capito dalla finta sicurezza che aveva ostentato Alex quella mattina a colazione, e dal fatto che non era uscito da camera sua nemmeno per salutarlo, quando era uscito dopo pranzo.
Dai racconti di Alex, questo Gennaro sembrava simpatico. Forse un po’ timido e di sicuro un solitario come il suo bambino.
Beh, almeno potevano fare i solitari insieme adesso.
Era quasi tentato di rimanere a casa quel pomeriggio, ma se voleva lanciare la sua prima linea di moda doveva accettare il fatto di non essere più presente a casa come vorrebbe.
In tanti anni di carriera non ci aveva mai fatto l’abitudine.
 
Se la stava già immaginando la sera della sfilata. Federico guardarlo orgoglioso, vestito come si deve per una volta. Lui che usciva accompagnato da mamma Joenne e dalle sue sorelle, che lo stavano aiutando in questa nuova impresa, Luca che sorrideva ai fotografi come sempre, mentre Alex li evitava come la peste.
Magari, anche a Gennaro avrebbe fatto piacere venire.
 
Uscì dall’ascensore con un pesante sbadiglio, sorridendo appena vide una testa rossa uscire di corsa dalla porta accanto a quella di casa sua.
 
“Grazie Mik” disse Elisa sbuffando, mentre Michael gli teneva la porta dell’ascensore “Di ritorno dall’ateliè?”
“Dio si” rispose Michael “Tre settimane allo showcase. Poi è ovvio, c’è un posto vicino ai miei uomini anche per te”
“Tirerò fuori dall’armadio il mio vestito migliore” disse Elisa “Alex ha un nuovo amico eh?”
“Oh si” disse Michael “Era eccitatissimo questa mattina”
“Il suo amico era terrorizzato invece. Se non era per me sarebbe stato impalato sul pianerottolo fino a stasera. Ma dove salta fuori?”
“Oh, è un nuovo compagno di classe di Alex” disse Michael “Credo si sia preso una cotta”
“Oh, ma non mi dire” disse Elisa ridacchiando “Cristo è tardissimo. Mi racconti il resto domani davanti a un tè alle erbe, ok?”
“Ci conto” disse Michael.
 
Elisa lo salutò con un bacio sulla guancia prima di scomparire nel minuscolo ascensore.
Michael tirò fuori a fatica le chiavi, entrando poi in casa sua con un sorriso in volto.
 
“Si, ma sei sleale”
“Sei tu che sei un merda a Mario cart!”
 
Come al solito, i suoi ragazzi stavano giocando ai videogiochi.
 
“Ciao ragazzi”
“Ciao papà” risposero in coro loro.
“Buona sera” rispose timidamente Gennaro.
 
Se ne stava seduto accanto ad Alex, che imprecava e sbraitava addosso a suo fratello , e sembrava stesse cercando di non fissarlo.
“Ciao” disse allora allegro Michael “Io sono Michael, il papà un po’ meno colorato di Alessio. Benvenuto a casa nostra”
“Oh, io lo so chi è lei” disse Gennaro, scattando in piedi e arrossendo di colpo “Oddio scusi”
“Tranquillo” disse Michael “Fai finta che siamo due persone normali, cosa che poi è vera, e sarà più facile per tutti. In più, tra qualche pomeriggio di studio saremo due semplici papà rompipalle. Oh, ho saputo che sei dei nostri per cena”
“Suo marito ha insistito molto” disse Gennaro.
“E questo cretino ha detto che vuole pagare la sua parte” aggiunse Alessio, senza distogliere gli occhi dalla tv.
“Oh, no way” disse Michael “Tu nostro ospite, Genaro. Ragazzi , che fine ha fatto papà?”
“E sono quattro di seguito” disse trionfante Alessio, alzando il joystick al cielo “Papà sta in cucina da trenta minuti al telefono con nonna Tati.”
“Deve aver dimenticato il compleanno di qualche zia, o cose simili” disse Luca “ E tu sei dannatamente sleale”
Michael si diresse allora in direzione della cucina ridacchiando.
“Ciao amore” disse allora, depositando la cena sulla tavola apparecchiata.
“Si mamma” disse Federico “ok, ma non posso ricordarmi il compleanno di ogni singola zia che ho. Sono troppe”
“Ciao Tati” urlò allora Michael, ridacchiando.
“Ciao amore” disse allora Federico “ E comunque ricambia. Si, ora devo andare. Ci sentiamo domani Mà, ciao”
“Ti sei dimenticato il compleanno di qualcuno?” chiese divertito Michael
“Giuro a volte credo si inventi una zia a caso solo per darmi noia” disse Fede “Sono piuttosto sicuro di non avere mai avuto una zia Giuseppina. Come è andata oggi?”
“Bene” disse Michael “Mamma chiede se indosserai qualcosa di nostro per lo showcase”
“Si certo” disse Federico “E poi non ho molte alternative, con lei. Come ti sembra il nostro ospite?”
“Simpatico” disse Michael “ Forse un po’ timido”
“Già” disse Federico “Mi guarda così strano. Ho dovuto quasi intimarli di mettersi a sedere con i ragazzi ed è quasi svenuto quando sono entrato in camera di Alex per salutarlo”
“Beh” disse Michael “è un tuo fan, che ti aspettavi. Andrà meglio la prossima volta”
“Non lo so Mik” disse Federico “Non mi piace quando i ragazzi frequentano dei nostri fan. È imbarazzante.”
“Hey, Margherita si è quasi messa a piangere quando Luca l’ha portata a casa la prima volta. Non la smetteva di dirmi cose insensate, e ora mangia il nostro cibo come niente”
“Si, forse è così” disse Federico “E Alex ha le spalle larghe. Sa cavarsela”
“Esatto” disse Michael avvicinandosi a lui.
 
Si scambiarono uno di quei baci che facevano rabbrividire i loro figli dalla punta dei capelli in giù. Gennaro trovò tutto solo incredibilmente tenero e surreale.
 
 
 
 
Soho corner :
 
DIO CHE POEMA! Ma l’abbiamo portata a casa anche questa volta!!
Che mi dite gente??? Com’è sto episodio?
 
Come avete visto ho trovato un posto a Elisa. Nelle prossime puntate arriveranno anche Fabio e Davide, ma per ora ce solo lei.
 
Chi la vorrebbe come vicina impicciona??
 
Tanto per restare in tema, la canzone del capitolo è “How to believe” dei Moseek. È tratto dal cd che hanno fatto prima di x factor ed è molto carico, proprio come piace a me. Se lo cercate, io l’ho trovato su sportify quasi per caso cercando il loro ep “Post x factor” (quello con Eliott all’interno, per intenderci), e si chiama “Leaf”
C’è una canzone che si chiama “In sleepers” ed è così Gennex che la userò nella os series + fanmix Gennex, e forse anche in uno dei prossimi capitoli.
 
Un sacco di cose stanno per accadere qui. Per incominciare, i Moseek saranno a suonare al bar di Giò e non vedo l’ora. Un po’ perché mi manca scrivere di Giovanni “il mio futuro marito e nessuno me lo tocca” Sada in questa fic e trovo che ci sia una carenza di Baell pazzesca, quindi metterò anche Shorty li un angolo a sorridere e basta molto probabilmente, un po’ perché accadrà qualcosa….
 
Adoro lasciarvi così
 
E poi Mika mi diventa stilista, insieme a mamma Joenne in perfetto stile Beyoncè, e anche qui accadrà qualcosa.
Ok, prendete un biscotto. Ve lo siete meritato dopo sto papiro di capitolo.
 
CIAONE DI PROPORZIONI STRATOSFERICHE
 
jess
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Dope boy still smelling like cocaina ***


IV

Dope boy still smelling like cocaina


 

Davanti alla scuola dei ragazzi c'era un bar, ed era il più figo di tutti.

Era talmente figo che ci potevi trovare anche qualche professore ogni tanto.

Ma quando Gennaro ci aveva messo piede per la prima volta, gli si era quasi bloccata la crescita.

Non che Giovanni, il gestore del locale, fosse un cattivo ragazzo. Semplicemente era un po' troppo “easy” per i suoi gusti.

Giovanni aveva aperto quel posto quasi per scherzo, proprio davanti alla scuola che lo aveva espulso tanti anni prima.

Principalmente lo aveva aperto perché, essendo il padrone di tutta la baracca, credeva di poter offrire da bere a tutte le belle ragazze che entravano.

Ci aveva provato una volta con un bella rossa che era entrata li per lasciargli dei volantini. Da allora non gli era stato più permesso. A quanto pare Elisa sembrava mingherlina ma era una che picchiava forte.

Quello che però aveva fatto letteralmente accapponare la pelle a Gennaro era il totale miscuglio indistinto di insegnanti e studenti che offriva il “Baell bar”

Alessio sembrava totalmente a suo agio, come se fosse casa sua.

Era suo amico da meno di un mese, ma non si era ancora abituato a lui.


 

Era uno di quelle persone che necessitano di uno studio più approfondito e che non smettono di sorprendere in ogni maniera possibile.

Ma appena entrato, Shorty se ne stava amabilmente a sorseggiare una birra in compagnia di Giò al bancone del bar, e Genn non poté fare a meno di pensare che molto probabilmente gli avrebbe chiesto se avesse mai finito la testina di storia che doveva consegnare, o cose assurde come queste.

“Uè Alessio” Aveva urlato Giò, assordandogli l'orecchio sinistro forse in maniera permanente “Fratellino di madre diversa! Che non mi presenti sto bel biondino?”

Erano seguite una serie infinita di presentazioni con Giò che lo aveva stritolato fino a togliergli anche il minimo di forza vitale che aveva rimasto.

Shorty sembrava anche abbastanza rilassato, tanto da ridere e da dire “Eddai che è appena venuto su da Napoli, che vuoi segnarlo a vita” evitando la sua eventuale prematura dipartita.

C'era da dire che Genn era stato un tipo a cui non piacevano i “caldi abbracci” e che Alessio aveva avuto la geniale idea di portarlo li solo il pomeriggio del suo secondo giorno di scuola.

Ma ora? Era quasi passato un mese non ci aveva ancora fatto l'abitudine.

Per iniziare, Elisa, la vicina “cautamente impicciona” di Alex, era seduta a un tavolo mentre discuteva con altri due ragazzi, uno con un indistinto massa di dread e l'altro con i capelli corti e un paio di bacchette tra le mani.

Shorty era seduto sul suo solito sgabello, ma per una volta si accompagnava con la segretaria mora Alba, quella con cui si vociferava avesse una storia ormai da tempo.

Giò lo salutò con calore, correndogli letteralmente incontro dal piccolo palchetto sul fondo della sala.

E là c'era Alex.

Ed ecco perché lo aveva invitato li di sabato pomeriggio.

Se ne stava li , con la chitarra in mano, su quel palchetto su cui aveva visto esibirsi un sacco di ragazzi talentuosi in quelle settimane.

Ed ecco, finalmente c'era arrivato. Flashback indistinti di lui che dice si a una stupida proposta di Alex, fatta in fretta e furia all'uscita da scuola qualche giorno prima.


 

Ed ora era li , che gli sorrideva come uno stupido. Un dolce e adorabile stupido.

MERDA.

“Che sta succedendo?” chiese Genn, la voce più acuta di qualche tono.

“Uè Gennariello” disse Giò “e qua ti stavamo aspettando tutti. Alex non fa altro che dire quanto tu sia bravo e..”

“è stato solo una volta...”

“Che? Stavo dicendo a cantare Wagliò” disse Giò con un occhiolino “Ma se voi due fate anche altro, chi sono io per giudicare!”

Genn stava diventando rosso almeno quanto i suoi capelli quando Elisa corse in aiuto.

Prese Giò e lo scaraventò di peso al tavolo con i suoi compagni prima di parlare.

“Scusalo” disse “Non ha idea di come comunicare con il genere umano. Loro sono Davide e Fabio, gli altri 2/3 dei Moseek, comunque”

Genn accennò un elegantissimo sorriso timido prima di parlare.

“Si, ma che succede?”

“è Sabato pomeriggio, stellina.” disse Elisa “E chi vuole può salire su quel palco e cantare una canzone. Lo facciamo una volta al mese”

“Si, ma io che centro?”

“Ma allora sei de coccio” disse Elisa “Alex non ha fatto altro che dirci quanto tu sia bravo e volevamo sentire come cantavi” spingendolo poi verso il parco.

Fece appena in tempo a coprirsi in maniera drammatica, riparandosi dagli inesistenti riflettori, prima di incontrare un sorridente Alessio sul suo cammino.

“Questa me la paghi” sibilò Genn a denti stretti.

“Eddai, se può farti stare meglio mi hanno praticamente costretto. Non amo esibirmi così tanto come credi”

Genn lo guardò interdetto, aprendo la bocca un paio di volte.

“Davvero? Credevi che adorassi sculettare in giro con giacche improbabili o vestito con la solita accoppiata vincente bermuda + canotta, anche in pieno inverno? Ti ricordo che non ho nemmeno il codice genetico in comune con i miei padri”

“Era così per dire”

“Dai, vienimi dietro” disse Alex “Al resto ci penso io”

Alex suonò un paio di note a caso, ma che Genn avevano più senso di qualsiasi cosa.

I see elephant tusk on the boar of a sailing lady
Docked on the Ivory Coast
Mercedes in a row winding down the road
I hope my black skin don’t dirt this white tuxedo
Before the Basquait show and if so
Well fuck it, fuck it
Because this water drown my family
This water mixed my blood
This water tells my story
This water knows it all
Go ahead and spill some champagne in the water
Go ahead and watch the sun blaze
On the waves
Of the ocean

Genn sorrise appena, mentre incominciava a cantare come se fosse la cosa più naturale del mondo, seguito a ruota da Alex nei punti giusti.

Tutti gli guardavano stupiti, e sembrava che regnasse un unico sentimento nella stanza.

Quei due si completavano talmente bene da sembrare un unico cantante.

Dope boy still smelling like cocaina
White boat, white robe
Can he be more cleaner
The oil spill that BP ain’t clean up
I’m anti Santa Maria
Only Christopher we acknowledge is Wallace
I don’t even like Washingtons in my pocket
Black card go hard when I’m shopping
Boat dock in front of Hermes picking cotton
Silk and fleeces, lay on my Jesus
Oh my God, I hope y’all don’t get sea sick
See me in shit you never saw
If it wasn’t for these pictures they wouldn’t see me at all
Aww, whole world in awe
I crash through glass ceilings, I break through closed doors
I’m on the ocean, I’m in heaven
Yachting, Ocean 11

Alex iniziò a reppare e Genn non poté fare a meno di pensare che era un Lucia, dopo tutto, anche se lo avrebbe negato fino alla morte, ma queste cose gli venivano naturali.

Allo stesso tempo, però , era qualcosa di mai sentito. Come se Alessio fosse solo Alessio, indipendentemente da chi realmente fosse.

Poteva anche essere un perfetto sconosciuto e sembrargli ancora così dannatamente sprecato per quel posto.

Si soprese appena notando tre facce conosciute sul fondo della sala, prima di riprendere a cantare sul ritornello.

Uno dei tre più sorpreso degli altri due.


 

I see elephant tusk on the boar of a sailing lady
Docked on the Ivory Coast
Mercedes in a row winding down the road
I hope my black skin don’t dirt this white tuxedo
Before the Basquait show and if so
Well fuck it, fuck it
Because this water drown my family
This water mixed my blood
This water tells my story
This water knows it all
Go ahead and spill some champagne in the water
Go ahead and watch the sun blaze

On the waves
Of the ocean


 

Gennaro non era abituato a stare davanti ai riflettori, davanti a così tante persone. Ogni volta che ci provava, faceva strani sogni ad occhi aperti di lui che vomitava o gente che gli tirava ortaggi in ogni stato di decomposizione.

Ma con Alessio sembrava tutto più facile. Come se fossero nati per cantare insieme.

E, in fondo, non era così male

Me and Ty Ty is like Pablo and Popeye
Winding dirt roads on mopeds spilling opus
Welcome to the magnum opus
The Magna Carta
The best-selling author Decoded
On the holiday playing “Strange Fruit”
If I’mma make it to a billi I can’t take the same route
Swoosh
Now that’s the sound of the border
Swoosh
Now that’s the sound of a baller
Muhammad Hovi my back against the rope, the black Maybach
I’m back inside the boat
Shepard Fairey they finally gave me some hope
Can’t believe they got a nigga to vote
Democrat, nope
I sold dope
In trouble water I had to learn how to float
On the ocean
I’m in heaven
Yachting
Ocean 11

Genn fece segno ad Alex di lasciargli fare da solo la parte successiva, nonostante fosse un rap e una certa persona fosse appena entrato nella sala e lo stesse fissando.

Ma di Fedez, per una volta, non gli importava.

Sperava solo di essere degno di ciò che aveva fatto Alessio poco prima. E non sembrare solo una sbiadita caricatura una skinny jeans e maglione oversize.

I see elephant tusk on the boar of a sailing lady
Docked on the Ivory Coast
Mercedes in a row winding down the road

I hope my black skin don’t dirt this white tuxedo
Before the Basquait show and if so
Well fuck it, fuck it
Because this water drown my family
This water mixed my blood
This water tells my story
This water knows it all
Go ahead and spill some champagne in the water
Go ahead and watch the sun blaze
On the waves
Of the ocean

Cantarono entrambe il ritornello con passione, come se fosse la conclusione perfetta di un qualcosa di ancora più perfetto. Si guardarono per un lungo momento, prima che l'entusiasmo della sala si spegnesse attorno a loro e qualcuno gli riportò alla realtà.

Alessio sembrava davvero sorpreso di vedere i suoi genitori e suo fratello li.

“Oh, sono così contento di essere arrivato in tempo” disse Michael sorridendo.

“Dio Luca, dovevi proprio dirglielo” disse Alex, guardando suo fratello di sbieco.

“Me lo hanno estorto con la forza” si difese lui.

“Solo ci sembrava strano doverti venire a prendere dal Baell di sabato pomeriggio, quando Elisa non suona” disse Michael “Ma perché non ci hai detto niente? Siete stati grandi!”

“Siete così impegnati che non credevo aveste avuto il tempo. E se ve lo avessi detto, conoscendovi, avresti cancellato qualsiasi appuntamento per essere qui, e avresti costretto anche papà a farlo. Avreste rapito Luca dagli allenamenti di nuoto, come penso abbiate fatto, e vi sareste precipitati qui. E davvero, Genn era fin troppo nervoso anche senza di voi. E io non la consideravo una cosa così eclatante, canto tutto il santo giorno quando sono a casa. Volevo solo dimostrare a Genn che era sprecato come produttore musicale, deve stare sul palco”

“Forse hai ragione” disse Michael “E davvero? Produttore? Non so come sei, dietro alla consolle, ma sul palco non sei davvero niente male”

“Grazie” rispose Genn. Aveva appena ricevuto i complimenti da Mika in persona e non stava implodendo internamente, grazie mille.

“E in quanto a te, giovanotto, sei libero di dirci quello che vuoi. Vederti suonare è una cosa che io e tuo padre adoriamo fare, e lo sai” disse Michael “Ma, amore. Che hai? Stai bene?”

Federico se ne era, infatti, stato zitto per tutto il tempo, tenendosi in disparte.

“Si, tutto ok” disse “Solo...la parte rap”

“Lo so, ho fatto schifo” disse Alex.

“Assolutamente no” disse Federico “Eri sul pezzo, assolutamente perfetto. E ti sto parlando come se fossi un ragazzo che si presenta alla Newtopia da me e zio Ax, non come se fossi mio figlio.”

“Grazie papà” disse Alex “Non me le hai mai dette queste cose”

“Non ti ho mai sentito reppare” rispose Federico, scompigliandogli i capelli.

“Papà si è quasi commosso” rispose Michael ridacchiando.

“Mi sono emozionato” si difese Federico.

“Eddai papà, lo sanno tutti che sei un piagnone” commentò Luca.

I tre incominciavano ad avviarsi verso l'uscita, aspettando che Alex raccogliesse la chitarra.

“Che programmi hai stasera?” disse Alex, di punto in bianco.

“Maratona Horror con le mie sorelle, perché?”

“Che ne dici di dargli buca?”chiese Alex, sorridendo “Senti. È solo che mia nonna Joanne è in città, insieme alle mie zie e a zio Fortune. Da quello che ho capito vogliono cenare tutti insieme, ci sarà anche nonna Tati e tu adori nonna Tati e pensavo che avere qualcuno di estraneo me la rendesse un po' meno strana e..”

“Va bene” disse Genn “Me ne parli sempre come una banda di matti, e mi sembra un sabato sera più carino del mio.”

“Chiedo a uno dei miei papà di aggiungere un posto allora” disse Alex, avviandosi verso l'uscita.

“..per la cronaca, nonna Tati mi adora solo perché non vede l'ora di rimpinzarmi a dovere. Secondo lei sono troppo magro”

“Secondo tutto il mondo sei troppo magro, Genn, non solo mia sorella”


 

“Oh, sti giovani” disse Giò con un sospiro “Tempo un mese e li vediamo entrare qui dentro mano nella mano”

Chiuse appena gli occhi, aspettandosi uno scappellotto di quelli potenti da parte di Elisa.

Ci rimase un po' quando non lo fece.

“Che? Niente scappellotto?”

“Quando hai ragione perde tutto il suo fascino” disse Elisa, sospirando appena.

Tanto, lei lo sapeva da molto prima di lui.


 


 


 


 

Urban Soho Corner :


 

HEILA! Capitolo lunghissimo, lo ammetto.


 

Ma ne avevo di roba da raccontare! Come vedete, questo è un capitolo introduttivo.

Volevo presentare il bar e mettere le basi per il prossimo capitolo.

Accadrà “qualcosa”, dico solo questo.


 

Come vedete, una prerogativa delle mie fic è la ship Elisa / Giò.


 

È che sono comici da scrivere, tutto qui. Comunque, mi sono dimenticata di darvi il link del mio Ao3 la scorsa volta.

Sono http://archiveofourown.org/users/jessthesohodoll


 

un bacio


 

jess

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