do · mes · tic · i · ty di Niglia (/viewuser.php?uid=29469)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1} Couch ***
Capitolo 2: *** 2} Strenght ***
Capitolo 3: *** 3} Argument ***
Capitolo 4: *** 4} Sleepless ***
Capitolo 5: *** 5} Making Up ***
Capitolo 6: *** 6} Sexting ***
Capitolo 7: *** 7} Switching Bodies ***
Capitolo 1 *** 1} Couch ***
1.
COUCH
«Hai
intenzione di rimanere lì ancora per molto,
tesoro?»
«Mi chiedevo
solo quando ti saresti accorto di me.»
«Dal momento
esatto in cui ti sei fermata sulla soglia.» Klaus
sollevò lo sguardo dal libro la cui lettura lo aveva
catturato così profondamente, e le sorrise. «Su,
non farti pregare. Vieni a sederti qui», fece, indicando con
la mano lo spazio vuoto sul divano accanto a lui.
Caroline si
staccò dallo stipite della porta e lo raggiunse, andando
però a sedersi nel lato opposto. Klaus aveva seguito
minuziosamente i suoi movimenti, e nel prendere nota di quella
incomprensibile distanza aggrottò la fronte con aria
perplessa, già iniziando a domandarsi che cosa diavolo
avesse fatto di male, questa
volta.
Ma poi la
vampira allungò le gambe e gliele poggiò
comodamente in grembo, sorridendogli soddisfatta, e il buonumore di
Klaus tornò a risplendere.
Riportando lo sguardo
sul libro che teneva aperto con una mano, posò
l’altra sulle ginocchia di Caroline e iniziò ad
accarezzarla, coccolandola come sapeva le piacesse. «Sei
stata via tutto il giorno», disse a mezza voce dopo una
manciata di minuti silenziosi. Il tono era piuttosto neutro, ma
Caroline sapeva che una velata accusa si celava tra le righe: Klaus non
amava stare lontano da lei per troppo tempo, in particolar modo quando
lei usciva la mattina presto lasciandolo solo nel loro letto, senza
neppure svegliarlo per salutarlo – e la cosa era reciproca, a
dire il vero – per cui non se la prese.
«Quindi ti
sono mancata?» Lo stuzzicò, cercando di fargli
ammettere ciò che lui non voleva pronunciare.
Klaus non rispose,
limitandosi a mugugnare un monosillabo incomprensibile. E a non
staccare gli occhi da una pagina che non stava neppure leggendo, dato
che i suoi occhi erano fermi sullo stesso paragrafo da dieci minuti
abbondanti.
Voleva giocare a fare
l’offeso? Caroline sorrise all’idea.
Con un rapido fruscio
cambiò posizione, andando a sedersi direttamente a
cavalcioni delle gambe dell’ibrido. Gli chiuse il libro con
un colpo secco e lo poggiò da qualche parte lì
vicino, prendendogli le mani e portandosele dietro la schiena,
imprigionandosi volontariamente.
Gli occhi di Klaus
stavano già brillando divertiti, eppure si ostinò
a mantenere un’espressione impassibile.
«Non mi hai
risposto», lo rimproverò, poggiando le proprie
mani sullo schienale del divano per mantenersi in equilibrio. Si
chinò su di lui e iniziò a disseminare piccoli
baci dalle tempie alla mandibola ricoperta da una leggera peluria
bionda, che lei personalmente trovava irresistibile.
Tra un bacio e
l’altro, si interrompeva per domandare.
«Ti», un bacio sulla punta del naso,
«sono», un altro all’angolo della bocca,
«mancata?» Concluse in un sussurro, prima di
poggiare le labbra appena sopra la clavicola.
Klaus emise un suono
primitivo che parve scaturire dalle profondità della sua
gola. In un attimo ebbe ribaltato la situazione, torreggiando su di lei
con un ghigno assai poco raccomandabile.
«Lascia che ti
mostri quanto mi sei
mancata», mormorò, prima di chinarsi su di lei.
La
risatina di Caroline si smorzò in un gemito strozzato.
________________________________________________________________
Nulla di
impegnativo - solo un modo come un altro per saziare la mia fame di
questa coppia :D Il titolo è preso da una strofa di
"Summertime Sadness" di Lana Del Rey, per la quale credo di aver
sviluppato ultimamente una certa ossessione... ma cosa ci posso fare se
le sue canzoni mi ispirano Klaroline feelings? xD
PS: Se avete prompt da
suggerire per questi due (parole, citazioni o quello che volete), fate
pure! ^^
Baci e
abbracci - e grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno <3
Vostra,
Niglia.
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Capitolo 2 *** 2} Strenght ***
2.
Strenght
Se c’era
qualcosa che Caroline aveva imparato ad apprezzare negli ultimi decenni
trascorsi insieme a Klaus, era l’assoluta mancanza di
un’occasione per annoiarsi.
Il problema del
condividere la propria eternità con un ibrido millenario e
dall’ego talmente esteso da poter modificare la forza di
gravità dell’intero pianeta era che ci sarebbe
stato sempre qualcuno da combattere, un territorio da riconquistare,
nemici da distruggere e creature di ogni tipo che li avrebbero
volentieri voluti morti entrambi e persino alleati che voltavano loro
le spalle per qualche ipotetico migliore offerente.
Inizialmente Klaus aveva
fatto tutto ciò che era in suo potere per tenere Caroline
lontana dai guai e dalla traiettoria di suddetti avversari –
compreso rinchiuderla in varie occasioni nello scantinato per impedirle
di andare insieme a lui, privarla del suo anello diurno, affidarla alla
custodia di Elijah – ma era inevitabile che la vampira prima
o poi si stancasse di venire sempre scelta come strumento per
ricattarlo e di trovarsi così, odiosamente, nei panni
dell’eterna damigella in pericolo.
Per questo motivo
Caroline, in uno dei loro brevi periodi di pace, aveva
pressoché obbligato Klaus a darle delle decenti lezioni di
autodifesa –l’amata compagna della creatura
più potente della terra tendeva ad essere di conseguenza la
più minacciata, e dunque sarebbe stato preferibile che
sapesse come comportarsi.
Fu proprio a quelle
lezioni che pensò mentre cercava di liberarsi dalla stretta
intorno al collo di un giovane vampiro particolarmente accanito nei
suoi confronti, prima di riuscirci e scaraventarlo dall’altro
lato della stanza.
«Hai bisogno
di aiuto, tesoro?», le arrivò la voce di Klaus,
calma come se si fosse trovato seduto su un portico a sorseggiare
tè invece che alle prese con i cinque mannari che lo avevano
accerchiato.
«Ho tutto
sotto controllo!» Ribatté lei, prima di snudare le
zanne contro un secondo vampiro.
Quest’ultimo
sorrise minaccioso, snudando a sua volta i lunghi canini appuntiti.
«Meglio se ascolti il tuo ragazzo, bambolina.»
«Sicura?
Perché ho quasi finito, qui», continuò
l’ibrido imperterrito, gettando per terra con aria
indifferente un cuore sanguinante.
Caroline
ringhiò, infastidita da quell’insistenza.
«Ti ho detto che ho tutto sotto controllo, Nik!»
Poi si avventò sul suo avversario e, per il semplice gusto
di dimostrare a Klaus che sapeva davvero come gestire la situazione,
gli morse il collo e poi glielo spezzò, gettandolo da una
parte alla stregua di un pupazzo inerte.
Quando
sollevò lo sguardo sul terzo non-morto, il sangue le
imbrattava le labbra e lei si pulì distrattamente con il
dorso di una mano. «Suppongo tu sia il prossimo»,
sibilò, lasciando che il viso le si trasformasse nella
maschera da vampiro che di tanto in tanto le piaceva indossare.
Qualche tempo dopo, lei
e Klaus furono gli unici a trovarsi ancora in piedi in mezzo a quella
strage.
Ansimando, Caroline si
sistemò una ciocca di capelli che le era finita davanti agli
occhi, e con la punta delle sue Louboutin spostò con un
calcio il paletto di legno di verbena – questa, poi, le era
nuova – che uno dei licantropi aveva cercato di spingerle nel
cuore. «Idiota», borbottò, scavalcando
il corpo.
Klaus si
voltò verso di lei e in un lampo le fu accanto.
Sollevò le mani insanguinate di sangue non suo,
fortunatamente, e le cinse il volto; solo dopo un’accurata
ispezione per accertarsi che non fosse ferita tirò un
sospiro di sollievo.
«Stai
bene», mormorò sollevato, posando la fronte sulla
sua.
Caroline emise uno
sbuffo divertito. «Figurati, questi qua erano dei
dilettanti», fece, mal celando la palese soddisfazione che le
stava facendo brillare gli occhi.
«Sì,
lo erano», concesse lui, abbracciandola.
________________________________________________________________
Inizialmente
doveva essere diversa, ma poi ha preso un'altra piega...
vabbè. xD Per il dialogo, ho preso ispirazione da qui.
Grazie
a Mery1992, giudo e windedghosts per
aver recensito lo scorso capitolo! :**
A
presto con il prossimo, vostra
Niglia.
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Capitolo 3 *** 3} Argument ***
3.
Argument
La
porta di casa sbatté con un tonfo tale da far tremare i
vetri. Caroline
attraversò come una furia l’androne
d’ingresso, gettando per terra alla rinfusa
cappotto, borsa e le eleganti decolleté che teneva in mano.
Poche
cose erano in grado di farla veramente
arrabbiare, e una di esse si dava il caso fosse proprio il dannato
ibrido che
aveva giurato di amarla fino alla fine dei tempi in una suggestiva
chiesetta
della campagna toscana, venticinque anni prima.
Maledetto
lui e maledetta lei, che si lasciava fregare sempre come se fosse la
prima
volta!
Aveva
raggiunto il salotto per versarsi qualcosa da bere – qualcosa
di forte e di
alcolico, in assenza di un collo da mordere – quando la porta
si aprì una
seconda volta e l’ibrido in questione fece il suo ingresso in
casa.
«Andiamo,
Caroline! Ti ho già detto che mi dispiace!»
Esclamò esasperato, ben sapendo che
lei poteva sentirlo da ogni angolo della villa nella quale si fosse
trovata.
Difatti,
il ringhio della vampira provenne da qualche parte in fondo al
corridoio. «E io
ti ho già detto dove ti puoi ficcare le tue maledettissime
scuse!»
Con
un sospiro, Klaus si sfregò gli occhi e si diresse verso il
salotto,
raccogliendo man mano che ci passava in mezzo le cose della vampira
sparse sul
pavimento.
«Tesoro,
te l’avevo detto che avevo delle questioni da
sistemare…» Esordì una volta che
l’ebbe raggiunta, fermandosi con cautela sulla soglia e
osservandola mentre
beveva tutto d’un fiato un bicchiere di brandy.
Dopo
aver deglutito ed essersi pulita le labbra con il dorso della mano in
modo
assai poco signorile, Caroline gli lanciò
un’occhiataccia. «Forse saresti
dovuto essere più preciso, non credi?»
Ribatté, abbandonando il bicchiere e
bevendo direttamente dalla bottiglia. «Forse avresti dovuto
dirmi “Ehi,
Caroline, oggi devo sterminare una ventina di vampiri che stanno
tramando la
mia morte e massacrare anche qualche mannaro, ti dispiace se rimandiamo
la
nostra cena a un’altra sera?” Sai, lo avrei
apprezzato decisamente di più,
visto che adesso il mio vestito da 560 dollari e 70 centesimi
è macchiato di
sangue e altri fluidi organici di cui preferisco non sapere la
provenienza!»
«Se
il problema è il vestito, te ne ricomprerò altri
dieci!» Sbottò lui, stavolta
seriamente irritato. «Non c’è bisogno di
fare questi capricci!»
«Capricci?»
In
quel momento Klaus comprese di aver fatto un imperdonabile passo falso.
Fece appena
in tempo a schivare il bicchiere che andò a frantumarsi
sulla parete alle sue
spalle, con sommo disappunto di Caroline, e all’improvviso
non ebbe più tanta
voglia di scherzare con l’umore della sua compagna.
«Non
me ne frega un accidente del vestito», sibilò
quest’ultima, gli occhi ridotti a
due fessure minacciose. «E non m’importa neanche
del fatto che non potrò più
mettere piede in quel meraviglioso ristorante senza vergognarmi o
soggiogare i
proprietari, così come non mi importa che sia stata
costretta a darti anche una
mano mentre strappavi cuori a destra e a sinistra!» Ormai la
vampira stava
urlando, gesticolando nervosa e furiosa contro di lui. «La
cosa che mi da più
fastidio è che tu abbia rovinato la nostra serata di
anniversario, e che non lo
sapessi neppure!»
Klaus
stava per interrompere la sua sfuriata e cercare di calmarla, ma
quell’ultima
frase lo gelò.
L’anniversario.
L’ombra
di realizzazione che gli attraversò il viso dovette essere
abbastanza
eloquente, perché Caroline sbuffò e
roteò gli occhi, livida nel veder così
confermate le sue ipotesi.
«Caroline,
ti giuro, mi dispiace…»
Caroline
non gli diede l’opportunità di scusarsi.
«Venticinque anni, Klaus!» Già il
fatto che non l’avesse chiamato Nik avrebbe dovuto metterlo
in guardia sul
livello di arrabbiatura della sua compagna. «Okay, forse
è una cosa stupida e
troppo melensa per il “grande ibrido cattivo”, ma
per me era importante! Sono le nozze
d’argento, e scusami se speravo
che potessimo trascorrere una serata normale, una volta tanto, senza i
soliti
spargimenti di sangue. Accidenti, oggi mi ha anche telefonato Rebekah
per farmi
gli auguri, e Elijah mi ha spedito dei fiori! Elijah! E il tuo regalo,
non che
me ne aspettassi uno, sia ben chiaro, il tuo regalo qual è
stato? Teste mozzate, cuori strappati e un vestito
rovinato! Lo ammetto, a volte è eccitante, ma
c’è un tempo per ogni cosa, e
stavolta hai decisamente sbagliato tempismo!»
Come
poche altre volte nella sua infinita esistenza, Klaus era rimasto a
corto di
cose da dire. Non capitava spesso, ovviamente, essendo lui per natura
una
creatura particolarmente carismatica e autoritaria, ma di volta in
volta
capitava, e quasi sempre c’era di mezzo Caroline.
E
la vampira, come aveva ormai imparato a sue spese, per quanto leale,
gentile e
comprensiva, riusciva a essere terribilmente poco misericordiosa quando
la
situazione lo richiedeva.
«Caroline,
ascoltami, parliamone con calma. È stato un periodo un
po’ caotico, ho perso la
cognizione del tempo e ti assicuro che la serata sarebbe stata molto
diversa se
mi fossi ricordato…» Tacque, aprendo le braccia
con fare sconfitto e
riabbassandole senza ben sapere che farne. «Andiamo, tesoro,
lo sai-»
«Non
chiamarmi tesoro», lo avvertì subito
lei, puntandogli un dito contro. «No. Non sono
dell’umore.»
«Caroline…»
Ritentò lui con un sospiro. Non andiamo a
letto arrabbiati, avrebbe voluto dirle, e poi avrebbe voluto
stringerla tra
le braccia e trascinarla in camera e fare l’amore per tutta
la notte, per farsi
perdonare e sfogare lo stress di due settimane impiegate a pianificare
strategie e tattiche di difesa e attacco contro quei maledetti
licantropi e poi
addormentarsi vicini e stretti separati solo dall’ostacolo
delle loro pelle e
cullati dai loro respiri…
Con
quell’immagine in testa Klaus tentò un passo in
avanti, ma Caroline
indietreggiò di due.
«No»,
ripeté, la rabbia ben lontana dal dissiparsi dai suoi begli
occhi azzurri. «Procurati
un cuscino e una coperta, stanotte dormi sul divano.»
E
sparì dalla sua vista con un whoosh
che lo lasciò per un attimo interdetto – che
diamine, odiava interrompere una
discussione in quel modo, era infantile
– ma poi con un sospiro decise di lasciar perdere e di
rassegnarsi all’idea di
dormire in salotto. Le avrebbe concesso la notte per calmarsi, e
l’indomani
mattina avrebbe cercato il modo di farsi perdonare.
Un
angolo della bocca si piegò verso l’alto, in un
breve sorriso. Ci riusciva sempre.
_____________________________________________________________________________
Eh niente, qualcuno mi ha
chiesto come mai non aggiornavo questa raccolta dal 2013, e siccome
sono fan della religione del "Chiedi e ti sarà dato", mi
pareva corretto esaudire la richiesta.
E spero che quel qualcuno
non se ne sia pentito, dopo aver letto questa drabble. :D
(Sì, Darkrin,
parlo di te ♥)
((Riscrivere di loro porta
a
galla tanti - troppi - feels, mannaggia a Julie Plec che gode nel
frantumare le uova nel nostro paniere ç_ç Mi
mancano, ridatemeli!))
BTW. Grazie di essere passati per questi lidi, di aver letto e -
ovviamente grazie anche a chi ha recensito gli scorsi capitoli - e niente,
grazie in generale, voglio bene a tutti, oggi mi sento romantica. u.u A
presto, se tutto va bene! Sempre la vostra
Niglia.
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Capitolo 4 *** 4} Sleepless ***
4.
Sleepless
Da
quando
era diventata un vampiro, Caroline non era più riuscita a
godere della
deliziosa sensazione che procura un sonno notturno di almeno otto ore
ininterrotte. Il minimo rumore la svegliava, e una volta che apriva gli
occhi
trovava terribilmente difficile riaddormentarsi subito; così
infilava una
maglietta – più per abitudine e senso del pudore
che non per un fattore di
temperatura – e scendeva al piano di sotto a mettere qualcosa
sotto i denti. A
volte le bastava una cioccolata o un tè caldo, e se
così non era doveva
ricorrere alle sacche di sangue che sua madre, con invidiabile
noncuranza,
teneva nel frigorifero accanto al latte e alle verdure.
Andare
a
vivere con Klaus non aveva cambiato questa sua fastidiosa abitudine.
Non
dipendeva
da lei: gli incubi non rientravano nella sua area di competenza e, per
una da
sempre abituata ad avere ogni cosa sotto il più totale
controllo, il non poter
gestire la propria mente era qualcosa che la faceva diventare matta.
Non che
potesse biasimarsi: era passata attraverso parecchia schifezza nel
corso della
sua breve vita – in meno di due anni era morta, tornata come
vampiro, catturata
e torturata un’infinità di volte e sempre con lo
scopo di far del male a
qualcun altro, dato che lei, fondamentalmente, non aveva nemici
– e non c’era
da stupirsi, dunque, se ogni volta che chiudeva gli occhi quegli
orribili
ricordi tornavano a tormentarla.
Negli
ultimi decenni l’aveva aiutata il fatto di risvegliarsi e non
trovarsi da sola.
Talvolta il suo sonno era talmente agitato che riusciva a svegliare
persino
Klaus, che la stringeva e le sussurrava parole confortanti
finché il suo
respiro non si calmava e non scivolava nuovamente in un riposo
più pacifico;
altre volte era come riprendere a respirare dopo una lunga apnea
– passava dal
sogno alla veglia in un battito di ciglia, e di solito era
così confusa dal
brusco cambiamento da fare fatica a mettere a fuoco la
realtà. Poi sentiva il
peso di un braccio avvolto intorno al proprio stomaco, una fronte
posata contro
la spalla, il respiro leggero dell’uomo con cui condivideva
il letto e tutti i
tasselli tornavano al proprio posto: la paura provata nel mondo onirico
svaniva, sostituita da una calda sensazione di sicurezza.
Quando
tornò in camera da letto, rinvigorita dallo spuntino di
mezzanotte – o, per
meglio dire, delle prime ore del mattino – trovò
Klaus esattamente come l’aveva
lasciato, a pancia in giù sul materasso con la testa sepolta
nel cuscino, e il
lenzuolo che a malapena gli copriva le natiche. Caroline si
lasciò sfuggire un
sorrisetto: doveva essere uno dei pregi dell’essere ibrido,
il non soffrire il
freddo a metà febbraio…
Ancora
prima che la sua mente formulasse il pensiero la vampira si
ritrovò gattoni sul
letto, le mani ai lati dell’ibrido e le labbra sulla sua
pelle bollente, pronte
a saggiarne il sapore familiare. Dall’incavo del collo
iniziò a disseminare
minuscoli baci leggeri come le ali di una farfalla, cercando
ufficialmente di
non svegliarlo ma sperando in fondo di farlo, e per una lunga manciata
di
secondi si godette il semplice piacere di poterlo avere in suo potere,
così,
semplicemente, e ogniqualvolta lo desiderasse.
La
faceva
sentire potente. E Klaus aveva ragione, il potere era
inebriante.
Pochi
secondi dopo un mormorio sommesso e soffocato provenne dalla creatura
sotto di
lei. «Caroline, sono le tre e mezza.»
«Mh-mh,
lo
so. Continua a dormire», gli sussurrò, proseguendo
nel disseminare una morbida
scia di baci lungo il profilo della sua spina dorsale.
Klaus
si
lasciò sfuggire un gemito quando Caroline gli
raschiò inavvertitamente la pelle
con la punta delle zanne. «Un po’ difficile, visto
come mi stai torturando»,
ribatté sul medesimo tono, sollevando il viso dal cuscino e
cercando di
voltarsi senza tuttavia disturbare la sua piacevole attività.
«Oh,
poverino. Vuoi che smetta di
‘torturarti’?» Sorrise maliziosa,
mordicchiandogli
appena un fianco. «La brutta vampira cattiva si sta
approfittando di te…»
«Caroline.»
«…Hai
intenzione di non fare nulla al riguardo?»
«Mh.»
Klaus
si ostinava a tenere il viso contro il cuscino, ma Caroline poteva
quasi
sentire il suo sorriso.
«Suppongo
che la vecchiaia faccia questo effetto. È dura stare al
passo con le voglie di
una ragazzina…»
«Va
bene,
ora basta. Se inizi a mettere in dubbio la mia virilità non
posso che
raccogliere la sfida.»
Klaus
si
sollevò talmente tanto in fretta da sparire per qualche
secondo alla sua vista,
e quando i suoi occhi si posarono nuovamente su di lui lo vide
torreggiare
minacciosamente sopra di sé; le proprie mani erano state
catturate in una morsa
gentile e tenute sopra la testa, e Caroline si ritrovò a
fronteggiare Klaus e
lo strano sorriso divertito e provocante che aveva stampato sul viso
ancora
assonnato.
«Se
sei
troppo stanco possiamo lasciare la sfida a domattina»,
propose lei con una
risatina, non facendo caso al bagliore cupo e colmo di promesse che
aveva
attraversato gli occhi dell’ibrido.
«Te
la
faccio vedere io, la stanchezza», ribatté lui,
prima di metterla a tacere con
un bacio. Il suo corpo sembrò improvvisamente molto sveglio
e attivo
contrariamente a quanto aveva creduto lei, e quello fu il suo ultimo
pensiero
lucido prima che Klaus rispondesse con solerzia invidiabile alla sfida.
Quasi come
se
sapesse il motivo per cui si era svegliata nel cuore della notte senza
bisogno
di conferme, e sapesse anche cosa fare esattamente per placare il suo
animo e
distoglierle la mente da pensieri cupi e tormentosi. Non era la prima
volta, dopotutto, che doveva rassicurarla dopo uno di quegli incubi - e
inoltre lui stesso si era trovato diverse volte nella sua stessa
situazione, lungo i secoli. Le
conseguenze di un'esistenza eterna, suppose Klaus, dovevano di certo trattare
anche un eterno tormento.
Ma
ormai il pensiero quasi non lo turbava più.
Più
tardi,
mentre una piacevole spossatezza la trascinava verso il sonno, Caroline
udì
distrattamente le parole del suo ibrido, sussurrate così
piano che forse non
erano davvero intese per essere udite.
«Dormi,
tesoro. Non hai più niente di cui avere paura.»
E
Caroline sorrise, perché si fidava di lui, e si permise di
addormentarsi.
__________________________________
BEH
– avete chiesto e io ho dato, più o meno xD
Non mi aspettavo tutta questa calorosa accoglienza dopo tutto questo
tempo di
non-aggiornamenti, e la cosa mi ha lasciata sorpresa, perplessa e
lievemente
gongolante. Sono tanto contenta vi piaccia, dunque, e ringrazio
tantissimo chi
ha recensito lo scorso capitolo e chi ha appena trovato questa raccolta
insieme
a chi già la conosceva e niente, benvenuti e bentornati!
Su
un tono un po’ più serio: onestamente non me
ne intendo molto di psicologia, ma sono convinta che dopo tutto quello
che ha
passato – è stata praticamente torturata da ogni
singolo personaggio apparso in
Vampire Diaries, dopotutto – Caroline possa soffrire di una
sorta di sindrome
post-traumatica, magari una forma lieve o chessò io, anche
se un vampiro
immortale e potente eccetera eccetera. In ogni caso è
così nel mio headcanon.
Ovviamente,
Klaus è sempre al suo fianco per
rassicurarla. Belli loro ♥
(Also,
capitolo principalmente Caroline!centric
- scusate la troppa introspezione e la
zuccherosità e la mancanza di qualche interazione profonda o
decente come lo
scorso capitolo, lol. Mi rifarò, prometto).
Per ora è tutto, gente! Sempre vostra,
Niglia.
|
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Capitolo 5 *** 5} Making Up ***
Seguito
di Argument (cap.3).
5.
Making
Up
La
situazione stava diventando ridicola.
Aveva
creduto di risolvere le loro divergenze nel
giro di ventiquattro, massimo quarantotto ore – confidava
serenamente che il
suo fascino e le sue capacità seduttive sarebbero riuscite
anche stavolta a
salvarlo dalla metaforica cuccia in cui era stato spedito, e forse era
stato
questo il problema principale, l’essersi fatto accecare dal
suo ego
spropositato – e invece ormai erano trascorsi già
sette giorni. Klaus non aveva
ancora riguadagnato l’accesso alla sua camera da letto, e la
camera per gli
ospiti che in genere era di tacita proprietà di Elijah aveva
iniziato ad
assorbire con suo sommo disappunto la personalità
dell’ibrido. Come ogni altra
stanza dell’immensa magione, ovviamente,
l’arredamento era pregiato e impeccabile
– un enorme letto in mogano con lenzuola di lino e cuscini di
piume, un tappeto
persiano, tende ricamate, i libri di Elijah in bella mostra sulla
libreria,
lampade poggiate su comodini di vetro e una poltrona da lettura
– tutto,
insomma, perfettamente lussuoso e senza un solo dettaglio fuori posto.
Ma
era impersonale, e non era la camera di
Caroline. Klaus odiava quella stanza.
Come
se non bastasse, le continue telefonate di
Rebekah e dello stesso Elijah iniziavano a far pressione sul suo lato
omicida. I
continui Come fai a essere così stupido,
Nik? e Niklaus, mi meraviglio di te
dei suoi fratelli erano l’ennesimo sale sulla ferita di cui
certo non aveva
bisogno. No, ciò che voleva era distruggere qualcosa dalla
frustrazione, o uccidere
qualcuno – si sarebbe accontentato anche solo di torturare o
menomare, si
sentiva generoso. Riversare il suo avvilimento sul mobilio era fuori
discussione, visto che per la maggior parte era stato scelto da
Caroline e,
davvero, non aveva bisogno di provocare oltre la rabbia della sua
compagna.
Questo
non gli aveva impedito di frantumare il
proprio cellulare all’ennesima chiamata indesiderata di sua
sorella. Un
cellulare era facilmente sostituibile, e per una manciata di secondi
aveva
alleviato il suo nervosismo.
Nervosismo
che era tornato subito non appena aveva
udito la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi, i passi
cadenzati di Caroline
attraversare l’atrio, entrare in cucina, aprire e richiudere
il frigorifero,
dirigersi al piano di sopra, percorrere le scale con una lentezza
disarmante –
come se sapesse perfettamente che lui era a portata
d’orecchio e che stava
ascoltando ogni suo minimo movimento con il fiato sospeso, in attesa di
chissà
cosa, forse del perdono o della punizione divina – passare
davanti al suo
studio senza neanche degnare di un’occhiata la porta
spalancata o lui dietro di
essa e sparire in silenzio in camera sua. Camera
loro.
Klaus
emise un grugnito esasperato, passandosi una
mano tra i capelli. Dio, quella donna era testarda.
E
quella situazione di stallo – era come trovarsi
al centro di un ciclone, aspettando la tempesta che avrebbe distrutto
ogni cosa
– era durata anche fin troppo. Era la creatura più
potente sulla faccia della
terra, aveva vissuto secoli e secoli senza perdere neanche una guerra,
era uno
stratega per l’amor di Dio! E avrebbe vinto anche quella
battaglia, decise.
Raggiunse
la scrivania e afferrò il telefono
fisso, pronto a mettere in azione il suo piano.
Quando
Caroline varcò la soglia di casa, tre
giorni dopo, sentì subito qualcosa di diverso aleggiare
nell’aria.
O
meglio, sentì che mancava qualcosa.
L’elettricità,
per la precisione: la casa era immersa nel buio. Tanto per puro
scrupolo fece
scattare l’interruttore della corrente un paio di volte, ma
la casa continuò a
rimanere imperterrita nell’oscurità. Le
scappò un sospiro stanco: che senso
aveva pagare migliaia di dollari per il mantenimento di una villa di
quelle
dimensioni se la corrente saltava come in un qualsiasi appartamento di
periferia?
Tuttavia,
mentre avanzava lungo il corridoio – il
buio non era davvero un problema, in fondo era pur sempre un vampiro
– una vaga
sensazione di fremente apprensione iniziò a serpeggiare
lungo la sua spina
dorsale. Che ci fossero intrusi in casa? Eppure non sentiva odore di
sangue né
di estranei. Perplessa si levò il cappotto, poggiandolo su
una sedia qualsiasi
dell’atrio, e lasciò le chiavi della macchina su
una console risalente a chissà
quale periodo storico. Una flebile luce proveniva dalla cucina, e il
delicato
odore di cera bruciata raggiunse misteriosamente le sue narici. Che
cosa diavolo…?
Quando
finalmente raggiunse in sala da pranzo
comprese il motivo per cui Rebekah l’aveva trascinata tutto
il giorno avanti e
indietro per New Orleans, per una sfrenata sessione di shopping che
aveva messo
a dura prova persino la sua pazienza e che era servita a sfogare gli
ultimi
residui di rabbia sul conto in banca di Klaus. Avrebbe dovuto capire
che c’era
qualcosa di strano nell’insistenza con cui sua cognata si era
inventata di
tutto pur di farla rientrare a casa il più tardi possibile
– non avrebbe dovuto
fidarsi di lei, era ovvio che avrebbe scelto sempre e solo le parti del
fratello!
Con
uno sbuffo innervosito Caroline diede le
spalle al tavolo romanticamente apparecchiato per due –
compreso di candele,
rose bianche, bicchieri di cristallo e argenteria preziosa –
con tutta
l’intenzione di rinchiudersi in camera sua e non capitolare
così presto alle
moine di Klaus, e dovette soffocare un’imprecazione quando
vide il suddetto
ibrido in piedi davanti a lei, impeccabilmente vestito in un completo
scuro –
maledizione, sapeva quando amasse il total
black su di lui e non aveva rimorsi a utilizzarlo contro di
lei – e con due
bicchieri di champagne in mano.
Poiché
non era da lei indietreggiare e battere la
ritirata ancora prima di scendere in battaglia, Caroline mantenne la
sua
posizione e raddrizzò la schiena, incrociando le braccia
davanti al petto con
aria di sfida.
«Suppongo
quindi che l’assenza di corrente non sia
casuale», fu il suo primo e acido commento.
Con
invidiabile savoir-faire, Klaus mantenne
un’aria cortese e pacata. «Sai che
giorno è oggi?» Le chiese, ignorando educatamente
l’atteggiamento aggressivo
della vampira.
Caroline
strinse gli occhi, sospettosa. «Venerdì?»
Un
breve cenno di diniego e un leggero sorrisetto
le fecero capire che non era quella la risposta che cercava.
«Oggi è un
anniversario. L’anniversario del nostro primo ballo insieme,
per l’esattezza.
Ti ricordi?» La sua voce si abbassò di diverse
ottave quando continuò con il
suo discorso, prendendo un tono pericolosamente sensuale. «Il
ballo dei
Mikaelson, Mystic Falls. Sei arrivata elegantemente in ritardo, appena
prima
che iniziassero le danze, e ti ho visto subito non appena sei entrata
nella
sala. Bellissima come al solito nell’abito blu che ti avevo
regalato e che non
ero davvero sicuro che avresti indossato, e subito padrona del
territorio. Il
mio primo pensiero è stato che sembravi una regina, gli
altri riguardavano il
modo migliore per sfilarti quel vestito di dosso. E, se non ricordo
male, avevi
detto di aver bisogno di un drink», concluse, porgendole uno
dei bicchieri.
Beh,
non esattamente quello che si era aspettata
di trovare una volta rientrata a casa.
D’istinto
allungò una mano per prendere il
bicchiere, facendolo ondeggiare tra le dita senza accennare a bere il
delizioso
vino. Aggrottò la fronte e rifletté rapidamente,
cercando una qualche crepa,
una debolezza, un qualche difetto o le avvisaglie di una trappola nel
palese
tentativo di Klaus di rimediare al suo mastodontico errore.
Apparentemente non
trovandone, ribatté con: «Che cosa stai cercando
di fare?»
«Sto
cercando di farmi perdonare», rispose lui in
tutta sincerità, abbassando la voce come se stesse parlando
con un cavallo
imbizzarrito che necessitava di essere domato.
«Mh.»
La vampira lo studiò ancora a lungo,
piegando appena il capo di lato, decisa a non dargli subito la
soddisfazione di
vederla sbavare su di lui come una qualsiasi adolescente con gli ormoni
in
subbuglio – che diavolo, Caroline Forbes,
hai più controllo di così!
Lui
rimase in silenzio, stoico sotto lo scrutinio
della sua compagna, sorridendo leggermente e con un braccio nascosto
dietro la
schiena in quella posa antica che lei malgrado tutto non poteva fare a
meno di
trovare sexy. Attendeva paziente una qualsiasi risposta, e Caroline si
mordicchiò il labbro per l’indecisione.
Torturare
Klaus e prendersi la sua piccola
vendetta era stato in qualche modo perfido piuttosto divertente, nei
primi
giorni, ma piano piano aveva iniziato ad annoiarsi. Dopotutto non era
lui il
solo che stava punendo con il trattamento del silenzio e
l’ordine di dormire da
un’altra parte – era una lama a doppio taglio, che
feriva su entrambi i lati.
Sì,
si era sentita offesa e trascurata quando
aveva capito che Klaus aveva dimenticato il loro anniversario di
matrimonio –
come lo era per il fatto che di tanto in tanto non indossasse la fede,
anche se
Caroline sapeva in fondo che non lo faceva con cattiveria ma solo
perché era
una mossa preventiva e tattica qualora i suoi nemici fossero alla
ricerca di
una sua debolezza e non sapessero di lei – e il vedere la sua
serata rovinata
in quel modo, dopo settimane che organizzava, dopo giorni di stress e
stanchezza
e notti in bianco, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il
vaso. E
sfogare tutto su di lui era parsa la cosa più normale da
fare, in quel momento.
Solo
che adesso dormiva da sola da dieci giorni,
il suo letto era gelido e il suo orgoglio ancora troppo ferito per
permetterle
di andare a revocare l’esilio di Klaus e perdonarlo una volta
per tutte.
Diavolo, non si era neanche scusato, non aveva fatto nulla per cercare
di
parlare con lei! Certo, da quella sera lei aveva cercato di stare fuori
casa il
più possibile e, a parte la notte – malgrado tutto
non gli avrebbe mancato di
rispetto andando a dormire in qualche albergo o da Rebekah –
aveva trascorso
tutte le sue giornate in giro… Ma comunque! Se lui avesse
voluto dirle qualcosa
avrebbe trovato un modo!
E
lo aveva
fatto, alla fine,
rifletté, ponderando la presenza del tavolo apparecchiato
alle sue spalle. In ritardo, magari, dopo dieci giorni,
sì,
ma eccoci qua.
E
ovviamente lo aveva fatto in grande stile. Accidenti,
doveva ammettere che l’ibrido sapeva muoversi, quando si
impegnava.
Diamine
– anche
quando non lo faceva!
Le
sfuggì un sospiro, e trattenere la propria
sorgente lussuria stava iniziando a diventare difficile.
«Quindi, mh… niente
interruzioni, stasera?» Si schiarì la voce,
odiandosi per la gola
improvvisamente secca che la costrinse a prendere un sorso dello
champagne.
«Niente spargimenti di sangue, complotti o vestiti
rovinati?»
«Niente
di tutto questo», confermò Klaus. Un
leggero ghigno prese forma sulle sue labbra prima che potesse
impedirselo, e le
parole vennero fuori senza chiedergli il permesso con un sussurro
malizioso.
«Anche se non posso garantire sui vestiti rovinati.»
Caroline
dovette combattere l’impulso di roteare
gli occhi.
«Mh.
Quello che succederà ai miei vestiti
dipenderà unicamente dall’andamento della
cena», lo avvertì, dandogli le spalle
e raggiungendo il tavolo apparecchiato. «Allora, non mi
scosti la sedia?»
Un
fruscio, un rapido sposamento d’aria e Klaus fu
alle sue spalle, un sorriso più ampio sul viso tanto da
creare quelle deliziose
fossette che lei conosceva bene, e le mani poggiate sullo schienale
della
sedia. Caroline prese posto, cercando di nascondere il proprio sorriso
con un’aria
di affettata arroganza – dopotutto l’ibrido non
aveva bisogno di sapere che la
sua testarda compagna aveva capitolato ancora prima degli antipasti.
Se
la sarebbe goduta ancora un po’.
_______________________________________
Nuovo
capitolo! Chiedo scusa per il ritardo - problemi tecnici di connessione
- per farmi perdonare, eccovi una "drabble" più lunga delle
altre. Più una mezza one-shot, mi dicono. Ma a caval donato
non si guarda in bocca, giusto? Giusto.
Spero anche qui di non essere andata troppo OOC e spero che apprezziate
questa sorta di "continuity" - potrebbero esserci altri capitoli
collegati ai precedenti come ce ne saranno di sicuro a sè
stanti, ma facendo parte tutti del medesimo AU è ovvio che
in un modo o nell'altro siano tutti legati. Detto questo...
Non finirò mai di ringraziare chi legge, segue e recenisce
questa raccolta, davvero, non vi merito ma continuate così
*__*
Come vi dico sempre, se avete idee e/o prompt per questa serie di
drabble non esitate a passarmeli, vedrò di inserirli nella
raccolta. Più Klaroline per tutti!
Ci si legge alla prossima!
La vostra affezionatissima
Niglia.
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Capitolo 6 *** 6} Sexting ***
6.
Sexting
La prospettiva di una vacanza tra donne era
sembrata un’idea geniale al momento dell’organizzazione.
C’erano state lunghe discussioni tra Rebekah e
Caroline prima che una meta venisse decisa – entrambe intenzionate ad averla
vinta e nessuna disposta a scendere a compromessi – e infine avevano optato per
un viaggio in tre tappe che le avrebbe accontentate entrambe. Caroline lo
definiva Delle Tre Emme: Mare, Moda e Musei.
Avrebbero trascorso cinque giorni in Grecia, a
respirare l’aria mediterranea della vecchia Europa e pregare che la loro pelle
vampiresca concedesse loro almeno due o tre gradazioni di abbronzatura;
dopodiché si sarebbero spostate a Milano per la settimana della moda, il che
aveva portato un rassegnato Klaus a ordinare un altro armadio dove conservare
gli abiti che di sicuro la sua compagna non avrebbe esitato ad acquistare; e
infine avrebbero trascorso gli ultimi sei giorni a Vienna e dintorni, per una
rilassante passeggiata tra palazzi e monumenti che Rebekah aveva visto nei loro
giorni di splendore, quando ancora l’impero non era crollato e i nobili
trascorrevano le notti a danzare fino all’alba.
Una volta messesi d’accordo, le due vampire
avevano dovuto intavolare un’ultima discussione con Klaus, che all’inizio non
aveva nessuna intenzione di farle partire senza una scorta. Quando l’aveva
proposto durante una cena, Caroline e Rebekah si erano guardate e avevano riso;
ma la risata si era spenta quasi subito quando avevano capito che no, l’ibrido
non stava scherzando, e che aveva tutta l’intenzione di farle seguire almeno da
due dei suoi uomini più fidati, perché a quanto pareva non poteva permettere
che le due donne della famiglia attraversassero l’oceano e stessero lontane da
casa completamente sole.
Elijah era stato costretto a intervenire per
riportare la pace quando era apparso chiaro che Caroline e Rebekah lo avrebbero
volentieri rinchiuso in una bara per i successivi vent’anni per aver anche solo
pensato una cosa del genere.
Così, mentre si risistemava i vestiti stropicciati
in seguito alla breve ma intensa lotta con le due vampire, Klaus aveva ritirato
la sua proposta, decidendo che non valeva la pena di litigare con la sua
compagna e sua sorella rischiando quello che Elijah aveva definito ammutinamento. E benché non fosse
particolarmente entusiasta alla prospettiva di rimanere lontano da lei per più
di venti giorni, e come se non bastasse senza neppure avere la certezza che
fossero al sicuro – ovviamente non aveva negoziato sul loro obbligo di tenerlo
aggiornato almeno cinque volte al giorno – Klaus aveva capitolato e le aveva
accompagnate all’aeroporto, ignorando le rassicurazioni di Elijah sul fatto che
le ragazze fossero più che capaci di prendersi cura di loro.
Era una fortuna che avesse amici nel vecchio
continente su cui contare per avere informazioni.
Hai un nuovo
messaggio da:
Big Bad
Hybrid
Caroline sorrise, allungando le gambe sul lettino
e sistemandosi gli occhiali da sole sulla punta del naso mentre si accingeva a
leggere l’inaspettato SMS – dopotutto si erano sentiti meno di due ore prima,
quando lei aveva avvisato Klaus che avevano appena fatto il check-in in albergo
e che avrebbero trascorso il resto della giornata in spiaggia.
Qualcuno doveva sentirsi solo, pensò ridacchiando
mentre apriva il messaggio.
Subito arrossì, sorpresa e vagamente eccitata, e
lanciò un’occhiata alla sua sinistra per accertarsi che sua cognata stesse già
dormendo; appurato che la vampira non la stava degnando di nessuna attenzione,
Caroline si sgranchì la gola e rilesse l’SMS tanto per essere sicura.
Dimmi che
non stai indossando quel bikini rosso che ti ho visto infilare in valigia.
Quello che ti accarezza i seni e il sedere come un sottile strato di pelle, e
che ti fa sembrare nuda quando esci dall’acqua. Dimmi che non lo stai
indossando dove altri uomini ti possono vedere.
Oh santo cielo. Che cosa avrebbe dovuto
rispondergli? Era il suo costume preferito, era ovvio che lo mettesse – inoltre
non aveva speso duecento dollari per poi tenerlo nascosto nel cassetto della
biancheria per rispetto della pace dei sensi del suo compagno – e in ogni caso
come faceva a saperlo?
La risposta le giunse immediata, e si sforzò di
evitare di spargere sabbia addosso alla cognata. Era ovvio che malgrado le sue
promesse l’ibrido avrebbe chiesto a Rebekah degli aggiornamenti costanti su
qualsiasi cosa-dove-quando-e-come stessero facendo.
Bene, se voleva fare quel gioco – Caroline era più
che disponibile.
Gli uomini
greci apprezzano un bel costume quando ne vedono uno. L’acqua era un po’
gelida, ma adesso mi sto asciugando al sole… Sapevi che qui vanno più di moda
gli slip che i boxer? Io e Bekah ci stiamo rifacendo gli occhi :P
I cinque minuti che trascorsero prima di ricevere
una risposta la rassicurarono sul fatto che Klaus non si aspettava un commento
del genere da parte sua.
Mi vuoi
davvero costringere ad attraversare l’Atlantico per fare una strage di esseri
umani?
Caroline roteò gli occhi, non del tutto certa che
il suo compagno stesse scherzando.
Guai a te se
ti azzardi a rovinarci la vacanza. Gli occhi sono fatti per vedere, Nik, e le
mie tette apprezzano un po’ di sana ammirazione. Rilassati, le ragazze sono ben
coperte.
Mh, avrei
dovuto sostituire i tuoi bikini con dei costumi interi, almeno sarei stato più
tranquillo. Ma parlami ancora di quello che apprezzano i tuoi deliziosi seni…
Ne sento già la mancanza ;)
Si ritrovò a fissare a lungo quell’ultimo
messaggio, incredula su quanto stava leggendo.
Nik. Hai
davvero intenzione di sostenere questa conversazione?
Cosa c’è,
tesoro? Hai paura di non resistere a un innocente flirt telefonico?
Caroline inghiottì un grugnito e sbuffò nello
stesso momento, ringraziando l’Ipod che teneva il sottile udito di Rebekah
troppo impegnato per prestarle attenzione.
NO. Ma sono
sdraiata accanto a tua sorella, la cosa non ti disturba?
Ormai conosceva la cognata abbastanza bene da
sapere che Rebekah avrebbe avuto incubi per i prossimi tre secoli se l’avesse
scoperta a fare sesso telefonico con suo fratello – forse sarebbe arrivata ad
auto-pugnalarsi, pur di eliminare un simile ricordo dalla testa.
No, e sei
pregata di tenere mia sorella fuori da questa conversazione. Ora. Sei a pancia
in giù o a pancia in su? ;)
Caroline arrossì ancora di più, divertita ed
esasperata. Quindi lo voleva fare sul serio!
Arrendendosi, digitò rapidamente la risposta.
A pancia in
su. Ma sto seriamente pensando di girarmi e slacciarmi il reggiseno… sai, per
non avere brutti segni di abbronzatura sulla schiena…
Immaginarti
nuda su una spiaggia a chilometri e chilometri di distanza non fa bene alla mia
salute, ma sono sempre stato un po’ masochista. Mi sembra di vederti: le gocce
d’acqua che brillano sulla tua pelle bianca, il sole che accarezza le morbide
curve dei tuoi seni, l’avvallamento del ventre, il tuo dolce monte di Venere,
le tue gambe… mi sembra di sentirle stringersi intorno a me…
Adesso Caroline aveva caldo sul serio, e non aveva
nulla a che vedere con la temperatura atmosferica. Non poté fare a meno di
pensare confusamente a quanto il lato artistico di Klaus venisse fuori nei
momenti più impensati – sembrava che la stesse dipingendo con accurate
pennellate di parole.
Mmh… Che
cosa faresti se fossi qui vicino a me?
Non sarei
vicino a te… sarei sopra di te, su questo non ci sono dubbi.
Caroline deglutì, ringraziando mentalmente il
momento in cui Elijah le aveva procurato un cellulare satellitare che prendeva
alla perfezione in pressoché ogni angolo del pianeta. Non avrebbe potuto
sopportare un’improvvisa mancanza di segnale in quel momento della
conversazione.
Arrogantemente
ottimista come al solito… ma potrebbe andarti bene per il semplice motivo che
non l’ho mai fatto su una spiaggia.
Tesoro,
avresti dovuto dirmelo prima. Conserverò questa informazione per il futuro…
visto che ho tutta l’intenzione di vederti di persona con quel bikini.
E magari
anche di togliermelo…?
Soprattutto
di togliertelo. Sciogliere i fiocchi dietro il collo e la schiena sarebbe
facile come rubare caramelle ai bambini, ma ho una mezza idea di strappartelo e
basta…
Per stavolta
sorvolerò sul tuo odio nei confronti dei miei vestiti. Mmh… vorrei che fossi
qui, a prendere il sole con me… saresti sdraiato sull’asciugamano, ancora
bagnato dopo una nuotata… Non credo che resisterei alla tentazione di leccare
quelle goccioline d’acqua dalla tua pelle…
Stavolta la risposta tardò qualche secondo ad
arrivare, e quando il suo cellulare vibrò la vampira non trattenne un risolino.
Io e te
dobbiamo decisamente andare al mare insieme. Riesco già a immaginare il tuo
seno premere contro di me mentre lecchi ogni traccia dell’acqua salata dal mio
petto…
Mmh… avresti
un sapore delizioso… così delizioso che potrei affondare le zanne appena sopra
la clavicola, dove il collo e la spalla si incontrano, vicino ai tuoi tatuaggi
sexy…
Klaus deglutì, leccandosi le labbra
improvvisamente secche. La sua fantasia aveva iniziato a procedere talmente
tanto oltre che quasi poteva sentire il respiro di Caroline sul collo, come se
stesse davvero facendo ciò che prometteva per messaggio. Quando aveva iniziato
quel gioco aveva decisamente sottovalutato le capacità seduttive della vampira…
Aveva appena iniziato a digitare una risposta – a
cercare qualcosa di abbastanza sensuale da dire per ripagarla con la sua stessa
moneta, quando il telefono squillò una seconda volta, anticipandolo di pochi
secondi. Leggendo il nuovo SMS, Klaus non riuscì a trattenere un ringhio di
frustrazione.
Mi dispiace
interrompere il nostro momento, Nik, ma io e Bekah andiamo a farci il bagno! Ho
davvero bisogno di rinfrescarmi ;) ci sentiamo più tardi, baci, ciao!
Dall’altra parte del globo un ibrido seriamente insoddisfatto
gettò il telefono sul materasso, cercando di trovare una posizione più
confortevole e indeciso su come risolvere il problema che pulsava tra le sue
gambe. Non poteva credere che Caroline lo avesse liquidato così, senza neanche
pensarci due volte! Dio, e mancava da casa da neanche un giorno… In che
condizioni sarebbe arrivato alla fine del mese?
La sua unica consolazione era sapere che una volta
che l’avrebbe riavuta tra le braccia non l’avrebbe fatta alzare dal letto per
parecchio tempo, facendole mantenere tutto ciò che gli aveva promesso tramite
SMS. Meglio conservarli, a proposito.
_______________________________________
Eccoci di nuovo - sono velocissima ultimamente, sarà che queste drabble mi divertono un sacco e sono stranamente ispirata. Beh, godiamocela finché ce n'è :D (Non volevo fare una sessione di "sexting" troppo spinta per via del rating della raccolta, quindi mi sono mantenuta molto sul vago, ma spero possiate lo stesso apprezzare il pensiero :p)
Detto ciò: grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi continua a leggere questi spaccati di vita quotidiana - presto mi dedicherò a qualche drabble più dark, prometto, basta con questo livello da commedia americana, stiamo parlando di vampiri, che diamine ù_ù Senza di voi, cari lettori, non sarei qua! Dunque thank you veramente ♥
Ci leggiamo al prossimo capitolo! Un bacio, sempre la vostra
Niglia.
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Capitolo 7 *** 7} Switching Bodies ***
7.
Switching
Bodies
Il
cupo ticchettio dell’orologio posato sulla mensola del camino
scandiva i
secondi con straziante lentezza, appesantendo l’atmosfera
già gravida di
tensione che circondava le due creature.
La
vampira, braccia incrociate e un’espressione severa sul viso
eternamente
ghiacciato in una gioventù in sboccio, non pareva avere
alcuna intenzione di
perdere qualsiasi gioco stessero giocando; l’ibrido, da parte
sua, la fissava
dal lato opposto del salotto con un’aria infastidita che
sfiorava i limiti
dell’esasperazione.
Si
strofinò gli occhi, senza riuscire a trattenere un gemito di
stanchezza.
«Andiamo,
Caroline…»
«No,
Klaus. Quante volte te lo devo dire? No.
L’intera faccenda è inconfortabile.»
«Ma
sono sempre io, tesoro. Hai persino assistito
all’incantesimo. E sono passati
cinque giorni, e non mi hai nemmeno sfiorato per sbaglio, e la cosa mi
irrita.»
«E
non pensi che io sia irritata? La risposta rimane comunque no. Non mi
sento a
mio agio.»
«Insomma,
hai intenzione di starmi alla larga per sempre?»
«No,
solo fin quando non ci liberiamo di questo incantesimo.»
«La
qual cosa potrebbe volere un po’ più del solito,
Caroline. Neanche un bacio?»
«In
quante lingue te lo devo dire? No! Non mi va l’idea di stare
con te mentre tu
non sei nel tuo corpo! Prima di tutto, a costo di sembrare
superficiale, non mi
piace questo tizio che hai preso in prestito: ha una faccia antipatica.
E
seconda cosa, mi sembrerebbe di… di tradirti! È
disturbante!»
Caroline
aveva trascorso gli ultimi giorni a studiare da una distanza di
sicurezza il
corpo che in quel momento conteneva l’ibrido di cui aveva
avuto la sfortuna di
innamorarsi, scrutandone i lineamenti e i gesti e i modi di fare alla
ricerca
di quelli che sapeva essere caratteristici del suo compagno. E qualcosa
l’aveva
anche trovata: un certo modo di gesticolare, il modo in cui le labbra
si
atteggiavano a un sorriso seducente e/o minaccioso, persino qualche
sguardo o
il modo in cui piegava le braccia dietro la schiena; ma
l’intera pantomima la
faceva rabbrividire, perché non erano davvero suoi, non in
quel corpo così
diverso, e tutto ciò che riusciva a vedere era un impostore
che si sforzava di
passare per Klaus.
Non
era mai stata una persona di fede, Caroline, ma quella situazione la
stava
portando a riflettere su argomenti che prima d’allora non
aveva mai
considerato: come funzionava quell’incantesimo? Aveva
trasferito completamente
l’anima di Klaus in un altro corpo e viceversa, o si trattava
solo di un’illusione,
di una questione di sinapsi, di un controllo a distanza del nuovo corpo
mentre
l’ibrido continuava a rimanere al sicuro nel proprio, a
mo’ di torre di
controllo? Insomma, la strega che aveva fatto questo incantesimo non si
era mai
posta il problema che questa cosa potesse essere, oh, non so,
poco etica?
D’istinto
Klaus allungò una mano per sfiorarle i capelli, ma seguendo
quello stesso
istinto Caroline si ritrasse, strappandogli un sibilo ferito e irritato
che
apparteneva al suo ibrido ma che allo
stesso tempo era carente di qualche cosa. La vampira sbuffò,
cercando di
mascherare quanto l’intera situazione la stesse facendo
impazzire, e spalancò
le braccia nell’universale gesto di impotenza.
«Mi
dispiace, Nik! Non so che cosa fare, non ci riesco!»
Una
breve e niente affatto soffocata risatina li interruppe, e subito dopo
Rebekah
fece il suo ingresso nel salotto sorseggiando un qualche alcolico. Per
un
attimo Caroline occhieggiò il bicchiere con invidia, prima
di riportare lo
sguardo sulla cognata e sul suo sorriso fastidiosamente sornione.
«Per
favore, Bekah, non ti ci mettere pure tu», la
ammonì subito. Non aveva bisogno
di avere Klaus ancora più arrabbiato di quanto
già non fosse.
«Io?
Non ho detto niente», replicò l’altra
vampira con una scrollata di spalle. «Vi
si sente litigare dal giardino, ed Elijah ha mandato me in
avanscoperta. Tutto
bene?»
Caroline
la fissò incredula – che domanda era? È
ovvio che non andava tutto bene, Klaus si trovava nel corpo
di uno
sconosciuto!
«No
che non va tutto bene», intervenne infatti Klaus, con un tono
minaccioso e che
aveva fatto tremare creature più potenti di lei. Per un
attimo la giovane credette
che fosse rinsavito e fosse pronto a darle ragione, ma le sue parole
seguenti
le fecero temere per un doloroso istante che la sua intelligenza fosse
rimasta
nel vecchio corpo. «Mia moglie si rifiuta di toccarmi o anche
solo di
guardarmi! Non va per niente bene! Sei una donna anche tu, sei mia
sorella,
dille qualcosa!»
«Beh»,
esordì Rebekah con aria critica, studiandolo dalla testa ai
piedi.
«Obiettivamente hai avuto corpi migliori, Nik.»
«Rebekah»,
fu il suo ringhio di avvertimento.
«Che
c’è? Hai chiesto!» Ribatté
l’altra, esasperata. «E poi, se non ricordo male,
quello non era il tizio che ha cercato di ucciderti? Quel mago del
voodoo o
roba simile? Anzi, ora che ci penso», aggiunse, stringendo
gli occhi come se si
stesse sforzando di ricordare. «Non è lo stesso
che ha rapito Caroline?»
La
suddetta vampira si lasciò sfuggire un gemito strozzato che
mal celò la sua
indignazione. «Ecco perché mi
sembrava familiare!» Quando si voltò verso Klaus
– o chi ne stava facendo le
veci in quel momento – la sua espressione era talmente
furiosa che d’istinto l’ibrido
indietreggiò di un passo. «E tu vorresti che io
venga a letto con qualcuno che
mi ha quasi ucciso? Klaus, dovrò andare in terapia alla fine
di questa storia!»
«Ma
non è lui! Sono io!»
«Nik,
razionalmente lo so che sei tu, ma
non ci riesco lo stesso! Non è il tuo odore, non sono le tue
mani, non è la tua
faccia per l’amor di Dio», insisté,
cercando di fargli capire il suo più che
giustificabile punto di vista. «E poi quello stregone
è vecchio! Mi vengono i
brividi!»
A
quell’ultima accusa Klaus ebbe il coraggio di sbuffare e
roteare gli occhi.
«Per favore, non avrà nemmeno
quarant’anni.»
«E
ti sembra poco? Io ne ho poco più di diciassette!»
«Sì,
e ce li hai da trent’anni! Caroline, vienimi
incontro!»
«Klaus,
puoi pregarmi in italiano, in greco o in aramaico, la mia risposta non
cambia.
Non verrò a letto con te fin quando non tornerai nel tuo
corpo, per cui ti
consiglio di non perdere tempo a discutere con me e a fare qualsiasi
cosa
avessi in piano di fare con quello stregone il prima
possibile.»
Nel
frattempo Rebekah aveva silenziosamente preso posto sul bracciolo del
divano,
osservando con aria attenta e divertita la discussione che procedeva
infuocata
davanti ai suoi occhi – cosa non avrebbe dato pur di avere
qualcosa per
registrare l’intera scena e rivederla di tanto in tanto nei
secoli a venire.
«Oh
Dio, è valsa la pena tornare in anticipo per
Natale», decretò non tanto
sottovoce la vampira originale, guadagnandosi ringhi e occhiatacce da
parte
della coppia e limitandosi a liquidarli con un’incontenibile
risata.
_______________________________________
Guardate un
po' chi è risorta dalle ceneri? :D Ultimamente mi sono
tornati un sacco di feelings riguardo la mia OTP preferita e, anche se
ho momentaneamente sospeso la visione della serie tv (sia TVD che TO,
mi irritano i pochi spoiler che ho letto qua e là e non ho
molta voglia di riprendere a guardare qualcosa che mi fa strappare i
capelli dal nervoso), ecco, dicevo, malgrado tutto i miei Klaroline
continuano a far battere il mio cuoricino e non posso fare a meno di
leggere et scrivere di loro.
E dunque eccomi tornata con un po' di
caro, vecchio crack misto a fluff e - boh, forse il genere appropriato
per questa specie di drabble non l'hanno ancora inventato, LOL - e
niente, spero abbiate apprezzato questi due minuti di Future!AU!
Sfortunatamente non posso promettere
rapidi e frequenti aggiornamenti perché l'ispirazione va e
viene - e, non guardando i nuovi episodi, non ho nuovo materiale su cui
basarmi - ma, insomma, qualcosina l'ho già abbozzata quindi
non si sa mai. Abbiate fede! :)
Ringrazio nuovamente tutti coloro che
leggono questa piccola e modesta raccolta e fanghirlano su Klaus e
Caroline come se non ci fosse un domani: grazie per le vostre
recensioni e il vostro silenzioso supporto, sono lieta che le mie
follie vengano ancora lette :D Spero di potervene presentare altre in
futuro, ma per adesso - ciao ciao e buon Natale!
Un bacio dalla vostra
Niglia.
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