Pensieri nel Vento

di FairySweet
(/viewuser.php?uid=103013)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non dovresti essere Qui ***
Capitolo 2: *** Devi stare lontano da Me ***
Capitolo 3: *** Occhi Immortali ***
Capitolo 4: *** Più niente di Me ***
Capitolo 5: *** Solo un Gioco ***
Capitolo 6: *** Pallido Amore ***



Capitolo 1
*** Non dovresti essere Qui ***


                Non dovresti essere Qui




Amore, rabbia, follia, forse per lui era tutto uguale, forse non esisteva quella linea sottile, confine ultimo di razionalità che tiene al sicuro il cuore umano.
Sorrise debolmente seguendo con lo sguardo i passi della ragazza. Camminava silenziosa per quel giardino di rose sfiorando i petali vermigli con le dita.
Aveva i capelli sollevati e lunghe ciocche scendevano sulle spalle scoperte rendendo i movimenti di quel corpo delicato ancora più dolci.
Era bella, terribilmente bella, forse era colpa di quella giornata piena di sole, del gioco delicato dei raggi sul suo incarnato, forse era quel vestito leggero che ne avvolgeva il corpo, troppo leggero per impedire alla mente di sfiorare quella pelle di seta.
Fece un bel respiro perdendosi nel gioco delle foglie, era davvero amore? Forse era solo una placida invenzione della mente, l'uomo si innamora facilmente, passa troppo tempo a ragionare sulla reale importanza di quel sentimento e molte volte, lascia la dolcezza delle sue braccia vivendo di nuovo nel freddo della realtà.
Era stato uno sciocco, uno sciocco senza forza e aveva accolto quel sentimento cullandolo nel cuore. Era rimasto accanto a lei, le aveva giurato fedeltà e protezione ma chi avrebbe protetto lui? Chi l'avrebbe protetto dai suoi occhi? Chi avrebbe impedito a quella voce di insinuarsi nei pensieri sconvolgendoli? Aveva sbagliato, aveva sbagliato e non faceva altro che ripeterselo ogni dannato giorno perché amare quella ragazza voleva dire amare un sogno che mai, mai si sarebbe avverato. Sfiorò con le dita una rosa candida ma un brivido leggero salì lungo la schiena “Non vuoi dirmi cosa ti sconvolge?” trattenne il fiato sollevando lo sguardo. Era talmente concentrato su sé stesso, sui suoi pensieri da non accorgersi di averla a pochi passi da lui, pochi passi soltato per costringerlo a respirare.
Era la dea della giustizia, la dea della guerra e della saggezza ma era convinto che davanti a lui in quel momento, ci fosse la giovane mortale che aveva accolto in sé quel destino e non la dea forte e distaccata che a volte prendeva il sopravvento.
“Non vuoi parlarne con me?” “Non è nulla di cui dovreste preoccuparvi. È solo un pensiero” “Solo un pensiero” il suo sguardo si fece più profondo, sentiva quegli occhi sulla pelle, quella vicinanza violenta che odiava da morire perché si sentiva debole, lei lo indeboliva, lo costringeva ad aprire il cuore, a confrontarsi con la paura e il terrore.
Poteva perderla, lo sapeva bene, poteva perderla in ogni momento e questo lo terrorizzava da morire perché era certo che non sarebbe sopravvissuto “Sbagli sai?” “Cosa?” “I tuoi pensieri sono importanti” quelle labbra tanto belle si schiusero in un sorriso delicato, aveva le braccia dolcemente avvolte attorno ai fianchi e la testa leggermente inclinata di lato.
Quegli occhi rubati al cielo scorrevano violentemente sul viso dell'uomo, cercava di parlare con lui, di comprendere la difficoltà di un cuore umano, la difficoltà di quel sentimento troppo grande per lui “Sono sempre stati importanti” “Non sono qualcosa di cui dovreste preoccuparvi in questo momento” “Seya non ...” “Ve ne prego, non perdete tempo con me. Ci sono cose più importanti a cui pensare, sta accadendo qualcosa lassù tra le stelle, l'universo è irrequieto mia signora, non merito il vostro tempo” ma lei sospirò indetreggiando di un passo.
La vedeva, vedeva la forza terrificante che metteva in ogni gesto, in quel modo così tenero che aveva di trattenere le parole.
Cercava in ogni modo di sfuggire alla realtà, a quelle dannate parole che custodiva nel cuore e che mai avrebbe liberato perché era Atena, perché doveva amare ogni essere umano esattamente allo stesso modo.
Cos'avrebbe pensato il mondo se d'imrpovviso, il suo amore fosse stato accordato ad un unico uomo? Come avrebbero reagito a quella delusione violenta? Lo teneva lontano, oltre quel confine sicuro dove niente sarebbe accaduto ma più ci provava e più assomigliava ad una bambina, una bellissima bambina che implorava carezze.
E l'avrebbe fatto, se fosse stato egoista e insolente l'avrebbe tirata tra le braccia rubando la purezza di quelle labbra ma quel rispetto misterioso lo teneva ben ancorato alla realtà impedendo alla mente sciocche fantasie.
La vide socchiudere gli occhi confusa da quel silenzio che da troppo tempo si intrometteva tra loro“Credo sia meglio che rientriate ora” “Forse hai ragione” sussurrò tremante distogliendo di colpo lo sguardo da lui “Non dovrei essere qui” l'espressione sul suo volto cambiò di colpo, gli occhi tornarono freddi e distaccati, le labbra si tesero e la schiena si raddrizzò concedendole la postura rigida e controllata di ogni dannato giorno.
Gli passò accanto senza più aggiungere una parola ma che fatica terrificante restare immobile, se avesse allungato la mano, se si fosse mosso di qualche centimetro l'avrebbe toccata il suo profumo invase di colpo i pensieri attaccandosi ad ogni sensazione, ad ogni stupida emozione, costrinse le mani a restare inchiodate ai fianchi e lo sguardo si perse su qualcosa, qualcosa di invisibile, un pensiero, una foglia, qualsiasi cosa che lo distraesse da lei.
Restò immobile, immobile nel silenzio mentre quel raggio di luce si allontanava da lui lasciando un freddo violento nell'anima.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Devi stare lontano da Me ***


      Devi stare lontano da Me





“Credi che esista davvero l'amore?” il ragazzo si voltò confuso verso di lui, un debolissimo sorriso gli sfiorò le labbra, quell'espressione l'aveva vista milioni di volte sul suo volto “Non sei mai stato bravo a nasconderlo, come mai ora chiedi se esiste?” “Non lo so” mormorò sfinito sedendogli accanto “Seya ...” cercò il suo sguardo ma tutto quello che vide era un uomo sfinito, distrutto da tutti quegli anni di battaglia e massacrato da un sentimento che non riusciva a controllare “ … non è sbagliato” “Ma non è nemmeno giusto. A dire il vero, non so nemmeno … non so cosa sia” l'altro sorrise, il vento sfiorò i lunghi capelli scuri muovendoli dolcemente “Io credo che non esista niente di più forte a questo mondo, l'amore è un sentimento puro. Non è sbagliato lottare per quel sentimento né soffrire per esso” “Non posso soffrire per amore, è sciocco, non porta a nulla Shiryu. Non posso essere così debole” “Quindi è questo che accade?” domandò confuso “Sei debole per colpa di quel sentimento ma daresti la vita per difenderlo. Cosa c'è di sbagliato in questo ragionamento?” Seya sorrise scuotendo leggermente la testa “Ami Atena come la ama un essere umano. L'amore imperfetto che proviamo è quello più puro ma, mentre io amo Atena con rispetto e timore, tu nei sei talmente affascinato da non riuscire più nemmeno a mettere in fila tre parole quando la guardi negli occhi” “Si vede così tanto?” “Già, ma non è un male” non rispose, non si mosse, restò lì ad ascoltare il suono del vento e le parole di un amico “Puoi prendere da questo amore tutta la forza che ti serve e puoi usarla per restarle accanto, come un cavaliere, il suo cavaliere” già, il suo cavaliere, l'uomo forte e testardo che avrebbe dato la vita per lei e che per colpa di quel sentimento, stava impazzendo lentamente.



“Mi avete fatto chiamare?” annuì debolmente senza nemmeno sollevare lo sguardo “C'è qualcosa che vi preoccupa mia signora?” “Ho solo … devo chiederti una cosa” il cavaliere si inginocchiò davanti a lei, gli occhi chiusi e i lunghi capelli dorati che sfioravano il pavimento seguendo quel leggerissimo filo di vento “Ho bisogno che tu impedisca a Seya di restarmi accanto” “Cosa?” mormorò confuso sollevando il volto “Ma signora voi … avete idea di quello che mi state chiedendo? Avete bisogno di lui, avete bisogno della sua protezione” “L'amore che prova nei miei confronti è assieme forza e debolezza. Non posso permettergli di rischiare la vita” Shaka sorrise rialzandosi “Io non ho il diritto di rivolgermi a voi Atena” lo sguardo della ragazza si sollevò dolcemente “Ti prego parla” “Siete rinata in questa forma, avete scelto l'essere umano e non c'è nulla di male a diventarne parte” un debolissimo sorriso le sfiorò le labbra mentre l'uomo di fronte a lei infondeva una pace oltre misura “Voi siete una dea, una dea meravigliosa e forte e giusta, provate un amore sconfinato verso tutto ciò che è vita e questo accade perché in voi vive quella piccola imperfezione insita nell'uomo” si avvicinò di qualche passo alla ragazza “E se da un lato questa cosa vi rafforza, dall'altro vi fa vacillare perché perfino una dea può amare” “No, no Shaka, non posso amare un singolo individuo a discapito dell'umanità intera” si alzò in piedi allontanandosi dal cavaliere, gli occhi persi sul paesaggio luminoso che si apriva sotto di lei.
Sentiva il vento sulla pelle, le balze leggere del vestito che si muovevano lentamente cullate dall'aria fresca, un brivido leggero salì lungo la schiena costringendola a tremare “Se dovesse accadere qualcosa, se la guerra a cui ci stiamo preparando dovesse piegarmi Seya mi seguirebbe ovunque, perfino nella morte e non voglio vederlo soffrire, non vorrei vedere nessuno di voi soffrire quindi, vorrei che lo tenessi lontano da me, da questa guerra” “L'armatura del sagittario risponde alla sua volontà, come posso ...” “Risponderà a me d'ora in avanti e non voglio nel modo più assoluto che si avvicini a questo posto” “Arriverà ad odiarvi per questo” “Non importa” “Come volete” un debole inchino e poi solo silenzio, un silenzio profondo che invadeva i pensieri e quell'unica lacrima che sfiorava quella pelle di seta costringendola a sussultare.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Occhi Immortali ***


                           Occhi Immortali 





Non riusciva a respirare, più ci provava e più sentiva il vuoto avvolgere i pensieri.
Era un incubo, un incubo orrendo che gli massacrava il cuore e la cosa peggiore, quello che veramente lo faceva soffrire, era la sciocca convinzione che ancora custodiva dentro.
Credeva di sognare, credeva di aver immaginato il volto della giovane, il suo sguardo freddo, lontano, la voce di Shaka ... “Dovresti sapere che gli ordini di Atena sono legge.Vengo da te come amico Seya, ho disobbedito alla mia signora perché siamo compagni di guerra, perché ormai ti conosco da molto tempo” fece un bel respiro raddrizzando la schiena “Sono venuto fin qui per parlare con te Seya” “Sei venuto qui ad impormi stupide regole che non posso e non voglio accettare!” “Non è compito degli uomini discutere le decisioni dei divini. Resta lontano da Atena” “Tu devi essere pazzo se pensi che io possa ...” “Se mi costringi ad usare la forza per impedirti di sfiorare Atena sappi che non mi fermerò dopo il primo colpo” la mano di Shaka si sollevò leggermente, la stessa posizione che ormai molti anni addietro l'aveva incantato costringendolo ad indietreggiare “Non mi fermerò al primo colpo né al secondo. Continuerò a picchiare fino a quando non ti sentirò implorare pietà” “Non puoi …” “Non posso?” … fece un bel respiro stringendosi la testa tra le mani.
Sentiva freddo, il buio e il vuoto avvolgevano velocemente gli ultimi brandelli d'amore che ancora restavano attaccati al cuore.
“Bene bene, cos'abbiamo qui?” sollevò leggermente lo sguardo incontrando il volto di un uomo.
Alto e giovane con gli occhi di smeraldo e la pelle chiara di luna.
I capelli neri, lunghi, profumati, perfino così riusciva a sentire quella fragranza leggera “Chi sei?” domandò confuso ma l'altro sorrise “E tu? Tu sai chi sei?” non rispose, restò immobile ad osservare quel volto gelido aprirsi in un sorriso.
“Conoscere sé stessi è il primo passo verso la pace dei sensi” “Non è pace quella che cerco, ti prego, lasciami in pace” “Non è pace” ripeté l'uomo giocherellando con la fibbia del mantello “E allora cosa cerchi Seya?” “Come sai il mio nome?” “So molte cose su di te, più di quante forse ne conosci tu. Sei testardo, ostinato, animato da una fede quasi cieca nei confronti dell'amore” “Chi sei?” “Oh l'amore” esclamò l'uomo passandosi una mano tra i capelli “Addolcisce i pensieri, rallegra le notti e distrugge cuori. Per amore si fa ogni cosa Seya, si piange per amore, si ride per amore e ...” piantò gli occhi nei suoi ridendo “... per amore si odia. Vuoi sapere chi sono?” il cuore martellava nel petto mentre centinaia di domande attraversavano la mente.
Sentiva dentro di sé il bisogno di allontanarsi da quell'uomo apparso dal nulla, dai suoi occhi magnetici in grado di perforare l'anima, dalla sua voce melodica e profonda.
Eppure, più ci provava e più restava inchiodato lì senza possibilità alcuna di muovere un muscolo.
La volontà sembrava dissolta nel nulla, c'era solo quel senso di impotenza che avvolgeva i pensieri, come catene bollenti quegli occhi di smeraldo lo costringevano a supplicare libertà.
Occhi di vita, occhi di terrore, occhi che non appartenevano ai mortali e che ora, erano tanto vicini da spaventarlo.
Un divino, un essere superiore che camminava tra i mortali e per cosa? Per chi? Fece un bel respiro cercando di recuperare un briciolo di razionalità “Non appartengo alla sciocca razza che ti ha dato i natali, non sono insulso e privo di importanza come lo sei tu” “Conosco il tuo nome” mormorò alzandosi lentamente “Conosco i tuoi occhi” “Lo so” replicò l'altro “Li hai già visti non è così? Sul volto di mia sorella” una fitta violenta strinse il cuore costringendolo ad annaspare.
“La mia meravigliosa sorella che tanto ami e che ti respinge” si avvicinò a Seya ridendo “Lei così leale, così dedita all'umanità ora allontana per sempre un figlio innamorato così prodigo di attenzioni verso di lei” “Basta” sussurrò chiudendo gli occhi ma quella voce melodica perforava il cervello “È curioso, ho sempre pensato che provasse qualcosa per te, un sentimento più forte della semplice simpatia, diverso da quello che regala all'umanità intera. Mi sbagliavo Seya, per la prima volta nella mia vita sbagliavo ...” avvicinò le labbra all'orecchio del cavaliere sospirando “ … lei non ti ama, non ti ha mai amato” il respiro si bloccò in fondo alla gola mentre la risata di quel Dio riempiva il silenzio.
“Ti ha usato, si è servita di te fino a quando ha voluto e poi ti ha buttato via Seya. Ti ha costretto a piangere, a supplicare il cielo per una spiegazione” “Che ne sai tu dell'amore?” esclamò gelido cercando il suo sguardo “Io sono la risposta a quella supplica cavaliere” “Tu porti la morte” lo vide annuire leggermente, il sorriso sempre vivo su quelle labbra di perla “Ma assieme alla morte porto verità. L'amore che provi per lei è un gioco e null'altro. Non sei tu l'amore di Atena, non è per te il batticuore che accelera il suo respiro” “Tu non ...” “Conosco mia sorella cavaliere. La dolcezza che riservava al tuo sguardo è stata una menzogna, ti ha respinto per divertimento e non ha nemmeno avuto il coraggio di guardarti negli occhi” le sue parole come musica incantatrice si attaccavano al cuore, ai pensieri.
Il respiro rallentò mentre quegli occhi di smeraldo diventavano l'unica cosa nitida e chiara “Ha mandato un cavaliere d'oro a fermarti, ti ha costretto ad abbandonare la battaglia, a restarle lontano perché sei troppo debole per lei.
È una dea Seya, come può una dea amare un mortale? Come può amare te?” “Come può amarmi?” sussurrò con un filo di fiato “Mia sorella è bella e preziosa, volubile e irrequieta come l'aria e come l'aria gioca e ammalia. Conosce bene i tuoi sentimenti e ci gioca per poterti controllare Seya, per poterti gettare nel furore della battaglia in nome di una pace che non esiste. Ti ha distrutto, ha fatto a pezzi il tuo cuore costringendoti ad annaspare in cerca di ossigeno” “Mi ha distrutto” “Esatto” esclamò l'altro sorridendo “Ti ha distrutto cavaliere. Il tuo cuore ha mosso il mio, provo pietà per te Seya e sono qui per offrirti vendetta”.
Per qualche secondo, il peso di quelle ultime parole scossero il cuore costringendolo a lottare contro il tepore dell'anima.
Scosse leggermente la testa cercando di cacciare via la voce di quel dio ma quegli occhi avevano su di lui un potere enorme.
Forse era colpa sua, forse, se fosse stato più forte, più deciso nel combattere contro quel sorriso fastidioso non si sarebbe abbandonato al fiele della sua voce o forse quegli occhia avevano ragione.
Forse era davvero colpa di quella dea capricciosa, l'amore per lei l'aveva indebolito sostituendo la forza del suo cuore con la paura di perderla.
“Io sono il balsamo per le ferite del cuore e dell'anima cavaliere, sono l'unico in grado di offrirti la pace dei sensi e prometterti l'amore di mia sorella. Vuoi il suo amore Seya?” annuì appena senza proferire parola “Allora inginocchiati a me cavaliere, abbandona la luce e lasciati cullare dalla dolcezza delle tenebre perché in esse troverai conforto” tese la mano verso Seya, il cielo divenne improvvisamente più scuro e un vento gelido si sollevò di colpo “Ti regalerò potere e richezze. Sarai il mio generale, il primo a guidare in battaglia le mie truppe e potrai prendere le teste di tutti i cavalieri d'oro che ti hanno tradito ma soprattutto ...” si fermò qualche secondo osservando gli occhi ormai spenti del cavaliere “ … avrai l'amore di mia sorella, il suo cuore e il suo spirito” “Il suo amore” “In ginocchio cavaliere” le gambe si piegarono obbedienti sotto quell'ordine impartito dal buio “Abbandona l'esistenza misera che hai sempre difeso e diventa un cavaliere di morte” la luce scomparve, il cuore schizzò nel petto mentre l'ultimo briciolo di razionalità si dissolveva nel nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Più niente di Me ***


                                                Più niente di Me






Trattenne il respiro stringendo più forte il ferro gelido dello scettro. Il cielo scuro minacciava tempesta ma non era quel vento carico di fulmini a farla tremare.
Sentiva quell'urlo disperato, quel nome ripetuto come un'eco violento che non riusciva a cancellare.
Il cuore si fermò di colpo, cadde in ginocchio lasciando alle lacrime la libertà violenta che tanto desideravano.
Come sarebbe riuscita a salvarlo? Come l'avrebbe costretto a vedere di nuovo la luce? Era consapevole che la debolezza che l'aveva costretto a vacillare era colpa sua, sua e di quell'amore innocente che si era concessa per troppo tempo.
Aveva illuso il cuore di quel giovane innamorato e per la prima volta nella vita, si era convinta che forse anche una dea poteva essere donna.
Poteva amare, poteva concedersi quella dolcezza immensa senza provare rimorso, senza paura.
Ma se per lei era un sentimento nuovo e meraviglioso, per Seya era sofferenza.
Amarla voleva dire rinunciare ad una vita normale, ad una famiglia, agli amici.
Amare lei distruggeva la sicurezza della sua vita costringendolo a camminare in equilibrio su una lama affilata.
Sarebbe caduto nel vuoto e avrebbe perso sé stesso per sempre.
Per questo motivo l'aveva allontanato da lei, per questo si svegliava la notte piangendo ed era sempre colpa sua se la donna che viveva assieme alla dea si perdeva a fissare per lunghi minuti il vuoto.
L'aveva fatto per il suo bene, per la sua salvezza ma ora, davanti a quell'urlo violento non riusciva a fare nient'altro se non piangere perché quel cosmo di luce che tanto amava era sparito.
Sentiva il suo rancore, l'odio nei confronti di quella decisione che l'aveva costretto a soffrire e che aveva spezzato ogni sua certezza.
Era arrabbiato con lei, così tanto da permettere al buio di accecare i pensieri e lei? Come sarebbe sopravvissuta ai suoi occhi? Come avrebbe costretto un cuore spezzato ad amare di nuovo? Strinse i pugni più forte picchiandoli con forza sul pavimento gelido mentre attorno a lei le ombre e la luce si rincorrevano senza fiato.


Sangue e morte, urla disperate di anime innocenti che si alzavano dal mondo, anime che spezzava giorno dopo giorno.
Il dolore violento che regalava al suo padrone l'avvicinava ogni giorno di più a quel premio tanto desiderato.
Poco importava se per averlo avrebbe dovuto sterminare ogni uomo donna o bambino del mondo.
C'erano quegli occhi nei suoi pensieri, quella voce così melodiosa che per tutti quegli anni l'avevano cullato nella menzogna.
Tolse il mantello lasciando cadere davanti al trono la testa ancora sanguinante di un cavaliere “Un regalo meraviglioso” “I vostri ordini sono legge mio signore” “E per la tua lealtà ...” batté leggermente le mani sorridendogli, tre giovani donne entrarono nel salone inchinandosi a lui “ … sarai ricompensato” Seya sorrise inginocchiandosi “Scegli pure la perla che più ti aggrada” le giovani si voltarono verso il cavaliere abbassando lo sguardo.
Erano candide come la luna, corpi flessuosi avvolti da veli leggeri che lasciavano agli occhi il piacere di vagare su quella pelle di seta.
“Siete troppo buono con me mio signore” “Sono giusto” asserì l'altro “Mantengo le mie promesse cavaliere. Il tuo servigio giova al mio regno di terrore. Hai rubato più anime tu in pochi giorni di quanto abbiano fatto i miei generali in anni interi” non rispose, non si mosse nemmeno, restò immobile ad ascoltare quelle parole tanto dolci che lentamente curavano le ferite di un cuore sanguinante “Ricompenso i miei fedeli servitori. Non essere timido cavaliere, fai la tua scelta” sollevò lo sguardo da terra soffermandosi qualche secondo su quei corpi meravigliosi.
“La giovane dagli occhi di cielo” “E sia” un altro battito di mani, le due ragazze scapparono via velocemente lasciando una fanciulla sola di fronte a lui “Hai scelto bene cavaliere, Adamantia è una gemma preziosa” si alzò in piedi sorridendo, la giovane si avvicinò lentamente porgendogli la mano “Ora vai, divertiti e dimentica per qualche secondo il dolore che ti gela lo spirito Seya” strinse quella mano candida di luna incantato dal volto prezioso di quella giovane dama ingannatrice.
Non pensava, non ragionava, non c'era più niente di Seya in lui, soltanto il nome e nient'altro perché se fosse stato umano, se avesse riflettuto e amato, non avrebbe mai tradito quella donna meravigliosa che ora era semplicemente un ossessione violenta.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Solo un Gioco ***


                                   Solo un Gioco






“Non mi costringerai a cedere” socchiuse gli occhi studiando il movimento leggero delle tende “Non è così che vincerai” “Tu dici?” scosse leggermente la testa cercando di ignorare il fastidio che quella risata nata dal nulla provocava in lei.
Nel silenzio apparvero quegli occhi, l'incarnato prezioso di un volto perfetto, le spalle ampie, la seta preziosa delle vesti che si lasciavano cullare dal vento della sera “Eppure sorella, ho sentito la tua sofferenza” “Gli uomini credono in me ed è in me che troveranno protezione. Dovresti saperlo ormai, sono nata per difendere il genere umano e lo farò fino alla fine” “Ma nonostante tutto” sussurrò l'altro passeggiandole attorno “Continui a piangere la notte e per cosa? Per un ricordo?” “Non parlare di lui, non ne sei all'altezza” “No sorella mia, faresti meglio ad abbandonare la speranza di poterlo salvare perché non accadrà. Hai commesso un'errore, hai permesso al tuo spirito immortale di rinascere mortale, con tutti i difetti che questo comporta” “Non hai forse scelto anche tu un corpo mortale?” “Questo?” domandò divertito osservandosi la mano “Non è che uno sciocco involucro. Morirà non appena il mio spirito tornerà da nostro padre. È piuttosto arrabbiato con te” per qualche secondo davanti agli occhi tornò l'immagine di quel fratello che aveva creduto amico.
I capelli di fuoco, gli occhi profondi e carichi di forza, gli stessi occhi che appartenavano a suo padre e che da troppo tempo non vedeva più.
Fece un bel respiro ricacciando indietro la voglia folle di prenderlo a schiaffi “Non esiste più Atena, tutto quello che ricordi di lui è semplice fantasia” “Non è vero e lo sai” “Non ama, non sorride, non si perde in sciocchi pensieri. Porta davanti al mio trono le teste dei tuoi cavalieri senza rimorso alcuno” “Hai avvelenato il suo cuore” “Cosa sono quelle? Lacrime?” trattenne il respiro mentre perle lucenti scivolavano sulla pelle.
L'uomo rise divertito osservandola “Sei davvero così innamorata di lui? Un uomo sorella! Un mortale!” “Tu non ...” “È stato facile, molto più facile del previsto. Un uomo massacrato da un amore impossibile è semplice da raggirare. La sua volontà è come creta sotto le mie dita. Non cerca più il tuo amore sorella, solo vendetta” “Non avrai il suo cuore, non te lo permetto” “Lui mi ha donato il cuore, era debole, sofferente, con me ha trovato serenità” “Che serenità può dare il sangue!” urlò irritata, il vento divenne più forte e un fulmine squarciò il cielo rompendo il silenzio.
“Cosa sei disposta a rischiare per lui?” “È solo un gioco per te! Tu non sai cos'è l'amore! Non conosci il male che fa, la sofferenza che porta a chi non è libero di assaporarne la dolcezza!” ma lui sorrise “Immagino che tu lo sappia non è così?” “Si muore ogni giorno un po' di più Apollo! L'amore non consumato brucia l'anima! Non puoi capirlo, non hai mai nemmeno voluto provare a comprendere l'uomo, per te sono solo giocattoli, pezzi di carne con cui divertirti fino a quando la cosa ti aggrada … ” le tende si strapparono violentemente cadendo al suolo mentre quel potere violento si prendeva ogni briciolo di lei “ … ma se ti fossi scomodato ad ascoltarli, forse ora capiresti cosa vuol dire restare lontano dalla persona che ami! Capiresti quant'è difficile fingere indifferenza quando il suo sguardo ti sfiora, quant'è difficile allontanarlo da te con la consapevolezza di farlo soffrire! Lui non è un gioco!” “Curioso” esclamò divertito il giovane incrociando le braccia sul petto “Perché è proprio quello che pensa lui sai? Almeno è stato un bel gioco?” “Sei davvero così disperato? Vuoi punirmi perché posso amare?” “Voglio la Terra Atena, voglio il potere che custodisci e voglio esaudire il desiderio di nostro padre, punire questa figlia ribelle per riportare il sorriso sul suo volto. Affrontarti in guerra è troppo facile” “Questo lo dicono i codardi fratello, non sei mai stato un vigliacco, non nasconderti proprio ora” “Sono qui, davanti a te” esclamò piantando gli occhi nei suoi “Non mi nascondo, non scappo. Voglio giocare con te sorella perché vederti soffrire è la cosa più bella del mondo” “Questo non cambia le cose, se per impedirti di distruggere questo mondo devo uccidere la persona che amo e sia, non avrai mai il mio potere” ma l'altro scoppiò a ridere scomparendo di colpo nel nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Pallido Amore ***


Buona serata giovani cuori, non amo mai scrivere prima dei capitoli ma la domanda che mi ha fatto LadyPink88 mi è già stata fatta da altri quindi rispondo qui, affinché possiate ricevere tutti un chiarimento.
Come potete vedere, Saori è combattuta tra la divinità che è in lei e la ragazza mortale che la ospita. Ama Seya,  questo amore così giovane è nato con il tempo, forse nemmeno lei si è accorta di quello che stava accadendo, è legata al suo cavaliere da un amore puro ma esiste quest'altro sentimento, che non è completamente giusto, che non è completamente adatto ad una dea ed è il bisogno di sentire quell'amore.
Saori ha bisogno di Seya come la Teerra ha bisogno di acqua per creare la vita. Ha bisogno di sentire i suoi baci, le sue carezze, la sicurezza del suo abbraccio ed è consapevole che una dea non può concedere tutta sé stessa ad un unico uomo.
Ecco perché lo allontana, amarlo, concedersi a lui vorrebbe dire dimenticare il resto dell'umanità, lo allontana per non soffrire e per non vederlo soffrire ma mentre per Saori è un sentimento nuovo, Seya conosce già il dolore che ne deriva perché la ama da anni ormai senza poterlo dire.
Quando affronta Apollo, quando parla con lui di Seya cerca in tutti i modi di assomigliare alla stessa Atena di sempre, forte, decisa, determinata ma suo fratello vede molto bene dentro di lei e vi legge la verità, ecco perché ride e le parla in quel modo ed ecco perché arriverà a fare cose orribili per vederla soffrire.
Spero di aver chiarito in parte qualche dubbio, se avete altre domande non esitate a chiedere.
Un bacio a tutti i miei giovani cuori. 



                                                                       Pallido Amore




Nel tuo sorriso ritrovo il mare, nella fragranza della tua pelle respiro la tenerezza del sogno.

Dimmi goccia di vita, sei forse caduta dal cielo? Non può essere questo il tuo mondo, non puoi nascere in mezzo ai mortali perché di mortale conservi solo il nome.
In te il vento e il mare creano tempeste, nei tuoi occhi preziosi si scontrano tra loro costringendoti a sussultare, e nel fremito del tuo petto la vita scorre violenta lasciandomi inerme ad osservare la dolcezza e la purezza di un angelo fatto di carne e fiato.
È dunque questa la mia punizione? Amare una fata dal volto umano, maledire il cielo ogni giorno un po' di più.
Sei luce violenta che massacra gli occhi, sei quel tremito leggero che percorre la pelle ogni volta che pronuncio il tuo nome.
Angelo mio di placido amore vestito, se potessi anche solo sfiorarti, se potessi stringerti una volta ancora tra le braccia, oh che sogno sarebbe poterti amare.
Ma nella tua perfezione, in quello sguardo languido così innocente leggo ancora la tenera passione di un giovane cuore, un cuore che non può essere violato, non da mani mortali.
Tu sei il mio unico paradiso, la pace che cerco da una vita intera ma è possibile amore mio, che io sia il tuo inferno e per questo, sopporterò la mia punizione in silenzio.
Resterò ad osservarti mentre sbocci scatenando quella bellezza violenta che mi ha incatenato a te e giuro su questa vita mortale, che mai nessuno ti farà soffrire.
Angelo mio a te consacro il mio cuore, combatterò per te, morirò se mi verrà chiesto con l'unica consolazione che il tuo sguardo sarà mio, che anche solo per pochi secondi, quell'azzurro profondo sfiorerà il mio volto e solo allora, quando le tenebre culleranno ormai ogni briciolo di razionale paura, sorriderò e chiuderò a chiave nel cuore quelle due parole che fino ad ora non ho mai avuto il coraggio di sussurrarti.

                                                               Un uomo innamorato




Chiuse di colpo la lettera, la carta scricchiolò leggermente costringendola a sussultare. Quante volte aveva letto quelle parole, quante volte era rimasta sveglia di notte, ad ascoltare il suono dell'universo, a chiedersi come mai il cuore batteva più forte ogni volta che sfiorava con le dita la carta bianca di quella lettera.
Ora, con che coraggio poteva ancora leggere le stesse parole? Aveva affrontato suo fratello, il suo amato fratello che ora le rendeva la vita terribilmente complicata.
Non avrebbe mai ucciso Seya e questo Apollo lo sapeva bene, ma era convinta che negando l'evidenza, che mostrandosi dura e forte come un tempo, Apollo avrebbe creduto ad ogni sua parola lasciandola libera di combattere, lasciandola libera da quel ricatto silenzioso che ora faceva più male che mai.
Era quello l'amore? L'amore vero, l'amore che brucia anima e cuore e cancella la razionalità. Era quello l'amore che gli uomini erano in grado di custodire? Per tanti anni ne era rimasta affascinata, non capiva come poteva un essere mortale, provare tanta felicità.
Non capiva come potesse un uomo povero e vestito di stracci amare la vita con tanta intensità.
Ma quello stesso amore l'aveva travolta come un fiume in piena e le delicate difese del suo spirito divino, non erano bastate a tenerlo lontano.
Adesso comprendeva che il sorriso dell'uomo sporco e vestito di stracci si accendeva ogni volta che vedeva i suoi figli, ogni volta che sua moglie lo guardava.
Comprendeva la passione di un giovane che passa ore e ore della notte al freddo sotto alla finestra della sua amata, e gli basta un sorriso, un gesto leggero dalla mano per essere felice.
Adesso comprendeva la felicità di due innamorati che si guardano negli occhi e in quel semplice sguardo, si scambiano un'oceano di parole.
Conosceva bene il potere di quell'amore perché ci lottava ogni giorno, ogni notte e le mancava, le mancava da morire.
I suoi occhi, la presenza vigile e costante che seguiva ogni suo passo, che la faceva sentire protetta e poco importava quante volte riusciva a parlare con lui, perché lui era lì, accanto a lei, assieme a lei.
Lui che non si arrendeva, che rischiava la vita per tenerla al sicuro, lo stesso uomo che sarebbe venuto per ucciderla perché l'avea ferito, perché l'aveva costretto a piangeree tremare.
Apollo aveva ragione, il cuore dell'uomo è debole e il cuore di Seya non era diverso da quello di tutti gli altri.
Strinse più forte quella lettera tra le mani voltandosi verso le colonne avvolte da bianche tende.
Una mano nascosta sotto il cuscino mentre il lenzuolo leggero nascondeva ancora una volta le tracce di un amore acerbo che forse, non sarebbe mai dovuto nascere.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3285920