I'm screaming 'i love you so', but my thoughts you can't decode.

di itsNichole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Day. ***
Capitolo 2: *** He's dangerous, Alice. ***
Capitolo 3: *** His cold skin. ***
Capitolo 4: *** His thirst. ***
Capitolo 5: *** His velocity. ***
Capitolo 6: *** How was it possible? ***



Capitolo 1
*** First Day. ***


First  Day.


Sembra ieri che lasciai questa città.
Bradford non è piccola come città, ma paragonandola a New York tutto diventa piccolo.
Immagino ancora l’auto rossa di mio padre posteggiata lì, davanti casa di nonna, pronto per il trasferimento. avevo otto anni e l’aero con destinazione gli Stati Uniti era alle sette del pomeriggio. fu un viaggio lunghissimo ma emozionante. portò me, mio padre e mia madre lontano da qui, da tutto. ed ora solo dopo nove anni, rieccomi sulla soglia di casa dei miei nonni paterni. la macchina non c’è, il prato non è fiorito, ed io non sono una bambina urlante..l’unica cosa che rimane immune dal cambiamento degli anni è il clima. Piove, proprio come sette anni prima. chi ce l’aveva fatto fare?
Perchè andammo negli Stati Uniti?
è un mese che mi pongo questa domanda.
è un mese che sono sola, completamente sola.
è un mese che i miei genitori sono morti, in quel cazzo di incidente stradale.
così rieccomi da mia nonna, come quando ero piccola, pronta per iniziare un nuovo anno scolastico, l’ultimo si spera.


-qui c’è la tua borsa con i libri, tesoro.- mi disse cordialmente l’anziana, ed io mi limitai ad annuire senza alcuna espressione nel volto. –esci fuori, nonno Phillipe ti ha voluto fare un regalo..- mi indirizzò con lo sguardo il portone ed io lentamente mi ci avviai, una volta uscita vidi mio nonno sbattere le mani sul parabrezza di una modesta macchina nera lucida. non potei non sorridere. era un gesto dolcissimo.
-allora tesoro, che te ne pare?- mi domandò.
-nonno, non dovevi..- gli andai incontro e lo abbracciai debolmente. –è perfetta..e..non dovevi.-
-l’hai già detto piccolina. dai tieni le chiavi.- le afferrai subito entusiasta. –la strada per la scuola la sai già. te la ricordi no?-
-nonno, ci siamo andato due giorni fa ad iscrivermi, ovvio che la ricordo.- gli sorrisi. così saltai su.
-attenta alla pioggia..- mi raccomandò. –buon primo giorno di scuola.- non risposi feci solo cenno con la testa di aver afferrato tutto ciò che mi aveva detto. ero pronta per andare. mi stavo per rimettere in discussione. non avevo un contatto con dei ragazzi della mia età da un quel giorno orribile. non riuscì a sentire nessuno dei miei amici. tutto cercavano di porgermi le loro condoglianze ma io me ne stavo rinchiusa in camera non accettando per nessuna ragione al mondo nessuno.


-Armadietto decimo, terzo corridoio, destra..- sussurrai guardando la cartina che mi aveva dato in segreteria. così cercando di passare inosservata raggiunsi il terzo corridoio e andando a destra cercai il numero ‘10’, che trovai facilmente. con la chiave lo aprii e mentre posavo tutti i libri che non servivano alla prima ora sentii una voce accanto a me.
-Ciao!- non risposi non pensando minimamente che fosse riferito a me. –Parlo con te, mora.- fu allora che mi sentii chiamare in cause. voltai il viso di circa novanta gradi e mi trovai davanti una ragazza dai capelli biondi che mi fissava entusiasta. Io le accennai un sorriso non rispondendo a voce. –che c’è ti hanno tagliato la lingua?- cercò di fare la spiritosa.
-emh..no..no- dissi incerta. –ma ci conosciamo?- domandai non cogliendo il motivo sul perchè qualcuno mi parlasse. nelle scuole passate ero sempre quella isolata da tutto e tutti. la mia migliore compagnia erano i miei libri, che leggevo in qualunque momento della giornata interrottamente.
-No..- sorrise e mi allungò la mano velocemente. –Sono Diana, piacere. ho saputo che sei nuova e che vieni da New York, ho visto che hai l’armadietto tre dopo quello mio e dunque oltre ad essere compagne di scuola..saremo compagne d’armadietto!- rise quasi un po’ istericamente. mi metteva una certa ansia quella Diana, insomma..come faceva a sapere quelle cose sul mio conto se ero appena arrivata? –Sei Alice, no? Alice Nicole Rivera?- mi domandò.
-Come fai a sapere tutto il mio nome?- le domandai stupida.
-Ripeto, mi sono informata sulla nuova arrivata a scuola. ed essendo presidentessa di quasi tutti i club è mio compito darti qui il benvenuto e riguardarti dai pericoli.- mi disse orgogliosa di se stessa.
-Pericoli? siamo in una scuola..- sbuffai.
-Anche qui c’è la gente con cui si può stare e la gente con cui non si può stare.- mi rispose lei.
-e questo chi è che lo dice?- le domandai.
-io. insomma..non che obbligo la gente a non stare con altra gente, ma questa scuola è piena di persone..strane. un po’ per i fatti propri.- disse abbassando il tono di voce.
-ed io vorrei essere una di loro..una di quelle persone che si fa i cazzi proprio, Diana. non voglio documentarmi su tutta la tua vita o di qualcun altro. voglio starmene al mio posto così da passare inosservata.- ribadii un po’ scontrosa. di prima mattina quel discorso mi stava leggermente innervosendo.
-eh okay allora.. Fai come ti pare.- sbuffò guardandomi. –ti metto in guardia solo di una persona.- mi si avvicinò ancor di più. –il tuo vicino di armadietto.- era serissima e mi fissava negli occhi. io aggrottai le sopracciglia non riuscendo ad intendere per bene. –non ti dirò nulla su di lui, dato che sei un tipo che vuole stare per i fatti propri..ma stai attenta, è pericoloso.- detto questo girò le spalle e andò via. Restai qualche secondo a fissarla mentre scompariva tra la folla e gli studenti. feci semplicemente una smorfia, come inizio c’era male.


Prima ora, letteratura inglese. Arrivai davanti alla porta e bussai delicatamente.
-Avanti.- risposero da dentro, così vi entrai. –E’ la signorina Rivera?- domandò la professoressa, una signora un po’ anzianotta, con sguardo curioso.
-Si..- risposi timidamente. tutta la classe mi fissava.
-Prego entri pure..- mi diede del lei ed io quasi mi illusi che qui le maniere erano decisamente più fine rispetto in America, ma appena entrai posso giurare di aver sentito un ’minchia tette!’ provenire dal fondo, così da far scoppiare una sonora risata generale e dentro me, invece, un grandissimo imbarazzo.
-Tomlinson!- richiamò la professoresse guardando un ragazzo, evidentemente proveniva da lui il commento poco garbato. -Si..professoressa.- rispose da canto suo molto annoiato. l’osservai per qualche istante vedendo dare il batti cinque ad altri compagni. i soliti ragazzi maiali, si credono tanto fighi anche se sono dei buoni a nulla. –Rivera, prego si accomodi lì all’ultimo banco. è l’unico posto libero che c’è.- con lo sguardo basso ubbidii.
-uhuhuh..- sentii ridere di nuovo quei ragazzi quando gli passai davanti. la cosa mi irritava davvero ed inoltre sentivo le mie guance andare a fuoco. non volevo rispondere male, non il primo giorno davanti una nuova professoressa. ma con il tempo mi sarei fatta rispettare.
-accanto a te ci sarà un compagno di banco che oggi è assente, tu stia tranquilla. è un tipo taciturno, non ti darà fastidio.- mi incoraggiò la professoressa. io annuii contenta nel sentire quelle parole.
-Professoressa, Malik non è assente. le abbiamo già detto che è in presidenza.- prese parola un biondino con occhi esageratamente azzurri, davvero grandi. uno degli amici di quel ragazzo spavaldo che si divertiva a parlare delle mie tette o semplicemente a mettermi disagio, che rabbia.
-non la disturberà comunque.- ripeté la professoressa e così iniziammo la lezione.
Mi feci vedere subito attenta dalla professoressa, intervenivo quando ce n’era bisogno e scrivevo tutti gli appunti che lei dettava. durante il cambio dell’ora due ragazze si avvicinarono presentandosi, erano davvero carine, Amber e Rachel. al suono della campana si offrirono gentilmente di farmi fare un giro nel corridoio principale mostrandomi i bagni delle ragazze per le fumatrici e per le non fumatrici, facendomi vedere dalla finestra il cortile, le scale d’emergenza, l’aula professori e tutte queste semplici cose. Su sei ore quattro me le ritrovai in classe, per fortuna. così parlammo quasi tutto il tempo e approfondimmo l’amicizia appena nata.
-dove avete voi l’armadietto?- domandai sorridendo alle due.
-una accanto all'altro, corridoio due.- sorrisero. –tu?- domandò Rachel.
-corridoio terzo, ci vediamo domani allora..Okay?- sorrisi alle due che già erano pronte per andare a casa.
-Si, è stato un piacere.- mi sorrise Amber.
-Mio..- risposi voltandomi e andando verso il corridoio terzo che stranamente trovai deserto. sarà che ormai tutti erano andati via mentre io mi ero fermata a chiacchierare con le ragazze. andai verso il mio armadietto e lo aprii, riprendendomi tutti gli accessori li dentro posati il primo giorno di scuola per riportarli con me a casa. Chiusi lo sportello e mi voltai di scatto per andare sospirando ma subito andai a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.
-Scu..scusami non ti avevo visto.- borbottai alzando poi lo sguardo. mi ritrovai davanti ai miei occhi uno sguardo arrabbiato, infastidito e allo stesso tempo silenzioso. sì, anche gli occhi possono parlare. e quelle iridi color miele erano in silenzio che mi squadravano. quasi irritate dalla mia presenza, fisse sulle mie color cacca. stavo per riscusarmi ma poi collegai quella figura a ciò che mi era stato detto da Diana, quella stessa mattina. era il mio vicino di armadietto e mi aveva suggerito di evitarlo del tutto. nonostante io non volessi farlo fino a un minuto prima, in quel momento dovetti ricredermi. mi metteva quasi ansia. non aveva ancora risposto, nè a parole nè con un gesto. –io..- lo guardai cercando qualcosa da dovergli dire. -..vado.- mormorai. così mi apprestai a sorpassarlo e andare verso l’uscita. mannaggia alla curiosità che mi mangiò dentro mentre camminavo, mi rigirai per vedere se lui mi stesse osservando ancora e rincrociai il suo sguardo, ancora concentrato a fissarmi. Avevo i capelli fuori posto? ero vestita male? non alla moda inglese? era razzista contro i nuovi arrivati? cosa avevo che non andava in quel momento?

’’il tuo vicino d’armadietto, stai attenta è pericoloso.’’ dopo quello sguardo così intenso maledii per tutto il giorno quell'avvertimento. no, non volevo aver paura di lui. 

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Capitolo 2
*** He's dangerous, Alice. ***



He's dangerous, Alice.




Che brutta nottata.
Non riuscii a dormire tranquilla per tutto il tempo. Come se qualcosa mi disturbasse e mi svegliasse ogni qual volta che mi addormentavo. L’indomani avrei avuto sette ore a scuola, ancor peggio del primo giorno. Mi girai e guardai la sveglia ‘05:45’ non era il caso di provare a ridormire. Così mi alzai lentamente e mi diressi verso il bagno dove mi sarei fatta un bel bagno caldo. ‘..ma questa scuola è piena di persone..strane.’ chissà che voleva dire quella bionda. Era un po’ strana, questo l’avevo capito ma l’incontro con quel ragazzo a fine scuolo mi fece dubitare sulle sue parole. E se avesse ragione? Se dovessi star lontana da lui? No, no, no. Non dovevo farmi intimorire da degli avvisi di una psicopatica che riusciva a sapere tutto e di tutti già i primi dieci secondi dal tuo arrivo. Quel ragazzo era normale come tutti gli altri, come me, come Rachel, Amber e tutti gli alunni. Pericoloso? Cosa mi avrebbe mai potuto fare? Vaffanculo. Quella Diana sì che sapeva farti spaventare al solo primo giorno di scuola. Mi manchi New York. Così sbuffai e scivolai dentro la vasca, lasciando andar via i cattivi pensieri dalla mia mente e rilassandomi.


-Ciao!- sentii alle mie spalle da una voce squillante. Era Rachel con il sorrisone perfetto a quello del giorno prima.
-Ehi Rachel!- risposi io sorridendole.
-Andiamo insieme alla lezione di fisica?- mi propose, io non risposi subito, controllai l’orario accertandomi di frequentare quel corso. –Già ho visto io le tue lezioni, sì ce l’hai anche tu.- aggiunse sorridendo. ’Ma perchè tutti sapevano tutti i cazzi miei in quella scuola? Okay, magari non proprio tutti..ma Diana e Rachel sì.’
-Oh..- affermai non sapendo cos’altro aggiungere. –Va bene..- conclusi. Stavamo per dirigerci verso la classe fin quando una ragazza biondona si mise proprio dinanzi a me.
-Non devi parlarci con quello lì, Alice!- mi richiamò.
-Diana, ma che buongiorno gent- -stavo per risponderle con un po’ di umorismo, la solita pazza.
-Sono seria, stupidina.- rispose.
-Parlare con chi?- domandò Rachel.
-Concordo con la domanda di Rachel. con chi, scusa?- non capii dovev voleva arrivare quella lì.
-Ti rinfresco la memoria. Ieri ho fatto solo cinque ore di scuola, ma son rimasta qui per altre due ore per il mio club della castità e non mi prendere in giro perchè ci vuole un club così in una scuola di sole troie.- si agitò, io non risposi e la vidi prendere un respiro. –comunque vi ho visto. ho visto te che sbattevi contro di lui e per giunta gli hai chiesto scusa?!- arrivai al punto, aveva assistito alla scena con il mio vicino di armadietto.
-Continuo a non capire chi intendete..- mormorò Rachel.
-Il mio vicino di armadietto Rach, stai tranquilla..- sbuffai.
-Sai chi è il suo vicino di armadietto Rachel? Zayn Jawaad Malik.- scandì per bene le parole e vidi la mandibola di Rachel scaraventarsi a terra. wow, era quasi una tragedia ora? ma in quella scuola erano davvero un po’ tutti fuori di testa.
-Che cosa?!- strillò Rachel guardandomi. –Alice te sei nuova, non sai orientarti bene..sì, ti capisco. ma..non devi rivolgergli la parola. è..è..pericoloso.- assunse un’espressione del tutto preoccupata. –Mi sacrifico per te, chiederò al bidello di spostare i nostri armadietti..o meglio, che noi due facciamo cambio di armadietto. almeno io non ci parlerò mai e starò attenta.-
-Che coraggio!- ammirò la bionda.
-State scherzando?- obbiettai io infastidita. –Rachel non devi sacrificarti per nulla. insomma chi cazzo è questo ragazzo per essere così temuto? un bullo? bene, non mi farà del male perchè so farmi rispettare.- ammisi accigliata. –spaccia? beve? incendia qualcosa? ha a che fare con la mafia? uccide? non me ne fotte nulla a me, okay? io non temo nessuno e se un giorno mi domanderà se necessito un po’ di erba risponderò educatamente che non è ho bisogno.-
-Alice tu non capisci. non sappiamo se abbia mai fatto qualcosa che hai elencato tu nelle domande..sappiamo solo che lui con il suo gruppo di amici sono..cattivi.- sussurrò Diana.
-Esatto..e anche molto strani.. – concordò Rachel sconsolata per la mia reazione.
-In che senso strani?- domandai immobile.
-Si assentano a scuola spesso, si trovano in giro di notte e ogni qual volta che mettono occhio su una ragazza va a finir-
-No Diana.- la fermò Rachel. –così non facciamo altro che terrorizzarla..Alice, fai tutto ciò che vuoi. ma credi alle mie parole, da gente come lui bisogna star lontani.-
-ho il diritto di sapere.. Diana, continua e tranquille che non mi terrorizzate.- risposi freddamente.
-..va a finire che di lei non si sa più nulla.- concluse la bionda sotto una brutta occhiata di Rachel che vidi quasi rabbrividire.
-Wow..-risposi io seriamente, poi scoppiai a ridere. –sembra quasi una storia horror, ragazze..ma per favore!- esclamai ridendo davanti a due volti serissimi.
-La sorella di Amber è stata una di quelle ch-
-Amber!- esclamai io salutando la ragazza provenire da dietro le ragazze, per fortuna non aveva sentito nulla dato che sorrideva. –E’ già tardissimo, meglio andare..- pronunziai infine io dirigendomi verso l’aula di fisica senza aspettare Rachel.


La professoressa parlava ma io non ascoltavo, strano, ero la solita ragazza secchiona per tutti in tutte le scuole da me frequentate..eppure per la prima volta ero distratta ad una lezione. Pensavo. Sì, lo ammetto..Pensavo a quel Zayn, Zayn Malik.
Oh, aspetta.
Malik..non mi era nuovo come nome.
L’avevo sentito già da qualche altra parte, ma dove se provengo dall’America?
Cazzo! Lezione del giorno prima di biologia. ’Professoressa, Malik non è assente. le abbiamo già detto che è in presidenza.’ ricordai benissimo le parole di quel biondino. Dunque quei maleducati dovevano essere i suoi amici strani.
Ancor peggio.. Quel ragazzo doveva essere mio compagno di banco?
Aprii velocemente il mio zaino estraendo il diario alla ricerca della pagina dove stava scritto l’orario, perfetto. Seconda ora sarei dovuta tornare in quella classe, ora sì che ero agitata e completamente assente alla lezione di fisica. Non riuscii a capire il perchè ma un brivido percorse la schiena.


Entraii in classe, la professoressa anziana non era ancora arrivata per mia grandissima fortuna. Diedi subito un’occhiata all’ultimo banco, a differenza del giorno precedente non era completamente vuoto. il banco accanto alla finestra era occupato da lui.
‘CALMA E RESPIRA ALICE.’ pensai, così tirando un lungo respiro mi andai a sedere accanto lentamente. Non ebbi il coraggio di guardarlo o solamente vedere se lui lo stesse facendo, mi bastò il giorno precedente per aver osato girarmi. Guardai dritta di fronte a me, senza parlare mentre tutta la classe continuava a fare di tutto, chi parlava, chi leggeva, chi cantava, chi urlava, chi giocava..c’era uno schifo lì dentro.
-Ciao..- sentii dire al mio lato destro, proprio dove stava seduto il ragazzo. io stringendomi le spalle mi girai a guardarlo. Lo trovai lì che mi guardava..con un mezzo sorriso? era una curva all’insù quella sul suo volto?
-Ciao..- risposi accennando un sorriso anche io, non del tutto visibile dato che lo feci molto debole.
-Mi scuso per il comportamento di ieri alle sesta ora, non ho ancora avuto modo di presentarmi come fanno i gentil uomini..Sono Zayn, Zayn Malik.- mi sorprese quel discorso, sembrava davvero così gentile anziché pauroso.
-Lo so..- mormorai, rendendomi conto subito di ciò che appena esclamai spalancai lo sguardo e vidi lui innalzare il sopracciglio. –Insomma..mi sono fatta dire i nomi dei miei due compagni di armadietto, chi ho a destra e chi a sinistra..- improvvisai una scusa. –per..fare nuove amicizie..insomma..-mi stavo quasi ripetendo. –sono appena arrivata da New York e non vorrei passare il mio ultimo anno scolastico senza nessun amico..- conclusi sperando di aver dato una motivazione valida sul perchè sapevo chi fosse. Aspettai una sua risposta ma tutto ciò che vidi fu una risata, anzi sentii una risata molto sonora. Che aveva da ridere?
-Pensi che io ci caschi?- mi domandò sorridendomi. d’un tratto però diventò serio. –avanti..chi ti ha messo in guardia da me?- domandò quasi malizioso avvicinandosi vertiginosamente al mio volto. io rimasi immobile.
-Ne..nessuno..- borbottai.
-Me lo puoi dire sai? tanto tutta la scuola mi teme. ma tranquilla sono innocuo, sono loro a non capire un emerito cazzo.- si allontanò notando la mia espressione che conteneva un pizzico di paura. Io rimasi in silenzio. –Ma ancora non ti sei presentata tu..- mi fece notare tornando a sorridermi.
-Alice. Alice Rivera..- mormorai, non riuscendo minimamente a distogliere il mio sguardo dal suo. Mi sentivo come se fossi stata appena catturata senza che io ponessi resistenza. Quel suo contatto così vicino di qualche istante prima mi aveva come mandato in ecstasi. Ecco, mi sentivo come se avessi fumato tutta l’erba del mondo e non capissi più niente. Mi ritrovai davanti al viso più affascintante da me mai visto prima.
-Allora sei nuova eh? I miei amici mi hanno parlato di te, non pensavo fossi quella dell’armadietto.- mi disse sorridendo e facendo un cenno verso dei banchi messi davanti e accanto al nostro. Indicò esattamente i ragazzi del giorno prima, quello lì che giudicò le mie tette e tutta la gang. Io annuii come risposta. Notai di più il suo volto e posso giurare di aver visto il suo sguardo più chiaro, più sereno, diverso da quello del giorno precedente..ovvero incazzato, infastidito e silenzioso. Io e Zayn non parlammo ancora per molto dato che dopo due minuti arrivò la professoressa che spiegò una nuova lezione. Vidi che lui non scriveva niente riguardante la spiegazione, non aprì nemmeno il libro così gentilmente a fine lezione lo guardai e gli domandai un cordiale -se vuoi posso farti copiare i miei appunti, per quando dovrai esser interrogato intendo..- lo guardai ansiosa della risposta.
Mi sorrise. –Te la saprei già ripetere tutta, con tutti i dettagli che ci sono sul libro che lei non ha aggiunto..- io lo guardai sgranando gli occhi.
-Com’è possibile, scusa?- domandai incerta.
-E’ possibile.- si alzò.
-Zayn, vieni dai!-
-Arrivo Harry!- rispose lui ad un amico che lo chiamò dalla soglia della porta. –Ci vediamo in giro allora.- mi disse serenamente, io annuii e lo vidi uscire. in meno di tre secondi mi ritrovai Rachel e Amber davanti a me.
-Perchè lo fai?- mi domandò Rachel.
-Perchè non dovrei?- risposi.
-Per ciò che ti abbiamo detto?-
-E’ stato carino, il primo forse di questa scuola a non assillarmi per qualcosa di inesistente.- conclusi alzandomi e uscendo dalla classe.


Nelle ore successive non lo rincontrai, anche alla mensa lo cercai in tutti i tavoli ma di lui e dei suoi amici neanche l’ombra. tutte avrebbero trovato questa cosa curiosa, ma non vi era nulla di strano a non farsi trovare più. sicuramente sarà uscito prima per qualche strana ragione, tipo gli sarà morto il gatto..oh, pace e amore all’anima sua. Aspetta i gatti non hanno nove vite?
Anche all’uscita una volta arrivata all’armadietto non lo vidi, così ci persi le speranze quel giorno. Anzi, già era successo assai..forse.



TADAAAAAAAN. Ditemi che avete capito a che film si ispira, sisisisi.
Proprio a quel film per cui vado matta, haha. c:
Proprio quel film che tra soli quattro giorni finirà completamente e dunque io morirò disperata in un pianto profondo. çç
Avete indovinato, TWILIGHT SAGA.
anche il titolo lo fa intendere, è una frase della canzone della colonna sonora del primo capitolo, Decode dei Paramore. uu
PREMETTO CHE: tantissime cose saranno diverse eh. anzi solo l’inizio sarà simile, per il resto nonono, farò fare tutto al mio cervellino. non so se c’è sta già una fan fiction con un zayn vampiro, se ci dovesse essere sappiate che non sto copiando nessuno. io non l’ho riscontrata quindi l’idea è presa solo dal mio film preferito.:)
MI SCUUUUSO, per questa merdina di capitolo. Lo so, non è un granchè. un po’ noioso. ma prometto di impegnarmi di più nel prossimo. allora che ne dite di un Malik un po’ più gentile? o almeno..con una lingua che lo faccia parlare? c: haha, ovviamente non sarà ogni giorno così e la nostra povera Alice (giuro che è un nome che amo e non è per Alice Cullen la sorella di edward, haha.) dovrà vedersela con dei suoi sbalzi di umore un po’ fastidiosi. uu
Inizialmente sarà ambientato molto a scuola, ma più avanti verranno raccontati i pomeriggi e tante altre belle cose.
OKAY, VADO VIA A NASCONDERMI. cc


Volevo ringraziare le 7 persone che hanno recensito il capitolo precedente, le due che lo hanno messo tra i preferiti, e le altre due che l’hanno messo tra i ricordati e seguiti. CIOE’ GRAZIE MILLE DAVVERO. siete così dolcissime che quasi piango. çç hahaha spero di non avervi deluso molto con quest’altro capitolo e di riscorrere nuovamente successo.
VI AAAAAMO TUTTI, ciao. c:
vostra Nichole.

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Capitolo 3
*** His cold skin. ***



His cold skin.




Mercoledì, giorno tredici novembre, a scuola. del mio compagni di banco e di armadietto neanche l’ombra. l’ho aspettato tutto il giorno, durante le pause andavo in giro sperando di trovarlo, ma niente.
Giovedì, anche oggi lui non c’è. forse sta male, no? vorrei chiedere ai suoi amici ma anche loro mancano. tutto il gruppo non viene da due giorni a scuola, ho paura che sia successo qualcosa..cazzo, alice. non dovrei preoccuparmi. sicuramente saranno in vacanza, con questo sole che c’è per una volta tanto ne avranno aprofittato.
Venerdì, vorrei essere uno di loro, vorrei essere in vacanza anche io, già non ne posso più della scuola e ancora siamo ad inizio trimestre. anche oggi assente. ormai se ne parla lunedì per vederlo, sperando che ci sia.


-Pronto?- risposi al mio cellulare, numero sconosciuto.
-Ehi Alice, sono Amber!- squillò la voce alta dell’amica.
-Ehi bella, dimmi!-
-Stasera è venerdì..- la interruppi.
-wow, che occhio..- la sentii ridere ed io sorrisi. –continua dai..-
-ti va di unirti a me, Rachel, Diana e tutte le altre? andiamo in pizzeria nella piazza centrale, poi faremo un giro molto tranquillo. sarebbe la tua prima uscita con noi e ci tengo tanto..- ci pensai un po’ su.
-verso che ora?..- domandai.
-alle sette e mezza saremo tutte da Rachel, Pierce Street, numero 20. okay?-
-mmh..va bene dai!- accettai. le sentii fare un gridolino di gioia e infine salutandomi staccò. Scesi immediatamente giù ad avvisare i miei nonni che alla notizia furono entusiasti, così non sarei stata sola il venerdì sera, diceva mia nonna. avevo quattro ore davanti, dunque decisi di andarmi a riposare un poco dato che ero esausta dopo una settimana di scuola pesante.

Mi svegliai alle sei e venti, cazzo ero in ritardo. Ancora dovevo lavarmi, farmi lo shampoo, scegliere che mettere, prepararmi e raggiungere casa di Rachel, sperando di non perdersi. Velocemente andai in bagno preparandomi l’acqua calda dentro la vasca, amavo lavarmi nella vasca dei miei nonni, era grandissima e una volta dentro non volevi riuscirne più. Quel giorno però dovetti far veloce, una volta lavata e asciugata i capelli corsi in camera a scegliere i vestiti. Non sapevo che prendere.. Il mio guardaroba era tutto uguale. Jeans, felpe, leggins, giacchettini, magliette sportive. Mi resi conto di quanto fossi mascolina interiormente. odiavo tutto ciò che veniva chiamata ‘gonna’ di tuti i modelli, le odiavo davvero. Ah sì, c’erano anche due vestiti. usati a New York per le cerimonie d’affari di mio padre, invitavano tutta la famiglia ed io ero costretta ad apparire come la figlia perfetta, dato che ero l’unica. Alla fine optai per un jeans stretto nero, una magliettina bianca semplice, lasciava intravedere il reggiseno nero, ma fui tranquilla dato che di sopra misi il mio giubotto di pelle con le borchie così che copriva tutto, ai piedi infine il mio paio di converse nere tutte strappate. Il trucco fu sempre lo stesso, matitone nero ai contorni delle mie iridi azzurre e un rossetto color carne, semplice e non vistoso. i capelli li lasciai liberi senza piastrarli..diciamo che ero un po’ di fretta e quando finii di truccarmi erano già le sette e un quarto, ed io ancora dovevo partire da casa.


Prima di arrivare a casa di Rachel passò una mezzoretta bella piena, ammetto di essermi persa e non riuscivo a trovare la strada corretta. Chiamai ad Amber, che già era li con le altre, quattro volte per farmi rispiegare..Mi odiavano, ne ero sicura. Non solo le stressavo perdipiù arrivai anche in ritardo. Quando arrivai però le trovai sorridenti e felici. Eravamo un bel gruppo di ragazze, oltre a me, Dianna, Rachel e Amber vi erano altre cinque a me sconosciuto, ma con cui presi subito una grande confidenza. Erano simpatiche infondo, un po’ oche devo ammettere ma..simpatiche. Mangiammo in una pizzeria molto grande, vi era una confusione assurda, tutta la nostra scuola era lì. Stavo per i fatti miei all’angolino del tavolo aspettando che la mia pizza arrivasse, le ragazze raccontavano le loro esperienze sul campo di moda e ragazzi, argomenti odiosi, almeno per me.
-Guardate chi ci sono..- pronunciò con tono freddo Dianna. io alzai lo sguardo come tutte le altre, e notai dei capelli neri con il ciuffo all’insù, mascella contratta e occhi color miele che..mi fissavano? sentii il suo sguardo addosso, lo riconobbi subito. era il mio compagno di banco, Zayn. Zayn Malik, con tutti i suoi amici, finalmente tornati dalla vacanza. Senza che me ne accordi i lati delle mie labbra si alzarono, quasi formando un sorriso.
-Sono strani quelli..- disse una delle nuove. io la guardai quasi in modo cagnesco. mi davano così fastidio quando diventavano pettegole. insomma se avevo voglia di sentire spettegolare stavo a casa con mia nonna a sentirla parlare al telefono con la sua migliore amica, loro sì che erano delle pettegole di prima categoria. Sapevano sempre tutto del vicinato.
-Strani tanto quanto belli..- confessò un’altra.
-Su questo non ci sono dubbi!- scoppiarono tutte a ridere.
-Uno di loro è il compagno d’armadietto di Alice!- esclamò Rachel ed io la maledii per questo, ora mi sarei dovuta subire i loro ‘povera’ o ‘stacci lontana’ inopportuni.
-Davvero?-
-Si..- sussurrai, osservando ancora Zayn che ogni secondo si voltava a fissarmi dal suo tavolo. era strana come situazione. –Io esco un attimo..- mormorai, alzandomi frettolosamete e dirigendomi all’uscita per fumarmi una mia amata sigaretta. Una volta uscita, aprii la borsa nera a tracolla che portavo con me, trovai subito le sigarette, il mio pacco di ‘Marlboro’ rosse. la mia salvezza in ogni situazione imbarazzante.
-Ciao!- saltai a quel saluto. riconobbi subito la voce, era la sua voce, proprio dietro di me. Voltai il mio viso, così da guardarlo con la punta dell’occhio cristallino e gli sorrisi.
-Bentornato!- esclamai con una voce debole. mi si avvicinò raggiungendo la posizione laterale alla mia.
-Bentornato?- domandò sorridendo.
-Bhè, non ci sei stato a scuola in questi giorni.. – risposi abbassando il capo. Era davvero così bello quel ragazzo, quasi perfetto.
-noto che stai attenta alla mia presenza..- mi guardò mostrandomi uno di quei sorrisi che la sanno lunga, quasi furbo, come se mi volesse incastrare.
-sai si nota un’assenza quando si è per tre giorni sola nel banco..ad annoiarsi. e poi senza quei tuoi..- arricciai il naso –amici.. la classe è molto silenziosa, forse anche troppo.- ammisi.
-Ti sono mancato eh?- mi sorrise ed accennò una risata. Sentii subito le mie guance andare a fuoco.
-N-no..ripeto mi è mancata una compagnia scolastica!- ribattei, lui sembrò quasi restarci male. Infatti se ne uscì con un semplice ‘oh..’ ed io mi sentii in colpa. Non gli potevo dire di certo che ogni giorno stavo a cercarlo nelle aule e nei corridoi, infondo avevamo parlato semplicemente una volta. Non è di certo colpa sua se ha lo sguardo che ti penetra dentro non facendoti pensare ad altro se non a lui. –Ehi.. scherzavo!- lo stuzzicai, buttando la cicca a terra e sorridendogli, lui ricambiò.
-Alice!- sentii chiamarmi da dietro, era la voce di Dianna che appena notò con chi stavo parlando mi fulminò con lo sguardo. Si avvicinò a passo veloce anche se un po’ sembrava anche terrorizzata. –Volevo dirti che..la pizza è pronta. Cioè è al tavolo..- mormorò, lanciando un’occhiata a Zayn. Io annuii.
-Allora a lunedì..- sorrisi al ragazzo e feci per andarmene ma il suo polso fu più veloce così da fermarmi il polso con la sua mano. Fredda. Davvero una temperatura fredda, glaciale. Come poteva non morirne? Io mi voltai mentre la mia pelle subì un brivido a quel contatto.
-Ti va di uscire domani?- domandò. E dentro di me sentii un colpo allo stomaco. ‘Non perderci tempo dietro.’ ritornò in mente la frase detta da Rachel, me la ripetè ogni giorno notando che io stessi a cercarlo sempre tra la folla. Avevo intenzione di farlo? Si. Non pensai neanche per un istante tutto ciò che gli altri pensavano di lui, dei suoi amici e..delle ragazze che scompaiono. Insomma..non siamo in una storia di paura, è la vita reale, cazzo. -Io?- domandai incredula. Lui sorrise annuendo e lasciandomi il polso come se si fosse accorto solo ora di quanto fosse freddo e di come mi stesse facendo rabbrividire.
-Tu.- rispose secco. Diedi solo un’occhiata a Dianna che stava per andare fuori di se.
-S-si.. Okay!- sorrisi.
-Ti passo a prendere alle sei.- stavo per rispondergli ma Dianna mi trascinò. Appena varcai la soglia della pizzeria rientrando mi ricordai di non avergli dato il mio indirizzo, così rifeci un passo indietro, questione di due secondi contati..ma Zayn non c’era. Mi guardai intorno, cercando di assottigliare lo sguardo per vedere se lo riuscissi a vedere in lontananza, ma fu come se lui si fosse volatizzato. Aprii la bocca leggermente ad ‘o’ restando immobile. Infine rientrai.
La serata continuò normalmente, io estraniata dal gruppo. Non riusci a non pensare a quel ragazzo, a quei pochi minuti fuori insieme, alla sua pelle fredda come il ghiaccio, al suo sguardo color nocciola intenso e..a lui che scompare in meno di cinque secondi. Com’era possibile? Neanche superman sarebbe stato capace di andare via così, in così poco tempo. Per di più domani sarei dovuta uscire con lui ma sarebbe saltato tutto dato che non aveva il mio indirizzo. Mi rattristai a quelle riflessioni. Più ci dovevo stare lontana e più per me lui era una calamita. Non volevo allontanarlo, non potevo. Una volta ritornate a casa di Rachel, mi affrettai a prendere la macchina per tornare a casa ma fui intrattenuta ancora una volta dalla mia amica che mi supplicò affinchè restassi ancora da lei per parlare un po’.
-Justin!- la sentii urlare mentre noi amiche entravamo e, come da lei detto, ci accomodavamo in salone. –Sono a casa, sono con amiche, non ti azzardare a scendere!- io soffiai una risata sentendola parlare così, potevo dedurre che avesse un fratello che però la disubidì. –Ti avevo detto di non farti vivo!- lo rimproverò.
-Calmati sorellina!- mormorò l’altro divertito. Era un ragazzo alto con i capelli chiari e anche lui un ciuffo all’indietro come quello di Zayn.. cavolo, non potevo ricoleggare tutto a lui. Tutte le mie amiche lo salutarono come se lo conoscessero da sempre, bhè forse era davvero così. Io rimasi nel mio angolino senza dir nulla. –Sorellina, non mi presenta la tua splendida nuova amica?- le disse a Rachel rivolgendo un cenno di capo nella mia direzione. Io sorrisi imbarazzata.
-Justin lei è Alice, una mia nuova carissima amica, si è da poco trasferita qui, per favore non mostrarle subito il tuo lato stupido..anche se hai solo quello nel cervello, lo so.- mormorò dispiaciuta, tutte risero divertite.
-Stupida.- rispose lui alla sorella. –Piacere, Alice.- mi guardò fisso ed io risposi sorridendo e nient’altro. –Domani vi va di venire in spiaggia? Falò, da bere, fumo..c’è da sballarsi del tutto.- domandò guardando tutte noi. –a tutti i miei amici andrà benissimo la presenza di ragazze belle come voi.- sorrise infine guardando me, facendomi l’occhiolino. Tutte le ragazze accettarono entusiaste, toccava solo a me rispondere.
-Non posso..io avrei già un altro impegno..- mormorai.
-Deve uscire con Malik.- si intromise Dianna con tono fermo e arrabbiato.
-Che cosa?- urlarono in coro.
-Non è così male come credete..- mormorai sempre tenendo la testa bassa –lo potrei portare in spiaggia così da farvi ricredere..- conclusi.
-Malik e i suoi amici non vengono in spiaggia. Non possono.- disse il fratello di Rachel, Justin. la sua espressione divertita di qualche momento prima si tramutò in uno sguardo glaciale. –ma buon divertimento.- mi augurò.
-perchè non possono?..insomma, la spiaggia non è pubblica?- domandai.
-non per loro.- rispose con tono scocciato, decisi di non far più domande.
Restai soltanto altri dieci minuti da Rachel, tutte insistettero affinchè io andassi con loro in spiaggia ma ormai avevo detto di si a Zayn, e speravo più di qualsiasi altra cosa che lui sapesse dove stavo. Una volta arrivata a casa mi buttai in camera, piumone, cuffie, musica a tutto volume e niente di meglio al mondo.


Non vedevo l’ora che arrivassero le sei del pomeriggio seguente.


HERE I AAAAAM. eccomi con il terzo capitolo, sto aggiornando presto come potete vedere e spero di continuare così. uu volevo avvisarvi che ho cambiato il volto di Alice, che prima era Naya Rivera, ora invece le ho dato quello di Kaya Scodelario, che io amo follemente. insomma vi spiego brevemente il motivo, come nella realtà la Rivera è più grande di Malik e sì..ne dimostra di più. çç non riuscivo ad avere molta fantasia perchè fondamentalmente come coppia non mi convincevano, a differenza di Kaya che è perfetta per il personaggio che voglio crear. c: per questo ho cambiato banner.
come potete vedere qua ci sono le prime cose da vampiro, tipo la pelle molto fredda e un po' anche la velocità, quando il nostro pakistano scompare in meno di due secondi.
non è meraviglioso come capitolo, i know it çç spero però che vi possa interessare lo stesso. IL PROSSIMO SARA' DEGNO DI ESSER LETTO, MI IMPEGNERO' DAVVERO, PROMESSO.

Volevo ringraziare le 7 persone che hanno recensito il capitolo precedente, le 4 che lo hanno messo tra i preferiti, e gli altri 8 che l’hanno messo tra i seguiti. SIETE FOTTUTAMENTE MERAVIGLIOSI. cioè io vi amo tanto a tutti, sapete? ci sposiamo tutti insieme? ** hahahaha, sto sclerando lo so. jnkdab spero che anche questo capitolo riceva un po' di recensioni, io amo leggere i vostri pareri, mi aiutano molto.
OKAY ORA BASTA, CIAAAAAO.

AH..........DOMANI LA SECONDA PARTE DI BREAKING DAWN CAZZO! TUTTI AL CINEMA MI RACCOMANDO, LOVE YOU.

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Capitolo 4
*** His thirst. ***



His thirst.




-Zayn..- vidi il ragazzo seduta sul mio letto, vestito nero, occhi rossi che fissavano il vuoto. Mi avvicinai al ragazzo deglutendo a vuoto, lui continuava a non rispondere..neanche una parola. –che..che cosa ci fai qui?..- domandai sedendomi sul materasso, un po’ distante da lui. Non gli domandai se stesse bene o il perchè di quegli occhi rossi, volevo solo sapere com’era entrato e cosa voleva da me. Ma lui, nuovamente, non rispose. Voltai il viso, guardando dinanzi a me, vi era la scrivania con tutti i libri sparsi disordinatamente sopra. Stavo per riprendere a parlare fin quando non sentii un sospiro accanto al mio collo. Guardai subito il volto che avevo accanto al mio, lui mi guardò facendo così penetrare i suoi occhi sangue dentro i miei occhi oceano e con un sorriso beffardo si avvicino al mio collo. Un bacio, pensavo che avrebbe lasciato un soffice bacio, ma tutto ciò che sentii fu dolore. Un dolore insopportabile, un dolore che mi fece morire. Mentre Zayn continuava a dissetarsi..del mio sangue.


Mi svegliai di colpo sedendomi sul letto.
Ero sudata e con il fiatone.
Avevo appena fatto un incubo che apparentemente sembrava così reale.
Quasi continuavo ad avere paura, così non riuscendo a riprendere sonno mi avviai verso il bagno per rinfrescarmi. Quando mi svegliai totalmente grazie alla doccia fredda, scesi a fare colazione e con mio stupore trovai già tutti i cereali e i succhi a tavola, compresi i miei nonni seduti a mangiare e parlare delle solito cose quotidiane.
-Buongiorno tesoro..- sorrise mia nonna. –il latte l’ho appena riscaldato..-
-ti ringrazio..- mormorai come risposta, sorridendole anche io.
-allora com’è andata ieri sera?- domandò mio nonno con il giornale in mano.
-bene.. ci siamo divertite in fin dei conti..-
-in fin dei conti?- domandò insistendo come se avesse capito subito che qualcosa non andava.
-bhè.. devo ammettere che trovo qualcuna delle ragazze un po’ oca, qualcun’altra un po’ rompi scatole e qualcun’altra ancora un po’ all’antica..- mi resi conto di aver classificato ognuna nel proprio settore, l’unica a rimanere ero io. Come risposta mia nonna scoppiò in una risata affettuosa.
-ti integrerai al meglio, tesoro. non ne ho dubbi!- disse incoraggiandomi.
-penso di averlo già fatto.. Sai anche oggi mi avevano invitata ad andare in spiaggia, il fratello di Rachel.. Un certo Justin, se non ricordo male..- mormorai mentre insuppavo i biscotti nel latte.
-Oh!- esclamarono contenti in coro –Justin e Rachel! Non pensavo li conoscessi! Sono i nipoti di alcuni nostri amici sai? Tu una volta hai giocato con Justin da piccolina.. Ma non te lo potrai ricordare, avevi più o meno due anni.. – raccontò mia nonna.
-E Rachel dov’era?- domandai.
-Non ricordo se stava male o qualcos’altro.. ma la piccolina non c’era quel giorno, lo ricordo come se fosse ieri. Non andavate molto d’accordo tu e lui..- ridacchiò al ricordo ed io mi limitai a sorriderle. –Allora spero che tu abbia accettato l’invito..- mi guardò.
-Veramente no, nonna.. Sono già impegnata..- abbassai il tono quasi come se mi vergognassi ad ammettere di aver un appuntamento con un ragazzo appena conosciuto che per di più non sapeva neanche dove abitavo. –La colazione era squisita.. Latte caldo al giusto punto, ottimo lavoro nonna!- dissi con voce squillante per deviare il discorso, alzandomi e liquidandomi da quella situazione prima che lei potesse farmi altre domande.

-Alice!- una voce continuava a chiamarmi da giù, riconobbi subito quella di mia nonna. Pensavo che stesse dormendo dato che non la vedevo da dopo pranzo.. Bhè, più che altro sono stata io a chiudermi in stanza a pensare a quell’incubo, a quello strano appuntamento e a quel ragazzo. Avevo davvero sognato che fosse un vampiro? Ma mi mandava davvero così tanto in tilt il cervello la sua presenza o semplicemente il suo pensiero? Nonostante sembrasse una cosa alquanto stupida, per lei sei cercai di essere bella pronta. Non misi niente di carino, un jeans nero con un maglioncino bianco, vans ai piedi e solito giubotto di pelle. I capelli li lasciai cadere sulle spalle e tutto ciò che misi fu un cerchietto nero per farsì che sembrassi una ragazza ‘dolce’ o ‘carina’, cosa che non ero.
-Dimmi nonna!- risposi non aprendo la porta, restando sdraiata sul mio letto a guardare l’orologio. erano le ‘06:01’ p.m. era in ritardo già di un minuto, ciò significava sicuramente che l’appuntamento saltava ed io potevo tornare a mettermi il pigiama. Ma cosa mi aspettavo? Mi conveniva passare il sabato a studiare o se ci tenevo a prendere una boccata d’aria, avrei potuto contattare Rachel e raggiungerli in spiaggia. No, era meglio la prima. Mi avrebbero fatto tantissime domande sul perchè Malik non mi era venuto a prendere e tutte queste noiosissime storie, che proprio quel, non mi andava di sopportare.
-C’è una persona per te, veloce!- mi affrettai subito a scendere senza pensare a chi poteva o non poteva essere. –oh eccola!- esclamò mia nonna annunciando il mio ingresso in sala pranzo. Sussultai appena vidi l’immagine di un ragazzo che portava il nome di Zayn Malik, seduta sul divano di casa mia. Insomma.. cosa? Alzai la mano come cenno di saluto. –tesoro non mi avevi detto che avevi un amico così carino!- mi guardò mia nonna facendomi l’occhiolino, vidi Zayn ridere.
-Nonna!- la richiamai io. –Noi è meglio che andiamo.. No?- guardai il ragazzo e lui annuì. Si alzò delicatamente dal divano, strinse la mano a mia nonna salutandola e ringraziandola gentilmente. Una volta usciti dal portone lo guardai negli occhi immobile.
-Che c’è?- domandò lui un po’ infastidito, come se non riuscisse a decifrare i miei pensieri, anche se stavo pensando alla domanda più ovvia..eppure lui non ci arrivava.
-Come hai fatto a trovare casa mia?- domandai alzando le mani a modo di domanda ovvia. Lui ridacchiò rilassandosi, ma che si aspettava?
-E’ facile sono andato a scuola e ho chiesto in segreteria il tuo indirizzo convincendo la segretaria a darmelo dicendo che ci dovevamo preparare insieme di un compito di letteratura inglese.- sorrise soddisfatto.
-dovrei arrabbiarmi con la scuola, non possono dare il mio indirizzo a chiunque gli imbrogli una scusa demente come questa che hai usate tu!- protestai e lui rise nuovamente. –sono seria..- dissi io scherzando.
-Oh immagino..- mi prese in giro appoggiandomi –è una cosa davvero orribile..- ridemmo insieme –dai sali su..- disse facendo con un cenno di capo segno ad una bellissima lamborghini bianca. io sgranai gli occhi aprendo la bocca ad ‘o’. Come poteva un diciasettenne avere quella macchina? La macchina dei mie sogni e dei sogni di tutti?
-Come diavolo puoi averla a soli diciassette anni?- mi feci sfuggire. Lui non rispose mi sorrise solo, da gentil uomo mi aprì lo sportello per farmi salire. –Grazie..- mormorai un po’ imbarazzata.
-Andiamo in qualche bar?- domandò guardandomi.
-umh..okay!- acconsentii e così ci avviammo.
-Allora.. divertita ieri sera?- ascoltai la domanda appena fatta.
-Bhè non è proprio il mio tipo di serata unghie, ragazzi, shopping..- borbottai.
-Per fortuna..- ammise, ed io lo guardai accennando un sorriso timido.
-Ti posso fare una domanda?..- lo guardai.
-Certo..- mi fisso per un attimo. I suoi occhi erano la cosa più bella su tutta la terra. Un brivido mi oltrepassò le braccia a quella vista. Non poteva essere umano un ragazzo del genere, un ragazzo così..perfetto.
-Perchè tu e i tuoi amici non andate in spiaggia?..- continuai a fissarlo mentre lui ritornò a guardare la strada fisso. Mascella contratta ed espressione seria.
-Chi te l’ha detto?-
-Justin, il fratello della mia amica Rachel..- mormorai. –Non mi ha detto il perchè, solo che non ci andate..siete allergici alla sabbia? o all’acqua marina?- domandai un po’ preoccupata.
-No, Alice..- rispose calmandosi. –Semplicemente c’è una specie di contratto antichissimo che risale alle prime tribù. Il nonno di uno dei miei compagni stipulò questo contratto con il nonno di Blake, un amico di questo Justin. le due tribù per non andare in guerra decisero di dividere la città in due parti, ognuno con la sua.. Loro hanno la riserva, che comprende anche la spiaggia. Noi possiamo stare nella città alta. Nessuno dei due deve infrangere altrimenti potrebbe scoppiare una brutta lotta..- mi spiegò ed io rimasi in silenzio, era una storia antica ma pur sempre strana.
-Ed io?- domandai alla fine, lui mi guardò dolcemente sorridendomi.
-Tu non discendi da nessuna di queste due tribù, puoi stare dovunque come quasi tutta la popolazione di Bradford. Nessuno sa di questo patto, solo i diretti interessati. – vide un posto libero e subito si apprestò a posteggiare. –eccoci!- esclamò.
Passammo tutto il pomeriggio dentro quel bar, uno di quei posti dove anche con un solo caffè ti fa rimanere seduto dove sei e ci puoi stare tutto il tempo che vuoi. A New York arrivavano a volte a buttarti fuori talmente vi era confusione, qui invece no. Zayn non prese nulla nè da bere nè da mangiare, e qui iniziarono a venirmi i complessi sul perchè mi avesse portato lì. Mentre lui raccontava di qualche anedotto succesogli in casa con i suoi amici mi rivenne il flash dell’incubo della notte prima. Rimasi ferma, sentii il battito accellelarmi. Zayn era vestito proprio come nel mio sogno. Sì, aveva la stessa giacca, i stessi pantaloni..la stessa solita pettinatura.
-Ho bisogno di un po’ d’acqua.- esclamai all’improvviso.
-Tieni prendi la mia, io non ho sete di acqua..- mormorò. Non ha sete di acqua? Sete? E di cosa ce l’aveva? Sete di coca cola? O di fanta? O sete del..mio sangue? Cazzo Alice, ma che stai pensando? Sto davvero esaurendo, non è normale pensare che un ragazzo normalissimo avesse sete di sangue, come se fossi in uno di quei libri sui vampiri e personaggi vari.
-Grazie..- la bevvi tutta d’un sorso. –e di cosa hai sete?..- ebbi il coraggio di domandare. –coca cola?-
-No.-
-aranciata?-
-No.-
-Sprite?- tentai nuovamente.
-No.- rispose esattamente come prima e come prima ancora.
-E cosa allora..?- domandai incredula, con la paura addosso della sua eventuale risposta.
-Redbull!- esclamò ed io scrollai immediatamente le spalle, autodicendomi mille parole che mi dicessero quanto io sia stupida. Una semplice redbull, ovviamente. E’ un ragazzo, è un umano, è una persona normale. Che cosa dovrebbe bere? Esistono mille e più bevande ed io vado a pensare al sangue? No, non sono davvero normale. –Che c’è?- domandò come se si fosse accorto della mia pazzia.
-Non sto molto bene..-
-Ti riporto a casa?- domandò premuroso, io feci segno di ‘no’ con il capo. Non volevo tornare a casa. Non volevo che la giornata finisse così. Non volevo allontanarmi da lui prima del dovuto perchè solo con lui stavo bene e sentivo il mio cuore battere.
Una volta usciti dal bar ci accorgemmo della neve che scendeva delicatamente.
-Che bello sta nevicando!- esclamai, tornando ad avere sei anni. Ogni volta che nevicava mio padre mi portava fuori per giocare insieme, nonostante la neve mi ricordasse costantemente lui, non riuscivo ad odiarla. Era meravigliosa e l’amavo infinitamente.
-Me ne sono accorto da solo Alice!- rispose Zayn, io cercai di fulminarlo con lo sguardo, ma la sua risata mi addolcì. Mi tiro con un braccio verso di lui e mi abbracciò. Senza neanche aver il tempo di pensarci un po’ su, o semplicemente realizzare ciò che stava succedendo, mi ritrovai stretta tra le sue braccia. Fu la sensazione più bella della mia vita, la più bella, e non sto esagerando. E’ stata così monotona fin’ora la mia vita, pensavo che continuasse ad essere così ancora per molto.. Ma per fortuna Malik era arrivato per scuotermela del tutto.


CIAAO MONDO CRUDELE. si crudele perchè non so voi ma non riesco a capacitarmi della fine della saga che mi ha fatto sognare mille e più volte. çç ce', no. BREAKING DAWN PARTE DUE E' PERFETTO CAZZO. spero che voi l'abbiate già visto! io sono andata tre volte al cinema, bello vero? c: hahahahahaaha. sono malata lo so. coooomunque, mi scuso tantissimo per il ritardo, ma sono stata impegnata. scuola, braking dawn, compleanno da preparare.. scusatescusatescusate.
Ecco qui il loro primo appuntamento, non è niente di particolare. Sì ragazzi, la loro storia sarà lenta, anche se entrambi sono attratti uno dall'altro dal primo momento in cui si sono visti, proprio come il mio Edward e la mia Bella. T_T
Il capitolo ha questo nome, che significa 'la sua sete', perchè è concentrato proprio su questa, sui mille flash che vengono alla nostra Alice che infine si prende per stupida..senza sapere che alla fine avrà ragione.

Volevo ringraziare le 10 persone che hanno recensito il capitolo precedente, arrivando in totale a VENTIQUATTRO recensioni! Dio mio, GRAZIE MILLE! le 9 persone che hanno messo questa storia tra i preferiti, le 2 persone che l'hanno messa tra le ricordate e le 14 che l’hanno messa tra i seguiti. BUT YOU'RE PERFECT TO ME.
grazie all'infinito davvero. siete meravigliosi nel vero senso della parola e spero che questo capitolo non vi abbia deluso.
Spero di leggere i vostri pensieri come nel precedente. c:
CIAAAAAO. <3

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Capitolo 5
*** His velocity. ***



His velocity.




-Sta attenta per strada, ha nevicato tutta la notte, rischi di far incidente se acceleri più del dovuto.-
-Tranquillo nonno, ci vediamo più tardi.- urlai di risposta salendo nella mia bellissima macchina, nonché un rottame per eccellenza, si rivelò così la macchina regalatomi da nonno, ma camminava e questo era ciò che mi importava davvero. Erano le sette e un quarto del mattino e a Bradford non aveva ancora mai fatto questo freddo. Mi sentivo totalmente congelare le ossa e, come potreste già immaginare, l’aria calda in quella macchina non funzionava. Ma me l’avevano regalata i miei nonni e non l’avrei cambiata per nessun’altra, neanche per la Lamborghini di Malik. Malik.. Ogni pretesto lo utilizzavo per collegare un discorso a lui, per poterne parlare, o correggendomi, per poterlo pensare. Non avrei mai avuto il coraggio di ammettere che lo pensavo più del dovuto, che stranamente la cotta aumentava e che la mattina mi alzavo con il sorriso perché lo andavo a trovare a scuola. No, non lo avrei mai fatto. Impiegai venticinque minuti prima di arrivare, tutti accompagnati dal sottofondo musicale, Muse, conoscete? Davvero bravi.
-Buongiorno Alice.- mi sentii dire alle mie spalle una volta arrivata al mio armadietto, la voce abbastanza chiara da riconoscerla anche di prima mattina.
-Buongiorno a te, Amber.- risposi girandomi e guardandola.
-Ieri ci siamo divertiti da pazzi, sai? E’ stato una giornata spettacolare. Non ci crederai ma anche Rachel si è lasciata andare, ed era talmente fusa e ubriaca che non si ricorda neanche del suo slinguazzarsi con Matthew, il migliore amico di suo fratello Justin!- sì, senza che io le avessi chiesto niente, lei iniziò a parlarmi del giorno prima del tutto entusiasta. Ovviamente sorrisi, tenendole il gioco, come se questo potesse anche lontanamente interessarmi.. Ma sapevo dove voleva parare. –Tu ti saresti divertita davvero tanto. Tu che sei tutta..misteriosa, fumo e trucco pesante.- mi sorrise –era la giornata perfetta per te..-
-Bhè, peccato che io non sia solo misteriosa, fumo e trucco pesante..- risposi semplicemente, senza spiegazioni, senza nulla. Che si aspettava? Un ‘mi sarebbe piaciuto esser con voi’? No di certo. Perché così non era. Io ero stata benissimo il giorno prima con Zayn, anche per quelle semplici orette passate insieme, non le avrei mai, ripeto mai, sostituite con qualche ora passata con loro e mille ragazzi arrapati che con la scusa dell’alcool cercano di portarti a letto. – Difatti ieri sono stata davvero bene con Malik..- okay, non so perché le dissi quelle parole. Non mi piaceva far sapere le mie emozioni a qualcuno, o le mie impressioni. Ma quando hai quel nodo dentro, miscuglio di gioia, euforia, pazzia e follia, hai bisogno di condividerlo con qualcuno. Hai bisogno anche solo di far sapere che ieri, a differenza di tutti gli altri giorni, sei stata bene. E così scelsi di fare e dire.
Lei da canto suo non rispose, abbassò solo lo sguardo e niente. Non proferì parola tutto il tempo che passai a prendere i libri. Ma quando stavo per lasciarmi l’armadietto alle mie spalle sentii dirle un semplice ‘’sta attenta.’’ Una frase che ormai neanche mi impressionava più. Ma il tono di Amber..fu diverso. Il tono con cui Amber mi raccomandò di stare attenta era davvero sofferente. Come se lei in prima persona provò qualcosa del genere. Ci misi solo tre istanti prima di ricordare una piccola parte del discorso fattomi da Rachel e Diana, in una frase quest’ultimo aveva inserito ‘anche la sorella di Amber’. Ma non mi venne detto nient’altro dato che successivamente arrivò la ragazza stessa. Guardando il viso di Amber e ricordandomi della sorella, un brivido mi attraversò la schiena e mi maledetti per questo. Stavo davvero lasciando che le persone mi convincessero su quelle strane voci che giravano su Zayn e i suoi amici? Sul ragazzo che fino al giorno prima mi aveva stretta sotto la neve? Mi stavo odiando, davvero.


POV ZAYN.
Mi divertivo con poco, lo dovevo proprio ammettere. Mi bastava arrivare a scuola e ridere delle facce che ogni persona ha alle otto del mattino. C’è chi sbadiglia, chi sbatte contro altri armadietti perché ancora non apre bene gli occhi, chi appena trova un luogo dove appoggiarsi lo fa e di tanti altri tipi. E’ divertente, almeno per me e Liam lo è.
-Guarda quella lì.- gli indicai Rose Washton, una ragazza del terzo che dal primo liceo aveva una cotta per me, bhè valle a dar torto, nessuno poteva resistermi. E neanche la vanità riusciva ad allontanarsi da me, lo devo ammettere. Comunque lei era quasi sempre una delle più comiche, e non perché aveva qualche bava, trucco sbavato, occhi chiusi o qualcosa del genere, anzi l’opposto. Perché ogni mattina la sua entrata a scuola la notavi. Magicamente il corridoio dove lei passava diventava una passerella. Ed io e Liam usavamo il pretesto del gioco per guardarla e farle un occhiolino qua e la.
-Per quanto poco di buono sia, è davvero bella.- Rispose Liam, ed io lo guardai un po’ stupito, così che aggrottai subito le sopracciglia, quasi come se chiedessi spiegazioni a ciò che mi aveva appena detto. Ma queste non arrivarono, e dopo aver fatto un’espressione da tonto, Payn si mi liquidò dicendo di dover andare urgentemente in classe. Ed io ora che avrei dovuto fare? Non era la tipica giornata del ‘sto in classe e non parlo’. Non mi andava per niente, davvero. E per fortuna da lontano vidi Louis con Niall ed Harry, scherzare e camminare a passo veloce. Andrai contro i ragazzi, cercando di capire anche della loro fretta.
-Ragazzi!- esclamai, e dopo avermi fatto festa Louis mi spiegò tutto. – Quindi oggi c’è la gita al lago? E quando avevate intenzione di dirmelo?- domandai un po’ infastidito per esser sempre l’ultimo a sapere le cose.
-L’abbiamo saputo anche noi stamattina, Zayn.- rispose Harry.
-Comunque se non vuoi aderire, puoi restare in classe a studiare francese, spagnolo, italiano e tutte questa belle cose, nessuno ti obbliga.- aggiunse Niall quasi a presa in giro.
-Ah, sta’ zitto. Certo che vengo. Anche se ormai quel lago l’ho visitato troppe volte..- ammisi un po’ annoiato.
-E chissà per quante altre volte dovremo.- Concluse Louis, così che iniziammo ad avviarci verso la classe di Biologia.

POV ALICE.
-Non so se sia proprio il caso di venire..- mormorai. Mi scocciava fare la classica gita giornaliera, dove tutto ciò che devi fare è camminare, annoiarti, camminare, annoiarti..e ancora camminare e annoiarti. Poi la visita al lago di Bradford, non mi attirava per niente. La professoressa stava dicendo di come sarebbe stato bellissimo andar a vedere tutte quelle piante particolari che quel posto contiene, ma io non ho mai amato la natura ambientale, quindi non mi sentivo particolarmente attratta dall’idea.
-Bhè noi ci andiamo, tu resta pure sui libri fino alle tre e mezzo del pomeriggio se ti va di fare questo.- Rachel, la solita ragazza che quando parla o la odi o la ami. Non c’è una via di mezzo con lei. Ed io avevo entrambi i momenti. Stavo per risponderle ma fui distratta dall’arrivo di lui con gli altri. Sentii il cuore dare un ultimo forte battito e poi quasi fermarsi. Ecco cosa mi causava quel ragazzo, agitazione. Abbassai il capo mentre le ragazze tornavano al proprio posto. Io decisi di non salutarlo fin quando non lo faceva lui, sì come una bambina. Ma con uno come lui mi sentivo tale. Sarà quel volto serio che ha a farmi sentire piccola e impotente. Come se lui vivesse da una vita, in confronto a me.
-Se ci vai tu, ci vado io.- Sentii questo improvvisamente accanto al mio orecchio, voce calda, voce sua. Me lo aveva appena sussurrato ed io smisi di respirare per un istante. -Intendi alla gita?- domandai composta e continuando a guardare in basso. Non mi andava di guardarlo, non dovevo. -Esattamente.- confermò lui. –Mi scoccia andare lì, ma mi annoia di più studiare le materie che ho oggi.. Poi i ragazzi ci andranno.. Vorrei solo sapere cosa fai tu.-
-Che cosa ti cambierebbe, scusa?- domandai con tono freddo, alzai lo sguardo verso la professoressa che stava prendendo le firme per chi aderiva. Si partiva alle nove e mezzo, dunque la prima ora avevamo il tempo di scegliere che fare.
-Se tu resti a scuola, resto anche io.- Sapeva sempre cosa dire quel ragazzo. Sapeva soprattutto quando dirle certe cose.. Tipo in quel momento azzeccò l’attimo per dire una frase d’effetto. E anche se avrebbe potuto fare di più, quella frase mi fece agitare ulteriormente e maggiormente.
-Ci vogliamo andare?- Decisi di utilizzare il plurale, come se fosse una scelta da prendere insieme. Prendere o lasciare. -Sì, decisamente.- mi sorrise lui, e finalmente girandomi a guardarlo, mi ricordai il perché quel ragazzo mi avesse colpito dal primo giorno in cui lo vidi. Quei due occhi. Quelle iridi perfettamente uguali e immense. Erano la cosa più particolare sulla faccia della terra, sempre se la terra avesse una faccia, ovviamente. Senza dir nulla andò alla cattedra, e non ebbi il tempo neanche per realizzare che cosa andò a fare che lo vidi tornare sorridendomi. –Ho firmato per entrambi, okay? Cioè ho aggiunto anche il tuo nome all’adesione.- Si risedette. -Grazie..- mormorai in risposta. E tutto ciò che alla fine vidi, fu il volto di Rachel ed Amber in lontananza che mi guardavano, e scuotendo leggermente il capo assumevano in viso un’espressione totalmente perplessa.

-Ragazzi camminate sempre in gruppo e non perdetevi. Questo è uno dei posti più grandi di tutta Bradford, e dovunque vi giriate, troverete sempre la stessa immagine.. Nonché alberi, prati e lago. Dunque non perdetevi che non abbiamo molto tempo da passare a cercarvi poi.-
-Sembriamo all’asilo.- Si lamentò Rachel. –Siamo ragazzi del quarto anno, insomma ultimo anno di liceo, prossimi ad essere maturandi e qui ci fanno ancora questi tipi di raccomandazioni.- Scherzò ed io ed Amber le sorridemmo. –Oh guardate quel prato pieno di papere!- urlò piena di enfasi. Come se non avesse mai visto papere prima di allora. Ognuno di noi andò per la propria direzione, ed io persi di vista completamente Zayn ed i ragazzi. Erano come scomparsi.
Io con le ragazze mangiammo sotto una grande albero ognuno il proprio panino, poi restammo li sdraiate ad ascoltare musica e chiacchierare un po’. Era così rilassante, anche se continuava a non esserci un bel tempo. Infatti potevo giurare di sentirmi le mani andare sempre più verso il gelo e perdere la sensibilità. –Ragazze vi va di andare li sopra?- domandai indicando il ponte che portava da un lato di prato ad un altro e che passava sopra il fiume. C’erano un bel po’ di metri d’altezza che lo distaccavano dalle acque. Da li si vedeva tutto il luogo, o così almeno c’era stato detto dalla guida la mattina stesso.
-Ci sto alla grande. Voglio fare tantissime foto da li, verranno stupende!- urlò con euforia Diana che, in meno di due secondi, si ritrovò con la borsa in mano pronta per avviarsi. Una volta ritrovateci li sopra rimasi qualche minuti ad ammirare il panorama, era perfetto. La neve aveva ricoperto gran parte del giardino, in alcune parti si era leggermente sciolta, ma era uno spettacolo da non potersi perdere. Il lago non era ricoperto, ma non osai neanche immaginare la temperatura dell’acqua in quel momento.
-Ragazze mi fate una foto?- domandò Amber, ed io mi offrii volontaria. Presi la sua macchina fotografica e le feci una gran bella foto, modestamente parlando..me la cavavo con la fotografia. Era davvero una bella arte. –Ora la faccio io a te su.- sorrise entusiasta. –Sali sul muretto tesoro!- Mi diede pure la posa e questa cosa mi fece sorridere. Mentre stavo salendo però accadde che venni distratta dalla figura di Malik in lontananza. La vidi esattamente nella parte destra accanto il lago a diversi metri di distanza da me. E questo bastò per farmi attraversare gli attimi più brutti della mia vita. In circa dieci secondi ritrovai me stessa aggrappata al muretto che rischiavo di cadere giù. Sentivo solo delle grida. Il mio urlo di terrore accompagnato da quello delle mie amiche che prese dal panico tanto quanto me iniziarono a chiamare aiuto.
Rachel si fiondò subito sulle mie mani, premendole, rendendo quasi impossibile per me scivolare. Ma io le sentivo..la sudorazione in trenta secondi si era aggravata del tutto. Ma non passai neanche qualche secondo in più o in meno in quella posizione pericolosa, a rischiare la mia vita. Sì, perché in quei soli istanti tutto ciò che mi passò in mente fu come bastava cadere, lasciarmi andare, mollare che mi sarei ritrovata schiantata in un lago che di profondità ne aveva abbastanza e che soprattutto contava una graduazione sotto zero, come minimo. Mi sentii caricata con molta facilità, come se pesassi tanto quanto una bambina di quattro anni. Non mi fermai ad individuare la figura, afferrai subito quella mano che mi caricò e..mi salvò. Sentì le mie amiche esclamare frasi senza senso, ma di gioia, di ringraziamenti. Io continuai a restare a terra, dove ero stata delicatamente appoggiata. Tutto era come un rumore lontano, non riuscivo a sentire nient’altro che il battito del mio cuore che tentava di ristabilizzarsi. Poi alzai lo sguardo e rimasi scioccata. Non riuscii per niente a proferire parola. Avevo di fronte lui. Il mio lui, Zayn. Zayn Malik. Il ragazzo per cui persi l’equilibrio, per cui cercai di guardare oltre. Lui era giù. Era più o meno vicino a dov’eravamo messe io e le ragazze prima di salire. Prima di farci quella lunga camminata. Come poteva ora trovarsi lì? Come poteva in soli trenta secondi salvarmi la vita? Sentii gli occhi annebbiarsi e i pensieri ancor di più. Tutto era così strano. E poi mi caricò come se niente fosse.. Ma non era quello il punto. Il punto era la sua velocità.
Mentre lo riguardai un’altra volta, notando la sua mascella contratta e lo sguardo fisso su di me, come se avesse avuto davvero paura, vidi tutto nero e caddi totalmente a terra.


MI ODIERETE TUTTI. E come darvi torto? Ho lasciato sospesa questa fan fiction per sei mesi, lunghi e immensi mesi. Ma ora rieccomi qui. Non voglio assolutamente mollare, ho avuto diverse difficoltà scolastiche che per fortuna ho recuperato. Così intendo fare con questa storia che spero vi piaccia ancora. Allora chi di voi è stato a Verona o Milano? c: Io no, purtroppo. Ma la prossima volta non me li perderò per nulla al mondo, non esisterà assolutamente. Volevo ringraziare tutte le quarantaquattro recensioni. Davvero grazie mille. Anche a tutti i preferiti, seguite e ricordate. Fatemi sapere che ve ne pare di questo capitolo, io scappo a cenare. Se ci sono errori, quando lo rileggerò correggerò tutto, tranquilli!:) Un bacione bella gente<3 CIAAAAAO.

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Capitolo 6
*** How was it possible? ***


How was it possible?



-Alice?..- sentivo il mio nome essere chiamato più volte. Era un miscuglio di voci, non riuscivo a decifrarne una in particolare e soprattutto vedevo tutto nero. Tutto nero perché non avevo la forza di aprire gli occhi. Mal di testa. L'adrenalina causata dalla paura di quei pochi secondi appesa ad un cornicione distante dal suolo (che era un lago) tanti metri aveva causato in me una scossa forte di emozioni che mi avevano fatto perdere i sensi. Non avevo sbattuto niente, ero intatta. Solo un po' i polsi affaticati, ma stavo bene. Eppure aspettai qualche altro secondo prima di provare ad aprire gli occhi.

-Alice..?- risentii. Alla mia vista avevo i volti delle ragazze che mi fissavano con uno sguardo abbastanza preoccupato -grazie a Dio ti sei svegliata!- era Dianna. Sì, riuscii a capire a chi appartenesse quel tono di voce. Una Dianna che ora sorrideva nell'aver visto i miei occhi aprirsi. Sbattei le ciglia un paio di volte prima di sedermi lentamente e con fatica.

-No, no sta ferma! Devi riposarti!- soccorse premurosa Rachel, avvicinandosi a quello che notando bene era un lettino dell'ospedale.

-P..Perché sono in ospedale?- mormorai con una smorfia guardandomi intorno. Odiavo gli ospedali. L'ultima volta che vi entrai mi sentii dire "Abbiamo fatto il possibile per i suoi genitori". La camera era abbastanza luminosa, grazie ad una finestra grande che affacciava ad una maestosa vista di Bradford. Per poter avere tutta quella visuale dovevo per forza ritrovarmi ad uno dei piani più alti.

-Sei svenuta al lago, son passate due ore e ci siamo preoccupate.. Sei al pronto soccorso..- fu sempre Rachel a rispondere.

- Perchè diamine ti sei esposta così tanto Alice? C'hai fatto prendere un colpo! Sto ancora tremando nel rivivere quella scena in mente..- Amber vide tutta la scena dato che era lei che si era offerta di farmi una foto seduta sopra il cornicione -..il pensiero che se non ci fosse stato Z-Zayn..- si bloccò, si notò subito che le costava dover ammettere tutto questo -..non so se in questo momento saremmo state in ospedale.-

Zayn. Al sentire il suo nome potei risentire la sua stretta di mano quando mi afferrò e le sue braccia quando mi caricarono. Quella pelle fredda che riusciva a rabbrividirmi al solo tocco. Ma soprattutto tornò nuovamente ad occupare i miei pensieri l'ultima domanda che mi posi prima di svenire. "Com'era possibile?", com'era possibile che in giro di qualche secondo Zayn passò dall'essere il "motivo per la quale mi sono esposta dal cornicione", per non dire il motivo per la quale rischiavo di cadere, all'essere "l'eroe"? Come ha fatto a raggiungermi in così poco tempo? Ricordo per bene che con le ragazze impiegammo un quindici minuti pieni prima di raggiungere il ponte dal prato in cui eravamo, e Zayn lo avevo visto esattamente in quel punto. Sotto l'albero in cui avevamo pranzato con le ragazze, con i suoi amici.

- Ero distratta- pronunciai solamente.

- Beh, l'importante che è bene quel che finisce bene- si intromise Dianna -ci siamo solo tanto preoccupate- sorrise prima di continuare -..ora meglio che facciamo entrare i tuoi nonni, erano preoccupati e dato che qui non ci sono sedie li abbiamo fatti accomodare nella sala d'attesa. Li vado ad informare che stai bene.-

-Oddio, li avete chiamati?!- domandai annoiata. Odiavo poter essere un peso per i miei nonni, pensare che li avevo caricati di un terrore del genere mi faceva stare a pezzi.

-Certo!- esclamò Rachel -è stata la scuola stessa che li ha chiamati, com'è giusto che fosse.-

Sbuffai mentre le ragazze si accomodavano fuori. Restai in ospedale solo un'altra mezz'ora dopo essere stata raggiunta dai miei nonni, i dottori si resero conto che stavo bene e che necessitavo solo di un buon riposo, che potevo fare benissimo nel mio letto, a casa, a caldo. Rientrata in casa i miei nonni continuarono a trattarmi, in poche parole, da paziente. Viziandomi con domande del tipo se avessi bisogno di qualcosa o se avevo voglia di qualcosa da mangiare in particolare. Mio nonno addirittura prima di arrivare a casa si fermò a comprarmi un nuovo libro, così che sarei potuta stare a letto a leggere senza affaticarmi. Che premuroso eh? Ma tutto ciò non era necessario. Non c'era libro o domanda che mi riuscisse a distogliere il pensiero da lui. Tanto ci stavo per cadere malata su quella domanda che mi iniziai a convincere che possibilmente avevo visto male e che Zayn non era affatto nel prato con i suoi amici. Sicuramente era un altro ragazzo moro con il taglio all'insù. Più cercavo di convincermi e più, però, si solidificava in me la certezza che era lui. Non avrei mai potuto scambiarlo con qualcun altro. Non c'era persona al mondo che poteva assomigliarvi, o solo ricordarmelo. Eppure non avevo alternativa. Per distrarmi, prima ancora di leggere il libro, pensai più al fatto che mi aveva salvata anziché soffermarmi su come questo fosse stato possibile. Mi aveva salvata e non ero riuscita neanche a ringraziarlo dato che in ospedale non era presente. Attenzione, non che io lo volessi o solo lo pensassi. Anzi, riflettendoci quanto mi avrà trovata stupida? Secondo le statistiche più irruenti stavo per morire perché come una bimba di due anni mi ero affacciata troppo rischiando di cadere! Oddio, questo è imbarazzante al dire il vero. Feci un ‘no’ con la testa portandomi un palmo delle mani sul viso. Ora stavo esagerando, forse era meglio leggere un po’ e dopodiché riposare.


01:00 AM

Una grande sala da ballo. Maestosa e dorata. Ogni dettaglio era così curato che a chi non lo volesse ben intendere gli urlava solo una parola ‘lusso’. Era così lussuosa che pensavo a chi mai potesse appartenere. La musica era classica, un po’ antica, tutta a base della melodia del violino che riusciva a farmi muovere la testa lentamente senza che me ne accorgessi. C’erano tantissime persone sulla pista, avvinghiate tra di loro ma in modo delicato. Doveva essere per forza una serata importante per indossare tutti quei vestiti eleganti e –‘oh’, abbassando lo sguardo sulle mie mani mi resi conto che anche io come loro ne indossavo uno. Un vestito lungo, nero con un grande e profondo scollo a V sia davanti che dietro, lasciando tutta la schiena scoperta. Mi ritrovai anche con i capelli raccolti e un paio d’orecchini pendenti, semplici. Ma dove mi trovavo?

-Alice!- una voce calda mi attirò immediatamente e voltandomi notai i suoi occhi accompagnati dal suo sorriso che mi fissavano. Mi scrutavano. Mi divoravano. –Posso avere l’onore di questo ballo?- concluse tendendomi la mano che io senza dir nulla afferrai. Ero troppo concentrata ad osservare la perfezione che mi ritrovavo davanti. Più Zayn veniva osservato e più lo trovavi bello. Non era una bellezza classica o che annoiava la sua, anzi.
Una volta arrivati al centro pista iniziammo a ballare. Lui mi tirò a sé, facendo posare i nostri corpi l’uno sull’altro in sintonia e senza che io mai abbia preso lezioni di ballo, o avessi la benché minima idea di come si facesse, mi ritrovai a seguirlo passo per passo senza troppo rifletterci. Sembrava che lo facessimo da una vita. Tutto era un’armonia ed io non potevo chiedere di meglio. Così appoggiai la mia guancia sulla sua spalla sinistra, chiudendo gli occhi per potermi rilassare, pensai che non ero mai stata così bene.


Solo che nel riaprirli, nonostante sentissi ancora la musica.. Buio.
Mi ritrovai in camera, mia.
Era un sogno. Un sogno troppo bello al dire il vero.
Mi apprestai a vedere l’orario decifrato dalla sveglia sul mio comodino, era ancora l’una di notte, ed io non avevo la benché minima idea di riaddormentarmi dopo un sogno del genere.

-Ben svegliata!-

La lucina dall’altra parte della stanza, vicino alla finestra si accese ed io saltai dal letto sedendomi immediatamente e tirandomi a me tutto il piumone. Lo sguardo terrorizzato da chi ha appena sentito una voce in maschile nella propria camera durante una profonda e lunga notte. Così senza avviso e senza poter aver l’idea di essere in compagnia. –C-Che cosa ci fai tu qui?!- come poteva essere lui? Lui in camera mia? A quell’ora? E chi l’aveva fatto entr- ah, ecco, notai subito come la finestra fosse aperta. Ciò comunque non lo autorizzava a farmi prendere un infarto come quello.

-Non ti stanchi proprio di dormire tu eh? Diamine sono qui da quanto? Da un tre ore circa. –esclamò con nonchalance buttandosi sul lettone e sbuffando. A me continuava a non sembrare vero, anzi ne ero convinta, era un sogno! Ero castigata a ritrovarmi Zayn come protagonista di ogni sogno ormai, non dovevo illudermi che fosse la realtà.

-Okay, Alice, svegliati. E’ un sogno. Non farti tremila paranoie su come sia potuto entrare in camera.- borbottai tra me e me, dandomi pizzicotti, stropicciandomi gli occhi. Ma nulla. Tutto restava lo stesso. L’unica cosa che cambiò fu che il silenzio si trasformo in una risata di gusto da parte di lui nel vedermi fare così.

-Volevo vedere come stavi, sta tranquilla- ebbe la cortezza di dire almeno una frase carina che mi potesse tranquillizzare. –Oggi volevo venire in ospedale ma..- fece una smorfia –diciamo che nonostante tutto, anziché ricevere un ‘grazie’ le tue amiche si sono dimenate urlandomi di stare lontano da te- soffocò un’altra risatina, non so se sincera.

-Oh..- restai un attimo in silenzio a riflettere sul solito atteggiamento delle ragazze, per quanto ancora sarebbero andate avanti così? –Non sembri ferito comunque!- acclamai notando che nel dire quelle frasi era abbastanza tranquillo, forse abituato. Ma al sentir la mia frasi si irrigidì, mi guardò fisso, con quello sguardo che ti ipnotizzava.

-Sì, che lo sono stato- voce seria e ferma. Non c’era più un accenno di risata o di scherzo nell’aria. Io mi sentii piccola piccola in quel preciso istante. Che stupida!

-Oh, beh.. Allora parlerò con le ragazze.. Q-Questa storia deve finire..- ammisi, un po’ anche esausta. Per un attimo mi stavo così tanto concentrando alla situazione che avevo messo di lato il pensiero che c’era Zayn Malik in camera mia, all’una di notte, a guardarmi come se mi odiasse e amasse allo stesso tempo.

-Alice- mi bloccò lui con quasi la voce sofferente –pensi davvero che a me importi di quello che dicono loro? O che solamente le loro parole mi tocchino in qualche modo?- quasi si innervosiva –io sono stato ferito perché sono stato obbligato a stare lontano da te- fece una pausa.

Io sentii il cuore in gola, stavo per esplodere dall’emozione? Euforia? Non saprei descrivere per bene cosa stavo sentendo, ma non avevo parole e.. oddio, mi stava dicendo che non voleva stare lontano da me?! Ma siamo sicuri che non stavo sognando? Cercai di bofonchiare un qualcosa ma a spezzare quell’istante un po’ più dolce fu il suo rimprovero imminente –Mi spieghi che razza ti è preso oggi?! Come hai potuto pensare di affacciarti così tanto senza cadere?! Chi stavi guardando eh? Le papere che non ci sono per via del freddo?- continuò a ruota libera senza fermarsi –se non fossi arrivato in tempo saresti caduta giù, Cristo Santo Alice! Ti rendi conto della gravità della cosa?-

-Te!- risposi di getto. Senza pensarci due volte. Sovrastando la sua voce. –Guardavo te..- una piccola pausa senza però realizzare che forse mi stavo esponendo un po’ troppo –ti vidi sul prato, sotto l’albero, con i ragazzi e ti fissai.. Ad un certo punto ti sei spostato e non ti vidi più per questo motivo mi sono esposta di più.- lui si bloccò al sentire le mie parole, si vedeva dall’espressione che di certo non se le aspettava. Cercò qualcosa da dire ma decisi di continuare –Zayn..Com’è possibile?-

Lui inarcò un sopracciglio. -Cosa?-

-Tu eri lì sotto.. E un attimo dopo eri con me, a salvarmi la v i t a.- decisi di scandire le ultime parole, sperando che arrivasse per bene il messaggio: ovvero che non ero pazza e malgrado non volevo ammetterlo, c’era qualcosa di strano sotto.

Lui da canto suo lo vidi entrare nel panico per un istante. Non rispose subito, come se non sapesse cosa rispondere e con una risatina (oddio, la stavo iniziando ad odiare quella risatina però eh) se ne uscì con un –Alice.. Io non ero sul prato! Mi avrai scambiato per qualcun altro.. Te lo stavo per dire ma tu hai deciso di continuare con quella domanda su come fosse possibile e blabla, e a dirla tutta ero anche un po’ lusingato dal fatto che eri convinta di osservare me.- Io lo guardai, ero seria. Nonostante non potevo vantare di conoscerlo bene potevo vantare il fatto di capire le persone.

-Stai mentendo- dissi solo queste due parole. Ora ero io con il coltello dalla parte del manico? Sotto il mio sguardo di quel momento sembrava esser un piccolo cucciolo in preda al panico.

-..Non è vero- mi guardò con la mascella serrata –devo andare- si avvicinò dalla parte del mio letto lasciandomi un bacio soffice sulla fronte che di certo non mi aspettavo e senza dire una parola o rivolgermi uno sguardo andò via. Uscendo dalla finestra, nel buio della notte.
Io restai inerme. Non spostai un solo muscolo di un solo centimetro. Perché era andato via? Senza neanche darmi l’opportunità di rimediare non so, se avevo sbagliato a parlare o a dire qualcosa. Magari aveva ragione lui, l’avevo confuso con un altro.. E allora perché cedere così al panico? Perché sgattaiolare via? Perché era sempre così misterioso? Doveva avere un codice! Un codice su come essere il più intrigante e affascinante ragazzo di tutta Bradford. Ma che dico? Di tutta l’Inghilterra!
Quella notte non riuscii a chiudere occhio dopo la visita di Zayn, vuoi per l’adrenalina di un’emozione così nel ritrovarmelo dentro la stanza o vuoi per i pensieri, mi risultò praticamente impossibile riuscire a riprendere sonno. La mattina, nonostante mi era stato detto di stare a riposo decisi lo stesso di andare a scuola. Stare a casa a non far nulla non era per me, preferivo farmi distrarre almeno un po’ dalle lezioni. E poi volevo parlare con le ragazze sul loro atteggiamento nei confronti di Zayn, ora dovevano davvero darmi delle spiegazioni valide sul perché di quella sfuriata dopo che mi aveva appena salvato la vita. E come risposte non avrei mai accettato un ‘è pericoloso’ e queste cazzate varie. Dovevano raccontarmi tutto ciò che sapevano se voleva almeno avere il diritto di parola sull’argomento ‘io e Zayn’, altrimenti che tacessero. Anzi forse questa era la soluzione migliore.


BUONSALVE. Sono sempre io Nichole che a distanza di due anni non sono qui per chiedervi di perdonarmi o che finalmente l’ho aggiornata. Sono qui a dirvi la verità: mi ero allontanata dalla scrittura. Vuoi per l’ultimo anno di scuola, vuoi per l’università. Non mi sentivo molto ispirata. E’ da due giorni però che mi sono immersa nuovamente nel mondo di efp, ritrovando lo stimolo della scrittura e il fascino della lettura. Ero intenzionata a scrivere una nuova fanfiction, poi ho voluto rileggere questa. Notai il successo che aveva ottenuto e mi si è stretto il cuore, non potevo lasciarla così. Dunque ho deciso di continuarla, sperando che non sia vano questo mio tentativo, lo so che potrebbe capitare di non ricevere più quelle attenzioni per mancanza di interesse, ma io spero che magari facendo un ripasso della storia possa suscitare in voi di nuovo una buona curiosità.
Spero vi piaccia questo capitolo,
Fatemi sapere, Nichole.

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