La città del sole di Melitot Proud Eye (/viewuser.php?uid=1469)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gioia ***
Capitolo 2: *** Privilegi del ruolo ***
Capitolo 3: *** Riconquiste e compromessi ***
Capitolo 4: *** Nessun riposo per i malvagi... ***
Capitolo 5: *** Regina di Asgard ***
Capitolo 1 *** Gioia ***
Note: parte
diciassettesima, e forse penultima, della serie Presso fuochi di campo e troni
di re incoronati. Avrà
più senso se avrete letto le precedenti :)
Rieccomi!
Scusate per il silenzio, come al solito riesco a ritagliare poco tempo
per il fandom, e se ci riesco magari ho solo l'energia per lurkare. La
serie alla conclusione, comunque! Ce l'abbiamo quasi fatta :D/
La
città del sole avrà
quattro o cinque capitoli, perlopiù scene comico-fluff dalla
vita di Thor e Loki come re e genitori. Ve lo anticipo così
non vi aspettate niente di epico come (ex)Doveri, haha. Arrivata a
questo punto, già anni fa avevo esaurito impeto e
si vede nella non-trama. (Ma! Ho ancora tutte le intenzioni di
terminare la mai-pubblicata parte V, quella che racconta del ritorno di
Loki ad Asgard, quindi c'è anche quello.)
Spero vi
piaccia. Più tardi aggiungerò i tag :3
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La
citta' del sole
I
Gioia
È tarda sera.
Scende il silenzio su Asgard, sui cuori grevi dei re. Mentre la ronda
passa sulle mura, si schermano gli ultimi lumi; soltanto pochi
veglieranno, pensando stanchi all'Osservatorio e agli occhi che non
riposano mai.
Nella camera reale due bambini dormono
vicini, fra strati di lana fresca e le pieghe morbide di una
pelliccia. Sono tranquilli come i loro genitori non sono mai stati.
Thor è propenso a credere a sua madre, su questo.
Tendendo l'orecchio, riesce a cogliere
sbuffi lievi dai loro piccoli nasi, un fruscio, un basso vagito
quando Raði agita un
pugnetto e colpisce Torleik. Con un sorriso, Thor tende un braccio
per tranquillizzare il loro sonno. La sua mano copre tutta la pancia
di Raði. Quasi tutto
Raði, in realtà.
Sono così piccoli. Così belli e sani.
I suoi figli.
E' questo che ha provato suo padre?
Come ha potuto sopravvivere all'orgoglio e all'ansia? (Dimenticare di
dar loro tutto se stesso?)
A volte un uomo vaga per secoli,
credendo di realizzare se stesso mentre rischia tutto ciò
che
possiede di buono. La giovinezza ha abbagliato Thor come ha
abbagliato tanti altri, ma gli ha dato anche persone che hanno saputo
amarlo – e detestarlo – abbastanza da aprirgli gli
occhi. Una
parte della sua anima anelerà sempre alla guerra, il rombo
del tuono
e all'urlo della tempesta presiedettero alla sua nascita. Ma la
amerà
come il braccio ama lo scudo; come la mano ama la guardia della
spada. Nel caricare verso il nemico, col suo amore a difendergli il
fianco, penserà alle vite che quel fuoco
proteggerà. Mai più la
morte per la morte.
Infastidito dal suo tocco, Raði
si agita e gli scosta le dita con una contrazione di gambette.
Dall'altro lato del letto proviene una
risata indulgente.
«Tale padre...» commenta Loki, occhi
semichiusi, disteso come quando s'è assopito –
guancia appoggiata
a un polso. «Era così anche in pancia.»
Thor inarca le sopracciglia. «Me lo
ricordo» sussurra, asciutto, abbassandosi sul cuscino.
«Ti sdraiavi
sempre contro di me quando non ti lasciava dormire.»
Loki sorride, soave. «Pari
opportunità. Volevi così tanto che non mi
sentissi solo...»
«E ci sono riuscito?»
«Hmm.»
Thor corruga la fronte, ma il viso di
Loki, se è malizioso, è anche sereno. Allora Thor
ride di gola.
«Sai, ricordo ancora i tempi in cui
condividevamo il letto d'infanzia, mio caro. E ricordo che tutte le
notti quel letto veniva occupato per tre quarti da un bambino che non
ero io. Qualcuno di sottile e mingherlino, povero, che dormiva a
crocevia spingendomi verso il bordo.»
Da cui spesso cadevo. E che sia
dannato se Loki non glielo legge in faccia.
«Non so di che cosa parli.» Un
sorrisetto da squalo.
Thor scuote la testa. «Che le Norne mi
aiutino, ti somigliano.»
A quel punto, con una smorfia
consapevole ma divertita, Loki sistema le coperte intorno a
Raði
e Torleik. Mentre li osserva, qualcosa in lui cambia. Scompaiono gli
spigoli che Thor conosce da sempre. Ha il volto nudo, e fa quasi male
guardarlo; è una pagina su cui si rivelano orgoglio e
tenerezza e
desiderio di proteggere, come in un testo magico dove le parole
compaiono solo pronunciando un incantesimo.
Thor beve di quella visione,
trattenendo il fiato. Poi si protende e fa scivolare la mano sotto la
veste del consorte, nella v aperta della tunica, per cingergli la
nuca. Loki lo guarda e sorride con gli occhi.
Non c'è bisogno di altro.
II
Thor resta vicino a Loki, ritto sulla terrazza con uno dei loro figli
in braccio, e
sorride. Gli cinge la vita; si scambiano un'occhiata, poi insieme
guardano l'orizzonte. Thor viene colto da un pensiero.
«Vorrei che potessero vederci.»
«Chi?»
«I nostri vecchi amici di Midgard. I
primi Vendicatori.»
Loki gira il capo per fissarlo.
«Per amor delle Norne, no.»
Non dice sul serio. Thor sa che,
nonostante tutto, gli piacevano... e che la loro memoria è
rimasta
viva, vivida nel fiume caotico delle loro esistenze. Quasi un
miracolo, considerato il numero di creature che hanno conosciuto
nelle loro lunghe vite.
«Immagini cosa direbbe il buon
capitano? E Stark–»
Loki alza gli occhi al cielo. «Anche
troppo bene.»
«Ma forse ci vedono. E forse avranno
molto da dirci un giorno, quando varcheremo le porte del
Valhalla.»
Lui geme. Thor scoppia a ridere,
provocando anche le risatine del piccolo Raði.
Loki scuote la testa, ma agli angoli della bocca ha un sorriso
indulgente.
Ridono così, nella luce del tramonto,
alla salute di amici che hanno dovuto salutare ma che non hanno mai
dimenticato, e che saranno sempre con loro.
Fino al giorno in cui si ritroveranno.
Tutti.
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Capitolo 2 *** Privilegi del ruolo ***
Nota:
scusate
per l'attesa! Non riesco a credere di aver pubblicato il primo capitolo
a fine maggio O_o fermate il mondo voglio
scendere
Rivoglio
Frigga nei film... sigh.
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Privilegi
del ruolo
La stanza dei
principi
occupa l'ala più riparata del
Válaskjálf ed è adiacente a quella
dei sovrani. Nel pomeriggio, i raggi del sole calante entrano dalle
finestre e irrorano ogni superficie di luce ambrata, tra suoni di
balocchi incantati e cattura-sogni.
La
pace viene spezzata da
miagolii furiosi. Loki si avvicina con circospezione alla culla, si
china e barcolla indietro, tappandosi il naso.
Frigga
trattiene un
sogghigno. Fare la nonna, pensa, è forse meglio che fare la
madre:
puoi sederti comoda, coccolare il pupo e guardare i figli che
impazziscono dietro al resto.
«Su,
avanti»
incoraggia. «Che aspetti?»
«Per
i Nove» fa Loki,
soffocato. «Che fetore allucinante. E non
sono svenuti?»
«In
realtà credo sia
solo Torleik.»
«Chissà
quando saranno
tutti e due.»
«Tesoro,
ti consiglio di
perdere poco tempo. Non starà calmo ancora a lungo, se non
lo cambi.
Fidati.»
E'
già un bambino
adorabile per non aver strillato. Loki la guarda e sulla sua faccia
c'è la schizzinosità accumulata in tutta una
vita. «Io? C'è Eir
per queste cose. O Fulla. O Gnà. Io ho moltissimi
impegni–»
«Loki,
un bravo genitore
ha sempre tempo per i suoi figli. Io vi ho sempre cambiati e lavati
con le mie mani... rafforza il legame. E trovare bambinaie degne di
fiducia non è facile.»
Sul
viso di Loki passa un'ombra. Frigga
ne sente l'eco e la accoglie dentro di sé; a distanza di
secoli, il
suo cuore torna a riempirsi di ira e paura al pensiero che qualcuno
possa avere accesso ai bambini e lo voglia per far loro del male.
«E'
così che sono
diventata veramente madre» continua, disperdendo la tensione.
«Ma
tu sei la dea del
matrimonio e della maternità» dice lui, lamentoso,
scrutando i
pannolini puliti come se gli avessero fatto un affronto personale. Ma
è la protesta dello sconfitto: sa che ha ragione. E,
più di ogni
altra cosa, vuole che i suoi bambini non debbano mai sentirti
trascurati.
«Oh,
su su.»
«Se
proprio devo...»
Frigga
batte le mani con
brio. «Bene! Allora forza. Ti darò una mano, per
stavolta.»
I
cambi dei primi giorni
li ha fatti lei, al caldo artificiale di una stanza su
Jötunheim,
mentre Loki si riprendeva dal parto. Non le è pesato; alla
nascita
di Thor avrebbe voluto avere sua madre ad aiutarla. (Ma ora basta
pensare al passato.)
Loki
sospira. Allunga le
braccia, solleva Torleik dalla culla e, trattenendo il fiato, lo posa
sul fasciatoio.
«È
orribile» commenta,
considerando il mobile. «Chi l'ha voluto così?
Dobbiamo sostituirlo
il prima possibile.»
Poi
sveste suo figlio ed
è come se avesse inghiottito un limone.
«Eugh. I
marmocchi
Jötnar non puzzano così.»
«Mi
permetto di
dissentire» ride Frigga, sentendosi vendicata. «I
tuoi cortigiani
devono averteli portati appena borotalcati perché tu, figlio
mio, te
l'assicuro, eri tale e quale a Thor.»
Loki
scuote la testa,
rifiutando di crederci.
Mentre
iniziano a volare
incantesimi di isolamento, purificazione e profumazione dell'aria,
Frigga gli passa delle salviette.
«Ora
lo sollevi
delicatamente per i piedi, gli togli il pannolino sporco e gli
pulisci il sederino. Oh, non fare quella faccia» commenta,
indulgente. «Ti ci abituerai.»
«È
proprio questo che
temo» commenta Loki. «Devo approfondire la magia
delle levatrici e
della casa. È imperativo.»
«Sarebbe
barare.»
«Cara
madre, io sono il
re dei bari.» Ci pensa su. «Oltre che di
Jötunheim.»
«Ah.»
Loki
si copre la mano di
seidr e chiude
il pannolino sporco, tenendolo a distanza di
sicurezza. Lo fa cadere nel cestino della spazzatura con
un'espressione di profondo disgusto.
«Per
quanti anni,
quest'umiliazione? E da solo. Thor preferirà tornare umano
piuttosto
che collaborare.»
«Oh,
non ne sarei così
sicura.»
La
guarda, tra il curioso
e l'incerto. «Odino...?»
Frigga
storce la bocca.
«Non era tipo. Ma un paio di volte l'ho ricattato»
rivela, e il
ricordo della sua giovinezza intraprendente le strappa un sogghigno.
«Un vero spettacolo.»
Loki
lo rispecchia con
una certa naturalezza. «Immagino sia un segreto.»
«Oh,
sì.»
Condividono
una risata
maliziosa, chini su Raði.
E oh, Frigga non avrebbe mai immaginato quella complicità
così
intima ed equa col suo piccolo ombroso, ed è uno dei doni
più belli
che le abbiano fatto le Norne.
Tocca
i piedi di Torleik
e il bambino emette una risatina deliziosa. Curioso, Loki abbassa la
mano e gli solletica la pancia, tamburellandovi sopra le dita.
Torleik strilla, pieno della gioia semplice dei bambini; il mezzo
sorriso di Loki diventa luminoso.
In
disparte, Frigga
osserva, cuore gonfio e occhi lucidi. Andrà tutto bene,
pensa. I
suoi ragazzi sono tornati a casa.
Nel
complesso, è una
delle esperienze più disgustose della vita di Loki (parole
sue). Ma
quand'è conclusa gli brillano gli occhi.
Finché
Raði
non comincia a strillare.
«Che
succede?» indaga
Thor, ficcando la testa dentro la porta.
Loki
apre le braccia e
gli rivolge un sorriso di miele. «Mio
carissimo. Capiti
al
momento giusto.»
Thor
è noto per aver
affrontato Chitauri e pentapalmi a mani nude; l'amore per la sfida
gli scorre nel sangue. Dopo un attimo di perplessità,
compreso ciò
che gli si chiede, si tira su le maniche, considera gli strumenti a
disposizione e si butta allo sbaraglio. Frigga inarca le
sopracciglia. Loki sogghigna, certo che fuggirà a gambe
levate.
E
invece no. Il tempo di arrivare al
fasciatoio e stupido padre e figlio sono entusiasti. Nelle mani di
Thor, come sempre, sembra tutto più facile. Per colmo di
misura,
cambia Raði
con un buonumore e uno sprezzo dello schifo davvero irritanti,
perdendo un sacco di tempo a giocare. Butta pannolini dappertutto,
gli cade il borotalco per terra. E il neonato, lasciato troppo a
lungo scoperto, gli quasi fa pipì addosso –
centrando la tunica
nuova di Loki.
«Thor.
Grazie tante.»
Frigga
ride, incrociando le braccia. «Avete ancora molto da
imparare.»
Quando
Thor esce portandosi via i figli, impaziente di mostrarli a tutti
quelli che lo incroceranno, Frigga coglie lo sguardo esasperato di
Loki e si lascia andare all'ennesima risata.
«Tesoro,
hai voluto far figli con
Thor...»
Loki
le lancia un'occhiata a palpebre
strette. «Ricordo di aver ricevuto incoraggiamenti e
rassicurazioni
da ogni dove, madre cara.»
Il
sorriso di Frigga non riesce a
passare per incredulo. «Perché guardi me, figlio
mio?»
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Capitolo 3 *** Riconquiste e compromessi ***
Note:
flash
breve per provare che Loki, ancora una volta, non si lascia sconfiggere
dai limiti della natura XD
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Riconquiste e compromessi
Il giorno
in cui Loki ha di nuovo pieno uso del suo corpo non può
arrivare abbastanza in fretta, notti insonni o meno. Alla prima
occasione propizia, un metà pomeriggio di sessioni
legislative, afferra Thor che percorre ignaro un corridoio secondario
(meno i volumi che si portava dietro) e lo trascina dentro una camera
vuota del Válaskjálf, il tutto con l'efficienza e
la rapidità di un dragone azzurro in caccia.
Una
volta immobilizzata la preda le si arrampica addosso. Sono tutti baci,
ringhi e palpeggiamenti entusiasti da entrambe le parti
finché Thor non si irrigidisce.
«Loki,
Loki–»
«Cosa?»
sibila lui, cercando di tirargli la tunica fuori dai pantaloni mentre
Thor cerca di tenergli ferme le mani.
«Sei
sicuro che sia una buona idea? E' troppo presto...»
«Non
è troppo presto.» Loki gli stringe le cosce
intorno alla vita, sfregandosi contro di lui. «Era troppo
tardi già il giorno dopo che sono nati!»
«Ma...
ma– almeno troviamo un letto?»
«Da
quando sei diventato così castigatamente
borghese?» fa Loki, pieno di scherno, senza fermarsi.
«Non
è questione di pudore, ma di salute – la tua.»
Loki
digrigna i denti. «Piantala di soffocarmi. Ho avuto un
bambino, Thor, non sono diventato un invalido!»
Thor
lo guarda. «Ne hai avuti due.»
«Stessa
cosa.»
«E
io non soffro ancora di amnesia» fa, col sorriso guardingo di
un marito a rischio. «Ricordo bene cosa dicevi,
partorendoli.»
Riceve
un sorriso tutto denti. «Buon per te. E se non vuoi che si
avveri, scopami subito.»
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Capitolo 4 *** Nessun riposo per i malvagi... ***
Note:
scusate per il lungo silenzio! Giuro che volevo aggiornare prima D:
Come
sarà evidente, questo capitolo è stato
revisionato soprattutto durante i giorni del caldo africano... jeez che
sofferenza quest'estate. Mi piace il bel tempo, ma rosolare lentamente
no, lol. Beh, eccovi un po' di fluff appiccicoso. In tutti i sensi ;)
Béra ->
presso gli Jotnar, equivalente di "madre", per la precisione chi
partorisce un figlio (opposto a geta che
equivale al padre).
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Nessun
riposo per i malvagi...
E' stata un giornata lunga, torrida e
stressante, seguita da una sera altrettanto torrida e stressante.
Sembrava non dovesse finire mai. Almeno adesso dalle finestre entra
un alito d'aria, e Loki ha raggiunto lo stato di calma tra
rilassatezza e sfinimento. Steso sul letto, fluttua finalmente verso
il sonno profondo.
Sente già che dormirà in modo
superlativo quando, com'è ovvio, succede qualcosa. La porta
della
camera si apre.
Lui e Thor non usano più un
baldacchino da anni, per cui sente chiaramente i passetti che si
avvicinano. Il moto di preoccupazione è istintivo: i suoi
figli non
fanno mai puntate solitarie quando vogliono una storia o qualche
minuto (ora) nel letto grande; soprattutto non all'alba. Forse stanno
male. Sono caduti dal letto. Raffreddati. Hanno fatto brutti sogni,
indigestione–
A giudicare da quel che percepisce,
però, ce n'è solo uno e Torleik sta bene.
Loki si rilassa. Suo figlio ha solo il
respiro un po' affannoso, come suo padre, disteso mezzo nudo sulla
schiena a russare con un velo di sudore sul corpo.
Loki non si muove, occhi chiusi, spalle
all'ingresso. I passetti cessano appena dietro di lui. Poi una manina
gli picchietta contro una scapola. Torleik lo chiama in un sussurro.
Senza aspettare una risposta, tenta
l'arrampicata, ma è ancora troppo basso. Loki lo sente
saltellare,
impaziente, e tornare indietro per armeggiare con qualcosa di
metallico e pesante – oh, l'elmo di suo padre. Lo sta
trascinando
vicino. Thor quasi smette di russare.
Poi la manina torna, stavolta sul suo
braccio, accompagnata dall'altra. Loki deve trattenere un sorriso.
Solleva la palpebra sinistra, quasi bloccata dal cuscino, e vede che
Thor sta sbirciando la scena con un mezzo sorriso.
«Béra.»
Loki finge di muoversi nel sonno e
sposta il braccio.
«Béra!» fa Torleik
nel suo
orecchio, saltellando sul bordo del materasso.
Poi sbuffa e gli si arrampica addosso,
sedendosi a cavalcioni sul suo fianco, dove rimbalza impaziente. Alla
fine si sdraia dov'è e appoggia il mento sulla sua spalla,
braccine
e gambette metà da una parte e metà dall'altra
come un cucciolo.
«Béraa...» mugugna.
Loki non riesce più a trattenere il
sorriso. Torleik lo vede e lancia un risolino, agitandosi.
I suoi occhi verdi sono vispi ma
stanchi, il visetto arrossato. Con destrezza, Loki lo fa scivolare in
avanti e, mentre lui lancia uno strillo, lo raccoglie fra le braccia
per coprirlo di baci. Quando finge di mordergli la pancia, il
solletico lo fa ridere in modo adorabile. A volte Loki non si
capacita di come un bambino così allegro possa esser nato da
lui
(poi considera Thor e).
Accanto a loro, Thor si mette su un
fianco e li guarda, testa poggiata a un braccio, luminoso come un
raggio di sole.
«Buongiorno» dice, carezzando il loro
bambino sulla guancia.
«Buongiorno... e anche a te.» Loki
guarda Torleik, che sbadiglia. «A cosa dobbiamo la vostra
presenza,
altezza reale?»
«Ho caaldoo.»
«Ah, capisco. Bene, possiamo
rimediare, no?»
«Ma non la magia!» protesta lui,
espressione che è una copia in piccolo di quella
più tipica di
Thor.
Sulla sua faccina, che ha i tratti di
Loki, è abbastanza inquietante.
«E allora cosa?»
«Lo sai cosa, béra»
bofonchia.
«No, non lo so» risponde Loki, mentre
Thor se la ride sotto i baffi.
«Béraa! Per
favore...»
Un sospiro. «E va bene.»
Loki si sfila la tunica, si distende
sulla schiena e lascia emergere la sua vera pelle; la stanza, prima
sopportabile, diventa subito soffocante. Torleik gli si drappeggia
addosso con un gridolino di sollievo. La sua guancia è
bollente. Lo
vede scrutare un capezzolo, memore dei seni che lui e il suo gemello
succhiavano fino a pochi mesi prima – ma non c'è
più latte e il
petto di Loki è tornato quello di un guerriero. Un po'
deluso, il
bambino si gira dall'altra parte per vedere suo padre unirsi
all'ammucchiata.
«Ohh» fa Thor. «Finalmente.»
«No» fa Loki, lamentoso. Morirà per
liquefazione. «Thor. Potrei ancora
lanciarti quella
maledizione.»
Impenitente, lui gli bacia una tempia e
gli affonda il viso rovente nel collo.
«E Raði?»
aggiunge.
«Dormiva» bofonchia Torleik,
sbavandogli sullo sterno.
Già in un bagno di rugiada, Loki
allunga un braccio e prende dal cassone a fianco del letto uno degli
specchi magici. A una parola, la superficie ondeggia e gli mostra un
soffitto, quello della stanza dei principi reali. Dopo qualche
secondo l'immagine sussulta e cambia angolazione. Davanti a lui
compare le testa bionda di Raði.
«Che c'è?» chiede, palpebre a
mezz'asta. «Fatto un brutto sogno, béra?»
Loki sorride, sofferente. «No, tesoro.
Volevo chiamarti qui. Non hai caldo?»
Dalla lucidità nel suo sguardo capisce
che s'è reso conto di cosa intende. Loki è blu,
dopotutto.
«No, ma vengo!»
E non molto dopo, Loki è sommerso di
pellicce viventi. È uno stato scomodo e appiccicoso: le sue
corna
picchiano contro la testata del letto (sono cresciute ancora) e ha un
ginocchio di Thor incuneato sotto la coscia sinistra. Fra poco
dovranno alzarsi per aprire le udienze. Ma non se ne andrebbe da quel
nido affollato per niente ai mondi.
«Domani vi trascino tutti a Jötunheim»
brontola.
Thor gli sfiata nel collo, troppo
affaticato per ridere.
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Capitolo 5 *** Regina di Asgard ***
Note: sono
sopravvissuta al NaNoWriMo di novembre!! Non spero
di finire la serie entro il 2015, ma di sicuro aggiornerò
con più impegno, ora.
Un grazie enorme a tutti i recensori che hanno commentato in mia
assenza sia qui, sia dalle mie altre storie! Prometto di rispondervi
entro dicembre <3
In
questa flash... una sbirciatina a Thor che mantiene la promessa fatta a
Loki. Ergo, che il prossimo figlio toccava a lui.
Declino
ogni responsabilità XD
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Regina
di Asgard
Thor è una donna magnifica.
I suoi capelli biondi cadono su spalle
decise e seni sodi, il suo torso e le sue braccia sono muscolosi ma
declinano in un addome morbido e in fianchi larghi. Le sue cosce sono
possenti, con ginocchia e caviglie robuste. Loki le immagina strette
con forza alla propria vita mentre spinge e spinge dentro di lei,
toccando la pelle dorata come pesca che ricopre tutto il suo
corpo. Non gli importa delle cicatrici, anzi: sono un testamento
della sua forza. Il marchio di una guerriera.
Loki ha sempre amato le donne quanto
gli uomini. Dopo Thor (e la scoperta del proprio strano sesso) non
credeva che ne avrebbe mai desiderata una con la stessa
intensità.
Bene, deve ricredersi.
Anche se in questo caso la situazione è
peculiare.
Le sorride, scomposto sulla poltrona,
invitandola ad avvicinarsi con un gesto inequivocabile. Lei sfiata
dal naso e scuote la testa, esasperata.
«Non ora, Loki» dice, sfogliando
cartacce allo scrittoio.
«Allora dopo quel foglio.»
«Vedremo.»
«Hmhmm. Paura di scoprire che sono più
bravo io?»
La domanda gli guadagna un gesto
altrettanto inequivocabile, però meno incoraggiante.
«So già come
scopi, Loki. »
«Potrei anche offendermi, per quel
tono.»
«Norne, spero di no.» Thor (Thora?)
incrocia lentamente le gambe. «Sei rozzo quando sei in
collera.»
Il sorriso di Loki diventa un
sogghigno.
La sua consorte è una sovrana un po'
mascolina, d'accordo. Con quel carattere, quegli abiti e quel
portamento non c'erano alternative; del resto, poteva piacergli solo
così.
Possiede tutto il magnetismo di sempre.
E il suo sorriso è quello impenitente che Loki ha visto ogni
giorno
dall'infanzia.
Gli darà un figlio bello come il sole.
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