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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ace, Babysitting, Canard ***
Capitolo 2: *** Dog, Eleutheromania, Foe ***
Capitolo 3: *** Gun, Hesitation, Ignorance ***
Capitolo 4: *** Jewels, Knives&Katana, Lion&Lamb ***
Capitolo 5: *** Monsters, Names ***
Capitolo 6: *** Off-guard, Peace ***
Capitolo 7: *** Quotes, Rescue Mission ***
Capitolo 8: *** Shame and Sanity, Touch ***
Capitolo 9: *** Unasinous, Veterinarian ***
Capitolo 1 *** Ace, Babysitting, Canard ***
n/t: nuova
storia! In realtà non è una storia ma una piccola
collezione di
one-shot. Una parola per ogni lettera dell'alfabeto, una storia per
ogni parola. Tutte le storie girano principalmente attorno a Rufy e
alle sue interazioni con i compagni e qualche volta con Ace. State
pronti per una overload di fluff!! E come al solito ricordate che non
ci sono pairings nelle storie di akurosa.
Vi invito come sempre a
seguire il calendario per gli aggiornamenti [ho notato che nei
dispositivi mobili non si riesce a leggere; vi consiglio di
verificare se da pc il problema non c'è] e rimanete
sintonizzati
perché non escludo che nei prossimi giorni possano esserci
delle
novità.
Buona lettura!!
Next
Time Won't You Sing With Me
(Canteresti
con me la prossima volta) [Da "The Alphabet Song"]
1.
Ace, Babysitting, Canard
(Ace,
Babysitting, Chiacchiere)
A
is for Ace, the greatest big brother in the world
(A
è per Ace, il migliore fratellone del mondo)
Ace inizialmente si
agita quando
avverte la corrente entrare nella stanza all'aprirsi della porta.
Il morbido suono
ovattato dei
passi è in qualche modo confortante anche nel sonno e Ace
sta per
scivolare di nuovo nell'inconscia beatitudine quando sente tirar su
col naso. Il suo radar da fratello maggiore si risveglia sfavillando
e lui incespica via dalle coperte – e quasi inciampa sulla
figura
che sta accanto al letto.
Ace batte gli occhi
per
scacciarne via il sonno mentre mette a fuoco un fratellino scalzo e
abbracciato ad un cuscino. Gli occhi marroni di Rufy sono spalancati
e il labbro inferiore trema mentre muove un incerto passo in avanti.
«Ace»
Rufy pronuncia il nome
come un bambino chiederebbe implorando fa' sparire tutto.
Ace immediatamente
raccoglie il
suo fratellino dal pavimento tra le sue braccia. In risposta, Rufy
affonda il viso nell'incavo del collo di suo fratello, senza curarsi
di essere troppo grande perché Ace possa tenerlo e il
fratello lo ha
trascinato sul letto così da ritrovarsi in un fascio di
braccia e
gambe aggrovigliate. Rufy sospira sollevato perché il grande
mostro
nero sotto al suo letto non oserà venir fuori
perché adesso lui è
con Ace e il suo fratellone lo proteggerà da ogni cosa.
Ace stringe il
fratellino con la
mano a cui Rufy non si è aggrappato come un'ancora di
salvezza e la
sua attenzione scivola sul grassottello viso infantile quando avverte
lo sguardo.
Portgas D. Ace ha solo
undici
anni ma pensa che forse potrebbe dover morire per essere all'altezza
dell'espressione negli occhi del suo fratellino.
B
is for Baby-sitting, the act of looking after and taking
responsibility of idiots whether you like it or not
(B
è per Babysitting, l'atto di accudire e assumersi la
responsabilità
di idioti che ti piaccia o meno)
Nami non riusciva a
credere che
stavano ancora avendo questa conversazione. In realtà, il
tempo
trascorso su quella nave l'aveva levigata meglio di così
– poteva
crederci. Quello a cui non riusciva a credere era che stavano ancora
avendo quella conversazione. Avrebbe voluto che finisse.
Proprio come
desiderava il
dominio del mondo e tutte le banche e le casse di tesoro allo stesso
modo. Proprio come desiderava una cassa del tesoro magica che si
riempisse di tutto l'oro del mondo ad ogni minuto.
In altre parole, non
si stava
proprio avverando.
«Na-mi».
Tutto il lamento e il
broncio e le accuse del mondo improvvisamente si sistemarono in
quelle due sillabe. Nami fece una smorfia e Rufy piagnucolò.
«Fa'
qualcosa».
E così Nami
guardò impotente
avanti e indietro tra il piccolo ragazzino che stava ancora tirando
su col naso e il non-tanto-piccolo pirata che aveva dovuto scegliere
questo momento, questo giorno per volere mangiare l'ultimo zucchero
filato rimasto aromatizzato alla carne (e no, Nami non aveva idea di
chi avesse creato quella roba ma quella persona avrebbe pagato).
Normalmente avrebbe schiaffeggiato Rufy e avrebbe offerto al
ragazzino i dolci o viceversa, a seconda del suo umore, ma oggi era
in una situazione di stallo. Perché oggi non era un giorno
come un
altro. Oggi era la Giornata dei Bambini. Era il giorno in cui i
piccoli scemi ottenevano quello che volevano qualsiasi cosa fosse,
quando volevano.
Ma ancora
più importante, era
anche il compleanno di Rufy.
«Zoro»
Nami si voltò verso lo
spadaccino che non aveva detto una parola per la durata della
polemica. Gli occhi di Nami imploravano una soluzione.
«È
il compleanno di Rufy» Zoro
sottolineò, sempre complice del suo capitano.
Ma era anche la
Giornata dei
Bambini e Nami aveva avuto la sua equa parte nell'essere viziata
a morte da Bellemere e Nojiko in quel giorno. Sembrava sbagliato
negare ai marmocchi il loro turno.
Ma poi di nuovo, Rufy
aveva quei
grandi occhi umidi rivolti a lei e Nami sapeva che se gli avesse
portato via i dolci, si sarebbe sentita come se avesse ucciso un
coniglietto.
«Beh
Rufy,» Nami iniziò
disperata, torcendosi le mani. «Puoi sempre
condividere?»
Rufy la
guardò come se stesse
parlando un'altra lingua.
Zoro rideva come un
pazzo sullo
sfondo.
C
is for Canard, and rumors that start from places closer than you
think
[C
è per Canard (n.d.t.:Chiacchiere), e le dicerie che partono
da
luoghi più vicini di quanto pensi]
«Hai
sentito? Roronoa Zoro è
diventato un pirata!»
All'esclamazione non
così
silenziosa, l'uomo dal mantello scuro alzò lo sguardo dalla
sua
bevanda. Ne aveva già sentito parlare, e si domandava cosa
ne
pensassero gli altri. Prese un altro sorso della sua bibita prima di
appoggiarsi ad una mano, inclinando la testa così che
potesse vedere
il grande uomo barbuto nell'altro lato del bancone.
L'uomo barbuto
notò l'interesse
dello straniero e ciò lo incoraggiò solo a
parlare ancora più
forte.
«Si
è messo contro la Marina e
li ha battuti a casa loro! Me l'ha detto mio nipote che vive
lì in
zona, allora deve essere vero!»
«Ma
perché avrebbe dovuto
farlo?» Un uomo più vecchio, sentendosi alquanto
infastidito che
l'attenzione fosse concentrata su una singola persona
sottolineò.
«Se è così forte come le voci dicono
che sia, non c'è una singola
dannata ragione per lui di stare dalla parte di qualcuno».
La domanda sembrava
essere
esattamente ciò che l'uomo barbuto si aspettava. Fece cenno
agli
altri di avvicinarsi, ma la sua voce si diffondeva fino all'altro
lato della stanza.
«Ho
incontrato un tale oggi che
sembrava sapere un sacco, ma secondo lui...» L'uomo si
fermò in
modo significativo, mentre molti sbuffavano eccitati. Pure l'uomo nel
mantello al bancone era stranamente immobile, curioso. L'uomo barbuto
sbatté il pugno sul tavolo concludendo con orgoglio.
«Roronoa
Zoro è un mezzo robot!
Aveva bisogno di qualcuno che lo tenesse oliato!»
L'intero bar rimase in
silenzio
nei pochi momenti che le parole venivano capite. Quando accadde, la
stanza esplose in ogni tipo di esclamazioni e imprecazioni ma l'uomo
nel mantello aveva già pagato per la sua bevanda e stava
correndo su
per le scale. Con i modi di qualcuno con la massima determinazione si
aggirò per i corridoi fino a trovare la stanza che stava
cercando.
Con le urla eccitate che ancora risuonavano nelle sue orecchie (Ma
come è possibile? Allora non mangia? Il tizio ha detto che
può
andare al cesso!), la figura nel mantello aprì la
porta con un
calcio.
«Rufy,»
la figura nel mantello,
alias Roronoa Zoro, ringhiò. «Che diavolo
hai raccontato a
queste persone?»
Monkey D. Rufy
ingoiò l'ultimo
dessert che aveva fregato dalle cucine e sorrise al primo compagno
che aveva reclutato finora.
«Perchè
Zoro, i robot sono così
fighi».
~·~·~❧~·~·~
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Capitolo 2 *** Dog, Eleutheromania, Foe ***
2.
Dog, Eleutheromania, Foe
(Cane,
Eleutheromania, Nemico)
D
is for Dog, like the scruffy looking thing that sneaked onto Going
Merry.
(D
è per Dog, come la cosa dall'aspetto trasandato che si
è
intrufolata nella Going Merry)
«Ehi piccolo amico,
che ci fai
qui?»
«Bau!»
«Già,
immagino che fai bene a
stare fuori dalla vista in questo momento perché Nami
è tutta
incavolata per averti trovato un giorno dopo che abbiamo lasciato il
porto. Adesso dobbiamo ritornare indietro da dove siamo venuti e
lasciarti lì. Volevo tenerti, ma credo che qualcuno a casa
potrebbe
sentire la tua mancanza».
«Bau?»
«Io? Sto cercando il
mio
cappello di paglia! È strano! Mi sono svegliato questa
mattina ed
era sparito! Non sono perché, non era mai successo prima ma
penso
che è finito sotto qualcosa nella nostra stanza durante la
notte.
Non so dove ma sono sicuro che è qui da qualche
parte!»
«Bau!»
«Oh, ma Zoro pensa
che l'hai
preso tu. Lo so, riesci a crederci?»
«B-bau?»
«Zoro ha detto che
visto che non
è mai successo prima, tu sei l'unico possibile colpevole.
Zoro può
essere così sospettoso a volte, ma è un tipo a
posto quando arrivi
a conoscerlo quindi non pensare troppo a lui. Non preoccuparti, gli
ho detto che non c'è modo che l'hai preso tu».
«...»
«Perché
quello è un cappello
davvero speciale e se qualcuno lo prende, anche tu, sarei davvero
arrabbiato».
«...»
«Tanto arrabbiato
che ti
lascerei sfilettare da Sanji! Shishi*, non fa altro
che
parlare di come cucinarti perché è davvero
arrabbiato che ieri gli
hai fatto rompere un piatto».
«...»
«Shishishishi- Ops,
credo che
Sanji ha finito con il pranzo! Torno più tardi,
cagnolino!»
Due ore di pranzo
più tardi
«EHI RAGAZZI! HO
TROVATO IL MIO
CAPPELLO! ERA SUL MIO LETTO PER TUTTO IL TMEPO! Ma qualcuno ha visto
il cagnolino?»
*n.d.t.:
“shishi” è il suono della risata di Rufy
nel manga.
E stands for
Eleutheromania,
because sometimes Luffy is afraid
(E sta per
Eleuteromania*,
perché qualche volta Rufy ha paura)
Rufy si sveglia ansimando,
madido
di sudore e rotola fuori dal letto. Si gratta le mani e le ginocchia
mentre attraversa la stanza correndo con frenesia e si getta
attraverso la porta. Cade sui gomiti e nasconde il viso nell'erba e
la terra, ma ciò non allevia i singhiozzi che si accumulano
nel suo
petto e divampano in respiri smorzati.
Sono passati due anni, e
può
perdonarsi per la morte di suo fratello. Ma non riesce a fermare gli
incubi che affliggono il suo sonno di corridoi oscuri che non hanno
mai fine e anguste celle di prigione che non hanno fughe, i luoghi
che lui immagina suo fratello ha dovuto subire fino alla sua
esecuzione. La prigionia, nella mente di Rufy, è un peccato
tanto
quanto l'esecuzione; uomini come suo fratello non sono fatti per
avere le loro anime soggiogate come un comune animale. Sono destinati
ad essere liberi.
(Ma Ace era stato
catturato e
le sue ali erano state tagliate e Rufy non era riuscito ad afferrare
suo fratello quando è caduto. Questo lo fa riflettere.
Questo lo
spaventa.)
I sogni di pavimenti di pietra
inesorabilmente freddi sono così vividi che Rufy deve
affondare le
dita nella terra soffice per ricordarsi di essere sulla Thousand
Sunny. La presa delle catene prive di chiave che lo costringono al
muro di una cella senza porta sembra così reale che Rufy si
sforza
di tenere gli occhi aperti e mette a fuoco la vista della sua nave,
che galleggia tra i banchi di pesci per ricordargli – lui
è
libero. Lui è sulla Thousand Sunny con la sua ciurma e va
per le
isole in mare perché vuole. Perché sceglie di
farlo. Perché è
libero di farlo.
(In cambio, deve
essere
abbastanza forte per sopportare tutto questo).
Il secondo tentativo di un
respiro profondo viene fuori strozzato e Rufy si richiude in
sé
stesso, avvolgendo le braccia intorno al volto.
Si addormenta ascoltando il
suo
respiro malconcio.
(Ore più
tardi, si sveglia di
soprassalto per respiri costanti e un russare occasionale che non
sono i suoi. Gli otto compagni hanno abbandonato i loro letti per
unirsi a lui sul ponte erboso. Si sono rannicchiati attorno a lui,
formando un cerchio confortante e protettivo di arti aggrovigliati.
Per lungo tempo, lui guarda le loro forme addormentate con sorpresa e
poi meraviglia e poi amore e amore e amore).
*un
grande desiderio o ossessione per la libertà.
F stands for Foes,
something
Vivi does not want to become
[F sta per Foes
(n.d.t.:nemici), qualcosa che Vivi non vuole diventare]
«Rufy!»
È nel mezzo di una
battaglia con
esplosioni assordanti di cannoni che sparano, eppure Vivi si gira
intorno come gli altri quattro membri della ciurma di Cappello di
Paglia. Quella nota di sorpresa dallo stoico spadaccino non
può
essere una buona cosa.
La vista che li accoglie, un
Rufy
zoppicante sul ponte intrappolato sotto la rete di agalmatolite del
nemico, ha l'effetto di far bloccare contemporaneamente quattro dei
cinque membri restanti della ciurma di Cappello di Paglia. L'ultimo
membro non osa fermarsi, non osa rischiare e si infila tra i suoi
avversari con una traccia di urgenza che mostra solo nella sua
mancanza di misericordia; taglia le loro gole con una precisione
micidiale e questo li tiene giù.
Vivi combatte quasi
meccanicamente perché il suo sguardo è teso
sull'amico in grave
pericolo- e su Mr. Bushido* che si è
avvicinato al suo
capitano in caduta.
Il Tenente ovviamente nota
anche
lui, e deve vedere qualcosa sul volto del pirata che avanza
perché
il sorriso orgoglioso sui suoi lineamenti cola via. Zoro si avventa e
il militare alza la propria spada appena in tempo ma la pura
intensità dell'attacco getta il tenente a terra. L'ufficiale
ritorna
in piedi ma Zoro ha già tirato via la rete e l'equipaggio al
completo è tornato in gioco.
Dopo essere scappati con
successo
dalla Marina, la ciurma torna alle loro normali attività e
si gode
il pomeriggio. Vivi tuttavia, tocca il suo bicchiere mentre guarda lo
spadaccino che dorme. Nami lo ha notato ma non dice niente e aspetta.
«Sono lieta di non
essere un
nemico del signor Bushido,» Vivi parla alla fine, ma Nami la
sorprende. Nami se lo aspettava; è la prima volta che Vivi
ha
combattuto con loro fianco a fianco.
«Meglio essere un
nemico di Zoro
che di Rufy,» Nami sorride. «Perché
quando si tratta della nostra
sicurezza, in realtà è Zoro quello più
gentile».
(É solo
quando la tempesta di
sabbia erutta e l'uomo che ha cercato di lacerare il suo paese vola
nel cielo che Vivi capisce veramente).
*n/t:
nella
versione originale di One Piece, Vivi chiama Zoro “Mr.
Bushido”.
Il Bushido è il codice d'onore dei samurai, caratteristica
che Zoro
sembra rispecchiare sotto molti aspetti.
________________________________________________
NOTA
PER TUTTI I LETTORI: Con
questo capitolo interrompo gli aggiornamenti in vista delle vacanze di
Natale (perchè anche la vostra traduttrice ha bisogno di un
pò di riposo!). Tutte le storie riprenderanno normalmente a gennaio
dopo la
pausa natalizia.
Auguro
a tutti Buone Feste! Bye~~~~ !!
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Capitolo 3 *** Gun, Hesitation, Ignorance ***
3.
Gun,
Hesitation, Ignorance
(Pistola,
Esitazione, Ignoranza)
G
is for Gun,
like the one Luffy has pointed at Zoro's head
[G
è Gun
(n.d.t.: Pistola), come quella che Rufy sta puntando alla testa di
Zoro]
Il
freddo premuto
contro la fronte ridesta Zoro dal sonno. Trova il suo capitano in
piedi davanti a lui, la tesa del suo cappello di paglia tirato
abbastanza in basso da coprire gli occhi. Velocemente, lo sguardo di
Zoro guizza alla mano tesa verso di lui, quella che tiene una pistola
puntata alla sua testa.
«Volevo
tenertene
fuori», le parole di Rufy sono basse e stranamente soffocate,
prive
del loro solito vigore allegro. Rufy alza la testa e i suoi occhi
marrone scuro sono seri. «Scusa Zoro».
Rufy
preme il
grilletto.
«...Ti
diverti?»
Trenta
secondi di
silenzio più tardi, Zoro alla fine domanda con un
sopracciglio
alzato. Nonostante l'acqua che gocciola dai suoi capelli e
giù per
il mento, riesce ad apparire infastidito e minaccioso.
Rufy
sorride e si
accovaccia tra le gambe tese del suo amico.
«Volevo
tenertene
fuori, visto che stavi facendo un pisolino», Rufy spiega,
agitando
la nuova invenzione di Franky; una pistola ad acqua che può
sparare
variando la gittata da pochi centimetri a tre metri. «Ma non
è
divertente da solo».
Rufy
lancia la
pistola e la acchiappa per bene dal muso. Porge la pistola ad acqua
per il verso del manico al suo primo ufficiale.
«Ti
unisci a me?»
Rufy domanda, con un sorriso estremamente largo.
Zoro
lancia
un'occhiata alle spalle di Rufy, dove Usop e Chopper si stanno
nascondendo in maniera evidente dietro l'albero maestro, tenendo
ciascuno pistole ad acqua identiche. Lo spadaccino sospira e prende
la mano che gli è stata offerta.
«Signorsì
capitano».
H
is for
Hesitation, what Luffy learns he can never afford.
[H
è Hesitation
(n.d.t.: Esitazione), ciò che Rufy capisce di non poter mai
permettersi]
Quando
Zoro,
malconcio, sanguinante e pericoloso, ritorna in sé con una
scossa e
con la sua mano che automaticamente trova l'elsa della sua spada e
poi subito chiude gli occhi non appena scopre Chopper al suo fianco,
la fiducia assoluta in quel gesto è così
travolgente che fa quasi
male. E Chopper non vuole altro che lasciare che Zoro dorma come
evidentemente desidera e a cui in modo ancora più evidente
non può
opporsi. Tuttavia la ferita nella sua spalla è aperta e la
botta
nella testa di Zoro quando aveva colpito il ponte era stata violenta
e Chopper non può correre rischi.
Così
si gira in
silenzio verso Rufy che gli sta alle spalle. Perché ha
bisogno che
Zoro stia sveglio e molto tempo fa ha imparato che può anche
implorare, persuadere e persino minacciare lo spadaccino ma tutto
ciò
che serve a Rufy è una parola. Il capitano si inginocchia
accanto al
suo amico e lo chiama dolcemente.
«Zoro».
Chopper
guarda Zoro
che solleva la testa, gli occhi d'acciaio che diventano di una
chiarezza quasi cristallina.
«'sa
c'è che 'on
va?» Zoro domanda, ovviamente sentendo qualcosa che non va,
ignaro
del biascichio sbagliato nelle sue parole.
«Ho
bisogno che
stai sveglio», Rufy lo informa in modo allegro ma il sospetto
nello
sguardo di Zoro rimane. «Lo dice Chopper».
Quando
si rende
conto che Rufy non ha intenzione di chiarire, lo sguardo di Zoro
scivola sulla renna che sta srotolando le bende insanguinate. Lo
spadaccino appare un po' sorpreso.
«'no
ferito?»
Il
capitano trasale
per una frazione di secondo al ricordo – il flash
di un mostro
marino dalle zanne lunghe dieci centimetri e la sorpresa e l'aver
chiuso gli occhi suo malgrado e l'aver anticipato il dolore e il
dolore che non era mai arrivato e il sentirsi sollevato
finché non
ne aveva realizzato il perché e
nonononono – che
penetra negli occhi e poi va via. Per quanto ferito e quasi cosciente
sia Zoro, la tristezza non gli passa inosservata. I suoi occhi si
stringono con perplessità.
La
risposta del suo
capitano è calma e piena di dolore.
«Non
sono stato
abbastanza forte».
I
is for
Ignorance, which can be bliss.
(I
è per
Ignoranza, che può essere una beatitudine)
Robin
ha eliminato
esattamente 27 cacciatori di pirati per la sua ciurma. Per quel che
la riguarda, ogni singolo cacciatore lo meritava. Nessuno bracca il
capitano della ciurma di Cappello di Paglia o qualunque dei membri
del suo equipaggio senza certe conseguenze che possono includere o
meno un collo spezzato.
Certo,
Rufy non ne
ha idea. Lui non lo permetterebbe mai, non lo chiederebbe mai e Robin
pensa che è esattamente per questo che non le dispiace farlo
per
lui. Anche il resto della ciurma ne è ignaro, eccetto Zoro
ma non
ciò non riesce ad essere un problema. Lo spadaccino non la
ferma e
lei non ferma lui. Entrambi hanno un reciproco accordo per cui devono
proteggere ciò che devono proteggere facendo ciò
che deve essere
fatto. Lui tuttavia, cerca di arrivare ai cacciatori di pirati prima
di lei perché si sente fin troppo il primo ufficiale del suo
capitano e preferisce evitare spargimenti di sangue con minacce
altrettanto efficaci. Robin, d'altra parte, si sente fin troppo
stanca del mondo e sospettosa per lasciare vivo chiunque sulle loro
tracce.
Così
ora, quando un
cacciatore di pirati del luogo decide di stare in agguato nell'ombra
alle loro spalle e Zoro rallenta il passo per rimanere dietro la
ciurma, l'archeologa sa cosa ha in mente. Lei però arriva
prima, e
Chopper è l'unico che si irrigidisce al suono distante di un
osso
spezzato di qualcuno che cade al suolo in una calca esanime.
«Qualcosa
non va,
signor Dottore?» Robin chiede con un sorriso, senza mai
interrompere
il suo passo mentre petali di fiori si dissolvono dalle spalle di un
uomo morto alcuni metri alle loro spalle.
«Mi
era
sembrato...», le orecchie di Chopper si sono girate
così come il
suo sguardo. Eppure, quando i suoi ampi occhi scivolano sul viso di
Robin lui sorride con rassicurazione. «Non importa».
Chopper
rallenta il
passo in sintonia con Robin così l'esile mano della donna si
posa
sulla schiena dell'animale. Lui volta indietro il collo per guardarla
e cinguetta con onestà.
«Non
è niente
Robin! Non devi preoccuparti».
Robin
ha eliminato
esattamente 28 cacciatori di pirati per la sua ciurma e sa che questo
è solo l'inizio. Un giorno, il suo passato si
rimetterà al passo
con il presente e lei sarà costretta in cambio a rinunciare
al suo
futuro perché rinunciare alle persone
non è più un opzione.
I suoi nemici possono infrangere i suoi sogni,
rubare la sua
libertà ma lei non lascerà che essi posino mai un
dito su di loro,
non per la sua vita, non per il mondo.
(“Non
ti
importa che se l'arma verrà resuscitata il mondo
verrà distrutto?”
La
sua riposta è
dura e feroce e più tardi farà piangere i suoi
amici.
“Non mi
importa.”)
Le
sue dita sottili
si muovono su per fermarsi tra le scapole di Chopper e lei
può
sentire il battito regolare di un cuore forte, innocente. Robin
sorride.
«Grazie
signor
Dottore».
Gli
altri ignorano
quanto lontano lei si è spinta – ed è
pronta a spingersi – per
loro, e lei spera solo che le cose restino così.
(Quando
la
bandiera dai cinque punti si spegne luminosa sullo sfondo del cielo,
Robin rimane a domandarsi chi era stato l'ignorante per tutto il
tempo.)
~·~·~❧~·~·~
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Capitolo 4 *** Jewels, Knives&Katana, Lion&Lamb ***
4.
Jewels, Knives&Katana,
Lion&Lamb
(Gioielli,
Coltelli&Katana,
Leone&Agnello)
J is for Jewels
and Gems, things
that can shine even without light.
[J sta per
Jewels and Gems
(n.d.t.: Gioielli e Gemme), cose che possono risplendere anche in
assenza di luce.]
Gioielli e gemme sono una
moltitudine di colori vorticosi, a volte profondi e ricchi, altre
volte chiari e luminosi, ma sempre mozzafiato. Possono essere posti
nelle più oscure casse del tesoro, nelle scatole
più fosche e
ancora brilleranno e anche tutto il resto diventerà
più luminoso.
Gioielli e gemme sono
come il denaro
e una ladra dalla testa arancione ha imparato molto presto nella sua
vita che soldi sono sinonimo di potere. Il potere è
ciò che tiene
le minacce di morte e dolore appese sulla sua testa e il denaro
è
l'unica via di fuga, l'unico scudo in suo possesso per proteggere
ciò
che ama.
Gioielli e gemme sono
tutto ciò di
cui lei ha verosimilmente bisogno e tutto ciò che sa di
volere.
Ma poi lei trova tre
idioti, sorrisi
solari e sogni folli. Con loro, il cielo sembra sempre più
splendente e Nami non capisce perché.
K is for Katanas
and Knives and
other blades that Luffy hesitates to dodge
[K sta per
Katana e Knives
(n.d.t.: Coltelli) e altre lame che Rufy esita a schivare]
Una delle prime cose che
Rayleigh
notò fu che Rufy aveva un tempo di reazione più
lento a determinate
minacce rispetto che ad altre. Quando Rayleigh gli domandò a
proposito di ciò, Rufy lo fissò con sguardo
assente e così il più
anziano lasciò perdere. Invece, si impegnò a
rafforzare
l'importanza di saltare o schivare ogni volta che una lama veniva
verso di lui perché era sempre meglio evitare una lama e non
bloccarla – soprattutto per Rufy. Gli alti funzionari della
Marina
usavano spesso armi rivestite di algamatolite che voleva dire
disastro per gli utilizzatori dei Frutti del Diavolo.
Rufy tuttavia non aveva
mai
veramente smesso, sempre ad aspettare una frazione di secondo in
più
del dovuto prima di riconoscere alla fine e in qualche modo
reclutante la necessità di schivare le lame nemiche che
miravano al
suo collo.
Rayleigh la definiva
un'abitudine,
una cattiva abitudine. Nel profondo però, sapeva che quella
lezione
era l'unica che Rufy non avrebbe mai appreso. O meglio, due anni non
sarebbero mai stati abbastanza per disimparare.
(E dopotutto
sono passati
ventidue anni e Rayleigh qualche volta pensa ancora che il suo
capitano si unirà alla lotta.)
L is for a Lion
and a Lamb, two
friends who never met
[L sta per Lion
e Lamb (n.d.t.:
Leone e Agnello), due amici che non si sono mai incontrati]
«Franky, sei
sicuro di non voler
essere tu a mostrare loro la nave?»
Iceburg
domandò mentre si
avvicinava al suo vecchio amico. Alcune ore prima, era stato
apportato l'ultimo aggiustamento e la nave era stata dichiarata
completata. Era uno spettacolo di cui andare fieri; il cuore di
Iceburg si gonfiò di orgoglio alla grande nave che aveva
aiutato a
costruire.
Questa nave
salperà fino ai
confini del mondo, Iceburg non poté evitare il
pensiero fugace
prima di prendere posto accanto al suo amico davanti alla nave. Il
cyborg non si era neanche mosso; non aveva tolto gli occhi dalla sua
creazione dopo aver chiesto ad Iceburg di consegnare ai Mugiwara la
loro nave al posto suo.
«No».
C'erano mille ragioni
dette in
quella parola, e tutte quante erano bugie ma Iceburg non disse nulla.
«...
Perché hai costruito la
polena a forma di leone?»
Lui domandò
invece e c'era un
tacito accordo che Franky non pensava di meritare.
«Idiota-burg,»
l'insulto fu
mormorato con burbero affetto. «Di' loro che è
perché il leone è
il re degli animali, perfetto per una ciurma che salpa con il
“re
dei mari”».
«Va
bene», Iceburg guardò il
leone dalla criniera a petali mentre chiedeva. «Ma tu non hai
risposto alla mia domanda».
Il cyborg
guardò il suo amico per
la prima volta, e Iceburg fu sorpreso di vedere il sorriso
imbarazzato.
«Non volevo che
l'agnello giacesse
da solo».
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Capitolo 5 *** Monsters, Names ***
5.
Monsters, Names
(Mostri, Nomi)
M is for
Monsters, what nobody
lives to see
(M sta per
Mostri, che nessuno
vive abbastanza per vedere)
Tu guardi ai tre pirati
che
incombono davanti a te, i loro occhi si accendono di furia violenta e
tu fai un passo indietro.
Non sapevi che la palla
di pelo che
camminava era uno di loro – un triste gruppo di pirati di cui
non
avevi mai sentito parlare. Non lo sapevi e avevi pensato che il
cappello fosse ridicolo e ti eri approfittato del fatto che
finché
minacciavi di uccidere il gattino che avevi trovato nel vicolo, la
palla di pelo non avrebbe osato reagire.
La parte posteriore del
tuo piede
sbatte contro il muro del vicolo, e tu ti premi contro di esso con le
tue mani alzate in difesa. Alle spalle dei tre pirati puoi vedere
altri tre pirati rannicchiati attorno al loro compagno martoriato a
proteggerlo - ma il pirata con le katana scivola nella tua linea
dello sguardo.
«P-pensavo che
fosse solo un
randagio», i tuoi occhi balzano dallo spadaccino alla donna
dai
capelli corvini e alla fine si posano sul pirata che sta nel mezzo.
Il ragazzo smilzo con un cappello di paglia. «I-io non avevo
intenzione, lo giuro».
«Il suo nome
è Chopper», il
pirata dal cappello di paglia mormora sommessamente.
«È nostro
amico».
La falda del cappello di
paglia è
spinta verso l'alto, e occhi marrone scuro incontrano i tuoi.
(Tu ricordi
storie di mostri, di
creature terrificanti che riposano sul fondo dei mari più
oscuri,
che risorgono solo per incontrare la luna e lasciano distruzione al
loro passaggio. Riducono le navi in pezzi di legno e i pochi
sopravvissuti urlano durante i loro sonni di ruggiti feroci e squame
luccicanti.
Eppure i mostri
che in realtà
dovrebbero essere temuti sono quelli di cui nessuno ha udito. Quelli
che non hanno storie. Quelli che non lasciano storie.
Perché
i veri mostri non fanno a
pezzi. Ingoiano per intero.)
N is for Names
which are usually
all Luffy needs to say
(N sta per Nomi
che solitamente
sono tutto ciò che Rufy ha bisogno di dire)
Rufy allungò
le braccia prima di
saltare via dalla polena della Sunny e atterrare ordinatamente sul
ponte. Camminò lentamente verso la sua navigatrice che aveva
diverse
mappe sparse sul tavolo rotondo. Nami stava facendo distrattamente
scorrere il dito sulla piuma bianca quando la sagoma di Rufy si
proiettò sulle sue mappe.
«Nami?»
«Solo
uno», Nami alzò una mano
per scacciarlo, mentre continuava senza nemmeno alzare lo sguardo.
«Giuro che se ne prendi più di uno Rufy, la Marina
non troverà mai
il tuo corpo».
Rufy fece un gran sorriso
in
ringraziamento e saltellò verso i cespugli carichi di
mandarini
maturi, per coglierne esattamente uno. Si fermò per un
attimo, ma
era sicuro che quello che aveva era il più grande e si
voltò per
correre in cucina.
«SANJI!»
Rufy con orgoglio
sventolò il
frutto alla faccia del cuoco. Sanji che aveva appena finito di lavare
i piatti, sospirò.
«Nami-san non
è solo bella, lei è
clemente e caritatevole per averti donato questo frutto»,
Sanji
canticchiò mentre si riallacciava il grembiule e riceveva il
frutto
– iniziando a preparare il suo speciale gelato al mandarino.
«Vorrei ancora una volta dimostrarle il mio amore eterno
preparandole qualcosa di speciale per pranzo – anche se
niente può
essere tanto perfetto come è lei, seduta con il vento che
che le
accarezza i capelli e...»
L'utilizzatore del Frutto
del
Diavolo lasciò il cuoco ai suoi strumenti perché
ci volevano sempre
almeno trenta minuti così voleva dire che Rufy aveva
abbastanza
tempo per scoprire cosa stava facendo Usop. Il cecchino era nella sua
camera, studiando attentamente il suo set di chimica e Rufy
aggrottò
la fronte. Usop stava componendo una nuova arma, e ciò
significava
che a Rufy non era concesso trovarsi a meno di un metro dal suo
amico.
«U-sop»,
Rufy si trascinò sulla
porta lamentandosi, ma Usop alzò un dito in segno di
avvertimento.
«Ho capito che
ti annoi, ma non ora
Rufy! In questo momento il grande Usop è nel bel mezzo della
preparazione di una bomba del palato che all'inizio sa di dolce e poi
diventa acida! Andiamo a infastidire Zoro quando ho finito, ma devi
aspettare almeno un'ora!»
Con ciò, Rufy
lasciò la loro
stanza e ripiegò sulla sua ultima speranza con una smorfia.
Si gettò
sullo stomaco del suo spadaccino addormentato, e non si mosse neanche
quando l'altro pirata soffocò preso di sprovvista. Ripresosi
dal
colpo, Zoro allungò la mano e colpì la testa del
pirata di gomma
mentre lo malediceva.
«Rufy
maledetto! Che diavolo fai!»
Rufy si girò
sulla sua schiena,
trasformando l'intero stomaco di Zoro nel suo cuscino.
Aggrottò la
fronte al cielo.
«Ma
Zo-ro...»
Lo spadaccino, che si era
appoggiato
ai gomiti, sbuffò.
«Non venirmi
dietro solo perché
Usop è occupato. E poi, se Usop è troppo
occupato, vuol dire che
non dovrai spartire».
Rufy piegò la
testa mentre
considerava il punto di vista del suo amico – prima di
allargarsi
in un sorriso.
(Nessuno
di loro si pone domande - i Mugiwara sono compatti in questo modo.)
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Capitolo 6 *** Off-guard, Peace ***
6. Offguard,
Peace
(Colti di sorpresa, Pace)
O is for
Off-guard, the rare
moments they leave themselves bare
[O sta per
Off-guard (n.d.t.:
Colti di sorpresa), i rari momenti in cui si lasciano scoperti]
In alcune serate, Ruffy
improvvisamente dichiara che per cena debba farsi una grigliata.
Sanji lo asseconda facilmente, e Zoro e Franky aiutano a spostare la
birra e il tavolo sul ponte. Usopp e Chopper portano i piatti mentre
Nami e Robin apparecchiano. Brook non è sciocco –
dopotutto una
notte nebbiosa non è il solito clima in cui le persone
decidono di
festeggiare tutta la notte – ma non è mai capace
di fermarli e
guarda soltanto. Poi prende il suo violino e suona un pezzo che
comincia triste e solitario per poi diventare un fuoco di note che
suonano come il calore del sole – e lo dedica a loro.
Quando Nami trova Robin
che tasta le
mappe che aveva lasciato nella loro stanza, la navigatrice sparisce
nella biblioteca della loro nave. Due giorni più tardi
ritorna con
un'unica mappa di un'isola che esiste a malapena nei libri e
soprattutto nei ricordi di un'archeologa. Robin sposta lo sguardo dal
nome in cinque lettere ben scritto all'amica esausta e carente di
sonno, e improvvisamente, Robin sembra tanto più giovane.
Dopo un'altra battaglia
senza nome
ma feroce, Zoro rimane con numerose cicatrici e una febbre che
solleva preoccupazioni in ogni medico che si rispetti. Loro parlano
di deliri e allucinazioni e disorientamento. Ma Rufy sa che
è
qualcosa di più quando il suo amico apre gli occhi e lo
prega di non
avvicinarsi alle scale, così lui annuisce e promette e non
ne fa più
menzione.
P is for Peace
which is always a
relative concept
(P sta per Pace
che è sempre un
concetto relativo)
Era un giorno normale
sulla Thousand
Sunny.
«RUFY! SO CHE
SEI STATO TU A
PRENDERE IL PIATTO DI TARTUFI AL CIOCCOLATO E I DOLCI AL MIRTILLO!
RIPORTA QUELLI E IL TUO CULO INUTILE QUI! ADESSO! ORA!»
Normale di solito vuol
dire pacifico
ma pacifico non sempre voleva dire tranquillo. Almeno non sulla
Thousand Sunny.
Sanji si
precipitò fuori dalla
cucina coi fulmini agli occhi. Se fossero stati sulla Going Merry si
sarebbe diretto direttamente sul ponte. Ora, non aveva bisogno di
guardare verso il ponte per sapere che non avrebbe trovato
lì il suo
capitano. Sanji strinse i denti irritato mentre inseriva un piede sul
nodo della scala di corde. Maledetta corda, non riusciva a battere i
piedi. Voleva battere i piedi. Meritava di battere i piedi
perché la
maledetta scimmia aveva preso i maledetti spuntini ancora
una
maledetta volta.
Aprì con una
spinta il portello
della coffa e trovò chi stava cercando.
«Lo
uccido», Sanji fissò lo
spadaccino. «Dove. Sta».
A suo merito, Zoro non
finse di non
sapere a chi si stava riferendo Sanji.
«Come se me ne
importa», Zoro
borbottò mentre si girava per afferrare un altro peso che si
trovava
accanto al muro. Gli occhi di Sanji si strinsero pericolosamente; una
parte della sua mente si attaccò al fatto che Zoro rifiutava
di
incontrare il suo sguardo, il che era un chiaro segno di
colpevolezza, mentre l'altra parte della sua mente analizzò
gli
strumenti e i blocchi di attrezzi nascosti sotto coperte, cercando di
trovare un possibile nascondiglio per idioti di gomma e piatti pieni
di dolci.
«Come se non lo
sapessi», Sanji
sibilò e tirò un calcio che Zoro fu costretto a
girare all'indietro
per schivare. Nonostante la ferocia del confronto, Sanji e Zoro
atterrarono delicatamente sui loro piedi, attenti a non disturbare o
danneggiare la nuova nave in alcun modo. «Qualcosa che pesa
sulla
tua coscienza, spadaccino di merda? Perché non sei capace di
guardarmi negli occhi come un uomo?»
Sanji osservò
con soddisfazione
mentre la sua provocazione affondò e lo spadaccino si
irrigidì
all'istante. Gli amici davvero erano i peggior nemici, Sanji sorrise
dentro di sé, perché gli amici sapevano
esattamente dove faceva più
male e anche se ti infilzavano senza pietà, non ti era
permesso
ucciderli.
«Non
lo so», Zoro ringhiò
di nuovo, finalmente incontrando lo sguardo del cuoco ed era intenso
e sincero e Sanji non gli credette per un secondo.
«Sì,
come no-»
«Sanji-kun!
Puoi aiutarmi a
spostare questa cosa?» La chiamata urgente di Nami dal basso
fece
irruzione nella loro accesa discussione, e Sanji immediatamente si
voltò, gridando il nome della sua bella Nami-san; belle
donne
bisognose d'aiuto erano sempre più importanti della gestione
di
questi idioti senza cervello. Se ne andò senza voltarsi
indietro.
Scontento, Zoro
guardò il cuoco
saltellare giù prima di confermare.
«È
andato via».
Rufy strisciò
da sotto le coperte
davanti le quali stava Zoro e si sistemò seduto, divorando i
dolci
che aveva ottenuto con successo. L'ex cacciatore di pirati
fissò
l'amico con aria annoiata – i suoi piedi bruciavano ancora a
causa
dell'attrito quando aveva schivato i calci del cuoco di merda
– e
si gettò accanto al suo capitano come un bambino imbronciato.
«Ricordami
perché diavolo continuo
ad aiutarti».
Rufy senza dire una
parola passò la
lattina di birra che aveva trafugato insieme al resto. Zoro
ghignò.
«Ah
già».
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Capitolo 7 *** Quotes, Rescue Mission ***
7.
Quotes, Rescue Mission
(Citazioni, Missione di
Soccorso)
Q is for Quote,
the Quote of the
day which is-
[Q sta per Quote
(n.d.t.:
Citazione), la Citazione del giorno che è-]
«Non
so cosa diavolo ho fatto
per meritarvi!» Nami, dodici anni, urla con rabbia
agli
uomini-pesce dagli occhi malevoli, tra le mani tiene una stringa di
cuoio flessibile e tre perline di colore blu scuro –
ciò che
rimaneva di quello che doveva essere il regalo di compleanno di
Nojiko. Le perline del braccialetto rotto non sono gioielli, per gli
uomini-pesce non valgono più delle conchiglie sparse in
qualsiasi
spiaggia ma Nami aveva fatto quel braccialetto ed
era stata
così stupida da lasciarlo da solo nella sua stanza
per cinque
minuti e quello era stato per loro motivo
sufficiente per
distruggerlo.
«Vi
odio!» Nami lancia il resto
delle perline verso gli uomini-pesce che stanno prendendo pigramente
il sole e poi si volta e corre su per le scale verso la sua stanza.
Sbatte la porta e striscia sotto la sua scrivania e quando si
arriccia stretta come una palla – scoppia a piangere.
Perché il suo
braccialetto poteva
essere piccolo e stupido ma comunque, era speciale.
Sei anni
più tardi
«Um...
Nami?»
La navigatrice alza lo
sguardo dal
suo libro per rispondere al suo capitano. I suoi occhi si stringono
pericolosamente.
«Rufy?
Perché ti stai nascondendo
dietro Zoro?»
La sua domanda
è tagliente come una
frusta e i due pirati si lanciano un'occhiata a vicenda a disagio,
una conversazione silenziosa ma pressante. L'unica parte che Nami
afferra è l'ultima, quando Zoro alza il mento nella
direzione di
Nami – un modo silenzioso ma chiaro per dire vedi
di farlo ora.
Rufy annuisce, ma solo dopo essersi riparato ancora di più
dietro al
suo amico così che l'unica cosa visibile a Nami era la mano
che
spuntava in modo ridicolo alle spalle di Zoro.
La navigatrice guarda in
basso verso
la mano rivolta a lei. I suoi occhi si spalancano quando si rende
conto che c'è un ramoscello rotto, probabilmente di uno dei
suoi
alberi di arance, che giace sul palmo teso di Rufy.
«...A noi
uhm», Zoro si gratta la
testa mentre pronuncia con cautela. «A noi – piantala
di
spintonare Rufy – uhm, dispiace».
«Non volevamo
che succedesse! Sul
serio!» Rufy apre la bocca da qualche parte alle spalle dello
spadaccino. «Davvero non volevamo sbattere contro l'albero e
fargli
del male!»
«Già,
è solo...» L'aspirante
spadaccino-più-grande-del-mondo conclude debolmente.
«È successo».
La testa di Rufy fa
capolino da
sopra la spalla di Zoro mentre furiosamente annuisce in accordo. La
loro spiegazione sul destino del ramoscello è apparentemente
terminata e, tenendosi cautamente fuori dalla portata di Nami,
entrambi la fissano in silenzio aspettando la sua ira.
Invece, Nami pondera le
scuse
sincere di uno e il nervosismo non così tanto indifferente
dell'altro per il ridicolmente piccolo ramoscello in questione e si
chiede a voce alta.
«Cosa diavolo
ho fatto per
meritarvi?»
(Perché
è piccolo e stupido ma
loro capiscono quanto sia speciale e questo
è tutto ciò che
lei abbia mai chiesto.)
R is for a
Rescue Mission, one
where the boys have some fun for once.
[R sta per
Rescue Mission
(n.d.t.: Missione di Soccorso), quella volta che i ragazzi si sono
divertiti]
«Qui
è Grande-Naso in posizione,
Naso-Blu mi senti, passo».
«Forte e chiaro
Naso-Lung... Volevo
dire Grande-Naso. Ma posso fare una domanda, passo».
«Affermativo,
passo».
«Qual
è il nostro obiettivo per
questa missione di soccorso, passo».
«Il nostro
capitano si è
intrufolato in cucina durante la notte per uno spuntino notturno,
passo».
«Oh, allora
stiamo salvando Rufy
dal finire nei guai? Uhm, passo».
«Negativo
soldato, stiamo salvando
il nostro frigorifero, e speriamo anche la nostra colazione,
passo».
«Volete darvi
una mossa voi due?
Rufy sta probabilmente divorando tutto ogni secondo che
passa!»
«Naso-Blu,
attento alle tue spalle.
Hai un arrabbiato Sopracciglio-Vorticioso che... AHIA!»
«Uso- Volevo
dire, Grande-Naso?
Tutto bene? Passo?»
«...»
«Usop?
Usop?»
«...Naso-Lungo
è stato messo fuori
gioco. Questo è Sexy-Cuoco al suo posto. Naso-Blu, sei in
posizione,
passo».
«Uhm,
affermativo, passo».
«Allora
confermo che
l'Operazione-È-Probabilmente-Tutta-Colpa-Del-Maledetto-Testa-D'Alga
è iniziata, soldato. Naso-Blu, mantieni la tua posizione
mentre io
vado a prendere a calci un culo di gomma. Passo e chiudo».
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Capitolo 8 *** Shame and Sanity, Touch ***
8.
Shame and Sanity, Touch
(Buonsenso e pudore, Tocco)
S is for Sanity
and Shame, or
rather the lack of.
[S sta per
Sanity and Shame
(n.d.t.: buonsenso e pudore), o meglio la mancanza di ciò.]
«Shanks,
cos'è la “di-nni-taa”*?»
Shanks seguì
lo strattone della sua
manica e trovò un bambino, cinque anni e occhi rotondi, che
gli
stringeva la camicia.
«Perché
lo chiedi, Rufy?» Il
pirata raccolse il bambino e lo fece sedere su uno sgabello accanto a
lui. Rufy, che si era accigliato perché lui era in grado di
salire
da solo sulla sedia essendo ormai grande, si rianimò alla
domanda.
«Ho sentito
Makino che parlava e
diceva che i pirati non hanno...» Le sue sopracciglia si
avvicinarono mentre si sforzava con la parola.
“Di-nni-taa.”
«Oh»,
Shanks si meravigliò.
«Parlava della
signora con cui tu
stavi parlando ieri», Rufy aggiunse in aiuto.
«Makino ha detto che
era tanto vecchia che poteva essere tua mamma».
«Oh».
Boati di risate esplosero
tutto
intorno nel bar mentre i membri della ciurma del Rosso ricordavano la
notte precedente e il loro capitano ubriaco. Detto capitano
inclinò
il capo con un largo sorriso che sbocciava sui suoi lineamenti.
«No, Makino-san
ha capito male»,
Shanks scompigliò i soffici capelli neri mentre faceva cenno
per un
bicchiere di latte per il suo piccolo amico. «Noi pirati
abbiamo un
sacco di dignità. Solo non abbiamo nessun...
Uhm...»
«Pudore?»
Una nuova voce supplì
in modo sardonico e solo Rufy alzò lo sguardo e vide che era
Ben. Il
primo ufficiale scivolò sul posto vuoto con un sorriso per
rispondere al bambino. Shanks si grattò la testa.
«Pensavo a
buonsenso».
«Sì»,
Ben sbuffò mentre alzava
la sua birra in saluto, un'azione che il resto della ciurma
più un
bambino di cinque anni seguirono. Sorrise sarcasticamente al suo
capitano. «Anche quello».
Ascoltando l'esplosione
di esulti,
imprecazione e risate, Rufy sorrise; la vita di un pirata sembrava
grandiosa.
*n.d.t: Rufy sta
cercando di
pronunciare la parola “dignità”.
T is for Touch,
the one they need
to get the message through.
(T sta per
Tocco, quello di cui
hanno bisogno per far capire il messaggio.)
Brook si sveglia con un
urlo, il
gelo di una nebbia e la solitudine senza fine che fermano un cuore
che lui non possiede ed è la presa forte di Usop sulla sua
spalla
che riporta il calore.
(Non sei solo)
Ancora uno sporco
perdente buono a
nulla ha provato ad alzare le sue inutili dita sulla preziosa e bella
e perfetta Nami-san e Sanji sente il sangue affluire alla testa
mentre la sua attenzione si sposta ai suoi piedi. Non è
questo il
luogo o il momento se vogliono lasciare l'isola senza allertare ogni
militare nella zona e cosa più importante, Nami sapeva che
una cosa
del genere sarebbe accaduta e aveva ordinato loro ugualmente di non
muoversi. Di conseguenza Franky blocca la visuale di Sanji e cala una
mano sulla spalla del suo amico, delicatamente per non fargli del
male ma abbastanza significativamente per avvertire.
(Non ora)
Stanno facendo un giro in
città
insieme e una libreria, malconcia e vecchia e finemente schiacciata
tra due edifici più grandi e più nuovi, cattura
l'occhio di Robin.
Lei si volta per avvicinarsi ma si blocca quando sente un rumore
soffocato alle sue spalle. Si volta indietro, immediatamente pronta a
distruggere chiunque osi fare del male al suo amico
impellicciato ma trova solo Chopper che la fissa con uno sguardo di
genuina paura e dolore latente. Robin cattura il disperato sussurro
di Chopper, non andare Robin, e la colpa le si
stringe in gola
mentre lei realizza il momento a cui Chopper sta ripensando.
L'archeologa volta le spalle in modo fermo alla libreria (il
mondo) e si pone accanto al pirata bloccato. Non dice nulla a
suggerire di aver udito la supplica ma pone una mano sulla schiena
della renna come una promessa.
(Non
più)
Zoro sente lo sbuffo
tagliente, il
segno di rassegnazione e alza la sua katana per bloccare la via della
navigatrice prima ancora che lei si alzi. Lei vuole sostenere che
questa volta il nemico davvero non può
essere vinto e loro
non hanno altra scelta e non era poi così male
perché tutto ciò
che quelli volevano era la sua abilità di navigatrice in
cambio di
Rufy ma Zoro alza un sopracciglio e lei si
zittisce. Lui si
alza, spingendo fuori la katana di alcuni centimetri con il suo
pollice e quando passa, le sue spalle si strofinano con quelle della
giovane. Nami morde un singhiozzo improvviso e impossibile
perché
quel breve colpetto era stato intenzionale – tutto quello che
Zoro
fa è intenzionale – e feroce.
(Mai)
Rufy gira la testa dalla
polena e
guarda ad ognuno di loro, uno per volta. I lati della sua bocca si
curvano verso il cielo e il suo sorriso illumina il loro mondo e
tocca la loro anima in un modo che non permetterebbero a nessun
altro. Loro gli sorridono di rimando e concordano.
(Per sempre)
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Capitolo 9 *** Unasinous, Veterinarian ***
-Come
avrete notato, sto avendo alcuni problemi a tenermi al passo con gli
aggiornamenti. Non so quando riuscirò a riprendere il ritmo
delle
scorse settimane, ma spero di tornare presto alla normalità.
Mi scuso
molto per il disagio che vi sto causando e vi ringrazio per la vostra
pazienza.- AMG
___________________________________
9. Unasinous,
Veterinarian
(“Unasinous¹”,
Veterinario)
U
is for unasinous
which means being equally... stupid.
(U
sta per
“Unasinous” che vuol dire essere ugualmente...
stupidi.)
«Zoro,
ci
disidrateremo e moriremo qui».
«Uh».
Usop
si ripulì gli
occhi dal fango con la sua manica della camicia già sporca
anch'essa
di fango mentre in modo molto calmo fece un'osservazione.
«Zoro,
rimarremo
bloccati in questa fossa di fango senza fondo per giorni
e giorni e moriremo di fame e
nessuno saprà dove siamo
e moriremo!»
Va
bene, forse “calmo”
non era la parola giusta.
«Usop»,
Zoro grugnì
mentre tirava fuori dal fango le tre katana e le teneva in equilibrio
sulle sue gambe. Si era seduto già da un po'
perché non c'era
nessun bisogno di sprecare energia cercando di arrampicarsi sui muri
fangosi e scivolosi. Non aveva neppure rivolto lo sguardo al suo
compagno mentre incrociava le braccia. «Calmati. Non
moriremo».
La
risposta paziente,
quasi annoiata stava passando inosservata al cecchino che camminava
in tondo in piccoli cerchi.
«Non
avrei mai dovuto
seguirti, che stavo pensando a seguire te? Ma sembravi così
sicuro
ma certo che sei sicuro! Sei Zoro! Oh mio dio, dovevo sapere che
qualcosa non andava quando abbiamo superato quell'albero che TI AVEVO
DETTO che avevamo superato quell'albero già TRE VOLTE!
Dovevamo solo
procurarci della legna! E tu!» Usop si girò per
puntare il dito in
direzione del suo amico. «TU, si presume che tu sia uno
spadaccino
ganzo! Dovresti avere sensi super incredibili che ti impediscono di
finire in fosse come questa!»
«Ehi!
Sei stato tu a
finirci dentro e trascinarmi giù-»
«Esiamoquidaore!»
Usop farfugliò velocemente. «Il sole sta
tramontando e non sappiamo
dove siamo e come tornare indietro e nessuno sa che non ci siamo e
nessuno ci troverà mai perché questo è
un posto stupido per
perdersi - persino per te, Zoro, c'era un SENTIERO da seguire, che
cosa sei, cieco?- e NESSUNO ci troverà
mai perché, l'ho già
detto, questo posto è talmente stupidamente remoto e nel bel
mezzo
del nulla e MORIREMO perché NESSUNO CI
TROVERÀ-»
«Usop?
Sei tu?»
Usop
e Zoro alzarono
entrambi lo sguardo nello stesso momento per accogliere la nuova
voce. Trovarono una zazzera di capelli neri e un cappello di paglia
marrone che sbirciava dal cielo viola sopra di loro.
«Rufy?»
Usop lo
guardò a bocca aperta.
«Sei
in ritardo»,
Zoro ringhiò.
«Shishishi²,
sapevo che ti saresti perso, Zoro», Rufy rise mentre
allungava le
sue braccia per tirare fuori i suoi due amici. Usop balzò e
non si
fermò finché non fu almeno abbondantemente ad un
metro dalla fossa.
«Nami ha detto di venirvi a cercare. Sei un idiota Zoro,
shishishi».
«Sta'
zitto», lo
spadaccino ringhiò affabilmente lanciando fango verso la
direzione
del suo capitano.
Usop,
notando il
luccichio improvviso negli occhi del suo capitano, intervenne
velocemente prima che la cosa si trasformasse in una corposa
battaglia di fango.
«Ma
Rufy, come ci hai
trovati?»
Perché
eravamo in
una stupida fossa in una stupida zona remota della foresta che solo
Zoro poteva mai trovare, Usop non lo disse ma non
passò
inosservato. Zoro aggrottò le sopracciglia ferocemente.
«Ma
va'», Rufy
schizzò allegramente fango mentre continuava.
«Visto che Zoro si
era perso, mi sono perso anch'io!»
¹Parola
latina da “ūnus”
= uno, unico, stesso + “asinus” = asino, sciocco.
²Il
suono della risata di Rufy.
V
is for, oh no you
have to be kidding me.
(V
sta per, oh no
non starai scherzando.)
«Tu
sei cosa?»
Il
grido soffocato di
sorpresa di Sanji fu abbastanza da allertare tutti i membri della
ciurma dei Mugiwara nel bar. Perché primo, quella
tonalità elevata
non era normale per uno che si radeva la faccia anziché le
gambe e
secondo, l'ultima volta che avevano inconsciamente lanciato un occhio
l'un l'altro, Sanji stava parlando con una donna e Sanji non era un
uomo che alzava la voce con una donna.
«V-voglio
dire, non è
che c'è qualcosa di sbagliato in
questo», Sanji farfugliò
rendendosi conto che sei paia di occhi e un paio di cavità
oculari
si erano concentrati verso la sua direzione. Lui abbozzò un
sorriso
mentre baciava la mano dell'elegante signora e si congedò.
«Mi
dispiace, i miei amici mi chiamano...»
Quando
Sanji si
avvicinò, il resto dei membri della ciurma si erano un po'
sollevati
dalle sedie – perfino Rufy aveva interrotto il suo pasto.
«Sanji?»
Rufy
domandò, lentamente e in modo serio, gli occhi sul cuoco.
«Dobbiamo
andare via
da qui prima che arrivi Chopper», Sanji borbottò
laconico
afferrando il cappotto di Nami per aiutarla ad infilarlo. Rufy
annuì,
fidandosi immediatamente del giudizio del suo cuoco.
«Ce
ne andiamo ora»,
Rufy annunciò, e con ciò i restanti cinque membri
immediatamente
abbandonarono i loro piatti e bevande per alzarsi.
«Sanji-kun»,
Nami
domandò mentre si infilava il cappotto che Sanji le teneva.
La sua
voce era ferma ma i suoi occhi vibravano con una preoccupazione
trattenuta a malapena. «E Chopper? È ancora a fare
compere con
Robin, giusto?»
«Probabilmente
Nami-san», Sanji si affrettò a rassicurare la
navigatrice. «Volevo
solo assicurarmi che avremmo trovato Chopper da un'altra
parte».
A
ciò, l'ex cacciatore
di pirati si fermò per fissare Sanji dopo aver lanciato uno
sguardo
alla donna con cui il cuoco stava facendo il cascamorto, quella che
ancora sedeva da sola alla fine del bancone.
«Quella
donna», Zoro
ringhiò sommessamente. «È una
minaccia?»
Dal
modo in cui il suo
capitano si era immobilizzato, anche Rufy era interessato alla
risposta a quella domanda e con l'ingombrante peso del silenzio del
suo capitano e la domanda del suo compagno, Sanji sapeva di non avere
altra scelta.
«No,
no, non nel modo
che pensate. Non è una minaccia per Chopper o per nessuno di
noi,
sarebbe solo dannatamente imbarazzante. E non so, forse anche
offensivo? Ma soprattutto imbarazzante, tipo davvero davvero
imbarazzante perché voglio dire... È solo che...
Io..Lei..» La
ciurma fu ricompensata con un raro spettacolo di un Sanji sconvolto.
Sanji prese un respiro profondo prima di bisbigliare disperatamente.
«Ha
detto di essere
una veterinaria».
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