Next Time Won't You Sing With Me

di a k u r o s a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ace, Babysitting, Canard ***
Capitolo 2: *** Dog, Eleutheromania, Foe ***
Capitolo 3: *** Gun, Hesitation, Ignorance ***
Capitolo 4: *** Jewels, Knives&Katana, Lion&Lamb ***
Capitolo 5: *** Monsters, Names ***
Capitolo 6: *** Off-guard, Peace ***
Capitolo 7: *** Quotes, Rescue Mission ***
Capitolo 8: *** Shame and Sanity, Touch ***
Capitolo 9: *** Unasinous, Veterinarian ***



Capitolo 1
*** Ace, Babysitting, Canard ***


n/t: nuova storia! In realtà non è una storia ma una piccola collezione di one-shot. Una parola per ogni lettera dell'alfabeto, una storia per ogni parola. Tutte le storie girano principalmente attorno a Rufy e alle sue interazioni con i compagni e qualche volta con Ace. State pronti per una overload di fluff!! E come al solito ricordate che non ci sono pairings nelle storie di akurosa.
Vi invito come sempre a seguire il calendario per gli aggiornamenti [ho notato che nei dispositivi mobili non si riesce a leggere; vi consiglio di verificare se da pc il problema non c'è] e rimanete sintonizzati perché non escludo che nei prossimi giorni possano esserci delle novità.

Buona lettura!!


Next Time Won't You Sing With Me
(Canteresti con me la prossima volta) [Da "The Alphabet Song"]

1. Ace, Babysitting, Canard
(Ace, Babysitting, Chiacchiere)

A is for Ace, the greatest big brother in the world
(A è per Ace, il migliore fratellone del mondo)

Ace inizialmente si agita quando avverte la corrente entrare nella stanza all'aprirsi della porta.
Il morbido suono ovattato dei passi è in qualche modo confortante anche nel sonno e Ace sta per scivolare di nuovo nell'inconscia beatitudine quando sente tirar su col naso. Il suo radar da fratello maggiore si risveglia sfavillando e lui incespica via dalle coperte – e quasi inciampa sulla figura che sta accanto al letto.

Ace batte gli occhi per scacciarne via il sonno mentre mette a fuoco un fratellino scalzo e abbracciato ad un cuscino. Gli occhi marroni di Rufy sono spalancati e il labbro inferiore trema mentre muove un incerto passo in avanti.

«Ace» Rufy pronuncia il nome come un bambino chiederebbe implorando fa' sparire tutto.

Ace immediatamente raccoglie il suo fratellino dal pavimento tra le sue braccia. In risposta, Rufy affonda il viso nell'incavo del collo di suo fratello, senza curarsi di essere troppo grande perché Ace possa tenerlo e il fratello lo ha trascinato sul letto così da ritrovarsi in un fascio di braccia e gambe aggrovigliate. Rufy sospira sollevato perché il grande mostro nero sotto al suo letto non oserà venir fuori perché adesso lui è con Ace e il suo fratellone lo proteggerà da ogni cosa.

Ace stringe il fratellino con la mano a cui Rufy non si è aggrappato come un'ancora di salvezza e la sua attenzione scivola sul grassottello viso infantile quando avverte lo sguardo.

Portgas D. Ace ha solo undici anni ma pensa che forse potrebbe dover morire per essere all'altezza dell'espressione negli occhi del suo fratellino.

B is for Baby-sitting, the act of looking after and taking responsibility of idiots whether you like it or not
(B è per Babysitting, l'atto di accudire e assumersi la responsabilità di idioti che ti piaccia o meno)

Nami non riusciva a credere che stavano ancora avendo questa conversazione. In realtà, il tempo trascorso su quella nave l'aveva levigata meglio di così – poteva crederci. Quello a cui non riusciva a credere era che stavano ancora avendo quella conversazione. Avrebbe voluto che finisse.

Proprio come desiderava il dominio del mondo e tutte le banche e le casse di tesoro allo stesso modo. Proprio come desiderava una cassa del tesoro magica che si riempisse di tutto l'oro del mondo ad ogni minuto.

In altre parole, non si stava proprio avverando.

«Na-mi». Tutto il lamento e il broncio e le accuse del mondo improvvisamente si sistemarono in quelle due sillabe. Nami fece una smorfia e Rufy piagnucolò. «Fa' qualcosa».

E così Nami guardò impotente avanti e indietro tra il piccolo ragazzino che stava ancora tirando su col naso e il non-tanto-piccolo pirata che aveva dovuto scegliere questo momento, questo giorno per volere mangiare l'ultimo zucchero filato rimasto aromatizzato alla carne (e no, Nami non aveva idea di chi avesse creato quella roba ma quella persona avrebbe pagato). Normalmente avrebbe schiaffeggiato Rufy e avrebbe offerto al ragazzino i dolci o viceversa, a seconda del suo umore, ma oggi era in una situazione di stallo. Perché oggi non era un giorno come un altro. Oggi era la Giornata dei Bambini. Era il giorno in cui i piccoli scemi ottenevano quello che volevano qualsiasi cosa fosse, quando volevano.

Ma ancora più importante, era anche il compleanno di Rufy.

«Zoro» Nami si voltò verso lo spadaccino che non aveva detto una parola per la durata della polemica. Gli occhi di Nami imploravano una soluzione.

«È il compleanno di Rufy» Zoro sottolineò, sempre complice del suo capitano.

Ma era anche la Giornata dei Bambini e Nami aveva avuto la sua equa parte nell'essere viziata a morte da Bellemere e Nojiko in quel giorno. Sembrava sbagliato negare ai marmocchi il loro turno.

Ma poi di nuovo, Rufy aveva quei grandi occhi umidi rivolti a lei e Nami sapeva che se gli avesse portato via i dolci, si sarebbe sentita come se avesse ucciso un coniglietto.

«Beh Rufy,» Nami iniziò disperata, torcendosi le mani. «Puoi sempre condividere?»

Rufy la guardò come se stesse parlando un'altra lingua.

Zoro rideva come un pazzo sullo sfondo.

C is for Canard, and rumors that start from places closer than you think
[C è per Canard (n.d.t.:Chiacchiere), e le dicerie che partono da luoghi più vicini di quanto pensi]

«Hai sentito? Roronoa Zoro è diventato un pirata!»

All'esclamazione non così silenziosa, l'uomo dal mantello scuro alzò lo sguardo dalla sua bevanda. Ne aveva già sentito parlare, e si domandava cosa ne pensassero gli altri. Prese un altro sorso della sua bibita prima di appoggiarsi ad una mano, inclinando la testa così che potesse vedere il grande uomo barbuto nell'altro lato del bancone.

L'uomo barbuto notò l'interesse dello straniero e ciò lo incoraggiò solo a parlare ancora più forte.

«Si è messo contro la Marina e li ha battuti a casa loro! Me l'ha detto mio nipote che vive lì in zona, allora deve essere vero!»

«Ma perché avrebbe dovuto farlo?» Un uomo più vecchio, sentendosi alquanto infastidito che l'attenzione fosse concentrata su una singola persona sottolineò. «Se è così forte come le voci dicono che sia, non c'è una singola dannata ragione per lui di stare dalla parte di qualcuno».

La domanda sembrava essere esattamente ciò che l'uomo barbuto si aspettava. Fece cenno agli altri di avvicinarsi, ma la sua voce si diffondeva fino all'altro lato della stanza.

«Ho incontrato un tale oggi che sembrava sapere un sacco, ma secondo lui...» L'uomo si fermò in modo significativo, mentre molti sbuffavano eccitati. Pure l'uomo nel mantello al bancone era stranamente immobile, curioso. L'uomo barbuto sbatté il pugno sul tavolo concludendo con orgoglio.

«Roronoa Zoro è un mezzo robot! Aveva bisogno di qualcuno che lo tenesse oliato!»

L'intero bar rimase in silenzio nei pochi momenti che le parole venivano capite. Quando accadde, la stanza esplose in ogni tipo di esclamazioni e imprecazioni ma l'uomo nel mantello aveva già pagato per la sua bevanda e stava correndo su per le scale. Con i modi di qualcuno con la massima determinazione si aggirò per i corridoi fino a trovare la stanza che stava cercando. Con le urla eccitate che ancora risuonavano nelle sue orecchie (Ma come è possibile? Allora non mangia? Il tizio ha detto che può andare al cesso!), la figura nel mantello aprì la porta con un calcio.

«Rufy,» la figura nel mantello, alias Roronoa Zoro, ringhiò. «Che diavolo hai raccontato a queste persone?»

Monkey D. Rufy ingoiò l'ultimo dessert che aveva fregato dalle cucine e sorrise al primo compagno che aveva reclutato finora.

«Perchè Zoro, i robot sono così fighi».



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Capitolo 2
*** Dog, Eleutheromania, Foe ***


2. Dog, Eleutheromania, Foe
    (Cane, Eleutheromania, Nemico)

D is for Dog, like the scruffy looking thing that sneaked onto Going Merry.
(D è per Dog, come la cosa dall'aspetto trasandato che si è intrufolata nella Going Merry)

«Ehi piccolo amico, che ci fai qui?»

«Bau!»

«Già, immagino che fai bene a stare fuori dalla vista in questo momento perché Nami è tutta incavolata per averti trovato un giorno dopo che abbiamo lasciato il porto. Adesso dobbiamo ritornare indietro da dove siamo venuti e lasciarti lì. Volevo tenerti, ma credo che qualcuno a casa potrebbe sentire la tua mancanza».

«Bau?»

«Io? Sto cercando il mio cappello di paglia! È strano! Mi sono svegliato questa mattina ed era sparito! Non sono perché, non era mai successo prima ma penso che è finito sotto qualcosa nella nostra stanza durante la notte. Non so dove ma sono sicuro che è qui da qualche parte!»

«Bau!»

«Oh, ma Zoro pensa che l'hai preso tu. Lo so, riesci a crederci?»

«B-bau?»

«Zoro ha detto che visto che non è mai successo prima, tu sei l'unico possibile colpevole. Zoro può essere così sospettoso a volte, ma è un tipo a posto quando arrivi a conoscerlo quindi non pensare troppo a lui. Non preoccuparti, gli ho detto che non c'è modo che l'hai preso tu».

«...»

«Perché quello è un cappello davvero speciale e se qualcuno lo prende, anche tu, sarei davvero arrabbiato».

«...»

«Tanto arrabbiato che ti lascerei sfilettare da Sanji! Shishi*, non fa altro che parlare di come cucinarti perché è davvero arrabbiato che ieri gli hai fatto rompere un piatto».

«...»

«Shishishishi- Ops, credo che Sanji ha finito con il pranzo! Torno più tardi, cagnolino!»

Due ore di pranzo più tardi

«EHI RAGAZZI! HO TROVATO IL MIO CAPPELLO! ERA SUL MIO LETTO PER TUTTO IL TMEPO! Ma qualcuno ha visto il cagnolino?»




*n.d.t.: “shishi” è il suono della risata di Rufy nel manga.


E stands for Eleutheromania, because sometimes Luffy is afraid
(E sta per Eleuteromania*, perché qualche volta Rufy ha paura)

Rufy si sveglia ansimando, madido di sudore e rotola fuori dal letto. Si gratta le mani e le ginocchia mentre attraversa la stanza correndo con frenesia e si getta attraverso la porta. Cade sui gomiti e nasconde il viso nell'erba e la terra, ma ciò non allevia i singhiozzi che si accumulano nel suo petto e divampano in respiri smorzati.

Sono passati due anni, e può perdonarsi per la morte di suo fratello. Ma non riesce a fermare gli incubi che affliggono il suo sonno di corridoi oscuri che non hanno mai fine e anguste celle di prigione che non hanno fughe, i luoghi che lui immagina suo fratello ha dovuto subire fino alla sua esecuzione. La prigionia, nella mente di Rufy, è un peccato tanto quanto l'esecuzione; uomini come suo fratello non sono fatti per avere le loro anime soggiogate come un comune animale. Sono destinati ad essere liberi.

(Ma Ace era stato catturato e le sue ali erano state tagliate e Rufy non era riuscito ad afferrare suo fratello quando è caduto. Questo lo fa riflettere. Questo lo spaventa.)

I sogni di pavimenti di pietra inesorabilmente freddi sono così vividi che Rufy deve affondare le dita nella terra soffice per ricordarsi di essere sulla Thousand Sunny. La presa delle catene prive di chiave che lo costringono al muro di una cella senza porta sembra così reale che Rufy si sforza di tenere gli occhi aperti e mette a fuoco la vista della sua nave, che galleggia tra i banchi di pesci per ricordargli – lui è libero. Lui è sulla Thousand Sunny con la sua ciurma e va per le isole in mare perché vuole. Perché sceglie di farlo. Perché è libero di farlo.

(In cambio, deve essere abbastanza forte per sopportare tutto questo).

Il secondo tentativo di un respiro profondo viene fuori strozzato e Rufy si richiude in sé stesso, avvolgendo le braccia intorno al volto.

Si addormenta ascoltando il suo respiro malconcio.

(Ore più tardi, si sveglia di soprassalto per respiri costanti e un russare occasionale che non sono i suoi. Gli otto compagni hanno abbandonato i loro letti per unirsi a lui sul ponte erboso. Si sono rannicchiati attorno a lui, formando un cerchio confortante e protettivo di arti aggrovigliati. Per lungo tempo, lui guarda le loro forme addormentate con sorpresa e poi meraviglia e poi amore e amore e amore).



*un grande desiderio o ossessione per la libertà.


F stands for Foes, something Vivi does not want to become
[F sta per Foes (n.d.t.:nemici), qualcosa che Vivi non vuole diventare]

«Rufy!»

È nel mezzo di una battaglia con esplosioni assordanti di cannoni che sparano, eppure Vivi si gira intorno come gli altri quattro membri della ciurma di Cappello di Paglia. Quella nota di sorpresa dallo stoico spadaccino non può essere una buona cosa.

La vista che li accoglie, un Rufy zoppicante sul ponte intrappolato sotto la rete di agalmatolite del nemico, ha l'effetto di far bloccare contemporaneamente quattro dei cinque membri restanti della ciurma di Cappello di Paglia. L'ultimo membro non osa fermarsi, non osa rischiare e si infila tra i suoi avversari con una traccia di urgenza che mostra solo nella sua mancanza di misericordia; taglia le loro gole con una precisione micidiale e questo li tiene giù.

Vivi combatte quasi meccanicamente perché il suo sguardo è teso sull'amico in grave pericolo- e su Mr. Bushido* che si è avvicinato al suo capitano in caduta.

Il Tenente ovviamente nota anche lui, e deve vedere qualcosa sul volto del pirata che avanza perché il sorriso orgoglioso sui suoi lineamenti cola via. Zoro si avventa e il militare alza la propria spada appena in tempo ma la pura intensità dell'attacco getta il tenente a terra. L'ufficiale ritorna in piedi ma Zoro ha già tirato via la rete e l'equipaggio al completo è tornato in gioco.

Dopo essere scappati con successo dalla Marina, la ciurma torna alle loro normali attività e si gode il pomeriggio. Vivi tuttavia, tocca il suo bicchiere mentre guarda lo spadaccino che dorme. Nami lo ha notato ma non dice niente e aspetta.

«Sono lieta di non essere un nemico del signor Bushido,» Vivi parla alla fine, ma Nami la sorprende. Nami se lo aspettava; è la prima volta che Vivi ha combattuto con loro fianco a fianco.

«Meglio essere un nemico di Zoro che di Rufy,» Nami sorride. «Perché quando si tratta della nostra sicurezza, in realtà è Zoro quello più gentile».

(É solo quando la tempesta di sabbia erutta e l'uomo che ha cercato di lacerare il suo paese vola nel cielo che Vivi capisce veramente).




*n/t: nella versione originale di One Piece, Vivi chiama Zoro “Mr. Bushido”. Il Bushido è il codice d'onore dei samurai, caratteristica che Zoro sembra rispecchiare sotto molti aspetti.


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NOTA PER TUTTI I LETTORI: Con questo capitolo interrompo gli aggiornamenti in vista delle vacanze di Natale (perchè anche la vostra traduttrice ha bisogno di un pò di riposo!). Tutte le storie riprenderanno normalmente
a gennaio
dopo la pausa natalizia.
Auguro a tutti Buone Feste!  Bye~~~~ !!

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Capitolo 3
*** Gun, Hesitation, Ignorance ***


3. Gun, Hesitation, Ignorance
(Pistola, Esitazione, Ignoranza)

G is for Gun, like the one Luffy has pointed at Zoro's head
[G è Gun (n.d.t.: Pistola), come quella che Rufy sta puntando alla testa di Zoro]

Il freddo premuto contro la fronte ridesta Zoro dal sonno. Trova il suo capitano in piedi davanti a lui, la tesa del suo cappello di paglia tirato abbastanza in basso da coprire gli occhi. Velocemente, lo sguardo di Zoro guizza alla mano tesa verso di lui, quella che tiene una pistola puntata alla sua testa.

«Volevo tenertene fuori», le parole di Rufy sono basse e stranamente soffocate, prive del loro solito vigore allegro. Rufy alza la testa e i suoi occhi marrone scuro sono seri. «Scusa Zoro».

Rufy preme il grilletto.

«...Ti diverti?»

Trenta secondi di silenzio più tardi, Zoro alla fine domanda con un sopracciglio alzato. Nonostante l'acqua che gocciola dai suoi capelli e giù per il mento, riesce ad apparire infastidito e minaccioso.

Rufy sorride e si accovaccia tra le gambe tese del suo amico.

«Volevo tenertene fuori, visto che stavi facendo un pisolino», Rufy spiega, agitando la nuova invenzione di Franky; una pistola ad acqua che può sparare variando la gittata da pochi centimetri a tre metri. «Ma non è divertente da solo».

Rufy lancia la pistola e la acchiappa per bene dal muso. Porge la pistola ad acqua per il verso del manico al suo primo ufficiale.

«Ti unisci a me?» Rufy domanda, con un sorriso estremamente largo.

Zoro lancia un'occhiata alle spalle di Rufy, dove Usop e Chopper si stanno nascondendo in maniera evidente dietro l'albero maestro, tenendo ciascuno pistole ad acqua identiche. Lo spadaccino sospira e prende la mano che gli è stata offerta.

«Signorsì capitano».

H is for Hesitation, what Luffy learns he can never afford.
[H è Hesitation (n.d.t.: Esitazione), ciò che Rufy capisce di non poter mai permettersi]

Quando Zoro, malconcio, sanguinante e pericoloso, ritorna in sé con una scossa e con la sua mano che automaticamente trova l'elsa della sua spada e poi subito chiude gli occhi non appena scopre Chopper al suo fianco, la fiducia assoluta in quel gesto è così travolgente che fa quasi male. E Chopper non vuole altro che lasciare che Zoro dorma come evidentemente desidera e a cui in modo ancora più evidente non può opporsi. Tuttavia la ferita nella sua spalla è aperta e la botta nella testa di Zoro quando aveva colpito il ponte era stata violenta e Chopper non può correre rischi.

Così si gira in silenzio verso Rufy che gli sta alle spalle. Perché ha bisogno che Zoro stia sveglio e molto tempo fa ha imparato che può anche implorare, persuadere e persino minacciare lo spadaccino ma tutto ciò che serve a Rufy è una parola. Il capitano si inginocchia accanto al suo amico e lo chiama dolcemente.

«Zoro».

Chopper guarda Zoro che solleva la testa, gli occhi d'acciaio che diventano di una chiarezza quasi cristallina.

«'sa c'è che 'on va?» Zoro domanda, ovviamente sentendo qualcosa che non va, ignaro del biascichio sbagliato nelle sue parole.

«Ho bisogno che stai sveglio», Rufy lo informa in modo allegro ma il sospetto nello sguardo di Zoro rimane. «Lo dice Chopper».

Quando si rende conto che Rufy non ha intenzione di chiarire, lo sguardo di Zoro scivola sulla renna che sta srotolando le bende insanguinate. Lo spadaccino appare un po' sorpreso.

«'no ferito?»

Il capitano trasale per una frazione di secondo al ricordo – il flash di un mostro marino dalle zanne lunghe dieci centimetri e la sorpresa e l'aver chiuso gli occhi suo malgrado e l'aver anticipato il dolore e il dolore che non era mai arrivato e il sentirsi sollevato finché non ne aveva realizzato il perché e nonononono – che penetra negli occhi e poi va via. Per quanto ferito e quasi cosciente sia Zoro, la tristezza non gli passa inosservata. I suoi occhi si stringono con perplessità.

La risposta del suo capitano è calma e piena di dolore.

«Non sono stato abbastanza forte».

I is for Ignorance, which can be bliss.
(I è per Ignoranza, che può essere una beatitudine)

Robin ha eliminato esattamente 27 cacciatori di pirati per la sua ciurma. Per quel che la riguarda, ogni singolo cacciatore lo meritava. Nessuno bracca il capitano della ciurma di Cappello di Paglia o qualunque dei membri del suo equipaggio senza certe conseguenze che possono includere o meno un collo spezzato.

Certo, Rufy non ne ha idea. Lui non lo permetterebbe mai, non lo chiederebbe mai e Robin pensa che è esattamente per questo che non le dispiace farlo per lui. Anche il resto della ciurma ne è ignaro, eccetto Zoro ma non ciò non riesce ad essere un problema. Lo spadaccino non la ferma e lei non ferma lui. Entrambi hanno un reciproco accordo per cui devono proteggere ciò che devono proteggere facendo ciò che deve essere fatto. Lui tuttavia, cerca di arrivare ai cacciatori di pirati prima di lei perché si sente fin troppo il primo ufficiale del suo capitano e preferisce evitare spargimenti di sangue con minacce altrettanto efficaci. Robin, d'altra parte, si sente fin troppo stanca del mondo e sospettosa per lasciare vivo chiunque sulle loro tracce.

Così ora, quando un cacciatore di pirati del luogo decide di stare in agguato nell'ombra alle loro spalle e Zoro rallenta il passo per rimanere dietro la ciurma, l'archeologa sa cosa ha in mente. Lei però arriva prima, e Chopper è l'unico che si irrigidisce al suono distante di un osso spezzato di qualcuno che cade al suolo in una calca esanime.

«Qualcosa non va, signor Dottore?» Robin chiede con un sorriso, senza mai interrompere il suo passo mentre petali di fiori si dissolvono dalle spalle di un uomo morto alcuni metri alle loro spalle.

«Mi era sembrato...», le orecchie di Chopper si sono girate così come il suo sguardo. Eppure, quando i suoi ampi occhi scivolano sul viso di Robin lui sorride con rassicurazione. «Non importa».

Chopper rallenta il passo in sintonia con Robin così l'esile mano della donna si posa sulla schiena dell'animale. Lui volta indietro il collo per guardarla e cinguetta con onestà.

«Non è niente Robin! Non devi preoccuparti».

Robin ha eliminato esattamente 28 cacciatori di pirati per la sua ciurma e sa che questo è solo l'inizio. Un giorno, il suo passato si rimetterà al passo con il presente e lei sarà costretta in cambio a rinunciare al suo futuro perché rinunciare alle persone non è più un opzione. I suoi nemici possono infrangere i suoi sogni, rubare la sua libertà ma lei non lascerà che essi posino mai un dito su di loro, non per la sua vita, non per il mondo.

(“Non ti importa che se l'arma verrà resuscitata il mondo verrà distrutto?”
La sua riposta è dura e feroce e più tardi farà piangere i suoi amici.
Non mi importa.”)

Le sue dita sottili si muovono su per fermarsi tra le scapole di Chopper e lei può sentire il battito regolare di un cuore forte, innocente. Robin sorride.

«Grazie signor Dottore».

Gli altri ignorano quanto lontano lei si è spinta – ed è pronta a spingersi – per loro, e lei spera solo che le cose restino così.

(Quando la bandiera dai cinque punti si spegne luminosa sullo sfondo del cielo, Robin rimane a domandarsi chi era stato l'ignorante per tutto il tempo.)



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Capitolo 4
*** Jewels, Knives&Katana, Lion&Lamb ***


4. Jewels, Knives&Katana, Lion&Lamb
    (Gioielli, Coltelli&Katana, Leone&Agnello)

J is for Jewels and Gems, things that can shine even without light.
[J sta per Jewels and Gems (n.d.t.: Gioielli e Gemme), cose che possono risplendere anche in assenza di luce.]

Gioielli e gemme sono una moltitudine di colori vorticosi, a volte profondi e ricchi, altre volte chiari e luminosi, ma sempre mozzafiato. Possono essere posti nelle più oscure casse del tesoro, nelle scatole più fosche e ancora brilleranno e anche tutto il resto diventerà più luminoso.

Gioielli e gemme sono come il denaro e una ladra dalla testa arancione ha imparato molto presto nella sua vita che soldi sono sinonimo di potere. Il potere è ciò che tiene le minacce di morte e dolore appese sulla sua testa e il denaro è l'unica via di fuga, l'unico scudo in suo possesso per proteggere ciò che ama.

Gioielli e gemme sono tutto ciò di cui lei ha verosimilmente bisogno e tutto ciò che sa di volere.

Ma poi lei trova tre idioti, sorrisi solari e sogni folli. Con loro, il cielo sembra sempre più splendente e Nami non capisce perché.

K is for Katanas and Knives and other blades that Luffy hesitates to dodge
[K sta per Katana e Knives (n.d.t.: Coltelli) e altre lame che Rufy esita a schivare]

Una delle prime cose che Rayleigh notò fu che Rufy aveva un tempo di reazione più lento a determinate minacce rispetto che ad altre. Quando Rayleigh gli domandò a proposito di ciò, Rufy lo fissò con sguardo assente e così il più anziano lasciò perdere. Invece, si impegnò a rafforzare l'importanza di saltare o schivare ogni volta che una lama veniva verso di lui perché era sempre meglio evitare una lama e non bloccarla – soprattutto per Rufy. Gli alti funzionari della Marina usavano spesso armi rivestite di algamatolite che voleva dire disastro per gli utilizzatori dei Frutti del Diavolo.

Rufy tuttavia non aveva mai veramente smesso, sempre ad aspettare una frazione di secondo in più del dovuto prima di riconoscere alla fine e in qualche modo reclutante la necessità di schivare le lame nemiche che miravano al suo collo.

Rayleigh la definiva un'abitudine, una cattiva abitudine. Nel profondo però, sapeva che quella lezione era l'unica che Rufy non avrebbe mai appreso. O meglio, due anni non sarebbero mai stati abbastanza per disimparare.

(E dopotutto sono passati ventidue anni e Rayleigh qualche volta pensa ancora che il suo capitano si unirà alla lotta.)

L is for a Lion and a Lamb, two friends who never met
[L sta per Lion e Lamb (n.d.t.: Leone e Agnello), due amici che non si sono mai incontrati]

«Franky, sei sicuro di non voler essere tu a mostrare loro la nave?»

Iceburg domandò mentre si avvicinava al suo vecchio amico. Alcune ore prima, era stato apportato l'ultimo aggiustamento e la nave era stata dichiarata completata. Era uno spettacolo di cui andare fieri; il cuore di Iceburg si gonfiò di orgoglio alla grande nave che aveva aiutato a costruire.

Questa nave salperà fino ai confini del mondo, Iceburg non poté evitare il pensiero fugace prima di prendere posto accanto al suo amico davanti alla nave. Il cyborg non si era neanche mosso; non aveva tolto gli occhi dalla sua creazione dopo aver chiesto ad Iceburg di consegnare ai Mugiwara la loro nave al posto suo.

«No».

C'erano mille ragioni dette in quella parola, e tutte quante erano bugie ma Iceburg non disse nulla.

«... Perché hai costruito la polena a forma di leone?»

Lui domandò invece e c'era un tacito accordo che Franky non pensava di meritare.

«Idiota-burg,» l'insulto fu mormorato con burbero affetto. «Di' loro che è perché il leone è il re degli animali, perfetto per una ciurma che salpa con il “re dei mari”».

«Va bene», Iceburg guardò il leone dalla criniera a petali mentre chiedeva. «Ma tu non hai risposto alla mia domanda».

Il cyborg guardò il suo amico per la prima volta, e Iceburg fu sorpreso di vedere il sorriso imbarazzato.

«Non volevo che l'agnello giacesse da solo».




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Capitolo 5
*** Monsters, Names ***


5. Monsters, Names
    (Mostri, Nomi)

M is for Monsters, what nobody lives to see
(M sta per Mostri, che nessuno vive abbastanza per vedere)

Tu guardi ai tre pirati che incombono davanti a te, i loro occhi si accendono di furia violenta e tu fai un passo indietro.

Non sapevi che la palla di pelo che camminava era uno di loro – un triste gruppo di pirati di cui non avevi mai sentito parlare. Non lo sapevi e avevi pensato che il cappello fosse ridicolo e ti eri approfittato del fatto che finché minacciavi di uccidere il gattino che avevi trovato nel vicolo, la palla di pelo non avrebbe osato reagire.

La parte posteriore del tuo piede sbatte contro il muro del vicolo, e tu ti premi contro di esso con le tue mani alzate in difesa. Alle spalle dei tre pirati puoi vedere altri tre pirati rannicchiati attorno al loro compagno martoriato a proteggerlo - ma il pirata con le katana scivola nella tua linea dello sguardo.

«P-pensavo che fosse solo un randagio», i tuoi occhi balzano dallo spadaccino alla donna dai capelli corvini e alla fine si posano sul pirata che sta nel mezzo. Il ragazzo smilzo con un cappello di paglia. «I-io non avevo intenzione, lo giuro».

«Il suo nome è Chopper», il pirata dal cappello di paglia mormora sommessamente. «È nostro amico».

La falda del cappello di paglia è spinta verso l'alto, e occhi marrone scuro incontrano i tuoi.

(Tu ricordi storie di mostri, di creature terrificanti che riposano sul fondo dei mari più oscuri, che risorgono solo per incontrare la luna e lasciano distruzione al loro passaggio. Riducono le navi in pezzi di legno e i pochi sopravvissuti urlano durante i loro sonni di ruggiti feroci e squame luccicanti.

Eppure i mostri che in realtà dovrebbero essere temuti sono quelli di cui nessuno ha udito. Quelli che non hanno storie. Quelli che non lasciano storie.

Perché i veri mostri non fanno a pezzi. Ingoiano per intero.)

N is for Names which are usually all Luffy needs to say
(N sta per Nomi che solitamente sono tutto ciò che Rufy ha bisogno di dire)

Rufy allungò le braccia prima di saltare via dalla polena della Sunny e atterrare ordinatamente sul ponte. Camminò lentamente verso la sua navigatrice che aveva diverse mappe sparse sul tavolo rotondo. Nami stava facendo distrattamente scorrere il dito sulla piuma bianca quando la sagoma di Rufy si proiettò sulle sue mappe.

«Nami?»

«Solo uno», Nami alzò una mano per scacciarlo, mentre continuava senza nemmeno alzare lo sguardo. «Giuro che se ne prendi più di uno Rufy, la Marina non troverà mai il tuo corpo».

Rufy fece un gran sorriso in ringraziamento e saltellò verso i cespugli carichi di mandarini maturi, per coglierne esattamente uno. Si fermò per un attimo, ma era sicuro che quello che aveva era il più grande e si voltò per correre in cucina.

«SANJI!»

Rufy con orgoglio sventolò il frutto alla faccia del cuoco. Sanji che aveva appena finito di lavare i piatti, sospirò.

«Nami-san non è solo bella, lei è clemente e caritatevole per averti donato questo frutto», Sanji canticchiò mentre si riallacciava il grembiule e riceveva il frutto – iniziando a preparare il suo speciale gelato al mandarino. «Vorrei ancora una volta dimostrarle il mio amore eterno preparandole qualcosa di speciale per pranzo – anche se niente può essere tanto perfetto come è lei, seduta con il vento che che le accarezza i capelli e...»

L'utilizzatore del Frutto del Diavolo lasciò il cuoco ai suoi strumenti perché ci volevano sempre almeno trenta minuti così voleva dire che Rufy aveva abbastanza tempo per scoprire cosa stava facendo Usop. Il cecchino era nella sua camera, studiando attentamente il suo set di chimica e Rufy aggrottò la fronte. Usop stava componendo una nuova arma, e ciò significava che a Rufy non era concesso trovarsi a meno di un metro dal suo amico.

«U-sop», Rufy si trascinò sulla porta lamentandosi, ma Usop alzò un dito in segno di avvertimento.

«Ho capito che ti annoi, ma non ora Rufy! In questo momento il grande Usop è nel bel mezzo della preparazione di una bomba del palato che all'inizio sa di dolce e poi diventa acida! Andiamo a infastidire Zoro quando ho finito, ma devi aspettare almeno un'ora!»

Con ciò, Rufy lasciò la loro stanza e ripiegò sulla sua ultima speranza con una smorfia. Si gettò sullo stomaco del suo spadaccino addormentato, e non si mosse neanche quando l'altro pirata soffocò preso di sprovvista. Ripresosi dal colpo, Zoro allungò la mano e colpì la testa del pirata di gomma mentre lo malediceva.

«Rufy maledetto! Che diavolo fai!»

Rufy si girò sulla sua schiena, trasformando l'intero stomaco di Zoro nel suo cuscino. Aggrottò la fronte al cielo.

«Ma Zo-ro...»

Lo spadaccino, che si era appoggiato ai gomiti, sbuffò.

«Non venirmi dietro solo perché Usop è occupato. E poi, se Usop è troppo occupato, vuol dire che non dovrai spartire».

Rufy piegò la testa mentre considerava il punto di vista del suo amico – prima di allargarsi in un sorriso.

(Nessuno di loro si pone domande - i Mugiwara sono compatti in questo modo.)


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Capitolo 6
*** Off-guard, Peace ***



6. Offguard, Peace
    (Colti di sorpresa, Pace)

O is for Off-guard, the rare moments they leave themselves bare
[O sta per Off-guard (n.d.t.: Colti di sorpresa), i rari momenti in cui si lasciano scoperti]

In alcune serate, Ruffy improvvisamente dichiara che per cena debba farsi una grigliata. Sanji lo asseconda facilmente, e Zoro e Franky aiutano a spostare la birra e il tavolo sul ponte. Usopp e Chopper portano i piatti mentre Nami e Robin apparecchiano. Brook non è sciocco – dopotutto una notte nebbiosa non è il solito clima in cui le persone decidono di festeggiare tutta la notte – ma non è mai capace di fermarli e guarda soltanto. Poi prende il suo violino e suona un pezzo che comincia triste e solitario per poi diventare un fuoco di note che suonano come il calore del sole – e lo dedica a loro.

Quando Nami trova Robin che tasta le mappe che aveva lasciato nella loro stanza, la navigatrice sparisce nella biblioteca della loro nave. Due giorni più tardi ritorna con un'unica mappa di un'isola che esiste a malapena nei libri e soprattutto nei ricordi di un'archeologa. Robin sposta lo sguardo dal nome in cinque lettere ben scritto all'amica esausta e carente di sonno, e improvvisamente, Robin sembra tanto più giovane.

Dopo un'altra battaglia senza nome ma feroce, Zoro rimane con numerose cicatrici e una febbre che solleva preoccupazioni in ogni medico che si rispetti. Loro parlano di deliri e allucinazioni e disorientamento. Ma Rufy sa che è qualcosa di più quando il suo amico apre gli occhi e lo prega di non avvicinarsi alle scale, così lui annuisce e promette e non ne fa più menzione.

P is for Peace which is always a relative concept
(P sta per Pace che è sempre un concetto relativo)

Era un giorno normale sulla Thousand Sunny.

«RUFY! SO CHE SEI STATO TU A PRENDERE IL PIATTO DI TARTUFI AL CIOCCOLATO E I DOLCI AL MIRTILLO! RIPORTA QUELLI E IL TUO CULO INUTILE QUI! ADESSO! ORA!»

Normale di solito vuol dire pacifico ma pacifico non sempre voleva dire tranquillo. Almeno non sulla Thousand Sunny.

Sanji si precipitò fuori dalla cucina coi fulmini agli occhi. Se fossero stati sulla Going Merry si sarebbe diretto direttamente sul ponte. Ora, non aveva bisogno di guardare verso il ponte per sapere che non avrebbe trovato lì il suo capitano. Sanji strinse i denti irritato mentre inseriva un piede sul nodo della scala di corde. Maledetta corda, non riusciva a battere i piedi. Voleva battere i piedi. Meritava di battere i piedi perché la maledetta scimmia aveva preso i maledetti spuntini ancora una maledetta volta.

Aprì con una spinta il portello della coffa e trovò chi stava cercando.

«Lo uccido», Sanji fissò lo spadaccino. «Dove. Sta».

A suo merito, Zoro non finse di non sapere a chi si stava riferendo Sanji.

«Come se me ne importa», Zoro borbottò mentre si girava per afferrare un altro peso che si trovava accanto al muro. Gli occhi di Sanji si strinsero pericolosamente; una parte della sua mente si attaccò al fatto che Zoro rifiutava di incontrare il suo sguardo, il che era un chiaro segno di colpevolezza, mentre l'altra parte della sua mente analizzò gli strumenti e i blocchi di attrezzi nascosti sotto coperte, cercando di trovare un possibile nascondiglio per idioti di gomma e piatti pieni di dolci.

«Come se non lo sapessi», Sanji sibilò e tirò un calcio che Zoro fu costretto a girare all'indietro per schivare. Nonostante la ferocia del confronto, Sanji e Zoro atterrarono delicatamente sui loro piedi, attenti a non disturbare o danneggiare la nuova nave in alcun modo. «Qualcosa che pesa sulla tua coscienza, spadaccino di merda? Perché non sei capace di guardarmi negli occhi come un uomo?»

Sanji osservò con soddisfazione mentre la sua provocazione affondò e lo spadaccino si irrigidì all'istante. Gli amici davvero erano i peggior nemici, Sanji sorrise dentro di sé, perché gli amici sapevano esattamente dove faceva più male e anche se ti infilzavano senza pietà, non ti era permesso ucciderli.

«Non lo so», Zoro ringhiò di nuovo, finalmente incontrando lo sguardo del cuoco ed era intenso e sincero e Sanji non gli credette per un secondo.

«Sì, come no-»

«Sanji-kun! Puoi aiutarmi a spostare questa cosa?» La chiamata urgente di Nami dal basso fece irruzione nella loro accesa discussione, e Sanji immediatamente si voltò, gridando il nome della sua bella Nami-san; belle donne bisognose d'aiuto erano sempre più importanti della gestione di questi idioti senza cervello. Se ne andò senza voltarsi indietro.

Scontento, Zoro guardò il cuoco saltellare giù prima di confermare.

«È andato via».

Rufy strisciò da sotto le coperte davanti le quali stava Zoro e si sistemò seduto, divorando i dolci che aveva ottenuto con successo. L'ex cacciatore di pirati fissò l'amico con aria annoiata – i suoi piedi bruciavano ancora a causa dell'attrito quando aveva schivato i calci del cuoco di merda – e si gettò accanto al suo capitano come un bambino imbronciato.

«Ricordami perché diavolo continuo ad aiutarti».

Rufy senza dire una parola passò la lattina di birra che aveva trafugato insieme al resto. Zoro ghignò.

«Ah già».

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Capitolo 7
*** Quotes, Rescue Mission ***


7. Quotes, Rescue Mission
    (Citazioni, Missione di Soccorso)

Q is for Quote, the Quote of the day which is-
[Q sta per Quote (n.d.t.: Citazione), la Citazione del giorno che è-]

«Non so cosa diavolo ho fatto per meritarvi!» Nami, dodici anni, urla con rabbia agli uomini-pesce dagli occhi malevoli, tra le mani tiene una stringa di cuoio flessibile e tre perline di colore blu scuro – ciò che rimaneva di quello che doveva essere il regalo di compleanno di Nojiko. Le perline del braccialetto rotto non sono gioielli, per gli uomini-pesce non valgono più delle conchiglie sparse in qualsiasi spiaggia ma Nami aveva fatto quel braccialetto ed era stata così stupida da lasciarlo da solo nella sua stanza per cinque minuti e quello era stato per loro motivo sufficiente per distruggerlo.

«Vi odio!» Nami lancia il resto delle perline verso gli uomini-pesce che stanno prendendo pigramente il sole e poi si volta e corre su per le scale verso la sua stanza. Sbatte la porta e striscia sotto la sua scrivania e quando si arriccia stretta come una palla – scoppia a piangere.

Perché il suo braccialetto poteva essere piccolo e stupido ma comunque, era speciale.

Sei anni più tardi

«Um... Nami?»

La navigatrice alza lo sguardo dal suo libro per rispondere al suo capitano. I suoi occhi si stringono pericolosamente.

«Rufy? Perché ti stai nascondendo dietro Zoro?»

La sua domanda è tagliente come una frusta e i due pirati si lanciano un'occhiata a vicenda a disagio, una conversazione silenziosa ma pressante. L'unica parte che Nami afferra è l'ultima, quando Zoro alza il mento nella direzione di Nami – un modo silenzioso ma chiaro per dire vedi di farlo ora. Rufy annuisce, ma solo dopo essersi riparato ancora di più dietro al suo amico così che l'unica cosa visibile a Nami era la mano che spuntava in modo ridicolo alle spalle di Zoro.

La navigatrice guarda in basso verso la mano rivolta a lei. I suoi occhi si spalancano quando si rende conto che c'è un ramoscello rotto, probabilmente di uno dei suoi alberi di arance, che giace sul palmo teso di Rufy.

«...A noi uhm», Zoro si gratta la testa mentre pronuncia con cautela. «A noi – piantala di spintonare Rufy – uhm, dispiace».

«Non volevamo che succedesse! Sul serio!» Rufy apre la bocca da qualche parte alle spalle dello spadaccino. «Davvero non volevamo sbattere contro l'albero e fargli del male!»

«Già, è solo...» L'aspirante spadaccino-più-grande-del-mondo conclude debolmente. «È successo».

La testa di Rufy fa capolino da sopra la spalla di Zoro mentre furiosamente annuisce in accordo. La loro spiegazione sul destino del ramoscello è apparentemente terminata e, tenendosi cautamente fuori dalla portata di Nami, entrambi la fissano in silenzio aspettando la sua ira.

Invece, Nami pondera le scuse sincere di uno e il nervosismo non così tanto indifferente dell'altro per il ridicolmente piccolo ramoscello in questione e si chiede a voce alta.

«Cosa diavolo ho fatto per meritarvi?»

(Perché è piccolo e stupido ma loro capiscono quanto sia speciale e questo è tutto ciò che lei abbia mai chiesto.)

R is for a Rescue Mission, one where the boys have some fun for once.
[R sta per Rescue Mission (n.d.t.: Missione di Soccorso), quella volta che i ragazzi si sono divertiti]

«Qui è Grande-Naso in posizione, Naso-Blu mi senti, passo».

«Forte e chiaro Naso-Lung... Volevo dire Grande-Naso. Ma posso fare una domanda, passo».

«Affermativo, passo».

«Qual è il nostro obiettivo per questa missione di soccorso, passo».

«Il nostro capitano si è intrufolato in cucina durante la notte per uno spuntino notturno, passo».

«Oh, allora stiamo salvando Rufy dal finire nei guai? Uhm, passo».

«Negativo soldato, stiamo salvando il nostro frigorifero, e speriamo anche la nostra colazione, passo».

«Volete darvi una mossa voi due? Rufy sta probabilmente divorando tutto ogni secondo che passa!»

«Naso-Blu, attento alle tue spalle. Hai un arrabbiato Sopracciglio-Vorticioso che... AHIA!»

«Uso- Volevo dire, Grande-Naso? Tutto bene? Passo?»

«...»

«Usop? Usop?»

«...Naso-Lungo è stato messo fuori gioco. Questo è Sexy-Cuoco al suo posto. Naso-Blu, sei in posizione, passo».

«Uhm, affermativo, passo».

«Allora confermo che l'Operazione-È-Probabilmente-Tutta-Colpa-Del-Maledetto-Testa-D'Alga è iniziata, soldato. Naso-Blu, mantieni la tua posizione mentre io vado a prendere a calci un culo di gomma. Passo e chiudo».


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Capitolo 8
*** Shame and Sanity, Touch ***


8. Shame and Sanity, Touch
    (Buonsenso e pudore, Tocco)

S is for Sanity and Shame, or rather the lack of.
[S sta per Sanity and Shame (n.d.t.: buonsenso e pudore), o meglio la mancanza di ciò.]

«Shanks, cos'è la “di-nni-taa”*

Shanks seguì lo strattone della sua manica e trovò un bambino, cinque anni e occhi rotondi, che gli stringeva la camicia.

«Perché lo chiedi, Rufy?» Il pirata raccolse il bambino e lo fece sedere su uno sgabello accanto a lui. Rufy, che si era accigliato perché lui era in grado di salire da solo sulla sedia essendo ormai grande, si rianimò alla domanda.

«Ho sentito Makino che parlava e diceva che i pirati non hanno...» Le sue sopracciglia si avvicinarono mentre si sforzava con la parola. “Di-nni-taa.”

«Oh», Shanks si meravigliò.

«Parlava della signora con cui tu stavi parlando ieri», Rufy aggiunse in aiuto. «Makino ha detto che era tanto vecchia che poteva essere tua mamma».

«Oh».

Boati di risate esplosero tutto intorno nel bar mentre i membri della ciurma del Rosso ricordavano la notte precedente e il loro capitano ubriaco. Detto capitano inclinò il capo con un largo sorriso che sbocciava sui suoi lineamenti.

«No, Makino-san ha capito male», Shanks scompigliò i soffici capelli neri mentre faceva cenno per un bicchiere di latte per il suo piccolo amico. «Noi pirati abbiamo un sacco di dignità. Solo non abbiamo nessun... Uhm...»

«Pudore?» Una nuova voce supplì in modo sardonico e solo Rufy alzò lo sguardo e vide che era Ben. Il primo ufficiale scivolò sul posto vuoto con un sorriso per rispondere al bambino. Shanks si grattò la testa.

«Pensavo a buonsenso».

«Sì», Ben sbuffò mentre alzava la sua birra in saluto, un'azione che il resto della ciurma più un bambino di cinque anni seguirono. Sorrise sarcasticamente al suo capitano. «Anche quello».

Ascoltando l'esplosione di esulti, imprecazione e risate, Rufy sorrise; la vita di un pirata sembrava grandiosa.


*n.d.t: Rufy sta cercando di pronunciare la parola “dignità”.

T is for Touch, the one they need to get the message through.
(T sta per Tocco, quello di cui hanno bisogno per far capire il messaggio.)

Brook si sveglia con un urlo, il gelo di una nebbia e la solitudine senza fine che fermano un cuore che lui non possiede ed è la presa forte di Usop sulla sua spalla che riporta il calore.

(Non sei solo)

Ancora uno sporco perdente buono a nulla ha provato ad alzare le sue inutili dita sulla preziosa e bella e perfetta Nami-san e Sanji sente il sangue affluire alla testa mentre la sua attenzione si sposta ai suoi piedi. Non è questo il luogo o il momento se vogliono lasciare l'isola senza allertare ogni militare nella zona e cosa più importante, Nami sapeva che una cosa del genere sarebbe accaduta e aveva ordinato loro ugualmente di non muoversi. Di conseguenza Franky blocca la visuale di Sanji e cala una mano sulla spalla del suo amico, delicatamente per non fargli del male ma abbastanza significativamente per avvertire.

(Non ora)

Stanno facendo un giro in città insieme e una libreria, malconcia e vecchia e finemente schiacciata tra due edifici più grandi e più nuovi, cattura l'occhio di Robin. Lei si volta per avvicinarsi ma si blocca quando sente un rumore soffocato alle sue spalle. Si volta indietro, immediatamente pronta a distruggere chiunque osi fare del male al suo amico impellicciato ma trova solo Chopper che la fissa con uno sguardo di genuina paura e dolore latente. Robin cattura il disperato sussurro di Chopper, non andare Robin, e la colpa le si stringe in gola mentre lei realizza il momento a cui Chopper sta ripensando. L'archeologa volta le spalle in modo fermo alla libreria (il mondo) e si pone accanto al pirata bloccato. Non dice nulla a suggerire di aver udito la supplica ma pone una mano sulla schiena della renna come una promessa.

(Non più)

Zoro sente lo sbuffo tagliente, il segno di rassegnazione e alza la sua katana per bloccare la via della navigatrice prima ancora che lei si alzi. Lei vuole sostenere che questa volta il nemico davvero non può essere vinto e loro non hanno altra scelta e non era poi così male perché tutto ciò che quelli volevano era la sua abilità di navigatrice in cambio di Rufy ma Zoro alza un sopracciglio e lei si zittisce. Lui si alza, spingendo fuori la katana di alcuni centimetri con il suo pollice e quando passa, le sue spalle si strofinano con quelle della giovane. Nami morde un singhiozzo improvviso e impossibile perché quel breve colpetto era stato intenzionale – tutto quello che Zoro fa è intenzionale – e feroce.

(Mai)

Rufy gira la testa dalla polena e guarda ad ognuno di loro, uno per volta. I lati della sua bocca si curvano verso il cielo e il suo sorriso illumina il loro mondo e tocca la loro anima in un modo che non permetterebbero a nessun altro. Loro gli sorridono di rimando e concordano.

(Per sempre)

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Capitolo 9
*** Unasinous, Veterinarian ***


-Come avrete notato, sto avendo alcuni problemi a tenermi al passo con gli aggiornamenti. Non so quando riuscirò a riprendere il ritmo delle scorse settimane, ma spero di tornare presto alla normalità. Mi scuso molto per il disagio che vi sto causando e vi ringrazio per la vostra pazienza.- AMG

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9. Unasinous, Veterinarian

(“Unasinous¹, Veterinario)

U is for unasinous which means being equally... stupid.
(U sta per “Unasinous” che vuol dire essere ugualmente... stupidi.)

«Zoro, ci disidrateremo e moriremo qui».

«Uh».

Usop si ripulì gli occhi dal fango con la sua manica della camicia già sporca anch'essa di fango mentre in modo molto calmo fece un'osservazione.

«Zoro, rimarremo bloccati in questa fossa di fango senza fondo per giorni e giorni e moriremo di fame e nessuno saprà dove siamo e moriremo

Va bene, forse “calmo” non era la parola giusta.

«Usop», Zoro grugnì mentre tirava fuori dal fango le tre katana e le teneva in equilibrio sulle sue gambe. Si era seduto già da un po' perché non c'era nessun bisogno di sprecare energia cercando di arrampicarsi sui muri fangosi e scivolosi. Non aveva neppure rivolto lo sguardo al suo compagno mentre incrociava le braccia. «Calmati. Non moriremo».

La risposta paziente, quasi annoiata stava passando inosservata al cecchino che camminava in tondo in piccoli cerchi.

«Non avrei mai dovuto seguirti, che stavo pensando a seguire te? Ma sembravi così sicuro ma certo che sei sicuro! Sei Zoro! Oh mio dio, dovevo sapere che qualcosa non andava quando abbiamo superato quell'albero che TI AVEVO DETTO che avevamo superato quell'albero già TRE VOLTE! Dovevamo solo procurarci della legna! E tu!» Usop si girò per puntare il dito in direzione del suo amico. «TU, si presume che tu sia uno spadaccino ganzo! Dovresti avere sensi super incredibili che ti impediscono di finire in fosse come questa!»

«Ehi! Sei stato tu a finirci dentro e trascinarmi giù-»

«Esiamoquidaore!» Usop farfugliò velocemente. «Il sole sta tramontando e non sappiamo dove siamo e come tornare indietro e nessuno sa che non ci siamo e nessuno ci troverà mai perché questo è un posto stupido per perdersi - persino per te, Zoro, c'era un SENTIERO da seguire, che cosa sei, cieco?- e NESSUNO ci troverà mai perché, l'ho già detto, questo posto è talmente stupidamente remoto e nel bel mezzo del nulla e MORIREMO perché NESSUNO CI TROVERÀ-»

«Usop? Sei tu?»

Usop e Zoro alzarono entrambi lo sguardo nello stesso momento per accogliere la nuova voce. Trovarono una zazzera di capelli neri e un cappello di paglia marrone che sbirciava dal cielo viola sopra di loro.

«Rufy?» Usop lo guardò a bocca aperta.

«Sei in ritardo», Zoro ringhiò.

«Shishishi², sapevo che ti saresti perso, Zoro», Rufy rise mentre allungava le sue braccia per tirare fuori i suoi due amici. Usop balzò e non si fermò finché non fu almeno abbondantemente ad un metro dalla fossa. «Nami ha detto di venirvi a cercare. Sei un idiota Zoro, shishishi».

«Sta' zitto», lo spadaccino ringhiò affabilmente lanciando fango verso la direzione del suo capitano.

Usop, notando il luccichio improvviso negli occhi del suo capitano, intervenne velocemente prima che la cosa si trasformasse in una corposa battaglia di fango.

«Ma Rufy, come ci hai trovati?»

Perché eravamo in una stupida fossa in una stupida zona remota della foresta che solo Zoro poteva mai trovare, Usop non lo disse ma non passò inosservato. Zoro aggrottò le sopracciglia ferocemente.

«Ma va'», Rufy schizzò allegramente fango mentre continuava. «Visto che Zoro si era perso, mi sono perso anch'io!»



¹Parola latina da “ūnus” = uno, unico, stesso + “asinus” = asino, sciocco.
²Il suono della risata di Rufy.


V is for, oh no you have to be kidding me.
(V sta per, oh no non starai scherzando.)

«Tu sei cosa

Il grido soffocato di sorpresa di Sanji fu abbastanza da allertare tutti i membri della ciurma dei Mugiwara nel bar. Perché primo, quella tonalità elevata non era normale per uno che si radeva la faccia anziché le gambe e secondo, l'ultima volta che avevano inconsciamente lanciato un occhio l'un l'altro, Sanji stava parlando con una donna e Sanji non era un uomo che alzava la voce con una donna.

«V-voglio dire, non è che c'è qualcosa di sbagliato in questo», Sanji farfugliò rendendosi conto che sei paia di occhi e un paio di cavità oculari si erano concentrati verso la sua direzione. Lui abbozzò un sorriso mentre baciava la mano dell'elegante signora e si congedò. «Mi dispiace, i miei amici mi chiamano...»

Quando Sanji si avvicinò, il resto dei membri della ciurma si erano un po' sollevati dalle sedie – perfino Rufy aveva interrotto il suo pasto.

«Sanji?» Rufy domandò, lentamente e in modo serio, gli occhi sul cuoco.

«Dobbiamo andare via da qui prima che arrivi Chopper», Sanji borbottò laconico afferrando il cappotto di Nami per aiutarla ad infilarlo. Rufy annuì, fidandosi immediatamente del giudizio del suo cuoco.

«Ce ne andiamo ora», Rufy annunciò, e con ciò i restanti cinque membri immediatamente abbandonarono i loro piatti e bevande per alzarsi.

«Sanji-kun», Nami domandò mentre si infilava il cappotto che Sanji le teneva. La sua voce era ferma ma i suoi occhi vibravano con una preoccupazione trattenuta a malapena. «E Chopper? È ancora a fare compere con Robin, giusto?»

«Probabilmente Nami-san», Sanji si affrettò a rassicurare la navigatrice. «Volevo solo assicurarmi che avremmo trovato Chopper da un'altra parte».

A ciò, l'ex cacciatore di pirati si fermò per fissare Sanji dopo aver lanciato uno sguardo alla donna con cui il cuoco stava facendo il cascamorto, quella che ancora sedeva da sola alla fine del bancone.

«Quella donna», Zoro ringhiò sommessamente. «È una minaccia?»

Dal modo in cui il suo capitano si era immobilizzato, anche Rufy era interessato alla risposta a quella domanda e con l'ingombrante peso del silenzio del suo capitano e la domanda del suo compagno, Sanji sapeva di non avere altra scelta.

«No, no, non nel modo che pensate. Non è una minaccia per Chopper o per nessuno di noi, sarebbe solo dannatamente imbarazzante. E non so, forse anche offensivo? Ma soprattutto imbarazzante, tipo davvero davvero imbarazzante perché voglio dire... È solo che... Io..Lei..» La ciurma fu ricompensata con un raro spettacolo di un Sanji sconvolto. Sanji prese un respiro profondo prima di bisbigliare disperatamente.

«Ha detto di essere una veterinaria».


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