Predestination di Herm735 (/viewuser.php?uid=73080)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dark Was the Night ***
Capitolo 2: *** The Haunted Queen ***
Capitolo 3: *** The Essential is Invisible to the Eyes ***
Capitolo 4: *** Rose ***
Capitolo 5: *** The Girl From the Future ***
Capitolo 1 *** Dark Was the Night ***
Ecco che, con terribile, imperdonabile, ritardo, sono finalmente
riuscita a scrivere il sequel di Redemption.
La domanda adesso è: riuscirò mai a terminarlo?
Intanto sedetevi comodi e godetevi il primo capitolo di questo
Crossover con Carmilla.
Per chi non guardasse la webserie, ecco un breve riepilogo per poter
capire la storia senza doversi guardare le puntate.
Spoiler per la seconda stagione di
Carmilla!!
I personaggi:
- Carmilla: vampira multisecolare la cui madre era la rettrice della
Silas University, luogo in cui è ambientata la storia, protagonista
della webserie.
- Laura: studentessa di giornalismo che indaga ogni segreto le si
presenti davanti, intrepida e avventata, attuale (alla fine della
seconda stagione) ex fidanzata di Carmilla.
- Perry: amica di Laura, ragazza tranquilla e scettica riguardo il
soprannaturale, durante la seconda stagione si rivela essere la
temibile reincarnazione della rettrice.
- LaFontaine: amica di infanzia di Perry e dal college di Laura,
fidanzata di JP, esperta di materie scientifiche e di ricerca.
- JP: incarnazione della coscienza di uno scienziato di secoli
precendente all'ambientazione della storia, nel corpo di un vampiro
fratello di Camrilla, ucciso nel finale della prima stagione.
- Danny: ragazza infatuata di Laura che fa parte di una confraternita
dell'università. Uccisa alla fine della seconda stagione e riportata in
vita dalla madre di Carmilla come vampira (almeno credo).
Il background necessario dovrebbe essere contenuto in questa breve
descrizione e nel primo capitolo. Per ogni perplessità vi prego di
avvertirmi in una recensione o in un messaggio privato, proverò ad
aggiungere qui ogni chiarimento in modo da facilitare la lettura.
Grazie per la pazienza e buona lettura!
Dark was the Night
Emma Swan non era una persona
mattutina, per voler usare un eufemismo.
Non le piaceva doversi alzare presto e
di sicuro detestava dover uscire dal letto quando fuori era ancora
buio.
Quando si era alzata aveva lanciato una
veloce occhiata alla sveglia accanto al letto, che segnava le quattro
e quarantasette di mattina.
Si erano vestite in fretta e furia,
precipitandosi dalla persona che le aveva chiamate, a quell'ora della
notte, quasi in preda al panico.
Era divertente come nonostante le cose
assurde che succedevano a Storybrooke ancora i suoi abitanti si
sorprendevano di ogni novità, abilità che Emma aveva perduto già
pochi mesi dopo il suo arrivo in città.
Appena uscì dalla macchina,
richiudendosi alle spalle la portiera, il freddo gelido della notte
la colpì e si strinse più forte addosso il cappotto che stava
indossando, stringendo le dita attorno alla tazza calda di caffè che
stava tenendo tra le mani.
Si guardò attorno velocemente e scorse
delle luci lontane spostarsi tra gli alberi in una piccola radura a
poche decine di metri da dove avevano parcheggiato.
Si chinò, bussando sul finestrino, per
attirare l'attenzione sulla donna seduta dietro il volante.
“Mi avvio, appena finisci di parlare
con Bianca vieni verso di noi.”
Senza aspettare nessun tipo di assenso
si mosse svelta in direzione delle torce che aveva scrutato poco
prima.
La voce di David la scosse molto prima
che riuscisse a distinguere i profili delle persone che la
attendevano. Suonava impaziente e arrabbiato, ma una nota stonata
spinse Emma ad accelerare subito il passo: era spaventato.
“Che sta succedendo?” chiese appena
fu sicura di essere udita.
David si voltò, incontrando il suo
sguardo, per poi tornare a fissare le quattro persone ferme davanti a
loro.
Emma li osservò attentamente.
C'era una ragazza che sembrava nervosa
ed impaziente, bassa e dai capelli biondo cenere, aveva le mani ed i
vestiti sporchi di terra, i palmi sollevati e rivolti nella direzione
di David, come in gesto di arresa, verso la canna della pistola
appena visibile sotto l'abbagliante luce della torcia che lo sceriffo
stringeva in mano.
“Non vogliamo fare del male a
nessuno. Siamo solo di passaggio” mormorò con voce scossa la
giovane ragazza con un accento che fece immediatamente intuire ad
Emma che non provenivano da zone a loro note.
Accanto a lei c'era una ragazza mora,
mingherlina e molto pallida, con la parte inferiore del viso
imbrattata di sangue ed i vestiti sporchi e strappati. Insieme a loro
c'erano una ragazza con i capelli corti e rossi ed un ragazzo moro
che si guardava attorno come se stesse ancora cercando di capire dove
diavolo fossero finiti.
“Sono stata chiamata perché è stato
trovato un ragazzo morto” fece notare Emma, senza distogliere lo
sguardo da quei bizzarri ragazzi.
“Oh, quello sarei io” il ragazzo
dall'aria confusa fece un passo avanti, la sua voce suonava
altolocata ed elegante, come se provenisse da un'altra epoca.
Le sopracciglia di Emma schizzarono
verso l'alto.
“Non sembri morto.”
“Ma no” le sorrise, con un leggero
inchino della testa come a scusarsi “temo sia stato un semplice
malinteso, ero malamente svenuto quanto questo gentiluomo è venuto
in mio soccorso, ma adesso mi sento molto rinvigorito. Non vogliamo
causare ulteriore confusione, quindi se per voi non è un problema,
potremmo togliere subito il disturbo.”
“Fermo dove sei principino” lo
prese in giro Emma per le sue parole pompose. “Mio padre ha detto
che eri morto.”
“Suo padre?” domandò la ragazza biondina
spostando lo sguardo verso David. “Come può essere suo padre,
avete la stessa età.”
“Non aveva battito, non respirava,
Emma! Ero di pattuglia quando ho sentito una ragazza urlare, sono
corso fin qui e l'ho trovato steso a terra, con la ragazza bionda che
lo scuoteva. L'ho fatta allontanare e ho preso i segni vitali. Ma ti
giuro, potrei scommettere che quel ragazzo era morto stecchito quando
sono arrivato.”
Emma continuò a fissare quello strano
ragazzo che si guardava ancora attorno come spaesato. La profezia che
Henry le aveva fatto dal futuro risuonò chiara nella sua mente.
Ruby e Whale non sono gli unici
mostri della Foresta Incantata.
Ne manca uno alla lista, ma dovrai
arrivarci da sola.
Ricordati solo che nessuno è al
sicuro quando cala la notte.
“Come ti chiami?”
Il ragazzo esitò,
guardando nella direzione della ragazza coi capelli corti, che annuì
quasi impercettibilmente.
“Mi chiamo JP.”
“Ok, JP” Emma
sospirò. “Ascoltami molto attentamente perché sto per farti una
domanda che non ho intenzione di ripetere e che non pensavo avrei mai
fatto a nessuno nella mia intera vita da adulta, ma eccoci qua”
sospirò nuovamente, scuotendo la testa, come se anche lei fosse
incredula davanti alla frase che stava per pronunciare. “Sei un
vampiro?”
“Qualcuno con un
cervello” mormorò piano la mora, a cui la bionda diede
immediatamente una gomitata, come invitandola a tacere.
Lui spostò
nuovamente lo sguardo, lasciandolo vagare per posarsi sugli alberi,
sul terreno, ovunque, prima di tornare finalmente a guardare la donna
che stava ponendo quella bizzarra domanda, come se fosse confuso su
quale fosse la risposta appropriata da darle.
“Tecnicamente
sono la coscienza residua di me stesso salvata in archivi cartacei di
una biblioteca e successivamente in formato digitale, dove sono
riuscito a riacquistare il possesso della mia volontà, mettendomi in
contatto con le fanciulle qui presenti, che in seguito ad
un'inaspettata serie di eventi mi hanno fornito un corpo nuovo in
carne ed ossa in modo da potermi liberare dal vincolo mortale che mi
univa alla biblioteca in cui sono stato rinchiuso per secoli. Ma sì.
Il corpo in cui mi trovo adesso apparteneva ad un vampiro.”
Emma lo fissò
immobile per qualche secondo per capire se stesse scherzando, se
fosse pazzo o se stesse dicendo la verità.
“La tua totale
incapacità di contenere informazioni ci farà ammazzare tutti”
borbottò nuovamente la ragazza dai capelli mori.
Emma si passò una
mano sul viso.
“Ok,
ricapitoliamo quello che è successo. Tu sei un vampiro che è
svenuto in mezzo ad una foresta. Come è accaduto esattamente? Chi ti
ha colpito e dove erano due delle tue amiche quando mio padre vi ha
trovato?”
“Beh, il motivo
per cui siamo qui” rispose la ragazza bionda, parlando molto
velocemente e agitando le mani in modo frenetico “è che stavamo
inseguendo due nostre amiche, che adesso non sono più nostre amiche,
perché una di loro, Perry, è la reincarnazione della terribile
rettrice nonché madre-vampiro di tutti gli esseri sovrannaturali che
regnavano sul nostro campus, mentre l'altra, Danny, è stata
trasformata da lei in un vampiro e adesso se ne vanno in giro
cercando qualche strana fonte di magia per ripristinare il loro
dominio che dura da secoli sulla nostra università e sugli ignari
studenti.”
Emma aggrottò la
fronte.
“Università?
Allora non venite dalla foresta incanta, da dove venite esattamente?”
“Foresta
incantata?” mormorò la ragazza bionda, inclinando la testa di
lato.
La mora invece
sgranò gli occhi, ma dissimulò subito il suo interesse.
“Veniamo da
Styria, Austria. Dalla Silas University per essere precisi” le
rispose il ragazzo di nome JP.
“Ok, un momento.
Quindi, se ho capito bene, state facendo questo per salvare
un'università. Sul serio?” chiese, inarcando un sopracciglio ed
inclinando la testa di lato. “Che adolescenti bizzarri” mormorò.
“Ok, e come mai tu eri svenuto esattamente?”
“Beh, Danny –
la nostra ex amica che adesso è un vampiro – mi ha lanciato contro
quel tronco” indicò un albero alle proprie spalle.
“Già, noi
eravamo rimaste indietro” intervenne la ragazza dai capelli rossi
“perché stavamo tentando di catturare Perry, che sarebbe l'altra
nostra amica, quella che al momento è tipo posseduta.”
Emma iniziò ad
essere confusa.
“Ma poi abbiamo
sentito Laura” indicò la bionda “che urlava e siamo corse fin
qui. Abbiamo trovato lui” fece un cenno della testa verso David
“armato di pistola, che minacciava i nostri due amici. Ha chiamato
te al telefono e noi abbiamo pensato che fosse meglio non contraddire
il tizio con la pistola, quindi...eccoci qui.”
“Solo per essere
chiari” la ragazza dai capelli scuri e ricci parlò con voce
profonda, le parole che uscivano dalle sue labbra erano trascinate
l'una dall'altra come se scorressero legate da una catena che rendeva
a sua voce calma e affascinante. “Siamo rimasti perché né io né
il mio amico ci sentivamo in vena di uccidere un innocente e perché
non volevamo rischiare che provando a fuggire lui avrebbe sparato ad
una delle nostre due amiche mortali. Ma stasera, quando tornerai a
casa, ringrazia la tua buona sorte perché se sei ancora vivo non è
altro che un puro capriccio del fato. Se avessi incrociato la mia
strada anni fa, non saresti stato altro che una facile preda per
lenire la mia sete di sangue” disse, guardando David negli occhi.
“Sta scherzando”
intervenne Laura con una risata nervosa. “Lei scherza, non
ascoltatela. Lancia sempre minacce a destra e sinistra quando è
arrabbiata.”
Emma li guardò,
indecisa su cosa fare.
“Ok, quindi se ho
capito bene, voi siete i buoni e state inseguendo due persone che
cercano una fonte di magia per poterla usare...per fare cosa
esattamente?”
“Riportare in
vita un pesce gigante, fondamentalmente” rispose la rossa.
“Giusto”
rispose Emma, che cominciava ad essere piuttosto sicura che quei
ragazzi si stessero facendo beffa di lei.
Magari erano
soltanto dei ventenni ubriachi che erano per sbaglio incappati in
quella foresta – eccetto che nessuno privo di magia poteva entrare
a Storybrooke – e si erano inventati quella storia così fantasiosa
solo per farsi beffe di loro. In fondo, andava bene qualsiasi cosa,
fatine, draghi, principesse, perfino Pinocchio...ma i vampiri! Quello
era davvero troppo per Emma, anche dopo tutti i suoi anni in quella
città.
“Sentite ragazzi,
non voglio sminuire la vostra situazione, per carità, ma capite che
questa storia è un tantino, come dire” fece una pausa alla ricerca
delle parole giuste. “È davvero difficile da credere.”
Ci fu un lungo
attimo di silenzio.
“Ok, quindi
possiamo andarcene?” chiese la mora. “Avremmo piuttosto fretta,
quindi se non avete altre domande...”
Dei passi alle
spalle di Emma distrassero la ragazza dalla frase che stava
pronunciando.
Una donna si
avvicinò con lentezza al gruppetto di persone radunate in quel
piccolo spiazzo al centro del bosco.
Aveva lunghi
capelli neri ed indossava dei tacchi molto alti, un tailleur nero ed
una sciarpa rossa sotto il pesante cappotto che stava indossando. La
mani erano coperte da degli eleganti guanti, sempre neri, e nella
destra stingeva un caffè.
“Avrei
riconosciuto quella voce trascinata e presuntuosa ovunque. Dopo tutti
questi anni vai ancora in giro a torturare gli umani con vuote
minacce?”
Nonostante il suo
abbigliamento fosse completamente stravolto rispetto a quello in cui
era stata abituata a vedere quella donna, i lineamenti del suo viso
le erano fortemente familiari, ed ogni dubbio residuo che poteva aver
avuto era stato completamente spazzato via al suono inconfondibile
della sua voce.
“Regina.”
Lei sorrise, un
sorriso tutt'altro che felice. La sfidò con lo sguardo, piuttosto,
come se quell'incontro fosse stato da lungo atteso ma allo stesso
tempo poco sperato.
“Mircalla.”
Per diversi momenti
il silenzio tornò a regnare sulla fresca notte.
Poi le due donne,
quasi simultaneamente, come se stessero danzando, si mossero l'una
verso l'altra, fermandosi a meno di due metri di distanza e
fronteggiandosi con aria di sfida.
“Vostra maestà,
dove avete lasciato i vostri abiti succinti, la vostra carrozza ed i
vostri servi? Cosa ci fate qui, in questo mondo, senza guardie, senza
magia, indifesa e sola nel cuore della notte, facile preda di
chiunque in cerca di una vendetta?”
Regina sorrise,
senza distogliere lo sguardo.
“Non farti
ingannare dai vestiti che indosso, Contessa. Non sono né sola, né
indifesa. In effetti, se lo desiderassi potrei incenerirti con un
semplice gesto della mia mano.”
Così dicendo
sollevò la mano destra, accendendo una sfera di fuoco sopra il
proprio palmo senza interrompere il loro contatto visivo.
“Woah!” esclamò
Laura, facendo diversi passi indietro. “Magia! Questa è magia.
Siamo in un posto con la magia, come se ci fosse bisogno di rendere
tutta questa storia ancora più folle, adesso c'è anche la magia.”
Regina spense la
sfera, spostando lo sguardo verso la ragazza che aveva appena
parlato.
“Chi è la
bionda, il tuo nuovo giocattolo?”
“Ah, è
divertente, sai, perché ti stavo per chiedere la stessa identica
cosa” rispose Carmilla, senza battere ciglio.
“Ma guardati
Karnstein, secoli di vecchiaia e vai ancora in giro con delle
ragazzine.”
“Sai, Regina,
stavo per aggiungere anche questo. Dovresti smetterla di anticipare
le mie frecciatine, è imbarazzante.”
“E dov'è
l'adorabile Madre? Non la vedo in giro.”
“Morta. E
reincarnata in una loro coetanea” indicò i ragazzi alle sue
spalle. “Storia lunga. Per farla breve, dobbiamo scappare. Ci
vediamo tra altri quarant'anni, strega.”
“Che per te sono
praticamente una pausa caffè, vecchia” replicò Regina, portandosi
le mani sui fianchi.
Emma iniziò a
sentirsi gelosa del loro lanciarsi frecciatine, quello era sempre
stato il suo modo di comunicare con Regina prima che entrassero in
confidenza e non le piaceva affatto il tono che stavano usando.
“Allora, volete
il nostro aiuto o no?” chiese alla fine, sospirando ed alzando gli
occhi al cielo, portandosi le mani sui fianchi.
“Finalmente ti
sei decisa ad offrirti di fare qualcosa.”
“Solo perché tu sei
troppo orgogliosa per chiedere aiuto.”
Carmilla non
rispose, ma sollevò una mano tra loro, aspettando che Regina la
afferrasse per poi tirarla contro se stessa ed abbracciarla
velocemente.
“È bello
rivederti, maestà.”
“Anche per me,
contessa.”
E poi, come se
quello scambio non fosse mai avvenuto, si allontanarono di nuovo,
ricominciando a rivolgersi anche agli altri.
“Allora, cosa ci
fate qui?”
“Come abbiamo
detto alla tua amica, mia madre ed una vampira appena convertita sono
fuggite attraverso un portale fin qui, noi le abbiamo seguite.
Sappiamo solo che sono alla ricerca di una qualche magia.”
“Beh, ha senso.
Questa è l'unica città al mondo dove possono trovarla, quindi era
destino che finissero qui” mormorò Regina, sospirando.
“Dove siamo,
esattamente?” domandò Laura. “Qualcosa mi dice che non ci
troviamo più in Austria, ho ragione?”
Emma rise,
scuotendo la testa.
“No, ragazzina.
Siete molto, molto lontano da casa. Siamo a Storybrooke, nel Maine.
Stati Uniti d'America.”
La ragazza bionda arricciò il naso,
alzando gli occhi al cielo.
“Fantastico. Chi
lo sente mio padre dopo questa.”
“Andiamo. Se tua
madre è in questo bosco non è sicuro per nessuno di noi rimanere
qui. Possiamo tornare a casa mia per stanotte e decidere domani sul
da farsi.”
Tutti compresero
cosa stava dicendo, ma nessuno si mosse.
“Cosa avete, sto
parlando un'altra lingua? David, abbassa la pistola, ragazzini, voi
iniziate a camminare verso le nostre auto, non c'è tempo da
perdere.”
David, dopo quasi
un'ora con il braccio teso nella stessa direzione, si decise
finalmente ad abbassare la pistola, anche se ancora dubbioso.
“Due di voi
verranno con me nella volante della polizia, altri due con Regina ed
Emma.”
La rossa ed il
ragazzo guardarono verso Carmilla, che annuì con un gesto deciso.
Senza esitare oltre si mossero al seguito dell'uomo che fino a poco
prima li stava minacciando.
Carmilla e Laura si
incamminarono nella stessa direzione subito dopo, lasciando Emma e
Regina qualche passo indietro.
La bionda si voltò,
appoggiando delicatamente una mano sul braccio della donna al suo
fianco e sollecitandola a guardarla negli occhi.
“Pensi che sia
una buona idea, portare due vampiri in casa nostra, insieme a nostro
figlio?” mormorò, insicura.
Regina le sorrise.
“Per prima cosa,
stai tranquilla. Conosco Mircalla e possiamo fidarci di lei. Sua
madre era alleata di mia madre, quindi è in automatico una minaccia
per questa città. Non possiamo permetterle di rimanere qui, quindi
le aiuteremo a sbarazzarsi di lei.”
Emma sembrò
convinta da quella spiegazione.
“E per seconda
cosa?”
Regina sorrise di
nuovo, ancora più della prima volta.
“Casa nostra.
Nostro figlio.”
Emma ricambiò il
sorriso radioso.
“Non è la prima
volta che li chiamo così.”
“No, hai ragione.
Ma ogni volta che lo dici io mi sento così irragionevolmente felice.
Chi lo sa, saranno ancora i residui dell'incantesimo del Cuore
Redento.”
Emma le sfiorò una
guancia con le dita in cui non stava stringendo il suo caffè.
“Non credo che
sia quello. Penso che sia semplicemente quello che si prova quando si
ha accanto il Vero Amore.”
Si scambiarono un
ultimo sorriso, baciandosi velocemente sulle labbra, prima di seguire
gli altri nella direzione delle macchine.
Fatemi sapere cosa ne pensate, domenica prossima arriverà (a meno di
imprevisti) il secondo capitolo.
A presto, un abbraccio!
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Capitolo 2 *** The Haunted Queen ***
Non so come ma sono riuscita a rispettare i tempi previsti!
Per qualsiasi domanda o perplessità, fatemi sapere nei commenti.
Ecco a voi il secondo capitolo, buona lettura.
The Haunted Queen
“Allora” a rompere l'imbarazzante
silenzio che si era creato dentro la Mercedes fu la ragazza bionda e
minuta di nome Laura. “Chi siete esattamente voi?”
“Oh, Mircalla non ha mai menzionato
il suo breve passaggio nel mondo delle favole?”
“Favole?” chiese esterrefatta la
ragazza.
“A proposito, uso Carmilla in questo
periodo, quindi se tu potessi...”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Hai mai letto Biancaneve,
ragazzina?”
“Laura” la corresse velocemente.
“E, certo che l'ho letto, chi non l'ha letto o visto il cartone
animato o uno delle decine di film che hanno lei come protagonista?”
“Beh, noi veniamo da un luogo dove
ogni favola è reale, non solo Biancaneve, ma anche Cenerentola, la
Bella Addormentata, Pinocchio, qualsiasi cosa ti venga in mente, noi
veniamo da lì. Si chiama la Foresta Incantata.”
La ragazza sospirò, lanciando
un'occhiata verso la ragazza al proprio fianco.
“Certo. Ovviamente, ci sono persone
che vivono letteralmente dentro una favola mentre noi siamo
incastrate con pesci giganti e vendicative reincarnazioni,
fantastico.”
Regina rise di gusto.
“Tu hai avuto fortuna, mia cara,
fidati. Le favole sono un posto stupendo, se sei Biancaneve, un posto
meraviglioso e perfetto dove ogni cosa va sempre per il verso giusto.
Ma le cose cambiano, se il tuo ruolo è quello della Regina Cattiva.”
Alzando gli occhi incontrò quelli
della giovane ragazza nello specchietto retrovisore e la vide
sgranare gli occhi e ricambiare lo sguardo con un misto di sorpresa e
paura.
“Puoi dire quello che vuoi, Regina,
sull'essere predestinata a perdere e ad essere infelice, ma una cosa
devi riconoscere che a te è sempre andata per il verso giusto,
perfino meglio che a Biancaneve e al Principe Azzurro.”
“Oh il principe azzurro, è reale
anche lui. Fantastico” mormorò Laura al suo fianco, con tono
sempre più incredulo.
“E cosa esattamente?”
“Il tuo castello è sempre stato
quello più grande.”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Quindi tu avresti cercato di
uccidere Biancaneve perché lei era più bella?” chiese
ingenuamente la bionda.
Stavolta fu Carmilla a ridere.
“Non farti ingannare dalla versione
per bambini. Le favole sono più complicate di quello che sembrano.”
“Vuoi davvero sentire questa noiosa
storia?” chiese Regina, con un piccolo sorriso.
“Beh, certo! Cioè, se hai voglia di
raccontarmela. Io non faccio altro che cercare le storie più
incredbili. Il mio sogno è fare la reporter.”
Emma e Regina scambiarono un veloce
sguardo, trattenendo un sorriso. Quella ragazza era veramente
euforica per qualcuno che aveva appena scoperto di essere in una
città con la magia e dove tutti erano personaggi delle favole.
“Quando avevo diciotto anni, mia
madre, non dissimile per i modi e le aspirazioni dalla madre di
Mirc-” si interruppe bruscamente, correggendosi. “Carmilla”
riprese “mi costrinse a sposare l'allora Re, il padre di
Biancaneve. Lei aveva dodici anni, io ingenuamente le confidai che
avevo intenzione di fuggire nottetempo col mio amato, Daniel, che mia
madre disapprovava perché era soltanto un umile stalliere. È stato
il mio primo amore e in qualche modo gli vorrò sempre bene”
sorrise, al ricordo ormai non più doloroso ma solo prezioso
dell'uomo che un tempo aveva amato più di ogni altra cosa al mondo.
“Biancaneve si fece sfuggire il mio segreto e mia madre ci
raggiunse per impedirmi di fuggire, strappando letteralmente il cuore
di Daniel dal suo petto ed uccidendolo davanti ai miei occhi.”
“Mio Dio, ma è orribile” mormorò
Laura, portandosi una mano contro il petto e lanciando un'occhiata di
sottecchi verso Carmilla.
“Finii per sposare il Re, ma ero
infelice e sola. Il risentimento e l'oscurità mi resero la persona
orribile di cui parlano quelle favole a voi conosciute. Convinsi un
uomo innamorato di me ad uccidere il Re per amor mio, presi il potere
e cercai di vendicarmi su Biancaneve per quello che aveva fatto in
mille modi, quello quasi riuscito è anche l'unico giunto a voi: la
mela intrisa con l'incantesimo del Sonno Eterno.”
“Questa storia è molto più
complicata di quella di cui parlano i cartoni animati.”
Emma rise della sua affermazione.
“Ti abituerai. Io ci ho messo un
po'.”
“Alla fine Biancaneve e il principe
trionfarono e si ripresero il regno. Lei rimase incinta ed io
continuai a cercare di vendicarmi. Finché trovai un modo, un
sortilegio così assurdo e oscuro che nessuno aveva mai tentato
prima. Ma c'era un difetto, una falla nel mio piano: con la
maledizione venne creata una salvatrice predestinata a spezzarla.
Sembrava che il mio tentativo fosse destinato a fallire ancor prima
di poter iniziare. Bianca e David spedirono la figlia in questo mondo
per tenerla al sicuro, ma era appena nata, quindi non poteva sapere
niente del suo mondo, dei suoi genitori, delle persone che la
amavano” il tono di voce di Regina divenne più grave, i suoi occhi
si fecero scuri, come se quella fosse la cosa più terribile.
Quando aveva parlato del suo complotto
per uccidere il Re non aveva battuto ciglio, ma di quello sembrava
essere genuinamente pentita.
“Creai Storybrooke e tutti venimmo
trasportati in questo mondo, sotto mia richiesta, in quanto la
maledizione era fatta per forgiare un luogo in cui avrei finalmente
potuto avere il mio lieto fine, negando a tutti gli altri il proprio,
portando via i loro ricordi e rendendoli persone del tutto ordinarie,
rendendo le favole soltanto...solo delle storie.”
“Ma adesso si ricordano” osservò
Carmilla. “Il tizio nella foresta non ha battuto ciglio quando ti
ho chiamata maestà.”
“Come ho detto, c'era una persona. La
figlia di Bianca e David. La salvatrice. Era creata per spezzare la
maledizione. Ed io non lo sapevo ancora, ma era anche il pezzo
mancante, la persona che avrebbe portato a compimento la maledizione
stessa, realizzandone l'unico vero scopo. Il mio lieto fine.”
Regina si voltò, incontrando gli occhi
di Emma.
Lei sorrise, appoggiando la mano su
quella di Regina e stringendola delicatamente.
“Sei tu, non è così?” chiese a
bassa voce Carmilla.
“Già, sono io. La figlia di Bianca e
David, cioè l'uomo che vi ha trovato nel bosco. Loro sono rimasti
qui per trent'anni, dove il tempo era fermo, mentre io sono
invecchiata e sono tornata qui, trovando due genitori della mia età
ed una donna super sexy con i poteri magici e siccome sono molto,
molto sveglia, ho deciso di conquistarla e farla mia per sempre.”
“Sì, quello ed il piccolo dettaglio
che sei il mio Vero Amore, Swan. Se non avessi lanciato quella
maledizione probabilmente sarei caduta in qualche sorta di
incantesimo congelatore e ci saremmo incontrate comunque. Eravamo
destinate a incontrarci, a stare insieme.”
“Lo so benissimo, Mills. Ma
non significa che non posso vantarmi con delle sconosciute per averti
conquistata.”
L'umorismo di Emma smorzò il momento
di forte serietà e portò un'atmosfera pacata all'interno della
vettura.
Regina, raggiunto il vialetto
parcheggiò la macchina al numero 108 di Mifflin Street.
“Parlando del tuo castello, direi che
questa villa è la versione adatta al mondo reale” scherzò
Carmilla, scendendo dalla Mercedes.
“Muoviamoci, finché è buio non
siamo al sicuro qui fuori” Regina si affrettò verso la casa.
Appena aprì la porta Carmilla vide un
ragazzo correrle incontro con aria agitata.
“Mamma, Bianca dice che ci sono dei
vampiri in città. Avete trovato dei vampiri? Posso vederne uno?”
“Ne hai uno proprio davanti a te,
ragazzino” lo informò Carmilla dalla soglia della villa.
“Entrate, muovetevi” le sollecitò
Emma, dietro lei e Laura.
“Non dovrebbe esserne già arrivato
uno?” chiese perplessa Regina.
“Sì, David e i due ragazzi sono in
cucina, Henry si è appena svegliato e l'ho aggiornato brevemente,
stavamo giusto scendendo quando siete entrate e non ha avuto tempo di
incontrarlo.”
“Wow. Tu sei un vampiro? Non fai così
paura” osservò lui, guardando la ragazza che gli stava davanti.
“Quello è il trucco, ragazzino. Se
non faccio paura gli umani non temono la mia vicinanza. E più sono
vicini meno io devo correre per catturarmi il pranzo.”
Henry sgranò leggermente gli occhi,
deglutendo sonoramente.
“Non avere paura” gli disse Regina,
con voce dolce e rassicurante. “Carmilla ti prende in giro” si
avvicinò al figlio, passando un braccio attorno alle sue spalle e
stringendolo contro il proprio fianco mentre si voltava verso il
vampiro nel proprio ingresso. “Lei è una mia vecchia amica, Henry,
che mi ha conosciuto tanto tempo fa, quando ero al culmine della mia
infelicità. Ha provato a salvarmi, ma ha fallito, perché io non ero
pronta. Non si può salvare qualcuno che non vuole essere salvato”
spiegò a suo figlio, ma in realtà stava guardando negli occhi
quella ragazza che un tempo le aveva offerto una via d'uscita
dall'oscurità che l'aveva intrappolata, ma che Regina aveva
malamente rifiutato.
La loro amicizia era stata fulminea ma
immensa, erano legate da un affetto che solo due persone che hanno
sopportato un dolore profondo come il loro potevano condividere. Le
loro strade si erano separate, ma avevano entrambe conservato i
ricordi dei loro mesi nello stesso Reame come una parentesi di
serenità in un'esistenza per entrambe troppo tormentata.
E adesso erano lì, una di fronte
all'altra, entrambe più vecchie ma entrambe come tornate bambine,
ingenue davanti all'assoluta tenerezza dell'amore che le aveva
salvate.
“Carmilla” tese la mano nella
direzione del ragazzo, cercando di apparire intoccata dalle parole di
Regina.
“Henry” lui strinse la mano fredda
che gli era stata offerta.
“Prendi il tuo nome da un grande
uomo, Henry.”
Lui annuì, consapevole delle origini
di quel nome.
“Andiamo, è ora di tornare a letto”
disse Regina, sollecitandolo verso le scale e guardando nella
direzione di Bianca, che annuì e lo accompagnò verso la sua camera.
Si spostarono in cucina, dove trovarono
David che conversava amabilmente con i due ragazzi mentre versava del
caffè ad entrambi.
“Beh, scommetto che in un'università
così non ci si annoia mai” scherzò.
“Decisamente no” la rossa rise,
sorseggiando il caffè.
Regina si schiarì la voce, attirando
la loro attenzione.
“Fate pure come se fosse a casa
vostra” inarcò un sopracciglio, guardando David.
Lui le sorrise.
“La Fontaine – l'ho pronunciato
bene? – mi stava giusto raccontando un po' di questa Sylas dove
studiano questi ragazzi.”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Papà, perché tu e mamma non
tornate a casa e vi fate una bella dormita? Domani all'alba possiamo
pensare a un piano” Emma intervenne immediatamente.
“Non è sicuro camminare là fuori,
ci sono dei vampiri. L'unico posto sicuro è dentro casa, quindi vi
riporterò io al loft materializzandovi” propose Regina. “E per
favore” sospirò “non invitate nessuno ad entrare, stavolta
potrebbe non essere semplicemente la malvagia strega dell'ovest che
vi scegliete come tata, ma un vero e proprio vampiro.”
Se Emma non avesse saputo di
sbagliarsi, avrebbe giurato di vedere arrossire suo padre in quel
preciso momento.
Regina e David si diressero nell'atrio,
dove Bianca li raggiunse poco dopo scendendo le scale. Dopo aver
preso in braccio Neal, che dormiva tranquillo nella sua culla in
salotto, Regina li smaterializzò nel loro appartamento,
affrettandosi a tornare in cucina.
“Allora, due di voi possono prendere
la stanza degli ospiti, uno può dormire nel divano nel mio studio,
accanto c'è una poltrona, non è un letto ma è di sicuro più
comoda del bosco in cui vi abbiamo trovato.”
“Noi prendiamo la camera” si
affrettò a dire LaFontaine, scattando in piedi. “Buona fortuna con
la poltrona” rise verso Laura e Carmilla.
Emma fece un cenno a lei e JP di
seguirla al piano superiore, li condusse alla camera, mentre Regina
mostrava alle altre due ragazze dove trovare lo studio.
“Mi dispiace, so che non è il
massimo della comodità. Domani vi cercheremo una sistemazione più
consona.”
“Non c'è problema, ci adatteremo”
rispose Laura con un sorriso cortese.
“Ne sono sicura” mormorò Regina in
tono provocatorio. “Ma per cortesia, ricordate che quel divano è
molto costoso, quindi usate queste” con un gesto fluido della mano
fece apparire delle lenzuola sul divano che stava mostrando loro “per
qualsiasi attività diversa dal sonno in cui decidiate di cimentarvi
stanotte.”
Senza attendere alcuna risposta uscì dallo studio,
chiudendosi la porta alle spalle.
“Ok, qui ci sono delle coperte e
delle lenzuola pulite, mancano soltanto i pigiami” osservò Emma,
dopo aver ispezionato la camera.
Fece apparire con la magia un pigiama
due pigiami e usò la magia per cambiare le lenzuola in un istante.
“Ecco fatto, così potete mettervi
subito a riposare. Sarà una giornata impegnativa domani.”
“Grazie mille, siete state così
gentili con noi, davvero” la ringraziò LaFontaine.
“Non c'è bisogno di ringraziare”
Emma le sorrise. “Dormite bene. A domani.”
Uscì, richiudendosi la porta alle
spalle.
Regina salì le scale, vedendo Emma che
usciva dalla stanza degli ospiti con aria perplessa.
“Un penny per i tuoi pensieri?”
Regina attirò la sua attenzione.
“Ehi, pensi che dovremmo stabilire
delle regole per il gruppo di adolescenti che dormono sotto il nostro
tetto? Tipo, usate delle protezioni, niente party quando non ci
siamo, fate attenzione quando fuori c'è la luna piena?”
Regina rise, prendendo la mano di Emma
con la sua.
“Per le due ragazze di sotto, non
credo abbiano bisogno di protezioni, quanto alla strana coppia lì
dentro” indicò la stanza degli ospiti con un cenno della testa “se
lui è all'antica nei modi di fare anche solo la metà di quanto lo è
nel parlare, direi che prima dobbiamo aspettarci un matrimonio. Non
rimarranno abbastanza da poter organizzare party e per quanto
riguarda la luna piena direi che sono al sicuro finché Mulan tiene a
bada Ruby.”
Emma rise, scuotendo la testa.
“In tal caso, credo sia ora che anche
io e te andiamo a riposarci almeno un po'.”
Laura si sdraiò sul divano, stesa su
un fianco. I suoi occhi incontrarono quelli di Carmilla, seduta sulla
poltrona, ma immediatamente abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace di essere saltata dentro
il portale.”
“Fai bene a dispiacerti. Potevamo essere tutti
morti.”
“Sì ma non potevo sapere cosa aveva in mente la
preside. E se avesse attaccato una città di innocenti che non
potevano proteggersi contro la sua forza? Poteva fare una strage,
Carm, e poteva essere colpa nostra. Dovevamo almeno provare ad
evitarlo.”
“Beh, invece è venuta in un posto più che
protetto, dove c'è magia e dove c'è la strega più potente in vita
al momento pronta a dare la vita perché niente di male accada.”
“Vedi il lato positivo, almeno hai
rivisto una vecchia amica” provò a farle notare, rivolgendole un
sorriso privo di convinzione.
“Suppongo che almeno questo sia un
lato positivo della faccenda. Sai, non pensavo che sarei stata qui
per questo. È una delle profezie che mia madre mi ha narrato per
decenni, ma non pensavo né che fosse vera, né che mi sarei trovata
qui, di sicuro non con te, né che il mio ruolo fosse quello di stare
contro di lei.”
Laura corrugò la fronte.
“Che significa? Quale profezia?”
Carmilla si voltò, guardando verso la
finestra, lasciando che il suo sguardo vagasse nel buio per poi
incontrare il bagliore della luna.
“C'è una profezia che parla di una
città incantata, una città magica in un mondo senza magia. E di una
guerra. La più terribile guerra per la nostra razza, che finirà
prima di iniziare. Mia madre sa che questa guerra sarà la sua fine,
ma sa anche che ciò che la scatenerà sarà un potere sopra ogni
altro, una magia senza pari. Sapeva che saremmo state qui per questo,
ma neanche lei poteva immaginare quale magia fosse o da che parte
saremmo state schierate.”
Laura sembrò ancora più perplessa.
“Parli come se tu lo sapessi.”
Gli occhi di Carmilla lasciarono la
luna per posarsi di nuovo in quelli della ragazza sdraiata a pochi
metri da lei.
“La percepisco. È più vicina di
quanto lei pensi. Lei non potrà sentirla, gli anni hanno rafforzato
i suoi poteri ma intorpidito i suoi sensi.”
“Quindi ciò che cerca tua madre è
qui? In questa casa?”
La mora annuì.
“Non dirò cos'è, neanche se mi
costerà la vita. Ma avvertirò Regina, glielo devo, della guerra che
quest'arma scatenerà. Tutto quello che ci è successo, Laura, tutto
quanto, è stato in funzione della nostra presenza qui, oggi, nel
giorno che farà la storia.”
“Non capisco.”
“Nessuno di noi può comprendere fino
in fondo. Ognuno di noi ha il pezzo di un puzzle più grande, ma
quando tutto sarà finito, forse tra qualche giorno o forse tra
centinaia di anni, potremmo vedere il quadro completo e dare un senso
a quello che succederà.”
“Non ti avevo mai sentita parlare
così prima d'ora. Di solito non ti piace fare la parte dell'eroina,
fai di tutto per stare in disparte.”
“Lo farei anche stavolta se potessi,
ma tu ci hai trascinato qui e adesso non possiamo sfuggire al nostro
destino. Gli eventi che accadranno da adesso sono scolpiti nella
pietra. Non abbiamo potere nel cambiarli, sono stati narrati secoli
fa, perché la loro conoscenza li rendesse immutati.”
“Mio Dio Carm, mi stai spaventando,
parli come tua madre.”
Lei scosse la testa, sospirando.
“Sono parole sue, infatti. Me le ha
ripetute così tante volte che...” lasciò la frase in sospeso.
“Non so cosa fare” si passò una mano sulla fronte.
Laura si alzò, avvicinandosi ed
inginocchiandosi davanti alla poltrona in cui lei era seduta.
“Ehi, guardami” le disse,
prendendole le mani tra le sue. “Qualsiasi sia la decisione che ti
tormenta, io so che farai la scelta giusta. Non importa cosa pensi,
io ti ho vista fare così tante azioni eroiche, così tante cose
giuste, nei miei occhi tu non puoi sbagliare. E anche stavolta so,
credimi Carm, ne sono sicura, farai la cosa giusta.”
Si guardarono negli occhi a lungo,
finché Carmilla s piegò in avanti e rubò un fugace bacio alle
labbra della donna dinnanzi a lei, per poi alzarsi velocemente ed
uscire dalla stanza, prima che Laura potesse fare o dire qualcosa.
“Dov'è Emma?”
Regina si voltò, colta di sprovvista,
osservando il vampiro appoggiato sulla soglia del proprio soggiorno.
“Sta dormendo. Ho pensato di
accendere il camino per scaldare un po' la casa, ma poi mi sono persa
ad osservare le fiamme.”
Carmilla percorse lentamente la stanza,
avvicinandosi alla donna appoggiata al camino.
“Cosa sai della profezia sulla Guerra
dei Silenti Soldati?”
Regina le rivolse una risata di
scherno, per poi tornare seria quando capì che la domanda era
genuina.
“Storie per bambini. Che razza di
guerra sarebbe mai, una dove tre eserciti rimangono immobili su un
campo di battaglia?”
“Hai mai sentito la profezia per
intero?”
Regina corrugò la fronte.
“No, ovviamente” rispose,
osservando attentamente la ragazza percorrere a lenti passi il suo
salotto, avanti e indietro. “Nessuno l'ha mai sentita.”
“Qualcuno
sì” la corresse, fermandosi improvvisamente. “Una ragazzina. Da
poco immortale e molto, molto impaurita, che è corsa a raccontarla
alla propria madre.”
Regina si allontanò dal muro,
fronteggiando la vampira.
“Tu hai sentito la profezia? E perché
me ne stai parlando?”
“Non te ne sto parlando, Regina.
Ascolta le mie parole. Questa conversazione non è mai avvenuta, tu
non ne sai niente. E niente, di fatto, posso rivelarti. Già le cose
che ho detto a Madre potrebbero cambiare il corso degli eventi in
modo imprevedibile. Non possiamo rischiare.”
“E allora perché mi dici questo?”
“Perché te lo devo. Voglio
avvertirti. Le storie che hai sentito, le leggende, sono vere. La
profezia narra della razza di non umani, della stirpe più antica, e
tu sai che è la mia. Narra della fine della nostra Capostipite. Che
sarebbe, appunto, mia madre. Narra della loro sconfitta in una città
magica in un mondo senza magia, Regina. Mia madre è venuta qui, ad
affrontare la sua condanna di morte, perché sa qual è il prezzo se
la profezia non si avvera, sa per cosa si scatenerà quella guerra e
adesso voglio dirlo anche a te, per appianare il suo vantaggio. Ma
non una parola oltre quello che dirò stasera potrà mai essere
rivelata.”
Regina fu confusa da quelle parole.
“La magia più potente mai
conosciuta, scatenerà la guerra.”
“Allora non c'è problema. Ogni magia
può essere fermata” Regina sorrise. La magia era ciò che
conosceva. Era una certezza per lei. E le cose che conosceva non la
spaventavano. No, era l'ignoto piuttosto, che la intimoriva.
Carmilla la guardò negli occhi con
un'intensità ed un'oscurità propri solo di qualcuno che stava per
rivelare un segreto terribile.
“Ci sono sei battiti di cuore in
questa casa.”
Regina fece velocemente i conti.
“Noi siamo sette.”
Carmilla inclinò la testa.
“Ma due di noi sono vampiri, non
morti, senza battito del cuore. Questo lascia cinque cuori e sei
battiti.”
“Non è possibile.”
“C'è una creatura, che ovunque tu
vada ti segue. Non puoi vederla, ma ti darà la caccia, ti rovinerà
la vita, infrangerà tutto ciò che conosci e cancellerà la tua
redenzione. C'è qualcosa in questa casa che non ti lascia mai da
sola.”
Quello sì, quello la spaventava.
“Tu credi che la profezia sia una
leggenda, ma non lo è. La guerra è già iniziata.”
Fatemi sapere cosa ne pensate...
A domenica prossima, un abbraccio!
|
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Capitolo 3 *** The Essential is Invisible to the Eyes ***
Mi scuso per il ritardo ma questo ponte ha assorbito tutte le mie
energie! Domenica prossima sarò puntualissima!!
Buona lettura!
The Essential is Invisible to the
Eyes
Salì le scale con lentezza, resistendo
arduamente all'impulso che sentiva di voltarsi indietro dopo ogni
scalino.
Adesso che Carmilla aveva pronunciato
quelle parole, le sembrava quasi di poter sentire quel battito lei
stessa, quel cuore di troppo, di poter percepire il leggero respiro
di qualcuno costantemente presente alle sue spalle. Se chiudeva gli
occhi ed ascoltava, udiva riecheggiare assordanti dei passi dietro di
lei.
Arrivata all'ultimo scalino chiuse gli
occhi, sospirando.
Non c'era nessuno. Quei rumori erano
nella sua testa.
Se anche ci fosse stato un essere
magico che lei non poteva vedere, di sicuro non ne avrebbe sentito i
passi o il respiro, non senza i sensi di un vampiro.
Ancora scossa dalla loro conversazione
si diresse verso la sua camera da letto, entrando e richiudendosi
immediatamente la porta alle spalle, sedendosi poi sul bordo del
letto e fissando la porta come se si aspettasse di vederla aprirsi di
colpo, da sola, come per magia.
Un tocco leggero sulla propria schiena
la fece sussultare.
“Dove sei andata?”
Deglutì forte e scosse la testa, il
respiro affannato dallo spavento.
“Al piano di sotto, ho acceso il
camino per far scaldare la casa.”
Emma si spostò più vicina, senza
aprire gli occhi.
“Torna a letto e scalda anche me,
adesso.”
Regina sorrise, sfiorando con le dita
il suo viso e spostandole i capelli dalla fronte con un gesto
delicato.
Ma il suo sorriso si affievolì quando
le parole di Carmilla trafissero i suoi pensieri, facendola di colpo
giungere alla conclusione che nessuno accanto a lei sarebbe stato al
sicuro, almeno finché non si sarebbe liberata per sempre da quella
creatura, che ovunque la seguiva, col solo scopo di distruggere il
suo mondo.
“Cosa c'è?”
Si accorse solo quando Emma parlò che
aveva aperto gli occhi e la stava guardando con aria preoccupata.
Si chiese come potesse conoscerla così
bene da capire immediatamente cosa stava succedendo semplicemente
guardando la sua espressione.
“La madre di Carmilla ha mandato
qualcuno a seguirmi.”
Emma corrugò la fronte, alzandosi a
sedere.
“Cosa? Come te ne sei accorta? Sono
qui fuori, vuoi che-”
“Emma, calmati” si affrettò a
prenderle una mano con la sua, in un gesto di conforto. “Carmilla
dice che c'è un battito di cuore in più. Non si tratta di un
vampiro perché non sarebbe potuto entrare se non invitato, ma è una
creatura magica, invisibile agli occhi. Ed è dentro casa nostra.
Emma, nessuno che mi stia accanto sarà al sicuro finché non avrò
capito di cosa si tratta e non me ne sarò disfatta.”
La bionda capì improvvisamente perché
le parole di Regina erano un mero sussurro nella notte, quasi
inudibili.
Una silenziosa invasione era già in
atto.
Non erano più al sicuro.
Neanche dentro la loro stessa casa.
“Torna a letto” ripeté Emma.
“Domani troveremo una soluzione. Adesso riposiamo.”
Si stesero fianco a fianco. Regina si
sistemò tra le braccia di Emma, nascondendo il volto contro il suo
collo, permettendo ad Emma di baciarle la testa.
“Cerca di dormire.”
“Anche tu.”
Dopo aver ascoltato qualsiasi rumore,
anche il più piccolo, che di tanto in tanto rompeva il silenzio
della notte, finalmente il sonno le vinse, trascinandole in sogni
frenetici e tormentati, nei quali non trovarono il risposo sperato.
Dopo poche ore di sonno Regina si
svegliò di soprassalto con la fronte madida di sudore. Si alzò
immediatamente, cercando di non svegliare Emma, ed iniziò a
percorrere a piedi nudi la stanza nel tentativo di calmare il battito
del proprio cuore.
Quando si sentì un po' più tranquilla
entrò nel bagno della loro camera e si tolse velocemente il pigiama
umido, entrando dentro la doccia.
Aprì il getto dell'acqua, il getto
bollente calmò del tutto i suoi brividi.
Appoggiò la fronte sulle mattonelle
del box doccia ed inspirò ampie boccate d'aria.
Era sola. Nel buio. In mezzo ad un
bosco.
Le sembrava un posto conosciuto, ma
non ne era sicura.
Una luce abbagliante le tolse la
vista e quando riuscì a riaprire gli occhi era comparsa davanti a
lei una creatura.
Era alta quanto lei ma, nonostante
le sembianze umane, vi era qualcosa nella sua figura che rendeva
Regina inquieta.
La vedeva come si vede una foto
sbiadita il cui soggetto è abbagliato dal flash, completamente
bianca e senza volto. Come se una luce eterea l'avvolgesse. Come se
non avesse un viso, ma fosse fatta di sola luce.
La creatura eterea le si avvicinò,
sfiorandole il volto con una carezza quasi materna.
Regina la lasciò avvicinare, senza
pensare di potersi opporre, lasciando che la persona che aveva
davanti premesse il corpo – se aveva davvero un corpo – contro il
suo, circondandole le spalle con un braccio e prendendo una delle due
mani con la mano che aveva libera, portò il volto invisibile vicino
al suo orecchio e anche se non aveva lineamenti, né naso, né bocca,
riuscì comunque a parlarle.
“Solo tu puoi proteggermi. Solo tu
puoi capirmi. Salvami.”
Un bussare
improvviso alla porta la fece sobbalzare e voltare di scatto di
centottanta gradi, ma senza aprire la doccia.
“Regina, posso
entrare?”
Lei riprese a
respirare solo dopo aver sentito la voce della persona dall'altro
lato della porta, portandosi una mano sul cuore.
“Emma.”
La porta si aprì
proprio mentre Regina usciva dalla doccia.
La bionda afferrò
un asciugamano e si avvicinò a Regina, avvolgendolo attorno alla sua
esile figura appena lei fu fuori dal box della doccia.
“Stai tremando.”
Regina si strinse
contro di lei, incurante del fatto che la stava bagnando. Ad Emma
sembrò non importare. Se la strinse contro più forte, baciandola
sulle guance, sulla fronte, sul collo, sulla testa, sussurrando
parole di conforto e cullandola piano contro il proprio petto.
“Andrà tutto
bene. Qualsiasi cosa succeda, insieme possiamo affrontarla. Andrà
tutto bene amore mio.”
Ripeté quelle
parole ancora e ancora, finché Regina smise di tremare e ricambiò
con forza la sua stretta.
Regina non aveva
mai avuto paura in vita sua, da quando aveva imparato ad usare a
proprio piacimento la magia oscura, da quando aveva fatto degli
incantesimi un'arte e del fuoco un'arma, non aveva più temuto uomo,
animale, creatura magica o eroe che si ponesse dinnanzi al suo
cammino.
La paura non le
apparteneva. Non l'aveva mai guidata.
Fino a quel
momento.
Come si può
combattere qualcosa che non si riesce a vedere?
Come si affronta un
nemico che non si conosce?
Come si vince una
battaglia che non ci si rende neanche conto di combattere?
Non si può.
Questa era la sua
risposta.
Non poteva
combattere, non poteva vincere.
Non vi erano vie
d'uscita.
“Mangia qualcosa,
almeno” Emma la distrasse dai suoi pensieri.
“Non posso.
Voglio andare alla cripta, lontano da qualcuno che può essere messo
in pericolo e scoprire di più su creature che non si possono
vedere.”
“Non vuoi neanche
un caffè, o qualcosa da portarti?”
Regina scosse la
testa mentre afferrava le chiavi di casa.
“Cercate di
scoprire dove si nasconde la madre di Carmilla, d'accordo? Non
possiamo affrontare una guerra, non abbiamo neanche uno straccio di
esercito. Dobbiamo cercare un accordo, farle capire che non abbiamo
l'arma che cerca.”
Emma sospirò.
“Fai attenzione.”
Regina accennò un
sorriso, ma non riuscì a tenerlo sulle labbra per più di un
istante.
“Non avere paura
per me, Emma. Io non ne ho” mentì.
Senza aggiungere
altro si smaterializzò.
Quando i quattro
ragazzi ospiti a casa loro ed Henry furono scesi in soggiorno, Emma
li invitò ad uscire di casa.
“Prima passiamo
da mia madre, Henry rimarrà con lei e Neal, mio padre invece ci
aiuterà a setacciare la città.”
Ovviamente i piani
di Emma non andarono esattamente come sperato.
“Oh, no, vi
scordate che io rimanga a casa mentre voi rischiate la vita a
combattere una vampira pazzoide – senza offesa” disse nella
direzione generale di Carmilla “che vuole radunare un esercito e
dichiararci guerra. Uh-uh. Ve lo scordate.”
“Nessuna offesa”
rispose quasi divertita Carmilla.
“Bianca, ma Henry
e Neal-” tentò Charming, solo per essere interrotto.
“Henry può
badare a Neal per qualche ora. Se hanno dei problemi può chiamare
Belle. Non è vero Henry?”
Lui annuì
velocemente. “Vi serviranno più persone possibili, mamma” fece
notare. “È meglio che Bianca venga con voi.”
La bionda sospirò.
“E va bene, ma
chiamo Belle mentre andiamo verso la stazione di polizia.”
Quando arrivarono
nell'ufficio di Emma, trovarono due donne ad attenderli.
“Disgustoso,
sento odore di cane bagnato” si lamentò immediatamente Carmilla.
“Attenta a come
parli, vampiro, o farò colazione con la tua fidanzata.”
“Ruby” mormorò
Mulan con tono di avvertimento. “Sii cortese coi nostri ospiti.”
“Le voci si
spargono ancora in fretta in questa città, vedo.”
Ruby sorrise verso
Emma.
“Regina ci ha
chiesto di venire ad aiutarvi. Ha detto che poteva tornarci utile il
mio olfatto e che al momento un soldato” fece un cenno verso Mulan
“è comunque meglio di niente.”
“Mulan. Mi
prendete in giro? Quella è Mulan in carne e ossa” LaFontaine si
guardò attorno incredula, come se aspettasse che qualcuno la
contraddicesse, spiegandole che quella non era la sua principessa
preferita e lei aveva male interpretato la situazione, ma nessuno
fece troppo caso alla sua reazione.
“Se ci muoviamo a
coppie, io mi porto Mulan.”
“No, Ruby, ci
dividiamo a coppie, ma uno di loro ed uno di noi. Loro sanno che
faccia ha la donna che stiamo cercando e noi conosciamo questa città
come le nostre tasche, quindi scegli qualcun altro. Io mi porto
Laura.”
“LaFontaine,
tu puoi venire con me e Bianca” propose David alla ragazza con cui
aveva scambiato qualche parola la sera precedente, rivolgendole un
sorriso amichevole.
Lei annuì,
seguendolo.
“Io prendo il
ragazzo. Sembra l'unico che potrebbe riuscire a tenere in mano una
spada senza cadere all'indietro” decise Mulan, facendogli con la
testa cenno di seguirla.
“Mi prendete in
giro? Non vado in coppia con una non morta. Siamo nemici naturali,
fatti per combatterci a vicenda.”
“Ma per favore,
cagnolino, non riusciresti a combattere neanche un Puffo, con quel
fisico mingherlino che ti ritrovi.”
“Ma senti chi
parla, sei la metà di me, nanetta” Ruby si avvicinò fronteggiando
Carmilla.
“Ok, entrambe.
Smettetela immediatamente e fate le adulte. Abbiamo un lavoro da
fare, quindi mettetevi l'anima in pace e arrangiatevi, non voglio
sentire più fiatare una mosca da nessuna delle due, è chiaro?”
domandò Emma con tono deciso.
Nessuna delle due
rispose, ma entrambe abbassarono lo sguardo.
Emma si voltò,
dirigendosi verso l'uscita.
“Cercherò cos'è
un Piffo su internet e giuro che se è un insulto io e te facciamo i
conti” mormorò nella direzione di Carmilla quando Emma fu troppo
lontana per sentirla.
“Bianca, David e
LaFontaine, voi iniziate dal molo e quando avete finito passate alla
parte est della città” dette istruzioni Emma. “Ruby e Carmilla,
voi le miniere e la spiaggia in mattinata e nel pomeriggio, mentre
gli altri sono ad est, controllerete la parte ovest. Mulan e JP, voi
controllare la città stamani e nel pomeriggio passate ai tunnel
delle miniere. Dandovi il cambio noterete di sicuro se qualcosa
sfugge agli altri, senza contare che così possiamo controllare
l'intera città nell'eventualità che si stia ancora spostando.”
“E noi cosa
faremo?” domandò Laura.
“Noi ci piazziamo
nel bosco. Tutti gli psicopatici che vengono in città per qualche
motivo decidono di nascondersi da quelle parti, quindi io e te
staremo lì, tracceremo ogni sentiero, ogni albero di quel bosco.”
“Fantastico.
Anche oggi dovrò stare nel fango” mormorò la ragazza, abbassando
lo sguardo.
“Tutti pronti?”
chiese Emma.
Dopo un assenso
generale uscirono dalla stazione di polizia, sparpagliandosi per la
città.
Non scendeva nella
cripta da parecchie settimane.
Era più tetra e
fredda di quanto si ricordasse.
Il motivo per cui
aveva deciso di effettuare da lì le sue ricerche era che voleva
essere il più lontano possibile dai suoi cari, nella possibilità in
cui la creatura che la accompagnava decidesse di entrare in azione.
Quindi, guardando
con occhio cinico alla situazione, il motivo per cui si trovava in un
cimitero, dentro una cripta, era che sarebbe potuta essere uccisa da
un momento all'altro. Al quanto ironico, per i suoi standard.
Si guardò attorno
e, nonostante fosse consapevole di aver scelto quel luogo perché
isolato, sentì improvvisamente un senso di solitudine pervaderla.
Si sedette al
solito posto, prese uno dei libri che parlava di creature magiche,
aprì la prima pagina ed iniziò a leggere i nomi sull'indice,
soffermandosi a quelle di cui non conosceva il nome e cercandone la
pagina per leggere le informazioni e controllare se tra i loro poteri
vi era quello di rendersi invisibili.
Aveva appena finito
la prima colonna, quando sentì dei passi sulle scale, annunciando la
discesa di qualcuno verso di lei.
“C'è nessuno?”
Corrugò la fronte,
riconoscendo la persona a cui quella voce apparteneva ma non
comprendendo il motivo per cui avrebbe dovuto trovarsi lì.
“Laura?”
La ragazza fece
capolino dalle scale, scendendo gli ultimi gradini e guardandosi
intorno con aria ammaliata.
“Cosa ci fai
qui?”
Il viaggio in auto verso la foresta
fu silenzioso.
“Allora” Laura si schiarì la
voce. “Vuoi farmi un accenno di come si struttura il bosco o
vogliamo parlare del più e del meno o qualsiasi altra cosa va
benissimo, ma il silenzio mi rende un po' nervosa.”
“Non verrai con me nel bosco.”
La testa di Laura scattò verso la
donna che stava guidando.
“Come sarebbe a dire, ormai siamo
quasi arrivate!”
“Esatto. E quando saremo lì io ti
indicherò un mausoleo di famiglia. Tu entrerai lì dentro e
cercherai Regina, le dirai che io ti ho mandata via perché mi stavi
rallentando e basta, le dirai che ti ho detto che lei stava facendo
delle ricerche sui libri e che quel campo ti si addice decisamente di
più che il bosco pieno di fango.”
“Ma non abbiamo neanche iniziato,
come fai a sapere che ti rallenterò?”
“Non lo so e non penso
che lo faresti, ma ho bisogno che qualcuno vada ad aiutare Regina. È
incredibilmente testarda e non si farà dare una mano da me né dai
miei genitori. Avevo in programma di spedirle Henry, ma mia madre ha
deciso di voler per forza entrare in azione, quindi appena Ruby ha
menzionato l'idea di dividerci in coppie ho pensato” si strinse
nelle spalle, lasciando la frase in sospeso.
“E perché proprio io?”
“Sembri
quella più sveglia.”
“Ma non avrai bisogno di aiuto con
il bosco?”
“Sai, anche io so fare un trucco o due con la
magia, quindi se dovessi incontrare due sconosciute che non ho mai
visto prima, quanto meno le imprigionerei il tempo necessario da
portarle giù alla centrale.”
Laura si arrese, capendo che non
poteva farle cambiare idea.
“Ti confido che una parte di me è
sollevata. Non fraintendermi, io adoro stare sul campo, lottare per
ciò che è giusto e nobile e tutto quel genere di cose. Ma”
sospirò. “Ma stavolta si tratta di combattere due persone a cui
voglio bene e non so se potrei farcela o se finirei per farle
scappare di nuovo.”
Emma parcheggiò l'auto, voltandosi verso di
lei.
“Beh, direi che allora così
vinciamo tutti” le sorrise. “Andiamo, ti faccio vedere da dove si
entra. E mi raccomando, non dire a Regina che ti ho mandato io da
lei, dille che non sai che fare perché io ti ho detto di tornartene
a casa.”
Laura annuì, facendosi accompagnare
fino all'entrata della cripta.
“Che ci fai qui?”
“Beh, ci siamo
divisi in coppie e io ed Emma dovevamo perlustrare il bosco, ma lei
conosce ogni sentiero, mentre io trovo difficile muovermi. Ha detto
che la rallentavo e che me ne potevo tornare a casa. Ma io ho detto
che volevo rendermi utile. Così mi ha mandato qui dicendo che potevo
sentire se tu avevi bisogno di qualcosa.”
Regina la guardò,
inclinando leggermente la testa di lato.
“Era preoccupata
per me e ti ha mandato ad aiutarmi.”
Laura fu colta di
sorpresa dalle sue parole e tardò a rispondere quel tanto che servì
a far capire a Regina di aver centrato il punto.
Laura si aspettò
di essere nuovamente cacciata via, ma invece Regina si voltò,
prendendo in mano un libro e porgendoglielo.
“Laura, è
importante che quello che facciamo qui dentro rimanga tra me e te.
Neanche Carmilla può venire a sapere di quello che troviamo o di
quello che stiamo cercando in primo luogo. Per quello che ne sanno
tutti gli altri eccetto Emma, io e te stiamo cercando un modo per
scovare la madre di Carmilla. Se pensi di non poter mantenere questo
segreto ti prego, esci da questa stanza e fingi di non aver mai
sentito una sola parola di tutto questo.”
Laura afferrò il
libro con determinazione.
“Non una parola.
Promesso. Ma cos'è che dobbiamo cercare?”
Regina esitò,
cercando di leggere se quella sua promessa era sincera o meno. Non le
sembrò che Laura stesse mentendo, quindi lasciò andare la propria
presa sul libro, lasciandolo nelle mani della ragazza.
“Cerchiamo una
creatura che abbia il potere di rendersi invisibile.”
Lei corrugò la
fronte. In effetti, era una particolarità insolita.
Non avevano idea di
quanto tempo fosse passato, finché entrambe furono distratte da dei
rumori al piano superiore e successivamente da qualcuno che scendeva
le scale.
“Vi ho portato il
pranzo” disse Emma senza salutare, appoggiando delle buste
provenienti da Granny sul tavolo della cripta su cui Regina e Laura
avevano appoggiato i libri che stavano consultando.
“Qualcuno ha
avuto fortuna?” chiese Regina, aprendo una delle buste.
“Nessuno. E ti
giuro, è assurdo che tutti riescano a sparire nel nulla così
facilmente” le fece notare la bonda.
“Non sono neanche
nel bosco?” chiese Laura.
“Non ce n'è
traccia.”
“Ne sei sicura? Sembra un posto grande da
perlustrare da sola” chiese nuovamente, la bocca piena del panino
che aveva appena addentato.
Emma sorrise a
quella ragazza che le ricordava un po' se stessa.
“Sicurissima. Se
fossero qui di certo non dormirebbero a terra, visto che parliamo di
una contessa, quindi avrebbero dovuto costruire non dico un castello
ma quanto meno un rifugio. Me ne sarei accorta se ci fosse stato
qualcosa del genere e soprattutto non è una cosa che si può tirar
su in un secondo, perfino usando la magia – che comunque loro non
hanno – ci vorrebbe un bel po', quindi non c'è bisogno di
perlustrare anche nel pomeriggio, posso aiutare voi quaggiù e magari
torno a dare un'occhiata domani. A tenere sicura la città ci stanno
pensando tutti gli altri, quindi dovremmo essere al sicuro.”
Finito il discorso
Emma si voltò per cercare l'approvazione di Regina, ma si accorse
che lei non la stava più ascoltando già da qualche istante.
Aveva lo sguardo
dritto davanti a sé, perso nel vuoto, la mano con cui stava
mangiando sospesa a mezz'aria.
Si alzò in piedi
di scatto.
“Emma, sei un
genio.”
Lei corrugò la
fronte. “Sicuro, certo. E come mai sarei un genio?”
“Abbiamo
sbagliato tutto” radunò i libri in un'unica pila e con un gesto
della mano li fece sparire in un vortice di fumo viola. “Non è una
creatura con la capacità di rendersi invisibile. È una creatura
resa invisibile dalla madre di Carmilla.”
Così dicendo fece
un altro gesto della mano, materializzando sul tavolo un'altra pila
di libri, ancora più alta della precedente.
“Sta usando un
incantesimo che rende invisibile la creatura che mi segue e lo sta
usando anche qui nel bosco, per la casa che si sono sicuramente
costruite ieri notte. Sono proprio qui sotto il nostro naso, ma noi
non possiamo vederle. Che è decisamente scoraggiante se non
addirittura inquietante, ma c'è una buona notizia.”
“Una vampira
dotata di poteri magici e abilità straordinarie si può rendersi
invisibile e nascondersi in qualsiasi posto, in qualsiasi momento,
potrebbe addirittura essere qui adesso, in questa stanza, ad
ascoltare ogni nostra parola, e tu dici che c'è una buona notizia?”
chiese Laura, con aria preoccupata. “Sentiamo.”
Regina le sorrise.
“Non dobbiamo
nemmeno capire che incantesimo ha usato. Dobbiamo solo trovarne uno
che renda visibili le cose trasformate in invisibili. Semplicissimo.”
Emma e Laura si
scambiarono uno sguardo scettico sulla presunta semplicità della
loro missione, ma nessuna delle due osò contraddire Regina.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se secondo voi vale la pena continuare o
se la storia proprio non vi piace.
A presto!
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Capitolo 4 *** Rose ***
Rose
Mentre Regina e Laura iniziarono a
cercare tra le pagine dei libri che la strega aveva evocato, Emma
corse fuori dalla cripta, componendo il numero di telefono di suo
padre.
“Dovete venire qua al
bosco.”
“L'avete trovata?”
“Non ancora, ma abbiamo
motivo per credere che sia qui. Radunate Ruby e Mulan ed incontrateci
alla cripta di Regina.”
“Va bene.”
Riattaccò il
cellulare, tornando da Regina e Laura.
“Ci stanno raggiungendo gli altri,
iniziamo a cercare a tappeto per tutto il bosco, anche fuori dai
sentieri tracciati, in modo che se hanno nascosto un'intera casa con
un incantesimo la troveremo per forza.”
“Mi sembra un'idea ragionevole”
rispose distrattamente Regina, continuando a leggere il libro che
stava tenendo in mano.
“Bene. Avete bisogno di me o vado a
cercare anche io con loro?”
“No, per adesso credo che riusciremo
a controllare questa pila da sole. Se entro stasera non troviamo
niente su un valido contro incantesimo magari domani puoi aiutarci”
rispose la mora, alzando il viso e sorridendole.
Sapeva benissimo quanto Emma odiasse il
lavoro di ricerca e preferisse di gran lunga essere al centro
dell'azione.
“Appena trovate qualcosa avvisatemi.”
“Certamente.”
Dopo l'assenso di Regina tornò
all'esterno, dove attese i suoi compagni per spiegare loro cosa
dovevano fare e il motivo.
Una volta che tutti ebbero compreso
cosa stessero cercando e come comportarsi in caso lo avessero
trovato, Emma li divise nuovamente in coppie assegnando ad ognuno una
zona del bosco da perlustrare.
“Ci rivediamo qui tra un paio d'ore.
State attenti e non fate niente di avventato. Ruby, sto guardando
te.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo,
mormorando qualcosa di vago e dirigendosi subito dopo verso la sua
zona del bosco, con al seguito Carmilla.
Mentre sfogliava il primo dei volumi
della sua pila, Laura guardò più di una volta la donna di fronte a
sé, di sottecchi, cercando il coraggio di farle la domanda che
aleggiava nella sua mente ormai da ore.
“Parla e basta, non riuscirai mai a
concentrarti se non mi dici quello che è evidente ti sta passando
per la testa in questo momento” la spronò Regina, senza neanche
alzare gli occhi dal libro che aveva sulle ginocchia.
Laura si schiarì la voce.
“Tu e Carmilla vi conoscete da
tanto.”
“Sì, è vero” la risposta arrivò
nuovamente senza che la donna alzasse gli occhi, affrettata e secca,
come se non volesse iniziare una conversazione su quell'argomento,
anche se era stata lei ad invitarla a parlare.
“Quando l'hai conosciuta era già
un...”
“Vampiro. Non è una parolaccia, è
solo quello che è, non c'è niente di male nel pronunciarla. Sì,
quando l'ho conosciuta era già stata trasformata. Carmilla è una
contessa del tuo mondo e quando è venuta nel mio era lì in qualità
di creatura magica, com'è ovvio presumere. Non è rimasta a lungo ed
era già stata una vampira a lungo.”
“E come vi siete conosciute?”
Regina sospirò, sollevando il libro ed
appoggiandolo sul tavolo prima di riprendere la conversazione.
“Sua madre fece visita alla mia.”
Laura corrugò la fronte.
“Si conoscevano bene. Io ero poco più
che una ragazza, non ero ancora neanche stata promessa in sposa al
Re. Lei e mia madre si capivano in tutto e per tutto, entrambe
volevano ciò che era meglio per la propria figlia, anche se era la
scelta che ci rendeva infelici.”
Come se considerasse il discorso
chiuso, Regina prese nuovamente in mano il libro, ma non ebbe neanche
tempo di ricominciare a leggere che la voce di Laura le impose di
fermarsi e rimettere il libro sul tavolo.
“Ma credevo che Carmilla ti avesse
vista quando eri la regina.”
“Tu non hai chiesto quando è
diventata mia amica, hai chiesto quando ci siamo conosciute ed io ho
risposto a quella domanda.”
“E quando è diventata tua amica?”
“Molti anni dopo, quando lei e sua
madre tornarono cercando Cora ed invece trovarono me. Anche io ero
molto come lei, ma più imprudente e capricciosa. Non ho fatto il
male che ho fatto per amor di qualcuno, ma per rabbia e vendetta e
dolore. La mia crudeltà era diversa perché non aveva scopo, mia
madre ha ucciso e ingannato credendo che fosse la cosa migliore per
me, la madre di Carmilla lo ha fatto per i suoi vampiri. Io l'ho
fatto perché” si strinse nelle spalle. “Credevo davvero che non
vi fosse altra via. Credevo che al mondo non esistesse altro che
l'odio e la rabbia, il rancore feroce che provavo mi accecava. Non
sono mai stata molto brava ad amare.”
“E perché sono tornare nel vostro
mondo?”
“Per lo stesso motivo per cui siete
tornate adesso. In cerca della magia. L'unica cosa che voi non potete
trovare in queste terre. Al tempo era più facile, c'erano più
portali, era prima che i fagioli magici sparissero dalla
circolazione.”
“E per cosa volevano la magia?”
“Non l'ho mai saputo. Quello che
volevano da me era solo un antico incantesimo che si narrava potesse
riportare in vita in non morti mille volte e mille ancora. Io le
accontentai, guardandomi bene dall'avvertirle che ogni magia ha un
costo.”
“E tu e lei come siete diventate
amiche?”
“Beh, lei era giovane d'aspetto e
così annoiata. Io organizzavo ogni sera una festa e ogni giorno una
guerra. Così lei rimase. Soltanto poche settimane, ma rimase. Poi
sparì, d'improvviso eppure come se lo sapessimo entrambe da sempre.
Non fu una sorpresa sapere che se ne era andata, ma fu una notizia
che accolsi con rammarico il fatto che non mi aveva detto
addio.”
“Come mai non lo aveva fatto?”
Regina si strinse nelle spalle, ormai
persa in lontani ricordi di quel passato quasi dimenticato.
“Mi aveva sempre detto che ci saremmo
riviste, un giorno, dopo molti anni. Che il nostro non sarebbe mai
stato un addio.”
“Come ne era sicura?”
Regina si strinse nuovamente nelle
spalle, ma recentemente aveva appreso la risposta a quella domanda: a
causa di una profezia.
“Ma perché se n'è andata se lì
aveva tutto ciò che voleva?”
“Oh, no, non tutto. Aveva dei
passatempi, ma era divisa a metà. Non poteva avere una cosa che al
tempo disperatamente bramava.”
“Che cosa?”
Regina inclinò la testa di lato,
guardandola come se a quel punto sarebbe dovuto essere ovvio.
“Me” rispose, con semplicità.
Laura corrugò la fronte.
“E tu non-” lasciò la frase in
sospeso, non sapendo come continuare.
“Non voleva me in quel senso” rise,
scuotendo la testa. “Voleva essere me, essere la regina, ma non
poteva farlo senza uccidermi. E lei, a differenza di sua madre e
della mia, aveva una coscienza, quindi se ne andò, prima che sua
madre realizzasse i suoi desideri per lei.”
Laura non chiese altro, rimase in
silenzio a riflettere su quello che Regina le aveva raccontato,
mentre la mora continuò a sfogliare il suo libro.
“Che tipo di prezzo?”
“Scusami?”
“Che tipo di prezzo dovevano pagare
per la magia di cui hai parlato?”
Lei scosse la testa.
“Non ne ho la minima idea. Ma
credimi, il prezzo di una magia come quella è molto, molto alto.”
Senza replicare, Laura tornò a
concentrarsi sul suo libro, ma senza successo.
“Credi davvero che questi ragazzi
siano affidabili? Che dicano la verità sul motivo che li ha spinti
qui?” chiese Bianca, mentre lei ed Emma perlustravano la loro parte
di terreno.
“Non lo so, ma Regina conosce una di
loro e sembrano essere amiche, quindi non vedo perché non dovremmo
fidarci.”
“Attenzione, Emma. Carmilla non era
amica di Regina, non lo è mai stata. Ho sentito delle storie su sua
madre e sulle loro visite nel nostro reame, la prima volta che si
sono incontrate Regina era una ragazza e non era amicizia ciò che le
legava.”
“Cosa stai cercando di dirmi, che erano amanti?”
Emma rise. “Mamma, non scherziamo, Regina a quel tempo aveva occhi
solo per Daniel.”
“No, sto dicendo il contrario. Regina da
ragazza si è sempre tenuta alla larga dai non morti, era spaventata
da Carmilla e da sua madre come chiunque lo sarebbe. Non farti
ingannare, non era amica di Regina, era amica della regina cattiva,
in questo caso credo che la differenza sia sostanziale.”
“Rimane il fatto che si conoscono e
se lei dice che il problema non è la ragazza ma sua madre, io le
credo.”
“Certo, ma come facciamo a sapere che
non sono alleate? Quelle ragazze si sono introdotte in casa vostra
senza sforzo. Le avete invitate voi, la figlia di una donna che è
venuta in città perché le serve un qualche tipo di magia. La
persona che si presume le sia più cara al mondo si è avvicinata a
voi senza sforzo, senza problemi.”
“Che avremmo dovuto fare,
far dormire quattro adolescenti nel bosco con una vampira pazza in
giro?”
“Non dico questo. Dico solo che
dovreste stare attente. C'è un vampiro in casa vostra, che si aggira
liberamente per le vostre stanze, che può udirvi da qualsiasi stanza
della casa si trovi e sente ogni cosa che voi dite.”
Emma si paralizzò.
“C'è qualcuno che può sentire e
vedere tutto ciò che succede in casa nostra.”
“Esatto.”
“No, mamma non
capisci. C'è qualcuno che segue Regina ovunque lei vada, è vero. E
tu mi hai appena fatto capire che quel qualcuno potrebbe nascondersi
in bella vista, ma non è Carmilla. È stata lei ad avvertirla che
qualcuno la stava osservando, perché avrebbe dovuto farlo se fosse
alleata con sua madre?”
“Qualcuno segue Regina?”
“Non è sicuro parlarne qui, come
dici tu c'è qualcuno che può sentire tutto quello che diciamo anche
se è molto lontano. Qualcuno che può rendere invisibili persone ed
oggetti a proprio piacimento, chissà cos'altro. Potremmo essere
assediati, invasi, ci potrebbero essere un centinaio di soldati
proprio in questo bosco, proprio attorno a noi, in questo preciso
istante, vampiri silenziosi ed immobili che ci osservano e ci evitano
ed aspettano il momento opportuno per attaccarci. Potremmo essere già
in guerra e neanche riuscire a vederlo. L'ultimo dei nostri problemi,
al momento, è capire da che parte sta Carmilla.”
Bianca sembrò terrificata dalle sue
parole.
“Stai dicendo che potrebbero essere
attorno a noi. Se cerchiamo una casa è un conto, non si può
spostare, quindi anche se è invisibile ci potremmo sbattere contro e
trovarla. Ma se a nascondersi è un esercito, non abbiamo possibilità
di toccarli.”
Emma annuì lentamente.
“Stavolta temo che la risposta non
possa essere trovata con la semplice ricerca sul campo. Dobbiamo
tornare indietro ed aiutare Regina e Laura, partendo dalla teoria.”
“Chiamo David, tu senti Ruby e
Mulan.”
Emma stava per comporre il primo dei
due numeri quando un urlo dall'altra parte del bosco le distrasse.
Dopo essersi guardate negli occhi
iniziarono a correre a perdifiato nella direzione da cui proveniva
quel rumore.
Mulan e JP stavano percorrendo il loro
sentiero in silenzio.
“Non sei una persona di molte parole”
osservò il ragazzo.
Lei scosse la testa.
“Già” mormorò lui. “Posso
chiedere come-”
Una mano di Mulan scattò verso l'alto,
coprendo la sua bocca. Gli fece cenno di fare silenzio portandosi
l'indice contro le labbra. Poi indicò un punto dietro un grande
albero.
Lui guardò in quella direzione,
sentendo delle voci.
Lei estrasse la spada, iniziando a
camminare silenziosamente in quella direzione.
Il ragazzo la seguì cercando di non
fare rumore.
Mulan gli indicò di aggirare la radura
da sinistra, mentre lei andava verso la destra.
“Al mio segnale supera l'albero e
cogliamole di sorpresa, sii reattivo: potrebbe essere la nostra unica
possibilità di catturarle.”
Lui annuì, seguendo le sue istruzioni.
Mulan si spostò sulla destra e si mise
di spalle contro il tronco di un albero, la spada stretta nella mano
destra, si sporse per guardare oltre l'albero e vide qualcuno parlare
con una persona nascosta alla sua visuale.
Senza perdere tempo si spostò dietro
un secondo albero più vicino a loro.
Vide JP tornare indietro ed andarle
incontro, muovendo le braccia per farle segno di non muoversi, ma lei
era decisa ad affrontare chiunque ci fosse in quella radura.
Con un movimento veloce uscì allo
scoperto, la spada nella direzione della donna che aveva intravisto,
pronta a combattere.
Lei si voltò, vedendosi la lama quasi
contro il petto ed urlò, indietreggiando.
“LaFontaine?”
“Mulan” David la guardò corrugando
la fronte.
Lei ripose di nuovo la spada.
“Mi dispiace, non ho visto che stava
parlando con te, ho solo intravisto la sua figura e non volevo
rischiare che mi sfuggissero nel caso in cui fossero state le donne
che stiamo cercando.”
“Ti stavo facendo cenno di non
attaccare” le fece notare JP. “Dall'altra parte si vedevano bene
entrambi.”
“Mi dispiace” ripeté Mulan.
“Non fa niente” rispose la ragazza,
accennando un sorriso. “Anzi, appezzo la dedizione con cui state
cercando di aiutarci.”
Carmilla e Ruby furono le prime ad
arrivare.
“Che diavolo è successo?”
“Niente, soltanto un malinteso”
spiegò David. “Ancora niente novità?”
Ruby scosse la testa negativamente.
“Provo a chiamare Emma, di sicuro
staranno venendo verso di noi anche loro.”
Compose il numero e sua figlia rispose
al primo squillo.
“Cos'è stato quell'urlo?”
“Niente,
Mulan ci ha colto alle spalle spaventando LaFontaine ma non è
successo niente. Avete novità?”
“Non al momento, ma c'è un cambio di
piani. Vediamoci davanti alla cripta.”
“D'accordo, arriviamo subito, gli
altri sono tutti con me.”
Senza dire altro riagganciò la
conversazione e spiegò agli altri che dovevano tornare indietro a
causa di un cambio di piani.
Quando furono di nuovo alla cripta Emma
spiegò brevemente le ipotesi che lei e Bianca avevano fatto e la
necessità di concentrarsi sul trovare un contro incantesimo
piuttosto che di trovare una casa che non avrebbero potuto vedere in
ogni caso.
Scesero nella cripta, sentendo la
risata di Laura quando ancora erano sugli scalini.
“Non può averlo detto davvero.”
“Non solo, ma dopo il commento sul
suo naso è passata a criticare la sua accompagnatrice! Non ho mai
visto il duca così rosso in viso.”
Quando la piccola folla giunse nella
stanza Regina fece cenno a Laura di smettere di ridere, ma un secondo
troppo tardi.
“Ancora con la storia del duca? Sono
passate decine di anni, Regina. E si meritava ogni parola che gli ho
detto” sottolineò Carmilla.
Regina alzò gli occhi al cielo, ma non
obbiettò.
“Che ci fate tutti qui?”
“Abbiamo pensato che è meglio se
prima vi aiutiamo a trovare un contro incantesimo. Se davvero hanno
la capacità di rendere invisibili le cose e le persone, potrebbe
esserci un intero esercito di vampiri proprio sopra le nostre teste,
dei soldati silenziosi che attendono solo il momento giusto per
iniziare una guerra.”
L'espressione di Regina divenne
mortalmente seria.
“Soldati silenziosi” ripeté a
bassa voce.
Fu allora che Carmilla capì cosa stava
pensando.
“No, non può essere già iniziata.
La profezia dice che i tre eserciti devono fronteggiarsi per tre
giorni. Per prima cosa, così non ci stanno affrontando, si
nascondono e basta. Seconda cosa, manca il terzo esercito perché
inizi il conto alla rovescia.”
Regina corrugò la fronte.
“Speriamo che non siano ancora qui,
ma se lo fossero Emma ha ragione. La prima cosa da fare è renderli
visibili, certo, perché un nemico invisibile ha già vinto. Ma allo
stesso tempo, nell'istante in cui potremmo vederli, inizierà la
profezia.”
“Non se l'esercito è soltanto uno.
Ed è un rischio che dobbiamo correre” le fece notare la vampira
con risoluzione.
“Bene, allora mettiamoci a lavoro.”
Fu solo dopo parecchio tempo che
LaFontaine scattò in piedi.
“Ho trovato qualcosa, ragazzi. Forse
ci siamo. L'incantesimo di apparizione.”
Passò il libro a Regina che si era
avvicinata velocemente a lei.
Sento qualcosa che non posso vedere,
Ma ho il bisogno di sapere.
Sento i passi di qualcuno,
Ma se mi volto non vedo nessuno.
Con queste parole di evocazione,
Ciò che non vedo farà apparizione.
Lo rilesse più e
più volte.
“Posso farlo
funzionare. Non so cosa sto cercando, ma l'incantesimo non chiede che
venga pronunciato alcun nome, devo solo pensare a ciò che ha detto
Carmilla sulla creatura che mi segue e penso di poterlo far
funzionare.”
La vampira corrugò la fronte.
“Credevo fosse
per far apparire dei soldati, la creatura di cui ti ho parlato io non
è il momento che ti venga mostrata.”
Possibile che
Regina non avesse capito cosa intendeva con le sue parole?
“Non fa
differenza, una volta usato sulla creatura che abbiamo la certezza
sia con me, funzionerà anche sulle altre.”
Carmilla scosse la
testa.
Pensava
di essere stata chiara, di aver dato a Regina quella notizia in modo
palese, ma a quanto sembrava c'era stato tra loro un terribile
malinteso.
“Regina non-”
“Non provare a
dissuadermi, ho già preso la mia decisione.”
Chiuse il libro,
iniziando ad uscire dalla cripta.
Carmilla non
aggiunse altro, dovevano avere quella conversazione in privato, non
poteva parlarne davanti a tutti quanti. Ma almeno usando
quell'incantesimo avrebbero scoperto se c'erano dei vampiri
invisibili nel bosco. Poi avrebbe spiegato a Regina perché la
creatura che seguiva lei non sarebbe apparsa, ma lo avrebbe fatto in
privato.
Senza che nessuno
aggiungesse altro, la seguirono.
Lei camminò fino
ad una piccola radura, dove aprì nuovamente il libro che aveva in
mano.
“Tenetevi pronti.
Non sappiamo quanti sono né se sono armati. Nel momento in cui
saranno visibili potrebbero attaccarci.”
Mulan estrasse la
spada, David la pistola. Emma si preparò ad usare la magia.
Regina si schiarì
la voce.
“Sento qualcosa
che non posso vedere, ma ho il bisogno di sapere. Sento i passi di
qualcuno, ma se mi volto non vedo nessuno. Con queste parole di
evocazione, ciò che non vedo farà apparizione.”
Rimasero tutti
immobili, in attesa che qualcosa si muovesse o apparisse, ma non
successe niente di niente.
“Non c'è nessuno
qui. Neanche la creatura che ha percepito Carmilla.”
“Regina-”
Proprio mentre
stava per decidersi a parlare, una luce abbagliò i loro sguardi, un
enorme portale si aprì dinnanzi ai loro occhi.
“State indietro”
urlò Regina.
Poteva uscire
qualsiasi cosa, un esercito, dei vampiri, perfino un drago.
“Rimanete
indietro” ripeté guardando Emma avvicinarsi a lei.
“Scordatelo, non
ti lascerò da sola.”
Tese le mani in
avanti, pronta a combattere.
Ma dal portale non
uscirono creature magiche, né soldati.
Ad attraversarlo fu
soltanto, camminando con passo lento attraverso il bagliore, come se
lo avesse fatto da tutta una vita, una ragazza dai capelli biondi.
Il portale si
richiuse alle sue spalle.
Lei guardò Regina
dritta negli occhi e dopo qualche istante le rivolse un sorriso.
“Ho aspettato
questo momento tutta la mia vita.”
Regina fu colta di
sorpresa da quelle parole.
“Tu non sei una
creatura invisibile resa visibile.”
La ragazza rise.
“La magia
funziona in modi misteriosi, a volte. Ti ha mostrato ciò che volevi
vedere, questa spiegazione deve bastarti. Io posso aiutarvi, darvi le
risposte che cercate.”
“Come sai che
risposte cerchiamo e come aiutarci?” chiese Emma, con voce cauta.
La ragazza sorrise
di nuovo.
“Non è ovvio?”
chiese retoricamente.
Emma e Regina si
scambiarono uno sguardo confuso.
“Il portale che
avete visto non mi ha portato qui da un altro Reame, mi ha portato
qui da un altro tempo. Io vengo dalla Storybrooke del futuro.”
Regina fu presa in
contropiede da quella risposta. Poi rise, scuotendo la testa.
“Non è
possibile, nessuno può viaggiare nel tempo. Vi è solo un caso in
tutta la storia della magia, non penso che una ragazza della tua età
potrebbe farlo così facilmente.”
La ragazza continuò
a sorridere.
“Ma non vi hanno
avvisato che sta per scoppiare una guerra da queste parti, una
battaglia epica per la magia più potente mai conosciuta? Cosa
pensate che sia, l'abilità di far apparire muffin al cioccolato
ancora caldi?” rise, scuotendo la testa. “A proposito di muffin,
il viaggio nel tempo mi mette fame, possiamo spostare questa
discussione alla tavola calda di Granny?”
Spostò lo sguardo
a turno su di loro in cerca di obbiezioni che non arrivarono.
“Bene, andiamo
allora.”
Emma scosse la
testa, facendo un passo nella sua direzione.
“Quanti anni hai
ragazzina?”
“Sedici.”
“Sedici anni. E
puoi usare quest'arma magica che tutti vogliono. Tu hai sedici anni
ed in qualche modo sei la vincitrice di una guerra. Come è
possibile?”
La ragazza sospirò,
annuendo.
“Mi sono espressa
male, chiedo scusa. Non sono io a vincere la guerra per la magia più
potente, ma sono nata con questo potere, il viaggio nello
spazio-tempo. Io sono la magia. Io sono l'arma per cui la
guerra scoppierà.”
Emma e Regina si
guardarono, incredule.
Quella ragazzina di
sedici anni era probabilmente la persona più potente al mondo. Era
la causa di una imminente guerra. Era così solare ed innocente, era
solo una ragazza, che si era presentata offrendosi di aiutarle a
risolvere i loro problemi, quando lei stessa ne era la causa.
“Come ti chiami?”
le chiese Regina con voce sommessa.
La ragazza sorrise
di nuovo, con ingenua allegria.
“Il mio nome è
Rose.”
Fatemi sapere cosa ne pensate, se secondo voi vale la pena di leggerla
e se dovrei continuare. A presto!
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Capitolo 5 *** The Girl From the Future ***
Innanzi tutto mi scuso per il ritardo, ma sono stata impegnata con gli
esami universitari, purtroppo.
Comunque spero che questo possa contare come regalo di Natale a tutti
voi, che seguite e avete recensito questo storia, un grazie
particolare. Vi adoro!
Buona lettura.
The Girl From the Future
Rose tagliò un pezzo del suo pancake,
portandoselo alla bocca e poi velocemente ne tagliò ancora, senza
degnare le due donne sedute di fronte a lei del minimo sguardo.
David, Bianca, Mulan e Ruby, insieme a
Carmilla, Laura, JP e LaFontaine avevano ripreso la perlustrazione
della città e del bosco, adesso che erano sicuri che non vi fossero
cose invisibili, né case né soldati, avevano ricominciato a cercare
Perry e Danny in città.
Emma e Regina avevano seguito la
ragazza da Granny ed avevano atteso mentre le ordinava da mangiare e
mentre trangugiava i suoi pancake da colazione alle sette e mezza di
sera senza dire una parola.
“Possiamo parlare adesso?” domandò
Regina una volta che la ragazza ebbe finito il cibo nel suo piatto.
“Certo, sono tutta orecchie.”
“Tu vieni da Storybrooke?”
La ragazza annuì.
“E vieni dal futuro.”
Annuì nuovamente.
“Quindi non c'è un esercito
invisibile. Non c'è mai stato. La madre di Carmilla non può rendere
invisibile un bel niente.”
“Ovviamente no, non so come sia
partito questo malinteso dell'invisibilità, ma Carmilla intendeva
un'altra cosa quando ti ha detto quelle parole, sua madre non può
rendere niente invisibile, ma non le avete spiegato perché lo
credevate finché non è stato troppo tardi, lei avrà dato per
scontato che c'era una ragione valida se lo credevate e che non aveva
a che fare con le sue parole, mentre voi non le avete mai chiesto
conferma. Ma no, non c'è niente di invisibile, figurarsi poi un
esercito.”
Regina sospirò, corrugando la fronte.
“E da quanti anni nel futuro vieni
esattamente?”
“Sedici, più o meno.”
“E perché sei venuta qui?”
“Tu mi hai cercata. Ma non illuderti,
non hai aperto tu il portale. Sono venuta qui perché l'ho scelto,
perché tu hai chiamato ed io ho risposto.”
“E a cosa devo questa cortesia?”
chiese ironicamente Regina.
Lei sorrise.
“Siamo vecchie amiche, io e te.
Abbiamo condiviso una grande avventura.”
“Io e te, una ragazza di sedici anni,
abbiamo condiviso un'avventura” rise della sua risposta. “Che
tipo di avventura, le montagne russe di Disneyland?”
“In realtà ero ancora più piccola,
è stato molti anni fa. Ma con un potere come il mio, l'infanzia non
dura mai molto a lungo” il sorriso che la ragazza aveva sempre
sulle labbra vacillò, ma poi torno di nuovo a splendere. “Ti
abituerai ad avermi attorno, alla fine.”
Regina corrugò la fronte.
“Mi sembra di averti già vista.”
Quel suo sorriso ingenuo e quei capelli
del colore dell'oro le erano familiari, ma lei e quella ragazza non
si erano mai incontrate prima. Com'era possibile?
“Oh, non aver paura di quella
sensazione. Il tempo non è così categorico come tutti sembrano
percepirlo. A me capita continuamente di avere familiarità con cose
mai fatte o con persone mai viste prima, non c'è da aver paura delle
premonizioni. Stai solo ricordando nella direzione sbagliata, ma alla
fine ne capirai il motivo. A me succede sempre.”
Quella ragazzina di sedici anni portava
dentro sé la saggezza di una donna che aveva vissuto cento, mille
vite. Di una persona che aveva visto l'inimmaginabile. Che aveva
sofferto il lutto di perdite ancora non avvenute, che aveva visto il
finale di storie ancora non narrate. Aveva gli occhi di qualcuno che
ha sbirciato l'ultima pagina di un libro prima di iniziare a
leggerlo. Era solo una ragazzina, ma aveva dentro sé il mondo
intero, ogni reame, passato, presente e futuro.
“Come puoi essere così potente?”
Lei scrollò le spalle. “Sono nata
così.”
“I tuoi poteri devono essere un
fardello, un peso. Ti permettono di fare cose straordinarie, ma allo
stesso tempo, tu potresti sapere tutto. Tutte le cose terribili che
avverranno. Come morirai, come moriranno i tuoi genitori, cosa
succederà nel tempo alle persone che ami. Puoi sapere tutto, puoi
cercare di rimandare questi avvenimenti ma alla fine non potrai
evitarlo per sempre. Come riesci a convivere con tutto questo?”
Lei si strinse nelle spalle, abbassando
lo sguardo.
“I miei poteri non sono un gioco. Non
sono al mio servizio. Non me ne vado in giro nel tempo a sbirciare il
passato o il futuro. Vado dov'è necessario che io sia. Questa
battaglia, la Guerra dei Soldati Silenti, non posso evitarla. Sono
predestinata a prendere parte agli eventi che la precedono e a quelli
che la seguiranno, sebbene non potrò combatterla. Quello che accadrà
non dipende dalla mia volontà, io devo essere qui. Aprire il portale
è una mia scelta. Le parole che uso sono una mia scelta. Ma alcune
cose non possono essere cambiate. Non potete ancora comprendere, ma
vi prometto che un giorno, molto presto, tutto sarà chiaro. Questo
viaggio era necessario. Riguardo il resto, non so niente. Preferisco
non conoscere il futuro. Non sento il bisogno di sfruttare questo
potere come se fosse una magia qualsiasi, lo vedo solo come un mezzo
necessario ad un fine. Mi piace vivere nel presente. Con la mia
famiglia, che mi ama.”
Regina fu lasciata senza parole dalla
sua risposta.
“Sei una ragazza molto saggia.”
“Me lo dicono in molti” sorrise,
bevendo dell'acqua e indicando la porta d'ingresso con un cenno della
testa. “Non siamo qui solo per la mia voglia di pancake.”
Emma e Regina si voltarono, vedendo una
ragazza dai capelli rossi passare fuori dalla tavola calda cercando
di non dare nell'occhio.
“È il nostro momento. Andiamo.”
Rose si alzò, seguita dalle due donne
più grandi, dirigendosi verso la porta.
Corsero verso la ragazza, ma lei appena
si accorse della loro presenza iniziò a correre a sua volta, con la
velocità di un vampiro.
Regina prontamente sollevò le mani,
bloccandola e sollevandola da terra di qualche centimetro. Si
avvicinarono a lei, e la guardarono attentamente.
“Alta, capelli lisci. Dovrebbe essere
Danny, la ragazza trasformata in vampiro, ma non la madre di
Carmilla” ipotizzò Regina.
Lei si divincolò, ma non poté nulla
contro la magia di Regina.
“Dobbiamo portarla con noi” disse
Rose. “Andiamo alla cripta, è l'unico posto abbastanza isolato,
dobbiamo allontanare almeno lei dalla città.”
Emma annuì.
Regina fece un ampio gesto della mano e
trasportò tutte all'interno della cripta con la sua magia.
Una volta che Danny fu seduta, Emma
materializzò delle corde attorno ai suoi polsi e alle sue caviglie,
incantandole perché non potessero essere rotte né allentate.
“Allora, Danny, cosa ci facevi in
giro per Storybrooke?”
Lei non rispose, si limitò a fissare
Regina con aria di disprezzo.
“Dov'è Perry?”
Continuò a stare in silenzio.
“Stavi scappando da lei, non è
vero?” chiese Emma, notando solo in quel momento i tagli sul suo
viso e gli evidenti segni di colluttazione sui suoi vestiti.
Dopo un momento di esitazione la
ragazza annuì.
“Ti stava controllando ma in qualche
modo hai spezzato l'incantesimo” proseguì Regina.
Di nuovo un assenso.
“Ti sleghiamo subito” propose Emma.
“No” la fermò Danny. “Non potete
farlo. Dovete lasciarmi legata. Non so per quanto ancora potrò
oppormi alla sua volontà. Non potete rischiare.”
Regina si chinò verso di lei,
osservandola attentamente.
“Ha usato su di te l'incantesimo per
riportare in vita i non morti, non è vero?”
Danny annuì nuovamente.
Regina corrugò la fronte, sospirando.
“Allora so perfettamente chi può
aiutarci a liberarti dal suo controllo.”
“Perché lo dici con quel tono?”
chiese Emma. “Finalmente una buona notizia!”
Regina scosse la testa, portandosi le
mani sui fianchi.
“L'unico che sa come liberarla è la
persona che ha dato il sortilegio per risvegliare i non morti alla
madre di Carmilla. Vale a dire Tremotino.”
Emma comprese improvvisamente perché
Regina fosse così restia.
“Beh, dobbiamo fare almeno un
tentativo.”
“Qualcuno deve rimanere qui con
Danny.”
“Entrambe dovete rimanere con Danny”
disse Rose con risoluzione. “Io andrò da Gold, dite a Laura e
Carmilla di venire qui con voi.”
“Scordatelo, non manderemo una
sedicenne a fare un patto con l'Oscuro. Io vengo con te ed Emma
rimane con Danny.”
Rose aprì la bocca per ribattere, ma
lo sguardo severo di Regina la fermò, strinse le labbra e scrollò
le spalle.
Quando entrarono nel negozio di Gold,
Rose si guardò attorno con occhi curiosi, come se cercasse di
identificare ogni oggetto magico dentro quelle mura.
“Come posso aiutarvi?”
Regina si diresse a passo veloce verso
il bancone.
“Tagliamo corto Tremotino, non
abbiamo molto tempo. Molti anni fa hai dato alla Madre dei vampiri di
Styria un incantesimo per riportare in vita i non morti uccisi in
battaglia.”
“Potrei averlo fatto.”
“Solo che lei ha il completo
controllo sulla mente di coloro che tornano in vita. E a noi serve
annullare quel controllo.”
Lui sorrise, scuotendo la testa.
“Che ci guadagno io?”
“Dillo tu” la voce della ragazza
che aveva fatto il suo ingresso al fianco di Regina attirò per la
prima volta la sua attenzione.
“Chi sei tu?”
“Non è importante.”
“Sì che lo è. Stai disturbando il
flusso del tempo. Sei due volte dentro la stessa linea temporale e
non dovresti.”
“Che una cosa ti sia chiara,
vecchio.”
L'espressione della ragazza divenne
improvvisamente seria, si avvicinò al bancone di Gold e appoggiò
una mano sul legno frapposto tra loro, guardandolo negli occhi. Fu
allora che gli sorrise, ma non era il sorriso ingenuo a cui Regina si
era in fretta abituata. Era un tipo diverso di espressione, una che
Gold aveva visto mille volte sul volto della regina cattiva. Un
ghigno di potere, volto ad incutere terrore.
“Io sono il tempo.”
Gold non disse altro.
Fissò i lineamenti di quella ragazza e
capì immediatamente ciò che voleva sapere.
“Molto bene. Vi darò il contro
incantesimo, in cambio di un tuo capello.”
La ragazza rise, allontanandosi dal
bancone.
“Sei sveglio, sei davvero molto
intelligente.”
Si guardò di nuovo attorno, osservando
gli oggetti che aveva attorno.
“Sai, non ho davvero bisogno di fare
un patto con te. Potrei prendermi quello che cerco ed andarmene e tu
neanche lo sapresti. Ma ti sto offrendo la possibilità di
contrattare. Quindi scegli un oggetto, un amuleto, un libro. Scegli
qualcosa e lascia che spinta dalla bontà del mio cuore te lo porti
in cambio della pozione che ci serve.”
“Quindi sapevi già che è una
pozione e non un incantesimo. Sono sorpreso” rispose Tremotino
ironicamente.
Camminò per il negozio, sfiorando
degli oggetti sugli scaffali, ammirando la grande quantità di
cianfrusaglie dentro quel banco dei pegni.
“Non ho bisogno di niente, vi
ringrazio” aggiunse l'uomo.
“Lo vedo, il tuo negozio è pieno,
non ti servono di certo altri oggetti. Ma c'è qualcosa che posso
darti.”
“Cosa potrebbe mai offrirmi una
ragazzina che abbia alcun valore?”
Lei smise di camminare e si voltò
nella direzione di Gold.
Regina si schiarì la voce, guardando
Rose con severità.
“Non lascerò mai ad una sedicenne
stringere un patto con l'Oscuro. Sono venuta qui perché sono io che
farò questo accordo, non voglio sentire storie.”
“Come ho detto, non voglio stringere
alcun patto” si rifiutò nuovamente Tremotino.
“Neanche se ti offrissi la
possibilità di dire addio?” chiese Rose, avvicinandosi nuovamente
al bancone del negozio.
“Di dire addio?”
Lei annuì.
“Perché no?” domandò,
sorridendogli. “Scrivi una lettera. La porterò a tuo figlio,
l'ultima volta che è stato umano e in vita, la porterò a Belfire e
lui la leggerà dopo la tua morte, dopo il tuo gesto eroico con Pan.
Potrai dirgli addio. Ma non avvertirlo degli eventi futuri, non una
parola sull'avvenire. Non ci è concesso cambiare il passato senza
terribili ripercussioni.”
Gold non rispose. Abbassò lo sguardo.
“Va bene.”
Rose sollevò una mano nella sua
direzione.
“Siamo d'accordo allora. Torneremo
domani mattina per la pozione e la lettera.”
Lui strinse la mano della ragazza,
sospirando.
“Andatevene prima che cambi idea.”
“Non avresti dovuto farlo. Non
avresti dovuto ignorare quello che ti stavo dicendo, non mi piace
affatto questa storia.”
“Mi dispiace, Regina. Ma ti assicuro
che questo è l'unico modo per salvare Danny.”
Regina accelerò il passo.
“Non oso immaginare a cosa potresti
arrivare per trovare Perry.”
La ragazza si fermò di colpo,
afferrando Regina per un braccio e facendo fermare anche lei.
La guardò negli occhi e scosse
lentamente la testa.
“Non sono qui per Perry. Non sono qui
per combattere questa guerra. Non posso partecipare agli eventi che
la causano.”
Regina corrugò la fronte.
“Perché no?”
“Hai sentito Gold. È già abbastanza
grave che io sia nella mia stessa linea temporale, non posso restare
molto a lungo. Domani mattina prenderò la sua lettera ed andrò
via.”
Regina scosse la testa.
“Ma allora perché sei venuta se non
puoi aiutarci?”
Fu Rose quella volta a corrugare la
fronte con confusione.
“Perché potevo fare una cosa. Una
soltanto. Potevo salvare Danny.”
Regina fu sorpresa dalla sua risposta.
“Hai fatto tutto questo sforzo ed
usato tutta questa magia per salvare una singola vita? Siamo alle
porte di una guerra narrata da un'antica profezia e tu ti sei fatta
in quattro per salvare soltanto una persona?”
La ragazza la guardò come se la
vedesse per la prima volta, come se fosse un'estranea, come non
l'aveva guardata neanche quando si erano conosciute nel bosco.
Sollevò una mano, sfiorando
delicatamente il suo volto in una carezza affettuosa.
“Sei così giovane. Così spezzata.
Ti ho sempre vista troppo felice e adesso sei soltanto” si strinse
nelle spalle. “Un soldato” concluse con voce tremante. “Conti
le vite come dei numeri, ma non lo sono. Mia madre mi ha insegnato
qualcosa che adesso io voglio insegnare a te, Regina. Qualcosa di
straordinario.”
Il tocco della sua mano la confondeva.
Era così familiare, ma allo stesso tempo nuovo. Estraneo ma
affettuoso.
Quella ragazza era un'anomalia, una
cicatrice nel tempo. Era come se Regina la conoscesse da sempre, come
se fosse predestinata ad incontrarla.
“Ogni singola vita è importante.
Ogni singola vita è essenziale.”
Quella frase così semplice scosse il
suo mondo.
Una ragazza di sedici anni si faceva in
quattro per salvare una vita. Una singola vita. Una singola persona.
Lei avrebbe fatto altrettanto.
Anche una sola persona poteva fare la
differenza. Una sola vita.
Pensò alla sua vita, a come sarebbe
stata senza Henry o Emma. Per qualcuno, da qualche parte, Danny era
quello, era la persona più importante nell'intero universo. La sua
vita era importante, era essenziale. Doveva essere salvata.
Annuì con decisione.
“Tua madre è una donna estremamente
saggia, Rose.”
Lei sorrise.
Quel sorriso spontaneo e ingenuo a cui
Regina si era già affezionata.
“Non immagini quanto.”
Emma aveva appena finito di guarire le
ferite di Danny usando la magia quando sentì dei passi veloci
entrare nella cripta.
“Danny” Laura si lanciò verso la
sedia, abbracciando di slancio la ragazza. “Sono così sollevata,
sei sana e salva.”
Emma afferrò immediatamente Laura,
allontanandola dalla ragazza.
“Non esattamente salva. È ancora
sotto il controllo di Perry. Regina e Rose sono andate da Gold a
farsi dare il contro incantesimo per liberarla definitivamente.”
Carmilla si avvicinò con cautela alla
sedia.
“Riconosco quello sguardo tormentato
e rabbioso. Meglio tenersi a distanza.”
Emma annuì il suo assenso.
“Non la lascio qui” disse Laura con
risoluzione.
“Dobbiamo tornare alla villa, parlare
con Regina e decidere cosa fare” le fece notare Emma.
“Non la lascio e basta” la
contraddisse nuovamente Laura.
Emma sospirò, voltandosi verso
Carmilla, che le rivolse uno sguardo rassegnato, annuendo.
“Tienila al sicuro, ok? Se qualcosa,
qualsiasi cosa, va storta, voglio che mi chiamiate immediatamente.”
La mora annuì.
“Non preoccuparti. Non ho intenzione
di rischiare la pelle per permettere a Xena la principessa guerriera
di tornare alla mercé di mia madre.”
“Non sto scherzando. Fate attenzione,
vi prego. Qui siete al sicuro, niente può entrare nella cripta, ma
non significa che Danny non possa farvi del male.”
“Faremo attenzione” promise
Carmilla.
Emma sospirò, rassegnata.
“Tornerò il prima possibile.”
Quando entrò dentro casa, sentì
immediatamente dei rumori provenire dalla cucina. Si chiese come
fosse venuto in mente a Regina di mettersi a cucinare con tutto
quello che stava succedendo, ma quando entrò rimase sorpresa da ciò
che vide.
“Henry.”
Suo figlio aveva apparecchiato la
tavola in soggiorno e stava cucinando.
“Mamma, sei a casa. Almeno tu.”
“Cosa
stai facendo, dove sono tutti?”
“David e Bianca sono tornati a casa
da Neal, mentre JP e LaFontaine sono andati con Ruby e Mulan alla
tavola calda. Ruby si è offerta di far avere loro una delle stanze
da Granny, in modo che casa nostra non fosse sovraffolata.”
Emma gli sorrise.
“È stato un pensiero gentile da
parte loro, ma credo che Laura e Carmilla rimarranno alla cripta per
stanotte. Abbiamo trovato Danny e Laura sembrava determinata a
rimanere con lei.”
Il ragazzo annuì, abbassando lo
sguardo.
“Beh, nessuno mi vuole dire quello
che sta succedendo, quindi ho pensato che nel frattempo potevo
preparare qualcosa nel caso in cui foste tornate per cena. Ho messo
in forno delle lasagne che mamma aveva congelato e preparato del
pollo arrosto.”
“Sei stato premuroso, Henry. Grazie.”
Lo abbracciò forte e gli baciò la
testa.
“Ho pensato che per una volta potevo
essere finalmente io a prendermi cura di voi.”
Emma sorrise.
Era davvero speciale il modo in cui,
anche se non l'avevano fatto sentire incluso nel loro piano, quella
volta, Henry non se la fosse presa con loro, ma facesse tutto per
sostenerle ed aiutarle come poteva.
La porta si aprì di nuovo, proprio
mentre il timer del forno iniziava a suonare.
Regina e Rose entrarono, la donna più
grande fu sorpresa quanto Emma dal vedere tutto pronto e già in
tavola.
“Henry.”
Il nome non fu pronunciato da Regina,
ma dalla ragazza al suo fianco.
La sua espressione era di attonito
stupore.
Il ragazzo si voltò verso di lei,
sorridendole.
“Non ci siamo ancora conosciuti, io
sono il figlio di Emma e Regina.”
Tese una mano nella sua
direzione, ma lei non vi fece caso, si avvicinò a lui e sollevò una
mano, spostandogli i capelli dalla fronte e accarezzandogli una
guancia.
Quando si accorse dello sguardo confuso
del ragazzo ritrasse la mano bruscamente.
“Mi dispiace, sono mortificata” si
scusò con un sorriso. “Non pensavo che ti avrei visto da ragazzo,
sei così piccolo.”
Lui corrugò la fronte.
“Non sono molto più piccolo di te,
no?”
Lei rise, scuotendo la testa.
“Al contrario. Sei molto, molto più
grande.”
Lui continuò ad essere perplesso. “Neanche questo mi
sembra accurato” le disse.
Rose scosse la testa, ridendo della sua
confusione.
“Un giorno capirai” lo informò.
Regina capì che era il momento di
intervenire.
“Sediamoci a tavola e ceniamo con
calma. Possiamo pensare dopo a tutto il resto.”
Sorrise a suo figlio, offrendosi di
aiutarlo a tirare fuori dal forno le cose che aveva preparato.
Emma aggiunse un piatto per Rose e si
sedettero a tavola, ridendo e parlando del più e del meno, senza
nominare la guerra, la profezia, la creatura che tutti temevano.
Cercando, come da loro tradizione, di
fermarsi ed apprezzare quello che avevano anche nei momenti più
frenetici, ringraziando il destino per quello che aveva loro
concesso.
E si sentirono, più che mai, a casa.
Rose era appoggiata a lato del camino,
guardava le fiamme muoversi e la legna bruciare, ma la sua mente era
altrove.
“Hai acceso il fuoco.”
La voce di Emma la fece sobbalzare.
“Perdonami, non volevo spaventarti.”
“No, sono io a dovermi scusare, avrei
dovuto chiedere il permesso prima di accendere il camino, questa non
è casa mia.”
Emma non rispose, ma si avvicinò alla
ragazza.
“Sai, per una persona che non è a
casa sua, ti muovi piuttosto bene tra queste mura.”
Lei scosse la testa, abbassando lo
sguardo.
“Sei mia sorella, non è vero?”
Lo sguardo di Rose scattò in alto,
verso gli occhi di Emma e la guardò con espressione indecifrabile.
“Regina ha fatto un incantesimo per
rivelare una creatura che la segue ovunque vada e tu sei
improvvisamente apparsa, dicendo che eri stata chiamata qui. Ed è
una coincidenza curiosa che recentemente lei abbia passato un sacco
di tempo con mia madre. E tu hai accennato durante la cena al non
poter rimanere a lungo perché stai incrociando la tua stessa linea
temporale. Bianca è incinta, non è così? Tu sei mia sorella.”
Rose si schiarì la voce.
“Non posso rivelare niente riguardo
il futuro.”
Stavolta fu Emma ad abbassare lo
sguardo per osservare le fiamme.
“Carmilla ha detto che tu sarai colei
che le rovinerà la vita ed infrangerà il mondo come lei lo conosce.
Il tuo destino è intrecciato a quello di Regina, in qualche modo.”
“Lo è. Perché questo sembra
turbarti così tanto?”
Emma la guardò nuovamente negli occhi,
con aria determinata ma allo stesso tempo preoccupata.
“Perché è una scelta impossibile.
Non si può scegliere tra una sorella e il vero amore. Non voglio che
si arrivi a questo.”
Rose le sorrise, cercando di rassicurarla.
“Non dovrai scegliere tra una sorella
e Regina. Te lo assicuro, non dovrai scegliere.”
“Non dovrò scegliere se vieni prima
tu o se viene prima lei?”
“Assolutamente. Mai.”
“Come ne sei così sicura?”
Lei si strinse nelle spalle.
“Te l'ho detto, non c'è una scelta
da fare. Il motivo per cui il mondo di Regina verrà sconvolto sarà
che cercherà con ogni sua forza di salvare la creatura di cui
Carmilla ha parlato. La conosci, meglio di chiunque altro al mondo.
Sai di cosa sarebbe capace per proteggere qualcuno che
ama.”
“Qualcuno che ama” ripeté con voce sommessa. “Quindi
ho ragione. È una bambina. Quella creatura, sei tu.”
Rose sostenne il suo sguardo per molti
istanti, ma alla fine, senza riuscire a negare l'evidenza, annuì.
“E Regina ti amerà mentre tu la
distruggerai.”
Rose afferrò il braccio di Emma con la propria
mano, entrando nel suo spazio personale.
“La comprendo, adesso. Quell'ombra
nei tuoi occhi quando di tanto in tanto ti colgo a guardarmi. Ma io
so che anche tu farai l'impossibile nel tentativo di salvarmi. E
anche se doveste fallire, anche se io non potessi mai venire al
mondo, voglio che ascolti attentamente quello che sto per dirti e che
ne fai tesoro, per cancellare quell'ombra dai tuoi sguardi.”
Emma corrugò la fronte, in attesa
delle parole così importanti, essenziali, che quella ragazza stava
per dirle.
“Io ti perdono.”
“Per cosa?”
“Avermi guardato e parlato come se
avessi preferito che non fossi mai esistita. Ma non avresti mai
potuto sapere. Ed io ti perdono.”
Emma continuò a guardarla con
confusione, finché Regina entrò nel soggiorno, interrompendo la
loro conversazione.
“Ti ho preparato la camera degli
ospiti, vieni, ti accompagno al piano di sopra.”
La ragazza sorrise, annuendo.
Quando Regina fu uscita di nuovo, si
voltò verso Emma.
“Quello sguardo nei tuoi occhi, solo
io e te in tutta la storia del mondo sappiamo quanto fa male e cosa
significa. Un giorno capirai le mie parole, Emma.”
Senza aggiungere altro, seguì la donna
che stava salendo le scale, lasciando Emma a contemplare le sue
parole.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete farmi un regalo!
A presto, un abbraccio e Buone Feste!
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