Fu l'amore che scelse

di gab_ri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si chiude una porta si apre il paradiso ***
Capitolo 2: *** Tutto iniziò ***
Capitolo 3: *** cause baby you're a firework ***
Capitolo 4: *** I won't give up on us ***



Capitolo 1
*** Si chiude una porta si apre il paradiso ***


 Il periodo di Natale era l’unico che rendeva la piccola città in cui vivevo l’unico in cui non avrei voluto cambiarla. Tutte quelle luci, la neve che cadeva incessantemente la rendeva romantica come non mai.
Era uno di quei giorni in cui ero in giro con i miei amici e la mia ragazza, l’avevo appena riaccompagnata a casa e mi ero rimesso in macchina per tornare. Alla radio c’era –I’ll stand by you- dei Pretenders, fu un attimo che mi sembrò durare in eterno: il suo sorriso mi fece tremare, camminava vicino qualcuno che non riuscii a guardare perché i miei occhi non volevano spostarsi da lei : dal suo sorriso, dai suoi capelli, dal suo corpo e dai suoi occhi grigi ridenti. Mi ricordai di premere sui pedali al rumore del clackson della macchina dietro di me, fu allora che quei suoi occhi ipnotici incontrarono i miei.

Erano passate settimane e quasi non pensavo più a quella ragazza che piano piano si stava consumando tra i miei ricordi, dopotutto la mia ragazza era una vera bomba: corpo da urlo, bella come nessuna, dolce, intelligente, insomma perfetta. Non c’era niente che non funzionasse tra noi, andava tutto liscio, eppure qualcosa si stava spegnendo. Ultimamente litigavamo spesso per via dei nostri assurdi orari. Io con gli allenamenti di Hockey, la squadra, i corsi e lei con il giornale della scuola, il volontariato, le cheerleaders; quasi non ci vedevamo più.

Erano le 2.30 di notte quando sentii il mio cellulare squillare, senza nemmeno leggere chi fosse aprii il cellulare e sentii la voce di Cassei , la mia ragazza -Ian ,Ian, ci sei??-

-Si,si sono qui. Che succede?-

-Devi venire da me, subito-

Senza farmi troppe domande, mi vestii e in silenzio uscii da casa e la raggiunsi, glielo dovevo per averle dato buca lo scorso pomeriggio per l’allenamento.

Quando arrivai fuori casa sua lei era sull’altalena a dondolarsi. –Cassei- dissi piano io e lei si girò, corse da me abbracciandomi e dandomi un veloce bacio sulla guancia. – Ian, ho fatto richiesta per andare in Messico con la chiesa- . Rimanemmo in silenzio per un po’ quando aggiunse – Sono stata accettata, devo partire tra 3 giorni per 7 mesi-. La guardai senza sapere cosa dire. Mi prese la faccia tra le mani e mi sussurrò – Amore, vedrai sarà come non allontanarsi mai, ci sono i telefoni, skype e poi lo sai che ti amo. e tu.. tu mi ami?- Continuai a rimanere in silenzio alzando gli occhi al cielo, poi li riportai ai suoi, in quel momento incerti e risposi in fretta – certo, certo anche io-.

I 2 giorni seguenti passarono come se lei fosse già partita : qualche messaggino veloce al telefono, pranzo insieme e incroci a scuola. L’accompagnai all’aeroporto, lei piangeva già. Parlammo poco in macchina, ma la sua mano calda era sopra la mia gamba come per dire – io ci sono-. – Siamo arrivati, ti prendo le borse- dissi io e lei mi rispose con un leggero cenno.

Quando entrammo iniziò a piangere forte così decisi di non farla parlare, ma affrontare io la parte difficile. – Ci siamo- la baciai sulla fronte e dissi- Ti amo- e poi ci baciammo come non ci baciavamo da mesi ormai. –Cassei, dobbiamo andare- disse una sua amica tirandosela. Cassei prese la borsa e indietreggiò senza mai smettere di guardarci, fin quando fu troppo lontana per riconoscerla tra la folla. Aspettai qualche istante e poi tornai alla macchina, dove poggiai la testa sul volante e ci rimasi per un po’.

Io e Cassey all’inizio ci sentivamo ogni ora, ma pian piano le chiamate iniziarono a diminuire fino a scomparire nel giro di 1-2 mesi, lei diceva che c’era tanto da fare per i bambini e io non feci niente per recuperare il nostro rapporto così da un giorno all’altro ci ritrovammo a non sentirci più.

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Capitolo 2
*** Tutto iniziò ***


Erano passati 3 mesi e per non sentire la mancanza di Cassey avevo iniziato a raddoppiare gli allenamenti e ad iniziare a fare piccoli lavoretti. Stavo appunto andando al bar dovevo servivo i tavoli quando una macchina urtò la mia rovinandola su tutto il lato destro. – Ma che diavolo!- urlai io scendendo dall’auto. – Oddio mi scusi tanto, sto ancora imparando e non.. non.. mi scusi!- Mi rispose una voce delicata, la guardai cercando di riconoscerla, quando quegli occhi grigi mi tornarono in mente. Era lei. La ragazza che non avevo smesso di pensare per settimane. Le sorrisi, quel suo modo impacciato di coprirsi la bocca con entrambe le mani mentre continuava a guardare terrorizzata l’auto. - Mi dispiace così tanto- disse lei toccando la macchina per capire quanto era rotta. Per fortuna la mia Ford Focus blu era solo rovinata esteticamente, mentre la sua auto era tutta rotta e non credo sarebbe ripartita, così accennai scherzando :- A me dispiace per la sua di auto-, guardammo entrambi la sua Fiat 500 e ridemmo. La sua risata mi arrivò al cuore, era così sincera. – Si non credo si riprenderà, spero solo che mio padre lo farà- disse scatenando un’altra piccola risata. – Se vuoi provo a metterla in moto- , come risposta ebbi solo il suo cenno elegante e deciso. Provai a metterla in moto, ma niente da fare. La mia macchina nuova si era appena danneggiata e la macchina della ragazza più bella di sempre era completamente andata, eppure stavo trascorrendo il pomeriggio più bello della mia vita. Dopo averle dato la notizia lei non fece scenate e non sembrò nemmeno particolarmente triste, chiamò solo il carroattrezzi e disse – Beh, dovrò aspettare il bus per tornare a casa, ti posso lasciare il numero per metterci d’accordo sui risarcimenti ai danni causati dalla mia imbranataggine- mi disse sorridendo. – Posso darti un passaggio-. -Scusa, ma non credo sia una buona idea- - Oh, certo. Se non vuoi…. Era per parlare dei risarcimenti, sai ? Niente di che- farfugliai io senza più sapere che dire. -Beh, tanto i pullman non passano mai, no?- disse mentre entrava in macchina sorridendomi. La seguii. Parlammo e scherzammo durante tutto il tragitto. Non mi sentivo così bene da mesi ormai. Casa sua era vicina al posto in cui la incontrai la prima volta, mi chiesi se lei avrebbe mai saputo che solo qualche mese fa io la vidi, innamorandomene quasi. Quando uscii dall’auto ci salutammo e lei stava andando via, ma dalla mia bocca uscii – Vuoi venire a cena con me?-. Sperai che lei non avesse sentito, stavo per rientrare in auto e far finta che non fosse successo niente quando la sentii rispondere – Dipende- disse avvicinandosi a me. Si era avvicinata tanto a me che riuscivo a sentire il suo profumo delicato alla vaniglia – Solo se guidi tu- disse sorridendo. Io risposi al sorriso senza dire niente, lei mi guardava fisso facendomi sentire un imbranato; poi si girò e se ne andò.

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Capitolo 3
*** cause baby you're a firework ***


La mattina seguente le mandai un messaggio . “ passo a prenderti alle 8.30 con la mia ford aggiustatissima”, sperai capisse che fossi io dal momento che mi dimenticai di chiederle il suo nome e dirle il mio. Le 8 sembravano non arrivare mai. Mi iniziai a preparare alle 5.30 facendo una doccia di almeno 2 ore. Alle 8.15 entrai in macchina, mandandole un altro messaggio “Pronta?” lei rispose dopo almeno 2 minuti dicendo “ 5 minuti ed esco” che per una donna in norma significava almeno un giorno e sono pronta. Per fortuna per strada c’era traffico e persi un po’ di tempo perché quando arrivai lei non c’era ancora. Non dovetti aspettarla molto, infatti dopo 7 minuti uscì. Era stupenda, più di quanto potessi immaginare. Indossava un tubino lungo nero con una giacca di jeans. Scarpe basse. Per quanto riguarda i capelli erano mossi e li aveva quasi raccolti tutti con una mollettina marrone come i suoi capelli. Gli orecchini lunghi dorati e neri erano abbinati alla bellissima collana che portava. Insomma era stupenda. Quando lei salii in macchina il mio cervello smise di rispondere ai comandi e mi ci volle un po’ per capire che la stavo fissando da troppo tempo. – Sei bellissima- dissi io senza controllo. – Grazie- rispose lei – Non sei male nemmeno tu – disse facendomi l’occhiolino e un grande sorriso. Misi in moto. - Non mi hai ancora detto il tuo nome- dissi mentre la mia voce si confondeva con – sex on fire- dei kings of leon  Non mi hai ancora detto dove mi porti- Sorrisi senza aggiungere niente; rimanemmo in silenzio per tutto il tragitto, ascoltando i pezzi che ci proponeva la radio.  Siamo arrivati- aggiunsi aprendole lo sportello per farla scendere, mi rispose con un dolce e veloce sorriso.  Non sono mai stata quì-  Ti piacerà- Entrammo. Tavolo Taylor grazie. Il cameriere ci fece strada e io spostai la sedia di lei per farla sedere e magari sorprenderla.  Oh, grazie signor Taylor-  Mi chiamo Ian- sogghignai io.  -E lei ce l'ha un nome o preferisce essere non chiamata?- Rise e fece sorridere anche me. - Meg, mi chiamo Meg- Rimasi incantato per un attimo perché il nome Meg era perfetto per lei.  Non ti ho mai vista in città, eppure non ci sono più di 3000 abitanti.- mentii io spudoratamente.  Si mi sono trasferita da poco, prima vivevo con mia madre in Florida, ma.. beh.. sai non andavamo tanto d'accordo, così lo scorso semestre sono venuta a stare da mio padre qui-  Beh allora menomale che tu e tua madre non andavate d'accordo- ma poi mi accorsi di quanto fosse stupido ciò che avevo detto e aggiunsi velocemente – non intendevo quello, mi dispiace per voi, ma.. ma sono contento per..-  Non preoccuparti, ho capito cosa intendi ahahah lo prendo per un complimento-  Allora ragazzi avete scelto?- arrivò il cameriere. Ordinammo e continuammo a chiacchierare finchè non finimmo la cena ed uscimmo.  Vieni, ti voglio far vedere una cosa- dissi e le coprii gli occhi delicatamente con le mani. Prima di uscire mi ero informato e avevo scoperto che alle 00.00 ci sarebbero stati i fuochi sul lago non troppo lontano dal posto. Mancavano un paio di minuti e io la diressi al lago. Mi stupii vedere che lei si fidava di me, infatti non discusse minimamente che un quasi estraneo le stava coprendo gli occhi e portando chissà dove. 3-2-1 le scoprii gli occhi e tantissimi colori ci apparirono davanti. Era una scena così bella, lei era così bella e noi eravamo così vicino che mi sembrò il momento perfetto per baciarla così mi avvicinai sempre di più, fino a far sfiorare la mia bocca con la sua, stavamo per baciarci quando lei si allontanò e abbassò lo sguardo.  - Si è fatto tardi- disse nervosamente continuando a tenere lo sguardo basso. Rimasi in silenzio per un attimo e poi le risposi – Oh certo, ti accompagno a casa-. Non capivo cos'era successo. Avevamo passato una così bella serata, ci eravamo divertiti e quello era il momento giusto per farmi avanti, se non voleva baciarmi sul lago con i fuochi e la luna piena non avrebbe più voluto, non l'ero piaciuto eppure continuavo a chiedermi cosa avevo sbagliato. In macchina non parlammo molto e i nostri occhi non si incontrarono più da quel momento di imbarazzo. Arrivai sotto casa e non sapevo cosa dire o fare . - Ho passato una splendida serata, grazie mille- si slacciò la cintura, mi diede un veloce bacio sulla guancia e poi scese dall'auto; arrivata vicino alla porta si girò e mi salutò con la mano, sembrava triste, cercai di non ripensare alla scena e a lei e rimisi in moto; appena arrivato a casa mi buttai sul letto e mi addormentai.

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Capitolo 4
*** I won't give up on us ***


La mattina seguente a scuola cercai di non pensarla, ma continuavano a tornarmi in mente le sue labbra. Mi piaceva così tanto e la conoscevo da così poco, perché a lei non piacevo? Forse era troppo presto per provare a baciarla. Ne parlai con Ben il mio migliore amico e lui peggiorò solo la situazione, ricordandomi che io con Cassei non mi ero mai lasciato e che forse questo era solo un segno. Passarono due giorni e Meg continuava a passarmi per la testa, così mi feci coraggio e le mandai un semplice messaggio. - Hey Meg sono Ian, come va? Mi chiedevo se ti andasse di venire a prendere un caffè con me domani-. Andai all'allenamento dove purtroppo feci pena. Stavo scherzando con i miei amici negli spogliatoi quando sentii il telefono squillare. Non feci in tempo a rispondere, ma c'erano due messaggi : una chiamata persa da Meg e un suo messaggio: - Da Brown alle 10?- Mi feci scappare un sorriso quando lessi i l messaggio e i ragazzi mi torturarono perché volevano che parlassi di lei così prima di rispondere dovetti raccontare tutto ai miei amici.  - Ti aspetto lì- mandai io  Chi ti ha detto che arriverai prima tu?-  Si sa - Non mi rispose più. Ero di nuovo felice perché tra noi poteva ancora succedere qualcosa, se aveva accettato di venire a prendere un caffè con me voleva dire che c'era ancora una possibilità. Quando la vidi da Brown era ancora più bella degli altri giorni, non aveva trucco, niente scarpe alte o qualcosa di troppo costruito; un grande tuppo in testa che le raccoglieva tutti i capelli sulla testa tranne qualche ciuffo che le cadeva sul viso, un maglione marrone dello stesso colore dei suoi stivaletti, una sciarpona beige, un jeans e una grande borsa color marroncino. Mi sentii un poco in imbarazzo perché lei era così naturale, mentre io prima dell’incontro persi un sacco di tempo a scegliere cosa mettere, ma alla fine ero soddisfatto del mio completo. Avevo una grossa felpa della vans e un jeans. So che non ci vorrebbe molto per prendere un jeans e un felpone, ma quella mattina ci misi più del solito e questo può sembrare molto gay, ma giuro che non erano queste le intenzioni. -Hey- disse mentre ci salutavamo con due baci veloci sulla guancia che sembrarono in quel momento molto innaturali. -Ciao Meg, come va?- -Tutto bene, tu?- -Bene, sono solo un po’ stanco per gli allenamenti e la scuola, ma il solito dai- Mi sorrise mentre cercava qualcosa nella borsa, poi estrasse due biglietti, non capii subito di cosa si trattava, ma lei aggiunse – potrebbero farti piacere questi- - Ho raccontato a mio padre che sei un giocatore di basket e ha un amico, sai, e ci ha regalato questi biglietti, ma lui non riesce a venire.. non so se ti andrebbe di venire con me oppure- lei continuò a farfugliare qualcosa nervosamente, non la fermai perché vederla cercare di trovare le parole giuste era davvero divertente, credevo che lei non avesse paura di niente, soprattutto di inviare un ragazzo che stravedeva per lei a una partita di basket. -Certo che mi andrebbe- dissi, insomma non c’era niente di meglio che una partita di basket con una ragazza favolosa, lei sorrise sempre nervosamente. -Quand’è?- -Domani sera, ci sei?- -Controllo l’agenda- scherzai. In realtà avevo veramente un impegno, ma avrei rinunciato a un biglietto gratis per –Il gladiatore- per stare con lei. Continuammo a chiacchierare per un po’ quando passati tre quarti d’ora più o meno Meg se ne dovette andare. La giornata passò come al solito tra compiti, biblioteca, allenamenti, partita alla tv…

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