Forgotten Love

di AlexVause
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Questa FanFiction è stata scritta alla fine della seconda serie, quando si era a conoscenza solamente del tradimento di Lexa.
Ho voluto dar sfogo alla mia immaginazione con una nuova avventura per i nostri personaggi amati. Spero vi piaccia.

Capitolo 1

Cercai di riposare, immersa nella quiete della foresta. Questo silenzio assordante mi stava dando modo di pensare e, di certo, non era cosa gradita…soprattutto in quel momento.
Ciò che avevo fatto a Mount Weather, per poter salvare la mia gente, è stato doloroso e lo è tutt’ora.
La notte scese in fretta e con essa i primi sentori del fresco autunnale.
Avevo deciso di andarmene da Camp Jaha, ne avevo bisogno per me stessa.
Attesi in vano che Morfeo mi accogliesse fra le sue braccia. I pensieri erano troppi e gli incubi si susseguivano uno dopo l’altro appena mi addormentavo.
Il mio cuore suonava una musica monotona con il suo incessante battito.
Un’intera armata sembrava camminarmi nella testa.
Forse, al mio risveglio, avrei appreso che questo passato così doloroso fosse tutto un sogno…e forse…forse in quel momento starò meglio.
Sorrisi con amarezza. Sapevo che il tuo accampamento era qui vicino.
I tamburi dei Grounders si udivano in lontananza.
Mi alzai, presi le poche cose che avevo, spensi il fuoco e m’incamminai. Ero decisa a venire da te e rivedere lo sguardo che mi aveva tradito…sentire la voce di colei che mi ha gettato via.
Ed ecco le centinaia di fiaccole stagliarsi all’orizzonte. Fiori infuocati su di una fredda e oscura terra.
Un brusio di voci festose mi circondò mentre, passo dopo passo, mi avvicinavo all’accampamento.
M’immobilizzai e il respiro si fermò con me.
Un oggetto appuntito era posato sulla mia schiena. Un brivido gelido mi salì lungo la colonna vertebrale.
- Clarke of the Sky People.
La voce familiare di Indra rilassò le mie spalle, anche se la punta della lancia non accennò ad abbassarsi.
- Le cose sono cambiate da Mount Weather.
Quella frase m’incuriosì. Alzai le mani in segno di resa, voltandomi lentamente.
La lancia, ora, era puntata contro il mio petto.
Cos’avevi detto al tuo popolo, Heda? Di reputarmi vostro nemico?
- Spiegati.
La spronai con tono che non ammetteva replica alcuna.
Un ghigno d’odio le si dipinse sulle labbra. Abbassò la lancia e, con un cenno del capo, m’indicò la tua tenda verso cui ci incamminammo.
Respirai a fondo prima di mettere piede nel tuo accampamento e, a essere sincera, non mi piacque ciò che vi trovai: grounders ostili come il giorno in cui venni a parlarti per la prima volta.
Per quanto assurdo, mi aspettavo di trovare Gustus davanti alla tua tenda, pronto a minacciarmi.
Scossi il capo stupita a quel ridicolo pensiero. Stessa situazione sentimenti diversi…ragioni diverse.
Nyko, che appena mi vide si precipitò ad accogliermi, mi guardò mortificato. Ammetto che ciò mi confuse ancor più di quanto già fossi precedentemente.
Abbassò lo sguardo quasi come dispiaciuto per ciò che mi attendeva. Scostò la tenda. Sentii la voce di Indra annunciare la mia presenza…capii solo il mio nome in ciò che ti disse nella vostra lingua.
L’ansia in me si fece pressante mentre muovevo i primi passi per giungere al tuo cospetto.
Guardavi a terra, persa nei tuoi mille pensieri, colpendo con la punta del tuo fido pugnale il bracciolo di legno del trono dove sedevi.
Il suono scaturito da quel gesto era ritmico come il ticchettio di un orologio, lento e freddo come la lama di quel coltello che tanto ami.
Un colpo secco mi fece tornare alla realtà. La tua mano, ora, era ferma e i tuoi occhi fissi su di me…glaciali come non mai.
- La leader del Popolo del Cielo suppongo.
Suppongo? Inarcai il sopracciglio. Fingevi di non conoscermi ora?
- Supponi Lexa?
Domandai incredula.
- La tua reputazione ti precede, Clarke Griffin.
Mi sfuggì dalle labbra una risata nervosa.
- Sei assurda.
Sbottai disgustata dal tuo comportamento.
Ti alzasti dal trono, raggiungendomi a passo lento. Lo sguardo sempre puntato nel mio.
Cosa stavi cercando dentro di esso?
- Assurda?
La tua voce così calma da non tradire alcun sentimento.
- Fingi di non ricordarti chi sono. Questa io la chiamo assurdità. Sei forse la marionetta di qualcuno Lexa? Credi che, fingendo così teatralmente, si possano cancellare gli eventi passati?
La mia lingua schioccò contro il palato.
La tua mascella s’irrigidì. D’un tratto vidi odio puro nei tuoi occhi. Me ne fregai e proseguii.
- Devo dedurre che non rammenti nemmeno la nostra alleanza.
Mi guardasti impassibile, impenetrabile. Chi sei? Chi sto guardando?
- Non posso rammentare cose mai avvenute.
La mia bocca si aprì per lo sbigottimento, unica reazione possibile a ciò che avevi appena detto.
La situazione che stavo vivendo rasentava la più pura idiozia.
- Indra, puoi cortesemente spiegare gli eventi passati all’Heda?
Chiesi trattenendo il più possibile la rabbia che avevo in corpo.
Il secondo dell’Heda alzò la lancia puntandomela al ventre.
- Esci da qui.
Disse poi con tono piatto.
Mi pietrificai. Sentii la punta della lancia premere contro la mia pelle. Che cosa stava accadendo a tutti quanti? Troppi i tasselli che, in quest’assurdo puzzle, non quadravano.
- Non lo ripeterò una seconda volta.
Il tono di Indra si fece più minaccioso del precedente.
Serrai la mascella annuendo con il capo. Alzai le mani in segno di resa.
- Non finisce qui.
Asserii furiosa.
Ignorasti completamente le mie parole, ordinando ai tuoi uomini di accompagnarmi fuori…quasi come se questa scena ti annoiasse.
I grounders presenti nella tenda, estrassero le loro spade facendo un passo verso di me.
Fanculo Lexa!
- Basto io.
Disse Indra alle guardie personali dell’Heda che arretrarono tornando ai propri posti.
Fu il tuo secondo ad accompagnarmi fuori
- A che gioco sta giocando?
Le chiesi ferita, appena ci allontanammo dalla tua tenda.
- A nessuno. L’alleanza con voi è stata da sempre la nostra rovina. Ciò che è accaduto all’Heda non è altro che una benedizione degli Dei. Vai per la tua strada Clarke Griffin.
Spiegò Indra senza un filo di compassione per me.
Sgranai gli occhi senza parole.
- Non puoi parlare seriamente.
Sbottai.
- Assicuratevi che esca dall’accampamento.
Ordinò il tuo secondo e in un attimo fui costretta a lasciarmi alle spalle una vicenda che aveva dell’incredibile.
Camminai qualche centinaio di metri senza nemmeno accorgermene. Svuotata…
Mi sedetti a terra di peso, persa in un mondo che non mi apparteneva.
Volevo solo una risposta a quel “Perché”. Domanda che si ripeteva costantemente nella mia testa giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Mai avrei pensato ad un esito simile.
Mi tormentavo le mani, io…tormentata da te. Non posso lasciarti così.


Nota di Alex: Eccomiiii con una nuova Clexa. Vi ho lasciato un piccolo capittoletto introduttivo.Spero vivamente che piaccia tanto quanto la prima...forse anche più.
Un grazie alla mia fidata Sky Girl per avermi aiutata nella scelta del titolo :D
A presto :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Mi rendo conto solo ora di ciò che è accaduto tra noi. Mi soffermo pensando a quel momento in cui il tempo si era fermato. Le nostre labbra unite in un bacio di una dolcezza disarmante che mai mi sarei aspettata da te. Ti ho respinto, Lexa, ma mi sei segretamente entrata nel cuore…sentimenti contrastanti che ora mi lacerano.
Decisi di accamparmi nel bosco. Dovevo tornare a parlarti. Non poteva finire così non l’avrei permesso.
Sai benissimo quanto posso essere testarda e non mi sarei arresa fino all’ottenimento di una risposta plausibile alle mie domande.
Accesi un fuoco dopo essermi lasciata il tuo accampamento alle spalle per poi addormentarmi, con te nella mente.
 
La luce del mattino, che filtrava tra le fronde degli alberi, mi svegliò.
La fame si fece sentire, così mi alzai per andare a procacciare qualche frutto commestibile.
Dovevo rimettermi in forze prima di affrontarti nuovamente.
Sospirai pensando che ormai, per me, passeggiare sola fra questi boschi non fosse più sicuro…la nostra alleanza con voi grounders era solamente un lontano ricordo.
Serrai la mascella cercando di contenere la rabbia, al solo pensiero di quanto dolore e sacrificio c’era costata quella tregua ormai andata in fumo… e per cosa? Un’amnesia? Una messinscena di teatralità pari alla bravura di recitazione Hollywoodiana?
Presi il ramo di un albero, da terra, sfogando con esso la mia collera sulla vegetazione.
Avrei decisamente preferito prendermela con i diretti interessati, ma so di per certo che sarei morta ancor prima di pronunciare supercalifragilistichespiralidoso…tanto per rimanere in tema film.
Il nostro incontro del giorno precedente, continuava a ripetersi nella mia mente come se avessi premuto “Repeat” sul tasto di un telecomando immaginario. Se solo potessi cancellare tutto, sarebbe più facile.
Sbuffai infastidita.
Non potevo pensare al cibo o, che ne so, a fiori e farfalle? No.
Il volto di Indra, seguito dalle sue parole, mi passò davanti agli occhi facendomi infuriare ancor più.
- Stronza!
Ruggii con rabbia colpendo una pianta con forza. Incassò bene il colpo, ma ciò che mi sfuggì fu proprio il ramo che mi colpì il viso atterrandomi.
Gemetti quando il mio sedere toccò terra… e non di certo con la grazia di una foglia trasportata dal vento.
Mi alzai massaggiandomi la natica dolorante. Quel contraccolpo non l’avevo previsto.
- Grazie tante.
Sbottai frustrata. Pure le piante si ribellavano.
Il mio spirito vendicativo verso quel ramoscello, andò via via scomparendo grazie a qualcosa che attirò la mia attenzione.
Rumori di battaglia provenivano da poco lontano.
Tesi l’udito e, senza destare attenzione mi diressi verso il luogo da cui provenivano quei suoni e voci.
Fu in quel momento che ti vidi…visibilmente stanca ma ancora determinata ad abbattere i tuoi aggressori.
Il tuo seguito era a terra assieme ad altri soldati che, decisamente, non erano i tuoi.
Indra al tuo fianco, sfinita, ma sempre pronta a difenderti sino alla morte.
Il mio cuore batteva all’impazzata. Ero preoccupata per il vostro destino ma non mancò il pensiero che, un possibile aiuto da parte mia, potevo sfruttarlo per una nuova tregua.
Mi accostai al tronco di un albero, assicurandomi che nessuno potesse vedermi. Sparai. Uno. Due. Tre colpi.
Tu e il tuo secondo vi fermaste con i sensi in allerta. Ero riuscita ad abbattere chi vi attaccava.
Decisi di mostrarmi a voi, alzando le mani in segno di resa.
- Sono sola.
Vi dissi ma tu non mi credesti. Il tuo sguardo sospettoso mi ferì ancora una volta.
In mille modi mi guardavi e in altrettanti riuscivi a farmi male.
Non ebbi il tempo di dire null’altro. Udimmo un sibilo familiare e Indra cadde a terra sofferente.
- Un arciere!
Urlasti indicandomi la fitta vegetazione alla nostra destra.
Ci abbassammo correndo a nasconderci il più possibile.
Ti guardasti intorno. Una freccia ti sfiorò la spalla e tu ti limitasti a serrare la mascella.
Avevi così tanto autocontrollo, in queste situazioni, da far impallidire chiunque.
Brandisti il pugnale e, seguendo la traiettoria della freccia che ti ferì, lo lanciasti.
L’arciere cadde a terra privo di vita.
Ci alzammo lentamente, tornando allo scoperto e guardandoci intorno pronte a eventuali attacchi.
Solo il silenzio ci circondava.
Ti avvicinasti al tuo secondo in tutta fretta. La ferita era profonda ma con le giuste cure sarebbe di certo guarita.
Ti stavo per raggiungere quando un soldato ti colse di sorpresa alle spalle. Ti cinse le braccia impedendoti qualsiasi difesa. Era troppo forte anche per te. Tesi il braccio in avanti puntandoti la pistola alla testa.
Il grounder, seppur grande e grosso, ti usava come scudo alzandoti da terra di peso. Non riuscisti a piegarlo nemmeno con qualche calcio ben assestato sugli stinchi.
Alzasti lo sguardo verso di me.
La tua freddezza in quel momento sembrò spronarmi a sparare quasi come se mi sfidassi a farlo.
Mi mancò il respiro…letteralmente.
Non staccai gli occhi da te un istante…nemmeno quando sparai.
Entrambi a terra. Il molosso sopra di te.
Borbottando qualcosa in trigedasleng, lo scansasti alzandoti in piedi.
- Te ne sono grata.
Mi ringraziasti. Il tono duro di chi non riesce a staccarsi dal proprio orgoglio.
- Non sono un tuo nemico Lexa….non lo sono mai stata.
Tentai un approccio ma, evidentemente, rimbalzò su quel muro spesso che ti circondava vita natural durante.
- Un grazie è più che sufficiente.
Ribattesti.
La tua arroganza fu come un pugno nello stomaco, ma non cederò…non ancora.
- Dobbiamo portarla a Camp Jaha. Mia madre la può curare.
Ti dissi. Il tuo sguardo sorpreso.
- Tua madre è un curatore?
Quella domanda mi spiazzò. Avevi seriamente voglia di proseguire con la tua messinscena?
- Sei seria?
A quella mia domanda mi guardasti perplessa.
- Certo che lo sono Clarke of the Sky People.
Alzai gli occhi al cielo spazientita. Non sapevo davvero a cosa credere.
- Aiutami a realizzare una barella. Il Campo non è lontano da qui.
Dissi poi raccogliendo alcuni rami da terra.
 
Eravamo giunte a Camp Jaha. Indra era stata portata immediatamente in infermeria e curata da mia madre.
Quando lei uscì, chiamata da Markus, rimasi sola con il secondo dell’Heda.
Stavo ultimando il medicamento anche se, mi rodeva ancora ciò che era successo il giorno precedente.
- Non meriteresti il nostro aiuto.
Sbottai borbottando.
- Non l’ho chiesto.
Rispose Indra con la sua solita arroganza.
Serrai la mascella e, fissandola negli occhi, strinsi con forza il bendaggio.
Sul volto della guerriera si dipinse una smorfia di dolore, ma non gemette. Si trattenne per non darmi alcuna soddisfazione.
- Bene allora.
Dissi con disgusto scostandomi. Le lanciai le bende e lasciai l’infermeria.
Camminai nel corridoio, parte dei resti dell’Arca, imbattendomi in Octavia. Lo sguardo apprensivo di chi è preoccupato per qualcuno a cui è affezionato.
- Indra?
Mi chiese.
- Si fotta.
Ringhiai scontrosa proseguendo a passo svelto verso l’uscita.
Appena misi il piede fuori dalla porta, ti vidi lì…seduta a parlare con Kane, mentre mia madre ti medicava la ferita causata dalla freccia. Un taglio superficiale a cui nemmeno avevi badato.
Ti alzasti in piedi, cercando di dirmi qualcosa, ma io non ti lasciai aprire bocca precedendo ogni domanda.
- Sta fin troppo bene.
Dissi duramente riferendomi al tuo secondo.
Non accennai minimamente ad arrestare il passo e in un attimo tu mi raggiungesti.
- Clarke…
La tua voce mi fece sospirare.
- Che vuoi Lexa? Non ho intenzione di ascoltare altre menzogne da te.
Ti dissi voltandomi di scatto.
Mi fucilasti con lo sguardo. Sembravi davvero estranea a tutto ciò.
- Non sto mentendo. Qui tutti mi conoscete…tu, il Cancelliere e Kane. Non ci siamo mai incontrati eppure sembra che abbiate passato mesi con me e il mio popolo. Non comprendo e se c’è una cosa che detesto è proprio il non capire cos’accade.
Sembravi realmente frustrata, ma in quel momento non me ne importava.
- Non fai più tanto l’arrogante adesso.
Sbottai come per sfogarmi anche senza un utile pretesto.
Facesti un passo in avanti, fronteggiandomi con rabbia e cogliendomi alla sprovvista.
Il tuo sguardo furente.
- Bada a come parli!
Le guardie di Camp Jaha ti puntarono le armi contro.
Alzasti le mani in segno di resa, senza staccarmi mai gli occhi di dosso.
- Fatti spiegare come stanno le cose da Indra. Siete fatte della stessa pasta, vi capirete meglio.
Ti dissi con cattiveria. Volevo ferirti come tu avevi fatto con me.
Infantile? Lo so.
Serrasti la mascella a quell’ennesima mancanza di rispetto da parte mia.
In quel momento, però, non potevi fare altro che lasciar correre.
Ti voltasti, dandomi le spalle, e incamminandoti verso l’infermeria.
Decisi di seguirti. Volevo ascoltare cosa ti avrebbe detto Indra, così da avere una vera risposta alle domande che mi ponevo costantemente.
 
- Heda!
Indra si voltò verso la porta, sentendoti arrivare a passo svelto.
Inconfondibile il suono dei tuoi passi, così decisi.
La preoccupazione sul suo volto, notando la serietà sul tuo.
- Cosa mi stai nascondendo? Parla!
Il tuo secondo ti guardò senza proferir parola.
Ti avvicinasti a lei, minacciosa, serrando i pugni lungo i fianchi.
- Devo sapere!
Ringhiasti, ma Indra ancora non cedette.
Fu una voce a me amica, a far chiarezza sui nostri dubbi.
- Non so cosa vi sia accaduto a Mount Weather, Heda, posso solo raccontarvi ciò che ho visto.
La voce di Nyko proveniva da dietro me. Una mano sulla mia spalla, invitandomi ad ascoltare.
Indra tratteneva in sé rabbia per questa verità a lei scomoda.
- Quando andaste contro i tiratori che sparavano dalla collina, portando con voi alcuni uomini, mi ordinaste di starmene nascosto assieme ad altri guerrieri in caso servissero rinforzi. Da dov’eravamo, però, solo la sentinella di vedetta riusciva a scorgere voi e le guardie al vostro seguito. Non passò molto tempo prima che venissimo allertati. Vi avevano ferita. Quando giungemmo nel punto dove vi trovavate, l’uomo della montagna vi aveva già proposto un accordo…che accettaste.
Tornammo al campo e lì, vi medicai la ferita alla testa. Non ne ero preoccupato perché non mostravate alcun sintomo degno di nota…tuttavia, il giorno successivo lamentaste un forte mal di testa…
Nyko fece una pausa.
- Alla sera dello stesso giorno, non rammentavate più nulla di ciò che era accaduto a Mount Weather.
Indra, concluse la spiegazione al posto del guerriero alle mie spalle.
- Perché tenermi nascosta l’alleanza con il Popolo del Cielo?
Domandasti delusa. Un velo di preoccupazione adombrava i tuo i splendidi occhi.
- Non ho nascosto nulla. Vi ho rammentato solo gli eventi di maggior rilevanza.
Rispose Indra. In pratica il tuo secondo aveva omesso svariate cose. Perché?
- Mount Weather…avevi detto che è caduto per mano della coalizione.
Ti sentivi presa in giro. Lo sentivo nel tono della tua voce.
- Non ho mentito. La Leader del Cielo vi faceva parte in quel periodo.
A quelle parole ti vidi fare una smorfia di dolore prima di poggiare la testa fra le mani.
- Devo uscire.
Dicesti per poi passarmi accanto in tutta fretta senza degnarmi di uno sguardo. Lasciasti l’infermeria nel silenzio più totale.
Mia madre, che si trovava accanto alla porta, aveva ascoltato tutto.
- Dovrei visitarla.
Mi sussurrò guardando Nyko alle mie spalle che accennò un assenso con il capo.


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
Uscii per venirti a cercare.
Bellamy, seduto vicino ai resti dell’Arca, stava pulendo il proprio fucile.
- Hai visto Lexa passare di qui?
Gli chiesi guardandomi intorno distratta nella speranza di incrociare il tuo sguardo.
- È uscita dal cancello, minacciando una delle guardie che non lo voleva aprire.
Mi rispose senza nemmeno alzare gli occhi a guardarmi. Il tono di chi non è interessato all’argomento.
- Va bene, va bene. Dì a mia madre che sono andata a cercarla.
Dissi spazientita.
- Perché devi andarci? Non è una tua responsabilità.
Alzai gli occhi al cielo. Che avrei dovuto dire? Che mi stavi a cuore?
Optai per andarmene in silenzio.
Nyko mi seguì. Me la sarei cavata da sola ma, giustamente, lui si preoccupò di una tua eventuale reazione. In fin dei conti non eri la Lexa che conoscevo…anzi, che conosceva me.
Uscimmo dal cancello.
Le tue tracce ci condussero verso nord.
- Dopo l’attacco che hanno subito, non è saggio inoltrarsi da sola nel bosco.
Ero preoccupata e non m’importava di darlo a vedere.
- Heda sa badare a se stessa.
Rispose il guerriero al mio fianco.
La mia mente era una valanga di pensieri.
Arrivammo sino a un bivio. Delle tue tracce non vi era più nemmeno l’ombra.
- Si è accorta che la seguivamo. Non vuole essere trovata, ma io so dov’è.
Alzai un sopracciglio incuriosita alle parole di Nyko. Avevi anche tu dei luoghi in cui ti piaceva stare sola a riflettere?
Ci incamminammo su una salita abbastanza ripida. Fu molto faticoso a dire il vero, ma ciò che ci si parò davanti mi lasciò senza parole.
Una radura illuminata dal sole che stava tramontando, si mostrò a noi come in un quadro splendidamente dipinto dal più celebre artista. Il cielo aveva colori splendidi che si riflettevano sulle nuvole.
- È bello qui, non è vero?
La tua voce mi colse alla sprovvista.
- Molto…vorrei imprimere questi colori in un disegno, per non dimenticarli.
Ti risposi trasognata, senza nemmeno voltarmi per guardarti.
- Lasciaci.
Ti rivolgesti a Nyko che si allontanò senza obiettare. Non avrebbe mai osato discutere i tuoi ordini.
Sospirai guardandoti.
Eri seduta sul tronco di un albero caduto, ammirando il cielo in silenzio.
Avevo tanto da dire e al contempo nulla di cui parlare.
- Sei l’unica che ha cercato di rammentarmi cose che avevo dimenticato.
Mi dicesti incrociando solo ora il mio sguardo.
- Non volevo mancarti di rispetto…solo…non sapevo se quel comportamento fosse reale.
Dissi facendo un passo verso di te.
- Come fai a conoscermi così bene?
Il tuo tono incuriosito.
- Ti ho osservata molto da vicino.
Ti alzasti con aria minacciosa, facendomi salire il cuore in gola.
Avevi forse frainteso ciò che avevo detto?
Alzai le mani in segno di resa.
- Non sono una spia, se è questo ciò a cui stai pensando.
Una spiegazione, la mia, che servì a rilassarti…anche se non totalmente.
Il tuo sguardo freddo ora era indagatore.
- Chi sei tu, Clarke of the Sky People?
- Che intendi dire?
Chiesi un po’ confusa sul reale significato di quella domanda.
- Cosa rappresenti per me.
I nostri volti vicinissimi quando specificasti tal quesito.
Cos’ero io per te…un’amica? No, un’amica proprio no.
- Un’alleata?
Domandai più a me che a te.
Inclinasti il capo come se stessi cercando una risposta nei miei occhi.
- Cosa non mi stai dicendo Clarke?
A quell’ennesima domanda sospirai.
- Non so nemmeno io cosa sono per te, Lexa.
Sbottai sedendomi sul prato piegai le ginocchia portandole al petto e circondandole con le braccia.
- Davvero, non so.
Rimarcai il mio pensiero poggiando il mento sulle mie ginocchia.
Riuscivo a sentirti ferma, in piedi dietro me.
- Te ne sei andata prima che potessi scoprirlo.
Bisbigliai forse perché tu non sentissi ma, dentro di me, avrei voluto che ascoltassi.
- May we meet again.
Ora, fosti tu a sussurrare.
Mi voltai di scatto. I tuoi occhi puntati sul vuoto davanti a te, come a guardare immagini che solo tu potevi vedere.
Una smorfia di dolore sul tuo viso. Poggiasti una mano sulla fronte.
- Cos’hai detto?
Ti chiesi speranzosa in un ricordo riaffiorato.
- Nulla…solo un pensiero senza senso.
“Senza senso”…quelle parole mi spezzarono il cuore.
Mi alzai dandoti le spalle.
- Strano, perché quel tuo pensiero “senza senso”, come dici tu, è l’ultimo ricordo che ho di te.
Sbottai ferita.
Scesi dalla collina su cui, poco prima, io e Nyko eravamo saliti arrancando. Non mi seguisti.
Il terrestre, vedendomi tornare, si alzò avvicinando a me.
- Parlaci tu. Io sono stanca.
Gli dissi per poi incamminarmi, anche se poi mi bloccai voltandomi.
- Quando non ha più voglia di girovagare per i boschi, portala a Camp Jaha. Mia madre deve visitarla.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Era notte fonda ormai e di te non vi era alcuna traccia.
Sentii del movimento fuori dalla mia tenda.
Mi alzai dalla branda dando uno sguardo all’esterno per vedere cosa stava accadendo.
Un cavaliere terrestre su di un maestoso destriero nero era fermo davanti al cancello.
Sentii gridare il mio nome. Voleva forse parlare con me?
Uscii dalla tenda e lo raggiunsi. Aprimmo il cancello. Mi consegnò una lettera e poi se ne andò.
Lincoln mi raggiunse incuriosito da quel messaggio consegnatomi.
- È la scrittura di Nyko.
Mi disse con sicurezza.
- L’Heda è tornata a Ton DC.
Aggiunse poi leggendone il contenuto.
Sospirai delusa. Perché Lexa era così testarda?
M’incamminai verso l’infermeria.
Entrai a passo svelto.
Indra stava dormendo, ma si svegliò di scatto non appena udì i miei passi varcare la soglia della stanza in cui giaceva.
Le lanciai contro il biglietto che mi era stato recapitato.
- Lexa è tornata a Ton DC. Devi convincerla a lasciarsi visitare da mia madre.
Le dissi come a dettarle un ordine.
- Io non la costringerò a fare proprio nulla.
Mi rispose con arroganza.
Sentii montare la rabbia.
Serrai la mascella tentando di controllarmi ma non ci riuscii.
- Tu…tu non sai a che rischi sta andando in contro!
Sbottai furiosa.
Mia madre, che riposava nella stanza accanto, ci raggiunse in tutta fretta svegliata dalle nostre voci.
- Rischi immaginari, solo perché pretendi che si ricordi di voi. Quest’alleanza la porterà alla distruzione.
- Sarai tu a distruggerla. Non m’importa se non si ricorda di me. Non è normale avere vuoti di memoria. Potrebbe essere grave.
Urlai contro il secondo dell’Heda che mi guardò come se stessi raccontando fiumi di menzogne.
- Menti.
Aggiunse in un sibilo.
- Vorrei tanto che mentisse.
Intervenne mia madre con tono calmo.
- Clarke ha ragione. Partiremo per Ton DC domattina.
Aggiunse poi guardandomi.
Accennai un assenso con il capo per poi uscire dall’infermeria.
M’incamminai sospirando, come se tutto ciò che stava succedendo mi avesse sfinita.
In realtà non capivo il comportamento di Indra. Un’ostinazione insensata.
- Perché te la prendi tanto?
Mi chiese Bellamy raggiungendomi lentamente. Sembrava portare un peso assai massiccio sulle spalle…talmente pesante da rendere lento ogni suo passo.
- È complicato.
Risposi sospirando nuovamente.
- E che siamo, su un social network?
A quella risposta alzai gli occhi al cielo spazientita.
- Dai spiegati. In fondo, non servo solamente per infiltrarmi a Mount Weather.
Lo guardai torva. Aveva fatto un’affermazione decisamente fuori luogo.
Ricordarmi in quel modo ciò che era successo, mi fece sentire come se lo avessi usato. Se non fosse perché ero già furiosa per Indra e preoccupata per Lexa avrei sbottato ulteriormente.
- Scusa, non volevo.
Si scusò poi sedendosi davanti alla mia tenda ed io lo imitai.
- Voglio solo che tu capisca che sono tuo amico.
Lo guardai.
- Questo lo so, Bellamy.
- Allora…hai voglia di dirmi cosa sta succedendo?
Pensai per qualche minuto alla risposta da dargli e poi mi decisi.
- Io e Lexa abbiamo qualcosa in sospeso.
Optai per una parziale verità.
- Del tipo?
Feci spallucce. Non sapevo davvero che dire.
Mi alzai scusandomi. Avevo bisogno di fare una passeggiata e schiarirmi le idee.
Bellamy fece un sorriso sghembo…un po’ triste ma comprensivo per la situazione.
- Quando avrai voglia di parlare sai dove trovarmi.
Acconsentii con il capo per poi uscire dal cancello.
 
M’incamminai senza meta.
Ok…uscire di notte da sola, nel bosco, era stata una scelta infelice ma…ne avevo bisogno.
Non so quanto tempo passò da quando mi allontanai da Camp Jaha. Credendomi persa, invece, scoprii di essere arrivata sino a Mount Weather.
Rivedere quel luogo fu come un pugno allo stomaco.
Mi guardai intorno e scoprii di non essere sola.
Qualcuno era in piedi davanti alla grande porta di metallo.
Mi avvicinai con cautela…Lexa.
- Pensavo che quel tuo “pensiero” fosse senza senso.
Ti dissi con una punta di arroganza.
- Che ci fai qui Clarke?
Mi hai chiesto con aria stanca di chi vuol starsene in solitudine.
- A volte la mente gioca brutti scherzi e la mia…ha deciso di portarmi nell’ultimo posto in cui ti ho vista.
Dissi cercando in te una qualche reazione.
Il tuo sguardo si fissò in un punto imprecisato davanti a te.
- May we meet again.
Lo dicesti nuovamente ed io ebbi un tuffo al cuore.
- L’ho detto a te. Non è così?
Quella domanda stava a significare un tuo ritorno di memoria? Ricordi che la tua mente aveva dimenticato.
Ti guardai avvicinandomi. In quel momento i tuoi occhi si spostarono su di me.
- Sì.
Risposi cercando di riassumere in quell’unica parola tutto ciò che avrei voluto dirti.
- Ricordi il perché?
Ti chiesi seppur con cautela. Di che avevo paura?
Probabilmente di quel ricordo che ora sembra lontano, ma che brucia ancora come l’attimo in cui l’ho vissuto…perché mi fa così male? Per il tradimento in sé? Non credo. Il motivo per cui l’hai fatto è lampante. Allora per cosa?
- No.
La tua risposta fu brusca. Avevi forse il timore che potessi leggere in te?
Ora ero un’estranea ai tuoi occhi. Non potevi di certo lasciare che una persona “comune” vedesse anche solo un misero scorcio di ciò che tanto attentamente celi in te…il tuo lato umano.
- Sono venuta qui per provare a ricordare ma…ho solo un totale vuoto che mi annebbia la mente.
Nel farmi quella confessione, scostasti gli occhi dai miei.
- Vuoi che ti aiuti?
Ti voltasti dandomi le spalle.
- Potresti dirmi qualsiasi cosa.
Quella tua risposta mi fece alzare gli occhi al cielo. Maledii me stessa.
Perché con te ero così debole?
Dovevo smetterla di lasciarmi trasportare da ciò che è stato…il passato è passato e me lo stavi chiaramente dimostrando.
- Fai come vuoi. Sono stanca di essere ferita per mano del vostro insensato orgoglio.
Mi voltai anch’io, dandoti le spalle, e incamminandomi in direzione di Camp Jaha… ma sentirti chiamare il mio nome mi fermò.
- Clarke, dici di conoscermi…dimostramelo.
A quelle parole risi, voltandomi a guardarti.
- Fammi capire bene: ti offro il mio aiuto, vengo trattata a pesci in faccia e ora pretendi pure di mettermi alla prova? No.
Continuai a sorridere incredula per la situazione, mentre ripresi a camminare lasciandoti alle mie spalle come tutto ciò che eri prima di ora.
A passo svelto ti parasti davanti a me, bloccandomi la strada.
- Provalo.
Mi ripetesti.
Il mento alto, lo sguardo severo…eppure in tutto ciò vi notai uno scorcio di supplica. Ne avevi bisogno vero Lexa?
In quell’istante mi venne un’idea che forse ti avrebbe indotto un ricordo. Usare lo stralcio di una conversazione passata avrebbe forse potuto aiutarti in qualche modo.
Mi schiarii la voce, aggrappandomi ai ricordi. Pensai a cos’aveva scatenato in te una reazione e in quel momento sorrisi con monito di sfida.
- In passato mi hai detto che “l’amore è debolezza”. Dicevi che provare emozioni mi rende debole, ma tu sei debole perché ti nascondi da loro.
Feci un passo in avanti facendoti indietreggiare.
- Vuoi che tutti pensino che non t’importi nulla, di niente e nessuno, ma io riesco a vedere cosa provi.
Serrasti la mascella con rabbia, deglutendo a vuoto.
Mi scostai oltrepassandoti.
Feci qualche passo avanti per poi fermarmi.
- Non hai nulla da temere da me, Lexa. So quanto sia difficile, per te, fidarti di qualcuno.
Ti dissi questo senza nemmeno voltarmi.
Restammo in silenzio.
Parlare con te riusciva sempre a destabilizzarmi…nemmeno fosse una delle 12 fatiche di ercole da affrontare!
- Mi fido di te…Clarke.
Mi voltai di scatto.
Tenevi lo sguardo rivolto al terreno umido.
- Allora fatti aiutare. Vieni a Camp Jaha, mia madre ti visiterà. Possiamo aiutarti a ricordare.
Alle mie parole alzasti lo sguardo incatenandolo al mio. Nonostante fossimo a qualche metro di distanza, lo sentii entrare in me prepotente.
- Mi dispiace Clarke. Ci rincontreremo.
E come quel giorno ti voltasti, dandomi le spalle e allontanandoti da me.
Ti guardai mentre te ne andavi. Il tuo passo svelto come se avessi fretta di lasciarmi.
Mi morsi il labbro inferiore rammentando una tua frase:
“Il dovere di proteggere il mio popolo viene prima”.
- Sì…ma chi protegge te, Lexa?
Bisbigliai.
 
Inutile dire che, quando tornai a Camp Jaha, ritrovai mia madre furiosa ad attendermi.
Avevo perso la cognizione del tempo e, all’orizzonte, s’intravedevano le prime luci dell’alba.
- Ho visto Lexa.
Dissi per evitare una sgridata ultraterrena.
- Sei andata a Ton Dc?
Mi chiese incredula.
- No, no. L’ho incontrata sul mio cammino. Le ho detto che devi visitarla, ma se n’è andata.
Finii la frase sospirando.
La tristezza mista a delusione nel mio sguardo, bastò a fermare l’ira di mia madre che si sarebbe abbattuta su di me in circostanze diverse.
Andai nella mia tenda, testa bassa e passo pesante, mi sdraiai sulla branda.
- Forse…non volevi ricordare.


Nota di Alex: Perché Indra si comporta così? Perché Lexa se n'è andata così in fretta? Secondo voi sta iniziando a ricordare qualcosa?
Mah :D
Spero che il capitolo vi piaccia perché a me convince poco.
Grazie a tutti voi che mi seguite e recensite :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
Il mattino non tardò ad arrivare e, con esso, i preparativi per raggiungere Ton DC.
Usammo un piccolo carro trainato da un cavallo per portare Indra in sicurezza. Era l’unico modo per impedire alla ferita di riaprirsi.
Eravamo in viaggio da un paio d’ore, seguendo le indicazioni del secondo dell’Heda, quando fummo costretti a fermarci. Un albero caduto intralciava il nostro sentiero.
Alcuni soldati dell’Arca si avvicinarono all’ostacolo. Ad un vociare sommesso seguì lieve agitazione che m’insospettì.
- Cancelliere, l’ostacolo è stato abbattuto da mano umana.
Mia madre non fece nemmeno in tempo a rispondere al soldato che venne trafitto da una freccia, al petto, davanti ai nostri occhi.
I nostri uomini serrarono un cerchio attorno a noi per proteggerci.
Bellamy e alcuni dei 44 che ci avevano seguiti per accompagnarci, erano pronti a sparare con i fucili.
Il silenzio ci circondava.
Lincoln stava guardando ogni albero.
- Non sono grounders della Tri Kru.
Disse poi guardando i colori della freccia che colpì il soldato, ora a terra privo di vita.
Un’altra freccia abbatté uno dei nostri e le guardie dell’Arca iniziarono a sparare.
Eravamo circondati.
Alcuni di loro furono abbattuti dalle nostre armi.
Altri dei nostri invece furono uccisi per mano loro.
Sfoderai la pistola e uccisi il grounder che stava per attaccare Bellamy…di lì a poco qualcosa cambiò.
I nemici iniziarono a morire per mano altrui. Che stava succedendo?
Fu in quel momento che ti vidi. Brandivi la spada con una velocità e una maestria degne di te, Heda.
Elegante. Decisa. Letale.
Quando fummo certi di essere “al sicuro”, ti avvicinasti a me.
Alcuni terrestri tolsero l’albero che ci faceva da ostacolo.
Guardasti Indra accertandoti del suo stato di salute.
- Da qui in poi ci pensiamo noi a lei. Tornatevene a Camp Jaha.
Il tuo tono era freddo. Non mi guardavi nemmeno.
- Indra ha bisogno delle mie cure e voi, Heda, dovete essere visitata.
Ti rispose mia madre con tono gentile.
- Non ho tempo per questo. Devo preparare il mio popolo. Questi attacchi prima a me, poi a voi, è monito di guerra per la mia gente.
- La vostra gente allora dovrà affrontare questo nuovo nemico senza di voi. Il colpo che vi è stato inflitto alla testa, potrebbe causare una vostra prematura dipartita.
Mia madre fu dura con te, nella speranza di “spaventarti” almeno un po’. In realtà non pensava a nulla di grave, ma solo ingigantendo il fatto avrebbe causato in te qualche reazione.
Ti voltasti, dandoci le spalle per poi chinarti verso il soldato dell’Arca morto.
Togliesti la freccia dal suo petto.
- Andiamo. Il ponte che porta a Ton DC è stato abbattuto. Dovremo allungare il nostro viaggio. Fra qualche ora ci accamperemo. Ripartiremo domattina.
A queste tue parole guardai mia madre con un sorriso. Le ero grata.
 
Era tardo pomeriggio quando raggiungemmo uno spiazzo per poterci accampare.
I grounders piantarono qualche tenda ed io mi allontanai per starmene un po’ sola.
Mi sedetti su di una roccia, guardando in lontananza i movimenti nell’accampamento improvvisato.
Questa volta fosti tu ad avvicinarti a me. Il passo lieve e incerto come se fossi insicura sul da farsi.
Una lieve brezza m’inebriò del tuo profumo.
- Lexa, ho bisogno di farti una domanda. La risposta deve essere immediata e sincera.
Ti dissi voltandomi a guardarti.
Sembrasti sorpresa ma annuisti facendo un passo in avanti verso me.
- Se serve come aiuto nel districare i tuoi pensieri…
Adoravo la tua voce.
Chiusi gli occhi sospirando tristemente. Eri tu che occupavi la mia mente, sempre e solo tu.
Mi alzai fronteggiandoti. Eravamo lontane dagli altri, abbastanza da poter parlare senza esser disturbate.
Feci un passo verso di te. Eri immobile, sempre pronta ad affrontare qualsiasi cosa, vero Lexa?
- Guardami negli occhi e dimmi che non ricordi nulla di me. Dimmi che non rammenti cos’è accaduto tra noi…ho bisogno di saperlo.
Cercai il più possibile di non farlo suonare come una supplica…ma lo era.
- Se te lo dicessi, ti sentiresti meglio?
Ascoltai la domanda serrando la mascella. Cercai di controllare il nodo che mi chiuse la gola.
- Ho bisogno di saperlo.
Ripetei più a me stessa che a te.
Mi guardasti a lungo. Nei tuoi occhi non c’era nemmeno l’ombra di quel sentimento che vi lessi quel giorno quando mi chiamasti nella tua tenda….lo stesso che illuminava i tuoi occhi quando mi sorridevi.
- No, Clarke. Non ricordo nulla né di te, né tanto meno di un qualcosa che ci legava. Ciò spiegherebbe perché continui a chiamarmi per nome invece di usare il mio titolo come invece dovrebbe essere.
Come riuscivi a infastidirmi tu nessuno mai.
- Mi dispiace avervi mancato di rispetto Heda.
Sbottai con rabbia. Mi voltai andandomene ma mi afferrasti la mano trattenendomi.
- Cosa cerchi di dirmi Clarke?
La tua domanda sembrò così innocente.
- Niente Heda.
Tentai di liberarmi dalla presa, invano.
- Pensi che i miei modi siano duri ma è così che sopravviviamo.
Deglutii a quelle parole. Luogo e situazione diversi ma l’emozione, il momento, erano gli stessi di quel giorno.
Tentai.
- Forse la vita dovrebbe essere di più della mera sopravvivenza. Non meritiamo di meglio?
Ti chiesi distogliendo lo sguardo. Stavo vivendo un déjà vu…e avrei voluto viverlo sino in fondo.
Sentivo il tuo sguardo fisso su di me.
- Forse dovremmo.
Rispondesti con un tono quasi malinconico.
Alzai lo sguardo incatenandolo al tuo. Il mio cuore correva senza freno alcuno.
Fui io a baciarti questa volta, posando le mie labbra sulle tue.
Ricambiasti, ma non fu come il nostro primo bacio…fu diverso…più passionale.
Le tue mani si posarono sui miei fianchi approfondendo quel bacio. Sentii un vuoto nello stomaco quando la tua lingua cercò la mia.
La tua mano si scostò sul mio viso accarezzandomi la guancia, i capelli.
Le mie mani invece, poggiate sulla tua schiena, ti tenevano legata a me.
Ti scostasti all’improvviso, il tuo sguardo confuso.
- Scusa Clarke…forse non avrei dovuto.
Indietreggiasti quasi impaurita da ciò che era successo…ed io illusa che ti fossi ricordata di noi.
Alzai le mani davanti a me, forse per erigere una difesa contro l’ennesima batosta.
- Dimentica che sia accaduto, d'altronde questo ti riesce bene.
Sibilai per poi allontanarmi. Non potevo stare lì un attimo di più.
 
Il freddo della notte scese bruscamente.
Mi ero messa a dormire su di un paio di coperte accanto al fuoco.
Ultimamente faticavo a stare con chiunque. Preferivo la solitudine…ottima compagnia? Magari no, ma almeno non avrei ferito i miei amici con qualche cattiveria senza motivo.
Decisi di morire di freddo piuttosto che dormire accanto a mia madre. Volli evitare qualsiasi ramanzina sul mio comportamento.
Avevo bisogno di ritrovare il mio equilibrio e quel pizzico di felicità che non avrebbe di certo guastato.
Dei passi si avvicinarono a me.
- Stai gelando Clarke.
Bisbigliasti al mio orecchio facendomi sussultare, ma non mi voltai.
Spostasti la coperta. Il calore del tuo corpo a contatto con il mio era un toccasana in quel momento.
Le tue braccia mi circondarono la vita. Il movimento fu meno deciso dei passi che ti condussero da me.
Sentivo il tuo corpo aderire alla mia schiena. La tua fronte poggiava sulla mia nuca.
Mi lasciai inebriare dal tuo profumo, lo stesso che mi fece salire un nodo alla gola.
Non ti avrei permesso di vedermi piangere…no Lexa.
- Clarke…
Amavo sentirti pronunciare il mio nome. Suonava così speciale detto da te.
Sospirai.
- Perché sei qui Le…Heda?
Ti chiesi con tono severo.
L’unica risposta che ricevetti fu il tuo abbraccio accentuarsi stringendomi a te.
Tentai con tutta me stessa di mantenere la mia “aria da dura” in quel momento, ma cedetti al tuo gesto abbandonandomi fra le tue braccia.
- Mi dispiace…
Fu un sussurro il tuo.
Avvicinasti le labbra al mio orecchio. Le sentii sfiorare il lobo delicatamente prima che la tua guancia accarezzasse la mia.
- Mi dispiace aver dimenticato i mesi passati, ma soprattutto di aver dimenticato te.
Bisbigliasti tristemente.
Mi voltai a guardarti.
- Prima mi hai detto che forse non avresti dovuto baciarmi…cosa ti ha portato qui da me ora?
- Avevi freddo.
Rispondesti evasiva.
- Solo questo ti ha spinto qui?
Ti chiesi insistente per una risposta credibile.
- Cosa vuoi sentirti dire Clarke of the Sky People?
A quella tua domanda sospirai sconfortata.
- Nulla…Heda.
Mi voltai dandoti nuovamente le spalle.
Nonostante il silenzio, riuscivo comunque a sentirti rimuginare.
Cercai la tua mano. Era appoggiata sulla tua coscia. La strinsi portandola a cingermi la vita.
In fondo va bene così…un passo alla volta.
Ti avvicinasti stringendomi a te nuovamente.
- In realtà, vedo quanto starmi accanto ti faccia male. Non arrabbiarti con me, cerco solamente di capire.
Il tuo tono così sincero. Finalmente stavo parlando con la vera Lexa.
Mi girai nuovamente guardandoti negli occhi.
- Perché ora? Voglio dire, perché ora t’interessa ciò che ho da dirti?
Ti schiaristi la voce sgattaiolando via con lo sguardo.
- Ho mentito.
Ammettesti.
- Spiegati.
- Ogni tanto ho alcuni flash di cose accadute, credo, nei giorni dimenticati…e…
- E?
- Vedo solo te.
Il mio cuore ebbe un sussulto.
Quanto ti era costato dirmi una cosa simile Lexa?
Ti accarezzai la guancia prima di nascondere il viso nell’incavo del tuo collo.
Non sciogliesti mai quell’abbraccio.
- Cosa c’era tra noi Clarke?
Mi sussurrasti dolcemente. Così innocentemente da farmi sorridere.
In realtà non lo sapevo.
- Ho già risposto a questa domanda Heda.
Bisbigliai senza scostarmi da quella posizione.
- Non mi basta.
Mi spostai perplessa.
- Vuoi sapere di più intendi dire?
Ti chiesi per avere un chiarimento.
- Sì.
A quella risposta sospirai, scostai le coperte e mi alzai, indicando la tua tenda.
- Andiamo a parlarne altrove.
Alzasti un sopracciglio sorridendo compiaciuta per poi accompagnarmi dove alloggiavi.
M’indicasti il letto fatto di pelli d’animali.
Ah ha…ferma…a che stavi pensando? Credo tu abbia frainteso le mie intenzioni.
Ti guardai. Il tuo sorriso così dolce.
Solo in quel momento mi accorsi che, con le mani, mi stavo strofinando le braccia nell’intento di scaldarmi.
Sei sempre stata premurosa nei miei confronti.
Sorridendo timidamente accettai.
Il mio cervello avrebbe voluto raggiungere quel letto così confortevole, ma il mio corpo non accennava a muoversi. Mi persi nel tuo sguardo sempre così malinconico e fiero.
Le tue mani si posarono sulle mie spalle e, lentamente, mi tolsero il giubbotto lasciandomi solo con la maglietta azzurra.
Accarezzai il tatuaggio sul tuo braccio posando poi il mio sguardo sulle tue labbra.
Cercai di mettere insieme una frase. Forza Clarke…soggetto, verbo, complemento. Niente…vuoto totale.
Accarezzasti il mio viso. La mia mano ancora ferma sul tuo braccio.
Frugasti nei miei occhi come alla ricerca di un permesso. Te lo diedi senza esitazione.
Le tue labbra calde si posarono sulle mie. Erano così morbide.
Fu un bacio lieve, ma sentii tutto ciò che volevi trasmettermi.
Ricambiai avvicinandomi a te per avere maggiore contatto.
La dolcezza di quel momento la impressi nella mia mente per paura che potesse svanire.
Mi scostai lentamente, anche se contro voglia.
- Tra noi c’era questo…racchiuso ancora nella magia del primo bacio.
Ti vidi sorridere.
Andasti verso il letto tendendomi la mano perché ti seguissi.
Ti guardai. Il tuo sguardo gentile parlava di te.
Afferrai la tua mano e mi sdraiai tra quelle coperte calde.
Le tue braccia mi attirarono a te.
- Ora è meglio riposare un po’. Non sappiamo ancora cosa aspettarci da quei grounders.
Non ti risposi limitandomi a nascondere il viso nell’incavo del tuo collo stringendoti a me.
- Buonanotte Heda.
Sorrisi prendendoti un po’ in giro.
- Dormi bene Leader del Cielo.


Nota di Alex: Chi saranno questi soldati che hanno attaccato prima l'Heda e poi Clarke?
Siete sempre più numerosi , soddisfazione enorme :D Commentate in tanti mi raccomando.
Alla prox :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Mi svegliai sola nella tua tenda.
Timidi raggi di sole, s’insinuavano dalle fessure del tessuto da cui era fatto il tuo rifugio per la notte appena trascorsa.
Il tuo profumo mi circondava…qui tutto sapeva di te.
Mi sdraiai a pancia in giù, gli occhi chiusi, tornando a pensare all’imboscata che ci avevano teso ieri. Aveva a che fare con l’attacco che avevi subito il giorno precedente?
In quel momento credetti di sognare.
Sentii il tuo corpo caldo adagiarsi su di me. Le tue mani s’intrecciarono alle mie, posate sotto alla mia guancia.
- Lexa.
Sussurrai. Stavo dormendo? Eri reale?
- Vuoi che me ne vada?
La tua voce…aprii gli occhi ed eri lì con me.
- No…resta.
Ti chiesi debolmente…una lieve supplica o una timida richiesta?
Il tuo viso posava sulla mia guancia. Momento di una dolcezza disarmante.
Sei una grande guerriera, letale e senza pietà…così ti aveva descritto Indra, ma con me ogni tuo gesto tradisce tutto ciò che così abilmente cerchi di nascondere dentro te.
Love is weakness…l’amore è debolezza...e tu fai tutto ciò che è in tuo potere per non mostrarti debole, mai.
Restammo in silenzio per un po’, ascoltando i nostri respiri.
In sottofondo il vociare dei grounders che occupavano l’accampamento.
Sei sempre stata molto enigmatica, una delle cose che ho sempre odiato e amato di te.
- A che pensi?
Ti domandai incuriosita dal tuo silenzio.
- A te.
Voltai un po’ il viso cercando di guardarti. Ti scostasti incatenando i tuoi occhi ai miei. Quei laghi verdi erano lo specchio della tua anima. Solo leggendo in loro, potevo comprenderti appieno o per lo meno avere un indizio in più su ciò che non mi dicevi a parole.
- A dire il vero, non ho fatto altro da quando ti conosco.
Questa tua confessione la pronunciasti distogliendo lo sguardo dal mio. Cosa ti spaventa Lexa?
Poi, però, mi guardasti nuovamente.
- In particolar modo, penso a quanto vorrei assaporare nuovamente le tue labbra.
Chiusi gli occhi a quel sussurro. Avvicinasti le tue labbra alle mie sfiorandole. Gesto che bastò a fermarmi il respiro.
Mi voltai approfondendo il bacio. Lo desideravo così tanto.
Le nostre lingue danzavano lente, cercandosi.
Le tue labbra calde sulle mie.
Ti guardai nuovamente. Nei tuoi occhi uno sguardo malizioso che non avevo mai visto prima d’ora, un sorriso sghembo lo accompagnava.
- Abbiamo mai fatto l’amore, Clarke?
Ok, il mio cuore si era fermato in quel preciso istante. Che cosa mi avevi chiesto?
Strabuzzai gli occhi.
Quello era uno di quei casi in cui, se si sta bevendo, si rischia di sputare tutta l’acqua sul viso di chi ti sta di fronte, tossendo come se non ci fosse un domani.
Tentai di riunire i pochi neuroni che non erano collassati dopo quella tua domanda, per aprire bocca e poterti dare una risposta sensata.
- No, Lexa…non eravamo ancora così intime.
Era la verità.
- Meno male. Mi sarebbe dispiaciuto ancor di più averlo dimenticato.
Mi sorridesti, con quel tuo sguardo dolce riservato solo a me.
Non potevo evitare di sorriderti di rimando.
Eri ancora abbracciata a me, quando Nyko entrò nella tua tenda.
- Heda, due soldati di pattuglia sono scomparsi.
Ti alzasti dopo averlo ascoltato.
- Nyko, chiama Lincoln e raggiungetemi al limitare del campo.
Ordinasti.
Amavo vederti così autoritaria. Il tono fermo e sicuro, il tuo sguardo fiero e concentrato.
- Uno dei soldati scomparsi è una guardia del Popolo del Cielo.
Ora fui io ad alzarmi di scatto alle parole di Nyko.
- Clarke, tu resta qui. Lo cercheremo noi.
Mi dicesti come se già fossi a conoscenza della mia intenzione di seguirti.
- Devo parlare con mia madre e Bellamy.
Sospirasti.
- Va bene, ma resta nell’accampamento…anche se…
Ti massaggiasti la tempia, un istante.
- …qualcosa mi dice che non ascolterai e farai di testa tua.
Con un cenno del capo indicasti a Nyko di uscire per poi seguirlo.
Forse ti stavi davvero ricordando di noi?
 
Andai da mia madre per informarla dell’accaduto e mi disse che Bellamy, si era allontanato dall’accampamento andando verso est per cercare la guardia scomparsa.
Mi diressi nel punto indicato e lo trovai poco distante dall’accampamento.
Si era inoltrato nel bosco da poco.
Appena lo raggiunsi si rilassò un attimo stiracchiandosi prima di voltarsi verso di me.
- Devi tornare all’accampamento. Qui è pericoloso.
Gli dissi preoccupata.
- Sono uscito a cercarli, ma sembrano scomparsi.
Mi rispose sospirando. Si aspettava anche lui l’ennesima guerra?
Dietro le spalle udii un fruscio.
- Cos’è stato?
Chiesi a Bellamy voltandomi a guardare il punto da dove provenne il rumore.
Nessuna risposta. Mi girai a guardare che stava combinando e notai di essere sola.
Non feci nemmeno in tempo a guardarmi in torno che qualcuno mi afferrò da dietro tappandomi la bocca.
Mi dimenai per liberarmi, ma fui sovrastata dalla forza dell’aggressore che mi spinse contro il tronco di un albero.
Le mie mani poggiate sulla corteccia dura e quel profumo che in un attimo mi calmò.
Mi voltasti.
Il tuo corpo, ora, era addossato al mio.
Mi sussurrasti di non fare rumore e restare in silenzio. Il tuo respiro affannoso.
Cercavi di proteggermi. Che cosa stava accadendo?
- Ti avevo detto di restare all’accampamento.
Bisbigliasti vicino al mio orecchio.
- Bellamy…
Tentai, ma mi facesti tacere mettendomi una mano sulla bocca.
Eri in silenzio, concentrata ad ascoltare i suoni che ci circondavano.
Con la coda dell’occhio notai un grounder pattugliare la zona.
Un grido si levò nel bosco e il terrestre non c’era più.
Ti addossasti ancor più a me costringendomi ad abbassarmi tra la fitta vegetazione.
Riuscivo a sentire la tua paura.
Tenevi stretto nella mano il tuo pugnale dalla lama damascata.
Un altro urlo riecheggiò fra gli alberi.
Girai il viso e notai Bellamy poco distante da noi. Lincoln lo stava proteggendo.
Con la mia mano, poggiata ora sul tuo petto, riuscivo a sentire il battito frenetico del tuo cuore.
Un fruscio si udì dietro di te, rumore che t’immobilizzò all’istante.
Il silenzio ci circondò, infranto solo da una lieve brezza che accarezzava le fronde degli alberi.
Con un balzo, affondasti il pugnale contro l’uomo che ti assalì in quell’istante alle spalle.
Il guerriero sembrò prevedere il colpo e lo schivò facendolo andare a vuoto.
In quel momento Lincoln si preparò a colpire ma l’assalitore, velocemente, riuscì a parare i fendenti del grounder senza tanta fatica.
Lo colpisti alle spalle con l'impugnatura del coltello facendolo accasciare al suolo.
Con agilità impressionante l’uomo si rialzò mettendosi a correre.
Gli lanciasti contro il tuo pugnale ferendolo a una gamba.
Prima che lo raggiungessimo, però, l’aggressore si tagliò la gola morendo all’istante.
- Assassini dei mari dell’Est.
Borbottò Lincoln visibilmente contrariato da tale scoperta.
Sospirasti frustrata.
- Dobbiamo raggiungere Ton DC al più presto.
Dicesti poi serrando la mascella.
Lincoln fece un fischio leggero e due grounders, dapprima nascosti fra la vegetazione, ci raggiunsero.


Nota di Alex: chi saranno questi? Saranno collegati ai soldati che hanno aggredito prima Lexa e poi Clarke?
Alla prossima :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
Eravamo pronti a tornare all’accampamento quando un rumore ci rimise tutti sull’attenti.
Una delle nostre guardie di Camp Jaha si stava trascinando a terra e, una volta arrivato a noi, si accasciò senza forze.
Lo soccorremmo immediatamente.
- Loro sono…
L’uomo iniziò a farfugliare evidentemente sotto shock.
- Calmati e dicci cos’è accaduto.
Parlai con tono gentile nel tentativo di tranquillizzarlo.
- …fantasmi. Io e un terrestre eravamo di pattuglia e…ci hanno preso. Lui, è morto subito mentre io…io ho resistito e poi…siete arrivati voi e mi hanno lasciato andare per attaccarvi.
- In quanti sono?
Chiedesti in tono freddo e calcolatore.
- Due…solamente…due.
A quelle parole ti alzasti in piedi.
- Svelti, dobbiamo allontanarci da qui. Sicuramente porteranno rinforzi.
 
Una volta raggiunto l’accampamento, notammo che tutto era pronto per ripartire.
Ci mettemmo subito in marcia, cercando il più possibile di fare attenzione al bosco circostante.
Eri inquieta, lo vedevo…ma qualcos’altro non andava. Mi sentivo addosso una brutta sensazione che non accennava ad andarsene.
Un vento gelido si mise a soffiarci contro.
L’autunno era ormai alle porte, lo si vedeva dai colori delle foglie…così variopinti rendevano il bosco un luogo ancor più bello.
D’un tratto ti fermasti e noi, che ti seguivamo, ci arrestammo con te.
Il tuo sguardo fisso nel vuoto.
- Lexa?
Pronunciai il tuo nome cercando di scaturire una certa reazione in te, ma non mi rispondesti.
- Heda, dobbiamo proseguire.
Ti richiamò Nyko avvicinandosi. Lincoln si guardava intorno guardingo.
Il tuo sguardo sempre fisso nel vuoto. Nessuna emozione nei tuoi occhi. Sembravi persa in un mondo che noi non potevamo vedere.
- Essere leader significa fare scelte difficili e spesso comporta sacrifici…tu eri il mio…tu…eri il mio.
Alle tue parole il mio cuore iniziò a correre. Stavi ricordando Mount Weather?
- Lexa?
Ti chiamai nuovamente. In quel momento sembrò che ti ridestassi da quello stato di trance in cui eri caduta. Mi guardasti. I tuoi occhi ora erano fissi nei miei eppure non erano lì con me.
- …devo continuare a muovermi…continuare a…
Fu un sussurro prima che perdessi i sensi. Nyko ti afferrò prontamente ed io chiamai mia madre in tutta fretta.
- Non possiamo stare qui, non è sicuro.
Disse Lincoln preoccupato e, di certo, non aveva torto.
Mia madre mi guardò cercando forse un assenso da parte mia per riprendere il viaggio.
Ci assicurammo che i tuoi parametri vitali fossero buoni prima di adagiarti sul carro accanto a Indra e al soldato ferito.
Il tuo secondo era visibilmente preoccupato per la tua salute. Non disse nulla a riguardo.
Dopo esserci assicurati di aver via libera partimmo per Ton DC.
 
Giunti a destinazione, vedere tutti quei grounders armati servì a farmi sentire un po’ più al sicuro…almeno più di prima.
Ti portammo, assieme a Indra e al nostro soldato, in un edificio adibito a infermeria…luogo in cui Nyko era di casa in quanto vostro guaritore.
Mia madre ti visitò accuratamente. Il suo volto serio mi preoccupò.
- Potrebbe esserci un’emorragia che preme sul cervello. Questo può aver scatenato lo svenimento.
Mi disse poi. Sapevo cosa significava. Sbiancai.
- Come può solamente essere stato un accumulo di stress. La mancanza di riposo e la memoria che via via sta tornando, possono averla debilitata tanto da aver causato una perdita di sensi.
Aggiunse alleviando un po’ i miei pensieri.
- Speriamo che il motivo sia questo.
Le risposi visibilmente preoccupata.
- Anche perché non possiamo operarla…almeno non qui.
Guardai mia madre descrivere quella realtà e sospirai cercando di non dar sfogo alle lacrime.
Serrai la mascella. Mi era venuta un’idea.
- Quanto tempo abbiamo nel caso non si svegliasse?
- Poco. Se non si sveglia entro poche ore, davvero non saprei che fare.
Mi rispose sconsolata.
- Ma io sì. Mount Weather.
Le dissi decisa sul da farsi. Sapevo che la mia era una soluzione valida.
 
Ero seduta attorno a un tavolo assieme a mia madre, Kane e Bellamy. Indra ci raggiunse assieme a Nyko che ci portò un po’ di cibo.
Stavamo organizzando il tuo trasferimento a Mount Weather.
Nel caso le cose si fossero male per la tua salute, almeno eravamo pronti.
Quel rifugio aveva una sala operatoria eccellente e quindi i mezzi per poterti operare in sicurezza.
- Posso fare una domanda?
Chiesi gentilmente cercando di ottenere qualsiasi tipo d’informazione dal tuo scorbutico e al quanto impulsivo secondo.
- Dì pure.
Rispose Nyko con il suo modo che lo contraddistingueva tra un milione di persone.
- Che sta succedendo?
Domandai poi senza distogliere lo sguardo dai terrestri.
- Ti riferisci agli attacchi scommetto.
Accennai un assenso con il capo a quelle parole dette dall’uomo.
- Da quello che Lincoln mi ha raccontato, la presenza degli Assassini dei mari dell’Est fanno pensare solamente a una cosa…
Nyko fece una pausa ma fu Indra, seduta accanto a lui, a continuare il discorso.
- Larion è qui.
Disse il tuo secondo ormai in via di guarigione.
- Larion?
Domandai incuriosita.
- Quell’uomo è la nemesi dell’Heda. Il suo nemico per eccellenza.
Rispose Indra con un filo di preoccupazione nella voce.
- Le terre dell’Est e quelle dell’Ovest, dove siamo ora, sono uno specchio perfetto.
Noi siamo comandati dall’Heda, nostra guida e punto di riferimento, loro invece hanno il Commander Larion. Come noi, hanno una Coalizione di 12 Clan. L’unica differenza che ci contraddistingue, oltre al fatto che sono esperti nella navigazione delle acque, è la sete di potere che contrasta con la nostra lotta per la pace.
Restammo ammutoliti prendendo coscienza del pericolo che ormai bussava alle porte. Senza l’Heda al comando eravamo in grossi guai.
Una nuova guerra s’intravedeva all’orizzonte…un destino di cui non potevamo prevederne la sorte.
Mi alzai per venire da te ma ciò che vidi, entrando nella stanza, mi lasciò senza parole.
Il letto era vuoto.
Uscimmo a cercarti e, come se niente fosse, ci raggiungesti. Nelle mani tenevi dei frutti.
Un sorriso dolce sulle tue labbra.
- Ne volete? Le ho appena raccolte.
Domandasti con una tranquillità degna di te.
- Heda, non potete uscire così. Dovete tornare dentro perché possa fare degli accertamenti.
Mia madre era visibilmente sorpresa seppur lievemente preoccupata.
- Sto bene.
Mi sorridesti tranquilla.
Quello sguardo…mi era mancato così tanto…non lo vedevo da quando ci siamo incamminate per raggiungere il Monte.
- Vederti sveglia è un sollievo.
Ricambiai il sorriso accarezzandoti una guancia.
- Ma ora, dovresti lasciare che mia madre ti visiti.
Mi afferrasti delicatamente la mano che sostava lungo il mio fianco, posandovi sopra qualche frutto.
- Assaggia queste, sono molto buone.
Mi dicesti sorridendomi per poi guardare mia madre.
- Andiamo.
 
La visita non durò molto ma i risultati piacquero molto a mia madre e ciò mi rallegrò.
Non so cosa ti fosse accaduto ma ora eri diversa.
Mi chiedesti di andare a farci una passeggiata e ne approfittai per aggiornarti su ciò che mi avevano detto, Indra e Nyko, di Larion.
Le stelle brillavano alte nel cielo.
Ti fermasti sedendoti ad ammirarle in silenzio.
Mi sedetti al tuo fianco sospirando.
- Chissà quante volte i nostri sguardi si sono già incontrati. Tu persa nei tuoi mille silenzi, a guardare le stelle…ed io, immersa nei miei pensieri, ad ammirare la terra.
Ti dissi assorta nei miei pensieri.
Mi guardasti sorridendo e, in quel momento, posai il mio capo sulla tua spalla.
Cercasti la mia mano, giocando con le dita.
- Mi ricordo di te.
Strabuzzai gli occhi per poi guardarti sperando di non aver compreso male le tue parole.
- Come?
Domandai, cercando ulteriore conferma a ciò che mi avevi appena detto.
- Ricordo tutto quanto.
Ti afferrai le mani stringendoti a me in un abbraccio.
Non sapevo se esserne felice o temere un tuo allontanamento, visto ciò che era accaduto a Mount Weather.
- Heda!
Ti scostasti dall’abbraccio, voltando il viso verso il grounder che ti aveva chiamata a gran voce.
Ci alzammo in piedi mentre il terrestre ci raggiunse visibilmente affaticato.
- Porto notizie dalla capitale. Siete richiesta con urgenza. L’anziano Vilhelm è in fin di vita. Colpito da nemici.
A quella notizia corresti da Indra riferendo che saresti partita immediatamente verso Polis.
Non ti avrei mai lasciata andare sola.
Mi hai fatta salire a cavallo davanti a te e, insieme a due cavalieri, partimmo al galoppo nella notte.




Nota di Alex: perdonatemi per questo cap che mi schifa ma è di passaggio. Da qui in poi ci sarà il caos :D
Grazie a tutti quelli che mi seguono e che commentano :)
Alla prox...

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
Arrivammo alle porte della Polis, con i cavalli stanchi ma ancora veloci nella loro corsa verso ciò che sarebbe stato l’inizio del caos.
Varcammo  il pesante cancello, di una Capitale circondata da forti mura difensive, arrivando davanti ad un maestoso palazzo dal sentore antico.
Non parlasti. A dire la verità non avevi detto nulla da quando partimmo da Ton DC.
Scendemmo da cavallo. Una pesante porta di legno massiccio fu aperta da due guardie.
Un immenso atrio, illuminato da fiaccole, si stagliò davanti ai nostri occhi.
Statue di marmo adornavano le pareti.
Giungemmo a passo svelto al capezzale dell’Anziano ferito. La freccia che lo stava conducendo lentamente alla morte, aveva gli stessi colori di quella che ferì Indra e tentò di uccidere noi.
Una guardia m’impedì di andare oltre la soglia mentre tu ti avvicinasti a lui, inginocchiandoti accanto al letto su cui riposava.
- Vilhelm.
La tua voce bassa quasi timorosa di disturbarlo.
Stringesti la sua mano mentre lui, sorridendo, ti accarezzò la guancia.
- Mia dolce figlia...la sete di potere di Larion ci condurrà a una guerra. Agisci con saggezza. Il potere è...è legato alla percezione. Non hanno bisogno di ucciderti, hanno solo bisogno che tu pensi...che siano in grado di farlo. Ri...ricorda figlia mia che il...il panico ti uccide.
Detto ciò spirò, lasciando nei tuoi occhi tristezza e lacrime, rabbia e odio.
Lo sguardo fisso su di lui. Non ti muovevi di un millimetro.
Nessuno nella sala osò fiatare.
Alzasti il mento serrando la mascella. Sospirasti ed uscisti, lasciandomi alle tue spalle come un qualcosa di temporaneamente dimenticato.
Ti raggiunsi, seppur tentennante. Non sapevo come comportarmi con te.
Eri poggiata ad una colonna in marmo, sapientemente elaborata da antichi scultori di cui ora non v’è che il ricordo.
Ti sfiorai la mano che poggiava lungo il fianco. Tu l’afferrasti intrecciando le dita alle mie, senza voltarti a guardarmi.
- Era come un padre per me.
Mi dicesti tristemente.
- Mi dispiace Lexa.
Ti dissi stringendoti la mano e avvicinandomi ancor più per darti maggior contatto.
- Mi ha insegnato la saggezza.
- Ti ha insegnato bene. Non lasciarti corrompere dalla rabbia. Sai quanto me che non serve.
Ti dissi con cautela.
- Lo so.
- Posso farti una domanda?
In quel momento ti voltasti a guardarmi.
- Chiedi pure.
- Quando hai cominciato a ricordarti di me? Di tutto voglio dire.
Era un dubbio che non siamo mai riuscite a chiarire.
- Prima di svenire. Una miriade di immagini e ricordi m’investirono veloci come il vento e, in quell’istante, mi sono resa conto di ciò che avevo dimenticato.
Ascoltai annuendo per poi baciarti la guancia.
- Allora saprai che, anche se stai vivendo un momento difficile, sarò qui per te...sempre.
Sospirasti alle mie parole. Lo sguardo che dapprima era posato sulle mie mani, ora si legò ai miei occhi.
- Adesso lo so.
 
Avevamo atteso l’arrivo di mia madre, Indra, Nyko, Bellamy e gli altri giunti con noi a Ton DC il giorno precedente. In quel momento non sapevo minimamente qual pericolo si stesse avvicinando.
I generali dei 12 Clan erano stati avvertiti in precedenza.
Ti guardai. Nei tuoi occhi la rabbia e la tristezza presero il posto della dolcezza cui eri solita guardarmi.
Il tramonto illuminava il tuo viso, ma non era bello come quello che avrei voluto imprimere per sempre nella mia mente...sembrava fuoco liquido, brusco presagio di un futuro a noi sconosciuto.
L’aria sembrava pesare su tutti noi quando, qualcuno ti informò dell’arrivo di Larion alle porte della Polis.
Cercasti di controllare tutta la rabbia che, a quella notizia, crebbe a dismisura.
Alzasti il mento. Un sorriso si dipinse sul tuo volto prima che il cancello pesantissimo di legno si aprisse mostrandoti a Larion. Buon viso a cattivo gioco.
Dietro te i Generali della Coalizione.
- Benvenuto nella maestosa Polis. Siamo onorati della tua presenza.
Lo accogliesti facendo gli “onori di casa”
- Sono felice di osservare con i miei occhi che, ciò che dicono, è vero. La vostra bellezza lascia senza fiato.
- Parole gentili quanto inutili.
Rispondesti freddamente.
- Abbiamo molto di cui parlare, Larion.
Il vento si mise a soffiare prepotente, facendo danzare i tuoi capelli. Il mantello rosso sembrava accarezzare la terra.
- Parlami delle tue intenzioni. Cosa vuoi?
Una risata si levò dall’uomo a quella domanda.
- Perché, non è chiaro? Voglio queste terre e tu mi sei d’intralcio...a meno che non diventi la mia Regina. Sono qui per chiedere la tua mano. Sottomettiti a me e lascia che governi il popolo al posto tuo.
Larion ti guardò sorridendo.
- Ho grandi progetti per queste terre.
A quella proposta mi sentii morire, ma sapevo che la tua saggezza non aveva pari.
- Non vivrò incatenata a te per nulla al mondo.
Sibilasti disgustata.
Sembrò incassare il colpo con eleganza ma si vedeva benissimo che non si sarebbe mai arreso.
- I miei uomini, mi hanno riferito che avete fatto cadere Mount Weather.
- Gesta eroiche da attribuire ad altri, non a me.
Dicesti con tono fermo ed impassibile.
- Ad ogni modo, è un disturbo in meno.
- Non ci piegheremo mai al tuo volere, Larion.
Rimarcasti la tua decisione.
L’uomo fece un passo verso di te, pronto a fronteggiarti.
- Per ogni tuo uomo morto, devi ucciderne cento dei nostri. Abbiamo decine di navi in questo mare. Posso subire perdite per settimane. Tu, puoi fare lo stesso?
Una risata scaturì da quell’uomo spregevole.
- Io credo di no. Sai benissimo che i miei numeri ti sconfiggeranno. Voglio prendermi la vostra libertà.
- Dovrai fare i conti con noi, Larion.
Tuonò uno dei generali.
- Oh, voi non sarete di certo un problema. Senza la vostra Heda non valete nulla.
I Generali stavano per rispondergli a tono, ma alzasti una mano per zittirli.
- Mi stai chiedendo di negoziare una resa?
Larion ti sorrise.
- Proprio così. Poi, si sa che ti concederai a me con le buone o con le cattive.
A quell’ammissione un sorriso freddo e carico d’odio si dipinse sul tuo volto. In quel momento pregai di non vederlo mai rivolto a me.
- Ho una proposta migliore. Ti offro l’occasione di evitare un tormento e tornartene nelle tue terre senza troppe perdite.
Un’altra risata si levò dall’uomo così schifosamente pieno di sé.
Il suo viso, ora, era così vicino al tuo atto a schernirti pubblicamente.
- Ho passato l’intera vita con la mia flotta e il mio esercito per poter espandere il territorio. Fino a quando avrò vita combatterò per questo.
Sussurrò con odio nei tuoi confronti.
- Ed io, combatterò per la libertà del mio popolo.
Ringhiasti con cattiveria.
Con una velocità fulminea, Larion estrasse la sua spada posandone la lama sul tuo collo.
Evidente minaccia che fece saltare in gola il mio cuore.
- Muovi rapida la tua lama.
Lo sfidasti senza mai abbassare lo sguardo incatenato al suo.
Dopo quell’assordante silenzio che ne seguì, Larion la rinfoderò sorridendo stizzito.
Fece qualche passo indietro raggiungendo il suo cavallo.
- Non troverai la morte questa sera. In fondo, questa tua scelta, è colpa mia. Significa che non ti ho convinta abbastanza.
Disse poi mostrando una freccia dai colori dolorosamente noti ai nostri occhi e al tuo cuore.
- Sei stato tu!
Gridasti facendo un passo verso di lui.
Una delle sue guardie ti puntò la lancia al petto.
Larion rise divertito.
- Piaciuto il mio regalo?
Un sorriso compiaciuto sulle sue labbra.
- Oh, già che ci siamo, anche gli assassini erano miei. L’ho fatto per rendere più vive le vostre giornate. E poi sai...volevo testare il valore in battaglia della mia Regina.
Mi chiesi perché nessuno dei Generali, dava ordine di attaccarli. Alzai lo sguardo verso l’orizzonte e capii.
In lontananza decine di arcieri puntavano le proprie armi verso l’Heda e i Generali stessi.
- Ci rivedremo. Pensa alla mia proposta...sia mai che la notte porti consiglio.
Larion si allontanò ridendo e il possente cancello della Polis si chiuse alle tue spalle.


Nota di Alex: Ci siamo. Larion è arrivato da Lexa.
Cos'accadrà ora?
Riusciranno a contrastare il suo esercito oppure si arrenderanno?
Alla prox :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
Rimanesti ferma immobile. Lo sguardo fisso su quel pesante portone.
- Comandante, dobbiamo organizzare le nostre armate.
La voce di uno dei Generali non bastò per farti voltare.
- Visto l’esercito così vasto come dice, non ci darà molto margine organizzativo per una solida difesa.
Aggiunse il più anziano dei 12.
T’incamminasti senza proferire verbo e i Generali ti seguirono senza fiatare.
Camminai al tuo fianco sino a raggiungere il luogo in cui, tempo fa, ci accordammo sull’attacco a Mount Weather.
Bellamy, mia madre e Kane erano subito dietro i rappresentanti dei 12 Clan.
La porta venne chiusa da Nyko che attese all’esterno. Indra, invece, faceva la guardia all’interno della stanza.
- Una buona difesa è ciò che ci vuole, ma badate bene: io non sono un boia esecutore. Non ho intenzione di sterminare un intero esercito solo per provare a quello stolto che siamo strateghi migliori.
La tua voce era calma e risoluta.
- E so, di per certo, che sapete esattamente a cosa mi sto riferendo.
Ti guardai incuriosita. I Generali iniziarono a borbottare fra di loro.
- Vi prego di rendere partecipe anche noi di questo vostro pensiero, Heda.
Ti chiese Kane con gentilezza.
Con un gesto secco, indicasti Mont Weather sulla mappa posta sul tavolo. Eravamo tutti in piedi attorno ad esso e, in quell’istante, i presenti posarono lo sguardo esattamente sul punto mostrato.
- Mount Weather, un tempo rifugio del governo, è dotato di armi di difesa eccezionali. Come avete potuto vedere, la nebbia acida è una di queste.
Spiegasti senza battere ciglio.
- Non vorrete rilasciare nebbia acida nella foresta! I nostri eserciti ne subiranno le conseguenze.
Tuonò uno dei 12 Clan.
- L’Heda non è così stolta. Si riferisce a ben altro.
Intervenne il più anziano dei Generali.
- Esattamente sulle acque che bagnano le nostre coste, Mount Weather ha stazionato due cunicoli sotterranei che riempiono il nostro mare di una sostanza scura. Un tale e denso liquido nero che, se alimentato con fiamma viva, si trasforma in un inferno.
Rispose un giovane dei 12.
- Inferno che eliminerebbe l’intera flotta di Larion.
Kane, sussurrò come un pensiero ad alta voce.
In quel momento ebbi un’idea.
- Perché non creiamo un diversivo sul campo di battaglia?
Proposi.
Tutti i presenti si voltarono verso di me.
- La nebbia acida. Posso chiedere a Raven e Wick se la mutano in nebbia normale così da poterla usare come vantaggio contro Larion e i suoi uomini.
Spiegai.
- La giovane ha ragione. Fra la nebbia siamo fantasmi. Possiamo sfruttarla a nostro vantaggio.
Concordò l’anziano Generale.
I capi dei 12 iniziarono a borbottare tra loro scambiandosi pro e contro su ciò che ho detto.
- Clarke, leader of the Sky People, parlane con Raven. La tua proposta è ottima.
Mi sorridesti.
- Grazie Heda.
Chinai il capo. Indra aprì la porta ed uscii.
 
Raggiunsi Raven esponendole il dilemma. Chiamò Wick e insieme convennero che non era una cosa così difficile da fare. L’unico problema, e anche la cosa più ardua da realizzare, era l’infiltrarsi nuovamente a Mount Weather.
- Se infiltrarsi è l’unico problema, posso provvedere io.
Udii la tua voce alle mie spalle.
Ti avvicinasti a me sfiorandomi la mano, braccio teso lungo il fianco, con la tua.
- L’esercito di Larion è là fuori, come pensate di riuscirci?
Wick espose il suo dubbio forse con troppa foga e questo ti irritò lievemente.
Conoscevo benissimo ogni tua espressione e ogni suo mutamento. Non mi fuggì di certo quella, seppur minima, alzata di sopracciglio.
- Qui alla Polis, c’è una galleria che conduce nelle vicinanze di Mount Weather. Una volta all’esterno si prosegue dal tunnel dei mietitori entrando così nel monte.
Avevi sempre una risorsa per tutto. Quante cose conoscevi Lexa? Chissà da quanti anni eri e sei immersa in questo tuo ruolo di guerriera e abile stratega.
- A questo ci penso io. Ci sono già stato, posso condurvi lì.
Non mi ero nemmeno accorta che Bellamy avesse ascoltato l’intero dialogo. Nascosto dietro ad alcune casse di legno stava contando e sistemando le munizioni delle nostre armi da fuoco. Fu proprio lui a parlare in quel momento.
- Le munizioni scarseggiano, dobbiamo rifornirci e Mount Weather è il posto adatto per farlo.
Aggiunse poi.
Mi guardasti come a cercare un gesto o un qualche indizio che potesse indicarti la mia approvazione.
Sospirai al pensiero dei miei amici là fuori e il pericolo imminente di un esercito pronto a sterminarci.
Ti feci un cenno d’assenso e tu alzasti il mento fiera.
- Sarete scortati.
Dicesti avvicinandoti all’uscita.
- Comunicheremo con voi tramite radio.
Disse Raven rassicurandomi.
Le sorridesti per poi uscire.
 
Ricorderò per sempre quel momento...l’istante in cui tutto cambiò, in cui la tua voce risuonò nelle mie orecchie come un caldo abbraccio.
Ricorderò per sempre quella paura...il terrore di non poterti toccare più. Quella paura che ti s’insinua dentro fino allo stomaco, nelle ossa, come una fredda giornata d’inverno...il panico che ti assale e sentirsi frustrati perché impotenti verso ciò che sta accadendo.
La notte era calata su di noi e, la Polis, era illuminata da fiaccole su cui il caldo fuoco danzava senza fermarsi mai.
Eravamo tutti riuniti nella piazza della Capitale.
Grounders e Popolo del Cielo, così come ci chiamavi tu, ammassati dinnanzi ad un soppalco ad ascoltarti.
Informasti il tuo popolo del pericolo che era alle porte e che, con l’aiuto dei 12, l’avresti affrontato.
Mi trovavo in mezzo alla folla.
Mi avevi chiesto di raggiungerti appena Raven si fosse messa in contatto da Mount Weather.
Lo scambio di comunicazioni con i nostri infiltrati, avvenne a discorso già cominciato e non me la sentii di raggiungerti sul palco. Preferii ascoltarti da lontano.
Ricordo bene quel momento, forse a causa di ciò che avvenne poco dopo.
L’immagine di te, così fiera e combattiva, rimase impressa nella mia mente e lo è ancora.
Di certo non avrei pensato, in quell’istante, che una guerriera incappucciata si facesse largo fra la folla indisturbata. Difficile da vedere in mezzo a tutti quei Grounders dalla stazza possente rispetto al suo essere longilinea.
Mi passò a fianco, fermandosi davanti a me.
La folla ti acclamava e io sorridevo felice nel sentire quanto ti amasse il tuo popolo.
La donna incappucciata si voltò verso me sorridendo. La guardai senza pormi alcuna domanda.
D’un tratto un'esplosione scatenò il panico generale. Gli uomini cercavano di mettere al riparo donne e bambini e lei...lei non smise mai di sorridere.
Una fitta al ventre mi fece abbassare lo sguardo. Sangue caldo colava sul suo coltello...era il mio.
Mi sorressi a lei, aggrappandomi quando un’altra fitta e un lancinante dolore iniziarono ad offuscarmi la vista.
- Larion vuole vedere se, tolta di scena la sua amante, l’Heda decide di concedersi a lui senza opporsi oltremodo.
La sua voce, assordante sussurro al mio orecchio, mi ferì ancor più di quell’affilato coltello.
Si scostò lasciandomi cadere a terra.
Un’altra esplosione aumentò il panico generale, consentendole di fuggire indisturbata.
Ora potevo vedere il palco, dove prima parlavi alla folla, ormai vuoto. I Generali ti avevano portata con sé verso il luogo dell’esplosione.
Tutto intorno a me sembrò d’un tratto confuso.
Qualcuno mi alzò la testa. Solo ora vidi Octavia. Gridava qualcosa a Lincoln che se ne andò in tutta fretta.
Il sangue caldo bagnava le mie mani. I suoni divennero ovattati e in quel momento il tuo volto preoccupato fece capolino davanti a me.
Mia madre, al tuo fianco, mi prestò immediato soccorso e io...io avevo paura.
Lo stesso terrore, lo lessi in quei tuoi splendidi occhi verdi color degli alberi più belli.
- Non lasciatela morire!
Urlasti correndo via.
La spada stretta nella tua mano e la rabbia ad offuscare il tuo sguardo.
Mia madre cercava in tutti i modi di tamponare la ferita. Faceva del suo meglio con i mezzi di fortuna portati da Nyko.
Mi sentivo così stanca...e poi eccoti di nuovo qui, accanto a me.
Le tue mani mi accarezzarono gentili la guancia.
- Resta con me Clarke, ti prego..resta.
 La tua voce così bella e calda che riuscì a farmi sentire felice e spaventata allo stesso tempo.
Il tuo viso fu l’ultima cosa che vidi prima che l’oscurità prendesse il sopravvento.


Nota di Alex: E che la suspance sia con voi :D

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
Risvegliarmi fu come uscire da un brutto sogno. Immagini dell’accaduto m’investirono come uno schiaffo in pieno volto. Larion, la guerriera che tentò di uccidermi e quella dannata guerra.
Svegliarsi da un incubo per vivere in un altro.
- Finirà mai?
Bofonchiai con voce impastata.
Misi a fuoco quello che mi circondava. Mi trovavo nell’infermeria.
Mia madre, protettiva sempre al mio fianco. Ti cercai con lo sguardo ma non c’eri.
- Da quanto sono qui?
Le chiesi. Il ventre mi doleva ma potevo esser certa che stava guarendo bene grazie alla sua bravura in campo medico.
- Hai dormito tre giorni.
Le sue parole mi stordirono.
- Tre…giorni? Lexa!
Il mio pensiero come sempre andò a te e, ahimè, alla situazione che stavi vivendo.
- Lexa ha coordinato i lavori di riparazione delle mura danneggiate della Polis. Nel frattempo, i 12 assieme all’Heda, hanno eretto dei piani militari ben strutturati.
Mia madre sembrò compiaciuta e potevo dedurre che avevate discusso sul da farsi.
- Raven e Bellamy?
- Ancora a Mount Weather. Sono stati scortati da Indra e altri dieci guerrieri Grounders. Lexa vuole la loro sicurezza per questo ha mandato il suo secondo.
Non riuscii a trattenere un sorriso a quelle parole.
- Dov’è ora?
- Lexa?
Chiese mia madre come per una conferma alla mia domanda.
- Esattamente qui.
La tua voce. Sentirla mi fece venire le farfalle allo stomaco.
Ti avvicinasti a me. Un sorriso splendido ad illuminarti il viso. Dio quanto eri bella. Fu come rivederti per la prima volta dopo secoli.
Ti sedesti accanto a me. Le tue dita intrecciate alle mie. Mano nella mano, un gesto che riservavi a me soltanto.
- Come stai?
La tua domanda apprensiva.
- Viva e ciò mi basta.
Risposi sorridendo. I miei occhi incatenati ai tuoi.
Mia madre si allontanò, uscendo dalla stanza per prendere altre bende.
Non distogliesti mai lo sguardo dal mio.
In quel momento, attimo di silenzio in cui si udiva solo il vociare dei terrestri fuori dall’infermeria, ti avvicinasti lentamente posando le tue labbra sulle mie.
Un bacio dolce e delicato come pochi.
- Sono felice  che sei rimasta.
Mi sussurrasti all’orecchio, quasi come se fosse un nostro segreto.
Richiesta che riaffiorò nella mia mente. Le tue parole...il tuo sguardo così spaventato...
- Non ti avrei lasciata per nulla al mondo.
Bisbigliai di rimando scatenando un sorriso sulle tue labbra. Dopo poco, però, divenisti seria.
- Clarke, per Larion sei morta e così sarà per tutti noi.
- Che vuoi dire?
Ti chiesi cercando di comprendere le tue intenzioni.
- Da oggi diverrai una Grounder a tutti gli effetti. L’anima di Clarke verrà liberata e purificata con la cerimonia del fuoco. Abbiamo già allestito una pira.
Ti avvicinasti di più a me. Mia madre nel frattempo arrivò alle tue spalle avvicinandosi a noi.
- Qui, tutti sanno che il Cancelliere stava cercando di salvarti. A breve sapranno anche che avrà fallito. Vedranno sul suo volto tutto il dolore di una madre per la perdita di un figlio. Non posso permettere che, nel caso l’assassino fosse ancora nei paraggi o avesse informatori, riferisca a Larion che sei sopravissuta. Deve credere di avermi distrutta totalmente…riesci a comprendere?
Mimai un sì con il capo. Dove porterà questo nuovo inizio?
 
Volevo partecipare anch’io al rito del fuoco. Benché contrariata mi mandasti una giovane per truccarmi come una Grounder. A lavoro finito si propose per acconciarmi i capelli ma la congedasti dopo essere entrata nella stanza.
Ti sedesti dietro di me iniziando ad intrecciarmi sapientemente i capelli.
Il tuo tocco così delicato che mai si potrebbe pensare a te come una guerriera letale.
- Come sapevi che sarei sopravvissuta?
Ti chiesi in quel vuoto riempito solo da noi.
- Ti sono stata accanto più che potevo. Già ieri tua madre mi ha avvertita che la ferita sta guarendo bene e ti saresti svegliata a breve. Le ho fatto promettere che quest’informazione rimanesse solo fra me e lei. Nessuno poteva entrare qui, nemmeno i tuoi amici presenti nella Capitale. Tutti qui nella Polis, loro compresi, poco fa sono stati avvisati della tua morte. Ho bisogno di reazioni vere.
Sospirai rimanendo in silenzio.
Mi scostasti i capelli delicatamente.
Sentii le tue labbra posarsi sulla mia spalla prima di salire lente sul mio collo.
Chiusi gli occhi godendomi quell’istante e le tue attenzioni.
Le tue mani mi accarezzarono le spalle, scendendo sulle braccia fino a raggiungere le mani.
Intrecciasti le dita con le mie abbracciandomi delicatamente e facendo attenzione a non farmi male.
In quell’istante entrò mia madre con in mano un tessuto pesante marrone scuro.
Sciogliesti l’abbraccio velocemente alzandoti.
Mugugnai contrariata.
- È ora Heda.
Ti avvisò mia madre porgendoti il telo che tu mi mettesti sulle spalle.
Era un lungo mantello con cappuccio.
Improvvisamente le immagini di lei riaffiorarono nella mia mente.
- Era una guerriera con un mantello nero e un cappuccio sul capo.
Dissi tutto d’un fiato.
- Sapresti riconoscerla?
Ora eri davanti a me seria come non mai. Le tue mani sulle mie spalle come per avere tutta la mia attenzione a quella domanda.
- Quel sorriso non lo scorderei per nulla al mondo.
Mi guardasti fiera sorridendo a quella risposta.
- Attaccheremo Larion stanotte. Non deve saperlo nessuno.
- Questo significa che Raven e Wick ce l’hanno fatta!
Ero entusiasta, ma quella felicità durò poco divenendo consapevole di tutto.
- Ho ricevuto la conferma poco prima di entrare qui. Sono di ritorno ora a Polis.
- Loro...non sanno dell’accaduto.
Dissi tristemente.
- No. Arriveranno a Cerimonia iniziata e verranno a conoscenza della tua morte in quel preciso istante. Come ti ho detto, ho bisogno di reazioni vere. Perdonami.
Ti scusasti abbassando lo sguardo.
- Comprendo il motivo per cui lo fai.
Ti accarezzai la guancia e alzasti il viso guardandomi. Un timido sorriso sulle tue labbra prima di divenire seria e posare l’ampio cappuccio sul mio capo poco prima che Nyko entrasse nella stanza.
- Accompagnale fuori e...
Lo guardasti minacciosa.
- ...prenditi cura di lei.
- Sha, Heda.
Accompagnò quel...credo fosse un assenso...con il capo prima di scortarci fuori dal’infermeria.
 
Eravamo tutti nella piazza centrale della Capitale, in cerchio attorno ad un altare di legno costruito appositamente quel mattino per la Cerimonia del Fuoco.
Vi adagiarono sopra il corpo dell’Anziano Vilhelm, morto pochi giorni prima per mano di Larion e al suo fianco un altro corpo che Nyko mi assicurò essere un fantoccio della mia stessa corporatura.
Ti vidi arrivare. Sul tuo volto un misto fra tristezza e rabbia.
Quanto vorrei essere lì con te. Avevi perso una persona importante e io non potevo stare al tuo fianco per sostenerti.
Inspirasti a fondo prima di iniziare il tuo discorso.
Un attimo prima che dessi fuoco alla pira vidi Indra.
Bellamy, Wick e Raven vennero informati dell’accaduto. Vidi i miei amici piangere e sarebbe riduttivo limitare ciò che provai in quel momento al semplice “mi pianse il cuore”. Stavo veramente male per quella situazione ma, sapere che era provvisoria, servì a rincuorarmi.
Nyko mi allontanò da mia madre che finse di piangere sulla spalla di Kane che la consolava e, mentre ci stavamo muovendo, notai fra la folla quel sorriso...quel sorriso indimenticabile che solo quella donna poteva avere.
Il tuo secondo s’incamminò per raggiungerti passandoci accanto e, stando attenta a non essere notata dalla guerriera con ancora indosso mantello nero e cappuccio, fermai Indra.
La donna mi guardò severamente per poi venir zittita da Nyko solamente con lo sguardo.
- Indra, fingi di non avermi vista ma devi dire a Lexa che la mia assassina è qui.
Le bisbigliai.
- Puoi mostrarmela senza darlo a vedere?
Accennai un sì con il capo alla domanda del tuo secondo.
- La giovane incappucciata dal mantello nero e quel sorriso compiaciuto sul volto.
Il viso di Indra si fece serio.
- Credo sia la compagna di Larion. Li ho visti parlare quando ho scortato i tuoi amici a Mount Weather. Vado da Heda. Tu non farti vedere. Poi mi spiegherete cosa sta succedendo.
Detto ciò ti raggiunse.
Inchinandosi e tenendo il capo basso, ti bisbigliò una cosa prima di rialzarsi ad un tuo cenno.
- Larion pagherà per la vita di Vilhelm e Clarke Griffin, leader del Popolo del Cielo.
Gridasti alla folla che ti acclamava.
- Attaccheremo all’alba. Si pentirà di questo affronto.
Il tuo popolo era in delirio e l’esercito alle tue spalle iniziò a inneggiare un grido di guerra.
- Heda.
Era mia madre a richiedere la tua attenzione. Che stava facendo?
- Parli pure Cancelliere of the Sky People.
- Heda, mi duole dirlo ma...noi non combatteremo questa guerra.
A quelle parole sembrasti sconcertata ed io con te.
- Abbiamo perso troppe persone e...la morte di Clarke è un colpo al cuore per me...per noi. Io...mi dispiace.
Inspirasti a fondo. Mia madre abbassò lo sguardo aspettando una sfuriata che non avvenne mai.
- Posso comprendere Cancelliere. Non posso fare nulla per dissuadervi da questa scelta?
Mia madre aveva le lacrime agli occhi. Scosse il capo negandoti un ripensamento a questa situazione e tu...tu annuisti con dolore.
Avrei voluto oppormi ma non potevo.
Salutasti i corpi per l’ultima volta prima che le fiamme li avvolgessero e tra i Grounders notai la donna lasciare la piazza.
- Se ne sta andando.
Dissi a Nyko preoccupata.
- Andrà sicuramente ad informare Larion.
Annuii con il capo. Vidi mia madre andare in infermeria e chiesi a Nyko di accompagnarmi. Dovevo sapere perché si è comportata in quel modo. Ha deciso senza di me. Avrei affiancato Lexa con o senza di loro. L’uomo acconsentì.


Nota di Alex: spaventate eh? Nel prossimo capitolo vedremo un pò di azione.
Grazie a chi continua a seguirmi. Recensite in tanti :)
A presto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Ero da poco entrata nell’infermeria dove mia madre stava riordinando garze e strumenti chirurgici, quando mi raggiungesti.
- Heda, la donna che ha tentato di assassinare Clarke era presente alla Cerimonia.
T’informò Nyko.
Ti avvicinasti a mia madre che s’irrigidì. Avevi la mano tesa davanti a lei che poco dopo ti strinse accennando un sorriso e rilassandosi un poco. Che stava succedendo?
- Vi ringrazio. Siete stata molto utile.
Dicesti sentitamente grata.
- Era tutta una messinscena?
Vi chiesi sorpresa.
- Sì Clarke. Dovevamo dare loro false notizie e fargli creder che voi vi sareste ritirati.
Spiegasti.
Ero ufficialmente sollevata.
Indra si presentò al tuo cospetto dicendo che Raven, Bellamy, Octavia e Wick erano fuori dalla stanza.
Li chiamasti dentro. La loro faccia attonita nel vedermi.
- Sei...viva...sei viva!
Esclamò Octavia correndomi incontro.
- E hai un favoloso trucco Grounder!
Aggiunse poi sorridendo.
- Mi spiace intromettermi ma vorrei lasciare tutto questo per dopo. Ho bisogno di sapere se è possibile attivare la nebbia già stanotte.
Richiamasti la nostra attenzione.
Raven, che era corsa ad abbracciarmi imitata dal resto dei miei amici si scostò guardandoti.
- Certo Heda.
Rispose poi.
- Allora vi voglio fuori fra un’ora. Attaccheremo stanotte.
Ordinasti prima di congedarti.
Ti guardai mentre ti allontanavi. Prima di uscire ti voltasti verso me un’ultima volta. Ti sorrisi e tu...tu ricambiasti chinando il capo, gesto di saluto formale ma sapevo che mantenevi tale discrezione solo perché c’erano i miei amici.

Nonostante il dolore uscii. Avevo bisogno di vederti prima che partissi. La paura che ti accadesse qualcosa stava prendendo il sopravvento.
Andai a cercarti. Camminavo lentamente. Le fitte riuscivano a togliermi il respiro.
In un area un po’ isolata della Polis vidi Bellamy osservare qualcosa attraverso l’ottica del fucile, verso un punto della boscaglia.
Senza disturbarlo presi il binocolo posto poco distante e guardai anch’io.
- Cosa stai facendo?
Chiesi allibita.
Bellamy fece spallucce posando il fucile a terra.
- Nulla. Osservavo.
- Con il fucile puntato verso l’Heda tu “osservavi”? il binocolo è qui per la stessa funzione.
Ringhiai furiosa.
- Ma che ti passa per la testa!
Bellamy sospirò.
- Sai quanto me che i Grounder sono la causa principale del fatto che da 100 siamo rimasti in 44. Non capisco il tuo attaccamento verso questa gente.
- Sentirti parlare così, mi sembri Murphy.
Sbottai.
- Scusami. Ne abbiamo passate tante. Vorrei solo un po’ di tranquillità. Costruire qualcosa e uscire da un posto che finalmente potrò chiamare casa, senza avere il terrore che uccidano me o mia sorella...o qualcuno a cui tengo.
Terminò la frase guardandomi in un modo che mai avevo visto rivolto verso me.
- Ti capisco e credimi...è una cosa che vorrei anch’io e la desidero da quando siamo scesi sulla terra. Ne ho bisogno ora più che mai della tanto sognata tranquillità. Un giorno l’avremo.
Gli accarezzai la spalla congedandomi per raggiungerti.
Andai nel punto dove ti avevo vista, attraverso il binocolo, chiacchierare con un Generale. Di te nessuna traccia.
- Posso dedurre di non essere simpatica al tuo amico Bellamy.
La tua voce proveniva dalle mie spalle.
In quel momento Indra ci raggiunse.
- Avrei giurato che prima o dopo mi avesse sparato. Fortunatamente l’intelligenza ha prevalso sull’impulsività.
Mi voltai a guardare il punto dove prima ho incontrato Bellamy. Non era molto visibile da qui.
- L’hai visto?
Ti chiesi incuriosita.
- Ho occhi ovunque.
Sorridesti indicando Indra.
- Sono felice che ci sia lei al tuo fianco per proteggerti.
Il tuo secondo mi guardò malamente fronteggiandomi.
- A me invece non va che elementi come lui siano qui a Polis.
Sibilò furente.
- Indra. Fa silenzio.
Le ordinasti e si fece da parte senza protesta alcuna.
- Gustus gli avrebbe già tagliato la gola. Non tutti i Grounders sono come me. Ricordalo al tuo amico, almeno finché è in presenza dei 12. Mi rispettano e alcuni di loro, ucciderebbero senza batter ciglio chi mina la mia persona.
Chinai il capo dopo averti ascoltata.
- Devi scusarlo...scusarci tutti. Non abbiamo nulla su questa terra che non sia la paura di ciò che può accaderci da un momento all’altro. Vogliamo solo un po’ di stabilità e non vivere più nel costante terrore del domani.
Sorridesti prendendomi le mani.
- Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarvi a trovare la stabilità di cui avete certamente bisogno.
Ricambiai il sorriso prima che divenissi seria.
- Mi raccomando Clarke, non fare stupidaggini.
Sospirai a quell’ammonizione da parte tua ma annuii, anche se sapevo di mentire.

Organizzasti l’esercito che ti accompagnò assieme ai 12, contro Larion.
Raven e Wick, accompagnati da Bellamy e scortati da Lincoln e qualche Grounder, avevano già raggiunto Mount Weather.
Questo lo sapevo perché una fitta nebbia era calata sulla Polis e, delle terre che si perdeva vano a vista d’occhio verso l’orizzonte, non si riusciva più a scorgere nulla.
Io, non potevo di certo starmene con le mani in mano. Ti avrei aiutata…o almeno ci avrei provato viste le condizioni. Mai arrendersi.
Riunii alcuni dei nostri, guardie dell’Arca comprese, armati di tutto punto e facendo attenzione uscimmo dalla Capitale.
Octavia, ora al mio fianco, m’informò sul percorso che avresti intrapreso per raggiungere l’esercito dei Mari dell’Est.
Prendemmo un tunnel che sbucò su di una collina. Seppur a fatica riuscii a intravederti. Il tuo sguardo furibondo mi fece capire che, una volta tornate alla Polis, avrei preso una bella sgridata.
Un vociare sommesso indicava che il campo di Larion era vicino.
Il tuo ordine silente, suggerito a Indra, diede vita al caos.
Una freccia infuocata si librò nell’aria e, nel giro di un paio di minuti il fuoco illuminò quella notte fredda e umida.
Da Sud, Nord e Ovest, vennero scoccate centinaia di frecce incendiarie che caddero sul campo dei guerrieri nemici.
Urla di dolore si levarono nell’aria.
Nessuno dei tuoi Grounders, poi, si mosse come in attesa di un contrattacco.
Io e i miei uomini eravamo accucciati fra la vegetazione. La nebbia che ci circondava aiutava la nostra mimetizzazione.
Un corno suonò poco distante, segno da parte dell’esercito di Larion che erano stati attaccati e che molto presto avrebbero risposto all’offensiva.
Salisti a cavallo lanciandoti con i tuoi soldati all’attacco.
Osservammo, per quanto quella fitta nebbia ci permettesse, tutto ciò che stava accadendo.
Larion ti fronteggiò per poi battere in ritirata.
Non può essere stato così facile.

- Che cosa credevi di fare?
Ringhiasti entrando nell’infermeria a passo svelto.
Il trucco da guerra sul tuo volto.
- Non potevo starmene con le mani in mano, mentre tu rischiavi la vita contro Larion!
Senza rendermene conto urlai quella risposta.
- Nelle tue condizioni Clarke?
Alzasti la voce pure tu e per la prima volta in questa vita terrestre mi sentii piccola piccola.
Tacqui serrando la mascella e abbassando lo sguardo.
- Non capisci proprio quanto tengo a te.
Sussurrai.
Vidi tuoi piedi avvicinarsi. La tua mano sul mio mento mi portò a guardarti negli occhi.
- E tu non vedi quanto io tengo a te. Metterei a rischio la mia vita e…
Sospirasti.
- …anche quella dei miei uomini pur di salvarti. Questo non posso permettermelo.
Aggiungesti poi con tono triste.
- Non posso lasciarti andare così. Ho bisogno di sapere che stai bene.
Ti dissi afferrandoti la mano che prima poggiava sul mio mento. Me la portai sul cuore.
- Sono nata per combattere. Questo lo sai.
Accennai un sì con il capo.
- Cos’è successo prima con Larion?
Ti chiesi incuriosita.
- Gli abbiamo dato la possibilità di ritirarsi e lui l’ha fatto.
M’informasti con tono calmo che non riusciva a non tradire una punta di sospetto.
- Persino tu non credi che sia finita.
Ti dissi alzando un sopracciglio poco convinta.
- Perché di sicuro non lo è.


Nota di Alex: Pronti a vedere lo scatenarsi di una guerra o Larion si sarà ritirato?
scrivetemi cosa ne pensate del cap...recensite in molti :)
Alla prox :D
Capitolo 11

Ero da poco entrata nell’infermeria dove mia madre stava riordinando garze e strumenti chirurgici, quando mi raggiungesti.
- Heda, la donna che ha tentato di assassinare Clarke era presente alla Cerimonia.
T’informò Nyko.
Ti avvicinasti a mia madre che s’irrigidì. Avevi la mano tesa davanti a lei che poco dopo ti strinse accennando un sorriso e rilassandosi un poco. Che stava succedendo?
- Vi ringrazio. Siete stata molto utile.
Dicesti sentitamente grata.
- Era tutta una messinscena?
Vi chiesi sorpresa.
- Sì Clarke. Dovevamo dare loro false notizie e fargli creder che voi vi sareste ritirati.
Spiegasti.
Ero ufficialmente sollevata.
Indra si presentò al tuo cospetto dicendo che Raven, Bellamy, Octavia e Wick erano fuori dalla stanza.
Li chiamasti dentro. La loro faccia attonita nel vedermi.
- Sei...viva...sei viva!
Esclamò Octavia correndomi incontro.
- E hai un favoloso trucco Grounder!
Aggiunse poi sorridendo.
- Mi spiace intromettermi ma vorrei lasciare tutto questo per dopo. Ho bisogno di sapere se è possibile attivare la nebbia già stanotte.
Richiamasti la nostra attenzione.
Raven, che era corsa ad abbracciarmi imitata dal resto dei miei amici si scostò guardandoti.
- Certo Heda.
Rispose poi.
- Allora vi voglio fuori fra un’ora. Attaccheremo stanotte.
Ordinasti prima di congedarti.
Ti guardai mentre ti allontanavi. Prima di uscire ti voltasti verso me un’ultima volta. Ti sorrisi e tu...tu ricambiasti chinando il capo, gesto di saluto formale ma sapevo che mantenevi tale discrezione solo perché c’erano i miei amici.

Nonostante il dolore uscii. Avevo bisogno di vederti prima che partissi. La paura che ti accadesse qualcosa stava prendendo il sopravvento.
Andai a cercarti. Camminavo lentamente. Le fitte riuscivano a togliermi il respiro.
In un area un po’ isolata della Polis vidi Bellamy osservare qualcosa attraverso l’ottica del fucile, verso un punto della boscaglia.
Senza disturbarlo presi il binocolo posto poco distante e guardai anch’io.
- Cosa stai facendo?
Chiesi allibita.
Bellamy fece spallucce posando il fucile a terra.
- Nulla. Osservavo.
- Con il fucile puntato verso l’Heda tu “osservavi”? il binocolo è qui per la stessa funzione.
Ringhiai furiosa.
- Ma che ti passa per la testa!
Bellamy sospirò.
- Sai quanto me che i Grounder sono la causa principale del fatto che da 100 siamo rimasti in 44. Non capisco il tuo attaccamento verso questa gente.
- Sentirti parlare così, mi sembri Murphy.
Sbottai.
- Scusami. Ne abbiamo passate tante. Vorrei solo un po’ di tranquillità. Costruire qualcosa e uscire da un posto che finalmente potrò chiamare casa, senza avere il terrore che uccidano me o mia sorella...o qualcuno a cui tengo.
Terminò la frase guardandomi in un modo che mai avevo visto rivolto verso me.
- Ti capisco e credimi...è una cosa che vorrei anch’io e la desidero da quando siamo scesi sulla terra. Ne ho bisogno ora più che mai della tanto sognata tranquillità. Un giorno l’avremo.
Gli accarezzai la spalla congedandomi per raggiungerti.
Andai nel punto dove ti avevo vista, attraverso il binocolo, chiacchierare con un Generale. Di te nessuna traccia.
- Posso dedurre di non essere simpatica al tuo amico Bellamy.
La tua voce proveniva dalle mie spalle.
In quel momento Indra ci raggiunse.
- Avrei giurato che prima o dopo mi avesse sparato. Fortunatamente l’intelligenza ha prevalso sull’impulsività.
Mi voltai a guardare il punto dove prima ho incontrato Bellamy. Non era molto visibile da qui.
- L’hai visto?
Ti chiesi incuriosita.
- Ho occhi ovunque.
Sorridesti indicando Indra.
- Sono felice che ci sia lei al tuo fianco per proteggerti.
Il tuo secondo mi guardò malamente fronteggiandomi.
- A me invece non va che elementi come lui siano qui a Polis.
Sibilò furente.
- Indra. Fa silenzio.
Le ordinasti e si fece da parte senza protesta alcuna.
- Gustus gli avrebbe già tagliato la gola. Non tutti i Grounders sono come me. Ricordalo al tuo amico, almeno finché è in presenza dei 12. Mi rispettano e alcuni di loro, ucciderebbero senza batter ciglio chi mina la mia persona.
Chinai il capo dopo averti ascoltata.
- Devi scusarlo...scusarci tutti. Non abbiamo nulla su questa terra che non sia la paura di ciò che può accaderci da un momento all’altro. Vogliamo solo un po’ di stabilità e non vivere più nel costante terrore del domani.
Sorridesti prendendomi le mani.
- Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarvi a trovare la stabilità di cui avete certamente bisogno.
Ricambiai il sorriso prima che divenissi seria.
- Mi raccomando Clarke, non fare stupidaggini.
Sospirai a quell’ammonizione da parte tua ma annuii, anche se sapevo di mentire.

Organizzasti l’esercito che ti accompagnò assieme ai 12, contro Larion.
Raven e Wick, accompagnati da Bellamy e scortati da Lincoln e qualche Grounder, avevano già raggiunto Mount Weather.
Questo lo sapevo perché una fitta nebbia era calata sulla Polis e, delle terre che si perdevano a vista d’occhio verso l’orizzonte, non si riusciva più a scorgere nulla.
Io, non potevo di certo starmene con le mani in mano. Ti avrei aiutata…o almeno ci avrei provato viste le condizioni. Mai arrendersi.
Riunii alcuni dei nostri, guardie dell’Arca comprese, armati di tutto punto e facendo attenzione uscimmo dalla Capitale.
Octavia, ora al mio fianco, m’informò sul percorso che avresti intrapreso per raggiungere l’esercito dei Mari dell’Est.
Prendemmo un tunnel che sbucò su di una collina. Seppur a fatica riuscii a intravederti. Il tuo sguardo furibondo mi fece capire che, una volta tornate alla Polis, avrei preso una bella sgridata.
Un vociare sommesso indicava che il campo di Larion era vicino.
Il tuo ordine silente, suggerito a Indra, diede vita al caos.
Una freccia infuocata si librò nell’aria e, nel giro di un paio di minuti il fuoco illuminò quella notte fredda e umida.
Da Sud, Nord e Ovest, vennero scoccate centinaia di frecce incendiarie che caddero sul campo dei guerrieri nemici.
Urla di dolore si levarono nell’aria.
Nessuno dei tuoi Grounders, poi, si mosse come in attesa di un contrattacco.
Io e i miei uomini eravamo accucciati fra la vegetazione. La nebbia che ci circondava aiutava la nostra mimetizzazione.
Un corno suonò poco distante, segno da parte dell’esercito di Larion che erano stati attaccati e che molto presto avrebbero risposto all’offensiva.
Salisti a cavallo lanciandoti con i tuoi soldati all’attacco.
Osservammo, per quanto quella fitta nebbia ci permettesse, tutto ciò che stava accadendo.
Larion ti fronteggiò per poi battere in ritirata.
Non può essere stato così facile.

- Che cosa credevi di fare?
Ringhiasti entrando nell’infermeria a passo svelto.
Il trucco da guerra sul tuo volto.
- Non potevo starmene con le mani in mano, mentre tu rischiavi la vita contro Larion!
Senza rendermene conto urlai quella risposta.
- Nelle tue condizioni Clarke?
Alzasti la voce pure tu e per la prima volta in questa vita terrestre mi sentii piccola piccola.
Tacqui serrando la mascella e abbassando lo sguardo.
- Non capisci proprio quanto tengo a te.
Sussurrai.
Vidi i tuoi piedi avvicinarsi. La tua mano sul mio mento mi portò a guardarti negli occhi.
- E tu non vedi quanto io tengo a te. Metterei a rischio la mia vita e…
Sospirasti.
- …anche quella dei miei uomini pur di salvarti. Questo non posso permettermelo.
Aggiungesti poi con tono triste.
- Non posso lasciarti andare così. Ho bisogno di sapere che stai bene.
Ti dissi afferrandoti la mano che prima poggiava sul mio mento. Me la portai sul cuore.
- Sono nata per combattere. Questo lo sai.
Accennai un sì con il capo.
- Cos’è successo prima con Larion?
Ti chiesi incuriosita.
- Gli abbiamo dato la possibilità di ritirarsi e lui l’ha fatto.
M’informasti con tono calmo che non riusciva a non tradire una punta di sospetto.
- Persino tu non credi che sia finita.
Ti dissi alzando un sopracciglio poco convinta.
- Perché di sicuro non lo è.


Nota di Alex: Pronti a vedere lo scatenarsi di una guerra o Larion si sarà ritirato?
scrivetemi cosa ne pensate del cap...recensite in molti :)
Alla prox :D

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
- Avremo bisogno di rifornimenti per i curatori. Se avviene ciò che prevedo, e cioè un vero e proprio attacco al nostro esercito nei boschi, ci saranno parecchi feriti.
Dicesti rivolta verso me e mia madre che ci raggiunse in tutta fretta.
- Ci sono due modi o Mount Weather oppure tornare a Camp Jaha.
Ti dissi essendo a conoscenza delle poche possibilità che avevamo.
- Mount Weather è escluso. Non possiamo attirarvi altra attenzione. Metteremo a rischio i tuoi compagni qualora debbano farvi ritorno…anche se non intendo rimandarli al monte, almeno non ora. Voglio uno scontro pulito.
- Allora Camp Jaha sia.
Acconsentì mia madre seppur perplessa.
- Come faremo ad evitare l’esercito di Larion?
Chiese poi preoccupata.
Alzasti un sopracciglio facendo un ghigno compiaciuto.
- Vie traverse.
A interromperti in quel momento fu l’entrata di Indra, che accompagnò Raven, Wick, Bellamy, Octavia e Lincoln.
- Octavia, Lincoln, Nyko, ho bisogno di voi. Organizziamo una piccola spedizione a Camp Jaha accompagnando il cancelliere e Clarke. Abbiamo bisogno di rifornire questo posto per curare i feriti.
Avvertisti i nuovi arrivati.
- Ma non mi è sembrato ce ne fossero.
Constatò Lincoln.
- Non ancora. Larion attaccherà e dovremo essere pronti.
Ci furono dei cenni di consenso con il capo da parte dei presenti.
- Preparatevi. Lincoln vi indicherà il tunnel che utilizzeremo. Vi raggiungeremo a breve.
- Sha Heda.
Rispose il compagno di Octavia chinando il capo e accompagnando fuori i miei amici.
Ti avvicinasti a me. Lo sguardo si fece più dolce.
- Te la senti di accompagnarci?
Ti sorrisi a quella domanda ricca di premura nei miei confronti.
- Certamente.
Accennasti un assenso con il capo guardandomi intensamente come a comunicarmi qualcosa…eri preoccupata, lo vedevo…preoccupata per me.
 
Quando arrivammo, Camp Jaha brulicava di vita.
Le nostre guardie armate ci fecero passare. Io ero ancora agghindata a Grounder e incappucciata perché nessuno potesse notarmi. Per mimetizzarmi meglio sia tu che Octavia indossaste un mantello con cappuccio. Mia madre invece rimase visibile, nel caso una spia di Larion avesse notato il nostro gruppetto, poteva attestare il ritorno del Cancelliere al campo e così esser certi che non collaborassimo con voi Terrestri.
Raggiungemmo l’infermeria.
Nyko si mise per la prima volta a guardarsi intorno incuriosito.
- A che serve questo?
Domandò il grosso omone, curatore dei Grounders, che si avvicinò ad un pulsante posto su una parete proprio dietro ad Octavia. Prima che potessimo dar lui una risposta lo premette.
Un oggetto lungo uscì dalla parete colpendo Octavia, colta alla sprovvista, che finì a terra.
- I letti, da voi, sbucano dalla parete. Ingegnoso.
Disse poi Nyko meravigliato. La mano sul mento come a studiare il meccanismo.
- Sì, ingegnoso. Tranquillo continua a studiarlo tanto non importa se mi hai massacrato qualche vertebra.
Borbottò Octavia sarcastica e seccata, rimessasi in piedi e massaggiandosi il punto colpito.
- E questo cos’è?
Chiese nuovamente il terrestre ma, prima che potesse toccare la leva interessata, gli fermasti la mano.
- Smetti di toccare o farai altri danni. Il Popolo del Cielo, di certo, non vuole essere sterminato da un Terrestre curioso.
Nyko ti sorrise grattandosi la nuca imbarazzato.
- Perdonatemi Heda.
Chinò il capo.
- Non è a me che devi porre le scuse.
Indicasti Octavia e Nyko si voltò nel punto mostratogli.
Chinò nuovamente il capo in segno di scuse.
- Fa nulla. Non mi hai uccisa…ancora.
Disse la mia amica sorridendo imbarazzata.
- Muoviamoci.
Ordinasti poi facendoti seria.
- Il tempo è contro di noi.
- Cancelliere!
Una delle nostre guardie arrivò correndo, raggiungendoci in infermeria.
- Nemici alle porte.
- Prego?
Chiedesti ulteriori spiegazioni.
il soldato ci intimò di seguirlo e così facemmo. Stando attenti a non farci vedere io, tu e mia madre riuscimmo a notare gli uomini di Larion all’esterno delle nostre mura.
Rientrammo nella stanza informando Lincoln, Nyko, Octavia su ciò che stava accadendo.
Ci stavano tenendo d’occhio proprio come tu avevi sospettato inizialmente.
- Avete preso ciò che serve? Dobbiamo muoverci e soprattutto fare estrema attenzione a non dare nell’occhio.
Ti ascoltammo attentamente. Avevi ragione non c’era più tempo.
- E in questo possiamo aiutarvi noi.
S’intromise mia madre.
- Abbiamo messo un grande tendone proprio qui a fianco da usare come magazzino. Da lì al tunnel non c’è molto, possiamo ripararci dietro le tende del campo e chiedere a qualcuno di fare da diversivo.
- Ottima pensata Cancelliere. Una volta fuori vedremo il da farsi. Ci indichi la strada.
Il tuo tono così risoluto mi faceva sempre sentire al sicuro.
Mia madre s’incamminò, facendoci strada. La seguivamo in silenzio.
Arrivammo all’uscita del tendone-magazzino. Ti avvicinasti a lei sbirciando oltre la sua spalla. I cappucci a coprire i nostri capi e questa volta anche quello del Cancelliere.
- Queste tende sono molto vicine l’una all’altra. Prima siamo passati dal cancello principale per farci riconoscere dai vostri uomini, ora possiamo ovviare questo passaggio e attraversare direttamente il confine del campo. Facendo attenzione alle guardie di Larion, che a quanto vedo sono solo all’entrata principale, possiamo raggiungere il tunnel senza troppi problemi. Guardiamoci bene attorno prima di muovere qualsiasi passo e solo quando siamo sicuri avanziamo. Tutto chiaro?
Ti ascoltammo con attenzione prima si annuire con il capo.
- Ottimo. Lincoln, Nyko,la vita di Clarke è vostra priorità. Al Cancelliere e alla guerriera del cielo penserò io. Ora andiamo!
Seguimmo tutti le tue direttive senza fiatare. Mi avevi assegnato ai tuoi guerrieri perché non avevi bisogno di distrazioni per spianarci la strada e farci raggiungere il tunnel in sicurezza.
 
Quando arrivammo a Polis mi sedetti lasciando che la tensione del momento svanisse.
Odiavo tutto questo…la guerra, la paura, l’ansia costante che stia per accadere qualcosa di orribile.
Presi un respiro profondo aiutando mia madre a sistemare i rifornimenti presi all’Arca.
- Clarke.
Mi voltai vedendoti entrare nell’infermeria. Il tuo tono nascondeva il tratto distintivo caratteristico delle brutte notizie.
- Larion ha finto la sua ritirata solo per spostarsi più a Est verso le sue navi. Le armi a lunga gittata, poste su di esse, puntano su Polis e sul bosco a sud. Andrò a fronteggiarlo con i Generali.
Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.
Deglutii raggiungendoti.
Sospirasti accompagnandomi nella stanza accanto in modo da poter stare sole. Lo sguardo di sottecchi di mia madre non era il benvenuto in quel momento.
- Clarke…non fare stupidaggini. Te lo chiedo per favore. Ho bisogno della piena concentrazione questa volta. So che sai badare a te stessa e me l’hai provato in vari modi ma…
Abbassasti lo sguardo. Ti afferrai le mani calde e in quel momento i tuoi occhi s’incatenarono ai miei facendomi tremare le ginocchia.
- …con te accanto in una situazione di pericolo, sono io che non riuscirei a badare al mio popolo.
- So che ti preoccupi per me Lexa. Cercherò di non darti alcuna motivazione di distrazione.
Ti dissi cercando di rassicurarti.
- Prima di andare…
T’interrompesti nuovamente ma senza smettere di frugare nei miei occhi.
Mi morsi il labbro inferiore. Sulle tue labbra comparve un sorriso.
Era forse il segnale che aspettavi?
Mi attirasti a te, guidando le mie mani con le tue, a circondarti la vita in un tenero abbraccio. Le tue labbra calde sulle mie in un bacio così lento e dolce da essere disarmante.
- Ritorna da me…ti prego.
Ti abbracciai con il timore di perderti.
- Farò il possibile.
Mi sussurrasti.


Nota di Alex: Che la guerra abbia inizio!
Scusate se ci metto più del solito a pubblicare ma per scrivere questi capitoli al meglio mi ci vuole un pò più di tempo.
Alla prox :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
 
Lincoln si offrì di seguirti, per darti man forte in caso di scontro, portandosi dietro una radio trasmittente in modo che io potessi sentire cos’accadeva mentre guardavo tutto dalla torre di guardia sulle mura.
Avevo il cuore in gola nel vederti avvicinare, a Larion e ai suoi uomini, sul tuo splendido destriero bianco.
Non potevo starmene lì a guardare, non potevo.
Decisi di disobbedirti ancora una volta. Non mi sarei presentata sul campo di battaglia, almeno non subito. Dovevo prima fare una cosa di vitale importanza.
Corsi giù per le scale dirigendomi verso il tunnel. Venni intercettata da Bellamy che mi chiese spiegazioni. Gli chiesi di seguirmi. Non avevo tempo da perdere.
Nella mia tasca la radio. Dovevo sapere cosa stava accadendo ogni istante.
Arrivammo a Camp Jaha, stando attenti a non farci vedere.
Mi feci accompagnare anche da Nyko e Octavia in modo da sembrare, nel caso le spie di Larion ci notassero, che uno del popolo del Cielo accompagnasse tre terrestri al campo.
Entrammo nei resti dell’Arca e chiesi a Bellamy di mandarmi Lars, il capo delle guardie.
Servirono pochi minuti per vederlo palesarsi all’entrata della sala comune.
- Ho bisogno che più della metà di voi venga con me. Vi voglio armati.
Parlai subito delle mie intenzioni e Lars mi ascoltò con attenzione. Uscì con un cenno del capo.
Scrissi alcune indicazioni su di un foglio prima di lasciare il campo e tornare a Polis assieme agli altri tre.
Salii nuovamente sulla torre di guardia a Est, da cui potevo vedere le navi di Larion e il suo esercito sulla riva davanti ad esse.
Mi voltai. Avanzavate da ovest a passo lento mostrando forse che andavate in pace.
Gli eserciti dei 12 Clan radunati a formare un fronte unito contro il nemico.
Notai che Raven e Wick non si vedevano da qualche ora.
- Heda, l’esercito di Larion ci supera di numero. Se usano le armi sulle loro imbarcazioni, non so come ce la caveremo.
La voce di Indra mi fece sussultare.
- I due ragazzi del Popolo del Cielo hanno deciso di aiutarci da Mount Weather. È tutto pronto, ma prima voglio negoziare. Morirebbe troppa gente.
La tua voce. Presi in mano la radio che tenevo alla cinta come se potessi stringerti, in qualche modo, attraverso essa.
- Heda, o noi o loro.
- Lo so Indra, lo so bene.
- Gli arcieri sono radunati sulle colline a nord e a sud. Appena arriveremo al cospetto di Larion si paleseranno rendendosi visibili al suo esercito.
In quel momento capii perché Indra fosse il tuo secondo. Era astuta, tenace e una guerriera leale e letale. Con lei al tuo fianco sapevo che eri in buone mani.
- Bene. Spero solo che non sia così stolto da proseguire con il suo intento di conquista.
Il tuo tono rassegnato quasi a sapere che di certo quell’uomo non se ne sarebbe andato facilmente.
In quel momento Bellamy mi chiamò. Quaranta uomini armati di fucile erano dietro di lui. Gli sorrisi notando Kane raggiungerci con altri dieci guardie.
Feci cenno a loro due di salire dando poi il binocolo prima a uno poi all’altro in modo che potessero scorgere la situazione.
- Qual è il piano?
Domandò Kane.
- Non entreremo in battaglia. Se la situazione si fa critica, attenderemo il momento più opportuno per tentare il cosiddetto scacco al Re.
Li informai mostrando il cancello da cui saremo usciti e il sentiero coperto di vegetazione che ci avrebbe fornito un’ottima copertura. Ci saremmo avvicinati quanto basta per poter colpire.
- Li raggiungeremo in metà tempo. L’Heda ha dovuto riunire gli eserciti e partire da ovest al passo. Noi dobbiamo solo attraversare quella radura. Polis è a metà strada fra l’accampamento dei 12 e l’esercito di Larion.
Aggiunsi poi certa di ciò che stavo per fare.
- Siamo con te.
Acconsentì Kane. Le guardie armate di Camp Jaha lo imitarono senza batter ciglio.
In quel momento mi sentii che stavo per fare la cosa giusta.
 
Ci trovavamo a pochi passi dal campo di battaglia. Il cuore mi martellava nel petto nel vederti sul tuo splendido destriero distare pochi metri da Larion, dritto in piedi arrogante e fiero.
Abbassai il volume della radio. Non dovevano scoprirci per nulla al mondo.
- Sei venuta a sfidarmi Heda?
La voce di quell’uomo così odioso era insopportabile anche via ricetrasmittente.
- No. Sono venuta a vedere se hai accettato la mia offerta.
Sorridesti.
- Mi hai offerto di tornare nelle mie terre…
Larion ti sorrise di rimando.
- …la mia risposta è ancora no.
Senza darti tempo di reagire uno dei loro arcieri colpì al fianco il tuo cavallo che si accasciò a terra. Con un abile salto riuscisti ad atterrare in piedi scagliandoti contro Larion.
Le lame delle due spade cozzarono violentemente l’una contro l’altra e, con voi, anche il vostro esercito si scontrò senza pietà.
- Heda…la vostra ferocia è inferiore soltanto alla vostra bellezza e, la vostra bellezza, pari solamente alla devozione verso il vostro popolo.
Ti disse Larion forse a lusingarti.
La tua risposta, invece, fu un attacco veloce che, purtroppo, parò anche troppo abilmente.
Impugnasti il tuo fidato pugnale riuscendo a colpirlo all’avambraccio, con cui scioccamente si parò il volto cercando di fermare il fendente.
L’uomo arretrò di qualche passo tenendosi l’arto ferito.
La donna al suo fianco, la stessa che tentò di uccidermi, ti catturò un braccio con una frusta a cui ti aggrappasti.
Una freccia ti ferì alla coscia di striscio.
Attirasti a te la guerriera tirando la frusta. La donna perse l’equilibrio e tentò di liberarsi cercando di pugnalarti al fianco. Scansasti il colpo arrotolando la corda al suo collo per poi usare il suo corpo come scudo contro la freccia che, altrimenti, ti avrebbe colpita a morte.
Indra uccise l’arciere con un pugnale da lancio dritto nel petto e Larion si lanciò nuovamente contro di te.
Dal cielo una palla infuocata si schiantò sul tuo esercito abbattendo alcuni dei Grounders alleati. Le navi da guerra erano entrate in azione.
Una pioggia di frecce calò sulle teste dell’esercito nemico abbattendone un gran numero.
Con un calcio allontanasti Larion.
- Fermati sciocco!
Urlasti furiosa.
- Finalmente ti vuoi arrendere a me?
Rise intimando “l’alt” ai suoi uomini.
- Esigo che tutto questo finisca.
Ordinasti.
- Conosci la condizione perché ciò accada.
Ribadì quell’uomo con la sua arroganza.
Sospirasti allo stremo della pazienza.
- E se ti dicessi che ho un asso nella manica, che potrebbe distruggere le tue navi con il minimo sforzo?
Il sorriso di Larion, alle tue parole, svanì dal suo volto.
- Spiegati meglio.
Intimò.
Indicasti entrambe le colline ai lati del campo di battaglia.
- Comandante! Comandante!
Un soldato nemico si avvicinò a Larion correndo.
- Il mare…il mare sta divenendo nero come la notte!
Disse poi tutto d’un fiato. Fu in quel momento che l’odioso uomo davanti a te guardò il punto che avevi indicato.
- I miei arcieri sono pronti a scoccare due frecce infuocate. Le tue navi bruceranno nel fuoco e con loro i tuoi uomini su esse.
Larion sembrò pietrificarsi alle tue parole.
Iniziò a scuotere il capo incredulo. Il suo respiro si fece veloce.
- No…no. No!
Si scagliò nuovamente contro di te. Le spade si scontrarono con una violenza tale da spingerti all’indietro per accusare il colpo.
Lo attaccasti velocemente ma, con la stessa abilità, parò ogni tuo fendente senza troppa fatica.
- C’ero così vicino, c’ero così vicino!
Urlò colpendoti più volte.
Arretrasti, parando i suoi attacchi, avvicinandoti inconsapevolmente a noi.
Entrambi gli eserciti erano fermi in assetto da guerra, pronti a battersi al primo segnale.
Lo colpisti con un colpo allo stomaco ben assestato, usando l’elsa della spada. Larion inciampò ma senza cadere.
Sembrò piegarsi in due dal dolore per poi placcarti colpendoti con la spalla allo sterno e atterrandoti.
Il tuo pugnale puntato alla sua gola mentre il suo era diretto alla tua.
- Ho fatto tutto questo per la fama. Volevo tutto, volevo te. E tu, proprio come le tue terre, siete sempre state irraggiungibili.
- Devi andartene Larion, lasciare queste terre e tornartene ad Est.
Fu la tua risposta fredda.
Nessuno dei due osava abbassare il coltello.
- Sono stata sin troppo clemente con te. Mi hai portato via tutto ma voglio comunque lasciarti andare, a patto che non ritorni più.
Larion si avvicinò con il viso al tuo. Le lame dei coltelli poggiate alle vostre gole.
- Se non potrò averti io non ti avrà nessun’altro.
Con una mossa veloce sfilò un coltellino dallo stivale pronto a colpirti ma, la canna fredda della mia pistola sul suo collo lo fermò.
Dietro me le guardie di Camp Jaha a minacciare il suo esercito.
- Vattene.
Gli ordinai con tono basso e autoritario.
Fece cadere i pugnali a terra alzando le mani in segno di resa.
- Dovevi essere morta.
Ringhiò senza voltarsi.
Ti alzasti velocemente allontanandolo da me con uno strattone.
- È finita Larion.
Sibilasti.
- No, Heda. Ci rivedremo.
Disse con fare quasi disgustato.
Con un gesto della mano ordinò la ritirata.
Lo seguimmo fino alle navi che, lentamente svanirono all’orizzonte.
Un grido di gioia si levò dalle truppe e sul mio volto nacque un sorriso…sorriso che svanì vedendo la rabbia nei tuoi occhi.
Dovevo immaginarlo.
Ti voltasti a guardarmi e in quel momento la tua espressione si ammorbidì.
Allungai la mano che stringesti forte.
- Ti ringrazio anche se hai mancato la promessa.
Mi ammonisti per poi sorridere.
- Ehi, io ci provo sempre…poi non è colpa mia se non mi riesce star fuori dai guai.
Risi divertita. Mi accarezzasti i capelli sospirando.
- Torniamo a Polis?
Accennai un sì con il capo, incamminandomi con te verso un tramonto che forse segnava la fine di quella guerra senza senso alcuno.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
 
Accesero un grande falò cuocendovi carne e piatti tipici terrestri di ogni sorta, per festeggiare la dipartita di Larion.
Nyko m’informò che eri ancora in riunione con i Generali, così decisi di svagarmi un po’ con i miei amici.
Mi guardai intorno. Bellamy era intento a fare l’asociale immerso nei propri pensieri.
Lo raggiunsi a passo lento per poi sedermi accanto a lui.
- Grazie.
Gli dissi guardando a terra. Non ci siamo mai parlati molto ma con il tempo avevo imparato ad affezionarmi a lui nonostante qualche controversia iniziale.
- Di cosa?
Domandò con tono leggero quasi come se non avesse fatto nulla di che.
- Di tutto…dall’esserti infiltrato a Mount Weather svariate volte all’averci aiutato per una causa che non era la tua.
Fece spallucce alle mie parole, prima di sorridere.
- Era la cosa giusta da fare.
Ricambiai il sorriso.
Mi circondò le spalle con un braccio e mi abbandonai a quel gesto fraterno.
- Tengo molto a te Clarke.
Mi voltai a guardarlo.
- Non sei il solo.
Mi allungai per baciarlo sulla guancia ma notai successivamente come il mio gesto fosse stato frainteso.
Le mie labbra toccarono le sue. Si era voltato nell’istante in cui mi ero avvicinata per raggiungere la sua guancia.
Strabuzzai gli occhi allontanandomi.
Con la coda dell’occhio vidi qualcosa a cui non vorrei mai voluto assistere.
Eri lì, in piedi davanti a noi. Impietrita e fredda.
Ti voltasti andandotene.
Mi alzai di scatto per seguirti ma Bellamy mi trattenne.
Mi voltai verso di lui con sguardo interrogativo.
- Lasciala andare, se ha qualcosa da dirti te ne parlerà dopo.
Strattonai per liberarmi dalla presa.
- Devo andare.
Dissi allontanandomi in fretta seguendoti.
Avevi già raggiunto il posto in cui alloggiavi, ordinando a Indra di tenere lontano chiunque perché non volevi essere disturbata.
La supplicai di farmi entrare perché avevo bisogno di parlarti ma non ci fu verso.
Sbuffai allontanandomi.
Mi diressi nell’infermeria da Nyko. Avevo bisogno del suo aiuto.
Entrai a passo svelto spiegandogli l’accaduto. Sorrise capendo più di quello che le mie parole avevano detto.
Mi accarezzò la testa affettuosamente.
Uscì dall’infermeria e andò a parlare con un paio di Grounders.
Lo seguii ma mi disse di guardarlo da lontano e attendere un suo segnale.
Assieme ad altri terrestri andò da Indra. Dopo un piccolo dibattito la donna si allontanò e, qualche minuto dopo Nyko mi disse di entrare nella tua abitazione.
Mi avvicinai, aprii la porta e il tuo sguardo torvo si posò su di me pietrificandomi.
- Che ci fai qui Clarke?
Il tuo tono duro e distaccato ma i tuoi occhi, quei splendidi occhi color smeraldo, tradivano tristezza e rabbia.
- Sono venuta a spiegarti cos’è accaduto.
- Non mi sembra di aver chiesto spiegazioni. So cos’ho visto. Mi basta. Le parole volano via col vento ma i fatti sono quelli che fan di me ciò che sono. Ciò che è accaduto dimostra che mi sbagliavo sul tuo conto.
- No Lexa, no. Ti sbagli. Volevo solo ringraziarlo per l’aiuto che ci ha dato. Mi sono sporta per dargli un bacio sulla guancia ma ha frainteso.
Sospirasti e, dopo le mie parole, alzasti il capo erigendo un muro tra di noi.
Non potevo lasciare che accadesse, non di nuovo.
- Se davvero t’importa di me allora fidati.
Dissi facendo un passo verso di te. Indietreggiasti. Non avrei ceduto. Avanzai nuovamente finché non andasti a sbattere contro il tavolo presente nella sala.
Sembrava di vivere un altro deja-vu.
- Di cos’hai paura? Lasciati andare, ti prego, ne ho bisogno.
Ti supplicai.
Sospirasti nuovamente come a raccogliere le forze per dire ciò che stavi pensando.
- Entro domani, tu e il tuo popolo, dovrete lasciare Polis.
Il tono duro.
Sgranai gli occhi.
- No. Aspetta! Cosa ne sarà di noi? Di me e te…
Le nostre labbra vicinissime. Potevo sentire il tuo respiro mentre scrutavo i tuoi occhi alla ricerca di un gesto che mi trattenesse…e invece…continuavo a scontrarmi su un freddo muro in pietra.
- Che cosa vuoi Clarke of the Sky People.
A quella domanda sbuffai. La rabbia in quell’istante mi assalì.
- Niente.
Sbottai andandomene ma la tua mano afferrò la mia.
Mi attirasti a te baciandomi come mai prima d’ora. Un bacio intenso che includeva tutta la rabbia e la tristezza…la paura e la voglia di tenermi con te.
Ti abbracciai quasi con paura che potessi allontanarmi nuovamente da te.
Quante cose non avevo capito, che sono chiare come stelle cadenti?
Il tuo, un discorso vero e denso che esprime con il silenzio il suo senso…giusto Lexa?
 
Ero intenta a sbirciare un arazzo nella camera accanto mentre tu, ti stavi togliendo l’armatura.
Udii aprirsi la porta d’entrata con un colpo secco e subito ne seguì la voce di Raven. Che ci faceva qui?
Mi poggiai al muro ascoltando senza farmi vedere.
- Raven of the Sky People, come mai qui?
Il tuo tono piatto, nascondeva sorpresa per quell’entrata inaspettata.
- Sono venuta a combattere la non curanza degli avvenimenti che dilaga nella vostra mente accecandovi!
Disse la mia amica tutto d’un fiato. Non aveva nemmeno respirato. Ok…Raven era agitata.
- Cosa?
Domandasti perplessa.
In effetti quell’accozzaglia di parole quasi faticai a capirla pure io.
- Clarke.
Aggiunse poi.
“Che c’entro io?”
Pensai tra me alzando un sopracciglio.
- Lei…
Raven ti interruppe subito.
- Non è stata colpa sua. Bellamy l’ha baciata e lei lo ha rifiutato.
- Beh…
Provasti nuovamente ma non ti lasciò parlare.
- Non è stato altro che uno scherzo del destino in buona fede ad avvicinare l’inavvicinabile e viceversa.
Di nuovo una frase detta tutta d’un fiato. Ma come le escono certe cose?
- Cosa?
Chiedesti nuovamente sempre più perplessa.
Appunto mentale: Raven, quando si agita, ha la tendenza a sproloquiare.
- Parlo di una pura casualità.
Sospirasti non potendone più e indicasti nella mia direzione.
Sbucai da dietro il muro sorridendo.
- È da un quando sei entrata che cerco di dirti che Clarke è…
Iniziasti.
- Qui. Vedo, vedo. Beh…allora io…
Girò i tacchi e se ne andò.
Mi guardasti quasi sconvolta.
- Che personcina strana.
- Non guardare me.
Ti dissi facendo spalluce.
- È pur sempre amica tua.
Alle tue parole aprii bocca, ma davvero non seppi che rispondere se non scuotere il capo rassegnata e raggiungerti.
Mi sedetti accanto a te. La stavi guardando dalla finestra mentre si allontanava dall’abitazione.
- Ammetto che affrontarmi per difenderti è un gesto ammirevole.
Sorrisi ascoltandoti. Raven, continui a stupirmi.


Nota di Alex: scusate l'attesa.
Le cose sembrano essersi sistemate in fretta, ma quanto durerà questa pace?
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla prox.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
 
Stavo scrivendo quando dei passi si avvicinarono alla porta della stanza.
- Heda, i dodici sono arrivati.
- Prepara la sala e falli accomodare. Sarò da loro a momenti.
Risposi a Nyko. Fedele a te ma che da sempre mi ha dato una mano.
Il primo Grounder che ho chiamato amico e ora la mia guardia del corpo personale.
Sembra ieri che Raven si è catapultata in questo alloggio a Polis e invece sono già passati tre anni…tre anni da quel fatidico giorno…tre anni da quando mi hai lasciata sola.
Ripresi a scrivere.
Ricordi quella sera quando Raven se ne andò e noi rimanemmo perplesse in silenzio, prima che io scoppiassi a ridere e tu mi seguissi?
Come posso dimenticare la tua risata.
I tuoi occhi si fecero seri e mi chiedesti di restare per la notte.
Ti sorrisi stringendo le tue mani nelle mie.
Fui io stavolta a baciarti. Quella sera facemmo l’amore nel modo più dolce possibile.
Percorsi con le dita i contorni del tatuaggio che avevi sulla schiena.
Di quando in quando notai i segni dei graffi che ti avevo lasciato poco prima.
- Lexa, domani mia madre vuole tornare a Camp Jaha assieme ai nostri uomini. I miei amici faranno ritorno con lei e vorrei accompagnarli.
Ti girasti a guardarmi. Lo sguardo preoccupato mi scatenò un sorriso.
- Farò subito ritorno a Polis. Ho intenzione di stare con te e conoscere la tua cultura.
Le mie parole ti rilassarono in un attimo.
Ci addormentammo accoccolate l’una fra le braccia dell’altra.
La mia testa posava sul tuo petto. Il battito del tuo cuore, fu per me una dolce ninna nanna.
Mi svegliai quel mattino. Il sole sul mio viso.
- Buongiorno.
Mi salutasti sorridendo. Eri già pronta ad uscire.
- Spero di non averti svegliata.
- Oh no…no…
La mia voce ancora impastata dal sonno.
- …è stato il sole. Mi ha letteralmente accecata.
Un nuovo sorriso spuntò sulle tue labbra.
- Dove vai così presto?
Ti chiesi incuriosita.
- Degli uomini hanno avvistato segni di animali a nord. Non vorrei fosse un Pauna. Se riesce ad avvicinarsi a Polis potrebbe uccidere qualcuno.
Feci una smorfia a quelle parole.
- Fai attenzione.
- Come sempre.
Sorridesti nuovamente.
Mi misi a sedere.
- Mi vesto e accompagno mia madre e la mia gente a Camp Jaha.
Ti informai e tu divenisti seria.
- Il tunnel che collega Polis a Camp Jaha è crollato. Dovrete attraversare il bosco. Prendete il sentiero a sud e fate attenzione.
Ti sorrisi. Eri così bella quando ti preoccupavi per me.
Mi avvicinai a te abbracciandoti. Mi stringesti forte.
- Staremo attenti. Promesso.
 
Mancavano pochi chilometri a Camp Jaha.
Passeggiavamo chiacchierando del più e del meno.
Monty e Jasper, Bellamy e Raven, sembravano tutti molto cresciuti da quando avevamo messo piede sulla terra.
Il primo sole, la prima pioggia…tutto sembrava così lontano in quel giorno.
Il rumore di cavalli al galoppo si udì poco distante da noi.
Ci  voltammo. In quel momento ti vidi sul tuo destriero. Dietro te una decina di uomini su cavalli neri.
Eri ancora lontana quando la tua voce ci raggiunse.
- Un’imboscata da nord!
In quel momento gli assassini dei mari dell’Est ci attaccarono.
Hanno lasciato che abbassassimo le difese…hanno atteso che uscissimo e riprendessimo a vivere…hanno aspettato e ci hanno colpiti.
Accadde tutto in pochi attimi.
I nostri uomini sparavano ma senza colpire nessuno. Erano troppo veloci. Troppo astuti. Morivamo a una velocità impressionante.
Una freccia ti colpì al ventre facendoti cadere da cavallo.
Scattai verso di te ma Bellamy e Kane mi trattennero a forza.
- Ti uccideranno. Questa guerra è persa. Dobbiamo andarcene, salvarci finché siamo in tempo. Vogliono lei e lo sai.
Udii la voce di mia madre ovattata alle mie orecchie. Piangevo, gridavo, mi dimenavo.
Ti avrei salvata, ci sarei riuscita se solo me l’avessero consentito.
Il coltello ti era sfuggito di mano.
Eri a terra. Le forze cominciavano a venire meno.
Ti allungasti afferrandolo ma Larion, in quel momento, si mostrò ai nostri occhi. Imbracciava l’arco che aveva scoccato la freccia che ti aveva ferita.
Mise un piede sul tuo braccio per impedirti ogni difesa.
Ti tolse il coltello di mano.
Intorno a noi grida di dolore, spari e rumori di lame che s’incrociavano.
Ero dentro a un incubo.
Mi dimenai ancora e ancora gridando il tuo nome.
Larion mi guardò sorridendo.
Dietro di lui Indra, pronta a colpirlo, cadde a terra. L’arciere che la ferì fu ucciso subito dopo da uno dei miei uomini.
Larion, con un ghigno sulle labbra, usò il tuo stesso coltello per ucciderti.
Gridai con tutti il fiato che avevo in gola.
Le lacrime mi appannarono la vista.
Con uno strattone ben assestato, riuscii a liberarmi.
Diedi un pugno a Bellamy e Kane mi lasciò andare.
Mia madre mi chiamò urlando ma non l’ascoltai.
Estrassi la pistola sparando a Larion con tutta la cattiveria e l’odio che nutrivo verso di lui.
Cadde a terra e con lui altri quattro suoi uomini.
Mi avvicinai a te.
- Lexa ti prego resta.
Ti sussurrai piangendo senza freno, ma il tuo cuore…lo stesso che quella notte mi aveva cullata nel sonno, non batteva più.
- Nessuno può averla ora.
Furono le ultime parole del tuo nemico prima di morire a fianco a te.
Tre anni Lexa…tre anni dal nostro ultimo abbraccio. Se solo ti avessi baciata quella mattina…il sapore dei nostri baci lo sto dimenticando.
Una lacrima mi scivolò sulla guancia.
Se fossi venuta con te non saresti stata costretta a separarti dal tuo esercito…saresti ancora viva…ancora con me.
- Heda, i Generali vi attendono.
- Grazie Nyko. Arrivo subito.
Lo informai sorridendogli.
Un sorriso lieve comparve sulle sue labbra…malinconico quanto il mio.
- Vi aspetto qui fuori.
Sospirai appena la porta si chiuse.
Heda…sì.
Il tuo spirito ha scelto me.
Dimmi un po’…mi stavi preparando da tempo a questo?
Non ero pronta ad essere un leader per la mia gente ma ora, grazie a te, sono pronta a guidare il tuo popolo come Heda.
Sono certa che vegli su tutti noi. Mi capita di sentirti al mio fianco soprattutto quando devo prendere una decisione importante.
Sarai sempre la mia guida.
Mia madre, Kane e Bellamy sono rimasti a Camp Jaha. Mi sono allontanata da loro in modo permanente, almeno per ora.
Monty, Jasper e Raven vengono spesso a trovare me e Octavia.
Indra non combatte più. Si sente in colpa perché dice di non essere stata in grado di difenderti.
Non è colpa sua e sono certa che tu lo sai.
La piccola Lexa cresce bene…non posso non sorridere pensando a lei. Eh sì Indra si è fatta una famiglia. Ci teneva così tanto a te che ha voluto dare il tuo nome a sua figlia. Ha i tuoi stessi occhi dolci e il suo sorriso mi ricorda molto te. Ora vivono a Polis.
Io alloggio nella tua abitazione…l’ultimo posto in cui ho vissuto con te, anche se si è trattato solo di una notte. Ho lasciato tutto come quando ci abitavi tu, non ho voluto cambiare nulla.
Il tuo fidato pugnale mi accompagna ogni giorno legato alla mia cinta.
Mi chiederai perché ho scritto questa storia.
Mi mordo il labbro inferiore.
Non reputarla una debolezza…è solo paura. Paura di dimenticarmi del tuo viso, del suono della tuo voce, del profumo della tua pelle.
Ho paura di dimenticarmi di noi e, anche se so che puoi sentirmi, volevo farti capire che mi dispiace di aver perso tempo prezioso ad arrabbiarmi per cose che non comprendevo. L’orgoglio è un brutto nemico.
Ora devo andare, i Generali mi attendono.
Stiamo preparando una cerimonia grande per ricordarti.
Ti amo e ti amerò per sempre Heda Lexa, anche se te ne sei andata prima che potessi dirtelo…ma scommetto che i miei occhi già te l’avevano sussurrato.
Mi alzai. Chiusi il diario riponendolo in ordine sulla tua scrivania.
Raggiunsi Nyko voltandomi ancora una volta a guardare la tua armatura.
Trattenni nuove lacrime. Inspirai a fondo e chiusi la porta.
 
FINE



Nota di Alex: non uccidetemi, sono stata ispirata dal nuovo trailer :)
Grazie a tutti voi per aver seguito e recensito la storia.
Alla prossima.

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