RACCOLTA ONE SHOT – Root&Shaw – Spin Off

di _MeAndYou_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E convivenza fu... ***
Capitolo 2: *** Bowling ***
Capitolo 3: *** Una bambina ficcanaso ***
Capitolo 4: *** Film ***
Capitolo 5: *** Litigi ***
Capitolo 6: *** Allenamenti ***
Capitolo 7: *** Tecnologia, Messaggi e... Twitter ***
Capitolo 8: *** Distanza ***
Capitolo 9: *** A spasso con Bear ***
Capitolo 10: *** Viaggio ***
Capitolo 11: *** Casinò di Las Vegas ***
Capitolo 12: *** La vacanza continua ***
Capitolo 13: *** Un compleanno alla SPA ***
Capitolo 14: *** Una giornata al mare ***
Capitolo 15: *** Missione ***



Capitolo 1
*** E convivenza fu... ***


RACCOLTA ONE SHOT – Root&Shaw – Spin Off

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*Piccolo appunto* L'unica cosa che ci tengo a dirvi è che ho messo il rating verde solo perché questa prima OS è verde. Ma il Rating varierà di capitolo in capitolo. BUONA LETTURA.


Personaggi: Root e Shaw.
Rating: Verde.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of Life.

 
E convivenza fu...
 

«Posso darti una mano?» domandò Root, rivolgendo un rapido sguardo all’altra.

Shaw si era fatta spazio nell’armadio di Root ed era intenta nel sistemare la sua roba. Fortunatamente era un armadio bello grande e c’era spazio per entrambe.

«Sì, svuota il cartone che ho messo in cucina.»

Root uscì dalla sua, o meglio, dalla loro camera da letto e camminò verso il cartone vicino al frigorifero. Non appena lo aprì socchiuse leggermente le labbra sorpresa, ma non troppo.

«Davvero Sameen?» domandò Samantha, sulla soglia della porta della camera da letto.

Shaw si voltò con in mano una sua maglietta e la guardò con un’espressione come a dire: “Dov’è il problema?”

«Dove dovrei mettere tutte quelle armi? C’era proprio il bisogno di portarle tutte?»

«Ovvio» rispose dopo aver sistemato la maglia. «Non potevo abbandonare le mie piccole. Se mi vuoi con te, devi trovare un posto per loro.»

In un gesto spontaneo, Root si portò il ciuffo dei capelli all’indietro e si morse le labbra.

«Ne parli come se avessero un’anima» dichiarò, tornando vicino allo scatolone. «Troverò un posto» concluse e con uno sbuffo lo trascinò.

«Trattale bene» gridò Sameen, sorridendo sotto i baffi.

«Sono al sicuro con me» le rispose a tono.

Portò il cartone nello sgabuzzino, svuotò un armadietto contenente sue vecchie cianfrusaglie e iniziò a riempirlo.

«Mi auguro che questo nuovo posto vi piacerà, non sarà fresco e accogliente come il frigorifero della vostra mammina, ma non è niente male per cominciare. Se farete le buone, vedrò di cercarvi un posto migliore.»

Stava davvero parlando con delle armi? La convivenza con Shaw doveva ancora cominciare e lei aveva già perso la testa. Non avrebbe potuto desiderare un inizio migliore.

Non appena lo scatolone fu vuoto, tornò da Shaw e la ritrovò accasciata sul letto.

«Cosa fai?» sorrise guardandola.

«Mi domando chi me l’abbia fatta fare una simile sfacchinata. Io odio i traslochi!» sbuffò, allungando le braccia sopra alla sua testa.

«Qui abbiamo quasi finito, poi sarà tutto più semplice» mormorò Root, avvicinandosi a lei. «Che ne dici di uscire un po’? Continuiamo domani» si chinò e le toccò le gambe.

Sameen si sollevò col busto e si ritrovò faccia a faccia con Samantha.

«Sì va bene. Sono stufa di svuotare cartoni.»

«Ti porto a svagare, ne hai bisogno» bisbigliò, sfiorando con le sue labbra quelle di Shaw.

«Dove mi porti?» domandò, dopo averle scoccato un bel bacio.

«Vedrai» rimase vaga. «Ti piacerà.»

Sameen odiava le sorprese e con Root aveva già qualche precedente poco piacevole, ma qualunque cosa sarebbe stata meglio di svuotare scatoloni e aprire armadi.

 
..........

Shaw pregò per far si che ciò che avesse davanti agli occhi fosse solamente un brutto incubo. Coppiette di fidanzati, bambini, famiglie felici, comitive di adolescenti e ghiaccio, un lungo ed enorme pezzo di giacchio. Voleva davvero convincersi che non fosse quella la sorpresa di Root e che quello fosse solamente un posto di passaggio, ma quando Samantha la trascinò proprio in quella direzione, capì che gli scatoloni sarebbero stati decisamente un passatempo migliore.

«Non se ne parla Root! Io non mi metterò mai a pattinare» sbraitò contro di lei, tentando di svincolarsi dalla presa al suo braccio.

«Oh sì che lo farai» mormorò divertita.

Mentre Sameen continuò a imprecare provando a fuggire da quell’incubo, Root aveva già pagato per due persone e l’aveva trascinata al noleggio dei pattini.

«Chi ti ha detto di pagare per entrambe?»

Nel giro di pochi secondi Sameen si ritrovò seduta su una panchina con dinnanzi ai suoi piedi dei pattini bianchi taglia 37.

«Provali, dovrebbero andarti bene» disse Root, dopo aver già indossato i suoi. «Andiamo, Sameen una donna coraggiosa come te non avrà mica paura di questo?»

Shaw la fulminò con lo sguardo e indossò rapidamente i due pattini. Root l’aiutò a mettersi in piedi e insieme camminarono verso la pista ghiacciata.

«Io non ho paura di niente!» dichiarò sicura di se.

 
.........

«Avanti Sameen vuoi mollare quella ringhiera?» ridacchiò Root, divertita dallo sguardo terrorizzato e dal comportamento dell’altra.

A Shaw sembrava di aver perso completamente il controllo delle sue gambe. Continuavano a scivolare in avanti e all’indietro senza che fosse lei a deciderlo. Mai avrebbe creduto potesse essere così complicato. Bambini tra i 6 e i 9 anni sfrecciavano sulla pista con una sicurezza da far invidia e lei riusciva a stento a rimanere in piedi e tra l'altro, solo grazie all’appoggio della ringhiera di ferro.

«Io ti uccido Root!» ringhiò frustrata dal vederla pattinare con estrema tranquillità e con un sorrisetto derisorio nei suoi confronti.

«Lasciati aiutare. È normale la prima volta avere poco equilibrio, basta un po’di pratica.»

«Non ho bisogno del tuo aiuto per andare su degli stupidi pattini.»

Si fece coraggio e lasciò la ringhiera. Quando si rese conto di essere ancora in piedi sorrise soddisfatta e iniziò a muovere le gambe. Ma dopo il primo passo, le lame dei pattini slittarono in avanti e si ritrovò a cadere per terra, atterrando sul fondoschiena.

«Porca…» trattenne le imprecazioni solo perché c’era troppa gente e la sua pessima figura l’aveva già fatta.

Root cercò di contenere la risata e le pattinò incontro per porgerle una mano.

«Non ti serve aiuto vero?»

Sameen si mise in piedi grazie all’aiuto di Root e tornò immediatamente a sorreggersi al bordo pista.

«Perché diavolo mi hai portata qui? Sto facendo solo una grandissima figura di merda.»

«Sameen… è normale che io ti trovi adorabile in questo momento?» sorrise, avvicinandosi a lei. «John e Lionel si mangeranno le mani per essersi persi questa serata.»

Shaw non sembrò per niente divertita, anzi a giudicare dalle sue sopracciglia accigliate, le narici dilatate e la labbra contratte, era sicuramente parecchio infuriata.

«Ti stai proprio divertendo… brava… brava. Ridi, prendimi in giro e pattina allegramente insieme a quei… poppanti!»

«Quei poppanti sanno fare un qualcosa che tu non sei capace di fare» le ricordò, scherzandoci su. Adorava vederla arrabbiata.

«Continua pure, tanto stanotte si dormirà, si dormirà e basta» l’avvertì, stringendo il bordo della ringhiera così forte da far diventare bianche le nocche delle sue mani.

«Oh, questo sì che è un colpo basso e scorretto» Root mise il broncio e scivolò di fianco a Sameen. «Non puoi farmi questo.»

«Sì che posso, guarda cosa hai fatto tu a me.»

«Dammi la mano Sameen, ti faccio vedere come fare» allungò il braccio verso di lei.

«No.»

«Andiamo, fidati di me» riprovò, guardandola con uno sguardo irresistibile.

A quel punto le loro mani si strinsero e non appena Root trovò il giusto equilibrio, trascinò Sameen verso di se e le afferrò anche l’altra mano.

«Devi piegare leggermente le ginocchia e inclinarti in avanti, mai all’indietro.»

Shaw seguì quelle istruzioni, ma ancora leggermente intimorita strinse maggiormente le mani di Root e le lasciò capire che non aveva alcuna intenzione di mollarle.

«Non lasciarmi cadere altrimenti mi levo sti cosi e gli utilizzo come arma per il tuo omicidio» la minacciò.

«Cerca di rilassarti, il resto lo farò io» sorrise Root, cominciando a pattinare all’indietro e guidando Sameen con se.

L’aria fresca sbatté sul viso di Shaw e le permise di tranquillizzarsi e smettere di essere rigida. All’inizio quel movimento le sembrò del tutto innaturale, ma continuando a svolazzare sulla pista mantenuta dalle mani della compagna la fece sentire libera. Fu decisamente una sensazione piacevole e del tutto nuova.

Root diede un ultimo scatto all’indietro e mollò volutamente le mani di Shaw, lasciandola proseguire da sola verso di lei. Samantha si sorresse con il corpo alla ringhiera e attese l’arrivo Sameen che barcollò leggermente ma riuscì comunque a raggiungerla, finendole addosso.

Immediatamente Root l’abbracciò e la strinse per le spalle in modo da sorreggerla ed evitare di farla finire nuovamente per terra.

«Visto? Non è poi così difficile» le disse, usando un tono compiaciuto.

«Ringrazia che non sia caduta» mormorò, fingendosi ancora arrabbiata.

Ma Root la conosceva troppo bene. Riusciva benissimo a distinguere la sua finta arrabbiatura da quella vera e in quel momento stava decisamente fingendo.

«Quindi per stanotte?» domandò, avvolgendo le sue mani attorno ai fianchi di Sameen. «Non vorrai davvero dormire durante la nostra prima notte di convivenza... vero?»

«Avevi altri progetti?» chiese, sorridendo nel vedere l’espressione rattristita di Root.

«In realtà sì, avevo giusto comprato un olio per massaggi e volevo immediatamente farne uso» mormorò maliziosa. «Immagino che il tuo sedere, a causa della botta appena presa, sarà un po’ indolenzito. Necessita di un bel massaggio accurato.»

Sameen rise.

«Riesci sempre a svincolarti bene da situazioni di merda» disse, incuriosita dal provare quell’olio. «Probabilmente cambierò i miei programmi.»

«Non avevo dubbi» la baciò delicatamente sulle labbra, fregandosene di dare spettacolo.

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Capitolo 2
*** Bowling ***


Personaggi: Root, Shaw, Reese, Finch e Fusco.
Rating: Verde.
Genere: Comico, Generale, Slice of Life.

 
BOWLING

Avevano deciso di trascorrere quel sabato sera diversamente e tra un’idea e l’altra, alla fine si ritrovarono in una sala da bowling. Tanto per cambiare Sameen non ne era affatto felice, ma questa volta non tanto per il bowling, ma per quell’uscita di gruppo.

«Avanti tesoro, vieni dobbiamo iniziare!» Root le gridò contro, attirando l’attenzione anche di altra gente.

Sameen odiava fortemente l’assurda situazione in cui si trovava, ma si rese conto di non avere altra scelta. Da quando si era impegnata con Root non aveva mai altra scelta, le era diventato impossibile rifiutare una sua qualsiasi proposta. Proprio non ce la faceva a dirle di no, era completamente schiava delle sue scelte.

Si avvicinò all’hacker affiancata da un Fusco intento a mettere in mostra le sue bellissime scarpette. Eh già, non erano sole. A farle compagnia, oltre al detective, c’erano anche Harold e John che quella sera aveva abbandonato la moglie per dedicarsi ai suoi amici. Sameen teneva molto a loro, ma avrebbe preferito passare quel sabato sera diversamente e da sola con la sua ragazza.

«Guarda qua che scarpini» mormorò Fusco, muovendo i suoi piedi sotto gli occhi di Shaw.

«Lionel i tuoi scarpini sono uguali ai miei e a quelli di qualunque persona in questa sala» l’avvertì Sameen, scuotendo più volte il capo.

«Vogliamo cominciare?» domandò Root, a dir poco euforica.

John e Harold si riunirono al gruppo e il primo passò a Sameen una fresca e saporita Corona.

«Ne hai bisogno» affermò, mostrando il suo solito sorriso sghembo.

Quel gesto, seppur poco impegnativo e poco rilevate, riuscì a far resuscitare il suo buon umore. Una buona birra riusciva sempre a rasserenarla.

«Grazie John» sorrise, alzando la bottiglia e bevendone un sorso.

Nel frattempo Root si raccolse i capelli in una coda e lasciò che due ciocche ricadessero ai lati del viso per poi avvicinarsi al computer e segnare la divisione delle squadre e i loro nomi.

«Maschi contro femmine» propose Fusco, pronto alla competizione.

«Siete uno in più, ma va bene lo stesso» Sameen accettò, per niente spaventata da quella sfida.

«No signorina, io assisto. Non sono abile…»

«Con le palle!» lo anticipò Shaw, scoppiando a ridere insieme agli altri tre.

Harold spalancò gli occhi e sbatté le palpebre leggermente imbarazzato.

«In realtà volevo dire non sono abile in questo gioco» puntualizzò.

«Allora segno i nostri nomi senza te Harry» Root digitò i nomi e la schermata completa comparve sul monitor.

«Preparatevi a perdere» li avvertì Sameen, afferrando una palla da 6Kg.

Toccava a lei aprire quella sfida e non aveva alcuna intenzione di giocare solo per divertirsi. Era una donna competitiva e la parola “sconfitta” l’attribuiva solo ai suoi avversari.

Mantenendo la palla in modo corretto, si avvicinò alla linea di fallo e si preparò al tiro.

«Forza tesoro» la incitò Root, posando le mani attorno alla bocca.

Tirò in modo pulito e riuscì ad atterrare ben 7 birilli mentre con il secondo colpo ne atterrò 2. Niente male come inizio; aveva lasciato in piedi un solo birillo.

Soddisfatta si voltò verso di Root e le fece un occhiolino.

«Vai Lionel, fai di meglio» lo sfidò, lasciando spazio al detective.

«Nessun problema» sorrise e in un modo a dir poco ridicolo, lanciò la prima palla.

Caddero 5 birilli.

«Andiamo Lionel, cos’era quel tiro?» John lo rimproverò. «Non facciamole già allontanare.»

Il detective prese una palla più pesante e la tirò nuovamente facendo cadere 3 birilli; per un totale di 8 birilli, uno in meno di Shaw.

«Ritenta caro» lo prese in giro Sameen. «Forza Root, voglio un bel tiro!» aggiunse, incoraggiando la sua ragazza.

Samantha scelse la palla e si avvicinò alla pista barcollando leggermente. Probabilmente ne aveva presa una un po’ troppo pesante, ma voleva provarci ugualmente.

«Ma guardala, nemmeno si regge in piedi» ridacchiò Fusco, dando una pacca ad Harold che sobbalzò, colto alla sprovvista.

«Non ascoltarlo. Spalle perpendicolari al bersaglio» le consigliò Sameen.

Root tirò e sorprese tutti, compresa se stessa, facendo un perfetto STRIKE. Non riusciva a capire come aveva fatto, ma non le importava.

«Oh mamma» saltò in alto e corse verso Sameen per abbracciarla.

«Impossibile, questo è culo» borbottò Fusco, incredulo da ciò che i suoi occhi avevano appena visto.

«Questo è talento Lionel, non rosicare siamo solo all’inizio» disse Shaw, sorridendo vistosamente.

«Quanto parlate» s’intromise John. «Lasciate spazio al campione.»

La partita proseguì, tra risate, prese in giro, tiri sbagliati e colpi di fortuna. Root era quella che l’aveva presa con più leggerezza e stava giocando per divertirsi; John faceva il suo e rimaneva il più delle volte in silenzio e Shaw e Fusco erano i più combattivi e chiacchieroni.

Giunse il momento degli ultimi tiri dove Shaw fece uno strike e con il tiro bonus ne tirò giù altri 10, portando il suo score totale a 128. Invece John ne buttò giù 7 e totalizzò 125 punti.
Tutto dipendeva da Fusco e Root, sarebbero stati loro a decidere le sorti di quella sfida tutto sommato equilibrata.

Fusco si preparò e concentrò per il suo tiro, impugnò la palla e fissò i birilli dinanzi a lui.

«Quanta melina Fusco, andiamo tanto non ne centri nemmeno uno» lo stuzzicò Sameen, provando a mettergli pressione.

«Si infatti Lionel, prevedo un bel tiro nullo» Root spalleggiò la compagna.

E la loro tattica di distrazione funzionò pienamente; Lionel tirò a vuoto senza colpire nemmeno un birillo.

Shaw spalancò le labbra e si chinò verso il basso, esplodendo in una forte e spontanea risata.

Fusco la fulminò con lo sguardo e, innervosito dal rumore di quella fastidiosissima risata, tirò rapidamente il secondo tiro. Ma quel lancio veloce non fu esattamente una buona idea, colpì in maniera fortunosa un solo birillo e lasciò l’esito di quella gara nelle mani di Root.

Il suo punteggio finale fu 90.

«Uh dai, ti sei migliorato. Piccoli passi in avanti» Sameen sorrise sghemba.

«Io la uccido» mormorò a labbra strette verso John mentre quest’ultimo manteneva un’espressione impassibile.

L’hacker lanciò la prima palla e atterrò 3 birilli, ma per vincere quella gara doveva atterrarne altri 4 o più.

«Eh eh eh» la derise Fusco, pronto a festeggiare la vittoria.

«Calma Root, ne bastano quattro.»

Samantha prese un lungo respiro, piegò leggermente le gambe e dopo aver oscillato il braccio in avanti e in dietro, rilasciò la palla pregando di non sbagliare.

Atterrò 3 birilli di cui uno in caduta, ne colpì un altro. Il monitor s’illuminò segnando il punteggio finale di Root ovvero 88 e dichiarando vincitrici le due ragazze con un totale di 216 punti contro i 215 degli altri due.


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L’hacker alzò un pugno al cielo e Sameen le corse incontro per festeggiare la vittoria. Nel frattempo Fusco scosse la testa disapprovando l’esito finale e si sedette sconfitto accanto ad Harold.

Gli sfottò diretti al detective proseguirono a lungo fin quando Root non si accorse di una cosa. C’era uno scimmione sulla pista affianco alla loro che squadrava le spalle, o meglio il culo, della sua ragazza.

«Sameen!» Root le afferrò un braccio e la obbligò a sedersi sul divanetto della sala. «Cos’ha quel tipo da guardare?» chiese, mentre i suoi nervi iniziarono ad impazzire.

«Non so, chiedilo a lui no?» Shaw sorrise divertita.

«Giusto.»

Root accettò e camminò pesantemente contro quel maniaco fissatore di culi.

«Signor Reese, la fermi prima che possa dare spettacolo!» Harold si alzò improvvisamente.

«Interverrò se dovesse servire, lasciamola fare» John sorseggiò la sua Corona e osservò le gesta di Root, in preda ad un attacco di gelosia, insieme agli altri tre.

«Ciao bambolina» farfugliò quell’uomo, ubriaco a pezzi. «Vuoi giocare con le mie palle?»

La mascella di Root si serrò fortemente e le sue pupille si dilatarono per la rabbia.

«Potrei usare la tua testa come palla» ribatté a tono.

«Violenta, mi piaci. Ma preferirei la tua amichetta, non e che me la presenti?» fece un cenno con la testa in direzione di Shaw che sorrise al solo pensiero del modo in cui Root avrebbe replicato.

«L’unica amichetta che ti presenterei purtroppo in questo momento non è con me» ringhiò aggressiva. «Tieni i tuoi occhi puntati sul sedere di qualche altra, non su quelli della mia ragazza.»

«Lesbiche? Ragazze se dovesse interessarvi io…»

Root non gli permise di concludere la frase, tirandolo verso di se dalla maglia. «Non permetterti a dirlo» lo spintonò via facendolo cascare per terra. «Tieni i tuoi occhi puntati altrove» lo avvertì nuovamente, puntandogli minacciosamente un dito contro.

L’uomo non replicò e spaventato dall’espressione da psicopatica di quella donna, si limitò a rimettersi in piedi con l’aiuto di suoi amici.

«Risolto» Root ritornò dagli altri e rimase in piedi davanti alla sua compagna. «Credo abbia capito» sorrise malignamente.

«Suppongo di sì. Immagino abbia preso spunto dai modi di fare della signorina Shaw» parlò Harold.

«Questi suoi momenti mi fanno impazzire. Non aveva mai usato una tale forza, non so nemmeno da dove l’abbia uscita» scherzò Sameen, mordendosi le labbra.

«Quando mi girano male, esco una forza segretamente repressa.»

Root sembrò ancora nervosa, così Sameen la tirò per il polso verso di se e la invitò a sedersi tra le sue gambe.

«Pensa ad altro» le bisbigliò all’orecchio, abbracciandola da dietro e stringendo le mani attorno al suo ventre.

«Andiamo a casa» sussurrò Root, voltando il viso verso di lei. «Ho bisogno di sbollire la rabbia.»

Sameen non poté essere più felice. Ogni volta che Root era arrabbiata a letto riusciva sempre a superarsi e in quel preciso momento non desiderava altro che far sbollire la sua rabbia.

«Subito.»

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Capitolo 3
*** Una bambina ficcanaso ***


Personaggi: Root, Shaw e sorpresa.
Rating: Verde.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of Life.


 
Una bambina ficcanaso

Sameen rientrò a casa con la sola intenzione di farsi una doccia e riposarsi. Ma tutto questo non fu possibile dal momento in cui i suoi occhi si posarono sulla sagoma di una piccola bambina ferma dinnanzi a lei. Immediatamente si domandò chi fosse e cosa ci facesse dentro il loro appartamento, ma non riuscì a darsi una risposta.

«ROOT!» gridò, continuando a fissare la bambina che a sua volta la guardava immobile.

La testa di Root spuntò dalla porta della cucina.

«Oh» mormorò, avvicinandosi a loro. «Vi siete subito conosciute» disse sorridente.

«Chi diavolo è questa bambina?» domandò a denti stretti, in modo da non poter essere capita dalla piccola. «E cosa stai combinando?» proseguì, guardandola da capo a piedi.

Root indossava un grembiule già ben macchiato e aveva viso e mani sporche di farina.

«E’ la sorellina di Iris. John ci ha chiesto questo piccolissimo favore e io ovviamente ho accettato» le spiegò la situazione avvicinandosi al suo orecchio. «E comunque sto preparando una bella torta al cioccolato, vero Martine?» rivolse un sorriso da ebete alla piccola.

«Ma-Martine?» balbettò Shaw, sbattendo rapidamente le palpebre. Il nome non le ricordava nulla di piacevole. «Quindi cosa siamo? Due baby sitter?»

«Esatto! Martine, lei è Sameen» Root la presentò. «Avanti Sameen, porta la bambina nel salotto. Ho una torta da preparare!» Samantha camminò all’indietro alzando i pollici verso l’altra e sparì dalla sua vista.

«John, io ti uccido!» bisbigliò, indurendo la mascella.

Poi sospirò e si fece coraggio. Lei e i bambini non erano molto compatibili, ma poteva farcela. ‘Gentile e simpatica’ pensò, abbassando la testa verso la piccola e forzando un gran sorriso.

«Ciao piccol-etta» mormorò, piegata verso il basso. «Che caruccia che sei, quanti anni hai?»

«Sette, Simeen.»

Shaw serrò i pugni e se ne portò uno sulla bocca. Voleva davvero provare a comportarsi diversamente, ma quel “Simeen” le urto al sistema nervoso.

 
..........

«Simeen, Simeen!» ripeté la bimba, attirando l’attenzione di questa. «Ma perché vivi qui con Root? Non hai un fidanzato?»

Gli istinti omicida di Shaw iniziarono a farsi sempre più forti. Si massaggiò le tempie e provò a rilassarsi prima di rispondere. Ci stava mettendo tutta la buona volontà, ma quella bambina non voleva proprio aiutarla.

«Sameen! È la cinquantesima volta che te lo ripeto. Il mio nome è Sameen.»

Martine la guardò con un sorriso dolce e la fissò con i suoi grandi occhioni verdi.

«Perché non hai un fidanzato?» insistette la piccola, poggiando la sua manina sul ginocchio di Shaw, comodamente seduta sul divano.

«Perché non ne ho bisogno» rispose scontrosa.

La piccola aggrottò la fronte. «Perché no? Vuoi rimanere per sempre sola?» continuò ad importunarla di domande.

Nel frattempo Root era appostata a braccia conserte sul ciglio del salotto e se la rideva silenziosamente. Apprezzava l’atteggiamento controllato e forzatamente composto di Shaw e le piaceva vederla così in difficoltà per colpa di una bambina.

«Non sono da sola» dichiarò, irritata dall’insinuazione di quella bimba. «Vivo con Root» le ricordò.

«Ma prima o poi Root troverà un fidanzato e ti caccerà via.»

Sameen avvampò per la rabbia e desiderò di avere un ciuccio da metterle in bocca e farla star zitta. ‘Probabilmente una museruola sarebbe più adatta’ pensò.

Root insospettita dal troppo silenzio di Shaw, decise di farsi avanti ed evitare che questa potesse mettere fine alla vita di quella piccola creatura.

«Ho infornato la torta» esordì, sedendosi accanto a Sameen. «Vi state divertendo?» domandò, fingendosi ignara di tutto.

«Simeen non vuole trovare una fidanzato» la informò Martine.

«Vieni piccola» disse Root, battendosi la mano sulle ginocchia. Non appena la bimba si accomodò sulle sue gambe, Root l’abbracciò e proseguì: «Nessuna donna è obbligata a trovarsi un fidanzato per andare avanti. Molta gente, pur non avendolo, è felice e riesce a vivere serenamente. Delle volte basta avere la famiglia, delle sincere amicizie e la giusta compagnia per ricevere tutto l’amore necessario.»

Durante il suo discorso costruttivo, di tanto in tanto gettò un’occhiata sfuggente a Shaw che l’aveva ascoltata con molta attenzione. Root era l’unica che riusciva a farle placare la rabbia, anche se il più delle volte era lei la causa principale.

«E tu riesci a dare a lei tutto l’amore necessario?» chiese la bimba.

«Credo proprio di sì» dichiarò, sorridendo verso Shaw. «E anche lei riesce a darlo a me.»

«Visto Mar-mocchia?» modificò il suo nome. «Non mi caccerà di casa.»

La bambina le rivolse una linguaccia e si lasciò coccolare maggiormente dalle braccia di Root.

«Però lei è cattiva» borbottò la piccola, all’orecchio della donna che la teneva sulle gambe.

«Che hai detto?» Shaw si sporse verso di loro.

Era infastidita da tutto. Iniziava addirittura ad essere gelosa del modo in cui quella bambina veniva stretta da Root; come poteva essere gelosa di una mocciosa più fastidiosa di una zanzara?

«Sameen è una bella persona… Martine» cominciò Root. «A primo impatto può ingannare, ma con il tempo riesce a tirar fuori qualità uniche, che pochi hanno.»

«Tipo?»

Shaw rimase in silenzio, dimostrandosi molto interessata a quell’argomento.

«Tipo è una donna molto forte, è brava a guidare, a fare i capelli, è molto intelligente e ogni tanto sa essere anche dolce e gentile. Ma una delle sue migliori qualità è sicuramente il coraggio. Sameen ogni giorno salva tante persone e ha rischiato la sua stessa vita pur di salvare la mia. Se oggi sono qui a raccontarti queste cose, è anche merito suo.»

Root e Shaw si scambiarono un sorriso sincero e la piccola saltò giù dalle gambe di Samantha.

«Quindi sei una specie di supereroe?» domandò Martine, rivolgendosi a Sameen con gli occhi lucidi per l’emozione.

«Diciamo» rispose, dopo aver ottenuto da Root un consenso con la testa. «Mi piace salvare le persone in pericolo» dichiarò in fine.

Il timer del forno suonò.

«Torno subito» gridò Root, camminando velocemente verso la cucina.

«Quindi tu e Root vivete insieme, tu le hai salvato la vita rischiando la tua, vi scambiate amore, non avete un ragazzo e dormite nello stesso letto…» elencò la bambina, sospendendo la frase.

Shaw alzò le spalle e annuì con la testa.

«Questo vuol dire che siete fidanzate?» domandò, dimostrando una sicurezza e un intuito di un’adulta.

Shaw rimase scioccata di fronte alla perspicacia di quella piccola. Mai avrebbe creduto potesse essere così intelligente e intuitiva. Era una specie di genietto, oppure i fatti erano così evidenti da non passare inosservati nemmeno di fronte ad una bambina?

Fortunatamente il ritorno di Root smorzò l’imbarazzo che quella domanda aveva creato.

«La torta è pronta!» esclamò, mettendo in mostra un bellissimo e allettante dolce al cioccolato.

La reazione delle due fu la seguente: la piccola sorrise e si accomodò pronta per assaggiarla e Shaw saltò in piedi e guardò la torta con la classica espressione da golosa e affamata.

Root le guardò sorridendo e si domandò quale delle due fosse la bambina. Iniziava seriamente ad avere qualche dubbio.

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Capitolo 4
*** Film ***


Personaggi: Root e Shaw.
Rating: Verde.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of Life.
 
Film

Ormai era diventato una specie di rituale giornaliero e per Shaw una tortura, una tremenda tortura che sembrava non avere fine.
Aveva addobbato un albero di Natale, si era ridicolizzata sui pattini, aveva fatto la baby sitter e ora era costretta a subire l’ennesimo terribile “passatempo” di Root. Un’intera settimana a vedere la sua Saga preferita: Harry Potter. Root era dell’idea che Sameen non potesse assolutamente morire senza prima aver visto la più famosa Saga di sempre.

Così alla povera e succube Shaw toccò trascorrere 7 lunghe e pesanti serate davanti alla Tv in compagnia di Harry Potter e i suoi amici svitati – così li definiva –.

Era domenica, l’ultimo giorno della settimana, il giorno che segnava la fine di quella interminabile maratona. Aveva superato le prime 6 notti con molta fatica, ma ora le spettava la prova più pesante e difficile; sarebbe riuscita nell’ardua impresa di superare le ultime due puntate, impiegando 4 ore e mezza del suo prezioso tempo per far felice la sua compagna?

«Sono eccitata» mormorò Root, sedendosi sul divano e portando con se una grande coppa di popcorn.

«Ma se l’hai già visto un centinaio di volte» le rammentò l’altra, incrociando le gambe e acciuffando subito una manciata di caldi popcorn.

«Ogni volta è come la prima volta, questo film non smetterà mai di entusiasmarmi» replicò, accendendo la Tv.

Shaw roteò gli occhi e masticò rumorosamente, pronta psicologicamente ad entrare nel patibolo. E quando il film cominciò, come ogni serata, Sameen fu costretta a sopportare tutte le reazioni dell’altra: mugugni di disapprovazione, urletti di gioia, commenti ad alta voce e imprecazioni verso alcuni personaggi. Non solo era costretta a vedere qualcosa che non le piaceva, doveva anche subire le teorie elaborate di Root che proprio non riusciva a tenere la bocca chiusa per più di 5 minuti.

Il film era giunto al punto in cui Dobby aveva salvato i ragazzi dai sotterranei di Villa Malfoy, momento in cui Root non riuscì proprio a rimanere ferma al suo posto. Cominciò a saltellare, infastidendo Shaw e rovesciando qualche popcorn sul divano.

«Attenti al coltello!» gridò, puntando il braccio verso il televisore.

Sameen la guardò allibita e spostò la ciotola dei popcorn per terra, prima che la svuotasse del tutto.

«Ma l’hai già visto!» affermò nuovamente Shaw, quasi piagnucolando per la disperazione. «Io proprio non ti capisco.»

«Ssh… ssh!» l’azzittì, concentrandosi e raggomitolandosi su se stessa.

“Dobby è felice… di stare con il suo amico… Harry Potter”

«No dai, vi prego… Dobby!» disse Samantha con un tono melodrammatico, per nulla pronta a sopportare la morte del piccolo elfo domestico.

Mentre Root si nascose la testa tra le gambe, Shaw continuò a fissare lo schermo con fare annoiato anche durante quella scena toccante. Era in questi casi che tutta la sua poca sensibilità veniva fuori con estrema evidenza.

«Addio… mostriciattolo!» affermò Sameen, salutando verso la Tv.

E a quell’affermazione fu puntuale l’arrivo di un cuscino sulla sua testa. Root glielo lanciò e mise il broncio proprio nei confronti dell’altra donna.

«Lascia stare Dobby! Perdonala Dobby, non sa quello che dice» congiunse le mani proprio come se stesse pregando. «Perdonala» ripeté sotto voce.

Questa volta fu lei ad essere colpita in piena faccia da un cuscino, lo stesso che aveva lanciato lei poco prima.

«Manco fosse Gesù Cristo» mormorò Sameen, tirandole un altro cuscinetto. «Prendi il lato positivo, raggiungerà il nonnetto barbone dal creatore!» scherzò.

«Albus Percival Wulfric Brian Silente intendevi dire, giusto?»

Sameen alzò un sopracciglio piuttosto scioccata.

«Guarda, fino ad ora ti ho lanciato dei cuscini, ma ti ricordo che ho un telecomando alle mie spalle e sicuramente non saresti felice se te lo lanciassi in testa.»

«Io lo metterei da qualche altra parte quel telecomando» borbottò Root, mettendosi sulle ginocchia e gattonando verso Shaw, seduta all’estremità opposta alla sua.

Shaw sorrise e si distese, poggiando la testa sul bracciolo del divano e aprendo le gambe per accogliere Root in un caldo abbraccio.

«Poi diventerebbe inutilizzabile» sussurrò Sameen, baciando le labbra di Root.

Non poteva non approfittarsi di quel momento. Root sembrava essersi completamente dimenticata di quel quattrocchi di Potter e sembrava essere parecchio accaldata. La morte di Dobby sembrava averla stranamente scaldata.

Continuarono a baciarsi e Sameen ne approfittò per aumentare il ritmo di quel contatto, avvinghiandosi maggiormente al corpo di Root. Ma questa improvvisamente si tirò indietro e posò una mano sulle labbra focose dell’altra.

«Harry Potter e i Doni della Morte parte due ci aspetta!» dichiarò, facendo disperare Shaw che per un brevissimo secondo aveva creduto di essersela scampata.

 
..........

Le quattro ore e mezza di totale agonia stavano per terminare e Sameen era ad un passo dal superare l’ennesima impresa. La cosa più strana però era che pur non volendo fare quelle cose, facendole rendeva felice Root e la felicità di Root riusciva in qualche modo a contagiarla, anche in situazioni critiche come quella.

Nonostante non avesse trascorso esattamente la sua serata tipo, non poteva desiderare di trovarsi in nessun altro posto se non quello: seduta sul divano sotto le coperte con la testa di Root poggiata sulla sua spalla.

«Quindi Piton ora è buono?» domandò Shaw, confusa da ciò che aveva appena visto.

«Esatto, l’avresti mai immaginato?»

«No, no e no. Come possono distruggere così il mio personaggio preferito? Il perfido, ostile e traditore Severus, non può essere stato tutta una montatura. No, non ci sto.»

Root sorrise.

«Severus hai detto? Vedo che qualcuno inizia ad appassionarsi» mormorò divertita.

«Beh senti, dopo un’intera settimana a guardare sto coso, qualcosa avrò pur imparato.»

«Se ti chiedessi il nome dell’amico di Harry?» la interrogò, sollevando la testa.

«Senti quello non lo ricordo mai, per me lui rimane pel di carota!»

Samantha scoppiò a ridere e tornò a poggiarsi sulla spalla di Sameen. Quest’ultima sorrise a sua volta e posò il braccio sullo schienale del divano in modo da poter accarezzare i capelli di Root. Poco prima del finale del film, ormai passata l’una di notte, le due si appisolarono distese sul divano e ben accoccolate tra di loro.

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Capitolo 5
*** Litigi ***


Personaggi: Root e Shaw.
Rating: Giallo.
Genere: Triste (non troppo), Sentimentale, Slice of Life.

 
Litigi

I giorni trascorrevano tranquillamente e il lavoro filava liscio e senza intoppi. Root ogni tanto spariva per ordine della Macchina e Shaw finiva spesso per rimanere da sola ad aspettarla. Delle volte capitava che mentre usciva durante la notte, Sameen rimaneva sveglia finché non faceva ritorno. Proprio non riusciva a riposare con il pensiero che Root potesse trovarsi in pericolo. Inoltre era preoccupata anche per una cosa che ultimamente stava notando; il legame tra la sua ragazza e Finch. Sembravano avere un ottima sintonia e stavano quasi sempre insieme.

«Ci vediamo domani Harry» Root si chinò verso di lui e gli stampò un bacio sulla guancia.

Sameen, poggiata a braccia conserte su una scrivania, osservò la scena facendo quasi finta di nulla e rimuginò.

«Andiamo tesoro» mormorò avvicinandosi a lei. «Pizza?» domandò sorridente.

Shaw forzò un sorriso e poi in maniera altrettanto forzata salutò Harold.

Il viaggio base-casa fu molto silenzioso, Shaw sembrava non avere alcuna voglia di parlare e Root aveva intuito che qualcosa non andava. Non appena tornarono a casa, mangiarono la pizza e si cambiarono per la notte.

«Qualcosa non va?» domandò finalmente Root, indossando uno dei suoi più caldi pigiami invernali.

«No figurati, mi domandavo giusto delle cose» rispose, slegandosi la coda. «Ma cos’è quel coso enorme che ti sei messa?» chiese, indicando il pigiama che aveva appena indossato.

«Il mio pigiamone morbido e caldo» ridacchiò, carezzandolo simpaticamente. «Non ti piace?»

«Quello è un pigiamone anti sesso! Ora accendiamo i riscaldamenti, non c’è bisogno di quel coso orrendo.»

«Me lo toglierai tu più tardi» la provocò, avvicinandosi a lei e posandole una mano sul sedere.

Ma Shaw si scansò, quasi infastidita e si spostò in cucina. Root ovviamente la seguì e rimase a fissarla con un viso corrucciato. A sua volta Sameen la guardò e alla fine cedette.

«Nulla, sai ho notato che tu e Finch siete diventati molto intimi.»

«Harry è meraviglioso, ci tengo tanto a lui.»

«Meraviglioso fino a che punto?» domandò, fingendosi indifferente. «Nel senso… ti senti attratta da lui?»

Root scoppiò a ridere abbassando la testa. Quando la rialzò, incrociò lo sguardo di Sameen e la guardò come a dire: “Sei seria?”

«No assolutamente, lo vedo proprio come un fratello. Non c’è nulla di malizioso nel nostro rapporto» rispose poco dopo. «Ma perché?»

«Ultimamente passi quasi più tempo con lui che con me» mormorò, guardando per aria.

«Tesoro, ma sei per caso gelosa?» le chiese, spostandosi di fronte a lei.

«No!» sbottò improvvisamente. «Io non sono una persona gelosa, tu puoi fare quello che cazzo ti pare!»

«Perché non vuoi ammettere di esserlo? Non è mica una brutta cosa, anzi» le carezzò il braccio.

Ma Sameen respinse quel gesto così bruscamente da far sbattere Root contro lo spigolo del tavolo. Si rese immediatamente conto di aver esagerato, ma non ebbe proprio il coraggio di chiedere scusa o ammettere di essere gelosa. Avrebbe dimostrato di essere insicura di se e lei non lo era o almeno così credeva.

«Dovresti calmarti un po’» bisbigliò Root, seriamente amareggiata dall’atteggiamento fuori misura dell’altra. «Questa tua reazione è decisamente eccessiva.»

Shaw sospirò spazientita. Aveva sbagliato a comunicare quella stupidaggine a Root e ora era obbligata a dover discutere con lei per chissà quanto tempo.

«Guarda non ho intenzione di litigare. Abbiamo una relazione e mi pare lecito far domande nel caso avessi dubbi o non so…»

«Non ho detto che hai sbagliato a chiedermi quella cosa, ma ti stai comportando in maniera infantile e spropositata» la rimproverò Root, riempiendosi un bicchiere d’acqua.

«Infantile?» sorrise ironicamente. «Evidentemente il mio quoziente intellettivo non è paragonabile a quello di Finch!» alzò la voce, guardando Root mentre beveva.

«Sai una cosa?» Root sbatté con forza il bicchiere sul tavolo per poi tener testa a Shaw, viso contro viso. «Continua a comportarti così, fai la bambina isterica quanto ti pare, ma per favore non rompermi il cazzo! Bastava semplicemente ammettere la tua gelosia, ma no vero? Sameen Shaw non si abbassa a queste piccolezze, preferisce dimostrarsi forte, arrogante e… infantile!» sbottò a gran voce e sottolineò principalmente l’ultima parola.

«Non sono infantile» ripeté, urlando di rimando. «Senti… vaffanculo, mi sono rotta» le puntò un dito contro e poi le diede le spalle, camminando in camera da letto.

Root la seguì arrabbiata e si fermò sul ciglio della porta.

 «Che fai? Torni a casa tua e mi lasci solo perché oggi ti girano male?» le chiese sempre più incredula e irritata.

«No!» Sameen afferrò il suo cuscino e si spostò nel salotto. «Non ho intenzione di lasciarti per questa grandissima stronzata, mi limiterò a dormire sul divano.»

Root scosse la testa e sorrise divertita.

«Brava, dormi sul divano e rifletti sulle cazzate che hai detto e fatto. Non avevi alcun motivo per comportarti in quel modo così brusco. Accetto la domanda e l’apprezzo anche perché dimostri di tenerci a me, ma questa terribile reazione non è concepibile» si fermò un attimo, esitando prima di proseguire. «Ti ritroverò domani?» chiese, rilassando la voce in un tono quasi intimorito.

A quelle parole il cuore di Sameen ebbe un lieve sussulto. Come poteva fingersi indifferente di fronte a quella domanda così innocente?

Contrasse l’espressione in una smorfia desolata e bisbigliò: «Sì, mi troverai.»

Root annuì una sola volta e rientrò in camera a testa bassa. Odiava dover discutere con Sameen, ma sapeva che anche quegli stupidi battibecchi erano normali; non esistevano rapporti amorosi senza litigi.

Con una mano sul volto, Shaw si lasciò cadere sul divano e poggiò la testa sul cuscino. L’aveva combinata grossa e ne era pienamente consapevole. L’aveva spinta, aggredita e si era comportata davvero come una bambina, una bambina gelosa della sua cosa più cara. Eh sì, perché Root era la sua “cosa” più cara e ogni giorno la paura che aveva di perderla la faceva impazzire. Non credeva di essere quel tipo di persona che aveva bisogno di qualcuno al suo fianco in grado di darle affetto, ma invece era proprio così. Stava patendo la continua assenza di Root ed era gelosa di vederla maggiormente con qualcun altro. Voleva trascorrere più tempo con la sua ragazza ed ora che l’aveva con se, per colpa del suo stupidissimo comportamento, erano in due camere diverse. Insomma, era arrabbiata con Root perché la stava trascurando e per “punirla” aveva deciso di continuare a starle lontano. Questo non aveva decisamente senso.

Dopo aver riflettuto diversi minuti, si alzò mantenendo il cuscino sotto l’ascella e si diresse silenziosamente verso la camera da letto. Root era girata sul fianco con le spalle verso la porta ed era coperta fin sopra il seno. Sameen camminò sulle punte e non appena raggiunse il letto, ci poggiò sopra il cuscino e salì sopra, distendendosi a cucchiaino dietro Root.

«Ehy» bisbigliò, sperando che fosse ancora sveglia. «Dormi?»

«Credevi davvero riuscissi a dormire? La voglia di venire da te e darti una sberla non me lo permetteva» rispose immediatamente.

«Mi dispiace» sussurrò, realmente pentita. «Ho capito di aver esagerato, mi sono lasciata prendere dalla rabbia e ho detto e fatto cose che non avrei dovuto fare.»

«Ho sentito bene?» Samantha si girò, in modo da poter guardare la sua compagna negli occhi. «Mi stai chiedendo scusa?» sorrise leggermente.

«Sì» Sameen roteò gli occhi; per lei non era mai facile ammettere di aver sbagliato. «Vederti più tempo con Finch che con me, mi ha fatto perdere la testa.»

«Però con lui non faccio le stesse cose che faccio con te» la stuzzicò, lasciando scorrere le dita sulla sua coscia.

«Ci mancherebbe! Non che abbia paura di Harold, ma se solo dovesse provare ad allungare le mani con te, farebbe una bruttissima fine. Nemmeno la sua Macchina riuscirebbe a salvargli le chiappe.»

«Questa tua gelosia omicida mi eccita particolarmente» mormorò, continuando a vagare con la mano lungo le curve di quel corpo perfetto.

«Non posso dire lo stesso di questo tuo orrendo pigiama, ma questo vorrà dire che ci metterò molto meno per strappartelo di dosso e gettarlo via, magari nella spazzatura» scherzò e dopo averle scostato una ciocca di capelli, le carezzò la guancia.

«Non insultare il mio pigiama, altrimenti ti rispedisco dritta sul divano» sorrise e contagiò anche Sameen.

«Ti amo così tanto che metterò in secondo piano il ripudio che ho per quella porcheria che hai addosso.»

Mentre Sameen si avvicinò maggiormente al viso di Root, le loro gambe s’incrociarono e i loro piedi si sfiorarono sotto le calde coperte. Aveva fatto la cosa giusta mettendo da parte il suo orgoglio. Ci aveva guadagnato un caldo e comodo lettino, delle coccole con la sua sexy ragazza e una nottata che sicuramente sul divano da sola non avrebbe potuto passare.

«Allora che aspetti? Me lo levi questo pigiama o devo fare tutto da sola?»

Root sorrise e Shaw le saltò addosso baciandola con estrema passione, non c’era di certo un rimedio migliore per riappacificarsi al meglio.

«Senti un po’…» si distaccò dalle labbra di Root e riprese fiato. «Ma dici che riusciremo a mantenerci così attive per sempre?»

L’espressione di Root si contrasse in una smorfia divertita.

«Beh tesoro, per sempre è una parola bella pesante. Però sicuramente per una ventina d’anni dovremmo durare. Ci manteniamo in forma e fortunatamente nessuna di noi è un uomo, questo è sicuramente un punto a nostro favore.»

«Immaginare me e te che facciamo queste cose dopo i sessant’anni…» la faccia di Shaw mutò in una smorfia disgustata. «Okay, potrei vomitare.»

«Ehy!» esclamò Root, dando una pacca sul gluteo di Shaw. «Rimarremo pur sempre due bombe sexy, con qualche ruga in più e con un po’ di energia in meno, ma sapremo come soddisfarci.»

«L’importante è che tu non diventa una di quelle vecchie incontinenti. Non ho intenzione di cambiarti il pannolone» dichiarò divertita.

«A me piacerebbe cambiarti il pannolone e lavarti il culetto, sono sicura che riuscirei a farti avere un orgasmo anche sul bidet.»

Shaw esplose in una spontanea risata, immaginandosi quel ridicolo siparietto e Root la seguì a ruota, influenzata principalmente dal bellissimo suono di quella risata.

«Non pensare agli orgasmi futuri, concentrati su quelli del presente» la mano di Shaw, s’intrufolò sotto il pigiama di Root. «Basta chiacchiere.»

Root sussultò non appena la mano leggermente fredda dell’altra si posò sul suo addome ben riscaldato.

«Pienamente d’accordo» mormorò, mordendosi le labbra.

Sameen sparì sotto le coperte e iniziò a tracciare scie di baci bollenti lungo quell’perfetto addome.

Non c’era rimedio migliore per far pace fino in fondo.

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Capitolo 6
*** Allenamenti ***


Personaggi: Root e Shaw.
Rating: Verde.
Genere: Comico, Sportivo, Slice of Life.

 
Allenamenti

Con il tempo la loro convivenza si era fatta sempre più naturale; Sameen ormai si era abituata alle stranezze dell’altra, come ad esempio la fissa che aveva di dover sempre pulire il bagno, di tenere in perfetto ordine la libreria e di lavare sempre i piatti a mano, nonostante la presenza della lavastoviglie. A sua volta Root aveva imparato a convivere con le pessime abitudini di Sameen che si svegliava tardi, metteva spesso e volentieri roba in mezzo e lasciava sempre il dentifricio nel lavandino – cosa che Root detestava –. Insomma era come se la più bassa fosse il tipico uomo di casa pronto a mettere in disordine qualunque cosa e l’hacker la donna di casa pronta a ripulire e riordinare il casino creato dalla prima. L’unica cosa di cui Sameen si prendeva cura erano le sue armi; ogni giorno le spolverava e le controllava con molta attenzione.

In fin dei conti non c’era nulla di così insopportabile. Entrambe sapevano che la convivenza richiedeva adattamento, comprensione, pazienza e loro erano comunque riuscite a trovare il giusto equilibrio; Root si occupava della casa e Sameen si occupava delle cose più manuali e assecondava i desideri della compagna per renderla felice. Nessuna pretendeva di più, l’una era a piena conoscenza dei difetti e dei pregi dell’altra e aveva imparato ad accettarli.  Comunque tutti questi piccoli aspetti negativi venivano decisamente surclassati da quelli positivi.
Svegliarsi e addormentarsi vicine, fare colazione, pranzare e cenare insieme, coccolarsi sul divano e tanto altro erano i momenti di cui non avrebbero potuto fare a meno. Si amavano in tutto e per tutto e la convivenza non aveva fatto altro che rafforzare il loro rapporto. Avevano fatto la scelta giusta, avevano seguito il cuore e non avevano sbagliato.

Quella domenica mattina Sameen aveva deciso di dedicarla completamente a Root, iniziando finalmente a darle qualche lezioncina di combattimento. Non sarebbe stato sicuramente facile, ma voleva provarci. Amava le sfide e soprattutto amava superarle. Root era molto carente nel combattimento corporale; era senz’altro abile nell’utilizzare aggeggi tecnologici e armi varie, ma doveva imparare a difendersi facendo affidamento solo e soltanto sul suo corpo.

L’allenamento si sarebbe svolto in casa e precisamente nel salotto dove avevano fatto spazio, spostando il divano e il tavolino dal centro della stanza. Erano posizionate in piedi sul tappeto ed erano vestite comode con un abbigliamento consono per svolgere attività fisica.

«Devo proprio farlo?» domandò Root, particolarmente sconvolta dopo aver visto Sameen mostrarle ciò che avrebbe dovuto ripetere.

Shaw rise debolmente. «Ovvio che devi farlo. Sono delle semplici flessioni e siamo solo all’inizio, sforzati un po’.»

Root fece scricchiolare le sue mani, sciolse i muscoli delle sue braccia agitandole leggermente e si mise in posizione prona sul pavimento. Prese un lungo respiro e posizionò i palmi delle mani correttamente, in modo da potersi sollevare e iniziare l’esercizio. Scese giù la prima volta e risalì, riscese giù per la seconda volta e… crollò pesantemente, come se ne avesse fatte 100.

«Oh andiamo, una? È uno scherzo vero? Un bambino farebbe di meglio» commentò Shaw.

Root nel frattempo ritornò in posizione, pronta a riprovarci. Voleva per lo meno dimostrare di metterci la forza di volontà.

«Mantieni i piedi leggermente distaccati» l’avvertì Sameen, toccandole le gambe e posizionandole meglio. «Il peso del corpo deve essere sostenuto dalle mani e delle punte dei piedi.»

«Ora?» le braccia di Root tremarono lievemente.

«Rilassati e mentre ti abbassi inspira, mantenendo il corpo in linea retta.»

L’hacker ascoltò quei consigli e gli applicò.

«Non abbassare i fianchi e mantieni i gomiti vicino al corpo, così avrai maggiore resistenza. Ora tirati su ed espira.»

Root seguì le istruzioni alla perfezione, ma nemmeno quelle servirono a qualcosa. Crollò nuovamente e rimase distesa per terra, arrendendosi.

«Quelle sono due mozzarelle, non due braccia» rise, guardando il corpo di Root stremato sul pavimento.

Quest’ultima si tirò su e sbuffò, scostandosi dal viso un ciuffetto di capelli sfuggito alla sua coda.

«Le flessioni non fanno per me» dichiarò in fine.

«Guarda non l’avevo proprio capito» continuò a parlare utilizzando un tono ironico.

Root finse una risata. Sapeva che Sameen si stava divertendo nel vederla in difficoltà, ma non le avrebbe mai dato la soddisfazione di una resa. Voleva proseguire l’allenamento e concluderlo.

«Voglio esercitarmi nel combattimento, non nelle flessioni»  la informò, posando le mani sui fianchi.

«Sicuramente la tua postura non è delle più adatte» Sameen compì un passo verso di lei e le diede una spinta che quasi la fece cadere. «Vedi non hai equilibrio.»

«Mi hai presa alla sprovvista» si difese Root.

«Sì certo» la prese in giro. «Mantieni i piedi ben serrati per terra e porta le mani a protezione del volto, a meno che tu non voglia ricevere un bel pugno sul viso.»

Root mise in atto i suggerimenti e sorrise divertita dall’intera situazione.

«Pugno sul viso? Mi ricorda qualcosa…» mormorò, ripensando al momento in cui Shaw la stese con un pugno mentre erano nelle fognature.

«Te lo meritavi.» Shaw sorrise, cogliendo immediatamente l’affermazione dell’altra.

«Eri già pazza di me» la prese in giro.

«Ma zitta e lasciami proseguire la lezione» sospese la frase e riprese da dove era stata interrotta. «Solitamente mirano tutti alla testa. Potresti parare il colpo oppure schivarlo, piegando le gambe e inarcando il corpo.»

«Nel caso non ci riuscissi?»

«Beh in quel caso dovrai imparare ad incassare il colpo e dubito ci riuscirai data la tua inesistente forza fisica.»

Root strinse i pugni e gli ondeggiò proprio all’altezza del suo viso.

«Su questi gomiti» gridò, avvicinandosi a lei e spingendole le braccia più in alto. «Contrai l’addome e respira regolarmente, il respiro è molto importante» premette due dita sul ventre di Root che sobbalzò all’indietro.

«Soffro il solletico» si lamentò sorridendo.

Shaw continuò i suoi insegnamenti base e si rese conto di quanto Root fosse lontana anni luce dal diventare una brava combattente corpo a corpo. Probabilmente senza l’aiuto della Macchina e dei suoi particolari aggeggi, sarebbe rimasta per sempre di fronte ad un computer.

Dopo diverse spiegazioni teoriche, passarono alle dimostrazioni pratiche. Sameen era pronta a mostrarle una tecnica per atterrare l’avversario e aveva già posizionato le sue mani attorno al collo di Root, ma questa la sorprese mettendole lo sgambetto da dietro e facendola cadere.

«Giù» sorrise Root, maliziosamente distesa sopra di lei. «Mai abbassare la guarda tesoro.»

«Questo non è stato leale» mormorò Shaw, infastidita dall’aver permesso a Root di atterrarla. «Ti stavo per far vedere la mossa e tu…»

Root interruppe il rimprovero di Sameen, baciandola ardentemente sulle labbra. Per un attimo gli occhi di Shaw rimasero aperti per quel gesto inaspettato, ma poi si chiusero gustandosi pienamente quella labbra di cui non poteva proprio fare a meno.

«Non vorrai mica atterrare tutti i tuoi avversari in questo modo?» le domandò Shaw, posando le sue mani sui fianchi di Root.

«Mmh… sarebbe un’ottima tecnica di distrazione» rifletté ad alta voce. «Ma preferisco applicarla su di te.»

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Capitolo 7
*** Tecnologia, Messaggi e... Twitter ***


Personaggi: Root e Shaw.
Rating: Verde.
Genere: Comico, Slice of Life.

 
Tecnologia, Messaggi e... Twitter
 

Sameen aveva appena accostato l’auto, quando il suo cellulare iniziò a vibrare. Aprì la casella dei messaggi e lesse il nome di Root.

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Innervosita e irritata dall’intera situazione, chiuse tutto e chiamò Root. Odiava parlare con qualcuno tramite SMS. Non ne era proprio capace e ci metteva troppo tempo per scrivere – tra l’altro scorrettamente –.

«Root!» gridò, non appena la donna rispose alla sua telefonata.

«O Rotto se preferisci» il sarcasmo di Samantha fu palpabile anche attraverso il cellulare.

«Non mi devi inviare messaggini, lo sai che lo odio profondamente» la rimproverò, scendendo dall’auto. «Comunque sono appena arrivata in palestra e visto che hai finito di fare le tue cose, muovi il culo e vieni qui.»

«Oh no Sameen, risparmia la mia vita» mormorò, usando un tono supplichevole. «Sono allergica alle palestre.»

«Non mi interessa. Vieni qui e potenzia un po’ i muscoli inesistenti delle tue braccia. Ti aspetto.»

«Ma…» Root non ebbe il tempo di replicare che Sameen aveva già interrotto la chiamata.

Ripose il cellulare in tasca e sbuffò sonoramente.

 
..........

Dopo più di un’ora passata in palestra con Sameen, Root tirò fuori il suo cellulare, si accomodò su un attrezzo e cominciò a digitare velocemente. I suoi “esercizi” erano stati: 10 minuti di camminata sul tapirulan e sollevamento di pesi leggerissimi. Insomma aveva fatto così poco che non aveva buttato giù nemmeno una goccia di sudore.
Al contrario Sameen stava svolgendo una serie di esercizi di potenziamento davvero duri. Correva, saltellava con la corda, sollevava pesi elevati, potenziava muscoli addominali e praticava esercizi di squat per tonificare gli arti inferiori.

Beh Root apprezzava particolarmente quest’ultimo esercizio. Le permetteva di esaminare attentamente il fondoschiena di Sameen e da diverse prospettive. Anche la palestra aveva i suoi lati positivi.

Scattò una foto a Sameen senza farsi vedere e la postò sul suo profilo Twitter, aggiungendoci un piccolo commento.
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Shaw concluse l’ultima serie d’esercizi e lanciò a Root un’occhiata tutt’altro che amorevole.

«Dovresti utilizzare gli attrezzi per fare esercizi non come poltrona rilassante» si avvicinò a lei, tamponandosi con l’asciugamano la fronte sudata.

«Ho fatto il tapirulan!» si difese, mettendo in blocco il telefono. «E anche qualche peso.»

«Tapirulan velocità 2? E i pesi da 5kg?»

«No!» sbottò improvvisamente. «Il tapirulan era velocità 2.5.»

«Ah perdonami, ora si che va meglio» ironizzò, posizionando l’asciugamano intorno al collo. «Nemmeno gli anziani utilizzano quella velocità.»

Root la guardò per qualche secondo e poi le sorrise.

«Perché sorridi?»

«Questo tuo aspetto stanco e provato… il sudore e le vene sulle braccia… mi stai attizzando molto tesoro.»

«Non arrampicarti sugli specchi, questa volta non funziona» Sameen non demorse e non si lasciò influenzare dagli ammiccamenti della fidanzata.

«Voglio arrampicarmi solo su di te» bisbigliò, sporgendosi verso il suo orecchio.

Shaw roteò gli occhi nel suo solito modo e lanciò addosso a Root l’asciugamano avvolto intorno al suo collo.

«Tieni, magari il mio sudore ti eccita ancora di più» scherzò, incamminandosi verso lo spogliatoio.

Root sorrise dolcemente e la seguì.

 
..........

Le due ragazze avevano da poco finito di mangiare, ma Root durante l’intero pranzo era parsa piuttosto assente e distratta. Continuava a maneggiare il suo cellulare e a ridere come una stupida per chissà quale motivo.

«Vuoi smetterla? Ma cosa diavolo fai a quel telefono di così divertente?» sbottò Sameen, seccata dall’atteggiamento distratto dell’altra.

«Sto su Twitter, cavolo questo social sta diventando una droga» confessò, sorridendo a bocca larga. «Dovresti iscriverti, è un ottimo passatempo.»

«Ho notato. Preferisci passare il tuo tempo con il cellulare che con me!»

«Ma che dici tesoro, lo sai bene che nulla può competere con te» strisciò con la sedia verso di lei. «Guarda qui» le passò il cellulare per mostrarle qualcosa.

Sameen lo afferrò e si ritrovò davanti agli occhi una sua foto mentre faceva palestra e una frase scritta da Root.

«Ma cosa…? Chi ti ha dato il permesso di farlo?» Sameen la bruciò con lo sguardo.

«Hai ricevuto molti consensi positivi da parte dei miei seguaci, tra l’altro anche Lionel ha commentato.»

Root mostrò a Sameen il commento del detective e non appena lo lesse i suoi occhi marroni si ridussero a due fessure, rimanendo puntati come laser sul monitor del cellulare.
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«Lionel è un uomo morto. Come faccio a rispondergli?» domandò, cliccando sull’immagine del profilo di Fusco. «Ma guardalo prende per il culo me e poi si prende il lusso di mettere un’immagine simile» lo derise di gusto.

«Ti aiuto ad iscriverti.»

Sameen prestò il suo cellulare a Samantha che si collegò al sito Internet Twitter per compilare il modulo di iscrizione.

«Ho inserito come nome ovviamente Sameen Shaw, come nome utente invece che ti metto?»

Sameen rifletté un secondo e poi disse: «Shaw Sameen.»

Root la guardò per un attimo perplessa, ma poi alzò le spalle e accontentò la ragazza, inserendo “ShawSameen” come nome utente.

«Okay ora dammi una password.»

«Direi… Root ti uccido. La ricorderei sicuramente» sorrise malignamente.

«Non è meglio Root ti amo?» sorrise a sua volta, ma impostò la password indicata da Sameen. «Perfetto! Sei iscritta, ora devi personalizzarti il profilo. Mettere un’immagine di profilo, copertina, inserire una biografia e seguire la gente che vuoi.»

«Posso pubblicare foto di ogni tipo?» chiese maggiori informazioni.

«Purché non siano tue foto nuda e non perché è vietato da Twitter, ma perché te lo vieta la tua ragazza.»

«Ti sembro una che si fa scatti Hot per poi renderli pubblici?» Sameen alzò un sopracciglio.

«Ah, inoltre ti rendo il profilo privato e visibile solo a coloro che seguirai.»

Root ci mise più di mezz’ora per spiegare e far capire a Sameen tutte le funzioni di Twitter e non fu affatto un impresa facile, sembrava praticamente negata.

«Quindi ora posso iniziare a seguire qualcuno?» domandò, interrompendo la spiegazione di Root.

«Oh alleuja… sì! Finalmente hai capito.»

«Posso seguire me stessa?»

Root si coprì il volto con le mani ed emise un verso lagnoso. «No, no e ancora no Sameen! Non puoi seguire te stessa. Il tuo profilo rimane tuo e puoi visualizzarlo senza il bisogno di seguirti.»

Dopo un attimo di silenzio Sameen parlò.

«Mi è arrivato un messaggio. Root ha iniziato a seguirmi…» girò la testa verso di lei. «Mi hai iniziato a seguire?» chiese, realizzando poco dopo.

«Sì e ora ti basta cliccare sul tasto “Segui” per ricambiare.»

«E se non volessi seguirti?» domandò con tono beffardo. «Dai, va be…ti seguo. Ma solo perché nella tua icona del profilo sei troppo bella.»

Quel complimento fece sorridere Root che qualche secondo dopo ricevette la notifica di essere stata seguita da Sameen.

«Ora imposta la tua immagine e scrivi il tuo primo tweet.»

Ci mise un po’ prima di scrivere il messaggio, sia perché non riusciva ad esprimere un pensiero senza superare i 140 caratteri e sia perché voleva per una volta scrivere correttamente. Alla fine ci riuscì.
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Non appena Root lesse il tweet scoppiò a ridere.

«Ho sbagliato qualcosa?»

«Beh a parte l’immagine… Sarebbe preferibile se ne mettessi una tua. Non c’è bisogno di presentarsi, tutti leggono il tuo nome e non c’è bisogno di dire da dove vieni; quello puoi inserirlo nelle informazioni della bio. Quando vuoi rivolgere un messaggio verso una persona in particolare è meglio citarla nel tweet e soprattutto non c’e bisogno che tu ringrazi nessuno.»

Le spiegò tutto con il sorriso stampato sulle labbra. Sicuramente era stata una buona idea quella di far iscrivere Sameen su Twitter, prevedeva tanto divertimento.

«Per lo meno hai scritto tutto correttamente e questo è già un grosso passo in avanti» aggiunse in fine.

«Ho seguito il presidente!» esclamò d’un tratto. «Ora posso messaggiare con lui?»

Root scosse la testa e sospirò, pronta a rispondere a tutte le domande e i dubbi di Sameen.


Angolo Autrice.
Questo angolo autrice credo sia proprio necessario dopo questo capitolo "diverso". Come sicuramente avrete notato ho inserito qualche immagine (scusate ma adoro troppo fare queste cose) la domanda che voglio farvi è: Vi hanno infastidito le immagini che ho messo? Disturbano la vostra lettura? 
Ve lo chiedo perché da questo capitolo in poi ho intenzione di inserire altre foto di questo tipo e lo faccio sia perché mi diverto nel farlo sia perché permettono di capire meglio ciò che succede nella storia :) Fatemi sapere.
Ultima cosa, osservate bene le immagini, ogni piccolo dettaglio... vi farete sicuramente tante risate. BACIONI e come dire? Anno nuovo, capitoli nuovi(?) BUON 2016 amori miei u.u
 

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Capitolo 8
*** Distanza ***


Personaggi: Root, Shaw, Finch e Reese.
Rating: Giallo.
Genere: Slice of Life, Generale, Sentimentale.

 
Distanza
 
                                                           Image and video hosting by TinyPic

Mentre Sameen dormiva beatamente riscaldata dalle coperte di flanella, Root si trovava a Filadelfia su indicazione della Macchina. Si era svegliata presto e aveva viaggiato per circa due ore a bordo della sua Yamaha R6. Giunta a destinazione, si prese un momento di pausa e dopo aver fatto una veloce colazione decise di chiamare Shaw per informarla della sua assenza prima che potesse preoccuparsi.

La note della suoneria del cellulare di Sameen si espansero in tutta la stanza, svegliandola di colpo. Mugugnando qualcosa di incomprensibile e probabilmente di offensivo, si sporse verso il comodino e afferrò il telefono. Stropicciò gli occhi per mettere a fuoco il monitor dell’aggeggio nella sua mano e riuscì a leggere il nome della persona che la importunava. Voltò per un momento la testa alla sua sinistra e non vide nessuno, così sbuffò e accettò la telefonata.

«Dimmi che hai una motivazione più che buona per aver interrotto il mio sonno» borbottò ancora insonnolita.

«Sameen» sospirò, sorridendo. «Allontana il cellulare!»

Aggrottando l’espressione, Shaw spostò il telefono dal suo orecchio e se lo portò di fronte al viso. Assonnata com’era non si era resa conto di aver risposto ad una videochiamata e non ad una semplice chiamata. L’immagine di Root in primo piano riempì il suo schermo, mentre la sua immagine era poco nitida e buia.

«Apri la tapparella» le disse Root, vogliosa di vederla.

«Root ma cosa…» sospese la frase stizzita e con molta fatica si sollevò dal letto per aprire la tapparella e fare un po’ di luce. «Perché mi video chiami a quest’ora?» domandò, mostrando finalmente il suo volto.

Samantha sorrise come una bambina non appena poté guardare il viso della sua ragazza. Nonostante i suoi capelli fossero arruffati e il suo viso ancora sconvolto per l’improvviso risveglio, la trovava incantevole.

«Buongiorno tesoro» affermò, guardandola dolcemente. «Mi dispiace averti svegliata, ma ho cercato di ritardare questo momento il più possibile. Sono uscita di casa molto presto ed ora mi trovo a Filadelfia per un numero.»

Nel frattempo Sameen si era spostata in salotto e si era seduta sul divano.

«Potevi svegliarmi» le rispose, scuotendo la testa. «Sarei venuta con te.»

«Non c’era bisogno Sameen. Ho preferito lasciarti riposare. Qui va tutto bene, quindi stai tranquilla e non agitarti, tornerò il prima possibile» la rassicurò, mentre i suoi capelli continuavano a svolazzare vicino all’inquadratura della camera.

«Non è niente di estremamente pericoloso, vero?» le chiese dopo aver sbadigliato.

«No tranquilla» Root sollevò leggermente il cellulare e lo avvicinò al suo viso. «Sei bellissima, sai?» sorrise e quel sorriso riempì gran parte dello schermo di Sameen.

«Sì bellissima, in pratica sembro una che ha passato un intera notte a scopare e a dormito poco più di un’ora.»

«Perché non è la verità?»

Il sorriso di Sameen, anche attraverso uno schermo, riuscì a contagiare Root.

«Dove ti trovi ora?» domandò, interrompendo il silenzio.

«Sono al centro di Filadelfia, si sente il frastuono immagino… Tra l’altro tutti quelli che passano mi guardano male» dichiarò, vagando con lo sguardo altrove.

«Beh, probabilmente ti guardano male perché mantieni il cellulare praticamente attaccato al volto» le fece notare.

«Perché voglio che tu mi veda bene» le spiegò il motivo. «Posso anche allontanarlo.»

«No, va bene così» sorrise nuovamente. «Sembra che non ci vediamo da mesi, invece ti ho visto qualche ora fa mentre gemevi per i vari orgasmi che ti ho fatto raggiungere» scherzò Sameen.

«Abbassa la voce tesoro. Il vecchio alle mie spalle è sobbalzato alla parola “orgasmi”» sussurrò, avvicinando la bocca al telefono. «Comunque, ormai sono abituata a vederti così spesso che proprio non riesco a non averti con me» quelle parole uscirono con estrema facilità, pur essendo parole dalla grande importanza.

Quella confessione fece tantissimo piacere a Shaw, ma come al solito lo diede poco a vedere nascondendo tutta la sua gioia e cambiando argomento.

«Ma ora io che faccio qui? Tu ti diverti a Filadelfia e io? Ho bisogno di un po’ di azione, anche perché non avendo te in casa…»

«Non hai di meglio da fare» Root concluse la frase di Sameen. «Vai da Harold, ci sarà sicuramente qualcosa da fare. Io mi faccio sentire presto, ora vado perché la Macchina continua a sussurrarmi indicazioni e se continuo ad ignorarla rischio di perdere il nostro numero.»

«Va bene» mormorò, alzandosi dal divano. «Fa attenzione Root» aggiunse con un tono deciso.

«Lo farò, divertiti tesoro e non lasciare tutto in disordine.»

«Sì e tu non fare la stupida e mantieni sempre la guardia. So che lei ti protegge, ma non cullarti troppo su questo.»

«Sì signora» scherzò, mettendosi sull’attenti e salutandola come se fosse un soldato. «Ti prometto che farò attenzione.»

La Videochiamata si concluse con Root che mandò un baciò volante a Sameen e quest’ultima che sorrise, roteando gli occhi verso l’alto.

Una sensazione di vuoto attanagliò lo stomaco di Shaw non appena il monitor del suo cellulare si spense. Non capiva se quel vuoto dipendesse dall’assenza di Root o dalla preoccupazione di saperla distante da lei. Se mai si fosse trovata in pericolo non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungerla e non se lo sarebbe mai perdonata.

Tentò di rimanere calma e camminò come uno zombie verso il bagno. Quando si guardò allo specchio spalancò gli occhi ed emise un verso di stupore.

«Che cazzo di faccia ho?» s’interrogò ad alta voce. ‘Mi ama davvero assai per dirmi di essere bellissima in queste condizioni’ meditò, mentre si lavava il volto.

Dopo aver lavato i denti, le mani, le ascelle, aver fatto i suoi bisogni e pettinato i capelli nella sua classica coda, indossò qualcosa di comodo per lavorare e uscì di casa.

 
.........

«Tutto qui Finch?» Shaw sbuffò, poggiandosi al muro. «Davvero non ci sono altri numeri? Ho salvato un pensionato dalla truffa di quel ladruncolo e basta?» sbuffò ancora, sempre più annoiata.

«Ha salvato un’altra persona e questo dovrebbe bastare per renderla felice» mormorò Finch, riempiendo di croccantini la ciotola di Bear. «Ma probabilmente è così annoiata per l’assenza della signorina Groves…»

«Root? Perché dov’è andata?» Reese esordì in quel preciso momento e s’incamminò verso di loro.

«A Filadelfia per un numero» l’avvertì Harold. «E a quanto pare Shaw non riesce a darsi pace.»

«Ma cosa dici?» Sameen aggrottò la fronte e fece una smorfia infastidita. «Io sono tranquillissima e so che Root sta bene. Non mi ha risposto ai messaggi e non pubblica niente su Twitter da ieri notte, ma non credo ci sia da preoccuparsi.»

«Anche tu su Twitter Sameen?» domandò John. «Iris non smette di chiedermi foto per poi pubblicarle su quel social» disse, storcendo il naso.

«Sì, mi sono iscritta un po’ di tempo fa. Anche io all’inizio ero scettica a riguardo, ma con il tempo devo ammettere che mi sta prendendo. Puoi insultare tanta gente, scrivere cazzate e seguire chi vuoi… anche il papa è su Twitter.»

«Non è un passatempo sicuro, potrebbero risalire a noi per qualunque cosa. Ho discusso a lungo con Samantha riguardo questo, ma non mi ha voluto ascoltare» s’intromise Harold.

«I profili sono privati e visibili solo a chi ci pare, per cui stai calmo Finch. Tra l’altro anche Lionel è iscritto e adoro prenderlo in giro sotto ogni cosa che pubblica» rise pensandoci.

Poco dopo il suo cellulare vibrò e la scritta ‘Root’ illuminò il suo schermo.

«Parli del diavolo…» bisbigliò, aprendo il messaggio.

John l’affiancò e lesse insieme a lei.

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«Sappiamo che è viva» affermò lui, rivolgendosi ad Harold.

Sameen si alzò in piedi e si concesse un po’ di privacy allontanandosi da occhi estranei; odiava quando qualcuno leggeva insieme a lei i suoi messaggi.

‘Ho fatto bene a spostarmi’ pensò, leggendo.

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Spense il cellulare e afferrò il suo cappotto con una gigantesco sorriso sulle labbra.

«Io vado. A domani!» li salutò affrettatamente e lasciò il rifugio senza perdere il sorriso.

«Tipico comportamento di una donna pronta a far sesso» commentò Reese sogghignando. «Chissà cosa le avrà inviato Root.»

Finch arrossì imbarazzato.

«Per piacere signor Reese, saranno pur fatti loro!»


Angolo Autrice
Due piccoli appunti:
1. Questa volta gli screen sono del cellulare di Root (l'avrete intuito da quel "tesoro" in alto) ma ci tenevo a precisarlo.
2. La foto di quel bellissimo culo è davvero di Amy Acker. *.*

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Capitolo 9
*** A spasso con Bear ***


Personaggi: Root, Shaw e Bear
Rating: Verde.
Genere: Comico, Slice of life, Generale.

 
A spasso con Bear

Se c’era qualcosa che Sameen amava fare era sicuramente passare del tempo con Bear. Adorava quel cane e non era di certo una novità. Si era affezionata a lui sin dal loro primo incontro e non le dispiaceva mai passarci del tempo assieme.

Quella mattina infatti aveva deciso di trascorrerla insieme a lui e Root, passeggiando nella zona settentrionale del Central Park. Era Marzo e non era di certo una bella giornata soleggiata e tiepida; faceva freddo, ma un caldo cappotto e dei guanti bastavano per non patirlo.

Come sempre il parco era colmo di gente: bambini che si rincorrevano, anziani seduti sulle panchine, persone che facevano jogging e ovviamente altri cani a spasso con i rispettivi padroni.

«Sbaglio o Bear ti sta letteralmente trascinando?» chiese Root, camminando con le mani nelle tasche del cappotto.

Sameen aveva il guinzaglio ben legato al polso, ma Bear aveva una tale forza da riuscir a comandare i suoi movimenti. Sapeva benissimo che se solo avesse voluto si sarebbe facilmente liberato dalla sua presa.

«Vuoi portarlo tu spiritosa?» rispose a tono, provando a placare la spinta del pastore belga. «Sono sicura finiresti dritta per terra.»

«Di questo sono sicura anche io» confessò, dimostrando di saper essere autoironica e soprattutto consapevole di se stessa. «Ha fatto i suoi bisognini?» domandò successivamente.

«No, Finch ha detto che aveva già fatto tutto. Mi auguro che sia vero perché non ho intenzione di raccogliere i suoi escrementi da terra» dichiarò, riuscendo finalmente a calmarlo e a condurre lei il ritmo della camminata.

«Come no? Il tuo amato Bear!» esclamò sarcasticamente.

«Bear sa bene quanto io gli voglia bene, ma non mi vedrà mai raccogliere la sua pupu. Vero piccolo?»

Il cane girò la testa verso Shaw, alzò le orecchie e guaì innocentemente.

«Sei proprio un inguaribile romantica, hai sentito che ha detto Bear? Non lasciarti andare perché zia Sameen non ha intenzione di pulire nulla.»

Continuarono a camminare e dopo un po’ raggiunsero una panchina. Sameen si sedette e Bear si avvicinò alle sue gambe come a voler richiedere delle coccole. Coccole che Shaw non gli negò. Gli diede prima dei piccoli buffetti sulla testa e poi lo grattò alla base delle orecchie.

«Papà non ti da tutte queste attenzioni vero?» si rivolse a lui toccandogli il muso. «Difficilmente si scolla da quella scrivania, lo so.»

Mentre Root si fermò obliquamente a loro per osservarli in quel momento di tenerezza, Bear saltò su di lei e si accoccolò contro il suo petto. Sameen sorrise e rise divertita e felice da quella bellissima dimostrazione di affetto ed infine lo abbracciò senza smettere di sorridere.

Nel frattempo Samantha era riuscita ad immortalare quel amorevole siparietto e continuava a guardarli con un allegro ghigno. Quel cane era l’unico che poteva abbracciare la sua Sameen in quel modo e renderla così felice senza che lei si ingelosisse.

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«Chiederò ad Harry l’affidamento di Bear» mormorò Root, avvicinandosi a loro. «Siete bellissimi» commentò la scenetta a cui stava felicemente assistendo.

«Vieni qui stupida» la invitò a sedersi al suo fianco.

Root lo fece. Si accomodò accanto a loro e subito dopo aver dato una calorosa carezza al pelo morbido di Bear si ritrovò schiacciata da quest’ultimo che le leccò tutto il viso e abbracciata anche da Shaw che si unì a loro per compagnia.

Finiti i momenti di dolcezza in pubblico, si alzarono e proseguirono la loro passeggiata.

«Mantieni Bear, devo allacciarmi la scarpa» Shaw passò il guinzaglio a Root e si chinò per terra. «Dobbiamo iniziarci ad avviare verso l’uscita?» chiese, ma quando si sollevò Samantha non era più al suo fianco.

Si guardò intorno e la vide correre in lontananza trascinata da Bear. Scosse la testa e roteò gli occhi; l’aveva lasciata con lui per pochissimi secondi ed era riuscita a fare danni.

Root continuò a correre per stare al passo di Bear ed evitare di cadere, ma iniziava a fare fatica a stargli dietro. Con una mano teneva ben stretto il guinzaglio e con l’altra si manteneva il cappello di lana per evitare di perderlo.

«Fermo Bear!» gridò con la voce tremante per la corsa. «Oddio!» evitò di colpire la gente sulla loro traiettoria e pregò di rimanere in piedi.

Sembrava una scena davvero comica: Root e Bear correvano insieme sul prato verde e Shaw a sua volta correva dietro loro cercando disperatamente di raggiungerli.

Finalmente il cane si fermò e l’inseguimento di Shaw ebbe fine. La visione di una cagnolina aveva calmato Bear ed era riuscita ad interrompere la sua corsa. Il pastore belga si avvicinò alla femmina d’husky e i due iniziarono ad esaminarsi attentamente.

«Ho bisogno di ossigeno» Root si piegò in due su se stessa e cercò di recuperare il respiro perso. «Non ho più l’età per questi scatti improvvisi.»

«Sei un danno Root! Ti ho lasciata per… per un attimo» Sameen scosse la testa e sbuffò scrutandola male.

«Non è colpa mia se è impazzito» provò a difendersi.

Si girarono insieme verso Bear e lo videro correre, saltellare e giocherellare con un altro cane. Sorrisero e Root avvinghiò il suo braccio intorno a quello di Shaw per poi  scambiarsi con lei un rapido sguardo espressivo; uno di quelli che erano solite scambiarsi per far si che tutto sparisse e l’una potesse rispecchiarsi negli occhi dell’altra.

«Pare che Bear abbia trovato la sua cagna» mormorò Sameen.

«Tesoro, non è una cosa carina detta così» Root la guardò con una buffa smorfia.

«Infatti non volevo essere carina» ghignò Shaw. «Bear non deve innamorarsi, deve divertirsi. Lui è un tipo duro, non ha tempo per queste cose.»

«Mmh… mi pare tu abbia descritto qualcun altro. Eppure che io sappia questa persona è riuscita ad innamorarsi.»

«Chiudi la bocca» ringhiò Sameen. «E ricordami di non lasciarti mai più con in mano un guinzaglio.»

«Amore, sai bene che non sono brava con queste cose. L’unica che riesco a tenere al guinzaglio sei tu» scherzò, stringendosi maggiormente a lei.

«Potrei soffocarti con un guinzaglio sai?»

«Ti amo anche io.»
 
Angolo Autrice
State silenziosamente imprecando perché questo capitolo vi è sembrato troppo corto? Beh non abbiate paura mie care lettrici. I prossimi quattro capitoli saranno collegati tra loro e tra risate, momenti memorabili, sentimentalismo, erotismo... ce ne saranno di belle :) Già domani pubblicherò il primo. Un grosso bacione a tutte. PS notate nell'immagine i tre che hanno retwittato LOL sono pazza, lo so.

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Capitolo 10
*** Viaggio ***


Personaggi: Root e Shaw.
Rating: Giallo.
Genere: Comico, Slice of life.


 
Viaggio

In vista dell’imminente arrivo del trentacinquesimo compleanno di Sameen, Finch aveva concesso a lei e alla sua ragazza una settimana di vacanza, regalando loro due biglietti per Las Vegas. Del resto si era occupata Root, particolarmente eccitata all’idea di dover trascorrere la prima vacanza insieme alla sua compagna. Voleva che tutto fosse perfetto e per non dimenticare nulla, aveva stilato una lista delle cose che avrebbero dovuto fare.

Mentre Root appuntava qualcosa su una piccola agenda blu, Sameen finì di sistemare la sua valigia e tornò in cucina.

 «Che dici, c’è un modo per passare con le armi alla sicurezza dell’aeroporto?» domandò, riflettendo su come fare.

Root non ascoltò quella domanda e assunse una buffissima espressione cacciando la sua lingua all’infuori.

«Root» gridò Sameen, irritata da quell’atteggiamento non curante.

Questa sobbalzò, tracciando un lungo segno sul foglio che stava compilando con estrema attenzione.

«Cazzo, ho fatto un casino» mormorò guardando il foglietto che aveva appena rovinato. «Comunque… che c’è?» chiese, sollevando innocentemente lo sguardo.

«Non ti sopporto quando fai così» ringhiò, scuotendo la testa. «Ti ho chiesto se c’è un modo per passare la sicurezza dell’aeroporto portando armi.»

«Ah» Root sorrise. «Chiederò un piccolo aiuto, nessun problema» fece riferimento alla Macchina. «Evita di strafare però, andiamo in vacanza non in guerra.»

«Sì, sì» sbuffò. «Bisogna pur essere prudenti, ti ricordo che tu sei incapace di combattere» le ricordò, rovistando nello scaffale delle sue armi.

«Hai preso lo strap on?» domandò Root, mordicchiando il tappino della penna.

«No, quale prendo?» Shaw rispose con estrema tranquillità.

«Quello nuovo fluorescente, dobbiamo ancora provarlo.»

Sameen si spostò in camera da letto, guardò nel cassetto del comodino e lo trovò immediatamente. Lo afferrò e sorrise maliziosa, immaginandosi Root con addosso quel coso.

«Preso!» esclamò, sistemandolo in valigia.

Root annuì contenta e segnò una X affianco alla scritta strap on. Non voleva assolutamente dimenticare nulla, tutto doveva essere impeccabile.

«Andiamo a letto dai» mormorò Sameen, spostandosi dietro l’altra. «Basta scrivere, abbiamo preso tutto» sussurrò, massaggiandole le spalle tese.

Root gemette a quel contatto e socchiuse gli occhi.

«Va bene, mi hai convinta» bisbigliò, lasciando la penna e addrizzando la schiena.

«Brava» Sameen si piegò verso di lei, le tirò lievemente la testa all’indietro e la baciò sulle labbra.

Dopo quel bacio Root si alzò e la guardò maliziosamente.

«Dobbiamo dormire» dichiarò immediatamente, come se fosse riuscita a leggere nei suoi pensieri. «Dobbiamo svegliarci presto» le ricordò.

Root espirò fortemente e si diresse verso la camera sconsolata.
..........

La mattina seguente le ragazze si alzarono presto per prepararsi e finire le valigie. Root sprizzava gioia da tutti i pori e dopo aver acceso lo stereo, canticchiando, ripose le ultime cose nella valigia; spazzolini, carica batterie, fazzoletti e oggetti per i capelli.

Il clima a Las Vegas ad Aprile era abbastanza sereno di giorno mentre di notte capitava anche che le temperature scendessero sotto i 10°. Quindi a causa della marcata escursione termica, le ragazze avevano giustamente pensato di portare con se un abbigliamento più pesante per la notte.

Dopo aver fatto una veloce colazione, si prepararono rapidamente spaventate all’idea di poter perdere il volo.

Sameen indossò un pantalone nero, stivaletti comodi, t-shirt a mezza manica e da sopra una giacchettina nera. Legò i capelli alla solita maniera e afferrò il suo trolley.

Root invece indossò una camicetta bordeaux con sopra un giubbino di pelle nero e sotto un jeans grigio scuro. I capelli li lasciò sciolti e mossi e indossò anche gli occhiali per evitare di inserire altra roba nella valigia.

Si assicurarono di aver spento tutte le luci, di aver attivato l’allarme e di altre piccole cose ed infine lasciarono l’appartamento. Sistemarono i bagagli nel cofano dell’auto e viaggiarono verso l’aeroporto John Kennedy.

Appena la macchina iniziò a muoversi Root mormorò:  «Destinazione aeroporto» leggendo sulla sua agenda.

«Ma non mi dire, non lo sapevo» la prese in giro Sameen. «Dimmi che non hai appuntato anche questo» la pregò, dopo averla guardata per un momento.

«Ho appuntato tutto, a proposito… dobbiamo fermarci a fare benzina altrimenti al nostro ritorno rimarremo a secco.»

«Mi spaventi» Sameen la guardò accigliata, Root aveva pianificato ogni singola cosa che avrebbero fatto o dovuto fare.

 
..........

Root iniziò ad innervosirsi. Non stava di certo per compiere il suo primo volo, ma iniziava ugualmente a sentire lo stomaco contorcersi per l’ansia.

Dopo essersi recate ai controlli di sicurezza e aver superato con successo i metal detector, lessero su uno schermo il numero di gate assegnato al loro volo. Lo raggiunsero e si misero in fila mantenendo in mano la carta d’identità, la carta d’imbarco e i bagagli più piccoli.

«Tutto bene?» domandò Sameen, guardando Root picchiettare nervosamente la punta della scarpa per terra.

«Sì, perché?» sorrise a forza. «Tutto benissimo.»

Shaw alzò le spalle e fece una smorfia come a dire: “Se lo dici tu”

Qualche minuto dopo, salirono sul grande mezzo volante e consegnarono i loro biglietti per poi prendere posto. Root si sistemò vicino al finestrino e Sameen al suo fianco. Immediatamente l’hacker si sfilò la giacca e iniziò a farsi aria con la mano.

«Fa proprio caldo qui» disse, discretamente sudata. «Ma l’aria condizionata?» aggiunse, toccando pulsati a caso sopra la sua testa.

«Ehy» Sameen le bloccò i polsi prima che toccasse qualcosa di sbagliato. «Senti caldo perché sei agitata, per cui rilassati, fa un respiro profondo e vedrai che ti sentirai meglio.»

«Sì giusto» annuì, posizionandosi correttamente sul sedile.

«Si pregano ai gentili signori passeggeri di rimanere seduti al proprio posto e di allacciare le cinture di sicurezza.»

La voce dell’hostess annunciò l’imminente decollo e Root sobbalzò affrettandosi a seguire istantaneamente quelle indicazioni.

«Allacciala bene» mormorò, rivolgendosi a Shaw. «Controlla che sia ben incastrata, non si sa mai.»

Sameen sorrise. «Nel caso finisca per rotolare lungo l’intero aereo, grazie per il consiglio» disse divertita. «Tranquilla è ben allacciata.»

«Bene» Root tirò un lungo respiro e trasalì nuovamente quando sentì l’aereo muoversi.

Chiuse gli occhi per evitare di guardare tutta la procedura di decollo dal finestrino, si rilassò sul poggiatesta e percepì una discreta spinta che la tenne ben incollata al suo posto. Nel giro di pochi minuti si ritrovarono tra le nuvole e l’ansia di Root sembrò placarsi.

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«Non pensavo avessi paura di volare» dichiarò Shaw, dopo aver osservato con attenzione l’atteggiamento della donna. «Hai viaggiato così tanto, mai l’avrei sospettato.»

«Non ho paura» ridacchiò, fingendosi divertita da quell’assurda insinuazione. «Sono in ansia per te.»

«Per me?» Sameen aggrottò la fronte.

«Non vorrei che succedesse qualcosa e sono spaventata solo perché ci sei tu con me» si difese, inventandosi la prima cazzata possibile.

Shaw si toccò la tetta sinistra in segno di scaramanzia. «Per favore, evita di portare sfiga» la pregò gentilmente.

«Ma ora va tutto bene, sei ore di volo non sono nulla dai.»

«Già» Sameen sorrise, indossando le sue cuffiette. «Io mi sento un po’ di buona musica.»

«Io invece mi leggo un libro» lo prese dalla valigia e lo aprì alla pagina indicata dal segnalibro.

Dopo circa una mezz’oretta di volo, improvvisamente una turbolenza fece scuotere l’aereo e come in un riflesso incondizionato Root lanciò via il libro, probabilmente sulla testa del passeggero dinanzi a lei, e strinse con forza il braccio di Sameen.

«Cazzo Root!» imprecò la ragazza, levandosi immediatamente le cuffie.

«Sappi che ti amo» esagerò, come se fosse un addio e stessero per precipitare.

«Ma che dici, è solo una turbolenza» l’avvertì e infatti poco dopo l’aereo si rassestò. «Ora le levi le tue unghia da dentro la mia pelle?»

Root mollò immediatamente la presa, lasciandoci inevitabilmente sopra dei piccoli segnetti.

«Scusa pensavo che…» sospese la frase. «Lascia stare» sospirò.

L’uomo quasi colpito dal libro, lo raccolse da terra e lo porse a Root con un viso piuttosto accigliato.

«Stia più attenta signorina, quasi mi cavava un occhio» la redarguì cordialmente.

«Ha ragione, mi scusi» mormorò sinceramente dispiaciuta. «Ho anche perso la pagina» sbuffò e dopo aver lasciato il libro, si girò spostando lo sguardo fuori dal finestrino.

Sameen la continuò a guardare e si rese conto di quanto fosse in difficoltà. Continuando così le avrebbe fatto fare qualche altra pessima figura per cui doveva trovare il modo di tranquillizzarla.

Root esalò un respiro e provò a rasserenarsi grazie alla visione di quel bellissimo panorama. Non era una fifona, aveva superato cose ben peggiori di un semplice volo aereo, ma ogni volta che saliva a bordo di uno di quegli enormi mezzi d’alluminio, diventava nervosa e non riusciva più a controllarsi.

‘Devo stare calma, presto tutto finirà’ si ripeté, quando improvvisamente sentì stringersi la mano.

Sameen gliel’aveva afferrata dolcemente e ne accarezzava il dorso con il pollice.

«Andrà tutto bene, semmai dovesse accadere qualcosa, saremo comunque insieme.»

Non era brava a consolare la gente, ma in quel momento quelle parole sembrarono immediatamente funzionare. Root le rivolse un sorriso spontaneo e il suo viso riassunse il suo naturale colorito.
..........

5 ore e 45, diversi drink e qualche turbolenza più in la, l’aereo atterrò all’aeroporto di Las Vegas. I passeggeri lasciarono il mezzo volante ed entrarono nell’aeroporto.

Root sembrò rianimarsi definitivamente. L’aver rimesso i piedi per terra le bastò per tornare a comportarsi come al solito.

«Che faccia che hai» sorrise Shaw, guardandola divertita. «Questo momento merita di essere immortalato» aggiunse, prendendo il cellulare e puntandolo verso il viso di Root. «Sorridi per Twitter.»

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Dopo essersi ben sistemate, aver preso al volo e con molta fortuna una taxi, Root uscì la sua agendina e segnò una X accanto alle scritte atterraggio, aeroporto di LV e taxi. Shaw la guardò di traverso, ma rinunciò a dirle qualcosa lasciandole fare ciò che meglio credeva.

Pochi minuti più in la il cellulare di Root squillò e subito si affrettò a rispondere.

«Harry!» esclamò felice di sentirlo e attivando in seguito il vivavoce.

«Tutto bene? Com’è andato il volo?»

«Siamo dirette all’hotel» rispose Root. «Il volo è andato benissimo Finch, magari Root poi ti racconterà i particolari» aggiunse Sameen, ridacchiando e ripensando a tutti i sussulti di paura a cui aveva felicemente assistito.

«Ascolterò volentieri. Qui va tutto bene, il signor Reese si è già occupato di un numero e il detective ci ha dato una mano.»

«Se dovesse succedere qualcosa non esitare a contattarci Finch» parlò Shaw, dimostrandosi davvero attaccata al suo lavoro.

«Qui va tutto bene. Pensate a divertirvi, ma senza combinare danni. Vi auguro una buona vacanza.»

Le due donne lo ringraziarono e riattaccarono la chiamata.
..........

Arrivarono all’hotel stanche per il volo e confuse per il fuso orario. Entrarono nella loro stanza, una delle più prestigiose suite dell’albergo e sistemarono i bagagli.

«Ti sei proprio superata» mormorò Sameen, colpita dalla bellezza di quella camera. «Avrai speso una cifra.»

«Il denaro non è un problema, ho diversi conti bancari» rispose, riprendendo il suo taccuino. «Anche la stanza è andata» borbottò, segnando una croce sul foglietto.

«Finch ha pagato i biglietti, tu la stanza e io mi sento inutile e dipendente dal vostro denaro.»

«Questa vacanza è specialmente per il tuo compleanno, quindi tu non devi pagare nulla. Non pensare hai soldi, chiederò ad Harry di darti un aumento» sorrise.

«Il tuo Harry ha il braccino corto» disse, gettandosi di peso sull’elegantissimo letto matrimoniale. «Oh cazzo… e chi si alza più» mormorò estasiata.

«Abbiamo tante cose da fare tesoro» Root si avvicinò a lei, mantenendo ben stretta l’agendina. «Qui ho segnato un bel giro turistico per Las Vegas, magari potremmo prendere in noleggio una bella macchina… e poi stasera ovviamente andremo al casinò.»

«Giro turistico a parte, finalmente hai organizzato qualcosa che mi piace. Casinò era la parola più bella che potessi sentire uscire dalle tue labbra, ovviamente dopo il “Cazzo sì Sameen, sto venendo”» imitò la voce della sua compagna.

«Ehy! Io non ho quella voce» la rimproverò, colpendola con l’agenda sulla gamba. «E non ho mai detto: “sto venendo”.»

«Giusto… tu non avvisi, vieni e basta» Sameen ridacchiò e tornò in piedi. «Avanti, andiamo a fare questo giro turistico.»

«Brava tesoro, così ti voglio. Volenterosa di fare e scoprire» le rubò un veloce bacio sulle labbra.

«Però dimmi che su quella tua cosina» indicò l’agenda. «Hai segnato qualche posto interessante dove poter mangiare, il jet lag mi ha sballato tutto.»

«Sì tesoro, avevo intuito mi avresti chiesto questa cosa e mi sono informata a riguardo.»

Si sorrisero a vicenda e dopo aver usato entrambe la toilette per indossare già degli abiti eleganti per la sera, lasciarono la camera pronte a visitare la città.

«Scattiamoci un selfie dai» propose Sameen, non appena si ritrovarono all’uscita dell’hotel.

«Tu che vuoi fare un selfie con me?» Root sorrise sorpresa. «Lo sapevo che Twitter ti avrebbe conquistata» la prese in giro.

«Zitta e dammi il cellulare.»

Sameen scattò la foto e Root si occupò di pubblicarla su Twitter.

 
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Angolo Autrice
ED ECCOLO QUIIIIIIIIIIIIIII !!!! Root e Shaw in vacanza, vi piace l'idea? Sameen pazza per i selfie, Root spaventata dal volo e ossessionata dalla sua agendina... che ne dite? Sarà una vacanza da sogno? LOL 
Aspetto lo vostre recensioni, sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate... ho adorato scrivere di questa vacanza e ci tengo molto a sapere la vostra. Un bacione.

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Capitolo 11
*** Casinò di Las Vegas ***


Personaggi: Root e Shaw.
Rating: Arancione.
Genere: Generale, Slice of life.

 
Casinò di Las Vegas

Dopo aver passeggiato tra le vivissime e illuminate strade di Las Vegas, come promesso, Root portò Shaw a tentare la fortuna in uno dei migliori casinò della città.
Non appena superarono i controlli di sicurezza, si spostarono nella hall per registrarsi e ricevere le fiches. Ovviamente pensò a tutto Root tirando fuori la sua carta di credito e richiedendo 2.000$ di fiches. Sameen la guardò male, facendole capire che stava spendendo troppi soldi inutilmente.

«Sei impazzita?» domandò, avvicinandosi al suo orecchio. «Troppi soldi.»

«Sono sempre stata pazza» sorrise divertita. «E ti ripeto, i soldi non sono un problema. Tra l’altro possiamo vincerne il doppio, forza tesoro» le passò metà delle fiches. «Dobbiamo vincere.»

Sameen sorrise e dopo aver messo in borsa il Pass per l’ingresso, entrò nella sala da gioco affiancata da Root.

Le due sexy newyorkesi attirarono immediatamente l’attenzione di tutti gli uomini presenti. Ignorarono i commenti poco eleganti di sottofondo e camminarono verso le slot-machine. Root ci andò leggera, alternò qualche giocata alla slot con quelle alla roulette; Sameen invece si fissò alla slot e iniziò a innervosirsi.

«Questa merda è truccata!» sbottò, dando un piccolo colpetto al macchinario. «Io non sono così sfortunata» ringhiò, fulminando il monitor dinnanzi a lei.

«Calma tesoro, meglio non dare spettacolo» cercò di farla ragionare. «Prova a cambiare gioco, magari ti andrà meglio.»

«Mmh forse hai ragione.»
.........

«Tris!» Sameen girò le carte e le sbatté sul tavolo, sorridendo soddisfatta e guardando negli occhi il suo avversario.

L’uomo ricambiò l’occhiata e sorridendo storto, mostrò le sue carte.

«Full mia cara, mi dispiace» mormorò, prendendosi tutte le fiches puntate da Shaw e dal resto dei giocatori.

La donna indurì la mascella e sorseggio il drink che Root le aveva gentilmente portato. Era la sua serata storta, ma proprio non le andava di rinunciare e abbandonare quel casinò da perdente. Voleva ripagare i sacrifici di Root e non voleva gettare al cesso tutti i suoi soldi.

«A quel pelato lo gonfio» bisbigliò, girando la testa verso Samantha in piedi alla sua destra. «Mi sta proprio antipatico.»

«Solo perché ti sta levando tutte le fiches» sorrise Root. «Amore dai non te la prendere, è solo un gioco.»

«Un gioco dove ci sono in ballo tanti soldi» Sameen digrignò i denti.

La partita proseguì e Sameen si ritrovò con in mano un bel poker d’assi. Mantenne un’espressione glaciale e tentennò prima di parlare.

«Non so, mi rimangono poche fiches» bleffò, cercando di manipolare i suoi avversari. «A questo punto scommetto tutto. All-in!» gridò in fine, puntando tutto ciò che le rimaneva.

Tutti abbandonarono, tranne uno colui che Sameen tanto odiava.

«Mi dispiace doverti eliminare» borbottò lui, sogghignando maliziosamente. «Magari la prossima volta facciamo uno strip-poker, sarebbe più divertente.»

Root si piegò verso l’orecchio di Shaw.

«Avevi ragione, spaccali il culo a questa testa lucida» sussurrò, irritata da quel commento volgare rivolto alla sua ragazza.

«No grazie, non vorrei rischiare di vederti nudo. Sono sicura non sarebbe uno bello spettacolo» rispose a tono, facendo ridacchiare gli altri uomini intorno al tavolo.

«Poker di Re» l’uomo girò le sue carte e le mandò un bacio voltante.

Sameen finalmente riuscì a sorridere e a scaricare tutta la sua tensione.

«Poker d’assi testa pelata!» gridò e tirò tutte le fiches verso di se. «Mi dispiace davvero tanto» lo prese in giro.

Root al suo fianco le mise una mano sulla spalla e guardò l’uomo imbronciato e ancora incredulo di essere stato fregato da una donna.

«Vai a fare lo strip con tua madre, stronzo!» sbraitò l’hacker, ancora infastidita da ciò che aveva chiesto alla sua ragazza.

«Che hai detto?» l’uomo si alzò di scattò e sbatté i pugni sul tavolo da poker.

Immediatamente anche Sameen si mise in piedi pronta a proteggere Root.

«Ti conviene metterti comodo e stare tranquillo, non ho intenzione di mandarti in ospedale» lo avvertì, per nulla spaventata dal viso incattivito del suo avversario.

Alcuni dei presenti s’intromisero per calmare le acquee e Shaw abbandonò il tavolo e si spostò nella hall insieme a Root per ritirare i soldi che aveva vinto.

«Mi auguro abbiate passato una gradevole serata, è stato un piacere. A presto.»

Le due sorrisero alla donna dietro il bancone e dopo averla salutata lasciarono il casinò con le tasche belle piene.

«Ora anche io mi sento partecipe, ti ho ridato qualche spicciolo» mormorò Sameen, felice di aver vinto.

«Tesoro, puoi anche tenerteli non ne ho bisogno davvero» rispose Root, infilando le mani nelle tasche del cappotto.

«Sono soldi tuoi, quindi no.»

«Ti sbagli. Siamo una coppia a tutti gli effetti giusto? Per me non esiste più ciò che è mio, voglio condividere tutto con te. Non sono legata ai soldi e voglio che tu sappia che…»

«Ssh!» Sameen l’azzittì. «Andiamo in hotel, mi hai fatto venire voglia.»

«Oh» Root incurvò le sopracciglia. «Devo parlarti più spesso di soldi, lo segnerò sulla mia agenda» sorrise alle sue ultime parole.

«Sulla tua agenda hai segnato anche “notte di sesso sfrenato”?»

«No, perché quello non l’avrei sicuramente dimenticato» Root incrociò lo sguardo con Shaw e le mostrò un bellissimo sorriso, ricambiato immediatamente da quest’ultima.

Le due tornarono in Hotel, finirono di sistemare le loro valigie e dopo aver cenato nel ristorante al piano inferiore, indossarono i vestiti per la notte.

«In questo bagno ci sono duemila asciugamani» gridò Shaw, indecisa su quale usare. «Boh, ne prendo uno a caso» dichiarò in fine, afferrandone uno per pulirsi le labbra dopo aver lavato i denti.

Appena uscì dal bagno trovò Root inginocchiata sul letto con in mano il suo tablet e completamente persa in un altro mondo. Sameen spalancò le labbra e scosse la testa, anche se ormai ci aveva fatto l’abitudine.

«Questa è la notte di sesso sfrenato suppongo» mormorò Shaw, poggiando le mani sui fianchi. «Avrei preferito trovarti con addosso un sexy corsetto o qualunque cosa di intimo e invece ti ritrovo così…»

«Sì tesoro, dammi un momento. Ho scaricato un gioco di sparatoria e sto per superare un nuovo livello» disse, rimanendo il suo sguardo fisso sull’aggeggio tecnologico tra le sue mani.

«No ma figurati, fai pure con calma, supera tutti i livelli e poi, solo quando avrai finito l’intero gioco, potrai dedicarti a me.»

Il sarcasmo di Shaw non venne nemmeno percepito da Root perché troppo intenta a seguire il suo gioco. Così Sameen, sconsolata e indecisa sul da farsi, prese il suo cellulare e approfittò del momento di distrazione di Root per scattarle una foto e pubblicarla su Twitter.

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Sorrise beffarda guardando il suo cellulare e si accomodò su una poltrona.

«Senti un po’ domani che si fa?» domandò, scorrendo le notizie nella sua Home.

«Domani non so, possiamo andare in giro e vedere altre attrazioni. Mentre per il tuo compleanno ho già prenotato un’intera giornata ad una bellissima Spa.»

«Oh che bello, mi ci vuole proprio un po’ di relax. Ma non porteremo cellulare, tablet, computer o qualsiasi altra cosa elettronica che ti sei portata» l’avvertì immediatamente. «Intesi?»

«Sì, dai vieni qui» Root le rivolse un rapido sguardo e batté una mano sul letto. «Ho quasi finito.»

Shaw si alzò, lasciò il suo cellulare sottocarica e gattonò sul letto, posizionandosi accanto all’altra. Sistemò un cuscino dietro la sua testa e si distese incrociando sia le gambe che le braccia.

«Porca troia, ti faccio nero!» strillò Root, agitandosi vistosamente.

Passarono circa dieci minuti e finalmente l’hacker riuscì a superare il livello. Esultò saltellando sulle ginocchia e dopo aver lasciato il tablet, si voltò verso Shaw con un grandissimo sorriso stampato sul volto.

«Si festeggia tes-oro…» balbettò l’ultima parola, vedendo una Sameen completamente addormentata. «Sameen» bisbigliò, toccandola leggermente sul braccio.

Ma nulla, Shaw non diede alcun cenno di vita. In un primo momento l’espressione di Root mutò in un espressione come a dire: “Oops”. Poi lasciò spazio ad un dolce ghigno sincero e si alzò dal letto per disfare le coperte e riporle correttamente sopra il corpo di Sameen. Spense la lampada alla sua destra e si sistemò anche lei sotto le lenzuola. Diede un’ultima occhiata alla sua ragazza e dopo averle stampato un lieve bacio sulla guancia, si mise su un fianco adagiando un braccio sotto il cuscino.

Chiuse gli occhi e sorrise all’udire il soffio del suo respiro unirsi con quello di Sameen.

«Buonanotte tesoro…»

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Capitolo 12
*** La vacanza continua ***


Personaggi: Root e Shaw.
Rating: Rosso.
Genere: Erotico, Comico, Slice of Life.

 
La vacanza continua
 
                                                                  Image and video hosting by TinyPic
[Una gif che vi anticipa una scena di questo capitolo]

«Avanti Sameen… esci da quel bagno!» esclamò Root, saltellando con il sedere sul letto e poi alzandosi di scatto.

Avevano passato l’intera mattinata in giro per Las Vegas. Avevano visitato due dei più grandi centri commerciali della città e Root aveva costretto Sameen ad accompagnarla sulla famosa “High Roller” la ruota panoramica più alta del mondo. Dopo 30 minuti rinchiuse in una cabina trasparente in compagnia di altre 38 persone, si erano lasciate ritrarre da un’artista di strada per portare con loro un bellissimo ricordo di quella prima vacanza insieme.

«No. Io… non posso» dichiarò con una voce del tutto incerta. «Lo levo, basta.»

«No Sameen! Andiamo, esci… ti prego» la supplicò, schiaffeggiando la porta del bagno in camera. «Non levarlo, altrimenti non ti parlo più» la minacciò.

«Io non esco da qui in queste condizioni» insistette, gridando ruvidamente.

«Dai tesoro, da quando sei una che si vergogna?… di me poi» Root tentò di convincerla mettendo in atto una delle sue solite tecniche infallibili. «Dai smettila di fare la scema e apri questa porta.»

«Okay… okay esco. Però non voglio trovarti qui dietro, mettiti sul letto.»

«Va bene» Root la prese alla lettera e si accomodò istantaneamente sul letto matrimoniale. «Fatto!» gridò impaziente.

Il rumore della porta del bagno accompagnò l’uscita di Sameen che dopo un lungo e sonoro sbuffo, si fece avanti e si mostrò agli occhi della curiosa Root.

Un sospiro di stupore, quasi involontario, fuoriuscì dalle labbra dell’hacker. Davanti a lei stazionava una Shaw completamente nuda con addosso il solo strapon.

L’aveva indossato accuratamente, regolando la cintura in modo che si adattasse al suo corpo e facendo molta attenzione nell’infilarne la parte vibrante dentro la sua intimità.
Per Sameen quella era la prima volta con addosso quel sexy toy, le altre volte era stata Root ad indossarlo e la sensazione di ritrovarsi quella protuberanza tra le gambe non era affatto piacevole. Sicuramente il poter avere un ruolo attivo nel rapporto sessuale le avrebbe regalato grande soddisfazione, ma si sentiva un po’ a disagio.

«Woah… sei… sei fantastica» lo sguardo di Root era perso e il suo sorrisetto malizioso parlava da se.

«Risparmia i complimenti» ringhiò, avvicinandosi a lei. «Levati tutto, veloce!» ordinò.

Senza replicare Root si sfilò di dosso tutti i vestiti e gli lanciò a casaccio per la stanza. Una volta rimasta completamente nuda, sorrise e attese altre dritte.

«Ora avvicinati alla spalliera del letto e ammanettati» la voce di Shaw era sensuale e roca.

Root era già eccitatissima e non vedeva l’ora di incominciare. Ovviamente obbedì di nuovo e ammanettò le sue mani subito dopo essersi posizionata comodamente sul letto.

«Preparati mia cara, Mr. Grey mi fa un baffo» scherzò, inginocchiandosi sul materasso.

Con la punta dell’indice tracciò una linea lungo la gamba di Root e la fece rabbrividire. Poi gattonò ancora un po’ verso di lei e la fronteggiò da vicino.

«Fai di me ciò che vuoi» mugugnò Root già in estasi.

Shaw sorrise e si sporse con le labbra vicino a quelle di Root, le sfiorò leggermente ma senza mai toccarle completamente. Il suo intento era quello di stuzzicarla un po’ e farla impazzire e a giudicare dai suoi continui fremiti ci stava riuscendo pienamente.

«Vuoi baciarmi vero?» le domandò, pur essendo a conoscenza della risposta.

«Assolutamente» affermò senza alcun dubbio.

Root cercò di addentare le labbra di Shaw, ma questa riuscì ad evitarla abilmente sfruttando il vantaggio di essere libera di utilizzare tutti i suoi arti. Root cominciava a spazientirsi e i suoi versetti di disapprovazione si facevano sempre più continui.

«Oh andiamo Sameen. Se continui a farmi questo mi romperò i polsi nel giro di pochi minuti e poi non potrei più farti…»

Lo straparlare di Root venne tempestivamente interrotto dal bacio mozzafiato di Sameen che le catturò le labbra in un caldo, passionale e bagnato bacio da sogno. Le loro lingue s’incontrarono più volte conducendo quasi un duello di padronanza. Entrambe volevano condurre il gioco e lo stavano dimostrando nell’impeto di quel bacio.

Improvvisamente un rumore le interruppe. Qualcuno aveva bussato alla loro porta.

Sameen si allontanò dalle labbra di Root e la guardò negli occhi come a dire: “Chi cazzo è?”

Continuarono a bussare ripetutamente e non poterono continuare ad ignorare quella specie di richiamo.

«Sì?» gridò Shaw.

«Sono la donna delle pulizie, devo fare il cambio asciugamani.»

Sameen saltò giù dal letto e rimase immobile di fronte a Root.

«Cazzo Root!» imprecò non sapendo cosa fare. «Dove sono le chiavi?» domandò, rovistando dentro valige e cassetti.

«Ah e io che ne so, ti sei occupata tu delle manette. Dovevi preoccuparti anche per le chiavi» Root sorrise, divertita dall’intera situazione.

«Arrivo subito!» gridò Shaw, rivolgendosi alla donna fuori dalla loro camera. «Cazzo e ora?»

«Siamo nella merda» rise Samantha.

«Oh andiamo Root, non c’è nulla da ridere. Pensa a qualcosa…»

«Metti un accappatoio e fingi di aver appena fatto la doccia» le venne un’improvvisa idea.

Sameen immediatamente corse nel bagno, indossò l’accappatoio, mise il cappuccio e si occupò di tenere l’aggeggio tra le sue gambe all’ingiù.

Dopo una lunga attesa aprì la porta ma leggermente, quasi come se stesse spiando.

«Scusi, ho appena fatto la doccia e sono in accappatoio. Le dispiace se le passo gli asciugamani così?»

«No si figuri» la donna sorrise, come se avesse capito cosa in realtà stava accadendo.

Si scambiarono gli asciugamani attraverso la piccola fessura della porta e la liquidò il più rapidamente possibile.

«Oh merda che brutta situazione» affermò, tornando da Root ancora ammanettata al letto. «Sono le undici di sera, è normale che passino a quest’ora per il cambio asciugamani?»

«Tranquilla c’è chi sta peggio di te» le ricordò, riferendosi a se stessa. «Lascia perdere il resto, vogliamo continuare?» domandò, stanca di attendere così a lungo.

Sameen lasciò scivolare l’accappatoio sul pavimento e tornò nella posizione in cui stava precedentemente.

«Dici che ha capito qualcosa?» chiese a Root. «Sorrideva malignamente, le avrei volentieri tirato un pugno sul naso.»

«Amore senti… a me che quella tizia abbia capito o no, interessa poco e niente. Ha interrotto un momento carico di erotismo e vorrei che recuperassimo quella stessa atmosfera senza rovinare tutto per colpa di una qualsiasi stronza!»

«Sì hai ragione, basta parole.»

Avevano già perso e sprecato troppo tempo, così decise di smetterla con i preliminari e passare ai fatti. Cominciò a lambire, baciare e mordicchiare ogni strato di quella pelle nuda e liscia. I movimenti della sua lingua sembravano magici e l’effetto che facevano a Root era tutt’altro che lieve. Per pochi minuti le lavorò anche i capezzoli, ma il ritrovarsi di fronte al sesso pulsante di Root non le fece capire più niente. Strisciò con il suo corpo all’indietro e infossò la sua testa tra le gambe dell’hacker che inevitabilmente gemette per l’estremo piacere.

Root allargò le sue gambe e continuò a gemere freneticamente sotto il tocco pregevole delle labbra di Shaw. Era incredibile come ogni volta con Shaw fosse come la prima volta. Il sesso in generale era fantastico, ma era convinta che farlo ripetutamente con la stessa persona l’avrebbe stancata. Non era così. Con Shaw non era affatto così. Tra l’amore e il sesso c’era un profondo abisso. Riusciva a percepirlo. L’amore che Sameen le trasmetteva anche con dei semplici baci, lei lo percepiva in ogni singola parte del suo corpo.

Il viso di Sameen si allontanò dall’intimità di Root e dopo aver scambiato con quest’ultima un bellissimo sguardo di complicità, tornò a baciarla.

«Ecco la chiave» notò Sameen, vagando casualmente con lo sguardo. «Voglio liberarti.»

Difficile da credere, ma quella confessione fu realmente sincera. Sentiva come il bisogno di sentire le mani di Root sul suo corpo, voleva contatto, la voleva rendere partecipe di quella notte fantastica.

«Come mai mi hai liberata?» ansimò Root, approfittando di quel momento per riprendersi un po’.

Sameen le afferrò la mano e intrecciò le sue dita a quelle di Root. In un gesto puramente sdolcinato, posò leggermente le labbra sulla sua mano e le rispose: «Voglio che tu faccia ciò che ti senti di fare, senza impedimenti. Sei pronta?»

Root annuì.

A quel puntò Sameen non se lo lasciò ripetere. Afferrò la base del suo strapon e dopo averlo strofinato delicatamente sulla fessura bagnata di Root, la penetrò. L’hacker gemette gettando all’indietro la testa e portandosi una mano al lato della fronte.

Shaw sorrise provando quella nuova ed esaltante sensazione.  Si fece coraggio e proseguì il suo lavoro. Cominciò a muovere i fianchi e a penetrarla con più continuità, aiutata anche dal movimento incentivante di Root.

In quel momento Samantha non era la sola a provare forti sensazioni, ma anche Sameen era vicina al raggiungimento dell’orgasmo. Ogni volta che spingeva nell’intimità di Root, l’oggetto dentro di lei le stimolava divinamente il suo clitoride.

Le mani di Root abbracciarono la schiena di Sameen e in quel preciso momento i loro gemiti si fusero, diffondendosi tra le mura di quella suite.

«Oh Dio, Sameen!» urlò, graffiandole leggermente la pelle. «Non…»

Shaw la baciò per farla star zitta e proseguì con le sue spinte, mettendo in mostra i suoi perfetti e allenati addominali che sudati facevano un effetto decisamente migliore.

Da lì a poco l’hacker sgorgò proprio sul dildo di gomma e venne seguita immediatamente da Shaw che cadde su un fianco, stanca e completamente sudata.

«Wooh…» ansimò Root, portandosi i capelli all’indietro.

«Scopata madornale» commentò Sameen, più che soddisfatta. «Ci voleva proprio. Il mio clitoride chiede pietà.»

Root si sollevò e si posizionò dolcemente al suo fianco.

«Le tue labbra invece?» chiese sorridente.

«Quelle sono ancora cariche» le confessò. «Vuoi usufruirne?»

«Volentieri» ma prima di baciarla, il suo sguardo fu catturato dall’orologio sul comodino. «Uh, guarda Sameen. È mezzanotte passata.»

«Oh bene, gran bel modo di cominciare questi trentacinque.»

«Buon compleanno tesoro» soffiò sulle sue labbra e poi le baciò come solo lei sapeva fare.



*E come regalo, per sbollire i vostri animi, vi regalo il ritratto che si sono fatte fare* 

 
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Capitolo 13
*** Un compleanno alla SPA ***


Personaggi: Root, Shaw e altri.
Rating: Giallo/Arancio. (LOL)
Genere: Comico, Sentimentale ,Slice of Life.

 
Un compleanno alla SPA
 
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La luce del sole filtrò attraverso le tende bianche della camera e svegliò Sameen.  Era sveglia, ma faticava terribilmente ad aprire gli occhi. Solo poco dopo si accorse di essere avvolta tra le braccia di Root e percepì una forte sensazione di calore dietro la schiena. Stava così bene e al caldo tra le sue braccia che si rese conto che in nessun altra parte del mondo esisteva un posto migliore. Una parte di lei era anche spaventata da ciò. La coscienza di sapere cosa era capace di far provare l’amore la spaventava. Aveva trascorso la sua intera vita in assenza di emozioni e ora le sembrava di provarle tutte assieme.
Felicità: si sentiva felice perché Root le dava tutto ciò di cui aveva bisogno;
Paura: era spesso preoccupata all’idea di poterla perdere o che qualcuno potesse portarla via;
Gelosia: era gelosa di chiunque provasse ad avvicinarsi a lei;
Amore: questo era l’emozione che non l’abbandonava mai e cresceva ogni giorno.

Era convinta che nella sua vita non ci fosse spazio per provare queste sensazioni e in qualche modo aveva cercato di rimanerne alla larga per far si che non la indebolissero. Ma probabilmente era cambiata. L’amore l’aveva cambiata. Root l’aveva cambiata. La sua intera vita era cambiata dal momento in cui si era impegnata con Root e aveva accettato di convivere con lei. Le sue abitudini, il suo comportamento e i suoi modi di fare rimanevano quelli di sempre. Ma era come se la sua vita avesse un nuovo scopo, delle nuove priorità. Aveva imparato a gestire il suo orgoglio e solo ora sentiva che tutto aveva un senso. Amare era bello, sentirsi amata lo era altrettanto, ma amarsi a vicenda era qualcosa di unico. Si sentiva come se non le mancasse niente e di una cosa era certa… ne era valsa la pena. Era cambiata, si era indebolita, si era innamorata e sì… ne era valsa la pena.

Nel frattempo Root era già sveglia da un pezzo, ma non aveva avuto la forza di alzarsi e allontanarsi dal focoso corpo di Shaw; ‘perché rischiare di morire di freddo quando puoi usufruire del corpo caldo della tua fidanzata?’
La sentì muoversi e accoccolarsi maggiormente contro di lei e quel gesto le permise di capire che si era svegliata.

«Buongiorno» le sussurrò leggermente, in modo da non infastidirla.

Al soffio di quelle parole, Sameen girò la testa e venne attraversata dal dolce profumo dei capelli di Root. Le posò delicatamente una mano sul viso e quasi le sfiorò il naso con il suo.

«Tanti auguri tesoro» bisbigliò, guardandola dolcemente e come solo lei sapeva fare.

Shaw, ancora mezza addormentata, faticò a razionalizzare bene la situazione. Stropicciò l’occhio che proprio non voleva saperne di aprirsi e lasciò scivolare la mano sulla testa, percependo una lieve carezza sul suo polso.

Root continuò a contemplarla; assistere al risveglio di Sameen era una delle cose che preferiva in assoluto. Adorava il modo in cui faticava ad aprire gli occhi e soprattutto quello in cui ricercava maggiore contatto tra le sue braccia. Inoltre da appena sveglia diventava tremendamente dolce e coccolosa, specialmente dopo aver passato una notte a fare l’amore.

«Io sono ancora nuda» le fece notare Root. «Ma tu a quanto pare, hai trovato il tempo di rivestirti.»

Shaw abbassò lo sguardo in direzione del suo corpo.

«Mh… ho indossato questa maglietta lunga perché sentivo freddo. Stavo così scoglionata che ho messo la prima cosa che ho trovato e sono tornata a letto» disse, finalmente incontrando gli occhi di Root. «La cosa che sto toccando con il mio piede non è la tua gamba, vero?» le chiese poco dopo.

Root scosse la testa e sorrise, divertita dalla faccia schifata di Shaw.

«Maledetto strapon!» ringhiò, ritornando in se.

«Ieri notte però ci sei andata pesante tesoro. Mamma mia, mi sembra di poter vedere ancora i tuoi muscoli addominali sudati e contratti per le spinte» si morse le labbra ripensando a quell’eccitante momento. «Lo rifaremo, giusto?»

«Quell’aggeggio vibrante ha distrutto il mio clitoride» rispose, posando una mano sul fianco nudo di Root. «Ma probabilmente lo rifaremo» sorrise in fine.

Era stato fantastico e non poteva di certo negarle e negarsi altre simili nottate.

«Povero piccolo clitoride, forse ha bisogno di carezze bagnate» ammiccò sollevando le sopracciglia. «Magari si sentirà meglio.»

Sul viso di Sameen si fece spazio un bellissimo sorriso.

«Magari più tardi. Sono ancora mezza addormentata e poi dobbiamo prepararci per andare…»

Ma Root scomparve ugualmente sotto le lenzuola.

«Abbiamo ancora del tempo e tranquilla ora ti sveglio io del tutto.»

Sameen sollevò le due coperte e aprì le gambe, incontrando immediatamente lo sguardo sexy di Root. Quest’ultima avvinghiò le braccia attorno alle cosce di Shaw e s’immerse nel paradiso, il suo solo, unico ed esclusivo paradiso.

Sameen si portò una mano alla gola e rovesciò la testa all’indietro, riprendendosi immediatamente dalla sonnolenza. Il modo in cui Root la stimolava era incredibile. Partiva col baciarle l’interno coscia e poi si avvicinava pian piano all’obiettivo, dosando perfettamente tempistiche e ritmo. Difficilmente avrebbe potuto evitare di regalarle la soddisfazione del raggiungimento dell’apice già di prima mattina.
..........

Si prepararono per andare alla SPA, ma prima di lasciare l’hotel Root chiese a Shaw di rimanere in camera e di aspettarla. Inizialmente titubò per un momento ma poi rifletté, pensando che probabilmente Root le aveva preparato qualche sorpresa per il compleanno. Quel pensiero non la esaltò affatto, anzi la spaventò. Cosa si sarebbe dovuta aspettare?
Un mazzo con trentacinque rose rosse? Una scatoletta a cuore piena di pessimi cioccolatini? O addirittura lussuosi gioielli di diamante? Di opzioni ne stavano, ma lei non ne avrebbe gradita nemmeno una tra queste; però una parte di lei sperava che Root lo sapesse.

Camminò nervosamente per la camera e per un momento pensò anche di scappare, ma il rumore dell’aprirsi della porta le fece capire che ormai era troppo tardi.

«Non guardare!» gridò Root.

Chiuse gli occhi per renderla felice e sentì la porta chiudersi e i passi di Samantha sempre più vicini.

‘Non i gioielli, non i gioielli, non i gioielli…’ si ripeté mentalmente.

«Puoi aprire.»

Le palpebre di Sameen si sollevarono lentamente e quando vide ciò che Root teneva accuratamente tra le braccia, i suoi occhi s’illuminarono insieme al suo intero viso. Una grande e succulenta torta con al centro una pistola commestibile e ricoperta di glassa rosa, era la sua sorpresa.

«Ti piace?» chiese, mettendo in mostra un sorriso scintillante.

«In questi momenti capisco perché ti amo» Shaw si avvicinò alla torta e la guardò da più vicino. «Certo, potevi evitare la glassa rosa che da tanto di barbie, ma devo dire che ti sei superata» si allungò verso il suo viso alzandosi sulle punte e la baciò sulle labbra.

«Purtroppo avevano solo la glassa rosa» disse Root, scaricando la colpa ad altri. «Ecco a te» aggiunse poi, tirando fuori dal pantalone la pistola vera, raffigurata sulla torta. «L’ho fatta copiare da questa qui, la prima che ho trovato.»

«Allora la mangiamo?» nei suoi occhi si poté notare il riflesso della torta. «Mi è venuta un improvvisa fame…»

«Sì, aspetta» Samantha poggiò la torta sul tavolino di legno in camera. «Facciamo una foto con le due pistole.»
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«Guarda ti stanno inviando degli auguri… ti ha scritto Iris, Lionel, Zoe e… Tomas» spalancò gli occhi leggendo l’ultimo nome. «To-Tomas?» la vena sulla tempia le si gonfiò.

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«Lionel ha cambiato foto coinvolgendo anche John» rise Sameen, guardando sul suo cellulare. «Lui comunque sta sempre male.»

«Sameen!»

«Che c’è?» la guardò con indifferenza, consapevole di averla combinata grossa.

«Segui… TOMAS?» evidenziò quel nome con estrema cattiveria. «Quel fottutissimo Tomas di Barcellona?»

«Beh, potrei averlo seguito» roteò gli occhi verso il soffitto. «Ma nemmeno lo ricordavo, era una cosa così inutile che nemmeno…»

«Così inutile un cazzo Sameen!» sbottò, interrompendola. «Quel tipo ti piaceva e anche tu piacevi a lui, per cui non è una cosa inutile. Ti piace ancora?» assunse una posa dritta e autorevole.

«No» Shaw aggrottò la fronte. «E nemmeno io piaccio a lui, sicuramente si sarà fatto una vita. È passato così tanto tempo.»

«Così tanto tempo e si ricorda ancora di te. E comunque non credo si sia fatto una vita» aprì il tweet di Tomas. «Auguri bella, ti aspetto ancora a Barcellona se dovessi cambiare idea» lo rilesse ad alta voce. «Io a questo lo aspetto al cimitero e lo seppellisco vivo!» urlò istericamente. «Come si permette poi a chiamarti “bella” chi gli ha dato tutta questa confidenza… tu per caso?»

Sameen scosse la testa, quasi intimorita da quella reazione di gelosia.

«Non ci siamo mai scritti, mi ha aggiunto qualche immagine tra i preferiti…»

«Tra i preferiti?» continuò a gridare. «E sentiamo, quale immagine ha messo tra i preferiti. Ora a questo gli scrivo e gli dico che tu sei impegnata… off limits… esclusiva per me… e che se continua ad importunarti andrò io a trovarlo a Barcellona e non di certo per conoscerlo amichevolmente.»

Shaw si mise una mano sulla bocca per nascondere un sorriso che probabilmente, se visto da Root, avrebbe solamente peggiorato la situazione.

«Non ricordo quali immagini, andiamo lascia perdere Root e fidati di me.»

«Io mi fido di te, ma non mi fido delle sue perverse intenzioni» ringhiò, fulminando l’immagine del profilo di Tomas. «Guarda che faccia di cazzo e da pervertito. No basta, io lo uccido.»

Sameen avanzò verso Root e le sfilò il telefono dalle mani.

«Ora respira e riprenditi. Sei accecata dalla rabbia, dalla gelosia e da tanti altri brutti sentimenti distruttivi. Nessuno morirà e tu non ucciderai nessuno okay?» provò a farla ragionare. «Questi telefoni li lasciamo qui e ci andiamo a rilassare alla Spa per festeggiare il mio compleanno. Ricordi? Oggi è il mio compleanno.»

Lanciò i telefoni sul letto matrimoniale e strinse le mani sulle braccia di Root.

«Lo leverò dai seguiti okay?» aggiunse quando la vide completamente dispersa nei suoi pensieri killer.

I loro ruoli sembravano essersi scambiati: Root era la pazza con istinti omicidi e Sameen quella riflessiva e razionale.

«Ma se dovesse contattarti ancora io…»

«Lo uccidi. Sì lo so, ho capito. Ora però mangiamo la torta senza pensarci e poi scendiamo… continuando a non pensarlo» il tono di Shaw, somigliava tanto a quello di un maestro di yoga.

Root inspirò fortemente, come a voler cacciar via tutta la rabbia e la negatività e poi si forzò di sorridere. Non voleva rovinare il compleanno di Sameen per quel “Tomas”, quindi si tranquillizzò e provò ad accantonare quel brutto pensiero.
..........

Il centro benessere Mandarin Oriental di Las Vegas era uno dei migliori al mondo ed era in grado di soddisfare le aspettative di chiunque. Si sviluppava su due ampi piani ed era arredato in modo esclusivamente lussuoso. Al loro arrivo vennero accolte con molta gentilezza e invitate a scegliere il programma da svolgere.

«La scelta è infinita» bisbigliò Shaw, sfogliando la brochure tra le sue mani. «Piscine, idromassaggi, saune, bagni turchi, salone di bellezza, massaggi… voglio fare tutto!»

«Scusi» Root si rivolse ad una dello staff. «Cosa ci consiglierebbe? Sa le cose sembrano tutte piuttosto invitanti e noi abbiamo bisogno di pieno relax.»

«Le consiglierei la sequenza 8 è quella più utilizzata e apprezzata da tutti. Comprende quasi tutti i trattamenti offerti e non delude affatto.»

Shaw e Root si guardarono e annuirono a vicenda. Volevano fidarsi, per cui scelsero la sequenza 8 e si lasciarono guidare dalla ragazza.

Vennero scortate in una stanza dove ricevettero il kit da indossare; costume, accappatoio, morbide e terapeutiche ciabatte e asciugamani. Lasciarono tutto il resto in quella camera e seguirono la ragazza nell’area dove avrebbero cominciato i il loro trattamento.

«Comincerete con questo idromassaggio che servirà a purificare i muscoli e il tessuto sottocutaneo. Starete immerse per mezz’ora, finita le mezz’ora vi sposterete nella vasca accanto dove effettuerete un percorso kneipp per una ginnastica vascolare. Tra un’ora tornerò e vi guiderò nel secondo step.»

La ragazza andò via e Root e Shaw si liberarono dalla copertura degli accappatoi e si immersero nelle calde acque di quell’idromassaggio. Gemettero al contatto con l’acqua e si sedettero l’una accanto all’altra socchiudendo leggermente gli occhi.

«Non portarmi via da qui» mugugnò Shaw, rilassando la testa sul comodo cuscinetto alle sue spalle. «Morirei qui dentro…»

«Dobbiamo comprarlo un bel idromassaggio» dichiarò Root, mentre sentì i pori della sua pelle aprirsi a quella piacevole sensazione di calore.

«E dove lo mettiamo? Nel salotto? Il bagno è piccolissimo» Sameen distese le braccia sul bordo della vasca.

«Possiamo pur sempre cambiare casa. Mi piacerebbe comprare una bella villa a due piani…»

«Una villa a due piani?» Sameen alzò un sopracciglio. «E chi la pulisce?»

«Da quando ti preoccupi delle pulizie?» capovolse la domanda. «Tu sei quella che sporca, sono io quella che pulisce.»

«Detto così sembra brutto però…» disse Shaw, sfiorando con la mano le bollicine nell’acqua. «Comunque secondo me una casa a due piani è troppo grande per noi due.»
«Allora ne prenderemo una di un solo piano, ma molto grande e con uno spazioso giardino» Root rilassò la testa a bordo vasca e la girò verso Sameen, incontrando immediatamente i suoi occhi marroni.

Quelli di Root invece, probabilmente a causa dei neon nella stanza, avevano un colore diverso. Sfumature di giallo, verde e marrone chiaro riempivano le sue iridi e le donavano uno sguardo particolarmente sexy.

«Non guardarmi così Root. Non ora, non qui…» la pregò, ma senza distogliere gli occhi dai suoi.

Sul viso dell’hacker comparve un dolce sorriso.

«Mi viene difficile guardarti in un modo che non sia questo» dichiarò, mantenendo un tono basso. «Le goccioline d’acqua che scivolano sul tuo collo sono una vera e propria tentazione» si addentò il labbro inferiore. «E come ben sai, io non sono brava a resistere alle tentazioni» concluse, arricciando il naso in una delle sue più adorabili smorfie.

«Root» sussurrò Shaw, dandosi un’occhiata intorno. «So che non sei brava a resistere, ma tu dovresti sapere che io non sono da meno» si avvicinò a lei, strisciando con il sedere sulla seduta nella vasca. «La ragazza potrebbe arrivare da un momento all’altro, lo sai?» chiese e sentì la gamba di Root a contatto con la sua.

«Lo so» mormorò, avvicinandosi pericolosamente al viso di Sameen. «Peccato che non mi interessa.»

Pronta ad annullare la distanza dalla bocca di Shaw, Root fu costretta a fermarsi. Le bollicine nella vasca sparirono e un suono annunciò loro la fine della mezz’ora.

Sameen sorrise e si alzò in piedi, mostrando volutamente a Root il suo copro zuppo d’acqua. Per Root quella era una vera prova di autocontrollo. Ritrovarsi di fronte alle curve scoperte e bagnate della sua ragazza senza poterle toccare, non era affatto semplice.

«Tempo scaduto» bisbigliò Sameen. «Dobbiamo andare in quell’altra vasca giusto?»
..........

«Tutto bene Root?» domandò Sameen,  accaldata più che mai.

Erano in sauna da circa dieci minuti, ma il suo corpo si era già scaldato più del dovuto. Indossavano un semplice asciugamano bianco che le ricopriva dal seno al sedere ed erano circondate da vapore, vapore e… vapore.

«Sì tutto bene… però ti prego non parlare, già manca ossigeno qui dentro» Root sembrò in difficoltà. Respirava affannosamente e non sembrava per niente rilassata. Non erano abituate a questi tipi di trattamenti, ma Sameen a differenza dell’altra, sembrava a suo agio.

«Dovresti lasciarti andare» le consigliò, socchiudendo gli occhi. «Ti sentirai meglio.»

Root la guardò e nonostante la sua vista fosse offuscata dal vapore, riuscì a vederla. Era felice, tranquilla e beata. Non l’aveva mai vista così ed era contenta per lei. Aveva organizzato tutto questo solo e soltanto per renderla felice e a quanto pare ci era riuscita. Aveva appena realizzato di detestare le saune, ma non riusciva ad essere abbattuta od infelice di fronte alla positività che sprizzava vistosamente dal corpo di Shaw.

«Ci sei Root?» Sameen riaprì gli occhi e la cercò. «Perché mi stai fissando? Sei inquietante così tutta sudata.»

«Perché sei bellissima e amo vederti così felice» bisbigliò, toccandosi la fronte bagnata. «Anche se presto mi scioglierò.»

«Ma smettila, non devi pensare al caldo o al sudore o alla mancanza d’aria» le suggerì.

«E a cosa dovrei pensare? I miei pensieri sono stati annebbiati come ogni altra cosa presente in questa cabina» agitò la mani davanti al suo viso, nel invano tentativo di farsi aria.

Sameen roteò i suoi occhi e poggiò una mano sulla guancia di Root. Si sporse verso di lei e la baciò sulle labbra, come a volerla distrarre da tutto il resto. Inizialmente gli occhi di Samantha rimasero aperti per lo stupore di quel gesto inaspettato, ma poi si chiusero lentamente permettendole di ricambiare.

Il calore, il vapore e le altre cose passarono in secondo piano; era la bocca di Sameen  l’unica cosa a cui prestava attenzione. Quelle labbra, il suo sapore e il respiro che percepiva erano la sua priorità. Quando si separarono lentamente, si poté udire un leggero schiocco che ne annunciò la definitiva separazione delle due labbra. I loro occhi si aprirono nello stesso momento e due sorrisi spontanei comparvero sui loro volti.

«Va meglio?» domandò Shaw, muovendo il pollice sulla guancia bagnata di Root.

«Decisamente.»

Dopo diversi secondi di silenzio a scambiarsi sguardi e sorrisetti dolci, Sameen abbassò la mano e disse: «Senti, ho notato una cosa» fece una breve pausa. «Ma in questo centro non viene nessuno oltre noi due?»

Root sorrise.

«Beh… diciamo che ho prenotato per averlo tutto nostro» ammise, incurvando le sopracciglia. «Ho pagato qualcosina di più, ma non me ne pento.»

«La solita!» esclamò, alzandosi in piedi. «Devi sempre farti notare.»

«Questo e altro per il compleanno della mia super sexy fidanzata» anche lei si alzò. «Che dici, te la togli ora questa asciugamano?»

«Oggi proprio non riesci a mantenere a freno gli ormoni eh» mormorò Shaw.

«No… e poi questo calore non fa che accentuare la mia eccitazione.»

E tra idromassaggi, piscine, saune, tisane, docce fredde e calde, massaggi rilassanti e tanto altro la giornata volò. Le due donne si divertirono e rilassarono, abbandonando tutti i problemi e lo stress della vita quotidiana.

Senza ombra di dubbio per Shaw quello fu il più bel compleanno di tutta la sua vita.


[Fine di questa meravigliosa vancanza]
Mi auguro come sempre che via piaciuto e .. come chicca finale voglio regalarvi questa foto.


 
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Capitolo 14
*** Una giornata al mare ***


Personaggi: Root, Shaw e altri.
Rating: Arancione.
Genere: Slice of Life, Comico.

 
Una giornata al mare
 
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Era una normalissima mattinata estiva di Luglio a New York e Sameen e Samantha avevano deciso di trascorrerla al mare concedendosi una pausa da tutto il resto. Ma non sarebbero state da sole. L’hacker, di sua spontanea volontà e senza chiedere un parere alla sua compagna, aveva pensato di coinvolgere i loro amici.

Sameen scese di casa per ultima e ancora ignara di tutto, camminò verso l’auto dove Root l’attendeva. Ma al suo arrivo trovò tutt’altro. Si fermò sul marciapiede e si prese un momento per analizzare al meglio ciò che i suoi occhi stavano vedendo.

John sostava vicino allo sportello posteriore abbracciato alla moglie, Root manteneva il cofano dell’auto per consentire a Fusco di caricarci dentro i borsoni da spiaggia e Harold… beh lui non faceva niente, ma agli occhi di Shaw risaltò immediatamente il suo look: il terribile cappello da pescatore che indossava con tanta fierezza e degli altrettanto terribili sandali marrone cacca.

Tutti i pensieri che Sameen aveva lungamente immaginato su quella mattinata al mare, andarono in fumo in quel preciso momento: il massaggio che Root le avrebbe dovuto fare e il sesso a largo nell’acqua, erano cose che non avrebbero più potuto fare.

«Tesoro, non hai borse?» Root le sorrise, dando un aiutino a Fusco con l’inserimento nel bagagliaio dell’ombrellone.

«No… ho messo tutto nella tua borsa» si avvicinò a lei. «Ma cos’è questo casino? Non staremo mica una settimana intera al mare.»

«Beh meglio strafare che dimenticare qualcosa» mormorò Root, chiudendo finalmente il cofano.

«Buongiorno anche a te pazza» Fusco sogghignò ironicamente verso Shaw. «Dove sono finite le buone maniere…» borbottò, allontanandosi per entrare in auto.

Sameen era confusa e arrabbiata. Odiava quando Root le nascondeva le cose soprattutto perché Root sapeva benissimo che non le piaceva essere colta alla sprovvista. Così violò completamente lo spazio della compagna e le afferrò maldestramente un braccio per tirarla vicina alle sue labbra.

«Dammi un buon motivo per il quale io non debba ucciderti qui davanti a tutti e poi ritornare in casa senza andare da nessuna parte» ringhiò a bassa voce nel suo orecchio.

Il viso di Root mutò in una smorfia dispiaciuta.

«Lo so, avrei dovuto avvertirti. Ma non saresti stata d’accordo e anche loro meritavano di prendersi un giorno di riposo» tentò di spiegarsi. «Salite pure in macchina» gridò, per far si che non assistessero alla scenata di Sameen.

«Questo non è assolutamente un buon motivo» il suo sguardo focoso, fronteggiò quello di Root. «Impegnati.»

«Perché ci divertiremo?» provò di nuovo, corrucciando la fronte.

«Non va bene» Sameen le mollò il braccio. «Vengo solo perché non voglio perderti di vista. Le spiagge sono piene di maniaci» l’avvertì con tono arrabbiato.

«E perché vuoi vedermi in costume» la stuzzicò. «E  anche io voglio vedere te» aggiunse, distorcendo le labbra e lanciandole le chiavi dell’auto.

Sameen le agguantò con una mano e si sforzò per non sorridere di fronte a quella provocazione.

«Sali in macchina» le ordinò, gongolando leggermente con la testa.

Root fece un piccolo balzo accompagnato ad un battito di mani ed entrò in auto. Erano più carichi che mai e non solo per colpa della roba da mare.

Sameen era alla guida, Root nel sedile al suo fianco e dietro, dove c’era posto solo per tre persone, sedevano Fusco, Finch e John con in braccio Iris.
..........

Un ora più tardi, dopo che Sameen era stata costretta a sentire i lamenti dei quattro seduti dietro, gli inviti a rallentare da parte di Finch, il “Quanto manca?” continuo da parte di Fusco e la voce stonata di Root trapanarle le orecchie, raggiunsero la South Beach di Staten Island. Quel viaggio l’aveva così esaurita che era infastidita anche dal silenzio mortuale da parte di Iris.

«La prossima volta ognuno con la propria macchina» urlò di sfogo Shaw, chiudendo lo sportello con violenza. «Oppure Root noleggia un bel pullmino.»

«Dai non è stato così male» Samantha si spostò sul retro dell’auto.

«Parla per te. Io sento ancora il rimbombo di quella canzone che hai cantato mixata ai consigli di guida di Finch!» sbottò, aiutando Root a svuotare il cofano.

«Per lo meno voi due non avete assistito agli spintoni tra Harold e Lionel» s’intromise John, stiracchiando la sua schiena indolenzita.

«Psicopatica, al ritorno ti metti tu dietro» dichiarò Fusco. «Sei più piccola e stareste decisamente meglio.»

«Il tuo grosso culo infastidiva gli altri, vero Lionel?» Shaw sganciò una delle sue solite frecciatine sarcastiche. «Tieni, renditi utile!» affermò, infilando alla sua spalla la tracolla del borsone più pesante. «Forza, corri a prendere il posto» lo prese in giro, tirandogli una pacchetta sulla schiena.

«Sono solo le dieci e mezza, le avevo detto di non correre signorina Shaw. Al ritorno è pregata di prestare più attenzione» Harold zoppicò verso di loro.

Sameen si mise una mano in testa e cercò di rimanere calma.

«Ecco a te Finch» porse a lui l’ombrellone. «Utilizzalo come secondo bastone, così presterai più attenzione ed eviterai di cadere in qualche buca nella sabbia.»

«Oggi la trovo particolarmente simpatica signorina» rispose, incamminandosi alle spalle del detective Fusco.

«Ha ragione Harry, oggi hai le battute pronte» Root caricò sulla spalla della sua ragazza un borsone. «Anche questa qui tesoro.»

«Vuoi che porto anche te sulle spalle?» l’umorismo di Sameen proseguì. «Sbrighiamoci, perché sicuramente Lionel sceglierà il posto più inadatto.»

Svuotarono la macchina e si sistemarono nel punto all’apparenza più tranquillo e comodo per far tutto. John e Sameen si occuparono di infossare i due ombrelloni nella sabbia e Iris e Root di posizionare gli asciugamani sulla sabbia. Finch invece aprì la sua seggiola pieghevole e si sistemò all’ombra, manco fosse un nonno di novant’anni, e il detective si denudò, mettendo in mostra la sua perfetta e invidiabile panza bianca.

«Che sexy Lionel» Shaw sorrise a bocca aperta e socchiuse leggermente gli occhi infastidita dalla luce del sole. «Carinissimi i peli ricci intorno ai capezzoli» lo prese in giro, facendo sorridere tutti gli altri che nel frattempo avevano levato anche i loro vestiti.

Iris era in splendida forma e indossava un normalissimo bikini azzurro, John indossava un costume a pantaloncino arancione e anche a lui non mancava un po’ di pancetta, Harold era rimasto in canotta e pantaloncino a strisce e Shaw aveva sfoggiato il suo fisico scolpito e palestrato, coperto da un costume a tema astratto colorato. Root invece aveva prima legato i suoi capelli in un tuppo disordinato e poi si era spogliata, esibendo felicemente un costume giallo acceso.

«O cazzo, Root vuole accecarci» Sameen si coprì gli occhi ironicamente. «Propongo una caccia al tesoro!» dichiarò improvvisamente e sorridendo storto.

«Di che tipo?» Harold sembrò interessato. «Sono bravo in queste cose.»

«La ricerca delle tette di Root» scherzò, facendo arrossire l’uomo con gli occhiali.

«Sei una stronza, ti piace però la notte quando…»

Sameen compiendo un movimento rapidissimo, mise una mano sulla bocca di Root e le impedì di concludere quella frase.

«Evitiamo di sbandierare le nostre nottate private all’intera spiaggia, che dici?» mormorò, mantenendo la mano sul viso di Root. «Dico solo che…potevi mettere un reggiseno che in qualche modo le risaltasse.»

«Non mi interessa metterle in mostra. Non qui» Samantha cacciò dal suo volto la mano di Sameen. «Ma grazie per il consiglio, la prossima volta mi darò più da fare e mi metterò maggiormente in mostra.»

Il viso di Shaw s’incupì quando si rese conto di essersi fregata da sola.

«Invece io credo che ti stia benissimo» Iris intervenne a difesa dell’hacker. «Questo giallo ti dona molto.»

«Uho… grazie Iris. Hai sentito Sameen? Hai sentito che ha detto?»

Ormai il botta e risposta tra Root e Shaw era partito e sembravano proprio due bambine che litigavano per il nulla. Ma gli altri quattro, conoscendole bene, ci avevano fatto l’abitudine.

«Chi mi spalma la crema dietro la schiena?» la domanda di Fusco, servì a rompere gli equilibri e a farle smettere di discutere.

«Passo!» Sameen alzò le mani e fece qualche passetto all’indietro. «E passa anche Root» decise per lei e la trascinò con se dalla bretella del reggiseno.

«Capisco che non ho nulla da nascondere, ma così mi farai rimanere nuda» borbottò l’hacker, riaggiustandosi il pezzo di sopra.

«Harold è tutto tuo» John sorrise sghembo mentre spalmava la crema sul corpo di sua moglie. «Sei l’unico disponibile.»

«Abbiamo una nuova coppietta quindi» ironizzò Sameen, scherzando insieme a John.
..........

 Non appena finirono di riempirsi di protezione solare, si avviarono verso il mare e si fermarono sulla riva. L’acqua sfiorava i loro piedi, ma ciò bastava a far si che si rendessero conto di quanto ghiacciata fosse.

«Non entrerò mai» farfugliò Root, percependo un brivido lungo le sue cosce.

E mentre John, Iris e Lionel erano già lontani che sguazzavano allegramente tra le onde; Shaw cercava di convincere Root a farsi avanti.

«Allora, ti sei decisa? Devi entrare o vuoi fare compagnia a Finch sotto l’ombrellone?»

Sameen era di fronte a lei e l’acqua la bagnava fin sopra l’ombelico.

«Tu vai, io rimango qui. Mi bagno così a pezzi, giusto per rinfrescarmi» disse, piegandosi verso l’acqua e bagnandosi i polsi e leggermente le braccia.

Shaw la guardò malissimo, ma poi sul suo viso comparve un insolito ghigno che non passò inosservato agli occhi di Root.

«Non ti azzardare» l’avvertì, puntandole un dito contro. «Non ti muovere da lì.»

Quegli avvertimenti vennero tranquillamente ignorati. Sameen avanzò verso di lei e prima che Root potesse scappare e far scena, l’afferrò e la trascinò con se verso l’acqua. Avvolse un braccio intorno al ventre di Root mentre con l’altro continuò a tenerle ben stretto il polso.

«Sameen Shaw… lasciami immediatamente!» la minacciò duramente, consapevole che mai e poi mai sarebbe riuscita a divincolarsi da quella morsa.

Nemmeno quella minaccia venne ascoltata, Sameen trascinò Root a largo e andò in apnea costringendola a seguirla sott’acqua. Quando riemersero il viso dell’hacker era tutt’altro che divertito. Era furiosa e infreddolita.

«Non parlarmi più» bisbigliò, stropicciandosi gli occhi e tremando vistosamente mentre guardava l’altra con una cattiveria inconsueta.

Solo poco dopo si rese conto che le mani di Sameen erano ancora strette intorno al suo corpo galleggiante.

«Va bene» sorrise, stringendola maggiormente. «Posso riscaldarti io però.»

Contraddicendo le sue stesse minacce, Root non riuscì a resistere nel vedere la sua ragazza così vicina e tutta bagnata; così fece scontrare le loro labbra in un bacio al sapore di mare.

«Ehy, voi due! Smettetela di amoreggiare e venite qua» Fusco gridò verso le due e le invitò ad avvicinarsi a loro.
.........

Root aveva indossato i suoi occhiali da sole e stava distribuendo i panini che aveva amorevolmente preparato la sera precedente.

«Questo è per te tesoro, il tuo preferito» mormorò, passandolo a Sameen.

«Buonissimo» farfugliò Fusco a bocca piena. «Davvero buono» aggiunse, lasciando cadere qualche briciola nella sabbia.

«Così però mi disgusti» Sameen contorse il naso e si sistemò sull’asciugamano. «E Finch non mangia?» chiese, addentando il suo panino con pastrami.

«Si è appisolato» le rispose Root, sedendosi sull’asciugamano al suo fianco. «Mi dispiace svegliarlo.»

«Ma quanti anni ha? Ci sono degli anziani lì in fondo che giocano con i loro nipotini e fanno il bagno senza problemi. Non è possibile che lui sia in queste condizioni.»

«Finch non è mai stato un uomo amante del divertimento» commentò Reese, mangiando l’ultimo pezzo del suo pane.

«Vi prego, posso farli un gavettone?» gli occhi di Shaw si spalancarono.

«No dai» Root le negò questa opportunità. «Poverino, potrebbe venirgli un infarto o altro.»

«Ma rischia un’insolazione, meglio bagnarlo un po’. È per il suo bene.»

«La piccola psicopatica ha ragione» Fusco spalleggiò Sameen, ripulendosi con il braccio le labbra sporche. «Meglio bagnarlo.»

«John?» chiese anche il suo consenso.

Reese esitò per un momento e poi scrollò le spalle come a dire: “Fai come vuoi”. Iris invece rimase in silenzio e pronta ad assistere a quella scena epica.

Sameen passò il suo panino a Root e si tirò su; poi prese un bicchiere di plastica e corse a riempirlo a mare. Ritornò verso l’ombrellone più lentamente e appena raggiunse Harold, svuotò l’acqua nel bicchiere contro il suo viso.

Root e Iris fecero una smorfia simile, mista tra dispiacere e divertimento, John osservò la scena con un ghigno leggero e Fusco se la rise di gusto insieme a Sameen.

Harold invece si svegliò di soprassalto, saltò in piedi e si levò il cappello e gli occhiali. Il suo viso era a dir poco sconvolto e ancora assonnato.

«Io… io… signorina Shaw!» strillò come mai aveva fatto.

E a quel punto tutti scoppiarono inevitabilmente a ridere. Il siparietto era troppo comico per rimanere indifferenti.

«Dai Finch, non prendertela. L’ho fatto per il tuo bene, rischiavi di prendere un’insolazione» cercò di spiegare il perché di quel gesto e poi tornò a sedersi affianco alla sua ragazza.

«Mi meraviglio di voi» manifestò il suo stupore, guardando prima Reese e poi Samantha.

«Quanto la fai grossa per un po’ d’acqua» ridacchiò Sameen, tornando a mangiare. «Dagli un panino Root, magari si calma.»

«Vuoi un panino Harry?» l’hacker sorrise a bocca chiusa e si allungò verso di lui.

«Non mi faccio comprare con un panino» rifiutò, rimettendosi gli occhiali da vista. «Sono affranto, sappiatelo.»

«Dai Harry, è buono» insistette Root.

E dopo diversi tentativi di persuasione, Finch accettò il panino e si tranquillizzò mettendoci una pietra sopra.
.........

Sameen si era distesa a pancia in giù sull’asciugamano e indossava le sue cuffie per evitare di ascoltare i rumori di quella spiaggia affollata. Nel frattempo Root, mentre John e Iris erano in acqua e il detective era al bar per un caffè, sistemava la roba nella borsa frigo.

Shaw aprì un solo occhio e guardò nella direzione della sua donna, sgamandosi con attenzione il suo sedere mentre era piegata in una posizione molto invitante. Sorrise maliziosamente, ma si ricordò di non poter far nulla, così cercò immediatamente di cancellare quegli strani pensieri dalla testa.

Fortunatamente o sfortunatamente, ci pensò un bambino a scacciar via i suoi pensieri. Le passò di fianco ad una velocità spropositata e le gettò addosso una discreta quantità di sabbia.

«Porca tro…» si fermò prima di concludere e si raddrizzò, mettendosi sulle ginocchia e ripulendosi dalla sabbia che quel teppistello le aveva tirato contro. «Stupidi bambini» inveì sotto voce.

Root si voltò verso di lei e la vide borbottare tra se e se con un viso accigliato e infastidito.

«Tesoro che succede?» si inginocchiò di fronte a lei. «Ma questa asciugamano e piena di sabbia!»

«Grazie per l’avviso. Non l’avevo notato sai?» le rispose, usando un tono sarcastico. «Un bimbo cretino è passato e ha scatenato uno tsunami di sabbia contro di me.»

«Oh» il viso di Root si addolcì. «Dai era solo un bambino, è normale che corrano così. Non l’ha fatto volutamente.»

«Puoi giurarci, altrimenti non sai cosa potrei fargli» ringhiò, riponendo le cuffie nel borsone. «Stavo fantasticando sul tuo sedere, o meglio cercavo di smetterla di fantasticare sul tuo sedere ed è arrivato a rompere le palle.»

«Fantasticavi sul mio sedere?» le sopracciglia di Root s’incurvarono in un’espressione incuriosita.

«Beh me l’avevi praticamente sbattuto in faccia, era impossibile evitarlo» Sameen si sedette nella tipica posizione da indiano e Root si piegò verso di lei infossando i pugni nella sabbia e si fermò a pochi centimetri dal suo viso.

«Io ho fantasticato sul tuo da quando ti sei levata i pantaloncini» le confessò con una voce suadente.

A quel punto Sameen posò le mani sulle sue guance e la trascinò con prepotenza contro di se. Si baciarono con cautela e contegno, ma quando la lingua di Shaw sfiorò il labbro di Root, quel bacio prese ritmo e divenne un “vietato ai minori”.

«Woooh… Woooh… ragazze andateci piano. Siamo in un luogo affollato!» esclamò Fusco, tornato dal bar proprio in quel momento. «Anche se non è un brutto spettacolo.»

Le due donne si separarono e rivolsero al detective gestacci ben poco amichevoli.

«Ci prendiamo un pedalò? Io e te da sole» propose Shaw, rivolgendo alla fidanzata occhiate eloquenti.

«Certo» Root colse le intenzioni di Sameen. «Vado subito, prenoto quello da mezz’ora?»

«Sì, mezz’ora basterà» le fece l’occhiolino e la vide alzarsi. «Prendo l’olio e ti raggiungo» proseguì, rovistando in una delle tante borse sparse sotto l’ombrellone.

«Mi perdoni signorina, ma a cosa vi servirà l’olio sul pedalò?» Harold s’intromise dopo aver udito lo scambio di parole tra le due.

«Sapessi quattrocchi…» Fusco rise e si distese sull’asciugamano. «Siete peggio di due adolescenti in preda ad un attacco ormonale.»

«Prenderemo il sole sul pedalò Finch» Shaw sorrise, divertita dalla cazzata appena sparata. «Ci si vede tra trenta minuti ragazzi.»

«Sì, sì. Buon divertimento!» gridò Lionel.

Finch guardò nel vuoto con uno sguardo confuso ed infine alzò le spalle, tornando a leggere il suo giornale.

Le due donne presero posto sul pedalò e si allontanarono, passando di fianco a John e Iris abbracciati in acqua. Per Sameen non esisteva cosa migliore di quel mezzo galleggiante per andare al largo, così lontano da nascondersi dalla vista di tutti i bagnanti e avere un po’ di privacy.

«Dici che qui va bene?» domandò Root, smettendo di pedalare.

«Direi proprio di sì» affermò Sameen dopo essersi guardata intorno. «Meglio non esagerare troppo, non vorrei facessimo la fine di Jack e Rose a poche ore dalla loro scopata.»

«Quanto sei insensibile» bisbigliò, alzandosi in piedi e cercando di non perdere l’equilibrio.

Anche Sameen si alzò e si avvicinò pericolosamente a lei. Avvolse le braccia attorno al corpo di Root e le slacciò il sopra del costume, lasciandolo cadere sul moscone.

«Oops» disse, guardando ciò che aveva volutamente scoperto.

«Ora ti piacciono, no?» Root scosse la testa e slacciò anche quello della sua ragazza.

Le due rimaste in topless decisero prima di farsi un tuffo e poi di risalire a bordo e iniziare a divertirsi.

«Lo stiamo facendo in tutti i posti possibili al mondo» le fece notare Sameen. «Siamo una coppia da record!»

«Sì, ora zitta e levati quel costume!» le schiaffeggiò il sedere e l’avvolse in un bagnato e passionale bacio.


Angolo Autrice
Scuate l'attesa, ma sono stata impegnata e ho avuto difficoltà nel trovare il tempo per scrivere. Spero comunque che l'attesa sia stata ripagata con tante risate :) Io mi sono divertita tantissimo a scrivere questo capitolo, spero la cosa sia reciproca. 

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Capitolo 15
*** Missione ***


[Nei precedenti capitoli mi era stato richiesto di fare un capitolo un po' più movimentato e beh... vi ho accontentate. Un nuovo numero fresco, fresco per voi. Siate clementi, la storia è stata compeltamente inventata da me e non sono brava in questo. Non sono quel genio di Nolan o dei suoi colleghi, però ho provato a fare del mio meglio. Buona lettura.]

Personaggi: Root, Shaw, Reese e Finch.
Rating: Giallo.
Genere: Azione, Triste, Suspance.
Missione

La Macchina aveva assegnato loro un nuovo numero, Chaz Preston, un ventunenne che si guadagnava da vivere vendendo droga, o meglio fingendo di venderla. Prometteva ai suoi clienti droga e alla fine si fregava i soldi e senza dar loro nulla. Credeva di poter andare avanti così per il resto dei suoi giorni e invece si sbagliava. Non aveva fatto bene i conti e si era cacciato nei pasticci. Chaz aveva truffato un membro della Mafia Russa e convito di aver concluso l’ennesimo colpo, non sapeva che la sua vita era in grave pericolo.

John intervenne giusto in tempo, prima che alcuni membri della banda criminale riuscissero a catturarlo e lo portò al sicuro. Dopo aver dialogato a lungo col ragazzo e risposto alle solite domande: “Chi sei?” “Che vuoi da me?” “Perché sono qui?”, la Macchina inviò loro un altro numero. Alan Preston, fratello minore di Chaz.

Finch richiese aiuto a Root e Shaw che subito si attivarono, mettendosi in viaggio verso il piccolo appartamento dei due fratelli.

«Come mai così silenziosa?» domandò, Sameen stupita dall’atteggiamento apatico dell’altra.

«Nulla… pensavo.»

«Non pensi mai così silenziosamente e soprattutto quando stiamo in macchina. Avanti spara!»

Lo sguardo di Root vagò a vuoto. Era ormai un anno che lei e Sameen avevano una relazione e da diverso tempo un pensiero non voleva saperne di uscire dalla sua testa. Più i giorni passavano, più questo pensiero si fortificava.

«Oggi voglio pensare silenziosamente, non posso?» sbuffò, accavallando le mani. «Sì, ti sento!» sbottò, rivolgendosi alla Macchina. «Ho capito, ho capito. Gira a destra» ordinò a Sameen.

La donna al volante obbedì, ma aggrottò la fronte perplessa dagli strani modi di Root.

«Oh santissimo cielo Root! Non dirmi che vuoi litigare proprio adesso, non mi sembra il momento più adatto.»

«Non voglio litigare. A me sembra che tu voglia litigare. Non ho la testa per iniziare una discussione, quindi no, non litigheremo ora» rispose a tono.

«Vuoi litigare dopo allora?» Shaw la guardò per un breve momento.

«No!» il viso di Root si corrucciò in una strana smorfia. «Ma cosa..?»

«Va bene, allora litighiamo ora. Avanti comincia pure, sono tutta orecchie. Ma ti prego sfogati velocemente che abbiamo delle vite da salvare e…»

«Voglio avere un bambino» sbottò, interrompendo Sameen e lasciandola immediatamente di stucco. «Voglio avere un bambino… con te» specificò, abbassando e calmando il tono.

«Cosa?» Shaw fermò di colpo la macchina. «V-uoi un ba-bambino?» farfugliò, sperando di aver capito male.

Credeva di aver già chiarito e superato l’argomento “Famiglia/Matrimonio” ma probabilmente non era così.

«Io…tu non vuoi?» Root sospirò, ritrovandosi parecchio  in difficoltà.

Conosceva Sameen e sapeva come la pensava riguardo i figli e la famiglia, ma c’era una parte dentro di lei che sperava potesse cambiare idea.

«Non penso questo sia il momento più adatto per parlarne» Sameen accostò la macchina. «Siamo arrivate.»

Root abbassò la testa e accantonò l’argomento per dedicarsi alla loro missione. Irruppero nell’appartamento ben armate, ma l’unica cosa che trovarono fu l’abitazione sotto sopra.

«Siamo arrivate tardi Finch» Shaw parlò al suo auricolare. «Credo che la Mafia ci abbia anticipate.»

«Vieni Sameen, dobbiamo andare» Root, dopo aver ricevuto istruzioni dalla Macchina, afferrò l’altra dal braccio e la trascinò fuori dall’appartamento. «Harry, presto contatteranno Chaz, fate attenzione» aggiunse, chiudendo in fine il collegamento.

«Allora? Hanno trovato mio fratello?» il ragazzo si scaldò.

«Mi dispiace» Harold abbassò la testa sconsolato.

«Devo andare» si alzò di colpo. «Devo risolvere questa situazione, è tutta colpa mia, lui non c’entra nulla.»

Reese lo bloccò prontamente, mettendogli una mano sul petto.

«E cosa credi di fare? Pensi che si fermeranno dopo che avrai dato loro ciò che volevano? Ti vogliono morto Chaz, quindi lascia fare a noi.»

«I nostri genitori ci hanno abbandonati quando lui aveva solo quattro anni e io mi sono ripromesso che lo avrei cresciuto e mantenuto senza l’aiuto di nessuno. Ho fatto tutto questo per lui, per far si che conducesse una vita normale e invece ora l’ho messo in pericolo» la voce del ragazzo tremò vistosamente. «Ha solo otto anni, vi prego…» guardò Harold negli occhi e poi John.

«Devi fidarti di noi, sappiamo quello che facciamo.»

Come anticipato da Root, Chaz ricevette una chiamata dalla Mafia Russa che diede lui un ultimatum: o si sarebbe fatto avanti consegnando loro la droga pagata, o suo fratello sarebbe morto.

Così Chaz, protetto alle spalle da John, si presentò nel luogo stabilito dalla Mafia; un giardinetto disperso e abbandonato di New York.

Nel frattempo Shaw era appostata in lontananza con un fucile di precisione e stava ricevendo le ultime dritte da Root.

«Tutto chiaro?» concluse, dopo aver spiegato cosa il piano da seguire.

«Sì» annuì Sameen. «Senti Root!» la bloccò prima che si allontanasse. «Non credo che io sia pronta a questo e non credo lo sarò mai. Guardaci, guarda il nostro lavoro. Stiamo per salvare un povero bambino innocente che rischia di morire senza aver vissuto per nemmeno dieci anni.»

Root la guardò contorcendo la bocca e si allontanò senza dire una parola, raggiungendo John.

«Il bambino è in quella piccola palazzina» lo avvertì Root. «A momenti usciranno tutti e Sameen se ne occuperà.»

Proprio come detto da Root, una decina di criminali armati, uscirono dalla palazzina e si avvicinarono a Chaz. John e Root osservarono la scena attentamente e diedero il via libera a Sameen che immediatamente si precipitò dentro l’edificio.

Salì prima al piano superiore e poi scese a quello inferiore, dove trovò il bambino legato e imbavagliato.

«Calmo piccolo, sono qui per aiutarti.»
..........

«Ecco la vostra roba, ora però lasciate mio fratello» disse il ragazzo, lasciando i sacchetti di droga per terra.

«Bravo, hai fatto la scelta giusta» uno di loro prese parola e si fece avanti. «Nessuno truffa la Mafia Russa» borbottò, raccogliendo i sacchetti.

«Sì, ho capito di aver sbagliato. Ma ora ho rimediato e…»

«Rimediato? Non credo proprio.»

Root e John si guardarono per un attimo. Sapevano sarebbe andata a finire così ed erano pronti per intervenire.

«Tuo fratello morirà, ma tranquillo non sarà il solo. Tu gli farai compagnia» rise meschinamente e puntò contro di lui la pistola.

A quel punto ci furono diversi spari, ma provenienti dalle armi di Root e John che intervennero per mettere al sicuro il ragazzo. Si scatenò così una vera e propria sparatoria; John colpì tre di loro e Root quattro, altri due fuggirono e l’ultimo rimasto si fece avanti a mani alzate in segno di resa.

«Chi siete voi dei poliziotti?» domandò lui, ferito ad una spalla.

«Siamo quelli che ti sbatteranno in prigione» mormorò Reese.

«Come volete» rise il mafioso.

«Cosa hai da ridere?»

«Rido perché credete di aver vinto, ma non è così. Ho messo una bomba nell’edificio e mi dispiace per il tuo fratellino, ma morirà ugualmente.»

Root spalancò gli occhi e contattò immediatamente Shaw.

«Sameen, esci subito dalla palazzina» parlò col fiato corto. «Mi hai sentita Sameen?»

«Ho preso il bambino» rispose lei.

«Ciao, Ciao» il mafioso premette un pulsante e il rumore di una forte esplosione venne seguito dall’urlo di Root e di Chaz.

Reese sparò un altro colpo alla tibia di quel criminale e si voltò verso la palazzina in fiamme.

«Sameen» Root tentò di contattarla nuovamente tramite l’auricolare. «Sameen» riprovò tremando.

Il ragazzo, distrutto, iniziò a piangere e poi ci fu silenzio. Un eterno ed estenuante silenzio mentre l’edificio di fronte a loro andava in fiamme. Root stava assistendo ad uno spettacolo a cui non avrebbe mai voluto assistere, quelle fiamme stavano divorando il suo amore.

Il suo cuore batté velocemente nel vedere il movimento di un ombra nelle fiamme. Ma ad uscire fu solo un ragazzino che corse immediatamente verso suo fratello Chaz.

Root continuò a guardare verso la porta principale con la speranza che da un momento all’altro sarebbe uscita anche Sameen. Ma niente.

«Dov’è Sameen?» Root tirò il ragazzino verso di se e strinse le sue spalle. «Dov’è?!?»

«Lei… lei è rimasta incastrata per liberare me» il bambino farfugliò, sentendosi decisamente in difficoltà e in colpa.

«Io vado!»

«Si fermi signorina» Harold comparve dal nulla e la bloccò da un braccio. «Non può rischiare così tanto, lei…»

«Sì che posso» Root fece una smorfia contrariata. «Lei non ha titubato un solo secondo prima di sacrificarsi per tutti noi. Ora il minimo che io possa fare è tentare di salvare lei.»

Root aveva fatto la sua scelta e nessuno avrebbe potuto fermala. Doveva rischiare e tentare l’impossibile. Contro la volontà dei suoi compagni e della stessa Macchina, corse verso la palazzina e si gettò tra le fiamme riparandosi il volto con un braccio. Per la prima volta aveva ignorato gli ordini della Macchina. L’amore per Sameen superava tutto, anche il Dio che tanto venerava.

Intorno a lei c’erano solo fiamme e fumo, non riusciva a vedere di più.

«Sameen!» gridò con tutta la voce che aveva. «Sameen… ti prego rispondi, ti prego. SAMEEN!»

Un nodo le si fermò alla gola e le impedì di respirare correttamente. Non sapeva se fosse colpa del fumo o della disperazione, ma probabilmente sarebbe morta lì bruciata dalle fiamme o per mancanza di ossigeno.

Stava per perdere conoscenza, quando improvvisamente una voce, quella di Sameen, rimbombò alle sue orecchie. Quella voce riuscì a darle forza e a permetterle di rimanere cosciente. Erano grida di aiuto e provenivano da piano inferiore.

«Arrivo Sameen!» urlò, affrettandosi a scendere giù.

Schivò le fiamme e delle travi di legno che le ostacolavano il passaggio e giunse al piano inferiore. Immediatamente la vide, era incastrata in mezzo a delle colonne e le sue gambe erano completamente bloccate.

Rapidamente si avvicinò verso di lei e iniziò a sentirsi meglio.

«Che ci fai qui Root?» le domandò, tossendo ripetutamente. «Non avresti dovuto farlo.»

«Come potevo lasciarti qui senza far nulla?» rispose, cercando di liberarla. «Non avevo alcuna intenzione di perderti.»

«Allora datti una mossa, altrimenti moriremo entrambe bruciate e non è di certo così che meritiamo di finire.»

Root spinse con forza e dopo diversi tentativi riuscì a liberarla dalla morsa. Si caricò il braccio di Sameen attorno al collo e le fece d’appoggio per farla soffrire di meno. La sua gamba era ridotta piuttosto male, probabilmente si era rotta quindi dovevano affrettarsi e correre immediatamente ad uno ospedale.

«Cazzo» ansimò Shaw, dopo aver salito l’ultimo gradino. «Non ce la faccio» crollò per terra, fortunatamente sorretta da Root.

«Andiamo tesoro, ci siamo quasi non puoi mollare ora» la incoraggiò Root.

«Non.. Root sto per perdere conoscenza. Esci da qu..qui..» le labbra affannate di Sameen si chiusero e contemporaneamente anche i suoi occhi.

Il dolore era troppo forte e nonostante avesse lottato con tutte le sue forze per reprimerlo, non aveva potuto evitare lo svenimento. Era finita. Lo sforzo di Root era stato inutile.
..........

Sameen riaprì gli occhi confusa. Solo dopo diversi secondi capì di essere avvolta tra le braccia di Root e soprattutto di essere ancora viva. Appena incrociò i bellissimi e lucenti occhi di Root, un ghigno le comparve sul viso.

«Presto i soccorsi saranno qui, per lo meno abbiamo evitato di morire bruciate.»

«Nemmeno il fuoco ci ha fermate» farfugliò debolmente. «Non mi ucciderà di certo un osso rotto.»

«Ne sono più che sicura» le prese la mano e subito Shaw la strinse. «La palestra è servita a qualcosa. Non è stato mica facile trascinarti fin qui» sorrise, cercando di non farle perdere nuovamente i sensi.

«Ti donano queste macchie di fumo nero sul viso» scherzò Sameen.

«Anche a te, soprattutto questa qui» disse, poggiando il dito sul suo naso. «Un look da pompiere.»

«Avremo un figlio» ansimò Shaw improvvisamente.

L’aver rischiato di morire per la seconda volta le fece capire che la vita era troppo corta per viverla a metà e le diede la spinta e l’incoraggiamento per dire quelle tre parole.

«Cosa?»

Per un momento Root pensò che Sameen avesse preso anche una botta in testa.

«Io non sono nessuno per impedirti di diventare madre, per cui sì! Avremo un figlio. Non saprei nemmeno da dove cominciare e probabilmente sarei una pessima mamma, ma tu… tu saresti la madre perfetta.»

Samantha sorrise e quando sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime, si precipitò contro le labbra di Sameen e la baciò con tutto l’amore possibile. Ma la paura di poterle far male la fece allontanare immediatamente.

«Ma ti sbagli, noi saremo entrambe due madri perfette perché ci amiamo e il nostro amore farà solamente del bene al nostro bambino.»

Le sirene dell’ambulanza interruppero quel dolce momento. Shaw venne caricata su una barella e successivamente sul autovettura. Anche Root salì a bordo e le rimase vicina.

«Harold e John ci raggiungeranno all’ospedale.»

«Grazie Root, se non fosse per te…»

«Non devi nemmeno dirlo» la interruppe prima che terminasse. «Ho fatto la cosa giusta e la rifarei all’infinito. Sono sicura che anche tu al mio posto avresti fatto lo stesso. Quindi non ringraziarmi, stai tranquilla e pensa a riprenderti.»



LEGGERE ATTENTAMENTE.

Angolo Autrice
Vi avevo promesso un capitolo da colpo di scena e beh credo che il colpa di scena sia arrivato. Ho riflettuto molto su questa svolta e questo è il risultato finale. Purtroppo mi tocca darvi una notizia brutta... ho deciso di prendermi una pausa e di proseguire appena mi risentirò pronta a dare il massimo per tutte voi. Non appena deciderò di tornare a scrivere contatterò privatamente ognuna di voi per avvisarvi del continuo. Chiunque ci tenga ad essere avvisata me lo scriva nella recensione :)
Vi lascio comunque con un bel finale che vi lascerà sicuramente immaginare un bel futuro.
Come ultima cosa ci tengo a ringraziare tutte voi per il traguardo delle 100 recensioni, è la prima volta che su efp una mia storia arriva a soglia 100 ed è una bellissima soddisfazione. 
GRAZIE!
A voi i commenti.

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