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di Laylath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bacio della buonanotte ***
Capitolo 2: *** Privilegio ***
Capitolo 3: *** Il muro perfetto ***
Capitolo 4: *** In treno ***
Capitolo 5: *** Ispirazione d'artista ***
Capitolo 6: *** Peccatori ***
Capitolo 7: *** Una al giorno ***
Capitolo 8: *** Problemi di vista ***
Capitolo 9: *** Isolamento ***
Capitolo 10: *** Sotto lo stesso cielo ***
Capitolo 11: *** Il sorriso più bello ***
Capitolo 12: *** Superiore e sottoposti ***
Capitolo 13: *** Riuscirci ancora ***
Capitolo 14: *** Il mostro dentro ***
Capitolo 15: *** Paradosso ***



Capitolo 1
*** Bacio della buonanotte ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 05: “Sciocco”
Protagonisti: Pride, Signora Bradley

 

 

Bacio della buonanotte

 
Pride molte volte si sente uno sciocco a recitare il ruolo di Selim Bradley.
Spesso, quando viene trattato come un bambino, si deve trattenere dal mostrare la sua vera  natura e far scappare via urlando tutte quelle persone. La sua insegnante, le sue guardie del corpo… sono così sciocchi se pensano di avere un ruolo importante nella sua vita.
Sono soltanto delle mere marionette che verranno usate per il grande progetto del Padre.
 
“Selim, caro, è ora di spegnere la luce.”
“Certo, mamma.”
La signora Bradley gli rimbocca le coperte, poi si china verso di lui e lo abbraccia, deponendo sulla sua fronte il bacio della buonanotte. Le sue labbra sono morbide e calde, la sua voce così dolce, i suoi occhi così pieni d’amore.
Lei forse è la più sciocca di tutti ed è così facile da ingannare.
Pride risponde con gioia a quell’abbraccio, rifiutando per qualche secondo di lasciarla andare.
Poi la saluta con un ultimo sorriso quando lei esce dalla stanza: non sa che tra pochi minuti tornerà nella sua vera forma ed andrà in missione per il Padre.
Tuttavia si accoccola tra le coperte, concedendosi di crogiolarsi ancora un poco nel ricordo di quei gesti d’affetto.
Ma non si sente sciocco.
Si dice sempre che sta solo recitando al meglio la sua parte.



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Capitolo 2
*** Privilegio ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 15: “Domani”
Protagonisti: Zolf J Kimbley, Pride

 

 

Privilegio

 
“… tu hai sempre detto di voler vedere in che modo il mondo si evolverà…”
Le parole di Pride hanno un non so che di sarcastico e questo distoglie Kimbley dal dolore e dalla sofferenza che gli procura ogni singolo respiro. I suoi occhi si dilatano mentre nella gola squarciata dalla chimera il sangue continua a gorgogliare.
La morte imminente d’improvviso non ha più importanza.
Non gli importa tanto dello disfacimento del suo corpo quanto del fatto che non avrà più possibilità di plasmare il domani del mondo. E questo gli brucia perché tutta la sua vita è stata dedicata a dare la sua personale impronta al futuro.
Solo i forti hanno un simile privilegio.
E lui è uno di loro.
 
I tentacoli di Pride lo sollevano: hanno una consistenza indefinibile che fa venire i brividi.
“… ma non ti devi preoccupare – continua la voce bambina con un’eco di immortalità – tu continuerai a vivere dentro di me.”
Kimbley riesce solo a guardare di sfuggita quella figura infantile mentre l’oscurità inizia ad avvolgerlo.
Ma non ha paura, anzi si sente soddisfatto.
Il domani è ancora tutto da plasmare e lui, come sempre, avrà un ruolo fondamentale.
Pride non lo sa, nessuno lo può sospettare.
Ma per chi ha deciso la sorte di così tante vite certe intuizioni sono più che naturali.
Zolf J. Kimbley può ancora decidere il domani di Amestris.
Una sensazione meravigliosa.

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Capitolo 3
*** Il muro perfetto ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 14: “Forse”
Protagonisti: Alex Louis Armstrong

 

 

Il muro perfetto

 
Non poteva che essere fiero del muro di terra che aveva innalzato in pochi secondi: era perfetto, senza alcuna fragilità, un degno risultato dell’alchimia che la famiglia Armstrong si tramandava di generazione in generazione.
Tuttavia Alex non riusciva a contemplare la maestosità dell’opera: i suoi occhi azzurri, colmi di lacrime, erano puntati sulle chiazze di sangue che macchiavano quella parete. Vecchi, donne, bambini: tutti spietatamente giustiziati dai fucili mentre cercavano una via di fuga… ed era stato lui a creare il posto della loro sentenza.
“Questi sono i tirapugni che si tramandano di generazione in generazione nella nostra famiglia. Tieni alto il nostro glorioso nome.”
La voce di suo padre risuonava impietosa nella sua testa.
Era davvero così che portava onore alla sua famiglia?
Forse era tutto sbagliato.
Forse era lui che aveva fallito.
Forse era solo un incubo da cui prima o poi si sarebbe svegliato.
 
Il suo istinto lo avvisò che c’era qualcuno a pochissima distanza da lui.
Si girò, mettendosi in posizione di difesa, ma sgranò gli occhi quando vide che si trattava di due Ishvaliane, una giovane ed una vecchia, nascoste in una rientranza di una casa ormai distrutta. Lo fissavano con odio e terrore, aspettandosi di essere uccise.
Quegli occhi rossi lo facevano impazzire, ma ebbero il potere di riscuoterlo.
Forse non è ancora finita.
Con un grido rabbioso colpì il suo perfetto muro, creandovi una breccia.
“Fuggite, presto…” mormorò rivolto alle due.
Forse sono ancora un essere umano.




 

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Capitolo 4
*** In treno ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 02: “Tempo”
Protagonisti: Maes Hughes, Roy Mustang

 

 

In treno

 
Maes Hughes osserva le verdi campagne di Amestris che corrono dal finestrino del treno che lo riporta a casa. Gli piace quel colore, l’ha sempre associato alla vita, alla speranza, al futuro: un collegamento più che calzante dato che ad Ishval, quell’incubo ad occhi aperti, persino le poche chiazze d’erba erano secche e prive di qualsiasi vitalità.
Maes sorride lievemente e pensa che d’ora in avanti il tempo scorrerà in modo giusto.
Quella divisa sporca di terra e sangue, quel cappotto bianco usato nelle zone meridionali verranno sostituiti da un’uniforme normale. I giorni non sembreranno più tutti uguali e interminabili, ma sempre nuovi e meravigliosi: con Glacier vicino le cose non potranno che andare così.
 
Un piccolo sbuffo al suo fianco distoglie il soldato dall’osservare il panorama.
Accanto a lui il maggiore Roy Mustang dorme il sonno del soldato: quello sempre vigile che serve solo a riposare il corpo ma non la mente. I suoi sogni sono diventati cenere, Maes lo sa bene: troppo idealista Roy, sin dall’Accademia… troppo stupido o forse più coraggioso di tutti quanti loro.
Per lui esisterà solo il passato di Ishval ed il futuro della sua scalata al potere.
Il presente non sarà più il suo tempo.
Maes sorride con malinconia e, istintivamente, tocca la tasca del suo cappotto dove c’è il rigonfiamento delle ultime lettere di Glacier: ancora poche ore e la potrà riabbracciare.
Passato e futuro non contano – si dice, riprendendo ad osservare il verde delle campagne – il tempo che conta è quello presente. Il mio meraviglioso presente.
Che si può riassumere nel nome Glacier.

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Capitolo 5
*** Ispirazione d'artista ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 12: “Capolavoro”
Protagonisti: Riza Hawkeye

 

 

Ispirazione d'artista

 
Ci sono dei momenti in cui qualcosa paragonabile all’ispirazione ti cattura.
Allora tutto quello che devi fare è abbandonarti a quella sensazione, lasciarla fluire in ogni singolo centimetro del tuo corpo, in ogni battito del tuo cuore.
Il mondo pare fermarsi davanti a te, artista, che prepari un capolavoro.
Lo sai che andrà proprio così, eppure non te ne vanterai.
Resterà soltanto quell’incredibile scossa elettrica di piacere che ti farà sentire perfetta per qualche interminabile secondo.
Poi tutto tornerà alla normalità e quello che hai fatto sarà soltanto un mero e sgradito dovere.
E continuerai a ballare in quello strano filo del rasoio tra essere cecchino e assassino.
 
Ma non ora.
Riza sistema meglio il fucile, testandone ancora una volta l’equilibrio.
I suoi sensi si acuiscono, concentrandosi su quanto sta per succedere.
La situazione pare ancora sotto controllo, ma lei sa che qualcosa accadrà.
Dal mirino osserva Fury che, nella strada sotto la sua postazione, in quel palazzo disabitato, si guarda attorno, puntando la sua pistola contro le finestre rotte degli edifici
Il ricercato è lì attorno, sono ore che lo cercano.
L’intuizione arriva improvvisa ed il fucile si sposta automaticamente di tre centimetri a sinistra.
Il grilletto viene premuto ed il colpo parte, il proiettile inizia la sua corsa perfetta verso il bersaglio.
Il malvivente, un secondo dopo, si accascia a nemmeno mezzo metro dal sergente maggiore.
Il cuore di Riza esulta per due secondi: ancora una volta ha fatto un capolavoro.
“Sergente, fai più attenzione!” dice con voce severa al microfono attaccato alle sue cuffie.
L’artista torna a nascondersi in attesa della prossima, perfetta, ispirazione.

 

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Capitolo 6
*** Peccatori ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 10: “Nudità”
Protagonisti: Edward Elric, Roy Mustang

 

Peccatori

 
Edward Elric odia profondamente quando il colonnello Mustang lo squadra con attenzione e serietà.
Ad essere sinceri succede pochissime volte: in genere i loro incontri sono fatti di prese in giro sarcastiche, rimproveri e quanto altro.
Un uomo difficile da capire quel militare, Edward non si stancherà mai di pensarlo.
Ma i momenti in cui quegli occhi neri si posano su di lui per qualche motivo importante lo fanno rabbrividire.
E’ come se avessero la capacità di spogliarlo completamente: via la sua alchimia, la sua forza, i suoi moti di ribellione. Resta solo la nuda essenza del peccatore, di colui che ha osato andare oltre il consentito con quella trasmutazione umana.
 
“Non fare idiozie, lascia che ci pensiamo io ed i miei uomini.”
“Ma…”
“E’ un ordine, Acciaio – la voce è dura e secca mentre il colonnello si alza dalla scrivania e fa cenno al tenente Hawkeye di seguirlo – tu e tuo fratello avete già fatto abbastanza.”
Edward annuisce distrattamente, cercando di reprimere l’esigenza di stringersi le braccia attorno al busto per via di quello strano gelo che ogni volta lo pervade.
Si sente nudo, indifeso, privato di tutti i suoi scudi fisici ed emotivi.
Si trova solo con la sua nuda realtà di trasgressore delle leggi dell’universo.
Maledetto, ti odio quando fai così.
E’ dura riconoscere di essere in qualche modo simile a lui, a prescindere dal peccato.

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Capitolo 7
*** Una al giorno ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 06: “Delusione”
Protagonisti: Jean Havoc

 

Una al giorno


Havoc fissa il posacenere con disappunto.
La cicca della sua sigaretta giornaliera giace lì, al centro, fumata fino al limite del filtro, proprio come un ubriaco si scola le ultimissime gocce della bottiglia. Il resto del posacenere è immacolato, un vero insulto per un fumatore come lui considerato che è quasi ora di pranzo.
Si lecca le labbra con disappunto, allungando una mano per prendere il bicchiere d’acqua nel comodino ma poi ci ripensa: bevendo si leverebbe anche il minimo gusto della nicotina che gli è rimasto.
Un sospiro, poi un altro, quella stanza che gli sembra così vuota e asettica ora che la sua squadra non c’è più, dispersa negli angoli più remoti di Amestris.
E lui è lì, solo e spezzato come quella cicca di sigaretta che ha premuto con forza sul posacenere.
Spezzato.
 
“Suvvia, signor Havoc, non faccia quella faccia delusa: nelle sue condizioni una sigaretta al giorno è una concessione fin troppo generosa.”
L’infermiera, comparsa quasi dal nulla, gli controlla la flebo e poi gli prende di mano il posacenere, posandolo sul comodino. Dopo qualche secondo è già sparita nel corridoio per dedicarsi agli altri pazienti.
Delusione.
Havoc si gira verso al finestra aperta, da dove giungono le voci dei pazienti che si sono potuti concedere una passeggiata in cortile. I suoi occhi azzurri cercano di arrivare fino a Briggs, a Pendleton, Fotcett, a quei distaccamenti dove i suoi compagni stanno combattendo da soli, mentre lui è in ospedale senza poter fare niente.
Quell’unica sigaretta sul posacenere è solo il simbolo della sua delusione.

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Capitolo 8
*** Problemi di vista ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 11: “Promesse”
Protagonisti: Miles

 

Problemi di vista

 
Gli occhiali speciali stanno davanti a lui, nella scrivania della sua stanza.
Lenti scure, non graduate, perché di problemi alla vista non ne ha.
E nemmeno servono per non affaticare gli occhi per colpa di qualche particolare attività: lui è giovane ed i suoi compiti nell’esercito non richiedono sforzi simili.
A dire il vero non c’è nessun valido motivo per cui quella struttura grigia con le lenti nere stia davanti a lui, quasi a sfidarlo. Così come non c’è nessuna esigenza di quel certificato medico fasullo che sostiene che debba portarli.
Ma i tempi sono difficili, come gli hanno detto i suoi amici più cari, ed è meglio non rischiare.
 
“Prometti che con questi occhiali non nasconderai chi sei veramente.”
Le parole di suo padre risuonano nella mente del sottotenente Miles mentre, con una smorfia irritata, si decide ad indossare quegli occhiali. A lui sembra che invece stia succedendo proprio quello… che, d’ora in poi, la sua permanenza nell’esercito sarà un continuo nascondere le sue vere origini.
Razionalmente capisce che non può essere altrimenti: le conseguenze della guerra civile si sarebbero fatte sentire per anni ed anni. Per le persone come lui addirittura per sempre.
Ma un giorno le cose cambieranno – si dice, andando a prendere il cappotto pesante per uscire di casa: da quel giorno sarebbe stato di stanza a Briggs – un giorno mi potrò levare questi dannati occhiali. E prometto di farlo solo quando Ishval risorgerà e non dovrò più nascondere i miei occhi rossi.
Si guarda allo specchio che sta all’ingresso.
Con quella promessa nel cuore si dice che, tutto sommato, non gli stanno così male: adesso hanno uno scopo ben preciso.

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Capitolo 9
*** Isolamento ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 13: “Letto”
Protagonisti: Denny Brosh

 

Isolamento

 
Danny Brosh cammina come una furia per le vie di Central City, con l’unico obbiettivo di tornare a casa.
Apre la porta con veemenza, non rispondendo nemmeno al saluto che gli rivolgono madre e fratelli, sicuramente perplessi di vederlo tornare così presto.
Ma a lui non importa, per una volta tanto si dimentica di essere quel semplice ragazzo educato che fa simpatia a tutti quanti.
Sale le scale di corsa e raggiunge la sua camera, provvedendo a chiudere a chiave.
Rimane per qualche secondo a fissare con aria stordita quei mobili così familiari e poi si butta prono sul letto, affondando la testa sul cuscino e permettendo ad un singhiozzo soffocato di uscire.
 
Morta…
Il volto del sottotenente Ross compare impietoso nella sua testa mentre cerca di fondersi con le lenzuola ed il materasso, quasi a cercare un rifugio dal mondo esterno.
E’ andata così, la sua collega non c’è più, uccisa dalle fiamme del colonnello Roy Mustang.
Accusata ingiustamente di un omicidio, imprigionata senza possibilità di difendersi veramente… e ora questa conclusione, la più sbagliata che ci poteva essere.
“Fratellone, che succede?” la voce della sua sorellina arriva da dietro la porta, accompagnata da un timido bussare.
Ma Brosh si limita a sprofondare ancora di più nel suo letto, sentendosi un inetto per non aver salvato la sua collega, la sua amica con quel qualcosa in più che non avrebbe mai osato confidarle. Come si poteva, del resto, indossando quella divisa entrambi?
Lasciatemi qui, lasciatemi nel mio letto… non voglio vedere nessuno.
Non ora che il dolore è così forte.

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Capitolo 10
*** Sotto lo stesso cielo ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 04: “Cielo”
Protagonisti: Glacier Hughes

 

Sotto lo stesso cielo

 
La guerra civile non accenna a terminare, i giornali dicono che durerà ancora mesi e mesi.
La città è ormai venuta a patti con eventuali coprifuoco e razionamenti, raggiungendo un equilibrio tutto sommato soddisfacente: a ben pensarci è meglio rinunciare a qualche cosa piuttosto che stare al fronte a combattere. Prima o poi finirà, bisogna solo aspettare.
 
La giovane fanciulla, seduta alla scrivania della sua stanza, sospira con malinconia.
I suoi occhi tra l’azzurro ed il verde si puntano per l’ennesima volta sul cielo terso di primavera.
Le sue labbra sussurrano le parole della lettera che ha imparato a memoria da quando le è arrivata il giorno prima: Glacier l’ha riletta così tante volte che ha perso il conto, ma l’impeto dell’amore fa fare questo e altro.
Maes è lontano, in quel posto così caldo e deserto, dove la guerra imperversa con violenza.
Le sue lettere sono sempre piene d’amore e di speranza, dice molto spesso che guarda il cielo perché lo conforta sapere che in fondo, anche se a chilometri di distanza, hanno qualcosa in comune. Non lo descrive mai, tuttavia: il cielo di Ishval dev’essere deturpato dalla guerra e dalla morte, non dev’essere azzurro come quello della città tutto sommato felice.
Glacier sospira di nuovo e prende il suo corredo per scrivere.
Come sempre, nelle sue lettere, parlerà del cielo azzurro della città e delle medesime speranze per il futuro.

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Capitolo 11
*** Il sorriso più bello ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 07: “Labbra”
Protagonisti: Kain Fury, Riza Hawkeye

 

 

Il sorriso più bello

 
Con le cuffie nelle orecchie per la maggior parte della giornata si diventa esperti a leggere le labbra.
Col passare del tempo ci si accorge quante sfumature possono assumere con dei semplici movimenti, quanto riescano a cambiare l’espressione di una persona. La maggior parte delle persone dice che sono gli occhi lo specchio dell’anima, ma Fury si è reso conto che molto spesso anche le labbra lo sono.
 
Di tutta la sua squadra le labbra che gli piacciono di più sono quelle del tenente Hawkeye.
Pura questione estetica, forse, ma c’è qualcosa di più.
Sono quelle che forse meno spesso si incurvano in un sorriso, quelle che si aprono rare volte per parlare al di fuori del contesto lavorativo; sono quelle che molto spesso, quando crede di non essere vista, si serrano quasi dolorosamente ed il motivo Fury non lo sa. Ma sa che lei non ne parlerà mai: questo gli dispiace, ma ha anche imparato entro quali limiti deve stare un semplice sergente maggiore.
Però sa che entro poco farà dischiudere quelle labbra in un sorriso.
Forse parlerà di Hayate, forse le dirà qualcosa di dolce, o le porterà una tazza di cioccolata.
Forse semplicemente le sorriderà.
Ed il sorriso che riceverà di rimando verrà dall’anima, e sarà il più bello del mondo

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Capitolo 12
*** Superiore e sottoposti ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 03: “Confusione”
Protagonisti: Roy Mustang (e team)

 

 

Superiore e sottoposti

 
La guerra l’aveva reso un solista: anche se aveva avuto una squadra non aveva mai interagito con loro. Si erano conosciuti giusto alla fine, il tempo di imparare i loro nomi e poi si erano dispersi nel ritorno a casa.
Si era sempre detto che andava bene così e che era il giusto atteggiamento da tenere: non era il caso di esporsi troppo apertamente con altri soldati, per giunta sottoposti. Sicuramente alla lunga avrebbe causato confusione ed inoltre, una piccola parte nascosta della sua anima, non voleva andare incontro a delusioni.
Gli era bastata Ishval per fargli perdere la fiducia nel genere umano, specie in quello che indossava la divisa.
C’erano piacevoli eccezioni, come Riza e Maes, ma finiva lì.
 
“Havoc, smettila di bere: così ti rovini il palato e devi prima assaggiare questa delizia!”
“Ci impiegassi di meno a cucinare, Breda… ti manca solo un grembiulino immacolato e saresti una mogliettina perfetta!”
“Fanculizzati! Colonnello, passi il piatto che le verso lo stufato! Occhio che è piccante, ma il giusto!”
“Accidenti, sottotenente – annuisce Fury, seduto accanto a Mustang – già da qui l’odore è fantastico!”
“Bravo, nano, sei di buoni gusti!”
“Signore, aspetti, le avvicino il pane!”
“Grazie, Falman.”
“Ehi, tenente, non pensi di scamparla anche lei, eh? Un sorso di birra se lo deve bere, suvvia!”
“Solo un sorso, Havoc: non dimenticare che domani dobbiamo lavorare.”
“Ehi, questa è una cena di lavoro – risponde il biondo – sono serissimo!”
Roy sogghigna nel vedere la faccia leggermente contrariata del tenente Hawkeye rilassarsi in un sorriso.
E all’improvviso si chiede cosa ci fa lì, a casa di un suo sottoposto, in una tavola che è un po’ troppo piccola per tutti loro, ma non si sono fatti problemi a stringersi. Si chiede perché da quando quelle persone sono entrate nella sua vita le cose sono cambiate radicalmente.
Sono i suoi sottoposti ed in teoria non si dovrebbe fare confusione tra i gradi: nessuna confidenza, nessun rapporto che esca dal lavoro. Dove sono finiti i suoi buoni propositi?
“Dannazione, Breda! – esclama, mentre un’involontaria lacrima gli esce dall’occhio destro – alla faccia del poco piccante!”
“E’ solo la prima impressione! Poi diventa tutto più semplice.”
“Dici? Havoc, passami quella birra…”
“Signore, mi delude – lo canzona Havoc – eppure lei è l’alchimista di fuoco.”
“Spiritoso, davvero – gli lancia un’occhiataccia mentre il sapore in bocca diventa decisamente gradevole, proprio come pronosticato dal rosso sottotenente – qui finisce male: per ogni cucchiaio bisogna mandare giù un bicchiere di birra. Mi sa che domani nessuno di noi lavorerà.”
Strizza l’occhio a Riza.
La confusione di gradi con tutti i pericoli che potrebbe comportare non gli interessa.
Il senso di piacere che prova in quella stretta tavola vale molto di più.

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Capitolo 13
*** Riuscirci ancora ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 08: “Risate”
Protagonisti: Martel e Dolcetto

 

 

Riuscirci ancora

 
Lei ha sempre odiato i serpenti, sin da quando era bambina: una volta, a sette anni, era stata morsa da uno di quei rettili e per poco non era morta per colpa del veleno. Ricorda ancora il dolore bruciante alla caviglia e di come tutta la pelle fosse diventata livida e gonfia.
Adesso quei serpenti sono parte di lei: guardandosi allo specchio le pare di vedere il suo viso deformato, con qualcosa di rettile che non la abbandonerà mai. E soprattutto si sente il veleno scorrere nelle vene, bruciante, contaminante… la morte che non ha avuto da bambina le è stata data anni dopo, in una maniera più sottile e crudele.
La sua vita le pare senza senso, le viene di continuo da piangere.
 
“Ehi, ragazza, la vuoi fare sì o no una risata? Guarda che il signor Greed se la prende con noi se vede che le sue feste non fanno divertire proprio tutti.”
“Oh, sparisci, Dolcetto!”
“Ancora con i tuoi cupi pensieri? – la chimera bruna la raggiunge sul tetto e si siede accanto a lei – Ti strisciano proprio dentro, vero Martel?”
“Cretino!” gli vorrebbe dare un ceffone, cacciarlo via a calci… ma dalla sua compagnia trae strano conforto. Ma anche prima che un cane venisse unito a lui Dolcetto era così: buono, amichevole, con quell’empatia che gli faceva capire sempre quando qualcosa non andava.
“Ti è andata bene, sai? – continua lui, arruffandosi i capelli con imbarazzo – a te striscia… a me abbaia. Nah, battuta pessima, sarà la birra!”
Martel si gira a guardarlo incredula, ma dopo qualche secondo non riuesce più a trattenersi e la sua risata eccheggia cristallina nella notte di Dublith.
“Cavolo, ce l’ho fatta! – esulta Dolcetto con un sogghigno – Mi mancava la tua risata, Martel: era da tanto che la volevo risentire. Visto? Basta poco per riuscirci ancora.”
Ti brucia ancora questo veleno? – si chiede la chimera dal sangue rettile.
No, almeno per quella notte no.

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Capitolo 14
*** Il mostro dentro ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 01: “Alleanza”
Protagonisti: Tim Marcoh

 

 

Il mostro dentro

 
I suoi occhi scrutano ogni angolo di quel laboratorio così perfetto.
Le attrezzature nuove, lo spazio a disposizione, le schede di quei grandi studiosi che avrà come assistenti.
Il suo cuore esulta davanti alle enormi possibilità che avrà nel lavorare lì dentro.
Le sue ricerche potranno andare avanti, potrà finalmente realizzare l’utopia di ogni alchimista.
La pietra filosofale.
In quel momento si sente il signore dell’universo.
 
“Bene, sono felice che ti piaccia – dice la voce di Envy dietro di lui – prendi pure confidenza, presto si inizierà: ti procureremo tutto il materiale di cui necessiti.”
Il rumore di una risatina maliziosa che si allontana e il delirio di onnipotenza finisce.
Che cosa ha fatto? Con chi ha stretto quella scellerata alleanza?
D’improvviso quel laboratorio non gli pare più promessa di ricerca e speranza, ma solo una prigione dove verrà creata morte e disperazione.
Dovrebbero essere suoi nemici, invece li sta aiutando, assencondando le loro richieste, spinto da quel mostro dentro la sua anima che è l’ambizione.
Tim Marcoh serrà gli occhi e una lacrima cola sulla sua guancia scavata.
“Presto si inizierà…” gli ricorda la voce nella sua mente.
Ad Ishval…

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Capitolo 15
*** Paradosso ***


Challenge: Benvenuti al banco dei prompt 
Tabella: “Slice of life/Introspettivo” 
Prompt 09: “Diritto”
Protagonisti: Van Hohenheim, Trisha

 

 

Paradosso

 
Quando era uno schiavo tutto quello che desiderava erano diritti e libertà: non essere più un numero, ma una persona che veniva chiamata per nome. Voleva il diritto di fare quello che voleva: studiare, lavorare, amare… gli sembrava un’utopia impossibile da raggiungere laggiù, nella dorata Xerses.
 
“Ti amo…” la voce di Trisha è appena un sospiro, quello che precede il sonno.
E’ così bella, giovane, desiderabile: lo ama con l’intensità di un vero amore, di questo ne è certo.
Ogni volta che la osserva addormentarsi accanto a lui, coperta solo dal lenzuolo, Van Hohenheim si sente un mostro e si odia profondamente.
E’ dunque quello il suo destino: farla soffrire.
Presto o tardi accadrà, non si illude: per quanto Trisha conosca ed accetti il suo segreto, non può farlo restare per sempre. A conti fatti lui non è un essere umano, non più. Non ha il diritto di renderla infelice restandole accanto.
Diritto, che strana parola.
Ha sempre lottato per loro, ma sembra che non ci sia alcuna possibilità di ottenerli davvero.
Una pietra filosofale vivente ha il diritto di essere felice?
Chissà cosa gli avrebbe risposto l’omino nell’ampolla quando ancora erano amici.
Chissà cosa gli risponderebbe la creatura che cresce nel grembo di sua moglie.
Ha paura di saperlo.

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