Jump Into The Fog

di Irian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** there is no way I can win ***
Capitolo 2: *** You win or You die ***
Capitolo 3: *** the structure of my average day ***



Capitolo 1
*** there is no way I can win ***


Hey! Come penso abbiate capito questo è il seguito di “your magical mystery ride”, ovviamente è consigliabile che lo leggiate prima di leggere questo.
Se invece non volete trovate qui sotto un riassuntino ino ino in viola, dove ho riportato la storia a grandi grandi grandi linee. Se invece seguivate già YMMR allora vi dico un BEN TORNATI!
Jump into the fog è ambientata a circa 3 mesi dagli ultimi avvenimenti.
Ogni capitolo è narrato dal punto di vista personale di un personaggio.
BUONA LETTURA E CI VEDIAMO A FINE PAGINA!
 

 
 
Anna e sua sorella Elsa hanno circa 18 e 20 anni e si trasferiscono a Brooklyn dalla Norvegia (paese in cui sono nate e in cui si trovano i loro genitori Agar e Iduun).
Anna studia biologia e chimica, mentre Elsa, sua sorella, passa il giorno a casa chiusa nella sua camera, dal momento che per qualche motivo sconosciuto ha deciso di escludersi dal mondo. Nemmeno Anna riesce a parlarle.
Anna incontra Hans, impiegato alla famosa azienda Profecy, sembrano avere feeling ma non ne esce niente di rilevante.
Anna trova la sua nuova passione nel teatro, decide così di intraprendere una carriera da attrice e non più da scienziata, lì incontra Jenette, Jason, Kristoff e Miranda, ragazzi con cui successivamente andrà a convivere.
Elsa nel frattempo è in contatto con Agar, i due mantengono un grande segreto: Anna non è figlia di Agar e Iduun, bensì di Agar ed Esmeralda (una zingara norvegese) quando Iduun lo scopre si isola dal marito.
Dopo un accidentale incidente al teatro (che va in fiamme) i ragazzi vanno tutti a vivere insieme a casa di Anna e Elsa, Elsa si rivela e racconta tutto alla sorella.
Anna, sconvolta, parte per la Norvegia per incontrare sua madre e si unisce al campo degli zingari.
Elsa la raggiunge insieme a Kristoff e a Miranda (ragazza sordomuta).
Nel frattempo alcuni uomini folli decidono di mandare al rogo tutti gli zingari. E così Esmeralda muore. Anche Elsa e Miranda muoiono per salvare Anna.
Agar scappa e Anna elabora il lutto insieme a Iduun.
Riparte per l’America e va a vivere con Kristoff (anche lui in lutto), la storia finisce con Kristoff e Anna fidanzati.



 

“Ma Patroclo, vinto dal colpo del dio e dall’asta, fra i compagni si trasse evitando la chera.
Ettore, come vide il magnanimo Patroclo tirarsi indietro,
ferito dal bronzo puntuto,

gli balzo’ addosso in mezzo alle file,
lo colpi’ d’asta al basso ventre:

lo trapasso’ col bronzo.
Rimbombo’ stramazzando,
e strazio’ il cuore all'esercito Acheo.”

 

 
JUMP INTO THE FOG
 
 
 
 
ANNA
Martello sul vetro con le dita, è appannato dalla pioggia, ci disegno con le dita e sul vapore si formano delle sagome tracciate dai miei polpastrelli. Mi stringo nel mio maglione di lana e vorrei tanto avere il coraggio di uscire e fare quello che so che va fatto.
Non dovrei avere incertezze né cedimenti, eppure sono stanca e non ho alcuna voglia di lasciare casa mia.
“Basta” mi dico fra me e me “Se non lo faccio ora non lo farò più”.
E così mi alzo dalla mia fase di torpore e mi stacco dalla finestra.
Esco fuori senza avere realmente qualcosa addosso per coprirmi dalla pioggia, ho solo il mio fidato maglione.
E infatti piove forte, l’acqua mi picchietta sulla schiena e rapidamente i miei vestiti si trasformano in stracci bagnati.
Aspetto l’autobus alla fermata e mi godo il panorama di Brooklyn: mi ha sempre attratta molto il profumo di petrichor* che aleggia, i negozi con le scritte lampeggianti, le boutique piene di vestiti, l’odore di latte schiumato, il cielo imbrunito.
Tutte cose che mi avevano sempre colpita, anche le prime volte.
Prendo l’autobus e mi siedo, rivolgo il mio sguardo nuovamente alla finestra, fuori piove ancora e mi accorgo di avere freddo nei miei vestiti bagnati.
Chiudo gli occhi e la mia mente vola, attraverso le immagini del passato intrise di poesia. Tutti i momenti passati con Kristoff, tutto ciò che ci accomuna e tutto ciò che ci ha resi felici in questi mesi.
Mi alzo di colpo quando qualcuno mi scuote leggermente, un signore mi dice “Signorina questo è il capolinea, dovrebbe scendere”
Il capolinea? Oddio mi sono addormentata per così tanto tempo?
Mi affretto a scendere e quando lo vedo, mi blocco.
E’ ancora lì.
Un flash, un battito d’ali.
Piombo nel vuoto più profondo, il mio cuore corre, eppure sono ferma immobile. Aiuto! Aiutatemi! Fermatelo! Fatelo smettere!
Il mio cuore sta battendo veloce, quasi voglia zomparmi fuori dal petto, il suo battere echeggia in tutto il mio corpo; vorrei che stesse zitto, che mi facesse ragionare, ma non si ferma affatto.
Cerco di calmarmi più volte, cercando di respirare lentamente. Eppure non serve a niente perché il cuore continua a correre sebbene io non voglia.
Mi tappo le orecchie e mi sento cadere all’indietro.
Il tonfo e il dolore sono acuti, ma non posso alzarmi: ho gli occhi aperti, eppure sono immobile. Aiuto! Aiuto…
Davanti a me torreggia, meraviglioso e scolpito dalla pioggia: il palazzo della Profecy.
 
Volteggia intorno a me quel vetro lucente, si confonde davanti ai miei occhi, vorrei scappare. Eppure sono stesa per terra con gli occhi sbarrati e fissi al cielo.
Una figura si avvicina a me, è quasi trasparente per quanto è pallida. Ha lunghi capelli biondi e lucenti, gli occhi grandi e azzurri come il cielo, un maglione blu come il mio.
“Sei caduta”
Non riesco a parlare.
“Cadi sempre”
Prendo un respiro. “Elsa…”
“Cadi sempre, perché cadi?”
“Elsa, ti prego, puoi aiutarmi ad alzarmi?”
“Perché parli così? Stai rantolando forse?”
“Sì Elsa, sto rantolando perché mi sono fatta male. Puoi aiutarmi?”
“No non posso…io non sono reale”
“Sei davanti a me, e dovresti essere morta…ma sei qui e forse sono io ad avere tutto in testa, ma tu sei qui e stai parlando. Non so perché, ma ti prego aiutami” mi accorgo di stare piangendo mentre pronuncio queste parole.
“Non posso Anna, io non sono reale”
Piega la testa e la mette in contrasto con la mia.
“Non sono reale”
 
Apro gli occhi piano e mi ritrovo tra le soffici coperte di un letto d’ospedale. Tutte le pareti sono verdi e tutte le apparecchiature intorno a me fanno rumore.
Mi alzo staccando le flebo, voglio sapere che succede e dove sono esattamente.
Una mano mi riporta sul letto dandomi una spinta.
“Devi riposare”
“Elsa? Di nuovo? Cosa ci fai qui? Tu sei morta”
“Sì, lo sono, ma sono qui e non so perché, ma sei mia sorella e devo aiutarti”
“Non c’è ragione per cui tu debba farlo, io sto bene”
“No Anna…c’è qualcosa che non va in te ed è per questo che sono qui. Non so perché, ma è così e basta”
“Sì okay…ho battuto la testa mentre cadevo ma ora sto bene, posso garantirtelo, puoi andare, davvero, vai”
“Non sono sicura di poterti credere”
“Elsa basta! Non ho bisogno di te”
“Perché io sì? So vivere anche da sola cara la mia sorellina”
“Tu sei morta…”
“Anna: lo so benissimo e essere qui per me rappresenta un grande dispendio di forze fisiche e mentali. Sono qui per un motivo a me sconosciuto, ma è probabile che io debba vegliare su di te…”
“Per quale motivo?”
“Ti ho detto che non lo so!”
 
“Signorina Arendelle” irruppero i medici nella stanza facendo zittire Elsa, nessuno sembra vederla, il che mi fa interrogare su cosa davvero stia succedendo.
“Salve sono il suo medico: Andrew Morrison, piacere. Dottoressa Berg, ci illustri la faccenda”
“Sì dunque” una donna giovane si avvicina “Sign. Arendelle 18 anni, è caduta battendo forte la testa, sono ancora in corso degli esami ma sembra essere tutto nella norma”
“Perfetto” aggiunse il dott. Morrison “Le faremo sapere il più presto possibile, se tutti gli esami saranno negativi sarà dimessa presto”
“Grazie mille dottore”
“Si figuri”
E così uscirono come erano entrati.
“Perché cadi sempre Anna?”
 
 
 
*l’odore della terra non appena finisce di piovere.
 
 

 
Angolo dell’autrice
Ciao! Che bello avervi tutti qui!
Allora sì, lo so, il capitolo era un po’ corto ma è stato molto difficile anche trovare solo il tempo di scriverlo.
Quindi…ringrazio chi ha letto questa storia e spero ci vedremo molto presto! Recensite numerosi mi raccomando :P-
IRIAN WHO LOVES YA.
 
 

 

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Capitolo 2
*** You win or You die ***


COME LA STELLA AVANZA FRA GLI ASTRI NEL CUOR DELLA NOTTE,
ESPERO, L’STRO PIU’ BELLO CHE E’ IN CIELO,
COSI’ LAMPEGGIAVA LA PUNTA ACUTA,
CHE ACHILLE SCUOTEVA NELLA SUA DESTRA,
MEDITANDO LA MORTE D’ETTORE LUMINOSO.

 
 
 
ANNA
 
Tic tac.
L’orologio si muoveva e scoccava i secondi, i minuti, le ore.
Tic tac.
Non sapeva esattamente da quanto tempo si trovava lì.
Con il viso per terra e le lacrime che scendevano a fiumi e si posavano facendo rumore sul pavimento.
Tic tac.
Elsa…
Elsa…aiutami! Elsa!
Elsa…
Tic tac.
Respirava affannosamente accasciata sul bordo del letto, le lacrime, insieme al trucco volavano dal suo viso.
Si bagnò le labbra con la saliva e guardò fuori dalla finestra.
Era notte, la notte. Così buia e invitante, così fredda e neutrale, così avvolgente e cupa, ma allo stesso tempo piacevole e rincuorante.
Si mosse a tentoni verso il balconcino della camera d’ospedale, si sporse e guardò giù, per lunghi minuti pensò davvero di buttarsi.
Di porre fine a quella lunga e strenua agonia; sentiva nel suo corpo tanta oscurità, molta più della luce che riusciva a percepire.
Altre lacrime e altri bui pensieri.
Pensava -posso decidere io quando vivere e quando morire, non lascerò che sia il fato a portarmici, che mi prenda per mano e mi porti via, contro la mia volontà.
Posso decidere io quando porre fine a questa vita che doveva essere il prolungamento di me stessa, e invece sembra una lunga e sudicia sciarpa legata stretta al mio collo, che penzola per terra e lascia una profonda traccia di sudiciume-.
Solo quando si sentì mancare davvero e si accasciò per terra, smise di pensare a togliersi la vita.
Era un essere umano e voleva sopravvivere e vivere ancora molti anni, come ogni umano dovrebbe desiderare.
I conati di vomito arrivarono improvvisi con la stanchezza, la presero alla pancia e al petto, premendo forte e togliendole il respiro.
Stette ancora qualche minuto a terra a vomitare, ma a lei sembrarono ore, ore di agonia senza fine, ore di male allo stomaco e dolore interminabile e incontrollabile.
Quando si risvegliò era distesa nel letto, spossata e con gli occhi appiccicati dalla stanchezza e le lacrime.
“Sono ore che dormi”
“Basta Elsa smettila di darmi fastidio”
“Chiamiamo Kristoff”
“No”
“Anna lui ti ama!”
“Ho detto di no”
“Perché?”
“Non lo vedi? Non sono la persona che credevo di essere, credevo di avere superato il tuo lutto, e ora ti parlo, credevo di stare bene, di essere felice, e invece guardami. Sono corrosa dal tempo e dalle intemperie.”
“Fuoco. Lamenti. Esecrazione. Mestizia.”
“Cosa?”
“Fuoco: quando piangi e senti bruciare dentro di te il fuoco della sofferenza, Lamenti: quando urli di dolore, Esecrazione: quando ti autoinfliggi una dura punizione e Mestizia: il sentimento che provi quando superi un lutto”
“E allora?”
“Ci hai messo due giorni. DUE GIORNI, per superare il mio lutto, lo sai anche tu che non è possibile, credevi di averlo superato, ma lo ignoravi e basta. Sei ancora ferma ai lamenti”
“Ho buone ragioni per urlare di dolore non credi?”
“Ne avresti di meno se ne parlassi con Kristoff”
“Lui non saprà mai della mia condanna a morte, lui non saprà mai del tumore. Mai”
 
Tic tac
 
 
 
DIANA
Mi rigiro una patatina fritta tra le dita, cercando invano di prestare attenzione a quello che Josephine tenta di dirmi.
“E poi ho clippato l’aneurisma e, ascolta bene, ho richiuso tutta da sola!”
“Mh mh…”
“Non puoi capire che emozione! Ero lì, con il bisturi in mano e c’era sangue ovunque, sul tavolo, sulle mie mani!”
“Mh mh”
“Mi stai ascoltando?”
“Mh mh”
“Diana!” gridò Josephine battendo il pugno sul tavolo
“Fai piano o ci sentiranno tutti!”
“Perché non mi ascoltavi? Che hai per la testa eh?”
“Niente, niente di niente” mi alzo facendo rumore con la sedia, Josephine mi guarda con i suoi occhi color nocciola
“Devo andare” dico, e la sua espressione è ancora più interrogativa, non dice nulla, ma si porta una ciocca di capelli castani all’orecchio e muove l’angolo della bocca
“Sul serio” me ne vado senza aspettare risposta.
Indubbiamente corro al bagno e mi lavo la faccia più volte, cancellando l’abbozzo di lacrime che i miei occhi stavano per secernere.
No e poi no, non piangerò davanti a tutti.
Mi guardo allo specchio e vedo i miei capelli neri raccolti in una cipolla, gli occhi color cenere e le labbra pallide.
Il cercapersone suona, è Lane, il mio mentore, un chirurgo più esperto che ha deciso di accompagnarmi negli ultimi mesi di specializzazione prima che debba sostenere l’esame.
Devo andare in radiologia e ho le guance rosse per il pianto, eppure non posso rifiutarmi, potrebbe essere importante.
Ci sono solo il radiologo e Lane seduti e quest’ultimo mi lascia il posto.
“Tutto bene?” dice mettendomi una mano sul braccio.
Annuisco con la testa e evito di guardarlo in faccia, mi soffermo sul cartellino appeso al camice, dove giace una foto di qualche anno prima; tenta di guardarmi negli occhi ma continuo a guardare in basso in modo che i suoi occhi, grigi come i miei, non possano raggiungermi.
Mi siedo e osservo la radiografia.
“Guarda” la indica con l’indice.
“E’ un tumore, lo sapevamo già” ribatto
“Sì, ma guarda bene”
Me ne accorgo anche io “C’è una metastasi nel cervello”
“Esatto…avverti la paziente, Anna Arendelle, stanza 14”
Rimango ancora per qualche minuto a guardare la radiografia, poi mi dirigo nella camera della paziente. La trovo seduta sul letto con gli occhi fissi al soffitto mentre parla con qualcosa di inesistente nell’aria.
In quel momento realizzo quanto quella piccola metastasi possa stare uccidendo la mia paziente.
 
 
Angolo dell’autrice
IRIAN IS BACK
Ciao ragazzi! Che bello rivedervi! (si fa per dire ovvio…).
Scusate la lunga attesa, giuro che non volevo farne una tanto lunga ma purtroppo il liceo mi distrugge…:/.
Questa settimana abbiamo la cogestione e quindi avevo un po’ di tempo;).
Avete capito che ormai sono sadica con la povera Anna e che le faccio fare qualsiasi cosa XD; ma era proprio questo l’obbiettivo della storia. Mettere in difficoltà il personaggio in modo che mettesse in discussione persino le cose più banali e le conquiste recenti (come la relazione con Kristoff).
Vi chiedo di lasciarmi un parerino in modo che sappia se vi sto facendo piangere almeno un pochino (era quello l’obbiettivo).
Ciau,
IRIAN WHO ALWAYS LOVES YA

 

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Capitolo 3
*** the structure of my average day ***


KRISTOFF

Dannazione.
Dannazione, dannazione, dannazione.
“Dannazione Anna, rispondi a questo cacchio di telefono!” urlò e lanciò il telefono sopra il divano.
Anna era via ormai da lungo tempo e Kristoff non aveva la minima idea di dove fosse. Aveva provato a cercarla al mercato, al teatro, a casa dei suoi vecchi amici; eppure niente.
Le era sempre sembrata strana.
Cioè, non sempre.
Solo da quando Elsa era morta.
Era troppo felice e convinta di qualcosa di cui solo lei all’apparenza sembrava davvero essere sicura.
“L’ho superata” era maledettamente convinto che fosse quello il pensiero nella testa di Anna “mia sorella è morta MA io sto bene”.
Kristoff lo sapeva che non era vero.
Dio quanto lo sapeva.
Stupido, stupido Kristoff. La tua ragazza sta male e tu cosa fai? Ignori il problema e vai avanti, è così che si comporta uno zotico, e tu non sei uno zotico, giusto?
Sì invece. Sei un grande zotico, un lurido zotico.
“Dannazione!”
                                                               ANNA
 “Signora Arendelle” Diana entrò nella camera dove Anna dormiva. O meglio, dove cercava di dormire.
Era orribile, lei, la sua vita, tutto quanto era orribile, quella camera dalle luci deboli e i colori statici, tutto il suo dolore, sembrava spalmato sui muri come la vernice.
“Signora Arendelle, sono il suo medico, devo parlarle.”
“Cosa mi vuole dire?” si sollevò dalle coperte “Sto morendo?”
Si sedette sul letto e la guardò negli occhi.
Anna in quel momento pregò con tutte le forze che Diana Berg sparisse dalla sua camera e non riapparisse mai più.
“Il suo tumore ha provocato una metastasi al cervello”
“Quanto?”
“Quanto cosa?”
“Quanto mi resta”
Diana la guardò negli occhi “Se si fa operare, ancora molto tempo”
Anna scosse piano la testa “Facciamolo” disse “Datemi ancora uno straccio di vita”
“Firmi questo” le diede un foglio e Anna scribacchiò velocemente senza nemmeno leggerlo
Diana fece per andarsene ma Anna la trattenne
“Mi ascolti” Diana si sedette di nuovo
“Ho paura. E non di morire. Di morire da sola. Ho un fidanzato. Non lo chiamerò, non so nemmeno perché, probabilmente non lo amo più, o forse non l’ho mai amato. Non ho nessuno in cui riporre fiducia, morirò da sola, non è vero?”
“Non morirai da sola Anna.” Le disse Diana assumendo un sorriso naturale “Ti darò del tu perché puoi fidarti di me. Non so chi sei e non ti conosco, ma puoi fidarti di me.”
Anna sorrise lievemente e Diana proseguì.
“Vengo da una famiglia molto povera, sono scappata quando ero giovane per lavorare nell’esercito, mh? Mi segui? Tutti pensano che sia un’eroina perché non ho più la gamba” disse sollevando di poco il pantalone, quel che bastava per mostrare la gamba. “Non sono un’eroina, sono scappata di casa perché mia madre mi ha detto che se fossi rimasta ancora mi avrebbe uccisa con le sue stesse mani.”
Anna la guardò negli occhi e vide davvero qualcuno che aveva sofferto. La forza di Diana e delle sue parole la colpì così tanto che credette che non sarebbe mai stata la stessa.
“Non voglio parlare con il mio fidanzato” concluse Anna “Non voglio”
“Dovresti farlo”
“Ma non voglio”
“Allora non farlo”
“Non lo farò” disse Anna, e lasciò andare il braccio di Diana.
“Devo andare ora Anna, ma ti prometto che presto tornerò”
Se ne andò e per le seguenti due ore, sperò che Diana tornasse.

KRISTOFF

Entrò nell’ospedale rosso in viso, impaurito.
“Salve signore, come posso esserle utile?” lo accolse Erick Lane
“Salve, ieri la mia fidanzata è andata via, non ha portato via nulla della sua roba quindi dubito che sia scappata, nonostante questo non ho idea di dove possa essere, l’ho cercata ovunque, forse è qui”
“Capisco. Io sono il dottor Lame, primario di oncologia, se mi dice il nome della sua fidanzata posso cercarla nei registri”
“Anna Arendelle” disse senza esitazione.
A quel punto Kristoff vide sul viso dolce del Dottor Lame mille espressioni diverse, dapprima consapevolezza, confusione, tristezza, infine alzò lo sguardo verso di lui.
“No” disse Kristoff “Non può essere”
Lame lo guardò con uno sguardo velato di amarezza e poi disse “Anna è arrivata qui ieri, ha battuto la testa e le abbiamo trovato un tumore alle ossa, con metastasi nel cervello”
“Deve esserci un errore! Insomma, ci saranno centinaia di Anna in questo ospedale, in fondo lei non ha nemmeno letto la cartella…”
“Non ne ho bisogno”
Kristoff si rattristò all’improvviso, le lacrime gli bagnarono il volto “P-posso vederla?”
“Sì, camera 14. Non la stressi troppo, verrà operata domani”
“Sì” Kristoff non si preoccupò nemmeno di questa presunta operazione, corse verso la camera 14, dove trovò Anna nel letto mentre leggeva una rivista.
“Anna”
“Kristoff” lo guardò, sembrava impaurita
“Anna…come hai potuto? Come hai potuto non dirmi nulla?” disse con voce straziata “Sei andata via all’improvviso, credevo che volessi lasciarmi. Ti ho cercata dappertutto, ho chiesto a chiunque se potevano averti vista, credevo davvero che non saresti mai tornata. E poi…poi mi è balenata l’idea che stessi male. Perché non mi hai detto nulla?” stava piangendo “Perché?”
“Perché sapevo che avresti reagito in questo modo. Guardati. Piangi. Cosa dovrei dire io? Ieri stavo così male che ho pensato di togliermi la vita, ma lo sai cosa mi ha trattenuto? Non tu né la mia famiglia. E lo sai perché? Perché nella mia famiglia sono tutti MORTI. Non puoi sapere quello che sto passando, e probabilmente nemmeno ti interessa. Non puoi semplicemente gestirlo. Il motivo per cui non mi sono ancora ammazzata è che la mia dottoressa è venuta da me e mi ha aiutata. E non mi conosce nemmeno. Cosa pensi stia passando io? Pensi di stare peggio di me? Vattene via da quella stanza, non tornare mai più”
“Anna…ma io ti amo”
“Va via” disse senza pensarci due volte

DIANA

“E’ arrivato il ragazzo di Anna…era sconvolto” disse Lane entrando nella stanza dove Diana stava studiando per la futura operazione
“Da quando la chiamiamo per nome?” disse ridendo
“Diana…” Lane si avvicinò e la guardò negli occhi “So quanto hai preso a cuore questo caso e…Anna (sì la sto chiamando per nome) in questo momento avrà di sicuro bisogno di qualcuno. Va da lei”
Diana annuì e fece per andare via.
“Ti va di prendere un drink più tardi?”
“Perché no” rispose Erick sorridendo


ANGOLO DELL’AUTRICE
GOSH NO ONE BELIEVED THAT IRIAN COULD BE BACK
Heeeeey! Sono MESI che non ci si sente, mi mancava da morire scrivere qui! E’ solo che con lo studio e tutto, non avevo mai tempo e temevo che l’ispirazione non sarebbe mai tornata! Direi che mi sono presa una (dovuta ma) luuuunga pausa e mi sembrava il tempo di abbandonare le mie vesti da scrittrice saccente e riprendere in mano le mie storie.
Bene.
Sono tornata, e non me ne andrò tanto in fretta.
State attenti, non vi prometto capitoli bellissimi e pubblicazioni regolari, anche perché insomma, beh penso ve ne siate accorti da voi.
Nonostante ciò farò del mio meglio!
Tra poco compio 15 anni gossssssh e quando ho aperto questo account era il 18 luglio 2013! Il che significa che tra poco questo account compie 3 anni! Congratsss to meeee!
Dovremmo festeggiare! Qualche idea?
Okay, sto straparlando, anzi stra-scrivendo (what??).
Ciao e alla prossima!

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