L'amore vince sulla negatività

di its_sirin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pouring rain ***
Capitolo 2: *** Lucky coffee ***
Capitolo 3: *** The wrong one ***



Capitolo 1
*** Pouring rain ***


Ore 6.03
Plic, plic, plic... Una, due, poi tre gocce. Credo stia per iniziare un acquazzone, il sesto in tre giorni. Tutte le notti ne inizia puntualmente uno, e puntualmente io mi sveglio.

Ho paura dei temporali. A dire il vero, ho paura praticamente di tutto, a partire dalle persone. Da piccola non ero così, ignoravo le regole, i pericoli, la paura. Ero sempre allegra, niente poteva frenare il mio sorriso e la mia risata. Avevo una migliore amica, Aurora. Ci conoscevamo da quando eravamo piccolissime, intorno ai due anni. Lei era il mio opposto, aveva paura di infrangere le regole, di farsi male, di essere sgridata. Ci compensavamo. Io la spingevo ad affrontare le sue paure e lei mi poneva dei limiti. Avevo bisogno di lei nella mia vita e ne ho anche ora. Da quando, invece, non ne fa più parte, sono diventata una versione esasperata di lei. Ho sempre paura e per questo esco poco di casa. Questa storia va avanti da circa un anno. Ho mollato tutto, amicizie, studi, la danza. La danza che, insieme ad Aurora, era tutta la mia vita. Tutt'a un tratto, il mondo che mi ero costruita con tempo, fatica e impegno, mi è crollato addosso e io non ho avuto la forza di rimetterlo in piedi. Semplicemente cerco di sopravvivere tra le sue macerie. E gli incubi mi perseguitano, tutte le notti, svegliandomi e impedendomi di riaddormentarmi.

E oggi non è diverso. Mi alzo e vado a farmi una doccia, ho bisogno di rilassarmi e mi ha sempre aiutato sentire il getto dell'acqua calda sulla testa. Decido di restarci sotto più a lungo del necessario e nel frattempo accenno qualche canzone di Tiziano Ferro. Mi è sempre piaciuto e negli ultimi tempi mi rispecchio sempre di più nelle sue canzoni. Mi fa sentire meno sola, per quanto sia possibile.

Lo stomaco che brontola mi sta supplicando di uscire di lì, asciugarmi, e andare a mangiare qualcosa. Mi avvolgo nell'accappatoio e torno in camera. Guardo fuori dalla finestra, il sole sta iniziando a sorgere. Controllo l'ora sul display del telefono: 7:10. Sono stata più di un'ora sotto la doccia, spero che i miei non mi scoprano o la mia vita avrà presto fine. Mi asciugo per bene, è giugno ma a quest'ora fa abbastanza freddino. Mi vesto, prendo il libro che sto leggendo in questi giorni e scendo in cucina. Non c'è ancora nessuno, meglio. Appoggio il libro sul tavolo e apro la credenza cercando la mia tazza. Una volta trovata, la riempio di latte, prendo il pacco di biscotti al cioccolato e mi siedo al tavolo. Faccio colazione leggendo il libro. Ha circa 300 pagine e me ne mancano un centinaio, spero di finirlo entro domani perché ne ho una lista lunghissima da leggere e non vedo l'ora di divorarla. Leggere è la mia seconda opportunità di sentirmi viva, dato che la vita vera non è abbastanza.

"Charlie!" mia sorella minore entra in cucina saltellando e cacciando un urletto di felicità interrompendo la mia pagina a metà.
"Cosa c'è di così importante da distogliermi dal mio libro?" le chiedo scocciata come sono sempre da un anno a questa parte.
Nel frattempo ha preso la sua tazza e la bottiglia di latte ed è venuta vicino a me.
"Incontrerò Mika! Ti rendi conto?" urla eccitata rovesciando del latte sul mio libro, sgrano gli occhi e cerco di rimediare al danno "Mi stai ascoltando?"
"Uh? Ehm sì, fantastico" le rispondo distratta mentre sventolo le pagine del libro.
"Possibile che ti importi più di uno stupido libro che di me?"
"Cloe, sei mia sorella, è ovvio che mi importa di te... E' di Mika che non mi importa"
Cloe sbuffa alzando gli occhi, finisce il suo latte in fretta e va di sopra. Poco dopo la imito: voglio leggere questo libro in pace.

Ore 9:13
La porta di camera mia si spalanca e Chiara, mia sorella maggiore, entra senza chiedermi prima il permesso. Si siede ai piedi del letto in modo da essermi di fronte.

"Hai saputo di Cloe?"
"Oh ma che avete tutti oggi? Senti, mi mancano solo tredici pagine e avrò finito il libro, se vuoi farmi il piacere di lasciarmi sapere come si conclude te ne sarei immensamente grata"
"No, ora tu mi ascolti" mi ammonisce strappandomi il libro dalle mani ignorando il mio ehi, ridammelo di protesta "Hanno preso Cloe ad X Factor, ma qualcuno la deve accompagnare dato che ha solo sedici anni" la guardo non capendo ciò che vuole da me "E quel qualcuno sei tu"
"Che cosa?" urlo alzandomi di scatto in piedi "Io non voglio accompagnarla! Non voglio subirmi i suoi scleri da ragazzina arrapata in preda agli ormoni quando Mika le rivolgerà la parola! Sei tu che l'hai voluta iscrivere e tu ce la porti!"
"Charlotte, mi sto preparando per gli ultimi esami e lavoro, come pensi che possa fare ad accompagnarla io?"
"Non mi interessa, io non farò niente per questa storia"
"Non è possibile che non ti interessi, nel senso che tu domani la accompagnerai alle audizioni, che lo voglia o meno"
"Tu non sei nessuno per decidere al mio posto e comandarmi, ok?"
"Io non sono nessuno, infatti, non è per me che lo farai, ma è a Cloe che lo devi"
"Io... Io non devo niente a lei" rimango sulla difensiva, ma so a cosa si riferisce e il grosso respiro che sta prendendo mi fa capire che sta per ricordarmelo e che sta cercando di non perdere la calma. So che sono molto suscettibile ultimamente, che mi arrabbio subito per qualsiasi cosa e tratto male tutti, ma non riesco a non farlo. Mi sento come se tutto ciò che sto passando sia colpa di ogni essere vivente.
"Quando abbiamo saputo dell'arrivo di Cloe hai sempre detto che avresti fatto il possibile per aiutarla a realizzare i suoi sogni e ora, che il suo più grande sogno è nelle tue mani, ti tiri indietro? Dov'è finita la Charlotte che conosco io?" mia sorella maggiore alza la voce, quasi troppo, ma riesce a farmi riflettere: non posso infrangere il sogno di mia sorella, non dopo tutte le promesse che le ho fatto. Se voglio passare la mia vita a piangermi addosso per Aurora, non posso costringere Cloe a fare lo stesso.
"Esci dalla mia stanza, ora" le rispondo seria e lei rotea gli occhi "Devo prepararmi per il viaggio di domani, dove hai detto che saranno le audizioni?"


Spazio autrice:
Ciao a tutti :)
Allora, non ho mai pubblicato niente a causa del mio carattere estremamente timido e non so bene cosa mi stia spingendo a farlo ora. Poco fa ho trovato un mio vecchio quaderno pieno di fanfiction mai pubblicate e ho deciso di iniziare a renderle pubbliche, anche se con anni di ritardo. Questa è la prima in assoluto che ho scritto, l'ho iniziata quando hanno annunciato Mika giudice a X Factor il primo anno e l'ho continuata a scrivere per mesi. Ci sono molto legata e spero piaccia a voi quanto piace a me. Molte cose non rispecchieranno il vero programma ma quando ho inziato a scriverla non l'avevo mai visto prima e, in seguito, ho preferito non modificare niente (proseguendo con la storia penso che i miei motivi saranno chiari). Chiedo scusa per errori di battitura ma la fanfiction è scritta a mano su un quaderno e trascrivendola al computer è probabile mi sia scappato qualcosa. E mi scuso anche per il resto degli errori che avete trovato e che troverete nei prossimi capitoli.
Bene, per ora direi che è tutto, grazie a chi ha letto questo primo capitolo :D
A presto,
Sirin

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Capitolo 2
*** Lucky coffee ***


Aspetto pazientemente che la macchinetta prepari il mio terzo caffè della giornata osservandola con attenzione. Non che mi interessi particolarmente vedere il liquido marroncino scendere dal beccuccio e depositarsi nel bicchierino bianco di plastica, semplicemente mi sento davvero a disagio in questo posto e sto cercando di distrarmi come meglio riesco.

Finalmente il caffè è pronto, prendo il bicchiere in mano e inizio a guardarmi intorno cercando mia sorella, scomparsa una decina di minuti fa. La vedo in lontanza mentre parla animatamente con alcune ragazze, è incredibile vederla completamente a proprio agio in un luogo a lei sconosciuto e circondata da persone che fino a cinque minuti fa non sapeva nemmeno che esistessero.

In fondo, lei è sempre stata così, solare, allegra, estroversa all'inverosimile. Ricordo che, quando aveva due anni, l'abbiamo trovata affacciata alla finestra mentre richiamava l'attenzione dei passanti urlando loro "Ciao bello!" e mandando baci a profusione. Cloe è esattamente il mio opposto: riuscirebbe ad attaccare bottone anche con un palo della luce. Io, come massimo, una volta nel laboratorio di chimica sono caduta rovinosamente addosso a uno scheletro in seguito alla visione di un ragno e ho attaccato bottone con lui, chiedendogli scusa come se fosse una persona vera e provocando le risate generali dei compagni di classe. Sì, beh, forse questo dettaglio avrei fatto bene a tenerlo per me.

"Cloe" la chiamo mentre affretto il passo per raggiungerla "ti ho cercata ovunque"

"Oh scusa, ero qui con loro e non me n'ero resa conto" poi, con un cenno della testa, me le indica "comunque, loro sono Elisa, Benedetta e Violetta"

Sorrido nella loro direzione e accenno a quello che dovrebbe suonare a un "piacere, Charlotte" ma sembra più un gatto a cui viene pestata la coda. Abbasso la testa per nascondere il colorito che stanno prendendo le mie guance.

"Ehm... Prima ha chiamato Marco, mi ha chiesto come stai e se poteva parlarti ma non ti trovavo"

"Marco? Marco il mio insegnante?" mi chiede con un tono di voce esaltato.

"Sì, lui" confermo annoiata.

Tutte le ragazzine gli filano dietro dicendo che è un gran figo ma a me non sembra niente di che, anzi. Ha provato più volte a chiedermi di uscire con la scusa di mia sorella che andava a lezione nella sua scuola di danza, ma non ha trovato pane per i suoi denti. Mi sta sulle palle quel ragazzo. Ha due anni in più di me, si comporta da uomo vissuto ma la verità è che, di anni, ne dimostra spesso e volentieri 15.

"Vuoi che lo richiami?" le chiedo, annuisce. So che è l'unica persona in grado di farle sparire l'ansia, l'unica persona in grado di aiutarla in momenti complicati.

Sto cercando il numero in rubrica quando una ragazza dello staff si avvicina a noi.

"Sei tu Cloe?" mia sorella annuisce "bene, vieni con me, sei la prossima"

Le seguo fino agli scalini che portano al palco e metto via il telefono: non c'è più tempo.

Osservo il concorrente prima di lei mentre riceve i giudizi e non posso non sperare che non sia Mika ad accogliere mia sorella: non posso tornare a casa senza di lei o mia mamma mi ucciderà. Perché, sì, se fosse Mika a parlarle, potrebbe avere un infarto se va fatta bene.

"Avanti il prossimo concorrente" la voce di Mika risuona ovunque. Appunto.

Abbraccio Cloe che sale sul palco prendendo in mano un microfono che le viene dato da un ragazzo dello staff.

"Ciao, como ti chiami?"

Che abbia inizio lo spettacolo.

"C...Cl...Cloe" risponde balbettando.

"Ok, Cloe, io non mangia" Mika cerca di tranquillizzarla, ma credo che sia un'impresa impossibile "cosa ci canti oggi?"

"Tanto il resto cambia di Marco Mengoni"

"Perché tu ha scelto questa canzona?"

"Marco è uno dei miei cantanti preferiti e questa è una delle sue canzoni che amo di più, spero mi porti fortuna"

"Il palco è il tuo, in bocca lupo"

Cloe inizia a cantare e sta andando decisamente bene, ha una voce pazzesca e sono contenta che l'emozione non la stia condizionando.

"Tu sei la sorella, giusto?" mi giro e vedo Alessandro Cattelan, non l'avevo notato prima.

"Sì, sono io" rispondo impacciata.

"Emozionata?"

"Quasi più di lei"

Ride "Si vede, ma sta andando bene"

"Sì, è bravissima"

"Da quanto canta?"

"Ha iniziato appena ha imparato a parlare, cantare è sempre stata la sua più grande passione" e ascoltarla è la mia, di passione. Ma questo preferisco tenermelo per me e non dirlo a nessuno, figuriamoci davanti a delle telecamere.

So che non lo dimostro, ma la amo alla follia, la amo più di me stessa e farei qualsiasi cosa per lei. Spero la prendano: è il suo sogno. Guardo tutto dal monitor davanti a noi. Vedo mia sorella che ormai non è più una bambina e sento gli occhi inumidirsi. Ricordo la prima volta che ha cantato in pubblico, se pubblico può definirsi la nostra famiglia il giorno di Natale. Io l'ho accompagnata con la chitarra e lei, a soli 5 anni, ha incantato tutti con un repertorio degno di un vero e proprio concerto. Avrà cantato una decina di canzoni, intere, natalizie. Quella sera, quando sono andata a rimboccarle le coperte, mi ha preso per mano prima che me ne andassi.

"Charlie, ho un sogno, tu mi aiuterai a realizzarlo?" "Non me lo devi neanche chiedere, che sogno?" "Voglio fare la cantante" "Farò di tutto per farlo accadere" "Promesso?" "Promesso".

E, infatti, ora eccoci qui. Ha finito di cantare e si sta godendo, incredula, l'applauso caloroso del pubblico.

"Perché sei qui?"

"Per realizzare il mio sogno" prende un grande respiro "voglio cantare, cantare per vivere"

"Da quanto sogni questo?"

"Da quando avevo 5 anni e ho cantato davanti alla mia famiglia al cenone di Natale, accompagnata da mia sorella. Mia nonna si era commossa ascoltandomi cantare e in quel momento ho capito che volevo che le persone si emozionassero con le mie canzoni. Mia sorella è stata fondamentale, mi ha insegnato a suonare il pianoforte e la chitarra, mi ha portata per anni a lezione di canto e mi ha aiutata a scrivere le mie prime canzoni, ed è grazie a lei se sono qui oggi."

Già, l'ho iscritta io di nascosto. Anche se non sembro espansiva, tantomeno cordiale o interessata, in questo periodo, non è affatto così. Mi sono chiusa in me stessa, è vero, ma sono sempre io. Io che l'unica cosa che voglio è rendere felice la mia sorellina.

"Io mi sono emozionata" esordisce Simona.

"Io anche, mi piacce questa ragazza" esclama Mika, spero che Cloe non svenga ora.

"Cloe, giusto?" prende parola Morgan "sei interessante, hai una bella voce, sei bella, sei giovane, quasi troppo... Ho paura della tua giovinezza, hai solo 16 anni e forse sei troppo fragile per questa competizione, qui dentro è un mare infestato da squali"

"Posso affrontarlo"

"Mi piace la tua determinazione, mi fa capire che, forse, hai la stoffa per reggere la tensione a cui ogni concorrente è sottoposto. Voglio lavorare con te, non necessariamente qui dentro"

"Cloe, sei un personaggio, è evidente" questa volta a parlare è Elio "mi piacciono i capelli rossi, le lentiggini, la tenera età, la voce, il modo di stare sul palco, tutto. Io già ti adoro, ed è perché ti adoro che ti dico che il tuo posto non è qui, sei tenera, giovane, inesperta, qui dentro impazziresti, non riusciresti a reggere tutto questo, nonostante la tua determinazione"

Discutono sull'età di Cloe a lungo, questa discussione non ha ragione d'esistere: i casting sono aperti dai 16 anni in su, nessuno è troppo piccolo se rientra nella fascia d'età.

"Passiamo ai voti, per me è ovviamente sì" dice Simona.

"Per me è sì, mi piacci" Mika le ha detto sì, se non muore ora non muore più.

"Io mi dispiace ma ti dico no, non ti vedo abbastanza pronta, lo faccio solo per te, sia chiaro"

"Cloe, ti ho già detto che voglio lavorare con te che sia qua dentro o là fuori, sta a me decidere a questo punto se farlo qui o meno" Morgan fa una pausa "e io ti voglio qui dentro, abbiamo bisogno di qualcuno come te"

Cloe ringrazia e scende velocemente dal palco, buttandosi letteralmente addosso a me. Cattelan le fa due domande e poi ci congeda. Lei saltella ovunque mentre sta piangendo, non l'ho mai vista così felice in questi 16 anni. Urla cose senza senso, tanto che a stento sentiamo l'annuncio di una pausa. Le dico di fermarsi mentre prendo un altro caffè: sono le 14 e noi siamo in piedi dall 4 di stamattina. Quando è pronto e mi giro lei non è più qui. Chiudo gli occhi e prendo un grande respiro. Non può essere molto lontana.

"Violetta!" la vedo in lontananza e le corro incontro "hai visto Cloe?"

Dopo una sua risposta negativa decido di provare a cercarla in un corridoio che credo porti ai bagni, magari è andata a sciacquarsi la faccia. Cammino a passo svelto e giro al primo angolo a destra, andando a sbattere contro un muro. Ah, no, è una persona, e il mio caffè si è rovesciato sulla sua camica bianca.

"Io... Ehm... Scusami, ho perso mia sorella e mi ero dimenticata di avere il caffè in mano e..." alzo lo sguardo temendo la reazione della persona davanti a me. Ha un viso familiare, mi sembra di conoscerlo ma non riesco a ricondurlo a nessun nome.

"Non ho capito niente, tu parla troppo velocce" mi interrompe il mio interlocutore e solo ora che ho sentito la parlata riesco a collegare il viso alla persona che tanto mi sembrava di conoscere.

"Scusami, ora devo andare" dico imbarazzata cercando una via d'uscita a questa situazione "per la camicia giuro che te la ricompro, te la porto ai bootcamp, ok?"

"No, tu ha parlato di sorella persa, giusto?" annuisco "ti aiuto cercare"

"Grazie Mika ma non è necessario" gli sorrido, ma è irremovibile e inizia a fare strada lungo i corridoi.

Spazio autrice:
Buonaseraaa :D come potete vedere, sono tornata.
So che questo capitolo fa abbastanza schifo, quando l'ho scritto tempo fa mi ha fatta impazzire e oggi che ho provato a sistemarlo è stato quasi peggio. Alla fine ho rinunciato, spero che sia accettabile anche se a me non piace molto.
Comunque, finalmente sono iniziate queste vacanze e ho molto più tempo per sedermi col computer, trascrivere la storia e sistemarla. Spero, quindi, di riuscire a pubblicare diversi capitoli in questo periodo.
Niente, grazie a chi mi sta leggendo, a chi ha inserito la storia tra i preferiti e a chi ha recensito. Grazie mille, davvero, è molto importante per me vedere se questa storia piace o meno...
Grazie ancora a tutti, ci si vede al prossimo capitolo :)
Sirin

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Capitolo 3
*** The wrong one ***


"Como si chiama?" mi chiede Mika mentre camminiamo per i corridoi di questo immenso edificio.

"Cloe"

"Ahh Cloe! Adoro tua sorella! Mi ricorda me"

"Beh, sì, sei il suo idolo da parecchi anni"

"Really?" chiede sorridendo ampiamente.

Mi limito ad annuire e lo sento ridere.

"Quindi Marco Mengoni e io... Devo dire che tua sorella ha ottimi gusti" dice con fare saccente facendomi ridere "Tu che musica ascolti?" smette di camminare e si gira verso di me per guardarmi negli occhi.

"Ultimamente mi rispecchio molto in Tiziano Ferro e ascolto principalmente lui, lo conosci?"

"Sì, ehm, io, lui è mio amico"

"Stai scherzando" dico ridendo incredula.

"Oh no no, non scherzo, noi due mangiato qualche sera fa insieme"

Sbarro gli occhi: sto parlando con un amico dell'unica persona che sembra capirmi, pur non conoscendomi. So che dovrei essere super emozionata all'idea di parlare con Mika, popstar internazionale, ma, non so perché, mi sembra di parlare con una persona normale. Lo vedo come una persona comune, non sento attorno a lui l'alone di mistero e anche stupore che una persona famosa si trascina dietro ad ogni passo che fa.

"Tu non mi ascolta neanche un po'?" chiede con un velo di speranza nel tono di voce.

"Con una fan sfegatata come Cloe in casa mi ritrovo spesso e volentieri ad ascoltare le tue canzoni, ma non lo faccio di mia spontanea volontà" ammetto con sincerità, è la verità.

"E tua canzone favorita mia qual è?"

Alzo le spalle non curandomi della sua domanda e ridendo dell'espressione indecifrabile che appare sul suo viso. Il suo sguardo fisso nel mio mi mette decisamente a disagio così sposto il mio e decido di cambiare discorso per togliere l'imbarazzo o, almeno, provarci.

"Da quanto studi italiano?"

"Un mese e mezzo"

"Wow" commento con tanta ammirazione.

"Cosa?"

"Io studio tedesco dalla prima superiore e non saprei sostenere un discorso come quello che stiamo sostenendo noi due ora" lo sento ridacchiare di nuovo ma, stranamente, non mi infastidisce e, anzi, fa ridacchiare anche me.

"Non credo che tu non sa parlare tedesco, non peggiore che io italiano" ammette con una nota di desolazione gesticolando con una mano "e quanti anni hai?"

"25, lo studio da dieci anni e non so ancora dire forchetta" ammetto ridendo della mia stessa incapacità mentre riprendo a camminare, seguita da lui che si riposiziona al mio fianco.

"Sai ordinare mangiare?" annuisco "allora tu può parlare tedesco" lo guardo con la coda dell'occhio e lo vedo sorridere, il che, unito alla sua affermazione, non può non far sorridere anche me.

Continuiamo a cercare quella disgraziata di sorella che mi ritrovo mentre parliamo del più e del meno, sto scoprendo un sacco di cose su di lui che prima ignoravo completamente e ne sto rimanendo piacevolmente colpita.

"Eccola!" esclamo ad un certo punto vedendo mia sorella fuori da una porta di sicurezza mentre parla allegramente al telefono. Accelero il passo verso di lei e Mika mi imita, apriamo la porta e ci ritroviamo dietro di lei. Le picchietto una spalla e lo stupore misto all'incredulità che si dipinge sul suo viso è un qualcosa di inspiegabile.

"Marco ci sentiamo dopo, devo andare" dice trattenendo non so se un incredibile urlo o una marea di lacrime, per poi agganciare il telefono e tirare fuori uno dei suoi sorrisi più belli.

"Ciao Cloe!" le porge la mano Mika e io temo che possa svenire da un momento all'altro, quindi, resto pronta a prenderla al volo "io e Charlotte ti abbiamo cercata ovunque"

"Oh, ehm, scusa, scusate, io..." balbetta e non sa cosa dire e cosa fare. Credo sia la prima volta in tutta la sua vita e vederla così è strano ma allo stesso tempo piacevole. E' la prima volta che vedo mia sorella fragile e insicura, è la prima volta che la sento come la più piccola, come quella da proteggere.

Mika cerca di metterla a suo agio come meglio può e sembra ottenere un risultato decente, tanto che Cloe smette di tremare e di balbettare e ritrova un po' di sicurezza mentre i due parlano del programma in cui lei vorrebbe partecipare. Mi riempio di orgoglio quando sento Mika che le dice che la vorrebbe in squadra con lei perché sa già il percorso che vorrebbe farle fare. La vedo felice, davvero felice.

"Charlie ci fai una foto?" mi chiede dandomi il suo telefono.

Per scattarla devo mettere in tasca il mio che è stato nella mia mano fino ad ora.

"Anche con mio" aggiunge Mika sorridendo e porgendomi anche il suo telefono che finisce nella stessa tasca del mio "voglio ricordo di primo giorno con mia allieva" sorrido notando che abbiamo lo stesso telefono e una cover molto simile.

Scatto prima con quello di Cloe, lei ha la precedenza. Poi prendo il telefono di Mika ma quando sto per sbloccarlo mi rendo conto che è il mio, lo tengo in una mano mentre con l'altra prendo il suo e scatto la foto.

Appena scatto suona la campanella che segna la fine della pausa.

"Io mi scuso, devo andare, ci vediamo in due settimane" ci saluta sorridendo e abbracciando prima Cloe e poi me. Prende il suo telefono dalla mia mano e scompare dentro l'edificio.

Io e mia sorella andiamo in stazione a prendere un treno per tornare a Savona e durante tutto il tragitto non spiccica parola, sorride solo come un ebete ed emette una quantità abnorme di sospiri. Sorrido: è felice come mai prima. E io mi sento in parte motivo della sua felicità. In treno devo cacciare indietro qualche lacrima mentre la vedo così felice. Non mi sentivo così serena e soddisfatta da più di un anno e delle lacrime di gioia o non so cosa vogliono uscire. Mia sorella ha realizzato un suo sogno e, in parte, è merito mio. Sono improvvisamente orgogliosa di me stessa.

Incontro il suo sguardo indagatorio e, per evitarlo, prendo fuori il telefono dalla tasca e faccio finta di usarlo. Ma, una volta premuto il tasto home il mio cuore manca un battito: questo non è il mio telefono.


Angolo autrice: Buonasera a tutti:D sono tornata con un nuovo capitolo che, tanto per cambiare, non mi convince fino in fondo. Spero che piaccia a voi e vi chiedo scusa per eventuali errori di grammatica o battitura, appena avrò più tempo riguarderò bene ogni capitolo e correggerò al meglio. Per ora preferisco pubblicare ciò che ho scritto invece che aspettare mesi ahahah
Bene, al prossimo capitolo :)
Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia nei preferiti, che l'hanno recensita o semplicemente l'hanno silenziosamente letta. Grazie di cuore :)
Un bacio,
Sirin

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