Cronache di Atlantica - la storia continua

di Clara_Oswin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuti ad Akathos ***
Capitolo 2: *** La gelosia non è più di moda ***
Capitolo 3: *** L'inganno ***
Capitolo 4: *** Lo scontro ***
Capitolo 5: *** Vecchie e nuove paure ***
Capitolo 6: *** Arriva Sebastian ***
Capitolo 7: *** Il viaggio ha inizio ***
Capitolo 8: *** Un tuffo nel passato ***
Capitolo 9: *** The Last Kiss ***
Capitolo 10: *** Battaglia finale ***
Capitolo 11: *** Black Hole ***
Capitolo 12: *** L'arrivo ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Benvenuti ad Akathos ***


Capitolo 1 Benvenuti ad Akathos

Quella mattina c’era un gran trambusto a palazzo, Ariel e Arren si stavano preparando per iniziare il loro viaggio di nozze alla scoperta dell’oceano indiano dove vivevano i familiari di Arren che non avevano avuto la possibilità di conoscere Ariel e nemmeno di partecipare alle nozze più chiacchierate degli ultimi decenni. Nella sala del trono Re tritone aveva fatto chiamare uno dei suoi più fidati consiglieri, doveva affidargli una missione importantissima.

-“Non avrei mai pensato un giorno di poter chiedere una simile cosa…” – diceva il sovrano seduto comodamente sul trono. –“ ma vedi Sebastian, io mi fido molto di te, e sono sicuro che potrai fare le mie veci” –

Il granchio nuotò fino ad arrivare sul bracciolo dov’era solito mettersi quando era a colloquio con il sovrano, lo fece parlare fino a che non concluse.

 “… e quindi per questo vorrei che tu andassi”. – concluse solennemente Tritone

-“Sire, voi sapete quanto vi rispetto e vi stimo ma … non potete chiedermi di seguire vostra figlia in viaggio di nozze!!” – esclamò ironico il granchio

-“non pensate che sia l’ora di lasciarli un po’ liberi quei due poveri ragazzi? Non hanno già passato abbastanza guai negli ultimi tempi?!” –

-“Ma io non ti sto chiedendo di andare con loro… di tenerli d’occhio, per me. Sono preoccupato…”- il tono del re si fece grave, non avrebbe voluto mettere in allarme i ragazzi e nemmeno Sebastian ma voleva prendere le giuste precauzioni dopo gli ultimi avvenimenti.

-“vostra maestà c’è forse qualcosa che non mi volete dire?” – Sebastian poteva capire che il suo re fosse pur sempre un padre, ma quale padre non desidera vedere la propria figlia amata e rispettata dal proprio compagno per la vita? Arren voleva molto bene ad Ariel e l’aveva dimostrato più volte quindi sicuramente sua figlia era in ottime mani. Che ci fosse altro sotto? Qualche motivo che non voleva rivelargli?

Sebastian aveva colto nel segno, ora stava a lui rivelargli o meno la verità.

-“e va bene Sebastian hai vinto” – disse in tono rassegnato –“ti racconterò cosa sta succedendo”.

 ****

-“credo di aver preso tutto!” – esclamò Ariel chiudendo l’ultimo baule, Arren le nuotò in contro

-“ah bene abbiamo solo questa valigia..?” – disse ingenuamente non vedendo le altre 3 dietro.

-“emh non proprio” – sorrise lei.

-“Credo che tu abbia esagerato … ci bastava una valigia …” – sospirò lui aprendone una vedendo cosa contenesse.

-“non lo dire a me… avevo detto anch’io la stessa cosa…”- fece spallucce lei.

-“ma come non hai fatto tu le valige?” – dicendo questo iniziò a scrutare le cose all’interno di quella che aveva aperto, era piena di cianfrusaglie assurde, richiuse la valigia dopodiché si guardarono poco prima di dire in coro –“alina” –

Sua sorella aveva riempito le valige con cose totalmente inutili, sia Arren che Ariel avevano un istinto più pratico sarebbero partiti persino con un zainetto. Non si poteva dire lo stesso della sorella maggiore di Ariel…

Dopo una decina di minuti passati a recuperare l’indispensabile in mezzo quell’oceano di chincaglierie,  finalmente poterono prendere la loro unica valigia e dirigersi verso il cortile dove tutti li aspettavano per salutarli.

 -“Ariel abbi cura di te!” – la salutò dolcemente Attina sciogliendola da quell’abbraccio . La sua sorellina minore la più piccolina della famiglia all’età di 17 anni si era sposata stipulando un legame affettivo per l’eternità  con un altro tritone, un giovane di 21 anni figlio di un antico generale di guerra; adesso partiva alla volta dell’oceano per appagare la sua insaziabile sete di conoscenza e avventura condivisa pienamente dal marito.

-“non cacciarti nei guai!” – le raccomandò Adella rivolgendo uno sguardo anche verso Arren.

Ariel indietreggiò fino a farsi cingere dal suo amato, aveva finito di salutare tutti e adesso si apprestava ad iniziare la sua luna di miele –“Lo sai che non lo farò” – sorrise lei lanciando un occhiata furbetta ad Arren.

-“Arren almeno tu, tienila fuori dai guai!!” – rimbeccò la sorella con lo sguardo di una persona rassegnata

-“oh, ma lo sapete meglio di me, è impossibile tenerla lontana, e poi io sono qui per tirarla fuori ogni qualvolta si dovesse ficcare in brutte situazioni, credo di aver firmato una clausola speciale nel nostro contratto di matrimonio!” – rise lui. Ariel lo guardava con il cuore traboccante di gioia, si volevano molto bene, lui l’amava moltissimo e in più occasioni le aveva dimostrato tutto il suo amore persino sacrificando la sua vita per lei, lei dal canto suo non avrebbe potuto immaginare una vita senza lui, era diventato come l’acqua; indispensabile. 

-“avete tutto , vero?” – ispezionava la carrozza Alina

-“sta tranquilla, andrà tutto bene”- la rassicurò Ariel.

Dopo gli ultimi addii e commiati i due ragazzi salirono sulla carrozza adornata con conchiglie e stelle marine e diedero alle tartarughe marine i comandi per partire.

Le tartarughe marine erano lente e calme, e uno dei mezzi più sicuri per viaggiare, ma erano anche veloci e intelligenti; i due ragazzi iniziavano così il loro viaggio alla volta dell’oceano indiano dove viveva la famiglia di Arren.

-“non ho visto Re Tritone venirci a salutare…” – le disse il giovane seduto tenendo le redini

-“nemmeno io, mi aveva avvisata che forse non avrebbe fatto in tempo a venire per salutarci poco prima della partenza a causa di una riunione importante… non ti nego che ci sono rimasta un po’ male.”- Ariel aveva un tono deluso e malinconico.

-“Su dai, non essere triste, fare il re è piuttosto impegnativo.”- le mise una mano sulla sua –“non fargliene una colpa”- tentò di giustificarlo.

Ariel si voltò a guardarlo, Arren non aveva tutti  i torti adesso doveva pensare solo a loro e al futuro che li attendeva. Lui le sorrise entusiasta e lei ricambiò dapprima poco convinta poi dimenticando quella malinconia volgendo un rapido sguardo al paesaggio che scorreva davanti a loro.

-“Credi piacerò alla tua famiglia?”- si ricordò ad un tratto lei

-“Stravederanno per te! Non ti devi dare troppe preoccupazioni, sii te stessa e vedrai che farai innamorare di te anche loro”- le strizzò un occhio lui.

La rossa appoggiò la testa sulla sua spalla –“Un Versiv in famiglia mi basta!” –

Ariel non aveva mai sentito parlare della famiglia di Arren, sapeva per fatti di cronaca che il nonno era un personaggio importante, ma non conosceva nulla sulle origini del suo sposo, non sapeva se aveva fratelli o se prima di lei avesse avuto qualche altra storia amorosa… il solo pensiero l’infastidì non poco, costringendola a scostarsi da lui per sciogliere i suoi dubbi.

Arren teneva saldamente le redini, ci sarebbe voluta ancora qualche ora prima di arrivare, ma tutto sommato il viaggio era piuttosto tranquillo.

-“Sei mai stato fidanzato prima di conoscere me?” – chiese a bruciapelo la ragazza dai fluenti capelli rossi.

Al biondo non potè che scappare un sorriso.

-“Allora..?” – l’esortò lei dubbiosa

-“può darsi…” – le rispose vago lui

-“come può darsi? Non lo sai!?” –

-“certo che lo so…” – la ragazza lo guardava stizzita, Arren le rivolse uno sguardo quasi impertinente ma che Ariel trovò tremendamente Sexy –“Solo che non te lo vengo a raccontare” –

Ariel incrociò le braccia come una bambina, arrabbiata e irritata

-“Non capisco cosa ci sia di male… tu l’hai pure conosciuto Eric” – borbottò

-“non basterebbe una vita per farti conoscere le mie ex” –

Ariel che gli aveva rivolto le spalle si girò all’improvviso guardandolo malissimo. Il suo Arren era un rubacuori?! Non riusciva ad immaginarselo con più ragazze ai suoi piedi… forse le conquistava con il suo sorriso dolcissimo, oppure gli rivolgeva il suo sguardo profondo o forse… ok si stava dilungando un po’ troppo, ma ciò non cambiava comunque le cose.

-“Dai, ti stavo solo punzecchiando un po’” – le tirò leggermente una ciocca di capelli scarlatti per destare la sua attenzione. Lei continuava a guardarlo con gli occhi blu fiammeggianti tentando di farlo sentire in colpa

 – “magari 5 o 6”- ridacchiò lui.

Ariel non gli rispose voleva farla ingelosire e ci stava riuscendo perfettamente –“ non importa chi siano state le prime, tu sei il mio unico amore” – adesso non rideva più era serio nel dirle quelle parole e aveva destato la sua attenzione sviando anche il discorso. Le guance di Ariel si tinsero di un delicato rossore –“non te la caverai così… indagherò”- sussurrò lei mentre suo marito le scoccava un bacio sulla guancia.

Erano passate diverse ore dalla partenza, finalmente erano arrivati ai confini della città dove viveva Arren.

-“Ariel, benvenuta ad Akathos la capitale dell’oceano indiano” – le presentò lui la città addentrandosi con la carrozza.

Akathos era diversa da Atlantica  Ariel la guardava meravigliata, non era sfarzosa o eccessiva come la sua città, era piuttosto caotica c’erano molte case nonostante fossero ancora nella parte più remota e tutto intorno sembrava molto allegro, dagli sfarzosi colori tendenti al giallo arancionato sino alle persone che addirittura gli rivolgevano calorosi saluti.

-“…sei molto conosciuto in città?” – chiese lei continuando a salutare le persone.

Il ragazzo scosse le redini e prese un percorso che l’avrebbe portato nel cuore pulsante della centro.

–“non son proprio famoso però il nostro matrimonio non è passato del tutto inosservato, non ti stupire se ci saluteranno in molti”.-

I tritoni guardavano passare la carrozza e iniziavano a vociferare cose del tipo “quella è la figlia de re Tritone, la principessa di Atlantica…” e nei peggiori casi invece rivolgevano qualche critica acida verso Arren “quel ragazzo è stato proprio furbo, non ha esitato a incastrarla con il matrimonio… lei è solo una bambina ancora!”

Ariel rimase interdetta nel sentire quegli stralci di conversazione anche solo di sfuggita, non pensava che il loro matrimonio potesse causare simili maldicenze.

-“Arren hai sentito anche tu..?” – gli chiese prendendogli la mano.

Il ragazzo le sorrise –“ ti danno molto fastidio perché pensi dicano il vero?” –

-“oh no!”- agitò la testa lei –“ non mi sognerei mai di credere a simili cose, io ho una completa fiducia in te! Sono solo un po’ infastidita … tutto qui.” – volse il suo sguardo verso le abitazioni attorno a lei

-“non sono così differenti da quello che dicevano ad Atlantica…” –

-“ad Atlantica?!  Non ho mai sentito nulla del genere li!”-

-“Stavano solo un po’ più attenti, pare che la gente mi creda un arrampicatore sociale o cose simili”. – parlava lui piuttosto tranquillo

-“perché non me ne hai parlato prima? Voglio che tu possa fare affidamento su di me.” –

-“in realtà non credevo fosse così importante, io so di non essere così e se lo sai anche tu a me basta.”-

La carrozza si fermò davanti a una casa bellissima, era un’architettura gialla che si ergeva su due piani, il prospetto era incorniciato dalle colonne sistemate in maniera perfettamente distante l’una dall’altra, il portone d’ingresso era bianco avorio e si trovava circondato da un ampia veranda allestita con mobili da giardino.

-“siamo arrivati,” – le porse una mano per scendere –“benvenuta a casa”. Nuotarono seguendo il sentiero in ghiaia circondato da un magnifico prato di alghe rosse tagliato all’inglese, superarono il viale di alberi di corallo giallo ritrovandosi davanti al portone.
Sopra il campanello vi era una targa che recava scritto:

Famiglia Versiv
Arren suonò il campanello. Dall’interno si sentì un trambusto e una serie di voci agitate.

-“oh cielo sono qui!!”-

-“ti raccomando, non mi far fare pessime figure, la prima impressione è quella che conta!”- diceva un’altra voce

-“vado ad aprire io”-

-“no fermo!” – altra serie di rumori.

-“devo aprire io che sono la suocera, è tradizione!”-

Arren guardò Ariel imbarazzato scuotendo il capo, la ragazza con i capelli rossi gli sorrise, dopotutto pure lei aveva una famiglia fuori dagli schemi.

Finalmente la porta si aprì, Ariel rimase a bocca spalancata.

La porta era stata aperta da un ragazzo alto affascinante dai capelli corvini e gli occhi ametista dalla coda rosso scuro.

-“Salve fratellino.”

Arren non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che dall’entrata spuntò un bracciò che tirò dentro il ragazzo e subito dopo ne uscì una figura femminile, bassa un po’ minuta dai capelli castani raccolti in uno chignon e gli occhi ambrati . –“vi prego di scurarmi emh scusarmi!” – la donna spalancò la porta e uscì dalla soglia per salutare i ragazzi.

-“Io sono Ofelia, la madre di Arren” – si avvicinò ad Ariel per abbracciarla calorosamente.

-“Salve signora è un piacere conoscerla…” – disse un po’ intimorita lei.

-“Prima regola, non chiamarmi signora! Sei una di famiglia ormai, chiamami Ofelia o se preferisci mamma!” – disse la signora dalla coda argentea in un eccesso di entusiasmo. Arren cercava di farle cenno che non era il caso di accennare a farsi chiamare mamma dato la perdita di sua moglie ma a quanto pare Ariel era riuscita a ricomporsi rapidamente  salvando la situazione come sempre.

-“Ofelia andrà benissimo, ha un così bel nome che sarebbe un peccato non utilizzarlo” – sciolse l’abbraccio sorridendogli.

-“oh Arren sono così contenta di vederti! Dovevi star via solo qualche giorno e sono passati mesi!”- Ofelia abbracciò anche lui poi gli sussurrò piano ad un orecchio –“ Ariel mi piace già moltissimo!!!”-

-“non poteva essere altrimenti” – le rispose lui a voce alta.

-“ ma che maleducata che sono! Vi prego perdonate la mia scortesia, lasciate pure qui i bagagli il maggiordomo si occuperà di prenderli, seguitemi all’interno della casa.”-

I ragazzi oltrepassarono la soglia, Ariel guardò con attenzione quella casa in cui si sarebbero fermati per un po’ di tempo e in cui era cresciuto Arren.

Le pareti erano bianche, riflettevano la luce e sembravano ampliare gli spazi, come poteva immaginarsi c’erano appesi i ritratti dei vari antenati di Arren e in qualche angolo anche dei mezzi busti. Ariel si fermò davanti il ritratto che aveva visto sul libro in biblioteca.

Era un dipinto fatto in Helios un tipo di pittura ricavata dalle alghe che rendeva i colori brillanti e persistenti, il generale era in uniforme, aveva i capelli biondi gli occhi verde scuro e un paio di folti baffi incorniciati da altrettanto folte basette, era stato ritratto mentre sfoderava la spada e l’aurea in cui era circondato gli dava un chè di eroico.

Recava la scritta sotto il dipinto:

Ser Arren Versiv difensore dei deboli e protettore dei giusti.
1780  - 1905 morto in circostanze sconosciute.

La somiglianza era incredibile, aveva lo stesso sguardo di Arren per non parlare dei lineamenti poi…

-“ mio nonno, non l’ho conosciuto ma dicono tutti che gli somiglio molto”- Arrivò da dietro Arren facendola sussultare.

-“già, lo penso pure io…” -  appoggiò la sua schiena contro il suo petto.

-“credo che gli saresti piaciuta”- la cinse lui rimanendo in osservazione del quadro.

-“è stato un grand’uomo nonché eroe” – poggiò le mani sulle braccia di lui.

-“spero un giorno di diventare anch’io coraggioso come lui” –

-“spero proprio di no!” – esclamò lei –“ non sopporterei l’idea di perderti per un qualche atto eroico!” –

-“ma come siamo sentimentali…  se ascoltassi i vostri discorsi un minuto in più credo di poter vomitare, e poi Arren come sei cambiato! Non ti avrei mai fatto capace di certi discorsi!”- disse una voce femminile.

Ariel si sentì umiliata – “da quanto eri qui? E poi tu chi sei?!” – chiese esterrefatta sciogliendosi dall’abbraccio con suo marito.

-“chi sono io, cara? Oh io sono il tuo problema personale…”

 

Fine capitolo.

 

Angolo autrice

Allora, questo era il primo capitolo della seconda serie di Another Ending, dato il finale aperto non avevo escluso l’ipotesi di continuare la serie e finalmente sono riuscita a tirar su una seconda trama abbastanza avvincente e spero per voi non noiosa, ecco il secondo racconto di una forse… trilogia? Non lo so, dipende da come va questo secondo racconto, quando l’avevo iniziato a scrivere non avevo nemmeno contemplato una seconda serie. Come al solito aspetto vostre opinioni recensioni, e se avete suggerimenti perché no! Non rifiuto nulla XD fa sempre tutto piacere!

Un abbraccio alle mie appassionate lettrici!

Clara_Oswin

 

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Capitolo 2
*** La gelosia non è più di moda ***


Cap 2 La gelosia non è più di moda

Nella stanza adiacente al salone principale vi erano tre figure intente a studiarsi a vicenda, Ariel guardava quella sirena poco più grande di lei con aria interdetta, quest’ultima invece ricambiava il suo sguardo con aria arrogante, come se Arren le appartenesse, come se nessun altro a parte lei avesse il diritto di stargli intorno.
Fu per primo il ragazzo a parlare per interrompere quella guerra non verbale che si era accesa tra le ragazze, titubante su come affrontare la situazione.
–“è da tanto che non ci si vede…”- la sua voce era bassa e non faceva trasparire alcuna emozione, Arren sapeva bene chi era quella sirena e purtroppo, sapeva anche il motivo della sua ostilità.

La giovane scuoteva la coda d’un arancione fiammeggiante avanti e indietro nervosamente, prese ad arricciarsi i capelli del medesimo colore fino a formare una grossa treccia fermata con stelle marine turchesi. Aveva gli occhi color caramello e un fisico longilineo ma il suo carattere sembrava tutt’altro che amichevole.

La ragazza si stizzì, incrociò le braccia sotto le generose conchiglie viola che avvolgevano un seno prominente – “ dopo mesi che non ti fai né sentire né vedere te ne esci con questa frasupola…” – lo guardò dall’alto in basso –“sei davvero cambiato molto a quanto pare...” – gli lanciò una frecciatina.

Ariel decise di intervenire in quella situazione che iniziava a farla sentire di troppo –“ non so ancora chi tu sia,” – iniziò lei poco prima di venire interrotta.

-“a beh, la cosa è reciproca, nemmeno io ho la minima idea di chi sia tu e per quale motivo sei qui a casa di Arren” – le nuotò vicino avvicinandosi per studiarla meglio, probabilmente aveva qualcosa di familiare ma al momento non le veniva nulla in mente su dove potesse aver visto quel volto.

Ariel rivolse un fugace sguardo ad Arren, domandandogli silenziosamente chi fosse quella ragazza e perché fosse così ostile nei suoi confronti. Quasi come avesse intuito i suoi pensieri la ragazza parlò.

-“io sono Casside, pesciolina; e sono la migliore amica di questo ragazzo di cui evidentemente tu ti sei presa un bella cotta” – disse sogghignando con il puro scopo di metterla in imbarazzo.

Dopo una breve pausa in cui la squadrò dall’alto in basso le porse la mano con aria arrogante.

Ariel sorrise spontaneamente proseguendo a presentarsi, adesso era tutto chiaro –“ piacere di conoscerti Casside, io sono Ariel,”- le strinse la mano con fermezza

– “e sono la moglie di questo bel ragazzo per cui come già hai capito, ho preso una bella “cotta” ” –
 

Lo disse con talmente tanta tranquillità che ci volle qualche minuto per far recepire l’informazione a quella sirena arrogante davanti a lei e di cui evidentemente aveva suscitato la gelosia.

-“oh Casside cara, hai già avuto modo di conoscere Ariel allora, non è adorabile?” – la madre di Arren li sorprese nel corridoio dopo essersi accorta di esserseli persi sulla strada per andare in giardino;  prese Ariel sotto braccio e la trascinò verso il salone per farle vedere le vetrate che davano su prospetto interno della casa circondato da un ampio parco di alghe ben tagliate. Arren fece per raggiungerle ma fu interrotto da Casside –“ avresti potuto anche avvisarmi…” – il suo tono non era più spavaldo o arrogante, era dimesso e nascondeva in malo modo delle note di tristezza, il suo volto era chino sul pavimento. –“sarebbe potuta bastare anche una lettera…” – Arren fece per risponderle ma lei non gli diede il tempo. –“ costava troppo tempo scrivere una lettera, vero?? Giocavi a fare il tritone innamorato e non potevi sprecare nemmeno un minuto di tempo a scrivere ai tuoi familiari come stavi! A me!”- il suo tono si riempì di rabbia e disprezzo, strinse i pugni tentando di mantenere la propria dignità.

-“sono successe troppe cose, una lettera non sarebbe basta per raccontare tutto, e poi non volevo fare preoccupare nessuno.” –

-“e alla fine si scopre che l’unica che non sapeva niente sono io…”- disse fra se e se. –“…perché a quanto pare i tuoi genitori sono ben informati sul piccolo particolare per cui non ti sei preso la briga di informarmi!”- gli disse a voce più alta.

-“Cassy mi sembra che tu la stia prendendo sul personale,”- iniziò lui difendendosi.

-“sul personale dici? Credevo di essere la tua migliore amica, credevo che noi due non avremmo avuto mai segreti e che ci saremmo detti sempre tutto, ma mi sbagliavo!”- quasi gli urlò in faccia. –“e poi scopro da un’arrogante sconosciuta che ti sei sposato!”

-“Bada a come parli Casside, è di mia moglie che stai parlando, e lei non è di certo arrogante”- le puntò il dito contro. –“mai quanto te” – aggiunse.

Come poteva la sua migliore amica rinfacciargli la sua amicizia, lui non aveva niente da nascondere, era così felice che avrebbe affisso manifesti in tutto il regno quando Ariel gli disse Sì;  non aveva alcun permesso ne motivo per trattarla a quel modo, e lui aveva giurato di proteggerla per sempre, anche se si fosse trattato di difenderla dalla sua migliore amica.

-“Ariel… la figlia del Re Tritone, la principessa di Atlantica.”- il suo fu appena un sussurro, ricollegò tutti i tasselli di quel puzzle, lei era una principessa di sangue reale e pronunciare il suo nome ad alta voce le provocò una fitta al cuore, come se già la realtà non facesse abbastanza male. Improvvisamente le balenò in mente l’idea che Arren l’avesse sposata solo per il titolo nobiliare, aggrappandosi a quella stupida ragione, a quell’insensata motivazione che l’avrebbe portato a non scegliere lei.

-“mi sembra di non conoscerti …”- sussurrò lei poco prima che arrivasse Core, il fratello di Arren.

-“che succede qui? Cassy tutto bene?” – il ragazzo dagli occhi ametista le rivolse uno sguardo preoccupato, la sua amica non sembrava essere molto in sé.

Per tutta risposta Casside alzò lo sguardo e due occhi castani feriti e umiliati andarono a sbattersi contro quel muro di occhi verdi freddo che ora come mai le sembrava impenetrabile.

-“mamma e papà sono soli con Ariel in giardino, non so quanto potrà resistere ancora tra le loro chiacchere…” – Core interruppe il silenzio cercando di far calare la tensione.

-“sarà meglio che vada allora…”- sussurrò Arren facendo per andarsene

-“indossa la tua armatura lucente e salva la donzella!” – gli fece l’occhilino Core prima di incoraggiarlo con una pacca sulla spalla, poi si rivolse a Casside ancora irritata davanti a lui. –“Che ne pensi di Ariel? Sembra molto carina!” – mai parole in quel momento potevano essere meno azzeccate.

La sirena dalla coda arancione sentendo l’ennesimo complimento verso quell’estranea sbuffò scuotendo la chioma del medesimo colore –“ ma che vi ha fatto questa qui!? Vi siete innamorati tutti di lei!!” – gridò esasperata poco prima di sparire dietro un corridoio mandandolo malamente a quel paese.

Core rimase fermo nel corridoio, era successo qualcosa tra lei e suo fratello, qualcosa che non aveva ben capito ma che si sarebbe apprestato a scoprire presto.

****


Ariel era stata condotta dalla madre di Arren nel parco limitrofo al salone principale, era un ampia distesa di alghe verdi puntellate in alcune zone ben studiate da anemoni di mare e alghe colorate di rosso o giallo, in lontananza si poteva intravedere un pergolato nascosto dagli alberi di corallo e cui i rampicanti avevano contribuito a celare da occhi indiscreti. –“vieni cara, ti presento mio marito” – la donna nuotò verso un angolo ben preciso del giardino a cui Ariel non aveva fatto caso, seduto su una poltrona panna vi era un tritone dalla coda turchese e i capelli castani che
non appena li vide abbandonò il giornale sul tavolino di fronte e si alzò per andargli incontro –“Salve presumo tu sia Ariel,” – le strinse la mano lui calorosamente. Ariel notò immediatamente la somiglianza con lo sguardo del suo Arren. –“io sono Axio, il padre di Arren”- le sorrise gentilmente.

-“il piacere è mio, avremmo dovuto venir prima a farvi visita ma a causa di un’imp...”-iniziò Ariel sedendosi sul dondolo dove Ofelia le aveva fatto cenno di sedere.

-“sciocchezze! Non importa quello che è successo adesso siete qui ed è questo ciò che conta!” – Ofelia era molto simpatica e allegra, mentre Axio sembrava più introverso e pacato, la ragazza dai capelli rossi esaminò Ofelia, era una signora non troppo alta, anzi lei l’avrebbe definita bassina, dai capelli così biondi da sembrare quasi bianchi e diversamente dalle altre sirene corti fino al collo, con solo un filo sottile di perle ad adornarli. La coda era di un bel viola freddo tendente al glicine, in contrasto con il suo carattere così solare e espansivo.

Ofelia continuava a parlare e parlare ma Ariel non vi prestava molta attenzione, continuava a guardarsi attorno affascinata da quei colori sgargianti e dal nuovo ambiente.

-“… e per questo motivo Core non è potuto partire con Arren”- concluse la donna prendendo un biscotto dal piattino in ceramica sul tavolo.

-“Core?” – chiese risvegliatasi dal suo sogno ad occhi aperti.

-“si Core, è il fratello maggiore di Arren, te ne ho appena parlato…” – disse mordendo un secondo biscotto.

-“mi spiace credo di essermi distratta un momento…” – si giustificò Ariel

-“Ofelia i ragazzi saranno stanchi , non puoi pretendere che Ariel per quanto buona sia ascolti tutte le tue chiacchiere senza distrarsi un momento!” – la rimproverò il marito, poi si rivolse ad Ariel –“ oh, sta tranquilla, quasi nessuno riesce a seguirla davvero quando inizia uno dei suoi noiosi discorsi, ahahahah!” – rise di gusto bevendo il caffè pomeridiano.

La sirena dai capelli platino si stizzì del rimprovero del marito e stava per controbattere quando fu fermata dall’arrivo di suo figlio.

-“Papà!” – Arren salutò con una pacca sulle spalle suo padre –“ Mamma, papà, sicuramente avremo molte cose da raccontarci e da raccontare ad Ariel” – si avvicinò ad Ariel e le prese la mano –“mia madre muore dalla voglia di raccontarti episodi imbarazzanti della mia vita” – le sussurrò nell’orecchio facendola ridere. –“ ma dateci almeno il tempo di riposare e disfare la valigie!” –

-“mamma non vorrai fare scappare Ariel prima del tempo!” – Core era sopraggiunto da dietro, aveva appoggiato una mano sulla spalla della madre lanciando un occhiata d’intesa ad Ariel.

-“immagino…” – iniziò Ofelia vinta dai suoi due figli –“ che vi rivedrò questa sera a cena…”- disse sospirando arrendendosi.

Arren e Ariel si congedarono da tutti ma poco prima di scomparire nella villa, Core potè vedere Ariel che gli sillabava un “grazie” a fior di labbra.

Non conosceva ancora bene quella sirena, però ne era sicuro, a primo impatto già gli era simpatica.

 

****
-“ma cosa mi tocca fare… e alla mia età!!” – il granchio stava procedendo lentamente sulla carrozza guidata da due pesci rossi. –“ahh se non fosse stato per quello che mi ha detto il re!! A quest’ora non sarei mai venuto!”- Sebastian si scuoteva tutto dentro la conchiglia che lo ospitava. –“fai da balia una volta, fai da balia per sempre! Sono un compositore io, non una tata!!” – il suo tono era lamentoso così come il suo atteggiamento, ma sapeva bene che nonostante le lamentele avrebbe dovuto svolgere il suo compito, questa volta non erano ammessi errori.

 

 

 

****
-“non capisco perché dobbiamo aspettare!!”- diceva una voce profonda e roca.

-“Non abbiamo ancora il nostro pezzo più importante… se vuoi fare fuori il Re, devi togliergli la sua Regina… ma se vuoi neutralizzare la Regina cosa si fa…?” – chiese la voce femminile retoricamente.

Lo squalo tigre guardò la strega attendendo una risposta, non era un gran giocatore di scacchi.

-“la torre, Undertow, per prima cosa miriamo alla torre! AHAHAHAHAAHA!” – la sua frase terminò con una risata malefica seguita a ruota dalla risata dello squalo, che nonostante non avesse ancora capito si ostinava a ridere senza alcun motivo.

-“Credi che funzionerà davvero?” – lo squalo smise di ridere e iniziò a fissare la strega con titubanza.

-“ma certo che funzionerà! Idiota! Andrà tutto esattamente come voglio io,”- si avvicinò ad una parete che fungeva nel tempo libero da tiro al bersaglio, incastrata accanto ad una foto e vari appunti c’era un ritratto, era fatto a matita su un foglio di carta ormai ingiallito.

-“io non dimentico” – disse a bassa voce fissando gli occhi della foto.

-“te l’avevo giurato sulla mia vita, e costi quel che costi mi riprenderò quello che mi avevi promesso…”-

Strappò la foto con violenza dalla parete, avvicinandosela di più al viso, quasi volesse sfidarla.

-“Arren Versiv, la tua vita mi appartiene.”

 

 

 

 

Olà

Questo  secondo capitolo mi serviva per presentarvi i personaggi che principalmente compariranno nella trama principale, ho fatto un piccolo accenno anche alla cattiva… qualcuno di voi ha indovinato di chi si tratta? E di quale promessa sta parlando?
Attendo le vostre idee, vediamo se riuscite ad indovinare… XD

Ci rivediamo al capitolo 3 tra un mesetto ;)
un saluto a tutti!

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Capitolo 3
*** L'inganno ***


Capitolo 3

L’inganno

L’acqua era di un blu limpidissimo, Ariel stava nuotando controcorrente tentando di raggiungere Arren che aveva messo un po’ di distanza; la corrente era troppo forte e per quanto faticasse a nuotare non riusciva a raggiungerlo, ad un tratto protese le braccia verso di lui nel tentativo di fermarlo.
Gridò il suo nome ma dalle sue labbra non uscì nessun suono.
Gridò ancora più forte, quella sgradevole sensazione che aveva provato nel restare senza voce si ripeteva ancora una volta.
D’improvviso Arren sparì inghiottito da due braccia scure e scheletriche che lo attiravano verso sé.
Ariel nuotò ancora più disperatamente quando davanti a lei comparve un muro di alghe alte senza esitazione vi si buttò a capofitto ma per quanto si dimenasse le alghe l’avvolgevano intrappolandola tra le loro viscide foglie l’avvolgendola fino a soffocarla; Ariel gridò nuovamente e questa volta fu forte abbastanza da svegliarsi.

-“Ariel! ARIEL!!”-

Due forti braccia la scuotevano dolcemente, non appena riaprì gli occhi tirò un sospiro di sollievo, era solo un sogno.

-“va tutto bene”- Arren l’attirò a sé avvolgendola in un abbraccio –“Brutto sogno…?”-chiese in un sussurro.

Ariel lo strinse forte. –“bruttissimo”- rettificò lei.

La porta della loro camera si spalancò improvvisamente. –“che è successo!?”- Ofelia entrò agitata seguita dal placido marito ancora assonnato. -“abbiamo sentito gridare”- si avvicinò al capezzale del loro letto.

-“mi dispiace, è colpa mia… ho avuto un incubo terribile”- si giustificò la rossa staccandosi dal ragazzo. –“a quanto pare ho svegliato pure voi… sono spiacente”- Ariel si scusò con tutti nonostante avesse ancora il cuore che le martellava in petto dallo spavento.

- “andate pure a dormire”- li congedò gentilmente Arren spingendoli verso la porta.

-“ vuoi una tisana, un tè…? Magari una cioccolata calda?”- ma la domanda di Ofelia rimase sospesa a mezz’aria, infatti Arren gli chiuse la porta in faccia con un sorriso stampato sul volto.

Erano le 5:30 del mattino, praticamente ancora l’alba, Ariel si era alzata dal letto definitivamente,  per quella notte non aveva più intenzione di dormire.

-“me ne vuoi parlare?”- le chiese il ragazzo venendole vicino.

-“non ricordo molto”- mentì lei –“ non mi va di parlarne…”- tutt’a un tratto le salì un brivido lungo la schiena, quella terribile sensazione si stava ripetendo, non riusciva a capire cosa fosse ne perché la spaventasse così tanto, aveva il sentore che sarebbe successo a breve qualcosa di molto brutto. Strinse forte la mano di Arren.

Non voleva rischiare di perderlo, non di nuovo.

Non aveva avuto il tempo nemmeno per parlargli di quella cosa, non c’era stata l’atmosfera adatta. Lui doveva essere il primo a saperlo, lei non era del tutto sicura ma alcuni sintomi lasciavano pensare a quello.

I capogiri, la distrazione, la continua spossatezza. Che lei fosse in dolce attesa? Sua sorella maggiore Alana, le aveva detto di andare da un buon dottore che viveva lì ad Akathos, si era trasferito da Atlantica una decina di anni fa per ragioni professionali. La regina Atena era sempre stata seguita da lui, persino Ariel era nata grazie al suo intervento! Aveva deciso di aspettare e rivolgersi a lui, rimaneva solo un problema ossia Arren ; sarebbe stato meglio che non l’accompagnasse per non mettergli agitazione o ancor peggio deluderlo nel caso di un responso negativo. Non avevano affrontato direttamente l’argomento però sia Arren che Ariel in futuro desideravano avere un figlio, un futuro quanto più lontano aveva pensato silenziosamente lei; erano molto giovani volevano viaggiare e vedere gli oceani e con un bambino piccolo questo non sempre è possibile.

Quella mattina quindi aveva in programma di fare visita al caro dottore, ma il pensiero di andarci da sola la terrorizzava, d’altra parte non poteva nemmeno chiedere al suo dolce marito di accompagnarla, questo era un grosso problema.

-“dove vai?”- Arren si sporse dal letto

-“non riesco a dormire, vado a farmi un tè”- le disse semplicemente lei.

-“vengo con te”-

-“no, tu dormi io voglio stare un po’ da sola”- e senza farsi fare altre domande imboccò il corridoio per scendere in cucina. Era talmente persa nei suoi pensieri che solo dopo qualche istante si accorse di non essere da sola in cucina.

-“oh”- esclamò lei sorpresa –“sono le quasi le 6 del mattino, cosa fai qua?”-

-“potrei farti la stessa domanda”- Core abbassò la tazza bianca contente un liquido scuro fumante.

-“diciamo che ognuno si tiene per se le sue risposte allora…”- rispose lei avvicinandosi alla credenza.

-“lascia, faccio io”- Il ragazzo dai capelli corvini la scostò delicatamente e iniziò ad armeggiare con tazze e tisane, Ariel riconobbe nei suoi modi la stessa gentilezza di Arren. Dopo qualche minuto anche lei teneva tra le mani una tazza fumante di tè, prese a fissarla come fosse la cosa più attraente del mondo, poi senza alcun preavviso si scoprì a confidarsi con il ragazzo che le sedeva di fronte.

-“sai mantenere un segreto?”- iniziò lei seria. –“ho bisogno di parlarne con qualcuno, non posso farcela da sola…” - il suo tono cadde nel malinconico.

-“ intuisco che sia qualcosa che non puoi dire nemmeno a lui…”-

-“si, infatti…”-

-“coraggio allora… probabilmente parlandone ti sentirai meglio”- Core la fissava insospettito, lui non aveva segreti con suo fratello e adesso si stava cacciando in una brutta situazione acconsentendo tacitamente di mantenere il segreto che quella malinconica ragazza dai capelli scarlatti stava per confidargli. Eppure non poteva tirarsi indietro, il suo istinto gli diceva che era la cosa giusta da fare, e lui seguiva sempre il suo istinto.

-“credo di essere incinta”- le parole le salirono tutto d’un fiato, una volta lasciatele librare fuori dalle sue labbra fu come se si fosse alleggerita di un peso, peso che probabilmente aveva appena caricato sulle spalle di Core.

-“cosa…? No aspetta, COSA?!”-

-“sono in … emh… dolce attesa…? Forse? Non lo so!”- abbandonò la tazza sul tavolo poi prese a scompigliarsi nervosamente le ciocche rosse.

Core tentò di ritornare in sé –“cioè è una splendida notizia… ma non mi starai venendo a dire che non vuoi farlo sapere ad Arren perché…”-

-“perché?”- lo incentivò lei.

-“non è lui il padre”- sparò in un colpo.

Ariel sbattè le mani sul tavolo sgomenta.

-“ma cosa stai dicendo! Certo che è lui il padre! Sei un cretino!”- voltò spalle e fece per andarsene ma Core la fermò prendendole un polso. –“ho sbagliato a confidarmi con te! Come puoi mettere in dubbio una cosa del genere! IO AMO ARREN! Lui è solo lui.”- sottolineò per bene lei cercando di divincolarsi.

-“aspetta, calmati un attimo”- si frappose con il suo corpo davanti al corridoio per impedirle il passaggio.
– “ è solo che la notizia è troppo bella e non riesco a trovare un motivo logico per cui tu non voglia dirglielo!”- si giustificò lui ottenendo da Ariel un arretramento verso la cucina.

-“te l’ho detto… non ne sono sicura”- ribadì lei.

Abbassò il volto mettendosi a fissare il pavimento. –“ questa mattina voglio andare dal medico per farmi visitare, ma ho paura ad andare sola, ad Arren non voglio chiederlo perché non vorrei farlo preoccupare o ancor peggio, creare false aspettative… capisci che intendo…?”-

Core annuì.

-“non so a chi chiederlo! Non conosco nessuno qui…”- iniziò lei.

-“hai chiesto a Casside?”-

-“chi? Quella sirena di ieri? Non se ne parla neanche! Non mi fido, potrebbe andare a dirglielo. La situazione è delicata e se anche fosse positivo il test devo essere io a comunicarglielo.”- incrociò le braccia al petto seccata, poi tornò a guardarlo. –“tu mi accompagneresti ?”- chiese con tono dolce e fin troppo melenso.

-“io?? Ma sono un ragazzo!”- protestò lui arretrando intimorito dal poter farsi commuovere e accettare.

-“noi non ci conosciamo ma sento di potermi fidare di te… infondo tu Arren vi assomigliate più diquanto non lasciate vedere”- Passarono alcuni minuti in silenzio ad osservarsi, Ariel lo supplicava con lo sguardo mentre Core cercava di guardarla il meno possibile, dopo estenuanti scambi visivi il ragazzo crollò. –“va bene. Ti accompagnerò.”-

Ariel sorrise sollevata, aveva ancora timore della visita ma adesso sapeva che seppur non avesse avuto accanto il ragazzo che amava, aveva una persona di cui quantomeno si fidava. –“grazie”- Ariel si sporse ad abbracciarlo affettuosamente. –“piano piano,”- disse lui ricambiando delicatamente l’abbraccio –“non vorrai far male al bambino!”- rise lui.
-“sarà meglio che torni in camera adesso, ci vediamo alle 8:30 qui fuori.”- Ariel lo salutò con la mano e poi si diresse in camera, durante il suo passaggio sentì un rumore proveniente da una stanza vicino alla cucina. Lì per lì non poteva nemmeno immaginare che quel rumore avrebbe significato guai…grossi guai.

****
Arren si svegliò nel suo letto, erano quasi le nove.
Il posto accanto a lui era vuoto e questo gli suscitò uno strano senso di disagio nello stomaco, non sapeva dire con certezza se Ariel fosse rientrata o se fosse ancora rimasta fuori dopo il brutto sogno avuto quella notte, mosso da un irrefrenabile curiosità si alzò dal letto e si diresse in giardino per fare colazione, come sin da piccolo ormai si era abituato a fare.

-“buongiorno…”- salutò tutti sbadigliando.
I suoi genitori e Casside erano seduti al tavolo rotondo già allestito per la prima colazione. Due posti erano vuoti; Core e Ariel.

-“ancora assonnato a quest’ora?”- ridacchiò Casside.

Arren le sorrise gentilmente. –“Dove sono Core e Ariel?”-

Sua madre lo guardò stranita. –“Credevo che foste insieme”- disse poggiando la tazza di caffè per prendere un biscotto. –“io credevo fosse già scesa a fare colazione”- fece il ragazzo imitandola.
Casside gli lanciò un occhiata d’intesa,  Arren la conosceva bene, fin troppo bene e ipotizzò che sapesse qualcosa. –“tu sai niente Cassy?”-
-“può darsi…”- alluse misteriosa. –“credo di non sentirmi troppo bene però…forse avrei bisogno di una visita dal dottore”- Tossicchiò lei.

-“appena finiamo la colazione ti accompagno se vuoi…”- Arren aveva intuito fosse una scusa, Cassy gli doveva dire qualcosa che non poteva far sentire anche a suoi genitori, sperava si trattasse di Ariel, magari aveva detto a lei dove andava.

****
Ariel e Core erano seduti in sala d’attesa aspettando i risultati.

-“non sapevo fosse così semplice… e pensare che avevo molta più paura!”- core fino a quel momento si era comportato benissimo, la visita consisteva nel prelevare un piccolo campione di sangue in quanto in gravidanza un determinato valore inizia ad accrescere rispetto ai valori normali. Quando le avevano dovuto infilare l’ago l’aveva persino tenuto la mano e rassicurata, in quel momento la paura le svanì, per un momento si sentì in pace con il mondo.

-“sei stata brava”- la supportò lui. Ariel era molto nervosa e aveva passato tutto il tempo a torturarsi le mani  –“qualunque sia il risultato andrà tutto bene vedrai…”- le accarezzò una mano confortandola.
Dopo un’altra decina di minuti finalmente la porta si aprì e ne uscì un dottore in camice bianco che fece segno ai ragazzi di avvicinarsi.
-“signorina abbiamo controllato i risultati del prelievo e sembrerebbe che non ci siano dubbi.”- disse tranquillamente il medico tenendo una cartellina in mano.
-“allora?”- l’esortò  Core.

****
-“Cassy ma che ci facciamo in questo reparto!?”- la seguiva disperato lui, credeva che la sua amica avesse da dirgli qualcosa e invece per tutto il tragitto non aveva aperto bocca.

Ad un tratto riconobbe un’inconfondibile chioma rossa, Ariel era in ospedale e stava parlando con un dottore. Casside si fermò poco distante da loro, ma Arren si avvicinò confuso. Era a pochi meri quando udì chiaramente le parole del medico.

-“pare proprio che diventerà padre giovanotto!”- il dottore gli diede una pacca sulla spalla.
–“signorina lei è incinta.”-
-“no lui non è”- stava rettificando Ariel voltandosi verso Core. Poi lo vide accanto a loro, gli occhi sgranati, il viso pallido.
-“Arren”- sussurrò.
il dottore salutò con un cenno e se ne andò, aveva altri pazienti da visitare.
Il ragazzo biondo guardò Ariel e poi fissò il suo sguardo su Core, nonostante fosse suo fratello aveva una gran voglia di saltargli al collo…

Le due persone che più amava lo avevano tradito.
-“non è come sembra”- inziò sconvolta Ariel. Non riusciva a capire cosa ci facesse Arren lì, e per di più non aveva ancora recepito le ultime parole del dottore “lei è incinta”.

Le emozioni di Arren erano in continuo mutamento, dopo lo shock iniziava a sentire dentro una forte rabbia. –“e come sarebbe allora? Perché al momento tutto quello che so è che tu sei scomparsa questa notte e adesso sei qui con lui!”-
Core si fece avanti per calmarlo. –“Arren è un malinteso, è solo un malinteso, adesso usciamo fuori e ne parliamo con calma.”-

Ariel lo fissava aveva gli occhi gonfi di lacrime, lo guardava e si sentiva distruggere dentro. Come poteva essere stata così stupida? Avrebbe dovuto dirglielo, avrebbe dovuto raccontargli la verità, adesso le cose rischiavano di complicarsi ancora di più.

Adesso rischiava davvero di perderlo, e la colpa era solo sua.





AU

Salvee bella gente, inutie dire che sono in forte ritardo, ma direi che il colpo di scena dovrebbe quantomeno alleggerire l’arrabbiatura no? Ho già pronto il prossimo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate e se volete lasciatemi una recensione farete molto felice la scrittrice.

A presto!

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Capitolo 4
*** Lo scontro ***


Capitolo  4

Lo scontro


Casside si avvicinò e tirò Arren per un braccio verso l’uscita. Ariel lanciò uno sguardo sconvolto verso Core

 -“è stata lei…”- sussurrò –“ci avrà sentiti e lo avrà portato qui.”- disse più a se stessa che a lui.

-“ti giuro che se è così non la passerà liscia questa volta”- strinse un pugno il bruno.

Fuori dall’ospedale c’era uno splendido parco verde, con diverse fontane con sculture dedicate agli eroi storici, Casside teneva stretto Arren per un braccio poco dopo di loro camminavano Core e Ariel; arrivati nei pressi di uno spiazzo decisamente poco affollato i quattro si fermarono. Arren era a braccia conserte e non diceva una parola. Fu Core a rompere il silenzio e a sbloccare la situazione.

-“Dovete parlare”- il ragazzo dagli occhi ametista si allontanò da Ariel –“in privato”- aggiunse.

-“non ho niente da dirle”- scostò lo sguardo Arren seccato. Casside aspettava a braccia conserte accanto al biondo.

Core si avvicinò a lui e lo tirò per un braccio -“non fare l’idiota”- gli disse a denti stretti a bassa voce, dopodiché prese Casside per un braccio. –“anche noi due dobbiamo parlare”- detto questo la trascinò lontano lasciando quei due da soli, in silenzio.

Ariel si avvicinò ad Arren e lui la scansò facendosi indietro, Ariel si sentì rifiutata, in imbarazzo arretrò anche lei.

-“se non l’avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto.”- aggiunse poco dopo.

La tensione era tangibile, il cuore di Ariel palpitava violentemente in petto quasi potesse scoppiare da un momento all’altro, aveva bisogno del sostegno di Arren, non ce l’avrebbe mai fatta senza la sua presenza, aveva bisogno di lui ora più che mai.

-“non hai capito niente”- cercò di sorridere ma quello che ne uscì fuori fu un’espressione abbattuta.

-“spiegami tu allora… cosa ci facevi in ospedale con mio fratello? Perché quel medico ha detto a Core che diventerà padre? Non trattarmi da stupido Ariel!”- le disse lui in tono amareggiato con una punta di veleno.

-“se fai lo stupido ti tratto da stupido! Non ti fidi di me?! Perché se le cose stanno così potevamo anche evitare di sposarci!”- adesso era lei che aveva alzato la voce; aveva gli occhi arrossati e i pugni stretti.

“NON è QUESTIONE DI FIDUCIA Ariel!” – le gridò risentito. –“ ma non posso negare quello che ho visto e sentito! Mi sento tradito e preso in giro!”- si sfogò con lei.

Ariel pianse -“gli avevo solo chiesto di accompagnarmi perché avevo paura della visita del dottore.”- ammise lei allontanandosi, era arrivata al suo punto limite, con quegli occhi verdi fissi su di lei che la scrutavano con severità non ce a fece più e crollò in un pianto liberatore.

-“perché non lo hai chiesto a me?”- le rispose seccato. –“sono io tuo marito non lui”.

-“non volevo illuderti… se il dottore avesse dato una risposta negativa non volevo ci rimanessi male.”- gli rispose tra i singhiozzi.

Come da un brutto sogno Arren prese coscienza della situazione, ma cosa stava facendo?

-“Ariel…”- le sussurrò in tono mite rendendosi finalmente conto di quello che era successo, sua moglie era a qualche metro da lui, mai come in quel momento le era sembrata così fragile e vulnerabile, aveva promesso a se stesso di difenderla da chiunque avesse osato farle del male e adesso aveva infranto la sua promessa; lui che doveva proteggerla l’aveva ferita più di tutti.

-“va via”- lo scacciò lei voltandosi dalla parte opposta tentando di darsi un contegno.

Arren non l’ascoltò e si avvicinò piano accorciando le distanze, come fosse un animale ferito, come se non volesse farla fuggire. –“mi dispiace… ho perso il controllo.”- Cercò i suoi occhi azzurri terribilmente sfuggenti e finalmente li trovò a specchiarsi nei suoi. Sembrava distrutta, ma non poteva credere di essere stato solo lui la causa di quel suo crollo.
 No c’era anche dell’altro.

 –“noi”- iniziò –“io e te”- rettificò a scanso di equivoci;
Ariel lo fissò dritto negli occhi, avrebbe voluto nuotare verso di lui, stringerlo forte e piangere, perché non poteva colmare quel metro che li separava e cercare conforto nelle sue braccia? Cosa aveva fatto per far si che ciò succedesse? Non riusciva a darsi una risposta e da quando quelle tre parole erano entrate nella sua vita quella mattina si era sentita ancora più sprofondare nell’ignoto. Non si sentiva pronta a diventare madre, c’erano ancora molte cose che voleva fare, un figlio non rientrava nelle sue priorità, era ancora troppo presto… si era cacciata in una situazione più grande di lei e questa volta non c’era via di scampo.

Nemmeno Arren avrebbe potuto salvarla. Non questa volta.

-“aspettiamo un bambino”- proferì infine aspettando una sua reazione.  

Arren la guardò meravigliato, lei tentò di abbozzare un sorriso ancora incerta. –“io…”- iniziò lei.

-“noi… tu sei … cioè”- Si portò una mano fra i capelli –“avremo un figlio…?”- incapace di rispondere Ariel annuì semplicemente.

 Arren azzerò la distanza che c’era tra di loro e la strinse forte a sé. –“come ho potuto anche solo pensare che…”- sussurrò lui non terminando la frase.

 –“io amo solo te, mi ferisce il fatto che tu abbia avuto dei dubbi”- disse stringendolo di più, chiudendo forte gli occhi. Sentiva dentro una tempesta di emozioni e sentimenti, adesso Arren lo sapeva, non doveva più sostenere la situazione da sola. Finalmente quel contatto tanto agognato era arrivato.–“Arren ho paura”- sussurrò dalla sua spalla. Il ragazzo le accarezzò la schiena cercando di calmarla. –“Ti giuro che non ti sentirai più sola nemmeno un istante, affronteremo questa cosa insieme”– detto questo baciò la ragazza sulle labbra, avrebbe voluto cancellare quello che aveva fatto, avrebbe voluto farle capire che ci sarebbe stato sempre per lei, chiederle scusa per essere stato così geloso da non vedere l’evidenza, ma in quel momento le parole erano futili le avrebbe dimostrato ancora una volta con i suoi gesti quanto l’amava.

****

-“perché l’hai fatto?”- Core era molto arrabbiato.

-“fatto cosa?”- negò la ragazza con aria innocente.

-“avanti Cassy, non venire a raccontarmi che Arren si è trovato nell’ospedale in cui siamo venuti oggi per pura coincidenza perché non ci credo”.-

-“è una coincidenza infatti”- la ragazza dai capelli arancioni alzò le spalle incurante. Core la fissò severamente.

-“tu non hai idea dei guai che le stai procurando”-

A Cassy scappò un sorrisino. –“lei lo conosce da troppo poco tempo, non è colpa mia se non sa gestire la situazione”- la schernì.

-“Sono affari loro Casside! Non puoi e non devi intrometterti nella loro vita. Sono sposati e si amano! Non sei nessuno per giudicarli!”- le gridò arrabbiato. La ragazza si offese. –“lui non me ne ha fatto parola! Non mi ha detto nulla, è tornato con quella lì, non puoi pretendere che io non faccia niente!”-

-“ma tu non DEVI fare niente!”- perché quella ragazza si era messa in testa di creare problemi alla moglie di suo fratello? –“perché anziché ostacolare Ariel non ti congratuli con lei? È una brava ragazza e se volessi davvero bene ad Arren saresti felice per lui!”- finalmente le disse quello che pensava veramente, fu la risposta che lei gli diede che lo lasciò basito.

-“…ma io l’amo”- sussurrò sciogliendo le braccia lasciandole ricadere lungo i fianchi. –“non potrò mai perdonarglielo”- continuò serrando i pugni.

-“cassy”- Core era sconvolto dalla rivelazione, come aveva fatto a non accorgersene? –“quei due si amano è un dato di fatto, non puoi far niente per separarli.”- tentò di farla ragionare.

-“ non importa io farò di tutto per”- non la fece terminare. –“Se le cose stanno così, se farai veramente qualcosa che possa nuocere a Ariel o Arren farai a meno della mia amicizia, perché sappi che non te lo perdonerò mai.”-

-“Core ma”- obbiettò lei.

-“no Casside, tu non hai idea di cosa abbiano passato quei due, non ti permetterò di immischiarti nelle loro vite per la tua stupida gelosia”.

-“a te sta bene la situazione vero?”- sbottò di rabbia lei. –“ pensa se fossi stato innamorato di una persona che conosci da molto tempo e poi ad un tratto scopri di non essere mai stato niente per lei! Come ti sentiresti?!”-

-“probabilmente come mi sento adesso”- aggiunse sottovoce. Non poteva cadere nei suoi trabocchetti, capiva esattamente cosa stava passando Casside, perché anche lui era innamorato di una persona che non lo ricambiava. –“Arren”- riprese convinto di non voler perdere quella partita –“l’ha seguita fin sulla terra per conquistare il suo amore”- parlò sottovoce perché persino per lui risultava assurdo tramutarsi in un umano e andare sulla terra ferma. –“pure io l’avrei fatto!”- esclamò convinta la ragazza. –“sulla terrà Ariel contratte una malattia mortale e lui la salvò rischiando la sua.”-

-“per amore si fa tutto!”- scherzò lei prendendo tutto quello che Core le diceva come un gioco.

Ormai gli era rimasta un ultima carta da giocare, sperava ardentemente che Casside non fosse così sfrontata da rispondergli anche questa volta. –“ti metteresti in mezzo ad una coppia anche se sapessi che aspettano un bambino?”- Questa volta Core centrò l’obiettivo, Casside trasalì. –“Ariel è…incinta?”-

-“si,”- annuì lui.

Da lontano Core anche se non sentiva potè comunque vedere la scena, loro che litigavano, Ariel piangere, Arren sgomento e poi un abbraccio, un sorriso, un bacio. Avevano fatto pace. Quella ragazza era l’unica che potesse essere adatta a suo fratello, in qualunque situazione si trovasse sapeva sempre come prenderlo per il verso giusto, per non parlare che da quando si erano rincontrati era molto maturato e cresciuto.

Ariel e Arren adesso stavano venendo verso di loro, le mani intrecciate quasi non volessero staccarsi più, sembrava quasi assurdo, a dir poco impossibile, lui stesso stentava a credere ai propri occhi; pareva proprio che quei due s’amassero ancora più di prima.

-“non ti salverò”- gli disse lui.

-“cosa intendi dire?”- rispose Cassy

-“non ho intenzione di giustificare i tuoi errori dato che non ti rendi nemmeno conto di commetterli!”-

Arren e Ariel s’avvicinarono e finalmente il quartetto fu di nuovo al completo.

-“avete risolto?”- chiese Core in tono tranquillo, era evidente che l’avessero fatto.

-“si” – Attirò dolcemente a se la moglie e la circondò con un braccio con fare protettivo. –“ti avrei volentieri strangolato Cornelius , riconosco che non sono proprio stato in me per i primi 10 minuti. Ma adesso è tutto risolto.”-

-“Fratellino, per quanto tua moglie possa essere bella e dolce non mi sarei sognato mai di fare qualcosa che potesse farti infuriare.”- Arren rise –“Certo ovviamente se l’avessi conosciuta prima io dubito si sarebbe messa con te…”- continuò ironico il corvino provocando le risa di tutti eccetto una.

Arren rivolse un altro sguardo ad Ariel, -“non succederà mai più”- scandì a voce alta fissandola dritta nelle iridi celesti ancora un po’ arrossate per il pianto.

-“ però tutto questo malinteso non sarebbe successo se tu non fossi stato condotto qui casualmente”- disse Ariel guardando Casside, non gliel’aveva perdonato era solo colpa sua se si era ritrovata a litigare con Arren. –“tu ci hai spiati l’atra notte in cucina!”- l’accusò lei risentita.

-“no non vi ho spiati! Ma dopo che ti sei presa la libertà di gridare nel bel mezzo della notte, non sono riuscita a prendere sonno tanto facilmente!”- la ragazza fulva reagì, sicuramente era in minoranza, era evidente che avesse torto, ma ciò non le impediva di combattere  ugualmente, anche se la causa sembrava persa in partenza bisognava sempre dare il massimo; così le era stato insegnato.

-“Arren come avrai capito era solo un malinteso, Ariel voleva solo essere accompagnata da qualcuno”- iniziò Core.

-“qualcuno…che non fossi tu!”- punzecchiò Casside poco prima di ricevere un sguardo truce da parte del moro.

Ariel teneva stretta la mano di Arren, gli rivolse uno sguardo interrogativo ma lui era certo ormai di quello che stava per fare –“non sta a te intrometterti nelle nostre questioni, Casside. Sono faccende che riguardano me e Ariel, sei pregata d’ora in poi di starne fuori.”- Dopodiché rivolse la  sua attenzione nuovamente verso il fratello.

-“Credevo di essere la tua migliore amica! Credevo volessi sempre la sincerità dalla persone che ti stavano intorno, a quanto pare Ariel ti ha ben abituato a non fare caso alle bugie che ti racconta!”- gli gridò contro.

-“Ora basta CASSIDE!”- contro ogni aspettativa fu Core ad intervenire. –“sono stanco di questa tua continua gelosia nei confronti di Ariel, se non sei in grado di gioire con noi è meglio per te che non ti faccia più vedere!”-

Il silenzio piombò fra i quattro. La ragazza dai capelli arancio guardò piena di risentimento Core, credeva che fosse suo amico, ma un amico non l’avrebbe trattata così, non le avrebbe detto quelle cose…

Ariel intervenne in un sussurro. –“non volevo causare così tanti problemi, mi dispiace sia andata così”- con un gesto istintivo si portò la mano sul ventre, quasi a voler proteggere il suo bambino da tutta quella cattiveria. –“forse sarebbe stato meglio se non fossimo venuti…”-

-“no Ariel, non lo pensare nemmeno; è una gioia per tutta la famiglia averti qui, specialmente adesso che sapranno di avere un nipotino…”-

-“hai ragione”- riprese a parlare Casside –“sarebbe stato meglio che tu non fossi mai venuta!”-

Sotto gli occhi sgomenti di tutti la fulva continuò  –“ io non faccio parte della famiglia, né mai lo sarò; perché io non sono in grado di mentire; non sono in grado di fingere di essere felice per voi.”- detto questo la ragazza dalla coda fiammeggiante voltò spalle e nuotò velocemente via, lasciando da soli i tre ragazzi ancora stupiti per la reazione eccessiva della ragazza, un tempo loro amica.

Ariel si avvicinò a Core. –“grazie per avermi difeso”- fece una pausa e lo osservò, era impossibile non notare la sua espressione, era impossibile non capire che quel ragazzo provava qualcosa per Casside. –“Spero che un giorno lei lo capisca”-.

Ariel e Arren nuotarono via, avevano un bel po’ di cose di cui parlare perlopiù riguardanti il bambino.

Udite quelle ultime parole sul volto del ragazzo si dipinse un’espressione acerba, era convinto di averlo celato al meglio, era convito di essere stato cauto e invece a quanto pare Ariel l’aveva intuito. Anche lui si allontanò dallo spiazzo ritornando verso casa, con una fitta al cuore, da solo.

Dove prima c’erano quattro ragazzi adesso non c’era più nessuno; da qualche parte per le strade della città vagava una sirena con lo sguardo assente, anche lei rimasta da sola non per scelta questa volta, ma per orgoglio.

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Capitolo 5
*** Vecchie e nuove paure ***


Capitolo 5

Vecchie e nuove paure

 

-“è giunta l’ora di entrare in azione.”- la strega del mare dai capelli bianco perla si agitava per la caverna alla ricerca degli ingredienti per la pozione.

-“ormai non hanno scampo, ho tutti gli ingredienti che mi servivano;”- prese un calderone e iniziò a inserire al suo interno chele di granchio, ampolle rosse, squame di pesce ed ingredienti tra i più strani.

-“ma a cosa serve questa pozione che stai preparando…?”- Undertow si era avvicinato pericolosamente al pentolone scuro sporgendosi per scrutarne l’interno.

–“ Idiota! Va lontano da qui! Grande e sbadato come sei potresti rovesciarlo!”-

Come fulminato all’istante lo squalo si allontanò.

-“è un potente sonnifero, li addormenterà per tutto il tempo del tragitto, così che tu li possa riportare da me.”- La strega del mare sogghignò…

-“Domani notte entrerai in azione, non esigo errori” – il suo tono di voce non ammetteva repliche, Undertow capì che non avrebbe dovuto commettere nemmeno il più minimo sbaglio, -“uccidi chi si metterà sulla tua strada”.

****
La ragazza nuotava di fianco al ragazzo, lui le stringeva la mano in realtà non sapeva come iniziare il discorso.

-“Allora…”- prese una grossa boccata d’aria cercando di sembrare spiritoso –“questo bambino…”-

Ariel che aveva tenuto lo sguardo basso sino a quel momento risollevò il viso e in quel momento il biondo poté vedere quanto sua moglie fosse preoccupata.

-“Com’è successo?”- buttò fuori lui.

La ragazza avvampò facendo diventare del medesimo colore dei capelli, le sue gote.

Iniziò a farfugliare imbarazzata –“Direi che c’eri pure tu! Che domanda imbarazzante…”- si portò la mano libera a coprire la sua espressione.

Arren la guardò serio poco prima di scoppiare in una risata cristallina. –“ma che stai dicendo ? Intendevo come te ne sei accorta…”- si allontanò per interpretare meglio la sua espressione, rossa paonazza . –“oh.”- disse quando capì a cosa si riferisse la ragazza –“oh tu…credevi…”- avvampò anche lui, portandosi una mano alla testa scompigliandosi i capelli.

Ariel lo guardò di sottecchi, era stato imbarazzante quando lui gliel’aveva chiesto ma adesso era divertente vederlo andare in confusione.

-“Sei buffo!”- rise lei continuando a nuotare come se niente fosse.

-“io sarei buffo?”- finse di arrabbiarsi –“la signorina qui tasta certi argomenti, così all’improvviso…”-

-“ma quale all’improvviso! Tu avevi fatto una specifica domanda ed io ti ho risposto!”-

-“Ma io non intendevo mica quello, e poi si, c’ero anche io quella notte”- la prese e la tirò a se. –“e anche quella seguente, e per tutte le notti che verranno” Quello scambio di battute era servito a rompere il ghiaccio e per scacciare quell’ombra di tensione che dopo quel brutto litigio c’era ancora sul volto della sua amata. La strinse alla vita, ignorando tutti gli altri tritoni pesci o sirenette che continuavano a sfrecciargli accanto, sentiva le sue mani sul suo petto e per un momento ebbe paura che lei lo stesse respingendo allontanandolo, tirò un sospiro di sollievo quando, seguito dal suo tocco delicato senti il tempore del suo viso, il leggero fluttuare dei suoi capelli che gli solleticava la spalla sinistra; a pochi centimetri da lui Ariel aveva nascosto il suo viso nell’incavo del suo collo.

-“perché?”- le sussurrò soffiandole sulla fronte.

La rossa alzò il viso, puntando i suoi occhi azzurrissimi cielo in quelli verde foresta suoi. –“ancora con queste domande equivoche signor Versiv?”- disse con tono fin troppo serio.

-“Perché sei triste?”- rettificò serio lui, era finito il tempo degli scherzi, adesso era tempo della verità.

Ariel distolse lo sguardo diventato insostenibile ritornando a contatto con il suo petto –“ho paura… non me l’aspettavo… non così presto almeno. Avevamo parlato di avere figli più avanti, volevo godermi spensierata senza problemi e bambini la nostra nuova vita insieme, solo io e te.”- fece una pausa, non voleva apparire così intimorita, ma la sua voce ancora una volta tradiva le sue emozioni; quella fu una delle poche volte che desiderò essere ancora muta.

 –“non fraintendermi non voglio che tu pensi che sia un egoista e che non mi piacciano i bambini…”-

-“Ariel io non ho detto questo, so che dovrei essere forte e incoraggiarti ma anche io non me l‘aspettavo”-

La ragazza rimase sconvolta da quello che aveva appena sentito, immaginava che adesso lui le avrebbe detto qualche scusa collegata al fatto di non poter gestire la situazione e per un po’ sarebbe sparito, e forse era quella la cosa che la spaventava di più, che lui potesse andar via; senza di lei.

-“ho capito, non c’è bisogno che dici altro”- lo interruppe, non poteva sopportare di sentirselo dire in faccia.

-“ma sono sicuro che ce la caveremo, io me la caverò ma tu sarai una madre fantastica”. Le scoccò un bacio sulla fronte e lei come una bambina rimase a bocca aperta.

Arren le sfoggiò uno dei suoi sorrisi speciali, uno che faceva solo a lei, uno di quelli che avrebbero potuto rischiarare tutto l’oceano ma che invece erano dedicati solo e unicamente a quella ragazza che le aveva rubato il cuore.

- “stai dicendo che dovremmo accettare la situazione?”- il suo tono era incerto e dubbioso.

-“Situazione? Ariel c’è il mio pargoletto lì dentro!” la scostò leggermente facendo scivolare le sue mani sul suo pancino ancora piatto, Ariel sussultò quando sentì le sue mani caldi poggiate delicatamente sui suoi fianchi,-“tuo pargoletto”- rise ritrovando il buonumore –“vuoi dire la mia piccolina! Perché sarà senza dubbio una femmina!”- fece la sarcastica mentre posava le mani su quelle di lui ancora ferme sulla sua vita

-“Direi che da non volere figli a volere una figlia femmina abbiamo fatto un gran passo eh signorinella?”-

-“ohh non chiamarmi così! Lo faceva Sebastian e non lo sopporto proprio, ci manca solo lui a rimproverarmi!”

Entrambi risero al ricordo del caro vecchio amico granchio compositore di corte.

Arrel le posò una mano sulla guancia -“Non dovrai preoccuparti, sarò sempre al tuo fianco”-

Ariel si accarezzò il ventre malinconica. –“Si … ma le nostre avventure..?”-

Arren le si avvicinò e le sollevò il mento per portare il suo sguardo su di lui. –“Ehi, anche crescere un bambino può essere una grande avventura, ed io non vedo l’ora di poter farlo assieme a te. È un esserino che abbiamo fatto tu ed io insieme, non posso che amarlo almeno la metà di quanto ami te.”- le sussurrò a fior di labbra poco prima di baciarla.

-“forse hai ragione”- constatò lei abbassando lo sguardo  –“dopotutto prima o poi sarebbe comunque successo. Promettimi solo che questo non cambierà le cose tra di noi.”-

-“Pensi che l’arrivo di un bambino mi terrorizzi tanto da scappare?”- l’allontanò lievemente cercando il suo sguardo, non poteva credere che Ariel pensasse che lui l’abbandonasse sol perché fosse incinta, lui non era un codardo e mai si sarebbe sognato di lasciarla in una situazione simile.

-“diventeremo genitori e ho paura che questo cambi il nostro rapporto…”- eluse il discorso lei.

-“oltre a diventare un papà e una mamma noi siamo una coppia” – Adesso capiva un po’ meglio quello di cui aveva paura sua moglie, -“Un figlio non ci allontanerà anzi ci unirà ancora di più”- le prese la mano tra le sue stringendola forte, illudendosi in con quel contatto di poterle trasmettere tutta la sua forza.

-“tu devi avere fiducia in me”-

Ariel dopo aver trascorso qualche minuto in silenzio parve ridestarsi dal suo malinconico letargo. –“Sono una stupida! Mi sto creando un sacco di problemi quando l’unica cosa che mi dovrebbe davvero preoccupare è un'altra…”-

La ragazza dalla chioma rossa fluente sorrise, si sentiva un po’ meglio dopo essersi aperta con lui, aveva ancora qualche dubbio o timore, ma adesso sapeva che poteva contare su di lui; lui l’avrebbe sostenuta, le avrebbe dato il coraggio necessario per andare avanti.

-“Quale problema?”-

-“come lo diciamo ai tuoi genitori?”

****
Quella pomeriggio dopo essere tornati a casa, Arren aveva chiesto ai suoi genitori di organizzare un party a casa loro, dovevano festeggiare un bellissimo evento ed i suoi genitori pensarono si riferisse al fresco matrimonio e contenti di poter ricreare la festa nuziale a cui non avevano potuto partecipare invitarono tutti gli amici e conoscenti a festeggiare loro figlio e la sua fresca moglie.

Il tutto, seppur all’improvviso fu organizzato per la sera seguente, Arren aveva intenzione di dare l’annuncio durante la festa, voleva che tutti gioissero della notizia, e a parte Ariel e Core non vedeva l’ora di comunicarlo ai suoi genitori.

Il Party fu allestito per l’occasione nel giardino, decorato con splendidi striscioni di seta bianchi e palloncini e fiori del medesimo colore. Non sapendo il sesso del nascituro lui e Ariel avevano deciso di usare come tema il colore bianco che sarebbe andato bene sia per un maschio che per una femmina.
Vi erano più di una cinquantina di persone, erano tutte lì per loro due, non passava un istante senza che nessuno si avvicinasse a loro per fargli le congratulazioni.

Arren si avvicinò al tavolo con il rinfresco e prese due bicchieri pieni, poi tornò da Ariel che stava chiacchierando amabilmente con degli amici di Core.

-“tieni cara, ti ho preso da bere”- le porse il bicchiere pieno di un liquido trasparente. Ariel bevve tutto d’un fiato e in un primo istante si stupì di come l’alcool non le bruciasse la gola, poi capì.

-“Ma questa è acqua!!”- si lamentò guardando il bicchiere del marito pieno di un liquido ambrato con le bollicine che salivano verso l’alto.

-“Ariel non puoi berlo, non in questo periodo.”- le ricordò lui tentando di non destare sospetti negli amici prima del tempo.

-“daii!! Non è giusto! Tu lo puoi bere ed io no…”- si lamentò.

-“ e va bene, puoi berne un sorso dal mio bicchiere, ma solo un sorso non di più!”- Il biondo assecondò quel capriccio, la vedeva dura, se già non riusciva a negargli le cose più semplici per i successivi otto mesi le avrebbe passato qualunque capriccio; del resto però gli piaceva poterla viziare.

-“credo sia ora di dare l’annuncio”- asserì lui.

-“bene, andiamo… però parli tu!”- l’idea di parlare davanti tutta quella gente che non conosceva l’imbarazzava, non che a palazzo non avesse dovuto tenere qualche discorso, ma questo era diverso…

Arren e Ariel si avvicinarono quindi al centro del giardino lastricato da un’ovale circolare in pietra, lei teneva con la mano sinistra il bicchiere mentre con la destra teneva per mano il biondo. Quando il ragazzo iniziò a richiamare l’attenzione su di se con il classico suono del bicchiere, la gente iniziò ad acquietarsi e a radunarvisi intorno.

-“Grazie a tutti per essere qui”- esordì Arren –“amici, parenti, oggi siete qui per festeggiare assieme a noi un lieto evento,”- tutti annuirono e si scambiarono sorrisi d’approvazione –“ non si tratta però del nostro recente matrimonio, vi abbiamo invitati qui per comunicarvi un’altra lieta notizia che da qualche giorno ha cambiato le nostre vite.”- iniziò a sentirsi un brusio di curiosità, Core li guardava da lontano tenendo stretto il suo calice, avrebbe voluto che una persona fosse lì con loro, con lui; ma a quanto pare le cose erano andate diversamente.

-“Ariel ed io, abbiamo scoperto di aspettare un bambino”- la bomba era stata sganciata, adesso anche gli altri lo sapevano.

Urla e applausi di incoraggiamento poco a poco si levarono da tutti i presenti, e come un’onda si fecero sempre più forti.

-“Ariel ma è una splendida notizia!!”- la madre di Arren le si era avvicinata e l’aveva abbracciata forte. –“diventerò nonna ! Potrò viziare il mio o la mia nipotina!”- le diede un bacio caloroso sulla guancia, poi rivolse il suo sguardo sul bicchiere che teneva in mano. –“da oggi solo acqua per te mia cara!”- fece per prenderglielo quando si accorse che effettivamente era solo acqua. –“ha già provveduto suo figlio”- rise lei.

-“Arren, congratulazioni, sono davvero felice per te e Ariel”-

-“grazie papà, non ci aspettavamo un pargolo così presto ma faremo del nostro meglio per essere preparati quando arriverà.”- scherzò Arren contraccambiando l’abbraccio appena ricevuto.

Di li a qualche minuto furono sommersi di persone che si congratulavano e li abbracciavano affettuosi, persino Core si avvicinò a rinnovare i suoi auguri.

-“spero non ce l’abbia ancora con me , fratellino”-

-“è acqua passata, Ariel mi ha spiegato tutto”.- fece spallucce lui.

-“è davvero una sirena in gamba, ce ne sono poche come lei, sei stato fortunato.”- disse Core guardando Ariel che si avvicinava a loro.

-“di che stavate parlando?”- Sorrise lei trangugiando il secondo bicchiere d’acqua.

-“Oh nulla, stavo solo dicendo a tuo marito quanto fosse fortunato ad avere una moglie come te.”-  disse scherzando Core.

Ariel scoccò uno sguardo d’intesa ad Arren. –“sono io ad essere fortunata ad aver incontrato una persona che mi ama e che amo così tanto.”-

-“sdolcinerie in arrivo!”- Esclamò il fratello ridendo.

-“tu hai cambiato la mia vita in meglio,”- Arren le cinse la vita tirandola piano a se.

-“tu invece hai salvato la mia”- Ariel s’aggrappò alle sue spalle dandosi lo slancio per scoccargli un bacio sfuggente a fior di labbra.

-“mi hai salvato da una vita grigia e noiosa, quando sono con te sono davvero me stessa, quindi direi che chi ha vinto sono io”- fece l’occhiolino complice al fratello maggiore di Arren.

-“Arren… vorrei parlarti di una questione”- esordì Core.

-“proprio questa sera?”- sbuffò lui

-“ho bisogno di un consiglio… ti rubo solo due minuti promesso”-

-“dai su, è sempre tuo fratello,”- sorrise Ariel spingendo il biondo lontano da se. – “prometto che starò lontano dagli alcolici”- rise lei –“sopravvivrò due minuti senza di te”- con la sua risata cristallina si allontanò da loro.

Ariel si dirigeva tranquillamente verso il tavolo del buffet, si voltò un momento per guardarli, il suo Arren era bello come il sole, buono e dolce come nessuno, un brivido freddo le salì su per tutta la schiena, una strana sensazione le attanagliò le membra. Non avrebbe mai potuto immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe visto suo marito.

 

 

SAlveee a tutti, sono consapevole dell’ampio ritardo ma purtroppo i capitoli che avevo scritto sono andati distrutti assieme ad altri file sul mio pc L, volevo fare un’appunto… Ariel è incita e vi starete chiedendo tutti “come” sia successo… beh non sono una ginecologa, però studiando in giro su internet mi sono ispirata alla riproduzione dei delfini, quindi beh… se avete dei dubbi cercate quello XD la gravidanza durerà 8 mesi. Per il resto spero che vi sia piaciuto, aggiornerò quanto prima! Scusate ancora!

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Capitolo 6
*** Arriva Sebastian ***


Capitolo 6 Arriva Sebastian

 

Casside si svegliò di soprassalto, qualcuno stava bussando furiosamente alla sua porta di casa.

-“mamma…”- iniziò a mugugnare lei.

I rumori però, continuavano.

Casside fu costretta ad alzarsi di malavoglia, passò davanti la cucina dove sul tavolo vi era il solito bigliettino

 

siamo a pranzo dalla zia, nel frigo c’è il pasticcio d’alghe”

Mamma

 

-“tipico loro…”- ormai la ragazza si era abituata a vivere praticamente sola in casa, data l’assenza dei genitori; ancora più svogliata di prima si trascinò verso la porta, pronta a fare la ramanzina a chiunque si fosse presentato così presto a casa sua.

Quando aprì la porta però balzò all’indietro stropicciandosi gli occhi, convinta di stare ancora sognando.

-“Ariel…?!”-

La sirena dai capelli rossi e la coda sgargiante aveva un aria preoccupata in viso.

-“cosa ci fai, tu”-

Prima ancora che potesse finire la frase la rossa l’interruppe.

-“scusa, so che sono appena le 9 del mattino ma non potevo aspettare, Arren è qui con te?”- chiese lei speranzosa.

-“Arren? E perché mai dovrebbe essere qui??”-

-“e Core allora?”-

-“no, nemmeno lui… sai dopo l’altro giorno non credo avesse tutta questa voglia di passare a trovarmi!”- sputò acida portando le mani sui fianchi.

Ariel parve rabbuiarsi. –“capisco…”- portò lo sguardo basso, poi continuò mesta. –“beh… se dovessi vederli allora… digli che li sto cercando”-

-“penso che avrai più probabilità di vederli tu che io!” –

Ariel non ce la fece più e scoppiò in lacrime. Sul volto di Casside scomparve quel sorrisino compiaciuto per fare largo ad un’espressione preoccupata.

-“perché fai così? Non gli sarà mica successo qualcosa?”- uscì dalla soglia per sorreggerla, aveva l’espressione di chi sta per svenire dal forte shock. –“oh Casside!”- parlò tra i gemiti. –“è scomparso! Lui e Core sono scomparsi!”-

 

Ariel stringeva tra le mani una tazza di cioccolata fumante, fuori non faceva particolarmente freddo

anzi, era una di quelle giornate in cui spirava da est una corrente calda, eppure quei costanti brividi non l'avevano abbandonata un attimo.

La cucina dove si erano sistemate non era particolarmente grande ma era molto accogliente, un piccolo tavolo per due era adagiato di fianco alla finestra che dava sulla strada, la sirena dai capelli rossi fissava fuori con sguardo assente immersa in chissà quali pensieri.

Casside si sedette di fronte a lei intrecciando le dita attorno al manico della sua tazza blu preferita, quello che Ariel le aveva detto sulla soglia di casa sua l'aveva lasciata incredula, voleva sapere di più su quella faccenda.

Dopo minuti di silenzio che parevano interminabili Ariel finalmente parlò

-"sono tre giorni che lui non c'è più"- iniziò in tono distaccato.

-"abbiamo dato una piccola festa per l'annuncio del bambino, da quella sera non l'ho più visto"-

Adesso che la guardava meglio non sembrava stesse molto bene, il volto pallido e cereo, gli occhi spenti, in confronto a qualche giorno prima adesso sembrava stanca e malinconica.

-"Cosa intendi dire?"-chiese lei tranquilla.

-"eravamo tutti euforici e chiacchieravamo tra di noi, ci siamo separati e quella notte, anche dopo aver salutato gli invitati lui non c'era."- Bevve un sorso poi continuò non distogliendo l'attenzione dal paesaggio.

 

-"non venne a dormire; l'indomani lo cercai ma di lui non c'era traccia, mi accorsi che non c'era nemmeno Core..."- si voltò lentamente e Casside capì perché fino a quel momento non l'aveva guardata in faccia, i suoi occhi erano pieni di lacrime; era ammirevole il suo autocontrollo, a guardarla sembrava stesse per avere una crisi da un momento all'altro, eppure la sua voce non tradiva nessuna emozione.

-"Ariel"- iniziò lei -"non penserai mica che...insomma che ti abbia abbandonata scappando con suo

fratello, perchè se è questo che pensi ti dico subito che"-

-"no, non lo penso"- disse con voce ferma asciugandosi le lacrime che si dibattevano per uscire.

-"Mi ha giurato che non l'avrebbe mai fatto, lui è diverso. "-

-"e ti ama moltissimo"- aggiunse la sirena dai capelli arancio.

-"Conosco bene Arren"- Casside buttò la testa indietro immergendosi nei ricordi.

- "siamo amici da quando avevo 8 anni... Ti posso dire che non ha mai, e dico mai, guardato nessuna come guarda te."- le sfuggì un sorriso amaro. Ariel parve risvegliarsi dal suo torpore.

-"non credo di essere stata il suo primo amore, avrà avuto altre storie prima di me..."-

La ragazza rivolse nuovamente il suo sguardo alla sua interlocutrice -"qualche cotta si... ma credimi quando ti dico che TU lo hai cambiato profondamente."-

Ariel si contrariò -"Arren non è mica un ribelle!"

-"no no, non è questo, solo che prima era molto più, come dire, riservato ecco. Non gli importava molto di quello che succedeva agli altri se la cosa non lo toccava da vicino, se ne fregava totalmente; per non parlare poi che non è mai stato un tipo da..."effusioni"-

La sirena sgranò gli occhi.

-"quando vedevamo una coppia per strada, che si coccolava o si baciava, si voltava dall'altro lato e diceva che era una cosa che non avrebbe mai fatto, era troppo imbarazzante o ridicola."-

-"sembra quasi che tu stia parlando di un’altra persona."- asserì lei.

-"ed è così infatti!"- si alzò e mise le tazze ormai vuote nel lavandino. -"per molte cose si è ricreduto evidentemente, ma non è un vigliacco. Non ti avrebbe mai lasciata, almeno non di sua spontanea volontà."-

La rossa le venne dietro, -"pensi che possa essere stato "costretto"?"-

Il discorso abbondonò il sentiero frivolo e del pettegolezzo e fece un balzo avanti verso quello indagatore.

-"e se fosse stato rapito? Chi può volergli del male?? Non conosco molto del suo passato"- si rammaricò Ariel volgendo uno sguardo interrogativo all'altra.

-"chiunque sia ha rapito anche Core, la sua assenza in coincidenza con la scomparsa di Arren è sospetta."-

 

Casside uscì dalla cucina dirigendosi verso la porta seguita a ruota da Ariel.

 

-"dove vai? Abbiamo appena iniziato a fare chiarezza su queste stranezze!"-

-"ti accompagno alla porta"- disse calma nuotando sinuosamente verso l'ingresso.

Sul volto diafano di Ariel comparve un’espressione accigliata, non fece in tempo a chiedere che le risposte arrivarono da sole.

-"eri sconvolta e mi stavi svenendo sul portico di casa, ti ho offerto una cioccolata calda, ti ho ascoltato e adesso ti saluto!"- aprì la porta facendo entrare la luce del mattino.

-"mi stai abbandonando così!?"- non era arrabbiata, semplicemente confusa e adirata.

-"Alt, frena un momento! IO non ti devo NIENTE, che sia ben chiaro. Se vogliamo proprio mettere in chiaro le cose, è per colpa tua, e solo TUA se un amicizia ventennale è stata chiusa in meno di qualche minuto, ed è pure colpa tua se Arren non c'è più... quindi beh, devo fare il bucato e prepararmi ad una giornata di ozio, quindi ciao!”. - Casside fece per chiuderle la porta in faccia ma Ariel la bloccò a qualche centimetro, sufficiente almeno a far sentire le sue parole.

-"non sono venuta da te per avere il tuo perdono, né la tua commiserazione, se le cose sono andate così devi incolpare solo te stessa. So qual è il mio posto, ed è con Arren. Riporterò a casa mio marito e il padre di mio figlio, con o senza aiuto."- il suo tono di voce era completamente cambiato, non era più timoroso o malinconico, era determinato. Carico di una determinazione tale che per lo shock la porta dapprima socchiusa si aprì lentamente facendo comparire mezzo volto di Casside sconcertato.

-"sono solo teorie, cosa credi di fare? E poi nel tuo stato dovresti stare cautelata e a riposo!"-

I capelli rossi fluenti ondeggiavano ritmicamente attorno al suo volto, i suoi occhi erano pieni di un fuoco di ribellione, lo stesso che l'aveva spinta tempo fa ad attraversare lande oscure per andare dalla strega del mare.

-"oh... tu non hai idea di cosa io sia capace di fare."-

Detto questo voltò spalle ed uscì dal vialetto sotto lo sguardo sconcertato di Casside.

 

-"finirà col farsi del male!"- la guardò nuotare fino a che rimase un piccolo puntino. -"quella sirena è matta! Matta da legare!" - detto questo richiuse la porta rientrando in casa.

 

****

 

-"Ariel!Ariel!" - La ragazza nuotava decisa verso la casa dei genitori di Arren.

-"Signorinella! Sto parlando con te!" -

Ad un tratto si accorse di una voce piuttosto familiare abbastanza affannata che proveniva dalle sue spalle. Rallentò l'andatura fino a fermarsi del tutto.

-"questa scena l'ho già vissuta!"- continuava a lamentarsi la voce. Ariel si guardò intorno e solo allora vide poco distante da lei un granchio rosso che tentava di nuotare più velocemente che poteva.

-"Sebastian..? Ma cosa ci fai qui!?" - attese qualche momento che il granchio riprese fiato

-"Sono venuto per impedirti di fare sciocchezze."-

-"Ma di che parli?"-

Il granchio si portò all'altezza degli occhi della sirena. -"Ariel, so tutto. Non puoi andare a cercare Arren."-

Ariel fece un balzo indietro -"ma...ma... come fai a sapere cosa è successo?"- poi finalmente prese consapevolezza.

-"tu ci stavi spiando!! Ti ha mandato mio padre, vero?!?!"-

-"Ariel, nello stato in cui ti trovi dovresti cercare di restare calma..."-tentò di rabbonirla lui. Ormai però era troppo tardi, Ariel aveva definitivamente perso le staffe.

-"Sai pure questo!? Ok, si sono incinta e adesso sono pure molto arrabbiata quindi parola mia, è meglio che non mi crei problemi anche tu!"- La ragazza si voltò e continuò a nuotare verso casa.

Possibile che nessuno si fidasse di lei? Era sola, completamente sola e nessuno aveva intenzione di aiutarla a ritrovare Arren.

-"Ariel, lo dico per il tuo bene, devi rimanere a casa anzi, ritorna subito al castello, le tue sorelle avranno cura di te e tuo padre manderà qualcuno a cercarlo!"- Il granchio nuotava a perdifiato dietro di lei, le sue parole sembravano gettate al vento.

-"Tornare da mio padre? Sebastian, non sono una bambina, sono capace di cavarmela da sola, posso ritrovare Arren senza che questo diventi un caso su tutte le bocche del popolo di Atlantica!"-

-"Beh se ti comporti da bambina io ti tratto da bambina! Non puoi mettere a rischio la tua vita e soprattutto la vita del tritone o sirenetta che porti in grembo, sei un irresponsabile!"- si arrabbiò lui.

Vedendo che Ariel non rispondeva più continuò la sua ramanzina.

-" Tu non ti rendi conto del pericolo cui vai incontro! Se lei sa che porti in grembo suo figlio..."-

Ariel si fermò.

-"tu sai dov 'è?"- lo guardò sgranando gli occhi.

-"ecco, stupido io! non avrei dovuto dirlo..."- iniziò a rimproverarsi il granchio.

Ariel lo prese a due mani delicatamente, -"ti prego"- lo supplicò -"devi dirmi quello che sai. Lui mi ha salvato la vita molte volte ormai, permettimi di non sentirmi inutile e di fare qualcosa per lui."- con gli occhi colmi di lacrime si sforzò di essere forte. -"per favore"-

 

Sebastian portò gli occhi al cielo -"ohh accidenti... maledetto io e il mio sentimentalismo..."-

 

La ragazza fece subito un grande sorriso. -"ti racconterò quello che so ad una condizione"-

Ariel pendeva dalle sue labbra. -" Tornerai al castello ed in nessun modo tenterai di andare salvarlo"-

La ragazza storse lo sguardo, il granchio chiedeva qualcosa che non avrebbe mai mantenuto.

-"e va bene...tornerò a palazzo dopo aver saputo tutto."- dopotutto se prima di andare a palazzo avesse fatto una deviazione non era come dire una bugia...

-"Domani stesso!"- insistette il granchio.

-"Domani..."- disse in tono più pacato lei.

-“e va bene allora, andiamo a casa; ti racconterò quel che so”-

 

****
-“Hai preparato tutto?” – Da quando era arrivati a casa Sebastian non l’aveva lasciata sola un instante. L’aveva costretta a preparare le valigie in fretta e furia.

-“si si…” – vicino al loro letto c’erano pronte due valigie, in un angolo invece era nascosto uno zaino marroncino ancora vuoto, quella notte Ariel l’avrebbe preparato con il minimo indispensabile, poi sarebbe partita.

-“ho fatto come mi avevi chiesto, adesso tocca a te adempiere alla tua parola, voglio sapere tutto”-

-“so già che me ne pentirò”.- aveva detto il granchio fra se  sé.

Ariel si sedette sul letto in attesa che il granchio iniziasse a raccontare, il cuore le batteva forte per l’agitazione, portò una mano in grembo pensando al suo bambino.

-“bene, iniziamo.”

 

-“Come tu ben saprai, all’interno del nostro mondo esistono degli esseri che hanno “il potere” di servirsi della magia nera, una tra le più antiche e potenti conosciute dai tempi dei tempi; molte streghe furono uccise e sterminate nel corso dei secoli durante le battaglie dei nostri padri che hanno giurato di distruggere tutti i loro discendenti sino all’ultimo rimasto. Alcuni però riuscirono a scappare o ancor meglio a nascondersi, covando rancore e vivendo con il pure scopo di potersi un giorno vendicare. Io credo che dietro la scomparsa di Arren ci sia Morgana, la strega dei mari del nord.”-

-“cosa vuole da lui?”-

-“Vendetta. Non c’è niente di più forte della voglia di vendicarsi.”-

-“ma perché proprio lui??”-

Sebastian sospirò. –“deve avere a che fare con il suo passato… purtroppo non so dirti altro”-

Ariel si fece pensierosa. I mari del nord… era un bel viaggio da percorrere.

-“bene, adesso che sai tutto è meglio che ti affretti ad andare…”-

La sirena sorrise pensierosa mentre Sebastian continuava a dirigerla a bacchetta.

 

La sera calò velocemente su tutta Akathos, dopo aver dato la buonanotte a tutti la ragazza si era rifugiata nella sua stanza e aveva iniziato a preparare lo zaino per il viaggio.

Ormai aveva deciso, sarebbe partita alla volta del mare del nord per riportare a casa Arren, costi quel che costi.

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice

Questo capitolo fa veramente schifo, vi chiedo di essere clementi XD sto iniziando a scrivere un’altra storia da pubblicare prossimamente su questo fandom e sono letteralmente assorbita da quella! Porterò a termine questa state tranquilli ;)

Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e le seguite! Grazie del vostro supporto! È per tutti voi che continuerò a scrivere!

A presto

 

 

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Capitolo 7
*** Il viaggio ha inizio ***


Il viaggio ha inizio

 

 

Erano passati già alcuni giorni da quando il grande squalo grigio era rientrato con un ricco bottino, i due fratelli Versiv, i figli del generale che la sua padrona odiava tanto.

Mentre loro erano stati invitati a soggiornare nella confortevolissima prigione di ghiaccio, lui aggiornò la sua padrona delle cose che aveva visto e sentito durante il suo lungo viaggio informandola di alcune novità interessanti.

-“quindi Andertow, il nipote del generale si è dato da fare…”-

-“Si Morgana, a quanto pare si è sposato con la figlia minore del re Tritone,.”-

-“Ariel!?”- ringhiò contro la strega. -“Quella sgualdrina che ha ucciso mia sorella!”-

-“beh… tecnicamente Ursula è morta per mano di Tritone…”- disse sotto voce lo squalo.

-“TACI!!”- urlò lei – “questo cambia le cose… Ho la possibilità di vendicarmi di Tritone e il generale insieme, che fortuna sfacciata. L’assassino di mia sorella e l’assassino di mia madre.”-

-“Devo tornare indietro e prendere Ariel?”- chiese confuso

-“no mio caro stupido squaletto… tra non molto sarà lei a venire da noi… cerchiamo di non farci trovare impreparati”-

Si avvicinò alla prigione di ghiaccio dove giacevano ancora mezzi tramortiti i due ragazzi -“Bene bene…”- La strega rideva –“a quanto pare voi due non siete più il mio unico obiettivo… sarà divertente vedere la famigliola riunita”- Morgana premette la mano contro la lastra di ghiaccio che li divideva.

-“Attenderò con impazienza quel momento”

****

Non importava quanto freddo c’era o quanto stanca fosse, quella mattina Ariel era partita all’alba con un solo obbiettivo nella testa: Ritrovare Arren.

Nel totale silenzio della notte aveva lasciato la residenza dei suoi suoceri per intraprendere il suo viaggio, non le importava di essere sola, non le importava di aver mentito, dopo aver ricevuto quelle informazioni da Sebastian il suo unico obiettivo era trovare Morgana.
Nuotò per le strade più solitarie ai margini della città, la sua luna di miele l’aveva immaginata in maniera leggermente diversa ma da quando aveva scoperto di essere incinta le cose erano sempre più precipitate. Accarezzò teneramente la pancia, se in un primo momento aveva avuto un rifiuto verso la situazione che stava vivendo adesso era grata di avere dentro di sé qualcosa di così simile ad Arren. –“sta tranquillo, vedrai che riporterò indietro il tuo papà”- sussurrò a mezza voce.

Aveva da poco abbandonato la città, erano passate già un paio d’ore e la stanchezza iniziava a farsi sentire.

-“Sei proprio un irresponsabile!”- esclamò una voce alle sue spalle.

Ariel si voltò sconcertata verso l’origine di quel suono. –“Assolutamente irresponsabile”- confermò la sirena dai capelli arancioni.

-“Cosa ci fai qui, Casside?!”- La sirena era meravigliata

-“anche stupida oltre che irresponsabile… di bene in meglio!” – Casside la raggiunse – “ mettiamo bene in chiaro una cosa… non lo sto facendo per Arren, né tantomeno per te o il bambino…”-

Ariel non potè fare a meno di sorriderle commossa. –“non m’importa il perché tu sia qui, ma sono davvero felice che tu abbia cambiato idea!”- si sporse ad abbracciarla, -“dal profondo del cuore ti ringrazio.”-

Cassy rimase interdetta da quel contatto improvviso, ricambiò goffamente imbarazzata –“mhh allora dove siamo dirette?”-

-“I mari del Nord, nella tana della strega Morgana”. –

Detto questo l’improbabile coppia partì ufficialmente per quel lungo viaggio.

 

****

-“Arren basta!”- suo fratello lo rimproverò sentendo l’ennesimo tonfo contro la lastra di ghiaccio spessa mezzo metro.

Arren s’accasciò lì vicino esausto con la spalla ricoperta di ematomi violacei–“non c’è modo di romperlo, è tutto inutile”- continuò rassegnato Core.

-“Come puoi dire una cosa del genere!!” – gli urlò contro il fratello con gli occhi colmi di rabbia –“Come puoi arrenderti così!?!”-

Da quando erano stati rinchiusi Arren era diventato particolarmente irascibile. Si scagliò nuovamente contro il ghiaccio. –“non m’importa nulla di quello che ne sarà di me o di te, ma non posso permetterglielo” – sbattè i pugni serrati contro il ghiaccio. Le dita conficcate nei palmi avevano quasi interrotto il fluire del sangue –“non le permetterò di mettere le mani su Ariel e mio figlio!”-

Core gli si avvicinò. –“Arren dovresti calmarti un attimo” disse posandogli una mano sulla spalla in tono rassicurante.

Suo fratello lo fissò intensamente in quegli occhi dalle sfumature violacee che conosceva bene ma che, tuttavia non comprendevano il suo dolore e la sua rabbia.

-“Come puoi dirmi di calmarmi?! Non posso sopportare l’idea di perderla”- abbassò la testa con gli occhi rossi in procinto di piangere. Era un uomo non avrebbe dovuto fare così, non avrebbe mai dovuto mostrarsi debole, eppure lontano da lei non riusciva a trattenere le proprie emozioni, si sentiva inutile… in fondo loro erano solo due ragazzi.

Due ragazzi che si amavano moltissimo ma pur sempre ragazzi, non adulti. Il pensiero di quegli occhi azzurri che così innocentemente ricambiavano sempre i suoi sguardi, il suo sorriso che aveva il potere di calmarlo all’istante e le sue labbra; ogni volta che la baciava si perdeva in altri mondi, estraniato da tutto il resto e quando riapriva gli occhi vedeva quel tenero rossore che, nonostante il tempo continuava a imporporarle le guance. Il solo pensiero di perderla lo lacerava dentro. –“…non posso perderli entrami”- disse dopo un lungo silenzio con un filo di voce .

-“che tu la ami questo è evidente, l’unica cosa che puoi fare è sperare che lei non venga a cercarti”- Arren alzò di scatto il volto fissandolo a lungo, poi tornò a sedersi in un anfratto scavato nel ghiaccio.

Le mani livide tormentavano le ciocche bionde, ma non c’era nulla che potesse fare.
-“non le ho neppure detto Addio”-

****

non piangere mamma”- una voce mi sta chiamando, non so dove mi trovo, sono da sola e dovunque guardi vedo rosso… è sangue. “sono arrivata troppo tardi” le parole escono dalla mia bocca senza che io ne sia consapevole “salvalo mamma, salva papà”. Non vedo nessuno proferire quelle parole, e come fossero dentro la mia testa. “chi sei?” urlò piangendo. “papà è in pericolo”, la voce mi ignora –“devi sbrigarti, o prenderanno anche te”- “chi sei??”- chiedo ancora ma stavolta non sono più disperata, sono solo incuriosita da quella voce che sembra conoscermi bene –“tra non molto ci conosceremo” – la voce mi rassicura, ha un timbro caldo che non riesco a distinguere. Un fortissimo dolore alla pancia mi richiama alla realtà. “Aris!” chiamo poco prima di risvegliarmi.

Ariel aprì gli occhi di scatto, lei e Casside si erano fermate per riposare per poi riprendere il viaggio, la ragazza era di fianco a lei che la fissava preoccupata.

-“Chi è Aris?” – le chiese a bruciapelo.

-“Aris…”- ancora quel nome, l’aveva sentito uscire dalle sue labbra durante quel sogno.

-“Continuavi a chiamare Arren e poi d’un tratto hai sussurrato chiaramente “Aris””-

Ariel si tirò a sedere. –“ti devo confessare che non conosco nessuno con questo nome ma...”- lasciò la frase sospesa a mezz’aria.

-“ma?”-

“credo sia mio figlio”.

****
Dopo quella rivelazione era sceso il silenzio fra le due ragazze, avevano ripreso il viaggio ma nessuna delle due aveva più proferito parola. Aris, quella voce calda ricordava moltissimo quella di Arren ma non era la sua, Ariel ormai la conosceva bene, era una voce molto dolce e dalle molte tonalità ma non era quella del suo sogno. Figlio. Aspettava davvero un maschio o se l’era solo immaginato? Chissà come sarebbe stato felice Arren… quando ne avevano parlato lui sembrava entusiasta all’idea di avere un maschio, e sebbene le avesse scherzato sul volere una femmina sarebbe stata comunque felice qualunque cosa fosse. Adesso per completare il quadro della famigliola felice le mancava solo suo marito, doveva solo sconfiggere una strega psicopatica, trovare e salvare Arren, tornare indietro e non partorire prima di essere arrivata… insomma una passeggiata! Quasi quasi rimpiangeva quando era stata trasformata in umana e aveva dovuto provare a rubare un bacio in tre giorni!

-“a cosa stai pensando?”- interruppe il fluire dei suoi pensieri la voce della sirena che l’accompagnava.

Ariel guardava davanti a sé in uno stato confusionale.

-“Andrà tutto bene…vedrai…Arren è un tipo tosto!”- disse ridendo per stemprare l’ansia, ma la sirena dagli occhi azzurri non l’aveva degnata di uno sguardo.

-“Anche Core è in gamba…”- aggiunse Ariel destandosi dai suoi pensieri.

-“Core?? Perché tiri in ballo lui?”- Casside si stizzì a sentir pronunciare quel nome.

-“non provi niente per quel tritone…?”-

-“Ma cosa stai dicendo? Io e Core…? Sei proprio fuori strada.”-

-“capisco… quindi sei innamorata di qualcun altro…”-

A quelle parole Casside rimase sgomenta tentando in seguito di negare l’ormai evidente verità, ma alla fine si arrese.

-“c’è un tritone di cui sono innamorata sin dall’infanzia”, iniziò mesta lei “ma lui non prova gli stessi sentimenti per me”.

Ariel credette che stesse parlando di Core e la esortò a parlare. –“Sei sicura che lui non provi niente per te? Magari pensa che lui non sia il tuo tipo…”-

“credimi…non sono io quella che gli interessa” proferì queste parole incrociando il suo sguardo con quello di lei. “lui è sposato ormai”.

Ariel rimase di stucco comprendendo solo in quel momento la situazione.

sei innamorata di Arren?”-

Casside rimase in silenzio, non era in grado di dire nulla che potesse smentire o quantomeno rassicurare la moglie del suo migliore amico, perché lei nonostante tutto continuava ad amarlo.

Ariel rimase scossa da quella rivelazione, aveva notato un po’ di gelosia nei suoi confronti ma l’aveva reputata più che normale dato la lunga e profonda amicizia che legava Arren e Casside sin dall’infanzia.

Continuarono a nuotare l’una di fianco all’altra, in silenzio, percorrendo le acque gelide che le avrebbero portate all’antro di Morgana, il tempo trascorreva lentamente, i giorni si succedevano alle settimane e così via ma dopo quella confessione nessuna delle aveva più proferito parola, il loro rapporto già tenuto da un flebile filo si era spezzato, neanche Ariel adesso riusciva a pensare lucidamente.

Avrebbe dovuto vedere in Casside una minaccia? No, Arren l’amava troppo e lei si fidava incondizionatamente di lui, nulla avrebbe messo in discussione il loro amore, e Core? Aveva sempre saputo i sentimenti di Casside nei confronti di suo fratello minore? Come doveva aver sofferto di tutta quella situazione senza mai poterne parlare con qualcuno, se fosse servito a qualcosa lei gli avrebbe offerto il suo sostegno per quel che valeva, ma non avrebbe augurato a nessuno di trovarsi nella sua scomoda posizione.

Sarebbe stato meglio non ritornare in quella casa. Per quanto i suoi suoceri fossero stati gentili, dal primo momento in cui varcò la soglia di quella magione si rese conto che c’era più di quel che non si vedesse fra quelle mura, i sorrisi superficiali nascondevano odio e rancore, e lei non avrebbe voluto vivere in una casa del genere.

****

“ti prego, non m’importa della mia vita, ma lei non c’entra nulla con la storia della mia famiglia!” il ragazzo continuava a battere violentemente i pugni sulla spessa lastra di vetro, nel tentativo di destare l’attenzione della strega. “farò qualunque cosa tu vorrai ma ti supplico, risparmiale la vita”

La strega si avvicinò con fare sospetto alla loro prigione.

“ e cosa potresti offrirmi tu, di più piacevole della morte di quella sirenetta?”

“qualcosa che ti diverta di più magari…” Arren era riuscito a conquistarsi la sua curiosità, adesso doveva pensare in fretta e trovare qualcosa che valesse di più della morte di sua moglie e di suo figlio del quale la strega non ne conosceva l’esistenza.

“ad esempio?” stanca di aspettare si fece più avanti.

Fu in quel momento che ad Arren venne quell’idea geniale che in rarissimi casi può salvarti la vita; ci pensò un momento, poi sospirò rassegnato, non avrebbe potuto mantenere la sua promessa, non avrebbe potuto starle accanto per sempre, non avrebbe visto crescere il loro bambino ma avrebbe salvato la vita ad entrambi,

 e la sua esistenza era il prezzo da pagare.

 

 

 

 

 

A.A

Salve! Dopo un infinità di tempo eccomi qui ad aggiornare, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nel prossimo ci saranno ulteriori colpi di scena, ci avviciniamo sempre più alla fine…

Scusate il ritardo ma ho finalmente ultimato tutto quello che dovevo fare, quindi ritorno attivissima con la scrittura della serie :D

p.s. se vi va fate un salto nell’altra storia che ho iniziato da pochissimo, Deep Alley – il destino di Elena, la storia è un po’ il contrario della sirenetta normale, un umana si innamora di un tritone, ma ci sono diverse complicazioni che renderanno la loro storia tortuosa e sofferta!

 

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Capitolo 8
*** Un tuffo nel passato ***


8: Un tuffo nel passato

 

Ariel piangeva da sola nella sua stanza, le sue sorelle erano andate al primo concerto di Sebastian ma lei non aveva voluto saperne di uscire, aveva il cuore a pezzi, le era stato recentemente infranto da quello che era l’amore della sua vita, il ragazzo umano per cui aveva abbandonato la sua famiglia, il suo mare per restare al suo fianco. Ma Eric aveva scelto un’altra, la strega del mare che le aveva rubato la voce con l’inganno, che aveva preso il posto nel cuore del principe, posto che spettava a lei di diritto dal momento in cui l’aveva salvato dall’annegamento nuotando per tutta la notte sino alla riva della spiaggia.

Lui amava Ursula, e lei non poteva farci nulla.

I pensieri della sirena vagavano sino a quei ricordi lontani, quando ancora né Arren nè il suo bambino facevano parte della sua vita. Sembrava passata davvero un eternità e non solamente un anno, ma era stato l’anno più bello della sua vita da quando aveva incontrato davvero la persona giusta; le ci era voluto un po’ per capirlo, per accettare nuovamente di affidare il suo cuore ancora a pezzi nelle mani di un'altra persona, ma Arren non solo l’aveva accettata ma l’aveva aiutata a rimettere insieme tutti i frammenti del suo cuore, costruendo giorno dopo giorno un rapporto d’amore basato sulla fiducia e il rispetto.

Fiducia.

Lei aveva totalmente fiducia in Arren, ma al suo ritorno avrebbe comunque approfondito la questione che coinvolgeva lei e la sirena che l’accompagnava in quel viaggio in uno scomodo triangolo amoroso. Doveva davvero capire se Arren avesse sempre ignorato i sentimenti di Casside; lei dal canto suo non la vedeva come una minaccia anzi, soffriva per lei, sapeva come ci si sentiva e com’era doloroso non avere nessuno accanto su cui poter contare. Da quanto aveva visto Casside era una sirena scontrosa e con pochi amici, l’unico in realtà era proprio Cornelius, Core il fratello maggiore di Arren, innamorato segretamente di lei sin dall’infanzia. Avrebbe voluto fare qualcosa per entrambi ma non voleva apparire invadente o ficcanaso, avrebbe preferito fosse la sirena dai capelli corallo ad instaurare una conversazione rompendo il silenzio che ormai era diventato un terzo compagno della loro traversata, ma dato che così non fu, Ariel prese coraggio e parlò.

“sai… a quel tempo nessuno poteva capire cosa provassi realmente”. Il miglior modo per convincere qualcuno a fidarsi di te è esporsi parlando in prima persona degli avvenimenti meno piacevoli avvenuti sulla propria pelle, e lei aveva scelto proprio il ricordo più doloroso da rivivere.

“quando ripenso alcune volte, a ciò che feci per seguire l’amore della mia vita non vi trovo nulla di sbagliato, e sono pronta a giurarti che lo rifarei in qualunque momento.”

Casside non poteva sapere di cosa Ariel stesse parlando, dopotutto lei non la conosceva così bene nonostante la sirena pensasse che la sua avventura fosse diventata di dominio pubblico.

“di cosa stai parlando?”

“non devi essere imbarazzata per me… ho superato tutto ormai” si carezzò gentilmente la pancia che aveva iniziato a mostrarsi con il passare del tempo.

“Ma io non so davvero di cosa tu stia parlando…” disse imbarazzata quella di rimando.

Ariel rimase interdetta. “tu davvero non sai…?” ma lo sguardo interrogativo della sua compagna la scoraggiò dal terminare persino la domanda.

“credevo fosse uno dei motivi per cui tu mi odiavi così tanto” sorrise amaramente.

“hai realmente fatto qualcosa di così tanto grave?” chiese incuriosita l’altra.

La rossa annuì e Casside l’esortò a continuare una storia che per la prima volta dopo tanto tempo si ritrovava a raccontare.

“L’amavo, questo era tutto ciò che sapevo ma ero giovane, avevo solo sedici anni e non conoscevo ancora le sfide che la vita mi avrebbe messo davanti. Dopo un brutto litigio con mio padre il quale aveva scoperto l’oggetto della mia devozione, ero totalmente sconvolta e rimasi a piangere per delle ore, sola e delusa dagli amici di cui più mi fidavo, tradita proprio da loro.

Ero solita infrangere le regole e salire a riva, lì vidi per la prima volta lui, Eric; così bello e forte, stava celebrando il suo compleanno e non si accorse di me, una piccola sirenetta che inerpicata sulla fiancata della nave lo guardava suonare e danzare sulle sue due gambe.”

Casside di portò le mani alla bocca sconvolta; un umano. Ariel si era recata a riva e aveva incontrato un essere umano di cui si era innamorata, era la cosa più scandalosa e terribile che potesse mai sentire. Nessuno di loro si era mai avventurato sino in superficie, figuriamoci arrampicarsi su una nave e spiare i bipedi!

Ma Ariel continuò imperterrita nel suo racconto, il bello doveva ancora venire.

“Ci fu un violento temporale, e salvai proprio quel ragazzo dall’annegamento, nuotando per tutta la notte verso la riva. Lui si ricordava solo la mia voce melodiosa che intonava una melodia per risvegliarlo dolcemente, ed io contavo su quella per farlo innamorare di me e coronare il mio sogno proibito. Vivere da umana al suo fianco.

Le circostanze precedenti mi spinsero a recarmi da Ursula, la strega del mare, strinsi un patto con lei, la mia voce in cambio delle gambe umane, e la possibilità di restare umana se avessi strappato un bacio di vero amore al principe Eric.”

Se prima Casside appariva sconvolta adesso stava anche peggio, era completamente rapita dalla storia,

“ah, il tutto entro tre giorni!” si ricordò all’improvviso Ariel mettendosi a ridere subito dopo.

La sirena non riuscì a capire il motivo di tanta ilarità, e sempre più incuriosita dalla storia l’esortò a continuare “e dopo??? Cosa successe dopo??!”-

La sirena dalla voce narrante ritornò seria, aveva davvero catturato l’attenzione di Casside, ma tutto quell’entusiasmo era mal riposto, dopotutto lei adesso si trovava lì con lei tra le correnti per i mari del nord e non sulla terra ferma…

“non riuscii nella mia impresa, passai dei bellissimi tre giorni ma allo scadere del termine il principe non era innamorato di me, si era invaghito della strega del mare, che prendendo forma umana, con la mia voce l’aveva ammaliato sino a condurlo tra le sue spire.

Lei ebbe ciò che aveva sempre desiderato, sposò Eric ed ebbe il potere. Io ebbi ciò che meritavo, una punizione per essermi illusa così; il cuore in pezzi e la voglia di gettare tutto al vento e morire.”

“Questa storia non ha un lieto fine”- fece notare Casside mettendo il broncio.

“non ho ancora detto di aver terminato la storia…” fece un sorriso furbetto lei di rimando.

In quel brutto periodo della mia vita incontrai Arren e anche se non avevo ancora realizzato quanto quell’incontro casuale avrebbe cambiato la mia vita, poco alla volta, parlando con lui e confidando tutti i miei dubbi e le mie insicurezze, divenni più forte. Ne abbiamo passate veramente di tutti i colori prima di coronare il nostro amore… non ti nego che fu lui il primo ad innamorarsi, per me ci volle un po’ più di tempo.

Il resto già lo sai… ci siamo sposati e adesso viviamo felici e contenti.” – guardò davanti a sé e il suo sguardo si rabbuiò. “o quasi…”-

“Perché mi hai raccontato tutto questo? Non eri tenuta a farlo” le fece notare lei.

“no, non ero tenuta, e probabilmente ti ho annoiato”

“non che ci fosse di meglio da fare” rimase sulle sue l’altra.

“però credo che il punto centrale della questione sia nell’avere qualcuno accanto che possa aiutarti a passare questo brutto momento. So che mi odi e per te sono solo la strega che ti ha strappato via il tuo Principe. Ma non è così. Se tu dessi la possibilità a qualcuno di starti vicino…”

“non ti starai mica proponendo tu??” esclamò quasi indignata.

“se a te farebbe piacere potrei anche propormi ma… so che c’è già chi vuole raccogliere i pezzi del tuo cuore assieme a te ed aiutarti a passare questo brutto periodo.”

core” quelle parole uscirono dalle sue labbra come un sussurro. Cassy ci aveva litigato e non aveva più avuto contatti da quel giorno, possibile che fosse ancora disposto a starle accanto nonostante tutto? Ma in quello che aveva detto Ariel c’era molto di più, c’era un indizio che non poteva essere tralasciato; improvvisamente tutti i tasselli di quel puzzle s’incastrarono perfettamente. Tutto aveva un senso adesso.

core è innamorato di me…?” riuscì a dire dopo qualche minuto, ma la sua domanda era rivolta più a se stessa che ad Ariel, la risposta già la conosceva ma non aveva voluto vedere quella verità per molto tempo; si era comportata sempre da egoista.

Ariel non rispose, era sin troppo ovvio.

Casside si portò le mani per coprirsi il volto, era distrutta, non poteva immaginare che lui aveva sempre provato qualcosa per lei e mentre lei si lamentava dell’atteggiamento di Aris lui le aveva sempre taciuto i suoi veri sentimenti.

Amore e odio, spesso questi due sentimenti camminano insieme, nel suo cuore sentiva un turbinio d’emozioni ma poteva davvero chiamarlo amore? Non era sicura di quel che provava, aveva in testa ancora Aris, nonostante sapesse che lui amava un’altra sirena, che stava formando una famiglia con lei; Ariel le mise un braccio attorno alle spalle. Come poteva meritare una persona simile, come poteva Core amare una sirena con il cuore nero come il suo?

“l’amore coglie all’improvviso… non si sa mai come, si sa solo chi”

Quasi come leggesse nei suoi pensieri Ariel aveva preso a confortarla con parole tanto gentili che quasi si sentiva in colpa di averle tirato quel brutto scherzo quella volta in ospedale.

“quando tutto questo sarà finito,” iniziò lei “prometto che parlerò a Core di questa situazione… non mi piace lasciare le cose in sospeso”

“hai preso la giusta decisione” le diede un’amichevole pacca sulla spalla sorridendo.

“Ariel, posso farti una domanda indiscreta?”

Quella la guardò sorridente, “puoi chiedermi ciò che vuoi”

“quando hai capito di amare Arren?”

“questa è una domanda difficile” iniziò la rossa “quando si è dichiarato eravamo da poco diventati amici, avevo da poco ripreso la mia vita e mi senti terrorizzata all’idea di amare qualcuno così presto, non volevo perderlo, volevo averlo vicino ma non sapevo neanche io se stavo facendo la scelta giusta; alla fine credo di essere sempre stata innamorata di lui, solo che non ne ero consapevole. Quella notte passata in cella, quando mi ha chiesto di sposarmi, credo sia quello uno dei ricordi che preferisco” si perse nei suoi pensieri, il ricordo di quella notte la pervase completamente scaldandole il cuore.

una notte in cella?” Casside le lanciò un’occhiata maliziosa, Ariel avvampò di vergogna. “ops… ho detto anche troppo” e nell’istante in cui quest’affermazione le uscì di bocca si portò le mani alla pancia terrorizzata ed emozionata allo stesso tempo.

“cos’hai?” si avvicinò la sua compagna sorreggendola

“ho sentito il piccolo muoversi” esclamò esterrefatta. “Se Arren fosse qui…” le salirono le lacrime agli occhi immaginando quel momento magico con al suo fianco lui. Le avrebbe poggiato le sue mani sulla sua pancia con la speranza di sentire anche lui la vita che cresceva dentro di lei e che portava in sé l’essenza di entrambi.

“vedrai lo andremo a riprendere e lo tireremo per le orecchie a casa!”

Casside era determinata a riunire quei due, la storia raccontata da Ariel aveva smosso qualcosa in lei, tutti avevano diritto ad un lieto fine, compresa lei, e stavolta era agguerrita più che mai a procurarselo da sola.

“si, ci siamo quasi…”

 “tra poco ti potrò riabbracciare, e quando ti avrò nuovamente al mio fianco non ti lascerò andare più…”

Con ognuna i propri pensieri per la testa, riuscirono dopo qualche altro giorno a raggiungere i freddi mari del nord; ma le avversità erano appena incominciate, riportare indietro Arren non sarebbe stato così facile…

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Capitolo 9
*** The Last Kiss ***


Capitolo 9: The Last Kiss

 

 

“ne sei sicura?” Casside e Ariel erano nascoste dietro ad un cespuglio di alghe congelate.

“si, è questo il posto” confermò la rossa a voce bassa. Tutte quelle ore passate sui libri di storia antica a qualcosa erano finalmente serviti, aveva riconosciuto l’imboccatura dell’antro della strega grazie ad un illustrazione a doppia pagina sul grande libro.

“Allora, qual è il piano?” La sirena guardava la compagna fiduciosa, di certo una persona normale non si avventurava in un salvataggio così estremo senza aver prima escogitato qualcosa…

Sì, ma Ariel non era una persona normale.

“piano? Che piano?” ripetè lei cadendo dalle nuvole.

tu non hai un piano??”

Casside cadde dalle nuvole a sua volta, quella sirena dai capelli rossi l’aveva trascinata in un’impresa pericolosa come quella e non aveva nemmeno uno straccio di piano?!

Si portò una mano alla testa sconsolata, erano lei ed una sirena incinta andate da sole ad affrontare una terribile strega del mare, quante possibilità avevano di farcela?

“devo pensare a tutto io…”  così dicendo spiegò ad Ariel quello che doveva fare, e come sfruttare al meglio l’effetto sorpresa.

“siamo solo noi due, ma se giochiamo bene le nostre carte forse…si, forse dovremmo farcela.

Bisbigliò quello che era un piano molto semplice e che consisteva nel fare uscire allo scoperto la strega dal suo antro, doveva cercare di provocarla e allontanarla dal suo territorio dove disponeva sicuramente di filtri e aggeggi a portata di mano.

“bene è giunto il momento, andiamo…”

Ariel uscì dal cespuglio lentamente, la paura di non farcela le attanagliava lo stomaco, non aveva pensato a cosa fare una volta giunta sin lì; non sapeva cosa fare per salvare Arren dalle grinfie dell’ennesima strega che si ritrovava ad affrontare. Guardinga si avvicinò all’imboccatura della grotta quando, dal suo interno, uscì una figura.

Casside vide qualcuno e si nascose prontamente nel cespuglio lì vicino, aveva riconosciuto subito quella persona.

“Arren…” Ariel sussurrò il suo nome, e quelle parole le morirono in gola non appena vide sul volto del ragazzo un’espressione buia. Le sembrava fosse passata un’eternità da quando aveva pronunciato per l’ultima volta quel nome in quella lontana sera quando lo aveva visto ridere e scherzare a pochi metri da lei. Lo guardò come fosse la prima volta, i suoi occhi erano affamati di lui, come aveva fatto tutto quel tempo a stargli lontana?

La distanza tra di loro s’accorciava sempre più velocemente, aveva preso a nuotare energicamente per stringerlo nuovamente a sé, le lacrime presero a correre alla stessa velocità dai suoi occhi annebbiandole la vista; una cosa però le fu evidente da subito, Arren non le stava correndo incontro.

Prima ancora che quel pensiero potesse radicarsi nella sua mente era già arrivata, l’aveva cinto con le braccia lungo i fianchi e sprofondato la sua testolina fulva contro il suo torace. Il ventre leggermente rigonfio faceva da piccolo divisore tra di loro, ma Ariel era talmente avvinghiata a suo marito che non permise a qualche centimetro di troppo di separarla da lui, questa volta non l’avrebbe lasciato andare mai più.

Passò qualche istante poi, la voce fredda e assente del ragazzo fece capolino al suo orecchio “Devi andartene”

Ariel sollevò lo sguardo confusa, ancora stretta a lui. “come…?” non poteva aver sentito bene, dopo averlo ritrovato non poteva dirle una cosa del genere, sicuramente doveva aver inteso male le sue parole. Lo guardò intensamente cercando di capire le sue intenzioni ma Arren la spinse via da sé.

Vattene” Scandì bene questa volta.

La sirena riprese l’equilibrio confusa.  Arren non aveva ricambiato il suo abbraccio e l’aveva spinta lontano da sé intimandole di andar via, dopo tutta la strada che aveva fatto per ritrovarlo, lui non stava facendo esattamente i salti di gioia per il loro ricongiungimento.

“Sono venuta qui per … salvarti” sussurrò lei titubante tentando di riavvicinarsi incerta; il tritone fece un balzo indietro allontanandosi quasi disgustato da lei, puntò i suoi occhi verdi gelidi come il ghiaccio che li circondava contro i suoi e fu in quel momento che Ariel comprese che qualcosa non andava.

“Beh… forse non volevo essere salvato” lo vide esitare poi continuò a parlare, il suo volto era diventato una maschera di fredda impassività, “sono andato via di mia spontanea volontà.”

“Arren” Ariel si sentì lacerare dentro dalle sue parole ma doveva essere forte, “cosa stai dicendo?” chiese ancora in tono tranquillo.

“Vattene! Non lo capisci?! Non voglio più stare con te!” le gridò contro, poi voltò le spalle, i capelli biondi gli ricaddero sulla fronte coprendo i suoi occhi, la sua voce era rotta da quella che Ariel credette fosse rabbia e odio. “Avevo bisogno di tempo per pensare alla nostra storia, mi sono reso conto di non aver mai voluto un figlio.”

Ariel rimase immobile, lo sguardo vitreo incapace di ascoltare quelle parole così dure, così vere… i suoi incubi peggiori si stavano avverando, stava già soffrendo immensamente senza bisogno che lui aggiungesse altro, eppure non sembrava soddisfatto,

“Tutto quello che è stato fa parte del passato ormai, mi dispiace averti illuso per così tanto tempo ma non ti amo più ed è giusto che io sia onesto con te, da adesso in poi è meglio che continui la tua strada da sola; io continuerò per la mia.” S voltò dandole le spalle.

Ariel si portò una mano al volto sconvolta, la stava lasciando, anzi l’aveva appena fatto, “Avevi detto che sarebbe andato tutto bene” riuscì a dire incapace di ribattere. Per la seconda volta la persona che più amava al mondo e per cui avrebbe dato la vita le stava spezzando il cuore, il dolore per la perdita di Eric le ritornò vivido alla mente aggiungendosi al dolore per l’ennesima delusione.

Era stato tutto troppo bello per essere vero, il loro amore, le nozze, il bambino in arrivo; tanto più in alto era volato il suo cuore di gioia tanto più forte era il rumore che adesso faceva schiantandosi al suolo e frantumandosi in mille pezzi. Di nuovo.

“credo sia un maschio” sperava di farlo voltare nuovamente per incrociare il suo sguardo.

“COME TI DEVO DIRE CHE NON ME NE IMPORTA NULLA!” fu la sua risposta alterata.

“Se questa è davvero la fine” iniziò lei “ti chiedo un ultima cosa”

Il biondo si girò di tre quarti, “cosa?” il suo tono da irritato appariva più rassegnato ormai.

un ultimo bacio”

Quella richiesta lo scosse, Ariel potè vederlo dalla sua espressione confusa mentre si voltava del tutto a guardarla.

“non ti bacerò” asserì imperterrito. Da un bacio si potevano capire molte cose, troppe per i suoi gusti, non avrebbe mai permesso dopo tanta fatica fatta per convincerla, che le loro labbra si incontrassero di nuovo, che lui scordasse tutto il resto del mondo intero mettendo a rischio lei ed il bambino, un bel maschietto, per i suoi sentimentalismi.

Ma conosceva bene la sua adorata sirena e di certo avrebbe insistito.

“Me lo devi! Dopo tutta la fatica che ho fatto per raggiungerti mi devi almeno un ultimo bacio, poi sparirò dalla tua vita…”

Quegli occhi così azzurri ad ogni occhiata lo facevano sentire più colpevole, s’avvicinò lentamente, evidentemente arreso a quell’ultimo capriccio.

Ariel fece un passo avanti sino a trovarsi davanti a lui, aveva il terrore anche solo a sfiorarlo, sapeva bene che quella a cui si stava attaccando era una flebile speranza.

Lo guardò intensamente negli occhi verdi, per un istante le parve di rivedere l’Arren che aveva conosciuto e di cui si era perdutamente innamorata. “Voglio che sia vero” gli disse avvicinandosi lentamente con il nasino all’insù.

“è vero sia” Arren l’attirò a sé stringendola forte tra le braccia e quando congiunsero le loro labbra fu come il primo bacio.

Aveva dimenticato tutto, la messa in scena per lasciarla, il destino della sua morte che incombeva su lui e Core, persino dove si trovasse; Lei gli faceva sempre quell’effetto ma stavolta fu diverso, non si vedevano da settimane e quell’ultimo bacio era il sogno che per molti notti aveva fatto, il tanto desiderato bacio d’addio. Come fosse il primo era stato da mozzare il fiato, ma la consapevolezza che fosse stato l’ultimo era altrettanto dura da accettare.

La lasciò andare come fosse travolto da una scossa elettrica. “Addio Ariel” le aveva detto semplicemente scappando via. Sperò non fosse troppo tardi, sperò ardentemente che lei si sarebbe acquietata e sarebbe andata via, si voltò appena, sapeva che voltarsi sarebbe stato un grave sbaglio, sarebbe corso da lei se solo avesse potuto, l’avrebbe stretta forte fra le sue braccia, portata via da quel luogo infernale, eppure aveva deciso di ferirla lui stesso pur di salvarle la vita.

Scomparve dietro la roccia appena in tempo, si portò una mano alla fronte, se lei avesse visto quelle lacrime che adesso gli rigavano il volto come impazzite il suo piano di salvarle la vita sarebbe andato in fumo. Tutta quella fatica che aveva fatto, scavando nel profondo per cercare di dirle tutte quelle cose che l’avrebbero convinta a lasciarlo da solo verso il suo destino, spingendola ad odiarlo, ad andare via per la sua strada sarebbero state inutili…. Lui le aveva spezzato il cuore, ma preferiva sapere lei e suo figlio in salvo piuttosto che vederli morire di una morte lenta e atroce così come fra poche ore sarebbe toccato a lui.

L’amava più della sua stessa vita, e questo era tutto ciò che contava.

****

Casside era rimasta in disparte ma era riuscita comunque a seguire tutta la faccenda, quando Arren era rientrato nella grotta Ariel era rimasta di spalle ad osservarlo.

La compagna di viaggio si avvicinò per offrirle il suo supporto, Arren l’aveva lasciata e per di più con un bambino in arrivo, sarebbe stata distrutta in quel momento. Seppur prima avesse fatto di tutto per separarli si sentì meschina e crudele, Ariel non lo meritava, nessuno meritava un trattamento del genere, e adesso anche lo sapeva.

“Ariel” s’avvicinò piano lei immaginando il suo dolore, le sue lacrime.

Ed invece si dovette ricredere, la rossa si stava asciugando le ultime lacrime con un sorriso stampato in faccia.

“Ma sei diventata matta?!” esclamò quella vedendola sorridere così felicemente.

La sirena si voltò appena con sguardo furbetto,

 “Può darsi…”

 

****

Mentre lo squalo lo scortava nuovamente nella sua prigione di ghiaccio continuava a piangere silenziosamente, due mani familiari si posarono sulle sue spalle mentre la voce di suo fratello risuonava nell’eco della grotta. “hai fatto la cosa giusta nonostante sia stata la più difficile.”

Arren si scompigliò i capelli nervosamente. “l’ho delusa, l’ho distrutta”

Core continuò triste, “vivi le tue ultime ore pensando che le hai salvato la vita, a lei e al bambino… un giorno potrebbe persino perdonarti”

“ahahahahahh” l’urlo della strega risuonò per tutto il suo antro mentre continuava a rigirare una brodaglia nel calderone. “hai firmato il tuo contratto con la morte”

Arren e Core sollevarono lo sguardo carico d’odio verso la strega del mare.

“l’ora della vostra fine si avvicina rapidamente, poveri e tristi tritoni innamorati!”

Una voce di ragazza si diffuse in tutta la grotta:

 

“Se pensavi che mi sarei arresa così facilmente si vede che non mi conosci ancora bene, marito mio”

 

I due ragazzi guardarono basiti verso l’ingresso della grotta.

 Ariel con gli occhi ancora un po’ arrossati dal pianto si ergeva fiera con gli occhi fiammeggianti di rabbia e un’espressione vittoriosa in volto.

“non permetterò ad una strega decrepita di rovinare il mio matrimonio!”

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Capitolo 10
*** Battaglia finale ***


Salve a tutti, prima di leggere il capitolo, spero il più intenso di questa storia avrei un desiderio.
Per la scrittura di questo testo ho ascoltato delle canzoni che mi potessero in qualche modo ispirare, vorrei che voi leggeste questo capitolo con le stesse emozioni che ho provato io nello scriverlo, ma come fare? Bene ad un certo punto della storia troverete un link di you tube ad una canzone, schiacciate quel link aprite la canzone (Ovviamente se prima della canzone c’è della pubblicità fatela saltare sennò sfasa tutto. XD)  e poi continuate la lettura. Quel che ho scritto segue il ritmo della canzone, perciò cercate un posto tranquillo, mettetevi un paio di cuffiette e godetevi questo capitolo! Spero sia di vostro Gradimento.

Clara

P.S. fatemi sapere nelle recensioni se questa cosa ha funzionato oppure no ! :D
P.P.S. ognuno legge con una velocità differente, spero che quest’esperimento funzioni!

 

 

 

 

Capitolo 10: Battaglia finale

 

“Non permetterò ad una strega decrepita di rovinare il mio matrimonio!”

Arren fissò la sua Ariel basito, era coraggiosa forte e determinata, pareva brillare di una luce propria…eppure pensava di esserci riuscito, di averla persuasa della sua messa in scena, ma a quanto pare non era così.

“Cosa fai qui! Vattene Ariel!” le gridò battendo i pugni per richiamare la sua attenzione.

La rossa si girò con un sorriso lieve sul viso, “mi avevi quasi ingannata, c’eri quasi riuscito Arren, ho veramente creduto di poterti perdere, ma sapevo che c’era qualcosa che mi stavi nascondendo, me lo sentivo.”

Lui rimase senza parole guardandola estasiato, l’aveva sottovalutata e aveva fatto il più grande errore della sua vita, lei era la sirena di cui si era innamorato, era speciale sotto tutti i punti di vista.

“e per la cronaca, è stato il bacio più bello della mia vita.”

La strega puntò le lunghe dita scheletriche contro di lei. “Tu, misera principessina! Che speranze credi di avere contro di me!” guardò Undertown facendogli un segno. “catturala e mettila sotto ghiaccio, sarà una splendida scultura per la mia nuova collezione di statue!” rise come se avesse fatto la battuta più divertente del secolo. Lo squalo si diresse con tutta la sua mole gigantesca verso Ariel. Una serie di grida risuonarono nella grotta.

“Ariel spostati!” un’altra sirena era arrivata e l’aveva spinta verso la parete, facendo andare lo squalo a sbattere il muso contro una stalattite, facendogli perdere momentaneamente i sensi.

“Casside!” Core era meravigliato, Casside stava aiutando Ariel come una buona amica, eppure dopo tutto quello che era successo non lo credeva possibile.

La sirena si voltò in tempo verso Core, giusto una frazione di secondo per dirgli poche parole. “ho sbagliato Core, ho sempre commesso errori nella mia vita, ma adesso basta.”

“Casside che dice che ha sbagliato?” guardò Arren sconvolto. “siamo morti, vero fratello? Siamo morti e questo è il paradiso.”

Arren lo guardò a sua volta, “non siamo ancora morti Core, ma se non ti riprendi e facciamo subito qualcosa lo saremo presto.”

Casside e Ariel si guardarono per un breve istante prima che la strega potesse organizzare un contrattacco.

“Qual è il piano?” chiese Casside fiduciosa.

“dobbiamo liberarli, io distraggo la strega, tu cerca qualcosa che possa rompere il ghiaccio, qualche filtro, non so!” disse disperata scansando un nuovo attacco lanciatole dalla strega.

Le due si separarono.

“perché hai rapito Arren?!” tentò di prender tempo la sirena muovendosi a scatti avvicinandosi sempre più alla strega.

“Tradimento! Quel vile non ha mai rispettato i patti!” gridò con voce rauca la strega sospendendo i suoi attacchi.

“Arren non ha mai fatto nulla di simile!” Lo difese lei a spron battuto, mentre copriva la sirena dai capelli arancio che afferrava bottigliette a caso dietro l’antro della strega.

“Oh stupida principessa,” sogghignò quella “non parlo mica del tuo principino… io parlo di una storia vecchia, vecchia quanto me…”

Ariel strinse i pugni sperando in un miracolo, stavano prendendo tempo per liberare i ragazzi.

“Quando il generale Arren Versiv, allo stremo delle sue forze bussò alla mia porta per chiedere aiuto, stipulammo un patto.

“perché mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere?”

“I predoni del mare avevano dimezzato il suo esercito, la sua fine era vicina. Mi chiese una pozione che fosse in grado di rendere invincibile il suo esercito per sbaragliare così il nemico. Ma io non ero mica una sciocca… volevo qualcosa in cambio, qualcosa che non aveva a che fare con gioielli o denaro.”

* https://www.youtube.com/watch?v=IJWgUUc-oNE *

“cosa chiedesti?” chiese Ariel interessata alla storia ma altrettanto timorosa della risposta, sapeva bene che i patti con le streghe non portavano a nulla di buono.

“la sua vita, ovviamente; o meglio, la sua anima. Il prezzo per quel filtro era alto, e lui decise di stipulare il patto, non appena avrebbe vinto la battaglia mi avrebbe consegnato la sua anima.”

“ma le cose non andarono in quel modo” sussurrò la sirena.

“no, infatti. Si sposò con una giovane ed ebbe una figlia, ma la mia maledizione, quella che scagliai nel momento in cui capì che non sarebbe tornato, colpiva solo le discendenze dei figli maschi; giurai sulla mia vita che l’avrebbero pagata. Avrebbero pagato il debito del loro amato nonno con la loro stessa anima, pareggiando i conti.”

Il discorso non faceva una piega, si trattava di questioni antiche, un patto mai saldato, un prezzo da pagare.
“non puoi punire Arren e Core per gli sbagli del loro nonno, non è giusto!”

“Perché invece uccidere una strega a sangue freddo è giusto, principessina? Sono anche in collera con te, hai ucciso mia sorella! Tutta la mia famiglia è distrutta!! E adesso distruggerò anche la tua!” la sua risata riecheggiò in tutta la grotta come un gracchiare assordante, ma ormai era troppo tardi, si era distratta dando il tempo a Casside di liberare i tritoni.

La strega lanciò una potente scarica di ghiaccio verso Ariel, Arren nuotò velocemente verso di lei, l’afferrò per la vita attirandola a sé per poi rifugiarsi dietro una stalattite.

Core e Casside erano nascosti dietro l’altra.

“Sei una pazza.” Esordì lui con il cuore che batteva a mille per la scarica di adrenalina. “dovevi andartene e salvarti.”

La ragazza dagli occhi azzurrissimi sollevò lo sguardo, nonostante la situazione in cui si trovassero era di nuovo felice, lui era lì con lei, le cose potevano solo migliorare adesso che si erano ritrovati.

“nella buona e nella cattiva sorte Arren” gli ricordò accarezzandogli una guancia. “ e adesso era venuto il mio turno di salvarti” gli sorrise, aveva il cuore che gli scoppiava di gioia, il sangue le pulsava nelle vene, sentiva tutto in subbuglio dentro sé. Poi all’improvviso, i crampi alla pancia l’avvisarono dell’impossibile.

Stava succedendo qualcosa al bambino.

****
Core guardò preoccupato dall’altra parte mentre una scarica di ghiaccio continuava a ricoprire la loro stalattite. Qualcosa non andava, Ariel era piegata in due con le mani sulla pancia con l’espressione poco felice mentre Arren la sorreggeva parlando concitatamente.

“Il bambino!” esclamò Casside vedendo la ragazza in difficoltà.

“Cosa… cosa sta succedendo??”

“non è ancora pronto per nascere, ma queste forti emozioni devono aver influito sulla sua salute, potrebbero essere delle doglie premature, o…”

“o, cosa Cassy?!” diceva sempre più allarmato lui.

“O un aborto…” disse quella parola con estremo timore, difficilmente capitava alle sirene di arrivare a quello stadio, le condizioni della madre non arrivavano mai a sfiorare la possibilità di perdere il bambino, ma era comunque una possibilità viste le sue condizioni. La sirena dopotutto non era nemmeno di 3 mesi.

“Che facciamo?” chiese ancora più allarmato facendosi prendere dal panico.

“Core,” la ragazza fissò i suo occhi in quelli di lui tentando di rassicurarlo. “Intanto calmati! Se ti fai vedere in preda al panico che aiuto pensi di dare a tuo fratello? Come pensi si possa sentire Arren vedendoti fare così?” la sirena appariva molto calma e pragmatica ma anche lei aveva parecchia paura per la situazione in cui si trovavano.

“Dobbiamo andarcene tutti di qui. Subito.”

giocate a nascondino? Siete dei bambini cattivi” gracchiò la strega avvicinandosi al nascondiglio di Arren e Ariel.

“NOOOOO!”

Un urlo squarciò l’aria, un bagliore accecò tutti per un istante.

La strega era veloce, ma lei non era da meno.

Arren si era messo davanti ad Ariel per proteggerla.

La strega aveva scagliato il suo incantesimo più potente.

Non avrebbe permesso che succedesse qualcosa a loro due. Avevano già sofferto abbastanza. La sua vita era inutile, non sarebbe mancata a nessuno.

E mentre questi pensieri la convincevano che la sua era la scelta migliore, la strega lanciò il suo incantesimo e Casside ne rimase vittima.

“stupida sirena” insultò la statua di ghiaccio davanti a lei aggirandola minacciosa per continuare la sua opera.

I due nemici mortali erano davanti a lei, Arren Versiv e Ariel, quest’ultima si stringeva la pancia contorcendosi dal dolore. Lei magnanima le avrebbe fatto fare una fine veloce, aveva cambiato idea; niente ghiaccio per quella coppia di sfortunati amanti, la morte sarebbe stata più clemente con loro, sarebbe arrivata rapida prima che qualche altro intoppo le impedisse di compiere la sua vendetta.
“Siete in trappola, non uscirete vivi di qui.” Puntò la sua mano ossuta verso i ragazzi, i muscoli erano tesi al massimo, il suo indice scheletrico si puntò verso la coppia che si stringeva stretta l’uno all’altro.

Era la loro fine, Ariel alzò lo sguardo stringendosi stretta ad Arren, si stavano parlando con lo sguardo

Perdonami per tutto quello che ti ho fatto passare.

Non importa, adesso siamo insieme, e resteremo insieme fino alla fine.

Arren posò il capo sul suo poi l’abbracciò stretta, era questione di istanti ormai.

“Addio Versiv!” l’indice si tese a scoccare l’incantesimo.

I due chiusero gli occhi avvicinandosi ancora di più.

*

*

*

*

*

*

*

 

“addio Morgana” la voce potente di Re tritone squarciò l’aria, il tridente puntato sulla strega emanò un bagliore di luce calda che accecò tutti.

Il mondo attorno a loro divenne giallo e caldo.

siamo morti?” Ariel chiese in un sussurrò stringendo ancora Arren.

“va tutto bene amore, siamo insieme. Non ti lascerò mai più”

Le lacrime iniziarono a solcarle il viso, i dolori alla pancia si fecero più insistenti.

Poi tutto divenne buio.

 

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Capitolo 11
*** Black Hole ***


Capitolo 11: Black Hole

 

Tutto attorno a me è nulla.

Sono seduta e nonostante provi a muovere le mani non riesco a percepire niente. Il tempo passa, forse lento, forse veloce mentre io aspetto che accada qualcosa. Smetto di dimenarmi, non riesco nemmeno ad alzarmi, è inutile sprecare così le energie; abbandono le braccia che ritornano diligenti al loro posto, inerme aspetto che la mia fine sia vicina.

I miei occhi si chiudono, è inutile tentare di vedere qualcosa quando non vi è nulla da vedere.

*
*
*
*

La mia lucidità è perduta definitivamente, inizio a delirare. Il buio unico spettatore era testimone della mia apatia. Non provavo più alcun tipo di emozione, ma cosa ancora peggiore erano i miei ricordi perduti.

Non ricordavo nulla, né come fossi arrivata a quel punto né cosa ci fosse stato prima, era come se non avessi più una coscienza. Fluttuavo nel mare nero, non avevo emozioni, sentimenti.

Sono morta?

Si, sono morta e questo è il cimitero delle anime perdute, un’esistenza condannata al buio eterno, sola per sempre.
Ma la mia mente continuava a rimandarmi insistente un pensiero che puntualmente tentavo di scacciare.

Chi ero io?

Voci confuse sembravano sfiorare quel mondo d’oscurità in cui a quanto pare abitavo ormai da tempo. Alle volte sentivo un nome essere pronunciato più spesso nel fiume di parole che mi attorniavano, quasi veniva urlato mentre altre volte sembrava un sussurro, una richiesta d’aiuto, le voci così come le parole mi arrivavano ovattate come attraverso un muro, un eco di un mondo lontano.

Ariel

Chi era Ariel?

Una nuova consapevolezza si fece largo dentro di me, Ariel era il mio nome, Ariel ero io.

Come ero arrivata in quel posto? Ricordavo di essere partita, un viaggio… ma nulla di più. Forse ero morta, probabilmente era così, altrimenti perché non ricordavo più nulla? Dovevo aver avuto qualche incidente, ma dove?

Tentai di ricordare con tutta me stessa, strinsi gli occhi più forte come se quel gesto potesse aiutarmi.

C’era una luce, era calda e avvolgente, c’era qualcuno con me, qualcuno a cui volevo bene. Era una persona importante per me, forse era una delle mie sorelle, no. No.

Era un’altra persona, sentivo che era qualcuno di più importante, Papà? Chiamai nel mio animo ma non era quella la risposta giusta, mi sentivo frustata, era come essere vicini a qualcosa e lasciarsela sfuggire tra le dita.

Cercai di concentrarmi di più, non stavo dando il mio meglio. Provai a ricostruire gli ultimi istanti di quella che doveva essere stata la mia vita.

Dolore, provai improvvisamente un forte dolore, poi scomparve così come era venuto lasciandomi inerme a riflettere.

C’era qualcosa di importante in quegli ultimi istanti che mi sfuggivano, qualcosa che mi avrebbe aiutato a capire meglio in quale situazione mi trovassi. Anche prima avevo quei dolori, ricordai che poco prima di essere avvolta dalla luce ero piegata in due da forti contrazioni alla pancia.

“Resisti, Ariel” la voce che ricordavo era gentile ma anche molto preoccupata, era una voce così familiare… ma dove l’avevo mai sentita?

Un nome iniziò a farsi largo nella mia mente annebbiata, dapprima in un sussurro poi sempre più forte, sempre più chiaro. Mi ritrovai a gridarlo a mia volta.

Arren.

E come da un sogno aprii gli occhi ritrovandomi al punto di partenza.

Era lui che non riuscivo a ricordare, mi sentii in colpa solo per il fatto di averlo dimenticato. Come avevo potuto scordarmi di una persona così importante per me? Come?! Ero arrabbiata con me stessa, era mio marito, l’amore della mia vita, ed io ero un essere spregevole.

Improvvisamente un nuovo pensiero si fece largo nella mia mente, volevo vederlo, eravamo insieme mentre quella luce calda ci avvolgeva, se io ero morta lo doveva essere anche lui, doveva essere lì da qualche parte.

Arren! Lo chiamai a voce sempre più alta.

Un altro dolore alla pancia mi sorprese, l’ignorai.

Dove sei? Perché non sei qui con me?

Tu sei troppo buono, tu non meriti di stare in un posto del genere, sarai asceso al tempio della pace, al ristoro dell’animo dove vanno tutte le creature che in vita sono state buone.

Perché il destino ci separa ancora?! Mi danno con me stessa ma so comunque di non poter far nulla, sono egoista e ti vorrei qui con me, ma la verità è che sono felice che tu sia in un posto migliore.

Calde lacrime mi bagnano le guance. Sono sola. Sono morta. Sono condannata all’eternità.

Addio mondo… addio Arren… Addio Aris.

L’ultimo nome mi viene quasi spontaneo, prima ancora di poter capire a chi appartenga realizzo che Aris è mio figlio, è il nome del bambino che porto in grembo.

Improvvisamente i dolori alla pancia iniziano ad avere senso, è lui che tenta di svegliarmi, mi sta implorando di rimanere in vita, io glielo devo, se io muoio e mi lascio andare allo sconforto anche lui perirà con me e questo non è giusto. Solo perché sono una madre vigliacca ciò non vuol dire che devo privare mio figlio della sua vita.

Mi asciugo le lacrime, troverò la forza per uscire di qui, la troverò per te bimbo mio.

I dolori diventano più forti, forse mi sto svegliando da quest’incubo, forse sono vicina ad una via di fuga. Aris, Arren. Penso a loro due e mi convinco che deve essere così.

Stringo i denti trovando la forza di alzarmi, ogni mia parte del corpo mi sembra pesare una tonnellata ma nonostante questo mi muovo nuotando dritta davanti a me.

Sono stanca e i dolori diventano sempre più frequenti, devo farcela. Non posso arrendermi, non adesso.

Ad un tratto proprio nel momento più disperato in cui penso di poter davvero mollare tutto, di non essere abbastanza forte, intravedo un punto luminoso che brilla in lontananza.
Mi aggrappo alla speranza, è tutto quello che ho.
Non so come sia possibile ma penso che se raggiungerò quella luce ce l’avrò fatta. È una lotta con me stessa, il mio corpo si rifiuta di obbedirmi, si ferma proprio mentre sono più vicina.

Tendo una mano con fatica. Grido.

Grido i loro nomi, “Arren! Aris!”

Le palpebre si fanno sempre più pesanti, gridò più forte, non voglio!

Piango, urlo. “non voglio morire!”

Gli occhi mi si chiudono contro la mia volontà, attraverso le palpebre percepisco il freddo del vuoto che ritorna a circondarmi.

Il mio corpo sta cadendo all’indietro, trascinato da chissà quale forza misteriosa.

La mia mano rimane sospesa a mezz’aria. Poi sento un bacio sulla fronte.

“Non mollare mamma, ce l’hai quasi fatta”

Apro gli occhi giusto in tempo per vedere il volto di un giovane tritone scomparire nella luce.

Mi do un ultima spinta con la coda strappando il mio corpo all’oscurità del nulla, poi finalmente, entro nella luce.

****
La ragazza aprì gli occhi con estrema fatica. Provò a muovere le labbra ma sembrava che la sua bocca non pronunciasse una parola da anni.

Arren, suo marito le teneva la mano ma aveva il volto rivolto verso qualcun altro. Stavano parlando, il biondo sembrava molto agitato, ma lei non riusciva ancora a distinguere le loro parole, le doleva la testa, ogni parte del suo corpo le faceva male, come se non l’avesse usato da tempo, quando spostò lo sguardo quasi rimase paralizzata dalla paura quando si rese conto di non riuscire a vedere la coda, un pancione enorme le bloccava la vista. Eppure era sicura di essere giusto di qualche mese, com’era possibile?

Mosse debolmente la mano intrecciata con quella di lui. Si rese conto di essere nel letto dell’ospedale. Il suo braccio era pieno di tubi di cui non ricordava nemmeno l’esistenza.

Il ragazzo si voltò sentendo la mano inerme da mesi di sua moglie muoversi. I loro occhi si incontrarono, “Ariel! Ariel sei sveglia!”

Lasciò perdere la persona con cui stava parlando sino a poco prima.

“è sveglia! Si è svegliata!” continuava ad urlare a tutti, solo in quel momento Ariel si accorse che vi erano altri nella stanza assieme a loro.

Le accarezzò la fronte scostandole i capelli dal viso. I suoi occhi verdi si fecero lucidi.

“Temevo che…” le accarezzò la guancia con la mano tremante.

“Quanto ho dormito?” disse a fatica schiarendosi la voce che uscì rauca e debole.

Lui chiuse un momento gli occhi asciugandosi una lacrima in maniera discreta.

“Sono sette mesi ormai” le rispose con voce rotta al solo pensiero di aver passato tutti quei giorni al suo capezzale sperando in un miracolo.

Un fortissimo dolore alla pancia le fece stringere i pugni e chiudere gli occhi in un gesto improvviso.

“Cos…aaaAAAAHHHHHH!” le sfuggì un urlo con una potenza che credeva di aver perso.

Arren si mise accanto a lei mentre l’aiutava a mettersi in una posizione più comoda sorreggendole la schiena.

“Ci siamo” le disse lui agitato.

Ariel si forte. Il bambino sta arrivando”

 

 

 

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Capitolo 12
*** L'arrivo ***


Capitolo 12: L’arrivo

 

 Ariel si forte. Il bambino sta arrivando”

Non aveva avuto il tempo di pensare, né il tempo per chiedere spiegazioni, doveva solo eseguire quel che le dicevano; si era appena svegliata da un sogno che le pareva un incubo e scopriva di dover dare alla luce suo figlio.

“deve respirare” le diceva il medico.

Accanto al suo letto c’era un carrello pieno di attrezzi medici dalle forme spaventose, bisturi, forbici, siringhe erano solo alcuni degli strumenti che conosceva, ma vi erano altri attrezzi a lei sconosciuti che le facevano piuttosto paura.

Sentì un dolore atroce alla pancia, come se fosse squartata dall’interno. Gridò forte, ma questo non attenuò il dolore.

“dobbiamo operarla, non riesce ad uscire! Presto o soffocherà!” il medico stava dando direttive ad un altro.

“Arren! No! Non voglio che muoia vi prego salvate il mio bambino!”

Si sentì iniettare qualcosa nel braccio, ebbe il tempo di farfugliare qualche altra parola confusa poi vide il medico avvicinarsi con il bisturi in mano.

“l’anestesia dovrebbe fare effetto fra qualche minuto” diceva un altro tritone lì vicino.

“non abbiamo qualche minuto! Se non agiamo in fretta moriranno entrambi” con fermezza e una risolutezza iniziò ad operarla.

L’acqua si tinse di rosso sangue.

Ariel chiuse gli occhi mentre un ultima parola le moriva fra le labbra. “Salvatelo”.

*

*

*

*

“sei stata bravissima” un bacio sulla fronte la svegliò ancora intontita.

La prima cosa che vide fu Arren seduto sul suo letto con un fagotto fra le braccia. Capì subito si trattasse di suo figlio, seppur ancora debole si mise seduta e protese le braccia per prenderlo.

“ti hanno fatto un’anestesia d’urgenza ma è andato tutto bene.” Le sorrise lui raggiante.

“non abbiamo ancora scelto il suo nome..” le disse porgendoglielo delicatamente fra le braccia avvicinandosi a sua volta.

Quando quel piccolo fagottino le fu finalmente vicino dimenticò tutti i dolori, tutte le sofferenze sofferte fino a quel momento.

Abbassò leggermente la copertina per guardare il suo viso.

“Aris sarebbe un nome perfetto” disse lei ripensando a tutti i suoi sogni che la riconducevano a quel momento. Nel momento in cui quelle parole le uscirono di bocca si rese conto che Aris non era poi così perfetto. Rise, rise di cuore mentre suo marito le diceva quello che lei notava solo in quel momento.

“Si sarebbe perfetto per un maschietto, ma è una bellissima femminuccia” le accarezzò amorevolmente la testolina.

Il suo volto rotondeggiante era roseo e paffuto. Aprì gli occhi poco prima di fare un sonoro sbadiglio “Melody” esordì lei “Melody perché è la melodia che risuona nel mio cuore”

Le venne quasi da piangere dalla gioia.

“è la cosa più bella che potessi mai darmi. Grazie” Arren la baciò a sua volta.

Tutto era finalmente perfetto.

*

*

*

*

*

La notte era calata su tutta Atlantica, la piccola Melody dalla pelle rosea e gli occhi azzurrissimi come la madre riposava nella culla allestita di rosa accanto al loro letto.

Madre e figlia erano dovute rimanere qualche giorno in ospedale sotto osservazione ma poi erano state dimesse senza problemi, Ariel si era fatta raccontare in quei giorni tutto quello che era successo dal momento dell’incidente. Ricordava gli ultimi attimi in cui era stretta ad Arren in attesa che la strega gli desse il colpo di grazia ma era arrivato prontamente re tritone, le aveva spiegato Arren, che con un colpo di tridente aveva spedito Morgana a raggiungere la sorella all’altro mondo. Sebastian era tornato indietro ad Atlantica e aveva avvisato il re dell’accaduto, aveva inoltre comunicato al sovrano le sue condizioni e lui aveva provveduto mandando subito le truppe nei mari del nord per risolvere la situazione. Ariel in preda a quelle forti emozioni si era sentita male, stava davvero rischiando di abortire ma il re con i suoi poteri aveva fermato il progredire del suo malessere facendola piombare in un sonno profondo. Arrivata ad Atlantica era stata collegata alle macchine in ospedale ma non si era più svegliata. Re tritone si era sentito profondamente colpevole, e più passavano i giorni più lui cadeva nello sconforto; Arren non glielo disse ma anche lui si era sentito morire dentro; ogni giorno l’andava a trovare in ospedale, la chiamava le parlava, e così avevano fatto tutte le sue sorelle, persino Casside e Cornelius. Casside era stata scongelata poco dopo dal re, stava bene per fortuna ma grazie al suo gesto aveva fatto perdere qualche istante alla strega che poi le fu fatale.

Era grazie ad Arren se lei si era risvegliata, l’aveva sempre sentito chiamarla, parlarle, gli fu immensamente grata per non aver gettato la spugna ed esserle stato accanto.

Ariel si rigirava nel letto, quella notte non riusciva proprio a prendere sonno. Molte domande le frullavano nella mente, aveva sognato più volte un giovane tritone che la chiamava mamma, si chiamava Aris ed era sicura di questo, ma allora com’era possibile che aveva avuto una femmina? Lei era comunque felicissima, poco le importava che fosse maschio o femmina, la piccola Melody era diventata la luce dei suoi occhi, Arren l’adorava e a palazzo tutti erano entusiasti per l’arrivo di una nuova principessina. Tritone poi era al settimo cielo, era la prima nipotina che aveva e nonostante fosse stato con lei un padre più che severo aveva già iniziato a viziare la nipote regalandole uno splendido ciondolo a forma di conchiglia con all’interno l’immagine di tutta atlantica. La piccola l’adorava e non se ne separava mai, guai a toglierglielo e incominciava a piangere come una forsennata.

Si alzò dal letto piano, non voleva svegliare Arren, quel povero ragazzo ne aveva già passate di tutti i colori in quegli ultimi tempi, non avrebbe disturbato il suo sonno.

Si affacciò a guardare la sua splendida bambina, quanta paura aveva avuto pensando all’arrivo di quella piccola creaturina, adesso avrebbe dato la vita pur di difenderla. Le rimboccò amorevolmente le copertine della culla, poi si avvicinò al balcone guardando all’esterno.

Una figura evanescente iniziò a comparirle proprio lì davanti.

Aprì silenziosamente la porta e sgattaiolò fuori.

“Aris!” lo chiamò sottovoce, ma sapeva che era lui.

“Ciao mamma” la salutò il ragazzo. La sua sagoma prese corposità, adesso ne distingueva i tratti aveva i capelli rosso scuri quasi castani, gli occhi nocciola e uno sguardo che ricordava molto il suo.

“non capisco” disse lei avvicinandosi per toccarlo, ma la nube si dissolse nell’acqua per poi ricomporsi subito dopo.

“Melody, è nata Melody” disse quasi più a se stessa che a lui.

“lo so… ed è una sirena eccezionale”

“Ma allora tu…?”

“io mi sono solo assicurato che nessuno interferisse con gli avvenimenti del passato”

“Vuoi dire che vieni dal futuro?”

“si, qualcosa del genere…” sorrise lui, in quel sorriso rivide molto di Arren.

“non posso rivelarti molto mamma, rischierei di interferire con gli ordini che mi sono stati dati”

“Ho sempre pensato che avrei avuto un solo figlio, ma a quanto pare mi sbagliavo… quando arriverai?”

“non posso dirti nemmeno questo o rischierei di compromettere la mia stessa vita,”

“ma allora perché sei qui?!” Ariel era sempre più confusa.

“Tu e papà sareste potuti morire, Zia Casside non avrebbe compiuto quel gesto per difenderti e  Melody non sarebbe mai nata ed io nemmeno. Sono intervenuto personalmente influenzando il corso degli eventi a fin di bene”

Casside, Aris parlava di lei. Se lei non fosse venuta la strega li avrebbe sicuramente uccisi, se non si fosse frapposta nello scontro finale tra di loro avrebbe davvero rischiato di morire.

“le devo la vita” disse solamente lei.

Il tritone annuì mentre lentamente scompariva.

“come hai fatto ad influenzarla?” chiese ancora lei

“le sono apparso in sogno, esattamente come sto facendo adesso con te” lasciò la frase sospesa mentre lentamente la sua figura scompariva davanti ai suoi occhi.

“ti rivedrò?” gli urlò lei

Ma la sua figura era già scomparsa, troppo tardi per poter udire una risposta…

****

Ariel si svegliò, era stato tutto un sogno, non si era mai mossa dal suo letto, si girò su un fianco notando suo marito sveglio intento ad osservarla.

“cosa fai?” gli chiese sorridendogli

“penso.” Si avvicinò a lei facendo poggiare il suo capo sul suo petto. Aveva rischiato davvero di perderla, adesso voleva godere di questa felicità prima che qualsiasi altra cosa la distruggesse nuovamente.

La rossa non fece domande, piaceva anche a lei accoccolarsi in quella posizione.

“credo di aver vissuto abbastanza avventure” ridacchiò lei intrecciando le loro mani, ma lui era ancora pensieroso.

“stare qui a palazzo alla fine non è poi così male…” continuò lei giocando con la sua mano.

“poi adesso siamo anche diventati genitori”, Arren non le rispose, era come assente, perso nei suoi pensieri.

Alzò il capo per osservarlo, il suo sguardo era perso nella contemplazione del soffitto.

“oh scusa, hai detto qualcosa?” si ridestò lui.

“a cosa pensi? Non è da te essere così pensieroso…”

“scusa, hai ragione” le diede un bacio in fronte, poi sospirò.

“è tutta colpa mia…” disse poi a bassa voce. “ho davvero creduto di poterti perdere per sempre, ti guardavo dormire in quel letto d’ospedale e mi sentivo impotente. Tu eri lì che lottavi fra la vita e la morte ed io…”

Una carezza interruppe il difficile discorso che tentava di portare avanti, Ariel gli aveva asciugato una lacrima che silenziosa aveva preso a scorrergli lungo zigomo, sfuggita al suo controllo e di cui nemmeno lui probabilmente si era accorto.

“scusa” le disse tentando di tenere sotto controllo le sue emozioni, era un uomo non voleva farle vedere le sue debolezze, era lui che doveva darle forza e protezione.

La sirena lo strinse fra le sue braccia in un caldo contatto rassicurante, il quel momento era lei a rassicurare lui e non il contrario.

Si amavano ed era giusto che ognuno potesse contare liberamente sull’altro,

“Arren… non devi tenerti tutto dentro, hai passato da solo molti brutti momenti, adesso sono con te” gli accarezzò i capelli con fare materno, lo sentì dapprima irrigidirsi e poi sciogliersi del tutto abbandonando quel contatto per stringersi a lei più intensamente lasciandosi scappare qualche gemito soffocato.

“non so…se…ti…permetterò…di…avere…altri figli” le sussurrò con estrema fatica, era combattuto, non voleva dirglielo ma in quel momento si sentiva davvero al sicuro.

La rossa sgranò gli occhi alle sue spalle, allora non era solo per quello che era successo con Morgana che lui si colpevolizzava in quel modo, si sentiva anche in colpa per averla messa in quella condizione di ehm…gravidanza.

Era chiaro che lui si fosse tanto spaventato nel caso lei avesse rischiato di morire a causa delle complicazioni durante il parto però da qui a dire che non avrebbe dovuto avere altri figli…

“andava tutto bene, è stato per colpa della strega che ci sono state quelle…complicazioni” continuò in tono calmo.

“tanto non succederà più… inutile porsi il problema” controbattè risoluto sciogliendo l’abbraccio.

“ma…ma” lei era sconcertata, “non ti piacerebbe avere un altro figlio? Magari un bel maschietto.”

Si abbassò su di lei e le strofinò il naso con il proprio con fare giocoso “no! Mi bastate tu e Melody”

Lei si scansò, era seccata… non era giusto arrabbiarsi con lui anzi ciò le dimostrava il suo grande amore che nutriva nei suoi confronti ma se lei non avesse insistito allora Aris non sarebbe mai potuto venire alla luce!

“ho fatto qualcosa che ti ha infastidito?” le chiese mentre lei si voltava dall’altra parte del letto dandogli le spalle.

Lei non rispose.

“ehi” si avvicinò e la cinse da dietro.

“ti farò cambiare idea…” sussurrò lei “…prima o poi”

Il ragazzo rise, sapeva che se Ariel si metteva d’impegno poteva fargli fare tutto quello che voleva, ma anche lui aveva una forte volontà quando voleva e questa volta non l’avrebbe lasciata vincere, era irremovibile.

non credo proprio… però sarà divertente vederti provare”

Anche sul volto di Ariel comparve un sorrisetto, sarebbe stato davvero divertente vedere chi alla fine avrebbe vinto, dopotutto avevano entrambi la testa piuttosto dura ma in quanto a cocciutaggine a lei non la batteva proprio nessuno.

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti Ragazzi! Questo era l'happy ending della seconda serie di Another Ending, se volete avevo intenzione di pubblicare un capitolo extra, magari parlandovi  di Core e Casside e di come è finita la storia tra loro due, nell'attesa delle vostre recensioni lascio la storia da continuare ^.^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate apprezzato anche questa seconda stagione :D
A presto!

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


 “Melody! Azura! Ma dove vi siete cacciate?” la voce di Casside squillava per tutta la casa.

“Core, amore… ti dispiacerebbe darmi una mano?!” il ragazzo seduto sul divano a leggere un libro le sorrise sornione, lo chiuse di scatto poggiandolo poi sul tavolino lì accanto inchiodando i suoi occhi ametista in quelli di lei.

“dipende… io cosa ci guadagno…?” le disse con sguardo malizioso.

“l’ultima volta che hai detto così… sono rimasta incinta quindi…beh… per il momento un bel niente! E poi, una delle due pesti è anche figlia tua quindi…”

“ho capito, ho capito” disse alzandosi e sbuffando. Si avvicinò alla ragazza che dopo tanto tempo finalmente era diventata sua moglie “almeno un bacio me lo merito però…” le rubò un bacio a fior di labbra e si diresse con calma verso la cucina, poi a voce alta iniziò a parlare in maniera plateale.

“oh… che peccato che Azura e Melody non siano qui, dovremo mangiarci tutti questi biscotti al cioccolato” prese un recipiente e vi rovesciò dentro una caterva di biscotti con gocce di cioccolato. “tutti da soli” concluse.

Si sentì un gran rumore, poi tra le risa e le vocine stridule tipiche dei bambini piccoli, spuntarono di corsa le due bambine, Melody aveva già compiuto il suo terzo compleanno, mentre Azura avrebbe completato tra poco il suo secondo anno di vita. Quando Casside aveva scoperto di essere incinta, qualche mese dopo il matrimonio le era venuto un colpo, era svenuta non appena il test era risultato positivo, e quando Core era tornato a casa l’aveva trovata seduta sul letto circondata da una decina di test di gravidanza fai da te che blaterava qualcosa sul “Tutta colpa di Ariel” o “maledetti matrimoni” e così poco tempo dopo era arrivata Azura, una bambina dai capelli blu oltremare e gli occhi ametista, che avrebbe trovato nella sua cuginetta, Melody una valida alleata nel fare impazzire le loro mamme.

“Biscotti! Biscotti!” gridarono in coro le due bambine saltellando con le code colorate attorno al tavolo.

Casside le raggiunse e si buttò sulla sedia lì vicino. “sei identico a tuo fratello… in queste cose non vi batte nessuno!”

“credo sia un talento naturale” le sorrise porgendo alle bambine un biscotto a testa.

Casside fissò la sua nipotina mentre mordeva un biscotto con entrambe le manine paffute.

“perché mi guardi zia?”

Incredibile come quella bambina fosse identica ad Ariel, stessi occhi, azzurri come il cielo, stesso modo di parlare e muoversi, i capelli però così come il sorriso erano di Arren, Biondo oro che le cadevano a boccoli tutt’attorno.

“hai il musetto tutto sporco di cioccolato,” le si avvicinò con un tovagliolo e glielo ripulì amorevolmente. Ogni volta che la guardava ripensava a tutto quello che sua madre aveva passato prima di averla, a quel viaggio impossibile, a come aveva salvato suo padre, il coma e il parto. Nulla in quella gravidanza era stato sereno, la sua in compenso era stata tranquilla, i mesi erano passati in modo normale e poi era giunto il momento del parto in ospedale.

Mentre Core prendeva del succo di frutta dal frigo, il campanello di casa suonò.

“eccoli! Sono loro!” scattò in piedi lei non sentendo nemmeno la risposta di Core.

Si precipitò alla porta e l’aprì irruentemente.

“Allora?Allora?!” furono le prime parole che disse ad Ariel e Arren il quale aveva ancora il dito premuto sul campanello.

I due si guardarono negli occhi con una complicità tale da farle chiedere se anche lei un giorno avrebbe comunicato con Core a quel modo.

“possiamo entrare o ci fai rimanere sulla porta… cognata?” le disse Arren facendole l’occhiolino.

Era preoccupata, non tanto per Ariel, quanto per Arren e per come avrebbe preso la faccenda, in fondo Ariel, con cui aveva stretto una solida amicizia le aveva confidato segretamente che Arren non avrebbe più voluto avere altri figli…

Ma erano passati tre anni da allora, adesso entrambi erano più grandi e più maturi, per quanto Ariel fosse matura a 21 anni…

Non appena entrarono nella cucina, Melody abbandonò il 4 biscotto e corse incontro ai suoi genitori. Ariel la prese al volo e la mise in braccio.

“Mammina! Mammina!” gli ci era voluto un po’ ad abituarsi ad essere chiamata in quel modo, le prime parole che Melody disse, Mamma e a seguire Papà erano state accolte con lacrime di gioia.

“ti sei divertita Melody, o  hai fatto la monella?” le disse scoccandole un bacio sulla guancia paffuta e rosea.

“hai fatto disperare la zia almeno un pochino?” le sorrise complice Arren. I suoi 25 anni gli stavano a pennello, era diventato ancora più bello se possibile, portava i capelli sempre allo stesso modo, biondi ribelli, ma i suoi lineamenti erano più maturi senza tradire le sue espressioni ironiche e gioviali.

“giusto un po’”gli rispose Core facendo un cenno di saluto.

“dove siete andati? Perché non mi avete portata?” chiese con il faccino angelico la bimba.

“la mamma doveva andare dal dottore” le rispose il papà.

“perché mamma? Hai la bua?” le sue manine si posarono sul viso della ragazza, che sorrideva radiosamente.

“no tesoro… non ho la bua… il dottore mi ha detto che tra poco…arriverà un nuovo compagnetto per giocare con te.”

La bambina non capì bene sulle prime, ma poi scese dalle braccia e andò verso Azura a parlare.

“sentito Azura!? Avremo un nuovo compagnetto di giochi!” risero insieme e presero ad inseguirsi allegramente per la casa. I quattro adulti li lasciarono fare, Core e Casside guardavano Ariel e Arren con un misto di preoccupazione e gioia.

“ma quindi…?” lasciò la frase sospesa la sirena dai capelli arancio.

Arren prese Ariel per la vita e l’attirò al suo fianco. “si… a quanto pare alla fine ha vinto lei” sospirò rassegnato. Nella sua voce però, così come nella sua espressione non vi era tristezza, o rassegnazione, ma un felicità molto ostentata.

Ariel posò la sua mano su quella di lui che la stringeva, guardando ancora i presenti.

“io l’avevo detto che ero cocciuta…lo sapevi quando mi hai sposata.” Gli fece un occhiolino malizioso.

Arren rise.

“wow… incinta… di nuovo… wow…” rimase sconvolta Casside.

“sono felice per voi. Questa volta sarà una gravidanza più serena, potrete godervi a pieno tutti i bei momenti, insieme.” Concluse poi.

Core si avvicinò a Casside e le mise un braccio sopra la spalla.

“hai sentito amore? Tra poco saremo 2 a 1 … bisognerà darsi da fare per pareggiare” disse imitando l’occhiolino di Ariel.

Arren e Ariel risero insieme mentre Casside ribatteva con il suo tono acido che non l’aveva ancora abbandonata. “no grazie, una peste per casa mi basta e avanza… se hai tutta questa energia perché non monti quella famosa libreria che hai comprato mesi fa?!”

Risero tutti in coro.

“Ariel sarà meglio che tu ed io parliamo in privato… devi assolutamente rivelarmi come hai convinto Arren, potrei avere bisogno anche io dei tuoi consigli” continuò a ridere Core.

Arren avvampò d’imbarazzo stringendo di più la mano di Ariel.

“ah no… quelle sono cose nostre… dovrai trovare da solo la strada…” rispose lei, sorridendo guardando il marito.

C’erano cose troppo intime tra lei ed Arren da non poter mai essere rivelate agli altri, loro due condividevano le stesse paure, i segreti ed i desideri che nessun’altro poteva sapere, ormai era come fossero una cosa sola, Arren sapeva in anticipo quello che pensava Ariel ancor prima che lei glielo dicesse, le aveva sempre detto che riusciva a leggerla come un libro aperto, lei invece aveva sempre la parola giusta al momento giusto e anche se Arren non era proprio il tipo solitario e taciturno, quando accadeva sapeva sempre come risollevarlo, spesso bastava semplicemente un sorriso e una carezza altre volte solo un po’ più di tempo.

E di tempo per convincerlo ad avere Aris ce ne era voluto un po’, di certo non avrebbe mai fatto nulla contro la sua volontà, doveva essere voluto da entrambi, doveva nascere nuovamente dal loro amore, non da un capriccio. Ne avevano parlato, ne avevano discusso a lungo, ma lui aveva paura, paura di poterla perdere per sempre.

Era una di quelle cose che non passava con la semplice frase, “sta tranquillo io ci sarò per sempre.” No, era una paura fondata che lui aveva provato sulla sua pelle durante il suo coma. Qualche tempo dopo essersi risvegliata ed aver avuto Melody ogni tanto lui si svegliava nel cuore della notte e la cercava nel posto accanto al suo, aveva trascorso così tante notti da solo mentre lei era in ospedale che aveva bisogno di sentirla vicino per rasserenarsi, bisogno di sapere che quel posto al suo fianco era occupato da Ariel. Le prendeva la mano e poi si riaddormentava, quasi come un bambino, ma lei sapeva che dietro quel gesto c’era molto, molto di più che un semplice gioco.  

Dopo tutto quello che avevano passato insieme Ariel aveva deciso che la strategia migliore era quella di abbandonare momentaneamente il discorso riprendendolo poi più avanti, quando Arren si sarebbe rasserenato di più; avevano parlato molto, ed erano riusciti a trovare un punto d’incontro, lui le sarebbe stato accanto sempre, non l’avrebbe lasciata sola un istante, aveva il terrore che potesse succedere qualcos’altro.

Così, quando una bella mattina Ariel si era svegliata con un po’ di nausea erano andati insieme in ospedale, non avevano voluto provare i test fai da te, volevano avere l’emozione della notizia data da un medico. Quella mattina avevano lasciato Melody a casa di Casside, avrebbero potuto lasciarla a palazzo con le tate ma fare giocare la bambina in un ambiente che non fosse troppo regale, con la cuginetta gli era sembrata la cosa migliore.

Erano andati insieme in ospedale, atteso mano nella mano insieme il responso, baciati non appena ricevettero l’esito positivo.

Si erano abbracciati davanti a tutti. Tanto che alcuni gli chiesero se fosse il primo che aspettavano, ma nessuno poteva capire il vero perché della loro gioia.

Da lì in avanti ci sarebbe stato solo un radioso futuro per loro due, insieme. Per sempre.

Come sembravano diverse adesso per Ariel le cose, aveva una splendida persona accanto, Arren, che si prendeva cura di lei così come lei faceva con lui, che l’amava e rispettava e con cui aveva deciso di costruire un futuro insieme. Sembravano secoli fa in cui lei andava a stringere un patto con la strega del mare per andare sulla terra, adesso la sua vita era laggiù, con suo marito e sua figlia Melody, e in arrivo il piccolo Aris…
Ricordava ancora la prima volta in cui aveva conosciuto Arren; lei aveva il cuore a pezzi e credeva che non avrebbe mai potuto amare nessun altro come aveva amato Eric, era infelice della sua vita; odiava e amava allo stesso tempo il suo mare… dolce come casa propria ma che la teneva lontana da una vita che pensava voler condurre. Ma non si poteva andare contro la propria natura, semplicemente non voleva vedere l’evidenza. Voleva sentirsi diversa, speciale, e per fare ciò non le importava trasgredire le regole, compiere gesti folli… le importava solo seguire la sua cocciutaggine.

E poi aveva incontrato Arren, quasi il contrario di lei, riflessivo calmo e pacato, ma allo stesso tempo risoluto e determinato. Così diversi così simili.
l’amore era subentrato subito dopo, non poteva immaginare una vita senza la sua presenza, Arren era il sole che cercava, la luce irraggiungibile al di sopra delle onde del mare, caldo e accogliente, dolce e comprensivo. Passati già tre anni non aveva dimenticato nulla del loro primo incontro, del loro amore che ogni giorno andava rafforzandosi di più. Ogni notte quando si addormentava accanto a lui sapeva finalmente qual era il suo posto in quella vita, per sempre insieme, al suo fianco.

“ti amo” gli disse ad un tratto, apparentemente senza alcun motivo, ma entrambi sapevano che dietro quelle due parole c’erano così tante emozioni inespresse, parole non dette, che non c’era altro modo per esprimerle se non con le stesse due parole.

“ti amo” le rispose lui.

Adesso la sua vita era completa.

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

E così, siamo giunti anche alla fine di questa seconda serie, strano ma vero il tempo sembra volato dalla prima volta che creai il personaggio di Arren e tutta la cricca di amici, adesso Arren e Ariel hanno un posto nel mio cuoricino, assieme a tutti gli altri personaggi.
Spero che la storia vi sia piaciuta, che l’abbiate trovata una lettura piacevole o anche stesso che vi abbia solo fatto compagnia :)
Un saluto affettuoso a tutti quelli che mi hanno seguita e recensita, a voi dedico un saluto speciale!

Beh prima di diventare troppo sentimentale, vi saluto…. Alla prossima!

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