stay alive

di Princess Leila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Formula 3 ***
Capitolo 2: *** Resta Vivo ***
Capitolo 3: *** Come Back to me ***
Capitolo 4: *** You're my favorite one ***
Capitolo 5: *** Conferenza Stampa ***
Capitolo 6: *** Shut up ***
Capitolo 7: *** Love you when I'm drunk ***
Capitolo 8: *** It hurts too much... ***
Capitolo 9: *** He's a champion ***



Capitolo 1
*** Formula 3 ***


INFO: Missing Moments and a little bit of PWP

FORMULA 3

James Hunt parlava con il suo titolare di Formula 3 Alexander Hesketh. Aveva adocchiato un nuovo arrivato, un tipo singolare. Portava il broncio, espressione da acuto calcolatore, sul quel suo muso da topolino. Capelli castani e riccioluti gli incorniciavano il volto appuntito.
«Chi è il novellino, Alexander?» chiese James facendo segno con il mento in direzione del neofito.
«Niki Lauda, un austriaco»
«“Niki Lauda, un austriaco”» gli fece eco il biondo «Dov'è finito il vecchio Alexander Hesketh? Prima eri capace di fornirmi dati anagrafici, codice fiscale e gruppo sanguigno dei miei rivali in tempo record»
«Come mai ti preoccupi tanto per una matricola, James? Cosa c'è, non avrai mica paura di quello lì?»
Il pilota gli rivolse uno sguardo di fuoco «Io non ho paura» pronunciò quella parola con particolare sdegno.
«Bene, allora lascia perdere “faccia da topo” e concentrati sulla gara»
“Faccia da topo”. Un angolo della bocca di James si sollevò al pensiero di quell'epiteto, e ancora con lo sguardo fisso su Niki Lauda disse: «Sì, hai ragione...»
 
Niki Lauda era appena arrivato in Formula 3. Girava intorno alla sua macchina, sentendosi tutti gli occhi addosso: dopotutto, era l'ultimo arrivato.
La sua attenzione venne catturata da un pilota che vomitava sul bordo della pista. Niki si girò disgustato, roteando gli occhi.
Tuttavia, non poté fare a meno di guardarlo di nuovo poco dopo. L'uomo in questione era bello: alto, muscoloso, dai lineamenti duri e lunghi capelli biondi.
«Chi è?» chiese subito al suo assistente, assottigliando gli occhi, senza staccarli dal pilota. 
«James Hunt» rispose lui, con un suono simile a una risata di scherno. «Ma tranquillo, non mi sembra sveglio»
«Io sono tranquillo. Non mi spaventa mica una stupida testa bionda.» borbottò Niki, distogliendo finalmente lo sguardo da James Hunt.
 
 
Dopo aver sistemato la sua auto, Hunt si diresse verso i bagni. Un casotto verde a pochi metri dalla pista.
Spinse la porta e si diresse ai lavandini; stava per aprire l'acqua quando il cigolio di una porta che si spalancava destò la sua attenzione. Niki Lauda usciva da una delle toilet. I due piloti rimasero immobili, con gli occhi fissi in quelli dell'altro.
Il medesimo lampo di desiderio saettò nello sguardo di entrambi.
James si gettò impetuoso contro il suo rivale e lo sbatté contro il muro piastrellato del bagno.
I loro nasi si sfioravano ed i loro respiri affannati si mescolavano tanta la loro vicinanza. Hunt non resistette: premette le sua bocca su quella dell'austriaco, il quale non si sottrasse a quell'assalto improvviso, ma anzi, dischiuse le labbra e assaporò il gusto del biondo spaziando esperto con la lingua.
James gli stringeva i capelli nel pugno, li tirò affinché Niki inclinasse la testa all'indietro e cominciò a disseminare sul suo collo baci e morsi.
Lauda intanto esplorava con le mani il corpo di lui, gemendo dal dolore e dal piacere ogni volta che i denti di Hunt si chiudevano sulla tenera carne del suo collo in un gesto animalesco.
James trovò con la mano libera la zip della tuta di Niki, e impaziente tentò di tirarla giù. Incastrata. Bene.
«Merda» disse tra i denti con la bocca ancora sul collo dell'austriaco, il quale colse l'occasione e allungò la mano il tanto che bastava per raggiungere la chiave della porta e girarla nella serratura. Click.
James alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi di Niki con aria di complicità mista ad ammirazione per quel gesto. L'austriaco non attese oltre: cogliendo Hunt di sorpresa lo spinse contro la porta appena chiusa e iniziò il dolce supplizio di cui lui era stato soggetto poco prima. Saliva fino alla mascella del biondo disseminando baci e poi si fermava ad un centimetro dalla bocca per sentirlo sbuffare e poi ricominciava, questa volta succhiando fino a lasciargli dei segni, e poi addentava il labbro inferiore di Hunt facendolo gemere. Intanto lui armeggiava ancora col la lampo della tuta dell'altro, così Niki si fermò, i loro sguardi si incrociarono per un attimo e, con la mano sopra quella del biondo, lo aiutò a sbloccare la cerniera.
Intanto anche l'austriaco aveva afferrato la zip dell'altro pilota e l'aveva tirata giù senza che questa facesse resistenza.
James indossava una maglia bianca dallo scollo a V; Niki sentiva i suoi muscoli scolpiti premere sotto i palmi delle mani a ritmo del suo respiro affannato.
Non c'era bisogno di dire nulla, i loro sguardi valevano più di mille parole.
Niki eliminò gli ultimi strati di tessuto che li separavano, osservando il corpo di James.
L'austriaco abbandonò le labbra del biondo per scendere con la lingua sul suo petto, lasciava baci e morsi sui punti più sensibili, arrivando fin sotto le costole.
Ormai era in ginocchio davanti a lui. Bastò uno sguardo d'intesa.


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Capitolo 2
*** Resta Vivo ***


INFO: Missing moments

"RESTA VIVO"

Erano l'uno accanto all'altro, ognuno nella propria auto. I caschi ricoprivano i loro volti, tranne gli occhi, perennemente puntati sull'altro.
Niki sentiva l'adrenalina scorrere nelle vene: era quello l'effetto della corsa. Era sicuro che anche James fremeva, anche se c'era qualcosa di diverso questa volta.
Questa volta non correvano solo come rivali, ma come amici. Come amanti.
Niki gettò un ultimo sguardo a James, prima che la gara cominciasse. Voleva dirgli che nulla sarebbe cambiato, che lui lo avrebbe comunque stracciato, e James lo sapeva. Perché anche lui pensava la stessa cosa.
Questa volta un altro sentimento si era accostato alla solita eccitazione della corsa: la paura. Non solo per la pista bagnata e i rischi pratici, ma perché, per la prima volta, c'era qualcosa da perdere.
“È per questo che la felicità è un nemico. - pensò Niki - ti indebolisce, ti insinua dubbi, ti mostra che hai qualcosa da perdere.”
Questa volta, insieme alla vittoria, i due piloti speravano anche che l'altro stesse bene.
I loro sguardi si incontrarono ancora.
«Buona fortuna, stupido biondo.»
Anche se non gli vedeva la bocca, Niki poteva giurare che James sorridesse.
Automaticamente, sorrise anche lui.
«Buona fortuna, topolino.»
Poi partirono.
C'era una cosa che non si erano detti a parole, una tacita richiesta di sguardi e silenzi.
«Resta vivo.»


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Capitolo 3
*** Come Back to me ***


INFO: Missing Moments, Angst (non ancora quello vero, wait for it)

COME BACK TO ME

James correva. 
Correva, stavolta non con la macchina.
Il vento gli soffiava contro, gelandogli la pelle. I capelli biondi lunghi quasi fino alle spalle - non li tagliava da un po', ormai - ondeggiavano, gli occhi pizzicavano ai lati per il freddo.
Eppure nulla l'avrebbe mai distolto dal suo intento: arrivare da lui.
Avevano ricoverato Niki da ore, dopo l'incidente; non appena aveva potuto, James era andato da lui.
Arrivato all'ospedale, il pilota guardò l'edificio che aveva davanti. Si chiese se aveva davvero il coraggio di entrare, e di vedere Niki.
C'era un macigno sul suo cuore, che non si decideva a spostarsi: il senso di colpa.
Lui aveva convinto gli altri piloti a gareggiare quel giorno, e a rimetterci era stata la persona che se lo meritava di meno.
La persona a cui teneva di più.
James varcò la soglia, stringendosi nei vestiti. Indossava ancora la tuta, con sopra solo una giacca leggera. Si guardò intorno, imbarazzato, ma alla fine chiese di Niki.
Un'infermiera gli disse il numero della sua stanza, e lui andò via, senza lasciarle il tempo di chiedergli qualcosa.
Fuori la porta di suddetta stanza c'era Marlene, la compagna di Niki.
James pensò fosse inopportuno raggiungerla, perciò rimase in disparte, infondo al corridoio, sperando di riuscire a sentire qualcosa.
“Non ti azzardare a morire, topolino. - pensò, come se potesse parlare a Niki - non voglio perderti ora”
Non sarebbe mai riuscito a diventare quello che era senza Niki. Senza le sue continue frecciatine, sfide, che l'avevano spronato a continuare e ad impegnarsi di più.
James Hunt non amava - non davvero - eppure c'era qualcosa che lo legava profondamente a Niki.
Qualcosa che, per quanto volesse negarlo, era importante.
James scrollò la testa, non gli piaceva essere così sentimentale. 
Uscì dall'ospedale, promettendo che sarebbe tornato qualche giorno dopo per vedere Niki.
Ma non lo fece.
Perché faceva troppo male, e James non poteva permettersi di crollare.
Nonostante tutto però, non smetteva di pensare all'austriaco e al bacio che gli aveva rubato.
Ogni sua vittoria successiva fu anche per Niki.
Forse magari l'avrebbero spronato a svegliarsi e a tornare in pista.
A tornare da lui.


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Capitolo 4
*** You're my favorite one ***


INFO: Dal momento che siamo gente molto coerente e nello scorso capitolo avevamo detto che James non sarebbe andato a trovare Niki in ospedale, eccovi invece James che va da Niki in ospedale ;P. Missing Moments.

YOU'RE MY FAVORITE ONE

James aveva conservato il foglietto sul quale aveva annotato il numero di stanza di Niki. 237. Quel giorno si decise: sarebbe andato a trovarlo.

Comprò dei fiori, delle calle, e si avviò verso il triste edificio grigio.

La stanza era al terzo piano; percorse i reparti guardando i numeri sulle porte a destra e a sinistra. 230... 233... 235... 237.

La porta era socchiusa. James la spinse leggermente e guardò dentro. Niki era in piedi, con un casco in mano. Tentava di infilarselo.

Con un lamento straziante ci riuscì, ma il suo respiro affannato per lo sforzo appannò il vetro della visiera.

James entrò e Niki alzò di scatto la visiera per vederci meglio.

«James...» disse, nei suoi occhi la sorpresa risplendeva assieme alla gioia

«Niki...» disse l'altro. Riusciva a vederne solo gli occhi, ma era tutto ciò che gli serviva per sapere se stesse bene.

«Beh... credo di essermi incastrato»

James colse con un secondo di ritardo la tacita richiesta celata in quelle parole.

«Oh, certo» posò i fiori su di un mobile lì vicino e accorse per aiutare Niki.

Da dietro afferrò con entrambe le mani il casco e lentamente lo aiutò a sfilarlo.

Niki gemeva e James si fermava ad ogni lamento con il terrore di fargli male.

Dopo un verso particolarmente raccapricciante James lasciò il casco e non lo riprese prima che Niki gli dicesse: «Continua».

Finalmente riuscirono a sfilare quello scomodo indumento, ma Lauda non si girò subito verso James, anzi, rimase con la testa piegata verso il basso, il mento poggiato sul petto. Fu Hunt a girargli a torno e a porsi difronte a lui.

Lo spettacolo era alquanto raccapricciante: buona metà del volto era sfigurata, così come le orecchie, sulla fronte i segni del trapianto della pelle erano ancora molto evidenti, e la testa era fasciata da una garza bianca

«Lo so, sono un mostro...»

James sapeva che non lo avrebbe convinto che a lui non importava neanche con il discorso più convincente del mondo, così, con quanta più delicatezza poté, gli stampò un bacio sulle labbra. Un bacio lungo, che racchiudeva mille parole.

«Invece no, sei l'unico che conosco che dopo essersi bruciacchiato la faccia ne è uscito più bello di prima, topolino»

Niki gli sorrise, per la prima volta dopo un mese, e poi gli disse: «Lo sai che le calle sono le mie preferite, stupida testa bionda?»

«Il mio preferito invece sei tu».


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Capitolo 5
*** Conferenza Stampa ***


INFO: Introspettiva.

CONFERENZA STAMPA

Niki Lauda e James Hunt erano seduti ai lati opposti del tavolo durante la conferenza stampa pre-gara.
Niki aveva la testa fasciata e il volto per metà sfigurato. 42 giorni dopo l'incidente era già lì, seduto a quel tavolo con indosso la sua tuta rossa e un cappellino blu.
James sorrideva. Era felice, Niki era finalmente lì con lui. Alle domande dei giornalisti assetati di notizie però rispondeva con continue provocazioni al pilota. Voleva la sua attenzione, voleva che lo guardasse.
«Signor Lauda! Signor Lauda!» Gridò uno dei giornalisti «Sua moglie la ama ancora? Il suo matrimonio continuerà? Vorrei dire... Riesce ancora a guardarla in faccia?» Il silenzio calò nella stanza dove fino a quel momento c'era stato un trambusto assordante.
«Sa che le dico?» Disse Niki puntando un indice inquisitore verso l'uomo tarchiato «Vaffanculo»
James guardava il volto dell'amico. Era arrabbiato, ma anche profondamente ferito.
«La conferenza è finita» disse Lauda e si alzò per uscire dalla stanza.
Pochi secondi dopo tutti, come tante formiche che sgattaiolano fuori dal formicaio, si riversarono fuori.
James spintonava chi si trovava davanti, voleva correre da Niki. Ma poi lo vide, il tipo dell'intervista. Stava entrando in una stanza. James colse al volo l'occasione, entrò anch'egli e si chiuse la porta alle spalle.
«Signor Hunt! È un piace-» non ebbe il tempo di completare la frase che James gli aveva tirato un pungo. Poi un altro, e un altro ancora. Aveva le nocche sporche del sangue del giornalista; prese poi la cassetta sulla quale era registrata la conferenza e gliela sbatté violentemente sui denti, tirandogli un ultimo pugno.
«Chieda lei a sua moglie se la può guardare in faccia, ora».
Uscì sbattendosi la porta alle spalle. Ribolliva di rabbia. Doveva trovare Niki, chissà dove si era andato a cacciare quel topolino. Non importava, James l'avrebbe trovato e l'avrebbe confortato stringendolo tra le braccia come un bambino.
Il calcolatore, freddo, puntiglioso Niki Lauda aveva liquidato in maniera poco elegante e senza fare ricorso a calcoli e statistiche un giornalista. La situazione era incandescente. Ma James lo conosceva, aveva imparato a farlo, doveva solo trovarlo prima dell'inizio della gara. Così, con le mani ancora rosse, si diresse verso i box.



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Capitolo 6
*** Shut up ***


 INFO: Missing Moments

SHUT UP

Niki era da solo nel suo box, mentre si preparava per il Gran Premio d'Italia.
Sapeva che era rischioso - dopotutto erano passati solamente 42 giorni dall'incidente - ma la Formula 1 era il suo mondo, la sua vita.
Si infilò piano il casco, per provare se con le modifiche andava bene. Quando toccò la pelle trapiantata, la parte più delicata, si fermò, con un brivido. Però dopo si accorse che riusciva a metterlo. Gli stava.
Si guardò allo specchio: in quel momento sembrava il Niki Lauda di sempre, il campione mondiale. Il casco copriva il suo volto deturpato, lasciando scoperti solamente gli occhi. Attraverso quegli occhi però, si vedeva lo spettro del dolore per tutto quello che era successo.
“Dopotutto - pensò Niki, cominciando a togliersi il casco - le cicatrici ci rendono chi siamo.”
Nello specchio vide un altro uomo.
«Faccio io.» disse James, mettendo le mani su quelle dell'altro pilota, aiutandolo a togliere il casco.
Lo fece piano, temendo di fargli male, come quella volta in ospedale. 
«Va bene, James.» lo rassicurò Niki, sorridendogli nello specchio.
Quando il suo volto fu scoperto, Niki si voltò, quasi come se non sopportasse la sua stessa visione. E forse in parte era così.
«Ti ho già detto che stai meglio così, topolino?» rise James.
Niki lo fulminò con lo sguardo, con un sopracciglio sollevato, ma non riuscì a non sorridere. «Sei proprio un idiota.»
«Un idiota che diventerà campione del mondo.» lo apostrofò James.
«Ti piacerebbe, Hunt.» 
«Ah, sono tornato solo “Hunt”?» chiese l'altro, con il suo solito sorriso sghembo.
Spinse Niki contro il muro e gli si avvicinò.
«Pensavo che ora fossimo...Intimi.» sussurrò.
«Ti piacerebbe, Hunt.» ripeté Niki, ma stavolta la sua voce era smorzata a causa della vicinanza di James.
«Molto di più a te, Lauda.» ribatté lui. 
Poi si avvicinò alle sue labbra, ci soffiò sopra e...si allontanò.
Voleva fargliela pagare?
Niki sbuffò una specie di risata, pensando che fosse davvero infantile.
Lo prese per il colletto della giacca che indossava sempre e premette le labbra sulle sue.
«Visto che avevo ragione, Lauda?» rise James.
«Sta' zitto.» ordinò Niki, continuando a baciarlo. «Sta' zitto


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Capitolo 7
*** Love you when I'm drunk ***


INFO: Missing Moments. Il titolo è preso da una canzone di Mika (che amo).

LOVE YOU WHEN I'M DRUNK

Niki era seduto sul divano del suo appartamento, mentre si concedeva un po’ di sano riposo.
Da quando era tornato a correre, la sua vita girava solo intorno alla vittoria di un secondo Campionato Mondiale. Certo, adesso l’impresa era più facile, perché il suo più grande rivale si era ritirato.
James.
Si ricordava ancora il loro ultimo incontro, prima che lui salisse sull’aereo, e il dolore del sapere che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto. Non l’avrebbe nemmeno più baciato.
Si sentiva in colpa, ma ogni volta che stava con Marlene – la moglie che gli era sempre rimasta accanto – riusciva a pensare solamente a James. Immaginava di infilare le mani nei suoi capelli biondi, di mordere le sue labbra, di baciare quel sorriso sghembo che compariva sul suo volto ogni volta che stavano insieme.
Ma non poteva sconvolgere così la sua vita, né tantomeno quella di James o di Marlene.
Chiuse gli occhi, sperando che un giorno avrebbe smesso di sognare un pilota dai capelli biondi.
 
***
 
«Marlene!» chiamò Niki, ma la donna era uscita.
Sbuffò, passandosi una mano tra i capelli che stavano crescendo sempre di più, fino a coprire buona parte della fronte trapiantata – ma forse dopotutto era meglio così.
Rispose al telefono che squillava da un po’, chiedendosi chi fosse a chiamare. Non si poteva proprio dire che avesse molti amici.
«Pronto?» chiese, non conoscendo il numero.
Dall’altra parte sentì un respiro che si spezzava.
Attese in silenzio.
«Non pensavo che avresti risposto.» disse una voce fin troppo familiare.
«James?» mormorò, anche se era solo in casa. Si sedette, perché ormai gli tremavano le gambe.
«Vedo che non ti sei dimenticato di me, topolino.»
«E come potrei?» – si maledisse per averlo detto senza pensare
«Niki…mi manchi.»
James aveva abbassato la voce. Niki sospirò, triste.
«James…dobbiamo dimenticare…»
«E come potrei?» rise lui, ripetendo le sue parole di poco prima.
Niki si maledisse di nuovo, ma non rispose.
«Come potrei semplicemente far finta – continuò James – che tutto quello che c’è stato tra di noi non sia mai successo? Io ero felice con te, Niki, non sono mai stato molto felice, sai?»
Lui rise. James non era un tipo sentimentale. «Sei ubriaco, per caso?»
«Diamine, Lauda, non prendermi in giro!»
Voleva sembrare arrabbiato, ma Niki era convinto che stesse sorridendo.
«James, devo andare. Forse- forse è meglio se non chiami più.»
«Oh…va bene. Solo- è stressante non poter nemmeno parlare con l’uomo di cui mi sono innamorato perché-»
«James Hunt» lo interruppe Niki «Hai appena detto che mi ami?»
«Penso di averlo fatto.»
Silenzio.
«Ma non conta, perché ovviamente non provi la stessa cosa.»
«Oh James, ti prego» disse lui, frustrato. «Ovviamente ti amo anch’io, ma non posso. Ti prego, devi lasciarmi andare. Devi lasciarmi lasciarti andare. E’ meglio per tutti.»
«Sì, hai ragione…»
James non attaccò.
«Cosa c’è?» chiese Niki.
«E’ che- non mi ricordo nemmeno il nostro ultimo bacio.»
Lui rise. «Eravamo in pista. Sei entrato di corsa nel mio box, prima che la gara iniziasse. Mi hai sfilato il casco e ci siamo baciati. – Niki esitò – Ora devo andare.»
«Ciao, Niki Lauda.»
«Addio, James Hunt.»



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Capitolo 8
*** It hurts too much... ***


INFO: Missing Moments, Angst.

IT HURTS TOO MUCH

Quei fiori. Rossi, come la sua auto, la "cassa da morto su ruote"; come il fuoco, che Niki conosceva tanto bene; come le luci che annunziavano l'imminente partenza; come le lacrime di sangue che avevano solcato le guance del pilota alla triste notizia.

La bara, di legno di noce, era posta davanti all'altare. Le luci nella chiesa erano soffuse e le fiammelle delle candele danzavano sole, tetre.

Le campane suonarono, rintocchi lenti, tra l'uno e l'altro soltanto un'eco rimbombante, straziante.

Sulle panche la gente sedeva, gli occhi bassi, attendendo la triste omelia.

C'era un cavalletto di fianco all'altare marmoreo, sopra una foto. James sorrideva, i denti bianchi e splendenti rilucevano beffardi in un sorriso a metà.

Il prete iniziò a parlare: «Siamo qui riuniti per celebrare e mantenere vivido il ricordo di James Hunt»

Una fitta al cuore sorprese Niki Lauda, seduto in una delle ultime file nella cappella. Non doveva piangere. James non avrebbe voluto.

Il lugubre suono dell'organo e i laconici e tristi canti intonati dal coro contribuivano a spingere sempre più a fondo il punteruolo che trafiggeva il cuore di Niki.

Non seguiva più le parole del parroco, l'unica cosa che riusciva a fare era strizzare forte gli occhi, nel tentativo di attenuare quello che era ormai un dolore fisico.

D'improvviso il suo sguardo si fece fisso e vacuo. Fuoco. Vedeva fuoco attorno a sé. I suoi incubi notturni avevano cominciato a tormentarlo anche da sveglio.

Riviveva quei momenti, reali come non mai, reali come le sue urla “JAMES! JAMES!” aveva gridato prima di svenire e di essere avvolto dalle fiamme; e così ora, provava le stesse sensazioni. Poteva quasi sentire l'odore della pelle bruciata soffocarlo insieme alle ceneri. Ma ora James non l'avrebbe salvato.

Niki sbatté le palpebre più volte velocemente, per risvegliarsi da quella trans. Tutto questo faceva troppo male. La visione della foto di James di fianco alla sua bara era divenuta insopportabile. Ora l'aria gli mancava davvero. Non resistette più. Si alzò e attraversando la navata corse fuori. Troppo male... Gli occhi bruciavano, le lacrime rigavano le guance. Copiose.

Niki corse, corse fino allo sfinimento. Era giunto in un prato. Il prato. Quasi si trascinò sino all'albero di noce lì vicino; poggiò la schiena al tronco, rovesciando la testa all'indietro.

Nessuno l'avrebbe più chiamato "topolino"; nessuno l'avrebbe più guardato, con quell'aria di sfida e di estrema devozione, prima del familiare guizzo di bandiera a scacchi; nessuno l'avrebbe più baciato, sotto la pioggia, riparati soltanto dai frondosi rami di un albero di noce; nessuno l'avrebbe più amato come solo James aveva saputo fare.


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Capitolo 9
*** He's a champion ***


INFO: Missing Moments, Angst.

HE'S A CHAMPION

Era passato quasi un anno. Un anno senza di lui. Niki aveva appena oltrepassato il lugubre cancello in ferro battuto del cimitero.

Ormai sapeva bene dove fosse la tomba di James, andava lì quasi tutte le settimane.

Eccola, di marmo bianco, la sua foto incorniciata attaccata sopra l'iscrizione del suo nome:

James Hunt

1947-1993.

Niki era a qualche metro dal loculo, altri erano lì a fare omaggio al pilota: una mamma col suo bambino.

Il piccolo si era fermato proprio davanti alla tomba di James, in mano aveva una macchinina rossa.

«Lui è Hunt, Tommy. È stato uno dei più grandi piloti della storia. È un campione del mondo, sai?»

«Wow, voglio diventare come lui da grande!»

La donna si era già incamminata e il bambino la seguiva, un secondo più tardi però, senza che lei se ne accorgesse, tornò indietro e lasciò la sua macchinina proprio sulla tomba di James; le diede un ultimo sguardo e poi corse per raggiungere la madre.

Una lacrima, calda e salata, aveva solcato il viso di Niki.

Si avvicinò. La macchina era una formula 1.


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