The half-breed and the bastard

di _Anaiviv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The tavern ***
Capitolo 2: *** Da Vinci? ***
Capitolo 3: *** The book. ***



Capitolo 1
*** The tavern ***


-Zoroasto! Pensi di voler dormire ancora per molto?-
Suoni indefiniti affollavano la mia mente, rendendomi ancora più confuso.
Dove mi trovavo?
Ero talmente intontito da non riuscire a mettere a fuoco la vista e a vedere un palmo dal mio naso.
Ci vollero ancora pochi secondi prima di capire che ero in una taverna, il forte odore di vino era inconfondibile.
Ma che giorno era? Che ore segnava il sole? E perché ero nella locanda di… no, in realtà di chi fosse il locale non mi era ancora chiaro.
-Diamine Zoroastro, svegliati!- qualcuno mi scosse violentemente, facendomi perdere quel poco di equilibrio che mi era rimasto e cadere rovinosamente a terra. Potrei dire che quella botta mi aveva fatto prendere di nuovo coscienza, o almeno quella che bastava per capire finalmente in che situazione mi trovavo.
Le tavole di legno dei tavoli erano sudice di alcol, emanavano un odore nauseabondo, e trattenni a stento un conato di vomito quando scoprii che anche io avevo lo stesso odore.
-Ah, amico mio. Hai bisogno proprio di un bel bagno caldo! O forse due.. questo odore non si toglie mica facilmente!- un uomo mi alzò lentamente da terra e portò il mio braccio attorno al suo collo, lo guardai per molti secondi prima di capire chi fosse.
-Per la miseria Leonardo! Siamo nella stagione calda! Una nuotata in un fiume toscano sarà molto più gradevole!- risposi sbuffando verso il volto del mio amico che mi stava trascinando a peso morto tra i tavoli della taverna.
-Zoroastro, siamo in pieno inverno. L’acqua dei fiumi è gelida. Sei davvero ubriaco..-
Inverno? Eppure faceva così caldo.
-Ah, allora me lo fai tu il bagno?- gli risposi completamente inconsapevole di quello che stessi dicendo, insomma, se proprio dovevo essere aiutato a lavarmi non l’avrei chiesto mica a lui, ma a una bella donna. Mentre lo sentivo ridere sommessamente (forse ero davvero in pessime condizioni) mi accorsi di non avere più neanche un fiorino in tasca.
-Leo.. dove sono i miei soldi?-
-Tutti spesi in donne e vino amico..- mi rispose ancora più divertito. Si stava prendendo gioco di me?
-Guarda che quando ti becco fumare quella cosa all’oppio ti trovo in condizioni ancora peggiori.- questa volta ridemmo entrambi quando uscimmo dal locale e finalmente potevo respirare aria fresca.
                                                                                   ***
Erano alle porte di Firenze, stanchi per il viaggio, ma felici perché era finalmente finito.
Alcuni uomini erano a cavallo, Costanza degli Albizi1 e suo marito, giungevano in una carrozza trainata da quattro cavalli di razza pura, mentre altri soldati accompagnavano il piccolo corteo a piedi, portando sulle loro armature lo stemma della nobile famiglia fiorentina.
Le dame di corte della duchessa, invece, sarebbero arrivate nel tardo pomeriggio.
Tutte, tranne una.
Beh, definirla dama era inappropriato. Era una fedele amica di Costanza, questo si.
Accompagnava la carrozza in sella a un cavallo nero, nero come i vestiti che indossava. Ma non si trattava di abiti eleganti.
I pantaloni erano stracciati, mentre la pelle della sua giacca copriva le braccia lasciate scoperte da una camicia di cotone le cui maniche erano state strappate, forse per comodità.
Sicuramente non era una dama.
                                                                                         ***
-Leonardo...-
Un suono flebile uscì dalle mie labbra, mentre lui mi aiutava a camminare per le strade di Firenze. C’erano poche persone in giro per la città, ciò significava che era appena terminata l’ora del coprifuoco.
-Si?- la sua voce, invece, sembrava affaticata. In effetti non doveva essere facile trasportare un peso come il mio. Ero così stanco.. ma quanto avevo bevuto?
-Quanto…?- non mi lasciò finire la domanda, evidentemente aveva già capito. Come sempre d’altronde.
-Antonio mi ha detto che avevi intensione di vincere una scommessa..- si interruppe per qualche secondo, eravamo appena arrivati alla sua bottega. Si accertò che riuscissi a mantenermi in piedi da solo, quindi si staccò da me con un sospiro di sollievo e aprì la porta, poi continuò -Quindi ti sei scolato alcune bottiglie di Chianti e…
-Hai detto Chianti?!- sgranai gli occhi e ci misi qualche secondo prima di realizzare, quanto avevo speso? Una bottiglia di quel vino costava un fracco di fiorini! Leonardo scoppiò a ridere, profondamente divertito del mio fare sorpreso.
-Il vino l’ha offerto Antonio per la scommessa.- disse lui entrando dentro e facendomi cenno di fare lo stesso. Chiuse la porta alle nostre spalle ed iniziò a spalancare le finestre, c’era odore di muffa in quella stanza.
-Ah..- sospirai sedendomi affianco al tavolo da lavoro del maestro -Ma almeno ho vinto?-
Lui si avvicinò a me e posò sul tavolo due fiorini.
-Ecco quanto è rimasto della tua vittoria.
Feci girare le monete sulle mie mani, soddisfatto dell’esito della mia gara. Non era la prima volta che affrontavo queste sfide, e che spendevo cifre assurde. E nonostante vincessi sempre, tornavo con ben poco a casa. Fortunatamente lavorando per Leonardo come assistente, era lui a pagarmi i viveri e affitto in cambio del mio aiuto. E devo ammettere che molto spesso mi consegnava una paga a dir poco generosa. Infondo, siamo amici da tempo ormai..
-Sai.. dovresti smettere con queste stupide gare. Insomma, potrebbero avere ripercussioni non indifferenti sulla tua salute e inoltre…- non finii di ascoltare, però, l’ennesima predica del mio amico, perché mi ero addormentato sfinito sul tavolo.
Ero in una piazza,la luce era quasi accecante, probabilmente stavo solo sognando. Mi piacciono i sogni, riesco sempre a fare ciò che voglio e a modificarne l’andamento. Una volta, in uno di questi, riuscii a far sborsare a Leonardo i soldi per acquistarmi una decina di dolci, lui non me li fa mai mangiare..
Comunque, intorno a me non c’era niente.
“C’è nessuno?” chiesi a vuoto, e non ebbi risposta.
Ma all’improvviso sentii delle urla.
Mi girai di scatto.
Vidi un uomo armato di spada e una ragazza. Lui gridava furiosamente, lei invece restava muta, prigioniera di colui che la stava minacciando con una schiavona2.
Non riuscivo ad identificare i loro volti.
“Ditemelo! Confessate!” cosa? Cosa dovevo dire?
Anche se l’uomo si stava agitando, la ragazza era immobile. Non chiedeva aiuto. Sembrava stesse fremendo di paura.
Nonostante non vedessi bene, era rosso per la rabbia e riuscivo addirittura a vedere le vene sul suo collo, tanto che era potente la sua voce. Oltre a noi non c’era nessuno, eppure ero sicuro che non si stesse rivolgendo a me, sembrava che stesse parlando con qualcuno che evidentemente non vedevo.
“Parlate! O la ragazza morirà!” non sapevo chi fossero, né tantomeno cosa stesse accadendo, ma non feci in tempo a chiedere spiegazioni, che lui le affondò la lama nello stomaco.
Sperai che la ragazza non fosse morta, non saprei dire perché. Di solito mi bastava sperare per cambiare le sorti di un sogno. Ma fu diverso. Questa volta non funzionò. Per la prima volta non riuscii a controllare la mia mente. L’uomo misterioso corse via, sparendo nel nulla. La donna, invece, giaceva a terra, in una pozza di sangue, senza vita.
Sobbalzai al momento del mio brusco risveglio, stranito da ciò che avevo sognato poco prima. Chi erano quei due? Cosa voleva sapere quell’uomo?
Forse era solo troppo alcol.
In quel momento mi accorsi che qualcuno stava bussano alla porta. Mi avviai verso quest’ultima massaggiandomi gli occhi e aprii la porta della bottega.
Per un attimo ho creduto di esser di nuovo in un altro sogno, ma questo non era macabro e pieno di sangue.
Non era bella normale, ma di quella bellezza che abbaglia3.
Una ragazza si celava dietro la porta della bottega.  
Sono stato con molte donne nei miei venticinque anni di vita, dalle più giovani alle più longeve, ma come lei non ne avevo mai viste.
Eppure il suo era un viso stranamente familiare.
 -Madonna, cosa posso fare per voi?- controllai la mia voce per farla apparire seria, seducente. Quel tono funzionava con tutte.
-Cerco il Maestro Da Vinci, messere.- le sue parole lasciarono la sua bocca rosea senza intoppi. La invitai ad entrare e ad accomodarsi su un divanetto nello studio dell’artista.
-Leonardo! Vieni qui!- chiamai ad alta voce, poi mi guardai intorno notando il disordine infernale nella stanza -Perdonate la confusione, ma il Maestro non bada all’ordine dei suoi schizzi..- le parole erano accompagnate dai miei gesti maldestri, intenti a mettere a posto la stanza, che le strapparono qualche sorriso.
-Si, quando ho chiesto di lui me ne hanno parlato. Anche se, dalle descrizioni della sua bottega, la immaginavo piena di cadaveri dissezionati.- disse prima di incominciare a ridere. Come sapeva degli studi di Leonardo? Chi gliene aveva parlato?
Non feci in tempo a chiederle altro, che Leonardo irruppe nella stanza correndo.
-Zorastro non è momento! Devo andare al palazzo e..- prima che di terminare la frase si accorse della ragazza che, in quel momento, si era alzata. Anche lui, come me, restò stupito dalla sua bellezza, ma soprattutto dal suo abbigliamento. Indossava delle braghe di un colore molto scuro, una camicia di cotone e una giacca di pelle nera e degli stivali dello stesso colore. In contrasto con la sua carnagione chiara e gli occhi di un verde brillante. Identici a quelli di Leonardo, se non più belli.
-Ehm.. non sapevo di avere visite. Chi siete, madonna?- Leonardo sorrise alla ragazza che si avvicinò di qualche passo, accompagnata una risata fragorosa.
-Ah, Leonardo! Ti credevo meno ligio alle buone maniere.- il suo sorriso, però, si spense poco dopo, quando vide l’espressione  stranita del suo interlocutore -Non sapevi che a breve sarei giunta qui a Firenze?
-Perdonatemi madonna, ma non mi è stato riferito niente.. -rispose  lui, evidentemente confuso.
-Immagino che a questo punto non tu sappia neanche chi sia.- il suo sguardo si irrigidì.
-No, infatti. Ci siamo per caso incontrati e non rammento di voi, per caso?-
La donna restò immobile per un momento, vidi nei suoi occhi un lampo di rabbia improvviso, che si dissolse in un nervoso sorriso.
-No, come pensavo… va’bene, non importa. Buona giornata signori.-
Bizzarro. Anzi, semplicemente assurdo! La ragazza uscì dalla bottega e si avviò per le vie della città.
Cercai di attirare l’attenzione del mio amico, che però era già sulle sue orme.
-Seguiamola!- mi disse, per poi iniziare a camminare a passo svelto alla ricerca di quel volto che aveva destato in lui grossa curiosità.
-Ma il tuo incontro con i Medici?
-Aspetteranno!
Detto questo, lo seguii anche io. Infondo, avrei fatto di tutto per portarmi a letto quel bel visino.
 
Note:
1: “piccola” licenza poetica.. Costanza degli Albizi è un personaggio di mia invenzione, ma suo padre, Luca degli Albizi (morto da poco rispetto al tempo del racconto) è realmente esistito.
2: Una spada tipica del tempo, molto resistente e veloce, quindi anche molto costosa (stando alle fonti del gioco Assassin’s Creed)
3: “Non era bella normale, ma di quella bellezza che abbaglia” è la citazione di un rapper italiano, la trovo una frase bellissima e ho voluto metterla a tutti i costi
Angolino dell’autrice
Salve a tutti! Per prima cosa voglio dire che avevo già pubblicato questa storia. E anche più volte hahah, spero che questa sia quella buona!
Innanzitutto volevo ringraziarvi, perché se siete arrivati fino a qui siete stati fantastici.
Seconda cosa: mi reputo ancora una “scrittrice” un po’ inesperta, quindi non vi aspettate una storia molto lunga o cose simili.
Poi non ho intenzione di inserire tutti i personaggi (o dar loro la stessa importanza/ruolo che hanno nella serie TV; mentre, per quanto riguarda gli eventi narrati, molti di questi saranno di ma invenzione o comunque diversi dalla trama della serie).
Detto questo spero che continuiate a leggere questa fic, e sarei davvero felice se lasciaste anche un vostro parere :3
Alla prossima!
p.s. se avete qualche consiglio da darmi per quanto riguarda la punteggiatura che introduce i dialoghi, pensieri o parti in terza persona, sarò ben lieta di ascoltarvi. Ad esempio sono indecisa se usare i trattini o le virgolette per introdurre un discorso diretto. Aiutatemi pls!
 

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Capitolo 2
*** Da Vinci? ***


Riuscimmo appena in tempo a scorgere la folta chioma riccia di quella misteriosa ragazza prima che si addentrasse nel bel mezzo della folla.
Camminava molto veloce, quasi ci affaticammo per stare al suo passo, dovevamo proseguire a debita distanza per non farci scoprire (ed avevamo rischiato parecchie volte). Non solo era necessario tenere gli occhi ben aperti, ma bisognava esser pronti a recuperare il tempo perso a nasconderci nei vicoletti per non essere beccati.
Ma dopo all’incirca dieci minuti, la perdemmo di vista. Non volevo rassegnarmi all’idea di non poterla più vedere, anche perché doveva trattarsi sicuramente di una forestiera, perché insomma, un personaggio del genere doveva per forza risultare conosciuto da me o dal mio amico artista.
Decidemmo che la cosa migliore da fare sarebbe stata recarci alla dimora dei signori di Firenze, Lorenzo non amava i ritardatari.
Leonardo quel giorno avrebbe potuto finalmente presentare i nuovi progetti delle sue armi; aveva ottenuto quell’udienza con la scusa di dover dipingere il ritratto della favorita del Magnifico, Lucrezia Donati (e avrei potuto giurare che l’uso di quella scusa non gli dispiacque  affatto).
Così, una volta aver stipulato il contratto per la commissione del dipinto, egli avrebbe approfittato della vicinanza con Lorenzo per mostrargli le sue spingarde, geniale no?
Entrammo nell’edificio giusto un attimo prima che iniziasse a piovere. Non ho mai amato molto la pioggia.
Passò poco tempo prima che un servo comunicasse al mio amico che Lorenzo fosse pronto ad accoglierlo, così quando Leonardo si allontanò, andai alla ricerca di un posto dove sedermi, ero davvero stanco.
Nel frattempo vidi camminare poco distante da me quel bastardo di Ser Piero Da Vinci, padre di Leonardo, che come al solito mi osservò con disprezzo (beh in fondo guardava tutti così, persino suo figlio), senza preoccuparsi di darlo a vedere o meno. I suoi passi procedevano spediti, infatti in pochi secondi, fortunatamente, scomparve dalla mia vista, entrando in una stanza lì vicino. Ero quasi convinto che non gli fossi mai andato a genio per tanti motivi, anche l’avere origini turche veniva visto da lui come uno dei miei tantissimi difetti.
Poco importava, infondo quell’odio gli era ampiamente retribuito.
Sembrava esser passata un’eternità da quando Da Vinci era andato via, ma finalmente fece capolinea fuori dalla stanza in cui sembrava esser sparito.
Mi preoccupai quando vidi il suo volto cupo, pensavo che qualcosa fosse andato storto, così subito chiesi spiegazioni.
-Ha accettato!- esultò a voce bassa, con un sorriso vittorioso stampato sul viso. Per la miseria, perché considerava strettamente necessario farmi venire un colpo invece di darmi subito la vera e bella notizia?
Lo spinsi con una mano, facendolo barcollare per un istante, ma poi iniziammo a ridere entrambi. Non sapevamo, però, che l’avventura  che stavamo per iniziare, era ben più interessante delle nostre aspettative.
-Zoroastro guarda!- sussurrò il mio amico mentre mi tirava per la giacca dietro una colonna, mentre con lo sguardo mi indicava un punto sulla scalinata principale.
Completamente fracida, si accingeva a salire le scale, cercando si non scivolare sull’acqua che gocciolava dal suo stesso corpo, la ragazza che si era presentata alla bottega. A giudicare dalla sua espressione sembrava seccata, e anche parecchio buffa; sorrisi quando la vidi agitarsi nell’intento di scrollarsi un po’ d’acqua da dosso. Anche i suoi capelli erano zuppi, apparivano molto più lunghi e scuri.
Gli feci segno di seguirla quasi immediatamente, così, appena ne avemmo l’occasione, ci muovemmo per non perderla di vista di nuovo. Ci fermammo giusto in tempo, quando all’improvviso vedemmo che di fronte a lei c’era Piero. Leonardo divenne particolarmente curioso quando li sentì parlare. Dalla nostra posizione riuscivamo a vedere entrambi, ma lei ci dava le spalle. Beh, dovevo ammettere che aveva un fondoschiena formidabile.
-Che diamine ci fai qui!?- esordì l’uomo con fare minaccioso, dedussi quindi che già si conoscevano. Continuammo ad origliare.             
-Vi avevo detto di avvisare vostro figlio della mia visita! Vi avevo scritto una lettera!- la voce di lei era seria e pensai che, dal modo in cui pronunciava quelle parole, traspariva la stessa rabbia che vidi nei suoi occhi alla bottega di Leonardo.
-Sai benissimo che fine fanno le tue lettere, Alessandra.-
Anche la voce del padre era altrettanto seria, ma dal suo tono traspariva la più totale indifferenza.
Non avendo la possibilità di osservare il volto di lei all’udire di quelle parole, provai ad immaginare i muscoli del suo viso contrarsi per la rabbia.
-Siete uno stolto! Un vigliacco! Non avete il minimo rispetto neanche..- le parole furono interrotte bruscamente da un rumore. Piero le aveva appena dato uno schiaffo in pieno viso. Potevo sentire quasi il pizzicore, il dolore sulle mie stesse guance. Istintivamente portai una mano sulla gota, massaggiandola come se il ceffone l’avessi ricevuto io.
-Non posso prestare troppa attenzione ad una bastarda come te, te l’ho già spiegato troppe volte..- il suo tono di voce si abbassava man mano che parlava, e dopo una piccola pausa continuò -.. sono un notaio importante, io. Un uomo d’affari. Non lascerò che una figlia illegittima, quale sei, possa mettere a repentaglio la mia reputazione. E sta lontana dai Medici! Non bastava quello sciagurato di tuo fratello tra i piedi!-
-Non potete dirmi cosa fare! Se per voi sono la “figlia di nessuno” non siete autorizzato a darmi alcun ordine!-
La  conversazione si accendeva sempre di più, ma non prestai attenzione alle scottanti parole che si stavano scambiando i due nei corridoi del palazzo. Ero rimasto allibito da ciò che avevo sentito pochi istanti prima, e non posso neanche immaginare lo stupore di Leonardo all’udire di quei discorsi. Lui quasi sbiancò in volto. Si alzò repentinamente dirigendosi verso di loro, non feci in tempo a fermarlo per dirgli di pensare prima di agire. Ma non sembrava un limite che potesse fermarlo.
Non lo seguii, mi limitai a seguire la scena dalla posizione in cui mi trovavo.
-Padre…- iniziò lui. Era la prima volta che lo vidi parlare al padre con esitazione, immaginavo che la notizia l’avesse scosso parecchio. Era davvero sconvolto, come poche volte in vita sua. Piero guardò prima la ragazza, Alessandra, e poi tornò al suo primogenito. Certo che era una strana parola quella, pensavo che uno come il notaio non avrebbe mai e poi mai avuto un secondo figlio.
-Leonardo, sta fuori da questa faccenda!- gli intimò l’altro, avvicinandosi a lui.
-Queste vostre parole mi hanno mai fermato?- gli rispose il figlio scoppiando in una fragorosa risata, quasi a dispetto del padre, che tentava di non dare troppo nell’occhio. La sua aria sconvolta era scomparsa in un batter d’occhio.
-Ci mancava solo che due piaghe della società come voi si incontrassero!- sbottò Piero fissandoli entrambi. Ci fu qualche istante di pausa, sembrava si fosse incantato -E non posso sopportare che entrambi siate qui a rovinare tutto ciò che la mia famiglia ha ottenuto!-  
-Adesso che mi ci fate pensare, vi siete impegnato davvero tanto affinchè noi non ci incontrassimo, complimenti. Insomma, dopo la scomparsa della vostra schiavetta avete pensato bene di dividerci, nella speranza che non facessimo danno rilevante alla vostra magnifica ed importante persona. Secondo me avreste fatto a meno anche di Leonardo, ma vi serviva lo stesso qualcuno che prendesse in eredità i vostri beni, padre. E finchè quella poco di buono di vostra moglie non vi darà un legittimo erede…- la risposta del padre non tardò ad arrivare. Un secondo schiaffo fu dato alla ragazza, ancora più forte del primo. Mi irrigidii a quella vista, serrai i pugni cercando di contenere l’istinto di vendicarmi per lei. Anche Leonardo ebbe più o meno la stessa reazione, che manifestò spostandosi leggermente più avanti, come a voler proteggere la sorella. Che pensiero strano, Leonardo aveva una sorella!
-Tranquillo Leonardo, l’unica cosa che può fare è ricorrere alla forza.- gli disse ghignando, beffeggiandosi della dimostrazione di eccessiva rabbia da parte di Piero.
-Voi siete soltanto il frutto generato da una schiavetta nella qualche ho gettato un po’ del mio seme. Chiamarvi eredi sarebbe il colmo!-
Non solo erano fratelli, ma addirittura nati da uno stesso parto! “Separati dalla nascita” letteralmente, ecco perché il volto della fanciulla mi sembrava così familiare. Ma la loro somiglianza si limitava solo a qualche lineamento del viso. Se li avessi visti per strada non avrei mai pensato che potessero essere gemelli.
-Padre, ascoltate..-esordì infine Alessandra, con una calma disumana nella sua voce, anche se il ghigno persisteva sul suo volto – mi ha alquanto stancata questa infinita discussione. Quindi, se mai doveste vedermi al palazzo, e se mai questo dovesse darvi così fastidio.. fate finta di non conoscermi.- e un lieve inchino, si congedò lasciando suo padre a bruciare di rabbia.
 La guardai passarmi accanto, mentre i due uomini stavano ancora discutendo su quella questione. Ma ormai la mia attenzione era altrove.
Avanzò ancora di qualche metro, per poi voltarsi verso di me sorridente.
-Perdonatemi messere, per la spiacevole scena alla quale avete assistito.- era decisamente tranquilla, e l’ira era quasi completamente svanita.
-Madonna, non mi permetterei mai di impicciarmi dei fatti altrui, soprattutto se si tratta di una fanciulla come voi..- le risposi galante, altro metodo che con le donne funzionava sempre.
-Ah messere..-  si interruppe lasciandosi sfuggire una risatina quasi innocente -.. volete farmi credere che non ho visto voi e Leonardo appostati dietro la colonna?
Consapevole di aver fatto una figuraccia, mi presi un secondo per rimediare, avevo molti assi nella manica.
-Sta bene, mi avete scoperto. Una fanciulla come voi non può che destare la mia attenzione.- si! L’avevo fatta sorridere di nuovo! Ecco che tutto rientra nei miei piani di seduzione -Il mio nome è Zoroastro, e il vostro?
-Alessandra, ma diamoci del tu.- la cosa che più mi lasciava perplesso era che nonostante non indossasse un abito elegante, o i capelli acconciati perfettamente tra mille fermagli, apparisse così bella e.. ribelle? Selvaggia? Indipendente? Sono tanti gli aggettivi che potrei affiancarle, tutti fottutamente positivi. Più tempo passavo ad osservarla, e maggiore era la voglia di averla tutta per me, possederla, anche per una notte, come del resto facevo con le altre donne. Immaginavo che però lei fosse un’ardua sfida, ma nulla di impossibile per il sottoscritto.
-Incantato..- mi limitai a rispondere, facendole il baciamano.
In quell’istante Leonardo ci raggiunse, e soppresse una risata alla vista di quel mio comportamento galante.
-Alessandra..- iniziò lui tornando serio -immagino che io e te abbiamo molto di cui parlare. Che ne dici di vederci al “Cane abbaiante” stasera, al calar del sole?-
-Non vedo l’ora, fratello- disse lei sorridente, porgendogli la mano destra, a mo’ di presentazione. Di solito era sempre l’uomo che faceva questo gesto, un altro aspetto che dimostrava che Alessandra era ben diversa da.. tutte.
Detto questo, dopo avermi detto di raggiungerlo più tardi, si allontanò.
-Verrai anche tu stasera Zoroastro?- mi chiese dopo alcuni secondi.
-Se sarò libero, verrò volentieri.- le risposi avvicinandomi lentamente, inchiodando gli occhi nei suoi. Lei resse lo sguardo senza difficoltà.
-Allora, a stasera.- rispose sorridendo lievemente, quasi dando per scontato che non avessi impegni. Successivamente si congedò.
Angolino dell’autrice. (attenzione: SPOILER. Chi non ha visto dalla sesta puntata della terza stagione non continui a leggere queste note. Il resto della mia fic non conterrà spoiler.)
Spero di poter mantenere un ritmo costante nella pubblicazione dei capitoli, ma spero di esser partita con il piede giusto.
Mi vorrei soffermare su un aspetto molto importante per la trama. Questa storia, come ho già detto in precedenza, è già stata pubblicata da me in precedenza (con il nome “La figlia bastarda”) solo che ho attuato alcuni cambiamenti nella disposizione dei capitoli ed ho preferito rimandarne la divulgazione. È ormai tanto tempo che sto lavorando a questa storia, e non esagero se vi dico da quando è stata trasmessa la prima stagione nella serie. Quindi pensavo che creare un nuovo personaggio, ossia la sorella dell’artista, fosse un’idea originale, ma non solo nella serie Leonardo ha DAVVERO una sorella, mi è capitato di leggere un’altra storia che ha avuto la stessa idea.
Per questo ci tenevo a specificare che tutto ciò che troverete scritto qui è solo frutto del mio lavoro, e mi dispiacerebbe molto essere fraintesa.
Detto questo, se avete domande, rivolgetemi a me tranquillamente tramite messaggio, o lasciate una piccola recensione, così magari potrete aggiungere anche un vostro parere sulla storia!
Grazie mille a tutti e a presto :P 

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Capitolo 3
*** The book. ***


Quando arrivammo quella sera alla taverna, Alessandra era lì ad aspettarci.
Le candele che illuminavano la stanza creavano strani giochi di luce, rendevano la sua pelle più rosea, gli occhi più verdi.
-Buona sera Alessandra, ti abbiamo fatto aspettare molto?- chiese il mio amico una volta raggiunto il tavolo.
-No, figuratevi..- disse senza alzare lo sguardo dal foglio su cui stava scrivendo qualcosa.
Leonardo, dopo aver preso da bere per tutti e tre, si sedette al tavolo.
-Così, tu sei mia sorella.- esordì sorseggiando dal suo boccale.
-Vedo che hai un’ottima capacità deduttiva.- gli rispose sarcastica sorridendo appena, nel frattempo iniziò  a sfogliare un libro e consultare quelli che sembravano i suoi disordinatissimi appunti. Perché le persone si ostinano a fare così tante cose contemporaneamente?
-E cosa ti porta qui a Firenze?- continuò lui, ignorando il commento della ragazza.
-Ho viaggiato molto in questi anni, e finalmente ho colto l’occasione per giungere qui. Nonostante concepiti dalla stessa madre, siamo stati separati da quando eravamo ancora in fasce, a circa sei mesi, se la memoria non mi inganna. Non so perché mi abbia lasciata da sola davanti ad una grande villa in Toscana, la casa della famiglia degli Albizi. Mi hanno accudita e cresciuta, insieme alla loro figlia Costanza, che era un po’ più grande di me. Date le mie capacità intellettive, manifestate sin da piccola, mi hanno istruita come se fossi anche io una loro figlia e ora sono la dama- calcò in un modo strano quella parola -di fiducia della signorina Costanza, nonché una sua “sorella acquisita”, per intenderci. Con la morte di Luca degli Albizi, alleato da anni con la famiglia Medici, il Magnifico ha voluto ospitarci nella sua dimora per una settimana per trattare con Costanza e suo marito una nuova alleanza.- alzò gli occhi dai fogli su cui scriveva, poi ci rivolse un piccolo sorriso -quindi, sapendo che sarei presto giunta in questa splendida città, non ho tardato a farmi viva, desideravo immensamente conoscere il mio egregie, ma soprattutto intelligente, fratello, Leonardo Da Vinci!- disse l’ultima frase con grande teatralità e sarcasmo, il che suscitò le mie risate e un sorriso divertito da parte di Leonardo. Ma lei non si fece distrarre troppo. In quel discorso, capii quanto fosse spaventosamente simile al fratello: il modo in cui scruta le persone con quegli occhi così vispi e attenti, la gestualità, e il disordine infernale. Per non parlare del pungente sarcasmo.
-Non posso nasconderti che speravo nel tuo aiuto..- lasciò la frase in sospeso, forse pensava a come continuare il discorso. Abbassò lo sguardo mentre tamburellava freneticamente con le dita sul tavolo, mentre con l’altra mano stringeva il boccale -ho intenzione di scoprire la verità su nostra madre, Leonardo.-
-Lei ci ha abbandonato, perché mai dovrei cimentarmi in questa assurda ricerca?- chiese il mio amico interrompendola, serrando i pugni mentre pronunciava le ultime parole. Doveva essere un tasto dolente quello per lui. Alessandra restò in silenzio per alcuni istanti, con l’intento di pesare bene le parole da dire. Era una ragazza davvero riflessiva.
- Anche io mi posi la stessa domanda, ma andiamo, ci dovrà essere una motivazione plausibile a tutto ciò! E, nel caso non ci fosse, avremo entrambi la libertà di pensare che sia una poco di buono golosa di sperma nobile, non so se mi spiego.- sorrisi all’udire di quelle parole poco cortesi, dette con la naturalezza con la quale si recita una poesia del Petrarca. Successivamente  riprese a parlare, abbassando di poco il tono della voce -e so che ha a che fare con il Libro delle Lamine.-
-Il libro di cosa?!- chiesi sbigottito. Alla lista delle cose in comune con Leonardo era necessario aggiungere il bisogno impellente di parlare di cose estremamente strane.
La ragazza si guardò velocemente intorno, poi il suo sguardo incontrò il mio. Si avvicinò molto al mio viso, affinchè solo l’arista ed io potessimo udire.
-Al suo interno si possono trovare le risposte a tutti gli interrogativi che l’uomo si è posto da sempre. Chi siamo? Qual è il nostro ruolo qui? Questo volume ha un valore inestimabile, in mani sbagliate porterà solo distruzione…- ci osservò per altri pochi istanti, prima di tornare subito a scrivere.
-Stronzate, è solo finzione. Qualche leggenda che i vecchi raccontano per far perdere tempo ai bambini. –esclamai ridendo. L’intervento di Leonardo non tardò ad arrivare.
-Stronzate come le tue carte dei tarocchi?- mi stuzzicò.
-Cosa?- quando lo chiese ridacchiava, immaginavo che in quel momento era lei a giudicare false le mie credenze. Beh, credenze era una parola grossa, l’avrei definite più come un metodo di approccio alle belle donne: insomma, chi non rimane stregata da un uomo che sa predire il futuro? Così, velocemente, le tirai fuori dal marsupio che portavo sempre con me. Le carte erano grandi e rigide, su ognuna di esse vi era dipinta a mano un’immagine che, una volta pescata, avrebbe non solo rivelato la sorte, ma anche mostrato il temperamento della persona che l’aveva scelta.
-Vuoi avere il privilegio di iniziare, Alessandra?- le porsi le carte, disposte a ventaglio nelle mie mani, ghignando sommessamente, ero curioso di vedere cosa sarebbe uscito fuori. In compenso lei osservò con attenzione le carte coperte, quasi volesse vedere attraverso queste per scoprire tutti i disegni prima di pescarne una. Pensai che stesse per fare la sua scelta, ma invece poggiò la mano sul tavolo e mi guardò sottecchi, accennando un piccolo sorriso.
-Pescherà prima Leonardo.- sentenziò alla fine. Accontentai la sua richiesta, infatti mi rivolsi all’artista che, sbuffando e mormorando qualcosa tra i denti, pescò la carta. Raffigurava un uomo nudo, appeso a testa in giù.
-Avanti, dimmi tutto.- disse. Afferrai la carta per esaminarla meglio. L’appeso.
-Questa carta rappresenta il sacrificio… la sospensione tra la vita e la morte, e poi, forse, una grande rivelazione.- mi soffermai sulle ultime parole con grande teatralità, facendo un ampio gesto con la mano. Leonardo gettò la carta sul tavolo, riconfermando la sua opinione riguardo ai tarocchi.
Mi rivolsi nuovamente alla sorella -Adesso sei pronta a scoprire il tuo destino?-
-Non credo nel destino.- rispose incrociando le braccia al petto.
-Allora perché non provi lo stesso?-
Molto più velocemente di quanto mi aspettassi, afferrò la carta e fissò quest’ultima alcuni secondi prima di scoprirla.
-Allora?- mi disse poi. Esitai quando vidi l’immagine raffigurata sull’oggetto. Non mi sarei mai aspettato che avesse pescato proprio quella carta: la luna. Per un istante ebbi quasi timore di parlare. Quello si che era un presagio con i fiocchi.
-La luna ha sotto di sé due cani che le stanno ululando. Il clima è spettrale e oscuro, proprio come era considerata la luna, portatrice di tenebre e influssi malefici.- feci una pausa mentre afferravo lentamente la carta, guardai ancora l’immagine, presi un bel respiro, proseguii -ciò che questa carta rappresenta è un’atmosfera sinistra e oscura, portatrice di inganno; senza la dovuta attenzione e capacità sarà impossibile passare indenni. Hai notato qualcosa di strano?-
-Sì, è capovolta.- rispose subito, forse credendo che avessi sollevato la carta senza accorgermi che fosse al rovescio.
-Purtroppo per te, non è una casualità. Il fato ti ha fatto pescare la carta al contrario, ciò che ti vuole svelare è che andando incontro a questi ostacoli non sarai più la stessa di prima. Potresti perdere persone che per te sono importanti, oggetti di grande valore. Oppure la tua vita stessa…-
Non abbandonai i suoi occhi per un solo istante, ma non riuscivo a capire cosa provasse in quel momento. La sua espressione seria mutò repentinamente in una assai più divertita. Iniziò a ridere sempre di più finchè non recuperò nei polmoni l’aria necessaria per parlare.
-Non so cosa mi diverta di più: l’assurdità che hai appena detto o la serietà con cui l’hai racconto?-
In risposta non mi scomposi più di tanto, mi sistemai sulla sedia, appoggiandomi allo schienale e portando le braccia dietro la nuca.
-Dici così perché hai paura che tutto ciò possa essere vero.-
-Non ho timore di ciò che non esiste.-
 […]
-… quindi tu saresti una dama di madonna Costanza?- le chiesi io mentre Leonardo apriva il portone del palazzo della bottega.
-Beh, più o meno. Posso permettermi di rivelarvi che sono proprio la sua guardia del corpo- dal sorriso che aveva sul volto, pensai che stesse scherzando.
-Dai, come può una ragazza così dolce come te fungere da difesa per un’altra donna?- le chiesi stuzzicandola, e la risposta divertita di Alessandra non tardò ad arrivare.
-Tutta apparenza, mio caro Zoroastro. È una tattica parecchio efficace quella di abbassare le aspettative del proprio avversario.- disse lei. Persino Leonardo era scettico, non credeva che lei potesse proteggere un’altra persona. In effetti agli occhi di tutti poteva sembrare una ragazza tranquilla, una di quelle che passano la giornata a bighellonare per strada o in casa ad aiutare nello svolgimento delle faccende domestiche; e poi la sua corporatura minuta e snella avrebbe, appunto, ingannato tutti.
-Si ma…- Leonardo cercava, come suo solito, di dare del filo da torcere al proprio interlocutore.
-Volete una dimostrazione?- lo interruppe lei, fermandosi per osservare entrambi.
-D’accordo.- risposi sorridendo appena.
Ci recammo nel cortile posteriore della bottega. Avevo ovviamente accettato la sfida. Ci posizionammo uno di fronte all’altro, come se fossimo due gladiatori pronti a combattere. Presi la spada dalla mia cintura che, nonostante fosse un po’ vecchia e arrugginita, rifletteva la luce della luna e delle lampade ad olio sparse per il giardino. La guardavo sorridendo maliziosamente, curioso di scoprire cosa avrebbe fatto quando, dopo averla bloccata e resa innocua, avrei dichiarato la mia vittoria.
Lei era tranquilla, ma insieme a quella naturalezza di chi va a fare una passeggiata per raccogliere i fiori, vedevo che era anche parecchio sicura di sé. Ma quasi mi sentivo in colpa per aver accettato la sfida nel momento in cui lei un po’ brilla per aver bevuto un po’ troppo alla locanda, ma non mi sarei mai azzardato a farle del male.
Per poco non iniziai a ridere alla vista della sua preparazione, in fondo, con la sola forza fisica potevo stenderla.
Tirò fuori dallo stivale uno stiletto, dalla lama opaca e molto sottile, nonché molto più difficile da vedere.
-Non devi mica ucciderlo eh!- esclamò Leonardo, riferendosi alla serietà con cui lei si stava preparando, ma non lo ascoltò.
-Avanti!- la invitai verso di me, il sorriso non abbandonava le mie labbra. Lei invece mi guardò cupa, per un attimo pensai che si volesse tirare indietro.
-Ne sei sicuro?- chiese quasi sussurrando. Annuii divertito dalla situazione. Immaginavo che fosse tutto fumo e niente arrosto, ma non mi fermai, volevo vedere fino a dove si sarebbe spinta.
Abbassò la testa per qualche istante, come per trattenere una flebile risata. Dopodiché spostò i capelli da un lato e mi guardò, i suoi occhi brillavano.
Prese la rincorsa e si avventò su di me cominciando con un affondo alla mia destra, che parai senza difficoltà. “Principiante” pensai. Nonostante il colpo fosse più forte di quanto mi aspettassi, era parecchio prevedibile, ma non potevo dire la stessa cosa della mossa successiva.
Dopo aver respinto l’attacco, restai proteso in avanti per un istante, lei però fu più veloce. Afferrò con le unghie la mano con cui impugnavo la mia arma, tenendola verso il basso e, facendo leva sul mio braccio, saltò fino a trovarsi ancorata alla mia schiena. Il suo coltello si trovava sotto la mia gola. Non ebbi il tempo di ribaltare la situazione che lei sussurrò al mio orecchio:-Se questo fosse stato un combattimento vero, ti avrei già ucciso senza darti il tempo per un’altra mossa.-
Avevo incassato il colpo.
Saltò giù dalle mie spalle e aspettò che uno di noi dicesse qualcosa. Nel frattempo Leonardo si era ripreso dallo stupore, mentre io dovevo ancora realizzare cosa fosse successo.
-Che c’è Zo, sei ancora scosso?- mi chiese ridendo, mentre riponeva lo stiletto nello stivale.
-Sei veloce, te lo concedo.- le risposi con finto atteggiamento di superiorità e questo la fece ridere.
-Ne vuoi ancora?- mi schernì ridendo, ma rifiutai l’offerta, avevo intenzione di scoprire le sue carte volta per volta.
Alessandra volse gli occhi cielo, che quella sera era poco nuvoloso, poi si girò verso di noi stiracchiandosi un po’.
-Allora madonna Costanza deve essere una donna davvero fortunata per vantare una difesa come te.- scherzò il fratello appoggiandole un mano sulla spalla. Alessandra chiuse gli occhi e annuì, le sue labbra incurvate in un piccolo sorriso, poi tornò a guardare l’altro.
-Non ti nascondo che però ambisco ad un titolo ben più alto.. come ad esempio “Comandante delle Milizie Fiorentine” .-gli rispose iniziando a ridere. Per alcuni secondi mi concentrai su quel suono. In quel momento mi sentii più felice, quasi ricaricato. Se non mi fosse interessato avere solo dei rapporti carnali con lei, avrei desiderato di sentila ridere ogni istante della mia vita.
-Purtroppo la società di adesso non vedrebbe di buon occhio una donna al comando delle forze militari, ma posso permettermi di dire che sarebbe una gran perdita.- aggiunsi incrociando le braccia al petto. Mentre la osservavo attentamente, cercai di non far capire dove fosse diretto lo mio sguardo, non sarebbe stato cortese. Alessandra stava per annuire in risposta, ma Leonardo, con la sua solita espressione “ho appena avuto un’idea” , prese la parola.
-Posso mettere una buona parola su di te quando vedrò Lor..-
-Grazie Leo, ma non ho bisogno di raccomandazioni, anzi..-si portò una mano al mento, poi riprese a parlare -scommettiamo che riuscirò ad avere quel ruolo prima del mio ritorno al palazzo degli Albizi?-
Ennesima prova della loro parentela: entrambi avevano delle idee assurde.
Vincerà anche questa scommessa? Prima che l’artista si ritirò nella bottega per continuare il progetto per le sue spingarde, Alessandra gli raccomandò di pensare se partecipare o meno alla ricerca di quel misterioso libro.
-Questo pensiero non ha abbandonato un attimo la mia mente!- le rispose ridendo. Me lo aspettavo da lui, era sempre così attratto da enigmi e intrighi di ogni genere. Stava per entrare nell’edificio quando Alessandra lo fermò nuovamente. Aveva tirato fuori dalla tasca un piccolo oggetto che poi lanciò al fratello. Era una moneta
-Alla locanda del Cigno Nero alloggia un uomo, un turco. Sarei dovuta andare da lui, ma preferisco che ci vada tu al mio posto.- disse lei sorridendo soddisfatta. Era geniale, sicura che Leonardo, spinto dalla curiosità, avrebbe fatto ciò che gli aveva chiesto, forse sperando che con ulteriori spiegazioni lui potesse scegliere di partecipare alla ricerca. Eppure non avvertii malizia nelle sue parole, né tantomeno aveva intenzione di sfruttare l’artista. D’altro canto, Leonardo non si sarebbe fatto truffare facilmente. Egli finalmente si congedò.
Nelle sere invernali il gelo incombeva sulla città. Ma sembrava che ad Alessandra non importasse, a giudicare dal suo abbigliamento quasi primaverile.
-Non.. hai freddo?- chiesi dopo essermi strofinato le mani addosso nel tentativo di scaldarmi. Lei scosse la testa, i suoi occhi perlustravano il cortile e le braccia erano incrociate al petto. Non seppi dire se mentiva o meno.
-Credo che sia ora di tornare a casa.- esordì lei  subito dopo sbadigliando un po’.
-L’ora del coprifuoco non è ancora scattata, posso accompagnarti.- le porsi la mano nel mentre che pronunciavo quelle parole. Solo allora mi accorsi dello zigomo leggermente gonfio, dovuto evidentemente agli schiaffi ricevuti quella mattina.
Dovetti contenere la rabbia, l’avrei fatta sicuramente pagare a quel bastardo di Piero.
-Alessandra, la tua guancia..- dissi appoggiando il pollice su di essa. Al contatto con la mia mano, lei trasalì leggermente, forse a causa del contatto improvviso o per il dolore.
-Tranquillo, poco importa.- rispose scostandosi, il suo sguardo più freddo -andiamo?
-D’accordo.-
Merda. Era dannatamente bella. Dopo alcuni minuti di cammino, solo pochi vicoli ci separavano dalla residenza del Magnifico, i nostri passi erano gli unici suoni che producevamo. Era buio, dovevamo affrettarci.
 
 
Note:
1: Okay, okay non era esattamente questa la spiegazione che dà Zoroastro per questa carta, non sono riuscita a trovare il discorso originale. Ma mi sono documentata per farla il più simile possibile alla descrizione data nella serie, spero vada bene lo stesso.
Angolino dell’autrice:
Buon 2016 a tutti voi!
Forse sarà passato un po’ di tempo dalla pubblicazione dei primi due capitoli di questa fic ma… i’m baaaaack!
Devo ammettere che ho penato per scrivere queste poche parole, ho ambiato talmente volte idea che.. ah, non sto neanche a dirvelo!
Devo confessare che purtroppo questi primi capitoli saranno più narrativi che riflessivi, forse ho lasciato troppo poco spazio alle descrizioni, perché preferisco avviare prima la storia e poi concentrarmi nel dettaglio. Credo di essere ancora molto inesperta, e non voglio azzardare troppo con il rischio di rallentare la storia con il rischio di renderla noiosa.. spero possiate capire!
Bhe, che dire.. vi ringrazio per aver letto questo capitolo e i precedenti, per qualsiasi consiglio, critica o parere lasciate una recensione, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensiate ^-^
A presto bestiolineeee <3
P.S. tutte le informazioni sulle carte dei tarocchi (che credo proprio saranno il prossimo acquisto XD) le ho prese da qui à http://www.tarocchigratuiti.it/tarocchi_carte/carte_dei_tarocchi.php e.. se vi va potete tentare la sorte anche voi……. hahah

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