The Bling Ring 2.0 - I think we just wanted

di Light2015
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Unisciti a noi ***
Capitolo 2: *** Dritto lungolinea ***
Capitolo 3: *** Complice? ***
Capitolo 4: *** Un passo indietro ***
Capitolo 5: *** Visita a sorpresa ***
Capitolo 6: *** Con le tasche piene ***
Capitolo 7: *** Blackout ***
Capitolo 8: *** In frantumi ***
Capitolo 9: *** I can't stop ***
Capitolo 10: *** Il regalo sbagliato ***
Capitolo 11: *** Mare calmo ***
Capitolo 12: *** Incappucciato, ricco e armato ***
Capitolo 13: *** V is for Vendetta ***
Capitolo 14: *** Lei, che non vuole più vedermi ***
Capitolo 15: *** Dimmelo ancora ***
Capitolo 16: *** Compromessi ***
Capitolo 17: *** Primi sospetti ***
Capitolo 18: *** One more ***
Capitolo 19: *** Game over?! ***
Capitolo 20: *** End or new beginning? ***



Capitolo 1
*** Unisciti a noi ***




Capitolo 1
Unisciti a noi

La luce filtra fastidiosamente dalla vetrata della mia stanza. Mando una mail al professore per sapere quando posso andare all’università a prendere il materiale per l’esame dopodiché scarico il 12% della batteria del cellulare giocando e controllando le notifiche su Facebook. Non avendo altro da fare, decido di andare a correre a Venice Beach anche se ormai è tardo pomeriggio. Una scusa in più per non rimanere troppo. Valutazioni di una persona pigra che però tiene alla salute, tutto sta nel raggiungere un compromesso. Nike, pantaloni neri corti fino al ginocchio, maglietta bianca e felpa blu leggera rigorosamente aperta. Sono ormai le sei e questo è il momento migliore per essere sul lungomare, niente bambini urlanti, ragazzini che saltano la scuola o caotici bagnanti che affollano la spiaggia. Inizio a correre lungo la passeggiata, ho l’Ipod ma mi accorgo che è scarico e dopo un mezza dozzina di canzoni la batteria cede del tutto, nonostante ciò continuo a correre con le auricolari nelle orecchie. La cosa inizia a farsi noiosa e ripetitiva così comincio a correre più veloce… quanto più posso. Come se scappassi da qualcosa. Improvvisamente la visuale si fa più scura e confusa, rallento fino a fermarmi. Guardo il pavimento ma è sempre meno nitido anche quello. I rumori si allontanano. Respiro affannosamente e non capisco perché e cosa mi sta succedendo. Chiudo gli occhi e mi chino fino ad appoggiare il palmo della mano sulle mattonelle del vialetto. E’ ancora tiepido dal calore del sole che lo ho scaldato tutto il giorno. Intravedo, per quel che posso, una figura avvicinarsi. Corre. Faccio finta di allacciarmi la scarpa per non destare sospetti, ci manca solo che qualcuno mi soccorra. Bella figura per un (finto) atleta come me. Respiro profondamente e piano piano la situazione sembra migliorare, la vista torna nitida e ricomincio ad udire ogni suono che mi circonda: il chiacchiericcio delle persone, la musica del locale dall’altro lato della passeggiata e le lunghe onde del Pacifico che si infrangono sulla spiaggia.

Cammino finchè non mi sento completamente ripreso. Decido di prendere qualcosa da bere in uno dei tanti locali posizionati sul lungomare, si chiama “Sunset” ed è fornito di poltroncine esterne e tavolini in stile salotto con vista sulla spiaggia. Ordino una Coca-Cola e non appena ho la lattina in mano mi assicuro della quantità di zuccheri e chilocalorie che contiene. Non che io sia un fissato ma non è da me rischiare di svenire correndo. Fa capolino al locale un gruppo di ragazzi, anzi a dire il vero sono tre ragazze e un ragazzo, tutti rigorosamente in abiti firmati. Sento i loro sguardi pesare su di me. Provo un minimo di vergona nell’essere (probabilmente) dall’aspetto sconvolto e vestito con una semplice maglietta e pantaloncini. Mi rigiro la lattina tra le mani e cerco di sembrare disinvolto. Il gruppo prende posto dall’altro lato dello spazio del locale. Voglio andarmene ma qualcosa mi trattiene.

-“Scusi signore… questo è per lei”. Mi volto e vedo il cameriere che mi porge un tovagliolino di carta ripiegato, nel vedere il mio sguardo confuso aggiunge “Glielo mandano quei ragazzi al tavolo” e indica il gruppo dagli abiti firmati. Lo apro: “Unisciti a noi”. Non è una domanda. Mi alzo e mi dirigo da loro, una volta al tavolo sorrido e mostro il tovagliolino.

- “Prego…” esordisce una delle ragazze indicandomi l’unica poltroncina libera, è bionda con gli occhi azzurri.

-“Io sono Cloe”

-“Piacere” le stringo la mano e lei subito mi presenta gli altri.

- “Lei è Sam, lui Mark… e lei Nicki”

-“Io sono Alex… e ora spiegatemi il bigliettino”

-“Ci hai fregato il tavolo” mi spiega Mark sorridendo “Di solito ci sistemiamo sempre là, sei nuovo vero?”

-“Diciamo che non frequento molto Venice… sto a Woodland Hills”

-“Conosciamo bene quella zona non preoccuparti” precisa Sam facendo sogghignare tutti gli altri. Sorrido a mia volta non capendo ovviamente la loro complicità. “Allora Alex… studi, lavori? Cosa fai nella vita?” aggiunge la ragazza quasi a volermi distrarre da quei loro sguardi d’intesa.

-“Sono all’università… economia… e diciamo che sto cercando di sbrigarmi, non ne ho più voglia, voi?”

-“Idem, nel senso che non ne abbiamo più voglia nemmeno noi. Vedi, io e Mark siamo all’ultimo anno alla Beverly High ed è un po’ che siamo all’ultimo anno se capisci cosa intendo”. Mi viene da ridere ma riesco a trattenermi.

-“Io lavoro in un night club” dice Cloe “E a tempo perso provo a fare la modella… cosa che a Nicki invece sembra riuscire bene”. Guardo Nicki che non ha ancora proferito parola, è effettivamente molto bella e si limita a guardarmi con un sorriso appena pronunciato.

-“E non te la tirare!” le urla Sam che le siede affianco

-“Non me la tiro, sei solo gelosa…”. Le due ragazze iniziano a battibeccarsi. Sento il cellulare vibrare nella tasca, lo estraggo. C’è un messaggio di mia sorella Emily che mi chiede a che ora ho intenzione di tornare a casa, effettivamente sono quasi le otto.

-“Senti Alex perché sabato non vieni al locale dove lavora Cloe?” Mi chiede Mark, il quale probabilmente immagina che sto per lasciarli “Si chiama ‘Halo’, dai almeno sono meno solo con queste galline per una volta… ci si vede all’entrata per le dieci e mezza”

-“Ah… ok… si, perché no?” Rispondo pur rimanendo un po’ spiazzato, ma d’altronde sono ben felice di liberarmi per una sera dai miei soliti idioti compagni di università. “Ora devo andare…” Mi alzo, e con la penna lasciata sul tavolo con cui avevano scritto il mio messaggio, segno il mio numero di cellulare su un altro tovagliolino che lascio a Mark, mi sembra più affidabile delle ragazze.

Impiego più di mezz’ora a lasciare Venice in macchina. Una volta rientrato a casa salgo in camera mia, alzo lo schermo del pc che era rimasto in standby e cerco velocemente il locale. “Si può fare”.

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Capitolo 2
*** Dritto lungolinea ***




Capitolo 2
Dritto lungolinea

Mi è sempre piaciuto il tennis, sia guardarlo che giocarlo. Per questo quando, qualche anno fa, ci siamo trasferiti a Los Angeles i miei genitori hanno comprato questa casa fornita anche di un buon campo veloce. È uno dei miei passatempi preferiti. Adoro il rumore della racchetta che colpisce la pallina, adoro pulire la riga bianca anche se non ce n'è alcun bisogno o sistemarmi la maglietta prima di servire. Dall'altra parte dell'area di gioco c'è Jonah, ci siamo conosciuti due anni fa al corso di Finanza, è un buon giocatore da fondo campo ma non essendo agile soffre particolarmente le volee e le smorzate a rete. Sto vincendo. Lui deve servire ma lo fermo, ho sentito il mio telefono suonare. Vado a recuperarlo sul tavolino dove tengo l'acqua e la custodia della racchetta. "Stasera 22,30 da Halo. Stai davanti senza metterti in coda. Mark".

La coda è lunghissima, rileggo il messaggio di Mark e rimango nei dintorni dell'entrata del locale destando un paio di occhiate interrogative da parte del buttafuori, poi li vedo arrivare. Sono Mark e Cloe.

- "Eccoti... come vedi avere Cloe come amica ha i suoi vantaggi, niente fila per entrare."

- "Mi raccomando allora, cerca di non farti mai licenziare"

Entriamo, raggiungiamo un paio di divanetti e poltrone in un angolo della sala. Al centro, verso il bancone del bar c'è una moltitudine di gente che balla.

- "Ci sono anche Sam e Nicki, sono in mezzo al casino" dice Mark prima di passarmi una lista dei cocktail. Cloe ci scatta una foto, poi ne facciamo un'altra tutti e tre insieme. Ordiniamo da bere. Altri scatti con i bicchieri pieni... poi vuoti. Arrivano a sedersi Nicki e Sam.

- "Da quanto sei qui?" Mi chiede Sam.

- "Abbastanza da vedere quanto sei scoordinata a ballare" Faccio sorridere Nicki.

- "Sei figo ma non essere anche stronzo. Dai Cloe ordiniamo un po' di roba?!"

Dopo cinque minuti il tavolino è pieno di bicchieri con alcolici di ogni genere. Mark vuole scattare altre foto ed è allora che Nicki estrae dalla minuscola borsa una mazzetta di dollari e inizia a sventolarsi con quella. Inizio a riflettere su quanto possano essere effettivamente ricche queste persone. Nonostante io viva in una villa a due piani con piscina e campo da tennis in uno dei quartieri più rinomati della città non penserei mai di usare qualche migliaio di dollari per farmi vento. Provo a sondare il terreno.

- "Direi che paga Nicki"

- "Ok..." dice lei e fa scivolare sul tavolo una banconota da 100 dollari come se niente fosse.

Non sono ancora convinto. Mi alzo e facendo spostare Sam mi siedo vicino a lei.

- "Fammi vedere...". Le sfilo sorridendo la mazzetta dalle mani. Sono soldi veri.

- "Ti pagano bene per fare la modella, potresti offrirmi da bere per tutto l'anno"

- "Veramente questi provengono da... un'altra... attività" Mi guarda. Sa che l'ho trovato strano e conferma il mio presentimento ma non mi direbbe mai nient'altro. Sorrido. Torno sulla mia poltroncina. Mark inizia a caricare qualche foto su Facebook, finiamo i cocktail, io mi faccio dare il numero di telefono di tutte le ragazze. Inizia a farsi tardi, Nicki dice che deve andare perché domani mattina ha un meeting con un manager per un video.

- “Io sono senza macchina...” Inizia Sam.

- “E come sei venuta?”

- “Con il tizio che prima ci ha offerto da bere...”

-”Scherzi? E io come ci torno a casa? Cloe finisce tardi e deve portare anche Mark! Te l'avevo detto che ci serviva la tua macchina stasera!”

- ”Ti porto io” Le dico. “100 dollari possono andare bene...”

- “Con te non ci vengo” Com'è acida.

- “Perchè?”

- “Non ti conosco… non ci vengo”

- “Sono bello, alto, biondo e ho gli occhi azzurri…” Spiegazione che mi ha sempre aiutato sin da quando ero piccolo.

- “Dai Nicki, o vai con lui o aspetti con noi che Cloe finisca il turno” Mark è definitivo.

- “E va bene… se mi violenta è colpa vostra”. E' seria, fa paura. Potrei essere io quello violentato.

In macchina Nicki mi da le indicazioni per uscire dalla zona dei locali e imboccare la strada più breve per Sherman Oaks, il suo quartiere.

- “Allora, da quant'è che sei a Los Angeles?” mi chiede.

- “Beh circa due anni e mezzo...” Dannazione! Fregato! Se stessimo giocando una partita a tennis mi avrebbe appena segnato con un ace a 200 chilometri orari. Lei nota la mia faccia contratta in una smorfia, ora sorride. “Come te ne sei accorta?” le chiedo.

- “Se sei fuori dalle zone che conosci sei incerto sulle strade da prendere, e soprattutto… hai detto di conoscere poco Venice Beach. Ogni californiano conosce ogni mattonella di Venice Beach.” Un potente dritto da fondo campo. Cerco di difendermi con un rovescio.

- “Ok, mi hai beccato… e allora?”

- “Allora dimmi perché non l'hai detto subito...”

- “Non mi sembrava rilevante...”. E' come se non mi avesse sentito. Sta guardando lo schermo del cellulare.

- “Di dove sei? Perchè te e la tua famiglia vi siete trasferiti?” Continua ad attaccarmi su tutta l'area di gioco.

- “Quante domande! Siamo di Boston… ci siamo trasferiti per motivi di lavoro dei miei genitori”. Smorzata sotto rete.

- “Ho come l'impressione che stai mentendo… Sei a metà del terzo anno di università vero? E allora come mai vi siete trasferiti proprio quando hai finito il liceo? Avete cambiato tutti impiego nello stesso momento?”. Ha recuperato anche la smorzata a rete. Rimango in silenzio e questo conferma la sua teoria. Mi ha incastrato di nuovo. O glielo dico… o lo scopre da sola.

- “E va bene… Ho fatto un casino l'ultimo anno a scuola”

- “E che casino sarà mai stato per costringervi a trasferirvi dall'altra parte del paese?”. Ora l'ho incuriosita.

- “Un tizio mi ha provocato e l'ho picchiato...”

- “Ma dai… solo questo? Voglio dire… capita… non mi sembra così grave”

- “L'ho quasi ucciso… se non mi fermavano, beh… Sono stato accusato di tentato omicidio, ecco. Sono riuscito a cavarmela perché ho raccontato che dopo l'aggressione non mi ricordavo niente, che ero sotto shock, che era stato un raptus di rabbia… ho recitato la parte della vittima e ha funzionato. Lui si è ripreso dopo mesi di ospedale e si è ritrovato con un'ordinanza restrittiva, per timore di finire nei casini in futuro ci siamo trasferiti… L'importante per i miei era che andassi all'università e non rovinarmi la vita come un delinquente… quindi...” Mi volto a guardarla. Sorride?!

- “Sul serio? Che figo! Ti ho rivalutato Alex...” E' entusiasta.

- “Ma se prima avevi paura che ti violentassi!”

- “No è che sto pensando… lunedì finisci lezione alle 15,30 giusto?”

- “E come fai a saperlo?!” Come diavolo fa a saperlo! Sul serio, è spaventosa…

- “Gli orari delle lezioni sono sul sito di facoltà Sherlock… Ho dedotto fossi alla UCLA” Volta lo schermo del suo telefono e intravedo la tabella dei corsi, lo stava guardando già dieci minuti fa…

- “Ma sei… tremenda… comunque si… lunedì finisco alle 15,30… perché?” Intanto siamo a Sherman Oaks.

- “Perchè allora ti vengo a prendere, ecco abito là”. Indica una bella villetta con giardino che però, per quanto piacevole, stride con l'idea di una ragazza che va in giro con una mazzetta da più di duemila dollari nella borsa. Provo con dritto lungo linea. E' l'ultima chance.

- “Mi dici come fai ad avere quei soldi?”

- “Lunedì alle 15,30”. Ha recuperato anche questa. Game, set and match.

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Capitolo 3
*** Complice? ***




Capitolo 3
Complice?

La lezione di “Controllo sulla gestione” è stata completamente inutile, dopo essermi accorto che il professore stava rispiegando per l'ennesima volta gli stessi concetti della settimana scorsa ho smesso di prendere appunti e ho iniziato a ragionare su cosa avesse intenzione di fare Nicki. Quale grandiosa idea le sarà mai venuta in mente per spingerla a venirmi a prendere all'università in pieno pomeriggio?! Vederla alle 15,30 in fondo al vialetto del giardino della facoltà non è d'aiuto.

- “Allora, mi vuoi dire in cosa consiste questa uscita pomeridiana?”

Ha gli occhiali da sole, le braccia incrociate, ed è appoggiata con la schiena alla sua auto. E' impassibile.

- “Ciao, si tutto bene... Avanti sali.”

Obbedisco, non mi sembra di avere altra scelta. Usciamo da Westwood e imbocchiamo una strada che ci porta in collina, se non sbaglio ci stiamo dirigendo verso Holmby Hills. Non mi risulta ci sia niente di particolare da fare o da vedere da quelle parti, ma lei deve avere un'idea ben precisa. La cosa è premeditata.

- “Vuoi uccidermi e disfarti del cadavere?” le chiedo alla vista del paesaggio alquanto desolato che ci circonda. Lei si limita a sorridere.

- “Siamo quasi arrivati”. Il fatto che non abbia negato l'ipotesi dell'omicidio mi rende irrequieto e divertito allo stesso tempo. Pochi istanti dopo rallenta e parcheggia l'auto in un piccolo spiazzo, la vista è bellissima, si vede tutta Los Angeles: la distesa di edifici fino ai grattacieli del centro. Si incammina per un vialetto che sale ancora lungo la collina, la seguo senza provare nemmeno a chiederle dove porta. Non mi risponderebbe. Improvvisamente ci ritroviamo dinanzi ad un enorme cancello dietro al quale fa capolino una villa di dimensioni invidiabili, molto elegante, circondata da alberi e con un rigoglioso giardino con vista sulla città. Intorno a noi c'è il più totale silenzio. Rimango immobile qualche secondo finchè non noto che Nicki ha aperto il cancello ed è entrata nella proprietà. Non ho visto come ha fatto ma suppongo abbia le chiavi, la seguo ma ancora non capisco perchè siamo li. Facciamo il giro della casa e arriviamo alla piscina, sulla sinistra c'è un'imponente vetrata composta da porte scorrevoli. Nicki inizia a tastarle finchè non ne trova una che si apre.

- “No aspetta!” Le sussurro ridendo “Che stai facendo?” Ma lei è già dentro. Mi guardo intorno, che devo fare? Ovvio, entro anche io. Ci ritroviamo in una spaziosissima sala, molto fine nell'arredo, quasi interamente bianca. A dimensioni non mi sembra molto più grande di quella di casa mia ma sicuramente è più curata.

- “Dai vieni...” mi dice lei facendomi segno di seguirla. Si aggira per le stanze come se le conoscesse già, non è incerta su dove andare. Saliamo al piano di sopra, intravedo almeno tre camere da letto, lei entra in una di queste e inizia ad aprire i cassetti di un comodino.
Inizio ad avere le idee più chiare.

- “Ma sei matta?! E se arriva qualcuno?”

- “Fidati, non arriva nessuno... tieni”. Mi da gioielli e soldi. Poi apre l'armadio e inizia ad analizzare con calma gli abiti. Io non riesco a muovermi, rimango a guardare quello che ho tra le mani. Mi lancia un vestito. Poi un altro, come se fossi un porta abiti. Ride.

- “Non prendi niente?”

- “E' roba da donna” mi limito a dire. Mi lancia una giacca.

- “Ti piace questa cintura? E' da uomo, ti starebbe bene... è di Gucci”

Mi piace Gucci? Non lo so. Mi starebbe bene? Non lo so. Voglio rendermi suo complice?

- “Ma si dai, prendila...” Sono suo complice da quando ho messo piede qui dentro, anzi forse da quando l'ho accompagnata a casa sabato sera.

- “Bravo, così ti voglio...”. Prende una paio di scarpe col tacco, se le prova e alla fine decide di tenersi anche quelle. Pochi minuti dopo lo shopping a costo zero di Nicki termina e tira fuori dalla sua borsetta un fazzoletto con il quale si limita a strofinare i punti dell'armadio che ha toccato con le dita, è molto meticolosa nel farlo. Dopodichè riscendiamo le scale e andiamo in cucina dove infiliamo la roba in un sacco nero da spazzatura, per poi uscire da dove eravamo entrati, dalla vetrata sulla piscina. Anche in questo caso Nicki si preoccupa di ripulire le impronte lasciate sulla porta scorrevole.

Questa volta il tragitto in macchina è più lungo perchè deve portarmi a casa. Il sacco è nel bagagliaio.

- “Non te l'aspettavi vero?”

- “Sinceramente? No... ma anche Mark, Cloe e Sam hanno un simile... hobby?”

- “Si, è da un po' che ci dedichiamo a questa cosa... è divertente. A dire il vero i colpi grossi li facciamo di notte, in ville più grandi di questa, diciamo che oggi è stato un antipasto”

- “E non avete mai rischiato di essere beccati? Voglio dire c'è un margine di pericolo?”

- “Non abbiamo mai rischiato niente se è questo che intendi. Sono case di persone famose, prima di andare ci accertiamo che non ci sia nessuno perchè magari sono a qualche evento o semplicemente fuori città, poi diamo un'occhiata con Google View per controllare le strade e le vie di fuga...”

- “Incredibile... e di chi era questa casa in cui siamo stati noi?”

- “Gisele Bundchen”

- “E scommetto che ci sei già stata, giusto?”

- “Qualche volta...” Sorride soddisfatta pur continuando a tenere lo sguardo sulla strada. Ne parla come se fosse una cosa normale, all'ordine del giorno. Non so se essere affascinato o preoccupato. Più tardi, davanti a casa mia, apriamo il bagagliaio e frugando nel sacco prendo la cintura di Gucci e Nicki mi lascia metà dei soldi che ha preso dal cassetto del comodino con una raccomandazione...
- “Non dire niente a nessuno... nemmeno al tuo migliore amico che consideri come un fratello e nemmeno a tuo fratello, se mai ne avessi uno, che consideri un amico. Hai capito?” E' tornata seria come quando è venuta a prendermi all'università.

- “Te lo giuro, acqua in bocca... non sono così scemo da sputtanare una fonte di reddito come questa”. Mi lego in vita la cintura e mi infilo i soldi in tasca. Lei chiude il bagagliaio.

- “Tieniti libero per il week end”

 

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Capitolo 4
*** Un passo indietro ***




Capitolo 4
Un passo indietro

 

Sarebbe anche stata una buona giornata per rimanere in camera mia a studiare se non mi fosse arrivato un messaggio da Mark nel primo pomeriggio.

“Ci vediamo a casa mia alle 4”

Ancora una volta noto che non è una domanda, e che sono le quattro meno un quarto.

“Ok, ma ora che ci penso... dove cazzo abiti?”
“Da uno studioso di buona famiglia come te mi aspetto un linguaggio più consono”
“Chiedo perdono buon uomo. Posso sapere ove risiede la sua umile dimora?”


Mi viene da ridere, Mark non è mai noioso. Ultimamente ci siamo sentiti spesso soprattutto per uscire alla sera, anche solo per farmi compagnia quando porto fuori Buster. Gli ho raccontato del pomeriggio con Nicki. Mi ha detto che ogni tanto, durante il giorno, lei va anche da sola nelle case quando si annoia. Mark l'ha seguita solo una volta perchè lei ha insistito ma non ha voluto ripetere l'esperienza per paura di essere visto e per dover trovare una scusa da dire ai suoi genitori alla fatidica domanda “Dove sei stato?”. Nicki dal canto suo sembra non avere questo problema, ma non sono riuscito a capire perchè. So solo che sua mamma è spesso fuori per lavoro. Appena Mark mi invia l'indirizzo di casa io sono già al piano di sotto nell'atrio a cercare le chiavi della macchina, ci sono mia mamma e mia sorella.

- “Dove vai così di corsa?”

- “Esco!” La risposta più stupida e vaga possibile.

Venti minuti dopo attraverso il vialetto di quella che dovrebbe essere la casa di Mark in una tranquilla zona di Beverly Hills. Suono il campanello, mi viene ad aprire una donna di mezza età vestita in modo molto elegante.

- “Tu devi essere Alex... Mark mi ha detto che stavi arrivando, vieni. Sali pure le scale, sono tutti di sopra, io ora devo andare”

- “Grazie...”. La donna sorride e mi saluta prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle. Salgo le scale. Una volta al piano di sopra seguo le voci lungo il corridoio e mi ritrovo sulla soglia della stanza di Mark.

- “Eccolo” esclama lui vedendomi, è al computer. Cloe è seduta sulla scrivania e fuma una sigaretta tenendo la finestra aperta dietro di lei, Nicki è sdraiata sul letto e sfoglia una rivista di moda mentre Sam è in piedi al centro della stanza con le braccia incrociate. Saluto tutti e mi siedo sul letto vicino a Nicki che non batte ciglio essendo concentratissima con la rivista.

- “Allora...” esordisce Mark “...visto che te la sei cavata bene a casa della Bundchen abbiamo deciso di farti partecipare ad un colpo più serio”

- “Colpo serio che stiano pianificando adesso” aggiunge Cloe orgogliosa.

- “No aspettate... come si svolge la cosa?”

- “Quella...” Sam indica la foto di una villa sul pc di Mark “è la casa di Megan Fox”

- “E questa è la strada che in teoria dovremmo fare a piedi per raggiungere il cancello” Mark indica un'altra schermata con una vista aerea della zona su Google Maps. Sono perplesso, mi sembra troppo semplificata la faccenda. La casa, la via... certo.

- “Come mai Megan Fox lascia la casa libera?”

- “La prossima settimana sarà a New York alla settimana della moda, è confermata sulla lista degli invitati, il suo PR ha messo la foto su twitter quindi è attendibile”

- “E se invece dovesse esserci qualcuno?” Questa è la cosa che più mi impensierisce.

- “Te l'ho detto che si preoccupa troppo!” dice Nicki ridendo da dietro la sua rivista.

- “Sto solo cercando di capire...”

- “No è una buona domanda” Mark spezza una lancia a mio favore. “Se dovesse esserci qualcuno questa è una possibile via d'uscita, infatti Cloe lascerà la sua macchina da questa parte...” indica il lato opposto della proprietà.

- “E gli allarmi?”

- “Se ci sono... suonano... e noi ce ne andiamo velocemente a mani vuote”

Sono incredulo, mi era sembrato meno rischioso l'altra volta... sarà che ero completamente ignaro di quello che stava succedendo. Come se non bastasse Sam pone un altro punto di riflessione...

- “Quello che dovresti chiedere è: che facciamo se suona l'allarme e arriva una macchina della polizia che fa il giro del quartiere? Visto che ci sono...”

- “Se poi gli dici così non viene proprio...” Nicki continua a infierire.

- “In tal caso abbiamo il piano di fuga che ti spiega Cloe...”

- “Se siamo in casa, suona l'allarme e si presentano degli agenti che vedono o fermano qualcuno di noi, gli altri in macchina raggiungono un'altra casa nelle vicinanze come diversivo... non è mai successo però bisogna ess...”

- “Aspetta perchè? Che senso ha?”

- “Perchè risuterà che la casa derubata o danneggiata è la seconda e coloro che sono stati presi diranno che erano li per sbaglio, o a fare un giro... o per una bravata”

- “Si ma dovranno essere senza refurtiva...”

- “La polizia arriva perchè è suonato l'allarme... e se suona l'allarme noi non facciamo in tempo a prendere niente, quindi saremmo comunque a mani vuote, ti torna?!”

Rimango in silenzio. Rifletto. Il ragionamento non sembra fare una piega ma solo l'idea di poter finire in un casino del genere mi fa pensare di volermi tirare indietro.

- “Non gli è piaciuta l'evenienza” Nicki continua a mettermi in difficoltà. E la cosa la diverte.

- “Mettiamo che ci stia... dov'è la casa della Fox?”

- “Woodland Hills”

- “Cosa?! No scherzi... io abito a Woodland Hills! Cazzo fammi vedere”

Mi avvicino al pc di Mark, non è lontana da casa mia anzi... potrei arrivarci a piedi. “No... no... io non vengo...”

- “Dai Alex!” Mark cerca di convincermi.

- “Scherzi? E se suona l'allarme e arrivano gli agenti andiamo a far finta di svaligiare casa mia?”

- “Se non arrestano prima te...”

- “Nicki! Certo che se gli dici così...”

- “No ragazzi, andate voi... sul serio... non ho voglia di trovarmi di nuovo in tribunale...”

- “E questo che vuol dire?!” Mark non lo sa, non sa della mia vicenda a Boston. Nicki non gliel'ha detto. Non so cosa rispondere, non mi piace parlarne, tanto meno davanti a Sam e Cloe. Cala il silenzio, si aspettano che dica qualcosa. E' proprio Nicki a togliermi da questa situazione...

- "Beh, più soldi e vestiti per noi, comunque il colpo è pianificato per dopodomani sera, hai ancora un paio di giorni per pensarci. Potresti rifarti l'armadio con i soldi nascosti in quella casa, oppure comprarti la laurea...”

Rido e rimango ad osservarli in silenzio mentre pianificano ogni dettaglio, ogni particolare. Da dove entrare, cosa prendere, chi fa il palo, chi guida al ritorno. Nonostante siano veramente organizzati non mi viene voglia di cambiare idea. Non posso rubare in una villa a cinque minuti da dove abito. Troppo rischioso. Aspetto che finiscano la loro riunione e infine torno a casa, in auto non riesco a pensare a niente se non a quello che ho ascoltato da Mark.

***

Sono taciturno anche a cena e Emily non tarda a notarlo.

- "Perché non dici niente? Dove sei andato oggi?"

- "Si tesoro, dove sei sparito oggi pomeriggio? Hai visto qualcuno?"

Non mi è mai piaciuto mentire a mia mamma, fossi solo con mia sorella non ci sarebbero problemi. L'ha fatto apposta a farmi quella domanda proprio adesso, le è sempre piaciuto mettermi in difficoltà. Come Nicki a quanto pare. Provo con risposte vaghe ma convincenti...

- "Si ho visto degli amici... quelli che ho conosciuto al locale qualche tempo fa, sono simpatici..."

- "Bene, sono contenta che frequenti anche persone diverse dai tuoi compagni di università, sai che non mi sono mai piaciuti più di tanto"

- "Mmh, no questi sono a posto, sono tranquilli"

Sono tranquilli. Hanno solo un'idea di shopping un po' distorta.

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Capitolo 5
*** Visita a sorpresa ***




Capitolo 5
Visita a sorpresa

 

E' quasi mezzanotte, sono in camera mia sdraiato sul letto e ho appena finito di guardare “La Frode”, un film con Richard Gere che interpreta il ricco proprietario di una società e tenta di venderla ad un ignaro acquirente nonostante un buco nel bilancio di milioni di dollari. Ho studiato questi argomenti all'inizio del semestre e mi sento presuntuosamente competente in materia. Indosso ancora i jeans e la maglietta. Ho anche le scarpe. Il cellulare è sul comodino. Forse aspetto un messaggio. Forse no. Mark e le ragazze dovrebbero essere a casa di Megan Fox in questo preciso momento. Allungo il braccio e afferro il telefono. Nessun messaggio. Mi alzo e controllo sul pc, niente. E' un buon segno?! Non lo so. Forse è ancora presto. La casa è silenziosa, mamma e papà dovrebbero essere a dormire e Emily si è chiusa in camera da un'ora. Ricontrollo la probabile presenza di messaggi ma non appare niente. Torno sul letto e inizio a guardare la replica della puntata giornaliera dello show di Jimmy Fallon. E' divertente ma non riesco a ridere. La guardo quasi tutta. Improvvisamente sento un rumore provenire dal fondo della stanza. Le tende non sono ben chiuse e riesco a scorgere dei movimenti sul terrazzino fuori dalla vetrata. Qualcuno sta bussando lievemente. Mi alzo e vado a spostare l'oscurante.

- “Nicki!” Apro la porta finestra facendola scorrere verso destra, lei entra saltando e ridendo. Le dico di non fare rumore ma è difficile trattenerla.

- “Abbiamo fatto il pieno stasera! Guarda! Guarda quanta roba!” Indica un borsone nero rimasto sul terrazzo, sorrido e lo afferro per portarlo dentro constatandone il peso.

- ”Che… come hai fatto a portarlo fin qua?”

- “Se fossi venuto anche tu sarebbe stato più comodo in effetti”. Chiude la finestra e tira le tende.

- “Ti ho già detto che non ho voglia di finire nei casini...”

- “Avermi qui con quel borsone ti mette automaticamente nei casini mio caro. Mettilo nell’armadio”

Obbedisco. “Cosa avete preso?”

Nicki sale in piedi sul letto e poi si lascia cadere con un tonfo. “Chanel, quella casa è tappezzata di Chanel, gioielli e un paio di Jimmy Choo… sabato sera le metto"

- “Fai pure come se fossi a casa tua”. La riprendo ma è come se non avesse sentito. Ha ancora gli occhi sognanti e il pensiero rivolto alle meraviglie dell'armadio di Megan Fox.

- “La prossima volta vieni anche tu… se non ti piace quello che trovi prendi i soldi. Questi idioti tengono sempre un sacco di contanti in casa te l'ho già detto”

Annuisco. Non ho voglia di ripeterle di nuovo che non me la sento. Forse perché una parte di me in realtà si sta pentendo di essere rimasto in casa a guardare Richard Gere. Faccio il giro del letto e mi sdraio al suo fianco, accavallo i piedi e prendo il telecomando. Su un canale di documentari c'è una puntata dedicata ad una katana giapponese scomparsa durante la seconda guerra mondiale. Faccio finta di seguire. Lei non dice niente. Quanto ha intenzione di rimanere? Dopo pochi istanti si avvicina e appoggia la testa contro il mio braccio destro. Continuo a seguire le vicende della katana.

- “E' gratificante ma stancante”

- “Com'era la casa?”

- “Grande ma pensavo di più... abbiamo anche lasciato tanta roba al suo posto, magari ci torniamo nei prossimi mesi...” Poi cambia discorso. "Ti capita mai di essere circondato da persone che si lamentano?"

- "Sempre. È nella natura umana lamentarsi"

- "Voglio dire... se si lamentano perché non cambiano qualcosa nella loro vita? Perché continuare ad assillare chi ti circonda? Io mi diverto a fare quello che faccio, dovrebbero farlo tutti... come terapia"

Mi metto a ridere. "Sei stressato per il lavoro? Tua moglie non ti dà pace? Prova la nuova terapia Ruba&Scappa di Nicki Moore a soli 199 dollari e 99 al mese. Subito in omaggio una cintura di Gucci"

Ride anche lei. Mi afferra il braccio per appoggiarsi meglio. Potrebbe essere il momento buono per la domanda scomoda.

- "Che lavoro fa tua madre?"

- "Lavora per una casa di cosmetici, fa la rappresentante. Ed è fuori città al momento se è questo che volevi sapere..."

Giusto. Lei è sempre una mossa avanti, sa le cose in anticipo nonostante cerchi di prenderla alla lontana. Non so come comportarmi, voglio sapere ma senza dare quell'impressione. Mi toglie dall'imbarazzo continuando a parlare spontaneamente.

- "Mio padre non so che fine abbia fatto, è sparito quando ero piccola quindi non mi faccio troppi problemi..."

- "Ma hai anche una sorella più piccola giusto?"

- "Si lei è nata dalla relazione di mia mamma col suo ex compagno, ora è a casa sua infatti... in definitiva mia madre non la sopporta più nessuno dopo un po'" Ride ma ha un che di malinconico.

- "Penso sia comunque meglio avere una sorella minore che maggiore. Te lo dice uno che ha subito maltrattamenti fino a pochi anni fa"

- "Dai! Come sei scemo... invece i tuoi che cosa fanno?"

- “Mia mamma è avvocato, mio papà insegna storia all'università e Emily, la mia sorella maggiore appunto, sta facendo uno stage in un'agenzia di quelle che si occupano di gente famosa... sai, tipo i PR e cose così...”

- “Che figo, quindi quando sarò famosa saprò a chi rivolgermi... e la tua ragazza?”

- “Cosa? Non ho una ragazza! Come ti permetti?!” Rido. Ha del talento nel mettere in difficoltà le persone.

- “Come mi permetto... dai non fare la prima donna!”

- “Non vedo perchè ne devo parlare con te”

- “Smettila di essere così riservato e scontroso! Cosa ti costa aprirti un po'?! Sei gay? Guarda che non ho problemi... e se non vuoi che lo dica io non...”

- “Ok ok! Basta! No non sono gay... e comunque mi ha lasciato. Ci frequentavamo quando ero a Boston...”

- “Tutto qua? Non sai dirmi altro?”
Oh mio Dio quant'è invadente!

- “Mi sento un idiota... senti, le ho sempre dimostrato quanto ci tenevo a noi ma lei semplicemente mi dava per scontato, e ho sopportato atteggiamenti di totale sufficienza... dopo l'accusa, la vicenda in tribunale e il fatto che mi dovessi trasferire mi ha lasciato, in un periodo in cui avrei anche avuto bisogno di qualcuno... e non penso nemmeno le sia costato molto... Soddisfatta?”

- “Per metà...”

- “Cosa vuoi sapere ancora?! E' piena notte, sei entrata in camera mia dopo aver rubato interrompendo la mia visione di un affascinante programma sulle katane giapponesi e mi fai impertinenti domande sulla mia vita privata...” Ridiamo di nuovo. “Hai cominciato tu” Si diverte a infastidirmi... e io ci cado in continuazione.

- “Anche io avevo un ragazzo che amavo...”

- “Bene, brava”

- “...l'ho lasciato quando mi ha tirato uno schiaffo e mi ha minacciata, quindi non è stata una perdita devastante”

Rimango in silenzio. Sicuramente ha avuto più coraggio lei a chiudere una relazione che non io. Sicuramente ha avuto molti motivi per lamentarsi ma non l'ha fatto. Sicuramente potrei imparare qualcosa.

- “Hai fatto la cosa giusta...”

La katana fu portata negli Stati Uniti da un soldato che aveva combattuto in Giappone. Fu forgiata con una tecnica che la rende indistruttibile e venne tramandata da generazioni all'interno di un'antica casata giapponese. Purtroppo non è più stata ritrovata e ciò oggi la rende un oggetto leggendario di inestimabile valore avvolto nel mistero.

Nicki si è addormentata. E adesso? Non posso nemmeno muovermi, è ancora appoggiata al mio braccio. Spengo la televisione e lascio il telecomando sul comodino. Torno a guardarla. Dorme profondamente. Dannazione, è bellissima. Rimango ad osservarla qualche minuto prima di spegnere la luce.

***

Il sole filtra attraverso una fessura tra le tende. Mi rigiro nel letto, Nicki non c'è. Mi tiro su appoggiando i gomiti, mi guardo intorno, la camera è in ordine, silenziosa. Mi alzo e vado a controllare l'armadio, anche il borsone è sparito. Sto pensando a quanto pesava, eppure non ho sentito nessun rumore. Decido di andare a fare colazione ma appena mi avvicino alla porta chiusa vedo appeso alla maniglia un orologio da polso in acciaio, molto bello, e un post-it: “Mettilo sabato sera. N”. Sorrido e lo indosso. L'orario è già sistemato, e il cinturino è della mia misura. Armani.

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Capitolo 6
*** Con le tasche piene ***




Capitolo 6
Con le tasche piene

 

"Dove sei?"

Mark e le ragazze mi aspettano davanti ad un locale a Hollywood per cenare ma sono in ritardo.

"Sto uscendo ora di casa. Arrivo... intanto voi entrate"

Ho perso tempo a preparare la prima bozza per la tesi. Anche se mi mancano ancora alcuni esami ho già dovuto contattare un relatore e presentargli la prima stesura generale. Sono entusiasta di aver avuto la possibilità di cominciare così presto, un passo più vicino alla laurea.
C'è traffico, più del previsto. Arrivo con un'ora e dieci di ritardo. Non sono abituato, di solito sono puntuale. Mi da fastidio aspettare e fare aspettare. Questa sera è un'eccezione ma non è facile farlo capire a Nicki...

- "Dimmi che ore sono!". Si alza e mi viene incontro, è irritatissima. Peggio del solito.

Guardo l'orologio di Armani che mi ha regalato dopo averlo preso a casa di Megan Fox.

- "Le dieci meno venti..."

- "A che ora dovevamo vederci?"

Dietro di lei intravedo Mark e Sam che trattengono risate. "Alle otto e mezza. Senti mi dispiace, ho avuto da fare... ho iniziato la tesi e non mi sono accorto che era tardi, in più c'era un traffico infernale e trovare un parcheggio in questa zona è stato tremendo". Con un gesto di stizza riprende posto, mi siedo anche io. A dire il vero non capisco perché se la prenda tanto, non è certo rimasta da sola e comunque gli altri non sembrano nervosi quanto lei. Ordiniamo la cena. Chiedo di Cloe. Mark mi dice che è a lavorare al locale, ci raggiunge dopo cena. Sam nota l'orologio che ho al polso, sembra riconoscerlo.

- "Ah lo hai dato a lui!" Dice voltandosi verso Nicki. "È bello, ti sta bene..."

- "Se lo guardasse sarebbe anche meglio"

Le opzioni sono due: o farle capire che anche io ho un limite alla pazienza o comportarsi da persona elegante e non badare ai suoi commenti acidi. Scelgo la seconda. Non rispondo ma le rivolgo un'occhiata poco serena. Finiamo di cenare e ci vediamo con Cloe che sembra a dir poco carica per la serata, come se non avesse lavorato fino ad ora.

- "Ho preso le vitamine". Si giustifica.

Non pongo ulteriori domande, mi sembra di capire che le vitamine di Cloe siano un po' diverse da quelle che prende la gente normale.

- "Allora cosa facciamo?"

- "Un giretto..." risponde vagamente Sam. "Senti Alex, tu e Nicki andate insieme, io Mark e Cloe prendiamo l'altra macchina, altrimenti stiamo stretti"

Una volta fuori dal parcheggio seguo l'auto di Mark. Accendo lo stereo ma tengo il volume basso. Nicki non dice una parola.

- "Mi dispiace per prima... di solito sono puntuale..."

- "Non fa niente, sono solo stanca." Taglia corto lei.

- "Ok..."

Intanto stiamo uscendo dal centro città. Se volevano fare un giro saremmo dovuti andare verso la costa a Santa Monica o Venice, o verso sud nella zona dei night club, invece stiamo salendo. Un orribile dubbio si insinua nella mia mente.

"Tu sai dove... dove stiamo andando?"

Nicki si volta verso di me, sorride. Non sorrideva così cinque minuti fa. Il dubbio ormai è certezza.

"Non dirmi che facciamo quello che penso..."

"Ce ne hai messo di tempo a capirlo, ormai siamo arrivati"

"Oh cazzo...". Mi porto la mano destra tra i capelli. “Siete dei... fottuti bastardi”. Ci mettiamo a ridere. E' vero, se me lo avessero chiesto avrei detto di no, ma ormai visto che mi ci hanno portato inconsciamente sono elettrizzato all'idea. Dieci minuti dopo Mark mi fa segno di parcheggiare in un primo spiazzo lungo la strada che porta ad un'enorme villa sulla collina, lui invece procede oltre. Ci rivediamo pochi minuti dopo all'ingresso.

- “Come l'hai presa?” mi chiede Sam.

- “Vaffanculo” le rispondo io ridendo.

Intanto Mark sta già facendo il giro dell'abitazione per cercare qualche porta aperta, la trova quasi subito e ci fa segno di seguirlo. Siamo in una spaziosissima cucina, ma ci addentriamo subito verso il salone principale, Cloe accende delle luci premendo interruttori a caso.

- “Non ci sono telecamere?” chiedo.

- “No tranquillo, è la seconda volta che ci veniamo. Piuttosto, prova a indovinare di chi è questa casa?”

Scuoto la testa continuando a guardarmi intorno. Potrebbe essere di chiunque nel mondo dello show business. Intanto Nicki e Sam stanno salendo al piano superiore.

- “Paris Hilton.” Dice Cloe visibilmente emozionata. E' emozionata per il solo fatto di avermelo detto.

Continuo a osservare l'arredamento curato della sala, divani bianchi, mobili bianchi, tavoli di vetro, mi sembra fin troppo elegante per essere di Paris Hilton, mi immaginavo qualcosa di più kitsch. Ho avuto giusto il tempo di pensarlo perchè appena seguiamo le ragazze di sopra ecco che il vero stile della Hilton si mostra dirompente. Le pareti rosa mostrano autoritratti che nella penombra trovo addirittura inquietanti. Il corridoio non è un semplice corridoio ma sembra la via principale di un centro commerciale. Ai lati ci sono innumerevoli stanze, bagni e cabine armadio. Osservo le ragazze che si litigano abiti di ogni genere, Cloe che indossa qualsiasi gioiello le capiti tra le mani e Mark che si diverte a scattare foto. Poco più tardi continuiamo il nostro giro e arriviamo in un stanza con al centro un palo da lap dance, è allestita con divanetti, obbligatoriamente rosa, impianto stereo e lucine da discoteca che si riflettono sulle pareti. Nicki si esibisce presa dall'entusiasmo con Sam che le urla indicazioni su come muoversi e Mark che fischia. Non capisco se lo sta facendo seriamente o sta solo scherzando, perchè mi viene da ridere a guardarla. Il resto della casa mi incuriosisce così esco dalla stanza con la lap dance e mi avvio lungo il corridoio buio. Arrivo nell'ultima stanza, un'enorme camera da letto con una vetrata che si affaccia direttamente sulla città illuminata, ciò è sufficiente a regalarle un bagliore notturno che rende superfluo l'uso delle lampade. Accendo unicamente l'abat jour su uno dei comodini. Apro il primo cassetto: biancheria. Apro il secondo: una rivista, l'ennesimo paio di occhiali da sole e dei gioielli piuttosto eccentrici. Guardo velocemente anche gli altri cassetti ma non trovo niente di rilevante. C'è un armadio a vetri lungo la parete frontale rispetto al letto. Scosto le due ante, altri vestiti e giacche. Accarezzo con la mano i lati, niente. Scorro verso il basso. Tasto la base interna dell'armadio, c'è qualcosa di diverso. Provo a battere lievemente le dita, il suono al centro è diverso da quello ai lati. E' doppio fondo. Riesco ad aprire il vano segreto, ci sono delle mazzette di dollari. Mi sporgo verso la porta per controllare che gli altri non ci siano, vedo la luce della stanza da lap dance e sento le risate in lontananza. Torno sui soldi, prendo una mazzetta. Ogni banconota è da 100. Faccio un calcolo veloce, in mano ho circa 10,000 dollari in contanti, le mazzette sono sette. Mi sta venendo caldo e non so cosa fare. Prenderle tutte o solo un paio? Trovare il nascondiglio vuoto è un impatto immediato, vedere comunque dei soldi può portare a non accorgersi della mancanza degli altri. In tal caso però bisognerebbe tornare. Sento Nicki che mi chiama. Prendo due mazzette e me le infilo nelle due tasche interne della giacca, chiudo velocemente il pannello sotto la base dell'armadio, riaccosto le ante e mi rialzo, Nicki è praticamente sulla soglia della stanza.

- “Dove sei finito?”

- “Ah... ero qui, ma non c'è niente”. Non riesco a dirle del bottino. Mi sento in colpa a mentirle ma non voglio che lo sappiano tutti.

- “Ok, allora andiamo”

***

E' notte fonda, siamo in macchina, stiamo tornando a casa. Sento le tasche della giacca gonfie e il loro contenuto pesa, e pesa anche sulla coscienza.

- “Sei silenzioso...” dice Nicki, io non rispondo, lei continua “Abbiamo preso tanti di quei gioielli che pensiamo di rivederli, Cloe può sistemarli tramite il suo capo. Lui è bravo ad occuparsi di certe cose... poi dividiamo il totale...”

A sentire le parole 'dividere il totale' il senso di colpa diventa ancora più pressante. Loro sono disposti a dividere, io sono solo disposto ad essere egoista.

- “No senti... non ti ho detto una cosa”

- “Ah ecco... avanti parla”

- “Ho trovato dei soldi”

- “Ok... bene”. Non capisce, il suo sguardo è interrogativo.

- “Tanti... e ne ho presi un po'...”

- “Quanti?”

- “Circa 20,000...”

- “Cosa? E dove li hai messi?”

Mi porto una mano sulla giacca all'altezza della tasca interna.

- “Hai in tasca 20,000 dollari?”. Questa volta sono riuscito a sorprenderla.

- “Mi sento un idiota a non avervelo detto prima...”

- “No ascolta, li puoi tenere... noi abbiamo rubato capi da 20,000 dollari ciascuno quindi...”

- “Sei sicura? Voglio dire, mi ci avete portato voi...”

- “No li puoi tenere... sul serio”. Vorrei ringraziarla, farle capire che mi stanno dando un'opportunità unica e che gliene sono grato ma rimango in silenzio. Poco dopo arriviamo davanti a casa sua, il quartiere è silenzioso, tranquillo. Accosto vicino al vialetto, scendo anche io dall'auto per aiutarla a tirare fuori dal bagagliaio il solito borsone nero.

- “Perfetto, ci sentiamo in settimana...”. Mi appoggia un braccio intorno al collo, mi tira verso di lei e mi dà un bacio sulla guancia. Così, improvviso. Sorrido e la guardo allontanarsi verso casa. Si solleva un lieve vento fresco che mi porta inconsciamente a chiudermi la giacca prima di risalire in macchina. Sento premere contro il petto le tasche piene. E' il segno di un nuovo inizio.

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Capitolo 7
*** Blackout ***




Capitolo 7
Blackout

 

Oggi pomeriggio dopo aver studiato per l'esame di “Controllo sulla gestione” ho chiamato Jonah per una partita a tennis, gli ho parlato di Mark, Nicki, Sam e Cloe. Ovviamente senza specificare dei furti.

- "Stasera se andiamo al D8 chiedi anche a loro di venire"

- "Ok ma penso venga solo Mark, è l'unico che è libero durante la settimana"

- "Come? Niente ragazze?"

- "Meglio di no...” dico ridendo.

Quando Jonah se ne va entro in cucina a prendere da bere. C'è mio padre intento a leggere il giornale.

- "Com'è andata la partita?"

-"1-3, 3-2, 3-2".
Io e Jonah giochiamo col punteggio dimezzato altrimenti dovremmo impiegarci troppe ore per finire un match.

- "Come mai hai perso nel primo?"

- "Che ti importa, intanto ho vinto!" Questo è mio padre, non aspetta altro che il momento giusto per farmi notare l'errore, o come dice lui 'insegnarmi'.

- "Non ti scaldare..."

- "Ho vinto". Gli ripeto. Rimetto la bottiglietta d'acqua in frigorifero.

- "Alex l'importante non è vincere e basta... ma vincere con margine, in modo da dimostrare di essere il migliore. Sei sempre stato arrendevole”

- “Sono venuto qui per dissetarmi, ok? Lasciami stare”

Scuote la testa, io gli rivolgo un'occhiataccia e vado in camera mia. E' sempre così. Posso anche fare il 99% giusto ma non aspetterà a rimproverarmi l'1% di fallimento.
Prendo il telefono e chiedo a Mark se vuole venire al D8. Alle ragazze non scrivo nemmeno, so che non possono e comunque ci manca solo Nicki con qualche sua battutina acida ad innervosirmi più di quanto già non sia.

"Ok, ho la macchina... vengo da te alle dieci e mezza"

Perfetto. Vado a farmi una doccia per cercare di calmarmi. Papà riesce ad irritarmi facilmente, come Emily. La maggior parte delle cose che faccio non vanno bene, o meglio, vanno bene ma non è abbastanza. Università, sport, vita sociale. Niente è mai abbastanza. Mi chiedo se lo siano i 20,000 dollari che ho nascosto sotto il pavimento della casetta degli attrezzi in giardino.
Alle dieci e mezza la macchina di Mark accosta vicino al cancello, salgo e lo avverto...

- "Sono un po' incazzato stasera"

- "Perché?"

- "No niente... solo mio padre e quel fottutissimo esame... allora, pronto a conoscere i ragazzi?"

- "Si si, sono tutti all'università con te?"

- "Si tre idioti"

- "Non gli hai detto niente dei furti vero?!"

- "No figurati, non ci penso nemmeno"

Entrando al D8 intravedo subito Jonah al bancone, gli presento Mark e ci indica i divanetti che hanno occupato. Li raggiungiamo. Ci sono Phil e Chad. Non sono esattamente i classici bravi ragazzi, diciamo che a loro piace divertirsi. Non sempre ho condiviso le loro idee.

- “Ho visto su Facebook che uscite spesso insieme. Com'è che vi siete conosciuti?” chiede Chad.

- “Ehm.. un giorno, così per caso...” Mark deve stare attento. Non si è preparato all'evenienza di domande insidiose.

- “In un locale” intervengo io.

- “E le ragazze?” chiede con un ghigno. “Sono carine, secondo me Alex si diverte con loro...”

- “Si ma non come pensi tu”.
Mark mi guarda un po' preoccupato e cambia discorso, inizia a parlare di club e dj, lui e Chad hanno gli stessi gusti in tema di musica house. Dopo un po' io e Phil raggiungiamo Jonah al bancone del bar, la musica è ancora più assordante. Ha trascorso l'ultima mezz'ora a provarci con una ragazza che però ho visto andarsene disgustata trascinando via anche la sua amica.

- "Che trucco hai per farle scappare così?"

- "A saperlo... dai prendi qualcosa da bere"

Ed è così che è iniziata la catastrofe. Non mi piace l'alcol per il semplice motivo che fa male al fegato, sto molto attento alla salute e l'idea di sentirmi gonfio o vedermi allo specchio con la pancia da alcolizzato mi terrorizza. Questa sera però mi sento in vena, inizio a spendere qualche centinaio di dollari in shots, e alcolici di ogni tipo. Io, Jonah e Phil iniziamo a ridere. Si è una serata divertente. Tutto è più leggero, non ho niente di cui preoccuparmi. Dovrei uscire più spesso. La musica rimbomba tutto intorno, mi avvolge. Ed è come se non ci fosse altro la fuori che desti il mio interesse.
Poco più tardi lasciamo il bar per andare nel retro del locale, lungo lo squallido corridoio che porta ai bagni e al parcheggio posteriore. Phil ha da fumare ma non riesce ad accendere. Iniziamo a ridere, siamo barcollanti ma non ha importanza, niente ha importanza adesso. Jonah ha un accendino che funziona meglio e riusciamo nell'intento. Li guardo. Sono felici. Ma io so di esserlo di più. Io ho qualcosa che loro non hanno. Non ho niente di cui preoccuparmi, posso avere tutto quello che voglio e non dividerlo con nessuno. Mi sento come dentro ad una campana di vetro. Vedo Phil che avanza lungo il corridoio, faccio per seguirlo ma dopo un paio di passi tutto inizia a muoversi in modo strano, altalenante. La musica è ormai un rumore sordo, pesante. Sento delle persone che urlano, ma so che non c'è nessuno oltre a noi li. Le immagini sono poco nitide. Mi gira la testa, guardo per terra, cerco un punto fisso sperando che tutta la confusione cessi, ma niente. Allungo un braccio e appoggio la mano al muro sudicio del locale. Sento il mio nome, Jonah mi chiama ma è lontano. Provo ad avanzare lungo il corridoio, devo raggiungere la porta in fondo e uscire a prendere aria, ma appena alzo lo sguardo non vedo altro che puntini neri che brillano e che si intensificano. Chiudo gli occhi. Sento di nuovo il mio nome. La confusione nella mia testa è troppa. Lascio scorrere la mano sul muro verso il basso. Sto miseramente cedendo.

***

Apro gli occhi. La luce filtra con violenza dalle persiane rimaste quasi interamente aperte. Mi sento distrutto. Rimango immobile e continuo ad osservare quella parte di stanza che ho davanti, mi ci vuole qualche secondo per notare che il comodino non è il mio. Nemmeno la camera è la mia. Dove sono?! Oddio, ero sbronzo e sono finito a letto con qualcuno... però sono vestito. E' un buon segno. Mi rigiro nel letto e vedo una figura al mio fianco.

- “Buongiorno splendore”. E' Nicki, appoggiata con il cuscino allo schienale del letto con lo sguardo fisso sul cellulare intenta probabilmente a scrivere messaggi.

- “Cos’è successo, perché sono qui?” le chiedo confuso mentre i miei occhi ancora si devono abituare all'irritante luce del giorno.

- “Sei qui perché sono una persona di buon cuore che ha avuto pietà per un amico che è collassato la notte scorsa in un locale” risponde con il suo solito tono di acidità. Distoglie lo sguardo dallo schermo del telefono e mi guarda.

- “Ero con Mark... al D8...”

- “Si è stato lui a portarti qui ieri notte, eri praticamente un cadavere. Non poteva portarti da lui perchè i suoi avrebbero fatto troppe domande... e non poteva certo accompagnarti a casa in quello stato...”

- “Beh ma ho le chiavi...”

- “Alex... non eri cosciente! Cosa avrebbe dovuto fare? Aprire, entrare in casa tua in piena notte, metterti a letto e rimboccarti le coperte?!”

- “Giusto... poi con i miei...” Mi sistemo i capelli con la mano, devo essere ridotto male. Mi sorge anche il dubbio...

- ”Aspetta… non è che noi due abbiamo… insomma...”

- “No! Dio no… abbiamo solo dormito se è questo che intendi” risponde lei un po' in imbarazzo e poi si affretta ad aggiungere: “A sentire Mark anche i tuoi amici non erano messi bene, quindi mi ha chiamata... se non era per me dormivi nel giardino di casa tua... e ti risvegliavi con gli irrigatori, se ce li avete”

Ridiamo. Appoggio meglio la testa al cuscino e la guardo cercando di ricostruire l'accaduto. Lei allunga la mano e mi sistema i capelli sulla fronte. Lo fa dolcemente, quasi accarezzandomi. E' piacevole. Ma dopo pochi istanti la ritira, quasi rinsavendo.

- “Devi aver bevuto troppo... ah comunque Mark dovrebbe aver lasciato un messaggio in segreteria ai tuoi per dirgli che hai dormito da lui”

- “Ok...”
Poi improvvisamente il mio principale problema mi torna in mente.

- “Cazzo... devo andare... ho un esame dopodomani! Non mi ricordo niente...”. Mi alzo, devo prendere le mie cose. Quali?! Giusto... non avevo niente se non il cellulare e il portafoglio che sono sulla scrivania insieme al giubbotto.

- “Aspetta! Come ci torni a casa? Ti accompagno...”

- “D'accordo”. Non mi piace chiedere favori, tanto meno ad una ragazza e soprattutto se mi ha già ospitato per la notte, ma purtroppo non ho scelta. Scendo al piano di sotto aspettando che si prepari sperando che non ci impieghi troppo. Passano venti minuti. Venti minuti che impiego a fare avanti e indietro per il salotto nervosamente. Come ho potuto fare quel casino ieri sera quando ho da studiare per un esame? Se solo fossi rimasto tranquillo... dannazione.
Nicki riesce a portarmi a casa evitando il traffico e mi lascia a pochi metri dal cancello, la saluto e la ringrazio. Si sporge dal finestrino per dirmi che ci sentiamo dopo l'esame. Entro in casa, c'è silenzio, mamma e papà sono a lavorare. Voglio solo farmi una doccia il prima possibile.

- “Dove sei stato stanotte?”. Emily è sulle scale con le braccia incrociate.

- “Da Mark... non vi è arrivato il messaggio in segreteria?”

- “Si... ma non mi sembra che Mark sia una ragazza dai lunghi capelli castani”. Ha visto Nicki dalla vetrata sul giardino.

- “Ho detto che sono stato da Mark stanotte non che mi ha riportato a casa”

Riesco a zittirla e salgo velocemente al piano di sopra. Avrei anche potuto dire la verità ma avrei dovuto spiegare troppe altre cose, la maggior parte delle quali nemmeno mi ricordo al momento. Il mio unico problema è l'esame di dopodomani... e quello di trovare un nuovo nascondiglio per i soldi presi da Paris Hilton. La casetta degli attrezzi in giardino è troppo esposta, Emily mi sta controllando costantemente e poi se ne dovessi prenderne altri non ci starebbero...

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Capitolo 8
*** In frantumi ***




Capitolo 8
In frantumi

 

- “Porca puttana...”. Mi sfilo lo zaino e lo lascio cadere vicino alla ruota dell'auto.

- “E' andata così male?!”. Nicki è venuta a prendermi all'università come quel pomeriggio quando mi ha portato, a sorpresa, a commettere il primo furto e come quel giorno ha le braccia incrociate e gli occhiali da sole sulla testa.

- “Si cazzo... non l'ho passato”. Mi porto le mani sui fianchi e giro su me stesso. Sto cercando qualcosa che mi aiuti, una spiegazione.

- “...e ora?”

- “Comporta che non riuscirò a laurearmi nel tempo che avevo previsto, mi slittano gli altri esami. Non ne posso più! Il materiale, ora lo chiamano così: il materiale. Non sono più libri ma ammassi di fogli che dovrei sapere da cima a fondo, e il professore... nel suo squallido studio. Chissà quanto impegno ci ha messo per avere quella cattedra... per dirmi cosa fare e come. Lui ha messo insieme il materiale, ci avrà messo anni, è la sua vita. Cosa darei per non dover più frequentare quell'ambiente...”

- “Non è la fine del mondo... sei intelligente abbastanza da recuperare”. Dice lei allungando la mano e sistemandomi i capelli sulla fronte.

- “Grazie” rispondo ironico “Ma non è questo il punto... tutti si aspettano che io mi laurei entro la fine dell'anno e ora non potrò farlo. 'Oddio Alex ha fallito un esame, come è potuto accadere?'. E il professore? Sai cosa mi ha detto? Mi ha consigliato di integrare il suo materiale e mi ha congedato con un 'Buon lavoro'. Buon lavoro... Ma che cazzo...”

- “La prendi piuttosto seriamente...”

- “Io devo sempre guadagnare qualcosa, invece oggi ci ho solo perso... e non voglio sentirmi dire 'Buon lavoro' da uno che probabilmente nella vita ha gli è andata male ed è finito in quell'ufficio!”

- “Ok, ora basta. Ti vedo piuttosto scosso, ti devi riprendere. Avanti sali in macchina”

Le avevo detto che avremmo potuto fare un giro dopo l'esame ma pensavo per festeggiare il successo, non per trovare pace dopo la disfatta. Non so dove mi stia portando, se in una casa di qualche celebrità o in un locale e la cosa non mi interessa. Notando il mio prolungato silenzio, ad un certo punto prova da intervenire per cercare alleviarmi l'amarezza della sconfitta.

- “Non è così grave, ne stai facendo una questione troppo grossa...”

- “Non puoi capire...” Le dico sconsolato.

- “E tu che ne sai?”

- “Non sei mai stata all'università Nicki! Andiamo... che ne sai di esami e propedeuticità?!”

- “Ero entrata alla Stanford”

- “Stai scherzando?!” La guardo incredulo. Lei? A Stanford? E' intelligente certo ma l'idea di vederla in quell'ambiente stona.

- “Mi sembri sorpreso...”

- “Abbastanza...”

- “Così mi offendi...”. La guardo aspettando che racconti qualcosa. “Ci ho sperato quando ho inviato le richieste di ammissione in varie università e vedere la lettera di accettazione fu un sogno, davvero... non ci crederai ma ero alla facoltà di legge.”

- “Questa poi... E come mai non studi più?”

- “Come sai ho trovato un modo più veloce per fare soldi”

- “Ma potevi fare entrambe le cose”

- “Forse, ma quando ho deciso la situazione mi era chiara... posso sempre riprendere in futuro”

Venti minuti dopo raggiungiamo un'area fuori città pressoché desertica e assolata.

- “Dovremmo quasi esserci” Mi avverte Nicki. “Oh eccola là!”. Indica a distanza di circa trecento metri una enorme villa in stile coloniale circondata da rigogliosi cespugli ed alberi, come un'oasi nel deserto.

- “Chi mai vivrebbe in questo posto infernale?”

- “Andre Ethier”

- “Il giocatore dei Dodgers?!”

- “Quanti Andre Ethier conosci?”

- “Quest'anno il suo ingaggio supera i dieci milioni di dollari...”

Scendiamo dall'auto e ci avviciniamo alla casa. Intorno a noi c'è un silenzio inquietante, l'aria calda che si solleva rende il paesaggio ancora più surreale. Appena entriamo nella proprietà però l'ambiente cambia radicalmente: l'erba del giardino sembra trapiantata da quella di un Lord inglese, gli alberi sono prosperosi e lussureggianti, il tutto è arricchito da piante rampicanti che salgono sulla facciata. Nicki trova le chiavi dell'entrata principale sotto il tappetino. Entriamo con cautela pronti alla fuga in caso notassimo la presenza di antifurti o telecamere. L'atrio è maestoso, con due enormi colonne di marmo ai lati, l'arredamento è piuttosto pesante, il legno di mogano la fa da padrone. Saliamo subito l'imponente scalinata che porta al piano superiore e raggiungiamo la camera da letto padronale. Nicki si dedica all'armadio e comincia ad analizzare quelli che penso siano i vestiti della compagna di Ethier, io intanto cerco i soldi. Trovo subito delle mazzette nascoste nell'ultimo cassetto del comodino, cerco di contarle velocemente. Sono circa 50,000 dollari, non male. Li faccio vedere a Nicki avvertendola che poi li dividiamo. Non trovo altro di interessante e mi fermo ad osservarla mentre prova diverse borse firmate.

- “Secondo te dov'è la sala con i trofei?” Le chiedo. Forse lei ci è già stata.

- “Non lo so, fai un giro... quando ho finito ti raggiungo”

- “Ok, ma non metterci troppo”

Scorro tutte le stanze del piano, sporgendomi all'interno di alcune di esse per vedere se ci sono i trofei ma niente. Scendo al piano di sotto e finalmente imbocco il corridoio giusto, mi ritrovo in una spaziosissima stanza unicamente dedicata alle magliette indossate da Ethier, le mazze usate nelle partite decisive e le coppe. Mi prendo qualche minuto per osservarle tutte da vicino. Vedo la mia immagine riflessa sul vetro della teca. Ho avuto una brutta giornata, il mio volto è scuro, i capelli sono spettinati. Mi volto e scorgo una foto di Ethier, è sorridente, mostra la maglia dei Dodgers con il numero 16 per la presentazione ad inizio stagione. Quell'immagine crea una reazione dentro di me, mi sento colmo di risentimento, di rabbia. Attraverso al stanza e afferro una mazza da baseball, prendo forza e inizio a colpire tutte le teche di vetro, facendo attenzione però a non nuocere al contenuto. Una dopo l'altra le distruggo tutte. Dopo qualche istante il pavimento è ricoperto di vetri, mi sento più soddisfatto. Quando faccio per andarmene vedo arrivare Nicki.

- “Cosa stai facendo?” E' allarmata, deve aver sentito il rumore dal piano superiore.

- “Niente, dai andiamo...”. Lascio la mazza a terra.

- “Aspetta!” Si china e si preoccupa con un piccolo telo di cancellarne le impronte. Dopo dieci minuti siamo alla macchina, carichiamo il solito borsone pieno di refurtiva nel portabagagli, ci dividiamo i soldi e partiamo. Improvvisamente mi rendo conto di essere caduto in un errore madornale.

- “Ti ricordi quando ho preso i soldi da Paris Hilton?! Ecco... io non ho levato le impronte”

- “...non ti preoccupare, per prima cosa hai lasciato molti soldi quindi magari non si è nemmeno accorta che ne mancano alcuni... e poi avresti già avuto la polizia in casa settimane fa se avessero controllato”

- “Ho toccato tutto l'armadio però...”

- “Guarda che Mark lascia impronte ovunque e non ha mai avuto problemi, però se ti fa stare più tranquillo ci torniamo... così posso anche prendermi qualcos'altro”. Ammette sorridendo. “Stasera lo dico anche a Cloe e Sam, loro a Paris non rinunciano mai”

- “Ok...” Mi sento più rassicurato ma inizio a credere che i soldi, anche se nascosti nella casetta degli attrezzi in giardino, non siano più al sicuro. “In ogni caso penso che porterò i contanti nella casa che abbiamo a Torrance”

- “Ah ma sentilo, il principe della West Coast... hai anche una casa a Torrance, allora sei da sposare”

Sorrido, per la prima volta in tutta la giornata.

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Capitolo 9
*** I can't stop ***




Capitolo 9
"I can't stop"

 

Oggi sono stato costretto a riguardare il maledetto materiale per l'esame, la cosa più frustrante è stata realizzare che non erano molte le cose che mi mancavano per riuscire a passarlo. Inconsciamente me ne sono semplicemente fregato dell'esito e le conseguenze non sono state clementi.
Non ho più voglia di stare in casa così mando un messaggio a Mark: lui e le ragazze oggi avrebbero dovuto pianificare un nuovo furto e ho detto loro che mi sarei unito.


“Ti passo a prendere tra mezz'ora, andiamo da Nicki”

Mark è puntuale, quando scendo mamma mi avverte di non fare tardi per cena.

- “Non ti preoccupare! Sono con i miei amici... quelli tranquilli” Le dico per rassicurarla. A lei non piacciono molto Phil, Chad e Jonah, pensa si mettano in brutte situazioni. E in un certo senso ha ragione. Anche se sinceramente non so chi rischi di più tra loro e le ragazze durante le loro uscite.
Quando arriviamo da Nicki ci apre sua madre, la signora Moore. Non l'avevo mai vista, è giovane, di bell'aspetto e sembra molto amichevole.

- “Le ragazze sono in giardino, da quella parte”
So bene dov'è il giardino e scommetto anche Mark ma la ringraziamo e seguiamo le indicazioni. Dall'altro lato della casa vicino alla piscina ci sono già anche Sam e Cloe impegnate con un computer, Nicki è sdraiata sul lettino con gli occhi fissi sul cellulare . Mi avvicino senza farmi sentire e appena posso glielo sfilo dalle mani.

- “Dai cretino! Stiamo controllando gli ultimi dettagli!” Si ribella agitando le mani per riprenderlo. Cloe si mette a ridere e io glielo restituisco prima che si alzi e mi aggredisca fisicamente. Poi mi guarda e aggiunge “Hai visto il telegiornale di questa mattina?”

- “No, perchè?”

- “Qualcuno è entrato a casa di Andre Either e ha gli frantumato la vetrina dei trofei”

- “Ma non mi dire” Sono ironico e preoccupato al tempo stesso.

- “Pare anche che gli abbiano rubato dei soldi” Dice con un sorriso sulla faccia. E' apparentemente orgogliosa all'idea che la nostra impresa sia finita in tv. Cloe nota la mia inquietudine e cerca di rassicurarmi.

- “Tranquillo Alex, non hanno nessun indizio: niente telecamere, niente impronte... è già successo che parlino dei nostri furti in televisione, eppure siamo ancora qui”
Effettivamente il ragionamento di Cloe non fa una piega e mi sento più a mio agio, così riporto la mente alla serata attuale.

- “Allora, dove pensavate di andare?” chiedo io incuriosito.

- “Pharrell Williams è a New York in Radio in questo preciso momento”

- “Sul serio?! Volete andare a casa di Pharrell?!”

- “E' da un po' che ci pensiamo, ho avuto io l'idea... secondo me troviamo tanta roba interessante. Non solo vestiti da donna!” Dice Mark sottolineando queste ultime parole, ma le ragazze sono ancora impegnate a guardare su internet. Io non sto più nella pelle.

- “Dai che stiamo aspettando? Andiamo... devo essere a casa entro le nove per la cena!”

***


Come di consueto Mark lascia la sua auto da un lato della casa e Cloe dall'altro in modo da avere a disposizione due eventuali vie di fuga. Questa volta il cancello principale è chiuso per cui ci tocca scavalcare il muretto con le piante. Ormai ogni villa inizia a sembrarmi uguale all'altra, tutte spaziosissime con rigogliosi giardini e piscina panoramica. Il sole sta tramontando e la vista è spettacolare, Los Angeles si prepara all'oscurità. Una delle porte scorrevoli che danno sulla zona barbecue è aperta ed entriamo, ci guardiamo intorno, mi ricordo come ero rimasto ammaliato dallo stile e dagli arredamenti la prima volta che entrai in una di queste ville, ora mi limito a seguire le ragazze al piano superiore senza perdere troppo tempo, è come se non ci fosse niente di nuovo questa volta. Mark passa dalla cucina, prende una mela e inizia a mangiarla. La vera sorpresa iniziamo ad averla proprio nella camera da letto principale. Ci sono orecchini di diamanti, collane, anelli e accessori da rapper in quantità. Devo ammettere che nonostante non ami il suo stile, Pharrell ha buon gusto negli occhiali da sole. Ne prendo un paio e me li infilo, già che ci sono ne prendo altri e li sistemo nel collo della maglietta. Cloe non fa complimenti e si infila nella borsa ogni cosa che luccica.

- “Prendiamo un po' di tutto almeno possiamo rivenderla a Venice o da Ricki”

- “Ti immagini se in realtà è bigiotteria? Potrebbero arrestarci per violazione di domicilio e vendita di oggetti contraffatti... e rimarremmo doppiamente fregati” Dice Sam ridendo.

- “Non credo che Pharrell cada così in basso”
Mark ha appoggiato la mela su un mobile e ha iniziato a rovistare tra i cassetti, dopo poco ci mostra delle banconote arrotolate, non sono molte se divise per cinque quindi inizio anche io a cercarne altre ma senza risultato. Dopo una decina di minuti decidiamo di andare via un po' delusi.

- “Mark la mela!” Menomale che Nicki è attenta ai particolari, andremo poco lontano senza di lei.

Torniamo al piano di sotto e siccome non siamo completamente soddisfatti del bottino diamo un'occhiata veloce al resto della villa. Io noto un bellissimo impianto stereo in fondo alla sala, mi avvicino per controllare le prese della corrente e la grandezza, non sarebbe male ma dovrei prendere anche le casse e purtroppo non avrei posto dove sistemarlo. Senza contare che dovrei dare una spiegazione per aver portato a casa un oggetto del genere.

- “Ehi!” Mi giro e Nicki mi tira qualcosa. Lo afferro al volo.

- “Oh cavolo...” Sono delle chiavi di una macchina. Il portachiavi dice “Lamborghini”. Usciamo tutti in giardino e iniziamo a fare il giro della casa cercando il posto auto. Troviamo un box chiuso sul retro.

- “Sarà qui?”

- “Vediamo...” Premo a caso i pulsantini sul sensore attaccato alle chiavi e il portellone di solleva automaticamente. Abbiamo trovato il tesoro di Pharrell.

- “E' una Aventador!”

- “Oh porca puttana...” Mark rimane a bocca aperta. Io mi avvicino e apro la portiera del guidatore che si solleva verso l'alto con eleganza.

- “Sembra la macchina di Batman” Sam non ha la minima conoscenza automobilistica ma vedo di non farci caso. Entro e mi siedo.

- “Oddio che bella...” Non resisto e l'accendo. Rimango qualche secondo con le mani sul volante.

- “Dai parti!” mi dice Nicki.

- “Cosa?”

- “Tutto questo casino per accenderla e basta?!”

- “Ok, dai Mark sali...”

- “Non possiamo venire tutti scusa?”

- “Senza offesa Sam... ma tu non sai niente di auto. Questa è biposto! Torniamo tra dieci minuti”

Mark sale, chiudiamo le portiere che sembrano ali e usciamo dalla proprietà, il cancello è chiuso ma basta premere l'altro pulsantino sul telecomando del portachiavi per uscire. Raggiungiamo la strada principale sotto la collina e poco dopo costeggiamo il mare. Accendiamo la radio, c'è “I can't stop” di Flux Pavilion, è un momento perfetto. Appena in rettilineo cambio marcia e premo sull'accelleratore, l'unica musica che si sente ora è quella del motore. Io e Mark ridiamo soddisfatti. Gli chiedo se vuole guidare ma per quanto vorrebbe dice che ha paura di fare qualche casino e che abbiamo poco tempo. Infatti non ci mettiamo dieci minuti ma almeno venti prima di tornare. Le ragazze se lo immaginavano e non infieriscono quando rientriamo alla villa di Pharrell. Riesco a parcheggiare la Aventador esattamente come l'avevo trovata, riportiamo le chiavi in casa e leviamo le impronte. Scendendo lungo il vialetto che ci riporta alle nostre auto io sono l'ultimo del gruppo e vedo che anche Nicki è un po' attardata rispetto a Sam, Cloe e Mark così ne approfitto per avvicinarmi e darle velocemente un bacio sulla guancia prima di scappare via senza voltarmi per non vedere la sua reazione. Poi ci separiamo, le ragazze raggiungono la macchina di Cloe e io quella di Mark che appena a bordo si volta verso la villa e comincia a urlare:

- “Ti amooo! Io ti amooo! Tornerò, te lo prometto!” Ovviamente riferendosi alla Lamborghini. Ripercorriamo le lunghe curve in discesa per tornare a Woodland Hills. Ormai è buio, soltanto all'orizzonte si intravede ancora un fascio di luce più chiaro. Los Angeles è già illuminata, sorrido. Sono anche in orario per la cena.

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Capitolo 10
*** Il regalo sbagliato ***




Capitolo 10
Il regalo sbagliato

 

Oggi avrei dovuto portare i soldi nella casa sulla spiaggia a Torrance e nasconderli nel garage ma purtroppo ho dovuto rimandare perchè Emily ha preso la seconda auto per andare a fare shopping a Rodeo Drive. Mi mette ansia saperli in giardino, sono ben nascosti ma l'idea che papà durante il fine settimana inizi a cercare qualche attrezzo per le piante mi crea non poco nervosismo. Così ho deciso di riportarli in camera mia e chiuderli a chiave dentro alla valigia che di solito uso quando parto per le vacanze e che è ben celata dentro l'armadio. Apro e chiudo le ante per capire se potrebbe destare sospetti, all'apparenza no. E' solo una valigia chiusa. Nascondo anche le chiavi del lucchetto in un cassetto del comodino. Spero che basti più che altro a tenere lontane da sospetti mamma e Emily, visto che di solito sono quelle che entrano in camera mia regolarmente, almeno finchè non riesco ad andare a Torrance. Mentre sono impegnato a progettare nascondigli e possibili alibi mi arriva un messaggio da parte di Phil. Vuole che vada assolutamente a casa sua stasera e penso di sapere il perchè: tra pochi giorni è il mio compleanno e i ragazzi di solito organizzano qualcosa di stupido per festeggiare. L'esame l'ho già compromesso come anche questo semestre che doveva essere decisivo per la laurea per cui, visto che non ho nient'altro da perdere, accetto.

***

Sono le nove e mezza, sono già vestito con tanto di giacca e continuo a girare per casa come un'anima in pena, Emily non è ancora rientrata e mi serve l'auto. La chiamo ma non risponde.

- “Vedrai che starà guidando, tra qualche minuto sarà qui...”. Mia mamma cerca di tranquillizzarmi, mentre mando il secondo messaggio a Phil per avvertirlo del ritardo.
Finalmente sento il rumore della macchina nel vialetto, aspetto mia sorella per prenderle le chiavi.

- “Finalmente!”

- “Scusa ma ho letto tardi il tuo messaggio... e comunque dove devi andare così di corsa?”

- “Da Phil, dai dammi le chiavi”

- “Non divertirti troppo”

Saluto un po' scocciato ed esco. Riesco ad arrivare da Phil verso le dieci, abita in una moderna villa in collina. Di solito quando organizza queste serate lo fa perchè i suoi genitori sono fuori città per lavoro o più semplicemente perchè li invita ad andarsene. Lascio la macchina poco distante dal cancello d'entrata, sento già la musica e le risate provenire dal retro della casa. Entro liberamente e mi avvio verso la magnifica piscina che si affaccia sulla parte nord della città.

- “Eccolo!”

- “Quanta gente hai invitato?” chiedo a Phil che intanto mi è venuto incontro.

- “Io? Pochi... infatti credo che il 70% si siano imbucati”

Mi siedo con lui, Jonah e Chad a bordo piscina e iniziamo a bere cocktail creati da un ragazzo che fa il barman in un locale e che intravedo infondo alla terrazza intento a mischiare bevande.

- “Ma lo paghi per questo?” chiedo a Phil.

- “No. Anzi, ha lui un debito nei miei confronti!”

- “Sei proprio un bastardo...” gli dico sorridendo.

- “Tu prendi quello che vuoi, sei il festeggiato... ti abbiamo anche fatto un regalo fantastico”

- “Grazie ragazzi, ci voleva una serata così...”

Ogni tanto qualcuno si aggiunge a noi per farmi gli auguri, anche persone che non vedo da mesi o altri che sono semplici frequentanti del mio corso, compresa una ragazza e una sua amica che avrò visto un paio di volte in facoltà e che inizia a parlarmi ininterrottamente di tutte le lezioni che ha seguito. Inizio a distrarmi e con la coda dell'occhio scorgo una figura che mi è familiare.

- “Scusa...” dico alla ragazza “Ho visto una persona... torno subito”
Mi alzo, per niente dispiaciuto di lasciarla li, e faccio il giro della piscina, si è lei...

- “Sam!” Lei si gira, è con il suo ragazzo.

- “Oh finalmente! Da quanto sei arrivato?”

- “Non molto, ero là”. Le indico il divanetto dall'altro lato. “Ti ha invitato Phil?” Mi sembra strano che lo conosca ma non capisco come abbia saputo della festa.

- “Si, cioè conosce Jordi e ci ha invitati... poi con Facebook ci vuole un attimo, ha creato l'evento ed eccoci qui. C'è anche Nicki, è venuta con noi ma è sparita”

- “Ah... non l'ho vista”

- “Sarà in giro, sai com'è lei quando è in mezzo al casino. Mark era bloccato a casa coi suoi e Cloe ha il turno al locale, ha detto che avrebbe provato a piazzare un po' della roba di Pharrell”. Quest'ultima frase quasi me la sussurra. Mi sento veramente parte di un gruppo top secret, solo noi sappiamo a cosa ci stiamo riferendo, tutta la gente che ci circonda è ignara, cieca del nostro successo.

- “Ah fantastico, grande.” Le rispondo io con un sorriso d'intesa.

Faccio per tornare dai divanetti dall'altro lato della terrazza ma vedo Jonah che fa il cascamorto con la ragazza noiosa che mi parlava prima e decido così di comportarmi bene e andare a conversare con altri compagni di corso e di uscite serali.
Verso mezzanotte alcuni ragazzi iniziano ad andarsene, altri ad essere ubriachi e a gettarsi in piscina. Un classico. Vedo tornare Chad da dentro casa, viene verso di me e mi mette un braccio intorno al collo.

- “E' il momento del regalo” Mi sussurra all'orecchio. Sembra parecchio eccitato per la cosa. Mi trascina verso l'abitazione, entriamo in sala. Li è tutto più silenzioso, siamo solo io e lui e non capisco le sue intenzioni. Sono un po' preoccupato. Mi fa segno di salire al piano di sopra. Raggiungiamo la camera di Phil, la porta è chiusa ma sento dei rumori. “Dai entra” mi dice con un sorriso quasi orgoglioso. Afferro la maniglia e apro. L'immagine che mi appare davanti è l'ultima cosa che mai avrei voluto vedere. C'è Nicki accasciata a terra, Phil la tiene per i capelli e le intima di stare ferma.

- “Che stai facendo? Lasciala!”. Mi avvicino minaccioso, afferro Phil e lo allontano da Nicki, mi chino su di lei e provo ad alzarla, pregando intensamente durante quei pochi secondi che non le abbiano fatto male. Non riesce a stare in piedi, devo tenerla quasi a peso, è pallida e nonostante sia cosciente non mi pare capisca cosa stia succedendo.

- “Nicki?! Cosa le hai fatto?” chiedo a Phil.

- “Oh andiamo Alex, lo abbiamo fatto per te! Hai un sacco di foto su Facebook con lei, lo sappiamo che ti piace. Ti ci puoi divertire per stasera... domani non ricorderà niente”

- “Cosa?! Ma l'hai... l'hai drogata?”

- “Il barman sa fare fantastici cocktail se gli porti la roba giusta”

Non riesco a credere a quello che sento. So che loro esagerano con qualsiasi cosa ma arrivare a questo! Sento Nicki afferrarmi la maglia sulla schiena per riuscire a tirarsi su, appoggia la fronte sulla mia spalla.

- “Alex... sto male...” la sento sussurrare. Almeno mi ha riconosciuto. Riesco a girarmi e la lascio ricadere sul letto, poi mi volto verso Phil. Sento la rabbia riempirmi dentro.

- “Dovresti approfittarne finc...” non gli lascio finire la frase che gli sono addosso. “Approfittarne”? Mi sento straripante di ferocia, lo spingo contro al muro. Intravedo Chad sulla sinistra che non sa come reagire.

- “Non dovevi farlo! Tu non la devi toccare! Hai capito?!” Sto urlando, Phil prova a divincolarsi ma come risultato si ritrova di nuovo a sbattere contro al muro.

- “Pensavo ti andasse bene... voglio dire...”

- “NO! Dimmi che non le hai fatto del male!”

- “No, no! Te lo giuro! Chad? Non le abbiamo fatto niente... solo... solo drogata”

- “Non farlo mai più! Se ti vedo ancora una volta vicino a lei ti uccido, hai capito?!”

Phil mi guarda terrorizzato, ha gli occhi spalancati e non prova nemmeno più a resistermi.

- “Hai capito?!” Gli ripeto più forte.

- “Si... si... ho capito... scusa... io... io la lascio stare”

Allento la presa e gli intimo di sparire. Torno da Nicki che ora sembra più addormentata di prima, provo a farla stare seduta.

- “Mi senti? Nicki?”

Mi guarda ma non mi risponde, la prendo in braccio e scendo al piano di sotto, l'uscita è dal lato opposto della piscina per cui riesco a portarla fuori senza farmi vedere. Una volta dalla macchina la adagio sui sedili posteriori, e adesso? E' ovvio che devo avvertire Sam, mi prendo qualche istante per pensare e cosa dirle e infine la chiamo dicendole che sono con Nicki fuori da casa di Phil e di raggiungermi. Dopo un paio di minuti la vedo arrivare con Jordi che la segue a passo rilassato mentre di beve una birra.

- “Dov'è Nicki?”

- “Non sta bene... è in macchina”

- “Come?”. Sam fa il giro dell'auto e apre la portiera. Prova a chiamarla ma niente “Alex... che cos'ha?” mi chiede con un accenno di preoccupazione.

- “E' successo un casino... io non lo sapevo, l'ho portata via subito”

- “Cosa stai dicendo?! Non sarà drogata?”

- “E' stata un'idea dei ragazzi io non...”

- “Stai scherzando?” Ha iniziato ad alzare la voce e mi guarda come se fossi io il responsabile, come se avessi fatto tutto da solo. Jordi dietro di lei non batte ciglio e continua a sorseggiare la sua birra.

- “Non lo sapevo! Comunque domani non ricorderà niente...”

- “Non le avranno fatto quello che penso vero? Perchè in tal caso vado dalla pol...”

- “No! No te lo assicuro, sta bene anche perchè... lo hanno fatto per me”

- “Oh mio Dio... non posso più starti a sentire!” si mette una mano tra i capelli e fa un giro su sé stessa.

- “Sam, Sam ascoltami ti prego! Non avrei mai lasciato che le succedesse qualcosa ok? Appena ho visto in che stato era l'ho portata via, e ora mi devi aiutare a portarla a casa...”

- “Non possiamo portarla a casa sua ovviamente, come entriamo? Suoniamo il campanello? Io... io ti sto odiando in questo momento lo sai?”

- “Si lo so! Ma mi sento già abbastanza in colpa!” Sospiro, Sam mi guarda scuotendo la testa, le propongo di andare a casa mia.

- “Non ci penso nemmeno! Non la lascio una notte con te in quello stato! Andiamo a casa mia e basta!”

Zero fiducia da parte sua, cerco di non controbattere per non peggiorare la mia situazione. Decidiamo di salutare Jordi che non è risultato particolarmente preoccupato dalla vicenda e mi metto alla guida con Sam al mio fianco che continua a sfogarsi urlando e gesticolando in maniera convulsa e Nicki addormentata sui sedili posteriori. Quando arriviamo a casa, la riprendo in braccio e seguo la ragazza in camera cercando di non fare troppo rumore e di non svegliare nessuno. La sistemo sul letto e mi siedo al suo fianco.

- “Sei proprio un bravo principe azzurro” Mi dice Sam ironicamente e con una punta di cattiveria.

- “Ti ho già detto che non lo sapevo”. Lo ripeto anche per convincere me stesso perchè al momento i sensi di colpa vincono su ogni cosa.

- “Ascolta, l'ex ragazzo di Nicki era uno stronzo e lei non ha bisogno di un'altra persona che la metta di nuovo in queste situazioni”. Questa volta parla a bassa voce, il suo tono è pacato. “Lo so che tu sei un bravo ragazzo ma spero che non abbia mai più niente a che fare con quelle persone”

- “Ho chiuso con loro e credo che lo abbiano capito chiaramente. Senti penso che sia compito mio spiegarle cosa è successo, quindi domani dille semplicemente di chiamarmi così ci vediamo”

- “Ok...”

Mi alzo, saluto Sam e la ringrazio prima di andarmene. In macchina tornando a casa realizzo quanta paura ho avuto questa sera e che, improvvisamente, qualcosa da perdere ce l'ho, e non sono le migliaia di dollari che ho nascosto in camera.

 

 

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Capitolo 11
*** Mare calmo ***




Capitolo 11
Mare calmo

 

Ho dormito male, invaso dai sensi di colpa e dalla preoccupazione che Nicki possa tagliare ogni contatto con me dopo quello che è successo a casa di Phil. In tarda mattinata mi arriva un suo messaggio che mi avverte che verrà a farmi visita nel pomeriggio per parlare. Non so cosa le abbia detto Sam, o addirittura se le abbia effettivamente detto qualcosa, né cosa si ricordi lei. Inizio a prospettarmi diversi scenari e ad immaginarmi le domande che potrebbe chiedere ma non ho molto margine di manovra o scuse da inventarmi.
Trascorro la giornata chiuso in camera mia cercando di concentrarmi sull'esame che devo ripetere ma sono troppo distratto per riuscire a concludere qualcosa. Ad un certo punto sento delle voci al piano di sotto e poco dopo sento bussare alla porta.

- “Tesoro! C'è Nicki...”

Vado ad aprire e invito mia mamma a lasciarci soli. Lei si riavvia lungo il corridoio lanciandomi un'occhiata quasi compiaciuta e soddisfatta. Mi chiudo la porta alle spalle. Nicki sembra essersi ripresa bene nonostante non siano passate nemmeno ventiquattro ore.

- “Tua madre è gentilissima”

- “Si beh... è così con tutti...” Sono nervoso, incrocio le braccia, vorrei che dicesse qualcosa lei ma probabilmente devo farmi avanti io. “Allora, come... come stai?”

- “Meglio...”

- “Bene, bene...”. Temporeggio mettendo a posto il libro e gli appunti rimasti sulla scrivania.

- “Alex, mi dici che è successo? Mi sono svegliata a casa di Sam senza ricordarmi niente e stavo uno schifo”

- “Lei che ti ha detto?”

- “Niente, solo che sono stata poco bene e che avrei dovuto parlare con te. Perciò eccomi, parla” E' già più nervosa e impaziente rispetto a quando è arrivata e io non so davvero da dove cominciare e più che altro cosa e come dirglielo.

- “Qual'è l'ultima cosa che ti ricordi?”

Lei ci pensa un attimo. “Mi ricordo la casa di Phil, la piscina, i cocktail... e che ti aspettavamo” Già, mi aspettavano. Se fossi arrivato prima probabilmente mi sarei accorto di quello che i ragazzi stavano pianificando o meglio, che avevano pianificato. Faccio un sospiro, non c'è via d'uscita.

- “Non voglio raccontarti cazzate per cui te lo dico senza troppi giri di parole” Lei è in piedi davanti a me e mi guarda negli occhi, è diversa da qualsiasi altra ragazza che io abbia mai conosciuto. E' sofisticata, brillante e bellissima. “Phil e i ragazzi ti hanno drogata. Perchè? Per farmi il loro personalissimo regalo di compleanno”
Rimaniamo in silenzio. Non so cos'altro aggiungere, semplicemente aspetto la sua reazione.

- “Il cocktail?! Quello che il tuo amico Chad mi ha offerto a inizio serata, ho preso solo quello... Cosa è successo?!” Non sembra arrabbiata o preoccupata, quasi più imbarazzata.

- “Ti hanno dato quella roba e quando sono arrivato tu eri in una stanza e stavi poco bene, così ho cercato Sam e ti abbiamo portata a casa sua”

- “Ero in una stanza da sola con loro?”

- “Si ma non ti hanno fatto niente! Eri... eri per me e ti assicuro che...”

- “Ah certo! Ero per te! Avevo anche il biglietto di auguri nel reggiseno per caso?!” Ok, ora è furiosa. Non so come arginare la frustrazione e la rabbia che sta provando.

- “Mi dispiace! Ti ho portata via subito! Non si ripeterà mai più... ho chiuso con loro”

- “Che sacrificio!”

- “No, sul serio...” Mi avvicino a lei e le afferro le braccia. “Mi dispiace, sono stato malissimo anch'io”

- “Ci credo... non hai potuto goderti il regalo alla fine!”

La lascio. Davvero mi reputa così mediocre? Davvero mi ritiene responsabile e complice di una cosa come questa? Rimaniamo qualche istante in silenzio.

- “Che facciamo?” Mi chiede lei infine con un tono di rassegnazione.

- “Andiamo avanti Nicki. Non fermiamoci adesso.” Sono sincero e lei sembra notarlo. Si avvicina e allunga la mano per accarezzarmi i capelli sulla fronte. Adoro quando lo fa. Ora so che non è arrabbiata con me, so che non mi ritiene un poco di buono e so che anche lei vuole continuare. Anche se forse è troppo orgogliosa per dirlo a parole, quel gesto racchiude tutto.
La accompagno al piano di sotto e in giardino fino all'auto.

- “Non li frequenterai più vero?” Mi chiede dopo aver aperto la portiera.

- “No, anzi penso che siano loro a non volermi più vedere visto quanto mi sono incazzato”

Lei sorride guardando le mattonelle del vialetto, poi il suo sguardo torna su di me.

- “Cloe vuole andare da Rachel Bilson la prossima settimana...”

- “Perfetto, mi tengo libero”

 

***


Ho appena finito di cenare con i miei genitori ed Emily, sono molto più rilassato dopo l'incontro con Nicki, dopo aver capito che la vicenda da Phil è stata solo un brutto episodio da cancellare.
Appena finisco di aiutare a sparecchiare, salgo in camera e prendo i soldi che erano chiusi nella valigia nell'armadio, ne prelevo 1500 da tenere a casa a portata di mano e gli altri li infilo in un'anonima sacca che usavo quando andavo in palestra al liceo. E' la sera buona per andare a Torrance. Avverto mamma che esco con degli amici e mi dileguo con le chiavi della macchina in una mano e la sacca nell'altra. Purtroppo Emily è già in sala quando mi vede uscire.

- “Cos'hai li dentro?”

- “Niente, della roba da dare a Jonah”

- “Tipo?”

- “Tipo la sua racchetta da tennis che ha lasciato qui quando è venuto a giocare l'ultima volta! E basta con queste domande, cazzo!”. Ottima trovata. Sono un genio. Mentre esco sento mio padre riprenderla: “Emily non stuzzicarlo sempre”. Si grazie papà, in realtà loro due si assomigliano molto.
Mi avvio tranquillamente verso Torrance, è presto e non ho fretta. Ci metto circa un'ora. Finalmente arrivo nel quartiere sotto la collina dove la nostra villetta di staglia sulla spiaggia, è da qualche mese che non veniamo e la zona sembra disabitata, se non fosse per i lampioncini lungo il vialetto sarebbe completamente buio. Questa casa i miei genitori l'hanno sempre posseduta, anche quando stavamo a Boston, infatti era il luogo in cui solitamente trascorrevamo le vacanze estive, senza però mai mettere piede a Hollywood o Los Angeles se non in particolari occasioni.
Entro in casa, accendo tutte le luci e mi dirigo subito nella camera da letto principale attraversando la sala che regala una splendida vista sulla spiaggia. Il letto matrimoniale è apribile, si solleva premendo due rientranze laterali, al suo interno ci sono delle coperte, sotto le coperte un ulteriore scomparto incassato che nessuno conosce, mi accorsi della sua esistenza da piccolo, giocando, e mi ripromisi di non dirlo a nessuno. Mai scelta fu più azzeccata di quella. Nascondo li il borsone per poi fermarmi qualche minuto sulla terrazza rivolta verso la riva. Il mare è nero, infinito. Le onde si infrangono sulla costa delicatamente, è una serata tranquilla, senza vento. Maledetto Phil, voglio fargliela pagare. Potrebbe anche essere divertente.

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Capitolo 12
*** Incappucciato, ricco e armato ***




Capitolo 12
Incappucciato, ricco e armato

 

Come anticipato da Nicki, le ragazze hanno ideato un piano per intrufolarsi a casa di Rachel Bilson. A Calabasas. Io e Mark ci adeguiamo all'idea anche se sappiamo che in realtà per noi ci sarà poca roba, io come al solito spero nei contanti. Sono subito accontentato quando ci giunge notizia che Ricki, il proprietario del locale in cui lavora Cloe, ha venduto quasi tutti gli orologi e gioielli che gli avevamo consegnato. Andiamo a prendere la ragazza alla fine del suo turno intorno a mezzanotte e ci consegna defilata 22,000 dollari a testa circa. E dire che gli altri li avevo appena portati a Torrance, a saperlo aspettavo.
Calabasas è una cittadina poco fuori Los Angeles, anche se a me piace pensare sia solo un quartiere di periferia piuttosto paludoso. Nonostante il mio modesto parere in realtà è puntellata da ville e villette di celebrità più o meno rilevanti. L'abitazione della Bilson è circondata dal verde come tutte le altre ma questa volta Sam ci avverte che ci sono delle telecamere esterne puntate verso il cancello d'entrata.

- “E lo dici adesso?”

- “Basta che tiri su il cappuccio della giacca, scavalchi e cammini all'indietro finchè non sei fuori dalla portata dell'obiettivo”

Poteva avvertirmi prima, ma so già che se me lo avesse detto non li avrei seguiti. Non mi rimane altro da fare che aderire al suo consiglio... e se non avessi avuto la giacca col cappuccio?! Mi chiedo.
Incredibile ma vero, riusciamo ad entrare senza pericolo. Sicura delle telecamere la Bilson ha lasciato anche le chiavi di casa nel vaso della pianta vicino alla porta d'entrata. Niente di più semplice. Una volta dentro le ragazze iniziano ad esaminare ogni vestito, ogni paio di scarpe, ogni profumo. Cloe esce da una stanza con un grosso quadro sottobraccio.

- “Dove cazzo vai con quello?” le chiede Mark.

- “Perchè? Abbiamo risistemato camera mia e adesso ho una parete vuota da riempire”

Come al solito Nicki e Sam iniziano a litigarsi un vestito, nel mentre io mi dirigo verso le altre stanze. Ci sono altre quattro camere da letto di cui non capisco l'esistenza, che cosa se ne farà mai?! Frugo nei cassetti delle prime due ma niente, solo riviste, alcol e accessori. Al terzo tentativo finalmente trovo delle mazzette, mi metto a contare. Ora si inizia a ragionare: sono circa 60,000 dollari. La divisione per cinque non mi entusiasma così penso di intascarmene 20,000 ragion per cui agli altri ne tornino 10,000 a testa. Mi sembra equo, dopotutto li ho trovati io. E poi ne avevamo già parlato di questa questione dopo la nottata da Paris Hilton.
Vedo Nicki entrare nella stanza, le faccio vedere i soldi. Non abbiamo più parlato a tu per tu da quando è venuta da me per la faccenda del cocktail. Ma le cose sembrano essersi comunque sistemate.

- “Non c'è altro di interessante qui”. Le dico porgendole le mazzette.

- “Certo che hai fiuto per i soldi... Hai guardato bene in giro?”

- “Si non c'è niente...”

Lei appoggia le banconote sul letto e si inizia a controllare. Scende un silenzio imbarazzante per cui faccio finta di riguardare dentro l'armadio che avevo già esaminato prima. Dopo qualche istante alle mie spalle sento un rumore simile a quello di una ventiquattrore che viene aperta, mi volto. Nicki ha in mano una pistola e l'aria soddisfatta di chi ha trovato quello che stava cercando.

- “E quella?”

- “Ti piace?”. La punta verso la finestra, poi verso di me.
Mi avvicino per niente intimorito.

- “Guarda che è carica” Mi avverte.
Mi avvicino ancora, allungo la mano e afferro delicatamente la pistola senza distogliere lo sguardo da quello di Nicki. La bacerei quasi, o forse avrei potuto farlo se non fossero entrati Cloe, Mark e Sam con le borse piene di vestiti e gioielli.

- “Forza dobbiamo andare, Alex ripulisci dove hai messo le mani”. Mi lanciano un grosso fazzoletto, ma come mi volto notano la pistola e i soldi.

- “Oh cavolo! Direi che è il bottino più figo è il tuo!”. Cloe ha gli occhi spalancati.

- “Questi sono vostri” indico i soldi “E questa la prendo io” aggiungo sfilando la pistola dalla mano di Nicki.

- “Hai seriamente intenzione di portarla a casa?” Mi chiede Mark.

- “Potrebbe tornarmi utile” Recito la parte pronunciando quelle parole con un tono minaccioso, guardo Nicki, voglio vedere se intuisce a cosa mi sto riferendo.

- “Non esagerare”. Lo ha capito, lei è sempre un passo avanti rispetto agli altri. Sa che c'è qualcuno su cui mi piacerebbe vendicarmi.

Cancelliamo velocemente le impronte, scendiamo al piano di sotto e attraversiamo il giardino incappucciati dando le spalle alle telecamere per poi scavalcare la recinzione con la refurtiva.

- “Quei filmati della sorveglianza verranno controllati?”. Voglio sapere se dovrò eliminare la giacca.

- “Solo se Rachel si accorge che le abbiamo rubato in casa...”

- “Eh cazzo, Cloe le ha preso un quadro di due metri che le riempiva la sala!”

- “Dici che lo noterà?”. Cloe è seria ma noi stiamo già ridendo.

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Capitolo 13
*** V is for Vendetta ***




Capitolo 13
V is for Vendetta

Questa mattina sono rimasto a letto più del solito cercando un modo per vendicarmi di Phil, anche se inizio a credere che più che di vendetta si tratti di frustrazione. Ad ogni modo... ad adesso ho anche una pistola. Appena dopo colazione chiamo Jonah, che non sento da settimane, e mi informo sui loro piani per la serata. Faccio finta di sembrare interessato, come se volessi unirmi a loro, come se non provassi più rancore o rabbia nei loro confronti. I ragazzi hanno intenzione di andare a cena a Venice e poi in qualche locale fino all'alba. E' perfetto. La casa di Phil rimarrà vuota per ore, conto anche sul fatto che i suoi genitori non ci sono quasi mai, e poi se dovessi vederli mi limiterei a dire che cercavo il loro figlio prediletto. Dopodichè chiamo Mark e gli chiedo se vuole venire a fare un giro con me dopocena senza specificare nient'altro, e invitandolo a non dire niente alle ragazze. Accetta, anche se percepisco il suo tono incuriosito.

 

***


Attorno alle dieci di sera arriviamo alla villa sulla collina, scavalchiamo il cancello, giriamo attorno all'abitazione ed eccoci sulla piscina con la terrazza. Mi torna in mente quella sera, la festa per il mio compleanno. Persone ubriache che si tuffano in acqua, altre che bevono, che ridono. La musica riempie quello spazio che sembra isolato dal resto del mondo, come sotto una campana di vetro. E Nicki collassata in camera.

- “Che siamo venuti a fare?”. Mark è ancora ignaro di ogni cosa.

- “E' casa di Phil, ci divertiamo un po'”

- “Quel Phil?”

- “Già...”

- “Ok, allora... da dove entriamo?”

Mi guardo intorno, probabilmente potremmo controllare se c'è una chiave nascosta vicino all'ingresso principale o se una delle porte a vetri non è chiusa dall'interno. Oppure potrei optare per un metodo molto più veloce. Tutto all'interno è buio e silenzioso, non c'è nessuno. Estraggo la pistola che tenevo nella giacca, la punto verso la vetrata sulla piscina e sparo. Sento la forza contraria dell'arma nel palmo della mia mano e il boato che rimbomba per tutta l'area circostante. La porta finestra è in frantumi, un ammasso di piccoli pezzettini di vetro infrangibile ricadono al suolo come una cascata.

- “Ecco, entriamo da qui”

Mark non dice una parola e non vedo nemmeno la sua espressione perchè io sono già dentro. Non voglio rovinare la casa dei genitori di Phil, voglio solo rovinare lui. Saliamo al piano superiore ed entriamo nella camera dove avevo trovato Nicki.

- “Senti, mettiamo sottosopra questo posto.” Dico a Mark mentre rovisto tra i cassetti del comodino. In pochi minuti la stanza sembra la scena di un crimine. Tolgo il copriletto e il lenzuolo, salgo in piedi sul letto ed estraggo di nuovo la pistola.

- “Che stai facendo?”

Prendo la mira, al centro, poco sotto i cuscini e sparo di nuovo.

- “Cristo Santo! Ma sei impazzito?”

Mi metto a ridere.

- “Dai Mark, guarda! Ha una pallottola nel letto... non dormirà più tanto tranquillamente sapendo che potrebbe esserci stato lui sdraiato”

- “Cazzo, certo che sai essere terrificante...”

Sono estremamente divertito, vorrei sparare ad ogni cosa. Guardo il buco nel materasso soddisfatto di me stesso, finchè non noto qualcosa di strano. C'è qualcosa sotto, dubito che Phil dorma con due materassi. Scendo e lo sollevo, c'è un sacchetto di plastica trasparente.

- “Non ci credo! Alex, quella sembra tanto cocaina”

- “Hai capito, il bastardo...”

- “Prendila, la rivendiamo al locale di Cloe, Ricki ci pagherà benissimo”

Sono sempre più convinto che sia stata un'idea geniale venire qui e prima di andare compio l'ultimo dispetto nei confronti di Phil: tolgo la memory card dalla sua amata PlayStation e me la infilo in tasca. Chissà quanto tempo e quanta fatica gli sono costati quei dati. Dopodichè aiuto Mark a cancellare quante più impronte possibile e ce ne andiamo. Lo riaccompagno a casa e ci accordiamo sul fatto di tenere la droga il minor tempo possibile, anche se non sappiamo che cosa sia, e di vedere Cloe domani mattina faccia a faccia per spiegarle il piano.
Una volta a casa, dopo aver parcheggiato noto le luci ancora accese in sala. Mi infilo la busta di plastica in una tasca interna della giacca. Nell'altra ho già la pistola. Come entro sento voci e risate. Avanzo.

- “Che cavolo ci fai qui?” La domanda mi esce spontanea quando vedo Nicki in uno dei suoi eleganti abiti di Chanel seduta sul divano intenta a conversare con i miei genitori e mia sorella.

- “Alex che modi! Nicki è passata di qui perchè ti cercava e l'abbiamo fatta accomodare”.
Mi pare ovvio che mia mamma trovi in lei un certo fascino altrimenti se ne sarebbe liberata immediatamente. “Ci stava raccontando di quando vi siete conosciuti, degli studi alla Stanford e del suo impegno come modella. Levati la giacca e vieni qui...”

- “No grazie, sto bene così. Nicki puoi venire un attimo?” Indico le scale, devo parlarle. Che diavolo è venuta a fare? Cosa le è venuto in mente? Proprio questa sera poi! Lei saluta tutti cordialmente con un amabile sorriso, poi mi segue in camera.

- “Dove sei stato?”

- “Perchè sei qui?”

- “Non mi hai detto che uscivi!”

- “Non mi hai detto che venivi!”

- “Ok calmiamoci... prima tu”

Sospiro, la guardo ed estraggo pistola e droga dalle tasche.

- “Ero con Mark a casa di Phil, abbiamo fatto un po' di casino e abbiamo trovato questa, non sappiamo se è cocaina o cosa ma magari a Ricki interessa... e a noi interessano i soldi di Ricki, mi segui?”

- “Certo... ma cosa intendi per “un po' di casino””

- “Niente, un paio di pallottole... ora ne ha una nel materasso”. Le strappo un sorriso. “E tu perchè sei qui?”

- “Per questo...” Prende il cellulare e mi mostra un video. Sono le riprese delle telecamere della sorveglianza della villa di Rachel Bilson. “Questo è il servizio del telegiornale di stasera”

- “Oh cazzo...”

- “Non ti preoccupare! Ti ho già detto che a noi era già successo altre volte e non ci sono state conseguenze. Certo, se evitassi di andare in giro armato e con mezzo chilo di droga in tasca sarebbe più prudente”

- “Che ne sapevo? Potevi scrivermi!”

- “Oh andiamo, ero in zona e volevo ved, cioè... dirtelo di persona!”

- “Stavi per dire un'altra cosa o mi sbaglio?”

- “Ti sbagli. Comunque i tuoi sono gentili, tua madre è fantastica... pensano che tu stia studiando seriamente e gli ho detto che è vero, ma sappiamo benissimo entrambi che non stai facendo niente, giusto?”

- “C-che ti importa? E comunque ho ancora due settimane prima del prossimo appello...”

- “Studia!” Va verso la porta, sta andando via.

- “Ok, ok... ma quel video pensi che...”

- “No, non ti preoccupare e studia!”

- “Ci sentiamo domani, io e Mark dobbiamo vedere Cloe”

- “Ok ma studia!”

- “Va beneee!”

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Capitolo 14
*** Lei, che non vuole più vedermi ***




Capitolo 14
Lei, che non vuole più vedermi

 

Finalmente sono riuscito a passare l'esame di “Controllo sulla gestione”, ho buttato via il dannatissimo materiale del professore e archiviato il libro di testo assieme agli altri riguardanti esami passati. Mi piace vedere i libri su cui ho studiato ben allineati sulla mensola, sono come trofei. In più a migliorare la situazione Ricki ha venduto la droga che ho trovato da Phil e che quindi ci è fruttata qualche decina di migliaia di dollari a testa, ormai non li conto più. Ho già portato il bottino a Torrance per aggiungerlo al resto ma non so nemmeno a quanto ammonti il totale. Mi basta saperli nel fondo nel letto.
Siccome questo week end mamma e papà saranno a Palm Springs in una Spa, ho convinto Emily a lasciarmi la casa libera per dare una festa. Una serata tranquilla. Ho chiamato le ragazze, Mark e alcuni compagni di università, ben attento a non invitare Phil, Chad e Jonah.

***

Alle undici il caos è totale. La musica rimbomba in tutte le stanze, la hall al piano terra non riesce a contenerla. La cucina sembra il centro ristorazione di un albergo, le persone (molte di loro imbucate) pullulano con cocktail in mano anche a bordo piscina dove però avevo specificato di non sostare. Avrei dovuto immaginarmi il disordine che si sarebbe creato. D'altra parte sono anche soddisfatto del successo del party, e non lo nascondo. Raggiungo Cloe e Mark che si sono isolati in un angolo della sala e sembrano confabulare tra di loro.

- "Cloe... se stai pensando di salire in camera di mia sorella e prendere qualcosa, levatelo dalla testa"

- “Però secondo me tua sorella ha stile"

- "Per quanto mi riguarda potresti svaligiarle la camera e non sai quando potrei godere vedendo la sua faccia terrorizzata nel non trovare la LuisVuitton..." Mark ride "...però vedi..." continuo avvolgendole un braccio attorno alle spalle "...non ho intenzione di sopportare le sue lamentele per mesi perciò... trattieniti"
Nicky e Sam spuntano tra la folla e si avvicinano. Sam ha l'aspetto stanco, ha già fatto le ore piccole ieri sera e ho l'impressione che sia venuta solo per accompagnare Nicky. Ora che ci siamo tutti posso informarmi sui futuri progetti, intanto con il casino che si è creato nessuno verrà mai a carpire una sola parola.

- “Non ci sono più stati servizi al telegiornale vero?”

- “Veramente ne ho visto uno l'altro giorno su TMZ, un servizio stupido che cercava di collegare i filmati della casa di Rachel Bilson con le teche rotte da Andre Either... e hanno citato anche la vetrata sulla piscina di Phil, perchè a quanto pare i suoi hanno fatto una denuncia...” Mi spiega Mark.

- “Che cazzata... Phil non è mica famoso, non possono ricollegare la cosa, e poi cosa avrebbe denunciato quell'idiota? Il furto di mezzo chilo di cocaina?”

- “No infatti, come supposizione non sta in piedi”

- “A quando la prossima serata?” chiedo alle ragazze.

- “Ci stai prendendo un po' troppo la mano, e poi questi servizi anche se sono sciocchi non vanno presi alla leggera, bisogna stare attenti... lasciare che si calmino le acque per un po'”

- “Nicki mi stupisco di te, non ero io quello paranoico?” Ultimamente sembra fin troppo seria. Cloe ridacchia e lancia la sua nuova idea.

- “Potremmo fare un altro colpo da Paris Hilton, tu avevi trovato tanti contanti l'altra volta”

- “Si, per me va bene”. Sto ripensando alla mia sacca ormai straripante di dollari a Torrance.
Verso le tre e mezza di notte molti iniziano ad andarsene, più la casa si svuota più emerge il disastro di bicchieri e spazzatura lasciata in giro, insieme a Mark, Nicki e Cloe cerco di sistemare il più possibile. Dopo le quattro quando siamo rimasti solo noi, le ragazze decidono di riportare a casa Sam che ormai ha iniziato ad aggirarsi per la sala come un fantasma. Quando iniziano a prepararsi per uscire noto Nicki dirigersi verso lo studio di mio papà per riprendere la borsa, la raggiungo.

- "Dove vai?"

- “A casa" risponde lei acida come al solito.

- "Invece no”. Voglio che rimanga, c'è qualcosa che non va. Non ha parlato per quasi tutta la serata, sembra nervosa, anzi la è e voglio sapere perché.

- "Invece si, vado a casa e fammi passare". Mi sposto velocemente davanti alla porta per non farla andare via. Lei prova a sgattaiolare da un lato ma la afferro prima che possa riuscirci.

- "Dai smettila! Cretino..." ma inizia a sorridere. Anch'io sorrido. "Dai, Sam la portano a casa gli altri... vuoi che rimanga da solo a quest'ora? Lo sai che ci sono dei ladri su queste colline che rubano nelle ville?" mi guarda negli occhi e sorride ancora.

- "E va bene, rimango... ma solo perché mi fai compassione da quanto sei scemo" Accetto l'insulto pur di raggiungere l'obiettivo. Nicki si toglie la giacca e mi segue nella sala principale dove Mark, Cloe e Sam l'aspettano. "Rimango qui stasera, voi andate". Noto i loro sguardi dubbiosi mentre si avviano verso l'uscita ma non voglio aggiungere altro.
Il buio inizia a diradarsi fuori dalle vetrate, in lontananza si scorgono le prime timide luci dell'alba. Nicki mi ha aiutato a sistemare praticamente tutta la casa: dai bicchieri che galleggiavano in piscina, al tappeto che avevo arrotolato nello studio per evitare che venisse calpestato troppo, alla cucina che sembrava una discarica. Ci sediamo sul divano sfiniti quando fuori inizia ad albeggiare, l'ipod è ancora acceso e in sottofondo continuano a passare le mie 732 tracce. Come ormai fa spesso, mi accarezza la fronte per sistemarmi i capelli. Parte una maledettissima canzone che rende la scena piuttosto imbarazzante: “When the beat drops out, and the people gone, we still be there, still be there...”. Sul volto di Nicki scorgo uno sguardo preoccupato, so che la canzone non è il massimo ma forse esagera. Non riesco a dire una parola, di punto in bianco lei si alza e va verso la vetrata, l'orizzonte è sempre più chiaro, l'immagine mi sembra surreale. Vado verso di lei. “When the lights go out, and the morning comes, we still be there, still be there for me...” Oddio quanto odio questo testo! Eppure non riesco a pensare di spegnere lo stereo. La afferro per un braccio e la volto delicatamente verso di me, non mi importa più niente né della musica, né dell'ora, né del suo sguardo inquieto. La bacio. Rimaniamo immobili qualche secondo, poi lei apre la bocca e riesco a baciarla più profondamente. Non esiste altro, non so nemmeno più chi sono o dove sono. Riemergo da questo stato di totale incoscienza quando sento le sue mani sul mio petto che mi spingono via e le sue labbra che si allontanano dalle mie. “I didn't mean to fall in love, last thing I was thinkin' of...”. La guardo con un mezzo sorriso, non capisco...

- “Che... che succede?” le chiedo.

- “Non va bene, non possiamo... devi smetterla!”

- “Di fare cosa? Come?”

- “Devi starmi lontano, non puoi più partecipare ai furti né avere contatti con noi”

- “Ma che stai dicendo? Ti senti bene?”

- “Alex ti sto rovinando”

E' impazzita, non capisco da dove escano certi pensieri. E' tutto così improvviso. Non so cosa risponderle.

- “Ascolta, tu hai una bellissima famiglia, una tesi da preparare e un futuro con un lavoro vero che ti farà guadagnare soldi veri, soldi tuoi. Io ti ho trascinato in questo disastro dove rischi di perdere tutto, senza contare che hai già un precedente... i tuoi genitori hanno attraversato il paese, perso tempo e denaro per assicurarti una vita agiata e senza problemi e tu vai in giro armato a rubare droga e soldi... senza contare che non riesci a studiare facendo così...”

- “Sono io che decido! E poi posso fare entrambe le cose, lo hai detto tu che...”

- “Si ma sbagliavo! Non puoi fare entrambe le cose, guarda me! Ero alla Stanford e ora mi tocca fare squallidi provini da modella e derubare gente ricca per assicurarmi cosa poi? Un futuro? Si, sempre che non mi arrestino...”

- “No, no... cosa stai dicendo? L'organizzazione funziona e comunque non vuol dire che devo chiudere con voi o con... con te”

- “Si invece, se ci prendessero risalirebbero anche te, quanta gente ci ha visti insieme? Dobbiamo tagliare ogni contatto. Tu riprenderai la tua vita e io la mia, ho deciso così.”

- “Ah ok... quindi è così che funziona? Ti serve un complice e mi trascini in questa faccenda senza nemmeno dirmi di che si tratta, ora non ti servo più e ti vuoi liberare di me... sei solo un'egoista Nicki. Tu comandi tutti come pedine a tuo piacimento”

- “Certo, io sono egoista! Hai capito perché lo sto facendo almeno?!” Ha gli occhi lucidi. Lei mi lascia così e io dovrei passare per il cattivo della situazione?

- "Si che ho capito... ti servivano due mani in più e ora ti torno scomodo" Una lacrima le avrebbe rigato il viso se non si fosse passata la mano sotto l'occhio per evitarlo. Improvvisamente si volta e si avvia a passi lunghi e svelti verso la porta, quando afferra la maniglia le sento chiaramente pronunciare quelle quattro parole che mai avrei voluto sentire.

- “Non voglio più vederti”

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Capitolo 15
*** Dimmelo ancora ***




Capitolo 15
Ultimatum

 

Sono rimasto bloccato, spiazzato. Non qualche istante, non qualche ora. Ma per giorni. Ancora mi sto chiedendo com'è successo, chi ha torto e chi ragione. Non ho più sentito nessuno. Si è spento tutto all'improvviso. Non ho nemmeno più i loro contatti su Facebook, tranne quello di Mark. Lui non è arrivato a tanto. Ma non può finire così, non esiste questa ipotesi. Devo parlare con Nicki, che ovviamente non risponde né alle chiamate né ai messaggi. Quando arrivo a casa sua trovo sua madre che mi dice che è fuori senza dirmi dove. Precisa che non rientra quando provo a spiegarle che intendo aspettarla. Mando un messaggio a Cloe ma ovviamente tutto quello che ottengo è una risposta sintetica in cui mi dice di non saperne niente. E' ovvio che Nicki si immaginava che la cercassi quindi si è spianata la strada. Scrivo a Sam ma anche la sua risposta è piuttosto esaustiva:

“Per favore lascia stare”

Ho già detto che non esiste questa opzione nella mia mente per cui mi apposto in macchina davanti a casa sua, perdo un'ora e mezza del pomeriggio ad aspettare che rientri ma poi finalmente le mie speranze sono accolte.

- “Oddio no...” sussurra appena mi vede arrivare.

- “Dov'è Nicki?”

- “Non te lo dico”

- “No... Sam, dimmi qualcosa”

- “Lasciala in pace”

- “Le devo parlare, tu non capisci”

- “Sei tu che non capisci! Pensi che sia facile per lei?”

- “Si, lasciarmi così è stato troppo facile infatti”

- “Oddio come sei ottuso. Lei, anzi noi... non abbiamo niente da perdere ma tu si. Questo è il riassunto. Fattelo bastare”

- “Sto già perdendo tutto Sam...”

- “Senti, Nicki si sente in colpa per averti trascinato fino a questo punto. Ci sono quelle immagini che passano ancora in televisione, sta diventando rischioso. Abbiamo ancora un colpo da mettere a segno, dalla Hilton... vogliamo prenderle tutto.”

- “Tutto? Perchè...?”

- “Per concludere. Per il gran finale... e sarà più complicato del solito” Sbuffo, Sam continua: “Alex, ti sei mai accorto di tutto quello che Nicki ha fatto per te?”
Ho le braccia incrociate, ho caldo e sono stanco. Ma questa volta non c'è lei che mi sistema i ciuffi biondi sulla fronte. Penso alle parole di Sam. L'orologio di Armani, la Lamborghini, i soldi, l'ospitalità, il sostegno, il bisogno di salvarmi quando la situazione si sta facendo rischiosa.

- “Penso che tu abbia capito...”. Sam si volta e si avvia verso casa. Rimango di nuovo bloccato. Su quel vialetto inondato dalla luce calda del tramonto, dalla quiete del quartiere, dal caos che mi riempie dentro.

***

- “Non lo so dov'è!”
Sono a casa di Mark, in camera sua. Sono arrivato senza preavviso e sto cercando di convincerlo a dirmi qualcosa, almeno lui deve aiutarmi.

- “Ho bisogno di parlarle... prima del prossimo furto dalla Hilton”

- “E tu come fai a saperlo?”

- “Sam... si è lasciata sfuggire solo questo”

Lui è nervoso, fa avanti e indietro per la camera con le mani sui fianchi. Sta cedendo.

- “Io non so dove sia Nicki, forse dal suo patrigno con la sorella però posso dirti una cosa... sabato sera ci vediamo tutti e quattro in spiaggia a Santa Monica dopocena per iniziare a pianificare il colpo da Paris...”

- “Grande!”

- “Aspetta, saremo nell'area di spiaggia davanti al parcheggio in fondo alla zona dei locali, vieni sul tardi e mi raccomando... io non ti ho detto niente”

***

Sono le undici e mezza, sono nel parcheggio a Santa Monica. Ho aspettato un'ora ma finalmente vedo un gruppetto risalire la spiaggia e dirigersi verso le auto. Sono loro, scendo e gli vado incontro. Nicki non è esattamente entusiasta di vedermi.

- “Cosa ci fai qui?”

- “Ti devo parlare, vieni?”

- “No, parla qui adesso o torna a casa”

Molto risolutiva, ma non intendo seguire nessuna delle due opzioni. Nessuno osa aprire bocca così lei si volta per andarsene, la raggiungo e cerco di fermarla prendendole un braccio, lei oppone resistenza.

- “E lasciami!”

Mi chino e la afferro per le gambe caricandomela in spalla urlante.

- “Mettimi giù! E voi non state li impalati! Sam! Sam!” Mi volto verso Mark e le ragazze con il sorriso stampato in faccia, non sanno cosa fare. “Mettimi giù idiota!”. Apro la portiera dell'auto e la faccio sedere per poi chiuderla dentro. Quando salgo anche io è furiosa, mi spintona.

- “Basta smettila, mettiti la cintura!” le dico con tono sbrigativo.

Dopo qualche minuto, quando ormai siamo sulla statale, cala il silenzio. Nicki inizia a scrivere quelli che penso siano messaggi per Sam. Con uno scatto improvviso le prendo il telefono e lo lancio verso i sedili posteriori, sento che però rimbalza e cade per terra sui tappetini.

- “Che cavolo fai? Ma sei impazzito?”. Ormai è davvero fuori di sé. Di solito le cose vanno come lei le pianifica. E' precisa, metodica. Ora invece è scandalizzata, l'ho portata via di peso contro la sua volontà e le ho lanciato via il cellulare quando le serviva. Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere ma non ho altra scelta. Mi colpisce sul braccio destro con violenza prima di provare a chinarsi per cercare il telefono nell'auto completamente al buio.

- “Stai ferma, lo prendiamo dopo”. Le dico con tono autoritario. Viaggiamo per circa un'ora senza che nessuno dei due dica più nulla. Arrivati a Torrance parcheggio nel posto auto di casa, ovviamente non le lascio il tempo per cercare il cellulare, la invito a seguirmi verso l'entrata. Tiene le braccia incrociate e ha uno sguardo che uccide, ma cerco di non farmi intimorire. Accendo la luce della sala con la sua spettacolare vetrata sulla spiaggia nera divorata dalla notte, faccio entrare prima Nicki. Sa benissimo dove l'ho portata per questo non fa domande. Ora finalmente siamo faccia a faccia.

- “Non hai niente da dirmi?”

- “Voglio andare a casa”

- “Si certo, ma penso che abbiamo qualcosa da dirci prima...”

Ci guardiamo negli occhi, sa di cosa parlo ma non cede. Viene avanti velocemente puntando alla porta. La fermo di nuovo.

- “Forse non hai capito che così non vai da nessuna parte”. La spingo indietro ma lei continua a divincolarsi.

- “Lasciami!” Mi tira uno schiaffo, più serio di quello di prima. Continua a colpirmi con forza.

- "Smettila, mi fai male". Continuo ad avanzare tenendola per quanto riesco finché non la spingo contro al muro. Ha gli occhi lucidi, sa di essere in trappola stavolta. La mia faccia è vicinissima alla sua. "Ti amo". Lei smette di agitarsi. Allento la presa. "E adesso dimmelo ancora. Dì che non mi vuoi più vedere... e io sparisco. Avanti". La lascio, rimango in silenzio davanti a lei. Passano secondi che pesano come ore. Poi improvvisamente mi afferra il viso tra le mani e mi tira verso di lei. Cominciamo a baciarci intensamente, la premo contro al muro, la bacio sul collo, sento la sua mano stringermi i capelli. "Ti amo anch'io" mi sussurra. Torno sulle sue labbra. La tiro su di me, sento le sue mani che tentano di sfilarmi la giacca. Ci dirigiamo in camera e una volta a letto iniziamo a spogliarci. Ha un fremito, sento il suo ginocchio urtare contro il mio fianco destro, le accarezzo la gamba. Adoro ogni cosa di lei, le sue mani tra i capelli, i suoi respiri, il modo in cui mi ha detto che mi ama e quello in cui mi ha picchiato, le cose che pensa, che fa, le sue risposte scocciate, l'eleganza, l'intelligenza, la sfacciataggine, la furbizia, la bellezza e persino la sua assenza. Ogni cosa, ogni attimo è diverso se è riconducibile a lei. Penso di saperlo dal primo giorno in cui l'ho vista, era palesemente diversa dal resto del mondo.

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Capitolo 16
*** Compromessi ***




Capitolo 16
Compromessi

 

- “Ti piacciono così tanto i miei capelli?”
Apro gli occhi, Nicki è sdraiata a fianco a me, il suo volto è a pochi centimetri dal mio. Mi accarezza delicatamente i ciuffi biondi che fino a qualche ora fa si era preoccupata di spettinare freneticamente.

- “Si perchè non stanno mai a posto”
Sorrido, allungo il collo per baciarla. Volevo darle un singolo bacio ma non riesco a riprendere distanza dalle sue labbra, mi riverso su di lei. La guardo, è bellissima. “Ti amo” mi sussurra.

- “Mi piace quando lo dici”

- “Non abituartici troppo, sai che non sono una persona sentimentalmente espansiva”.

- “Sai che è qui che ho portato i soldi?! Indovina dove sono”. La sfido.

- “Non lo so... anzi non lo voglio sapere, non mi interessa”

- “Dai! Scommetto che non ci azzecchi stavolta”

- “Non mi interessa, sono affari tuoi”

- “E prova!”

- “Ok, ehm, vediamo...” Si guarda intorno. “Ripostiglio, box auto, giardino...”

- “No, no, no...”

- “Cassaforte, armadio...”

- “No, andiamo sono posti banali, puoi fare di meglio”

- “In uno scrigno sepolto sotto la sabbia in spiaggia, la mappa del tesoro è nella parte inferiore di una mattonella in bagno”

- “Splendida ricostruzione ma no, non è quella”

- “Dammi un indizio”

- “Sono molto, molto vicini. Più di quanto immagini”

- “Sotto al letto...”

- “Non sotto”

- “Sopra”. Si mette a ridere.

- “No... dentro”. Mi osserva con sguardo interrogativo. “E' un letto apribile e ha uno scomparto segreto, se così lo vogliamo chiamare”

- “Aspetta, aspetta. Abbiamo fatto sesso sopra decine di migliaia di dollari?”

- “Esatto”. Inizio a ridere anche io, ora che ci penso questa storia è folle... ma perfetta.
Sembra pensarci un attimo.
- “Assurdo...” aggiunge.

- “Già, e il bello è che sono l'unico a sapere che esiste, voglio dire i miei ge...”

- “Non mi riferivo a quello”

- “E a cosa?”

- “Hai il cielo negli occhi”
Ci baciamo di nuovo. Non vorrei mai lasciare quella stanza, quella casa. Potrei vivere li per sempre con lei, ricoperti di soldi senza doverci mai preoccupare di niente.
In tarda mattinata Nicki invia un paio messaggi a sua mamma e a Sam con il mio cellulare, il suo è ancora in macchina. Nessuno dei due ha avuto voglia per andarlo a prendere nonostante entrambi siamo consapevoli delle innumerevoli chiamate che saranno apparse dalla notte scorsa. E' ora di pranzo, il frigo è ovviamente vuoto ed è domenica quindi anche i negozi sono chiusi così decidiamo di provare al chiosco in spiaggia poco più a sud. Non immaginavo che un atto semplice come quello di prendere una persona per mano si rivelasse così liberatorio. E' come se dentro mi sentissi finalmente legittimato a farlo. Ci sediamo nella sabbia, lei è davanti a me, tra le mie gambe, si appoggia al mio petto. E' tutto incredibilmente tranquillo, perfetto. C'è solo un argomento fastidioso che continua ad insinuarsi nella mia mente da un po'...

- “E' vero che volete compiere un ultimo mega furto da Paris?”

- “Si... appena ci sarà la possibilità. Ne abbiamo parlato ieri sera, prima che tu mi rapissi...”
Era furiosa quando è successo, ora sorride a ripensarci.

- “Ah... sei sicura di volerlo fare?”

- “Si, è l'ultimo, siamo d'accordo... tu piuttosto, non pensare di venire”

Ecco, lo sapevo. E' il compromesso che ha raggiunto dentro sé stessa, stare con me ma non permettermi di rovinarmi.

- “Se vai tu vado anche io”

- “No! Alex...” Si scosta da me e si volta a guardarmi. “E' più rischioso, il valore delle cose da prendere è altissimo, è tanta roba... ti daremo la tua parte ma non venire!”

- “Hai detto che è rischioso?”

- “Beh si, cioè è più complicato”

- “Ed è per questo che voglio venire. Come potrei rimanere a casa sapendo che sei in una situazione del genere? E non solo te, anche Mark e le ragazze...”

Torna ad appoggiarsi a me con un gesto di stizza e a guardare il mare.

- “Senti, ne parliamo con gli altri... tanto non è una cosa imminente”

Altro compromesso. La bacio sui capelli.

- “Quando sarà tutto finito verremmo a stare qui” Può sembrare ridicolo programmare una cosa del genere adesso considerando che in teoria stiamo insieme da nemmeno dodici ore, ma so che in realtà è quello che abbiamo sempre voluto entrambi. Ci abbiamo solo messo un po' di tempo a capirlo.

- “Sarebbe bello”

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Capitolo 17
*** Primi sospetti ***




Capitolo 17
Primi sospetti

 

Adoro la passeggiata lungo mare di Santa Monica. Adoro attraversarla al tramonto. E la adoro ancora di più se con me c'è Nicki. Abbiamo un appuntamento con Mark, Cloe e Sam in un locale chiamato “Jacob's” per un aperitivo e per parlare del futuro colpo dalla Hilton. La zona pedonale è colma di gente, mi scanso per evitare la collisione con un ragazzino sullo skateboard. Pochi secondi dopo devo ripetere la manovra per schivare un cane di grossa taglia e relativo padrone. Nicki, nonostante abbia gli occhi fissi sullo schermo del cellulare, riesce a procedere dritta senza intoppi. Mi sento un imbranato. La affianco e le avvolgo un braccio attorno alle spalle.

- “Loro sono già al locale, hanno preso i posti”

Qualche istante dopo intravedo Mark farci cenno con la mano seduto su una poltroncina nella zona esterna di “Jacob's”.

- “Che fighetto” Gli dico quando lo vedo da vicino: ha un cappello piuttosto elegante, un paio di occhiali da sole che non gli ho mai visto indossare e una giacca nera altrettanto fine. E' altamente probabile che abbia fatto acquisti con i soldi guadagnati dai furti. Quando prendiamo posto mi rendo conto che è la prima volta che ci incontriamo di nuovo tutti da quando io e Nicki stiamo insieme. Mi sono sempre reputato una persona riservata per cui ignoro le loro occhiate, come se si aspettassero che dica o faccia qualcosa e afferro il menù. Trascorriamo la prima mezz'ora a parlare del più e del meno, poi finalmente Cloe si fa avanti con l'argomento più atteso.

- “Allora, quando andiamo da Paris? Voglio una data”

Mark è quello più informato.
- “Ho controllato la lista delle sue future apparizioni e purtroppo l'unica vera possibilità è tra due settimane quando lancerà il suo nuovo profumo... c'è anche l'after party quindi possiamo andare tranquilli”

- “Due settimane?” Cloe sembra scioccata.

- “Già...”

- “Io non mi preoccuperei così tanto” Dice Sam con un ghigno portandosi il bicchiere alla bocca. “Ho trovato qualcos'altro da fare nel frattempo”

- “Che vuoi dire?!”

- “Linsday Lohan è dentro per guida in stato d'ebbrezza, quindi... la casa è libera”

- “E ce lo dici ora, stronza?!” Nicki le tira una lieve spinta. A lei di solito le informazioni arrivano tempestivamente.

- “Eri impegnata” si giustifica Sam sorridendo e indicandomi con un lieve cenno del capo. Faccio ancora finta di niente, mi avvicino l'analcolico.

- “Io ci sto cazzo” dice Cloe senza esitazioni accendendosi una sigaretta.

- “Anche io” aggiungo a ruota. So che Nicki non è entusiasta all'idea ma... deve conviverci. O così o niente. Ne abbiamo già parlato.

- “Beh allora direi che si fa... domani controllo l'abitazione su Google Maps e vi invio gli screen. Guardateli” Quest'ultima parola Mark la sottolinea pesantemente rivolgendo lo sguardo verso Cloe.

- “Tranquillo me ne stampo due copie... e a missione compiuta te le faccio ingoiare”. Iniziamo tutti a ridere.

- “Almeno controlla le vie di fuga!”

- “E tu vedi di cancellare le impronte digitali! Cazzo, ogni volta dobbiamo farlo noi. Dovresti darci la mancia!” Mentre Mark e Cloe continuano con i loro battibecchi, Nicki porta la mano sul mio fianco e tira delicatamente la maglietta per attirare la mia attenzione. Mi volto. E' bellissima. Ci baciamo.

- “Oh come siete carini!” Ecco, Sam non vedeva l'ora di lanciare una sua prima recensione.
Neanche Mark si lascia sfuggire un commento suicida:

- “L'hai addomesticata eh”
Nemmeno il tempo di finire la frase che Nicki l'ha già colpito con un calcio sotto al tavolo cancellandogli il sorriso ebete dalla faccia.

- “No, rimane feroce come sempre, stai attento”. Mark rimane piegato con il viso sul tavolino, a guardarlo mi sembra di provare dolore per lui.

***

Quando torno a casa dopo cena è ancora relativamente presto, sono le dieci e mezza e i miei genitori sono in sala a guardare la televisione, li saluto e salgo in camera mia. Dopo pochi secondi arriva Emily, è in pigiama, tiene le braccia incrociate ed è piuttosto seria.

- “Che c'è?” le chiedo mentre sistemo la giacca nell'armadio.

- “Eri con Nicki?” Ecco che ricomincia, le rispondo con tono scocciato almeno da farle capire che non ho voglia di parlare della mia relazione con lei. Nè di qualsiasi altro argomento.

- “Si e con Mark e le altre... quindi?”

- “Sai che quella ragazza non mi piace...”

- “Non la conosci nemmeno” Emily tira un sospiro, come se in realtà sapesse che ho ragione su questo punto ma non molla.

- “Su E! Hanno fatto rivedere i filmati di quei ragazzini che rubano nelle ville...”
Mi si gela il sangue a sentire quelle parole, le do le spalle in modo da non tradirmi con un'espressione sbagliata e continuo a sistemare magliette stirate nell'armadio, devo rimanere concentrato. Lei continua: “...per un attimo una di quelle persone mi è sembrata lei”

- “Impossibile”

- “Forse sei tu che non la conosci così bene”

- “E' ridicolo! Tutto quello che stai pensando, sul serio...”

- “Perchè sei così sicuro?”

- “Perchè è sempre stata con me! E io di certo non faccio certe stronzate!”

Inizio a sudare. Sto palesemente mentendo su ogni fronte. Sto giurando il falso. Devo porre fine a questa conversazione.

- “Emily... per favore sono stanco, mi lasci finire di sistemare questa roba?”

- “D'accordo, ma se c'è qualcosa sai di poterne parlare con me giusto?!”

Le dico di si, di stare tranquilla e le ribadisco il fatto che nessuno di noi è coinvolto in quei furti. Quando riesco a mandarla via mi chiudo in camera, mi siedo sul letto con la faccia tra le mani. Quelle immagini sono sgranate, non si vede niente. Oltretutto ci mancano solo due colpi al nostro ritiro dalle scene, siamo in fondo. Siamo preparati, andrà tutto bene.

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Capitolo 18
*** One more ***




Capitolo 18
One more


La villa di Linsday Lohan è un cubo. Un cubo la cui parte inferiore è completamente di vetro su tutti i lati. Come le abitazioni delle altre celebrità si staglia elegante su una Los Angeles illuminata. E' quasi l'una di notte, saremmo dovuti arrivare prima ma abbiamo sbagliato strada, ci siamo ritrovati ad un bivio ai piedi della collina che non ci aspettavamo. Cloe ha giusto fatto notare a Mark l'inutilità delle sue mappe, in realtà lui tiene d'occhio unicamente quelle attinenti alla proprietà. Impieghiamo anche una prolungata quantità di tempo per entrare.

- “Se volete ci penso io, con le vetrate ci so fa...”

- “Smettila”. A Nicki il mio piano per velocizzare la pratica non piace. Per fortuna poco dopo troviamo una porta finestra chiusa male.
Appena dentro Cloe si prende la briga di accendere subito tutte le luci illuminando a dovere il primo piano facendo irritare di nuovo Mark.

- “Non è che così ci vede qualcuno?”

- “Nah, tanto non ha vicini di casa praticamente”. Il che è vero, la villa è solitaria in quel tratto collinare, circondata solo da un curato giardino e arbusti abbastanza alti.
Prima di seguire la regolare procedura e seguire le ragazze al piano di sopra controllo l'argenteria. Trovo un portachiavi che riproduce la scritta “LA” e me lo intasco. L'arrendamento è sobrio e di classe ma qua e là si intravedono oggetti personali della Lohan non proprio dello stesso in stile: occhiali da sole colorati, bracciali, caricabatterie del telefono, riviste di gossip... Come se la casa appartenesse ad una coppia sui cinquant'anni che l'hanno affidata alla figlia adolescente mentre loro sono in vacanza. Trovo cento dollari su un mobiletto prima delle scale, prendo anche quelli. Al piano superiore le ragazze rovistano nella cabina armadio che è grande quanto la mia camera da letto. Mark è nella stanza a fianco si rigira tra le mani un Mac.

- “Mi servirebbe quasi un nuovo computer... Questo è piuttosto figo.”

- “Ma non sono tracciabili?”

- “Si infatti non posso prenderlo. Ti immagini se lo portassi a Ricki?”

- “Ti spara”

- “Poco ma sicuro cazzo!”

Lascio Mark con una pacca sulla spalla ricordandogli di cancellare le sue impronte. Cloe deve aver attivato uno stereo intanto perchè sento partire in sottofondo “We found love” di Rihanna. Torno dalle ragazze, Nicki ha diversi vestiti appoggiati sul braccio ed è intenta ad analizzare una borsa di Jimmy Choo. La afferro per la mano e la trascino via.

- “Aspetta! Aspetta! Volevo vedere ancora... Sam! Sam quella li prendimela”

Attraversiamo tutto il piano finchè non arriviamo in una delle camere da letto. La vista è splendida. La volto verso di me e la bacio. Lei lascia cadere per terra i vestiti che si è portata dietro. La bacio sul collo.

- “Fermo, fermo... per quanto mi piacerebbe non è il luogo adatto”

- “Lo so... ma ci ho provato”

Nicki accende la luce vicino al comodino e si china per raccogliere i vestiti.

- “Guarda, quale ti piace di più?”

Mi siedo sul letto, non ci capisco niente di alta moda.

- “Non saprei...”

- “Questo?” Si mette davanti un abito nero, molto corto e con una scollatura piuttosto pronunciata.

- “Provalo”

- “Come? Qui, adesso?”

- “Non posso valutare altrimenti”

Mi guarda storto, sa che mi sto approfittando della cosa ma dopotutto le piace.

- “D'accordo...”

Si cambia velocemente davanti a me, quando mi vede sorridere lo fa a sua volta.

- “Sei bellissima”

- “Questo lo so... ma ti sembra della taglia giusta?”. Fa un giro su se stessa.

- “Sui fianchi mi sembra largo... un pochino”

- “Anche a me, magari si può sistemare... anche se è Dior. Mi sento male solo all'idea”

- “Sono orgoglioso di me stesso, ho espresso un commento giusto e costruttivo”

- “Ho sempre saputo che saresti tornato utile”. Mi bacia per addolcire la battuta e nel frattempo fa per togliersi il vestito.

- “Lasciatelo, vieni via con quello”

- “Davvero? Beh, quasi quasi...”

- “Ti piace indossarlo?! E allora non levartelo. Fai quello che ti piace Nicki, sempre. Non lasciare a nessuno di dirti che non ne vale la pena. Abituati a questa filosofia perchè il nostro futuro si baserà su questo”

- “Ti amo”. Sussurra baciandomi prima di allungare il braccio e spegnere la luce.

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Capitolo 19
*** Game over?! ***




Capitolo 19
Game Over?!

 

Stasera a Beverly Hills Paris Hilton condurrà un party per presentare il suo nuovo profumo. Ciò significa che la sua villa sarà vuota. Anzi no, ci saremo dentro noi. Devo passare a prendere Nicki mentre Mark si occuperà di Cloe e Sam: siamo d'accordo di incontrarci a metà strada. Scendo velocemente le scale e prendo le chiavi della macchina.

- “Io esco!”

- “Non fare troppo tardi”. Per mia mamma rimarrò sempre un bambino di sei anni che va a giocare col vicino di casa. Emily le fa l'eco giusto per innervosirmi:

- “Si Alex, non fare troppo tardi!”

Appena esco in giardino e apro la portiera dell'auto vedo Jonah attraversare il vialetto.

- “Che cazzo ci fai qui?” Non lo sento da quando l'ho chiamato per sapere se Phil era a casa o meno la sera in cui gli ho sparato un proiettile nel letto e non ci vediamo dalla disastrosa serata del mio compleanno.

- “Ehi calmo, volevo sapere come stavi”

- “Bastava un messaggio”

- “Vedo che sei ancora arrabbiato per quella vicenda, pensavo fosse tutto passato. Senti, mi dispiace. Io non ero d'accordo fin dall'inizio ma sai come sono i ragazzi... o sei con loro o contro di loro”

Ci credo che gli dispiace, potevo denunciarli tutti. E poi... tipico di Jonah, un debole.

- “Devo andare”

- “Ho saputo che ora state insieme. Tu e Nicki. Mi fa piacere... vai da lei adesso?”

- “Si... e fatti i cazzi tuoi”

- “Voglio solo ristabilire un contatto con te porca puttana!”

- “Ne riparliamo in settimana, ora devo andare”

***
 

Ripercorrere una strada già fatta attribuisce un senso di sicurezza in più. La pratica in sé poi l'abbiamo sperimentata molte volte. Io lascio la mia auto sul lato ovest rispetto all'entrata, sotto la collinetta sterrata e ricoperta di arbusti, Mark dal lato opposto. Ci ritroviamo di fronte alla cancellata principale e scavalchiamo le siepi. L'altra volta abbiamo semplicemente trovato una vetrata aperta quindi ci mettiamo a ricercare una possibilità simile. Mark e Cloe scorrono verso il lato est della casa finchè non trovano una porta finestra, provano ad aprirla ma concede solo pochi centimetri.

- “Ma cazzo... c'è qualcosa appoggiato contro”

Mark insiste, si appoggia alla vetrata con tutto il corpo. Ad un certo punto si sente un rumore sordo, qualcosa è caduto. Una frazione di secondo dopo sentiamo un sibilo, diventa sempre più forte. E' un allarme. E' assordante.

- “Merda!”

Dobbiamo andarcene, veloci.

- “Andiamo alle macchine rispettando il piano!” dice pacata Sam dirigendosi verso destra. Io e Nicki dobbiamo tornare indietro verso il lato ovest, cerchiamo di muoverci rapidi ma senza farci prendere dal panico. Intanto l'allarme continua riempire il silenzio notturno. Improvvisamente intravedo delle luci, torce. Polizia? Non lo voglio sapere, continuo a ripetermi nella mente le parole di Sam: rispettare il piano. Corro lungo la proprietà, Nicki mi segue, finalmente siamo quasi fuori. Ci basta scendere dalla collinetta per trovare la macchina e andarcene.

- “Aspetta!”

Lei si ferma e si appiattisce contro al muro e cerca di guardare oltre l'angolo.

- “Cosa c'è? Andiamo dai...”

- “Sono entrati dall'altro lato, dove Mark aveva la macchina...”

- “E allora?”

- “Voglio sapere se li hanno presi, perchè in tal caso dovremmo...”

- “No no, andiamo. Sono entrati frontalmente, li ho visti io”

Ma è troppo tardi, Nicki è già oltre la facciata, scende lungo il pendio tra altri arbusti dal lato in cui dove siamo venuti.

- “Torna qua!”

Mi fa segno di stare zitto e fermo, di aspettarla. Mi giro, schiena al muro, nel buio. E adesso? Cazzo... devo andare con lei. Quando torno a guardare oltre l'angolo di cemento non la vedo più. Che faccio? Pur di aspettarla potrei rimanere li fino all'alba, ma ho il battito cardiaco accelerato. Ok, mi devo calmare, sa quello che fa. Aspetto, inizio a contare quanti secondi stanno passando... non arrivo nemmeno a trenta. Devo stare qui come ha detto lei ma sto impazzendo. Provo a cantarmi mentalmente una canzone.
We're riding down the boulevard. We're riding through the dark night-night”
E se li hanno presi?
“You brought a fire to a world so cold. We're out of time on the highway to never”
E se hanno visto Nicki?
“Hold on, hold on...”

- “Fanculo...”

Mi avvio seguendo il percorso che le ho visto fare, per quanto poco sia stato possibile. I miei passi fanno rumore sul terriccio, in compenso è da un po' che non sento più l'allarme. Continuo a scendere, così facendo si arriva all'entrata principale con il cancello. Vedo le luci dei lampioni della strada, sento delle voci concitate. Mi avvicino ancora tra i cespugli. C'è Nicki braccata da un agente, la spinge brutalmente contro l'auto della polizia. Lei urla ma non capisco cosa stia dicendo. Lui le tira uno schiaffo. Sono già fuori dal mio nascondiglio quando succede, sono già partito senza sapere, pensare, conoscere altro. Tempo pochi secondi e gli sono addosso, gli avvolgo un braccio attorno al collo. Tiro indietro; è pesante, ha una mole più grossa di quanto mi aspettassi ma non mi interessa, voglio affrontarlo ugualmente. Improvvisamente sento un forte dolore alla schiena. Ciascuna pattuglia in servizio ha almeno due agenti. Non so da dove sia sbucato l'altro ma è altamente probabile che sia sempre stato li e io non l'abbia visto. Mi volto verso di lui, prova a colpirmi con un pugno ma riesco ad evitare il colpo. Si dai, provaci ancora! Nicki mi chiama, mi giro per una frazione di secondo, giusto per vedere che il primo agente l'ha ammanettata alla portiera dell'auto. Un colpo alle costole. Il secondo agente è un vigliacco bastardo, ma è con il primo che ce l'ho maggiormente per cui mi ci avvicino velocemente e lo colpisco al viso. La mia mano inizia a formicolare, mi ricordo di questa sensazione. Quella volta a Boston era stato anche più intenso. Ora però non sono abbastanza veloce e il vigliacco mi afferra da dietro bloccandomi le braccia... non mi resta che incassare. Inizio a pensare di essere solo un idiota. Per tutto. Un vero idiota. Il primo agente mi colpisce ripetutamente allo stomaco, toglie il fiato. Nicki intanto li implora di lasciarmi. E forse funziona... Sento la morsa che si allenta e mi lascio cadere al suolo. Appoggio le mani sull'asfalto, come quella volta a Venice Beach quando ebbi un principio di svenimento e feci finta di allacciarmi la scarpa. Questa volta però non c'è bisogno di fingere, mi sento distrutto. Ad un certo punto uno dei due mi afferra per la giacca e mi scaraventa violentemente contro l'auto. Il dolore alla testa è micidiale, quando tocco di nuovo terra la vista è annebbiata e non odo altro che un fischio persistente, continuo. E non è un allarme. Sento ancora un fitto dolore alle costole, porto istintivamente le mani verso l'addome e sento lo scarpone di uno degli agenti premere su di me. Urlo per quanto riesco, non riesco nemmeno a pronunciare qualsiasi parola. Altro colpo al viso, tagliente sopra l'occhio sinistro. Poi tutto finisce, sento il peso allentarsi e l'ombra del poliziotto allontanarsi. Continuo a vedere tutto in maniera opaca e distorta, i rumori sono sordi. Provo a muovermi ma sento solo dolore, è come se mi avessero investito completamente. Dunque è questo che si prova? E' questo che ha provato Nathan Rooney quando l'ho picchiato davanti a quel pub a Boston. E' il karma?! A quanto pare se fai qualcosa di negativo nella vita, tutto ti verrà restituito con gli interessi. Penso alla mia famiglia, indirettamente ho messo in mezzo anche loro. Non doveva finire così. Sento la parola “ambulanza”. E' una voce femminile. Vedo un'ombra avvicinarsi e provo terrore.

- “Alex! Mi senti?”
E' Nicki. La sento male e la vedo anche peggio. Non riesco a risponderle e non riesco guardare altro se non la sua faccia. Aveva cercato di persuadermi più volte, per tenermi lontano da questa serata. Volevo solo aiutarla, mi odierà per questo... lei non ha certo bisogno di essere salvata. E soprattutto non da un idiota come me. O forse ne aveva bisogno questa volta?! Inizio a dubitare di quello che è successo. Quel bastardo le aveva messo le mani addosso. Io volevo solo che... oddio che dolore! Un minimo movimento e mi sento morire.

- “Ora arriva l'ambulanza, ok? Stai calmo...” Le sua voce è spezzata, tremante.
Sento la sua mano sfiorarmi la fronte. I capelli che non stanno mai al loro posto. Continua ad accarezzarmi. Sono stanchissimo.

- “Alex... stai sveglio! Guardami...”

Provo a tenere gli occhi aperti ma è un'impresa, mi concentro sulla respirazione, sul dolore atroce che provo all'addome e sul suo viso.
E' bellissima.
Chiudo un attimo gli occhi.

- “Alex!”

Solo un attimo.
“I wish we could take it back in time,
before we crossed the line, now now now, babe”

 

***

To be continued...

 

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Capitolo 20
*** End or new beginning? ***




Capitolo 20
End or new beginning?

 

Non ti rendi conto di quello che hai finchè non lo perdi. Che banalità. Quante persone hanno detto o ascoltato questa frase. Anche io. E ho sempre pensato fosse una stupida frase fatta, una banalità esagerata pronunciata da qualcuno nel pieno della sua autocommiserazione.
Quando mi sono svegliato in ospedale ho percepito solo due cose: un forte mal di testa e qualcosa di caldo sulla mia mano. Mi sono voltato lentamente e ho constatato che il dolore arrivava alle cervicali, ho riflettuto anche sulla possibilità che nonostante tutto fossi sotto morfina. La luce al neon quasi mi accecava, non capivo nemmeno se fosse giorno, notte o da quanto tempo mi trovavo in quello stato. Sentivo dolore ovunque, su tutto il corpo. Mossi lievemente le gambe indolenzite: ero ancora tutto intero, però mentre mi abituavo alla luce notai la mano sinistra completamente fasciata, le garze erano bloccate da graffette, provai a sollevarla ma era troppo pesante, era ingessata. E l'altra? Nicki era seduta su una sedia e si era addormentata sul bordo del letto, la sua mano era sulla mia. Forse era l'unica parte del corpo sulla quale non percepivo dolore. Non sapevo se svegliarla. Poteva essere esausta, ma poteva anche tirare un sospiro di sollievo sapendo che non ero in coma. Temporeggiai, mi è sempre piaciuto guardarla dormire. Purtroppo sapevo di non avere molto tempo prima che qualche medico si accorgesse che ero sveglio per cui dovetti interrompere quel silenzio prima che lo facesse qualcun altro.

- “Nicki...” La mia voce era roca e debole, mi faceva impressione ma non riuscivo a parlare diversamente. La chiamai di nuovo, controllando con la coda dell'occhio la frazione di corridoio di ospedale visibile fuori dalla camera. Quando provai a muovere la mano anche lei si mosse. “Nicki...”. Le ci volle qualche secondo per svegliarsi completamente.

- “Alex! Oh mio Dio...” Si alzò di scatto per baciarmi.

- “Da quanto...”

- “Due giorni. Cosa ti ricordi?” Mi strinse la mano con più forza.

Le scene di quella notte si riproposero nella mia mente molto nitide.

- “Tutto”

- “Ok, ora ascoltami bene: quando ti interrogheranno dirai che non ti ricordi niente, al resto penso io”

- “Sei sicura?” Domanda idiota, si sarà studiata tutto nei dettagli conoscendola.

- “Fidati di me”. Si sedette sul bordo del letto, appoggiò una mano sul mio viso e mi baciò delicatamente poi sussurrò: “Ho avuto paura, forse per la prima volta nella mia vita”.

- “Sto bene...” Le dissi cercando di rassicurarla anche se i dolori erano sempre diffusi e insistenti. “Mark? E le ragazze?”

- “Stanno bene, non ti preoccupare. Ma non li nominare quando ti faranno le domande. L'ultima cosa che ti ricordi è che eri a casa e dovevi uscire con me. Non ti ricordi altro”

Mi faceva troppa fatica capire cosa, come o perchè quindi mi fidai di lei e del suo piano.
Sentimmo dei passi svelti lungo il corridoio, nemmeno il tempo di vedere di chi si trattasse che l'infermiera urlò: “E' sveglio! Chiamate il dottor Dimitri!” Il medico arrivò in pochi secondi seguito da un paio di assistenti e invitò Nicki a lasciare la stanza.

- “Allora Alex... segui la luce con lo sguardo”. Mi puntò la classica lampadina davanti alla faccia e iniziò a muoverla da sinistra a destra. “Sai perchè sei qui? Cosa ti ricordi?”

- “N-no, niente...”

***

Mi dimisero dall'ospedale piuttosto in fretta ma sapevo che mi aspettava una lunga fase di riabilitazione per niente piacevole, ad ogni modo tornare a casa fu come tirare un sospiro di sollievo. Almeno per i primi giorni. Sapevo che mamma e papà credevano ciecamente alla versione dei fatti mia (per quello che dicevo loro di ricordare) e Nicki ma cercai di evitare ogni contatto con Emily. Un pomeriggio però, pochi giorni dopo il mio ritorno, venne in camera mia. Era il momento delle domande. Sapevo di non avere via di scampo, almeno fisicamente.

- “Come stai?”. Mi chiese lei.

- “Bene... più o meno, sono sempre indolenzito”

- “Certo...”

Temporeggiò guardando fuori dalla vetrata, non sapevo cosa dire.

- “Alex, io penso di sapere cosa sia successo.”

- “Io no, non ricordo niente...” abbozzai un sorriso imbarazzato.

- “Veramente mi riferisco a questi ultimi mesi. Te li ricordi quelli vero?”

- “Non so di cosa parli...” Risposi bruscamente.

- “Parlo dell'orologio di Armani che porti sempre al polso, dei vestiti firmati che riempiono il tuo armadio, di Nicki, dei ragazzi che frequenti e dei furti nelle ville di lusso... e poi si, anche di quella notte davanti a casa della Hilton. So che non hai perso la memoria, sei solo molto abile nel farcelo credere... come a Boston tra l'altro”

A quel punto ero spiazzato, non avevo mai sottovalutato Emily ma non pensavo fosse riuscita a ricostruire tutto e ad essere così sicura di se stessa. Decisi di far saltare la mia copertura, intanto che mi ricordavo tutto se ne era già accorta.

- “Quel bastardo le aveva messo le mani addosso, e non per arrestarla...”

- “Ok, ascolta... non sto dicendo che tu abbia fatto male, anzi...” Si avvicina a me, il suo sguardo è comprensivo, come quello di una sorella maggiore appunto. “Ma voglio sapere perchè. Perchè tu e gli altri avete fatto quello che avete fatto? Avete rubato beni per un totale di due milioni di dollari!”

Rimasi sorpreso dal sentire quella cifra, ma considerando i miei soldi a Torrance, sommandoci quelli di tutti gli altri, più i gioielli e il valore degli abiti...
Ma la domanda di Emily non era per niente scontata. Perchè?

- “Non hai mai voluto ottenere di più?”

- “Più di questo?” Allargò le braccia come se si riferisse alla casa, al nostro stile di vita.

- “Io... io non lo so! Insomma... abbiamo preso a chi aveva fin troppo e ci siamo coperti le spalle per il futuro. Oddio Emily... lo sai cosa vuol dire doversi impegnare in qualcosa pur sapendo che non basta?! Perchè diciamocelo, non bastava! Tutto quello che facevo non bastava mai!” Stavo urlando e mi sentivo incredibilmente vulnerabile.

- “Papà voleva solo...”

- “Papà non vuole mai 'solo' qualcosa! E ora invece io posso avere tutto. Finirò l'università, troverò un lavoro che mi piace ma non lascerò mai più che qualcuno mi metta così sotto pressione. E ora ho bisogno che tu...”

- “Non dirò niente se è questo che intendi”. Si sedette su letto vicino a me, mi appoggiò una mano sulla gamba, aveva gli occhi lucidi. “Non pensavo ti sentissi così, non avevo idea...”. Mi dispiaceva non averle parlato prima e averla tenuta a distanza per così tanto tempo. Dovevamo ripartire da zero in qualche modo.

- “La vuoi una borsa di Louis Vuitton?”

- “Cosa?”

- “La vuoi una borsa di Luis Vuitton?”. Emily si mise a ridere, io anche ma le feci capire che era una domanda seria.

- “Beh...” Era un po' titubante. “Se a Nicki non dispiace...”

- “Scherzi? Alcune le ha doppie”

***

L'aria iniziava a farsi fredda anche e soprattutto in spiaggia, alla sera poi era meglio infilarsi una felpa ed evitare di sdraiarsi sulla sabbia umida senza asciugamano. Mark buttò altra legna nel falò, la cui fiamma vibrava rapida emanando un lieve calore. Cloe se ne stava seduta con le mani appoggiate al suolo e le lunghe gambe distese verso il fuoco con i piedi incrociati e lo sguardo fisso verso la legna ardente.

- “Beh ragazzi...” disse con tono strascicato. “Certo che è andata bene per essere andata male”

- “E tu sembri fatta anche quando non la sei”. La riprese Sam ridendo.

- “Ma vaffanculo!”

Iniziai a ridere, mi erano mancati. Non avevamo avuto molto tempo per vederci nell'ultimo mese a causa della mia riabilitazione e degli interrogatori. Inoltre era da qualche giorno che io e Nicki ci eravamo trasferiti momentaneamente a Torrance per stare più tranquilli.

- “Comunque ha ragione Cloe...”

- “A parte vederti in coma, si certo è andata bene...” Nicki si sentiva ancora in colpa per quanto accaduto nonostante le avessi ripetuto costantemente che la decisione di partecipare era sempre stata mia, ma lei continuava ad essere piuttosto severa con se stessa.

- “Smettila” Le dissi avvolgendole il braccio attorno alle spalle e costringendola ad appoggiarsi a me. “Comunque voi tre dovete ancora raccontarci nel dettaglio cosa avete combinato quella notte”
Sam, Cloe e Mark si guardarono poi quest'ultimo prese la parola.

- “Beh, dopo che l'allarme è scattato abbiamo raggiunto la mia auto, abbiamo fatto il giro della proprietà e vi abbiamo aspettato dalla tua macchina ma non arrivavate così abbiamo deciso di attuare il piano di emergenza”. Fece il segno delle virgolette con le dita. “Per cui siamo andati nel gruppetto di ville poco più a est, ne abbiamo scelta una caso e siamo entrati.”

- “Non sapevamo nemmeno se c'era qualcuno in casa” Aggiunse Sam. “Ma se eravate nelle mani della polizia dovevamo creare un diversivo...”

- “Così la villa presa di mira sarebbe sembrata la seconda”

- “Esatto, e voi un'innocente coppietta in cerca di privacy che si trovava solo nel posto sbagliato al momento sbagliato...” Mark riprese a raccontare. “Insomma, sfiga ha voluto che la villa fosse abitata. I proprietari però erano al piano di sopra a dormire così a noi è bastato rompere la vetrata e qualcos'altro per creare un po' di scompiglio e poi sparire nella notte come Diabolik”

Finalmente avevo il quadro completo della vicenda. Sam per concludere riassunse gli esiti secondo quanto risultava dalle indagini.

- “Insomma, i ladri di ville hanno sbagliato bersaglio e hanno fallito un facile furto però sono riusciti a scappare. I due agenti di polizia della zona invece che mettersi sulle loro tracce e rispondere tempestivamente alle chiamate di aiuto erano occupati a massacrare un innocente ragazzo intento a difendere la sua fidanzata da molestie.”

A sentire quelle parole Nicki mi prese la mano e iniziò ad accarezzarla dolcemente pur evitando di guardarmi, rimanendo anche lei concentrata sul falò. Avrei voluto che Mark e le ragazze di allontanassero un attimo, un paio di minuti sarebbero bastati. Pensai altrimenti di aspettare la fine della serata quando saremmo rimasti da soli, ma non ci riuscì.

- “Mi hai salvato la vita... e non mi riferisco al fatto che sei riuscita a chiamare l'ambulanza” Nicki si voltò verso di me, sentivo gli sguardi di tutti. C'era silenzio, potevamo udire solo le onde che si infrangevano sulla spiaggia in lontananza e il crepitio del fuoco.

- “Mi hai salvato la vita nel momento in cui ti ho incontrata”

Finalmente lo ottenni, ottenni quel sorriso che non vedevo da tempo. Ci baciammo. Anche Sam evitò di riprenderci con qualche sua battuta sconcia.
Dopo qualche istante infine Cloe, alla qualche mi parve di intravvedere gli occhi leggermente lucidi, esclamò:

- “Allora... il mese prossimo ci sono due premiere di film e vi assicuro che ci sarà mezza Hollywood...”

- “Cosa?! Stai scherzando?!” Mark era incredulo, Sam e Nicki scoppiarono a ridere.

- “Cloe io ho altri programmi per il mese prossimo... sai, mi laureo”

- “Ah... beh finalmente!”

- “Grazie”

- “Vorrà dire che aspetteremo la serata dei Golden Globes”

The End
(?)

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