A Quest to.. to what?

di valechan91
(/viewuser.php?uid=641517)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Pace ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- la profezia segreta ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2- Il destino in una mano ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3- La ruota del Destino ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4- Oscurità ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5- Sortilegio del destino ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6- Fuochi fatui ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7- L'abisso della battaglia finale ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8- Corvi che non volano. Un destino avverso ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9- Magia Nera e Magia Bianca. L’arrivo del Re ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10- La fine ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11- I belong to you, You belong to me ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12- Interludio al chiaro di luna ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13- Sogni? ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14- Monsters ***



Capitolo 1
*** Prologo- Pace ***


Salve ragazzi, sono valechan91. Questa è  la mia prima fanfiction su questo fandom. Siate clementi XD
Ho preso ispirazione dagli elementi della storia Quest.



A Quest to.. to what?

Prologo-  Pace



Un mondo in cui demoni e umani convivono, per quella piccola parte di demoni  che non sono malvagi.  Un regno governato da una stirpe reale di demoni,  sotto cui gli esseri umani prestavano servizio.
Un castello, in cui si intrecciano tante storie e tante vite.
Il re e la regina Oikawa e il loro unico erede Tooru erano i padroni del castello. Il Primo Cavaliere e sua moglie, Iwaizumi, con il loro unico figlio, Hajime. Infine, i due maghi del regno, il potente stregone Kuroo e il suo giovane apprendista Kenma.
Mentre i due maghi risiedevano nella torre più isolata della magione, sulla sommità, ricevendo solo le visite dei Cavalieri del regno e del piccolo Hajime, il Principe cresceva nel lusso, viziato dai propri genitori e pieno d’orgoglio.
Il Re aveva voluto che imparasse anche ad aprire la mente, non solo sui libri, così lo faceva giocare spesso con il piccolo Hajime. Il Primo Cavaliere, un po’ per avidità, un po’ per veder felice il figlio, sperava che diventassero buoni amici.
E così fu.
Tooru e Hajime, a soli sei anni, non si chiedevano come andava il mondo, limitandosi a giocare. Tooru aveva dei piccoli corni, ma Hajime non se ne domandava il perché, limitandosi a pensare che sarebbero stati amici.
Una sera, Tooru invitò Hajime a guardare le stelle.
“ Iwa-chan, sai che ci sono altri esseri viventi lassù? Un giorno voglio incontrarli” commentò il Principe, steso sull’erba, lontano dall’aria soffocante del castello. Si divertiva a fare delle scappatelle notturne. Amava il suo ruolo, aveva l’indole del comando, ma detestava l’etichetta ed essere obbligato a studiare su dei polverosi libri.
“ Sai che non è possibile, Principe” commentò Hajime, che era più razionale dell’amico
“ Ti ho sempre detto che tu puoi chiamarmi per nome, non mi piace quando metti le distanze” replicò il Principino, imbronciato
“ Va bene… ma solo se siamo soli… Tooru” rispose l’altro, imbronciando, con il viso appena arrossato
Il Principe sorrise e avvicinò le loro mani, facendole appena sfiorare.
“Spero che saremo amici per sempre. Diventa Cavaliere e io sarò Re. Voglio che succeda come per i nostri padri, io un Sovrano e tu Cavaliere sui Cavalieri”



Passarono quattro anni, e ormai i bambini avevano raggiunto di dieci anni.
Il piccolo Iwaizumi si allenava per essere Cavaliere, imparando i rudimenti e la teoria.  Il Principe ereditario era smanioso di prendere il posto di suo padre, il suo orgoglio e la sua sete di potere cresceva.  I genitori, però, al momento non se ne preoccupavano, considerandoli capricci di un bambino cresciuto con loro come modelli.

“ Iwa-chaaaaaaaaaaaaaaaan!”
Ogni tanto, il Principe faceva visita all’amico al campo di addestramento
“ Principe, le ho chiesto cortesemente di non venire. Disturba gli altri” replicò il giovane, a metà tra il nervoso e l’imbarazzato
“ Ma Iwa-chan, io sono sempre curioso. Ma so che sarai degno di essere mio Cavaliere “ rispose il Principe, orgoglioso, annuendo tra sé



Ma il destino aveva in serbo per i due ragazzini qualcosa di molto diverso. E questo, al tredicesimo compleanno del Principe,  fu chiaro a tutti…

a href="http://it.tinypic.com?ref=nz0jle" target="_blank">Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1- la profezia segreta ***


Capitolo 1- la profezia segreta




I due maghi Kuroo e Kenma non erano nuovi al mondo della magia. Sin da bambini si erano destreggiati tra pozioni e magie di ogni tipo, da quelle più semplici a quelle curative.  Da qualche tempo, però, Kuroo si rinchiudeva in una stanza della torre, da solo, a trafficare ed esercitarsi per conto suo. Raccomandando a Kenma di non avvicinarsi a quella zona della torre. Ogni volta, con dei libri che Kenma non conosceva.
I due erano vecchi amici ed erano stati istruiti insieme alle arti magiche, quindi Kenma, sebbene il suo carattere schivo gli impediva di mostrarlo apertamente, era preoccupato. E non poco.
Il Re contava su di loro per la guida e la protezione del Principe. Nel mentre, Kenma continuava ad esercitarsi, prima che ogni sera, come era solito fare, Kuroo afferrasse dei libri grossi e spessi, e dalla copertina scura, e si rintanava in quella stanza fino a notte inoltrata. A volte, anche fino al mattino.
Era una sala piccola, vecchia e malconcia, e Kenma si chiedeva proprio cosa ci facesse in quel posto. Sapeva che il suo amico aveva qualche difetto, diciamo anche molti, ma non era cattivo.
Con questi pensieri, Kenma continuò ad esercitarsi negli incantesimi di difesa,  era arrivato a studiare il potenziamento degli oggetti…così, fece infrangere un sasso contro una vecchia armatura ancora in ottimo stato, la quale finì sgretolata in pochi secondi.
“ Non ci siamo” pensò il giovane mago “ la mira… la potenza… sono scarso…ma se riduco questo… se faccio così…”
Intanto, Kuroo osservava il suo amico ridacchiando, con un guizzo quasi diabolico negli occhi. Kenma non si era accorto che Kuroo  aveva scambiato l’armatura…
Il mago si diresse con i propri libri in quella che era orma la sua stanza-laboratorio segreta, con un sorriso diabolico.
“ Diventerò il mago più potente del regno… e a quel punto…”

 




Passarono gli anni, e ormai Hajime e Tooru avevano entrambi dodici anni.  Il loro legame era sempre più profondo, e tutti nel regno sapevano dell’amicizia tra il piccolo aspirante cavaliere e il Principino.
“Iwa-chan, ordinerò a mio padre di farti nominare subito Cavaliere e di abdicare in mio favore! Ti voglio al mio fianco quando sarò sovrano di questo regno! Chissà che non riesca nelle campagne di conquista dove mio padre ha fallito…”
“ Principe…” sospirò, guardandosi intorno “ Tooru, devi smetterla! “ gli tira un piccolo pugno
“ Fa male, Iwa-chan!” ribatte il principino “ Sei cattivo! E la mamma mi ha detto che posso fare quello che voglio!”
“ Anche se poi finisci sempre a sedere per terra correndo nei boschi?” replica Hajime, guardandolo di sbieco e sogghignando divertito
“Rude! Sei rude, Iwa-chan!”  ribatte piccato il Principe “ ma vuoi saperla una cosa, Iwa-chan? Non vedo l’ora di essere Re solo perché poi tu diventi il mio Primo Cavaliere” gli sorride in maniera sincera.
Quella stessa maniera che il povero Hajime amava e odiava allo stesso tempo, perché il suo cuore sobbalzava a tanta sincerità e perché a quel sorriso non si poteva dire di no.
Le cose tra i due stavano cambiando, quello che li legava era sempre più profondo…

 

 



Passò un altro anno, e Hajime era sempre più preoccupato. Tooru era sempre più impaziente e litigava con i genitori. Il più delle volte lo chiamava  e si rifugiavano in quello che era diventato il loro posto segreto, dove anni prima avevano guardato le stelle, dove il Principe sognava di alieni e di mostri.
Erano ormai sostegno l’uno dell’altro, e l’aspirante Cavaliere non disdegnava di replicare a tono al Principe e di fargli smettere di farneticare su cose più grandi di lui.
Quello fu l’anno dell’investitura di Hajime a Cavaliere.
Ora, in quel mondo, diventare Cavaliere anche se solo a tredici anni voleva solo dire mancanza di esperienza sul campo. Ma si era di fatto giovani adulti.
Il Principe, incurante di tutto, volle assistervi e congratularsi di persona con il suo futuro Primo Cavaliere. Quella giornata decretava tutte le sue certezze. Sentiva che nessuno poteva impedire i suoi desideri.

 

 




Pochi giorni dopo, Kuroo trovò qualcosa di strano in un libro che stavano studiando insieme, e la fece leggere a Kenma. Si trattava di una profezia.
“ Ogni mille anni,  dalla stirpe dei demoni verrà alla luce con la settima luna un demone dalle capacità fuori dal comune. Il demone conoscerà razze differenti ma porterà rovina e distruzione. Solo qualcuno a cui sarà legato dal sangue scarlatto saprà lenire la sua natura.  Ma quando incontrerà tale creatura, prima che ciò avvenga tante insidie dovranno attraversare, tanto sangue versare ed una tela tessere. Ma il loro destino sarà segnato da un riflesso scarlatto e dall’essenza del grigio. Ma attenzione al vero potere che sgorga dal cuore. Quel potere deve essere precluso al demone poiché annullerà una caratteristica vitale dello stesso”.
“Cosa significa, Kuroo?” domandò Kenma
“ Non ne ho idea” replicò il mago, che in realtà stava mentendo. Aveva intuito cosa potessero significare quelle parole, e nascose la voglia di sogghignare. La profezia gli sarebbe tornata molto utile…

 

 

 



Passò un mese e si avvicinava il compleanno del Principe e i suoi tredici anni.  Hajime li aveva compiuti il mese precedente, con tanti festeggiamenti da parte di Tooru.
Purtroppo, una tragedia era all’orizzonte. Una settimana prima del compleanno del Principe, il Re e la Regina morirono durante un attacco alla battuta di caccia da parte di alcuni banditi.
Il Principe era spaesato, triste, amareggiato. Hajime gli fu più vicino che poteva, disinteressandosi del rango.  I Ministri decisero che ormai, Tooru era il legittimo Sovrano.
Dapprima intimidito, Tooru si sentì subito a suo agio nelle vesti di Re e nominò Hajime suo Primo Cavaliere.
“ La promessa, Hajime. Ce l’abbiamo fatta!” gli sorrise l’ormai Re Tooru, mentre conversavano da soli.
I loro abiti cambiavano. La cotta di maglia di Hajime era più scura ed aveva un’armatura più solida ed un cavallo proprio. Tooru, invece, aveva un’aria regale nella sua divisa purpurea e dorata, nel lungo mantello scuro che faceva risaltare le corna.
Ad Hajime non era mai importato che lui fosse umano e Tooru un demone. Si fidava di lui e si darebbe fidato sempre.
Passò un altro mese e Hajime notò dei cambiamenti nel suo Re. Era sempre più orgoglioso, dedito alla lotta, meditava guerra. Il suo ego stava crescendo, e avevano solo tredici anni. Come sarebbero stati, loro due, una volta adulti?
Una sera, il giovane Cavaliere espresse il suo disappunto al suo Re.  Non rinunciavano alla loro abitudine di parlare alla luce della luna, sotto le stelle, solo loro due. Un mondo tutto per loro.
“ Non capisci, Iwa-chan” lo fissò un po’ tristemente il Re
“ Non dire stupidaggini “ ribattè il Cavaliere “ ci conosciamo da sempre, ormai sei Re e hai delle responsabilità. Volevo credere che fossi sempre lo stesso, ma non posso più chiudere gli occhi, Tooru. Per il bene di entrambi.  Stai diventando egoista, legato al denaro e al potere. Non posso fare finta di niente quando il Re che voglio servire, il mio amico di sempre, diventa un’altra persona. Io non conosco questo Tooru”
“ So di aver sbagliato,  Iwa-chan, e sto già cercando di porre rimedio a tutto “ disse il Re, fissando il compagno negli occhi “ volevo che fossi orgoglioso di me. Non voltarmi le spalle anche tu. Mi hai sempre sostenuto, senza di te non sarei nulla. Sei tu a rendermi migliore. Ti chiedo di perdonarmi. Davvero, Iwa-chan”
Hajime non seppe mai come fosse possibile, ma si ritrovò le labbra di Tooru sulle sue. Dopo qualche istante, un oi’ confuso ma piacevolmente sorpreso,  si ritrovò a ricambiare ed approfondire il bacio, mentre accarezzava i morbidi capelli del compagno.

 

 




Hajime si era illuso. Si era illuso che parlargli avrebbe potuto cambiare le cose. Ma non fu così.
Il Re, oltre ai suoi consigli, seguiva le direttive del mago Kuroo, che gli si era avvicinato sempre più, in brevissimo tempo. Sapeva, Hajime, che il suo posto non lo avrebbe mai preso. Né al fianco del Re, né nel suo cuore. Ma gli faceva male, provava gelosia.
Quando, ad occhi sbarrati, vide Tooru dichiarare guerra ad un piccolo regno vicino e dichiarare alleanza al nemico giurato da sempre odiato dal precedente Sovrano, Hajime prese una decisione.
Sarebbe diventato forte. Per lui. Per salvarlo. Per potergli restare accanto per quei pochi anni in confronto alla vita di un demone.
Quella notte stessa, si diresse alle scuderie, convinto che tutti dormissero. Ma…
“Iwa-chan…”
Si trovò alle proprie spalle l’ultima persona che volesse mai vedere: Tooru. Voleva essere furtivo, evitare dei dolorosi saluti. Ma forse, il loro legame glielo aveva impedito.
Hajime lo fissò per pochi attimi, notando i soliti abiti purpurei ma uno sguardo spento e triste.
“Cosa vuole, mio Re?”
“ Oh, ti prego, Iwa-chan! Finiscila con questa recita e non fare così! Non vorrai…” replicò il Re, notando che il cavallo era pronto, come per un viaggio.
“ Cosa cerchi ancora da me, Tooru?”  disse il Cavaliere “ non posso rimanere. Non con te… in questo stato. Se non sarai tu a cambiare da solo, ti farò cambiare io”
No, Hajime Iwaizumi lo sapeva. Quello non era più Tooru Oikawa, il Sovrano per il quale avrebbe dato anche la vita. Il suo caro amico di un tempo era adesso un Re stoico e soprattutto accecato dal potere. Completamente.
“ Non puoi andartene, Iwa-chan! Che ne è di me se non ci sei tu al mio fianco? Smarrirò la via”
Hajime non aveva mai visto Tooru in quello stato, ma non si fece ingannare dalla sue suppliche.
“ Lo sai” continuò il Re” che i demoni squarciano il velo del destino. C’è un filo che ci lega. Non puoi spezzarlo”
Il Cavaliere, avvicinandosi al cavallo, senza voltarsi, rispose.
“ Devo diventare forte. Per me. Per noi. E non posso farlo se rimango qui. Ma tornerò. Per poterti salvare da quello che stai diventando. Però, adesso posso giurarti una cosa” si voltò, sguainò la spada allontandosi un poco e conficcandola nel terreno davanti  a sé per poi inginocchiarsi, concluse “ giuro sulla mia vita che come Primo Cavaliere farò qualsiasi cosa che la vita mi permetterà per salvare il mio Re. Te lo prometto, Tooru”. Il Cavaliere sollevò lo sguardo, rimanendo in ginocchio e sorridendogli  anche con li occhi mentre li incatenava a quelli del giovane Re. Sperava che la lontananza avrebbe aperto finalmente gli occhi al suo Re.
“Perdonami, se puoi” sussurrò Hajime, mentre rinfoderava la spada e saliva sul cavallo
“NO!”




Nel frattempo, Kenma aveva scoperto cosa si celava dietro lo strano atteggiamento di Kuroo.
“ Magia nera!  Come hai potuto, Kuroo?!”
“ Il potere, amico mio. Il potere” fu la risposta che con un ghigno il giovane mago ricevette “ otterrò i più grandi poteri magici di questo mondo, e nemmeno il Re potrà impedirmelo. Anzi… “
Il giovane mago Kenma, quella notte,  si mise in viaggio, abbandonando il castello senza una parola.

 



Mentre Tooru vedeva il suo Cavaliere allontanarsi, vide un riflesso rosso tra loro, come qualcosa legato al dito. Ma sgranò gli occhi: il riflesso era del colore del sangue. Lo stesso riflesso sanguigno che aveva visto Hajime, che strinse più forte le redini facendo galoppare il cavallo più veloce.
“ Ti salverò, Tooru. Dovesse costarmi la vita”.
Il Cavaliere, mentre galoppava, pensava a quanto fosse ironico.  Se ne stava andando, ma proprio l’allontanarsi gli aveva fatto comprendere la verità che forse aveva sempre negato. Era innamorato di Tooru Oikawa. Forse da sempre.
Amareggiato, arrabbiato, contrariato, il Sovrano rientrò nelle proprie stanze,  fissando il proprio riflesso allo specchio.
“Sai, Iwa-chan? Quello che mi rendeva migliore eri tu. Mi donavi dei sentimenti, ma te li sei portati dietro. Adesso non rimane altro che il demone.  Sarò quello che tu vorrai, un demone che vuole solo il potere. Sarò qualsiasi cosa per riportarti a me. Conquisterò tutto, tutti, e tornerai a me”
Tooru era accecato dall’amarezza, così aveva frainteso le cose. Ma qualcosa, però, gli era chiaro.
Se ne accorgeva solo adesso. Si era innamorato del suo Cavaliere, di Hajime Iwaizumi. Forse ne era sempre stato innamorato.

 

 

 



Passarono così quattro anni, e ormai avevano diciassette anni…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2- Il destino in una mano ***


Capitolo 2- Il destino in  una mano

 

Le cose nella vita cambiano da un momento ad un altro, si sa. E così avvenne per i nostri eroi.
Kenma, con la sua lunga veste bianca ed il bastone da mago, si allontanò dal castello.  Era anche lui un mago del castello, e come tale avrebbe aiutato il suo amico a ritornare in sé, ma doveva sbrigarsi, altrimenti il potere malvagio di Kuroo avrebbe avuto ripercussioni su tutti gli abitanti del castello.
Erano ormai quattro anni che vagava per il villaggio, alloggiando nelle locande e aiutando con la magia. Era cambiato un po’, Kenma.  Era sempre minuto, ma aveva più dimestichezza con la magia ed era meno gracilino. Ma non sapeva che ben presto le cose sarebbero cambiate…
 

Anche Iwaizumi era al villaggio, e quattro anni lo avevano cambiato.  Era più alto, più forte e si era fatto molto più bello, suscitando l’interesse di alcune ragazze. Lui, però, era concentrato sui suoi allenamenti.
Un giorno, mentre mangiava in una locanda…
“ Stupido Kageyama! Non mangiarti tutto!”
“ Hinata, idiota! Ho fame e man gio!”
“Argh!”
Non lontano dal tavolo al quale era seduto il cavaliere, c’erano un ragazzino minuto che sembrava uno spadaccino, ed un ragazzo più alto, il cui arco non lasciava dubbi che si trattasse di un arciere.
Lo riconobbe, era un arciere su cui il Re aveva puntato gli occhi, data la sua promettente abilità con arco e frecce.
Iwaizumi sospiro. Come da quattro anni a questa parte, non riusciva a non pensare a lui. Forse i sentimenti che sentiva allora si erano sopiti, ma l’infanzia passata insieme lasciava ancora i suoi strascichi.  Aveva lasciato il castello ormai, chissà se qualcun altro aveva preso il suo posto…
Improvvisamente, nella locanda ci fu un gran trambusto a causa di una lite. Prima che Iwaizumi potesse intervenire, Kageyama si alzò e si decise a fermare i due, sotto lo sguardo perplesso del ragazzino più piccolo. Aveva qualcosa di comico, con quel cosciotto di pollo ancora in bocca!
“ Vi consiglio di smetterla” disse l’arciere
“Ah?” fecero in coro le due persone coinvolte
“ Io vi consiglio di sparire prima che ci pensi io a voi” esordì Iwaizumi, alzandosi da tavola “ anche l’oste sta arrivando. Gente come voi è la rovina del villaggio”
“Tch…” schioccarono la lingua, lasciando le monete sul tavolo, e andarono via.
“ La ringrazio per l’appoggio, signore” fece Kageyama, rivolegendosi ad Iwaizumi
“ Di nulla, ragazzo” rispose
“ Kageyama! Sei stato davvero figo!” intervenne il più piccolo, correndo verso di loro
“ Idiota!” rispose il ragazzo, tirando le guance del minore
Una volta fuori dalla locanda, Kageyama notò la spada di Iwaizumi.
“ Quello è lo stemma dei cavalieri” commentò
Iwaizumi fissò la propria spada. “ Eh? Ah, si…” disse, facendo cadere l’argomento”
“ Come vi chiamate?” chiese ancora il ragazzo
“ Iwaizumi Hajime. Ma ti conosco, Kageyama Tobio. Non eri forse un arciere del castello?”
“ Come…come fate a saperlo?” chiese sorpreso, e un po’ allarmato, Kageyama
Iwaizumi sorrise appena. “ Forse non ti ricorderai. Ero il Primo Cavaliere dell’attuale Sovrano. Una volta ti face chiamare al suo cospetto…”
“Era? Mi perdoni…”
“ è… è una lunga storia, ragazzo… Tu, comunque, come mai sei in giro per il villaggio?”
Kageyama tirò il compagno verso di sé. “ Ho deciso di seguire questo qui. E… avevo un po’ paura del nostro Re…”
“ Hinata Shoyo, piacere! Sono uno spadaccino e sarò l’eroe di questo regno! Wooooooooooooooo!” esclamò quasi urlando il ragazzino più piccolo
Poco dopo, incontrarono Kenma che curava con la magia dei bambini che si erano feriti giocando in strada.


 

Anche al castello erano passati ormai quattro anni. Anche Oikawa aveva ormai diciassette anni, ma il suo animo era un po’ cambiato. Kuroo, rimasto al castello, aveva aumentato sempre più il proprio ascendente sul Re, così che ormai era quasi come un consigliere.
Stava pensando ad un piano per conquistare uno dei regni vicini, quando gli venne un’idea. Kuroo gli aveva procurato tre fedeli servitori tra i demoni, ognuno con capacità differenti.  Ryuu, un demone dalla forza bruta. Nishi, un demone sempre sfuggente e molto agile. Shimi, un demone donna dotata di chiaroveggenza.  Li convocò, per poi congedarli con una missione.
Kuroo gli aveva anche donato una sfera di cristallo, sintonizzandola sulle onde vitali del suo Iwa-chan.
Il mago aveva ceduto alle pressioni del Sovrano, esaltato quando lo aveva visto con quella palla di vetro in mano.
Il Re decise di uscire, e di girare per il bosco. Quando uscì, Kuroo sorrise malefico e uscì da una porta secondaria…


 

“ Cosa ci fai qui, Mago Kenma?” chiese Iwaizumi
“ Ho deciso di cercare la magia altrove. Devo… diventare più forte” rispose il giovane mago, giocherellando con il proprio bastone
“ Ohhhhhhhhhhhh un vero mago! Cosa sai fare? Cosa sai fare?” domandò Hinata, esaltandosi
“ Stupido!” Kageyama lo bloccò con un pugno sulla testa
“Ahia!” si lamentò il minore
Kenma riconobbe Kageyama, ma Iwaizumi fece le presentazioni.
“ Kenma è un mago del castello” disse semplicemente
Iwaizumi si oscurò. “ Scusate, vado a fare due passi…”
“ Cosa gli è preso?” si domandò Kageyama
“ Molto sangue dovranno versare prima che il filo scarlatto sia teso…” commentò semplicemente Kenma, senza che i due interlocutori potessero capire. Il mago, però, fissò malinconico in direzione del cavaliere.
“ Kuroo…”

 


“ Cos’è che voglio? Iwa… Hajime al mio fianco? Servitori? Potere? Il demone che è in me sta prendendo sempre più il sopravvento… “ pensava Oikawa, mentre camminava a passi lenti per il bosco.
Non aveva dimenticato nemmeno per un attimo il suo amico d’infanzia, il ragazzo di cui si era innamorato.
Si era allontanato per arrivare fin lì, ma non gli importava. Voleva capire.
“ Cosa sto cercando esattamente? Rimanere in questo villaggio, perché è vicino al castello… ma forse è altrove che troverò la forza necessaria. Salvare Oika… Tooru.  Dove devo cercare? Cosa? Come? “
Questi erano i pensieri di Iwaizumi, mentre vagava pensieroso per il bosco. Non sapeva come vi fosse giunto, ma l’aria fresca e il fruscio del vento tra gli alberi lo facevano sentire meglio.
Oikawa poggiò la schiena ad un albero. “ Come quando eravamo bambini…vorrei…” sussurrò appena, come a se stesso
“ Cosa posso fare?” si domandava Iwaizumi. Scorse una figura poco distante e si avvicinò.
Il cuore gli mancò un battito.
Oikawa sentì dei passi e si voltò. Sgranò gli occhi, che si riempirono di sorpresa e di nostalgia. Si staccò dall’albero per  rivolgersi a chi aveva appena incontrato.
“ Iwa…Hajime…”
“Oika…Tooru…”
Si udirono solo i loro sussurri.
Oikawa sorrise mefistofelico. “ Aaaaah Iwa-chan, sei tornato !”
Iwaizumi lo fisso. Era più alto. La divisa scarlatta aveva lasciato il posto ad una divisa nera come la notte, sottile, con un lungo mantello e rifiniture dorate. Gli stivali bianchi alti fino al ginocchio gli slanciavano le gambe. E, maledizione se non voleva pensarlo, era molto ma molto più bello di quattro anni prima.
Anche Oikawa lo fisso.  Hajime era poco più basso di lui. L’armatura era sempre la stessa, ma qualcosa era cambiato. Sotto la cotta, portava una pesante maglia scura e dei pantaloni bianchi larghi, che evidenziavano i muscoli delle gambe. Oikawa sogghignò appena, il suo amico aveva imparato a vestirsi più decentemente.
Continuando a fissarlo, non si vergognò nel pensare che era diventato bellissimo. Ma non se ne stupiva, lo aveva sempre considerato bellissimo.
“ Cosa… cosa ci fate qui?” il silenzio fu rotto da Iwaizumi, titubante nonostante lo sguardo fiero
Oikawa lo fissò negli occhi, con sicurezza. “ Quante volte ti ho detto che non mi piacciono queste formalità tra noi? Facevo… solo una passeggiata”
Si fissavano per interminabili minuti, e ogni volta era come un fremito interiore.  Si fissavano intensamente, facendo quasi nascere una flebile speranza mista ad una sorta di ansia.
Ricordarono improvvisamente un episodio della loro infanzia.
Il Principino non era mai stato portato per la lotta fisica priva di armi, così quando osarono oltraggio contro di lui non riuscì ad evitare i colpi nonostante le minacce a vuoto di parlare ai Sovrani. Poi all’improvviso, non sentì più rumori. Aprendo gli occhi, che aveva chiuso per istinto, notò che davanti a lui c’era solo il suo amico di sempre, Hajime, pieno di ferite e graffi sul volto e di lividi sulle braccia. Il ragazzo quasi percepì lo sguardo e si voltò sorridendo. “ Dovresti proprio imparare a difenderti da solo, sai, Principe Stupikawa? Non posso esserci sempre io a proteggerti…” . Non disse altro, e Oikawa scoppiò a piangere sulla sua spalla. Dandogli una pacca sulla spalla, Iwaizumi sorridendo gli disse “ Mi bagni tutti i vestiti, smetti di piangere! Che Principe frignone!” , così Oikawa pianse più forte, nonostante sul suo volto fosse nato un piccolo sorriso.
“Iwa- …” il nuovo silenzio fu rotto da Oikawa, ma prima che potesse dire qualcosa, Iwaizumi si voltò, deciso ad andarsene.
“ è stato uno sbaglio venire qui” commentò Iwaizumi  “ Non…”
“ è il destino, Iwa-chan. Al destino non puoi sfuggire” ribattè Oikawa
“ Nessun fottuto destino! Sei  diverso e tocca a me salvarti. Addio”
“Ma che…”
“ NON DIRE UNA SOLA PAROLA! “ sbraitò Iwaizumi, fermandosi “ se vuoi riportami indietro, come sei ora, prima dovrai battermi “ proferì in tono serio, con un sorriso “ Tornerò, ma non ora… Tooru” disse camminando a passo svelto.
Oikawa  rimase come ghiacciato sul posto, fissando l’ampia schiena della persona che amava allontanarsi.
Si adombrò, per poi ritrovare il sorriso mefistofelico di prima.
“Eeeeeeeeh Iwa-chan, ti farò tornare da me, stanne certo…”
Così dicendo, usò i suoi poteri per appiccare il fuoco al bosco, dirigendosi ,con una risata che suonava di tristezza mista ad una strana malignità, verso il castello.
Quando le fiamme si propagarono abbastanza, anche Iwaizumi capì cosa fosse successo.
“ Stupido Sovrano Pomposo! Perché… Tooru?” si domandò.
Stringendo i pugni, si lasciò alle spalle il bosco in fiamme per tornare al villaggio.
 

 

La situazione al villaggio non era tra le migliori.
“ Cosa è successo?” si domandò Iwaizumi, notando delle case in fiamme e la gente che fuggiva
“ Dacci una mano” commentò Kenma, arrivandogli alle spalle
“Ah!” Iwaizumi si sorprese non poco nel vedere il mago
Kenma si allontanò, mentre Iwaizumi raggiungeva Hinata e Kageyama.
Il mago notò qualcuno, con una veste rossa e rigata di nero.
Spalancò gli occhi, sorpreso.
“ Kuroo…”
“Kenma…” fece il mago di rimando, avendolo notato in precedenza.
Kenma lo fissava tra il sorpreso e l’arrabbiato, Kuroo sorrideva malefico, ma lo sguardo aveva una piccola scintilla di malinconia…
Così come lo aveva visto, Kuroo scomparve poco dopo, tra le fiamme. Kenma percepì tracce di magia, capendo che il mago era andato via, e sospirò con aria mesta.



Il villaggio tornò alla normalità dopo qualche tempo.
“ Dovremmo continuare in gruppo, lavoriamo bene insieme” commentò Kenma
Il resto del gruppetto rimase sorpreso dalle parole del mago
“In effetti…” commentò Iwaizumi
“ Ecco… potrei parlarvi un attimo?”
A parlare era stato un ragazzo, più o meno della loro età, che si stava avvicinando. Sembrava uno dei nobili minori che risiedevano nella parte più ricca del villaggio…

Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3- La ruota del Destino ***


Capitolo 3- La ruota del Destino



Qualche tempo prima, su ordine del Sovrano Oikawa, i tre demoni fedeli si recarono nel regno vicino per rapire la principessa Yui.  Una notte, la principessa di svegliò avvertendo dei rumori, ma Shimi abilmente le fece perdere i sensi, così da portarla via senza problemi. Nella notte i tre demoni compirono la loro missione e il Re ordinò di rinchiuderla nell’ala isolata della seconda torre del castello. Kuroo, il Mago, osservata divertito il suo Re cadere sempre più nell’oscurità, in attesa di fare la sua mossa.

 


Il gruppo di “amici” composto da Iwaizumi, Kageyama , Kenma e Hinata incontrò un signorotto dalle buone maniere.
“ Sono il Conte Daichi e vengo dal regno vicino. La nostra principessa Yui, che sarebbe dovuta essere mia sposa, è stata rapita qualche sera fa e si vocifera che sia qui al castello per ordine del Re. Vorrei che faceste qualcosa per riportarla a me sana e salva. Pagherò qualsiasi cifra”
Il nobile parlò tutto d’un fiato, nascondendo la preoccupazione dietro l’aria apparentemente tranquilla.
Quelle parole, però, avevano suscitato il dubbio nella mente di Hajime.
“ Tooru…cosa stai facendo?” pensò il Cavaliere “ l’hai davvero rapita? Per cosa? Il sorriso falso che hai messo…so che non ti sposeresti mai per interesse o per doveri politici….”
Non si accorse che il piccolo Hinata era tutto eccitato all’idea di questa avventura. Kageyama decise che lo avrebbe seguito e che non gli avrebbe guastato un po’ di esercizio. Kenma scosse la testa.
Era ancora pensieroso per l’azione di Kuroo e voleva indagare, ma se gli chiedevano un favore così…
“ Dovremmo chiedere in giro “ provò a dire Kageyama “ è impossibile che nessuno abbia visto nulla”
“Andiamo nei villaggi vicini! Voglio andare nei villaggi vicini e farmi conoscere! Sarò un eroe!” disse esaltato Hinata
“ E calmati idiota!” lo fermò l’altro, tirandogli un pugno in testa “ non puoi decidere solo tu qui!”
Kenma era taciturno e rimuginava. Non poteva affrontate Kuroo con le buone, non avrebbe risposto.
“ Meglio fare come proponete” commentò il Mago “ forse… forse è la cosa giusta. Poi torneremo qui e ci dirigeremo al castello: Meglio se troviamo anche altra gente. Le guardie al castello non solo semplici da sconfiggere” concluse, guardando appena Iwaizumi.
Il gruppo, così, si mise in marcia.

 

 

Il Re Oikawa, dopo l’incontro con il suo Cavaliere, ritornò al castello e si rinchiuse nelle proprie stanze. I suoi servitori erano stati fedeli e gli avevano portato la principessa.
“ Cosa farai adesso, mio caro Iwa-chan?”  pensava mefistofelico
Giunse la notte e il Sovrano si dedicò al proprio sonno.  All’improvviso, si ritrovò immerso in un incubo.
Vide il suo Hajime con uno sguardo di pura perfidia, con occhi iniettati di sangue, pronto a conficcargli la lama della spada nel cuore.
Un urlo lacerante si levò dalle sue labbra, facendolo balzare sul letto. Senza forze, si lasciò crollare in ginocchio sul pavimento, tenendosi la testa tra le mani.
“ Perché? Perché?... Hajime? Perché?”
Ma Oikawa lo sapeva. Il sogno gli aveva mostrato il suo incubo peggiore, la sua paura più segreta: essere odiato dalla persona che più amava al mondo, quella da cui sola non voleva essere odiato, quella per cui avrebbe dato tutto. O quasi.
Tremante, Tooru si rannicchiò nuovamente nel letto, in una notte che per lui fu costellata da incubi. E da lacrime amare.

 

 


Il Re non fu il solo ad avere incubi quella notte. Forse per effetto di una strana magia, anche Iwaizumi ebbe lo stesso incubo, come se si vedesse dal di fuori. Ma lui aveva visto altro. Prima di vedere un se stesso preda di una strana sete di sangue, aveva visto qualcuno che dapprima aveva stentato a riconoscere. Il sovrano che aveva giurato di proteggere aveva il volto sfigurato dalla malvagità, gli occhi rossi pieni di una luce sinistra  e privi di quella purezza che li aveva sempre distinti.
Il Cavaliere, ormai svegliatosi, decise così di ammirare il paesaggio notturno e si allontanò piano per non svegliare gli altri. Ammirò pensieroso la luna alta nel cielo scuro, i cui raggi illuminavano il bosco in cui si erano accampati. Un bosco così simile a quello dei suoi ricordi da bambino, quel bosco esattamente dietro il castello… il solo rimasto. Avevano esplorato completamente, da bambini, il bosco dietro al castello, uscendo di nascosto dal lato più nascosto e meno visibile. Il bosco che, una volta ragazzini, si accingevano ad esplorare, ormai il suo compagno di giochi lo aveva completamente bruciato. Un lieve sorriso malinconico si affacciò sul volto del bel Cavaliere.
“ Qualunque cosa io faccia, non riesco a fare a meno di pensare a lui…” commentò amaro, tra sé
“ Scappare o tradire non ti porterà a nulla, Iwaizumi Hajime, Primo Cavaliere Reale” disse Kenma, che si era svegliato avvertendo l’altro alzarsi e che lo aveva seguito
“ Mago Kenma! Siete qui anche voi” disse l’altro, voltandosi
Kenma tirò fuori dal proprio mantello una piccola sfera di cristallo. “  Devi concentrarti sul tuo obiettivo senza perdere di vista il tuo cuore” disse guardando nella sfera, per poi andarsene, dopo aver scrutato nuovamente il Cavaliere, che rimase ancora per un po’ a riflettere.

 


Nella notte, Kuroo e Shimi si ritrovarono nei corridoi buidel castello.
“ So cosa hai in mente, Mago Kuroo. Il nome di Mago Nero ti si addice “ commentò la demone, incrociando le braccia evidenziando il seno prosperoso e appoggiandosi al muro “ e per il tuo amico Mago, cosa farai?”
“  Tutto a suo tempo, la magia richiede tempo” commentò serafico il mago, ritirandosi nelle proprie stanze

 

 

Il mattino seguente, il gruppo continuò il suo viaggio. Il nuovo villaggio in cui erano arrivati era pieno di vita.
“Wooooooooooooooooooo! Che bello! Che bello!” gioì Hinata
Lì viveva un giovane monaco  combattente, Aone Tadanobu, legato alla stirpe dei DateKogyo e famoso per la potenza dei suoi pugni…

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4- Oscurità ***


Capitolo 4- Oscurità


Quel vivace villaggio mise di buonumore l’intero gruppo.
“Ho fame! Ho fame!” iniziò a dire, o meglio urlare, Hinata.
“ Taci idiota! Ti verrà ancora più fame!” lo zittì Kageyama… la cui frase contrastava con l’acquolina in bocca che chiaramente aveva “ cerchiamo una locanda e mangiamo”
Incontrarono una locanda nella zona centrale del villaggio.
Il Cavaliere, però, era pensieroso. Quel villaggio, così sereno e pieno di vita, gli riportava alla mente i ricordi di anni prima, e la felicità apparente che aveva provato. Così, Iwaizumi si perse nei propri pensieri…


 

Parecchi anni prima, era tutto molto diverso.
Il Re e sua moglie andarono di persona a fare le congratulazioni al Primo Cavaliere del Regno, la cui consorte aveva dato alla luce un bambino, che avevano chiamato Hajime.
La Regina, incinta e prossima al parto, discusse con il marito e di comune accordo decisero di chiamare il proprio figlio Tooru. Ma le cose presto cambiarono e benchè ci fosse fiducia, i due uomini decisero che i loro figli avrebbero dovuto  incontrarsi dopo aver imparato le dovute regole di etichetta: volevano che i loro figli crescessero sereni e che maturasse tra loro la stessa fiducia che c’era tra loro. Ma le cose andarono un po’ diversamente…
I due bambini crebbero conoscendo solo il nome l’uno dell’altro. Fino a poco prima del loro quinto compleanno. Hajime si divertiva già a cacciare coleotteri per i boschi, mentre Tooru faceva disperare la servitù del castello e i genitori per i capricci che era solito fare… e che si concludevano con la fuga dal castello verso il bosco. Il Principino ne approfitta e si esercitava ad aumentare i propri poteri.
Quel gorno, però, Tooru si perse nel folto del bosco, e iniziò a piangere. Si accasciò in lacrime contro un albero, con il volto sulle ginocchia e le gambe strette al petto, tutto tremante. Quando si calmò, cercò di guardarsi intorno e capire dove fosse. Intanto, Hajime, correndo dietro ad un coleottero, arrivò lì vicino.
Vide subito un bambino con dei piccoli corni, un piccolo mantello scarlatto impreziosito, i pantaloni troppo larghi per quel corpicino e gli stivaletti bianchi. Rimase incantato dal volto di quel piccolo, che nonostante la lacrime e le guance rosse sembrava avere più o meno la sua stessa età. Gli occhi lucidi del bambino, di un castano intenso, brillavano come gemme.
“Chi sei?” domandò
“Mi… mi chiamo Tooru…” rispose. Gli avevano insegnato a non rivelarsi apertamente.
Tooru… quel nome risuonò nella mente di Hajime come un campanello. Collegò le due cose e si inchinò. “ Vi chiedo perdono per la scortesia, Principe” gli avevano insegnato come comportarsi in quei casi “ io sono Hajime”
Hajime… nella mente di Tooru fu quel nome a risuonare. “Uhm…” il bambino, però, ingenuamente non capì.
“Non so perché…ma sento che… è allo stesso così sbagliato, ma anche così giusto. Strano” pensò Hajime per un attimo, per poi lasciar scivolare la questione. Si rialzò.
“ Stavo dando la caccia ai coleotteri!” esclamò il bambino
“Fanno paura. Sono brutti!” piagnucolò il Principe
“Sono belli” disse con un sorriso sincero l’altro
“A me non piacciono, mi fanno paura”. Tooru si scostò e voltandosi tese il braccino verso l’albero. Evocò una luce scarlatta dalla mano e l’albero istantaneamente si spezzò in due.
“Wow! Che forte!” esclamò stupito l’altro bambino
Il Principe, per nulla contento, mostrò un cipiglio strano. “ Non è niente di che… se fossi forte saprei fare di meglio…” commentò un po’ mesto
Dopo quella volta, ci furono altri incontri tra i due bambini, che a volte tornavano a casa anche feriti… il bosco divenne il loro luogo speciale in cui giocare.
Finchè poi non vennero fatti incontrare in veste ufficiale. Il loro primo incontro era ancora il loro piccolo segreto, come la radura nel bosco in cui ammiravano le stelle.

Una volta presentati ufficialmente come Principe e futuro Cavaliere, i due bambini iniziarono a giocare sempre insieme. Finchè…


 

Iwaizumi venne ridestato dai suoi sogni ad occhi aperti dai discorsi concitati dei suoi compagni. “ Ma come sono rumorosi…” pensò, a metà tra l’irritato e il divertito, sotto lo sguardo vigile e imperscrutabile del Mago.
“ Hanno detto che in questo villaggio vive un monaco combattente molto forte. Voglio conoscerlo! “ esultò Hinata
“Potremmo parlarci e vedere se sa qualcosa” commentò Kageyama, rivolgendosi agli altri mentre stava litigando con Hinata “Taci idiota!”
“ Potrebbe unirsi a noi. Una forza in più ci aiuterà” commentò il Mago Kenma


 

Il gruppo si diresse verso il monastero Dateko. Vennero fatti entrare da un ragazzo bruno, il Capo. Si chiamava Moniwa e sembrava avere un animo gentile. Il gruppo entrò in un giardino molto semplice ma ben tenuto. 
Però…
“Aoneeeeeee! Chiedono di te!” il ragazzo iniziò ad urlare dietro un suo compagno. Il gruppo rimase sorpreso. Il monaco combattente, Takanobu Aone, era sicuramente poco più alto del metro e novanta, aveva una corporatura robusta ben visibile dal petto lasciato scoperto. Il suo volto, che sembrava avere un atteggiamento duro, contrastava con la scena che si presentava ai loro occhi. Il monaco giocava tranquillamente con dei bambini, tutti felici e sorridenti, che gli giravano intorno chiedendo attenzioni. Aveva una bambina a cavalcioni sulle spalle, lo abbracciava stretto con le piccole manine intorno al collo e la testolina poggiata sulla testa più grande del monaco. Il ragazzo annuì al proprio superiore e si voltò verso il gruppetto, facendo scendere la bambina e facendo segno a tutti i suoi piccoli amici di attenderlo all’interno.


 

Il monaco fece un inchino.
“Wooooooooooooo! Come sei grosso!” commentò Hinata “vuoi venire con noi?”
“HINATA!” sbraitò Kageyama
Si fece avanti il Mago. “ Volevamo conoscerti e vedere la tua forza. Potresti aiutarci nella nostra causa” . Il Mago era il solo che aveva notato un particolare nel vestiario del monaco. Alle mani portava dei guanti neri che arrivavano a coprire l’intero polso, troppo doppi, però, per essere dei guanti normali.
Il monaco negò con la testa.
“Perdonatelo” si intromise Moniwa “ è di poche parole. È ben voluto al villaggio e qui contiamo su di lui. Ha anche detto che tiene ai bambini”
“ Sul serio riuscite a comprenderlo?!” commentò stupito Iwaizumi, che era rimasto in silenzio fino ad allora “ però a me dà sui nervi!”
Il monaco si inchinò di nuovo, come a chiedere scusa.
Kenma sospirò, ed invitò il gruppo a lasciare quel luogo, scusandosi per il disturbo.


 


“Non possiamo forzarlo. Il destino farà il suo corso” commentò il Mago, rivolgendosi al gruppo. Mangiarono in una locanda, ma all’improvviso un ragazzo del monastero gli andò incontro in cerca di aiuto.
I ragazzi lo seguirono, e una volta arrivati la situazione non era delle migliori.
“Kuroo…” commentò il Mago, vedendo il Mago delle arti oscure, che ghignò al suo indirizzo.
“Consegnami i bambini” Kuroo si rivolse ad Aone, schierato insieme agli altri monaci davanti ai bambini, che piangevano stringendosi alle gambe dell’enorme monaco.
Con uno schiocco di dita, Kuroo evocò i demoni al servizio del Sovrano.
“ Non ci credo” commentò Iwaizumi, brandendo la spada
Hinata sguainò la propria e Kageyama si allontanò nelle retrovie del gruppo, incoccando una freccia. Sapeva che la sua specialità era colpire ad ampio raggio, quindi saltò sul muro più alto del monastero, con l’arco tra le mani, sotto lo sguardo sorpreso del piccolo Eroe.
“Combattiamo!” urlò Hinata
“Lasciate il Mago a me” commentò Kenma
Nishi iniziò a vedersela con Kageyama, insieme a Shimi. “Maledizione!” commentò Kageyama, saltando di muro in muro per evitare gli attacchi
Ryuu attaccò Iwaizumi, che riusciva a tenergli testa. “Questi da dove sbucano?” si chiedeva nel frattempo
“Kuroo… voglio sapere cosa hai in mente e ti costringerò a farlo” commentò Kenma. Con il bastone, evocò delle lame di ghiaccio che scagliò contro l’altro Mago.
“ Non mi hai mai battuto, Kenma, e ora sono molto più potente di prima. Cosa speri di ottenere?” Kuroo evocò un drago fiammeggiante che distrusse l’attacco dell’altro. Il Mago nero contrattaccò con delle frecce infuocate, ma Kenma si difese con una barriera di cristallo.
“Ma cosa….!” Kenma si accorse in ritardo che Kuroo stava lanciando un incantesimo sotto voce. Poco dopo, dal nulla, evocati dal Mago oscuro, comparvero tre giganteschi draghi neri che distrussero gran parte del monastero.
Con un ghigno, Kuroo si dissolse in una nuvola rossa, scomparendo e lasciando le creature da lui evocate.


 


Intanto, Iwaizumi riuscì a ribaltare il risultato, e Ryuu avvertì il richiamo di Kuroo. Il demone, così, sparì in una nuvola nera, sotto lo sguardo stupito e adirato dell’avversario.
“Argh! “ Hajime aveva appena notato i draghi “ e questi?! Ma che cavolo succede!”
“ Cavaliere, tocca a te eliminarli! Vieni a darmi una mano!” disse Kenma, che intanto già stava lanciando incantesimi contro uno dei draghi.
Iwaizumi si lanciò all’attacco, tentando di farne fuori almeno uno…


Hinata, nel frattempo, era spaventato. Voleva seguire il Cavaliere ma dall’inizio della battaglia si era sentito inadeguato. Non sapeva cosa fare.
“ Sono l’eroe…devo combattere…ma fanno paura!” si ripeteva
Kageyama era in difficoltà, solo contro due demoni.
Vedendo il compagno, Shoyo trovò un po’ di coraggio e con la spada tra le mani corse verso uno dei draghi. Non si accorse del bagliore che la illuminò, che sparì non appena trafisse lo stomaco del drago, facendolo dissolvere in una nuvola nera.
“Eh? Cosa? L’ho ucciso io?” commentò incredulo, sotto gli occhi stupiti del Cavaliere, che intanto combatteva.
Il piccolo Eroe aveva attaccato ad occhi chiusi dalla paura!
“Come posso fare?” pensava intanto Kageyama “ le mie frecce riescono ad evitarle volando!”



 


Hinata corse dal compagno per aiutarlo. “ Non venire, cretino!” rimbeccò l’arciere
“ Voglio aiutarti!” urlò invece il ragazzo dai capelli arancioni
Kageyama notò che Shimi stava per attaccarlo, così si parò davanti all’altro, scendendo con un balzo.
“Gh!” l’attaccò lo colpì in pieno, ferendolo al braccio piuttosto gravemente
“Kageyama!” urlò Hinata
L’arciere incoccò la freccia, ma invece di mirare ai demoni, mirò con successo allo stomaco di uno dei draghi, nello stesso momento in cui Iwaizumi lo colpiva. Il drago si dissolse nella nuvola nera.
“Cavolo!” sbraitò Iwaizumi. Riusciva ad ottenere il massimo della sua forza se era arrabbiato.
Kageyama si inginocchiò, il braccio gli faceva male.
“Attento!” urlò Hinata. Stavolta, fu lui a proteggerlo… non seppe come, ma la sua spada fece quasi rimbalzare l’attacco “eh?” chiese. Non si era accorto che la spada si era nuovamente illuminata ed aveva saltato.
“Hinata…tu…” commentò sorpreso l’arciere
Il ragazzo arrossì appena. “ Tu mi hai protetto. Toccava a me fare lo stesso”

 

 

Dal nulla, ricomparve Kuroo, che lanciò un incantesimo. Il Cavaliere fu avvolto da una sinistra luce nera che scomparve poco dopo, seguita dal Mago oscuro.


Il monastero era in parte da ricostruire ma il gruppo non poteva rimanere ad aiutare. Aone, però decise di seguirli.
“Dice che se la sua forza può esservi utile, sarà con voi” commentò Moniwa “ vuole sconfiggere chi ha distrutto il monastero e spaventato i bambini”
Aone annuì e per enfatizzare il tutto… tirò un pugno ad un muro, distruggendo.
“AONEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!” fu l’urlo che Moniwa lanciò immediatamente, iniziando a prendersela  e a sbraitare contro il compagno, che si inchinava in segno di scuse.
Così, il gruppo si incamminò con un nuovo membro…



 


Anche Oikawa Tooru, il Re Demone, contemplando il paesaggio dal suo castello, ripensava al primo incontro con il suo Primo Cavaliere, il Cavaliere più fedele. Era rimasto sorpreso dalla purezza di quegli occhi verdi pieni di vita. Occhi a cui aveva finito per donare il cuore…
Il Sovrano si infilò sotto le coperte, stanco e con la testa che sentiva pesante. Avrebbe riportato accanto a sé ad ogni costo la persona che amava. Ma a modo suo.
Profondamente addormentato, non si accorse, che Kuroo, avvolto in una nuvola fiammeggiante, era entrato nelle sue stanze.
“Sembra che debba agire un po’ prima di quanto credessi, mio Re…” disse. Il Mago lanciò sul Re Demone lo stesso incantesimo che poco prima era stato lanciato sul Cavaliere Reale. Un’aura nera, intensissima, avvolse il Sovrano del castello, per poi scomparire insieme a chi l’aveva evocata….

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5- Sortilegio del destino ***


Capitolo 5-  Sortilegio del destino



Il Sovrano aveva il sonno agitato. Si svegliò, scompigliandosi i capelli, ancora un po’ intontito.
Altro che sogno… era un incubo. Aveva bisogno di aria.
Si alzò dal letto e si vestì in fretta. Fissandosi allo specchio, notò qualcosa di strano nel suo riflesso.
Controllò i vestiti, ma non notando nulla pensò ad un incanto da parte di qualcuno.
Fece per uscire… quando qualcosa gli cinse il collo.  Lo fissò e sorrise.
“ Questo non posso portarlo, se tu non sei con me” se lo tolse e lo ripose al sicuro.
Uscì dalla stanza e si diresse verso la torre più alta, dal Mago.

 

 



Daichi era in apprensione. Voleva la sua promessa sposa al suo fianco, al più presto.
Era ironico di come una ragazza potesse avergli fatto perdere la testa in quel modo. L’aveva conosciuta per caso, ad una festa, e ne era rimasto colpito.
Occhioni grandi, ciglia lunghe, portamento elegante. Ne era rimasto conquistato.
Tanto da dimenticarsi di chiederle come si chiamava!
Poco tempo dopo quell’incontro, si ritrovò una proposta di matrimonio da un giovane della sua età, Sugawara Koushi. All’inizio, non gli era stato molto simpatico. Carino, sorridente…ma sapeva diventare sin troppo manesco. E poi lui aveva già dato il suo cuore a quella fanciulla.
Koushi da qual giorno si stabilì nel suo castello per cercare di conquistarlo, con disappunto del padrone di casa.
Poi, però, accadde qualcosa che gli fece cambiare idea…
Un giorno, mentre cercava di rintracciarla tra le principesse del suo regno..
“ Daichi, cosa stai facendo?” il ragazzo entrò nel suo studio, senza bussare come faceva sempre.
“ Sto…cercando qualcuno” Non gli avrebbe mai detto nulla. Voleva quell’angelo solo per sé.
Sugawara lo guardò. “ è così importante per te?”
“ Non immagini quanto. Posso dire… di tenerci molto, si “ commentò il Conte “ sto cercando una persona… speciale”
“ho capito” Sugawara sorrise e gli si avvicinò “ dai qua, che ti aiuto”
“ Ma cosa fai?!” chiese il Conte, un po’ alterato
“ Ti aiuto “ lo fissò sereno “ ho capito che il tuo cuore è di qualcun altro. Non preoccuparti per me. Cerchiamo la tua bella”
Daichi lo fissò, sorpreso da quelle parole. “ Ti ringrazio, ma sei un ospite, non dovrest…”
“ E smettila!” gli disse, tirandogli un pugno in pieno petto “ se non posso conquistarti, almeno vorrei esserti amico” concluse, sorridendogli
E da quel momento iniziò quella strana e particolare amicizia che li legava ancora e che aveva fatto diventare Sugawara suo compagno in quell’avventura. Aveva imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo, adesso era il suo consigliere personale.
“ Tranquillo, Daichi, la salveranno” disse Koushi, poggiandogli una mano sulla spalla e ridestandolo da quei pensieri
“ Hai ragione” commentò il Conte.
In realtà, per Suga non era del tutto passata quella infatuazione, e sperava che un giorno non molto lontano qualcuno lo avrebbe amato come Daichi amava la sua preziosa Yui.


 

 


Tooru entrò nella torre, togliendo i cardini dal pesante portone di pietra. Salì le scale velocemente e irruppe come una furia nelle stanze del mago.
“ Kuroo! Voglio sapere cosa mi hai fatto”
“ Salve Maestà!” lo salutò Kuroo, voltatosi in quel momento dopo aver alzato lo sguardo dai suoi libri. “ A cosa devo l’onore della sua visita?”
“ Smettila “ lo fissò serio il Sovrano “ il mio specchio incantato non mente. Cosa mi hai fatto?”
“ Nulla, Sire, davvero” rispose il Mago, innocentemente “ ora, se permette, dovrei un attimo..”
Non terminò la frase che in un impeto di rabbia, il Sovrano lanciò un incantesimo. Una palla vermiglia e scoppiettante si parò davanti al Mago come a bloccarlo. Kuroo  ghignò e con un incantesimo sottovoce distrusse la stanza.
Tooru subì l’attacco e cadde a terra, tra quelle che ormai erano macerie. Le guardie accorsero in massa e sorrise amaramente nel ripensare che mancava solo una persona.
“ Sto bene “ si rialzò. Il colpo lo aveva subito in pieno, aveva qualche graffio dappertutto.” Voi pensate ai lavori per costruire la torre. Io… ho bisogno di restare solo”
Kuroo, intanto, non si era allontanato, ma solo reso invisibile. Prese velocemente alcuni dei suoi libri di magia nera e si dileguò.
“Meglio così. Mi spiace, Re Demone, ma per il mio piano mi serviva tutto questo”
Tooru si incamminò verso l’immenso bosco che circondava l’altro lato del  castello, quello che portava all’uscita dal villaggio…


 


Da un’altra parte, Iwaizumi sentì una fitta al cuore, ma non ci badò.


 


Oikawa, intanto, camminava solitario nel bosco, ripensando all’incubo di quella notte.
Non molto tempo prima, qualcuno che non conosceva, dalle terre più lontane, era venuto a rendergli omaggi … omaggi per un matrimonio.
Il Sovrano era Ushijima Wakatoshi. Quando lo vide, Tooru rimase perplesso. Era alto e robusto, dallo sguardo fiero, ma aveva qualcosa che non gli piaceva. Poi, parlandogli, nel Re nacque l’astio. Si sentiva oltraggiato. Oltre che nel carattere, come si permetteva quell’uomo, se così poteva definirlo, di porgergli solo doni senza fare altro?
Ma Tooru nascose un ghigno. Quel Re lontano era stato così idiota da andare da solo, senza una scorta.
Non passò un giorno che l’impassibile Re Ushijima decise di andarsene.
L’uomo sulla via del ritorno trovò due sudditi della sua corte, Semi e Tendo, e fece ritorno nelle sue terre.
Un Tooru sogghignante e contento lo osservò dalle proprie stanze, solo per assicurarsi, visto che ne valeva della sua faccia. Ordinò di gettare i regali. No, non gli piaceva quel Re.
Ma avrebbe potuto farselo alleato. Non avrebbe, però, dato il suo corpo. Ormai il cuore lo aveva donato al suo Cavaliere.
Camminò ancora un po’ nel bosco, per poi accasciarsi senza forze contro un albero e perdere i sensi.



 

 


Kenma era preoccupato. Aveva notato la reazione di Iwaizumi e temeva.
“Kuroo… se ha lanciato quell’incantesimo… non potrò aiutarlo. Cavaliere, dovrai avere cuore forte ma insieme gentile. Altrimenti forse perderai qualcosa…”
Altrove, Kuroo ghignava.
“  Più tenteranno di avvicinarsi, più si allontaneranno. Il loro destino è scritto. La prima parte del mio piano è concluso. Non mi tirerò indietro, Kenma… anche se dovessi metterti da parte”



 

Si fece sera, e i nostri eroi trovarono alloggio per la notte.
Kageyama e Hinata rimasero da soli, mentre Aone si allontanò per fare degli esercizi e Kenma andò ad esercitarsi con la magia.
“Come va il braccio?” gli chiese Hinata, preoccupato
“Meglio, grazie” borbottò il ragazzo. Era ancora stupito dalla reazione di Hinata… e dalla luce della sua spada.  Aveva messo un unguento medicamentoso sulla ferita, e gli faceva meno male.
Shoyo annuì.
“Perché ti sei messo in mezzo?” domandò il più alto, fissandolo
“Volevo aiutarti “ Shoyo ricambiò lo sguardo “ tu hai aiutato me”
“Ma io sono io, idiota!” si innervosì l’altro, prendendolo per il colletto della casacca
Shoyo sostenne lo sguardo. Improvvisamente, si sentì avvolgere da un braccio. “Grazie comunque”
Hinata annuì e rimase così, aggrappandosi alla casacca dell’arciere come se ne valesse della sua vita.

 



 


Iwaizumi andò ad allenarsi nel bosco. Si allontanò parecchio, riflettendo. All’improvviso, ancora quella fitta al cuore.
Camminò ancora  e notò qualcuno sdraiato. Riconobbe subito quella sagoma. “Tooru… ma cosa…”
Si avvicinò. Il chiarore della luna illuminava il volto del Re Demone, ancora privo di sensi, quasi a renderlo qualcosa di etereo, ma diabolico.
Hajime si avvicinò e notò le ferite. “ Che ti sarà successo?” si domandò.
La ragione gli diceva di allontanarsi, non era più affare suo. Ma l’istinto gli diceva di rimanere.
Il Cavaliere prese tra le braccia il proprio Re e si incamminò.
In una radura illuminata dalla luna, riconobbe quella zona del bosco e sorrise. Poco gli importava dei compagni che magari si chiedevano dove fosse.
Poco lontano, trovò una grotta e vi entrò, depositando lentamente Oikawa sul terreno, attento a poggiarlo sul mantello.
Quel maledetto demone era sempre bello. Questo era il pensiero del Cavaliere in quel momento.
Riuscì a trovare della legna e accese un fuoco.
Hajime notò sulla parete un’iscrizione, e sorrise.
Si addormentò poco dopo a fianco di quello che ancora, inconsciamente, considerava suo Sovrano.

 



 

Il gruppo di eroi quella sera si preoccupò per il Cavaliere, lo cercarono invano, ma ebbero fiducia in lui.




 

Tooru fu il primo a ridestarsi. Si accorse di non essere nelle sue stanze, ma in una grotta.
Sentiva respirare lentamente accanto a sé, e lentamente, ancora intontito, si voltò. La persona che più desiderava dormiva serena al suo fianco. Poi si ricordò, doveva aver perso i sensi.
Il cuore iniziò a martellargli nel petto.
Il Cavaliere scelse quel momento per svegliarsi. Iniziò a fissarlo e freddamente si alzò. “Ciao”
“Ciao Hajime” lo salutò il Re Demone “ cosa è successo?”
Fuori era notte inoltrata. Sarebbero dovuto rimanere lì.
“ Non fraintedermi” disse duro Hajime “ avevi perso i sensi e ti ho portato qui. Poi devo essermi addormentato”. Notò che le ferite sul corpo dell’altro erano scomparse.
“Ti ringrazio”
“Hai notato… dove siamo?” chiese il Cavaliere, sistemandosi l’armatura e osservando la propria spada, lasciata vicino l’ingresso della grotta. Andò poi a ravvivare il fuoco.
Oikawa notò le scritte, e sorrise. “ Adesso si, so dove siamo”

 



 

 

Anni prima, da bambini, Tooru e Hajime si divertivano per i boschi. Hajime cacciava i coleotteri e Tooru piagnucolava. Quel giorno, però…
“ Hajime, scendi, è pericoloso” gridava Tooru al compagno che era salito su un albero per prenderne uno
“ Non succederà nulla, non preoccuparti” rimbeccava l’altro, muovendosi lentamente sui rami
“ Ho.. ho paura” il più piccolo tremava
“Preso!” urlò contento il piccolo Iwaizumi. Ma il ramo si ruppe e il bambino ruzzolò a sederino per terra!
Si lamentò per la botta… ma chi piangeva era il piccolo Oikawa, spaventatosi a morte vedendo l’amico cadere. Tooru gli accarezzò i capelli.
“ Tranquillo, sto bene”.
Poco dopo, però, Oikawa rischiò di cadere in un burrone per prendere una farfalla e Iwaizumi lo tirò su… per poi rischiare di cadere.
“Tooru! Tira forte!” diceva all’amico
Tooru, in lacrime, faceva come l’altro diceva e dopo un po’ riuscì a tirarlo su nuovamente.
Hajime, però, si era sbucciato un ginocchio. Gli faceva male, anche se cercava di sorridere.
“Ti fa tanto male?” domandò il piccolo Oikawa
“Non preoccuparti. Cerchiamo un posto dove sistemarci e passerà” disse l’altro, sorridendogli
Camminarono tenendosi per mano e Hajime prese delle erbe che lo avrebbero aiutato, ma scoppiò un forte temporale e i due si rintanarono in una grotta lì vicino.
“Mi dispiace tanto” piagnucolava Tooru
“ Smettila di piangere!” lo rimproverò il compagno, stringendo i denti “ è un graffio , passerà”
Il ragazzo aveva messo delle erbe medicinali sulla ferita, che sembrava migliorare.
“ Non sei arrabbiato con me?” disse Oikawa, con i lacrimoni agli occhi
“Ma certo che no, stupido!” rimbeccò Iwaizumi “ non dire sciocchezze
Tolse la foglia e con le altre, stringendole nel piccolo pugno e poi schiacciandole e stropicciandole con del legnetti, ottenne un impasto che tenne sulla ferita. Bruciava, e molto, ma strinse i denti.
Con un coltellino, che aveva sempre con sé incise i loro nomi sulla pietra.
“Ti va bene la mia risposta, Shittykawa?” rispose ironico il ragazzo
L’altro annuì vigorosamente, con un sorriso nonostante avesse ancora i lucciconi agli occhi.
“Volevo darti questo” disse il piccolo demone, estraendo dal vestito due ciondoli rotondi con incise le loro iniziali “ sarà il sogno simbolo di amicizia”
Iwaizumi sorrise e si avvicinò, inchinandosi e accettando il pegno. “ Ne sono onorato” disse, per poi scoppiare a ridere insieme all’amico.
Furono obbligati a passare lì il resto del giorno, parlando di tante cose. Quando il temporale finì, i due uscirono dalla grotta per fare ritorno nelle rispettive dimore..
Quel pegno, non molto tempo dopo, sarebbe diventato il simbolo di qualcosa di più di una semplice amicizia…


 

“Me la ricordo questa grotta. C’è ancora la tua incisione, anche se sbiadita” il Re Demone accennò un sorriso, sincero, che sorprese il Cavaliere
“ è stato un caso che siamo capitati qui “ commentò”
“No, Hajime. È il destino che vuole dirci qualcosa” disse Tooru, fissandolo
“Non tornerò sui miei passi, Tooru” disse freddamente Hajime “ Resta qui, hai bisogno di riposare. Io me ne torno alla locanda dai miei amici”
“ è buio pesto là fuori”
“ Preferisco al buio. Non resto qui con te” il Cavaliere prese la sua spada.
Fece per andarsene, quando due braccia lo trattennero, avvinghiandosi al suo busto “ Resta qui, ti prego” disse il demone, poggiando la testa sulla schiena dell’altro
Iwaizumi non seppe per colpa di quale incantesimo, ma sospirando acconsentì alla richiesta, posando la propria spada. “Resterò qui fino al mattino. Ma non cambio idea, Tooru”
I suoi sentimenti non erano un gioco, erano sinceri. Lo avrebbe salvato.
Non seppe a chi dare la colpa quando in seguito i loro occhi si incatenarono, fino ad avvicinarsi per scambiarsi un bacio mozzafiato.
Quella notte, furono i loro cuori a parlarsi. Il Re Demone diede tutto se stesso al proprio Cavaliere.

 


 

Il mattino dopo, alle prime luci dell’alba, Hajime fu il primo a risvegliarsi. Sentì un peso sul proprio petto e rimase sconcertato nel ritrovarsi Tooru, ancora addormentato, con un sorriso sereno sul volto.
Accennò un sorriso un po’ amaro. Si alzò lentamente, cercando di non svegliarlo, e lo avvolse meglio nel mantello. Si rivestì e fece per prendere la spada e andarsene.
In quel momento, il Re Demone si rivegliò.
“Hajime?” lo chiamò, mezzo assonnato, sollevandosi appena. Spalancò gli occhi, vedendolo vestito e pronto ad andarsene. “ ma cosa…”
“Ciao Tooru” lo salutò il Cavaliere, senza imbarazzo, voltandosi leggermente verso il compagno
“Ciao Hajime” ricambiò il saluto “ te ne vai?” disse poi, serio
“ Te lo avevo detto. Devo tornare dai miei compagni “ disse freddo Iwaizumi “ Non sono pentito di quello che è successo” lo fissò negli occhi “ ma non adesso. Non prima… che tu sia tornato quello che eri”
“Sono sempre io, Hajime”
“ NO” urlò improvvisamente il Cavaliere, stupendo il Demone “ Ti se lasciato soggiogare dal potere, non è mai abbastanza. E come tuo Cavaliere è mio compito salvarti da te stesso”
Il Re Demone rimase in silenzio.
“ Ci rivedremo. Ti batterò, Tooru “ disse infine il Cavaliere, uscendo dalla grotta, senza voltarsi. Se
fosse voltato, tutti i suoi buoni propositi sarebbero saltati. Ma quella notte, di cui non rimpiangeva nulla, era servita a motivarlo ancora di più. Aveva ancora speranza di salvare chi amava.
Il Re Demone versò una singola lacrima. “ Non puoi sfuggirmi per sempre, mio Cavaliere. Tornerai a me, lo sai anche tu” disse, i suoi occhi erano ormai di un rosso scarlatto, profondo e intenso.
Si strinse nel mantello, assaporando ancora un attimo il dolce calore in cui era stato avvolto con il suo Cavaliere quella notte, inspirandone il profumo. Poi si alzò, riacquistando il suo cipiglio regale, si rivestì e si diresse al proprio castello.
Adesso che si era donato completamente alla persona che amava avrebbe fatto di tutto per riportarla al suo fianco.

 


 


Hajime arrivò alla locanda, trovando i compagni ancora addormentati. Non fece rumore, ma sorrise appena, notando eroe ed arciere, che nella notte dovevano essermi mossi parecchio ed erano finiti avvinghiati.
Decise di riposarsi ancora un po’, così si mise sul letto ancora per un po’.
Ce l’avrebbe fatta a salvarlo, adesso la posta in gioco era troppo alta per pensare ad una sconfitta.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6- Fuochi fatui ***


Capitolo 6- Fuochi fatui

 

Quando il gruppetto si svegliò, era ormai mattina inoltrata.
Il Cavaliere era ancora profondamente assopito, e Hinata per poco non lo svegliò, ridacchiando. Iwaizumi dormiva scomposto, con le sopracciglia inarcate e un ghigno infastidito ad incorniciargli il volto.
Kenma, fissandolo attentamente, notò un particolare che lo fece preoccupare: i lineamenti del bel Cavaliere Reale  erano distesi, nonostante la smorfia, ma la mano sinistra stringeva la maglia all’altezza del cuore.
Iniziava a temere.
“Scendiamo a far colazione, sveglieremo il Cavaliere una volta ritornati” disse piano il Mago
Aone annuì e i ragazzi scesero… Kageyama fu costretto a tirarsi dietro Shoyo, che preso da una strana euforia, era decisamente intenzionato a svegliare in malo modo il loro compagno ancora tra le braccia di Morfeo.
Prima della toletta, fu Kenma a svegliare Hajime. Con il suo bastone, colpì il giovane sulla fronte.
“Ahi!” si lamentò appena
“Ben svegliato, Cavaliere” il Mago lo fissò intensamente da capo a piedi, indicandogli poi con lo sguardo l’armatura sulla sedia lì vicino “ preparati. Siamo vicini all’attacco definitivo per salvare la Principessa. Il tempo è ormai quasi giunto”

 

 


Al castello, Tooru ricevette una lettera dal un messaggero in vesti viola. Il Re fece una smorfia, e stizzito la strappò in mille pezzi.
Dal trono, si rifugiò solitario nelle sue stanze, dove ormai passava la maggio parte del suo tempo.
“ Quello… Ushi…Ushi..waka…  Non è buono nemmeno come alleato” commentò irato, gettando i pezzi della lettera al vento, dalla finestra da cui ammirava le due terre. Il suo sorriso rivelò la sua natura demoniaca “ forse potrei sfruttarlo… ma non ne ho voglia”.
Riprese il proprio ciondolo e lo indossò nuovamente “ Tu … puoi ancora donarmi speranza” disse, rigirandosi tra le mani il vecchio anello. Il suo Hajime lo portava, era un buon segno.
Voleva solo un uomo al suo fianco. E non era l’essere insensibile e freddo che tentava di conquistarlo con dei doni, senza una parola, senza uno sguardo.
Era il fuoco, quello che lui voleva.  E voleva il potere.
“Posso arrivarci da solo”, pensò, convinto.  Voleva fuoco e potere.
Non aveva senso il mondo, se era freddo e desolato.  Se li sarebbe presi da solo, senza l’aiuto di nessuno, ma con accanto il suo Primo Cavaliere.
Tooru aveva una gran voglia di spezzare l’ospite malgradito che aveva avuto nel proprio castello per qualche giorno, di far scorrere su quel viso glaciale delle calde lacrime. L'odio si stava impadronendo di lui come mai prima.
Sapeva, però, essere un Sovrano controllato, e lo avrebbe fatto lentamente. Da demone qual’era.
“ Senza Iwa-chan, mi è rimasto solo l’esser demone” pensò, amaro.
Il Demone prese la propria sfera di cristallo  e iniziò a divinare.
Voleva sapere. Capire.
Per la prima volta, però, preso dall’istinto, si lasciò guidare dalla sua natura di demone.  Da uno scaffale tirò fuori un cristallo, nero come la notte e grande quanto il palmo di una mano.
Forse iniziava a comprendere quell’antica profezia…
Divinò il Mago Nero, intento a girovagare per chissà quale scopo.
Poi si soffermò sul gruppo del suo Cavaliere, che era in marcia verso le colline  ad ovest.
“ Cosa…perché vai lì…Iwa-chan? Oh, Hajime, cosa ti porta lontano?” si domandò, un po’ in pensiero ed infantilmente invidioso di quei giovano che gli erano accanto “ è la zona più rocciosa del regno”
La cosa che lo stupì di più fu vedere Ushijima, a cavallo, diretto chiaramente al castello e proveniente dalle montagne innevate del nord.
“ Cosa vuole ancora quel tipo?” fissò la palla di cristallo, indispettito.
Oikawa notò che i cavalli di Ushijima, stavolta con due servitori al seguito, stava cambiando direzione.
Notò, poi, che anche Kuroo, con i suoi poteri, volava a gran velocità.
Erano diretti…
“ Va verso ..ovest!” commentò sorpreso “Hajime…”


 

 

Intanto, il gruppo di eroi, guidato da Kenma, si diresse ad ovest. Dopo ore di cammino, arrivarono in una radura.
Erano seguiti da Kuroo, che nascosto tra gli alberi, decise di  sbirciare. Ricordava quella radura, piena di calendule e primule: in una vecchia casa in legno, aveva incantato il Re Demone ancora bambino, affinchè i suoi poteri esplodessero e la profezia si compisse.
Nel folto della foresta, c’era una grotta.
“Eccoci” sentenziò intanto Kenma “ siamo arrivati. Quella che vedete è la Grotta dell’Incanto. La conosco perché… io e Kuroo abbiamo terminato qui il nostro apprendistato di Stregoni” disse, rivangandolo mesto il passato.
Iwaizumi si guardò intorno, e improvvisamente spalancò gli occhi: lo aveva riconosciuto.
Il vento sferzava leggero tra le fronde, ma ricordò l’intenso profumo dei fiori.
“ Perdonatemi, devo… controllare  una cosa. Torno subito” e così iniziò a correre a perdifiato verso la parte più profonda e rocciosa.
La zona ad ovest del regno era scoscesa e piena di rocce, ma anche piena di boschi, valli e ruscelli.
Hajime corse in preda ai pensieri verso il folto del bosco.



 

Il Cavaliere, con il respiro quasi mozzato, si fermò di fronte ad una casetta di legno, per poi sorridere in preda ai ricordi. Si guardò intorno, godendosi il venticello sul viso e il profumo delle primule.
Ricordò di quando da bambino, insieme a Oikawa, si era allontanato più del dovuto per esplorare i boschi in cerca di cervi volanti.  Quell’impiastro del Principe aveva anche rischiato di cadere da più di un dirupo!
Lì, però, vi tornarono una volta ragazzini e si allenavano insieme. Quella casa era diventata un rifugio segreto, soprattutto per quel frignone di Tooru.
“ Stai in guardia, anche se sei Principe!” “ Pensa tu a non ferirti con la mia magia, Iwa-chan!”
Poteva ancora sentire l’eco delle loro voci, se chiudeva gli occhi.
Kuroo, che lo aveva seguito, sogghignò. Aveva indovinato.
Iwaizumi rifletté. Non ricordava di quella grotta, da bambino.  Si chinò a osservare i fiori.
“ è anche per questi ricordi che devo salvarlo” sospirò, guardandoli mesto, ma con un po’ di speranza.
Stava per tornare dai compagni, quando sentì dei passi. Voltandosi, si trovò davanti un giovane, vestito di viola, con una spada al fianco.
Doveva avere più o meno la sua età, ma era più alto, e fiero. 
“ Tu devi essere il Cavaliere Reale, Iwaizumi Hajime” commentò dopo averlo squadrato per qualche secondo
“ Con chi ho l’onore di parlare?” chiese il Cavaliere.
“ Non hai bisogno di sapere chi sono, Cavaliere” commentò. Si tratta di Ushijima Wakatoshi.
“Chiedilo al tuo Sovrano, chi sono. Sono venuto a chiedergli una risposta”
Il Cavaliere lo fissò.
“  Si tratta di questioni politiche. I miei genitori vogliono che abbia un consorte, poco importa chi. Ma vogliono il meglio per me e mi hanno mandato qui per lui. Non so cosa sia l’amore e poco mi importa, come ben poco mi importa di chi condivida la vita con me “ continuò “  ma so che al momento sono il futuro Sovrano più forte delle terre vicine, e il potere mi accomuna a lui”
“Credi forse che ti lasci fare ciò che vuoi con il mio Re?” Iwaizumi sguainò la spada. Quelle parole erano state una doccia fredda, ma non si sarebbe lasciato incantare da uno sconosciuto. “ Lui non è così. Non osare parlare di chi non conosci! Non mi importa chi sei. Non mancherai di rispetto al mio Sovrano”
Non si considerava una Guardia Reale, non più, ma l’orgoglio parlava per lui
“ Riponi la tua spada, non mi interessa combattere” fece Ushijima “forse… sei tu il Cavaliere che ha il suo cuore. Ho percepito qualcosa incontrandolo. Poco importa. Né tu né lui potete battermi”
“Scommetti?” disse Hajime, fissandolo
L’altro lo ignorò e se andò via, il lungo mantello viola svolazzava al ritmo dei suoi passi.
Il Cavaliere ripose la spada, tirando poi un pugno ad un albero e osservando la casetta.
“ A che gioco stai giocando, Tooru?” sospirò “ poco importa, ti salverò”


 

 

Kageyama era innervosito. Hinata, euforico ma allo stesso tempo intimorito, gli stava appiccicato. Il braccio andava meglio e tendeva facilmente l’arco, ma quell’impiastro non se lo levava di torno.
Per tutto il tempo, Shoyo lo aveva riempito di parole ed era tentato davvero di spiaccicargli la faccia contro qualcosa. Bastava che stesse zitto, altrimenti dopo il braccio gli avrebbe fatto male la testa.
Quando Iwaizumi si allontanò, Hinata prese a saltellargli intorno, chiedendogli se sapesse qualcosa.  D’istinto, Kageyama lo afferrò e lo scaraventò a terra. “ Taci, Hinata. Adesso falla finita, davvero”
Hinata si scusò, era molto preoccupato per lui.
Kageyama incrociò le braccia. “ Sto bene, quindi smettila” e gli mise una mano sulla spalla.
Al ritorno del Cavaliere, fu Kenma a prendere la parola.
“ Dovete potenziarvi. Io vi attenderò qui. Entrate nella grotta” sentenziò Kenma “ avete un’ora di tempo”
I ragazzi entrarono.
“ Dovrete superare i vostri peggiori incubi per uscire” pensò il Mago.


 

 


Per ognuno di loro, quell’avventura fu un incubo.
Il segreto della grotta era l’avvolgere l’ignaro visitatore in una bolla, facendo emergere le più segrete paure. In realtà, la grotta era ampia, quasi un labirinto.
Per Aone, l’incubo fu un incendio e non poter salvare i suoi amici, non solo quelli del tempio, ma anche il gruppo di amici.
Per Kageyama, si trattava di vedersela faccia a faccia con il Re Demone, solo sopravvissuto dei suoi amici.
Furono i primi ad uscire dalla grotta, riuscendo a rimanere lucidi. Arrivarono sul fondo della grotta, una parte fredda e coperta di cristalli di ghiaccio. Dalla sommità, si staccarono due pezzi, che assunsero i colori del mattone e dell’azzurro. I cristalli entrarono come in risonanza con l’arco e con i guanti del Monaco, per poi avvicinarsi e… quasi scomparire all’interno.
Per Iwaizumi, fu qualcosa di peggio.
La sua visione fu quella di vedere i ragazzi uccisi per mano di Tooru. E lui, unico sopravvissuto, a doverlo affrontare. La visione gli fece vedere anche il corpo senza vita dello strano Principe che aveva incontrato prima, che continuava a dargli sui nervi.
Ma la visione gli provocò un senso di nausea e dolore al petto quando capì che la sola via d’uscita, per salvare se stesso e la persona che continuava ad amare… era privarla del dono più prezioso: la vita.
Il Cavaliere sorrise amaramente, spezzò l’incanto facendo roteare la spada vorticosamente.
“ Grotta del cavolo, non osare prenderti gioco dei miei sentimenti” mormorò a denti stretti.
Arrivò anche lui sul fondo della grotta, e stavolta il cristallo che gli si avvicinò era di un color bianco puro.
“ Bianco…” disse, sospirando amaro “ speriamo che mi porti fortuna” commentò, osservando il cristallo scomparire nella sua spada.



 

Il Cavaliere uscì, e un urlo agghiacciante riechieggiò anche al di fuori della grotta.
“Hinata!” esclamò Kageyama
“No. Resta fermo, Arciere” disse Kenma, esibendo un cristallo dall’intenso color rosso.
Kuroo, che stava ancora osservando, sospirò: lui aveva un cristallo dello stesso colore.
I cristalli di quella grotta erano usati da maghi e guerrieri per aumentarne i poteri, lo sapeva, ma non capiva le intenzioni del suo piccolo amico.
Shoyo se la stava vedendo brutta. Per un ragazzino con un sogno, veder morire i propri amici per salvargli la vita era atroce. Il peggio fu vedere Kageyama fargli da scudo con il corpo.
Non capiva perché, ma da un po’ il suo cuore reagiva in modo strano alla vicinanza con l’arciere, e non capiva se per l’altro era lo stesso.
Riuscì a superare la paura e il dolore, benchè in preda ad un pianto disperato, sguainando la spada, che immediatamente dissolse l’illusione con una luce accecante. Barcollando, il ragazzo arrivò su fondo della grotta e nella sua spada entrò un cristallo dal color arancione.
Quando uscì, tentando di asciugarsi le lacrime, Hinata li fissò.
“Ce l’hai fatta” commentò Kenma, accennando un sorriso.
Hinata scoppiò in lacrime, gettandosi tra le braccia di Kageyama. L’arciere ricambiò l’abbraccio e lo strinse forte, quell’idiota lo aveva fatto preoccupare.

 

 


Iwaizumi li guardo, accennando un sorriso quasi intenerito. Gli sembrò di rivedere lui  e Tooru.
Il Re Demone, intanto, aveva convocato Shimi.
“ Voglio che fai amicizia con la Principessa Yui. Vai” le aveva ordinato.
Improvvisamente, Re e Cavaliere, a chilometri di distanza, sentirono qualcosa al petto. Portandosi la mano al cuore, persero i sensi. Il Re si lasciò scivolare sul letto, mentre il Cavaliere cadde al suolo.
“ Portiamolo alla locanda” sentenziò Kenma, fissando Aone che solleva Hajime come fosse un fuscello e lo portava sulla schiena “ Tobio, Shoyo, quanto tempo volete stare ancora abbracciati, voi due?” concluse con una lieve nota di stizza
Arciere ed eroe si staccarono imbarazzati, e Kageyama tirò un pugno in testa al compagno.
“ Non farmi preoccupare, razza di idiota!”
“Ahia! Kageyama, stupido! Mi fai male!”
Kenma sospirò, e fece segno ad Aone di incamminarsi, mentre gli altri due li seguivano.
Kuroo, intanto, aveva assistito a tutto, e con una sfera di cristallo tra le mani, anche a ciò che era successo ad Oikawa.
“Kenma, credi davvero di farcela? Ho una carta che ho già giocato e che sta per fare la sua mossa da sola”


Intanto, al castello arrivò una lettera, che Nishi pensò bene di portare al Sovrano, lasciandogliela vicino, credendolo addormentato.
Ushijima Wakatoshi aveva perso la vita insieme alla sua scorta in una delle zone più impervie della parte ovest del regno.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7- L'abisso della battaglia finale ***


Capitolo 7- L'abisso della battaglia finale



Kuroo si allontanò, non visto. Celava la sua presenza, ma come per uno strano e magico legame, Kenma percepiva ovunque la sua presenza.
Sospirò mentre Aone osservava con le sopracciglia aggrottate ciò che gli si presentava davanti.
Kageyama si stava tranquillizzando, non sapeva e non capiva perché si fosse così preoccupato per quel moccioso dai capelli arancioni.
Forse come una sorta di ringraziamento per avergli salvato la vita nell’ultima battaglia?
Hinata, intanto, si stava calmando, stringendo tra le mani la sua spada. Si sentiva più forte, ma non gli era piaciuta quell’esperienza.


 


Intanto, tra la neve, in una landa desolata, un sovrano e i suoi prodi si stavano rialzando.
Il Re spedì un’aquila messaggera verso il proprio regno, per tranquillizzare tutti. Tranquillo, lo vide volare alto sulle montagne, e iniziò ad incamminarsi.
“Dobbiamo sbrigarci” disse con voce grave
Non notò, poco lontano, l’aquila che, colpita da un incantesimo tra i più potenti, bruciava, come su uno spiedo.
“Perdonami, pollo, tu non c’entri ma mi sei d’ostacolo”
Kuroo, con la magia, tesseva piano le fila del suo piano.


 

Al castello, tirava aria di battaglia.
“Iwa-chan, lo so che stai venendo. Ti riporterò a me, dove è il tuo posto. Tu sei il mio Cavaliere”
Commentò tra sé il Re Demone, scendendo le scale del castello e dirigendosi verso lo spiazzo appena fuori le mura. La torre era ancora in fase di costruzione, ma tempo prima gli Anziani gli avevano rivelato il segreto di quella profezia.
Lo avevano ritenuto opportuno,  probabilmente ritendendolo un metodo utile a sedare il Demone che era dentro di lui.
La profezia era la causa della morte dei precedenti regnanti.
I demoni nascevano immortali, ma in due casi potevano perdere quella qualità.
La prima. I demoni avevano la forma dell’anima alquanto differente rispetto agli esseri umani. I Saggi dicevano che avesse la forma di una mezza ala, tanto piumata e bianca quanto più era pura.  Quando il demone trovava l’essere che la completava, essa risuonava nel profondo. Questo, era anche possibile con un essere umano, la cui anima dalla forma piumata era assai rara.
Gli esseri umani, tanto volubili e soggetti al cambiamento, avevano anime di forme diverse, che cambiavano quasi continuamente. Anche gli oggetti o la natura avevano un’anima, ma questa era modificabile. Archi, frecce, spade. I Saggi e i maghi sapevano manipolare le anime e plasmarle, almeno gli oggetti.
La seconda. Il secondo metodo di perdita dell’immortalità risiedeva nelle lacrime d’amore.
Le lacrime di demone erano preziose, e la leggenda le voleva anche curative.
Le lacrime che un demone versa, raramente, per amore, erano ancor più preziose di una gemma. Se cristallizzate, avevano proprietà curative pressochè eterne. Se versate su qualcosa, la leggenda voleva che entrassero in risonanza con l’anima e potessero sia donare la vita, che essere strumento di morte.

Lo aveva scoperto non molto tempo prima, così quel segreto era stato celato al Cavaliere.
“Ti aspetto, Hajime. Ti aspetto per la resa dei conti e riportarti  dove appartieni. A me”
Concluse i propri pensieri, mentre il mantello volteggiava.


 


Il gruppo di eroi non era il solo ad essersi messo in marcia verso il castello.  e Sugawara, in una carrozza, vi si stavano dirigendo. Il moro non riusciva più a stare con le mani in mano quando la donna che amava era prigioniera.
Sugawara cercava di calmarlo, ma quasi inutilmente. Daichi  sospirava continuamente, e non c’era molto che potesse fare.
All’interno del castello, intanto, la principessa Yui aveva sfruttato l’amicizia stretta con Shimi per fuggire.
“Perdonami, sei stata la prima vera amica che abbia avuto” pensò la ragazza, mentre usciva di soppiatto dal reto, sfruttando l’assenza della demone “ ma devo tornare al mio castello. Devo rivederlo. Non voglio perderlo”
La principessa scappò velocemente, ma fu obbligata a fermarsi.
Il cuore perse un battito quando vide il padrone del castello aggirarsi nel piazzale fuori le mura, in attesa. Non l’aveva vista. Voleva fuggire, ma c’era come uno strano incantesimo a bloccarle le gambe, nascosta dietro un cespuglio di rovi, ben attenta a non pungersi.


 

Il gruppo di amici, dopo un sostanzioso pasto in una locanda, ripresero il cammino.
Si fecero dare un passaggio, pagandolo, da un contadino diretto nella stessa direzione.
Salirono sul calesse e rimasero seduti.  Kageyama e Hinata si addormentarono. Il più piccolo era crollato sulla spalla dell’altro.
Aone era sempre attento a vigile.
Iwaizumi non riusciva a sentirsi stanco e a lasciarsi andare. Una volta al castello, sapeva che avrebbe dovuto affrontarlo. Poteva essere l’ultima volta. Voleva salvarlo.
Anche se gli fosse costata la vita, voleva rivedere il sorriso del ragazzo  di cui si era innamorato.
Sospirando malinconicamente, pensò che probabilmente quell’amore non sarebbe mai morto dentro di lui.
“Mago Kenma, credi che ce la faremo?” chiese il Cavaliere

“Luce ed Ombra coesistono perchè fondino un equilibrio che possa distruggere le illusioni personali e guidare il caos verso una direzione ben precisa" proferì Kenma " e il caos sta già stabilendo un nuovo ordine delle cose"
Iwaizumi lo fissò senza capire.
“Non pensare a problemi più grandi di te, Cavaliere “ disse il Mago, fissandolo “ porta a termine il tuo obiettivo”.
Anche Kenma non riusciva a riposare. Di sicuro, ci sarebbe stato anche Kuroo.
E il Re Demone avrebbe schierato al suo fianco anche i suoi demoni, senza contare i draghi che poteva evocare.
Il contadino li lasciò non molto distanti dal castello, e una volta arrivati, si trovarono schierati.
Kageyama incoccò una freccia, mettendosi dietro tutti gli altri.
Hinata, sguainò la spada, e Aone si preparò, facendo scontare i propri pugni.
Hajime e Tooru si squadrarono.
“Benvenuti” disse Oikawa, con il sorriso sulle labbra. Sorriso che Iwaizumi riconobbe come uno dei più falsi.

 

“Stavolta siamo alla resa dei conti”  pensarono entrambi.
 Ad Iwaizumi, solo per un istante, sembrò di rivedere quel ragazzino di cui si era poi perdutamente, follemente innamorato.
 Gli tornò in mente un'episodio della loro infanzia.
 Avevano undici anni.
 Ricordò quanto quello sciocco si cacciasse nei guai da solo.
 Non era tornato insieme a lui per allontanarsi, voleva catturare una lepre, provare quel brivido.
 Lo attese al limitare del bosco, anche quando iniziò a piovere a dirotto.
 A ripensarci, era stato un moccioso immaturo. Quando il ritardo si fece preoccupante, andò a cercarlo.
 Fu con tutta la sua tenacia, ed una bella dose di fortuna, che riuscì a salvare il suo amico da alcuni banditi che lo stavano per rapire, probabilmente per chiedere un riscatto.
 Quell'incosciente!
Lo tirò lontano e riuscì a seminare i malfattori.
 Si ripararono in una grotta, la pioggia era diventata un turbinio di vento, come una tempesta incessante.
 Iwaizumi iniziò a tremare, si sentiva scottare.
 Oikawa se lo tirò vicino, con gli occhi lucidi.
 Il ricordo di quell'esperienza, la prima volta che percepiù un battito sconosciuto nel proprio cuore, lo accompagnò come dei flash per tutta la battaglia.
 "Non morire, Iwa-chan!"
 "Ho solo la febbre, idiota!"
 "Non lasciarmi!"
 Poteva sentire ancora nelle orecchie quel pianto di bambino, quella voce triste e preoccupata.
 Scosse la testa, concentrandosi, come a trattenersi.
 L'Oikawa davanti a sè non era il moccios in lacrime.
 Iwaizumi non sapeva, però, che in quell'occasione anche Oikawa percepiù un battito sconosciuto, quando l'amico, ormai stremato dalla febbre, gli si abbandonò contro addormentandosi.
 Tooru lo ricordava. Ricordava come per istinto, Hajime gli avesse stretto la mano per calmarlo.
 Non sentiva la battaglia intorno a loro, il potere dei due maghi o dei suoi demoni.
 Esistevano solo loro, Re Demone e Primo Cavaliere"


 

Mentre Daichi e il suo fidato amico continuavano il viaggio,  il Re Demone diede ordine di attaccare.
Kenma cercò di difendere come poteva, ma tra le due fazioni comparve improvvisamente Kuroo.
“Kuroo..” commentò Kenma, guardandolo fisso
Kuroo ghignò e iniziò a scagliare incantesimi contro Kenma, che iniziò a vedersela uno contro uno con lui.
I demoni attaccarono gli altri, mentre Oikawa a Iwaizumi se la vedevano tra di loro.
“Arrenditi, Tooru! “ gridò il Cavaliere, estraendo la spada e dirigendosi verso il Demone
“Hajime, sei tu a doverti arrendere” disse fissandolo dall’alto in basso  e bloccando la spada a mani nude “arrenditi all’evidenza e torna a me”
“ Non come sei ora! Non ho giurato fedeltà ad un demone!”
“Ma è quello che sono! Quello che sono e che sarò!”
“Tu non sei così! Non dire sciocchezze!”
“Senza di te mi resta solo il demone!”
“TACI! COME CREDI MI SENTA?!
Iwaizumi iniziò a gridare, nella foga del momento.
“COME CREDI MI SENTA IO?!  VOLEVO SOLO UN REGNO PERFETTO CON TE AL MIO FIANCO!”
Il Re Demone aveva il volto sfigurato dalla battaglia, la magia che si scontrava con la spada provocava delle scintille che avvolgevano il loro scontro.
Il Cavaliere, inconsciamente, pensò che non lo avesse mai visto così bello e vivo, almeno da quando era cambiato. Forse aveva ancora speranza, se le sue parole lo smuovevano.
Un altro ricordo si fece largo, vivido più che mai, nelle loro menti.
Per qualche secondo si fissarono, per poi battagliare ancora.
Due bambini, in un bosco. Il piccolo Tooru che piange seduto vicino al tronco di un albero. Hajime lo prende per mano e lo porta vicino all’albero più grande, non molto lontano.
Quel grosso albero era stato tagliato da poco, e un grosso tronco troneggiava lì accanto.
Il bambino lo fece sedere lì, pero poi stargli vicino. Gli porse delle bacche.
Lo aveva visto un po’ triste già dal mattino, così aveva fatto qualcosa che per lui era inusuale: aveva preso qualche bacca dalla cucina, senza dire nulla, le stesse che servivano per il dolce di quella sera.
Oikawa lo fissò, ancora con i lacrimoni, e gli sorrise prendendo le bacche e mangiandole lentamente.
Il piccolo Iwaizumi lo fissò, accennando un breve sorriso.
Il suo amico a volte era un tipo così semplice…

 



Nel fragore della battaglia che infuriava, Daichi era finalmente arrivato alle porte del castello. Riuscì ad entrare con l’aiuto di Koushi e trovò la principessa amata tra i cespugli.
“Yui…” sussurrò incredulo.
La ragazza riconobbe quella voce. “Dai-Daichi…” disse in un filo di voce.
Gli corse tra le braccia, che subito l’accolsero.
Sugawara sorrise, un po’ in imbarazzo.
Si guardò intorno, perché quell’idillio non impediva di notare la battaglia che infuriava poco lontano.
“Ero spaventata” disse la Principessa
Daichi annuì, e notò che Sugawara si era incantato ad osservare la battaglia. In particolare, qualcuno.
Koushi era rimasto ammaliato.
Fisico e bellezza di dea, occhi grandi e scuri, capelli fluenti e lucenti.
Koushi era stato ammaliato da Shimi!



Nel mezzo della battaglia, un sibilo riuscì a rompere tutto quel frastuono. Una freccia dipinta di viola aveva squarciato l’aria. Si conficcò al suolo, e subito il piccolo ciuffo d’erba verde che era stato colpito morì.
Il Re Demone, sorpreso, si diresse ad estrarre la freccia. Dalla punta, colò una goccia viola.
Oikawa la spezzò, in preda alla rabbia, gli occhi ridotti a due fessure.  La scagliò al suolo, osservando le varie cime del castello e delle torri in cerca di qualcosa.
“è… è veleno di mandragola…” commentò senza fiato, Kenma, che intento in nuovi incantesimi non perdeva d’occhio lo scenario della battaglia.
Esterrefatto, non capiva. Non capiva come potesse ancora esistere qualcosa di tanto pericoloso.
Quello era il veleno della morte, che sugli umani dava una morte lenta e dolorosa, ma su animali e piante una morte istantanea.
Kuroo sogghignò, maleficamente.
“Era ora. L’ora è quasi giunta” sussurrò prima di lanciare un altro incantesimo.
Nessuno si accorse, però, che stava accadendo anche dell’altro. 
“Stupido, scostati!”
“KAGEYAMA!”
Un urlo. Un crollo.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8- Corvi che non volano. Un destino avverso ***


Capitolo 8- Corvi che non volano. Un destino avverso
 

Koushi sorrise, vedendo i due innamorati riuniti. Forse, un giorno, avrebbe potuto provare anche lui la felicità di amare e di essere amato a sua volta.
Con il sorriso sulle labbra, si diresse al campo di battaglia.
“Basra nascondersi. Daichi, porta via la tua bella dal campo di battaglia. Dobbiamo dare una mano”
“Ma Suga…”
Il ragazzo non lo ascoltò. Era un essere umano, non poteva competere con un demone.
Era una partita persa in partenza.
Ma tutti quei sentimenti lo avevano motivato.
“Non ti sembra scorretto? Non siete in parità numerica” si avvicinò a Shimi con un pugnale “forza, veditela con me!”

 


Il Re Demone continuava a fissare con rabbia la freccia che lo aveva trafitto, per poi ridere maleficamente. La sua risata risuonò per tutta la vallata.
“Non muoio così facilmente. Frecce viola, eh? Non credevo che a quel  sovrano facesse così male”
“Oikawa…” commentò allibito Iwaizumi
“Non preoccuparti, Iwa-chan. Per un demone come me, basta poco e…” non finì la frase che fu costretto ad inginocchiarsi, le mani sulla ferita. Trasalì.
“Le…le squame di drago…” sussurrò appena.
Non voleva crederci. Sarebbe morto nella stessa maniera in cui morirono i suoi genitori?
Sorrise amaro. Forse no. Le squame di drago erano letali per i demoni che provavano amore. Ormai il suo cuore era abbandonato all’oscurità.
“Tooru! Da dove vengono queste frecce?!” altre frecce si spargevano per il campo di battaglia
“Il Regno…del Nord”
“Cosa?”
Oikawa si rialzò a fatica, ma riprese subito il cipiglio regale, preparando un incantesimo.
“Non abbiamo ancora finito, Iwa-chan! Combatti contro di me, Hajime!”


Si stava combattendo su più fronti. Kuroo e Kenma stavano ancora combattendo, e il Mago nero stava tramando qualcos’altro.
Intanto, Hinata, Kageyama e Aone  avevano fatto fronte comune.
Ma un attacco più potente  degli altri colpì una parete di roccia lì vicino.
Solo Kageyama se ne accorse in tempo, prima che franasse del tutto addosso ad Hinata.
Il piccolo Eroe pianse ed urlò, tentando con tutta la disperazione di liberare Kageyama, rimasto sepolto.
“Kageyama! Idiota! Stupido! Perché lo hai fatto?!” gridava continuando a togliere massi più che poteva, mentre Aone teneva a bada i demoni.
Gli altri volevano aiutarlo, ma i nemici non lasciavano loro alcuna apertuta.
Quando Shouyou scostò i massi necessari, non trovò nulla. Al posto del corpo dell’arciere, una piuma nera, lucente ed ampia.
Il piccolo scoppiò a piangere più forte ed in preda al dolore si scagliò contro Kuroo, senza pensare.
Il Mago lo colpì con un incantesimo e Shouyou divenne una statua di pietra, prima di polverizzarsi.
La piuma nera si librò in aria per pochi secondi, prima di poggiarsi delicatamente al suolo.
Dalla polvere, nacque una nuova piuma nera, più piccola, che librandosi leggera andò a poggiarsi accanto a quella più grande.
L’avventura dell’Eroe e dell’arciere termina qui.
Ma…

 

“S-Shouyou…” Kenma non aveva parole. Tremava, aveva gli occhi sbarrati.
Si era affezionato a quel piccolo tornado arancione, tutto simpatia ed allegria. Ed ora, ciò che ne restava era un piuma nera.
Iwaizumi era attonito, Aone si sfogava combattendo.
Il Re Demone sorrise amaro. “ Due piume nere… il simbolo della loro anima. Probabilmente erano destinati, ma non lo sapremo mai. Che invidia” proferì
“Come hai potuto, Kuroo?!” urlò Kenma, scagliandogli un incantesimo.
Nel frattempo, le frecce continuavano a volare da parte a parte, ma sembravano non mirare ai combattenti.
“Stanno mirando al suolo. Che intenzioni hanno?” pensò OIkawa, mentre riprendeva a battagliare.

 

Kenma attaccò Kuroo direttamente, scagliando incantesimi a distanza ravvicinata.
All’improvviso, le frecce intorno a loro cambiarono bersaglio, dirigendosi verso i due maghi.
Il bersaglio era il minore.
Kuroo sogghignò e si parò davanti a Kenma.
Sei furono le frecce che gli si conficcarono nella schiena. Una, molto vicina al cuore.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9- Magia Nera e Magia Bianca. L’arrivo del Re ***


Capitolo 9- Magia Nera e Magia Bianca. L’arrivo del Re

 

Se Aone battagliava, da solo, contro i due demoni restanti, Koushi se la vedeva con Shimi.
La  lotta era impari, era un sempre…un demone femminile. 
Con la coda dell’occhio, notò Daichi allontanarsi con Yui, ma riconobbe nel ragazzo quel bagliore sicuro che poco a poco lo aveva conquistato, anche se a senso unico.
“Stupido Daichi, guarda che qui ce la faccio anche da solo” pensò concentrandosi sul demone che voleva battere
“Sei un essere umano” disse Shimi “cosa speri di fare contro di me?”  il demone fece schioccare la frusta, sbattendo vigorosamente le ali.
Shimi assottigliò lo sguardo e lo afferrò per il collo con la propria frusta “facciamoci un giretto, umano” si sollevò in aria portandolo con sé.  Salì sempre di più fino a scendere in picchiata e sbatterlo al suolo.
Non così forte da ucciderlo, però. Shimi sogghignò. Quell’umano era divertente.



 

Intanto…
“Kuroo, che cosa hai fatto? Pe-perché?” chiese Kenma, incredulo, vedendo il Mago ferito gravemente. Kuroo tossicchiò sangue
“Non lo so nemmeno io” disse Kuroo, con un sorriso accennato, mentre usava la manica del vestito per pulirsi il rivolo di sangue rimasto. “Ma voglio batterti io, Kenma”
Le frecce continuavano a cadere, Kuroo creò una barriera, inglobando anche l’altro Mago
“Se pensi che ti perdoni, ti sbagli di grosso” disse Kenma, guardandolo serio
Iwaizumi e Oikawa intanto, continuavano a lottare, benchè nelle loro menti continuassero a tornare sempre più nitidi di ricordi di ciò che avevano vissuto, e provato.



 


Nel fragore della battaglia, proruppe all’improvviso un urlo, che squarciò tutto il resto.
“SMETTETE DI LANCIARE LE FRECCE! È UN ORDINE!”



 


“Questa voce…” pensò Oikawa, incredulo di sentirla “quel tipo… che cosa vuole ancora?”
Sul campo di battaglia, arrivò Ushijima, seguito da Tendo e dal suo battaglione
“Ti chiedo scusa, Oikawa, Re dei Demoni. Le mie truppe mi credevano morto” disse il sovrano, scendendo da cavallo e profondendosi in un leggero inchino. Subito dopo, sfoderò la spada e facendola vibrare squarciò l’intera parte di roccia.
Oikawa rimase sorpreso.  Aveva colpito un punto fragile, ma aveva fatto in modo di eliminare solo il comandante di quel battaglione, anche se gli altri avevano subito il crollo.
“Subiranno la punizione nel nostro Regno. Me ne occuperò io” disse Ushijima “ posso capire i loro sentimenti, ma hanno attaccato a sproposito, disonorando me e il Regno.”
“Tornatene da dove sei venuto” disse Oikawa, sprezzante “ la prossima volta non sarò così gentile



 

Kuroo e Kenma, intanto, continuavano a lottare.
“Cosa ti è successo, Kuroo?!”
“Volevo solo il meglio per te!”
“Ti sei votato alle Arti Oscure!”
“Cosa dovevo fare, Kenma?!”
Non si accorsero, però, che qualcuno era rimasto indietro. Di proposito…
Una freccia trafisse il cuore di Kuroo, trapassandolo.
Il Mago cade a terra, era impregnata di magia e annullava tutti i suoi poteri
“Kuroo!” Kenma gli corse incontro, abbandonando il proprio bastone
“Pare che stavolta per me sia…” Kuroo tossicchiò ancora sangue
“Non parlare” Kenma cercò di curarlo ma fu inutile. Qualche lacrima iniziò a sgorgare dai suoi occhi. Ma perché? Si va era sentito tradito, e ora…
“Cercava un modo per rendere il nostro Re potente ed essere al suo fianco” tossicchiò Kuroo “ cervao la risposta nelle Arti Oscure. Ma mi hanno dato alla testa”
“Kuroo…”
“Non preoccuparti per me… segui la magia Bianca, Kenma”
Kuroo chiuse gli occhi e il pianto a dirotto di Kenma si diffuse per tutta la vallata.
Il giovane Mago si asciugò gli occhi ed invocò l’Incantesimo Bianco proibito, il cui nome era Oblio del Giorno.
Istantaneamente, Kenma si accasciò sul corpo dell’altro mago. Sembrava dormisse.
Non ci volle molto affinchè i due corpi si trasformassero in due mezze ali piumate.
Una, la più grande, nera. L’altra, più piccola, bianca. Ma il punto di giunzione era di un grigio intenso.



 

“Mago Kenma…” mormorò Iwaizumi, ancora incredulo.
La sua motivazione cresceva. I compagni non sarebbero caduti invano.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10- La fine ***


Capitolo 10- La fine

 
 
“Tooru, cosa vuoi fare?” chiese Hajime “il potere delle squame di drago..”
“Esiste una profezia” gridò Aone, che mentre combatteva non perdeva d’occhio ciò che gli accadeva intorno. Aveva visto morire i suoi compagni… quel piccoletto dai capelli arancioni, con cui aveva stretto una strana amicizia e complicità. Per amore.
“ La lessi in uno dei libri di studio, prima di intraprendere il viaggio. Il veleno di mandragola è letale per i demoni che provano amore, perché questi perdono la caratteristica che li rende demoni, l’immortalità. Ma quello stesso potere può annullare gli effetti venefici, se abbastanza forte”
Tooru improvvisamente ricordò. Kuroo, un giorno, gli aveva fatto leggere quella profezia per ordine del Consiglio degli Anziani.
Aveva tentato di decifrarla con i suoi poteri, ma senza successo.
Il potere che veniva dal cuore poteva essere il sentimento dell’amore, ma il resto… erano solo congetture, comunque.
Oikawa sorrise, in un misto di tristezza e crudeltà. Ormai nei suoi occhi vermigli c’era solo un fuoco ardente, pieno di malvagità. Hajime trasalì notandolo.
Quella fiamma che era sempre stata la vitalità di Tooru, del suo Re, adesso sembrava come offuscata. Ripensò alla visione nella grotta. Davvero avrebbe dovuto fare così? Davvero avrebbe dovuto scegliere se salvare un popolo o la persona che amava? Il destino a tanto chiamava entrambi?
 

Aone riuscì a sconfiggere i demoni e andò in aiuto di Sugawara, che però lo fermò. Voleva battere Shimi da solo. 
Koushi lanciò un incantesimo, uno dei pochi che aveva imparato quando era ancora al castello di Daichi, quando credeva  che quel ragazzo potesse provare qualcosa per lui. Lui, un fanciullo come tanti.
L’incantesimo funzionò e Shimi non potè muoversi, bloccata a terra con ali e gambe.  Suga ne approfittò per puntarle la spada alla gola.
“Ti lascerò libera. Vivi. Ma non puoi fare più del male”
“Sai che i demoni sono esseri del male?”
Koushi sorrise.
“Ho sentito di storie di demoni che sono riusciti a convivere con gli esseri umani. E tu sei una donna”
Shimi sorrise, e in un gesto disperato tirò a sé la spada, trafiggendosi.
Leggenda vuole, che i demoni di livello inferiore, non abbiano capacità rigenerative o immortalità.
Aone si avvicinò, e dall’erba lì accanto prese un fiore. Lo strinse tra le mani e la corolla si trasformò in un calice di cristallo.  Lo aveva visto solo una volta, ad opera di Moniwa, ma non era sicuro di riuscirci. Aveva agito per istinto, ben felice di avercela fatta.
Si avvicinò a Shimi e sollevandole la testa glielo avvicinò alla bocca. “Infuso di ardesia, è curativo e…”
 
Non sapeva se la leggenda fosse vera, ma quella pianta medicinale aveva il potere, per quanto riuscisse in pochi casi fortunati, di trasformare in esseri umani.
Il demone venne avvolto da un’aura argentata, per poi risvegliarsi. Era priva di ali, vestita da un lungo abito nero, aderente, con una gonna ampia lunga fino alle caviglie. Delle piccole scarpe d’argento le calzavano perfettamente ai piedi e gli  occhi guardavano quasi confusi.
Si toccò la schiena. Non aveva ali, né coda.
“Adesso sei umana” fece Koushi, guardando Aone, che annuì “se non hai un posto dove stare, puoi venire da me” disse, tendendole una mano, inginocchiandosi
Shimi accettò l’aiuto, scuotendo la testa. “Se il Re me lo permetterà, vorrei restare al castello. Però… non sarebbe male rivederti ogni tanto, Sugawara Koushi”
Quello stupido essere umano la intrigava. Nessuno l’aveva trattata in quel modo.
 
 

 
Hajime attacò di nuovo Tooru, che si difese. Restavano solo loro.
Era doloroso combattere, per entrambi. Sebbene il Re Demone fosse ormai preda del male, sentiva scuotersi qualcosa nel cuore ogni volta che i suoi occhi si posavano sul Cavaliere.
Ma la battaglia era battaglia, e il destino doveva fare il suo corso.
Il colpo finale.  Una lastra di ghiaccio nella mano del demone, la spada del cavaliere.
Ataccarono nello stesso istante, e fu come se il tempo si fosse fermato, tutto intorno si calmò.
 
 


 
 
Eccomi  di ritorno con la Quest! Troppa poca IwaOi in giro, eppure abbiamo ormai in intero film sulla coppia canon e ancora così poco materiale. Come sempre, qui si provvede a rendere a dovere le cose.
La storia sta arrivando al punto cruciale, e ben presto ci sarà una sorpresa. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11- I belong to you, You belong to me ***


E sono riuscita a terminare anche questo stavolta.  Anticiparsi con altre cose e avere più tempo aiuta molto.
Questo capitolo era scritto da un po’ ma andava ultimato e revisionato, quindi eccolo qui.
Con questo si conclude la prima parte della storia, e nel prossimo ci sarà un bel salto temporale.
Non sarà la sola a tema  Quest, poiché sia la coppia canon che la tematica medievale dà molto spazio (senza contare che già solo la novel ufficiale è piena di spunti).
La storia dovrebbe svolgere a conclusione nel giro di qualche altro capitolo.
Qualcosa accadrà e il futuro si svelerà.
Ma soprattutto, cari lettori… riuscite ad individuare le citazioni all’interno del capitolo?
Buona lettura!



 
 
Capitolo 11- I belong to you, You belong to me
 



 
Tutto era come immobile.  La terra sembrava tremare sotto I colpi del Cavaliere e del Re Demone, ormai alle battute finali dello scontro. Anche il mondo sembrava in sospensione, come in attesa del verdetto.
Oikawa capì che dopotutto, quella leggenda era vera.
Era un bene o una maledizione? Aveva davvero perso quella caratteristica?
La lastra di ghiaccio si scontrò con la spada del Cavaliere, ma il destino decise di giocare ancora con loro.
La parte superiore della lastra si staccò, e nello scontro trafisse Hajime piuttosto vicino al cuore. Era un miracolo che non lo avesse trafitto l’organo vitale.
La spada, invece, affondò nella pelle del Demone, ma colpì poco sotto la spalla.
“Iwa-chan…” mormorò Il Re Demone, quasi senza fiato, gli occhi rossi un po’ più brillanti “Perché?”
“Ho fatto una promessa. Ti avrei salvato e riportato a quello che eri un tempo” disse piano il Cavaliere, accasciandosi lentamente sulla propria spada ormai spezzata “Ma pare che non potrò riuscirci”
“Io cercavo solo un modo per averti al mio fianco! Tu invece sei andato via! Potevamo avere il mondo insieme!”

Oikawa lo ricordava bene, il tempo passato al castello. Mandava soldati e demoni alla conquista dei regni circostanti, mentre osservava dalla sfera di cristallo il cammino degli eroi.
Fissando il proprio sguardo in particolare su un ragazzo moro con una pesante armatura e una spada a doppia mano.
In quell’enorme stanza, lussuosa e ricolma d’oro, il Re Demone passava la maggior parte del tempo.
“Perché non si muovono? Iwa-chan, guidali. Ho già voglia di ucciderli di riportarti a me” mormorò tra sé mentre da un piatto d’oro prendeva il suo cibo preferito, pane al latte.

“Vi stanno evitando, Sire” commentò ironicamente il mago Kuroo
“EEEh? Perch? Iwa-chan, Tobio-chan e quel piccoletto volevano sconfiggermi. Hanno per caso avuto paura?”
Tooru decise di controllare meglio nella sfera, e si accorse che c’era un enorme problema, almeno secondo lui.
“Ma che fanno? La strada giusta era l’altra!”
Irritato, Il Re smise di osservarli dalla sfera, chiamò a sé un piccolo demone alato e lo inviò nella foresta, con l’ordine di fare il possibile per far trovare loro la strada per il castello.
Di certo, Hajime aveva qualcosa in mente.
Nella foresta c’erano troppi segni del loro passaggio, da fanciulli, mentre giocavano, perché il Primo Cavaliere se ne fosse già dimenticato.
Erano già passati anni…
“Ti sei già dimenticato del tempo insieme, mio fidato  Iwa-chan?”
Il nervosismo del sovrano si avvertiva per tutta la sala, come piccole scintille di elettricità.
“Basta! Ne ho abbastanza!” sbraitò, con un tono piuttosto infantile, incrociando le gambe mentre era seduto sul suo suntuoso trono.
Gli stivali bianchi spiccavano su tutto l’apparato della sala, come un netto contrasto con tutto il resto.
“Sto preparando metà del mondo per noi, Iwa-chan… sbrigati ad arrivare!”

 



Quei ricordi corsero davanti gli occhi di Oikawa, come fossero acqua gelida.
“Volevo governare il mondo insieme a te, Iwa-chan! Perché sei andato via da me?!”
Una singola lacrima, dal colore rosso sangue, sfuggì agli occhi del Demone, cadendo sul corpo del Cavaliere.
Il giovane venne avvolto da una strana luce e la ferita scomparve.
“Cosa…?” mormorò incredulo il Re
Iwaizumi si sollevò lentamente, Era debole, la sua spada era in frantumi, praticamente inservibile. La sua armatura ridotta  a brandelli.
“La leggenda pare sia vera, Tooru. E tu sei diventato anche più forte di prima” sussurrò appena il Cavaliere, quasi completamente privo di forze
Si mise alla sua altezza, per guardarlo negli occhi.
“Vuoi governare a modo tuo. Non sei il tipo da volere il potere tutto per te. Vuoi primeggiare, quel tuo cervellino non vede oltre l’essere il migliore, ma il potere e il desiderio ti hanno dato alla testa.”
Oikawa lo osservava, cercando di comprendere le parole dell’altro.
Era finito? Hajime era tornato da lui? Non lo capiva.
 
 
Mentre si svolgeva la resa dei conti tra i due principali contendenti di quella guerra, altri partecipanti alla battaglia decisero il da farsi. Aone, che nel frattempo aveva sconfitto i demoni, osservava in silenzio.
Shimi era ormai umana, e avrebbe vissuto con Sugawara, al servizio di Sawamura e Michimiya. Ma non era finita.
Tutti osservavano Re e Cavaliere nel loro scontro finale.
 
Gli occhi di Oikawa assunsero una tonalità tendente al castano, il rosso demoniaco era solo un leggero brillio.
Hajime, guardando il demone, accennò un sorriso. “Finalmente stai tornando in te”
“Forse, ma…intanto… Tobio-chan…il piccoletto…”
Il Cavaliere scosse la testa.
“Ricordati la leggenda delle piume dell’anima. Voleranno, e in un altro tempo, in un altro luogo, quelle anime si uniranno di nuovo”
Tooru lo fissò con attenzione, senza proferire parola. Poco dopo, interruppe il silenzio.
“E noi, Iwa-chan? Cosa accadrà a noi due? Sarai ancora il mio Cavaliere?”
Hajime non rispose, lo aiutò ad alzarsi, e sogghignò allo sguardo semi confuso ma attento del Demone.
“Aone, io torno al castello. Sarebbe un grosso problema se Oikawa dovesse provare a tornare il Demone malvagio che era. Se gli sto accanto, almeno posso prenderlo a calci”
Ad Oikawa si illuminarono gli occhi.
Iwaizumi davvero sarebbe tornato al castello con lui.
Hajime sarebbe davvero tornato al castello per lui.
Tooru sorrise, per la prima volta dopo molto tempo.
Il castello era in parte da ricostruire, ma almeno una parte era ancora perfettamente intatta.
I demoni che lo servivano erano salvi, e Sugawara trasformò anche Ryuu e Nishi in esseri umani.
In fondo, tutti meritavano una seconda possibilità, se si pentivano. 
 
 
 
Re e  Cavaliere tornarono al castello, con Hajime che riprese a pieno la propria carica di Primo Cavaliere.
Tooru gli affidò anche l’allenamento delle reclute dell’esercito.
Qualche mese dopo, un messaggero portò loro notizie dagli altri regni.
La notizia principale fu che Ushijima si era rivelato un abile politico, tanto da riuscire a far accettare ai consiglieri e al suo intero regno Tendou Satori come suo compagno.
E se ce l’aveva fatta quel tipo, superando le diffidenze degli anziani, perché non poteva farcela lui?
Quella notte,  Iwaizumi e Oikawa parlarono, e fu un bacio a suggellare tutto.
I sentimenti nati lentamente riuscirono ad emergere.
Tooru non aspettò molto per far riconoscere Hajime come suo compagno.
Con sua grande sorpresa, sebbene una parte dei suoi sudditi non l’avesse ancora perdonato, in tutto il regno fu gran festa. Ricevettero anche le visite di Sawamura  e Michimiya, con tante piacevoli novità.
Sugawara si sarebbe sposato a breve con Shimi, mentre loro due, poco tempo dopo.
Tooru ricevette anche una lettera da Ushijima, che invitava lui e Hajime al suo matrimonio con Tendou.
Lettera, però, che finì dritta dentro al camino della sala grande del castello, insieme all’ordine di non inviare l’invito nel suo regno.
 
 
 
Sei mesi esatti dopo le sontuose nozze, una notte, Tooru espresse un desiderio ad Hajime, che a malincuore acconsentì.
Il mattino dopo, al sorgere dell’alba, due figure si diressero alla collina vicino al castello.
“Sei sicuro, Oikawa?”
“Si, Iwa-chan, ma tu sei sicuro di volermi seguire?”
Hajime lo fissò negli occhi.
“Quando il tuo respiro si fermerà, anche il mio tempo sarà finito. Non voglio vivere più a lungo di te, non ce ne sarebbe motivo… L’ho promesso tempo fa”
Tooru sorrise. “Allora, andiamo in questo ultimo viaggio insieme, mio Cavaliere”
“Come sempre, mio stupido Re”
La spada del Cavaliere, stavolta, trafisse entrambi.
Non molto tempo dopo, comparvero due piume bianche, che vennero trasportate dal vento. 
Al posto delle piume, nacquero due fiori, dai petali bianchi e corolla color dell’oro. Due fiori, uno vicino all’altro, sulla collina, eternamente.
Ma il destino, che in quelle piume era deciso, stavolta, sarebbe stato dalla loro parte.
 
 
 
 
 
Secoli dopo.
Giappone, prefettura di Miyagi, Sendai.

“Iwa-chan! Aspettami!”
“Sei lento, Shittykawa!”
Un nuovo destino attendeva due giovani.
Le piume bianche avevano fatto il loro corso e l’incantesimo si era concluso.
Stavolta, anche se il destino era in agguato, non ci sarebbero stati sortilegi o demoni, ma solo la loro vita.
Il destino li avrebbe di nuovo riuniti?
E i vecchi compagni?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12- Interludio al chiaro di luna ***


Capitolo 12- Interludio al chiaro di luna

 

Tutto ebbe inizio così.
La lunga guerra era giunta alla fine. Ma il tempo aveva continuato a scorrere. Noi siamo rimasti nel profondo.
Solo nell’oscurità, cercandoti di giorno. Finendo con un pugno di mosche.
Hajime sentiva come un peso gravare su di lui. Sfiorò dei morbidi capelli,  e sentì qualcosa di strano.
C’erano delle corna…
E poi… sentì uno squarcio.
“Ohi. Mi senti? Che…fai…? “
Non poteva muoversi, ma riconosceva bene quel liquido ferroso sulle mani.
Sangue.
“Iwa-chan?”
Iwaizumi aprì gli occhi, come svegliandosi da un lungo sonno.
Tooru gli si fece più vicino.
“Iwa-chan, stai bene? Mi hai fatto preoccupare. Ti lamentavi e ho cercato di svegliarti”
“La ferita dove lo aveva trapassato la spada” pensò Hajime.
Un momento. Cosa aveva pensato? Una spada? Ma…
Lo prese per il colletto.
“Aspetta Iwa-chan, che ti prende?” ribattè Oikawa, leggermente sorpreso da quella reazione.
Non era come altre volte, quando si era divertito a disegnargli i baffi sul viso.
Si fissarono intensamente negli occhi per qualche secondo.
“Non sei un Re demone, vero?”
Cosa? Cosa aveva appena detto? Cosa stava succedendo?
“Re… Iwa-chan…cosa hai sognato? “
Tooru pronunciò quelle parole, ma trasalì.
Che Hajime avesse… non era possibile.

Altrove…
Fuoco. Fiamme. Un masso.
“Fare le cinque del mattino per finire quel videogioco mi ha fatto fare un incubo” commentò tra sé Kenma, alzandosi dal letto, con delle occhiaie da record.
Inutile dire che Kuroo iniziò a ridere, per poi offrire a Kenma una tazza di caffè bollente.
Per la prima volta da quando lo conosceva, Tetsurou avrebbe nascosto qualcosa a  Kozume.

 

“Andiamo, Shittykawa, altrimenti si fa tardi. Muoviti, Lentokawa!”
“Non c’è bisogno di cambiarlo!”

Tutto ebbe inizio da lì.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13- Sogni? ***


Capitolo 13- Sogni?


 

Abito scuro con orli bianchi. Una donna, al suo fianco, con un abito azzurro candido.
Un giovane al suo fianco a portare gli anelli.
Sawamura Daichi si svegliò di soprassalto, quella mattina.
“Che sogno…” pensò passandosi la mano tra i radi capelli.
Il sogno era ricorrente e si faceva di volta in volta più vivido di particolari.
Era davvero ironico. Tra non molto avrebbe anche scoperto quei volti.
Ma era sicuro, l’uomo con l’abito scuro era lui.
Era così ridicolo da sembrare quasi vero.
Lo ricordava ancora, e forse in fondo non l’avrebbe scordato, anche si gli era passata.
Michimiya Yui era stata davvero importante per lui.
… No, formulazione errata. Forse lo era ancora.
Lo ricordava bene, quando alle medie si era innamorato delle sue lacrime, del suo impegnarsi, del suo cambiare umore quasi ogni momento.
Ma alle superiori era arrivato lui, Sugawara Koushi.
Il suo alzatore.
Lui,  che si stava impegnando per essere sempre degno della squadra.
Lui, che aveva voluto come vicecapitano.
Si sentiva uno stupido, indeciso tra un legame del passato e un legame che voleva nel presente.
Si era legato sempre di più a Koushi, era contento che Kageyama non gli avesse tolto la voglia di lottare.
Ma c’era sempre lei.
E purtroppo per lui, per quanto fosse terrificante quando si arrabbiava… non voleva far soffrire nessuno dei due.
Doveva decidere il da farsi al più presto.
Doveva tenere in conto anche i sentimenti di Koushi e di Yui.
Chissà, forse Sugawara avrebbe rivaleggiato con Tanaka e Nishinoya per Shimizu…

 

 

 


Piume nere.
Un enorme manto di piume nere che volavano ovunque, che insieme formavano una singola ala.
Dalla punta dell’ala iniziarono a colare gocce vermiglie. Sangue.
Poi l’ala si spezzò e si sentì soltanto il rumore tanto familiare di un pallone che rimbalzava sul pavimento.
Questo fu il sogno che svegliò Hinata e Kageyama.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” fu la reazione di Shouyou, che si mise le mani tra i capelli.
La porta scorrevole si aprì e la testa arancione ricevette un cuscino in faccia.
“Fratellone, fai silenzio! Vogliamo dormire!”
Era la piccola Natsu, svegliatasi a causa delle urla del suo onii-chan.
Kageyama, invece, rimase a fissare il vuoto, chiedendosi cosa mai significasse quel sogno.
Una premonizione su una partita? Avrebbero perso?
Dopotutto, Karasu significava corvo, e i corvi hanno le ali nere…
Uscì di casa bevendo come sempre dal cartone del latte.
Era meglio concentrarsi sugli allenamenti…


 


Aone, quella mattina, era più concentrato del solito. Persino Futakuchi ne era quasi intimorito.
Nessuno sapeva che il gigante gentile della Datekou aveva fatto uno strano sogno, uno stranissimo sogni che lo aveva lasciato con qualche leggera preoccupazione.
Cercava di non pensarci e di concentrarsi sull’amichevole in vista con la Karasuno.
Dei guanti d’acciaio, con dei vivaci occhi sul dorso e delle piccole fiammelle, li seguivano ovunque. Aveva sognato di ritrovarseli persino in mensa, ad osservarlo!


 

 

“Iwa-chan, cerca di non esagerare, ok? Non serve che ti scaldi tanto e che esageri, le ragazze sono qui per me!” commentò ironico Oikawa, durante gli allenamenti, mentre prima di iniziare salutava le fan sugli spalti.
Ricevendo un calcio diretto sul sedere.
“Smettila di dire stupidaggini, Shittykawa! Giuro che ti faccio nero!”
“Sei cattivo, Iwa-chan! Non ho detto nulla di male!”
“Fai silenzio, Idioikawa! E vediamo di iniziare!”
Finita quella frase, ad entrambi apparve la stessa visione.
Erano loro due, in un bosco, mentre giocavano a rincorrersi. Ma… i loro abiti erano strani.
Sembravano… di un’altra epoca.
“Iwa…chan… cosa…?”
“Anche tu?” commentò il moro, fissando il compagno
“Ohi, voi due” li chiamò Hanamaki “se non iniziamo, Mizoguchi si infurierà”
Tooru guardò la panchina, dove i due allenatori stavano seduti a guardarli.
Avrebbe discusso dopo con loro, aveva trovato un nuovo schema di gioco.
Fissò per qualche secondo Iwaizumi, inclinando la testa.
“Forza, ragazzi, iniziamo!”




 

Il destino stava iniziando ad agire.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14- Monsters ***


Capitolo 14- Monsters


 

Un pallone. La soddisfazione di mettere a segno. Poi quel pallone prende le sembianze di arco e freccia.
Un precipizio a strapiombo tra le montagne.
Lo strapiombo prese le sembianze di una enorme aquila, poi di un ragazzo, poco più alto di lui, robusto, vestito elegantemente.
Ma di cui non riusciva a vedere il volto. Sentì uno strano calore nel petto, che…
Tendou si svegliò di soprassalto, nel dormitorio della Shiratorizawa. Che razza di sogno era mai quello?
Non era una di quelle cose dei suoi amati manga di Shonen Jump.
Cos’era allora?
Ne avrebbe parlato a Wakatoshi.

 

Ushijima stava giocando. Era nel mezzo di una partita, non riusciva a vedere i volti degli avversari.
All’improvviso, il campo da gioco sparì e si ritrovò seduto su un enorme cavallo, con accanto a lui una spada con una gemma viola.
Il cavallo galoppò a tutta velocità verso un precipizio davanti a sé, e Wakatoshi sentì nettamente la sensazione di vuoto sotto i propri piedi.
Stava cadendo? Sarebbe morto?
Si sentì strattonare, e si ritrovò su in campo di battaglia. Persone che gli parlavano, che pronunciavano il suo nome, ma i cui volti non distingueva affatto.
Solo in seguito, quando quella folla sparì, distinse quei capelli rossi, quelli del suo compagno di squadra, Tendou.
Si trovava bene con lui, andavano d’accordo. Per molte cose… erano anche simili.
Gli piaceva la sua compagnia.
La figura di Satori sparì e sentì il familiare e piacevole “Wakatoshi-kun” provenire da molto vicino a lui.

Tendou gli era accanto, vestito elegantemente.
Il suono della sveglia distolse il ragazzo da quello strano sogno, di cui non conosceva il significato.
Avrebbe chiesto consiglio.
Per ora, era un’altra giornata per concentrarsi sugli allenamenti,
Era il più forte.

 

 

“Iwa-chan! Non correre! Vuoi aspettare?!” si lamentò Oikawa, continuando a camminare per raggiungere il compagno.
“Muoviti, Lentokawa! Non possiamo essere ripresi dal professore per colpa tua!”
“Non è colpa mia Iwa-chan!”
La solita routine riprendeva, mentre i due ragazzi arrivarono in tempo, poco prima che il cancello della scuola chiudesse.
Le cose tra loro stavano cambiando, era nell’aria, ma per il momento il loro obiettivo era buttare giù dal trono le maledette aquile della Shiratorizawa. Erano soddisfatti della strada compiuta e delle scelte fatte.
Era solo il momento di prendere ciò che a loro spettava di diritto, dopo anni di sacrifici.
Quel sogno, la figura del demone… ne avrebbero parlato a pranzo.

 

 

 

Dal prossimo capitolo ricomincia l’azione!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3341278