Hoping you'd say that

di JulesB
(/viewuser.php?uid=124534)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Declaration ***
Capitolo 2: *** 2. Degeneration ***
Capitolo 3: *** 3. Disillusion ***
Capitolo 4: *** 4. Dissatisfaction ***
Capitolo 5: *** 5. Dangerous ***
Capitolo 6: *** 6. Delirious ***
Capitolo 7: *** 7. Dumbfounded ***
Capitolo 8: *** 8. Downgraded ***
Capitolo 9: *** 9. Disturbance ***
Capitolo 10: *** 10. Dash ***
Capitolo 11: *** 11. Drenched ***
Capitolo 12: *** 12. Demented ***
Capitolo 13: *** 13. Death ***
Capitolo 14: *** 14. Desolation ***
Capitolo 15: *** 15. Darkening ***
Capitolo 16: *** 16. Disintegration ***
Capitolo 17: *** 17. Desire ***



Capitolo 1
*** 1. Declaration ***


Questa fanfiction non è mia, l'autrice mi ha dato il permesso per tradurla e postarla su questo forum. Spero che possiate amarla come ho fatto io. 





"Sai, non ho mai potuto ridarti il bacio" disse Magnus Bane con nonchalance, con la casuale aria d'indifferenza che sempre accompagnava la sua faccia da poker.

"Cosa?" ansimò Alec, togliendo lo sguardo dal suo libro. Stava leggendo qualcosa dello stregone, qualcosa di cui non aveva capito il titolo fin quando non aveva iniziato a leggere. Era un libro di magia, che insegnava la pratica magica, e la magia degli stregoni intrigava sempre gli Shadowhunters.

"Ho detto" sottolineò lo stregone "non sono mai riuscito a ridarti il bacio"

"Ti ho sentito..." rispose Alec, anche se dal respiro sembrava ancora stordito "Ma mi stavo chiedendo perché l'hai detto così improvvisamente, ecco tutto..." tornò a posare lo sguardo sul libro, agitandosi un po'. Era come se non fossero state premeditate, le parole di Magnus. Lo stregone sembrava semplicemente interessato al programma tv, mentre giovaca pigramente con le dita di Alec. Alec non stava prestando molta attenzione, comunque, troppo preso dal libro. Il contatto fisico non era cosa nuova, tranne quando venivano coinvolte le labbra. E quella fu la ragione per la quale Alec impallidì.

Quel bacio... Alec aveva avuto modo di mostrarlo - a tutti e a se stesso. Forse si era approcciato nel modo sbagliato, ma aveva ripensamenti? No... non prima di quel momento. Magnus aveva diligentemente ignorato quello che era accaduto. Per un lungo periodo di tempo, che erano stati due giorni, Alec aveva pensato che Magnus non fosse troppo felice. Perché uno non lo aveva ribaciato, e due non aveva detto una sola parola su quel bacio. Alec aveva anche pensato che Magnus fosse solo imbarazzato, ma no... non Magnus. Adesso era il turno di Alec.

"Perché aspettavo che ne parlassi tu, ma non l'hai mai fatto. E sono cresciuto senza pazienza, Alexander."

Alec deglutì, provando ad ignorare il groppo che sentiva in gola. Qualcosa nel modo in cui il suo nome era suonato dalla lingua esperta di Magnus gli aveva mandato piccoli bridivi lungo la schiena. Si concentrò su una lezione particolare del libro - come pronunciare incantesimi invisibili. "Beh, questo potrebbe essere utile." mormorò tranquillamente, muovendo le dita attraverso la pagina. Ma Magnus lo stava ancora ascoltando. Magnus ascoltava sempre.

"Alec" fu l'unica risposta, e improvvisamente il libro venne strappato dalle mani di Alec. Colpì il muro con un leggero tonfo. Alec alzò lo sguardo su Magnus con occhi selvaggi, trovandone un paio da gatto che stavano scrutando i suoi. Lui gli schiacciò le spalle nel soffice cuscino del divano, sentendo le guance accaldate come se gli avessero dato uno schiaffo. 

"Magnus..." mormorò, e la sua voce suonò un po' vacillante. 

Una mano di Magnus si trovava su una guancia di Alec. Alec poteva sentire il suo respiro farsi più instabile, e sapeva che era al di là di ogni speranza pensare che non lo notasse. "Sei scappato prima che potessi avere occasione di dimostrarti i miei sentimenti. Sei scappato via come se avessi dovuto disinfettarti le tonsille, e ne avevo io tutto il diritto, considerando che eri tu che avevi la lingua a metà nella mia..."

"Magnus!" lo interruppe, mettendo una mano sopra la bocca dello stregone. "Non ho bisogno che mi insegni quanta lingua devo usare!" Gli..scivolò fuori.

Lo stregone arricciò le dita sulla mano di Alec, allontanandola dalla sua bocca "Ne preferisco di più."

Alec lo guardò incredulo "Cosa?"

"Più lingua. In futuro."

"Chi dice che ti bacerò ancora?" rispose subito Alec, intendendo la frase come una presa in giro. Ma un'ombra passò negli occhi dello stregone e Alec capì che non aveva colto lo scherzo dietro le parole. "Oh, Magnus..."

Magnus alzò solo una mano, zittendolo. "Dimmi la verità, Alec. Quel bacio, cos'era? Solo qualcosa che dovevi dimostrare? Un modo per uscire allo scoperto? No" disse prontamente appena Alec aprì la bocca per ribattere "Io sono serio. Ma tu? E' tutto un grande scherzo per te? O era solo adrenalina; un bacio per morire. Beh, cos'era, Alec? Sto diventando stupido o significava vita o morte o amore?" 

Alec lo fissò un momento. Certamente Magnus aveva lasciato parlare la sua mente. Era sicuro che l'aveva fatto. Il fatto che aveva rimuginato in silenzio era una ragione sufficiente per capire che Magnus non stava solo sfiorando l'argomento. Alec prese un profondo respiro prima di lasciarlo andare tremante, stringendo la presa attorno le dita di Magnus.

"Sinceramente, non sapevo cosa stavo facendo finché non l'ho fatto." vedendo lo sguardo di Magnus, lo evitò in fretta "E' quel tipo di cose che senti giuste nel momento in cui le fai. Così... sì, probabilmente era adrenalina. Ma... ti ho baciato. Non Clary o Izzy o Simon, nemmeno Jace. Eri tu, Magnus, così..." scrollò le spalle, distogliendo lo sguardo "Non vado in giro a baciare persone che non mi piacciono, lo sai. Oh aspetta, no, suona brutto. Mm..."

"Alec."

Guardò nuovamente Magnus, sbattendo le ciglia quando i suoi occhi ambrati riempirono il suo sguardo. Divertente, con Jace, Alec doveva essere responsabile nel corrergli dietro, anche se non riceveva lo stesso trattamento. Ma, con Magnus, Magnus era ovunque. Alec non aveva bisogno di seguirlo, perché lui era sempre là. Sempre là per lui. 

E poi le labbra scesero sulle sue, e Alec ebbe solo il tempo di sbattere le ciglia sorpreso prima di contraccambiare il bacio. Le labbra dello stregone erano gentili, anche se non titubanti, contro le sue. Fu davvero chiaro che lui voleva farlo - troppo. Alec contraccambiò la pressione del bacio, e anche se sapeva di essere nelle mani dello stregone, lui lasciò che la lingua girasse attorno le perfette labbra di Magnus. 

Magnus era perfetto. Ma, si disse Alec, aveva avuto ottocento anni per raggiungere quella perfezione. Ottocento anni per trovare l'esatto modo in cui muovere la sua lingua in modo che lanciasse piccole scariche elettriche lungo il corpo del suo compagno. Ottocento anni per lavorare oltre la timidezza per terene le mani a freno. Ottocento anni per trovare un compagno, ma Magnus era ancora lì, mentre schiacciava Alec contro il divano. Dopo ottocento anni.

Quel bacio probabilmente aveva rubato due o tre minuti, ma aveva fatto sentire Alec come se non respirasse da ottocento anni. Così quando Magnus allontanò le sue labbra, entrambi stavano respirando affanosamente, Alec di più. Aveva il sospetto che lo stregone avesse utilizzato uno dei suoi incantesimi per mantenere il fiato più a lungo - aveva letto qualcosa a riguardo in quel libro. Stregoni...

Magnus era praticamente a cavalcioni su Alec, le ginocchia ai lati dei suoi fianchi. Come riuscivano a restare su quell'ingombrante divano mentre Alec ne occupava tutto lo spazio, non lo sapeva. Alec si spostò scomodo; il suo collo era schiacciato contro il bracciolo, creando un piccolo punto di dolore su di esso. 

Ma, era l'ultima delle sue preoccupazioni visto che Magnus lo stava fissando con occhi ardenti "Come ti senti?" chiese con voce roca, e Alec espirò con irruenza.

"Come se chiedessi ad un cane come si abbaia" replicò senza fiato, cambiando di nuovo la sua posizione. Il divano era semplicemente scomodo, con tutte le coperte e i cuscini disseminati sopra. Era raggrinzato, alla meglio. Ma si bloccò improvvisamente, prendendo un respiro. Le sue gambe stavano sfiorando l'inguine di Magnus, e Alec capì che nemmeno ottocento anni potevano aiutarti alle reazioni del tuo corpo.

"Bau" fu l'unica risposta arrogante che Magnus gli soffiò in faccia.

"Tu non hai pudore" replicò Alec, ma entrò in battuta d'arresto quando sentì qualcosa sfiorare la sua erezione. 

"Neanche tu, uh?"

"Z-zitto..."

Una risata raggiunse l'orecchio di Alec, e indignato, il fratello Lightwood si mosse per mettere un ginocchio contro lo stomaco del compagno. Ma, Magnus stava aspettando.

"Presuntuoso" quello che Magnus aveva dimenticato era che erano in una posizione precaria. E quando si mosse di lato per evitare il ginocchio di Alec, il movimento lo fece cadere a terra sul pavimento. Alec ebbe mezzo secondo per ridere prima di finire a terra.

La caduta fu breve prima di atterrare sullo stomaco muscoloso di Magnus. Le braccia serpeggiavano attorno alla sua schiena, poi Alec, sospirando tranquillamente, poggiò il mento sul petto dello stregone per guardarlo. Ricevette un semplice sorriso, mentre le braccia attorno a lui lo stringevano. Ad Alec non importava, non lo facevano sentire in trappola, ma al sicuro.

"Amore..." mormorò, appoggiando delicatamente la testa sul petto di Magnus, ascoltando il battito veloce del suo cuore. 

"Che cosa?" la voce dello stregone era pigra, ma Alec aveva sentito un piccolo accenno di qualcos'altro mentre sentiva le sue dita accarezzargli i capelli. 

"Tu mi hai chiesto... se fosse un gioco o adrenalina o amore..."

"Oh... Oh!" Magnus era ancora sotto di lui, e Alec provò a guardarlo, ma la frangia era davanti ai suoi occhi. Ma poi lo stregone rise, e Alec si contorse un po' quando sentì le labbra di Magnus baciargli la testa. "Speravo davvero che lo dicessi.(*)"





(*)"I was really hoping you'd say that."

Ecco, questa è la prima fanfiction che traduco e posto con il mio account. Scrissi all'autrice originale, Cumberbatch Critter (https://www.fanfiction.net/u/1781664/Cumberbatch-Critter) se potevo tradurla e postarla su un forum italiano e giusto questa notte mi ha risposto dandomi il suo consenso. Questo il link della fanfiction originale: https://www.fanfiction.net/s/7253589/1/Hoping-You-d-Say-That 
L'autrice mi ha chiesto di postarle le recensioni qualora ci fossero, spero di non deluderla! 
Grazie a chi leggerà e a chi recensirà, io personalmente l'ho trovata semplicemente fantastica. Adoro questa storia, anzi... la amo. 

W il Malec. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Degeneration ***


Un bagliore di luce svegliò Alec dal suo sonno. Non ricordava di essersi addormentato, ma la cosa non gli importava. Era comodo e al caldo, ed erano le sole cose che gli importavano. Infatti, stava seriamente pensando di tornare a dormire quando qualcosa iniziò a solleticargli il naso. La sensazione di solletico sul suo viso lo fece starnutire e aprì gli occhi irritato, trovando una cascata di glitter che fluttuavano nell'aria. Glitter...

Come una scossa, Alec realizzò che l'ultima cosa di cui si ricordava era che stava con Magnus. Si mise a sedere rapidamente, guardandosi attorno nella stanza selvaggiamente colorata. No, quella non era la sua stanza.

Si districò dalla coperta giallo canarino, il panico sostituito dal terrore. Prima stava ammirando il tramonto, e ora fuori era ancora chiaro, la luce del sole gocciolava attraverso i bordi delle tende. Stava avendo la terribile, naufragante sensazione che...

"Buon giorno"

Alec saltò; aveva completamente dimenticato che Magnus era sdraiato accanto a lui, le sue mani piegate ordinatamente sotto la sua testa. I suoi occhi da gatto lo guardavano con un tocco di divertimento. Sembrava così calmo, mentre Alec internamente era completamente nel panico.

"Che ore sono?" rispose Alec, strizzando gli occhi verso la parete più lontana della stanza dove sapeva esserci un orologio.

"Sono appena passate le 8.00"

"Del mattino?" chiese incredulo.

"No, è notte ed il sole splende. Il mondo è cambiato mentre dormivi, Alec."

Alec gemette, passandosi il palmo della mano sulla fronte. Tutti a casa in quel momento erano svegli. Jace solitamente si svegliava presto solo per poter vedere l'alba, e Izzy non avrebbe dormito preoccupata per lui, grazie al fatto che non era ancora tornato a casa.

"Resti per colazione? Nel menu di oggi abbiamo ali di pipistrello fritte con contorno di occhi di mucca."

"Sono contento che tu sia allegro" borbottò Alec, alzandosi. Doveva ammetterlo, aveva dormito meglio che negli ultimi tempi. O forse era semplicemente stato diverso perché era con Magnus. "E... come ho fatto a finire nel tuo letto?" chiese mentre stiracchiava le braccia in alto sulla testa.

"Questa dovrebbe essere la tua prima domanda, seguita da 'cosa abbiamo fatto ieri notte?'," rispose Magnus, ma il suo tono era distratto. Alec si guardò alle spalle trovando lo stregone che gli fissava il fondoschiena, e realizzò che la sua maglietta si era alzata mentre si stiracchiava. Sbuffando, la risistemò abbassandola fino alla cintura dei pantaloni. Magnus semplicemente sorrise.

"Non ho bisogno di farti la seconda domanda, so che non volevi fare nulla."
Magnus arcuò un sopracciglio, assumendo un'aria spavalda "Oh davvero? Ne sei sicuro?"

"Sicuro" rispose Alec, anche se improvvisamente non ne fu più certo.

"Uh. Beh, per rispondere alla tua domanda, ti sei addormentato sul pavimento là fuori, così ti ho portato qui dentro. Prima che ti si bloccasse il collo o altro."

"Ah... grazie comunque" rispose Alec, attraversando la stanza a grandi passi fino ad arrivare al bagno adiacente.

"Hey, ti ho preso uno spazzolino da denti. Mi scoccia condividere sempre il mio con te. Germi Shadowhunters e tutto il resto, capisci."

Alec ruotò gli occhi "Ma tu preferisci 'più lingua'," lo canzonò sarcasticamente, chiudendo la porta dietro di lui. Una parte di lui aveva cancellato il panico e il terrore del tornare a casa, perché era occupata a sentirsi stordita. Aveva il suo personale spazzolino da denti a casa di Magnus... Una risata eruppe dalle sue labbra non appena lo prese e gli diede un'occhiata, notando che non era uno spazzolino scadente di quelli che ti graffiava le gengive.

Alec prese il dentifricio di Magnus. Magnus era solito usarne uno al sapore di menta, ma si fermò rapidamente- Alec non sarebbe riuscito a riprendere fiato se l'avesse usato. Non gli piaceva niente che avesse quello sterile sapore di menta; gli bruciava le narici. Ma il dentifricio era diverso, era in un tubetto senza marca (Alec iniziò ad avere qualche sospetto) e odorava di agrumi. Era delizioso, perché dopo aver spazzolato i denti sembrava di aver morso un'arancia.

Stava vivendo quella rinfrescante sensazione mentre rimetteva a posto lo spazzolino. Mise le mani sotto il getto d'acqua calda del lavandino, per poi sciacquarsi un po' la faccia. Era ancora arrossato e il suo volto era ancora un po' caldo, e voleva ritornare calmo prima di tornare a casa.

Uscire dal bagno era come camminare in una nuvola di glitter, tutte quelle particelle brillavano. Tossendo, tornò vicino alla porta. "Cos'è questa pioggia di brillantini?" borbottò irritato, allontanando da sé tutti quei brillantini.

"Scusa, piccolo. Stavo sistemando qualche coperta prima e ho trovato un'enorme quantità di glitter nel letto con noi. Li sto scrollando via!"

Così, ecco cos'era che lo aveva svegliato. Alec fissò i sempre più tanti brillantini sul pavimento, sentendosi un po' male. Lui aveva dormito lì dentro. "Beh, devo andare."

"Andare? Non mi sono ancora sistemato i capelli, penso sia prematuro giudicarli così presto. So di non essere grandioso la mattina presto, ma accidenti." Magnus si voltò a guardarlo, le sue dita sottili ancora tenevano le coperte.

"No, ho bisogno di andare a casa, Magnus."

"Trattieni il pensiero" disse lo stregone, tornando a voltarsi "La natura chiama."

Alec sbuffò, camminando verso la finestra e spostando una tenda. Non poteva credere di aver passato la notte da Magnus. Cosa avrebbe detto Jace? E Izzy? E i suoi genitori? Magnus era stato un perfetto gentiluomo quando lo aveva presentato loro, ma nonostante quello Alec pensava che loro non fossero d'accordo. Perché avevano esposto solo tutti i suoi lati negativi anche se lui non era davvero così
.
Un momento dopo, la porta del bagno si spalancò e vide Magnus, apparentemente cerimonioso e decente- e solo con i boxer.

Alec, che stava cercando di ingoiare il groppo che sentiva in gola, lanciò un'occhiata a Magnus e riuscì a deglutire la propria saliva. Ci fu un momento di tranquillità e poi quel sentimento lo abbandonò, solo per essere sostituito da una lieve debolezza e imbarazzo.

"Wow. Sono qui, pensando di essere la luce della tua esistenza, e guarda, ti sto uccidendo."

"N-non è divertente, Bane" borbottò, sistemando la tenda e allontanandosi dalla finestra "Per nulla divertente."

Magnus emise un grugnito, camminando davanti a lui verso il suo armadio.

"Sono riuscito a non soffocare qui, e ora devo andare a casa per essere strozzato..." Alec si spense, scuotendo leggermente la testa.

"E se non ti lasciassi andare?"

Ci fu un improvviso e veloce movimento dietro le sue orecchie e Alec si voltò, ma non riuscì a completare il movimento che subito venne sbattuto con la schiena contro il muro. Un basso ansimo uscì dalle sue labbra prima che quelle di Magnus furono sulle sue, forti e insistenti. Era molto simile al bacio della notte precedente, ma questa volta Magnus non diede la possibilità ad Alec di reagire.

I polmoni di Alec gridavano per avere aria quando Magnus ruppe il bacio; lo Shadowhunter prese un profondo, tremante respiro che divenne un altro ansimo quando le labbra di Magnus scesero sul suo collo. Muovendosi con intensa fierezza, sfiorarono la pelle di Alec, facendogli venire la pelle d'oca dove lo toccavano. Il suo cuore batteva rapidamente e sapeva che Magnus poteva sentirlo quando le sue labbra si fermarono sulla vena pulsante del suo collo. Ci fu un'improvvisa fredda e bagnata sensazione, seguita da una scossa di paura, che gli fece scivolare dalle labbra un gemito.

"M-Magnus..."

"Sì, Alexander?"

Rispose semplicemente infilando le mani nei capelli appena sistemati dello stregone. Poté solo immaginare il sorriso che si era creato sulle labbra di Magnus, labbra che poi tornarono ad essere occupate sul suo collo. Alec tirò i capelli di Magnus - forte, portando il suo volto all'altezza del suo. Schiacciò velocemente la sua bocca contro quella di Magnus. Si disse che lo stava facendo solo per non avere un evidente succhiotto.

Certamente quello non era il vero motivo.

Le mani di Magnus trovarono il volto di Alec, e quando le loro lingue si carezzarono, una piccola scossa elettrica percorse il corpo di Alec. Doveva tornare a casa, gli disse una voce dentro di sé, ma, come se in accordo, una mano di Magnus scivolò dietro la schiena di Alec, avvicinandolo. Erano petto contro petto, ora, e poté sentire il battito cardiaco dello stregone attraverso la sua maglietta.

Ci fu un improvviso, acuto e pungente dolore e il sapore del sangue riempì la sua bocca. Fece scattare la testa all'indietro; facendole colpire il muro con un leggero tonfo prima di capire che era solo Magnus che aveva morso il suo labbro, forse un po' troppo. Lo stregone lo stava semplicemente guardando, con il suo sangue le labbra di Alec brillavano, e un sorriso si dipinse sul suo volto "Sei ancora sicuro che non volessi fare niente, Lightwood?"

Alec asciugò il sangue dal suo labbro facendo correre la lingua su di esso "Non oseresti..." sussurrò, sebbene le sue parole furono incerte, suonando ansimate e, forse, anche un po' timorose.

"Non dovrei?" ci fu un sorriso felino accompagnato da occhi da gatto che lo fissavano, e improvvisamente, Alec si sentiva tutt'altro che al sicuro. 



-------
Ecco qui il secondo capitolo, anche se pensavo di postarne uno a settimana. Credo sia inutile far aspettare tanto, visto che la storia è conclusa e già tradotta. 
Buona lettura! 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Disillusion ***


"Non volevo, Alexander?" Magnus fece di nuovo le fusa, ghignando con il suo sorriso felino. Sembrava un sorrisetto che non solo voleva dire Sono il gatto che ha fatto la crema ma anche Ho la mia torta di compleanno, e la sto dannatamente per mangiare anche.

"T-tu, a-ah..." I suoi pensieri lo lasciarono nel momento in cui si sentì delle mani morbide e calde scivolare sotto la sua maglietta. Quelle dita gli carezzarono lo stomaco, lanciando brividi lungo il suo corpo. Le dita scesero, afferrando il bordo della maglietta, e Alec non riuscì a fermarle. Allungò una mano alla cieca, scorrendo le sue dita lungo lo stomaco non marcato dello stregone. Voleva semplicemente toccarlo. Era ingiusto che solo Magnus potesse toccare.

Le dita di Alec salirono su un capezzolo perfettamente definito di Magnus. Lo ruotò tra le sue dita come esperimento, e un basso gemito che non gli apparteneva divise l'aria. Era come l'elettricità - un corto circuito del suo sistema, che lo lasciò con il desiderio di avere di più. Quel gemito era la prova che Magnus poteva essere spinto verso il limite e Alec scoprì che voleva disperatamente portarlo oltre.

Fu costretto in un rude e umido bacio, le sue dita ancora lavoravano bisognose sul suo corpo. La sua mano libera serpeggiò fino a tracciare piccoli disegni sul petto caldo di Magnus, come se stesse disegnando delle rune lungo la sua pelle. Quali rune avrebbe dovuto disegnare, eccetto amore, e bisogno, e ecstasy, e sesso...

Uno scosso gemito venne emesso nella bocca di Magnus quando lo stregone mosse una mano sulla sua schiena, schiacciandolo più vicino, finendo così inguine contro inguine. Alec schiacciò i fianchi contro di lui, ancora, solo sperimentalmente, e fu come toccare dei cavi in tensione - toccare cavi in tensione con le mani bagnate.

"Toccami, Alec..." esalò Magnus, e le parole luccicarono un po', non diversamente dai glitter che di solito indossava. "Le tue dita... sono magiche..." Magnus si chinò e diede un amorevole morso al capezzolo destro di Alec. Quest'ultimo si lasciò sfuggire un urlo, le sue unghie si conficcarono nella schiena di Magnus.

"M-Magnus...Oh.." le sue parole caddero nel vuoto, e una parte di lui ringraziò il fatto che Magnus non era distratto, perché il modo in cui la lingua dello stregone stava lavorando attorno al suo capezzolo turgido era ancora un'altra forma di magia. Uno schiocco di dita non avrebbe potuto sostituire niente di tutto quello.

Una calda e bagnata scia di baci scese sul suo stomaco. L'unica cosa che ancora lo faceva restare in piedi era il muro dietro le sue spalle, una mano di Magnus sulla parte bassa della sua schiena, e le sue stesse braccia attorno alle spalle dello stregone, perché le sue gambe si erano ridotte in poltiglia negli ultimi pochi minuti.

Fece scendere le sue dita sui fianchi di Magnus, assaporando il modo in cui la sua pelle tonica fremeva. Le sue dita si arricciarono attorno all'elastico dei boxer dello stregone, infilandosi un po' al di sotto per sentire la sua deliziosa pelle calda. Ma non le tolse, nonostante i suoi pensieri tempestavano il suo cervello, per una sola ragione.

"D-dannato te, Shadowhunter" sbuffò Magnus "Se non ti sbrighi, Io..."

Uno strillo metallico tagliò l'aria ed entrambi si fermarono all'istante. Alec poté giurare che il suo cuore si fosse fermato, e persino Magnus sembrava un po' più pallido sotto il rossore delle sue guance. Dopo un momento, Alec realizzò che niente stava strillando, ma della musica a tutto volume venne dal cellulare di Magnus che era stato abbandonato sul comodino non molto lontano da loro. Emise un tremante sospiro, guardando di lato. Magnus emise un ringhio attraverso il suo respiro, schioccando le dita, e il suono si interruppe.

"Sì?"

"Magnus Bane!" una voce familiare bruciò attraverso il microfono del telefono, e Alec allontanò frettolosamente Magnus lontano come se potessero essere visti.
"C'è Alec lì con te?"

"S-sì, Izzy, sono qui!" balbettò, cercando di riprendere fiato senza essere troppo rumoroso.

"Alexander Lightwood! Ero così preoccupata per te. Hai detto che saresti andato al Pandemonium a causa dei messaggi che abbiamo ricevuto, e hai lasciato qui il tuo cellulare, e poi mi sono addormentata ieri notte e tu non eri ancora a casa questa mattina-"

"Izzy, Isabelle, sto bene, davvero..." Alec catturò lo sguardo di Magnus per un momento, e l'occhiata che ricevette gli diede ancora un brivido lungo la spina dorsale. Stava bene... Stava per essere spogliato e volentieri scopato nel culo, ma stava bene.

"Ma, cosa è successo? E' successo qualcosa al club? Sapevo che sarei dovuta venire con te..."

"No, Izzy..." si strofinò il volto stancamente, come se si fosse stancato all'improvviso. "E' andato tutto bene con i demoni. Sono venuto da Magnus perché lo volevo, non perché ero ferito." Ricevette un'occhiata da Magnus, leggendo le sue labbra mentre diceva Sei andato al Pandemonium e non me l'hai detto? Alec schiacciò la mano sul ricevitore e rispose subito "Non ne avevo bisogno. Stavo bene."

"Così tu... hai trascorso la notte da Magnus.." il modo in cui lei lo disse, come se stesse tranquillamente sospettando qualcosa, fece diventare nuovamente rosso il suo volto. "Oh, uhm, scusa per averti disturbato, Alec. E Magnus. Io vado, uh... ci vediamo più tardi."

“Izzy!” chiamò, ma il bip costante della linea chiusa raggiunse le sue orecchie “Per l’Angelo, sono fottuto.”

“Tu, e il tuo parabatai, avete la capacità di scegliere le parole sbagliate da dire.” Fu tutto quello che disse Magnus.

C’era un’aria particolare nel modo in cui Alec camminava mentre lasciava la casa di Magnus. I suoi movimenti erano nervosi, e veloci, come un coniglio bloccato in una gabbia. Magnus decise che gli piaceva molto quando Alec si sentiva in trappola. L’aveva capito all’istante quando lo aveva premuto contro il muro.

A parte il fatto che Magnus sapeva che stava per fare qualcosa che avrebbe ferito Alec, stava cercando di non pensarci. Invece, i suoi pensieri ruotarono attorno al fatto che Alec era stato al Pandemonium prima di andare a casa sua. Magnus si era chiesto perché Alec puzzava un po’, come se si fosse rotolato in qualcosa di disgustoso mentre andava da lui, ma velocemente lasciò passare quel pensiero. Aveva comunque acceso un incenso- che aveva dovuto spegnere, perché Alec aveva le lacrime agli occhi da quanto tossiva. Beh, per lui non era così forte.

Chiamatelo un iperprotettivo vecchio bastardo, ma odiava quando Alec andava in qualche battaglia che non conosceva. E aveva anche una buona ragione- aveva, in diverse occasioni, salvato la vita del suo ragazzo. Sin da quel giorno quando aveva visto Alec combattere contro quel dannato demone insetto e lo aveva visto rovesciarsi nell’Est River senza vita, le prospettive della battaglia erano diverse. Alec odiava quando Magnus si intrufolava in qualche missione, invece di Isabelle o Jace, ma Alec spesso non notava quando Magnus gli scagliava incantesimi di protezione.

Per di più, a Magnus piaceva uscire in pubblico con il suo ragazzo. Gli piaceva davvero molto. Gli sarebbe piaciuto baciare in pubblico il suo ragazzo, se solo Alec non fosse così teso nella loro relazione. Magnus poteva capirlo… solo un po’. Ma, tu hai solo una vita da vivere, quindi perché restare nell’ombra e fondersi con l’ambiente circostante? Lui di sicuro non lo faceva. Fondersi, agire normalmente… Perché cercare di confondersi con la massa? Non ti faresti riconoscere nel breve tempo che ti è concesso di vivere, se resti seduto e guardi.

Certamente, Magnus non aveva una vita breve da vivere. Aveva tanto, tanto tempo. Era stato su quella terra per ottocento anni, fintanto che una battaglia non finiva male, sarebbe stato salvo e avrebbe potuto vivere quattro volte più di adesso. Probabilmente anche di più.

L’immortalità era una di quelle cose a cui pensava. Alec sarebbe invecchiato. Lui no. Magnus non dubitava di se stesso- anche se Alec fosse stato sul letto di morte a cento anni, lui lo avrebbe ancora amato. Ma sapeva che Alec era preoccupato di quella cosa. E sarebbe diventato un problema più avanti, nella vita. Davvero non voleva pensarci, non voleva. Solo che non poteva negare quello che sarebbe accaduto.

Forse una parte di lui, tuttavia, stava negando un fatto che sarebbe stato ovvio. Che non sarebbe invecchiato. Aveva detto ad Alec di “abbracciare il suo lato strano” perché avrebbe potuto ostentarlo per poco tempo. Magnus lo ostentava ogni giorno, e lo avrebbe fatto per molto tempo. Ma chi stava prendendo in giro? Forse stava solo disilludendo se stesso.

Ma pensò, mentre faceva schioccare le dita, facendo apparire tutto attrezzato e pronto per una notte di festa, che la soluzione ai suoi problemi era vivere nel momento. 




Non ripeterò mai abbastanza che amo questa storia, davvero. 
Ho contattato l'autrice per le recensioni,e le farebbe piacere averle. Quindi non siate timide, anche quelle negative sono ben accette.. Sono pur sempre una critica costruttiva! 

Buona lettura. 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Dissatisfaction ***


Alec camminò velocemente attraverso l’ingresso tranquillo dell’Istituto, le mani in tasca e la destinazione chiara. Tutto quello che voleva era andare nella sua stanza e trovare un cambio di abiti, e poi chiudersi in bagno per una doccia rigenerante.

Come se fosse stato semplice.

Church annunciò il suo arrivo con un acuto miagolio, e anche se il gatto lo fece nessuno venne a controllare. Emise un sospiro di sollievo, Alec girò l’angolo e lasciò il gatto dietro di sé.

“Oh, hey Alec!” una voce da qualche parte dietro di lui lo fece sussultare, e si voltò guardando Jace seduto con le spalle al muro, un libro tra le mani. Non era un romanzo, come vide Alec, sembrava un quaderno, ma prima che potesse chiedergli qualcosa, Jace continuò “Guarda…” lanciò un’occhiata beffarda all’orologio “diciassette ore per esorcizzare un demone. Questo è un record personale. Spero sia andato tutto bene.”

Lui sbuffò “Non sono restato diciassette ore al Pandemonium. Ero altrove.”

Jace arcuò un sopracciglio dorato, e Alec vide lo sguardo del suo compagno di battaglia scendere verso il basso “Indossi gli stessi vestiti di ieri. Hai passato la notte da Magnus, ah?” un ghigno selvaggio attraversò il suo volto, e Alec fu abbastanza sicuro che non avrebbe dovuto rispondere a quella domanda. Jace continuò “Congratulazioni. Odio vederti piangere perché hai perso.” Il biondo si alzò da terra, e Alec barcollò quando gli diede una pacca sul sedere.

“Piangere... il mio culo. Inoltre,” borbottò Alec, sistemandosi la maglietta “non c’è niente per cui congratularsi con me. Hai avuto l’idea sbagliata. Posso vederlo nei tuoi occhi, Jace.”

Rispose solo con un “Io?”, ridendo mentre si allontanava. Alec lo guardò un po’ sospettoso. Cos’era quello scintillio nei suoi occhi? Si era fatto vedere solo per tormentarlo? Indignato, Alec continuò a camminare verso la sua camera. Sapeva che Jace sapeva che non aveva fatto sesso con Magnus, anche se qualcosa nel modo in cui Wayland sorrise lo aveva messo alle strette.

Alec scivolò nella sua stanza, grato del fatto che Izzy non sembrava essere nei paraggi. O forse lo era, ma non lo stava aspettando. Aprì un cassetto, sorridendo a se stesso quando prese una famigliare, vecchia maglietta. Era blu marina, le maniche erano leggermente consumate vicino ai polsini, e c’era un piccolo buco vicino all’orlo. Era esattamente quel tipo di cose per cui Magnus sarebbe rabbrividito, ma Alec preferiva il vissuto al nuovo.

Poi prese un paio di jeans dalla sedia, dirigendosi verso il bagno.

Tutto quello di cui aveva bisogno era una doccia calda, e poi poteva pensare di tornarsene a letto. Forse doveva solo restare in piedi, ma… tutti meritavano un giorno di ozio, no?

Alec chiuse rapidamente la porta dietro di lui, emettendo un morbido respiro quando lo fece. Nessun tormento, nessuna preoccupazione, nessuno davanti. La pace. Non più quando sentì uno strillo rompere l’aria.

“Jace Wayland! Ridammi il mio blocco da disegno!” se il tono di voce non gli fece capire di chi si trattasse, l’album da disegno sì. Nessuno della sua famiglia aveva il talento per l’arte, o comunque almeno ci provava. Ora aveva senso per Alec quello che Jace teneva tra le mani; aveva rubato il quaderno di Clary.

Ma non voleva pensare a Clary e Jace. Solo il pensiero lo faceva star male. Forse sbagliava a giudicare senza vedere, ma Isabelle borbottava sempre di come li vedeva sempre baciarsi passionalmente quando li vedeva insieme. Jace aveva ragione quando diceva che lo amava perché era al sicuro- non c’era alcuna responsabilità, nessuna vulnerabilità, nessun pericolo in lui, perché Jace mai l’avrebbe ferito come qualcun altro avrebbe potuto fare. Una volta, Alec sognava di baciare Jace come faceva Clary. Adesso quel pensiero gli dava il voltastomaco, perché aveva realizzato che non aveva mai amato Jace in quel modo.

Tutto ruotava attorno a Magnus ora, ogni singola piccola cosa. Ed era patetico, e Jace probabilmente lo prendeva in giro alle sue spalle, ma non importava. Cosa Alec sentiva per Magnus… c’era un’attrazione che non poteva spiegare. Invece di Magnus il Magnifico, Alec stava pensando di chiamarlo Magnus il Magnetico. Mai davanti a lui, ovviamente.

Con l’acqua calda che scorreva, il vapore aveva iniziato a raccogliersi, così Alec gettò via i suoi vestiti spiegazzati a favore di un abito comodo. Dei brillantini caddero sulle sue spalle e sul pavimento quando fece correre le sue dita attraverso i suoi capelli. Si mortificò immediatamente- Jace non aveva detto una parola su tutto quel luccichio. Se aveva avuto l’idea che era successo qualcosa di strano con i glitter…

Rabbrividendo, Alec si spinse sotto il getto d’acqua calda cercando di non pensarci troppo. Pensare troppo lo metteva nei guai. Pensare troppo generalmente lo portava a pensare a se stesso… sarebbe sempre invecchiato, sempre cambiato.

Magnus non sarebbe cresciuto; era uno stregone, e non sarebbe mai accaduto. Doveva morire per scappare da quel suo giovane corpo. Ad Alec non piaceva quell’opzione, ma come poteva restare a guardarsi invecchiare mentre Magnus non sarebbe mai cambiato? Alec non si era mai considerato una persona particolarmente debole, ma il solo pensare a quella cosa un dolore al petto lo artigliava. Gli faceva male al cuore e gli bruciavano gli occhi. Aveva la sensazione che stava torturando Magnus, sapeva che se la situazione fosse invertita, si sarebbe sentito infelice nel vedere il proprio compagno andarsene.

Ma cosa poteva fare? Lasciare Magnus da solo? Dimenticare tutto quello che ora sapevano? Era improbabile. Non solo quello, ma impossibile. Una vita senza Magnus era come stare al mondo senza esser capaci di respirare, vivere senza pulsioni. Tornò ancora pensieroso, non pensava di essere debole, ma… C’era qualcuno che sarebbe riuscito a sopportare una cosa del genere?

Spostando la frangia dai suoi occhi, guardò le sue mani. Sembravano pallide come un fantasma sotto la luce del bagno; c’erano ancora vecchi e sbiaditi marchi sulla sua pelle. L’acqua stava scivolando a casaccio, rimbalzando e gocciolando a terra. Una vita senza Magnus… Chiuse le mani a pugno.

L’avrebbe chiamata patetica, la sua relazione con Magnus. Forse lo pensava solo lui. Il pensiero di perdere Magnus, o il fatto che Magnus non ci fosse… Alec poteva dire che era qualsiasi cosa, solitudine… Rendeva il suo mal di cuore completamente doloroso. 
 
 
 



 
L’autrice ha riconosciuto la brevità del capitolo, ma nel suo commento scrisse che se avesse aggiunto quello dopo sarebbe diventato troppo lungo… E che le piace aver lasciato spazio solo ad Alec.
Detto ciò, cercherò di postare il più velocemente possibile il capitolo seguente. Buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Dangerous ***


Il party sembrava strano a Magnus quando cercò di mescolarsi ed evitare i suoi pensieri. Una parola sbagliata e avrebbe detto il nome di Alec in quella discussione sui mondani che stava avendo con quella piccola e graziosa ragazza che era inciampata contro di lui.

“Sono incredibilmente ciechi. Solo ieri, per sbaglio ho mostrato il mio fascino quando questo carino, maldestro coso mi è camminato accanto, e lui ha semplicemente sbattuto le ciglia e guardato meglio! Ovviamente, comunque, ho riparato all’errore, ma lui ha continuato solo a camminare. I mondani provano sempre a pensare che il soprannaturale non esista, ma noi ci siamo, e non è che infrangerei le Leggi sposandone uno, giocare con uno di loro è sempre divertente, comunque, ma il punto è che fa sempre male quando non ti riconoscono.”

Magnus sbatté le palpebre distratto, guardando in basso verso la piccola bionda. Aveva intrapreso un discorso di cui non era sicuro su come ci fosse arrivata, finché non notò che stava tenendo un drink dai colori vivaci in mano. Non si ricordava di qualcuno che avesse offerto loro quel drink, ma ne aveva uno, un drink con una superficie cristallina.

“Beh, i mondani possono essere abbastanza stupidi. Perché mischiarsi con loro quando tutto quello di cui abbiamo bisogno è qui?” lui gesticolò nell’aria per la stanza; era piena di Nascosti di ogni tipo. “Incrociarsi… è una cattiva idea, l’amore” rifletté assente.

La ragazza sospirò semplicemente, girando pigramente il liquido nel suo bicchiere. “Sì, forse. Ma un brivido è un brivido per una ragione, giusto?” suonò nuovamente normale, forse solo un po’ infelice. Magnus realizzò che non aveva per nulla toccato il liquido nel suo bicchiere, ma lei era semplicemente una di quelle ragazze. Persone che parlavano troppo… Roteando gli occhi, si voltò per andarsene.

“Oooh, cosa stai bevendo? È accattivante!”

Magnus guardò il suo luccicante, chiaro intruglio e si strinse nelle spalle. “Non lo so. Lo vuoi provare?” lui le rivolse un sorrisetto, osservando la sua reazione.

“Sembra diamanti liquidi”

“Vuol dire che ti piace?” chiese con umorismo, porgendole il drink.

“Naturalmente.” Lei lo prese, bevendolo tutto senza pause e senza controllare cosa fosse. Veramente, qual era il punto? Sembrava solo come diamanti, e comunque non ci aveva fatto caso…

La donna fece uno strano rumore subito dopo, e la sua attenzione tornò su di lei- e immediatamente arretrò di tre passi.

Il bicchiere nella sua mano cadde sul pavimento prima che lei allungasse una mano alla sua gola- la sua pelle stava gorgogliando grottescamente, rosse infiltrazioni attraverso invisibili pori che diventavano sempre più grandi, finché non mangiarono ogni traccia di carne. Magnus sputò una maledizione attraverso il suo respiro, delle scintille blu divamparono dalla punte delle sue dita. Ma anche se si era avvicinato di un passo, il rosso divampò attorno al collo della donna, che stava vomitando sul pavimento. Ci fu un tonfo, e fu chiaro perché- la testa della donna era scivolata di netto, cadendo sul pavimento.

Un'insolita ondata di nausea colpì Magnus. Aveva visto molto in ottocento anni, ma quello era più disturbante del solito. Era come se lei avesse bevuto dell’acido, che le aveva semplicemente mangiato la gola. Forse non sarebbe stato male se la corrosione si fosse fermata. Ma stava continuando, nonostante il fatto che la donna fosse ovviamente morta. Il movimento gorgogliante della pelle, lo scoppio di bolle di sangue… Magnus stava guardando il volto della donna, e la sensazione di un pugno allo stomaco lo colpì ancora quando gli occhi della donna ribollirono e scoppiarono in due geyser di sangue.

L’ultima volta che aveva sentito la bile nella gola era quando pensava di aver perso Alec. Non era per la stessa ragione che stava correndo via da quella urlante, confusa scena con una mano premuta fermamente sulla sua bocca. Non era per lo spargimento di sangue che uscì in quel momento, prendendo veloci e profondi respiri dell’aria fresca del mattino con il naso. Lo spargimento di sangue lo poteva sopportare. La cosa che lo perturbava di più…

…era che avrebbe dovuto berlo lui quel drink.

xXxXxXx

Alec iniziava a sentirsi un po’ stordito dal caldo quando finalmente spense l’acqua. Erano appena passate le nove, vide, prima di guardarsi allo specchio. L’acqua stava grondando dai suoi capelli e lui sembrava più pallido del solito, ma, stringendosi nelle spalle, afferrò il suo asciugamano per asciugarsi.

Dopo indossò i suoi vestiti, e tornò nel corridoio. Ora, se solo avesse trovato qualcosa da mangiare per poi ritirarsi nella sua stanza o in biblioteca, il resto del giorno sarebbe andato bene.

Sentì Church miagolare prima dei passi. Guardandosi alle spalle, il profilo di una donna gli apparve alla vista, e un momento dopo realizzò che era sua madre.

“Alec.”

Immediatamente percepì che Maryse non era di umore allegro. Grato che non aveva avuto quell’incontro finché non si era cambiato i vestiti, si voltò “Che c’è?”

“Robert e io siamo entrambi a casa oggi… Il Conclave non ha bisogno di noi oggi, o forse ci sta solo dando una pausa, ma speriamo di poter avere una cena di famiglia stasera. Jace ha invitato Clary, o lei si è autoinvitata” a quello, Maryse aggrottò un po’ la fronte “e ci piacerebbe se tu invitassi il tuo” si fermò, aggrottando di più la fronte. “Magnus. Invita Magnus, se vuoi.”

Prima che finì la frase, Alec aveva sentito il suo stomaco cadere sul pavimento. Non sul pavimento, ma proprio attraverso, e si sentiva come se stesse fluttuando nel vuoto. Se avesse fatto un passo, sarebbe sicuramente caduto.

Maryse non aspettò una risposta- gli passò accanto e percorse velocemente l’ingresso. A lei non era mai piaciuto Magnus, o almeno, non la loro relazione, allora perché invitarlo a cena? Solo per torturarlo? Aprì la bocca per dire qualcosa, ma sua madre era sparita dietro l’angolo e si stava dirigendo, presumibilmente, in cucina.

Sentendosi improvvisamente malato allo stomaco, si voltò e raggiunse la sua camera. Invitare a Magnus per cena, con la sua famiglia… era come una visione distorta dell’incontrare i genitori. Distorta per Alec, almeno. Magnus sicuramente si sarebbe messo a ridere.

A proposito di quello, Jace avrebbe dovuto sapere di quella cosa. Ecco il perché gli aveva sorriso, con quella misteriosa risata nei suoi occhi. Alec si sentì ancora più male.

Sbatté la porta della sua camera dietro di lui, lanciandosi sul letto. Aveva già in mano il cellulare e compose il numero familiare, schiacciandolo contro l’orecchio dopo un momento silenzioso. Ma il tono nel suo orecchio suonò e suonò, finendo con un “Siamo spiacenti, ma la festa che state cercando di contattare non è al momento disponibile. Per favore riagganci e provi a chiamare più tardi.” Accigliato, Alec schiacciò il tasto di ricomposizione. Magnus non poteva non rispondere.

Quella volta rispose dopo il secondo squillo “Hey Alec, ora non è proprio un bel momento.” Alec si accigliò. Per primo, Magnus aveva sempre tempo per parlare con lui. Disse che lo avrebbe sempre trovato. E secondariamente, Magnus suonava un po’… spento.

“Cosa sta succedendo?”

“Sto scappando dal paese. Sai, il solito.”

“Magnus! Sarebbe meglio che tu non scappassi. I miei genitori ti aspettano per cena stasera.”

“Beh, per quanto mi piaccia-“ il rumore dall’altra parte del telefono si fermò bruscamente “Cena?”

“Sì, cena!” scattò Alec, premendo i palmi delle mani contro gli occhi. Si sentiva stanco, e leggermente infastidito. Poi sospirò, aprendo la bocca per scusarsi, ma Magnus lo precedette.

“…Sono da Taki. Incontriamoci lì. Non dimenticare la tua Spada Angelica.”

E poi mise semplicemente giù, e Alec allontanò il telefono dal suo orecchio, sentendo una lenta sensazione di affondo nel suo petto.
 
 
 
Scusatemi per il ritardo nel postare questo capitolo, ma ho perso la chiavetta con tutti i capitoli tradotti e sto ritraducendo da capo. Spero di trovarla entro stasera o al massimo domani, altrimenti devo ritradurre tutto e ci metterò un po’.
Comunque sia, spero che la storia inizi a piacervi sul serio! Le cose si fanno interessanti, anche se un po’ lente, ma questo è il bello <3
Buona lettura! 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. Delirious ***


Magnus era appoggiato ad un albero vicino quando Alec arrivò da Taki. Inutile da dire, Alec era uscito dalla porta senza dare spiegazioni ai suoi genitori o ai suoi amici. Qualsiasi cosa della chiamata di Magnus l’aveva reso preoccupato e nervoso, e non aveva avuto intenzione di dire no a Magnus da quanto era suonato strano. Magnus non sembrava mai strano… beh, strano più della norma.

“Cosa sta succedendo? Perché sono dovuto correre qui? E perché hai insistito che io portassi la mia- Magnus!” lo stregone aveva afferrato la sua mano e lo trascinò via dalla porta d’ingresso di Taki senza neanche un commento. “Magnus, che diavolo!” Il momento dopo, venne spinto all’indietro contro il muro di mattoni con abbastanza forza da pungergli la schiena, e le labbra schiacciate contro le sue.

Lui si lasciò sfuggire una soffocata protesta che subito ricacciò indietro; c’era qualcosa di strano in quel bacio. Le labbra di Magnus erano dure ed esigenti, e la presa sulle spalle di Alec era tesa. Lui aveva ragione; qualcosa non andava.

Magnus si era spostato, solo quel tanto che bastava, il momento dopo. Le mani di Alec si trovarono ingarbugliate in una glitterata, pungente ciocca di capelli, e Magnus poté solamente appoggiare la propria fronte contro quella del suo ragazzo per evitare che gliela tirasse. Entrambi stavano respirando pesantemente, ma solo Alec stava arrossendo. Restarono entrambi in silenzio, per molto tempo.

Alla fine, Alec lasciò che la sua mano scendesse al collo di Magnus, rompendo la loro immobile posizione. “Magnus… che è successo…?”

“Niente… solo il solito, qualcuno ha provato ad uccidermi.”

Alec spostò Magnus indietro per poterlo guardare. “Cosa?”

I suoi occhi felini ammiccarono, con uno sguardo di sorpresa che rapidamente svanì. “Succede ogni volta, Alec… Perché sei così sconvolto?”

“Beh, perché tu?”

“Io?”

“Non prendermi in giro!”

“Amo farlo, veramente, ma… Seriamente, Alec, l’unica cosa che sto cercando di fare è di proteggere te.”
XoXoXoX

Erano finiti in parco poi, parlando tranquillamente tra di loro su tutto quello che era successo. Magnus disse che per lui non si era svolto come un errore o uno scherzo, e lui aveva fatto quello che riteneva un saggio affare, come lo chiamava. Disse che lo avrebbe raccontato a Robert e Maryse quella sera, se non avessero scoperto qualcosa loro. Lui era sicuro che non era stato un Nephilim a morire, ma comunque non aveva capito a che specie appartenesse. Magnus comunque mise in guarda Alec di non bere nulla se non sapeva da dove veniva.

In qualche modo, passarono tutto il giorno a parlare. Alec sapeva che lui era stato un po’ più ossessivo di quanto fosse necessario sul fatto del drink- Magnus finì per cambiare argomento ad un punto. Era una cosa stupida- Magnus voleva sapere cosa avrebbe preparato per cena Maryse. Alec disse che non lo sapeva. Magnus propose le lasagne. Alec disse che se avesse voluto delle lasagne, avrebbe dovuto chiamare la madre e chiederglielo. Magnus prese il suo telefono, e Alec gli schiaffeggiò il polso in disdegno.

Poi cambiò discorso e chiese ad Alec se il giorno dopo sarebbe andato a casa sua. E poi, nel mezzo di quella conversazione, notò le maniche sfilacciate di Alec. Quello creò una nuova conversazione, che trattava di moda, finendo per arrivare al trucco, e Alec aveva sempre più paura di tornare a casa del suo ragazzo se tutto quello di cui parlava erano cose stupide come quella.

Dopo di che venne la ricerca del pranzo. Alec si rifiutò di ammettere che stava morendo di fame, prima che il suo stomaco brontolò in un momento di silenzio facendo scoprire la sua fame. Magnus era finito in una silenziosa e convulsa risata- Alec poteva sentire le spalle del suo compagno tremare mentre erano fianco a fianco sull’erba. Magnus alla fine aveva preso il telefono e ordinato una pizza, e non batté ciglio quando il ragazzo delle consegne si presentò con sguardo confuso in volto mentre consegnava la pizza nel centro di un parco.   

Tutto il resto era stato passeggero, piccoli commenti che facevano su una cosa o un’altra. Erano quasi le sette ora, e mentre Alec sapeva che avrebbero dovuto alzarsi per andare all’Istituto, non poteva persuadersi dal togliere la mano lontano da Magnus. Non dopo tutto quello che era successo quel giorno, tutte le azioni e i pensieri e gli eventi.

“Alec?”

“Mmm”

“Oh. Pensavo ti fossi addormentato.”

“Se solo tu fossi così fortunato, huh?” scherzò, aprendo gli occhi. “Avevi intenzione di scappare via furtivamente?”

Lo sguardo sul volto di Magnus era pura malizia “Scappare di nascosto? Perché dovrei voler scappare di nascosto quando tu sei sdraiato qui, completamente indifeso?” Dal tono di voce, e dal calore sul volto di Alec, sapeva che non stava parlando di nessun tipo di attacco di demoni. Non quel tipo di attacco che richiedeva una spada angelica e uno stilo, comunque.

“Non essere arrogante…” Alec lanciò uno sguardo al suo orologio per distrarsi “Abbiamo bisogno di tornare a casa.” Magnus mugugnò in risposta. Alec si voltò a guardarlo “Cosa?”

“Noi abbiamo bisogno di tornare a casa. Non ‘Probabilmente dovrei portarti a casa mia per cena ora’.”

Alec sbatté le ciglia “Sì, quindi?”

“L’hai fatto suonare come se noi due- vivessimo nella stessa casa.” Qualsiasi cosa Magnus stava per dire, lui si interruppe bruscamente, cambiando all’ultimo momento. Alec divenne immediatamente curioso.

“Cosa stavi per dire?”

“Solo quello che ho detto.”

“Bugiardo.”

“Vedi il mio naso allungarsi?”

“…Cosa?”

“E’… una storia mondana. Pinocchio? Il bambino di legno…” lo stregone si interruppe lentamente, scuotendo il capo. “Non importa.”

“Non ho assolutamente idea di quello che stai dicendo” mormorò Alec, facendolo seguire da un sospiro. Avevano davvero bisogno di andarsene, o avrebbero dovuto fare i conti con l’Inferno più tardi. Lui strinse le calde, snelle dita di Magnus per una frazione di secondo prima di allontanare la mano, alzandosi.

“Ce ne stiamo andando ora?” chiese Magnus, alzando lo sguardo su Alec mentre ancora restava sdraiato sull’erba.

“Dovremmo… Oh, e Magnus?”

“Hm?”

“Fai tornare normali i capelli e il viso.”

Magnus sembrò trasalire “Bene.” Con uno schiocco di dita, i suoi capelli vennero liberati dai brillantini e i colpi di sole sparirono, anche se le punte restarono. L’ombretto, il mascara, e i brillantini sul volto svanirono, lasciandolo, come lo chiamava Clary, noioso.  Per Alec, Magnus non era mai noioso.

“Un’ultima cosa.”

“Che c’è adesso, Alexander?”

“Comportati bene, Bane.”

Il suddetto sogghignò, il sorriso gli illuminò il volto con un bagliore malizioso. “Oh, lo farò. Lo faccio sempre.”
 
 
 
 

Pensavo di metterci di più, invece in poco tempo ce l’ho fatta. Che dire? Spero di riuscire a tradurne un altro in tempi brevi, purtroppo ancora la chiavetta non si trova! Forse qualcuna si aspettava un capitolo più “bellicoso”, ma posso solo dire che c’è tempo, vediamo Magnus alle prese con i genitori Lightwood prima.
Buona lettura!
 
Ecco una cosa che non ho mai specificato (forse l'avete anche capito, pardon), ma la storia è ambientata dopo "Città di Vetro". 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. Dumbfounded ***


Era la prima volta che invitava Magnus nella sua camera. Non poteva fare a meno di sentirsi un po’ impacciato quando gli occhi di Magnus scoprirono ogni singolo, piccolo dettaglio. Ogni cosa. E quando arrivò ad un punto in cui Magnus arricciò il naso, Alec non riuscì a trattenersi.

“Smettila di fissare!”

Magnus fece un piccolo salto “Cosa?”

“Stai criticando la mia stanza con gli occhi.” Ribatté Alec.

“No. Sto solo guardando.”

“Hai arricciato il naso.”

“E’ solo… E’ noiosa.”

“Noiosa? Certo che tu pensi che lo sia.” Mormorò Alec, sedendosi sul suo letto. A lui piaceva la sua stanza… Aveva un suo fascino.

L’aveva.

Davvero l’aveva.

…Fanculo. Era noiosa.

“Beh, non c’è abbastanza colore per una sola persona. Togli le robe ordinarie, ti fanno diventare spento. Ti piace il blu.” Non era una domanda. “Beh se potessimo dipingere i tuoi muri di un delizioso blu marino…”

“I colori scuri rendono una stanza più piccola.” Disse Alec “La mia stanza sembrerebbe un armadio.”

“Questo spiegherebbe molto.” Mortificato, e riconoscendo quel tono di voce, Alec guardò verso la porta aperta della sua stanza. Jace era appoggiato allo stipite, le sopracciglia alzate. “Non sapevo fossi un decoratore d’interni, Magnus.” Disse il biondo.

Magnus si limitò ad agitare una mano sprezzante “Ti ho dato il mio biglietto da visita una volta. Magnus il Magnifico. Magnifico comprende molte cose.”

“Così sembrerebbe…” replicò Jace, suonando divertito. “Alec, mi spiace interromperti, ma Maryse sta chiedendo di te. Qualcosa per la cena.”

“Seriamente?” borbottò Alec, guardando verso Jace “Se mi stai fottendo…”

Alec, abbiamo già avuto questa conversazione una volta, io non sono interessato ai ragazzi, a meno che si tratti di me, ovviamente.”

Magnus fece un rumore dietro di loro, che fu seguito da un “Vai, Alec. Ti aspetterò qui.” Alec si voltò a guardare lo stregone, che, con un cigolio di molle, si era sdraiato sul letto di Alec come un agile e flessuoso gatto. Mentre catturava il sorriso che Magnus gli stava mandando, Alec non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse fuori luogo lo stregone nella sua camera da letto.

“Tornerò” quando camminò fuori dalla sua stanza, lui fece per chiudere la porta dietro di lui. Ma, Jace era ancora appoggiato allo stipite. “Uh, Jace? Puoi per favore spostarti?” il biondo venne obbligato lentamente a spostarsi. “Seriamente, appostati alla porta di qualcun altro. Non ho bisogno di un babysitter…”
 
XoXoXoX
 

Le loro voci morirono mentre continuarono a percorrere il corridoio, e Magnus si trovò tranquillamente solo nella camera del suo fidanzato. Suo malgrado, stava ancora sorridendo. Semplicemente per il fatto che era da solo nella camera del suo ragazzo. Aveva avuto una giornata dura, ma andare per la prima volta nella camera di Alec l’aveva risollevato. Anche se la stanza era noiosa e comune.

Poteva fare qualcosa di interessante in quella stanza, non importava quanto fosse piccola, se solo Alec glielo avesse permesso. Blu marina per i muri, e qualche tappeto grigio per attenuarla un po’, forse, se Alec era preoccupato per i colori. O anche… i muri potevano essere color crema, il che non avrebbe portato Alec molto lontano dalla sua idea di comfort. Poi le finestre, gli armadi, la porta… Tutto avrebbe potuto essere delineato in una tonalità di blu, preferibilmente scuro. L’avrebbe resa un po’ più cool, almeno.

Magnus sospirò, abbassando la testa sul letto. Avrebbe cambiato tutto con un battito di ciglia, ma Alec l’avrebbe ucciso. Non che non fosse estremamente carino vedere il proprio ragazzo arrabbiato… ma Alec avrebbe potuto spaventarsi. Considerando che quella dannata cena stava per iniziare, lui non pensava che fosse una buona idea litigare.

Cena con la famiglia… Era stato eccessivamente contento quando Alec l’aveva finalmente presentato ai suoi genitori, ma cenare con la famiglia? Era un cliché. Non poteva semplicemente cenare con Alec? Sarebbe stato decisamente meglio. Si sarebbe dovuto, come Alec gli aveva detto, comportare bene quando era con la famiglia di Alec. Era irritante, ma avrebbe subito le sue antipatie. Per ora.

Lui sospirò; sarebbe stato allettante esplorare la camera di Alec, ogni armadio, cassetto, scatola. Gli venne voglia di muoversi, guardare, cercare. Alec una volta aveva parlato di un diario, e a quell’improvviso pensiero, Magnus si mise a sedere. Oh, quanti problemi avrebbe creato quel momento… ma non poteva farne a meno.
Schioccò le dita e un piccolo, nero quaderno gli apparve tra le mani. Aveva un piccolo lucchetto davanti, che Magnus tolse con persistenti scintille blu, e il quaderno cadde aprendosi sulla prima pagina.

Per l’Angelo, mi è successo qualcosa di strano! È Jace- e me, o… o qualcosa. Mi sento così strano. Mi sento ammalato e pallido e nervosamente viscido, come se fossi costretto a rovinare qualcosa. Non riesco a guardarlo negli occhi, o stare nella stessa stanza da solo. Se lo faccio, mi sento come se stessi per vomitare e questo mi rende solo più nervoso…

‘Mi sento come se stessi per vomitare’ è giusto, pensò Magnus sentendosi un po’ malato, e anche un po’ arrabbiato. La data scritta in quella pagina era macchiata e illeggibile, e lo stregone poté solo immaginare che fosse vecchia. Girò una manciata di pagine, aggrottando la fronte.

Sono gay. Totalmente e assolutamente. Ho chiesto a Izzy alcune cose con il romanticismo (non avrei mai potuto chiedere a Jace) senza essere troppo ovvio, penso. Non ho nessun sentimento riguardo le ragazze. Sono interessato ai ragazzi- non come se volessi avere un appuntamento con loro, ma solo un interessamento generale. Sono curioso. Ma è tutta una ricetta per il disastro. Sono gay, e semplicemente non posso girarci intorno.

Magnus si accigliò un po’ leggendo quel pezzo- sapeva che Alec aveva qualche problema nell’esprimere la propria omosessualità, ma non ne avevano mai veramente parlato. Adesso era chiaro che c’era qualcosa che preoccupava Alec molto più di ciò che aveva scritto. Le dita di Magnus vibravano ancora attraverso qualche pagina, cercando la data che aveva memorizzato: il giorno in cui aveva ospitato un certo party che finì con una serie di conseguenze…

Magnus Bane. Lui è questo strano stregone. Isabelle continua a parlare di come lo vedo, di come è sexy, eccetera, eccetera. Mi piacerebbe che non mi avesse portato con lei, se questo era il suo solo motivo. Isabelle come organizzatrice di incontri- lei li cerca troppo difficili per me. È tutto sprecato. Non potrei mai aprirmi a qualcuno.



Ma, Magnus Bane? È incredibilmente affascinante.

Magnus rise forte, sorridendo a se stesso. Dal primo giorno, Alexander aveva pensato quelle cose? Non era quello un piccolo pezzo di informazione che avrebbe reso le loro vite un po’ più semplici?

Ci fu un rumore nel corridoio adiacente, e Magnus schioccò le sue dita per chiudere e rimettere il libro al suo posto. Poi, cadde all’indietro con grazia, riprendendo la posizione con facilità assoluta. Nonostante quello, non riusciva a spegnere quel sorriso sul suo volto.

Alec aprì e richiuse la porta un momento dopo, borbottando una serie di parole attraverso il suo respiro. Tutto quello che capì Magnus fu qualcosa su piccante e stronzo.

“Uno stronzo piccante?” chiese. “Beh, questa è nuova. Se stiamo buttando fuori suggerimenti,  lo sciroppo di cioccolato potrebbe essere vecchio stile ma, diavolo, mi piace la roba dolce e appiccicosa.”

Alec assunse un’espressione tale che sembrava avesse assistito all’Angelo Raziel saltare sul suo letto. I suoi occhi si spalancarono, impallidì, solo per tingersi di color cremisi un momento dopo, voltando le spalle mentre iniziò a balbettare alcune parole “M-Magnus…! Volevo dire, Jace, lui, i-io…” poi lui rabbrividì, e Magnus non riuscì a smettere di ridere. “Tu pensi di essere divertente, Bane! Per primo mi sono fatto bruciare la lingua dalla stupida piccante… abominevole zuppa di Jace, e adesso non posso pensare allo stesso tempo allo sciroppo di cioccolato!”

“E alla panna montata? O al caramello. Anche se” Magnus aggiunse pensieroso “io preferisco lo ‘scivoloso’ all’appiccicoso.”

“Magnus!”

“Sciocco, innocente Alexander” rifletté, sorridendo. La sua mente stava dicendo, non farlo, mentre tutto il suo corpo diceva, direttamente, fanculo sì. Lui davvero non riusciva a resistere.
 
 



Scusate per il ritardo, ma se non ho problemi al computer non sono contenta :(
Buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Downgraded ***


In un rapido secondo, sbatté all’indietro Alec contro la porta della sua camera da letto e lo schiacciò avidamente in un bacio. Sentì un piccolo squittio di sorpresa da Alec, e lui non diede risposta al bacio. Infuriato, si tirò indietro con uno sguardo d’accusa negli occhi.

“Magnus, noi, solo… io non posso.”

“Ti sto solo baciando” replicò, e trovò che la sua voce era suonata rozza e tagliente persino alle sue orecchie. Poté solo immaginare come l’avesse sentita Alec, e per un momento, non gli importava. “Non mi è permesso di baciarti. Pensavo avessi detto che potevo.”

“Puoi, ma-“

“E allora perché mi stai allontanando.”

“Non lo sto facendo! Solo che non è un buon momento.”

“Così devo aspettare quando ti è più conveniente? Non funziona in questo modo” ringhiò Magnus, prima che si sorprese mentalmente. Che cosa stava facendo? Facendo diventare matto Alexander per non averlo baciato… che intrepido, patetico bastardo era. Lasciando andare velocemente un respiro, si allontanò di un passo. “Mi spiace. È un errore mio. Perdona il mio comportamento.” Ma, non molto dopo aver pronunciato quelle parole, adesso era l’unico a essere baciato.

Una scossa colorò i suoi pensieri, molto simile a quel giorno non molto lontano nelle Sale. Alec raramente faceva la prima mossa, tanto meno quando Magnus faceva il duro e l’esigente. Tanto meno con questa passione e pretesa.

Non volendo commettere lo stesso errore di Alec, velocemente lo ribaciò. Anche se c’era qualcosa di strano nel fatto che Alec avesse fatto la prima mossa, non era in vena di sistemare quel puzzle. In realtà, non lo sarebbe mai stato.

Facendo scivolare le mani in basso alla vita perfetta di Alec, lui schiuse le labbra prima che quest’ultimo potesse fare domande. Ci fu un’immediata e aspettata reazione, e loro caddero vertiginosamente in un bacio che lui non voleva interrompere.

Certo, Alexander dovette staccarsi per l’aria, e ormai, anche Magnus aveva il respiro corto. Non che gli dispiacesse; ogni bacio con Alexander era totalmente diverso e ognuno di genere nuovo. Non era mai stanco di accertarsene e indovinare.

Ma anche solo baciarsi poteva diventare noioso.

Schiacciò lo Shadowhunter contro la porta, gentilmente, quella volta, le sue mani scesero sotto la sua maglietta. Alexander si tese, ma poi si rilassò, schiacciandosi più contro di lui. Le labbra erano improvvisamente occupate sul collo di Magnus e lui sorrise, muovendo le sue mani verso l’alto e trascinando con loro la maglietta. Odiava interrompere il suo ragazzo da quello che sembrava un perfetto carino succhiotto, ma alcune cose andavano fatte.

I capelli di Alec si scompigliarono quando la maglietta gli fu tolta, e Magnus ebbe l’improvvisa urgenza di sotterrare le sue dita in profondità tra di essi. Morbide come al solito e leggere come una piuma al tatto, le sue dita si ingarbugliarono e attorcigliarono, per prevenire che Alec si allontanasse.

Non ci fu niente di grandioso nel modo in cui poi la maglietta cadde a terra, infatti, era un po’ goffo e affrettato. Alexander era agitato; era sempre un po’ in difficoltà quando si trattava di togliere i vestiti o metterli via quando era agitato. Magnus l’aveva trovato, benché un po’ noioso, piuttosto carino.

Poi, si stavano baciando ancora. Baciare Alexander era come una piccola scarica di elettricità ogni volta. Non importava quante volte veniva urtato, non importava quante volte avrebbe dovuto imparare meglio, lui tornava sempre per avere di più.
Le sue dita scivolarono in basso verso la cintura di Alec e velocemente trovarono il bottone dei suoi jeans. Sentì il silenzioso respiro del suo ragazzo e la pressione sulle sue labbra vacillò. Per favore, solo una volta, lascia che ti veda nudo. Pensò Magnus con un’aria frustrata. Poteva fare il bravo. Ma, dannazione… L’astinenza non faceva al caso suo. Per ovvie ragioni.

La mossa successiva di Alec semplicemente lo sorprese. Lo sentì girarsi, e Magnus indietreggiò in agitazione, sebbene notò che Alec stava solo giocando con la maniglia della porta. Chiudendola a chiave. Lo stregone sbatté gli occhi in un lento momento, prima che un ghigno eruppe attraverso i suoi lineamenti. Senza aspettare che Alec cambiasse idea o intraprese un’altra azione, lui agganciò le sue dita nei passanti dei jeans dello Shadowhunter e li tirò verso il basso.

Subito dopo, in un altro di quegli esotici baci, realizzò che Alec non stava rispondendo nel modo in cui avrebbe dovuto. Come se il fuoco si fosse estinto dalle sue azioni, la passione spazzata via dal suo tocco. Si chiese quando fosse accaduto, e come mai non l’aveva notato prima.

“Che c’è, amore?” respirò contro la clavicola di Alec, stronfinandosi contro la sua pelle morbida.

“Niente” rispose Alec in un tono di voce che fece allontanare Magnus. Sembrava che stesse trattenendo le lacrime.

“Alec?” Magnus sbatté le palpebre, guardando Alec da vicino. Girò la testa dall’altro lato, guardando verso il muro più lontano, e Magnus non riuscì a catturare il suo sguardo. Questo lo rese un po’ triste; sentiva sempre una strana sensazione quando quegli occhi non volevano guardarlo. “C’è qualcosa di sbagliato. Dimmelo.” Alzò una mano e prese il mento di Alec per farsi guardare, ma Alec si allontanò dalla sua presa.

Magnus si rese velocemente conto che stava camminando su del ghiaccio sottile.

“Alexander… Hey, va tutto bene. Non devi fare quello che non ti senti, lo sai.” Alec diventò irritato e non cedette a quel romanticismo, Alec lo allontanò, scatenando la sua rabbia. Ma, Alexander, tremando visibilmente ed evitando il suo sguardo, fece quel che bastava per metterlo in ginocchio in segno di pentimento. Quasi nessuno aveva messo Magnus Bane in ginocchio.

“Sono nervoso” fu la tranquilla risposta, così tranquilla che Bane fece quasi fatica a sentirla “E imbarazzato.”

“Per che cosa, sciocco Nephilim?”

“Ti aspetti qualcosa che non è…”

“Ti sbagli, Alexander. Mi aspetto qualcosa che non è? Come posso aspettarmi qualcosa se sei un Lightwood? Dal primo giorno, non ho mai saputo cosa aspettarmi, e ancora non lo so. E per quanto riguarda l’essere imbarazzato” si chinò a baciare il petto di Alexander “non esserlo.” Alzò le sue mani e quella volta Alec lasciò che la sua testa venisse guidata. Magnus fissò nuovamente quei brillanti occhi blu, pieni di sentimenti incerti verso chi li stava guardando. “Tu sei l’unica cosa di cui ho davvero bisogno.” Si chinò e premette le labbra, molto gentilmente, su quelle di Alec.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. Disturbance ***


Come volle la fortuna, la cena era in ritardo per un motivo o un altro, e non poteva dire che la cosa gli dispiacesse. Aveva speso qualche minuto per calmare Alec quel che bastava per fargli capire che le sue parole erano vere. Poi aveva preso una manciata di momenti di tensione per persuadere Alec a sdraiarsi con lui a letto. Non ne sarebbe venuto fuori nulla, entrambi indossavano i loro boxer, dopo tutto. Erano semplicemente coccole, come gli piaceva chiamarle.

Ora, Alexander era avvolto tra le sue braccia mentre una leggera pioggia batteva sui tetti. Nessuna parola fu detta, e Magnus era contento per quel silenzio come sempre lo era. Parlare era dozzinale. Non aveva bisogno di ascoltarlo in ogni momento, e anche se gli piaceva buttarsi in stravaganti, rumorose feste, anche coccolarsi era sempre piacevole.

Alec si spostò leggermente tra le sue braccia, esalando un pacato sospiro. Magnus strinse la sua presa attorno a lui solo il minimo, articolando un “Sei abbastanza al caldo?” attraverso il suo respiro.

Quando Magnus vide che Alec stava tremando per il freddo, mise in pratica la sopravvivenza corpo a corpo. Lui si levò i suoi stessi pantaloni e afferrò la coperta per tirarla su di loro, riscuotendo un rossore dal suo vero amore.

“Sì,” venne la risposta silenziosa, nonostante Alec si rannicchiò più vicino al petto di Magnus.

Un colpo alla porta li fece sobbalzare entrambi, e Alec si tese tra le sue braccia. Lo stregone colse il momento per rispondere “Di cosa avete bisogno?”

“La cena è pronta.”

“Alec sta dormendo.” Replicò, e Alec lo guardò con uno sguardo selvaggio.

“Beh, sveglialo. O uscite o Maryse verrà qui.” A quello, Alec si districò dalle braccia di Magnus e in fretta si occupò di vestirsi.

Lo stregone ridacchiò ma rispose con un pigro “Saremo lì tra poco.” Non si mosse immediatamente, ma invece lasciò che gli occhi guizzarono a destra per ammirare il piccolo e carino sedere di Alec.

“Ti stai vestendo? Se mia madre venisse ora…”

“Sì, sì, mi sto vestendo.” Rispose casualmente, scivolando fuori dal letto solo per attraversare la stanza e raccogliere la sua camicia.

Alec mormorò qualcosa che suonò come “Mettiti i pantaloni…”

“No, penso che scenderò senza pantaloni. È un tocco di classe per una cena di famiglia. Romperà il ghiaccio, comunque.” Sentì Alec sbuffare, e stava per continuare, quando un anormale suono di carta increspata e una luminosa luce attraversarono la camera. Magnus si girò, afferrando il foglio che stava fluttuando nell’aria. “Chi manda messaggi di fuoco a quest’ora della sera?”

One, tow,

through and thorugh.

Three, four,

They’ll be no more.

Five, six,

You’re my picks,

Seven, eight,

I’ll put you straight.*

“Cosa diavolo succede, Magnus?” lo stregone guardò al suo fianco, non avendo notato che Alec si era spostato per leggere il biglietto. “Chi l’ha mandato?”

Scosse lentamente la testa “E’ anonimo.” Replicò, girando il foglio lentamente. La calligrafia era in corsivo chiaro e leggibile, inclinata all’indietro. Non era nulla fuori dall’ordinario.

“Questo ha qualcosa a che fare con ciò che è successo prima.”

“Mi permetto di dire che è così.”

“Dobbiamo dirlo ai miei genitori.”

“No… questo è un mio problema. Lo affronterò. È personale adesso.” Rispose freddamente, ripiegando il foglio. Qualcuno minacciava di ferirlo, e anche cercare di ucciderlo, e non poteva sopportarlo. Non avrebbe fatto sì che qualcun altro se ne sarebbe occupato. Ma, come scritto nel biglietto, quel piccolo bastardo aveva incluso Alexander nella loro danza macabra. E nemmeno all’Inferno gliel’avrebbe fatta passare liscia.

“Magnus? Magnus!”

“Cosa?”

“A cosa stai pensando?”

“A parte al fatto che tu non stai indossando la tua maglietta, e io non trovo i pantaloni?” lo guardò ancora, e Alec, che sembrava rendersi conto del suo pensiero solo in quel momento, si sbrigò a finire di vestirsi.

“Seriamente, dovresti dirlo a Robert e Maryse. Specialmente con quelle minacce.”

“Non sono minacce, Alec,” replicò Magnus, attraversando la stanza per raccogliere i suoi jeans. “Se proprio, è una poesia piuttosto insipida.”

“Non è questo il punto!”

“Lascia che me ne occupi io, Alec. Se avrò bisogno di aiuto, lo chiederò.” Si infilò i suoi vestiti, infilando le mani nelle tasche. “Adesso! Sono pronto per le lasagne!”

Alec si limitò a sospirare.
 
 




*Uno due,
tutto e per tutto
Tre, quattro,
non lo saranno più
cinque, sei
siete il mio obiettivo
sette, otto
vi metterò a posto.


Questa è la traduzione del biglietto, ma ho preferito lasciarla in inglese per la rima. Beh, da ora in avanti le cose inizieranno a mettersi male? Con calma, non c’è fretta… giusto?
Buona lettura! 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. Dash ***


Come si scoprì, non c’erano lasagne per cena. Brontolando sotto il suo respiro, si lasciò cadere in una delle sedie mentre Alec borbottava silenziosamente qualcosa su uno “stregone schizzinoso”. Magnus semplicemente sorrise, ma quando Alec si voltò a guardarlo, vide della preoccupazione nei suoi graziosi occhi blu.

Un’altra cosa che Magnus realizzò: forse le cene di famiglia non erano esattamente noiose. Forse perché era già un po’ amico della famiglia di Alec. Si trovò allacciato ad una conversazione sul potere degli stregoni con Clary, quelli che in genere riguardavano il tema della mente. Isabelle si scagliava anti e indietro in una conversazione tra Magnus e Clary, e Maryse, mentre Robert consumava silenziosamente la sua cena. Jace stava discutendo qualcosa con Alec, e il fratello Lightwood sembrava essere sul punto di perdere.

“Clary” li interruppe Jace “di ad Alec che ho ragione.”

“Alec, probabilmente sai meglio di me quando è il momento di dargli ragione.”

“Ma poi si ingigantisce il suo ego” borbottò Alec, prendendo poi un sorso del suo caffè.

“Oh, guarda, un ragno” disse Isabelle improvvisamente, e Magnus seguì i suoi occhi verso un ragno piccolo e nero che pendeva da una sottile ragnatela del lampadario. Stava scendendo lentamente sul tavolo ad un ritmo costante.

Poi, tutto accadde troppo velocemente.

Magnus improvvisamente si ricordò che una volta Alec aveva confessato che aveva paura dei ragni, e come un segnale, ci fu uno scricchiolio di una sedia tirata rumorosamente all’indietro. Magnus si mosse prima di rendersene conto, prendendo la mano di Alec e portandolo vicino al suo petto, facendolo volteggiare come un ballerino professionista, prima che il suo ragazzo potesse cadere sul pavimento con la sedia su cui era seduto.

Guardò in basso verso Alec, che aveva ancora il panico e la paura incisi nei suoi lucenti, selvaggi occhi. Quei sentimenti vennero rapidamente sostituiti dall’imbarazzo, comunque, appena Alec distolse lo sguardo, e le sue guance iniziarono a tingersi. “Stai più attento.” Respirò Magnus, la sua espirazione provocò un arruffamento della frangetta nera dello Shadowhunter.

E poi lasciò andare Alec, appoggiandosi sul tavolo per prendere il ragno tra le mani prima di portarlo fuori. Quando rientrò, non una sola persona si era mossa, nemmeno Alexander. Sbattendo le ciglia, Magnus tornò indietro al proprio posto. Alec lentamente riposizionò la sua sedia e vi ci si sedette alla meglio, guardandosi attorno come se volesse darsela a gambe.

Clary ruppe il silenzio “Mi ero dimenticata che avevi paura dei ragni” rifletté distrattamente, e il gelo se ne andò. I genitori Lightwood tornarono a concentrarsi ai loro pasti, Maryse un po’ esitante. Isabelle sembrava stesse guardando Magnus in un misto di divertimento e valutando il suo sguardo. Lui la riguardò, arcuando un sopracciglio. Jace si mise solo a ridere, che venne interrotto da un acuto “Ow” che veniva presumibilmente da un colpo di Clary- o da Isabelle. Era veramente divertente, trovò Magnus, aver interrotto una conversazione a causa di un ragno. Se solo ci avesse provato davvero.
 

 
XxXxXxX
 

E così quella cena dopo che Magnus l’aveva imbarazzato pubblicamente era meno animata di prima. Tutti sembravano un po’ tesi, al limite, e Alec si sentiva nello stesso modo.

Dopo che un lungo silenzio si era steso durante un momento di noia, Alec aveva mormorato un frettoloso “Scusatemi” oltre ad un “Grazie per la cena” prima di correre via. Sentì gli occhi dietro di sé per tutto il temo ma non ebbe bisogno di guardarsi indietro per sapere che un paio di famigliari occhi di gatto lo stavano fissando.

Con le mani un po’ tremanti, si chiuse in bagno. Aveva bisogno di calmarsi; stava soffiando fuori tutta quella agitazione. Tutti lo erano. Magnus l’aveva solo fermato dal cadere sul suo culo. Non era come se fossero andati fuori e si stessero baciando pubblicamente. Quindi, perché stava tremando?

Prendendo un profondo respiro e lasciandolo andare lentamente, si guardò allo specchio. Le sue guance erano arrossate, pure in quel momento, e i suoi occhi erano frenetici e luminosi. Somigliava ad un adolescente entusiasta. Sorridendo con aria mortificata, fece correre le dita attraverso i suoi capelli e sospirò di nuovo.

Un rumore alla porta del bagno fece svanire il suo sorriso, ed era tutto nervi e farfalle. “Che, Magnus…” borbottò di malavoglia, aprendo la porta per affrontare… sua madre! “Mamma” disse in modo soffocato, arretrando automaticamente di un passo. “Volevo dire, Maryse… Sì?”

“Alexander… Noi dobbiamo parlare.”

“Parlare?” Ma perché nel bagno? Rifletté internamente, aggrottando un po’ le sopracciglia.

“Tu e Magnus”

“Cosa devi dire su di noi…” fu la sua risposta prima che la sua bocca si seccò. Sapeva che la loro relazione sarebbe stato il tema della conversazione ma… non poteva non essere in panico e spaventato. E nervoso.

“Voi due. Quanto siete seri?”

Alec sbatté le palpebre “Seri?”

“Quanto è andata avanti la vostra relazione?”

Capì improvvisamente dove voleva arrivare. La sua faccia si arrossò completamente e guardò in un’altra direzione, sentendosi vagamente come se le stesse sbattendo la porta in faccia. “Mamma! Voglio dire, tu… seriamente?” farfugliò, fissando ardentemente gli armadi.

“E’ importante, Alexander. Anche se non è la stessa cosa come… una relazione tra uomo e donna, ci sono lo stesso dei rischi.”

“Non ho bisogno di parlare di sesso” sbottò “Non ho bisogno di parlarne così!” arrossendo furiosamente, le girò attorno e si incamminò per il corridoio, sentendosi adrenalinico. Non era colpa sua. Non esisteva alcun modo per far si che sarebbe restato e avrebbe ascoltato sua madre, di tutte le persone, parlare di una relazione sessuale omosessuale. Semplicemente non sarebbe mai successo.

Slittò dietro l’angolo, andando a sbattere contro Magnus. Lo stregone sembrava un po’ perplesso quando Alec strinse le sue dita attorno alla sua mano e procedette a trascinarlo verso l’ascensore.

“Cosa stai facendo?”

“Correndo!”

“Ma… Da cosa?”

“Madre”

“Perché?”

“Mi stai facendo troppe domande” rispose veloce, una specie di risata gorgogliò dalla sua lingua. Poteva sentire Magnus fissarlo, ma si limitò a spingerlo dentro l’ascensore e a chiudere il cancello dietro di sé.

“Cosa hai ottenuto da questa corsa?” chiese Magnus, accigliandosi un po’. “Non che non mi piaccia questo nuovo trasgressivo, adrenalinico, ridente Alexander, ma…?” La domanda si spense nel silenzio ma era come se fosse stata completamente pronunciata.

“Maryse… Mi stava chiedendo cose, e, e… sì.” Finì piuttosto impacciato, non volendo vedere la reazione di Magnus se gli avesse detto su cosa riguardava la conversazione che aveva avuto.

“Okay?”

“Posso passare ancora la notte da te?” chiese, prima che quello stato d’animo si smorzasse. Voleva davvero passare la notte da Magnus, solo perché… si sentiva bene. Dormire accanto a qualcuno… Lo faceva sentire un po’ meno solo. E Magnus era caldo. E odorava di buono.

L’espressione di Magnus cambiò a quella domanda. Qualunque cosa si aspettasse, non era quello.  I suoi occhi felini si allargarono un po’, uno sguardo di sorpresa gli lampeggiò sul volto. Poi, lo sguardo si stabilì e lo stregone sogghignò, tirando Alec in un abbraccio quasi spaccaossa. “Tu sciocco, sciocco Nephilim. Perché dovresti chiederlo?”
 
 


Scusate per il ritardo, per farmi perdonare stasera (o al massimo domani pomeriggio) posterò subito un altro capitolo.
Buona lettura! 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. Drenched ***


Aveva iniziato a piovere a metà strada verso casa di Magnus. Lo stregone l’aveva trascinato, ridendo, sotto il tendone di un edificio abbandonato. Alec scrollò via l’acqua dai suoi capelli, sentendosi un po’ soddisfatto quando Magnus si lamentò di essere bagnato.

“Siamo entrambi completamente bagnati” appuntò lo Shadowhunter, strofinandosi il naso. Era una di quelle pesanti e fredde piogge che ti lasciavano i brividi anche per mezz’ora. Era grato di essersi riuscito a riparare alla svelta.

Delle braccia lo circondarono da dietro e lui vi si abbandonò, sospirando piano. Anche quando era freddo e bagnato, Magnus era sempre un po’ caldo.

Aveva perso la sua piccola, insolita, scarica di adrenalina. Sapeva che non sarebbe durata a lungo dopo che sarebbe corso fuori da casa, e lo aveva accettato. Magnus, tuttavia, sembrava essersi infilato sul gradino più alto, senza nessuna possibilità di scendere, sorridendo e ridendo su cose che non avrebbe detto ad Alec. Immaginò che Magnus avesse avuto delle forti vibrazioni e per quello non era ancora sceso.

Il calore si precipitò sul suo volto quando delle calde labbra mordicchiarono il suo lobo. “Magnus…” esalò, allungando le sue braccia attorno alla schiena in modo che lo bloccassero al torso dello stregone. “Che stai facendo…?”

“Intenerendo i tuoi lobi. Ho pianificato di tagliarli e servirli per cena.” Fu la scottante risposta. Le mani si abbassarono lungo i suoi fianchi freddi, e Alec rabbrividì.
“Questo è volgare…” sussurrò, girandosi quel che bastava per baciarlo.

Era freddo e umido e piovoso fuori, una tranquilla notte tetra, ma lui e Magnus erano sotto il tendone, schiacciati insieme e insieme chiusi in un bacio che fece dimenticare ad Alec che faceva freddo e pioveva.

Le abili mani si trovarono al di sotto della maglietta dello Shadowhunter, e lui saltò, prima di sistemarsi in quelle mani. Erano leggermente ruvide e veramente calde, capaci sia di cancellare tutta quella pelle d’oca che di causarla per le più diverse ragioni. Ansioso, Alec spostò le labbra dalla bocca di Magnus, scendendo a baciare la sua mascella e la sua gola.

“E adesso che stai… facendo?” mormorò Magnus, le sue parole vacillarono un po’ quando Alec iniziò a leccare e mordicchiare una parte più delicata del suo collo.

“Ti sto baciando.” Alec non era bravo con le parole, commenti sarcastici o battute spiritose, e così aveva imparato a non usarle affatto. Qualche volta, essere completamente onesti era tutto ciò di cui si aveva bisogno. Un lieve, scosso respiro dal suo amato provò che la sua teoria del non dire nulla era corretta.

Stava diventando stranamente consapevole che entrambi erano più vicini di come avrebbero dovuto. E poi realizzò che erano in pubblico, ma non poteva spostare le labbra per pronunciare parole che avrebbero fermato tutto quello. Non poteva, e non voleva, spostare le labbra per fermare quello che stava facendo sul collo di Magnus.

Ma, Magnus poteva fermare quelle mosse dal collo di Magnus.

Improvvisamente, Alec venne schiacciato contro la sudicia, vecchia porta, un nodo di legno scavò nella sua schiena come la lingua di Magnus scavò a fondo nella sua bocca. Le mani erano premute fermamente sulla parte bassa della sua schiena (la sua maglietta si era alzata) immergendosi pericolosamente a fondo oltre la cintura dei suoi jeans a vita bassa. Non appena Alec trasformò i suoi pensieri, e allungò una mano per scuotere il braccio di Magnus con la protesta non qui, improvvisamente trovò il braccio di Magnus sopra la sua testa, una delle ginocchia dello stregone contro il muro tra le sue gambe per assicurarsi che non si potesse muovere. Un respiro cadde dalle sue labbra in uno spaventato, sveglio sospiro.

Esaminò la presa delle braccia di Magnus, e capì che non poteva spostarle. Il suo braccio destro era ancora libero, ma era abbastanza sicuro che Magnus non avrebbe voluto placare la sua mano dalla sua schiena per afferrare anche quella mano. L’unica altra cosa era il ginocchio di Magnus ed era pericolosamente vicino al suo inguine. Però, Magnus lo stava stuzzicando tranquillamente, perché non si stavano dannatamente toccando.

“Magnus…” grugnì, anche se venne fuori più come un lamento borbottato. Un dito venne schiacciato contro le sue labbra, seguito da un rapido bacio. Prima che potesse elaborarlo, la mano libera di Magnus si intrufolò sotto la sua maglietta e le sue calde dita catturarono un capezzolo e lo rollò tra di esse. Improvvisamente, Alec trovò che i suoi gemiti erano probabilmente più rumorosi della pioggia.

Le sue dita si aggrapparono grossolanamente alla camicia di Magnus, tirandolo più vicino in modo che le loro labbra scesero l’una sull’altra. Questa volta lui fu l’unico che portò al massimo quel bacio, mordendo e succhiando leggermente il labbro inferiore del suo partner mentre lo faceva. Fu ricompensato- il silenzio di Magnus slittava in varie occasioni.

Ora c’era ancora il problema di essere attaccato contro il muro. Cercò di dimenarsi fuori da quella scomoda posizione, ma la ricompensa fu di essere scherzosamente schiaffeggiato sul volto.

Asino” brontolò con veemenza, rosicchiando le sue labbra ansiosamente.

“Fino in fondo” la pressione attorno a lui svanì e trovò che improvvisamente riusciva a muoversi- e vide, più di Magnus. Le strade, le macchine, la pioggia scrosciante… Le case e i negozi vicini…

Magnus efficacemente lo distrasse baciandolo- in basso verso il petto e continuando a scendere verso lo stomaco mentre lo stregone si metteva sulle sue ginocchia. Il panico frullò nello stomaco di Alec per l’ennesima volta mentre le labbra di Magnus lo baciavano lungo la cintura dei jeans. Le dita dello stregone si allacciarono attorno alla cintura, frugando curiosamente nella sua pelle e strisciando verso il bottone.

Per un momento, Alec si sentì come se stesse per svenire. La sua mente stava fluttuando, le sue gambe erano come gelatina sotto di lui, e un’ondata di qualcosa di identificabile lo percorse, quasi facendolo barcollare. Poteva a malapena emettere un respiro per soffocare il nome di Magnus.

“Magnus…!” soffocò, tirando forte i capelli dello stregone.

“Ahi…”

“F-Fermati!” ansimò, mordendosi forte la lingua per potersi distrarre. Contando fino a venticinque nella sua testa, Alec arrivò ad un punto in cui poté sentire il sangue nella sua bocca prima che si azzardasse a dire qualcosa “Siamo in pubblico…”

Magnus non sembrava che si stesse quel fatto, prima che alzò gli occhi e li voltasse dietro di loro. Poi, i suoi occhi da gatto tornarono a guardare quelli blu. Per una frazione di secondo, Alec vide solo desiderio, e la disperazione che lo fissavano.
Poi, lo stregone abbassò la fronte contro la coscia di Alec, esalando con un forte sospiro “Scusa.”

Magnus era stato, sorprendentemente, troppo preso dal momento come lo era Alec.

Quando poi parlò Alec, la sua voce, con suo estremo imbarazzo, lo scosse di nuovo. “A-andiamo… a casa tua, ok?” non era come se stesse cercando di non insinuare nulla; beh, forse. Ma, una volta a casa di Magnus, loro potevano fare qualunque cosa avessero voluto senza la paura di essere visti. Guardando subito dopo negli occhi di Magnus, Alec realizzò che voleva che quello sguardo disperato se ne andasse dai suoi bellissimi occhi felini- e, per una volta, fu finalmente pronto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12. Demented ***


Come si scoprì…

Quella notte non era la notte, dopotutto.

Solo… Era… Lui era così assonnato. Per il momento erano arrivati alla porta di Magnus, lo stregone lo stava sorreggendo da un lato con del panico assoluto scritto sulla sua faccia.

“Alec? Alec, prestami attenzione.”

“’no sveglio, Mags…” incespicò leggermente quando cercò di attraversare la porta, e il momento dopo, trovò che il mondo girava insieme in un’unica grande nebbia e la sua posizione cambiò. Per un momento, pensò che stesse per cadere, ma quello dopo, era accoccolato tra le braccia di Magnus e guardò in alto verso il soffitto non appena salirono le scale. Provò a protestare, ma per qualche ragione, non riuscì a trovare la forza per muovere le labbra.

Si stava facendo sempre più scuro mentre salivano le scale. Era come se non finissero mai, anche se sapeva che finivano. Lo sapeva.

Finivano, vero?
XxXxXxXxX
 
Magnus sapeva che Alec era addormentato prima ancora di entrare nella sua camera. Non sapeva perché, tutto d’improvviso, mentre stavano camminando verso casa, Alec aveva iniziato ad inciampare e reclamare quanto fosse stanco. E non era l’improvvisa beata protesta di chi era troppo stanco, ma era una genuina occhiata come se stesse per svenire dalla stanchezza. La stanchezza di quel tipo non veniva così velocemente e considerando quanto Alec non fosse stato in grado di formulare una lunga e coerente frase mentre camminavano… Sì, Magnus era preoccupato.

Fece sdraiare Alec sul suo letto, il cipiglio non lasciò il suo volto mentre controllava le sue pulsazioni, la respirazione, e qualsiasi altra cosa importante. Tutto sembrava semplicemente nella norma. Era come se Alec fosse solo troppo stanco per stare sveglio. Ma, lui lo sapeva meglio. Certo, era stato un… giorno pieno. Ma non era stato così sostenuto. Non per uno Shadowhunter. Non per Alexander.

Con i nervi a fior di pelle, iniziò velocemente a togliere gli abiti bagnati di Alec. Erano entrambi zuppi per aver camminato sotto la pioggia; era come se la Natura avesse avuto un rancore personale contro di loro, in quanto era diluviato per tutto il viaggio di ritorno. Forse non riusciva a trovare dei vestiti asciutti per il suo ragazzo in quel momento, ma almeno aveva tolto quelli bagnati. Sebbene, nonostante tutto quello che sapeva e aveva fatto Magnus, era ancora un po’ strano svestire Alec quando era addormentato…

Stringendo i vestiti bagnati tra le sue braccia, dolcemente tirò via le coperte e vi cacciò al di sotto Alec. Con uno schiocco delle sue dita, i capelli nerissimi di Alexander erano asciutti; spettinati, ma asciutti. Poi si tolse i suoi vestiti bagnati fradici e ne gettò la maggior parte nel lavandino del bagno mentre camminava nella stanza adiacente, afferrando un asciugamano per asciugare velocemente i suoi capelli. Contrariamente alle credenze popolari, non usava i suoi poteri per ogni singola cosa, nonostante fosse uno stregone.

Tornò velocemente nella camera da letto, non volendo lasciare solo e incustodito Alexander in quello stato. Forse era diventato troppo iperprotettivo e si stava preoccupando troppo, il che era strano, perché solitamente non si preoccupava affatto. Essere preoccupato lo faceva arrabbiare, e così cercava di non esserlo, ma quello era Alexander ed era diverso.

Spostando la frangia dello Shadowhunter dalla sua faccia, Magnus si accomodò nel letto accanto a lui e si raggomitolò sotto le coperte. I suoi nervi erano tutti scombussolati, da parte dalla sua stupida manifestazione d’affetto pubblica e dall’altra da quella situazione. Sapeva che non si sarebbe addormentato troppo presto. Qualunque tipo di sonno avesse avuto era sicuro che sarebbe stato infestato da sogni del più sgradevole tipo…
 
XxXxXxX
 
Magnus si svegliò di soprassalto con un sobbalzo. Quando si era addormentato? Aveva pensato a come non aveva intenzione di addormentarsi e poi si era addormentato? Aveva quella strana sensazione che aveva dormito più a lungo di quanto avrebbe dovuto…

Riflessivamente guardò verso la sua sveglia e sorprendentemente vide che era il mattino del giorno dopo. Otto del mattino, venti minuti più o meno. Poi guardò verso il letto, sperando che Alec fosse sveglio.

Solo che Alec… non c’era.

“Alec?” chiese, guardandosi attorno. Quello era strano… Solitamente Alec non girovagava per casa sua. Anche se gli aveva detto che era libero di farlo, lui semplicemente non lo faceva.

Una rapida ricerca per la casa suggerì a Magnus che il suo ragazzo non c’era. Per tutto il tempo in cui aveva girato per la camera da letto per prendere il cellulare, aveva estremamente in nervi a fior di pelle. Tutti quegli strani sentimenti che aveva avuto prima di dormire erano tornati, veloci e semplici, rosicchiandogli lo stomaco.
Isabelle rispose al quinti squillo.

“Che cosa vuoi, Magnus?”

“C’è lì Alec?”

“Perché dovrebbe essere qui?”

“Beh, quando mi sono addormentato ieri notte, lui era nel letto con me. Mi sono svegliato piuttosto solo questa mattina.”

“Non è lì?”

“No.”

“Nessun biglietto?”

“Ovviamente no.”

“Beh, qui non è tornato. Sono sveglia da qualche ora e non ho sentito nulla.”

Magnus sospirò “Va bene. Andrò a cercarlo!”

“Hai bisogno di aiuto?”

“Nah. Sono sicuro che è qui nelle zone. Ti tengo aggiornata.” Chiuse la chiamata prima che Isabelle potesse rispondere. Non voleva il suo aiuto e non voleva che si preoccupasse e desse fastidio a lui. Magari non l’avrebbe comunque fatto, ma lui… lui non lo sapeva per certo, ma si sentiva come…

Dannazione!

Magnus di solito non era quello che esplodeva casualmente- non esplodeva affatto, in verità. Ma mentre la sua testa gli diceva di essere dannatamente logico e calmo, il panico stava prendendo il sopravvento su tutti i sentimenti razionali che avrebbe dovuto provare. C’era stato qualcosa fuori l’altra notte. E un paio di cose, nei giorni passati. E ora Alec se ne era andato e lui semplicemente aveva davvero, davvero una pessima sensazione.

In quei pochi momenti in cui stava riassumendo le sue emozioni, aveva provato a chiamare Alec (il che doveva essere la sua prima mossa, ma non riusciva a pensare a nulla) solo per sapere che non era raggiungibile. Dopo aver lasciato un messaggio leggermente irritato per il suo ragazzo, uscì sotto la pioggia.

Conosceva i posti dove Alec andava quando voleva restare da solo. Lui non era in nessuno di quelli. Una veloce ricerca generica lo aveva provato. Dopo soli quindici minuti pieni di corsa sotto la pioggia, Magnus era ancora solo e fradicio, e tremava. Lui era freddo e bagnato… ma, se non stava mentendo a se stesso, sapeva che non era quella la ragione.

Restare calmi era la migliore opzione, ma non una di quelle che avrebbe preso facilmente.

Dopo che aveva ripiegato verso casa sua per essere sicuro che lo Shadowhunter non vi fosse tornato, e dopo aver provato a chiamarlo ancora, Magnus si accasciò contro il muro del corridoio e sospirò. Alec non poteva essere semplicemente svanito. Beh, ok, se Magnus avesse fatto qualcosa di veramente stupido, Alec sarebbe sparito. Ma Magnus non aveva fatto nulla di veramente stupido. Stupido, ma non veramente stupido. Quindi, quello era inaccettabile.

L’unica altra opzione a cui Magnus avrebbe potuto pensare era-

Il suono rivelatore di fiamme scoppiettanti e carta increspata fu il pezzo finale del puzzle. Tutta la sua ricerca; il comportamento di Alec, la “nausea”, la scomparsa casuale, le chiamate senza risposta… Tutto portava a quello. Magnus aveva avuto quell’impressione. Sapeva che cosa era stato quel sentimento. Sapeva in che cosa si era trasformato quel sentimento.

One plus one makes two*

Subtract one, the other’s blue.

But nor for long,

We’ll sing this song,

Because his time his through.

Magnus aveva stracciato il foglio prima che capisse cosa stava facendo, le sue mani tremavano mentre lo facevano.

Che cosa era stato: paura.

Cosa era ora: rabbia.

Anche se la rabbia era davvero, davvero una versione dimezzata di quello che provava. A Magnus davvero non importava se le persone gli inviavano messaggi di morte o provavano ad ucciderlo o facevano di lui un bersaglio o erano tutti criptici con i loro stupidi messaggi di fuoco, ma solo per il fatto che vi avevano immischiato anche Alexander… Beh, loro non avevano solo immischiato Alexander. Loro avevano oltrepassato il fottuto limite.

Non si poteva tornare indietro adesso.

Nelle sue dita apparve una penna, e stava scrivendo la risposta con una calma controllata.

Dove dobbiamo incontrarci?
 
 


*Uno più uno fa due,
togline uno, resta quello blu (dagli occhi blu)
ma non per molto
noi canteremo questa canzone
perché il suo tempo è passato.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13. Death ***


C’era qualcosa nel modo in cui quei due erano stupidamente confusi. Alexander Gideon Lightwood e Magnus Bane. E sebbene ci fosse qualcosa nel modo in cui lo stregone riusciva ad evitare dei chiari attacchi, lui non si era mai divertito così tanto come l’inseguire quel certo figlio di Lillith.

Anche se, inseguire era un termine povero. Non ci aveva messo molto per trovare Mr. Bane- lui era sgargiante come aveva sentito. E per quello, era più facile odiare quel triste bastardo.

Catturare Mr. Bane; adesso quella era la parte più difficile. Gli stregoni erano sempre viscide e conniventi persone. Ma, la sua controparte, Mr. Lightwood… Beh, si era aspettato un po’ più di lotta da un Lightwood, ma Alexander era completamente opposto alla sua famiglia. Lui era tranquillo, era timido, era diffidente, ed era anche facile prendere il controllo su di lui. Mr. Magnus Bane l’aveva provato molto bene al di fuori in quell’edificio abbandonato nella pioggia.

Alexander Gideon aveva anche di mostrato di essere esattamente il simbolo dell’attaccamento di Mr. Bane. Era totalmente il simbolo, in realtà…

Non era stato difficile attaccare il corpo di Alexander. Farlo sentire inspiegabilmente e indubbiamente malato fu un facile compito. La sonnolenza era arrivata con quello, e aveva reso il suo lavoro piuttosto semplice.

Gli Stregoni, beh, erano Figli di Lillith, dopotutto. Ma Magnus Bane era sensibilmente diverso. Ed era spassoso, per non dire altro.

Per quanto Magnus Bane provasse a coprirsi con colori luminosi, luci lampeggianti, brillantini, e persone, non aveva intenzione di nascondersi da chi fosse veramente. Ed era semplicemente divertente.

Poggiandosi contro l’incontaminata, carta da parati che copriva il muro, guardò verso il corpo privo di sensi di Mr. Lightwood. Lui stava dormendo lontano, così non sarebbe stato sorpreso se quel triste corpo inerme si fosse svegliato. Non gli importava. Alexander poteva essere uno Shadowhunter, ma non aveva una spada angelica o uno stilo con lui. Anche se probabilmente era dovuto al fatto che lo stregone aveva cambiato i vestiti del Nephilim dopo il temporale.

In qualsiasi caso, non avrebbe avuto importanza. Lui non era un demone e nessun Marchio che qualsiasi Shadowhunter avrebbe potuto disegnare l’avrebbe ferito. Non era quello che si potrebbe chiamare un Notturno in quel senso, ma non era un Nephilim e nemmeno un Mondano. Come avrebbe chiamato se stesso; dove esattamente si sarebbe collocato in quel progetto? Da nessuna parte, in verità. Lui era solo un anima itinerante, uno che aveva il proprio lavoro da fare e adorava infliggerlo con piacere… ora e di nuovo.

Presto, molto presto, Mr. Bane lo avrebbe raggiunto lì. E non era esattamente un fatto nascosto che lo stregone sarebbe impazzito. Ma, aveva imparato durante anni di pratica, quando si ha qualcuno da proteggere, rendeva la Morte molto più semplice da accettare.





“Prima che possiate dirmi che è corto, ho qualcosa da dire… E’ CORTO! Lo so. Fidatevi, lo so. Questo non è propriamente un capitolo ma piuttosto un’introduzione, ma introdurre il nuovo personaggio con il suo minaccioso punto di vista sembra abbastanza per il capitolo 13. È un capitolo… diabolico.

Questo è quanto l’autrice aveva scritto al di sotto del capitolo, e in questo caso ho voluto riportarvelo. Vi avviso, cari lettori, che in totale sono 17 capitoli. Domani posto quello che segue questo!
Buona lettura, e… GRAZIE a chi ha recensito. 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14. Desolation ***


La prima cosa di cui Alec si rese dolorosamente conto era che non si sentiva bene. Ed era stato un po’ più strano di quello che aveva sentito quando si era addormentato, anche se, sinceramente, non ricordava molto di quel momento.

La seconda cosa di cui si rese conto era che faceva freddo. Ricordò, pensava, che stesse piovendo quando stavano andando a casa di Magnus, ma… sembrava che non stesse piovendo più? La sua testa si sentiva divertita… Non poteva dire molto di qualsiasi cosa in quel momento. Ma- il freddo? Perché faceva freddo? Prima non era al freddo e ora invece ce ne era abbastanza da farlo tremare.

La terza cosa che realizzò, probabilmente un po’ più in ritardo di quanto avrebbe dovuto, fu che non era propriamente in casa di Magnus. Non sembrava come la casa di Magnus, non odorava come la casa di Magnus, e non suonava come la casa di Magnus. E non era casa sua, comunque, e quello gli fece capire che era da qualche parte dove non dovrebbe essere stato.

“Magnus…?”

“Mr. Magnus Bane ci raggiungerà momentaneamente.”

Alec ruotò fuori dal letto, atterrando leggermente sui suoi piedi mentre la mano andò automaticamente a prendere il suo Stilo. La sua mano non lo trovò e per un po’ entrò nel panico, guardando in basso verso se stesso per realizzare che era vestito con una maglietta poco appariscente di Magnus. A Magnus non piaceva quella particolare maglietta perché era troppo noiosa, e l’aveva regalata ad Alec, che l’aveva presa un po’ riluttante. Noiosa per Magnus, ma ancora cool per lui. Non doveva digredire…

Strizzò gli occhi nell’oscurità della stanza- doveva essere notte, a quanto pareva-  un po’ più teso e in allerta ora che si era alzato.

“Chi sei tu…” chiese, gli occhi alla ricerca di vie di fuga nella stanza. Le finestre alla sua destra, sopra il letto, la porta e quello straniero appoggiato ad essa. Le possibilità di fuga sembravano altamente improbabili, a meno che non avesse intenzione di muoversi velocemente. Nove volte su dieci, la finestra non era una via di fuga comunque. “Che cosa vuoi?”

“Hai fatto troppe domande troppo velocemente perché io possa rispondere opportunamente ad esse, Mr. Lightwood.”

Un brivido di disagio gli percorse la sua spina dorsale. Forse avrebbe potuto essere fatto fuori come un incidente causale, ma quel ragazzo conosceva i loro nomi. “Che cosa vuoi?” ripeté, mentre gli occhi scrutavano ancora la stanza. Cosa avrebbe potuto usare come un’arma, ci doveva essere qualcosa… Quasi tutto poteva essere utilizzato come un’arma in mani esperte.

“Per rendere le cose semplici, lo proporremo come una vendetta.”

I suoi occhi scivolarono indietro verso la figura, la quale non aveva ancora fatto un passo fuori dall’ombra ma Alec sapeva che era là. “Cosa intendi per vendetta?”

“Gli Stregoni sono una razza viscida. Non hanno mostrato rispetto per la mia razza per tutto il passato e non lascerò che nessun altro di quella vile specie impazzisca. Soprattutto uno di loro che è così… impertinente.”

Magnus. Tutto quello era per Magnus. Quella era la ragione per cui tutto era iniziato poco prima- l’omicidio, il messaggio di fuoco… Era tutto fatto da quella persona. Quella persona stava cercando di catturare Magnus. Lui stesso era stato catturato nel mezzo.

“Lo ammetto, non avevo intenzione di includerti nella nostra escursione stanotte. I Nephilim sono sempre stati un’ottima risorsa per il nostro mondo. Sono restati dove dovevano essere, parlando in generale, ovviamente, e liberano il mondo dai demoni. Ma ahimè, Alexander, tu sei l’unica cosa per cui Mr. Bane avrebbe sacrificato se stesso.”

Alec ricacciò indietro il brivido di minaccia che lo stava sopraffacendo. Per prima cosa, che a lui non piaceva, il modo in cui quello straniero aveva pronunciato il suo nome con così calma. Era quasi come se fossero conoscenti da anni. Solo altri due gruppi di persone lo chiamavano Alexander, ed erano i suoi genitori e Magnus. Secondariamente, sacrificio. Magnus non sembrava il tipo che avrebbe sacrificato se stesso per coloro che stavano bene, non che l’avesse propriamente detto. Ma forse… Forse… Lui era davvero così importante per il suo ragazzo stregone? Lui, Alexander Lightwood?

Lui sinceramente non riusciva a rispondersi.

Lui sperava solo che Magnus non combinasse nulla di stupido.  Lo ammise, era già abbastanza brutto pensare che Magnus stava andando lì, da loro, solo perché lui era stato… rapito. Quel pensiero lo lasciò in un in totale nuovo rullo di domande.
“Come io.. Come tu..”

“Ti ho portato via da Magnus? È stato veramente facile. Vedi, sono un Tokoloshe*.” La figura fece un passo avanti nella luce subito dopo, facendo diventare Alec più teso. Quella persona era una figura piuttosto bassa, forse alta al massimo un metro.**C’era una strana andatura nel modo in cui camminò, e forse era dovuta alla sua altezza. La sua pelle, che sembrava grigio polvere nell’oscurità, sembrava essere appesa al di fuori di quel suo fragile corpo mentre camminava in avanti. Sulla sua faccia un sorriso che tendeva la sua pelle troppo tirata sulla sua faccia, che quasi raggiungeva i suoi occhi. Dove i suoi occhi avrebbero dovuto essere, Alec si corresse mentalmente, quando notò che quella figura non aveva proprio gli occhi. Erano stati cavati fuori.

“Un Tokoloshee” ripeté Alec ad alta voce, contento del fatto che la sua voce fosse ferma. O qualcosa di simile.

La verità era che Alexander non sapeva nulla sui Tokoloshe. Ne aveva sentito parlare poco, ma loro erano nativi dell’Africa e perciò non era il suo forte. I mostri Tokoloshe non erano demoni, quindi ne sapeva ancora meno. Aveva letto qualcosa, certamente. Ma nessun libro sul soprannaturale del Nord Africa.

“Sei confuso. Vedi, un Tokoloshe è un tipo di assassino con altissimi poteri. Certo, questa è la storia in generale. Comando me stesso in questa occasione, prendendo ordini da nessun altro. Un Tokoloshe ha diversi tipi di poteri, dall’ingannare un bambino e fargli vedere qualcosa di spaventoso per fargli uccidere un uomo con un lento soffocamento. Per questo caso particolare, è stato quasi fin troppo semplice far addormentare te e Magnus.” Il Tokoloshe prese una pausa, toccando il suo mento pensieroso. “Mr. Bane sembrava che stesse resistendo involontariamente per qualche momento, ma alla fine ha ceduto anche lui.”

Così, era qualcosa di simile alla magia degli stregoni. Quello aveva senso. In nessun altro modo qualcuno sarebbe stato capace di far addormentare lui e Magnus, anche se si era sentito un po’ male. “Perché alzare tutto questo polverone se avresti potuto uccidere Magnus con un solo gesto della mano?”

Realizzò in quel momento quanto amava veramente Magnus. Quella particolare frase che era appena uscita dalle sue labbra così distrattamente fu come un colpo personale al cuore. Perché Alexander non pensava che Magnus fosse il primo a morire. Alec era solo un mortale; perciò, sarebbe stato il primo. La morte lo intrappolava, soffocandolo velocemente con la fredda rabbia che spesso la associava. Lo aveva sempre pensato, e sicuramente anche Magnus, così lo stregone si logorava attraverso quel dolore come un costante richiamo…?

“Devo divertirmi un po’ ora e ancora, no Alexander?”

Divertimento.

Sì. Giusto.

 
XoXoXoX
 
La pazienza non era una cosa in cui Magnus era bravo.

Era solo qualcosa con cui era nato, e qualcosa che lui non avrebbe mai lasciato. Anche dopo ottocento anni, Magnus era ancora piuttosto impaziente. E quando venivano situazioni come quelle, era ancora più impaziente.

Inutile da dire, mentre aspettava di ricevere una risposta su dove doveva andare, lui era pronto a sparare una serie di risposte tutt’altro che corrette. Ma, quando finalmente il bastardo si decise a rispondere una dannata cosa, Magnus era pronto ad andare.

Era qualche posto lontano, non New York. Suonava… come un posto africano. Ma, non importa. Quello non importava. A lui non gli importava. Doveva solo prendere il Portale più vicino ed era semplice come contare.

La risposta sul messaggio di fuoco lo aveva mandato a quell’edificio. Quell’edificio che Magnus stava guardando. Era solo un normale albergo- ma non c’era vita al suo interno. Non sarebbe stato sorpreso se quel figlio di puttana fosse stato l’unico che aveva pernottato  l’intero palazzo.

Senza indugio, entrò nel palazzo e si diresse verso il numero della stanza che gli era stato detto quando gli era stato recapitato l’ultimo messaggio di fuoco. Lui era il ritratto della serenità- mani in tasca, un sorriso sulle sue labbra, e una postura casuale. Lo stava perfezionando. Mentalmente, non era così perfetto.

Ma non importava.

Alexander era alla sua portata, e stava per portarlo indietro.

Se era una battaglia che il bastardo voleva, in tal caso l’avrebbe accontentato dopotutto.
 
 


*Tokoloshe: nelle credenze popolari africane il Tokoloshe assomiglia a un elfo o un nano del piccolo popolo. Più precisamente corrisponde ad un piccolo zombie nano creato in seguito alla morte di una persona cara entro l’anno di vita. Per saperne di più: http://www.chupacabramania.com/archivio/148/In-Sud-africa-una-credenza-molto-diffusa-e-quella-del-Tokoloshe.htm
**Nella traduzione originale “non più alto di tre o quattro piedi”, un piede corrisponde a 30 cm circa.

Oggi ho avuto una giornataccia, ma ecco qui il capitolo! Per il prossimo, ahimè, mi sa che ci metterò un po’ di più. Chiedo scusa!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15. Darkening ***


Magnus salì le scale fino al quarto piano, senza preoccuparsi di aspettare l’ascensore. Perché attraverso la calma che percepiva in quella tranquilla mattina, Magnus aveva sentito un grido. E riconobbe quell’urlo. Alexander di solito non urlava.
 
XoXoXoX
 
Non era stata una valutazione giusta quella di Alec- davvero. Non si aspettava che il dolore arrivasse così velocemente, un colpo brutale come se la gravità pesasse su di lui. L’urlo si era rotto sulle sue labbra prima che potesse fermarlo.
 
XoXoXoX
 
Se solo il teletrasporto fosse stato una delle abilità magiche di Magnus, perché quella corsa era un dolore al culo. Non che fosse fuori forma o altro, ma era lento, c’erano troppe scale, e così tanti maledetti numeri da cercare e capire dove si trovava quella diavolo di porta.
 
XoXoXoX
 
Alec  era riuscito solo a restare in piedi, le sue unghie scavavano nella lucente carta da parati che copriva i muri. Era senza respiro, come se avesse appena corso una maratona. Aveva il sospetto che i suoi polmoni fossero molto vicini allo spezzarsi. Respirare faceva male, ed era tutto quello che riusciva a fare per prendere un respiro.
 
XoXoXoX
 
Magnus aveva qualche parola da urlare quando con un calcio avrebbe aperto la porta del giusto appartamento. Cadde rumorosamente contro il muro, lasciando la piccola stanza in un mortale silenzio. Avrebbe urlato se solo pensava che sarebbe servito a qualcosa, ma aveva semplicemente fatto il suo sguardo cattivo.

XoXoXoX
 
Alec indietreggiò al suono della porta. La sua testa scattò in alto verso la porta, dove Magnus vi stava assurdamente entrando.
 
XoXoXoX
 
Magnus trovò rapidamente Alexander con facilità, molto meno vedendolo in quello stato, con un cipiglio sul suo volto e la rabbia nel cuore.
 
XoXoXoX
 
“Magnus…”
“Alexander.”
XoXoXoX
 
Probabilmente sarebbe stato in quel momento che si sarebbero gettati l’uno nelle braccia dell’altro se Alec non avesse iniziato ad ansimare ancora alla ricerca di respiro. Quel sentimento tornò-  quella sensazione schiacciante che lo teneva ancorato al suolo e lo fece quasi implorare pietà. Lo sguardo sul volto di Magnus, lo sguardo che Alec catturò, quasi raddoppiò la paura.
 
Un misto di ripugnanza, panico, e disgusto attraversarono il volto dello stregone prima che Alec catturò quel barlume di movimento dietro di lui.

“Magnus…” soffocò, ma non ce ne era bisogno.

Fiamme bianche e rosse colpirono verso le gambe di Magnus, ma sembrava che lo stregone fosse già pronto. Con il più semplice schiocco di mano, Magnus estinse le fiamme e solo scintille blu fluttuarono a vanvera al suo posto.

 
“Ciao, bastardo.”
 
XoXoXoX
 
“Buon pomeriggio, Mr. Magnus. Ho visto che hai trovato l’hotel. È di tuo gradimento? Mi spiace che il mio ospite non sia molto di tuo gradimento, ma non ho avuto tempo di agghindare il ragazzo assonnato.

Magnus, suo malgrado, lanciò una sbieca occhiata ancora verso Alexander. Il suo ragazzo stava indossando una maglietta che Magnus ricordò gli appartenesse, e un paio di pantaloni del pigiama piuttosto larghi (che appartenevano ancora a lui). Quella cosa era corretta; Alec non era di suo gradimento, lui era il suo amore.
“Che cosa vuoi.”

“Niente eccetto il tuo sangue, stregone.”

Non sapeva bene di cosa si trattasse. Quella… raccapricciante piccola strega voleva il suo sangue, quindi, poteva solo immaginare che fosse una vendetta. Francamente, non gli importava molto di quella cosa.

“Stento a credere che lo avrai.”

Fu subito sul piccolo mostro poi- dimenticò la magia. Normalmente, Magnus non avrebbe combattuto con i propri pugni, ma quella era una circostanza diversa. Tutto quello che sapeva era che qualcuno oltre a lui aveva toccato il suo Alexander, e aveva progettato di prendere a pugni il bastardo finché non avessero sanguinato.

Tuttavia.

L’essere, come era già stato notato, non era umano e poteva usare anche la magia. Magnus colpì il muro prima che ebbe il tempo di battere gli occhi, e si trovò rannicchiato sul pavimento parecchio senza fiato.

“M-M-Magnus!”

Assaggiando il sangue nella sua bocca, si rialzò in piedi. Ottocento anni di magia non poteva prepararti se non sapevi contro cosa stavi combattendo, per prima cosa.

“Ascolta, pompinaro,” iniziò l’altro uomo, e Magnus sbuffò, sogghignò e borbottò “Come sei volgare” tra i denti una sola volta. “Ho avuto una lunga politica di sopportazione riguardo gli stregoni. Ne trovo uno, ne uccido uno. E tu, mio caro freak*, rendi tutto quanto un po’ più facile nell’essere, solo, te stesso.”

“Me stesso? Non ti piaccio?” Magnus sparò di nuovo, continuando a sorridere. “Dannazione. Sono qui, pensando di essere il miglior pezzo di merda che cammina in questa terra.”

Alec quasi rise, pensò Magnus.

Il piccolo mostro lo sentì a sua volta. “Zitto, frocio.”

Fiamme blu uscirono dalla punta delle dita di Magnus prima che lui potesse emettere un ringhio. Non gli importava se quello era un crimine d’odio per gli stregoni o un crimine d’odio per gli omosessuali, ma nessuno poteva chiamare Alexander in quel modo. “Come osi…”

Indietreggiò quando le fiamme si rivelarono inutili, e le estinse velocemente. Tutto era riflesso. Beh, allora avrebbe lottato contro ciò che non si poteva vedere. L’hotel era un posto carino per quello, le ombre scure negli angoli e ogni cosa che rientrava nel mondo delle Tenebre. Magnus incrociò le sue mani dietro la sua schiena, provando a controllare il loro tremolio. Se era sconvolto, quello non avrebbe proprio funzionato. Doveva solo concentrarsi sull’oscurità, e l’illusione, e una barriera, e a un incanto, e custodie di protezione… e doveva continuare a far parlare il bastardo.

“Così, qual è il tuo problema con…” si fermò non appena Alec soffocò e biascicò dietro di lui, e Magnus sentì un tonfo di ginocchia colpire il pavimento “…gli stregoni?” finì piuttosto debolmente, e non aveva bisogno vedere il sorriso sul volto del mostro per sapere che stava per essere schiacciato.

“Non vedo perché dovrei aver bisogno di spiegarti il mio piano. Sei solo sporcizia sul fondo dei miei stivali.”

“Stivali di cattivo gusto, aggiungerei.”

Il basso piagnucolio dietro di lui provò che ogni volta che apriva la bocca, Alec ne pagava il prezzo. Non poteva sopportarlo. Proprio non poteva.

“Smettila!” scattò, stringendo le mani. L’oscurità nella stanza, le ombre che stava fissando, sembravano convergere, cambiare, muoversi… La loro destinazione era una sola e Magnus, che normalmente non era religioso, pronunciò una preghiera di speranza che il mostro non vedesse lo spostamento improvviso.

La fortuna era dalla sua parte, sembrava, poiché lo stregone sorrideva selvaggio ma non sembrava riconoscere lo spostamento. Almeno il piagnucolio di Alec si spense, e Magnus poté sentirlo tirare dei profondi respiri. Erano entrambi impotenti a questo tipo di magia, specialmente uno che poteva tenerli in quel posto. Era quel tipo di magia che lo faceva seriamente incazzare.

Non poteva diventare pazzo. Doveva calmarsi. Doveva. Controllare la magia era abbastanza duro nelle migliori circostanze- come su quella nave quando lo Shadowhunter era andato ad attaccare Valentine, non aveva combattuto. Lui stava guardando. Con calma. Beh, notevolmente più calmo di come era ora. Aveva bisogno di raggiungere lo stato di calma.

Controllare la magia era abbastanza duro nelle migliori circostanze, e quella era la peggiore. Non stava semplicemente controllando la magia, ma la magia Oscura. Aveva giurato che non l’avrebbe usata, ma quando c’erano delle vite in pericolo, era abbastanza sicuro che poteva andare contro le sue promesse.

L’Oscurità era abbastanza facile da controllare. Ma era pericoloso. Se non l’avesse eseguita in tempi corretti, avrebbe potuto giustiziare se stesso e Alexander. E quello, francamente, sarebbe andato contro ogni scopo dell’essere lì.

Magnus, inoltre, aveva la straordinaria capacità di diventare estremamente arrabbiato quando qualcuno lo interrompeva, o lo toccava. Non gli piaceva essere toccato. Piccolo cruccio personale. Poteva toccare chi voleva, come, quando, perché, e per qualsiasi ragione, ma se qualcuno lo toccava… beh, no. No.
Questo poteva essere considerata una parte abbastanza seccante di Magnus e il mostro non improvvisamente lo sbatté contro il muro.

Sicuro, lui non doveva essere toccato. Non si aspettava di subire un attacco. E ora c’era un ginocchio alla sua gola e dal suo aspetto, era rivestito con del veleno. E tutto quello che Magnus sapeva era che era seriamente arrabbiato.

Concentrandosi, fece volare lo strano essere all’indietro, l’oscurità esplose dai margini della stanza. Magnus ebbe solo una frazione di secondo per lanciare una frettolosa, debole barriera su Alexander prima che l’essere potesse alzarsi.

Era un potere interessante, questa Oscurità che Magnus possedeva. Bastava un ombra per iniziarlo e tutto si sarebbe radunato da lì. Quella stanza era particolarmente piena di ombre. Con la sua persuasione, tutte le ombre si raccolsero in un punto, modellandosi e costituendosi in una specie di palla di energia Oscura, anche se non era propriamente la parola adatta. Una persona sana avrebbe argomentato che un’ombra non avrebbe potuto fare del male ad una persona, ma quanto si sbagliavano- l’Oscurità poteva uccidere una persona in un batter d’occhio.

Lo faceva, se non avevi una barriera protettiva.

Che, nella fretta e nella rabbia di tutte quelle cose, Magnus non aveva.

E lui era suscettibile alle Tenebre, come tutte le altre persone lo erano fino alla fine dei tempi.
 




 
 
*Freak non ho voluto tradurlo, altrimenti avrebbe perso di senso. Esiste una traduzione letterale del termine, ma i freak generalmente sono tutte le persone strane, quelle che oggi definiremmo diverse. I freak erano considerati quelli del circo, uomini troppo alti, le gemelle siamesi con uno stesso corpo e due teste ecc. Quindi, in pochissime parole, il termine indica “diverso”.
Scusate per il ritardo IMMENSO per questo capitolo, ma le feste arrivano e il lavoro raddoppia. Spero di riuscire a terminare entro la settimana prossima, mancano solo due capitoli purtroppo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16. Disintegration ***


Magnus era estremamente calmo riguardo tutte le cose, come sembrava ad Alexander. Eccetto per il piccolo sfogo all’inizio di tutto, lo stregone stava prendendo tutto con calma. E non sapeva come.

Alec stava iniziando ad avere piccoli battiti di panico; Magnus era serio e calmo davanti a tutto. E ad un certo punto, Alec poté giurare che aveva visto l’Oscurità muoversi.

Quando stava leggendo il libro di Magnus, quello che conteneva gli incantesimi, aveva visto diversi incantesimi che includevano l’Oscurità e nessuno di quelli finiva bene. Era Oscurità, dopo tutto, e semplicemente non potevi immaginare di dilettarti in quelle arti.

Tuttavia, smise di pensarci quando il Tokoloshe schiacciò Magnus contro il muro con un ginocchio alla sua gola. Senza pensare razionalmente, Alec si rialzò e afferrò il primo oggetto vicino, prendendo la mira, lo gettò alla testa dell’aggressore. Allo stesso tempo, Magnus sembrava aver perso l’attenta concentrazione che Alec aveva visto si impossessava di lui. Le ombre si spostarono attorno a loro ancora una volta, e sebbene Alec non avesse paura del buio, non era sicuro di voler sapere cosa sarebbe accaduto poi.

Il Tokoloshe si girò verso Alec e in quel momento ci fu un lampo luminoso come se la luce-

Lui venne gettato via, duramente, e quasi si lanciò in un combattimento quando riconobbe che i brillanti occhi da gatto appartenevano al suo “aggressore”. Magnus lo trascinò in piedi mentre protestava (era questione di vita o di morte, ma dannazione, poteva essere più gentile!)

“Dai, andiamo!” Magnus gridò, trascinandolo alla porta.

“Ma, Magnus-!”

Alec si girò, e solo per abitudine lanciò un’occhiata dietro le sue spalle come un riflesso. Non fu un’ottima idea.

La stanza era ricoperta interamente dall’Oscurità, così spessa che Alec non poteva proprio dire dove il loro assalitore era andato, e si stava rapidamente diffondendo per tutta la stanza. E nonostante non fosse spaventato dal buio, immaginò che essere catturati da quel rapido movimento di Oscurità fosse una tempesta che non sarebbero riusciti a sopportare. “Magnus!” Ma, veramente, cosa avrebbe potuto fare Magnus in quel momento?  Adesso era troppo tardi.

Senza nemmeno il tempo di battere gli occhi, l’Oscurità aveva inghiottito la stanza in tutta la sua interezza.

Era uno strano tipo di sentimento, come se improvvisamente si era disconnesso dal suo corpo. Non riusciva a muovere le gambe, e nemmeno a stringere la presa nelle mani di Magnus. Non era completamente diverso dal peso schiacciante del Tokoloshe che quasi lo aveva messo sotto, tranne che in questo caso non c’era dolore.

Ma nelle tenebre, non poteva dire se era giorno o notte, se era sveglio o dormiva, vivo o morto. E, alla fine, nell’oscurità, lui cedette dolcemente.

 
XoXoXoX
 
Alexander si svegliò di soprassalto “Magnus!” Si alzò velocemente, il suo mondo improvvisamente venne inondato di una luce brillante. Per uno stupido secondo, pensò che fosse morto.

Ma la luce venne cancellata, e poté mettere a fuoco le figure attorno a lui. Quella stanza… La stessa stanza in cui era! Così, non era stato incosciente per molto, forse per qualche secondo…

Senza pensarci troppo, i suoi occhi viaggiarono immediatamente per trovare lo stregone che gli mancava. Si rese conto che stava stringendo ancora la sua mano, primo, e secondariamente, che Magnus era incosciente. “Magnus? Magnus? Svegliati” chiese, scuotendo le spalle dello stregone. “Onestamente, come abbiamo potuto addormentarci entrambi sul lavoro…?” mormorò, aspettando che quegli occhi si aprissero e una qualche sua stupida-saggia osservazione sull’essere stati rapiti.  

Ma quello non accadde, e un brivido di disagio lo scosse “Magnus?”

Alec distolse lo sguardo da Magnus per un secondo, guardando attorno alla stanza con disagio. Il Tokoloshe era andato, del tutto. Beh, forse non era stato abbastanza semplice. Tutto nella stanza sembrava semplicemente disintegrato, o almeno ci avevano provato. I muri non si erano allontanati molto dall’esserlo, ma oltre a quello, c’era solo un sacco di cenere annerita attorno a lui.

“Magnus, svegliati!” invocò, tornando a guardare lo stregone e impazientemente pungolò la sua guancia. “Se hai salvato la mia vita, so che devi salvare la tua, e allora svegliati!” la sua voce si ruppe sull’ultima sillaba e mentalmente si maledisse. Non l’avrebbe fatto. Non avrebbe dato la sua vita per la sua.

“Dai, stupido stregone!” mormorò, dando rapidamente emozione alla sua voce mentre armeggiava con il polso di Magnus. Avrebbe dovuto essere la prima cosa da fare, ma la sua testa era troppo confusa. Non era ancora sicuro cosa esattamente stava-

“Buuh!”

Con un grido che avrebbe negato più tardi fosse uscito dalla sua bocca, Alec saltò indietro quando Magnus improvvisamente si mise a sedere. Quegli occhi da gatto erano finalmente vedibili, e così il loro spirito.

“Stronzo” fu tutto quello che Alec pensò di farfugliare prima che Magnus lo schiacciò in uno dei più stretti abbracci che aveva mai ricevuto “…mi hai spaventato…” mormorò, nascondendo la testa nell’incavo del collo di Magnus. “Ho pensato che fossi morto…”

Magnus rise leggermente e Alec sentì il mento dello stregone adagiarsi sulla sua testa “Sinceramente, anche io lo pensavo.”

“Come noi- Voglio dire, cosa hai fatto?”

“C’era una barriera. Su di te.”

“Oh” si fermò, aggrottando la fronte. Su di te? “Solo su di me?”

“Sì”

“Ma perché?”

“Non avevo tempo”

“Idiota! Perché non ti sei prima preoccupato di te stesso?” Magnus guardò in basso verso di lui con un tale sguardo che la risposta era chiaramente intuibile. La rabbia di Alec vacillò “Quindi, come fai ad essere ancora qui…?”

“Penso… La barriera che ti ho dato non era esattamente, uhm, della tua misura. E mi dispiace per questo, perché non pensavo facesse questo ottimo lavoro finché entrambi non ne siamo usciti. Di solito una barriera si definisce attorno ad una persona, ma quando l’ho eretta, ho avuto mezzo secondo per essere sicuro che non saresti rimasto ucciso nello scoppio e penso che quando ci siamo presi per mano, la barriera si sia propagata anche su di me. Penso.” Magnus assunse un’aria contemplativa per un momento prima di scrollare le spalle. “Comunque. Ha funzionato.”

“Sei così noncurante” mormorò Alec, sciogliendosi solo leggermente da quell’abbraccio.

“Al momento, non mi importa perché ho messo una barriera su di te.”

Alec si ritrasse “Non dire cose come questa…”

“Ma è vero. Tu sei la mia prima priorità.”

Si morse leggermente il labbro, indeciso se essere felice o irritato. Ci fu una piccola vibrazione causata dalle parole di Magnus, una vibrazione che era andata dritta al suo cuore e lo aveva scaldato. Allo stesso tempo, la priorità di Magnus sarebbe dovuto essere Magnus stesso, ma Alec non riuscì a costringersi a dirlo. Premette solo le sue labbra contro quelle calde di Magnus. Il bacio durò per poco tempo, ma poi Magnus lo spostò.

“Alec, dobbiamo andare, ho sentito delle sirene. Non sono riuscito a mascherare bene l’esplosione, così… Beh, io non ho bisogno di essere catturato qui.”
Mezzo seccato, Alec annuì e si alzò in piedi, ondeggiando leggermente. Sentiva il mondo sotto sopra.

“Oh, wow!” Magnus emise sottovoce, e Alec capì che lui si sentiva la stessa impressione. “Avrei davvero dovuto creare una barriera migliore.”

“Almeno non siamo stati disintegrati. Che, presumo, è quello che è successo al Tokoloshe.” Aggiunse, dirigendosi verso la porta.

“Tokoloshe? Quella cosa era un Tokoloshe?”

Alec si guardò dietro, accigliandosi “Sì? Ne hai mai sentito parlare?”

Magnus annuì “Mmh. Sono conosciuti per rapire furtivamente le persone nel mezzo della notte. Sono generalmente controllati da qualcun altro come mezzo per perseguitare una persona, ma il vecchio mito dice che o strappano a morsi le dita delle persone addormentate o violentano le donne solo per divertimento. Non pensavo fossero veri, comunque.”

“Oh, questo è… simpatico.” Mormorò Alec, strofinandosi la schiena e la testa mentre uscivano. “Aspetta, dove diavolo siamo noi?”

“Australia. No aspetta, non è giusto. Mmh… Mi sono dimenticato.” Magnus rise subito dopo, e dopo averla trovata prese la mano di Alec, trascinandolo per la strada.
 
 




Lo so, sono una persona orribile perché per più di una settimana non mi sono fatta viva con questo capitolo. Perdonatemi, ci sono stati i festeggiamenti per il mio compleanno e il lavoro che chiamava!

Gustatevi questo tanto atteso capitolo – perdonandomi ancora please  - mentre io mi metto già all’opera per l’altro: I promise.

Baci a tutte e buona lettura. 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17. Desire ***


“Sai, non ho mai trascorso così tanto tempo a preoccuparmi di qualcosa come ho fatto con te” mormorò Magnus, sfregando il naso contro il collo di Alec. Alec rispose con un lieve brivido- il naso dello stregone era freddo, per uno strano motivo, e goffamente avvolse le braccia attorno a lui.

“Lo so. Mi spiace.”

“Stupido Nephilim… Stupido, stupido, Alexander” mormorò, baciando la pelle del collo dello Shadowhunter.

Alexander sorrise semplicemente, facendo correre le dita attraverso le accurate punte dei capelli di Magnus. “E’ così stupido amarti nel modo in cui lo faccio io?”
Lo stregone fece un rumore che suonava a metà come risata, a metà come uno sbuffo. “Minimamente no, Alexander. Proprio no.”

Alec sospirò tranquillamente, contento. Erano tornati indietro attraverso un Portale ed erano arrivati alla camera di Magnus senza incidenti, e Alec aveva la sensazione che qualcuno li avrebbe con il tempo interrogati sull’intera questione, proprio non gli importava in quel momento. Era avvolto al sicuro nelle braccia dello stregone e quello era davvero tutto ciò che importava.

Le labbra di Magnus si mossero con esperienza lungo la clavicola di Alec e lui rabbrividì appena. Sentì Magnus ridere di nuovo, silenziosamente, e continuò con il bacio.

Alce si girò, catturando le labbra di Magnus in un gentile e dolce bacio.

XoXoXoX

Quando erano finalmente riusciti a staccarsi dalle loro coccole, Alec si diresse immediatamente verso la cucina. Magnus si era divertito a scoprire lo stomaco dello Shadowhunter brontolare incessantemente (parte del motivo per cui avevano deciso di sciogliersi) e Magnus aveva mormorato, addormentato, qualcosa su del bacon che era in frigo. Ovviamente, Alec aveva pensato che quello sembrasse assolutamente magnifico, e così, si era allontanato con una scusa frettolosa. Oh beh. Magnus stava fingendo di essere mezzo addormentato comunque.

Fingeva, perché lui non era minimamente stanco. Era ansioso. C’era una sottile linea tra l’essere ansioso e impaurito, e lui era semplicemente ansioso. Non c’era nulla per cui essere preoccupati ora. Beh. Forse…

No! Non ci avrebbe pensato!

Una volta che Alec lasciò la stanza, Magnus rotolò, nascondendo il volto nel cuscino. Era contento di essersi riposato lì tutta la notte e sbaciucchiato Alexander, e anche se era passata la mezzanotte (veramente, dove era andata la giornata? Oh, Titanic, come hai fatto a rubare il nostro tempo?) non era ancora pronto per andare a dormire. Lo ammise, non aveva davvero voglia di muoversi, e, così era una situazione mancata ora che Alexander era andato via per uno spuntino notturno.

Con un gemito soffocato, alzò il suo viso lontano dal cuscino e si mise a sedere, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli. Sembrava un casino, valutò quando si guardò nello specchio a figura intera della porta aperta dell’armadio. I suoi capelli si erano completamente afflosciati- gli spuntoni erano scomparsi, non aveva nemmeno fatto i colpi di sole nel caos di quel giorno, e persino i glitter che sembravano sempre permanenti erano diminuiti. In una normale circostanza, avrebbe detto che non l’avrebbe mai fatto, ma in quel momento, trovava la prospettiva di sistemarli fin troppo noiosa. Noiosa, noiosa… quella parola suonava strana nella sua testa.

Ahimè, le cose non sarebbero state noiose per un po’. Magnus aveva programmato quello all’aperto, e forse era per quello che non si era dato una sistemata ai capelli. C’erano stati molti argomenti più interessanti da toccare- e ancora, Magnus combatté contro quel sentimento ansioso.

“Io sono il magnifico Magnus Bane. Non vedo perché dovrei essere così alterato su questa cosa.” dichiarò ad alta voce, come se fosse la dichiarazione di una verità.

“Alterato su cosa?”

Per poco non saltò quando Alexander tornò nella stanza, con un piatto di bacon precariamente in bilico nella sua mano. Nell’altra c’era una tazza di, Magnus pensò essere, caffè. Guardò lo Shadowhunter poggiare la tazza di caffè sul comodino, per poi prendere il suo posto sul letto. In un improvviso capriccio, Magnus rubò un pezzo di bacon.

“Hey!”

Ridacchiò, rosicchiandolo mentre guardava gli occhi blu dello Shadowhunter che splendevano verso di lui. “Potrei sempre mordicchiare te.” Disse, senza battere ciglio. Questo fece arrossire Alec e lo fece tornare a guardare il suo piatto. Seriamente, era dannatamente troppo carino quando arrossiva. Come aveva potuto non notarlo prima?

Cambiò la sua posizione nel tentativo di sentirsi più a suo agio (anche se c’erano dei problemi di disagio che non poteva risolvere semplicemente cambiando posizione) e poi guardò verso la finestra.

XoXoXoX

“E’ una bella notte” mormorò Alec, dopo aver visto il suo ragazzo che guardava fuori dalla finestra. E lo era davvero; il cielo era pulito e c’era buio per quanto poteva vedere, ma era perforato e penetrato dalla luce guida delle stelle. Alec era felice, veramente felice, anche se ripensava agli eventi della giornata. Poteva essere un terribile, e per un momento, devastante momento, come era stato. Ma le nuvole se ne erano andate, la pioggia si era spostata, e i cieli erano ancora chiari.

Alec poteva solo vedere una prospettiva positiva per il suo futuro in quel momento.
Sentì un movimento sul letto e si voltò a guardare Magnus, un po’ di malumore perché si stava muovendo troppo. Non si aspettava quello che trovò.

XoXoXoX

Sapete quanto può essere terribilmente difficile restare su un solo ginocchio in un letto? Magnus no. Di conseguenza, fu abbastanza fortunato a essere riuscito a tenere l’anello e a non essere caduto di faccia a terra.

XoXoXoX

“Magnus!” soffocò Alec, deviando dal provare a non far cadere il piatto e portando una mano alla bocca. “C-Cosa stai facendo?”

“Oh, Alexander, perché fai domande ovvie?”

Lo Shadowhuter sentì il rossore salirgli dal collo, diffondendosi sulle sue guance. Una prospettiva positiva per il futuro non era il matrimonio! Ok, sì, beh, forse era incluso in quella categoria, ma non era quello che si aspettava!

“Alexander Gideon Lightwood, tralasciando il fatto che non ho assolutamente il permesso dei tuoi genitori e nessuna conoscenza riguardo ai tuoi progetti futuri, mi faresti la gentilezza di sposarmi?”

Alec, francamente, si era dimenticato come si parlava ed era restato con la bocca spalancata. Magnus stava sogghignando, superficialmente, e c’era solo un minimo nervosismo che giocava attraverso quel ghigno felino che era la norma.

“M-ma… Magnus… tu… perché…” prese un respiro, continuando docilmente con “…voglio dire, non ho obiezioni…”

Il ghigno sul volto di Magnus si allargò, divenne un sorriso in piena regola “Così, è un ‘si’ quello? Lo è, non è vero?”

Il suo entusiasmo… Alec si ritrovò a sorridere, nonostante l’imbarazzo, nonostante lo shock, e nonostante le farfalle nello stomaco, e nonostante tutte le altre piccole cose che sentiva in quel momento “Sì, è un sì”

“Sì!” Magnus lo disse in un tono che dichiarava aver fatto qualcosa di veramente piacevole. Alec nervosamente guardò l’anello  che scivolava sul suo dito; lo ammirò per un momento prima che le labbra dello stregone furono schiacciate in un bacio contro la sua guancia. “I was really hoping you’d say that.”
 
 
 


 
Questo è, purtroppo, l’ultimo capitolo. Siamo giunti alla fine e questo è per voi un regalo di Natale da parte mia.
Io ho AMATO questa storia, dall’inizio alla fine, e ho già scritto all’autrice per chiederle il permesso di tradurre anche le OS che ha scritto. Spero mi risponda presto!
Voglio ringraziare chi ha recensito e chi ha letto, magari anche non commentando, e amato questi personaggi. Una conclusione perfetta, contando che la fan fiction è stata scritta dopo il terzo libro. Li amo, non c’è nulla da dire.
[Tra l’altro io mi sono immaginata Matthew Daddario e Godfrey Gao in questa storia, non so voi xD]
Buon Natale a tutte, passate queste feste a ingozzarvi di cibo – come farò io – e a stare con la vostra famiglia.
Un abbraccio,

Giulia. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3307736