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capitolo
1 Fiamme ovunque,donne che correvano cercando
disperatamente di mettersi in salvo. Un esplosione e battaglioni di uomini
attaccavano. Trucidavano senza pietà donne e bambini. In mezzo alla folla
apparvero degli uomini che scortavano 2 persone con in mano 1 fagotto. Nel
fagotto c'era una bambina,non doveva avere più di 3 mesi. I suoi capelli neri
come ali di corvo riflettevano la luce del fuoco.- Mio re,mia regina dovete
mettervi in salvo e con voi la principessa!- urlò il soldato. Intorno a loro si
sentivano le urla di dolore, questa era la loro disfatta.- Maledizione avrei
dovuto accettare l'offerta di mio fratello evandar.
Lui e la sua compagna si erano offerti di tenere nostra figlia al sicuro.- -
Possiamo provare a inviargliela?- -non saprei, maledetto galbatorix
questa me la pagherai, fosse l'ultima cosa che faccio.- Detto questo disse alla
moglie- cara dobbiamo metterla al sicuro,lei è l'unica che potrà battere Galbatorix!- -Va bene. Addio Gemel piccola mia.- detto
questo il re la prese in braccio e con una mano le toccò l'occhio sinistro dove
apparv un segno.- Questo ti ricorderà la tua
discendenza- poi fece apparire due pergamene una con delle spiegazioni e
l'altra era una lettera da far leggere alla figlia quando fosse diventata
grande. Con una formula trasferì tutto a ellesmera da suo fratello.- Addio
piccola mia, in te noi angeli della notte riponiamo le nostre speranze.-
Arya si svegliò di soprassalto urlando e si accorse che
dagli occhi uscivano copiose delle lacrime. Ancora quel sogno. Si trovava nella
sua tenda tra i varden,dopo la battaglia ricordava di
aver parlato con Eragon e Nasuada, poi buio totale.
Ad un certo punto sentì la voce del ragazzo fuori dalla tenda.- Arya sei
sveglia? posso entrare?- -Si Eragon vieni!-. Il ragazzo entrò nella tenda e le
disse- Come stai? Hai fatto perdere dieci anni di vita a Nasuada!-
disse e vedendola confusa le spiegò - mentre stavamo parlando sei svenuta. Sono
2 due settimane che dormi- - du..due settimane?!?.- -
Ora vado ad avvertire Nasuada che sei sveglia- detto
questo uscì. Arya si rimise sdraiata e chiuse gli occhi. Fiamme e devastazione.
Un uomo camminava tra i corpi con il sorriso sulle labbra. Si girò e lo vide in
volto. Galbatorix. Si svegliò urlando. Eragon e Nasuada le si avvicinarono subito e le chiesero se stesse
bene. - Si solo un incubo.- Il suo corpo era scosso dai singhiozzi,nei suoi
occhi si poteva leggere il terrore. Eragon la strinse a se per cercare di
calmarla ma non serviva a nulla. In quel momento arrivò un soldato che disse- Gli
elfi sono qui.- - Li riceverò qui- - Ok - e corse dagli elfi. arrivato disse - LadyNasuada vi riceverà nella
tenda di Arya. - detto questo li guidò verso la tenda di Arya. - Arrivati
entrarono e quello che videro li lasciò di stucco.
Arya si girò verso l’entrata della sua tenda e vide
Islanzadi e Narì avvicinarsi a lei. Aveva un brutto presentimento e come se non
bastasse, era ancora inquieta per via del sogno, cosa poteva significare in
quel momento?Islanzadi si avvicinò e l’abbracciò per consolarla, aveva capito
tutto. Nasuada era sorpresa dal gesto della regina e le domando – Come mai
l’abbracciate regina Islanzadi?- - Come Arya non ve la detto? Lei praticamente
è mia figlia.-
-Perché praticamente?- - teoricamente è mia nipote ma
l’ho cresciuta io perché i suoi genitori non potevano. All’inizio c’era pure Evandar ma poi purtroppo è morto ed io sono rimasta sola a
badare a lei.- -perché i genitori non potevano?- - di questo vorrei evitare di
parlare, vi basti sapere che il padre era il fratello di Evandar.-
-Va bene- disse Nasuada andando ad accendere una candela.- Non accenderla-
disse Arya terrorizzata. Nasuada guardava confusa Islanzadi poi Narì e infine
Eragon.- Fa come ha detto in questo periodo, ha una paura smisurata del fuoco.
Una volta ne ho accesa una dopo che lei mi aveva avvertito e mi vedo arrivare
una spada a un centimetro dalla mia testa.- Disse Narì. – A per i prossimi 9-10
giorni sarà intrattabile bisogna prenderla con i guanti se non vuoi ritrovarti
a fare un volo di 2 metri.- - Ma non si sa perché di questa paura?- - Riguarda
il suo passato-. Dopo di che si misero a parlare della guerra e dell’imminente
battaglia. – Fra 2 giorni dovremo combattere. Non so come faremo, non abbiamo
abbastanza soldati abbiamo subito molte perdite.- - Non mi preoccuperei troppo
la battaglia la vinceremo.- esclamò Narì. – Come fai a esserne tanto sicuro?- -
Voi avete mai visto Arya combattere in questo periodo? Da sola sconfiggerebbe
mezzo esercito.- - Narì la smetti di parlare di me come se io non ci fossi? - -
Arya devo accendere una candela? - - Dipende se vuoi vivere o no?- - Arya io
alla vita ci tengo! Comunque dico la verità- - A me non sembra- - Spiritosa, è
raro che tu faccia delle battute.- Narì sto prendendo la spada.- -Tanto so che
non lo farai- - non ci contare- Disse con un ghigno che non prometteva niente
di buono. – Se mi preme la vita, devo scappare. Ahh!!
- disse Narì scappando fuori.- Scappa, scappa pure tanto ti prendo.- disse Arya
e corse all’inseguimento. Islanzadi scosse la testa e disse- se volete vivere,
non uscite dalla tenda. Noi elfi siamo abituati e quando succede, ci chiudiamo
nelle case. – Fuori si sentivano rumori poco rassicuranti. Mezz’ora dopo
entrarono Arya e Narì. Lei senza un graffio e lui con il sangue che scendeva
dal naso. - Come hai fatto?Eri dietro di me!- - quante volte devo dirtelo, non
lo so, ho sentito un energia grandissima dentro di me e ho saltato.- -Non hai
saltato tu hai spiccato il volo. Ahi che dolore- - esagerato- -mi hai spaccato
il naso. Mi hai bloccato e steso con un calcio volante.- - Dai vieni, vediamo
cosa ti ho fatto.-detto questo si avvicinarono alla branda e li Arya mise una
mano sul naso di Narì e disse- vediamo un po’- lo tocco e subito un ondata di
energia la travolse. Si sentì come prima quando aveva fatto quel salto e come
guidata dalla magia, si concentrò e guarì la ferita.- Ma cos…-disse Narì ma non
fece in tempo a finire la frase che Arya svenne.
Angolo dell'autrice:
Spero ti piaccia questo capitolo ora si scoprirà un po' della famiglia di Arya.
per rispondere alla recensine passeranno un po' di capitoli prima che Arya incontri Mikeru ma ti assicuro che non sarà una delusione. Purtroppo il capitolo era corto perchè il computer non me lo ha copiato tutto e così l'ho dovuto dividere. Spero ti piaccia questa seconda parte.ciao alla prossima
Due draghi si stavano fronteggiando uno nero e uno blu. Il cielo si annuvolò all’improvviso e sullo sfondo 2 angeli si affrontavano. Uno aveva la chioma bruna e gli occhi blu e l’altra mora con gli occhi blu notte e tra i capelli striature blu. La scena cambiò e vide i due angeli combattere con ferocia cercando di colpirsi alla schiena a vicenda. Scoppiò una tempesta. A ogni colpo corrispondeva un tuono. I 2 cavalieri fissavano impotenti lo scontro fra i 2 titani, finche l’angelo mora fu colpita da un fulmine e precipito a terra. Vide davanti a se la lancia che si avvicinava inesorabilmente.
Arya si svegliò urlante. Islanzadi si avvicinò – Stai bene tesoro?- - No. Ho paura- Nari si accostò subito – Mi hai fatto pigliare uno spavento!! E mi hai fatto sorgere un dubbio. Nei tuoi incubi hai mai visto gli occhi della bambina?- No- - con i tuoi mancamenti non è saggio farti combattere. - -E dove dovrei andare?- -Tornerai a Ellesmera - - ma per fare cosa ?girarmi i pollici mentre voi rischiate la vita un giorno sì e l’altro pure. - -Andrai da Oromis a chiedere consiglio.- E poi? - - Sarà lui a decidere casa fare. - -Ma.. - -non discutere è la mia ultima parola -. Il giorno dopo Arya salutò tutti e partì per Ellesmera. Il viaggio durò 2 mesi e Arya riuscì a non svenire. Ora che non era più tra i Varden non era saggio svenire. Arrivata, andò per prima cosa a palazzo per riposare e riprendersi. Quando si svegliò, era l’alba, prese arco e frecce, attaccò la spada alla cintura e s’incamminò. Arrivo che erano le 8 del mattino, Oromis era probabilmente con Gleadr. In Quel momento avvertì un’aura molto potente. Nella radura c’erano 2 presenze estranee. Non riusciva a identificarle. Una di loro si mosse fulminea e Arya fece appena in tempo a estrarre la spada per parare il colpo che stava arrivando. Vide in faccia il suo avversario e le si gelò il sangue nelle vene. Era Galbatorix. Combatterono qualche ora e Arya con un abile gioco di polso lo disarmò e lo buttò a terra. Oromis uscì dalla casa in quel momento e vedendo la scena sbarrò gli occhi. Arya si voltò a guardarlo e Galbatorix approfittò di questo momento di distrazione per sferrarle un calcio in pieno stomaco e scappò. Oromis si avvicinò ad Arya e quando vide che il calcio aveva provocato una ferita molto profonda aiutò Arya a stendersi. Stava per fare l’incantesimo quando la ferita in un lampo nero guarì. -Ma cos… - Arya era svenuta. Si riprese dopo due ore era sdraiata su un letto. – Che cosa è successo?- - Sei svenuta dopo aver guarito non so come la ferita alla pancia.- - Oromis che mi sta succedendo non posso più usare la magia senza svenire mi sento debole- - i tuoi poteri stanno crescendo e la vera te sta uscendo fuori. - - Dopo pranzo cominceremo subito l’addestramento. - - Ah è meglio se non stai sola, ti trasferirai da me ti faro spazio.- -Ok-. Arya tornò di corsa a palazzo e preso qualche vestito di ricambio se ne tornò da Oromis. Ultimamente era continuamente stanca non riusciva a fare incantesimi semplici senza svenire. Era anche vero che gli incantesimi si erano potenziati ma la lasciavano svuotata, la spossava anche combattere con la spada. Poi pensò a quello che aveva fatto quella mattina. Aveva disarmato Galbatorix e gli stava puntando la spada sulla gola! Come aveva fatto non lo sapeva si era sentita forte come non mai e aveva agito d'istinto, era come se non fosse stata la solita Arya a combattere si sentiva come un osservatrice esterna. Arrivò da Oromis due minuti dopo e lui la aiutò a sistemarsi. -Come ti senti?- le chiese Oromis - molto stanca come se avessi usato la magia dopo un duello di spada con Narì - - Sdraiati un po' e dormi ti farà bene!- Arya si sdraio e chiuse gli occhi in un attimo rivide la faccia di Galbatorix spaventato mentre lei gli puntava la spada alla gola. Si svegliò che erano circa le otto di sera, aveva dormito per circa nove ore non le era mai capitato di dormire tanto. Almeno ora si sentiva fresca e riposata e con una certa fame non aveva fatto né colazione né pranzato, avrebbe potuto sbranare un cervo se non fosse che era un elfa e di solito loro se non in particolari circostanze non ne mangiavano e non ne sentivano il bisogno. Lei piano piano con la crescita aveva represso questo stimolo alla caccia ma ora le era difficile. Andò fuori e vide Oromis che parlava con Gleadr molto concitatamente appena la videro si avvicinarono e le chiesero come stesse. - Bene grazie. - - Dovrai essere affamata solo che sono rimasto a corto di verdura e pane ci toccherà mangiare carne- - è per questo che parlavate cosi concitatamente prima?- -si vedi ne io ne Gleadr ne te immagino abbiamo mai mangiato carne e non sappiamo come procurarcela- dissero Oromis e Gleadr imbarazzati. - Ci penso io un cervo dovrebbe bastare per tutti e tre- detto questo prese l'arco la faretra e corse fuori dai confini di ellesmera. Dopo circa mezzora torno con un cervo sulla spalla e lo posò a terra. - Tranquillo stava per morire a causa di una ferita gli ho risparmiato ore di agonia-. Cenarono poi andarono a letto e si addormentarono. La mattina dopo Arya si sveglio presto era ancora buio ma per lei potevano benissimo essere le undici del mattino tanto ci vedeva bene la cosa la insospettiva di solito gli elfi vedono al buio ma non in quel modo era come se si trovasse in un altro corpo l'energia e sprizzava da tutti i pori. Uscì e trovo Gleadr sveglio che la guardava curioso. - tu sei strana forte dormi quasi tutto il giorno e la notte sei sveglia pimpante come se non faticassi per niente non è che per caso sei un vampiro o qualche altra razza notturna?- - io un vampiro più probabile che si scopra che Narì è intelligente- - mah su questo non ci scommetterei tuo fratello è un caso disperato non cambierà mai non prende niente sul serio- -posso unirmi a voi- chiese Oromis venendo dalla casa. - Da quanto sei sveglia?- - non lo so mi sono svegliata che era buio e ora è l'alba un paio d'ore. Be se non hai niente in contrario vorrei cominciare l'addestramento. Per iniziare cambiati e mettiti quello che trovi sul letto starai più comoda. - Arya entrò in casa e si cambiò quando uscì indossava solo dei pantaloni di pelle nera, una fascia elastica per coprire seni e una fascia per levare da davanti gli occhi i capelli. Bene d'ora in avanti non si scherza più cominciamo subito e incominciò l'allenamento. Esso era composto di tre parti la mattina si lavorava sul fisico, da mezzogiorno alle quattro sulla mente la cultura letture e scritture e poi fino a sera inoltrata sulla magia dopo di che cena, studio e a letto dopo all'alba si ricominciava. Passavano cosi i primi mesi Arya teneva duro per migliorare e andare al fronte per rivedere sua madre suo fratello e i suoi amici.
Angolo dell'autrice:
spero vi piaccia anche questo capitolo
stef lo so è un po' diversa da come la dipinge paolini ma mentre Paolini scrive la storia dal punto di vista di Eragon io lo scrivo dal punto di vista di Arya e Mikeru. Ma non preoccuparti le cose più sorprendenti stanno per accadere d'ora in avanti. Ti ringrazio per le tue recensioni un saluto Aras.
Arya quella mattina si svegliò prima del solito tutto a causa
dell'allenamento. Con il tempo aveva quasi imparato a non dormire. Non ne
risentiva e il suo corpo cominciava a cambiare. Diventava sempre più pallida ma
alta e slanciata era dimagrita molto e i suoi vestiti di pelle le stavano
larghi. Uff avrebbe dovuto ricomprarli. A differenza quelli che le aveva dato
Oromis erano perfetti si adattavano al suo corpo in continuo cambiamento. I
suoi capelli se possibile si erano fatti più neri e ribelli e avevano qualche
striatura tendente al blu e i suoi occhi dal verde smeraldo erano passati a un blu
mare tendente al blu notte se non nero a seconda del suo
umore. Erano le 5 del mattino e anche Oromis si svegliò. - Dormito bene?- -No. Non molto.Trovo sempre più difficile prendere sonno.- -Tranquilla è normale. Vedrai stasera
come ti addormenterai!Oggi si lavorerà più del solito. Cominciamo-. Detto questo la portò in uno spiazzo particolare. Era fatto apposta per allenarsi misurava 10
miglia in lunghezza e 5 in larghezza.- Per prima cosa fai 5 giri del perimetro di corsa hai 1 ora. - Arya cominciò a correre e in breve tempo divenne quasi invisibile all'occhio umano ma ancora ben visibile a quello elfico. In 57 minuti aveva finito. - molto bene ora a terra e comincia con 50 addominali. Dopo 30 flessioni. - Arya cominciò e dopo gli addominali gleadr si avvicino e
le mise una zampa sulla schiena - forza ora fai le flessioni- 20 minuti dopo era in piedi e sembrava che avesse appena fatto una passeggiata in riva a un lago.
Oromis cominciò per farla sciogliere a massaggiarle le spalle dopo 2 minuti era rilassatissima. - bene ora cominciamo a combattere - iniziarono a battersi con le arti marziali dopo 2 ore Oromis mise al tappeto Arya con una scianghetta facendola ricadere sulla schiena. Era quasi ora di tornare a casa e montando su Gleadr arrivarono alla capanna di Oromis in poco tempo. Pranzarono
velocemente e Arya si mise china sui libri e le pergamene. Studiava di tutto, dall'Antica Lingua alla matematica, dalla filosofia alla logica e dalla
preveggenza involontaria a quella volontaria. Lei faceva parte soprattutto di
quest’ultima categoria ma le sue visioni erano così imprecise che neanche lei
ci credeva. Si fecero le 4 e incominciarono a lavorare con la magia dopo le nove smisero Arya era molto stanca dopo aver cenato si fece una doccia e poi si addormentò sul letto. Passarono diversi mesi e presto si fece estate. Era un anno che stava lontana dal campo di battaglia non aveva notizie di nessuno non sapeva se fossero ancora vivi oppure non ci fossero più speranze. Quel giorno Oromis
le disse che per ora l'addestramento era finito e che poteva finalmente rilassarsi un po'. Dopo circa 5 mesi Arya era tornata a trovare Oromis a palazzo si sentiva
sola non era rimasta molta gente a Ellesmera quei pochi che erano rimasti sarebbero partiti presto per andare a Sìlthrim o in altre città. Calò la sera e Arya pensò che oggi era il suo 16esimo compleanno e si era più giovane di
Eragon ma era molto più matura e poi per lei il tempo scorreva diversamente che per altri e lei non cambiava mai. Oromis uscì e vedendola sorrise e le augurò
buon compleanno. Alle 10 precise Arya si sentì male aveva un dolore fortissimo alla schiena era in preda agli spasmi. Era agitata e Oromis le disse di calmarsi che era tutto a posto e che sarebbe passato subito. Arya fece come aveva detto e dopo due minuti caccio un urlo che
di umano o elfico non aveva niente dalla schiena spuntarono grosse ali d'angelo nere come pece. Poi svenì. Si risvegliò che era l'alba due giorni dopo e Oromis le chiese come stesse disse bene se non per il fatto che le due ali erano fin
troppo vistose.- Non posso tornare dai Varden con questi mastodonti- - non preoccuparti ora impara ad usarle sono molto comode in situazioni fastidiose.-
Così passarono altri 7 mesi alla fine Arya ci aveva fatto l'abitudine e non le sentiva quasi più. Dopo alcuni giorni Arya capì che qualcosa non andava era passato più di un anno da quando aveva battuto il vecchio pazzo era strano che non fosse tornato alla carica. Una notte Arya venne svegliata da un rumore se pur lieve il suo udito particolarmente fine riuscì a cogliere un leggero
fruscio. Si accorse che anche Oromis si era alzato e armati di spada e pugnale andarono fuori controllare fu lì lo sbaglio. Usciti videro quello che Arya non
avrebbe mai voluto vedere vampiri con le uniformi di Glbatorix. I vampiri appena sentirono l'odore della carne fresca non resistettero e li attaccarono. Resistettero fino alle 3 del mattino fu allora che distraendosi Arya firmò la sua condanna un vampiro da dietro le salto sulla spalla e la morse alla base del collo Arya se lo scrollo di dosso ma ormai era troppo tardi svenne subito e
comincio a provare un dolore enorme era come trafitta da mille lance comincio ad avere le convulsioni e i vampiri soddisfatti se ne andarono. Si svegliò legata al letto da spesse cinghie aveva una gran voglia di sangue umano o elfico. Oromis si accorse che si era svegliata e le disse -non ti agitare e per la mia e la tua sicurezza.- - cosa mi è successo?non ricordo nulla! Mi fa malissimo la testa.- - Non ricordi niente del tuo passato?- - no, ma chi sei tu?- - Mi chiamo Oromis e sono il tuo maestro. Ti ricordi il tuo nome?- -no mi ricordo solo un nome Gemel non so perché?- - non importa Gemel ti ricordi come si combatte e come si vola?- - Si certo e l'unica cosa che ricordo.- - Bene ora andremo dai Varden penso che abbiano bisogno di aiuto.- -
Come vuole lei ebrithil.- -Ciao Arya come ti senti?- -Ho sete ma temo di far del male a qualcuno soprattutto al mio ex popolo- -Non c’è nessuno e tu hai bisogno di sfamarti altrimenti non imparerai a controllare la sete e torneremo più tardi
dai Varden da tua madre e tuo fratello. Vai tranquilla nel bosco a cacciare. - -No è troppo pericoloso. Se perdessi il controllo e seguissi il mio fiuto arriverei a una città e farei molti danni. No non se ne parla. - -Allora
manderò Gleadr a caccia e ti farò portare il pranzo qui- detto questo uscì a chiamare Gleadr. Bene ora sono sola posso riflettere sul mio futuro. Se torno dai Varden non possedendo l’autocontrollo farei una strage. Mi serve tempo per adattarmi a questa nuova situazione. 20 minuti più tardi Gleadr era di ritorno con un cervo fra le zampe. Oromis entrò in casa e mi slegò tenendomi sotto controllo con la magia. Ormai i miei occhi erano diventati quasi completamente neri. Appena uscita fece un incantesimo per far in modo che non potessi andarmene da nessuna parte se non qui dove era lui,e protesse se e Gleadr con
un incantesimo. Come se fossi stupida le scaglie di gleadr era durissime come avrei fatto a romperle solo lui lo sapeva. Mi liberò dall’incantesimo e si voltò chiudendo gli occhi. Mi fiondai sul cervo con avidita e cominciai a berne il sangue con foga. Sentivo quel nettare caldo inondarmi la gola. Inevitabilmente persi il controllo. Non volevo far altro che bere quel nettare divino ben presto il sangue del cervo finì ed io ero sazia. I miei canini
sporchi di sangue brillavano al sole. Oromis mi bloccò di nuovo con un incantesimo e mi riportò in casa e legandomi alla sedia dove ero legata da stamattina. Appena seduta e legata Oromis sciolse l’incantesimo e si rilassò. Io
invece ero sazia ma il sangue animale è diverso da quello umano o elfico e provai a liberarmi senza successo, purtroppo ero completamente immobilizzata.
Passarono diversi mesi e un altro anno andò via. Ormai andavo a caccia da sola facevo fatica a resistere alcune volte ma mi trattenevo e continuavo la caccia.
Quando tornavo non c’era più bisogno di legarmi ormai avevo acquisito abbastanza auto controllo da tenermi a bada da sola. Comunque Oromis e Gleadr stavano attenti a non ferirsi. Si fece di nuovo estate e come d’accordo ci
preparammo a tornare dai Varden. Io comunque ero preoccupata. Partimmo dalla Rupe di Tell’Nair e ci dirigemmo verso Aberon. Grazie alle mie ali e all’addestramento Gleadr poteva volare più velocemente dovendo portare solo Oromis. Quando passavamo su zone deserte io e Gleadr ci mettevamo a correre in cielo e a fare acrobazie spericolate sembravamo 2 bambini se non fosse che eravamo 2 creature abbastanza mature. Ci mettemmo comunque più di un mese perché non potevamo volare nell’impero di giorno troppo rischioso e poi io ero
pur sempre un vampiro per stare alla luce del sole dovevo mettermi addosso una protezione e comunque non potevo stare per molto. Mi bruciavo tutta e poi mi
toccava spellarmi. Arrivammo vicino Aberon e io andai a caccia mentre Oromis preparava il bivacco con Gleadr. Quando tornai Oromis mi passo un imbragatura di fibbie per nascondere le ali e una camicia che mi stava tre volte.
-Raggiungeremo Aberon a piedi e tu sei un po’ troppo appariscente-. Mi passo un mantello con cappuccio. – Domani ci sarà il sole-. Partimmo di buon’ora e
arrivammo ad Aberon prima di mezzogiorno. Entrammo nella capitale e ci dirigemmo verso il castello dove le guardie appena saputo chi eravamo ci condussero nella sala del trono. Entrammo che era in corso una riunione, che
subito fu interrotta e tutti uscirono. Rimasero solo Islanzadi, Narì, Eragon, Nasuada e Orrin. Io da quando eravamo entrati mi stavo trattenendo e pregai che Oromis
se ne accorgesse. Mi ero nutrita prima di entrare in città ma ora l’odore del sangue era fortissimo e mi stava facendo impazzire. Oromis si accorse del mio respiro accelerato e mi strinse la mano cominciando a recitare l’incantesimo d’incatenamento. – Oromis dov’è Arya e chi è il ragazzo con te?- chiese Islanzadi.- Bene nemmeno mia madre mi riconosce- - Stai col cappuccio calato e
in pantaloni cosa dovrebbe pensare?- - Arya in un certo senso sta bene. Ha solo qualche problema di autocontrollo. Vero Arya?- e mi schiacciò un piede con forza. – Ahi. Perché?- mi levai il cappuccio e potei sentire il loro stupore. Dall’ultima volta il mio aspetto era cambiato ero più alta, magra, chiara di pelle e avevo tagliato i capelli poiché quando andavo a caccia si sporcavano
sempre di sangue e avevano finito per rovinarsi. – Tesoro che fine hanno fatto i tuoi bellissimi capelli?- - Li ho tagliati mamma.- nella mia voce c’era sofferenza. – Oromis cosa è successo ha mia figlia?- - Ecco....vedi..sai ehhhhhhhhh - Oromis sembrava in difficoltà e Arya perse la pazienza e disse- Sono un vampiro.-
Angolo dell’autrice
Eccomi di ritorno in questo capitolo succedono molte cose
Per Stefy_81: Grazie dei tuoi commenti ho cercato un beta ma
non ne ho trovati tu puoi aiutarmi?mi faresti un favore,a parte che me lo fai
già solo commentando spero che il capitolo ti piaccia, visto il nonnino è
tornato alla carica. Un saluto Aras.
Capitolo 5
Tutti si bloccarono e dopo qualche minuto scoppiarono a ridere. – Bella trovata Arya, questa non l’avevo mai sentita – disse Narì. Era leggermente isterico. – Purtroppo è la verità – disse Oromis con la fronte imperlata di sudore per lo sforzo di trattenere l’incantesimo di blocco.- Non è possibile ci sarebbe già saltata addosso - -No se è bloccata da un incantesimo di incatenamento. Non sto sudando per il caldo ma per la fatica di bloccarla è diventata venti volte più potente-. – Puoi lasciarmi Oromis. Gleadr ci ha pensato sta arrivando con il pranzo.- Si spostarono nel giardino del castello di Aberon. Pochi minuti dopo Gleadr e Saphira scesero dal cielo – Si mangia – disse Arya cominciando a leccarsi le labbra. Gleadr lasciò cadere dalle possenti zampe un cervo adulto. Oromis fece un incantesimo a tutto quello che li circondava così che lei non potesse attaccare uno di loro. Arya sentendo l’odore del sangue del cervo, non ragionò più e ci si buttò sopra. Con i canini lacerò la pelle dell’animale e morse in profondità così da poter gustare il sangue che usciva lentamente e saziarsi. Finito i suoi occhi erano tornati blu mare. Oromis tolse l’incantesimo di difesa e la aiutò ad alzarsi e la fece sdraiare lontano dalla sua preda. Anche lui era stremato così si sedette accanto a lei. – Come è potuta accadere? – chiese Islanzadi. – Galbatorix era venuto per uccidere me ma Arya l’ha incontrato e sconfitto lui con un calcio l’ha spinta via provocandole una grave ferita che lei ha curato con la magia inconsciamente e sene è andato. Dopo due anni ha mandato un drappello di vampiri ad attaccarci. Ci siamo difesi come abbiamo potuto ma lei è stata morsa. - - Oromis devi fare qualcosa o temo di non poter rimanere qui – disse Arya sofferente. - La tentazione è forte ma tu devi combatterla -. - Se durante una battaglia con tutto quel sangue perdo il controllo ? – Combatterai solo contro i tuoi simili passarono altri tre mesi di assoluta tranquillità. Un giorno arrivò al palazzo una lettera di Galbatorix. La lettera diceva che voleva uno scontro alla pari con uno di loro. Arrivò il giorno dello scontro stranamente Galbatorix aveva scelto come campo di “battaglia” una piana al tramonto. Arrivò avvolto in un mantello nero e accanto a lui c’era un ragazzo che sembrava molto contrariato della cosa. - Salve Varden, elfi, nani, e surdani, siete qui per la sfida! Ma non sarò io a combattere sarà mio figlio maggiore a battersi se perderà verrà dalla vostra parte ma se vincerà il vostro amico sfidato dovrà passare dalla mia. - - Ok ci stiamo - risposero tutti. - Bene Mikeru avanti e Arya anche tu- i due sfidanti si fissarono un attimo negli occhi e si girarono attorno cercando di cogliersi di sorpresa alle spalle. Si vedeva chiaramente che entrambi aspettavano il momento giusto erano professionisti. Dopo due minuti Mikeru con un grido si avvento su Arya che prontamente lo schivò. Iniziarono a combattere con le spade nell’aria si sentiva il clangore delle lame che si scontravano. Si colpivano alcune volte con forza e rabbia altre volte con gelida precisione cercando di creare una breccia nella difesa avversaria passavano da uno stile di combattimento all’altro cambiando mano e molte volte aiutandosi con spallate ed ogni tanto battendo con forza la spada avversaria cercando di disarmarsi a vicenda. Ben presto le spade volarono fuori dalla loro portata ormai inutilizzabili per i vari colpi ricevuti e cominciarono a combattere con le arti marziali non si risparmiavano un colpo ed entrambi giocavano scorretto. Dopo circa tre ore Arya riuscì ad avere la meglio e lo stese bloccandolo con una gamba sul collo. – Ho vinto – disse Arya. Si sentì un applauso e tutti si voltarono verso Galbatorix che batteva le mani. – Allora è vero che sei la creatura più potente della nostra terra. Neanche i tuoi veri genitori raggiungevano la tua attuale forza e loro erano molto potenti. Comunque i patti sono patti e Mikeru ora è vostro alleato. - Detto questo se ne andò. Dopo due minuti Mikeru disse – Potevi atterrarmi un po’ più dolcemente. – E tu potevi essere più delicato -. Scoppiarono entrambi a ridere e Arya aiutò Mikerù ad alzarsi. Andarono a raccogliere le spade. La spada di Arya era spezzata a meta diagonalmente aveva ceduto a un battuta a due mani e quel poco della lama rimasta era tutta graffiata. Quella di Mikeru era messa meglio ma andava affilata e riparata era quasi stata spezzata a metà. Arya si avvicinò a Mikeru e gli disse – Mi devi un’altra spada-. Passò qualche giorno dallo scontro e Mikeru era ben voluto da tutti come se non fosse il figlio di Galbatorix. Arya era uscita a caccia. Si fermò non appena vide un altra persona avvicinarsi alla sua preda e si preparò a saltargli addosso per insegnargli la lezione e mosso qualche passo saltò e atterrò addosso a un ragazzo con i capelli neri corti e scompigliati con un fisico bestiale. - Mikeru potevi dirmi che andavi anche tu a caccia oggi. - disse Arya piacevolmente sorpresa. Si voltarono entrambi verso il cervo e quello cominciò a correre. Si misero subito all'inseguimento e dopo poco lo raggiunsero. Si saziarono entrambi e si guardarono negli occhi. Quelli blu notte di lei si rispecchiavano in quelli grigi di lui. Come attirati da un incantesimo si avvicinarono uno all'altro i loro visi erano vicinissimi, fu allora che dal nulla apparve Narì che disse- Ei belli finito il pasto? Nasuada ci sta aspettando-. Si alzarono piano e allontanatisi presero a correre rapidi i mantelli che li coprivano. Arrivarono in pochi minuti. Entrarono e Nasuada disse- Ben arrivati ragazzi. Ben tornato fra noi Mikeru era tanto che non venivi?- - Purtroppo Galbatorix non si fidava di me, ho sempre avuto il sospetto che lui sapesse che ero una spia dei Varden per questo ha voluto fare questo scontro per liberarsi di me- - La tua copertura non poteva durare in eterno e lo sapevamo tutti- - Sei in grado di recuperare l'ultimo uovo di drago?- - non da solo mi servono almeno 2 persone.- - Perché? - - perché non è un solo uovo in possesso di Galbatorix sono 3- - Come altre 2 uova da dove spuntano?- - non lo so ma è troppo rischioso lasciargliele tutte. - - D’accordo andrete te, Arya e Narì a recuperarle-. - Quando partiamo?- - Domani all'alba così potrete tornare in fretta- - ok-. Il giorno dopo erano tutti a salutarli quando toccò alla regina Islanzadi disse- state attenti tutti e 3 mi raccomando- - e quando mai non lo siamo stati.- disse Narì con un sorriso e partirono al galoppo verso Uru'Bean non sapendo cosa li attendeva.
Passarono diversi giorni e alla fine erano riusciti ad arrivare quello che videro li lasciò di stucco la guardia non era un essere umano qualsiasi ma era un vampiro e poco distante a lui un lupo mannaro. - C***o le cose si complicano- - evviva la finezza Arya - - taci Narì non so come faremo a entrare. - - Dobbiamo per forza usare la magia- disse Narì - Sei matto così finiamo dritti nelle mani di Galbatorix. - Disse Arya - Se passiamo lì davanti quel lupetto irrequieto ci fa a pezzi e il vampiro accanto non ci aiuterà, piuttosto ti ammazza il cugino- disse Mikeru. Usarono la magia e ricomparvero in una stanza circolare dove c'erano 3 uova. Le presero senza tanti indugi e si teletrasportarono fuori dal castello solo che non avevano calcolato il vento che portò il loro odore alle narici del lupo che subito si mise a correre nella loro direzione. Il vampiro non si mosse se il lupo aveva fiutato qualcosa non ci teneva a diventare la sua cena. - Mikeru porta via Narì ora- ma ormai era troppo tardi il lupo li aveva visti e si era gettato su Narì mordendolo. Arya lo spostò e cominciò a combatterci contro finche Mikeru non le disse -Arya liberati di quel cagnaccio e andiamocene tuo fratello si sta per trasformare-. - Arya tirò un calcio al lupo e prese le uova e un braccio del fratello e si teletrasportarono a palazzo dove li stavano aspettando. Lì Mikeru prese le uova ad Arya le diede a Nasuada e si avvicinò ai due cugini - Va da Narì lui è più grave- disse Arya trattenendo un urlo di dolore. Il cagnaccio le aveva tirato dei bei colpi e piccole righe di sangue le scorrevano sul corpo ma Narì cominciava a dimenarsi urlando. Lo bloccò e lo portò in camera legandolo a letto poi tornò da Arya che aveva cominciato a sudare, beh diciamo che tra lupi e vampiri non c'è mai stato un grande amore e molto spesso se il lupo era grosso le ferite potevano arrivare in profondità e uccidere un vampiro ma se era un cucciolo non era niente di grave. Le sarebbe rimasto accanto mentre delirava per la febbre alta e avrebbe fatto da spola fra lei e il cugino se serviva ma preferiva rimanerle accanto e così fece la portò in camera sdraiandola sotto le coperte e le rimase accanto tutta la notte mentre delirava. Mormorava parole senza senso in angelico e ogni tanto s’inarcava per il dolore più volte aveva convulsioni. Narì si era calmato da qualche tempo e ora lui poteva starle vicino. Si sdraiò accanto a lei e la strinse a se mettendole la testa nell'incavo del collo e facendo aderire il suo corpo a lei e così si addormentarono.
Angolo dell’autrice
Eccomi di ritorno scusate l’enorme ritardo ma mi è stato molto difficile riuscire a postare. Purtroppo la scuola chiama e quest’ anno ho gli esami. Spero vi piaccia questo capitolo.
Stefy_81: sono felice che ti abbia interessato e spero continuerai a leggere. Visto è arrivato Mikeru e mano a mano che la storia continua si evolverà anche il loro rapporto. Grazie come sempre per le tue recensioni e per caso conosci qualche beta che potrebbe aiutarmi? Baci Aras
Capitolo 9 Arya si svegliò abbracciata a Mikeru, si mosse piano fino
ad alzarsi e ondeggiando e tremante per la febbre si diresse in bagno dove non
fece in tempo ad avvicinarsi allo specchio che si piegò e vomitò l'anima.
Finito tentò di alzarsi ma un giramento la fece piegare in due e vomitò ancora,
dopo un ora si alzò e uscì dal bagno. Subito si trovò Mikerù davanti che la
guardava con il sopracciglio alzato e un espressione arrabbiata. - Cosa ci fai
tu in piedi? Torna subito al letto-. La prese in braccio e la depositò sul letto
e dopo averla coperta s’incamminò verso l'uscita della camera, - dove vai?-
chiese Arya - A controllare tuo cugino torno subito- detto questo uscì. Dopo
venti minuti tornò e notò subito che qualcosa non andava. Arya tremava come una
foglia e sotto le palpebre semi chiuse vide il bianco degli occhi e il sudore
le appiccicava i capelli alla fronte. Le si avvicinò e sentì che la febbre si
era alzata, la prese e cambiandola con la magia se la caricò in spalla evocò
una vasca piena di ghiaccio e insonorizzata la stanza e facendo in modo che da
fuori non si sentisse niente ce la immerse. Subito cominciò a urlare e dopo
un'ora Mikeru la tirò fuori, la asciugò e la avvolse nelle coperte e
approfittando che si era addormentata se ne andò. Andò nella stanza del trono e
appena entrato gli fu rivolta la domanda che premeva a tutti. -Come sta Narì?-
chiese Islanzadi - è stabile, diventerà un lupo mannaro ma penso che riuscirà a
controllarsi- tutti tirarono un sospiro di sollievo, poi Eragon fece la domanda
che più temeva. - Arya sta bene?- - è molto instabile la febbre rimane alta ma
dovrebbe riprendersi se volete potete venire a trovarla non è contagiosa-
-verremo domani pomeriggio, vorremo prima ma è meglio di no-. Uscirono e Mikeru
andò nella stanza di Arya, la trovo seduta nel letto rigida con gli occhi
vitrei, spaventata. Tornò in se e si accasciò. Subito Mikeru accorse e vide che
aveva il respiro accelerato . La girò e dopo si levò la camicia la prese e la
strinse a se. Sembrava sollevata da quel contatto come se si sentisse protetta,
si chiese cosa l'avesse spaventata tanto. La vegliò tutta la notte e il mattino
dopo la trovò piacevolmente fresca, la febbre si era abbassata ora era quasi
inesistente, si alzò la avvolse nelle coperte e andò ad avvertire tutti. Dopo passò
con gli altri a vedere Narì. Lo trovò sveglio che guardava il soffitto. Lo
slegò subito, a differenza dei vampiri la cui trasformazione era dolorosa e i
neonati erano incontrollabili i cuccioli, come erano chiamati i neo lupi, erano
mansueti e facilmente gestibili, lo aiutò ad alzarsi e con lui sotto braccio s’incamminò
verso la stanza di Arya entrarono e la trovarono sveglia e sorridente le
occhiaie erano più marcate ma stava bene fece sedere Narì sul letto poi si mise
accanto a lei. - come va Arya?- - Bene, sono ancora un po' stordita ma tutto
sommato sto bene-. detto questo si appoggiò a Mikerù e chiese - Come va con le
uova, si sa qualcosa sui nuovi cavalieri?- - Un po' di sorprese ma non troppe.
L'uovo verde si è schiuso per Nasuada, quello azzurro per Islanzadi ma l'ultimo
non si schiude, lo abbiamo toccato tutti tranne voi tre- disse Eragon. Arya
sgranò gli occhi dire che era sorpresa era poco era a dir poco allibita. Poi
tirarono fuori l'ultimo uovo e lo fecero toccare a Mikeru e Narì ma non successe
nulla, fu il suo turno e posata la mano sull'uovo blu e nero cominciarono a
formarsi delle crepe. Posò l'uovo sul letto e ne uscì un draghetto era grande
dalla mano a un avambraccio e subito si accoccolò accanto ad Arya che
toccandolo le si sarebbe dovuto formare il gedwey ignasia invece sulla sua
pelle lattea comparve un tatuaggio a forma di drago lungo tutto il corpo. Partiva
con la coda dalla caviglia destra e arrivava con le fauci spalancate all'occhio
sinistro. Era completamente nero e spiccava in maniera incredibile. -Ma cosa è
successo?- chiese Islanzadi vedendo quel tatuaggio. -Niente di grave mamma ma
essendo un vampiro il gedwey ignasia non mi appare sulla mano ma è sostituito
da questo marchio- spiegò Arya mentre accarezzava il draghetto. - Ora che stai
bene potrai allenarti con noi?- disse Nasuada ma Oromis disse - No non le serve
le ho impartito un addestramento ancora più difficile di quello dei cavalieri
però potrà assistere e partecipare aiuterà un po' tutti quando non dovrà andare
a caccia-. Detto questo uscirono tutti lasciando soli i tre ragazzi. Si
guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere - guarda tu che compagnia ben
assortita, un licantropo un vampiro e un angelo vampiro per di più cavaliere
dei draghi- disse Narì tra una risata e l'altra. - Già penso che dall'esterno
uno che sa cosa siamo lo troverebbe alquanto ridicolo - disse Arya. - Sai se è
un drago o una dragonessa?- chiese Mikeru - Una dragonessa per fortuna-. -Devi
dargli un nome hai qualche idea?- - Si stavo pensando Enailev - disse Arya. -
Bel nome ma cosa significa non è nell'antica lingua- dissero Narì e Mikeru. -
Significa notte nella lingua degli angeli-. La dragonessa espresse la sua
approvazione stringendosi di più a lei. Narì se ne tornò nella sua stanza
portando prima la dragonessa dagli altri draghi. Mikeru si tolse la camicia
mostrando il suo petto perfetto. Arya rimase impassibile ringraziando di non
poter avampare si godeva la visione impassibile. Si tolse anche lei la camicia
rimanendo con una stretta fascia a coprirle il seno e levo la gonna che portava
rimanendo in calzoncini di pelle che le arrivavano poco sopra la metà coscia.
Mikeru ringraziò chi lo avesse trasformato in vampiro o a quest'ora avrebbe
fatto un lago. Si sdraiò e quando anche lei lo fece la girò e la strinse a se
attirandola ancora più vicino. I loro visi si avvicinavano piano fino a quando
le loro labbra s’incontrarono in un casto bacio. Mikeru le posò la lingua sulle
labbra chiedendole il permesso di accedere, che lei diede subito. Il bacio
prima lento e dolce ora era frenetico e passionale, Arya allontanò un po' le
labbra facendosi cercare e Mikeru non ci penso due volte la inseguì facendole
rimanere la lingua fra le sue labbra. Cominciò ad accarezzarla piano
delicatamente e con la lingua scese lungo il collo per risalire piano fino alla
bocca strappandole gemiti di piacere, continuarono a baciarsi per quasi tutta
la notte finche non crollarono esausti. Prima di dormire Mikeru tirò a se Arya
fino a farla aderire completamente al suo corpo e le posò la testa nell’incavo
del collo, si addormentarono abbracciati felici come non mai.
Il mattino dopo Arya si svegliò abbracciata a Mikeru che
la guardava sorridente, gli si avvicinò e lo baciò con passione. Si staccarono
e Mikeru disse – Buon Giorno mia principessa- - Buon giorno mio principe- rispose
Arya con lo stesso tono suadente. Era l’alba e nessuno dei due intendeva
alzarsi dal letto. Arya si mise in ginocchio e cominciò a baciarlo mentre con
le mani scorreva sul petto di lui, Mikeru non era da meno e mentre le
rispondeva le accarezzava la schiena e scendeva alle caviglie per risalire fino
ai seni poi arrivava fino ai capelli per ricominciare ad accarezzarle la
schiena. Con le labbra le accarezzava il collo fino ad arrivare ai lobi delle
orecchie, poi tornava sulle sue labbra indietreggiando e facendosi cercare e si
sentivano i mugolii di piacere che Arya si lasciava scappare. Ormai lei era
completamente in balia di lui. Piano si lasciò stendere sotto di lui
permettendogli di mettersi a cavalcioni su di lei, lentamente i loro baci si
fecero sempre più vogliosi. Ormai entrambi sapevano come sarebbe finita ma un
improvviso bussare alla porta li fermò. – Arya si può?- e chi poteva essere se
non quel rom*********i di Narì?. Si alzarono e si vestirono poi Arya si avviò
alla porta con la spazzola in mano, in qualche modo doveva spiegare quel
groviglio che aveva in testa. – Si Narì che c’è?- chiese cercando di non
mostrarsi arrabbiata. – Oromis dice che vorrebbe l’aiuto tuo e di Mikeru, sempre
che non siate troppo occupati – Terminò di spiegare. – Di a Oromis che lo
raggiungiamo subito dopo essere andati a caccia- gli disse Arya poi chiuse la
porta e si voltò. – Dove eravamo rimasti?- subito Mikeru la prese e la sbatte
al muro bloccandola con il suo corpo le labbra incollate alle sue le teneva
bloccate le braccia sopra la testa e cominciò a baciarla lungo il collo, Arya
gemeva estasiata. Mikeru la sollevò e lei gli si aggrappò con le gambe mentre
lui la riportava nel letto mettendola a cavalcioni su di lui e cominciò a
sbottonarle la camicia, mentre lei gli toglieva la sua. Pochi secondi dopo le
camicie finirono per terra e Mikeru cominciò a slacciare la fascia che le
copriva i seni due minuti e anche quella finì per terra, Mikeru ribaltò le posizioni
e mettendosi a cavalcioni su di lei cominciò a seguire un percorso con la
lingua. Arrivato ai seni cominciò a stuzzicarli compiacendosi dei gemiti di
piacere che gli regalava lei. Dopo mezzora lei lo fermò e disse – Ora basta
andiamo a caccia e poi da Oromis o qualcuno potrebbe insospettirsi – disse
guardandolo maliziosa. Si rivestirono e pettinatisi spiccarono un salto dalla
finestra e corsero verso un bosco dove si saziarono e si diressero verso il
campo di allenamento. Arrivati Oromis chiese – Come mai ci avete messo tanto?-
- Oggi siamo andati a caccia di puma, c’è voluto un po’ più del previsto-
spiegò Arya. Oromis sembrò convinto e li mise a lavoro facendoli allenare con
Islanzadi e Nasuada, finito entrambi erano un bagno di sudore. Oromis li aveva
fatti sgobbare il doppio e li pressava moltissimo, ben presto entrambi capirono
il perché e ringraziarono il cielo che la lezione fosse finita e che almeno
loro potevano andare in camera, sfortunatamente per Nasuada e Islanzadi loro
dovevano continuare ma adesso ci avrebbero pensato Eragon e Narì a loro. Oromis
aveva detto che era ancora troppo presto per farle combattere contro di loro e
quindi erano liberi di fare quello che volevano senza rompiscatole inopportuni.
Arrivarono alla loro camera e si spogliarono per farsi un bagno e lavarsi via
il sudore. S’immersero e finito di lavarsi uscirono e si coprirono con degli
asciugamani si rivestirono parzialmente, era inutile rimettersi la camicia per
levarla pochi minuti dopo e si sdraiarono uno accanto all’altro scambiandosi
teneri baci e accarezzandosi finche non si fece ora di cena. Loro si erano già
saziati ma se non fossero andati chissà che pensieri si sarebbero fatti Narì ed
Eragon. Quindi si misero delle camicie e scesero per la cena. Durante lo svolgimento
del pasto erano tutti troppo stanchi per parlare e subito aver finito se ne
tornavano nelle loro camere a dormire. Tornati in camera cominciarono a
spogliarsi a vicenda finche non rimasero a petto nudo entrambi e Arya in
pantaloncini. Cominciò a giocare con il cinturone che teneva i pantaloni mentre
lui la sdraiava e incominciava a stuzzicare il tatuaggio in tutta la sua
lunghezza, durante la giornata aveva scoperto che quel tatuaggio aveva reso
quella parte di pelle più sensibile del resto del suo corpo. La senti gemere dal
piacere, presto anche lui si ritrovò a gemere perché lei dopo avere ribaltato
la situazione cominciò a baciargli il petto, il collo il lobo delle orecchie
uguali alle sue per ritornare in mezzo alle sue labbra facendosi cercare. Intanto
con le mani tolto il cinturone cominciò a sfilargli i pantaloni stessa cosa che
stava facendo lui con i suoi pantaloncini si ritrovarono ben presto nudi e la passione
li travolse si unirono. Quando lui uscì da lei le si accasciò addosso, i loro
respiri si erano fusi e le si spostò di fianco. Lei si girò a guardarlo negli
occhi e lui le chiese – Sei pentita di quello che abbiamo fatto?- - No
assolutamente se no a quest’ora non sarei qui con te felice come non mai- le
rispose lei sorridendogli. Si addormentarono abbracciati, Arya sul petto di
Mikeru e lui che le cingeva il corpo con un braccio e con l’altro le
accarezzava la testa.
Angolo dell’autrice
Eccomi di ritorno ho finito gli esami e ora posso postare
prima spero che vi piaccia questo capitolo visto le cose sono migliorate di
molto. Scusate se siete delle fan di Eragon/Arya ma per il nostro cavaliere ho
altri progetti. Un saluto Aras
Da quel giorno passarono mesi e la relazione fra Arya e
Mikeru continuava imperterrita. L’unica che ne era a conoscenza era Enailev la
dragonessa di Arya poiché condividevano i pensieri, la dragonessa accettava la
scelta del suo cavaliere perché conosceva le sofferenze che aveva patito ed era
felice che ora qualcuno riuscisse a renderla così gioiosa. Un giorno mentre
erano a caccia avvertirono la presenza di qualcuno e si voltarono ringhiando e
si ritrovarono davanti Narì che gli disse – Calmi volevo dirvi che Nasuada
voleva parlarvi- e detto questo sparì velocemente. – Mangiamo e andiamo da
Nasuada -. Detto questo si avvicinarono a una radura e dopo essersi saziati
corsero rapidi a palazzo. Entrarono e arrivati nella sala delle riunioni s’inchinarono
e dissero – Ci hai fatto chiamare?-. -Si ho una missione per te Arya e una per
te Mikeru. Volevo che ci fossero anche gli altri ma Oromis sta facendo lezione
agli altri tre e Orrin è alle prese con i suoi consiglieri- rispose Nasuada. –
Qual è la mia missione?- chiese Arya. – Dovrai salvare la fidanzata del cugino
di Eragon, non posso permettermi di mandare loro due – disse Nasuada. – è
troppo pericoloso- esclamò Mikeru leggermente arrabbiato. – Affidate a me
questa missione- riprese, - No la tua è diversa devi andare dai nani e rimanere
lì finche non avranno un nuovo re senza contare che devi dirgli chi sono i
nuovi cavalieri – disse Nasuada con un sorriso. I due si alzarono dalle sedie
dove erano seduti e s’incamminarono verso la loro stanza. Entrambi chiusi in
assoluto silenzio. Arrivati in camera si sedettero e Mikeru abbassò la testa.
Arya vedendolo in quello stato si avvicinò e aprendo le ginocchia lo abbracciò
da dietro e gli si poggiò addosso cominciando ad accarezzarlo si avvicinava il
pomeriggio e Mikeru la prese e la spostò sulle sue ginocchia stringendola a se
e si sdraiò con lei sopra al tramonto il sole illuminò la stanza e le due
figure sul letto abbracciate che si guardavano tristi e malinconiche. Mikeru si
mise di traverso e la baciò con passione stringendola a se fino a far aderire
completamente i loro corpi. Cominciò a scendere, la mise sopra di se e cominciò
a spogliarla lentamente facendo scorrere piano la stoffa sul corpo fino a
gettarla per terra lei fece la stessa cosa con la sua camicia ben presto anche
i pantaloni fecero la stessa fine e la sua fascia. La passione li prese e si
amarono. Si addormentarono abbracciati con il sorriso sulle labbra. Il mattino
dopo Mikeru si svegliò con Arya sul petto che lo guardava. - Buon Giorno
bell’addormentato- disse lei con un sorriso e lo baciò. Si alzarono e si
vestirono poi andarono nelle stalle dove c’erano tutti. – Ragazzi buona
fortuna- augurarono Islanzadi e gli altri. Enailev era già stata sellata e si
avvicinò guardando Mikeru e gli disse – vedi di stare attento e di rimanere in
vita, se tu morissi Arya non sopravvivrebbe - -Lo so però per me è la stessa
cosa, tienila d’occhio- gli rispose Mikeru. Detto questo si girò verso l’uscita
lasciando ai due piccioncini il tempo di salutarsi. - Dovremmo stare separati
per un po’ posso salutarti come si deve?- le chiese Mikeru mentalmente, -si non
m’importa quello che pensano loro- gli rispose lei. Sotto gli sguardi
esterrefatti di tutti si baciarono con passione poi Arya monto sopra Enailev
che spiccò il volo rapidamente. Mikeru si girò, fischiò e subito un cavallo
spuntò all’orizzonte si avvicinò e montato Mikeru salutò gli altri con un – Ci
vediamo al ritorno -. Arya ed Enailev volarono fino al tramonto poi lei scese
giù e continuò a correre fino all’alba e arrivò al punto concordato con la sua
dragonessa. Si accamparono sulle sponde del lago Tudosten dove riposarono fino
al crepuscolo poi ripresero il viaggio e in sei giorni arrivarono nei pressi dell’Helgrind.
Arya espanse la mente ed esplorò la montagna avvertì 6 presenze e questo la
preoccupò ma pochi istanti dopo ne avvertì una settima la cosa la spaventò
ancora di più perché aveva riconosciuto subito tutte le presenze tranne una che
immaginò fosse Katrina. Oltre a lei nel covo dei Ra’zac c’erano Murtagh e
Castigo i due Ra’zac e i loro genitori. Il suo naso fiutò anche qualcos’altro e
si acquattò pronta a saltare. Si arrampicò su un albero appena in tempo perché
qualche minuto dopo vide passare due licantropi grossi come cavalli, se uno di
quelli l’avesse vista poteva considerarsi morta. Ben presto si fece giorno e
stando attenta a non farsi vedere ne sentire da due licantropi montò su Enailev
e spiccarono il volo fino alla vetta dove c’era una grande caverna, sondò
l’entrata e fu piacevolmente sorpresa che tutti stessero dormendo. Atterrarono
e Arya lasciandosi condurre dall’odore del sangue di Katrina si avviò verso le
viscere della montagna, arrivò alle celle e trovò quella di Katrina, la aprì
con la magia ed entrò. La vide e avvicinandosi a lei la prese e se la caricò in
spalla, le servivano le mani libere. Tornò dalla sua dragonessa caricò Katrina
e poco prima di salire avvertì il rumore di una o più spade sguainate e di
qualcuno che si stava arrabbiando. – Merda, Enailev porta via Katrina svelta-
disse Arya – e te come farai?- - ti raggiungerò appena mi sarò liberata di
loro- - Arya monta subito in groppa e non discutere con me- le disse Enailev
ringhiando. – Vai – le disse Arya in angelico e lei fu costretta a obbedire.
Lei si girò pronta allo scontro. I due Ra’zac le si avventarono contro e lei
con un mossa fulminea ne uccise uno tagliandogli la testa e feri l’altro alla
gamba quello furioso per la morte del fratello le si butto contro facendo la
stessa fine del fratello i due genitori si infuriarono ma Arya con un
incantesimo li uccise entrambi. Erano rimasti solo Murtagh, Castigo e i due
enormi lupi mannari e la proporzione quattro contro uno non andava bene. Cominciò
a combattere con Murtagh ma non era il solito ragazzo era come se la sua forza
fosse sommata a quella di Galbatorix, lo scontro si preannunciava difficile e
nonostante lo ferisse lui, continuava a combattere. Dopo qualche minuto
entrambi erano feriti in modo più o meno grave, mentre combattevano ad un certo
punto Murtagh abbandonò il combattimento e si allontanò con Castigo verso
Ura’Bean. Arya si girò verso i due lupi mannari e capendo di non poter vincere
cerco di ritirarsi ma i due lupi intuendo la sua mossa le bloccarono la strada.
Le si avventarono contro, la sua spada era finita chissà dove, così fu
costretta a schivare i loro colpi ma ben presto riuscirono a colpirla e uno con
un morso le lacerò il fiancò, urlò di dolore sentendo il veleno del lupo
entrarle in circolo, per lei era la fine se non se ne fosse andata sarebbe
morta rapidamente. Di per se il veleno non la poteva uccidere ma se non si
fosse sbrigata ad andarsene i lupi l’avrebbero fatta a pezzi. L’idea non la
allettava per niente, così con un incantesimo riuscì ad accecare
momentaneamente i lupi e a spiccare il volo con le sue grandi ali. Per strada
si curò il fianco e disinfettando la ferita fece uscire il veleno, tratteneva
urla di dolore ma debole com’era non poteva curarsi tutte le ferite ed estrarre
il veleno con la magia le avrebbe risucchiato troppa energia. Finche non era
dai Varden cercava di limitare al minimo indispensabile il dispendio di
energia. Si rialzò e ricominciò a volare il giorno si accampava e cercava di
recuperare le energie e la notte volava senza sosta, cercando di raggiungere il
Surda il più velocemente possibile. Arrivò in dodici giorni e ce ne mise altri
nove per arrivare ad Aberon. Arrivata a palazzo vide venirle incontro tutti e
prima di svenire senti la coscienza della sua dragonessa darle il bentornato.
Arya si sveglio nel suo letto accanto a lei c’era una
piccola folla, sbatté piano le palpebre e mise a fuoco la stanza subito
Islanzadi e Narì corsero da lei e le si affiancarono abbracciandola. – Arya
cosa è successo?- le chiese Nasuada.- Enailev non ve l’ha detto?- chiese lei. –
Si ma vorremo sentirlo da te- le rispose Nasuada. Arya raccontò quello che le
era successo dopo che Enailev se ne era andata, e più andava avanti nel
racconto più vedeva le loro facce sorprese. – Sei riuscita a eliminare 4
avversari in poco più di tre quarti d’ora hai combattuto con Murtagh per ore lo
hai ferito gravemente, sei riuscita a sfuggire a due licantropi grossi come
cavalli e raggiungerci a tempo di record. Come sono felice di non averti come
nemica né te né Mikeru. Sono felice che tu stia bene- le disse Nasuada. Poi lei
e Islanzadi si guardarono negli occhi e Arya ebbe un bruttissimo presentimento.
– Ragazzi perché non provate a parlare con Mikeru? Noi vi aspetteremo qui-
disse Nasuada mentre Islanzadi che non portava più vestiti pomposi ma pantaloni
e camicia come la figlia si sedeva a gambe incrociate sul letto. I ragazzi
capirono e uscirono rapidi mentre ringraziavano il cielo di non essere Arya e
se la ridevano sotto i baffi. Islanzadi e Nasuada si voltarono verso di lei e
subito la tempestarono di domande. Arya non capiva più niente. Spazientita urlò
– Una alla volta- . – Cosa c’è fra te e Mikeru?- -chiese Islanzadi curiosa e
Nasuada si avvicinò. – Siete proprio pettegole, comunque io lo amo- rispose
Arya, Islanzadi sembrò stranita dalla risposta. – Fin dove vi siete spinti? –
chiesero ancora curiose. – Non sono fatti vostri- disse Arya indispettita. –
Almeno miei si sono tua madre, vorrei sapere se diventerò nonna presto-. La
tormentarono con domande di questo genere finche nella camera non entrò
qualcuno. Arya alzò la testa e vide Mikeru che entrava, mentalmente ringraziò
chiunque lo avesse chiamato. – Arya tesoro pensavo che questa fosse la nostra
camera?- disse Mikeru con un sorriso vedendo Islanzadi e Nasuada sedute sul
letto. – Si caro se ne stavano andando, vero?- disse Arya alle due donne.
Entrambe capirono e uscirono di corsa. Mikeru si avvicinò a lei e la strinse
tra le braccia facendola stendere sopra di lui. - Come stai? Mi avevano detto
che eri ferita, mi hai fatto prendere un colpo appena l’ho saputo sono corso
indietro. Devi stare attenda se tu morissi io perderei la voglia di vivere che
mi hai fatto tornare- disse Mikeru dolce. Si baciarono con dolcezza e per la
prima volta fecero l’amore senza la solita impetuosità che li caratterizzava.
Entrambi si amarono come non avevano mai fatto prima. Il mattino dopo si
svegliarono e Mikeru disse – Tesoro stanotte è stato bellissimo- - anche per me
amore mio- disse Arya. Si alzarono e si vestirono pronti per affrontare la
routine quotidiana. Passavano i mesi ma di Galbatorix non ce ne era traccia era
come se non gli interessasse la guerra. Tutti pensavano che fosse per il fatto
di Murtagh che Arya aveva ferito e per questo non attaccava. Un giorno erano a
caccia e Narì apparve davanti a loro sotto forma di lupo, era diventato un
bestione alto quasi come un cavallo ed era all’inizio del suo sviluppo, tornò
in forma umana e i vestiti tornarono subito integri. Arya aveva fatto un
incantesimo per cui almeno quando c’era lei i suoi vestiti tornavano interi ma
dopo avere disintegrato 8 completi aveva cominciato a girare in pantaloni che
arrivavano al ginocchio senza stivali, dopo 9 paia distrutti la mamma si era
scocciata. – Nasuada ci vuole vedere tutti- detto questo sparì. – Mai una volta
che riusciamo a cacciare in santa pace- disse Arya mentre correva dietro a un
grosso puma. – Ce l’avranno con noi, di sicuro perché non è umanamente
possibile che ogni volta che andiamo caccia ci sia una riunione ,un allenamento
o una missione-. Si sbrigarono e saziati corsero alla residenza estiva di re
Orrin. Visto che Galbatorix si era preso una vacanza perché non prendersela
pure loro. Entrarono nella sala da pranzo dove parlavano di solito. Entrarono
rimanendo impassibili alla scena davanti a loro. Islanzadi in braccio a Oromis,
Nasuada in braccio ad Eragon e Narì che teneva in braccio Elis una licantropo della
sua stessa età di cui Narì si era innamorato, Arya non lo aveva mai visto così
felice. Mikeru si sedette e la trascinò sulle sue ginocchia. – Allora cosa è
successo?- chiese Arya trattenendo le risate per le coppie che si erano create.
– Io e Islanzadi volevamo dare una grande notizia- disse Nasuada ma Arya e
Mikeru avevano già capito e cascarono dalla sedia dove erano seduti. – Hanno
già capito a giudicare dalla reazione- disse Islanzadi vedendoli. – Ditelo per
i comuni mortali -dissero Narì e gli altri. – Siamo incinta- dissero insieme le
due donne. Eragon e Oromis andarono a fare compagnia ai due per terra. Arya si
alzò e si congratulò con loro mentre lei e Mikeru si dileguavano nella loro
stanza avvertirono una presenza familiare a entrambi e li mise in guardia si
avviarono lentamente verso il prato, sembrava che gli unici a essersene accorti
erano loro. Arrivati videro Galbatorix e si misero in posizione di difesa
pronti a combattere, tutti e tre si osservarono e poi Arya e Mikeru lo attaccarono.
Galbatorix buttò Mikeru di lato e lo bloccò con un incantesimo. Poi si
concentrò su Arya la colpì più volte al ventre fino a farle sputare sangue poi
la rimise in piedi e cominciò a tempestarla di pugni e le tirò un calcio
potentissimo al ventre e la stese con un colpo alla testa e uno alla spina
dorsale. Mikeru guardò impotente la sua compagna accasciarsi a terra in una
pozza di sangue. Galbatorix se ne andò e Mikeru appena libero accorse da Arya e
la chiamò. Vedendo che non rispondeva la prese in braccio e la portò in camera
dove, la posò sul letto e chiamò Angela che accorse subito, lo fece uscire e
cominciò a visitarla. Mikeru aspettava fuori poi senti un grido strozzato e un
pianto disperato. Angela uscì con una faccia triste e Mikeru chiese- Come sta è
tutto a posto?- - No ,lei sta bene ma ha perso il bambino, i colpi ripetuti al
ventre le hanno causato un aborto spontaneo, è traumatizzata. Devo avvertire
Nasuada -. Mikeru entrò di corsa e la vide nel letto sdraiata che piangeva
sommessamente. Le si avvicinò e la strinse a se accarezzandola e consolandola.
Pochi minuti dopo entrarono Islanzadi e Nasuada e cacciando fuori Mikeru le si
precipitarono addosso e le si misero affianco cercando di consolarla. Passavano
i mesi ma Arya non dava segni di riuscire a riprendersi, Mikeru non era da meno
entrambi erano come fantasmi pallidi quasi bianchi con occhiaie evidentissime e
quando si fermavano o stavano sdraiati sembravano morti. Islanzadi e Nasuada
erano ormai quasi in dirittura di arrivo mancava poco più di un mese. Angela
era rimasta a palazzo e oltre ad aiutare le due donne gravide e sposate aiutava
la giovane coppia a superare il trauma la più provata era Arya, ma sembrava che
stesse migliorando ora rimaneva in silenzio ma per lo meno non aveva l’aria di
eterna sofferenza, in un mese sperava di farla tornare la ragazza che era.
Passò quel mese ed entrambi erano tornati quasi normali uno strascico di quello
che era successo gli sarebbe rimasto finche non avessero deciso di andare
avanti. Erano tutti nella camera di Islanzadi e Oromis. Stavano parlando di
aneddoti di Arya e Narì da bambini sperando che questo o questa fossero più
tranquillo/a di loro due, quando Islanzadi cacciò un urlo. – ahh!!!!- gridò
Islanzadi, Arya e Angela buttarono fuori tutti e accorsero subito la regina le
contrazioni si facevano sempre più vicine. – Ahh!!!- non ce la faceva più la
dilatazione era giusta e Arya si preparò a prendere il nascituro/a. – Bene
mamma ora spingi, forza dai-. – Ahhhh!!!!!!!- Islanzadi spinse e dopo due ore
di travaglio finalmente si sentì il pianto del bambino. Arya lo prese e lo lavò,
asciugato e coperto con una copertina lo portò alla madre.- Ehi piccolo vieni a
conoscere la tua mamma- e lo portò alla madre. – Arya vorrei vederlo- disse
Islanzadi stremata. – Vieni piccolino - e accanto alla madre lo consegnò nelle
sue mani. – è maschio o femmina?- chiese Islanzadi tremante. – Diciamo che mi
toccherà sopportare un altro fratello- disse Arya scherzando. Poi un lampo
passò nei suoi occhi e uscì dalla camera. – Lo sapevo che non doveva aiutarmi è
ancora troppo emotivamente instabile, ma tu eri la madre e così l’ho fatta
aiutare-. Presto entrarono tutti e Islanzadi notò che Mikeru non c’era. Oromis
vedendo l’espressione confusa della moglie le disse – Mikeru è corso dietro a Arya,
quando è uscita era impassibile ma lui ha visto quello che si agitava nella sua
mente e le è corso dietro, Arya non sta bene, ma penso che Mikeru riuscirà ad
aiutarla, e vedrai che presto ci ritroveremo a essere chiamati nonno o nonna da
dei piccoli marmochietti dalla pelle chiara e dagli occhi grigi o blu- e si
abbracciarono.
Passò qualche giorno e fu il turno di Nasuada. Questa volta
il travaglio durò meno e diede anche lei alla luce un bel maschietto. I giorni
passavano e presto Arya e Mikeru dovettero ritornare ad Aberon. – Siete sicuri
di dover tornare al castello?- chiese Islanzadi triste. – Sì l’esercito di
Galbatorix è in marcia, voi godetevi la vostra vacanza anche per noi- disse
Arya e poi aggiunse al fratellino – e tu fai il bravo e non far impazzire la
mamma e il papà, Narì puoi fare quello che vuoi- e gli sorrise. Salutati tutti
partirono e arrivarono ad Aberon in due giorni. Entrarono nel castello e fu
assegnata loro una stanza. Il mattino dopo andarono a una riunione e videro che
l’esercito nemico si era accampato nei pressi di Melian e subito partirono con
l’esercito per montare il campo. Arrivati montarono il campo e andarono nella
loro tenda. Avevano modificato la tenda con la magia e così da fuori sembrava
una tenda normale e dentro era grande e attrezzata come una casa con tanto di
pareti divisorie. Si sdraiarono nel letto a due piazze e Mikeru prese ad
accarezzarla piano, sapeva bene che lei era ancora instabile e se non era lei a
prendere l’iniziativa poteva crollare di nuovo nel baratro da cui era uscita
tanto faticosamente. I giorni passavano e presto i due ragazzi cominciarono a
prepararsi per la battaglia. Entrambi ormai portavano i capelli lunghissimi
così li tagliarono. Poi si misero le armature e ognuno mise la propria spada
nel fodero, Arya ora ne aveva una dei cavalieri fatta apposta per lei nera e
blu, Mikeru alla cintura e Arya dietro alla schiena accanto alla faretra piena
di frecce dove stava un bellissimo arco che come le frecce era nero pece.
Entrambi portavano a mano un bastone d’argento che per la loro forza era
leggerissimo in più qualche pugnale e coltelli nascosti sul corpo. Attesero e
dopo poco videro l’esercito imperiale avanzare rapido. Arya e Mikeru si
accorsero subito che qualcosa non andava dal modo di muoversi dei soldati al numero che era molto inferiore a loro. I loro sensi
scattarono immediatamente e si misero in posizione di difesa. Il vento cambiò e
porto l’odore fino al loro sensibilissimo naso. L’odore o sarebbe meglio dire
il puzzo era molto familiare a entrambi e capirono presto il perché, lì in
mezzo c’erano almeno 15 lupi mannari e altrettanti vampiri, gli umani erano
circa 30. La loro superiorità numerica era inutile e Arya e Mikeru dissero ai
comandanti di colpire solo gli esseri umani e gli dissero quanti erano. Con un
ruggito da parte dei licantropi la battaglia iniziò. Ben presto i lupi si
trasformarono e cominciarono a mietere vittime, Arya e Mikeru cercavano di
eliminare quanti più nemici potevano occupandosi dei licantropi e dei vampiri.
In poco tempo il campo di battaglia era inondato dall’odore del sangue. La
battaglia durò due giorni interi ma nessuno riusciva ad avere la meglio
sull’altro. A un certo punto tutti i vampiri e i licantropi ancora in piedi se
ne andarono come richiamati e al loro posto spuntarono 30 soldati imperiali
questa volta umani e Murtagh con Castigo. – Mikeru tu occupati di quelli a
terra a Murtagh ci penso io- gli disse Arya e chiamò con la mente Enailev che
arrivò subito e la fece salire. Entrambi s’incontrarono a metà strada tra i due
eserciti e cominciarono una furiosa battaglia aerea, lo scontro durò molto ma
alla fine Murtagh ebbe la meglio e la trapassò da parte a parte. Arya precipitò
ma la magia guarì lo squarcio e lei aprì le enormi ali nere, e atterrò senza
fatica subito raggiunta dalla sua dragonessa che le osservò preoccupata la
lunga cicatrice tremolante. - Non preoccuparti la farò sparire non appena avrò
recuperato le energie- la rassicurò Arya e si voltò. Mikeru le stava correndo
incontro e lei gli si buttò praticamente addosso, si abbracciarono e tornarono
insieme nella loro tenda avevano vinto la battaglia ma avevano subito molte
perdite. Entrambi presentavano cicatrici su l’80% del loro corpo. Passò un mese
e dopo continue schermaglie l’esercito nemico si ritirò. Anche loro tornarono
ad Aberon con l’esercito ma poi fecero rotta verso Petrovya dove si trovava la
residenza estiva di Orrin e dove stavano svolgendo le vacanze i loro amici e
parenti. Arrivarono che era pomeriggio inoltrato e bussarono al portone. Venne
loro ad aprire Narì e appena li vide malconci ma sani e salvi li fece entrare
subito. Li condusse nella stanza di Islanzadi e Oromis e trovarono tutti lì a
parlare. – Chissà come va lì al fronte? Che darei per essere li!- dissero in
coro i 5 ospiti della stanza. – Io non ci metterei la mano sul fuoco Mikeru e
tu?- disse Arya sorridendo e Mikeru rispose – nemmeno io-. Tutti si voltarono e
videro i due ragazzi appoggiati allo stipite della porta. Notarono le bende e
li invitarono a unirsi a loro. Parlarono del più e del meno fino a tardi poi
tornarono tutti nelle loro camere, Arya e Mikeru ritrovarono la loro stanza e
si sdraiarono uno accanto all’altro a parlare ancora un po’ dopo si misero
seduti e Mikeru srotolò la benda sul fianco di Arya e notò subito che il gonfiore
era sparito e il livido pure. Poi lei controllò la sua e anche li era tutto
sparito. Entrambi cominciarono a spogliarsi e Mikeru si diresse in bagno per
lavarsi il viso. Intanto Arya si era cambiata e indossava una semplice camicia
da notte corta con le spalline essendo estate faceva caldo e non se la sentiva
di mettersi i soliti pantaloncini e fascia. Si alzò dal letto e andò in bagno
anche lei, arrivò di soppiatto alle spalle del compagno e lo abbracciò da
dietro strusciando il suo corpo su quello di lui, Mikeru si girò e la portò
davanti a se, era strano vedere quella coppia davanti allo specchio. Lei alta
un metro e ottantacinque sembrava un folletto paragonata a lui alto due metri e
cinque. Mikeru cominciò a baciarle piano il collo e a lei non dispiaceva si
girò verso di lui e lo baciò con passione, lui si staccò e le chiese – Sei
sicura?- -Si, ti amo troppo per non volerti, non ce la facevo più a
trattenermi- gli rispose Arya. La sollevò con una mano e lei si aggrappò a lui
con le gambe, la prese e la depose sul letto sotto di lui si mise a cavalcioni
sopra di lei con una mano gli teneva le mani bloccate sopra la testa e con
l’altra le sfilava piano la camicia da notte. Poi si sfilò i pantaloni e la bloccò
completamente sotto di se tenendola ferma per i polsi. Cominciò a stuzzicarle
il ventre poi i seni, il collo, le labbra, la bocca. Fecero l’amore dopo mesi e
si addormentarono esausti. Il mattino dopo si svegliarono e vestiti, prima di
andare a caccia, controllarono che non ci fosse nessuno in giro. – Andiamo
dormono ancora tutti, se si svegliano e mi trovo Narì davanti giuro lo faccio
diventare la mia preda- disse Arya e uscirono dal castello. Si inoltrarono nel
bosco e cominciarono a cacciare. Si saziarono con calma e tornarono al castello
camminando, il sole li illuminò e cominciarono a brillare di luce propria, purtroppo
quello era un effetto indesiderato dell’incantesimo di protezione che aveva
modificato la loro reazione al sole e ora anzi che bruciarsi cominciavano a
brillare come stelle. Tornati a palazzo andarono verso la camera di Islanzadi
ma sentirono rumore di chiacchiericcio nella sala banchetti e si diressero la.
Aprirono la porta ed entrarono. C’erano tutti e appena li videro li invitarono
a unirsi a loro. La sala era completamente illuminata dal sole e loro si
sedettero vicini. Entrambi guardarono i due piccoli in braccio alle loro madri
guardarli curiosi e allungare sorridenti le manine verso di loro, si
avvicinarono e li presero in braccio. Il suo fratellino era molto incuriosito
da lei. Era piccolo con i capelli biondi e gli occhi smeraldini e la pelle
rosea. - Ehi ciao Laetri, vieni da tua sorella- e lo prese in braccio si
sedette e subito il bimbo cominciò a tastare la sua pelle, a ogni tocco
rabbrividiva e si guardava le manine sorpreso. Poi mentre passava le mani sulle
sue costole, sentì una forma strana e cominciò a picchiarci la manina con
espressione curiosa. Islanzadi lo guardò e le chiese cosa avesse sotto la
camicia. – Oh sono le ali, mamma lo tieni un attimo- e con uno schiocco di dita
si ritrovo con la tuta d’addestramento che le aveva regalato Oromis. Liberò le
ali dalle cinghie che le tenevano legate e le lasciò libere, poi riprese in
mano il fratellino. Laetri non appena vide le ali cominciò a toccarle e a strapparne
delle piume. – Ahi. Ahi. Piccolo lascia stare le mie ali- disse Arya che se
avesse potuto piangere lo avrebbe fatto. Narì divertito prese il fratellino e
se lo mise sulle ginocchia, facendogli i complimenti per quello che aveva
appena fatto mentre Islanzadi e Oromis sgridavano entrambi. Mikeru teneva il
piccolo Gabriel tra le braccia. Piccolo e dai lineamenti un po’ affilati era un
mezzelfo come il padre ed era la sua copia sputata se non per la pelle
leggermente più abbronzata. Anche lui stava prendendo a pugni Mikeru e ben
presto anche lui fu preso dalla compagna di Narì. Mikeru si avvicinò a lei e la
abbracciò poi le disse – Non è che potresti andare a prendere quella bottiglia
che hai in camera- le chiese Mikeru con voce roca. – Sembri un neonato devi
trattenere la sete-gli rispose lei - Non dico per me ma per i bambini guardano
gli altri come tu guarderesti un puma durante una battuta di caccia, penso
abbiano fame- le disse Mikeru. – Dubito vogliano del sangue, ma uscirò dalla
stanza così potrai parlare tranquillamente con i miei- uscì e se ne andò in
camera a leggere che tradotto nel suo linguaggio andava a farsi una dormita.
Mikeru prese fiato e prima che riuscisse a parlare Oromis e Islanzadi dissero
in coro – Hai la nostra benedizione vai pure a chiederglielo- e Mikeru uscì di
corsa per raggiungere Arya. Entrò nella camera e le chiese- Arya vuoi venire a
fare una passeggiata?- - Va bene- gli rispose lei. Uscirono e andarono verso il
lago era ora di pranzo e il sole si rispecchiava nel lago. Mikeru si fermò e si
voltò inginocchiandosi davanti a lei. Se Arya avesse avuto un cuore a quest’ora
starebbe battendo all’impazzata. – Arya ho pensato a questo gesto milioni di
volte, volevo chiederti vuoi diventare la mia compagna per l’eternità, vuoi sposarmi?-
- Si Mikeru lo voglio- gli rispose lei e lui si alzò cadendo sotto il peso
della sua futura moglie che lo stava abbracciando. Si alzarono e tornarono al
castello mano nella mano. Da quel giorno passarono mesi nei preparativi del
matrimonio. Il grande giorno arrivò e passo in poco tempo, e le stagioni si
susseguivano a velocità sorprendente e si ritrovarono in pieno inverno. Arya
era sempre più preoccupata e il marito non capiva perché. Un giorno le chiese
il motivo della sua ansia e lei non gli rispose. Arrivarono le prime nevicate e
tutto s’imbiancò per i piccoli era la prima volta che vedevano la neve e si
divertirono tantissimo. Quelli che si divertirono di più però erano Arya e Narì
che si bersagliavano di colpi e si ammazzavano a vicenda erano come due
ragazzini. Un giorno Arya mentre erano tutti nel salone del castello si
appoggiò al muro e chiuse un attimo gli occhi, quando li riaprì erano vitrei e
fece prendere un colpo a tutti anche perché erano spalancati e dilatati. – Arya
stai bene?- le chiese Mikeru allarmato scuotendola, dopo una decina di minuti
si riprese e Mikeru la aiutò a stendersi, era pallidissima e sudata. – Tutto a
posto era solo una visione- disse lei e si mise a sedere. Continuarono a
parlare e poi si ritirarono tutti nelle stanze. Passarono tre quattro giorni e
presto smise di nevicare e poterono tornare fuori a giocare. Dopo poco Arya e
Mikeru alzarono la testa e si guardarono intorno spaventati poi si alzarono e
si misero in posizione di difesa. Dall’ombra emerse Galbatorix, e si avvicinò
piano ai due bambini subito Arya e Mikeru si pararono davanti ai due piccoli mentre
i genitori dietro li prendevano in braccio e Narì ed Elis si posizionavano al
loro fianco entrambi tremavano visibilmente. Galbatorix vedendoli così
schierati indietreggiò di qualche passo e disse – Che bei bambini, figlio mio
non ne vedo di vostri e nemmeno dei tuoi amici lupi- disse con un sorriso. Sia
Mikeru sia Narì si precipitarono dalle compagne e le bloccarono cercando di
trattenerle dallo spaccare la testa al tiranno. – Dovreste insegnare
l’educazione a entrambe non si ringhia alla gente importante- disse Galbatorix
e Mikeru e Narì si guardarono negli occhi e le lasciarono andare. Entrambe si
avventarono su Galbatorix e lo fecero nero prima di essere fermate dai mariti.
Galbatorix se ne andò alla svelta e tutti rientrarono a palazzo. Passò qualche
mese e una mattina Arya si svegliò che era strana, si alzò e subito le venne la
nausea, andò in bagno e vomitò l’anima, poi usci dal bagno e vedendo il suo
compagno ancora profondamente addormentato ne approfittò per farsi una
passeggiata, respirava piano e cercava di calmare i capogiri e la nausea. Per
passare il tempo andò a caccia e saziatasi con qualche puma se ne ritornò in
camera. Trovò il marito sveglio che si alzava e si stava vestendo. Appena la
vide entrare le sorrise e le chiese gentilmente – Dove sei stata?- - A fare due
passi e poi a caccia- gli rispose lei. Vide l’espressione di suo marito
cambiare dalla felicità alla preoccupazione e lo vide avvicinarsi e sostenerla
per evitare di farla sbattere per terra, la rimise in piedi e subito lei disse-
Scusami- e corse in bagno a vomitare. Mikeru le si avvicinò e le tenne i
capelli che anche se corti le finivano comunque davanti la bocca. Finito si
alzò e si fece aiutare dal marito a stendersi sul letto. Arya si addormentò e
quando si svegliò era quasi mattina. Aveva dormito quasi un giorno intero. Girò
la testa e vide il compagno dormire accanto a lei. Chiuse gli occhi e si
risvegliò che era quasi metà giornata. Si alzò e si mise seduta, o almeno ci
provò ma subito un capogiro la fece desistere. Mikeru entrò in quel momento con
Angela che quando la vide in quello stato si accigliò subito. – Arya mi senti?-
le chiese lei, - si ti sento Angela – le rispose lei. – Riesci ad alzarti?- -
No e non ho intenzione di farlo-. Mikeru spuntò da dietro e la prese e la mise
seduta, questo le causò un forte attacco di nausea e corse in bagno a vomitare.
Ormai aveva capito cosa aveva e quando tornò di la vide che Angela cacciava
fuori Mikeru a calci, e poi l’aiutò a mettersi sul letto con la schiena
rialzata. Parlarono per qualche ora, e Angela scoprì che era quasi un mese che
continuava ad avere la nausea. – Beh mia cara le conclusioni le puoi trarre da
sola io non posso fare altro che fare le mie congratulazioni a te e al
giovanotto qui fuori che mi sta maledendo in tutte le lingue della terra- e
detto questo uscì. Pochi minuti dopo vide arrivare Mikeru e si preparò a comunicargli
la notizia. – Allora cosa ha detto Angela?- le chiese lui preoccupato – Calmati
e siediti devo darti una bellissima notizia- lui si sedette e lei prese un
respiro e disse – Sono incinta-.
Angolo dell'autrice:
scusate il ritardo ma spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo. spero vi piaccia.
x stefy_81: sono felice che ti piaccia e si la guerra andrà decisamente per le lunghe perchè il vecchiaccio ha elaborato una nuova strategia ora che ha l'appoggio dei lupi e dei vamp. Grazie per la recensione. Un saluto Aras
Mikeru
rimase immobile e ogni secondo che passava era una pugnalata per Arya. Dopo
qualche minuto si alzò e la prese per la vita ridendo e facendola girare, la
posò a terra e la abbracciò- Arya amore mio è meraviglioso- poi la baciò con
passione. Entrambi uscirono dalla stanza e si diressero verso il salone del
castello dove stavano tutti e prima di entrare videro Elis e Narì avvicinarsi entrambi raggianti. Si
fermarono e bastò qualche secondo per capire quello che era successo e tutti e
quattro scoppiarono a ridere e ci facevamo le congratulazioni a vicenda, poi
entrammo e ci sedemmo su delle sedie. – Ragazzi com’è che ridevate fuori- ci
chiese mia madre e subito gli altri tre si fecero più attenti. – Emm... ecco io ed Elis volevamo darvi una bellissima
notizia- e intanto osservavo la sala attenta a sorreggere mia madre se fosse
svenuta. – siamo incinta – mia madre
non ebbe la reazione che avevo previsto e si alzò rapida venendo ad
abbracciarmi facendomi gli auguri. Dopo venti minuti di congratulazioni e
chiacchiere Arya e Mikeru si congedarono e andarono in camera loro dove Arya
appena toccato il letto si addormentò. La gravidanza per una vampira era molto
faticosa e la lasciavano spossata ma il bello era che dopo non avevano più
bisogno di dormire non che prima dormissero gran che ma dopo avrebbero avuto
tutta la notte per fare quello che volevano e badareal piccolo o alla piccola. Passò qualche mese
e sia Arya sia Elis rimanevano sdraiate a letto e dormivano per la maggior
parte della giornata. Angela che non si muoveva da palazzo rimaneva sempre
accanto alle due ragazze che erano state spostate in una camera molto grande
dove c’erano 3 letti di cui uno matrimoniale e 2 singoli. Angela non si muoveva
da quella stanza e stava vicina a entrambe ma soprattutto ad Arya che rischiava
un parto prematuro e molto stancante poiché al quinto mese avevano scoperto che
non aspettava un bambino ma due gemelli, ed Elis come lei. Passò poco tempo che
venne il gran giorno a Elis si erano rotte le acque efu portata nella vasca, aveva scelto un parto
in acqua, e dopo qualche minuto, fu in travaglio. Durò quasi tre ore e lei era
sfinita finalmente la prima bambina nacque e subito fu seguito dalla sorella e
dopo essere state lavate furono date alla madre che le guardava felice insieme
a Narì che non capiva più niente. Furono trasportati in camera loro dove c’era una
culla per tutte e due dopo aver mangiato si addormentarono e Narì le prese e le
mise nella cullasi voltò verso la
moglie e le baciò la fronte poi dopo che si fu addormentata uscì dalla stanza.
Si diresse verso la camera dove stava la sorella entrò e vide gli altri che
erano lì accanto a lei e Mikeru le sorrideva guardandola dormire. Si unì a loro
e quando si svegliò si congratulò con lui per le bambine. Evidentemente mentre
dormiva aveva avuto una visione passò qualche ora e si fece tarda notte Arya
cominciò ad avere le contrazioni e subito tutti i maschi che non erano Mikeru
furono sbattuti fuori. – Ahhh!- gridava Arya in preda al dolore le contrazioni
erano sempre più vicine e lei stava stritolando la mano a Mikeru. Enailev era
insieme agli altri draghi che la stavano proteggendo dal dolore di Arya. –
Ahhh!- il dolore era forte – Ahhh! Maledizione-. Arya gridava di dolore e per
Mikeru era una tortura. Dopo qualche ora di travaglio si senti finalmente il
pianto del primo bambino e dopo qualche altro minuto di sofferenza fu raggiunto
dal fratellino, entrambi piangevano a squarciagola e dopo essere stati lavati
furono avvolti in copertine azzurre e portati alla madre che esausta era
appoggiata ai cuscini e Mikeru le accarezzava la fronte sudata, il suo corpo
era già tornato normale visto che il suo corpo di vampira si allargava solo
durante la gravidanza. Islanzadi prese i piccoli e li diede alla figlia che
vedendo le copertine azzurresorrise
felice li prese e Mikeru appena li vide li abbracciò al settimo cielo sarebbe
scoppiato a piangere se avesse potuto. Portarono anche Arya e i bambini nella
loro camera ma rimasero con loro poiché lei non aveva più bisogno di dormire e
dopo un po’ andarono tutti a dormire. – Sono meravigliosi- disse Mikeru abbracciandola
da dietro e coccolandola. Dopo qualche minuto i bambini si svegliarono eArya li prese per dargli da mangiare presero
delle tazze modellate per fare in modo che i due potessero ciucciare il sangue
contenuto dentro. Infatti, i due erano dei bellissimi vampiri che sarebbero
cresciuti fino a raggiungere la maturità e poi si sarebbero fermati. Finito
sbadigliarono e tornarono a dormire avrebbero potuto dormire fino a quando non
avessero avutoun anno di età, dopo non
ne avrebbero più avuto bisogno. Presto il sole sorse e illuminò la stanza e
tutti i suoi occupanti cominciarono a brillare a quanto pareva i bambini
avevano ereditato la loro immunità al sole. Li presero in braccio e si
diressero verso la camera di Elis e Narì. Sentirono che tutti erano già alzati
e quando entrarono tutti si voltarono a guardarli Arya era tornata bella ed
eterea e i bambini in braccio a loro erano stupendi. Si sedettero e sia Arya sia
Elis osservavano i loro nipoti. -Le bambine sono magnifiche e nel futuro
saranno splendide- disse Arya a Elis. Entrambe si sorrisero e si abbracciarono.
I bambini si svegliarono e quando aprirono gli occhi e videro tutte quelle
persone cominciarono a ridere e ad attirare l’attenzione anche le due gemelline
si svegliarono e anche loro vollero la loro parte di attenzione. – Allora neo
genitori avete già deciso i nomi per i bambini- chiesero Islanzadi e Nasuada
con in braccio Laetri e Gabriel che guardavano sorridenti i quattro bambini.
Arya guardò Mikeru negli occhi e sorrise ne avevano parlato e avevano deciso. –
Si- e anche gli altri due annuirono. – Bene Arya Mikeru cominciate voi? - - Va
bene il primogenito si chiamerà Alec e il secondo Evandar – Islanzadi erano
commossi e presero a coccolare i nipoti felici, - e voi?- chiese Oromis – la
primogenita Airis e la secondogenita Analìsia - e tutti sorrisero e
cominciarono a parlare e giocare con i bambini. Erano passati pochi giorni
dalla nascita dei bambini e fu chiaro a tutti di che razza erano. Alec aveva
preso dalla madre e dalla schiena già si vedeva un piccolo accenno delle ali,
Evandar era abbastanza normale solo che aveva preso i poteri del padre, e come
lui era un vampiro. Invece Airis e Analìsia avevano preso dai genitori e erano
2 bellissime lupi mannari. Il colore del loro pelo si capiva dal colore dei
loro capelli che entrambe avevano preso dalla madre, un bellissimo arancione
scuro con venature rossicce. Passarono altri due anni e tutti si domandarono
dove fosse finito Galbatorix. Erano tornati ad Aberon da un anno e mezzo e
quando Oromis pose questa domanda Arya disse speranzosa – Magari è morto- - no
non credo, anche se l’ultima volta l’avete ridotto malissimo- le rispose Il
padre – e lasciami sperare – disse Arya sbuffando e Mikeru la abbraccio.
Continuarono a parlare per qualche ora ma furono interrotti dal pianto dei
bambini.Arya e Elis si alzarono a
prendere i bambini, dopo poco le due tornarono e i mariti presero Analìsia e
Evandar in braccio mentre le compagne calmavano Alec e Airis. Dopo qualche ora
i due si calmarono e Alec si strinse alla madre, si rilassò e si addormentò con
il sorriso sulle labbra. Dopo poco rientrarono Laetri e Gabriel di corsa stringendo
uno il braccio l’altro la gamba. – Laetri, Gabriel cosa vi è successo?- chiese
Arya vedendoli. – Un uomo qui fuori ci ha detto di dirti di uscire subito fuori
o la prossima volta ci avrebbe fatto provare più dolore. Non devi uscire, ti
farà del male – spiegò Laetri, stringendo il braccio. – Come si chiama ve lo ha
detto?- chiese lei avvicinandosi. – Ha detto di chiamarsi Reden – le rispose
lui che continuava a stringersi il braccio. Arya dopo aver dato Alec alla madre
si avvicinò ai bambini e con le mani
toccò le parti doloranti e subito i due stettero meglio. Poi si alzò e si voltò
verso la porta impietrita, sulla soglia c’era un ragazzo che non mostrava più
di 17 anni, con i capelli bruni e gli occhi blu come quelli di Arya, che si
avvicinò ad Arya e fece per sfiorarla ma Mikeru si frappose tra i due
ringhiando. Poco dopo però Arya lo spostò e Reden la strinse tra le braccia da
dietro e usò il suo potere. Arya cominciò ad urlare e a divincolarsi continuò
così per 5 ore consecutive poi si stancò e la mollò. Lei si accasciò per terra
e prima che sbattesse la testa Mikeru la prese e la sorresse e prendendola in
braccio e portandola in camera loro, Islanzadi che aveva i bambini in braccio
lo seguì e gli lasciò i bambini. Mikeru li appoggiò sul letto e appena
toccarono il materasso cominciarono a gattonare fino a mettersi accanto alla
madre con la testa poggiata sulla sua guancia, si stese accanto alla moglie e i
bambini in mezzo si staccarono. Alec si strinse ad Arya e Evandar si strinse a
Mikeru. Passò qualche anno e sia Alec e Evandar che Airis e Analìsia crescevano
forti e sani. Ora Arya, Mikeru, Narì, e Elis potevano andare in missione. Un
giorno Nasuada chiamò i 4 e disse – Ragazzi ho una missione sotto copertura per
due di voi, dovrete infiltrarvi nel covo dei mannari e dei vampiri, così
sapremo i piani dei nemici- disse la regina – Andremo noi- dissero i due uomini.
– No dobbiamo andare noi, voi siete troppo riconoscibili- dissero le ragazze. –
Mi sembra un’ottima idea – disse Nasuada e la decisione fu presa. Passarono
dieci giorni e le ragazze si prepararono per partire, salutarono tutti
specialmente i bambini e i mariti , e partirono. Arya volò verso le i monti
Beor e dopo dieci giorni di volo senza sosta, arrivò nei pressi di Dalgon, si
fermò un po’per cacciare e poi riprese a volare senza sosta. Dopo un mese
riuscì ad atterrare all’ingresso del covo dei vampiri. Un vampiro si fece
avanti e chiese – Chi sei?- - Mi chiamo Gemel – rispose lei. – Bene Gemel che
cosa sei venuta a fare qui da noi?- le chiese ancora quello – cerco un posto
dove andare al sud la gente a paura di me e sono stata costretta ad andarmene –
disse lei, - sei nella stessa situazione di tutti noi, ben venuta nel nostro
clan – le disse la guardia e poi con un sorriso la fece entrare e la portò in
una strana costruzione. – Dove siamo?- chiese lei curiosa, - Qui ci diranno
cosa puoi fare, i tuoi occhi hanno un colore interessante, come fai ad averli
azzurro elettrici?- chiese la guardia curiosa – non lo so da quando sono stata
trasformatadopo aver fatto il mio primo
pasto mi sono diventati così- rispose lei con nonchalance. Entrarono e li un
uomo la guardò meravigliato come un ragazzo a cui regali il suo primo pugnale,
- Eric sai cos’è lei?- disse l’uomo – No Reian ma scommetto che me lo dirai tu
ora- rispose Eric. – Si bravo. Lei è un angelo vampiro, la creatura più potente
della nostra specie, ho già il lavoro giusto per te. – e con questo entrò in
una stanza e quando ne uscì teneva in mano un completo nero i pelle completa di
mantello e stivali. – Aspetta non ho finito - dopo di che uscì e ritorno con
delle armi di magnifica fattura. – Queste saranno più utili di quelle che hai
perché sono fatte su misura per la nostra e la tua specie, ha differenza delle
tue che sono armi elfiche, molto buone ma poco resistenti contro di noi e
brandite da noi con troppa forza-le
consegnò tutto e poi le disse – benvenuta fra noi Cacciatrice-.
Angolo
autrice
Perdonate l’enorme
ritardo ma tra la scuola e lo studio a casa non sapevo come fare. Spero che
questo capitolo sia di vostro gradimento. Lasciate un commentino please. Un saluto Aras.
Dopo aver
parlato un po’ con ReianArya
e Eric s’incamminarono verso una zona della montagna. Arya
scoprì presto che la montagna in cui si trovava era il doppio del farthendur e ospitava molti
vampiri o angeli vampiri come lei. Nella montagna era completamente buio ma per
loro poteva essere anche mezzogiorno, vedevano tutto molto chiaramente.
Arrivarono all’entrata di un corridoio completamente avvolto dalle tenebre, lo
attraversarono e si fermarono davanti a delle case. Eric la condusse davanti ad
una di esse e la salutò con la promessa di tornare quando avesse finito il
turno di guardia. Arya entrò in quella che per i
prossimi mesi sarebbe stata la sua casa. Era una casa a due piani più mansarda
e cantina. Al piano terra c’era il bagno il salotto e una biblioteca ,al piano
di sopra c’era la camera da letto lo studio e una stanza vuota. Nella cantina
c’era una parete con un mobile per contenere le armi attuali e una parete vuota
dove mettere le prossime, per il resto era un laboratorio attrezzato. La
mansarda invece aveva una finestra molto grande in cima sul tetto che si apriva
e fungeva da pista. Dopo qualche minuto Eric tornò ed entrambi si sedettero in
salotto. – Allora ora ti spiego un po’ di cose. Punto 1 il fatto che Reian ti abbia chiamata angelo vampiro, mi dispiace per la
sua maleducazione,ma lui chiama tutti con la classificazione della specie ciò
messo trent’anni a insegnargli a chiamarmi con il mio nome. Gli angeli vampiro
sono quelle creature che sono angeli ma nascono vampiri o lo diventano, l’unica
differenza e che avete le ali. Punto 2 il tuo lavoro: esso consiste
nell’uccidere le persone scomode a chi ci commissiona l’omicidio, abbiamo due
regole in questo caso: non uccidiamo le persone importanti dei Vardengli immortali
e i draghi e non uccidiamo donne vecchi e bambini. Man mano che andrai avanti
nel lavoro avrai nuove armi che potrai tenere nell’armeria. Il laboratorio ti
servirà per creare miscele di veleni o studiare malattie, la stanza vuota è per
la meditazione e se vuoi allenarti con le armi non esitare a chiamarmi abito
qui accanto-. – Grazie --Prego. Senti
tu puoi stare alla luce del sole? - - Si, com’è che me lo chiedi? - -
Curiosità, ce l’hai un compagno?- - Si, e sono anche sposata con due figli gemelli
di 3 anni- - ho peccato come si chiamano i bambini e qual è il tuo vero nome?-
- Come fai ha sapere che Gemel non è il mio vero
nome?- - Facile grazie al mio potere speciale posso sapere quando la gente
mente o ha cattive intenzioni tu menti ma non hai cattive intenzioni, la tua è
una missione sotto copertura solo che noi vampiri non lavoriamo per Galbatorix anche se un gruppo di noi abbiamo il sospetto
che collabori con lui- . – Va bene mi chiamo Arya
anche se il mio vero nome quello che mi hanno dato i miei veri genitori è Gemel. Sono la nipote della regina degli elfi e erede al
trono angelico, sono sposata con Mikeru il figlio di Galbatorixè un
vampiro e lavora per i Varden dallo stesso tempo in
cui ci lavoro io faceva da spia per noi fino a quattro anni fa in cui Galbatorix lo restituì a noi, ho 2 figli maschi
gemellidi cui uno è un angelo vampiro e
uno è un vampiro normale si chiamano Alec e Evandar,
manca qualcosa?- disse lei – No è tutto. Hai sete?- - Si grazie dov’è il bosco
più vicino?- - Tu forse sei immune al sole ma io no se aspetti stasera ti porto
a caccia-.- Ok grazie-. Si salutarono e Arya andò in
biblioteca per rilassarsi e fece trascorrere così la giornata appena cominciò a
far buio Eric bussò alla sua porta e la portò a caccia, quando tornarono Eric
la guardava con adorazionele aveva
fatto i complimenti per come cacciava che era molto aggraziata e non aveva mai
un capello fuori posto nonostante avesse lottato contro un puma. Quando
arrivarono a casa Erik le chiese se voleva allenarsi e lei gli rispose che era
un ottima idea. – Ok vai a cambiarti e indossa gli abiti da lavoro poi prendi
le armi, ti aspetto qui-. Arya si cambiò, i suoi
abiti da lavoro consistevano pantaloni e un corpetto con sopra un copri spalle
con un foro per le ali stivali con il tacco una fascia per togliere i capelli
da davanti gli occhi tutto in pelle nera lucida. Sulla schiena aveva una
faretra e una spada, in mano un bastone in arent un
materiale uguale all’argento ma molto più resistente, uscì e quando Eric la vide rimase a bocca aperta. – Sei
meravigliosa una vera e propria cacciatrice, vieni andiamo al campo di
addestramento. Le fece vedere tutta la montagna dalle botteghe alle scuole per
i giovani vampiri. – Scusa se mi permetto di chiedertelo quanti anni hai?- -
Dipende dal modo di contare per gli angeli io ho 24 anni per gli umani ne ho
104 e secondo il computo dei vampiri il mio aspetto è quello di una 17 enne-. –
oh hai molte età! Guarda siamo quasi arrivati- e le indicò un enorme
costruzione a 50 metri da loro. La giornata passò tra gli allenamenti e quando
la riaccompagnò a casa le promise che il giorno dopo l’avrebbe portata a fare
spese. I soldi le spiegò sono come quelli che si usano nell’impero e che lei
aveva in abbondanza e poi avrebbe guadagnato altri soldi quando le sarebbe
stato affidato un incarico. Poi si salutarono. Erano passati mesi da quando Arya era arrivata tra i vampiri, la conoscevano tutti e i
suoi colleghi cacciatori più volte ci provavano con lei ma erano sempre
rifiutati con cortesia naturalmente la vista degli anelli faceva capire che lei
era sposata e con famiglia e quindi nessuno la importunava più. Come ogni
Cacciatore che si rispetti anche lei con i suoi incarichi aveva un gran numero
di cicatrici che segnavano la sua pelle, spesso molti compagni venivano a farle
compagnia visto che era da sola, tutti sapevano chi era e quindi sapevano come
potesse mancarle la sua famiglia. Arya era abbastanza
felice aveva trovato nuovi amici e la sua missione andava avanti, teneva sotto
controllo il gruppo che lavorava per Galbatorix e
riferiva tutto a Nasuada. Aveva saputo che pochi mesi
dopo essere partita, Elis era tornata indietro
portando notizie funeste. Quel giorno Arya era andata
a fare quattro chiacchiere con Reian e Eric parlavano
di tutto. Con Reian parlavano di qual era la tecnica
migliore per forgiare armi e conciare le pelli mentre con Erik parlavano di
combattimenti e missioni. Stavano discutendo sulle qualità dell’acciaio luce e
quelle dell’arent quando Noriu
arrivò di corsa – Noriu cosa c’è ?- chiese Arya – Una missione per te Arya,
per me è un suicidio ma non puoi rifiutarla- rispose Noriu
con una faccia contrariata. Arya aprì il messaggio e
sbianco di colpo cosa quasi impossibile ora si che era bianca, sembrava un
lenzuolo lavato con la candeggina. – Cosa c’è scritto?- chiesero Eric e Reian che avevano visto la reazione dell’amica – Devo
uccidere Galbatorix – disse Arya.
Tutti strabuzzarono gli occhi, nell’aria c’era un silenzio di tomba. – Ragazzi
io vado a prepararmi - disse Arya e corse come un
fulmine a casa, dove radunò la sua roba e raccolto tutto torno dagli altri per
salutarli. Davanti all’uscita c’erano tutti erano venuti a salutarla e a farle
gli auguri. Naturalmente il gruppetto che lavorava per Galbatorix
non c’era così disse – Ragazzi probabilmente per un po’ di tempo non ci vedremo
sia che io porti a termine la missione, sia che venga ferita e quindi
arrivederci e se non c’e la facessi questa volta ci rivedremo per l’ultima
battaglia- tutti risposero con un sì e lei volò via lontana fino a divenire un
puntino all’orizzonte. Volò per giorni e arrivò nei pressi di Ura Bean. Doveva aspettare la notte per attaccare, ma aveva
molte cose da fare per prima imparare i turni di guardia per entrare e uscire
senza essere vista e poi imparare a memoria la pianta del castello. Per una
settimana con i suoi poteri aveva osservato la vita della città era quasi
pronta aspettava solo il segnale che i tempi fossero maturi. Intanto si
esercitava e cercava vie di fuga sempre più rapide da raggiungere se fosse
stata scoperta, naturalmente spesso faceva uso delle sue visioni e quello che
vedeva non le piaceva per nulla e da questo dedusse che Galbatorix
era stato avvertito che lei stava per attaccare. Un’ora dopo il tramonto di due
settimane dopo Arya capì che era arrivato il suo
momento le difese si erano abbassate e la città si era rilassata. Si coprì con
il mantello e si preparò ad entrare in città da un passaggio segreto che aveva
scoperto, percorse un lungo corridoio fio ad arrivare ad una porta che poteva
essere aperta solo da chi aveva un’indole buona e doveva pronunciare il suo
vero nome per aprire la porta Arya aveva passato
settimane a cercare il suo vero nome che dopo le sue due trasformazioni era
sicuramente cambiato. – Freohr – pronunciò e la porta
si aprì.Arya
pensò a quanto fosse divertente, prima il suo nome era Garjzla,
e ora era l’esatto opposto. Sbucò in una stanza in cui c’era un piedistallo con
sopra una pietra bianca, Galbatorix era riuscito a
trovare un altro uovo di drago. – Beh visto che ci sono - penso Arya, e infilò l’uovo sotto il mantello dentro una bisaccia
che si portava sempre dietro. S’incamminò verso la camera di Galbatorix muovendosi come il suo nome indicava, arrivò
davanti alla porta e si meravigliò a trovarla aperta, di solito a quest’ora il
vecchio dormiva alla grande invece da dentro si sentivano delle risate, poi la
porta si aprì. Arya si nascose in un piccolo anfratto
buio da dove poteva vedere bene chi usciva dalla camera. Dopo poco, infatti,
uscì un uomo ad Arya familiare esso si voltò e capì
perché l’era così familiare era Tein. Arya, lo aveva conosciuto tra i vampiri era uno di quelli
che doveva osservare. Dietro di lui uscì anche una donna uguale identica a lei
tranne per i capelli biondi e gli occhi azzurri di fisico erano uguali come due
gocce d’acqua. L’uomo se ne andò con uno schiocco grazie ai suoi poteri e la
donna si voltò e Arya avrebbe giurato che guardasse
proprio lei e con le labbra mimò una richiesta di aiuto, ma prima che Arya potesse fare qualcosa Galbatorix
uscì dalla stanza e la sbatte al muro cominciando a baciarla. Arya non sopportando quello che vedeva scese silenziosa e
avvicinandosi alle palle dell’uomo si preparò a colpirlo ma Galbatorix
si girò e la colpì con un pugno ben assestato mandandola a sbattere contro il
muro si rialzò e cominciarono a darsele di santa ragione fino a che Arya non lo mando al tappeto con una ginocchiata proprio
li. Galbatorix cadde a terra contorcendosi, ma ormai
era troppo tardi per ucciderlo se volevano uscire vivi da la dovevano sbrigarsi
a scappare, ma la donna la prese e la condusse nelle prigioni davanti ad una
cella, Arya intuì che c’era qualcuno in quella cella
e buttò giù la porta essa era fatta per sopportare la magia non un vampiro e
cedette di schianto. In fondo alla cella c’era un uomo che la donna si affrettò
a aiutare e Arya grazie alla sua memoria raggiunse un
passaggio segreto che dalle prigioni portava alla sala dove aveva trovato
l’uovo da li fu semplice scappare e corsero a perdifiato fino al giorno
seguente.