Home for Christmas

di FloxWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Please come home for Christmas ***
Capitolo 2: *** I just wanna see my baby standing right outside my door (it's never hard to fall in love in snow) ***
Capitolo 3: *** Kiss me on this cold december night (don't wake me please from this winter dream) ***
Capitolo 4: *** I want a snowfall kind of love, the type of love that keeps you in bed all day ***



Capitolo 1
*** Please come home for Christmas ***


Home for Christmas

 

Choirs will be singing "Silent Night"
Christmas carols by candlelight
Please come home for Christmas
Please come home for Christmas
[Please come home for Christmas, The Eagles]

 

 

Era stata una splendida giornata, tiepida e senza l'ombra di una nuvola, come la maggior parte delle giornate in California: sarebbe andato tutto bene – meravigliosamente, anzi – se non fosse stato per l'insignificante dettaglio che quella tiepida, soleggiata giornata era il ventitré di Dicembre.
Per quanto provasse a cercare i lati positivi di un Natale mite, Addison proprio non riusciva a trovarne nemmeno uno: come si poteva girare in maglietta a due giorni da Natale?
Che fine facevano i maglioni morbidi, le serate passate sotto una coperta a bere cioccolata calda e a guardare la neve cadere lenta, le guance che si coloravano di rosso dopo qualche minuto all'aperto e le dita intirizzite che cercavano il contatto di una mano calda in cui intrufolarsi?
Un Natale da spiaggia era deprimente.

L'unico che sembrava soffrire più di lei per quella situazione era il suo albero di Natale: il povero abete se ne stava in un angolo del salotto con aria misera e dava l'idea di sudare sotto i festoni colorati e le lucine intermittenti.
La donna gli lanciò un'occhiata di compatimento e premette distrattamente il pulsante della segreteria telefonica prima di avvicinarsi al divano.

“Addie”

Quella sobbalzò per la sorpresa e quasi si rovesciò addosso il bicchiere di vino che aveva scelto come compagnia per quella serata solitaria. Di tutte le voci che si era aspettata di sentire, quella del suo ex-marito era sicuramente l'ultima.
E quel soprannome... sembrava appartenere ormai ad una vita precedente.
Posò lentamente il calice sul tavolino e restò lì, in piedi in mezzo al salotto, a fissare la segreteria telefonica vomitare il fantasma di un passato che pareva lontanissimo.

“Sono... io... sono Derek”

La donna sbuffò appena: come se avesse potuto non riconoscerlo. La voce era leggermente roca e gracchiante, il che avrebbe potuto essere colpa della registrazione, ma qualcosa le diceva che c'era dell'altro: conosceva il timbro caldo e gentile di Derek Shepherd in ogni suo tono ed inflessione e dalla sua esitazione avrebbe potuto giurare che l'uomo fosse ubriaco.

“Forse non dovrei chiamarti. Cioè, so che non dovrei chiamarti perché... perché ho bevuto un po' e sono... che ore sono da te, Addison? Non riesco a ricordare se ci sia differenza di fuso orario tra Seattle e Los Angeles...”
Addison nascose un sorrisino divertito dietro la mano e scosse la testa, lasciandosi scivolare a sedere sul divano.
“... e nemmeno se lì da te si festeggi il Natale... lo festeggiate il Natale in California, Addison?”
Questa volta la donna rovesciò la testa all'indietro contro lo schienale del divano e una vera e propria risata lasciò le sue labbra, spezzando il silenzio in cui la casa era piombata dopo l'assurda domanda di Derek.

Si era così abituata, in quei mesi, a tenere ben rinchiusa in un angolo della sua mente ogni cosa legata all'ex marito perché gli bastava un nulla – anche sotto forma di ricordo – per farla soffrire, che aveva dimenticato quanto poco gli ci volesse anche solo per strapparle un sorriso o una risata.

“Non che sia importante. Tu lo festeggeresti anche in Cina” aggiunse quasi subito l'uomo, affrettandosi poi a seguire il filo disordinato dei propri pensieri: “O forse anche in Cina festeggiano il Natale, non saprei. Dopotutto festeggiano il Ringraziamento, no? Perché noi mangiavamo sempre cinese al Ringraziamento. E quindi magari festeggiano anche il Natale”

Addison si ritrovò a ridere di nuovo, un po' per quel blaterare senza filo logico e un po' per tutte le volte che Derek aveva usato il verbo 'festeggiare'.
Non l'aveva visto ubriaco molto spesso, in parte perché reggeva l'alcool piuttosto bene e in parte perché le volte in cui si era spinto oltre il limite lo aveva fatto anche lei e i ricordi erano piuttosto confusi, ma doveva ammettere che ascoltarlo da sobria era un vero spasso.

“Cosa stavo dicendo?” la domanda di Derek, rivolta più a sé stesso che a lei, aleggiò nell'aria per qualche secondo prima di trovare risposta. “Oh, che non dovrei chiamare ma... beh, è quasi Natale, Addie, e... sì, volevo fare l'albero ma non... non riesco a trovare le nostre decorazioni e non so se riesco a decorarlo senza il puntale che abbiamo comprato il primo Natale nella nuova casa”
La donna lanciò un'occhiata all'albero nell'angolo, su cui erano appese solo decorazioni nuove di zecca: aveva preso lei la scatola con quelle vecchie perché aveva odiato l'idea che venissero usate per decorare il salotto di Meredith, ma nel momento di tirarle fuori le era mancato il coraggio.
Non poteva appendere da sola le decorazioni che per undici anni avevano appeso insieme.

“E... e non è davvero Natale senza quel puntale, credo” aggiunse, costringendo la donna a mordersi il labbro inferiore e chiudere gli occhi per impedire alle lacrime di scendere.
Poteva quasi immaginarlo, in piedi in mezzo alla neve davanti ad un abete non troppo lontano dalla roulotte, mentre si passava una mano tra i capelli e guardava smarrito l'albero spoglio quasi tutto il casino che era diventata la sua vita fosse colpa sua.

“É il primo Natale che passiamo separati... ma io non ci riesco. Si è rotto qualcosa, Addie, si è rotto il bottone per essere capaci di festeggiare il Natale da soli. E mi manchi”
Addison si ritrovò ad asciugare lacrime silenziose mentre, incapace di attaccare il telefono e dimenticare quel messaggio che – decisamente – Derek non avrebbe dovuto lasciarle, si chiedeva se sarebbe stata in grado di bollare quella confessione come il delirio di un ubriaco.
“Pensavo che avrei sentito terribilmente la mancanza di Meredith ma la verità è che... sento la tua. Da morire. E ora che è quasi Natale... vorrei solo poterlo passare con te”. 
Le poche, silenziose lacrime di poco prima si erano moltiplicate e scendevano ormai fuori controllo: Addison nascose il viso dietro le mani e singhiozzò piano.

Lo odiava; odiava Derek Shepherd con tutto il cuore. Perché con tutte le cose che poteva fare da ubriaco aveva scelto di chiamare lei e aprirle il suo cuore o qualunque cosa fosse quello che stava facendo. Ma soprattutto odiava sé stessa perché, nonostante tutto, ancora non era davvero capace di rimanere impassibile di fronte a parole del genere – vere o false che fossero.
Come poteva avere ancora il potere di ridurla in quello stato, nonostante i chilometri che li separavano e il contratto che aveva messo la parola fine al loro matrimonio?

“E so di non... di non avere il diritto di chiedertelo, non dopo lo scorso Natale e dopo il... ballo” continuò l'uomo, appena esitante su quell'ultima parola. “Ma se... sì, se non ti va di... passare le feste da sola... io ti aspetto. Possiamo fingere che sia l'anno scorso... cancellare quell'orribile Natale passando questo insieme... anche da amici. Sostituirlo, sai”

La proposta dell'uomo aleggiò nel silenzio della stanza per qualche secondo e, mentre si asciugava velocemente le ultime lacrime, Addison si rese conto che non avrebbe saputo dirgli di no.
Anche provandoci con tutte le forze – ripetendosi che era andata avanti, che Derek era ormai fuori dalla sua vita, che sarebbe stato come cancellare tutti i progressi di quei mesi – in un modo o nell'altro sarebbe finita a prendere un aereo per Seattle.

Perché non voleva passare il Natale in maniche corte, perché voleva appendere di nuovo le decorazioni che raccontavano la storia di una vita intera, ma soprattutto perché non avrebbe saputo immaginare un altro posto in cui stare, a Natale, che non fosse accanto a Derek.

“Torna a casa per Natale, Addie”

 

Like some drunken Elvis singing
I go singing out of tune
saying how I always loved you darling
and I always will
Oh when you're still waiting for the snow to fall
doesn't really feel like Christmas at all
[Christmas Lights, Coldplay]

 

Note dell'autrice
A quanto pare sono di nuovo qua. Stavolta però ho una scusa, lo giuro: è quasi Natale. E io adoro il Natale! 
E visto che Addek è sinonimo di Natale, non potevo non cimentarmi una strana impresa che li coinvolge: una mini-long (quattro, cinque capitoli al massimo) da pubblicare se riesco entro il venticinque Dicembre (magari... speriamo!) che segua il primo Natale di Addison e Derek dopo il divorzio. 
Per fare chiarezza: questa storia è ambientata più o meno nella quarta stagione e di Grey's Anatomy, circa sei mesi dopo che Addie ha lasciato Seattle. Derek e Meredith si sono lasciati (come effettivamente succede alla fine della terza stagione) però le dinamiche le vorrei gestire un po' io... diciamo che è ambientata in una quarta stagione alternativa.
Oh, beh, tanto queste pignolerie interessano soltanto a me!
Che altro dire? Spero che questo primo capitoletto vi abbia intrigati e che vogliate continuare a leggere! 
Baci natalizi,
Fra

PS: Se non si fosse capito, io AMO le canzoni natalizie. 
PPS: In realtà amo qualsiasi cosa natalizia (a parte i canditi, bleah).

 

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Capitolo 2
*** I just wanna see my baby standing right outside my door (it's never hard to fall in love in snow) ***


Home for Christmas
capitolo due: I just wanna see my baby standing right outside my door
(it's never hard to fall in love in snow)


But here I stand on the tarmac,
airplane ticket in my hand
Someone's on the other side,
miles away and warm inside,
waiting at a gate for my arrival
And I'll be home for the holidays
Home beside the fire
Home inside the lights upon the tree
Home for the holidays
[Home for the Holidays, Tony Lucca]

I don't want a lot for Christmas
this is all I'm asking for
no, I just wanna see my baby
standing right outside my door
[All I want for Christmas is you, Mariah Carey]

 

Derek si stava godendo il tepore e il silenzio della roulotte con un libro molto consumato che aveva l'aria di essere stato letto miliardi di volte, quando il suono soffocato di ruote che scricchiolavano sulla neve e il rumore basso di un motore gli avevano fatto alzare la testa.
Aveva posato il libro a faccia in giù sul cuscino e aveva gattonato goffamente sul letto, spalancando gli occhi per la sorpresa quando aveva colto lo svolazzo di capelli rossi della donna che stava smontando dal posto di guida.
In un attimo si era precipitato alla porta, inciampando nel plaid a quadri mentre saltava giù dal letto e spalancando la porta tanto in fretta da rischiare di ruzzolare fuori.
“Addison” fece, senza fiato, un sorriso idiota sulle labbra. “Sei venuta”.
Non ci speravo più.

Pensava che la donna l'avrebbe ignorato, o richiamato per mandarlo a quel paese.
Perché, francamente, aveva perso il diritto di chiederle qualsiasi cosa ben prima di firmare quei dannati documenti. Eppure lei era lì, bella e luminosa come era sempre stata, come se il suo arrivo non fosse dovuto agli sproloqui di un ubriaco ma fosse la cosa più naturale del mondo.
E le fu infinitamente grato per questo.

“Ciao, Derek” fece lei, sorridendo dolcemente in risposta e piegando appena la testa da un lato mentre osservava la scena buffa che si trovava davanti: Derek Shepherd, neurochirurgo di fama mondiale, che se ne stava sull'uscio di una roulotte con una fila di luminarie rosse e bianche che si accendevano e spegnevano a intermittenza sopra la sua testa, apparentemente insensibile al freddo in una tuta e una vecchia maglia a maniche corte della Columbia, ai piedi un ridicolo paio di calze di lana a righe colorate che riconosceva come uno dei tanti regali fatti in casa da sua madre.

Lui sembrò rendersi conto della luce divertita negli occhi della donna, perché si passò una mano tra i capelli con fare imbarazzato e spostò il peso da un piede all'altro, guardandosi per un attimo le calze prima di tornare a rivolgerle uno sguardo timido.

“Non pensavo saresti venuta” mormorò, più a sé stesso che a lei ma riuscendo comunque in qualche modo a farsi sentire. Addison alzò le spalle e si strinse nel cappotto scuro, senza accennare a volersi muovere dal punto in cui si era piantata, in mezzo alla neve a qualche metro dalla porta.
“È Los Angeles, sai” cominciò a spiegare. “Lì non nevica” - lì non ci sei tu - “e non sembra davvero Natale, senza la neve” - non sembra davvero Natale senza di te.
Con una mano prese a giocherellare con uno dei bottoni lucidi del cappotto, abbassando lo sguardo, ma prima che Derek potesse replicare continuò a parlare, alzando di nuovo gli occhi azzurri sul viso di lui.

“E poi non riuscivo a ricordare la ricetta dei biscotti allo zenzero. Quelli di tua madre, sai. Volevo farli ma non ricordavo la ricetta...” Fece una piccola pausa, scrollandosi un po' di neve dalla punta di uno stivale. “... avrei potuto chiamare Nancy, ora che ci penso, o Kathleen o Amelia o Liz, ma...”

“Sono felice che tu non l'abbia fatto” la interruppe lui, un sorriso affettuoso nel riconoscere l'abitudine di Addison di parlare a vanvera quando era nervosa.
La donna rispose al sorriso e spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio con fare timido.

Era strano essere lì, uno davanti all'altro, dopo sei mesi di lontananza e con l'ingombrante passato che condividevano. In qualche modo però era anche maledettamente giusto. 
Si guardarono a lungo negli occhi, chiedendosi se esistesse una cosa giusta da dire quando si è divorziati e ci si incontra la Vigilia di Natale perché ci si è resi conto di non saper più festeggiare senza l'altro, o se non fosse meglio piuttosto restare in silenzio a farsi seppellire dalla neve.

“La tua pelle d'oca si vede fino a qui” commentò infine Addison con quella sua risata cristallina.
Derek si passò le mani sulle braccia, rabbrividendo visibilmente.
“Vuoi entrare?” chiese infine, facendole eco con la propria risata. Quella annuì e si avvicinò finalmente alla veranda, spolverando le spalle e il cappello di lana verde scuro dalla neve e sfilandosi gli stivali prima di varcare la soglia della roulotte.
Si perse ad osservare l'ambiente dolorosamente familiare mentre si liberava di sciarpa, cappello e cappotto con estrema lentezza. In quel posto non sembrava essere cambiato praticamente nulla da quando ci era stata l'ultima volta, quasi un anno prima, mentre la verità era che era cambiato tutto: loro avevano divorziato, Derek si era rimesso con Meredith e poi lasciato, lei era andata a vivere in California e le loro vite avevano preso corsi diversi.

Ma era davvero così?

Derek le ronzava intorno blaterando cose a caso, forse ancora incerto su come si dovesse comportare con lei in quella situazione così strana: “Fa più caldo dell'anno scorso qui dentro, ho preso una stufetta e ora ci si sta bene...”
Lo sguardo di Addison indugiò a lungo sul letto mezzo sfatto, sulla porta socchiusa del bagno e sulla tazza appoggiata sul tavolo mentre le parole di Derek scivolavano via in sottofondo. Le loro vite erano davvero andate avanti?
Dopotutto erano di nuovo in quella maledetta roulotte, quasi un anno dopo aver divorziato, senza avere la più pallida idea di quello che stavano facendo: semmai erano bloccati al punto di partenza.

“Stai rileggendo Fiesta” commentò la donna ad un tratto, interrompendo il ciarlare dell'ex-marito, gli occhi fissi sulla copertina del libro che giaceva capovolto sul cuscino. Non era davvero una domanda – conosceva bene la passione di Derek per il romanzo di Hemingway, avendoglielo regalato lei stessa il loro primo Natale insieme – ma vedere che nonostante tutto lui non avesse smesso di sfogliare quelle pagine ormai consumate ogni volta che non sapeva cosa fare, come ai vecchi tempi, confermava quella sensazione di dejavù che avvertiva da quando aveva varcato la soglia.
“È il mio preferito” rispose lui come sempre, con un sorriso affettuoso. Addison restò in silenzio, sedendosi cautamente sul bordo del letto mentre ancora si guardava intorno. 

Cosa stavano facendo?
Un anno prima lui le aveva rivelato di essere innamorato di un'altra. Le aveva detto che a Natale viene voglia di stare con le persone che si amano... con Meredith.
Addison si morse il labbro, scacciando le lacrime che le pungevano gli occhi al ricordo. Come poteva, un anno dopo, essere di nuovo lì?

“Ho gli ingredienti dei biscotti allo zenzero” la informò piano lui con voce gentile, forse avvertendo il momento di debolezza. “Il forno qui non è un granché, quindi non ero sicuro che sarebbero venuti bene ma tu... sei sempre stata più brava di me a farli”
“Non sempre” obiettò lei a bassa voce, un piccolo sorriso a spazzare via parte della tristezza mentre con una mano asciugava le poche lacrime sfuggite al suo controllo. “Il primo anno, quando le tue sorelle mi hanno insegnato, erano crudi e disgustosi. Li hai mangiati solo per pietà”.

Derek scoppiò a ridere piano. “Non sempre, è vero” ammise. “Ma è normale, non li avevi mai fatti. Dall'anno dopo però i tuoi hanno sempre battuto i miei” le ricordò, sorridendole teneramente. Addison non riuscì, suo malgrado, ad impedirsi di sorridere in risposta.

La tradizione dei biscotti allo zenzero era una cosa degli Shepherd, chiaramente qualcosa che in casa sua non sarebbe stata mai nemmeno considerata, ma dal primo Natale che aveva passato con la famiglia di Derek era diventata anche un po' sua: tutto grazie a quattro esuberanti e rumorose sorelle che l'avevano rapita non appena la tensione tra lei e Carolyn si era fatta palpabile e le avevano fatto dimenticare la freddezza della padrona di casa coinvolgendola nella preparazione dei biscotti insieme ad un gruppo di bambini urlanti ricoperti di farina.
L'avevano fatta sentire fin da subito come una di loro: non era passato molto tempo prima che cominciassero a considerarla come la quinta sorella Shepherd.


“Facciamo i biscotti di Natale, Addie” la invitò Derek con un sorriso dolce, allungando una mano perché quella la afferrasse.
Lei indugiò per qualche attimo, lo sguardo fisso sulla mano dell'uomo, pensando ai mille motivi per cui tutto ciò che stavano facendo – non solo i biscotti, ma l'intera faccenda del passare il Natale insieme fingendo di non vedere il loro ingombrante passato – fosse sbagliato: in viaggio ne aveva contati centinaia, ma in quel momento, osservando il sorriso familiare di Derek e i suoi occhi blu scintillare come quelli di un bambino, non riusciva a ricordarne nemmeno uno.
Sorrise timidamente e afferrò la sua mano, lasciandosi tirare in piedi.
“Ok”.

*

Christmas tree
Baby, baby, you and me
We untangle pines
And hung some memories
[Christmas Tonight, Dave Barnes with Hillary Scott]

 

“Guarda... questa l'aveva fatta Michael all'asilo!”
La pigna colorata d'argento luccicò debolmente sotto il pallido sole invernale mentre la mano guantata di Addison la passava all'ex-marito perché la appendesse.

Il cortissimo pomeriggio stava già volgendo al termine e con esso anche il rituale di decorazione del grosso abete a pochi metri dalla roulotte di Derek: un gran numero di palle colorate, festoni luccicanti e file di lucine erano già state appese ai rami dell'albero e aspettavano solo di essere raggiunte dalle decorazioni fatte in casa che negli anni i coniugi Shepherd avevano accumulato.

Derek sorrise e prese delicatamente il piccolo ornamento dalla mano dell'ex-moglie, indugiando per un attimo quando le loro dita si sfiorarono. La donna, dal canto suo, distolse velocemente lo sguardo e tornò a frugare nella scatola che aveva portato con sé dalla California, pregando che la grossa sciarpa di lana nascondesse il rossore che si era diffuso sulle sue guance.


Non c'era stato imbarazzo, all'inizio.
Mentre preparavano i biscotti i due erano ricaduti in una routine familiare, girandosi intorno nella piccola cucina della roulotte chiacchierando e ridendo come avevano fatto tante volte in passato: una battuta divertente, un vecchio ricordo, qualche sorriso timido scambiato alzando la testa dalla ciotola dell'impasto ed entrambi avevano avuto la sensazione che nulla fosse cambiato, da tutte quelle Vigilie di Natale trascorse allo stesso modo.
Il problema era arrivato quando l'abitudine aveva effettivamente preso il sopravvento: “Che ne dici?” aveva domandato Derek ad un tratto, intingendo un dito nell'impasto e avvicinandolo alle labbra della donna con naturalezza perché quella lo assaggiasse.
Era stato solo dopo aver leccato via l'impasto che la donna si era resa conto di ciò che aveva appena fatto. Avvampando con evidente imbarazzo si era allontanata di scatto, voltandosi poi dall'altra parte e prendendo a sistemare gli ingredienti già ordinati sul tavolo.

“Addison...” l'aveva chiamata Derek piano, forse non scosso quanto lei da quel contatto. Ma la donna non gli aveva dato retta, continuando ad allineare i barattoli con precisione maniacale: tutto ciò che riusciva a sentire, in quel momento, erano i battiti furiosi del proprio cuore.

Una parte di lei non aspettava altro che lasciarsi andare e ricadere fino in fondo nelle abitudini che lei e Derek avevano condiviso, ma un'altra non poteva che tentare di frenarla: era venuta a Seattle per trascorrere il Natale con Derek da amici, nulla di più.
Non avrebbe sopportato l'idea di tornare in California, se in quei pochi giorni tra loro fosse successo qualcosa di più; era stata abbastanza dura lasciarsi alle spalle Derek, Seattle e tutto il suo passato una volta: non era in grado di farlo di nuovo.

“Addie” aveva chiamato di nuovo lui.
“Addobbiamo l'albero” aveva proposto allora lei di getto, alzando finalmente lo sguardo sul volto dell'uomo.
Quello poteva farlo. Poteva decorare l'albero senza sentire una battaglia infuriare dentro di sé. “Ho portato le decorazioni”


Ovviamente le occasioni imbarazzanti non erano mancate nemmeno durante la preparazione dell'albero, ma lo spazio aperto e i vestiti pesanti dietro cui nascondersi davano molte più vie di fuga della minuscola cucina della roulotte, quindi in fin dei conti l'ultima oretta era trascorsa senza intoppi.

“E questi li hai fatti tu con le gemelle l'anno in cui hanno passato la vigilia con noi” ricordò Derek con un sorriso affettuoso, afferrando un paio di tappi della marmellata su cui erano dipinte alcune scene famigliari con mano evidentemente infantile.
Addison non poté fare a meno di alzare la testa dalla scatola per osservare gli addobbi che l'ex-marito le stava mostrando e, malgrado l'imbarazzo di poco prima, sorridere al ricordo.
“Mi ero divertita da morire... già a quattro anni erano due chiacchierone come Liz e non sono state zitte un momento”

“Io mi sono divertito un po' meno quando sono andato ad aprire la porta...”
“In mutande” gli ricordò lei ridacchiando. “Erano le quattro del pomeriggio ma avevamo appena staccato dall'ospedale e speravamo di goderci un po' di sonno”
“... in mutande e più stordito che mai, e mi sono trovato davanti mia sorella con le doglie, che mi ha scaricato due bambine in braccio ed è ripartita sgommando alla volta dell'ospedale” concluse quello con una risata mentre si allungava per appendere i piccoli ornamenti ad un ramo alto.

“È stato strano passare il Natale in ospedale senza essere di turno”
“Puoi dirlo forte”. Derek si allontanò di qualche passo dall'albero e ammirò con aria soddisfatta il lavoro. “Ma credo che le gemelle abbiano scalato la classifica di nipotine preferite quando hanno cominciato a vantarsi con i cuginetti del fatto che fosse stato Babbo Natale a portare il loro fratellino”.
Addison ridacchiò e tirò fuori dalla scatola alcune palline decorate in modi strambi dai bambini e regalate agli zii nel corso degli anni.
“Beh, le tue sorelle non sono state così contente quando si sono ritrovate per anni la richiesta
un fratellino fatto dagli elfi sulla letterina per Babbo Natale”.

Si avvicinò all'albero per appendere le decorazioni ma, prima che potesse decidere quale fosse il ramo giusto, una palla di neve la colpì nel bel mezzo della schiena. Le bastarono giusto un paio di secondi per riprendersi dalla sorpresa: quasi subito lasciò cadere le decorazioni nella scatola e si voltò verso l'uomo, una buffa espressione battagliera sul volto. “Cancellati quel ghigno dalla faccia, Derek Shepherd! Sai bene che non la passerai liscia!”
E senza troppe cerimonie scagliò a sua volta una palla di neve contro l'uomo che, per nulla preoccupato dalla sua reazione, se la rideva di gusto con le mani affondate nelle tasche.

Non ci volle molto perché il tranquillo rituale di decorazione dell'albero si trasformasse in una battaglia a palle di neve senza alcuna pietà: ben presto Addison si ritrovò con i capelli fradici e Derek con le mani completamente intirizzite, mentre si inseguivano intorno alla roulotte, inciampando nella neve e ridendo come bambini, le guance rosse per il freddo. 
Non fu chiaro per colpa di chi, ad un tratto, entrambi rovinarono a terra in uno strano abbraccio: Derek era sdraiato a pancia in su e rideva, rideva a crepapelle mentre Addison, finita sopra di lui, rideva a sua volta senza riuscire a fermarsi, troppo presa dall'emozione fortissima per quel contatto improvviso per ricordarsi dei propri propositi e dell'imbarazzo che avrebbe dovuto esserci.

Si ritrovarono senza fiato, i volti vicinissimi e i capelli rossi della donna a solleticare le guance di lui, nella luce soffusa che le luminarie diffondevano da quando il sole era tramontato; questa volta nessuno dei due si tirò indietro, anzi: Derek allungò una mano e scostò con delicatezza una ciocca di capelli fradici dal viso di Addison, che rabbrividì appena e si rese conto di non essere in grado di staccare gli occhi dai lineamenti dell'altro. Per qualche secondo restò immobile, incantata dai giochi di luce che le luminarie colorate creavano sul suo viso; poi, con un dito leggero come una carezza, ne disegnò il profilo del naso, della fronte, degli zigomi, fino a soffermarsi sulle labbra.

A quel punto, quando i loro volti si avvicinarono piano fino a che i nasi non si sfiorarono, nessuno dei due se ne stupì: un battito di ciglia, un respiro impercettibile, e le labbra si incontrarono in un bacio che sapeva di neve e speranze silenziose.


Everything feels right under tinsel and tree lights
You're holding me tight I wouldn't change a thing tonight
Christmas is coming and I'm proud to say
That I haven't thought of presents since we met that day
With my hopes up high and my fingers cold
It's never hard to fall in love in snow
No it's never hard to fall in love in snow
[Love in snow, Steve Everett]

 


Note dell'autrice
Spotify mi ha cambiato la vita. Dico sul serio! Fino all'anno scorso Natale voleva dire Michael Bublè, Mariah Carey, Whitney Houston, Jackson 5 e Pentatonix.
Ma con le playlist di Natale ho scoperto tante di quelle canzoni che rischio di diventare ancora più noiosa e fissata con questo tipo di cose. E poi – giuro – metto le playlist in sottofondo mentre scrivo e cerco i testi delle canzoni che mi colpiscono di più... e si adattano perfettamente a quello che ho appena scritto! Assurdo. Stupendo, però. (Spero che i testi delle canzoni non disturbino la lettura, il fatto è che li trovo così adatti... :3)

Sono abbastanza eccitata per questo secondo capitolo. E' bello lunghetto, lo so, però a me piace da morire perché mette insieme l'incontro tra loro, così imbarazzato ma anche così naturale, e poi qualche abitudine che sa proprio di Addek e di Natale. (Vabbè, diciamo che mi entusiasmo con poco ahahah)
Grazie mille a chi ha letto e soprattutto a chi ha recensito, come sempre leggere un commento fa molto piacere :3
Al prossimo capitolo!
Baci,
Fra

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Capitolo 3
*** Kiss me on this cold december night (don't wake me please from this winter dream) ***


Home for Christmas
capitolo tre: Kiss me on this cold december night (don't wake me please from this winter dream)

 

So please just fall in love with me this Christmas
There's nothing else that I would need this Christmas
Won't be wrapped under the tree
I want something that lasts forever
So kiss me on this cold December night.

[Cold December Night, Michael Bublè]

 

L'albero di Natale aveva osservato, silenzioso e benevolo, mentre a quel primo, lungo bacio seguivano molti altri: ogni volta che uno dei due si allontanava appena per riprendere fiato, subito l'altro tornava ad annullare la distanza tra le loro labbra, quasi l'idea che rimanessero lontane troppo a lungo fosse impossibile da prendere in considerazione.
E così ancora e ancora, le dita intirizzite che scivolavano tra i capelli fradici e le labbra che baciavano via i fiocchi di neve dal volto, incuranti del cielo che si faceva sempre più scuro e della neve che continuava a cadere leggera, inzuppando i vestiti di entrambi.
Solo quando si erano ritrovati a tremare violentemente l'uno nelle braccia dell'altro si erano decisi, a malincuore, a rialzarsi e rientrare nella roulotte; nessuno dei due avrebbe voluto spezzare quel momento magico, perché nella luce soffusa delle luminarie e immersi nel silenzio ovattato del bosco ricoperto di neve avevano la sensazione di stare in un sogno: abbandonare quell'atmosfera sarebbe stato un po' come svegliarsi.

Appena messo piede all'interno, quindi, non ci fu bisogno di parole perché le labbra tornassero a cercarsi con l'urgenza di chi non respira da troppo tempo, mentre le mani gelide correvano a spogliare l'altro dei vestiti zuppi come per liberarlo da una prigione sopportata per troppo tempo; dopo aver indugiato a lungo sulle forme che in quindici anni avevano imparato a memoria, gli sguardi di Addison e Derek si incontrarono di nuovo: specchiato negli occhi dell'altro potevano leggere lo stesso ardente desiderio e lo stesso sollievo nel riconoscere qualcosa di estremamente familiare. Il tempo di scambiarsi un sorriso complice, e la doccia troppo piccola che già una volta aveva dato prova di poterli ospitare entrambi conobbe l'impetuoso riscoprirsi di due corpi che non si erano mai dimenticati.

Don’t wake me up
If this is love
Please, let me be
Swept completely off my feet
This snow globe dream is telling me
This Christmas it all became real
Don’t wake me please
From this winter dream
[Winter Dream (Brandon's Song), Kelly Clarkson]


*

 

It's that time of year
Leave all our hopelessnesses aside
If just for a little while
Tears stop right here
I know we've all had a bumpy ride
I'm secretly on your side
[Just for now, Kelly Clarkson]


L'aveva lasciata che ancora si godeva l'acqua bollente sulla pelle, con un bacio fugace su una spalla nuda, dicendo che se non volevano morire di fame gli conveniva fare un salto al supermercato prima che chiudesse. Rientrando, le guance rosse per il freddo e le mani cariche di sacchetti di plastica, Derek aveva preso subito a chiacchierare allegramente di ciò che aveva comprato.

“Ho preso il latte, il preparato per la cioccolata calda, la panna montata...” cominciò, abbandonando i sacchetti sul tavolo e liberandosi del cappotto con un movimento fluido. “... la pasta, quel sugo piccante che piace a te... dell'insalata, dei pomodori e qualche cosa che possiamo scaldare per domani... la commessa mi ha guardato come se fossi un pazzo. Chi mangia cibo riscaldato a Natale?” ridacchiò l'uomo mentre si sfilava la sciarpa e si avvicinava alla camera da letto.
“Avrei voluto risponderle che c'è di peggio, perché chi mangia cinese scadente al Ringraziamento potrebbe benissimo farlo anche a Natale, ma non-”

L'uomo si era bloccato nel bel mezzo del suo sproloquio, interdetto dalla mancanza di reazioni della donna: Addison se ne stava seduta a gambe incrociate sul letto, infilata in una vecchia tuta di Derek che doveva aver indossato miliardi di volte in passato; sulle spalle i lunghi capelli rossi, ancora un po' umidi, le ricadevano in una morbida, ondulata cascata il cui profumo – quello del suo shampoo preferito – aveva riempito tutto l'ambiente. La sua espressione era estremamente seria.

“Addie. Che c'è?”

“Cosa stiamo facendo, Derek?” chiese lei in risposta, fissandolo con quei suoi occhi azzurri come se cercasse disperatamente di afferrare qualcosa di troppo difficile. L'uomo aprì la bocca per rispondere, ma si ritrovò ben presto a doverla richiudere senza aver emesso nemmeno un suono.

La verità era che aveva deciso di non rimuginare troppo su quella faccenda, perché viverla e basta era molto più semplice che analizzarne cause e conseguenze; ma Addison non gli aveva mai reso la vita semplice: lei voleva la verità, sempre e comunque, anche se era dolorosa – una cosa che lo aveva sempre fatto impazzire, quando c'era un problema e lui non avrebbe voluto fare altro che fuggire mentre lei lo obbligava a discuterne, anche a costo di litigare.

Quella scoppiò in una risata amara e scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli rossi.
“Dio, non posso credere di esserci caduta ancora. Avevo una vita nuova, avevo ricominciato da zero. E poi tu... con le tue stronzate e il tuo romanticismo spicciolo da ubriaco... salti fuori dalla mia segreteria telefonica e butti tutto all'aria”
“Non erano stronz-”
“Ma quello che stiamo facendo – giocare agli innamorati per qualche giorno, fingendo di ignorare il nostro passato incasinato...” continuò Addison ignorandolo, fermandosi solo il tempo di lasciarsi andare ad un piccolo sospiro. “Non è sano, Derek. O almeno non lo è per me”.

“Che stai dicendo?” ribatté quello, confuso.
“Che non è stato facile cercare di dimenticarti una volta. Quando tutta questa farsa sarà finita e tu troverai il modo di tornare con Meredith-”

“Non ho intenzione di tornare con Meredith” la interruppe lui con decisione. Quella abbozzò un mezzo sorriso condiscendente, come se stesse parlando ad un bambino.
“Non avevi intenzione nemmeno di parlarmi, eppure siamo qui” replicò con aria pratica. “Non dubito che tu voglia passare il Natale con me, Derek, ma non confondere il desiderio di non rimanere solo con cose che non ci sono. Passate le feste non sentirai più il bisogno di avermi qui e questo per me...” Ci fu una piccola pausa, in cui Addison strinse le labbra per non lasciar trasparire la traccia di pianto che rischiava di incrinare la sua voce. “... non è sano. Non è sano e basta”.

Derek restò in silenzio per un po', ma quando infine parlò non si mosse: non spostò gli occhi dal volto della donna, non le si avvicinò né la strinse a sé come avrebbe voluto. Semplicemente, parlò. Come non era mai stato particolarmente bravo a fare.

“So di averti ferita l'anno scorso, a Natale. E so di averlo fatto di nuovo al ballo, e tutte le volte in cui avrei dovuto lottare per noi ma non ci ho nemmeno provato. Non so cosa non andasse in me... è vero, mi ero innamorato di Meredith, ma forse il vero problema era che ero troppo arrabbiato e ferito per ricordarmi di essere innamorato, sopra ogni altra cosa, di te”
“Derek, non eri innamorato di me da-”

“Lasciami parlare” la fermò lui con decisione. “Io e Meredith non ci siamo lasciati perché lei non era pronta o perché ha preferito il lavoro a me, trasferendosi a Boston – sono cose per cui avrei potuto aspettare, se avessi voluto. Certo hanno contribuito, ma il vero problema è che siamo in due fasi diverse della nostra vita. Dieci anni di differenza possono andare bene per una storiella ma lei... non voleva quello che volevo io. Io voglio quello che avevamo io e te, voglio quello che sognavamo insieme, voglio-”

“Abbiamo divorziato per un motivo, Derek! Non puoi cambiare il passato perché la tua storia non funziona come avresti voluto!” lo interruppe Addison, esasperata. “Non addolcire la pillola, il nostro matrimonio non era perfetto nemmeno quando-”
“Dannazione, Addie, perché non capisci? Certo che il nostro matrimonio non era perfetto, ma è quello che voglio!” esclamò l'altro, tirando un pugno al muro con frustrazione.

La donna ammutolì. Poi, con molta più calma di prima: “Non hai saputo scegliere una volta, chi mi dice che questa volta ne sarai in grado? Chi mi dice che, a un anno da qui, non mi dirai che 'A Natale viene voglia di stare con le persone che ami' e non ti ricorderai all'improvviso che non è il nostro assurdo, disfunzionale rapporto che vuoi ma una storia facile con Meredith?”
Derek lasciò andare un piccolo, doloroso sospiro e abbassò lo sguardo, restando a fissare con aria mogia le stesse calze di lana a righe di cui lei aveva riso poche ore prima. “So di aver perso la tua fiducia molto tempo fa” rispose piano. “E che qualunque cosa io ti prometta, per te sarà difficile credermi”.

Addison non intervenne: rimase quietamente in silenzio, in attesa che l'uomo continuasse a parlare. Gli occhi azzurri seguirono la linea del suo sguardo basso e lei non poté, nonostante tutto, impedire alle proprie labbra di piegarsi in un piccolo, soffice sorriso alla vista delle assurde calze variopinte di Derek. Entrambi le fissavano ancora intensamente, con un misto di speranza e nostalgia, quando l'uomo si decise a parlare di nuovo:

“Ma, Addie, quello che posso dirti è che non voglio stare con te perché è Natale, o perché mi sento solo, o perché abbiamo passato dei bei momenti insieme. Voglio stare con te perché sei l'unica donna con cui riesco ad immaginare di passare ogni Natale... e ogni altro giorno dell'anno” concluse, un sorriso genuino e innamorato sulle labbra e gli occhi luminosi.

Forse furono proprio gli occhi: il modo in cui scintillavano in quel momento, fissi nei suoi, la fecero sentire amata come avevano fatto tante volte negli anni. O forse furono quelle assurde calze di lana, o magari il fatto che ogni sua difesa fosse crollata da un pezzo.
Qualunque fosse il motivo, Addison non ebbe il tempo di posare i piedi per terra che già stringeva Derek a sé, il viso nascosto nell'incavo del suo collo e le braccia a cingergli la schiena quasi volesse, in quell'abbraccio, annullare qualsiasi distanza tra loro – passata, presente e futura.
Era la Vigilia di Natale, dopotutto: in quel momento, tra quelle braccia, ogni cosa sembrava possibile.

 

I've got a feeling
this year's for me and you
so happy Christmas
I love you baby
I can see a better time
when all our dreams come true
[Fairytale of New York – The Pogues and Kirsty MacColl]

 

Note dell'autrice
Cavolo, non posso credere di essere arrivata al terzo capitolo! Di solito mollo molto prima! Bravissima U.U *si pat-patta da sola*
Il prossimo dovrebbe essere l'ultimo, secondo le mie previsioni, e se tutto va bene verrà postato la Vigilia di Natale :3 (per regalare un po' di atmosfera Addek al vostro Natale!)
Che dire? Sono molto contenta di questa storiella, anche se i pareri che ricevo sono molto pochi u.u
(Lettori silenziosi, dico a voi: lasciate un commentino, non mordo mica!)
Scherzi a parte, leggere le recensioni mi rende sempre molto orgogliosa ma anche il semplice fatto di essere riuscita a buttare fuori i desideri confusi e le mille immagini che avevo per un Natale Addek in una storiella organizzata... beh, so' soddisfazioni!
Ci risentiamo tra qualche giorno su queste frequenze ;)
Baci,
Fra

PS: domani un ultimo sforzo e poi sono in vacanzaaaaa! Non è meraviglioso? *___*

 

 

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Capitolo 4
*** I want a snowfall kind of love, the type of love that keeps you in bed all day ***


Home for Christmas
capitolo quattro: I want a snowfall kind of love, the type of love that keeps you in bed all day

If I get home before midnight
and you're still sleeping tight
I'll take you in my arms and there you'll stay
if I get home on Christmas Day
[If I get home on Christmas Day, Elvis Presley]


I titoli di coda del film scorrevano muti sullo schermo, mandando bagliori soffusi che nel buio della roulotte illuminavano appena i volti addormentati degli occupanti del letto. Addison era crollata appena dopo la metà, mentre Derek era riuscito a tenere duro fino quasi a tre quarti, salvo poi arrendersi al sonno dopo aver saggiamente tolto il volume alla televisione.

La mezzanotte li trovò abbracciati, lui in una posizione semiseduta dall'aria non troppo comoda, le mani a stringere delicatamente la donna che dormiva profondamente accoccolata contro il suo petto, il viso nascosto nell'incavo del suo collo come in un porto sicuro.

Fu per colpa del ciondolare della propria testa nel vuoto che ad un tratto l'uomo si ritrovò sveglio e con un gran male al collo: sbadigliando e cercando di allentare il fastidio senza disturbare la donna, Derek si passò una mano alla base della nuca e mosse con cautela la testa di qua e di là.
Lo sguardo assonnato si posò sulla sveglia luminosa e quello sorrise tra sé, prima di passare lentamente una mano tra i capelli di Addison e avvicinare le proprie labbra alle sue per svegliarla con un soffice bacio.

“Addie” mormorò dolcemente, sfiorando la guancia della donna con un dito mentre lei apriva lentamente gli occhi. “È Natale” le comunicò con un sorriso.
La donna gli restituì un sorriso sonnacchioso e si stiracchiò, sistemandosi meglio tra le braccia di lui.
“Buon Natale, Derek” sussurrò, la voce appena arrochita dal sonno, prima di avvicinarsi per rispondere con dolcezza al bacio.

“Buon Natale”.

*

If I had my way I'd stay in
curl up all day cuddling
find ways to say
this could be the perfect Christmas
babe just you and me
[The perfect Christmas, Daniela Andrade]


“Abbiamo passato insieme un bel numero di Natali, ma che io ricordi nessuno senza mai lasciare il letto” commentò Addison improvvisamente, ad un certo punto verso la fine di quel pomeriggio.
Se ne stava sdraiata su un fianco, la testa appoggiata ad una mano e un sorriso divertito sulle labbra.
“Oh, ma tra poco ci alzeremo, te lo assicuro” rispose Derek, disteso accanto a lei nella stessa identica posizione. Il suo sorriso malandrino e il suo sguardo vispo le fecero alzare un sopracciglio con aria scettica.
“Ma davvero?”
“Certo”
“L'ultima volta che l'ho proposto ti sei accorto che in TV davano 'L'amore non va in vacanza' e non ci siamo mossi per altre due ore e mezza” gli ricordò lei.

“Ma ci siamo alzati!” protestò quello con vivacità. “Per prima cosa, siamo entrambi andati in bagno...”
“Non farlo sarebbe stato ben poco carino”
“Tu ti sei alzata per fare la cioccolata stamattina e il thè prima del film, e io ho scaldato le lasagne per il pranzo” aggiunse l'uomo con l'aria di chi elenca imprese incredibili.
“Intendevo rimanere lontani dal letto per più di qualche minuto” fece lei alzando gli occhi al cielo con fare esasperato, salvo poi lasciarsi andare ad una risatina divertita.

“E perché dovremmo? Si sta così bene, qui...”
E con un sorrisetto impertinente e un guizzo vivace negli occhi azzurri, Derek si avvicinò per dimostrare le sue parole posando un bacio leggero sulle labbra della donna.
“Derek, ci sono cascata già questa mattina, non credere che anche stavolta riusci-”

Ma Addison dovette interrompersi, trattenendo bruscamente il respiro e chiudendo gli occhi quando l'uomo le sfiorò il collo con le labbra, il fiato caldo a solleticarle la pelle che le mandò un intenso brivido lungo la schiena.
“Derek...” mugolò, ormai lei stessa incapace di capire se per sgridarlo o per puro piacere.
Quello sorrise vittorioso contro il suo collo, continuando lentamente nel suo intento lasciando una scia di piccoli baci lungo la clavicola e sulla spalla: se c'era un cosa che aveva imparato in oltre quindici anni insieme, era come zittire Addison con un unico bacio.
Maledetto bastardo, pensava nel frattempo lei, passando le dita tra i capelli ondulati dell'uomo, mai una volta che si ricordi di un anniversario, ma certe cose non le dimentica mai...
Inutile dire che Derek l'aveva avuta nuovamente vinta: non abbandonarono il letto nemmeno quella volta.

I want a snowfall kind of love
The kind of love that quiets the world
I want a snowfall kind of love
'Cause I'm a snowfall kind of girl
I want a snowfall kind of love
That lights up the sky from below
I want a snowfall kind of love
the type of love that keeps you in bed all day
[Snowfall, Ingrid Michaelson]

*

Si ricordarono dei regali quando fuori, oramai, l'arancio del tramonto aveva lasciato spazio ad un cielo scuro, carico di quell'immobilità che promette nuova neve.
L'albero decorato il giorno prima si accendeva e spegneva pigramente al ritmo delle lucine colorate, quasi lentamente respirasse, creando giochi di luce che facevano brillare la neve candida.

“Ci siamo dimenticati una cosa...” mormorò Addison contro il petto di Derek, pigramente distesa accanto a lui, le gambe intrecciate alle sue e la testa abbandonata sul suo addome. Le dita di lui, che percorrevano strade immaginarie tra i lunghi capelli rossi della donna, si fermarono giusto il tempo di replicare distrattamente:

“Mhm?”
Il quieto tepore dei due corpi intrecciati dopo l'amore faceva venire ben poca voglia di interrompere quel morbido abbraccio. Addison alzò appena la testa, appoggiando il mento al petto dell'uomo per guardarlo in viso.

“I regali. Non abbiamo aperto i regali” gli ricordò, allungando una mano per giocherellare con le dita di lui. Quello la lasciò fare.
“Dobbiamo proprio?”

Ma Addison lo ignorò e, ridacchiando, gli posò un bacio sul petto e rotolò su un fianco, sgusciando via dalle sue braccia prima che lui potesse tentare di fermarla. Rise di nuovo, facendo risuonare quella sua risata cristallina dall'altra stanza, anche quando il mugolio di disappunto dell'uomo la informò che non aveva gradito la sua decisione, e tornò quasi di corsa con un'espressione buffa in volto e un pacchetto elegantemente incartato e infiocchettato tra le mani.

“Il pavimento è gelido!” si lamentò, saltando sul letto e infilandosi sotto le coperte con una foga che fece scoppiare l'uomo in una risata divertita.
“Io ti avevo detto che non era una decisione saggia” rispose con quel suo sorriso canzonatorio. “Beh, allora credo che ti darò prima il mio regalo” aggiunse, allungandosi per frugare in uno dei cassetti vicino al letto e porgendo poi alla donna un involto di carta colorata dalla forma indefinita, impacchettato un po' alla buona come ogni regalo di Derek.

“Vedo che non sei migliorato nel fare i pacchetti” ridacchiò la donna, mettendosi a sedere a gambe incrociate accanto a lui e lanciandogli un'occhiata divertita.
“Aprilo e basta!” fece quello, ridendo a sua volta.

Addison sorrise tra sé e cominciò a scartare lentamente il regalo, ritrovandosi infine tra le mani un paio di calze di lana colorate, quasi più ridicole di quelle di Derek, ricamate con un bizzarro motivo a fiocchi di neve e renne.
“Le ha fatte tue madre?” chiese, scettica che la sua ex-suocera si fosse messa a sferruzzare un paio di calze per l'odiata nuora. Derek ridacchiò e fece di no con la testa.
“No, le ho comprate. Hai sempre preso in giro le mie, ma alla fine sei quella che si lamenta per i piedi freddi” spiegò con un sorriso irriverente, mentre la donna scuoteva la testa e se le infilava ai piedi.

“Grazie” sorrise, avvicinandosi all'uomo e baciandolo fugacemente sulle labbra. “Ora tu”
Derek accettò il regalo e senza troppa cura stracciò la carta, facendo alzare gli occhi al cielo alla donna – era sempre stato così, lui negato a fare pacchetti e lei impeccabile anche con quelli dalle forme più impossibili, lui incurante dell'impegno messo dagli altri nell'incartare e lei attenta a salvare anche gli involti arrangiati nel modo peggiore.
Quando una camicia di flanella a quadri verdi e blu scivolò fuori dalla carta, l'uomo alzò gli occhi sul viso di Addison con aria sorpresa.

“Una camicia da boscaiolo? Pensavo odiassi questo tipo di cose”
Lei sfoderò un sorriso furbo. “In fin dei conti, le camicie non sono niente male”
Derek rise e la attirò a sé per un lungo bacio, al termine del quale si ritrovarono fronte contro fronte, i nasi vicini e le braccia l'uno attorno al collo dell'altro.

“Che fai a capodanno?” soffiò Addison contro le labbra di lui, sorridendo timidamente.
Quello in risposta la baciò lentamente, come avesse tutto il tempo del mondo. Con una carezza le scostò una ciocca di capelli dal viso e fece un sorriso dolce che, a guardarlo bene, non poteva fare altro che dissipare ogni dubbio.
“Quello che ho intenzione di fare per il resto dell'anno. Stare con te”.

Maybe it's much too early in the game
Aah, but I thought I'd ask you just the same
What are you doing New Year's
New Year's Eve?
Wonder whose arms will hold you good and tight
When it's exactly twelve o'clock that night
Welcoming in the New Year
New Year's Eve
[What are you doing New Year's Eve, Ella Fitzgerald]

 

 

Note dell'autrice
Lo so, lo so, troppo zucchero. Mi stupisco di me stessa, in realtà, ma in fondo è Natale e quindi un picco di romanticismo me lo posso permettere. No?
E siamo giunti alla fine.
Da una parte mi dispiace chiudere qua, ma dall'altra devo ammettere di essere soddisfatta per come questa storiella si è svolta e conclusa.
Spero che leggere di questi due tontoloni sia stato per voi bello quanto è stato per me scrivere, perché allora potrò dirmi davvero orgogliosa!
Mi dispiace di non aver pubblicato ieri come promesso, ma per problemi di tempistica natalizia e biscotti allo zenzero assolutamente disgustosi (quanto vorrei avere anche io Derek Shepherd che li mangia lo stesso e si sforza di dirmi che sono buoni... o che almeno li cucini con me la prossima volta :33) proprio non ce l'ho fatta. Anche se a dir la verità questo capitoletto si addice di più al giorno di Natale, credo... per chiudere con un po' di Addek e di dolcezza questa giornata!
E allora passo e chiudo e alla prossima!
Baci natalizi a tutti,
Fra

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